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di ROBERTA MANIERI S arà una giornata di sciopero e mobilitazione per le lavoratrici e i lavoratori del commercio. Al grido di “Fuori Tutti”, il 7 novembre gli addetti delle aziende aderenti a Federdistribuzione, Confesercenti e Distribuzione Cooperativa, sono chiamati e stanno organizzando una giornata di sciopero. Al centro della mobilitazione il mancato rinnovo dei contratti nazionali di settore e la difesa di diritti e salario contro chi tenta di smantellare le condizioni esistenti. I tavoli di trattativa con le diverse parti datoriali sono in stallo per le proposte inaccettabili avanzate a sindacati e lavoratori che sono pronti a dare il via ad una lunga battaglia. Dopo il 7 novembre infatti, in assenza di segnali positivi per sbloccare le trattative, è già in programma un’altra giornata di sciopero unitario il 19 dicembre, quando Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil si riuniranno per continuare a dar voce alle esigenze degli addetti del settore. Federdistribuzione, posizioni troppo rigide per un dialogo Dopo due anni dall’avvio del negoziato, le trattative si sono interrotte a causa delle rigidità da parte di Federdistribuzione che si è rifiutata di prendere in considerazione la piattaforma rivendicativa dei sindacati e ha avanzato proposte con l’unico obiettivo di recuperare la produttività abbassando il costo del lavoro. Su altri due punti le parti non hanno trovato un accordo: l’aumento salariale che tenga conto di quanto raggiunto nel recente rinnovo del contratto nazionale di Confcommercio, sul quale Federdistribuzione si è dichiarata indisponibile se non attraverso una dilazione della decorrenza e durata nel periodo 2016/2018, senza alcuna copertura per gli anni 2014/2015; e una serie di interventi atti a determinare un grave arretramento rispetto ad istituti contrattuali come la modifica di alcuni automatismi come: scatti di anzianità, passaggio automatico dal V al IV livello, permessi Diario terziario TURISMO COMMERCIO SERVIZI NOVEMBRE L’EDITORIALE di Maria Grazia Gabrielli Segretaria generale Filcams Cgil Una scelta importante I l 7 novembre sarà una giornata determinante per la Filcams e per le lavoratrici e i lavoratori della grande distribuzione organizzata, della distribuzione cooperativa e di Confesercenti. Lo sciopero proclamato è anche una scelta ineludibile dopo ventidue mesi in cui gli incontri e le trattative non hanno prodotto le condizioni minime per arrivare a definire i rinnovi contrattuali. Con la consapevolezza che lo sciopero è un sacrificio per i lavoratori di questo settore che hanno vissuto e in molti casi stanno ancora vivendo situazioni di difficoltà all’interno delle aziende e che – salvo alcune eccezioni – hanno toccato con mano la crisi generale del paese attraverso il calo dei consumi. Lo sciopero però è lo spazio collettivo che da forza alle nostre ragioni e posizioni, che da sostegno per difendere e valorizzare il ruolo del contratto nazionale di lavoro, è il momento della libera manifestazione del dissenso rispetto alle scelte che le Associazioni datoriali vogliono imporre. Le nostre ragioni sono quelle che abbiamo provato, per ventidue mesi, a produrre nei tavoli di trattativa, partendo dai contenuti delle piattaforme per il rinnovo dei contratti, consapevoli di tenere conto di una situazione ancora difficile per il settore e che proprio per questo vede il bisogno di consegnare dei risultati tangibili alle lavoratrici e lavoratori sotto il profilo delle condizioni di lavoro e del salario. Un risultato da costruire tenendo conto della necessità di perseguire risultati omogenei per non provocare condizioni di “dumping” tra lavoratori, poiché siamo difronte ad una trattativa che si svolge con quattro diverse associazioni di rappresentanza delle aziende del settore. Il dissenso è altrettanto necessario per contrastare la filosofia di fondo che le aziende hanno portato al tavolo fino a un minuto prima della rottura delle trattative: rinnovare il contratto è possibile se si produce una sostanziale destrutturazione dei diritti e delle tutele esistenti; un alleggerimento in termini normativi e di costo per liberare risorse da finalizzare al salario. Un indirizzo, quello delle associazioni datoriali che parte SEGUE A PAG. 2 SEGUE A PAG. 2 E’ SCIOPERO [ COMMERCIO ] Al centro della mobilitazione del 7 novembre il mancato rinnovo dei contratti di settore e la difesa di diritti e salario contro chi tenta di smantellare le condizioni esistenti

