developmed n. 28

40
N.28 Lug/Ago 2012

Upload: istituto-paralleli

Post on 26-Mar-2016

258 views

Category:

Documents


13 download

DESCRIPTION

Web Magazine sulle relazioni economiche euromediterranee

TRANSCRIPT

Page 1: DevelopMed n. 28

N.2

8 L

ug/A

go 2

012

Page 2: DevelopMed n. 28

Newsletter n° 28SOMMARIOScambi Italia­Med• Turchia­Iraq: the peace flows the pipelines

da Istanbul, Giuseppe Mancini• Crisi siriana e cronica instabilità irachena

Adel Jabbar ­ Misna.org• Tunisia­ Laboratorio democratico ITA­FR

da Tunisi, Abdellatif TaboubiMed Flash• Tunisia: eletto nuovo governatore Banca centrale• ENPI­CBCMED: verso un maggiore protagonismo del Sud• Fondo Theemar per finanziare le PMI tunisine• Appello per un audit del debito della Tunisia• Gare d'appalto internazionali: come reperire informazionion lineCrisi ed Economia Mediterranea• Rapporto Bankitalia Piemonte 2011: a tenere è l’export• Le risposte del territorio: infrastrutture e formazione perbattere la crisi• Internazionalizzazione, pensare glocale con competitività,formazione e onestàSviluppo Partenariato Mediterraneo• Euro­Mediterranean Prospects and Risks

Marco ZatterinApprofondimenti• Iran: la complessità del negoziato in un quadro islamico inmovimento

Ambasciatore Angelo Travaglini• World Investment Report 2012: gli IDE subiscono la crisieconomica nel MediterraneoPalestra Mediterranea• "L’UE est contredite par ses pratiques"Segnalazioni

ParalleliIstituto Euromediterraneo delNord­Ovestwww.paralleli.orgResponsabile: Marcella RodinoRedazione: Claudio TocchiHanno collaborato: MarcoAlfieri, Ludovica Baussano, AdelJabbar, Giuseppe Mancini,Abdellatif Taboubi, AmbasciatoreAngelo Travaglini________________________tel. 011 [email protected] iscriversi alla newslettercliccare qui.

Con il sostegno di:Rete Camerale Nord Ovestper il Mediterraneo

Le attività dell'IstitutoParalleli sono sostenute da:

Page 3: DevelopMed n. 28

n°28 lug­ago 2012 3

SCAMBIITALIA­MEDTurchia­Iraq: the peace flows the pipelines

da Istanbul, Giuseppe ManciniCon un incremento del fabbisogno di petrolio del 9,2% dal2010 e 2011, la Turchia si appresta ad accaparrarsi greggioe gas naturale all’estero. Le pipelines Baku­Tbilisi­Ceyhan,Kirkuk­Ceyhan, Baku­Tbilisi­Erzurum, Blue Stream sono itasselli di un’unica strategia che negli ultimi mesi ha vistoemergere inaspettatamente l’Iraq come interlocutoreprivilegiato.Il boom economico e una crescita demografica costantestanno rapidamente trasformando la Turchia – ormai lasedicesima potenza mondiale in termini di Pil – in un voraceconsumatore di elettricità e di risorse energetiche fossili:l'incremento del fabbisogno di tonnellate di petrolio edequivalenti è stato del 9,2 % dal 2010 al 2011, il tasso piùelevato in Europa.Disponendo di riserve in quantità trascurabile, tutte leattenzioni sono rivolte a come accaparrarsi greggio e gasnaturale dall'estero, a come produrre energia idroelettricaattraverso dighe e bacini artificiali, a come entrare nel clubnucleare (dell'atomo pacifico, ovviamente). Nel casodell'Anatolia, la geografia è di grande aiuto: e le pipelineprovenienti dalla Russia, dall'Asia centrale, dal Medio Oriente– e dirette verso il vecchio continente – fanno di Ankaral'attore geopolitico indispensabile nel grande giocodell'energia, incentivando la creazione di partnershipstrategiche con i maggiori produttori mondiali e una piùstretta collaborazione – una “cooperazione rafforzata” – conla Commissione di Bruxelles. L'oleodotto Baku­Tbilisi­Ceyhandall'Azerbaigian, l'oleodotto Kirkuk­Ceyhan dall'Iraq(entrambi attivati a metà degli anni 2000, entrambi orientativerso il Mediterraneo così da evitare il Bosforo), il gasdottoBaku­Tbilisi­Erzurum dall'Azerbaigian, il gasdotto BlueStream dalla Russia, i progetti di gasdotti Tanap e SouthStream (rispettivamente dall'Azerbaigian e dalla Russia)sono i tasselli di un'unica strategia che negli ultimi mesi havisto emergere inaspettatamente l'Iraq come interlocutoreprivilegiato.In effetti, gli interlocutori privilegiati iracheni sono due e bendistinti: sia il governo centrale, sia il governo autonomo delKurdistan; un intreccio, oltre che di pipeline, anche politico.Perché il governo centrale di Baghdad non riconosce a quelloregionale di Erbil l'autonomia nel settore energetico. Perchéil primo ministro turco Erdoğan e quello iracheno al­Malikisono polemicamente divisi sul trattamento da riservare alvice­premier iracheno al­Hashemi (ricercato per terrorismodall'Iraq, rifugiato in Turchia). Perché le autorità turchehanno considerato fino al 2009 i curdi iracheni dei complicidell'organizzazione terroristica Pkk. Gli interessi economici, aquanto pare, stanno però mettendo d'accordo tutti. In primoluogo, anche per neutralizzare la diminuzione dei flussi

Il dialogo dell'oro nero

Page 4: DevelopMed n. 28

n° 22 gennaio 2012 4

dall'Iran a causa delle sanzioni internazionali, la Turchia hainiziato a importare petrolio – a partire da luglio, attraversoimprese private ma con il benestare ministeriale – dalKurdistan iracheno: le quantità sono minime perché inassenza di un oleodotto il trasporto avviene con i tir, ilprezzo è ottimo perché sotto la soglia di mercato (buonaparte di quanto esportato viene prima raffinato in Turchia epoi ri­esportato nel Kurdistan); in secondo luogo, la turcaSiyahkalem si è aggiudicata un contratto per assicurare lacommercializzazione – 700 milioni di metri cubi all'anno nel2014, con possibile incremento successivo fino a 3,2 miliardi– di gas naturale. Ed è già allo studio la realizzazione di unmini­gasdotto da collegare alla rete turca; soprattutto, èstata annunciata l'intenzione di costruire un oleodotto da unmilione di barili al giorno dal Kurdistan iracheno a Ceyhan edi utilizzare in futuro il Tanap, la cui costruzione inizierà nel2014, per esportare gas verso l'Europa.La convergenza di obiettivi tra Ankara ed Erbil è evidente: ilgoverno del Kurdistan iracheno vuole moltiplicare in brevetempo – un milione di barili al giorno l'obiettivo – laproduzione di petrolio oggi piuttosto limitata e ha giàaccordato a colossi come ExxonMobil e Chevron contratti diesplorazione. Le imprese turche – di ogni settore, conrisultati eccellenti – stanno investendo in modo massiccio emirato. Questa convergenza economica ha permesso unriavvicinamento politico, anche nella lotta contro il Pkk,presente con basi – dalle quali partono azioni di guerriglia –proprio nel Kurdistan iracheno (sulle montagne di Kandil, alconfine con la Turchia), che l'esercito turco bombardaregolarmente col beneplacito del presidente curdo Barzani. Ivari accordi promossi dalle autorità curdo­irachene sonorisultati però indigesti al governo centrale di Baghdad, cheha protestato con decisione un po' contro tutti. Contro lecompagnie petrolifere, minacciate di esclusione dai progettinel resto del paese; contro Erbil e contro Ankara. D'altraparte, l'Iraq ha però l'obiettivo di irrobustire di molto lapropria produzione energetica, passando ad esempio – perquanto riguarda il petrolio – dai 3 milioni di barili al giornoattuali a 10­12 già nell'arco di cinque anni. E l'aiuto dellaTurchia è non solo prezioso, ma indispensabile perconvogliare le risorse grezze verso i mercati occidentali.Per questo motivo – nonostante le accuse di azioni sleali,illegali e illegittime per gli accordi con il governo di Erbil(l'ultimo comunicato stampa del portavoce iracheno Ali al­Dabbagh, qualche giorno fa, è stato particolarmente duro) –l'Iraq ha firmato il 16 luglio un'intesa preliminare con unconsorzio turco­kuwaitiano per esplorazioni alla ricerca dipetrolio e gas naturale; mentre è già stato avviato il lavorotecnico – sempre all'inizio di luglio, con rappresentanti delgoverno centrale – per la costruzione da parte di impreseturche di un nuovo oleodotto di 1200 chilometri tra Bassorae Kirkuk, dove andrebbe a innestarsi a quello già esistentetra Kirkuk e Ceyhan sul Mediterraneo, che però continua a

Verso il mercatoeuropeo

Appuntamento all'IraqFuture Energy

Page 5: DevelopMed n. 28

n° 22 gennaio 2012 5

subire i sabotaggi dinamitardi del Pkk, l'ultimo pochi giorni fanei pressi di Midyat nel sud­est anatolico. In ogni caso,l'appuntamento per presentare pubblicamente e nei dettagliquesto e altri progetti è per settembre a Istanbul, inoccasione della terza edizione dell'Iraq Future Energy, lagrande conferenza in cui s'incontrano, con riscontri semprepiù soddisfacenti, le autorità irachene e i potenzialiinvestitori.

Page 6: DevelopMed n. 28

n°28lug­ago2012 6

SCAMBIITALIA­MEDCrisi siriana e cronica instabilità irachena

Adel Jabbar ­ Misna.orgDa dieci anni in Iraq attentati e violenze sono all’ordine delgiorno e, a volte, come capitato ieri (23 luglio 2012, ndr.),sono più cruenti ed eclatanti. Quelli di ieri – 107 morti e 214feriti – però non possono non essere letti anche alla luce deirecenti avvenimenti siriani”: Adel Jabbar – sociologo esaggista iracheno – lo dice alla MISNA invitando a guardareuna cartina geografica e tenendo conto di indispensabilielementi di geopolitica.“Il primo ministro iracheno Nouri al Maliki – prosegue Jabbar– sul capitolo siriano ha allineato la propria politica a quelladell’Iran. Ma ci sono forze, anche all’interno della compaginegovernativa, che la pensano diversamente e che sono piùvicine alle posizioni di Turchia e Arabia Saudita. Gli attentaticoordinati di ieri possono dunque essere un messaggiorivolto proprio ad Al Maliki. Anzi, un avvertimento: potràanche continuare a governare, ma avrà maggiori difficoltà afarlo di quanto non ne abbia avuta fino ad ora”.Che la situazione interna alla Siria abbia riflessi sull’Iraq èdovuto anche alla storia recente del paese mediorientale:“In seguito all’invasione statunitense – continua Jabbar –l’Iraq si è progressivamente frammentato in tanti piccolipotentati che possono anche seguire orientamenti diversi alivello regionale. Così se Al Maliki è vicino all’Iran, altrecorrenti come quella che fa capo a Massoud Barzani è piùvicina alla Turchia e ai sauditi”.L’altra faccia della medaglia è però quella di un paese che hadi fatto perso la propria sovranità. “L’Iraq di oggi – concludeil sociologo – è un mercato aperto di violenze esercitate datutti. E il paese è guidato da un governo di larghissimeintese, di cui fanno praticamente parte tutti e in cui ognunofa allo stesso tempo opposizione. Un modo per difendereinteressi di parte a scapito della maggioranza dellapopolazione e che non riesce a difendere gli interessinazionali con evidenti vantaggi – tra gli altri – per Turchia,Iran e Kuwait”.Fonte: Misna

