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IL CASO della coppia che aspetta due gemelli di qualcun altro: per scoprire la verità sarà comparato il profilo genetico Scambio di embrioni, si farà test Dna Due impianti ravvicinati forse alla base dell’errore all’ospedale Pertini di Roma GABRIELE SANTORO ROMA. Presto si saprà la verità sul caso dei presunti embrioni scambiati duran- te una procedura di fecondazione assi- stita all’ospedale Pertini di Roma: nel corso di una riunione-fiume tra la dire- zione della Asl, la commissione regiona- le d’inchiesta e gli esperti inviati dal mi- nistero della Salute si è deciso di proce- dere a una comparazione tra il Dna del- le quattro coppie che si sono sottoposte al trattamento lo scorso 4 dicembre al Pertini e il materiale genetico conserva- to al Sant’Anna di Roma. Lì dove, cioè, a seguito di una villocentesi, a una delle quattro coppie è stato detto di essere sì in dolce attesa di due gemelli, ma che essi non avevano nulla di geneticamen- te compatibile con loro. In sostanza: la donna era incinta dei gemelli di qualcun altro. «Questo test - ha affermato il diretto- re della Asl Roma B Vitaliano De Salazar - darà una risposta attendibile. Così di- cono i genetisti, come il professor Novel- li della commissione regionale. Chiede- vamo da molto tempo di poter effet- tuare questo test: già tra qualche giorno si potrà cominciare a capire cosa è suc- cesso, e questo dovrebbe riportare sere- nità». In sostanza la Asl ha contattato tutte le coppie coinvolte nella vicenda, e col via libera dell’avvocato Michele Am- brosini, legale della coppia che ha solle- vato il caso, si procederà ora a verificare se i villi coriali prelevati al terzo mese di gravidanza (cioè una parte della placen- ta che contiene informazioni genetiche sul feto) sono o meno compatibili con una delle altre tre coppie del 4 dicem- bre, nel qual caso, si riflette, l’ipotesi più plausibile è che al Pertini possa essere stato commesso un errore nella proce- dura, forse dovuto a una quasi omoni- mia di due delle coppie, forse al fatto che le pratiche sarebbero avvenute in tempi molto ravvicinati. In ogni caso le proce- dure nel Centro procreazione medical- mente assistita del Pertini saranno sot- toposte a verifica, come è stato concor- dato con gli ispettori del Ministero. Sulla vicenda dei presunti embrioni scambiati però non è neanche escluso che i villi risultino non compatibili con nessuna delle coppie in questione, e al- lora prenderebbe piede l’ipotesi che l’er- rore (come uno scambio di referti) pos- sa esser stato commesso invece al Cen- tro per la Tutela della Salute della Don- na e del Bambino «Sant’Anna». Una de- cisione, quella di procedere a questa ve- rifica, che non è stata affatto facile da raggiungere e che solo in serata è stato «I ginecologi si rimettono alla decisio- ne della Corte Costituzionale che per- metterà, anche in Italia, la fecondazione assistita eterologa e siamo pronti a dare il nostro contribuito per la stesura di nuove Linee guida», afferma il presiden- te della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO) Paolo Scollo, che ha inviato una lettera al ministero della Sa- lute e alla Conferenza Stato-Regioni. Ma urge fare presto: «La decisione della Consulta apre, infatti - spiega Scollo - una serie di domande che devono trova- re al più presto risposte». Si pone, innan- zitutto, la questione dell’anonimato del donatore: in alcune nazioni, per esem- pio, il donatore deve rimanere anonimo mentre in altre è lo Stato che informa un individuo, nato in provetta, sull’identità del padre naturale. Altra questione è quella relativa alla donazione di gameti: i ginecologi si chiedono se dovrà o me- no essere gratuita, e se lo sarà eventual- mente solo nei centri pubblici o anche in quelli privati. Si pongono pure questio- ni etiche e giuridiche, come il prevede- re se la donna possa o meno cambiare idea in merito alla