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di ROBERTA MANIERI

S arà una giornata disciopero emobilitazione per lelavoratrici e i

lavoratori del commercio. Algrido di “Fuori Tutti”, il 7novembre gli addetti delleaziende aderenti aFederdistribuzione,Confesercenti e

Distribuzione Cooperativa, sonochiamati e stanno organizzandouna giornata di sciopero.Al centro della mobilitazione ilmancato rinnovo dei contrattinazionali di settore e la difesa didiritti e salario contro chi tenta dismantellare le condizioniesistenti. I tavoli di trattativa con le diverseparti datoriali sono in stallo per leproposte inaccettabili avanzate a

sindacati e lavoratori che sonopronti a dare il via ad una lungabattaglia. Dopo il 7 novembreinfatti, in assenza di segnalipositivi per sbloccare letrattative, è già in programmaun’altra giornata di scioperounitario il 19 dicembre, quandoFilcams Cgil, Fisascat Cisl eUiltucs Uil si riuniranno percontinuare a dar voce alleesigenze degli addetti del settore.

Federdistribuzione, posizionitroppo rigide per un dialogoDopo due anni dall’avvio delnegoziato, le trattative si sonointerrotte a causa delle rigiditàda parte di Federdistribuzioneche si è rifiutata di prendere inconsiderazione la piattaformarivendicativa dei sindacati e haavanzato proposte con l’unicoobiettivo di recuperare laproduttività abbassando il costodel lavoro.Su altri due punti le parti nonhanno trovato un accordo:l’aumento salariale che tengaconto di quanto raggiunto nelrecente rinnovo del contrattonazionale di Confcommercio, sulquale Federdistribuzione si èdichiarata indisponibile se nonattraverso una dilazione delladecorrenza e durata nel periodo2016/2018, senza alcunacopertura per gli anni 2014/2015;e una serie di interventi atti adeterminare un gravearretramento rispetto ad istituticontrattuali come la modifica dialcuni automatismi come: scattidi anzianità, passaggioautomatico dal V al IV livello,permessi

Diario terziarioT U R I S M O C O M M E R C I O S E R V I Z I

NOVEMBRE

L’EDITORIALEdi Maria Grazia GabrielliSegretaria generale Filcams Cgil

Una sceltaimportante

I l 7 novembre sarà unagiornata determinante per la Filcams e per le

lavoratrici e i lavoratori dellagrande distribuzioneorganizzata, delladistribuzione cooperativa e diConfesercenti. Lo scioperoproclamato è anche una sceltaineludibile dopo ventidue mesiin cui gli incontri e le trattativenon hanno prodotto lecondizioni minime per arrivarea definire i rinnovi contrattuali.Con la consapevolezza che losciopero è un sacrificio per ilavoratori di questo settoreche hanno vissuto e in molticasi stanno ancora vivendosituazioni di difficoltàall’interno delle aziende e che –salvo alcune eccezioni – hannotoccato con mano la crisigenerale del paese attraversoil calo dei consumi. Lo scioperoperò è lo spazio collettivo cheda forza alle nostre ragioni eposizioni, che da sostegno perdifendere e valorizzare il ruolodel contratto nazionale dilavoro, è il momento dellalibera manifestazione deldissenso rispetto alle scelteche le Associazioni datorialivogliono imporre.Le nostre ragioni sono quelleche abbiamo provato, perventidue mesi, a produrre neitavoli di trattativa, partendodai contenuti dellepiattaforme per il rinnovo deicontratti, consapevoli di tenereconto di una situazione ancoradifficile per il settore e cheproprio per questo vede ilbisogno di consegnare deirisultati tangibili alle lavoratricie lavoratori sotto il profilo dellecondizioni di lavoro e delsalario. Un risultato dacostruire tenendo conto dellanecessità di perseguirerisultati omogenei per nonprovocare condizioni di“dumping” tra lavoratori,poiché siamo difronte ad unatrattativa che si svolge conquattro diverse associazioni dirappresentanza delle aziendedel settore.Il dissenso è altrettantonecessario per contrastare lafilosofia di fondo che leaziende hanno portato altavolo fino a un minuto primadella rottura delle trattative:rinnovare il contratto èpossibile se si produce unasostanziale destrutturazionedei diritti e delle tuteleesistenti; un alleggerimento intermini normativi e di costoper liberare risorse dafinalizzare al salario. Unindirizzo, quello delleassociazioni datoriali che parte