Page 7: DevelopMed n. 28

n°28 lug­ago 2012 7

SCAMBIITALIA­MEDTunisia­ Laboratorio democratico ITA­FRA

da Tunisi, Abdellatif TaboubiSe la schiacciante onda di caldo che ha imperversato daparecchi giorni in Tunisia, con le temperature che culminanoa più di 40° in certe regioni del paese, continual'effervescenza politica e intellettuale a conferma che laTunisia è un laboratorio della democrazia nel mondo arabo.“Il dibattito politico è diventato una vera passione deitunisini liberati”, attesta il giornale Le Monde e gliavvenimenti di svolgono a un ritmo sostenuto in questaperiodo post­rivoluzione.La destituzione di Mustapha Kamel Nabli, l'ex­governatoredella Banca centrale di Tunisia (BCT), e la nomina di unvecchio personaggio del regime Ben Ali alla testa di questabanca, è l'oggetto dell'ultima polemica all’ordine del giornodella scena politica.Dopo una seduta plenaria dell'Assemblea nazionalecostituente contrassegnata da una serie di interventi sulpassato del nuovo governatore, come ex­responsabile delRassemblement Constitutionnel Démocratique (RCD), unasorpresa ha segnato la ripartizione dei voti sulla questionedella nomina del nuovo governatore. Parecchi eletti deiblocchi della Troika al potere (Ennahdha, Congrès Pour laRépublique, Ettakatol) non hanno rispettato le paroled’ordine date dai loro capi fila e hanno votato contro questanomina.Le divergenze in seno ai blocchi della Troika hanno fatto direai cronisti e analisti che la Troika perde la sua unità e che lasua coalizione è minacciata."La crisi covava da molto tempo e ha permesso di esternarele tensioni e le frustrazioni accumulate, in un momento incui il governo moltiplica i colpi di forza e le approssimazioni,e in cui i suoi alleati ­ Congrès pour la République (CPR) edEttakatol ­ si sentono impegnati in una relazione impari",dichiara uno degli osservatori.La Lega nazionale per la protezione della rivoluzione hadenunciato, in un comunicato reso pubblico il 25 luglio, lanuova nomina di governatore della Banca centrale dellaTunisia, e ha dichiarato questa nomina come un "golpecontro gli obiettivi della rivoluzione", aprendo la porta a unritorno di figure del vecchio regime. La Lega ha chiamatoperaltro a promulgare al più presto una legge per vietareagli ex­responsabili del Rassemblement ConstitutionnelDémocratique (RCD) di agire sulla scena politica. L'agenziaamericana "Moody's" ha avuto una reazione critica di frontealla decisione dell'Assemblea nazionale costituente (ANC) didimettere il Governatore della Banca centrale di Tunisia(BCT). In questo senso, Moody's ha declassato, martedì 24

Polemica in senoall'assemblea nazionalecostituente

Page 8: DevelopMed n. 28

n° 22 gennaio 2012 8

luglio, il debito della Tunisia, portando il rating da Baa3stabile a Baa3 negativo, rating più basso della categoria diinvestimento. Il rating più alto della categoria speculativa èBa1.All'ordine del giorno del 9° congresso di Ennahdha che si ètenuto dal 12 al 16 luglio, prolungato di una giornata eprotetto da un uscio chiuso, era molto meno presente ildibattito tra radicali e moderati che la costruzione di un largoconsenso di un movimento al potere che sbircia alleprossime elezioni. Rached Ghannouchi, il leader storico diEnnahdha, è stato comodamente rieletto. Ghannouchi esaltasoprattutto "l'integrazione dei componenti eterocliti delmovimento in un partito politico sufficientemente coerenteper sostenere un progetto di governo, e sufficientemente‘federale’ per portare un progetto di trasformazione sociale".Il comunicato finale dichiara che "un largo consenso sugliorientamenti democratici, moderati e centristi" è stato decisodal congresso. I congressisti sarebbero stati esposti a unadoppia pressione, tanto interna quanto esterna. I militanti eparticolarmente i vecchi detenuti, e i giovani, sonoimpazienti di vedere concretizzarsi la rottura con il vecchioregime e di vedere instaurate le istituzioni della secondaRepubblica che rispondono alle attese del popolo tunisino.Le responsabilità governative del partito islamico al potereesigono anche loro di far fronte senza esitazione alle sfidedella ripresa economica e sociale. Anche l'interesseinternazionale non manca di esercitare una pressioneesterna perché siano messe in atto buone condizioni dellatransizione democratica tunisina.L'iniziativa di M. Béji Caïd Essebsi, il partito "Nidaa Tounes",creato il 16 giugno 2012, ha fatto emergere una nuovadinamica politica nel paese e ha consegnato la suaconfigurazione definitiva pubblicando l'elenco nominativo delsuo comitato direttivo. Nidaa Tounis insiste a rianimare imeccanismi di dialogo e del consenso per realizzare gliobiettivi di questa seconda fase provvisoria che comprendeessenzialmente l'elaborazione della Costituzione,l'organizzazione delle prossime elezioni e l'instaurazione diun vero sistema democratico e pluralistico in un Stato civile."Nidaa Tounis" afferma che le forze nazionali edemocratiche, esaltando le riforme e la modernizzazione,sono chiamate a dare impulso al processo democratico e aporlo nella buona direzione in modo da costituire una base didialogo tra tutte le parti del governo provvisorio attuale. Inquesto stesso contesto il dirigente politico della sinistrademocratica Tarek Chaâbouni ricorda che: "Le forzedemocratiche si sono disperse. Abbiamo tentato di riunire ipartiti democratici, senza successo. Adesso, le prossimeelezioni si avvicinano e non c’è più tempo da perdere.Nessun partito democratico e progressista avrà da solo pesodi fronte a Ennahdha, CPR ed Ettakatol. Abbiamo paura per ilnostro paese e vogliamo sbarrare la strada a un eventuale

Il congresso diEnnahdha, il partitoislamico al potere

Nidaa Tounes (Appel dela Tunisie)

Page 9: DevelopMed n. 28

n° 22 gennaio 2012 9

ritorno della dittatura. Ci sono dei segni che non sonorassicuranti”.Si l'écrasante vague de chaleur qui a sévit depuis plusieursjours en Tunisie, avec des températures culminant à plus de40° dans certaines régions du pays, a laissé la place à untemps plutôt clément mais pendant quelque jours, semblet­il, en cette période de grande chaleur, l'effervescencepolitique et intellectuelle continue de plus bel et confirme leconstat que la Tunisie est un laboratoire de la démocratiedans le monde arabe.'Le débat politique étant devenu une véritable passion desTunisiens libérés' atteste le journal le Monde et lesévénements se précipitent à un rythme soutenu dans cettepériode post­révolution. Polémique au sein de l'Assembléenationale constituante Le limogeage de Mustapha KamelNabli l'ex­gouverneur de la Banque centrale de Tunisie(BCT) et la nomination d'un ancien cadre du régime Ben Alià la tête de cette banque, est l'objet de la dernièrepolémique en date sur la scène politique. Après une séanceplénière à l'Assemblée nationale constituante marquée parune série d'interventions s'attaquant au passé du nouveaugouverneur, comme ex­responsable du RassemblementConstitutionnel Démocratique (RCD, dissous), une surprise amarqué la répartition des votes sur la question de lanomination nouveau gouverneur. Plusieurs élus des blocs dela Troika au pouvoir (Ennahdha, Congrès Pour la République,Ettakatol) n'ont pas respecté les mots d'ordre supposésdonnés par leurs chefs de fils et ont voté contré cettenomination.Les divergences au sein des blocs de la troika ont fait direaux chroniqueurs et analystes que la troika perd de sonunité et que sa coalition est menacée. « La crise couvaitdepuis longtemps et elle a permis d’extérioriser les tensionset les frustrations accumulées, à un moment où legouvernement multiplie les coups de force et lesapproximations, et où ses alliées, le Congrès pour laRépublique (CPR) et Ettakatol, se sentent engagés dans unerelation inégale » déclare l'un des observateurs. La Liguenationale pour la protection de la révolution a dénoncé dansun communiqué rendu public le 25 juillet, la nouvellenomination au poste de gouverneur de la Banque centrale deTunisie, et considéré cette nomination comme un "putschcontre les objectifs de la révolution" ouvrant la porte à unretour des figures de l'ancien régime. La Ligue a par ailleursappelé à promulguer au plus vite une loi pour interdire auxex­responsables du Rassemblement ConstitutionnelDémocratique (RCD, dissous) d'agir sur la scène politique.L'agence de notation américaine "Moody's" a eu une réactioncritique vis­à­vis de la décision de l'Assemblée Nationaleconstituante (ANC) de démettre le Gouverneur de la Banquecentrale de Tunisie (BCT), Dans ce sens, Moody's a abaissé,

Page 10: DevelopMed n. 28

n° 22 gennaio 2012 10

mardi 24 juillet la note souveraine crédit de la Tunisie deBaa3 stable à Baa3 négatif , la notation la plus basse de lacatégorie d’investissement. La notation la plus élevée de lacatégorie spéculative est Ba1L'ordre du jour de ce 9ème congrès, qui s’est tenu du 12 au16 juillet, et prolongé d’une journée et est protégé par unhuis clos, était beaucoup moins le débat entre radicaux etmodérés que l'établissement d'un large consensus d'unmouvement au pouvoir qui lorgne aux prochaines élections.Rached Ghannouchi le leader historique d' Ennahdha, a étéconfortablement réélu à la tête d’Ennahdha. Ghannouchiprône surtout « l’intégration des composantes hétéroclitesdu mouvement dans un parti politique suffisammentcohérent pour soutenir un projet de gouvernement, etsuffisamment fédérateur pour porter un projet detransformation sociale». Le communiqué final déclare qu' «un large consensus sur les orientations démocratiques,modérées et centristes » a été décidés par le congrès. Lescongressistes auraient été aussi exposés à une doublepression internes et externes. Des pressions à gérer dans lecourt terme:Les militants et notamment les anciens détenus, et lesjeunes, sont impatients de voir se concrétiser la ruptureavec l’ancien régime et mettre les bouchées doubles pourinstaurer les institutions de la deuxième République quirépondent aux attentes du peuple tunisien.Les responsabilités gouvernementales du parti islamiste aupouvoir, exigent également de faire face sans hésitationaux défis du redressement économique et sociale.L’intérêt international ne manque pas aussi d'exercer unepression externe pour se rassurer des bonnes conditions dela transition démocratique tunisienne.L’initiative de M. Béji Caïd Essebsi, le parti « Nidaa Tounes »,créé le 16 juin 2012, a fait émerger une nouvelle dynamiquepolitique dans le pays et a livré sa configuration définitiveen publiant la liste nominative de son comité directeur.Nidaa Tounis” insiste à redynamiser les mécanismes dedialogue et du consensus afin de réaliser les objectifs decette seconde phase provisoire dont essentiellementl’élaboration de la Constitution, l’organisation des prochainesélections et l’instauration d’un véritable systèmedémocratique et pluraliste dans un Etat civil. “Nidaa Tounis”affirme que les forces nationales et démocratiques, prônantles réformes et la modernisation, sont appelées à impulser leprocessus démocratique et à le placer dans la bonnedirection de manière à constituer une base de dialogue entretoutes les parties dont le gouvernement provisoire actuel.Dans ce même contexte Tarek Chaâbouni, qui vient derejoindront le parti rappelle que : «Les forcesdémocratiques se sont dispersées. Nous avons tenté derassembler les partis démocrates, sans succès. Maintenant,les prochaines élections approchent et il n’y a plus de tempsà perdre. Aucun parti démocrate et progressiste ne fera le

Le congrés d'Ennahdha,le parti islamiste aupouvoir

Haraket Nidaa Tounea(Appell de la Tunisie)

Page 11: DevelopMed n. 28

n° 22 gennaio 2012 11

poids tout seul face à Ennahdha, CPR et Ettakatol. Nousavons peur pour notre pays et nous voulons barrer la route àun éventuel retour de la dictature. Il y a des signes qui nesont pas rassurants ».