gravidanza una volta effettuata la fecondazione eterologa. E il caso dell’ospedale Pertini di Roma ha acceso i riflettori anche sull’aspetto relativo alla sicurezza delle pratiche di fecondazione, tanto più in vista dell’ap- plicazione dell’eterologa. Un aspetto questo, tuttavia, che secondo gli esper- ti sarebbe già tutelato dalle regole attua- li, «se solo fossero applicate corretta- mente». possibile render nota: è servito raggiun- gere l’accordo tra i mille attori in campo, superando paure, resistenze, timori e diffidenze. «Gli esami - ha spiegato an- cora De Salazar - saranno effettuati con procedure non invasive e ripetibili. Sa- ranno svolti d’intesa tra la commissione della Asl RmB e il consulente della cop- pia». Che ieri ha riferito lo stato d’animo dei due futuri genitori: l’intenzione, ha affermato l’avvocato Ambrosini, è sem- pre quella di portare a termine la gravi- danza, ma «la signora è agitata, perché una situazione di questo genere crea ansie, paure e preoccupazioni. Chiede ri- servatezza: deve stare tranquilla per non mettere in pericolo la propria gravi- danza». Per ora di risarcimenti, se non proprio di denunce penali, non si parla: «In questo momento - ha detto ancora Ambrosini - è l’ultima delle nostre preoccupazioni. Aspettiamo gli esiti del- la commissione, ma credo che la cosa più giusta prima di parlare di risarci- menti sia aspettare la nascita dei bambi- ni». Intanto, dopo la bocciatura della leg- ge 40 da parte della Consulta, cresce il fronte di chiede subito delle nuove linee guida per regolamentare la fecondazio- ne eterologa in Italia. A sollecitarle con urgenza sono ginecologi e avvocati, sot- tolineando che la decisione della Corte Costituzionale pone una serie di que- stioni che devono essere chiarite e nor- mate, a partire da quale tipo di regola- mentazione prevedere per i donatori di gameti. UNA FASE DELLA TECNICA PER LA FECONDAZIONI ASSISTISTA ROMA. «Ma ora come faccio a sapere se questo bimbo è veramente mio figlio? ». Un dubbio, seppur illegittimo, che sfocia in una paura irrazionale: avere in grembo o avere cresciuto un bimbo che del proprio Dna ha ben poco. Il centralino del Sandro Pertini, l’ospedale romano al centro di un presunto scambio di embrioni avvenuto durante una fecondazione assistita, ieri mattina è stato preso d’assalto da decine di coppie che si sono rivolte al nosocomio per la fecondazione assistita e ora sono in attesa di un bimbo o hanno già avuto un figlio. Coppie spaventate dalla vicenda dello scambio di provette o di referti e che in sostanza ora vede una donna avere in grembo due gemelli di un uomo che non è suo marito. Tante e convulse le telefonate che l’ospedale ha dovuto fronteggiare cercando di dare indicazioni e rassicurazioni. L’unità di fisiopatologia per la riproduzione e la sterilità dell’ospedale Sandro Pertini ha operato in sostanza per dieci anni e ha permesso a centinaia di coppie di avere figli: aperta nel 2004 è stata chiusa nel dicembre scorso su decisione della Regione Lazio dopo la denuncia della coppia. L’ospedale intanto sta effettuando una serie di accertamenti per verificare l’esattezza degli esami eseguiti dalla coppia di genitori dei due gemelli che ha denunciato il caso, verifiche che la struttura vuole fare accuratamente ma anche rapidamente per «tranquillizzare tutte le coppie che si sono rivolte al nostro centro». Il timore è che a giorni, se la psicosi del «figlio di chi» si propagherà, l’ospedale potrebbe essere subissato di richieste di esami del Dna. Tutti test che l’ospedale ha il dovere, anche etico, di garantire e infatti assicura: «saranno garantiti i test del Dna a chi ne farà richiesta». Ora cresce la psicosi Tanti chiedono le analisi I DUBBI Il legale della coppia valuta la possibilità di chiedere i danni. Ma prima la donna vuole portare a termine la gravidanza. Intanto ginecologi e avvocati chiedono le nuove linee guida per la feconda- zione eterologa