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E’SCIOPERO[ COMMERCIO ]

Al centro della mobilitazione del 7 novembreil mancato rinnovo dei contratti di settore e la difesa di diritti e salario contro chi tenta di smantellare le condizioni esistenti

L e lavoratrici e i lavoratori delcommercio, della distribuzioneorganizzata e della distribuzione

cooperativa sono pronti alla mobilitazione.Stanchi dei continui attacchi a diritti esalario, si stanno mobilitando anche percoinvolgere e sensibilizzare cittadini eclienti per supportare la loro battaglia.Damiana lavora alla Coin e insieme ai 34suoi colleghi – 3 uomini e 31 donne – si stapreparando allo sciopero del 7 novembre.Aderisci allo sciopero? “Certo – afferma–,voglio rivendicare il diritto al contrattonazional : il settore del commercio è tra imeno regolamentati, il non volersottoscrivere un contratto vuol direlasciare in mano tutto alle aziende”.Un aspetto bello del tuo lavoro? “Ilrapporto con la gente, potrebbe essere unbel lavoro, se non ci fossero tantedifficoltà”. Un aspetto brutto del tuolavoro? “Siamo sempre a disposizionedell’azienda, anche per le feste e ledomeniche, non abbiamo più tempo per lenostre famiglie”. Una parola, una frase perinvitare gli altri lavoratori allo sciopero.“#FuoriTutti è efficace, mi piace”.Nonostante le tante difficoltà gli addettidel settore vivono il proprio lavoro conentusiasmo e professionalità. Cristina chelavora nel mondo della grande

distribuzione a Roma afferma chel’aspetto bello del proprio lavoro è “ilcontatto con le persone, che ti fa tornare acosa contenta, un valore aggiunto che fauscire dalla monotonia”; mentre il brutto èla mancanza di tempo per i propri affetti:“Ho tre figli e non riesco a gestire lafamiglia. Non possiamo avere una vitafamiliare e sociale e siamo retribuitisempre meno.”Cristina è pronta per lo sciopero, anche seammette che l’adesione da parte dei suoicolleghi non sarà alta, molti pensano che lamobilitazione non porti risultato.Perché scioperi? “Sciopero, dice Cristina,perché non vogliamo un rinnovo delcontratto così come lo proponeFederdistribuzione”. Una parola, una frase per invitare gli altrilavoratori allo sciopero:“Tutti insieme possiamo riuscirci”.Dare una scossa a questo stallo delcontratto è il motivo per cui Raffaelescenderà in piazza il prossimo 7 novembre.Ci sarà adesione? “Si lo sciopero èabbastanza sentito” dice Toscano, in forzapresso la macelleria di un ipermercato dapiù di 6 anni mentre Raffaele racconta ilsuo lavoro e la sua posizione. Un aspetto bello del tuo lavoro? “Il contattocon la gente”.

Un aspetto brutto del tuo lavoro? “Lavorarela domenica e i festivi. Io sono anchefortunato perchè lavoro solo “24domeniche l’anno, ma altri colleghi sonosempre di turno durante le domeniche e ifestivi”. Le aperture nei giorni festivi e ladomenica non hanno portato nessunmiglioramento, ma solo un peggioramentodella qualità del lavoro e dei servizi allaclientela per la presenza di meno addetti.Una parola, una frase per invitare gli altrilavoratori allo sciopero? “È una delleultime occasioni per fare qualcosa e farcisentire: ci stanno calpestando tutti i diritti.Potremmo non avere più la possibilità disciopero”.La campagna #FuoriTutti lanciata su webda Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uilriceve apprezzamenti e molti commenti.Valentina per esempio, vuole scioperare“perché non vogliamo che ci tolgano anchequei pochi diritti che ci sono rimasti”.“Occorre partecipazione, fermezza ecoerenza se vogliamo avere risultatisoddisfacenti” dice Pietro; “facciamocisentire” sembra urlare Nadia, “ tutti inpiazza” segue Massimo.Milena guarda oltre: “I diritti sono di tutti evanno difesi. Lasciare alle futuregenerazioni un mondo migliore, è undovere di tutti.” R. M.