Page 12: DevelopMed n. 28

n°28 lug­ago 2012 12

MED FLASHTunisia: eletto nuovo governatore Banca centraleE’ il 79enne Chedly Ayari il nuovo governatore della Bancacentrale: con una maggioranza risicata è stato scelto da 97parlamentari dell’Assemblea costituente mentre altri 89erano contrari e quattro si sono astenuti. Nell’aula si sonolevate le proteste dei deputati di opposizione per lamodalità con cui si è svolta la sua elezione. In realtà sonosettimane che la tensione politica è alta in Tunisia: a giugnoil capo di Stato Moncef Marzouki ha destituito il precedentegovernatore Mustapha Kamel Nabli, in quello che è statointerpretato come un ennesimo braccio di ferro tra lapresidenza della Repubblica e il governo.L’elezione di Ayari, che mette fine al vuoto di potere allaguida della banca centrale, non sembra destinata a placarele polemiche. Ayari è stato ministro per la Programmazioneeconomica negli anni della presidenza di Habib Bourguiba,padre dell’indipendenza, per poi ricoprire incarichi inistituzioni finanziarie internazionali, tra cui la Banca disviluppo africano. Ma sono gli ultimi anni della sua carrierache suscitano le critiche dell’opposizione e la perplessità dialcuni esponenti di maggioranza: è stato nominato senatoredal presidente destituito dalla rivolta del 2011, Zine ElAbidine Ben Ali, al quale era molto legato. A riconoscere il‘limite’ è stato lo stesso capo del partito islamico Ennahada,Rachid Ghannouchi, precisando che in questo momento “ilpaese ha bisogno delle competenze di Ayari”. Sulla suapagina Facebook, per mettere un punto finale allepolemiche, Ghannouchi ha scritto che “lo Stato deve fareuna distinzione tra quelli che si sono mischiati fino al collocon la dittatura e la corruzione, e quindi vanno processati, ei professionisti che hanno avuto rapporti limitati con ladittatura”. Alcuni cittadini che hanno assistito alla sedutadell’Assemblea costituente hanno esibito cartelli con loslogan ‘Fuori’, lo stesso rivolto contro Ben Ali l’anno scorso.“Se i nostri obiettivi sono la diminuzione delladisoccupazione e della povertà, la Banca centrale dovràadoperarsi in questa direzione” ha dichiarato il neogovernatore, promettendo di garantire l’indipendenza dallebanca e la stabilità del dinaro tunisino. Una prima pagellapotrebbe arrivare presto: l’agenzia di rating Moody’sdovrebbe pronunciarsi in tempi brevi sul debito dellaTunisia. La destituzione di Nabli aveva molto scosso gliinvestitori, già ‘infastiditi’ dalla rivolta popolare del 2011.(Fonte: Misna)ENPI­CBCMED: verso un maggiore protagonismo del Sud

Marco AlfieriIl 17 e 18 luglio scorsi si è tenuta a Roma, presso la sede diConfindustria, la Conferenza di medio­termine delprogramma ENPI­CBCMED, iniziativa di cooperazionetransfrontaliera multilaterale finanziata dall'Unione Europeaattraverso lo strumento di Vicinato e Partenariato ENPI(European Neighbourhood and Partnership Instrument).

Page 13: DevelopMed n. 28

n° 22 gennaio 2012 13

L’occasione è stata utile per fare una valutazione intermediadel programma, per presentare alcuni dei progetti approvatie per fornire spunti circa la futura programmazione europeaed evoluzione della Politica di Vicinato.Il programma ENPI­CBCMED ha approvato sinora 37 progetti“standard” tra quelli partecipanti al primo bando e 19“progetti strategici”. Il secondo bando per progetti standardha ricevuto più di 1000 proposte, attualmente in fase divalutazione. ''Come dimostra l'elevato numero di progettipresentati per ogni singolo bando, esiste un sempremaggiore interesse per questo programma. Quel che mancasono le risorse per soddisfare tutte queste richieste''. Neltempo, ha proseguito la dirigente, le cose sono andatemigliorando. ''Si è partiti da diversi livelli di preparazione traPaesi europei e partner mediterranei, ma dopo un primoperiodo di rodaggio, oggi abbiamo gettato le basi per unapartecipazione più equilibrata''.Da più parti si è ribadita la generale soddisfazione perl’andamento dell’ENPI­CBCMED e tra i suoi punti di forzasono stati indicati il fatto che si sia trattato di un’iniziativacostruita e co­gestita su un piano paritario dai soggettieuropei e mediterranei; che il programma abbia adottatol’arabo tra le lingue ufficiali e che i progetti approvati stianoproducendo un grande impatto a livello regionale.Per quanto concerne i futuri sviluppi della Politica di Vicinato,il Commissario Europeo Štefan Füle, in un videomessaggio,ha brevemente esposto le misure di sostegno che siattiveranno nei confronti dei paesi mediterranei. In primabattuta, il nuovo strumento per la politica di vicinato ENI,che sostituirà il vecchio ENPI e che avrà una dotazione di 18miliardi di euro (22% in più rispetto alla precedenteprogrammazione), e poi il programma SPRING, dedicato aipaesi coinvolti nella Primavera araba, con un fondo di 540milioni. Tutti i rappresentati dei paesi mediterranei hannosottolineato la necessità di continuare a sostenere le societàcivili e le autorità locali dei paesi attualmente in fase ditransizione, garantendo una crescita inclusiva, e sostenendolo sviluppo democratico dei paesi dell’area.Tra le sfide che il nuovo programma ENPI­CBCMED dovràaffrontare ci sono una maggiore inclusività geografica(attualmente Marocco, Algeria e Libia non hanno ancorafirmato l’accordo per partecipare al programma), e ilrafforzamento degli attori locali attraverso strategie dicapacity building, che consentano loro di presentare unmaggior numero di progetti come capofila (al momento lapercentuale di progetti capofilati da partner Sud si aggiraintorno al 15%). La Spagna e l’Italia, attraverso i rispettivirappresentanti dei ministeri degli Esteri, hanno garantito ilsostegno alla proposta di destinare 2/3 dei fondi per laPolitica di Vicinato al partenariato Sud, riservando la quotaresiduale di un terzo al partenariato Est.Riportiamo, con una breve descrizione, alcuni dei prorgetti

Page 14: DevelopMed n. 28

n° 22 gennaio 2012 14

approvati:* MAPMED, dedicato al monitoraggio e alla riduzionedell’inquinamento nelle aree portuali turistiche, capofilatodall’Università di Cagliari.* JOUSSOUR, per il sostegno alla cooperazione nelsettore audio­visivo, capofilato dalla Conferenza Permanentedell'Audiovisivo Mediterraneo.* ShMILE 2, per la diffusione di certificazioni di qualitàambientale per i servizi turistici, con capofila la Camera diCommercio di Nizza.* RELS, per il rinnovamento energetico delle strutturedi ricezione turistica, con capofila l’Agence du Logementdella Catalogna.* MEDOLICO, per il trattamento delle acque reflue deifrantoi, con capofila l’Università di Cipro.Un progetto sulla riduzione dell’inquinamento delle faldeacquifere con capofila l’organizzazione Friends of the MiddleEast (Israele, Giordania e Autorità Palestinese).Fondo Theemar per finanziare le PMI tunisineLanciato in Tunisia il primo Fondo comune di investimento arischio conforme alla legge islamica, la “Chariâa”. Nellaprima fase contribuirà a creare 30 imprese e 1000 posti dilavoro.Con un capitale di 50 milioni di dinari, il fondo “Theemar”(frutti) ha per obiettivo il finanziamento di PMI tunisineimpiantate nelle regioni dell’interno del paese. E’ quanto haspiegato Jamel Belhaj, direttore generale della Caisse desdépôts et consignation (CDC), in occasione di unaconferenza stampa tenutasi il 29 giugno scorso presso lasede della Borsa di Tunisi.“In una prima fase, Theemar si occuperà di contribuire allacreazione di 30 imprese e di 1000 posti di lavoro”, hadichiarato Belhaj. Il fondo ha come principali azionari, laCDC, la Banca Islamica di sviluppo, il gruppo Koweitien(KIPCO) e la Banca “El baraka". Belhaj ha poi annunciatoche è in corso di esame un secondo fondo rivolto alle PMIstraniere, fondo elaborato con la collaborazione della societàislamica dello sviluppo del settore privato.La direttrice del fondo “Theemar per l’investimento”, AfefMansour, ha spiegato che il volume degli interventi saràcompreso tra 1,5 e 2,5 milioni di dinari, senza superare il15% del totale per ogni progetto. Il fondo accompagnerà lePMI che beneficeranno del finanziamento per un periodo di4­5 anni.Appello per un audit del debito della Tunisia“Creare un audit del debito della Tunisia” è l’appello lanciatoda Raid (Rassemblemet pour une alternative internazionalede développement) lo scorso maggio, a cui hanno aderitoassociazioni e partiti tunisini.

Page 15: DevelopMed n. 28

n° 22 gennaio 2012 15

Raid, che ha organizzato il 9­10­11 luglio a Tunisi la secondasessione di formazione sul tema “debito, processocostituente e sovranità”, aspira a costituire una coalizionenazionale (sindacati, associazioni e partiti) in vista di unapiù grande sensibilizzazione sulla questa questione deldebito.Fathi Chamkhi, portavoce di Raid, ha dichiarato che l’appellolanciato nel maggio 2012 è stato indirizzato a tutti i partiti eassociazioni, senza eccezioni. Finora hanno aderito 25associazioni e quattro partiti.La messa in opera di questo audit, nelle intenzioni di Raid,dovrà associare rappresentanti della società civile ed espertiinternazionali indipendenti. L’obiettivo è di permettere difare luce sulla destinazione dei fondi chiesti in prestito, lecircostanze che stanno attorno alla conclusione dei contrattidi prestito, la contropartita di tali prestiti (le condizioni postealla Tunisia) così come i loro impatti ambientali, sociali edeconomici.Gare d'appalto internazionali: come reperire informazionion lineMolte piccole e medie imprese italiane operano con successosul mercato internazionale. Molte in parallelo partecipano inItalia a gare d’appalto indette da enti pubblici. Eppure l’Italiaè tradizionalmente uno dei paesi europei meno attivi nellegare d’appalto internazionali. Questo articolo a cura diNewsmercati fornisce alcune indicazioni, introduttive mafinalizzate a un pratico utilizzo, per reperire on lineinformazioni utili a partecipare alle gare sui mercati esteri.Vai all'articolo di Newsmercati.