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IL CASO della coppia che aspetta due gemelli di qualcun altro: per scoprire la verità sarà comparato il profilo genetico

Scambio di embrioni, si farà test DnaDue impianti ravvicinati forse alla base dell’errore all’ospedale Pertini di RomaGABRIELE SANTORO

ROMA. Presto si saprà la verità sul casodei presunti embrioni scambiati duran-te una procedura di fecondazione assi-stita all’ospedale Pertini di Roma: nelcorso di una riunione-fiume tra la dire-zione della Asl, la commissione regiona-le d’inchiesta e gli esperti inviati dal mi-nistero della Salute si è deciso di proce-dere a una comparazione tra il Dna del-le quattro coppie che si sono sottoposteal trattamento lo scorso 4 dicembre alPertini e il materiale genetico conserva-to al Sant’Anna di Roma. Lì dove, cioè, aseguito di una villocentesi, a una dellequattro coppie è stato detto di essere sìin dolce attesa di due gemelli, ma cheessi non avevano nulla di geneticamen-te compatibile con loro. In sostanza: ladonna era incinta dei gemelli di qualcunaltro.

«Questo test - ha affermato il diretto-re della Asl Roma B Vitaliano De Salazar- darà una risposta attendibile. Così di-cono i genetisti, come il professor Novel-li della commissione regionale. Chiede-vamo da molto tempo di poter effet-tuare questo test: già tra qualche giornosi potrà cominciare a capire cosa è suc-cesso, e questo dovrebbe riportare sere-nità». In sostanza la Asl ha contattatotutte le coppie coinvolte nella vicenda, ecol via libera dell’avvocato Michele Am-brosini, legale della coppia che ha solle-vato il caso, si procederà ora a verificarese i villi coriali prelevati al terzo mese digravidanza (cioè una parte della placen-ta che contiene informazioni genetichesul feto) sono o meno compatibili conuna delle altre tre coppie del 4 dicem-bre, nel qual caso, si riflette, l’ipotesi piùplausibile è che al Pertini possa esserestato commesso un errore nella proce-dura, forse dovuto a una quasi omoni-mia di due delle coppie, forse al fatto chele pratiche sarebbero avvenute in tempimolto ravvicinati. In ogni caso le proce-dure nel Centro procreazione medical-mente assistita del Pertini saranno sot-toposte a verifica, come è stato concor-dato con gli ispettori del Ministero.

Sulla vicenda dei presunti embrioniscambiati però non è neanche esclusoche i villi risultino non compatibili connessuna delle coppie in questione, e al-lora prenderebbe piede l’ipotesi che l’er-rore (come uno scambio di referti) pos-sa esser stato commesso invece al Cen-tro per la Tutela della Salute della Don-na e del Bambino «Sant’Anna». Una de-cisione, quella di procedere a questa ve-rifica, che non è stata affatto facile daraggiungere e che solo in serata è stato

«I ginecologi si rimettono alla decisio-ne della Corte Costituzionale che per-metterà, anche in Italia, la fecondazioneassistita eterologa e siamo pronti a dareil nostro contribuito per la stesura dinuove Linee guida», afferma il presiden-te della Società Italiana di Ginecologia eOstetricia (SIGO) Paolo Scollo, che hainviato una lettera al ministero della Sa-lute e alla Conferenza Stato-Regioni. Maurge fare presto: «La decisione dellaConsulta apre, infatti - spiega Scollo -una serie di domande che devono trova-re al più presto risposte». Si pone, innan-zitutto, la questione dell’anonimato deldonatore: in alcune nazioni, per esem-pio, il donatore deve rimanere anonimomentre in altre è lo Stato che informa unindividuo, nato in provetta, sull’identitàdel padre naturale. Altra questione èquella relativa alla donazione di gameti:i ginecologi si chiedono se dovrà o me-no essere gratuita, e se lo sarà eventual-mente solo nei centri pubblici o anche inquelli privati. Si pongono pure questio-ni etiche e giuridiche, come il prevede-re se la donna possa o meno cambiareidea in merito alla gravidanza una voltaeffettuata la fecondazione eterologa.

E il caso dell’ospedale Pertini di Romaha acceso i riflettori anche sull’aspettorelativo alla sicurezza delle pratiche difecondazione, tanto più in vista dell’ap-plicazione dell’eterologa. Un aspettoquesto, tuttavia, che secondo gli esper-ti sarebbe già tutelato dalle regole attua-li, «se solo fossero applicate corretta-mente».

possibile render nota: è servito raggiun-gere l’accordo tra i mille attori in campo,superando paure, resistenze, timori ediffidenze. «Gli esami - ha spiegato an-cora De Salazar - saranno effettuati conprocedure non invasive e ripetibili. Sa-ranno svolti d’intesa tra la commissionedella Asl RmB e il consulente della cop-pia». Che ieri ha riferito lo stato d’animodei due futuri genitori: l’intenzione, haaffermato l’avvocato Ambrosini, è sem-pre quella di portare a termine la gravi-danza, ma «la signora è agitata, perchéuna situazione di questo genere creaansie, paure e preoccupazioni. Chiede ri-servatezza: deve stare tranquilla pernon mettere in pericolo la propria gravi-danza». Per ora di risarcimenti, se nonproprio di denunce penali, non si parla:«In questo momento - ha detto ancoraAmbrosini - è l’ultima delle nostrepreoccupazioni. Aspettiamo gli esiti del-la commissione, ma credo che la cosapiù giusta prima di parlare di risarci-menti sia aspettare la nascita dei bambi-ni».