2 Diario terziarioTURISMO COMMERCIO SERVIZI

[ VERSO LO SCIOPERO ]

Parlano i lavoratoriSono pronti

alla mobilitazionee cercano

di sensibilizzare cittadini e clienti alla loro battaglia

retribuiti, distribuzione dell’orario dilavoro e sospensione dell’incidenzadi XIII^ e XIV^ mensilità sultrattamento di fine rapporto.

Situazione analoga sul tavolo ditrattativa per il rinnovo delcontratto nazionale ConfesercentiDopo quasi 22 mesi di trattativa, leparti sono ancora distanti e lontanedal trovare una soluzione condivisa;per questo Filcams Cgil, Fisascat Cisle Uiltucs Uil hanno proclamato le duegiornate di sciopero del 7 novembre edel 19 dicembre unificando labattaglia per i Contratti Nazionali, “asostegno dell’occupazione stabile,delle tutele normative e del salario.”

Distribuzione Cooperativa, la ricercadella competitività svilisce il ruolodistintivo delle Coop“Il divario contrattuale tra ladistribuzione privata e quellacooperativa esiste da anni, anzi dasempre – hanno affermato le treorganizzazioni sindacali di settore –.Nonostante questo divario Coop èriuscita ad essere il marchio leader inItalia nella grande distribuzione,radicato da Nord a Sud in quasi tuttele province della penisola. Leorganizzazioni sindacali hanno dasempre enfatizzato la capacità dellacooperazione di fare impresagarantendo più salario e più diritti.”In questa tornata contrattuale, laDistribuzione Cooperativa vuolerimettere in discussione l’impiantofino ad oggi condiviso con leorganizzazioni sindacali conproposte finalizzate ad abbassarenettamente salario e diritti deilavoratori alla ricerca dellacompetitività .Aumento del divisore orario e quindiriduzione del costo ora lavorata;riduzione delle maggiorazioni distraordinario, supplementare,notturno, festivo e domenicale;riduzione del trattamento di malattiaper assenze brevi; revisione delsistema classificazione eliminando illivello di inquadramento 4 super e il 3super; conferma delle minori ore dipermesso per le piccole cooperative eampliamento dell’applicazioneanche per imprese oltre i 300dipendenti che hanno una retevendita assimilabile alle cooperativeminori. Inserimento di un sistemaderogatorio del contratto nazionaleper la rete vendita collocata nel SudItalia e conferma delle 40 ore per ineoassunti, sono le richiesteavanzate dalla distribuzionecooperativa, che hanno portato isindacati a dichiarare lo scioperodegli addetti del settore per il 7novembre e il 19 dicembre.“La capacità di un’impresa di esserecompetitiva non si basa sul risparmiosul costo del lavoro” precisano isindacati.I sindacati territoriali, le delegate e idelegati, impegnati in questi giorninelle assemblee dei lavoratori, sistanno organizzando per prepararepresidi unitari davanti ai principalipunti commerciali delle città. Il#FuoriTutti impazza sul web, lavoglia di partecipare e farsi sentire daparte delle lavoratrici e dei lavoratoriè davvero alta: basta con le iniquità el’attacco al lavoro, diritti, salario econtratto adesso! •

dal presupposto di considerare i contratti nazionali non piùrispondenti ai cambiamenti intervenuti e che per questonecessitano di un cambio di passo tutto mirato al recupero diproduttività. La traduzione di questa impostazione si concretizza inun insieme di interventi volti ad abbattere e rendere più sostenibileil costo del lavoro. In un contratto nazionale più debole, meno inclusivo eautofinanziato dagli stessi lavoratori non ravvisiamo nulla dimoderno, di innovativo e di sostenibile. Lo scontro in atto quindinel settore con le diverse associazioni datoriali, al di là dei distinguoe di elementi di distintività pur presenti, non è uno scontro “alto” suimodelli contrattuali del futuro, tra innovazione e conservazione,ma rischia di essere ridotto ad un esercizio di equilibrio tra i costi edove il lavoro perdere la sua centralità e collocazione. In questo nonc’è alcuna sottovalutazione dei problemi di sostenibilità checaratterizzano la costruzione del risultato ma l’appiattimento sulfattore costo del lavoro oltre che non condivisibile fa emergereanche la mancanza di una visione sulla prospettiva del settore. La competizione, in un mercato sempre più globale, con nuovefenomeni di concorrenza che passano attraverso le piattaformeinformatiche, la crisi dei grandi format, un problema di illegalitàdiffusa, una normativa sulle liberalizzazioni degli orari che non haprodotto risultati di crescita e di miglioramento delle condizioni perchi lavora, sarebbero temi importanti su cui aprire un più ampioconfronto che ha il limite invece di non trovare spesso cittadinanzanella costruzione delle relazioni tra le parti.