Page 16: DevelopMed n. 28

n°28 lug­ago 2012 16

CRISI ED ECONOMIAMEDITERRANEARapporto Bankitalia Piemonte 2011: a tenere è l’exportIl quadro che emerge dal rapporto 2011 sull'economiapiemontese, presentato lo scorso giugno dalla Banca d'Italia,certifica (casomai ce ne fosse bisogno) un nuovo acuirsidella crisi. A partire dall'estate, infatti, la congiunturaeconomica è tornata a peggiorare, ponendo fine alla fase diripresa che si era avviata nella seconda metà del 2009.Hanno influito il rallentamento dell'economia mondiale e leturbolenze finanziarie connesse alle tensioni sul debitosovrano nell'area dell'euro.Nel complesso del 2011 il Pil del Piemonte è cresciuto dello0,7%, in netto rallentamento rispetto all'anno precedente(2,0%). A fare da traino le esportazioni che, seppur inrallentamento, hanno ancora fornito il principale contributoalla crescita e raggiunto, alla fine del 2011, valori nominalisuperiori a quelli precedenti la crisi internazionale del 2008­09. Importante è stata la componente dei mercati extra­comunitari, con incrementi molto superiori (+15%) rispettoa quelli dei paesi comunitari (+9,8%), stretti anch'essi nellamorsa della crisi.I settori che registrano risultati migliori sono quelloalimentare e quello chimico, i cui livelli di vendita all'esterohanno superato le quote del picco pre­crisi 2009, sia inambito Ue che extra­Ue; le vendite di prodotti in metallo, dimacchinari, di prodotti in gomma e plastica e dellacomponentistica per auto sono invece aumentate nei paesiextra Ue, a fronte di una diminuzione nei paesi comunitari.Le vendite di autoveicoli e di prodotti tessili risultanoinferiori ai livelli pre­crisi in entrambi i mercati. Nonstante idati positivi, però, il Piemonte si è caratterizzato per unaripresa più lenta sia del valore aggiunto totale sia di quellopro capite, nel confronto con un gruppo di regioni europeeche nel 2007 presentavano caratteristiche strutturali simili.Se l'industria e il manifatturiero se la cavano, però, apreoccupare maggiormente, sono il settore dei servizi e ivalori relativi all'occupazione giovanile. Nel primo caso, ilcalo del reddito disponibile per le famiglie piemontesi (­0,5%annuo nel 2010 e 2011) ha portato a un ristagno deiconsumi, con conseguenze a cascata sul commercio (ilfatturato delle imprese commerciali in Piemonte è calato del2% in termini reali nel 2011) e sui trasporti. In quest'ultimosettore, mentre il trasporto di merci su gomma si mantienesostanzialmente invariato (+0,4%), quello aereo registra uncalo notevole (­21%), in parte bilanciato da un discretoincremento degli arrivi turistici (+5,2%, dovuto soprattuttoalla componente nazionale).Per quanto riguarda l'occupazione giovanile, invece, ilrapporto nota come la crisi economica abbia avuto un forteimpatto sui giovani: il tasso di disoccupazione, seppur indiscesa, resta altissimo (25,1% nella fascia 18­25, 9,4% per

Page 17: DevelopMed n. 28

n° 22 gennaio 2012 17

la coorte 25­34). Un calo nei valori della disoccupazione(disoccupati sono coloro che non hanno un lavoro ma locercano) non si traduce però necessariamente in unaumento dell'occupazione, visto che in aumento è anche laquota di chi ha smesso di cercare. Infine, si registranoaumenti anche nella percentuale di coloro che non lavoranoné svolgono un'attività di studio o formazione (Neet) sia trai diplomati sia tra i laureati (16,8% nella fascia 20­24, 15%fra i 25 e i 34) e in quella di chi svolge un lavoro cherichiede competenze inferiori a quelle acquisite mediante ilproprio percorso di studi (23,4%).L'intero studio è scaricabile qui.

Page 18: DevelopMed n. 28

n°28 lug­ago 2012 18

CRISI ED ECONOMIAMEDITERRANEALe risposte del territorio: infrastrutture e formazione perbattere la crisiDel modo di rilanciare l'economia regionale si sono occupatidue eventi che hanno avuto luogo a Torino e Novara il 25 digiugno scorso. “L'Italia al centro degli scambi commercialidel futuro” ha affrontato tematiche legate all’hardware delsistema produttivo, vale a dire la rete infrastrutturale delpaese e in particolare dei lavori per la connessione dellaregione all'Europa. La tavola rotonda di Novara si è occupatainvece del software: innovazione e formazione.Nel 2011 la crisi è tornata a mordere, soprattutto inPiemonte. È questo, in estrema sintesi, il messaggio lanciatodal rapport dedicato al Piemonte "Economie Regionali", editodalla Banca d'Italia e presentato al pubblico lo scorsogiugno. Tale ricerca offre una chiara panoramica su luci eombre dell'economia regionale, contestualizzandolanell'andamento dell'economia mondiale e raffrontandola conle performance delle altre regioni italiane, soprattutto delNord­Ovest. Se nel 2009 il Piemonte aveva conosciuto uncrollo verticale della propria produzione di beni e servizi (­5,3% di Pil sul 2008, dati Linkiestahttp://www.linkiesta.it/pil­regioni), la regione all'ombra dellaMole non pare essersi ancora completamente ripresa, e itimidi segnali di ripresa registrati alla fine del 2010 e neiprimi due trimestri del 2011 sono stati bilanciati (innegativo) dal nuovo calo nel 2011, dovuto in larga misuraalla crisi mondiale.A far da traino alla – seppur lievissima – ripresa (+0,7% diPil) è ancora una volta l'export, soprattutto verso i paesiextra­Ue, meno colpiti dalla crisi (vedi breve); bloccatirisultano però ancora il settore finanziario e del credito equello dell'occupazione. Un andamento in parte condivisodalle altre regioni del Nord­Ovest (Liguria e Lombardia),anche se in molti casi il Piemonte ne esce peggio dei cugini asud e a est, soprattutto in settori chiave come quello deiconsumi delle famiglie e dell'occupazione giovanile.Del modo di rilanciare l'economia regionale si sono occupatidue eventi che hanno avuto luogo a Torino e Novara il 25 digiugno: nel primo convegno, L'Italia al centro degli scambicommerciali del futuro, organizzato da Uniontrasporti e dallaConsulta generale per l'Autostrasporto e la Logistica con lasupervisione del ministero delle Infrastrutture e dei Trasportie la collaborazione di Unioncamere e Unioncamere Piemonte,ci si è occupati della rete infrastrutturale del paese e inparticolare dei lavori per la connessione della regioneall'Europa. Se la rete di trasporti rappresenta, per certiversi, l'hardware del sistema produttivo, la tavola rotonda diNovara, gestita in collaborazione fra regione, OCSE eUniversità dle Piemonte Orientale, si è occupata delsoftware: innovazione e formazione.

Page 19: DevelopMed n. 28

n° 22 gennaio 2012 19

Nonostante la crescita del Pil regionale sia in larga misuradeterminato dalla crescita delle esportazioni, il Piemonte èancora relativamente sconnesso dalla rete infrastrutturaleinternazionale. È il paradosso di una Regione, per dirla conle parole di Bartolomeo Giachino, presidente della consultagenerale per l'Autotrasporto e la Logistica, che ha “piùautostrade della Lombardia, rispetto al territorio”, ma è“meno connessa al mercato mondiale”. Tutto questo sitraduce in maggiori costi e difficoltà per le imprese: ilPiemonte paga (come di fatto l'intero paese) un costoeccessivamente elevato nel sistema della logistica e deitrasporti.“Sappiamo, grazie a un gruppo della Bocconi di Milano cheha curato l’analisi “I costi del non fare”, quali siano i costidel ‘non fare’ relativi alle infrastrutture”, prosegue Giachino.“Noi della consulta per l'Autotrasporto sappiamo quanto cicosta l’inefficienza logistica: nel prezzo di qualsiasi prodotto,la logistica in Germania incide per 15 punti percentuali, inItalia per 21”. Una differenzasignificativa che colpisce laproduzione, rendendo i prodotti meno competitivi. Migliorarela situazione è possibile, conclude il presidente: “Abbiamoindividuato tutte le cose da fare in 10 anni per tagliarequesta inefficienza logistica. Abbiamo seguito quello cheviene definito il modello Berlino, che ha portato la Germaniaa essere il primo paese al mondo dal punto di vistadell’efficienza logistica, anche se è il più distante dal canaledi Suez”.E dire che al contrario il nostro paese, per posizionegeografica, dovrebbe già fare la parte del leone: “L’Italia èun gigantesco molo nel Mediterraneo, di cui ogni cittàportuale è una banchina”, ricorda Piero Fassino, sindaco diTorino. E infatti, i piani per lo sviluppo delle Reti Ten­T(Trans­European Networks­Transport, le reti di trasportotrans­europee n.d.r.) europee ne tengono conto: dei 10corridoi previsti, ben quattro attraversano l'Italia. Si trattadell’ex­corridoio 5 che passa nel nostro paese attraverso laTAV; la Genova­Rotterdam, per cui è necessario il terzovalico ferroviario in Liguria; la tratta Palermo­Brennero­Berlino, che a Verona incrocia il corridoio 5; e infine ilcorridoio adriatico, che dai Balcani arriva a Brindisi, risalesino al porto di Ravenna, che lo congiunge con l’interporto diBologna e con Padova, dove incrocia anch'esso il corridoio 5per poi risalire verso la Polonia. L’obiettivo dell’Europa è dispostare il trasporto merci dalla strada alla rotaia al 30% inuna prima fase e al 50% al 2050, con un enorme risparmioanche in termini aimbientali.Il Piemonte e Torino, di fatto, si trovano all'incrocio di due diqueste tratte fondamentali, l'ex corridio 5 e la Genova­Rotterdam. Sull'incontro di queste linee si basa la strategialogistica per il futuro: se Lione, come ricorda ancoraGiachino, “una realtà più piccola di Torino, ma che hacreduto tantissimo nella logistica e dove sono presentiaziende importanti e significative” è riuscita a fare della

Il network delleinfrastrutture

Page 20: DevelopMed n. 28

n° 22 gennaio 2012 20

logistica la propria fortuna e un settore con il numero dioccupati in crescita, Torino avrebbe importantissime carteda giocarsi. “Il quadrato Genova­Torino­Padova­Verona”diventerebbe parte della “più grande area di logistica delSud Europa”. Con importantissime ricadute sull'occupazione.In Germania la logistica è il terzo settore di occupazione, 2milioni e 600 mila occupati; l’Italia, che è più della metàdella Germania per dimensioni, con la posizione che ha,occupa nell'intero settore meno di un milione di persone. Cisono enormi spazi per crescere.Se la conferenza di Torino si concentrava sul lato hard dellosviluppo, il sistema infrastrutturale, la tavola rotonda diNovara Internation Roundtable Innovative and CompetitiveRegions, organizzata dalla Regione Piemonte e dall'OCSE(Organizzazione per la Cooperazione e lo SviluppoEconomico), è stata l'occasione per mettere sul piattodiverse opzioni per far progredire il lato soft, quellodell'innovazione, sottolineandone l'importante rapporto conil territorio. La ricetta di Yves Leterme, vice­segretariogenerale all'OCSE ed ex Primo Ministro belga, è esemplare:per uscire dalla crisi e rilanciare l'economia occorre porre lebasi per un “forte sistema regionale per l'innovazione, cheabbia contatti con le università e i centri di ricerca” dadiffondere fra le imprese.L'università e la formazione sono fondamentali perl'innovazione, molto più del fattore puramente finanziario.Sergio Arzeni, direttore del centro OCSE perl'Imprenditorialità, le PMI e lo sviluppo locale, riassume cosìla sua posizione: “Si parla ancora troppo di attrazione degliinvestimenti, ma questi seguono i talenti, non viceversa.Una politica di sviluppo deve basarsi sul trattenere i talentiche uno ha in casa, valorizzarli e attirarne da fuori. Questa èla lezione che viene da tutti i centri di eccellenza e dicrescita del mondo”. E il modo migliore per farlo è crearecontatti forti fra università, centri di ricerca e aziende.Cambiando anche impostazione culturale, se serve: leuniversità, storicamente, hanno avuto rapporti principali conla grande impresa. Perché, prosegue Arzeni, “la grandeimpresa può andare e dialogare con l'università, ma non unaPMI. Per questo è l'università che deve aprire un dialogo conle associazioni imprenditoriali, con i distretti, con le reti”.Soprattutto un'università regionale, che ha come terzapriorità, accanto all'insegnamento e alla ricerca, anche losviluppo del territorio.Un'impostazione culturale che fa però già parte del retaggiopiemontese: il Politecnico, e lo riconoscono tutti gli ospitiinternazionali, vanta dei risultati e una fama invidiabile intutta Europa nel sostegno alle imprese e nello start­up. Aquesto punto si tratta principalmente di razionalizzare,concentrare e focalizzare. L'ex rettore del Politecnico eattuale ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo, habasato proprio su questi aspetti il suo intervento: “Siamo un