Intanto, dopo la bocciatura della leg-ge 40 da parte della Consulta, cresce ilfronte di chiede subito delle nuove lineeguida per regolamentare la fecondazio-ne eterologa in Italia. A sollecitarle conurgenza sono ginecologi e avvocati, sot-tolineando che la decisione della CorteCostituzionale pone una serie di que-stioni che devono essere chiarite e nor-mate, a partire da quale tipo di regola-mentazione prevedere per i donatori digameti.

UNA FASE DELLA TECNICA PER LA FECONDAZIONI ASSISTISTA

ROMA. «Ma ora come faccio a saperese questo bimbo è veramente miofiglio? ». Un dubbio, seppurillegittimo, che sfocia in una paurairrazionale: avere in grembo o averecresciuto un bimbo che del proprioDna ha ben poco. Il centralino delSandro Pertini, l’ospedale romanoal centro di un presunto scambio diembrioni avvenuto durante unafecondazione assistita, ieri mattina èstato preso d’assalto da decine dicoppie che si sono rivolte alnosocomio per la fecondazioneassistita e ora sono in attesa di unbimbo o hanno già avuto un figlio.Coppie spaventate dalla vicendadello scambio di provette o di refertie che in sostanza ora vede unadonna avere in grembo due gemellidi un uomo che non è suo marito.Tante e convulse le telefonate chel’ospedale ha dovuto fronteggiarecercando di dare indicazioni erassicurazioni. L’unità difisiopatologia per la riproduzione ela sterilità dell’ospedale SandroPertini ha operato in sostanza perdieci anni e ha permesso a centinaiadi coppie di avere figli: aperta nel2004 è stata chiusa nel dicembrescorso su decisione della RegioneLazio dopo la denuncia della coppia.L’ospedale intanto sta effettuandouna serie di accertamenti perverificare l’esattezza degli esamieseguiti dalla coppia di genitori deidue gemelli che ha denunciato ilcaso, verifiche che la struttura vuolefare accuratamente ma ancherapidamente per «tranquillizzaretutte le coppie che si sono rivolte alnostro centro». Il timore è che agiorni, se la psicosi del «figlio di chi»si propagherà, l’ospedale potrebbeessere subissato di richieste di esamidel Dna. Tutti test che l’ospedale hail dovere, anche etico, di garantire einfatti assicura: «saranno garantiti itest del Dna a chi ne farà richiesta».

Ora crescela psicosiTanti chiedonole analisi

I DUBBI

Il legaledella coppiavaluta lapossibilitàdi chiedere idanni. Maprima ladonnavuoleportare atermine lagravidanza.Intantoginecologie avvocatichiedono lenuove lineeguida per lafeconda-zioneeterologa