Un settore dove investire molto sulla qualità del servizio e sullaprofessionalità degli addetti che devono trovare valorizzazioneanche attraverso il riconoscimento di un tessuto di norme, di tutelee di condizioni dignitose e concrete. La condizione quotidiana dellepersone e la visione d’insieme del settore ci convincono ancora dipiù nel sostenere la centralità del contratto nazionale di lavoro cheancora oggi rappresenta un elemento di solidarietà, di regolegenerali e comuni per le lavoratrici e i lavoratori. Un puntofondamentale che va difeso e rafforzato in un settore dove, lacontrattazione di secondo livello aziendale e/o territoriale non c’èper una vasta platea di lavoratori e quella esistente ha subito inquesti anni una rimessa in discussione che ci ha visto impegnati inconfronti e scontri difficili nelle aziende. La stagione dei rinnovi dei contratti vive, non solo per la nostracategoria, profondi attacchi nell’idea che forse dei contrattinazionali stessi si possa anche fare a meno o possano esseresostituiti con altri modelli di regolazione dei rapporti di lavoro.Restiamo convinti che le proposte che animano il dibattito nellapolitica e tra le associazioni di rappresentanza volte apromuovere un futuro tutto sbilanciato sulla contrattazione disecondo livello o l’introduzione del salario minimo per legge,piuttosto che i continui attacchi al diritto di sciopero, sianoorizzonti che rendono più deboli le lavoratrici e i lavoratori con ilrischio di produrre nuove iniquità e differenze in base alleaziende e ai territori.Di questo valore dei contratti nazionali abbiamo bisogno di parlarecon le lavoratrici e i lavoratori, discutere e condividere lerivendicazioni per proporre e contrastare gli attacchi che in questafase vengono prodotti. Lo abbiamo sostenuto in questi mesi con lacontrattazione, continueremo a farlo sostenendo le nostre ragionicon le mobilitazioni del 7 novembre e del 19 dicembre. •

DALLA PRIMA

FUORI TUTTI

DALLA PRIMA

EDITORIALE GABRIELLI

di ROBERTO MASSARO

I l primo “storico” contrattointegrativo aziendale (Cia) di Eataly èstato siglato il 28 ottobre nella sede

aziendale di Roma Ostiense. Firmataridell’accordo la direzione aziendalerappresentata dall’amministratoredelegato Francesco Farinetti e i sindacatidi categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl eUIltucs. Alla firma dell’accordo eranopresenti anche molti lavoratori,rappresentanti delle diverse Rsa.“Siamo molto soddisfatti per il risultatoraggiunto” ha affermato Cristian Sesenasegretario nazionale della Filcams Cgil“per un contratto che la nostraorganizzazione ha fortissimamentevoluto, con un negoziato durato quasi unanno, che ha portato a siglare, raro inquesto periodo, un accordo concreto,pienamente acquisitivo per i lavoratori”.L’intesa, valida dal 1° novembre 2015 al30 ottobre 2018, arriva a ridosso dellachiusura dell’Expo 2015, obiettivo che leparti si erano prefissate nell’intento diinaugurare una nuova fase della vitaaziendale “che – si legge nelle premessedell’accordo – avrà nella gestione enell’accrescimento delle competenzeprofessionali dei dipendenti e nellacompiuta declinazione dei valoriaziendali in relazione all’occupazione,gli obiettivi principali”. Ed è proprio sul capitale umano che sifonda la vera forza di questa impresa,sicuramente innovativa nella grandedistribuzione, nata nel 2007 e oggipresente in Italia con 14 punti vendita edoltre 1890 addetti prevalentementegiovani.Un risultato importante che premial’impegno delle organizzazioni sindacali,dei giovani delegati e la partecipazionedelle lavoratrici e dei lavoratori “a