Il software dellaproduzione:l'innovazione

Page 21: DevelopMed n. 28

n° 22 gennaio 2012 21

paese di grandi capacità, perché da singoli competiamobene. Ma perdiamo quando dobbiamo coagularci, quandodobbiamo mettere da parte l'ego”. Esempi positivi, in giroper l'Europa, ce ne sono: la Catalogna, alle prese con unacrisi nazionale ben più grave di quanto si fosse pensato, sista impegnando in questo senso, riducendo e accorpando isuoi istituti di ricerca e passando da quasi un centinaio dipiccole realtà a meno di dieci di grandi dimensioni. Dopo leuniversità, il ruolo più importante è quello affidato agli entilocali. Che devono creare un clima favorevole all'impresa,come ricorda Arzeni; eliminare l'enorme quantità di fogli edocumenti degli apparati burocratici, come sottolineaLaterme; e rivedere i propri metodi di controllo deifinanziamenti, introducendo quello che Andrea Bonaccorsi,docente all'università di Pisa e membro del consigliodell'Agenzia Nazionale per la Valutazione dell'Università edella Ricerca, definisce “outcome indicators”. Si tratta dibenchmark qualitativi, costruiti in modo da fissare gliobiettivi di ogni progetto prima del suo inizio, evitando unmero controllo procedurale ex­post. In questo modo sipotrebbero selezionare le migliori realtà imprenditoriali, cioèquelle in grado di soddisfare gli obiettivi richiesti, e operaregià in previsione dei risultati che si otterranno.Rilanciare l'economia regionale sarà quindi uno sforzocongiunto di università, enti locali e associazioniimprenditoriali e il cui successo dipenderà dalla capacità ditutti gli enti e istituzioni di iniziare, finalmente, a lavorareinsieme. L'obiettivo è quello di promuovere una crescita nonbasata sul semplice incremento del Pil, quanto piuttosto unacrescita reale, che nasce dal territorio, capace di coltivare isuoi frutti in termini di ricchezza e di know­how. Per farloserve un territorio consapevole del proprio progetto, bencollegato, ben gestito, e accogliente per talenti e imprese.

Page 22: DevelopMed n. 28

n°28 lug­ago 2012 22

CRISI ED ECONOMIAMEDITERRANEAInternazionalizzazione, pensare glocale con competitività,formazione e onestà

Claudio TocchiDevelopMed intervista Sergio Arzeni, direttore del CentroOCSE per l'imprenditorialità, le PMI e lo sviluppo locale, sultema della formazione come primo motore della ricrescita, aNord come a Sud.Partiamo dall'internazionalizzazione, vista come larisposta ai problemi di competitività delle nostreimprese. Allo stesso tempo, però, nei dibattitieconomici sul rilancio post­crisi si insiste molto sullosviluppo locale. Qual è il rapporto fra questi duetermini, internazionalizzazione e sviluppo delterritorio? Non c'è una contraddizione nel tentativo dipromuovere entrambi?Nessuna contraddizione. Globus e locus vanno insieme, anzi,bisogna pensare in termini glocali, proprio perché lacompetitività internazionale si costruisce a livello locale.Negli ultimi 15­20 anni la filosofia delle aziende è stataquella di esternalizzare una serie di attività e di risorse:basti pensare che poche imprese possiedono ormail'immobile in cui operano, piuttosto lo affittano, e fanno lostesso per il parco macchine e per tutta una serie di serviziche una volta erano interni. La competitività di un'azienda èfunzionale quindi al livello dei servizi del territorio in cuiopera. Per esempio, se si affida a un'agenzia di autisti perl'accoglienza dei clienti alla stazione o all'aeroporto e ilservizio è pessimo (l'autista arriva in ritardo o è maleducato,eccetera), un'azienda rischia di rovinarsi l'immagine eperdere l'affare. I servizi e lo sviluppo del territoriocondizionano quindi la performance aziendale: non si puòessere campioni sul mercato internazionale solo andandoall'estero, senza un solido background alle spalle.Il dibattito a Novara insisteva sulla formazione comeelemento cardine per sviluppare questa base dicompetitività. È davvero così importante?Il sistema formativo è fondamentale. Perché il veropatrimonio di ogni impresa è dato dal suo capitale umano,dalla sua creatività, disciplina, dalla sua capacità adaggiornarsi continuamente cogliendo le opportunità in unmondo che cambia rapidamente. Se il sistema dellaformazione è deficitario, la produttività di un’impresa equella del paese ne sono intaccate.In che modo?Guardiamo l'attualità. Le due sponde del Mediterraneo sonounite dall'alto tasso di disoccupazione giovanile, che è ilgrande legame fra Nord e Sud del Mediterraneo. E che è ciòche divide l'Europa: c'è un Nord in cui la disoccupazionegiovanile è bassa e si attesta su valori simili, o inferiori, aquella degli adulti (Germania, Austria, Svizzera ecc); e poic'è il Club­Med (Francia, Italia, Spagna, Portogallo e Grecia)dove i tassi di disoccupazione giovanile sono due­tre, anche

Page 23: DevelopMed n. 28

n° 22 gennaio 2012 23

quattro volte superiori a quello degli adulti. Questo è ilgrande gap, anche generazionale, fra Nord e Sud d'Europa.Il vero spread economico.E guarda caso nell'Europa del Nord esiste un sistema dualeper cui all'età di dieci anni genitori e insegnanti decidono sei ragazzi andranno all'università o alle scuole professionali.In Germania ci sono più ragazzi che vanno a scuole diapprendistato e professionali (Real­ e Hauptschulen, NdR)che non all'università. La situazione è diversa nei paesi incui l'università svolge una funzione di “ascensore sociale”,dove molti iniziano il terzo ciclo di studi e pochi lo finiscono,in quella che è stata definita una vasta area di parcheggioper giovani e che diventa quindi l’anticamera delladisoccupazione e della frustrazione. A questo si aggiunge ilgrande mismatch fra domanda e offerta di lavoro, ancheperché in Italia ci sono molti mestieri vacanti, tutti lavori chegli italiani non vogliono più fare e per cui occorre importaremanodopera straniera. La realtà è che il nostro paesespende miliardi di euro l'anno per una formazioneprofessionale che è funzionale agli stessi istituti diformazione. In Germania è diverso: intanto i soldi si dannonon agli istituti bensì alle persone, che così scelgono sulmercato l'istituzione più prestigiosa e che propone percorsirispondenti alla effettiva domanda di lavoro.La Germania è anche un paese dov’è altissimo ilrischio di perpetuare ingiustizie sociali e di bloccarel'ascesa delle categorie più deboli, per esempio degliimmigrati. Una scelta affidata agli insegnanti,soprattutto così presto, non rischia di essere ingiusta?Infatti, gli italiani, gli spagnoli e i greci trovano il sistematedesco molto autoritario. Da noi vige l’idea che sia ilbambino a dover scegliere, per cui si instaura un sistemamolto democratico in cui il ragazzo a 14 anni non sa checosa fare, a 18 neanche, a 30 nemmeno e a 40 lo stesso.Abbiamo la tendenza a lasciare libero il figlio di sceglierequello che gli piace, una sorta di “edonismo formativo” checrea una gran massa di giovani formati e disoccupati.E invece una formazione più autoritaria che effettipositivi avrebbe?In Germania anche per fare la commessa occorre aver fattoun corso di formazione, conoscere la differenza fra lana ecashmere e avere una professionalità nel servizio. In Italiacerte competenze non si hanno al momento dell'assunzione,ma le si acquisisce da soli, da autodidatti. Invece dovremmointrodurre una “professionalità strutturata”, vale a direconnaturata alle strutture di formazione. Questa vale anchein altri ambiti. La Germania è leader delle esportazioni nonsolo perché vende buoni prodotti, ma anche per gli ottimiservizi post­vendita, l'after­care. Lo stesso si può dire per gliinvestimenti. Chi decide di investire nel nostro paese vienelasciato da solo a gestire tutti i difficili rapporti conburocrazia, istituzioni, ecc. La professionalità di sistema èqualcosa che, purtroppo, nel nostro paese manca.

Page 24: DevelopMed n. 28

n° 22 gennaio 2012 24

E da dove possiamo partire per introdurla nelle aziende giàesistenti? Come si rafforza la formazione alla e nellaimpresa, rendendola maggiormente rispondente ai bisognidel mercato?Una funzione chiave ce l'hanno le università, soprattuttoquelle regionali. Queste, infatti, hanno una terza missione,accanto a quelle della ricerca e dell'insegnamento: losviluppo del territorio, del suo tessuto produttivo e, quindi,delle PMI. Storicamente, però, la collaborazione frauniversità e impresa si riduce al rapporto con la grandeindustria. Per avere un rapporto con le PMI l'università nonpuò aspettarsi che queste ultime vadano da lei; al contrario,sono le università che devono raggiungere le PMI,sfruttando magari il lavoro di alcuni intermediari come leassociazioni professionali e imprenditoriali, le camere dicommercio, le società di consulenza e d'intermediazione. Inquesto modo gli atenei potranno ascoltare i bisogni dellePMI, non soltanto limitarsi a proporre ricette e “se viinteressa, servitevi”. Bisogna tener conto del fatto cheun'impresa di cinque o 10 dipendenti non può permettersi illusso di mandare una o due persone in formazione peracquisire competenze. Perché ciò avvenga occorre chel’imprenditore possa riscontrare il ritorno rapidodell’investimento in formazione e che l’intervento formativoo innovativo si faccia possibilmente sul posto di lavoro.Cosa possono fare gli enti locali per favorire questoprocesso?Gli enti locali hanno un ruolo molto importante difacilitazione e di impulso. Soltanto che questi devono esseremeno funzionali a se stessi, alle proprie strutture giàesistenti, e di più alle esigenze delle imprese, fornendopolitiche supply driven (guidate dalla domanda, NdR).Guardiamo ancora alla Germania, dove c'è un sistema percui i Länder (le regioni nello stato federale, NdR) hanno lapossibilità di pagare e rimborsare consulenti per il lavoro diavvicinamento, di assistenza nell'innovazione. Esempi cisono, guarda caso lì dove l'economia va bene. Non bisognainventarsi chissà che cosa.Andrea Bonaccorsi, dell'Università di Pisa, proponevauna strategia basata sugli outcome indicators.Secondo lei potrebbero funzionare?In teoria sì, ma ci si scontrerebbe con un'endemicamancanza di risorse, aggravata dall'attuale siuazione di crisi.Se lo stesso Giovannini, presidente ISTAT, afferma chel'Istituto avrà problemi a fornire tutti gli indicatori standarddal prossimo anno per mancanza di fondi, è chiaro che iprogetti futuri dovrebbero essere costruiti tenendo a mente irapporti di costo­beneficio e della velocità. Allo stato attualedelle cose dobbiamo cercare di far funzionare la macchina almeglio con i mezzi che abbiamo, evitando di dotarci di nuovistrumenti che non conosciamo. E dobbiamo farlovelocemente: credo che l'imperativo per la politica siamuoversi e prendere coscienza della rapidità con cui il