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Martedì 15 APRILE 2014

Spesa sanitaria e crisi economica. Ocse certifica la stagnazione. Dal 2010 crescita lumaca Fino al 2008 la spesa tra i Paesi membri cresceva ad una media del 5% oggi a fatica arriva all’1%. A calare è soprattutto la contribuzione pubblica. “Serve approccio anticiclico alla spesa pubblica per mantenere livello servizi in un momento di crescente domanda”. E su ulteriori tagli avverte: “Se non appropriati possono introdurre nuove forme di inefficienza”. IL WORKING PAPER La crescita della spesa sanitaria nei Paesi Ocse si è arrestata. Lo certifica la stessa organizzazione in un working paper Health Spending Continues to Stagnate in Many OECD Countries curato dall’analista David Morgan e dall’economista Roberto Astolfi, di aggiornamento sull’evoluzione e le tendenze della spesa sanitaria nei Paesi membri che certifica come nel 2010 si sia toccata la crescita zero, ma come anche nel 2011 (+0,5%) e nel 2012 (le prime stime parlano di un +1,4%), seppur con il segno più, gli incrementi siano stati modesti. Sembrano ormai lontani i tempi in cui (tra il 2000 e il 2009 per esempio) il tasso di crescita medio era del 5% all’anno. Ma ciò che più evidenzia il documento è come tutto ciò sia avvenuto in maniera difforme tra i vari Stati. E soprattutto in Europa con i ‘Piigs’ a farla da padrone La causa principale secondo lo studio è la crisi economica iniziata nel 2008 che ha portato numerosi stati a tagliare la spesa pubblica. Un dato evidente se si raffronta la spesa media per la Salute sul Pil dei Paesi Ocse che era al 9,6% nel 2009 ed è scesa al 9,3% nel 2011. Una frenata generale, ma che ha coinvolto tutti i Paese tranne Israele e la Corea del Sud. Ma i più toccati sono stati gli Stati europei più colpiti dalla crisi. (Grecia, Portogallo, Irlanda, Spagna, Islanda). Per l’Italia si evidenzia come i tagli siano iniziati dal 2011 e viene certificata una crescita zero. Entrando nel dettaglio il rapporto evidenzia come nel 2011 nei Paesi Ocse la spesa pubblica per la sanità è rimasta al palo rispetto all’anno precedente, mentre è cresciuta del 2,5% la spesa privata per assicurazioni e dell’1,4% la spesa dei cittadini. Ma dove stanno tagliando i Paesi? Il rapporto evidenzia come le riduzioni maggiori siano su: farmaci, prevenzione e salute pubblica. Inoltre il rapporto sottolinea come tra le misure di taglio maggiormente usate vi siano stati la riduzione dei letti ospedalieri, del personale e l’aumento dei ticket. Il working paper non analizza gli effetti a breve e a lungo termine relativi alla profondità e alla velocità dei tagli alla spesa pubblica sullo stato di salute e gli esiti della popolazione. Ma tuttavia, l’Ocse ricorda come la riduzione della spesa pubblica per la sanità in risposta ad un deterioramento fiscale giungono in un momento in cui la domanda di servizi sanitari tende a salire. Pertanto “può peggiorare la situazione non avendo aree di inefficienza bersaglio, e i tagli non appropriati possono introdurre nuove forme di inefficienza”. Inoltre è stato sottolineato che i tagli dovrebbero essere fatti quando “è chiaro che tale riduzione di bilancio non minaccia l'accesso della popolazione ai servizi necessari . Vi è una forte necessità di un approccio anticiclico alla spesa pubblica, al fine di mantenere la prestazione di servizi in un momento

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di crescente domanda, che a sua volta richiede politiche fiscali ed economiche responsabili durante i periodi di sviluppo economico la crescita”.

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DROGHE: STUDIO, DA USO OCCASIONALE MARIJUANA ANOMALIE CEREBRALI

(AGI) - Washington, 16 apr. - I giovani che fumano marijuana, anche occasionalmente, rischiano danni al cervello nelle aree legate alla motivazione e all'emozione: e' quanto emerge da uno studio pubblicato dal 'Journal of Neuroscience', diverso dai precedenti perche' nel passato ci si e' spesso concentrati sui consumatori abituali di cannabis. Lo studio, che ha visto lavorare insieme ricercatori della scuola di medicina della Northwestern University, il Massachusetts General Hospital e l'Harvard Medical School, ha mostrato una correlazione diretta tra il numero di volte che gli utenti hanno fumato e le anomalie nel cervello. In particolare la ricerca, che per stessa ammissione degli autori deve essere ancora approfondita, evidenzia mutamenti al nucleo accumbens e all'amigdala, le regioni del cervello che sono fondamentali per la regolazione delle emozioni e delle motivazioni. "La nostra ipotesi e' che questi cambiamenti possano essere un segno precoce di quello che piu' tardi si manifesta come una situazione in cui manca la motivazione, in cui la persona non si concentra sui suoi obiettivi", spiega uno degli autori, Hans Beiter, docente di psichiatria e scienze comportamentali alla Northwestern University. La ricerca -che e' stata in parte finanziata dal National Institute on Drug Abuse e dall'Ufficio Nazionale per le Politiche di Controllo della Droga della Casa Bianca- coincide con una fase in cui negli Stati Uniti l'accesso alla droga, che pur rimane illegale a livello federale, e' piu' facile: nel 2012 infatti nello Stato di Washington e in quello del Colorado si e' votato a favore della legalizzazione della marijuana per uso ricreativo.

http://scm.agi.it/index.phtml 

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Autismo: un cane può aiutare I genitori di bambini autistici dovrebbero prendere in seria considerazione l’adozione di un cane da compagnia per il proprio figlio. A giovarne è la possibilità di socializzazione con il mondo che li circonda e non solo