dimostrazione che il sindacato è utile –prosegue Sesena – il sindacato serve,rappresenta i giovani, contratta enegozia condizioni di maggior favore intutte le imprese, anche nel confrontocon il colosso Eataly, molto moderno einnovativo della distribuzione”.L’accordo dovrà passare al vaglio delleassemblee dei lavoratori, che nondovrebbero riservare nessuna sorpresa.“Anzi – dice Marta Liguori, Rsa nel puntovendita di Roma Ostiense – pensosaranno molto partecipate, per lacuriosità di conoscere nel dettaglio lenovità dell’accordo”.Parlando con i colleghi, nei giorniimmediatamente successivi alla firmaMarta ha colto la soddisfazione“soprattutto – dice – per quanto riguardal’aspetto welfare e le agevolazioni per lefamiglie che rispondono alle richieste difamiglie giovani, come lo sono molti dei

dipendenti Eataly, e per l’aspettoinnovativo, che fa di Eataly una aziendapionieristica, delle attenzioni cheverranno riservate anche alle coppie difatto indipendentemente seomosessuali o eterosessuali”.L’interesse dei lavoratori va anche oltre,perché il Cia porta con sé anche lasoluzione di molti problemi che sitrascinavano fin dall’apertura del“colosso” Eataly. “E’ stata colta più chepositivamente – conclude Marta Liguori– la notizia che presto si definiranno lequestioni relative ai livelli diinquadramento e al bonus diproduzione, meglio noto tra i colleghicome quindicesima”.Nello specifico l’accordo introduceparecchie significative novità.Viene istituito un compiuto sistema direlazioni sindacali articolato a livellonazionale e di punto di vendita. Vengono

normati istituti importanti come lasalute e sicurezza, l’orario el’organizzazione del lavoro che sarannocostante oggetto di confronto fra le parti.L’orario settimanale verrà costruitoprivilegiando le esigenze diconciliazione delle lavoratrici e deilavoratori, mentre i primi tre giorni dicarenza malattia e infortunio sarannosempre retribuiti. Nel corso dellavigenza si lavorerà su mansioni e livellidi inquadramento; questi ultimi peròdalla data della sigla conoscerannosubito immediati adeguamenti.Inoltre, per le nuove aperture Eatalydefinirà intese preventive con leorganizzazioni sindacali per definire gliorganici e limitare l’utilizzo di lavoroprecario.Assai innovativo il capitolo riguardanteil welfare. In occasione della nascita diun figlio verrà riconosciuto un buonospesa di euro 300, un altro buono(dell’importo di 200 euro) verrà erogatoanche in occasione del matrimonio.“Tra i tanti temi importanti – commentaancora con soddisfazione CristianSesena – sicuramente il capitolo sulwelfare, l’introduzione di tante nuovetutele è un tema assolutamente attualein questo periodo, come l’estensione allecoppie di fatto omosessuali edeterosessuali dei diritti propri delmatrimonio attraverso lacontrattazione, così come ilriconoscimento dei permessi diassistenza per gravi malattie o motivi eper il decesso che attualmente sono solodeputati dalla normativa al coniugevengono estesi anche al compagno ocompagna”. L’accordo prevede anchel’introduzione di 16 ore di permessoretribuito per l’inserimento dei bambiniall’asilo nido.Vengono inoltre stanziati 300mila euro(100mila all’anno) per iniziative inerentiil benessere e i bisogni delle lavoratrici edei lavoratori che saranno oggetto di unaricerca nei prossimi mesi alla fine dellaquale le parti definiranno un protocollodi interventi mirati.Infine entro sei mesi dalla sigla, Eataly eorganizzazioni sindacali definiranno unpremio annuale su criteri di produttività,qualità e equità. Di particolare interessein un contesto che vede il contrattonazionale non rinnovato da due anni emezzo, l’impegno dell’azienda aconfrontarsi con le organizzazionisindacali nazionali e a eventualmentedefinire per il futuro compensazionisalariali. •

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[ INTEGRATIVO EATALY ]

Un accordo concretoRisultato importante,

previste interessanti novità su welfare e famiglie

Direttore responsabileGuido Iocca

Proprietà della testataEdiesse srlVia di Porta Tiburtina,36-185 Roma

Ufficio abbonamenti [email protected]/44888201- 06/44888296Ufficio vendite06/44888230 - [email protected] e impaginazione Massimiliano Acerra, Cristina Izzo, Ilaria Longo

Inserto d’informazione della Filcams CgilVia L.Serra, 31, 00153 Roma, tel. 06/5885102 e-mail: [email protected] - www.filcams.cgil.it

A cura di Roberta Manieri Ufficio Stampa Filcams Cgil nazionaleTel 06/58393127 - cel 3494702077 e-mail: [email protected]