Page 25: DevelopMed n. 28

n° 22 gennaio 2012 25

mondo sta cambiando.E cosa potremmo fare con le disponibilità cheabbiamo?Per l'innovazione c'è l'Agenzia per la diffusione delletecnologie per l’innovazione sotto la Presidenza del Consigliodei ministri, che però non è stata in grado, negli ultimi anni,di spendere le risorse che aveva a disposizione. C'è lapossibilità per l'organismo di valutare e finanziare progettipiù velocemente. Non si capisce perché non si riescano aspendere i soldi che già ci sono. Perché l'Italia non possadiventare una “start­up nation”.Quindi servirebbe una più incisiva e snella azioneamministrativa, non tanto politica?La questione è sia amministrativa che politica, masoprattutto fallisce per incapacità progettuali, e questo èdrammatico. Il ritardo e le difficoltà a spendere le ingentirisorse che l’Europa ha messo a disposizione del nostroMezzogiorno, per esempio, sono evidenti e ci screditano difronte ai nostri partner.Più attenzione alla formazione e ai bisogni delle PMI,più rapidità nelle decisioni... Che altro è necessarioper vincere la sfida della competitività?Un cambio culturale. Finché è la disonestà che vince, è ovvioche si avrà un'imprenditorialità illegale o da rendita diposizione. Per me la priorità è fare in modo che l'onestà siala base, che renda. Perché in questo modo è il merito adavanzare.Un esempio concreto: la Finlandia è al primo posto nelleclassifiche mondiali sulla competitività, al numero unosecondo il rapporto PISA per apprendimento e capacitàmatematiche e di comprensione del testo degli adolescenti,e al contempo il paese con il più basso tasso di corruzione almondo per il “transparency international”. È ovvio che altistandard di competitività, formazione e onestà sono coseche vanno insieme.Prima ha accennato alle similitudini – nel male – fraNord e Sud del Mediterraneo. Non ci sono segnalipositivi per i paesi MENA, neanche dopo la Primaveraaraba?I problemi in questi paesi sono per certi versi simili ai nostri,in particolare riguardo alla alta disoccupazione giovanile e albasso tasso di partecipazione delle donne nel mercato dellavoro, solo che sono elevati a potenza. Nei paesi MENAsiamo ancora in alto mare e tutto procede con estremalentezza, mentre i giovani si aspettano dei segnali di svoltasubito.L'Egitto spende una quota rilevante del proprio budget persussidiare il costo della benzina a tutti, per permettere adaziende che producono alluminio e acciaio di sopravvivere.Mi dicono che in Tunisia il criterio per affidare posti diresponsabilità sono gli anni di carcere sotto Ben Alì, o la

Page 26: DevelopMed n. 28

n° 22 gennaio 2012 26

vicinanza con il partito islamico. Non certo criteri che nonfavoriscano il merito. Oltretutto questo in un paese in cui cisono molti laureati. La verità è che c'è un lavoro immensoda portare avanti per ricostruire su basi moderne ecompetitive le economie di questi paesi. Bisogna rispondereall’urgenza immediata e porre mano a una trasformazioneprofonda di lungo periodo. La cosa positiva è che per moltipaesi non c’è una scarsità di risorse finanziarie, il problemaè farne un uso intelligente e produttivo.

Page 27: DevelopMed n. 28

n°28 lug­ago 2012 27

SVILUPPO EPARTENARIATOEUROMEDEuro­Mediterranean Prospects and Risks

Marco ZatterinL'Istituto Paralleli e il German Marshall Fund pubblicano unpolicy brief sulle prospettive delle relazioni euromediterraneee dei rischi di isolamento europeo in un momento di crisimolto seria.L'Europa sta fronteggiando un momento di crisi molto seria,con la possibilità di assistere a una crescita dell'instabilitànella fragile area del Mediterraneo. Le prospettive per ildialogo, il progresso, la stabilità e gli investimenti economicisono a rischio. La sponda Nord potrebbe trovarsi prestoisolata da quella Sud, perdendo la sua influenza nell'area atutto vantaggio di altre potenze di altre regioni, sia delMashreq che dell'Asia. Ogni euro speso dall'Unione ha unvalore economico e politico: è necessario che l'Ue inizi ainvestire seriamente in forme di partenariato in grado ditrasferire know how ed expertise in campo sociale, politicoed economico dall'altra parte del Mediterraneo o il contopotrebbe essere, in prospettiva, molto più salato.Europe now finds itself facing a serious risk. It may witnessgrowing instability in the fragile Mediterranean area. Itmight damage the prospects for investment, dialogue,progress, and stability. Or it might find itself isolated andsee its influence diminish to the advantage of other powersor regions, such as the Mashreq or emerging Asian tigers.Every euro that Europe invests in Mediterranean partnershas economic and political value. It is essential that the EUmakes its know­how available to small and mediumenterprises within the framework of a Euro­Mediterraneanstrategy.English versionItalian version

Page 28: DevelopMed n. 28

n°28 lug­ago 2012 28

APPROFONDIMENTIIran: la complessità del negoziato in un quadro islamico inmovimento

Ambasciatore Angelo TravagliniIl negoziato tra l’Iran e il gruppo dei cinque membri delConsiglio di Sicurezza più la Germania (5+1) continua a nonprodurre i risultati sperati. Tre sono stati gli incontri tra ledue delegazioni svoltisi negli ultimi tre mesi in tre diversesedi: Istanbul (aprile), Bagdad (maggio) e per ultimo Mosca(giugno), secondo un rituale tipico di questo negoziato cheobbliga i partecipanti a fare un piccolo giro del mondo inpresenza di ogni scadenza programmata. La ragione di ciòrisiede nel desiderio iraniano di evitare che i colloqui abbianoluogo in una sede (Ginevra) ritenuta poco “invitante” dalpunto di vista degli interessi della Repubblica islamica.Molto si è scritto sulle risultanze scaturite dagli incontri.Pressoché unanime è l’opinione che il negoziato stiainesorabilmente approdando verso uno stallo insormontabile.Non si è però evidenziato il particolare, di non secondariaimportanza, che, in occasione degli ultimi incontri,soprattutto in quello di Mosca, la parte iraniana abbiaaccettato, diversamente da quanto prodottosi nei roundprecedenti, di discutere in merito al proprio programmanucleare senza porre precondizioni. Al punto cheall’indomani della riunione moscovita si è raggiunto unaccordo perché contatti a livello tecnico avessero luogo tra ledue parti in un incontro successivamente svoltosi a Istanbul,dagli esiti complessivamente non sfavorevoli, cui ne seguiràun altro prima della fine di luglio nella stessa sede tra i vice­responsabili delle due delegazioni.Tutto questo avviene mentre l’Unione europea haformalizzato la decisione che tutti i 27 Paesi membridebbano bloccare qualsiasi importazione di petrolio e gasiraniani a partire dal 1° luglio, all’indomani di ulteriorisanzioni USA di fine giugno con le quali si prevedonopenalità severissime verso quei Paesi e quegli enti“colpevoli” di continuare a importare prodotti energeticidall’Iran o di stipulare transazioni con la Banca centraleiraniana (anche se le esenzioni, “transitorie”, concesse daparte americana riguardano Paesi quali Cina, India, SudAfrica e Turchia, tradizionali cospicui importatori di grezzo egas iraniani). Tutto questo, beninteso, come corollario aquattro precedenti round di sanzioni inflitte all’Iran dalConsiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.Cosa dimostra tale concatenazione di eventi? In primis ildesiderio iraniano e dei 5+1 di non rompere il negoziato e dimantenere in vita la relazione seppur problematica. Quel chemerita attenzione è la volontà di Teheran di proseguire ildialogo e di evitare un catastrofico sbocco militare,nonostante lo squilibrio obiettivamente esistente tra lecondizioni poste dalle due parti a Mosca per uno sbloccodella trattativa. In effetti, se a Teheran veniva richiesto disospendere immediatamente e in toto il processo di

L'Iran fa il primo passo

Lo squilibrio nellatrattativa

Page 29: DevelopMed n. 28

n° 22 gennaio 2012 29

arricchimento dell’uranio, di trasferire tutto lo stockpilearricchito fino al 20% fuori dal Paese, nonché di smantellarecompletamente la centrale di Fordow, non lontano dalla cittàsanta di Qom, la controparte occidentale non riteneva diaccedere alla principale richiesta iraniana, ovverossia lasospensione delle pesantissime sanzioni economiche efinanziarie, unilateralmente imposte dagli Stati Uniti edall’Unione europea, che colpiscono la massa dellapopolazione iraniana, principale vittima delle misurepunitive. In concreto, quel che gli iraniani avrebberoottenuto in cambio dell’accettazione di quanto loro richiestosarebbe consistito ­ oltre che in un vago impegno diassistenza energetica ­ nella fornitura di pezzi di ricambioper la disastrata aeronautica civile nazionale e il ripristinodella copertura assicurativa a favore del naviglio diesportazione del grezzo e del gas iraniani, in direzione deimercati asiatici.La discrasia in termini di impatto appare evidente e puòspiegare le persistenti difficoltà del negoziato che comunqueprosegue, a riprova della volontà di tutti, fatta forseeccezione per gli ambienti più intransigenti israeliani, dievitare una cruenta via d’uscita che avrebbe effettidevastanti non solo sul sistema economico internazionale,già fiaccato dalla grave crisi che lo attanaglia, ma ancor dipiù su un’area islamica dove hanno luogo mutamenti dirilevantissima portata, dal Marocco all’Egitto, senza parlaredella guerra civile che insanguina da più di un anno la Siria,in ordine alla quale si assiste a una confrontationdiplomatica tra Stati Uniti e Russia riecheggiante i tristitempi della Guerra Fredda .L’affermarsi, in un processo efficacemente sostenutodall’Amministrazione Obama dei movimenti islamici in granparte delle entità arabe, fatta, per il momento, eccezioneper l’Algeria, anch’essa tuttavia scossa da spintedestabilizzanti, e l’aggravarsi della crisi siriana dove siassiste a uno scontro implacabile tra la maggioranzasunnita, appoggiata dall’Arabia Saudita e dagli emirati delGolfo, e la minoranza alauita, di matrice sciita, al potere aDamasco, hanno indubbiamente comportato una menoimpattante visibilità delle tensioni inerenti al dossieriraniano. Il pericolo di uno sbocco militare resta comunqueincombente. Ad allontanare questa ipotesi rimangono, oltreall’aggravarsi del dramma siriano, le reticenze americane,avallate da ambienti del Pentagono e dalle stesse agenziedell’intelligence statunitensi, concordi nel manifestare seridubbi sull’asserita natura militare del programma nucleareiraniano, il quadro inquietante nel finitimo Iraq, teatro di unconflitto latente, che potrebbe esplodere tra le componentisunnita e sciita e, infine, i pericoli che si annidano nellavasta area afghana e pachistana dove la lotta al radicalismoislamico, il vero nemico mortale dell’Occidente, registra unandamento non favorevole; tanto più preoccupante ove sipensi al momento quando il grosso del corpo di spedizioneoccidentale lascerà l’Afghanistan, realtà dove, fin da ora, le