Scegliere di prendere in adozione un cane non è affatto semplice. Non si tratta di un giocattolo e ci vogliono tempo e spazio da dedicargli: un animale domestico ha bisogno di cure, compagni e amore. La scelta poi diviene ancora più difficile quando si hanno bambini con qualche problema di salute, tra cui anche l’autismo. Tuttavia, secondo un ricercatore dell’Università del Missouri (MU), le famiglie con un bambino autistico che possiedono un cane sembrano ottenere molti benefici in termini di benessere. Tra questi c’è un netto miglioramento della gestione dello stress e un aumento delle responsabilità da parte del piccolo. «I bambini con disturbi dello spettro autistico spesso lottano con l’interazione con gli altri, questo può causare difficoltà nel riuscire ad avere amicizie – spiega Gretchen Carlisle, ricercatore presso il Centro di Ricerca Interazione Uomo-Animale (ReCHAI) nel MU College di Medicina Veterinaria – I bambini con autismo possono beneficiare soprattutto dell’interazione con i cani, che possono fornire amore incondizionato, non giudicante, e compagnia». Per arrivare a tali conclusioni, Carlisle ha intervistato settanta genitori di bambini affetti da autismo. Due terzi di loro possedeva un cane. Di questi, il 94% ha riferito che i loro figli autistici stavano quasi sempre insieme al proprio cane. Le famiglie restanti, che non possedevano animali, hanno dichiarato (il 70%) che i loro figli amavano stare insieme ai cani. Molti genitori che avevano cani in casa hanno detto di aver fatto questa scelta perché si erano resi conto dei benefici che ottenevano i propri figli. «I cani possono aiutare i bambini con autismo, agendo come lubrificante sociale – continua Carlisle – Per esempio, i bambini con autismo possono avere difficoltà a interagire con gli altri bambini del quartiere. Se i bambini con autismo invitano i loro coetanei a giocare con i loro cani, poi i cani possono servire come ponti per aiutare i bambini con autismo a comunicare con i loro coetanei». Per questo motivo, secondo l’autore dello studio, è importante che i genitori si rendano conto dell’importanza di avere un animale da compagnia in casa ai fini della socializzazione del proprio figlio. «Portare un cane in una famiglia è un grande passo, ma per le famiglie di bambini con autismo,

possedere un cane dovrebbe essere una decisione che va presa molto sul serio – afferma Carlisle – Se un bambino con autismo è sensibile ai rumori forti, la scelta di un cane che abbaia molto non fornirà la migliore corrispondenza per il bambino e la famiglia. Se il bambino è sensibile al tocco, forse un cane con una pelliccia morbida, come un barboncino, sarebbe meglio di un cane con un pelo duro o ruvido, come un terrier». Carlisle raccomanda ai genitori di coinvolgere i loro figli con autismo quando debbano scegliere un cane. «Molti bambini con autismo conoscono le qualità che vogliono in un cane. Se i genitori riescono a coinvolgere i propri figli nella scelta dei cani per le loro famiglie, c’è una maggiore probabilità che i bambini abbiano esperienze positive con gli animali quando vengono portati a casa». Lo studio è stato rivolto esclusivamente al possesso di un cane, tuttavia Carlisle pensa che vi sia la possibilità che anche con altri animali domestici si possa ottenere lo stesso beneficio. «I cani possono essere meglio per alcune famiglie, anche se altri animali domestici come gatti, cavalli o conigli potrebbero essere più adatti ad altri bambini con autismo e le loro particolari sensibilità e interessi», conclude Carlisle. «Questa ricerca aggiunge credibilità scientifica sui benefici dell’interazione uomo-animale. […] Ci aiuta a capire il ruolo degli animali da compagnia nel migliorare la vita dei bambini con autismo e aiuta i professionisti sanitari a imparare a guidare meglio le famiglie nella scelta di animali per le loro famiglie», commenta Rebecca Johnson, professoressa al MU College di Medicina Veterinaria, Direttore di ReCHAI e Millsap, docente di infermieristica gerontologica presso il Sinclair School of Nursing MU. Lo studio è stato pubblicato sul Journal of Pediatric Nursing con il titolo “Pet Dog Ownership Decisions for Parents of Children With Autism Spectrum Disorder”.

http://www.lastampa.it/2014/04/16/scienza/benessere/autismo‐un‐cane‐pu‐aiutare‐

BsyK2eDAyX116OrhuAid9J/pagina.html