Chiuso mercoledì, 4 novembre 2015

EditoreEdit. Coop.società cooperativa di giornalisti,Via dei Frentani 4/a, 00185 - Roma

Registro Tribunale di Roma n. 301/2004 del 19/7/2004Iscrizione R.O.C. 2743

Diario terziarioT U R I S M O • C O M M E R C I O • S E R V I Z I

di STEFANO LANDI

Presidente SL&A Turismo e Territorio

Non è facile ricostruire la storiarecente del turismo italiano, esoprattutto non è facile

capacitarsi del perché, anche contro ilsenso comune, le cose vadano comevanno, perché le competenze siano cosìdisorganiche, perché sia così difficilemetterci mano in una logica di maggioreefficienza o quanto meno razionalità.Si sente spesso dire in giro che "il nostrofuturo è nel turismo, e la cultura è ilnostro il petrolio ma non lo sappiamosfruttare”. E’ questo luogo comune chesempre più spesso si intreccia con lecompetenze del ministero per i Beni e leAttività Culturali ed il Turismo, che iltitolare Dario Franceschini ha definito “ilpiù importante ministero economicoitaliano.La domanda che ci poniamo e a cuicerchiamo di rispondere con la Ricerca“Turismo, vent’anni senza”: si puòripartire dalla cultura, per rilanciare ilturismo? Proviamo a spiegarlo ponendoin evidenza statistiche e numeri moltoimportanti e significativi.Secondo le ultime indagini ufficialmentedisponibili, la motivazione culturaleinfluenzerebbe quasi il 40% dei turistiinternazionali: nel 2013 in 48 milionihanno visitato il nostro Paese. Abbiamoquindi 18 milioni di stranieri attratti dallacultura. Tra i turisti italiani, invece, lamotivazione culturale di vacanza in Italia“pesa” per il 24%, su un totale di 55milioni di viaggiatori 2013, e quindi spiega13 milioni di turisti domestici. I “turisti

culturali” sono pertanto soprattuttostranieri.Considerando ancora le ultime indaginidisponibili sui vacanzieri (italiani estranieri in Italia) e in particolare i datisulla permanenza media e la spesa, siarriva a stimare una spesa complessivadei turisti culturali pari a 9,3 miliardi, dicui il 60% generata dai turisti stranieri:sono sempre loro, quindi, i più grandi“consumatori” di cultura in vacanza.Applicando i moltiplicatori settorialidiretti e indiretti della produzione dovutaalla domanda turistica si stima che ilvalore aggiunto generato dalla domandaturistica culturale ammonta a oltre 6,3miliardi di euro, e l’occupazionesostenuta da questa domanda raggiungee supera 186 mila unità di lavoro.In Italia nel 2013, nonostante la crisi cheha falcidiato anche queste spese, 100milioni di persone hanno “effettuato unconsumo di bene culturale”, visitando unmuseo o un sito. Di questi circa 52 milionierano Italiani (70% residenti oescursionisti, 30% turisti pernottanti) e 47milioni stranieri (42,2 milioni turistipernottanti, 4,7 milioni inveceescursionisti, come ad esempio icrocieristi). Si valuta che gli Italiani sianostati in netto calo, gli stranieri invece increscita; ma non ci sono dati precisi,

perché incredibilmente non vengonorilevati. Di nuovo si verifica che ilprincipale gruppo di “paganti inbiglietteria” è costituito dai turististranieri.Dal lato degli eventi culturali, si sonoavuti 29,8 milioni dipartecipanti/spettatori ad eventi musicalia pagamento e/o frequentatori di mostre,di cui 2,7 milioni turisti pernottanti. Menodel 10%, quindi, sono turisti, e questovuol dire che nella stragrandemaggioranza dei casi gli eventi hannoscarsissimo impatto turistico.Nell’insieme (beni + eventi) si stima unaspesa finale di oltre 11,2 miliardi, di cuipiù della metà sostenuta dagli stranieri. Eancora, con i metodi usuali, si stima che il

valore aggiunto arriva a 8,1 miliardi dieuro, e l’occupazione a 224 mila unità dilavoro.La relazione economica tra cultura eturismo è già oggi fortissima: la cultura“vale” circa 10 miliardi di spesa turistica(pari al 24% del totale nazionale) e 7miliardi di valore aggiunto; e questosegmento di turismo “impegna” circa200.000 lavoratori, un quarto del totaledel settore. Ma, soprattutto, si ha laconferma che sono i turisti a sostenere lamaggior parte della spesa diretta percultura, e tutto l’indotto. Potrà forse sembrare dissacrante ematerialista trattare beni ed eventiculturali come un fattore di produzione direddito ed un’occasione di lavoro, mavale la pena di iniziare a farlo.Valorizzare non vuol dire semplicementescavare, recuperare, restaurare,repertoriare, archiviare, proteggere:quelle sono precondizioni, forsesacrosante, ma che non possono esaurireil compito. In un ideale bilancioeconomico rappresentano altrettantevoci di costo, a fronte del quale occorreiniziare a considerare ed incrementare levoci di ricavo. Non solo quelle dibiglietteria e di bookshop, ma sempre piùanche quelle di trasporti, ristorazione,shopping, alloggio: le ricadute turistiche.La valorizzazione non può esaurirsi con lafase di cantiere, e l’occupazione generatae indotta non può essere conteggiata solotra gli addetti al cantiere stesso e, al più,alla sua guardiania una volta conclusi ilavori. Quindi, se già adesso la cultura ècosì importante per sostenere il nostroturismo, non si può che ripartire da quiper rilanciarlo. A patto di farlo con unminimo di organizzazione e di serietà. •

È quanto sostiene uno studio approfondito, con numeri e statistichemolto significative

[ TURISMO ]

È dalla cultura che si può ripartire

[ APPALTI ] Un sentenza importante per la tutela

dei lavoratori e l’affermazione delle regole

C on la sentenza del 13ottobre 2015 il Consigliodi Stato ha riformato

integralmente la precedentedecisione del Tar di Brescia,relativa all’aggiudicazione deiservizi amministrativi di front-office della azienda

Ospedaliera di Desenzano.L’offerta oggetto della sentenza,per effetto dell’applicazione delcontratto nazionale Cnai,presentava un costo del lavoroinferiore al 15% rispetto ai livelliretributivi desumibili dalletabelle ministeriali, con laconseguenza che l’AziendaOspedaliera aveva valutatocongrua ed affidabile l’offertacon un ribasso di quasi il 30%sull’importo a base d’asta(notevolmente superiore alribasso offerto dalle altreimprese partecipanti alla gara).Il Tar di Brescia aveva ritenutoammissibile l’applicazione delsuddetto contratto nazionalesottoscritto da associazionisindacali noncomparativamente piùrappresentative sul piano

nazionale in quanto depositatoal Cnel.A fronte del ricorsodell’impresa che avevaottenuto il punteggioimmediatamente inferioreall’aggiudicataria, si è costituitaad adiuvandum la Filcams Cgilnazionale con l’avv. Carlo DeMarchis sostenendo cheprendendo a riferimentocontratti nazionali nonsottoscritti da associazionisindacali comparativamentepiù rappresentative sul pianonazionale viene leso il principiodi concorrenza posto alla basedella normativa sugli appaltipubblici.La sentenza del Consiglio diStato, infatti, nelle motivazionipone l’accento:sull’identificazione

del  contratto nazionaleapplicabile; sul valore di meritodelle tabelle ministeriali e nondi mero riferimento; sullaverifica delle anomalie delleofferte negli appalti pubblici;sui criteri con cui il ministerodel Lavoro individua leorganizzazioni sindacalicomparativamente piùrappresentative; sulle modalitàcon cui l’amministrazioneaggiudicatrice deve ponderarele anomalie dell’offerta tenutoconto di non dover risponderesolo a criteri di risparmio maanche degli effetti che siproducono sulle condizioni e idiritti costituzionali di chilavora.“Un sentenza di enormerilievo” spiega consoddisfazione Elisa Camellini,

segretaria nazionale dellaFilcams Cgil, “che speriamopossa diventare un punto diriferimento nella gestione eassegnazione degli appaltipubblici, un richiamo alrispetto delle regole e unmonito a chi pensa sempre dipoter eludere le normative. Ma,ancor di più, una sentenzaimportante perché riportal’attenzione sulla tutela dellavoro e del lavoratore, in unadelicata fase di passaggio chesta attraversando la normativasugli appalti pubblici con ilrecepimento della nuovadirettiva europea in materia.Per la Filcams e la Cgil, questasentenza costituisce un validosupporto nelle iniziative che civedono in prima linea sul temadegli appalti.” •

Un valido supportoalle iniziative

che vedono in prima linea Filcams e Cgil

sul tema appalti