L'opportunità della sceltadiplomatica

Page 30: DevelopMed n. 28

n° 22 gennaio 2012 30

forze talebane controllano di fatto una larghissima parte delPaese.Pensare dunque a un attacco contro l’Iran in un contestocosì agitato e in preda a convulsioni del genere sarebbe“suicida” ed esporrebbe l’Occidente a contraccolpi digravissima portata. Ciò non esime da una giustificataapprensione, a fronte anche di un’impressionanteaccrescersi dell’hardware militare americano nel Golfo,avente verosimilmente lo scopo di placare l’alleatoisraeliano, in ordine agli sviluppi di una crisi dal cui esito, asentire i vertici politici a Tel Aviv, dipenderebbe addiritturala stessa esistenza dello Stato ebraico.Gli eventi prodottisi nell’universo arabo rivestono un rilievoassoluto. Si assiste, in effetti, a un avvicinamento tra leaspirazioni emananti dal profondo del corpus sociale e leelite al potere. I nuovi “reggitori” appaiono verosimilmentemeno in distonia con i valori fondanti delle identità alla basedella realtà arabo­islamica. Quali che siano le conseguenzedel sanguinoso conflitto siriano e gli sviluppi della delicatafase che sta vivendo l’Egitto, l’assetto che tende aprefigurarsi, in un processo di affermazione dei valori didemocrazia seppure molto fragile, rappresentanoun’evoluzione irreversibile con la quale l’Occidente el’Europa dovranno da ora in poi confrontarsi. Dal modo in cuitale nuova sfida sarà affrontata dipenderà in buona misuralo stesso esito della lotta ingaggiata contro il terrorismoislamico che al momento sembra avvantaggiarsi di sceltemal concepite e preparate quali l’attacco alla Libia che, seha portato alla scomparsa di un regime dispotico, hacomportato nondimeno di esporre il Paese mediterraneo inun contesto di gravi divisioni tribali, alla penetrazione dellefrange islamiche più estremiste, destabilizzando in itinere levulnerabili entità africane del Sahel, dove si assisteall’espandersi della piovra terroristica di Al­Qaeda e dei suoiaffiliati, ormai saldamente istallatisi negli sconfinati spazi delnord Mali.Incerto appare il quadro dei rapporti che potrebberodelinearsi tra la leadership sciita iraniana e i nuovi soggettidelle leadership arabe. La diversa matrice religiosa complicaindubbiamente il crearsi di un rapporto di interazionepositiva. E la conflagrazione attualmente in corso in Siriacostituisce un ostacolo apparentemente insormontabile intale ottica. Il regime di Bachar­al Assad continua a esseresostenuto da Teheran mentre all’opposto la compositagalassia sunnita, dove allignano frange vicine ad Al­Qaeda,in implacabile guerra contro il potere alauita, fruisce delsostegno, fondato su affinità tribali e religiose, dell’ArabiaSaudita.I rapporti di Riyad con l’Iran hanno registrato da tempo unsensibile peggioramento, alimentato non solo dalla storicarivalità sul piano politico e religioso tra i due governi, maanche dai sommovimenti in essere nello stesso regnowahabita, sede nelle sue regioni orientali di una cospicuaminoranza di fede sciita, e dalla rivolta che destabilizza la

Gli effetti aggregantidella Primavera Araba

Page 31: DevelopMed n. 28

n° 22 gennaio 2012 31

minuscola entità di Bahrein, retta da un’oligarchia di fedesunnita, vicina alla monarchia saudita, contestataapertamente dalla maggioranza sciita residente nelminuscolo regno. Ma se questo è vero è anche vero chePaesi finora governati da despoti compiacenti versol’Occidente e quindi ostili verso l’Iran (Mubarak in Egitto eBen Ali in Tunisia in primis) e ora retti da leadership inmaggiore sintonia col sentire profondo delle comunità cherappresentano, non avrebbero alcun interesse a perpetuareuna relazione di ostentata avversione verso Teheran; ergo,non vedrebbero di buon occhio (se non altro per icontraccolpi sul piano interno) una difesa degli interessiisraeliani che includesse un’aggressione militare contro unPaese islamico, seppur facente parte di un alveo religiosodiverso. Il clima differenziato rispetto al passato in procintodi istaurarsi tra Egitto e Israele, nonché la contiguità politicaesistente tra lo schieramento dei Fratelli musulmani el’emirato del Qatar, fautore, a differenza dei sauditi, di unrapporto più dialogante con l’Iran, fanno capire che imutamenti intervenuti nel contesto arabo non vanno in unadirezione favorevole a Tel Aviv, mentre si rivelano tutt’altroche mal auguranti per gli interessi iraniani.Sarà interessante verificare l’evoluzione di un rapporto trafamiglie islamiche diverse, accomunate in ogni caso, questoè il dato nuovo, da una condivisa diffidenza versol’Occidente; al quale si rimprovera una politica di “doublestandard”, che trova la sua esemplificazione più illuminantenel mai risolto conflitto arabo­israeliano, nonché nel diversotrattamento riservato all’Iran rispetto a quello riservato aIsraele in merito al dossier nucleare. L’Iran è parte delTrattato di non­Proliferazione nucleare, mentre Israele ne èfuori. Teheran porta avanti un processo di arricchimentodell’uranio ammesso e riconosciuto dal suddetto Trattato,diritto cui non intende in alcun modo rinunciare, del quale siavvalgono peraltro altri Paesi nella stessa situazionedell’Iran (Giappone primo fra tutti); senza tralasciare ilparticolare che l’unica Potenza in Medio Oriente in possessodell’arma atomica è Israele la cui politica di “ambiguitànucleare” non cela il fatto che lo Stato ebraico disponga dipiù di 200 testate atomiche dall’indiscusso impatto intermini di deterrenza. E che dire di una realtàpericolosamente destabilizzata e destabilizzante come ilPakistan, dove germina il terrorismo islamico, anch’esso aldi fuori del suaccennato Trattato, alleato degli USA nellalotta al terrorismo? Dove fino alla sua morte risiedevaindisturbato un certo signore dal nome di Osama Bin Laden?Tali discrasie sono alla base dell’alto grado di impopolarità dicui patiscono le scelte politiche dell’Occidente presso lemasse arabo­musulmane; come del resto confermato daindagini demoscopiche condotte da rispettabili organismiamericani come la “Brookings Institution”. La riluttanza diWashington e anche dell’Unione europea ad avallareiniziative militari di Tel Aviv contro l’Iran tieneindubbiamente conto di tali fattori. L’appoggio, non

La diffidenza condivisaverso l'Occidente

Page 32: DevelopMed n. 28

n° 22 gennaio 2012 32

ostentato ma efficace, fornito dalla Casa Bianca, in sintoniacon la Turchia del Primo Ministro Erdogan, agli schieramentiislamici nella riva sud del Mediterraneo, asseconda unarealtà in profonda evoluzione dove frustrazioni e delusionihanno raggiunto livelli esplosivi di preoccupante livore.Tornando all’Iran, occorre dire che l’approccio, nella suaessenza tuttora confrontational, tenuto dall’Occidente nonpotrà mai portare al conseguimento degli obiettiviperseguiti, id est ottenere la rinuncia iraniana al propriodiritto adelevare la soglia di sfruttamento dell’energianucleare. La strategia del “prendere o lasciare” non ha maifunzionato in un negoziato che si definisca tale nella misurain cui esso cerchi di reperire una soluzione di compromesso,che tenga ragionevolmente conto delle esigenze delle partiin confronto. Una nazione dal millenario passato come l’Irannon potrà mai ­ e lo studio della sua storia, antica e recente,lo conferma ­ piegarsi di fronte ad atteggiamenti dallemovenze punitive. Quel che inoltre non si capisce è comenon si prenda coscienza nelle cancellerie occidentali che unsimile comportamento agevola da una parte il rafforzamentodi quegli ambienti dell’establishment clericale sciita, intrisi dibigottismo politico e culturale, meno propensi a un dialogocon le “Potenze demoniache” e un indebolimento dall’altra diquei settori, laici e religiosi, desiderosi di favorire unaliberalizzazione del sistema politico iraniano. A riprova di ciò,basterebbe ricordare il fallimento dell’accordo dicompromesso dell’ottobre 2009 con il Gruppo dei 5+1,auspicato dallo stesso Presidente Ahmadi­Nejad, e respinto,oltre che dai vertici religiosi, anche dallo schieramentoriformista in una chiara manifestazione di come il dossiernucleare figuri ormai come una vera e propria questione diorgoglio e dignità nazionali. Le radici islamiche sonoprofonde in Iran, ma quelle attinenti alla propria millenariaidentità lo sono ancor di più.Un approccio basato su ricorrenti e minacciose pressioni,umilianti intimidazioni e perfino sulla sistematica fisicaeliminazione degli scienziati impegnati nel programma diarricchimento si rivelerà controproducente nella misura incui rafforzerà le pulsioni nazionalistiche in una realtà malcompresa, dove fortissimo è il rifiuto che l’Iran torni aessere, come in passato, un’entità debole e sfruttata,vittima dei diktat altrui. Dove ­ è opportuno rilevare ­ leaspirazioni popolari, anche quelle di maggiore libertà edemocrazia, si muovono in larghissima misura lungo i binaritracciati dai valori dell’islam sciita. E in questo l’entitàiraniana si differenzia dall’Egitto e da altre realtà islamiche.Riesce altresì problematico capacitarsi di come non siprenda in considerazione un atteggiamento verso quel Paeseche, non prescindendo da un maggiore senso di rispetto,cerchi attraverso i canali della soft diplomacy di sfruttare almeglio le divergenze esistenti in seno alla piramide di poterea Teheran. Si tratta del sentiero sicuramente più scorrevole,suscettibile di favorire la desiderata evoluzione in senso

Il negoziato non èultimatum

Verso una soft diplomacy

Page 33: DevelopMed n. 28

n° 22 gennaio 2012 33

liberale della società iraniana; una politica che potrebbealtresì avvalersi del clima istintivo di simpatia riscontrabilepresso non trascurabili fasce della popolazione iranianaverso gli Stati Uniti, visti come un alleato obiettivo in unarealtà che ha dovuto fare i conti nei secoli passati con ildetestato colonialismo britannico e con una vicina Russia,destinataria da sempre di sentimenti di diffidenza esospetto, quali che siano le obiettive convergenze diinteressi, al momento in via di rafforzamento; senzaomettere il clima certamente non benevolo emanantedall’universo sunnita che circonda nella regione diappartenenza l’Iran sciita. Una spiegazione di tale assurdasituazione potrebbe risiedere nei condizionamenti posti daIsraele, al punto che sarebbe legittimo chiedersi se il veropericolo cui si sente esposto l’Occidente riguarderebbe inmisura maggiore l’eventualità poco rassicurante di iniziativebelliche di Tel Aviv piuttosto che un programma iraniano diarricchimento dell’uranio ai suoi inizi, in ordine al quale,come già detto, le stesse Agenzie dell’intelligencestatunitense manifestano seri dubbi sulla plausibilità di unsuo intrinseco carattere militare.Né si può omettere il particolare, tutt’altro che ininfluente,che la Repubblica islamica fruisce sul piano internazionaledel sostegno, non ostentato ma non meno incisivo, in via diconsolidamento, delle Potenze emergenti quali quelle facentiora parte del cosiddetto BRICS (Brasile, Russia, India, Cinae Sud­Africa), unanimi nella loro opposizione alle sanzioniunilateralmente imposte dagli Stati Uniti e dall’Unioneeuropea, alla luce se non altro dei cospicui interessieconomici e commerciali che li legano alla Repubblicaislamica, cui non intendono rinunciare. Inoltre, l’Iran svolgeun ruolo di tutto rilievo in seno al Movimento dei non­Allineati, cui aderiscono più di 120 Paesi, al punto cheTeheran ospiterà alla fine di agosto un summitdell’Organizzazione in esito al quale dovrebbe assumere laPresidenza del Movimento.Il dossier iraniano resta gravido di incognite per la pace e lastabilità del mondo ove esso dovesse registrare nelprossimo futuro un’involuzione che non è negli auspici dinessuno augurare. Nemmeno per Israele dove, in un climapolitico interno tutt’altro che rasserenato, non mancanoqualificate voci discordanti, che si rendono interpreti diperplessità su una conduzione della complessa trattativarivelatasi obiettivamente perdente. Gli sbocchi inerenti allaguerra civile siriana comporteranno inevitabilmente effettisull’evoluzione del quadro delle relazioni tra l’Iran el’Occidente, alla luce delle profonde connessioni esistenti trale due aree di crisi. Lo stesso atteggiamento della Russia inmateria, finora cautamente critico delle scelte occidentali,potrebbe perdere i tratti di prudenza ove un rovesciamentodi regime a Damasco venisse visto a Mosca come un gravecolpo ai suoi interessi nella regione. Ciò fa capire come laposta in gioco e i correlati pericoli, perdurando nel tempo lo

Il ruolo dei paesiemergenti

L'approccio svedese alnegoziato

Page 34: DevelopMed n. 28

n° 22 gennaio 2012 34

stallo, tendano ad accrescersi, anche in presenza di delicatescadenze quali le ormai prossime elezioni americane dove laquestione iraniana figura come uno degli aspetti dirilevantissima incidenza sul piano politico.Un utile punto di riferimento potrebbe al riguardo esserecostituito dall’approccio equilibrato e misurato osservatodalla diplomazia di un Paese di evoluta democrazia quale laSvezia, che, sulla base di esperienze positivamente condottenell’area medio – orientale, ha più volte richiamatol’attenzione delle parti sulla concreta possibilità di unosbocco diplomatico, attraverso un dialogo privo di toniultimativi, comprensivo delle rispettive sensibilità.Tale esempio, seguito da altri Paesi europei, nordici e non,meriterebbe a nostro avviso un’appropriata attenzione nellavisione di un negoziato che risente purtroppo di muri didiffidenza divenuti di assai problematico superamento, dopopiù di trent’anni di assurda emarginazione della nazioneiraniana.

Page 35: DevelopMed n. 28

n°28 lug­ago 2012 35

APPROFONDIMENTIWorld Investment Report 2012: gli IDE subiscono la crisieconomica nel MediterraneoLa Conferenza delle Nazioni Unite su commercio e sviluppo(UNCTAD) svela i risultati del World Investment Report 2012dal sottotitolo“Verso una nuova generazione di politiche diinvestimento”. Il documento evoca a più riprese i paesimediterranei.Gli investimenti, a livello mondiale nel 2011, secondo ilWorld Investment Report 2012 non avrebbero molto soffertodella crisi economica. Il rapporto sottolinea il mantenimentodi progetti di creazione o di estensione di capacità fisica, a735 miliardi di euro e l’aumento delle fusioni­acquisizioni(F&A) del 53% nel 2011, a circa 428 miliardi di euro. Ma ilrapporto anticipa un rallentamento dei flussi di investimentodiretto estero nel 2012, scalzati dalla “risorgenzadell’incertezza economica e la possibilità di un rallentamentodella crescita nelle maggiori economie emergenti”. Leprevisioni considerano la diminuzione nel corso dei primicinque mesi del 2012 del valore delle fusioni­acquisizioniinternazionali e degli annunci di progetti di creazione oestensione delle capacità fisiche.L’Ue cristallizza le principali conclusioni del rapporto(aumento dei suoi Ide grazie alle F&A) e il rapporto nota chea dispetto della crisi in zona euro, “i flussi di Ide da e verso iquattro paesi più coinvolti dalla crisi– Grecia, Italia,Portogallo e Spagna – sono stati poco coinvolti”.In Egitto, gli investimenti diminuiscono a causadell’instabilità politica. Il rapporto rivela la diminuzione inentrata di investimenti diretti esteri in Africa nel 2011 equesto per il terzo anno consecutivo, a 34.7 miliardi di euro.A causa, secondo il rapporto, degli abbassamenti di Ide inAfrica del Nord. Le entrate di investimenti verso l’Egitto e laLibia, da tempo considerati come “le destinazioni maggiori diIde, sono stati brutalmente frenati dall’instabilità sociale epolitica prolungata in questi paesi”. La Tunisia vedeugualmente i suoi flussi di investimento diminuire tra il 2010e il 2011. Solo il Marocco registra un leggero rialzo dei suoiIde. L’UNCTAD chiama i paesi a rinforzare la liberalizzazionee la promozione degli investimenti, preoccupata delle nuovemisure politiche o regolamentari “che riguardinol’investimento internazionale”. Poiché, malgrado unabbassamento di tali misure nel 2011 in rapporto al 2010, ilrapporto indica che “sarebbe prematuro interpretare questaevoluzione come l’indicazione di una inversione di tendenzaosservata nel corso degli ultimi anni, andando verso unambiente politico e regolamentare più costringente”.Report

In Africa del Nord, gliinvestimenti già siaccasciano

Page 36: DevelopMed n. 28

n°28 lug­ago 2012 36

PALESTRAMEDITERRANEA"L’UE est contredite par ses pratiques"DevelopMed lancia una provocazione pubblicando la vocefuori campo di Michel Cermak, del Centro nazionale dicooperazione allo sviluppo (CNCD – 11.11.11), punto focaledel Social Watch in Belgio, sull’efficacia della politica Uenegli aiuti ai paesi coinvolti dalla Primavera araba.L’Ue sta negoziando accordi di libero scambio con quattropaesi arabi. Essa intende così apportare il suo sostegno allatransizione democratica in corso. Michel Cermak, del Centronazionale di cooperazione allo sviluppo (CNCD – 11.11.11),punto focale del Social Watch in Belgio (network di oltre 400organizzazioni non governative attive in oltre 60 paesi), èlontano dall’essere convinto dell’efficacia di questa politica.“Ciò dovrebbe essere fatto al minimo con una costituzionedella società civile”, dichiara.Riportiamo l’intervista a Cermak del quotidiano belga Metro.Lei dubita che la liberalizzazione degli scambi tra UE ei paesi arabi giovi a questi ultimi...Si dibatte da tempo sull’impatto positivo o negativo dellibero scambio sullo sviluppo. Senza cercare di chiuderequesto dibattito, bisogna però ricordare che si dispone dinumerosi esempi dove ciò non ha funzionato e questo perdiverse ragioni. Se prendiamo il caso della Cambogia, sivede che l’apertura unilaterale del mercato europeo cheavrebbe potuto essere una buona cosa, ha spinto societàoccidentali ad acquistare terre per coltivare ed esportarecanna da zucchero. Ciò non genera che un numero limitatodi posti di lavoro locali. E, al contrario, gli autoctoni hannoperso la terra che dava loro da vivere. Non si può dunqueaffermare che il libero scambio comporti automaticamenteeffetti positivi per la popolazione.C’è al contrario un automatico impatto negativo?Bisogna guardare caso per caso, ma non è meccanicamentenegativo, come del resto non lo è positivo. Il problema è chela Commissione europea prova a presentare la firma di taliaccordi come una risposta all’evoluzione che conoscono ilMarocco, l’Egitto, la Tunisia e la Giordania. Questi accordidevono essere negoziati con consultazione delle Ong eorganizzazioni sindacali. Si dice che queste popolazioni sonorappresentate dai loro governi, ma questo è più o menovero. La Tunisia non ha per il momento che un’Assembleacostituente.Cosa spinge questi paesi ad accettare da subito taliaccordi?I negoziatori di questi paesi sono effettivamente coscientidei problemi posti da tali accordi. Ma sono sotto pressionepoiché sanno che la Commissione europea negozia con paesiche sono loro concorrenti diretti. Si trovano dunque nellasituazione di accettare delle condizioni che trovano poco

Page 37: DevelopMed n. 28

n° 22 gennaio 2012 37

vantaggiose, temendo che sarebbe peggio non accettarle.Il sostegno portato dall'Unione europea non vi sembraadattato dunque?A seguito della Primavera araba, l’Ue ha iniziato a sostenerela richiesta di partecipazione politica, di dignità, di libertà edi nuovi impieghi.Essa sembra già contraddirsi dalle sue pratiche. Un primosegno di rispetto all’indomani delle rivoluzioni sarebbe diaspettare che un paese si doti di una Costituzione e di ungoverno di pieno esercizio prima di iniziare negoziati conloro.

Page 38: DevelopMed n. 28

n°28 lug­ago 2012 38

SEGNALAZIONIApprovato il progetto "Mediterranean Networking: step oneLampedusa"La Fondazione Anna Lindh approva il progetto presentatoper l'Azione Comune 2012­2013 della rete italiana dal titolo"Mediterranean Networking step one Lampedusa". Capofiladel progetto è Arci Nazionale e l'Istituto Paralleli, co­responsanbile della rete, è tra le associazioni partner.Le fasi del progetto sono tre:1. Supporto e partecipazione al Festival che si svolge aLampedusa dal titolo LampedusaInFestival ­ "The encounterwith the Other" ­ Festival of migration and recovery of oralhistory che si svolge dal 19 al 23 luglio.2. Organizzazione, con il supporto delle antenne regionali, disei appuntamenti regionali tematici (Piemonte, Sardegna,Veneto, Lazio, Campania, Marche) da ottobre 2012 amaggio 2013 ai quali saranno invitati i soci delle singoleregioni e non solo. I risultati di questi seminari diventerannomateria di riflessione per alcuni dei laboratori della fase 3.3. Organizzazione di quattro giorni di laboratori tematicinell'isola di Lampedusa nel mese di maggio 2013.L'appuntamento, aperto a tutti gli aderenti al progetto, ha lafinalità di costruire legami più stabili tra i soggetti aderentialla rete italiana della Fondazione, condividere buonepratiche e costruire una strategia condivisa sui temi legati amigrazioni, convivenza, dialogo tra culture.More info: [email protected]­vous économiques de la Méditerranée

MarseilleVIIIème édition des Rendez­vous Économiques de laMéditerranée, qui se déroulera le samedi 20 octobre, dans lecadre de la semaine économique de la Méditerranée, sur lethème « Nouveaux pouvoirs, nouveaux programmeséconomiques en Méditerranée».Les Rendez­vous de la Méditerranée sont organisés parl’Institut de la Méditerranée et le Cercle des économistes encoopération avec la Mission Interministérielle Union pour laMéditerranée, dans le cadre de la Semaine Economique dela Méditerranée de Marseille.1. Objectifs de la Conférence :­ Présenter les orientations de développement économiquedes nouveaux pouvoirs en Méditerranée.­ Évaluer la nature des changements institutionnels etdiscuter leur compatibilité avec les orientations retenues­ Examiner comment ces orientations répondent auxprincipaux défis que sont :* d’un point de vue économique l’équilibre générationnelet territorial (emploi des jeunes, développement rural etsécurité alimentaire, gestion du fait urbain), ledéveloppement des PME et des TPE, l’innovation ;

Page 39: DevelopMed n. 28

n° 22 gennaio 2012 39

* d’un point de vue sociétal : la participation despopulations aux décisions, les politiques de genre et la luttecontre la corruption.­ Faire des recommandations sur les actions à entreprendreau niveau régional, en particulier de la part de l’UE et desgrandes organisations internationales.­ Eclairer quelle peut être la participation de la coopérationdécentralisée.2. AudienceLa Conférence concerne les parties prenantes privées etpubliques des deux rives intéressées par l’après printempsarabe. Elle réunira quelque 350 participants autour d’unetrentaine d’intervenants, en particulier, les responsablespolitiques et administratifs concernés, les chercheursacadémiques du Cercle des Economistes, de l’Institut de laMéditerranée et du Femise, les entreprises, banques etorganismes patronaux des deux rives de la Méditerranée, lesexperts de la Commission Européenne et des grandesorganisations multilatérales en particulier la BEI, « laBanque Mondiale, le Centre de Marseille pour l’Intégrationen Méditerranée (CMI) » et l’OCEMO. Seront égalementinvités les nouveaux dirigeants qui ont été élus au Sud ainsique quelques représentants les plus en pointe desmouvements de la jeunesse.Des grands journalistes commentateurs de la pressenationale animeront les débats, les représentants desmédias euro méditerranéens étant conviés.Comme chaque année un déjeuner est offert au publicassistant inscrits sur le site internet des RV Med.Pour toute information supplémentaire, vous pouvezcontacter:Mme Shahla A. Lassus, s.lassus@ins­med.orgOu Mme Geneviève Desormière, [email protected] Mme Laetitia Clavel, laetitia.clavel@gl­events.comCoverex Egypt 2012

Il Cairo, 30/08/12­ 02/09/12Coverex est l'une des expositions spécialisées qui présenteles derniers produits, services, technologies, innovations ettendances du marché. Ce salon est considéré comme uneoccasion unique pour les fournisseurs et les producteurs deprésenter leurs produits et technologies à l'un des marchésles plus vitaux dans la région MENA.Coverex a été conçu pour faire face à la demande croissantede sols et murs suite à croissance récente de l'industrie de laconstruction en Egypte.Info

Page 40: DevelopMed n. 28

Con il sostegno di :www.paralleli.org

Rete Camerale Nord Ovest per ilMediterraneo

Le attività dell'Istituto Parallelisono sostenute da: