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David Bowie (1947–2016) è stato un can- tautore, polistrumentista, attore, produttore discografico e pittore inglese. Traduzione di Cristian Caira € 24,00 pp. 488 IN LIBRERIA DAL 13 OTTOBRE David Bowie SONO L’UOMO DELLE STELLE Vita, arte e leggenda dell’ultima icona pop «There’s a starman waiting in the sky He’d like to come and meet us But he thinks he’d blow our minds...» Sono l’uomo delle stelle raccoglie – insieme a fondamentali con- tributi critici apparsi sulle maggiori riviste musicali inglesi e ame- ricane – le interviste rilasciate nel corso di 35 anni di carriera. È la travolgente confessione della vita, dell’arte e del pensiero che hanno generato una delle avventure più intense della storia del rock. David Bowie androgino e magnetico, nell’abito elegante del Duca Bianco. Ziggy Stardust e la tuta spaziale stretta sul corpo scavato. Aladdin Sane, elettrico e diafano, l’occhio acceso da un fulmine scarlatto. David Bowie a Berlino, in fuga dalla cocaina, alla ricer- ca del suono del futuro. David Bowie e il detective Nathan Adler. David Bowie Rainbowman, David Bowie Pierrot. David Bowie The Prettiest Star, David Bowie The Black Star, polvere di stelle inaf- ferrabile e iridescente. David Bowie non è mai stato uguale a se stesso. Ha cantato il cambiamento in Changes, profezia del suo incessante mutare, e l’ha messo in atto per tutta la vita, fuggendo dalla noia della ri- petizione, esplorando percorsi sempre nuovi, facendo del proprio corpo e della propria musica i protagonisti di un’arte performativa e sonora. Ha dato voce all’odissea malinconica di un astronauta perduto nello spazio, e all’eroismo quotidiano all’ombra del muro di Berlino. È stato l’inventore del glam rock, il padre nobile della new wave, ha spaziato dalle sonorità acustiche degli anni sessan- ta alla musica elettronica, dal funky al soul. Ha stretto amicizie e collaborazioni con Brian Eno e Mick Jagger, Iggy Pop e John Len- non, Lou Reed e Freddie Mercury. Attraverso la sua voce, fra i mille travestimenti, David Bowie sve- la le insicurezze, il coraggio, i fallimenti e le scintille creative da cui sono scaturiti i capolavori che hanno cambiato per sempre il destino della musica. E mette a nudo i segreti di un artista che ha brillato della luce pulsante delle stelle.

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David Bowie (1947–2016) è stato un can-tautore, polistrumentista, attore, produttore discografico e pittore inglese.

Traduzione di Cristian Caira

€ 24,00pp. 488

In lIBrerIa Dal 13 ottoBre

David BowieSono l’uomo delle StelleVita, arte e leggenda dell’ultima icona pop

«There’s a starman waiting in the sky He’d like to come and meet usBut he thinks he’d blow our minds...»

Sono l’uomo delle stelle raccoglie – insieme a fondamentali con-tributi critici apparsi sulle maggiori riviste musicali inglesi e ame-ricane – le interviste rilasciate nel corso di 35 anni di carriera. È la travolgente confessione della vita, dell’arte e del pensiero che hanno generato una delle avventure più intense della storia del rock. David Bowie androgino e magnetico, nell’abito elegante del Duca Bianco. Ziggy Stardust e la tuta spaziale stretta sul corpo scavato. Aladdin Sane, elettrico e diafano, l’occhio acceso da un fulmine scarlatto. David Bowie a Berlino, in fuga dalla cocaina, alla ricer-ca del suono del futuro. David Bowie e il detective Nathan Adler. David Bowie Rainbowman, David Bowie Pierrot. David Bowie The Prettiest Star, David Bowie The Black Star, polvere di stelle inaf-ferrabile e iridescente.David Bowie non è mai stato uguale a se stesso. Ha cantato il cambiamento in Changes, profezia del suo incessante mutare, e l’ha messo in atto per tutta la vita, fuggendo dalla noia della ri-petizione, esplorando percorsi sempre nuovi, facendo del proprio corpo e della propria musica i protagonisti di un’arte performativa e sonora. Ha dato voce all’odissea malinconica di un astronauta perduto nello spazio, e all’eroismo quotidiano all’ombra del muro di Berlino. È stato l’inventore del glam rock, il padre nobile della new wave, ha spaziato dalle sonorità acustiche degli anni sessan-ta alla musica elettronica, dal funky al soul. Ha stretto amicizie e collaborazioni con Brian Eno e Mick Jagger, Iggy Pop e John Len-non, Lou Reed e Freddie Mercury.Attraverso la sua voce, fra i mille travestimenti, David Bowie sve-la le insicurezze, il coraggio, i fallimenti e le scintille creative da cui sono scaturiti i capolavori che hanno cambiato per sempre il destino della musica. E mette a nudo i segreti di un artista che ha brillato della luce pulsante delle stelle.

nicola Carone è psicologo e dottorando di ricerca in Psicologia sociale, dello sviluppo e ricerca educativa presso la Sapienza Universi-tà di Roma. Nel 2016 è stato visiting scholar presso il Centre for Family Research dell’U-niversità di Cambridge diretto da Susan Go-lombok. Insieme a Vittorio Lingiardi è autore di pubblicazioni nazionali e internazionali sui temi relativi all’omogenitorialità e alla procre-azione medicalmente assistita.

€ 21,00pp. 200

In lIBrerIa Dal 13 ottoBre

Nicola CaroneIn orIgIne è Il donoDonatori e portatrici nell’immaginario delle famiglie omogenitorialiNegli ultimi quarant’anni il panorama della genitorialità si è de-clinato in combinazioni sempre più complesse e la riproduzione (etero)sessuale è diventata una tra le molte possibilità per avere figli. Questo cambiamento, già sancito dal sistema delle adozioni, è stato reso ancora più manifesto dagli sviluppi delle biotecno-logie e dall’omogenitorialità. Tuttavia, per quanto le tecniche di procreazione medicalmente assistita consentano di diventare ge-nitori senza il vincolo dell’accoppiamento sessuale, è impossibile non fare i conti con la differenza tra i sessi e il ruolo che questa ha nella riproduzione e nel tema della propria origine, così stret-tamente legato a quello dell’identità. «E l’affetto immenso, per un dono da straniera mano?» doman-da Edipo al Messaggero. Quando il dono del seme, dell’ovulo o dell’utero sono all’origine della filiazione, quali pensieri, affetti e immagini i genitori gay e lesbiche maturano verso i donatori e le donatrici di gameti e verso la portatrice? Possiamo parlare di «dono» se è prevista una ricompensa economica? E qual è il de-stino delle identificazioni sessuali se vengono a mancare le figure «concrete» del padre e della madre e la figura simbolica dell’ac-coppiamento sessuale maschio-femmina? In origine è il dono racconta e chiarisce, approfondendoli, i risul-tati di anni di ricerche sulla genitorialità tramite procreazione as-sistita – argomento di numerosi dibattiti, di cui però molti e molte hanno ancora una conoscenza approssimativa – e interroga sul campo le esperienze di coloro che hanno vissuto in prima persona questa nuova e sorprendente possibilità: la presenza/assenza di un «terzo» nella propria vita, l’introduzione di un estraneo ne-cessario al concepimento che, donando la propria biologia, aiuta a creare una nuova famiglia, entrando a far parte, in alcuni casi, della sua storia affettiva. Nicola Carone mette in dialogo medicina e psicologia, sociologia e mito, dando vita a un’indagine rigorosa che approfondisce scientificamente ciò che troppo spesso è affi-dato a conoscenze superficiali e a reazioni ideologiche e viscerali.

Piero De Martini è nato a Milano, dove vive e lavora, nel 1939. Architetto e designer per professione, musicologo e pianista per passio-ne. Nel 2009 ha pubblicato con Bruno Mon-dadori Il conservatorio delle Alpi. Il coro della Sat: storia, documenti, testimonianze, in cui ha trattato gli scritti di Massimo Mila e Mozart a Praga.

€ 22,00pp. 240

In lIBrerIa Dal 13 ottoBre

Piero De MartiniChopInLe estati a NohantChopin è sinonimo di pianoforte. Nato in Polonia nel 1810, si trasferisce prima a Vienna e poi a Parigi, dove guadagna subito grande fama, frequenta i migliori salotti della città e artisti come Mendelssohn, Liszt, Bellini e Delacroix. Se la maggior parte delle biografie che gli sono state dedicate lo vedono muoversi sullo sfondo della Ville Lumière, tra queste pagine Piero De Martini mette a fuoco la personalità del musicista ripercorrendo la vita, la produzione musicale e la celebre storia d’amore con George Sand, accompagnando il lettore in uno scenario fatato, tra le casupole e i parchi di Nohant: il piccolo villaggio – a trenta ora di carrozza da Parigi – dove la coppia di amanti trascorreva le estati. Proprio a Nohant, infatti, sono nate – tra il 1839 e il 1846 –, le sue com-posizioni più importanti: a partire dalla Sonata op. 35 passando per scherzi, ballate, improvvisi, notturni, valzer, polacche, mazur-che, la Fantasia op. 49, la Barcarola op. 60 e la Berceuse op.75, fino alla Sonata op. 65, ultimo capolavoro lì terminato e ultima composizione di cui curò l’edizione. Questa biografia inedita con-tribuisce ad arricchire l’immagine di uno straordinario musicista, troppo spesso vittima di stereotipi che non gli rendono ancora oggi pienamente giustizia, cogliendone aspetti mai sufficiente-mente indagati.

lisa randall, fisica teorica e cosmologa, è Frank B. Baird, Jr. Professor of Science alla Harvard University. È autrice di Passaggi curvi (il Saggiatore, 2006) e Bussando alle porte del cielo (il Saggiatore, 2013).

Traduzione di Giovanni Malafarina

€ 26,00pp. 432

In lIBrerIa Dal 20 ottoBre

Lisa Randalll’unIverSo InvISIbIleDalla scomparsa dei dinosauri alla materia oscura

Le imprevedibili connessioni del nostro mondo

L’Universo ha 13,8 miliardi di anni. Da quando si è formata, la Terra ha compiuto intorno al Sole quattro miliardi e mezzo di or-bite. È un tempo impensabile, un tempo infinito. Un tempo che gli esseri umani non hanno occupato che per la più piccola delle frazioni. Eppure, da quando siamo comparsi sulla faccia del piane-ta, da quando abbiamo iniziato ad accendere i fuochi per tenere a bada la notte, non abbiamo mai smesso di alzare gli occhi alla volta senza confini. A meravigliarci per tutto quell’infinito sopra di noi, per tutto quello che non possiamo vedere.È all’Universo invisibile che Lisa Randall dedica questo libro che al rigore scientifico coniuga il senso meraviglioso dell’avventura: che cos’è la materia oscura che sappiamo esistere e che pure non riusciamo a individuare? Che influenza esercitano comete, galassie, buchi neri sulla nostra vita di tutti i giorni? Il cosmo e la Terra, se indagati con intelligenza e visionarietà acuminata, rive-lano connessioni sorprendenti; connessioni che possono gettare nuova luce su eventi dei quali pensavamo di sapere ormai tutto, come l’improvvisa scomparsa dei dinosauri che un tempo domi-navano il mondo. Mosso dall’inesauribile curiosità propria della nostra specie – la stessa curiosità che ci ha spinto a sbarcare sulla Luna, a inviare sonde su Giove, a perlustrare la superficie di Marte –, L’Universo invisibile ci conduce in un viaggio sorprendente al di là dei confini della nostra conoscenza, in quella vasta distesa di buio che fino a pochi anni fa credevamo imperscrutabile ma che, suggerisce Lisa Randall, può essere illuminata dalla più improbabile delle fonti: la genialità umana.

Piero Camporesi (Forlì 1926 – Bologna 1997) è stato un filologo, storico e antropologo ita-liano. Ha insegnato Letteratura italiana all’U-niversità di Bologna. Tra i saggisti italiani più conosciuti al mondo, i suoi libri sono stati tra-dotti nei principali paesi europei, negli Stati Uniti, in Brasile e in Giappone. Il Saggiatore ha pubblicato Il pane selvaggio (2016).

€ 22,00pp. 222

In lIBrerIa Dal 20 ottoBre

Piero Camporesile belle ContradeNascita del paesaggio italianoCon Le belle contrade, un classico che il Saggiatore pubblica con una nuova prefazione di Giorgio Boatti, prosegue il progetto di ri-pubblicazione del corpus delle opere di Camporesi, avviato dal Pa-ne selvaggio, rendendo al pubblico un altro grande capitolo della ricostruzione della sensibilità comune nella transizione dall’età premoderna al contemporaneo. La meraviglia per la bellezza di un panorama è impensabile per gli uomini del Quattro e Cinquecento: il loro occhio coglie più la concretezza ambientale e la realtà della geografia umana che l’in-canto estetico. È un’Italia, la loro, di cose e di genti, di mestieri e di antimestieri, di affari e di malaffari, una lunga sfilata di oggetti, manufatti, prodotti, attività, messa a fuoco e identificata non dal nobile senso della vista ma da quelli più popolari del tatto, del gusto, dell’olfatto. L’acquisizione culturale del paesaggio nasce in seguito, lentamente e faticosamente, e così la contemplazione disinteressata per gli ineffabili piaceri dello spirito, giustificate o indebite rêveries da consumare in morbidi circuiti suggestivi, per-fino momenti di ascesi e alta meditazione religiosa.Piero Camporesi, servendosi di una ricca messe di fonti letterarie tardomedievali, umanistiche e rinascimentali, e con la consue-ta inventività di scrittura, racconta come nasce l’attenzione per l’ambiente e come cambia la percezione del paesaggio in età pre-moderna. Il mare, da superba e minacciosa distesa, si trasforma in amena e talvolta sensuale località per la villeggiatura; la pro-mozione borghese della montagna – coadiuvata dall’estetica del sublime – fa di quell’aspra verticalità un requisito fondamentale per l’elevazione dello spirito e per l’esame della fragilità umana. Se un tempo chi doveva affrontare la necessaria ma non desi-derata avventura di un viaggio entrava nelle chiese dell’alacre e produttiva Milano, di Firenze la bella o della studiosa Bologna per devozione di pellegrino, il turista dell’Otto e Novecento lo fa per vedere la magnificenza delle città italiane: solo allora l’impero dei sensi che ha nell’occhio il suo fondatore può considerarsi creato.

Giovanni Giudici (1924-2011) è stato un poeta e giornalista italiano. Ha vinto diversi premi, tra cui il Viareggio, il Librex-Montale, il Bagutta e il Puškin.

€ 15,00pp. 128

In lIBrerIa Dal 20 ottoBre

Giovanni GiudiciSalutzpoesieDopo Milo De Angelis, Osip Mandel’štam, Franco Fortini ed Emily Dickinson, il Saggiatore prosegue nella sua attenta ricognizione della poesia del Novecento e riporta in libreria una delle opere più significative di Giovanni Giudici, uno dei maggiori autori lirici della nostra contemporaneità. Salutz – che il Saggiatore ripropone con un prezioso scritto di Gio-vanni Raboni – segna un punto di svolta non solo per il suo au-tore, ma per la letteratura italiana degli ultimi trent’anni. Percor-sa da momenti di lirismo di ineguagliato splendore, da un senso della fragilità umana vissuta come colpa e solo a tratti riscattata dalla poesia, quest’opera dalla bellezza cupa e luminosa rivela fin dal titolo il suo valore di congedo. È il testamento sotto forma di poema amoroso in cui Giovanni Giudici, avvicinandosi all’ultima stagione della sua vita, giunse a chiedersi: «Se si troncasse il filo di futile bava / Che tiene appesa questa vita di ragno / Cosa sare-te voi / Oggetti che sapevate il caldo della mia mano?».Salutz è poema della frattura e dell’ascesi, canto lirico di un amo-re che è insieme salvezza e violenza, innalzamento ed eros. È un canzoniere che ha impegnato il poeta per oltre un biennio: un’opera che rappresenta al meglio l’alta suggestione della sua scrittura, e in qualche modo anomala, perché ricca di affascinanti cadenze dell’antica poesia provenzale, frutto di una incessante ri-cerca testuale, sintattica, stilistica, metrica e lessicale. Testimone esemplare del nostro tempo, con questi versi Giovanni Giudici è ancora capace di illuminare e corrodere tutti i dettagli del quoti-diano, attraverso uno sguardo inconfondibile, penetrante, ironico e allucinato.

enrico Sibilla è nato a Milano nel 1969. È tra-duttore, paroliere e autore per la radio, la te-levisione e il web. Questo è il suo primo libro.

€ 21,00pp. 200

In lIBrerIa Dal 27 ottoBre

Enrico SibillaIl lIbro deI bambInI SolIChiunque è stato un bambino solo. Sono stati vissuti attimi ver-ticali, sotto un sole abbacinante o in una tenebra incerta, in cui il mondo ha assunto una prospettiva radicale, colpendo come un fato i piccoli cuccioli di uomo, questi antesignani degli adulti che con gli adulti non hanno nulla a che fare, poiché la loro natura è più angelica e demonica che umana. Gli attimi decisivi dell’infan-zia hanno iscritto in ognuno un graffito interiore che la letteratura conosce bene, avendone da sempre fatto un feticcio e tentato di vendicarli: il buio in uno scantinato da attraversare vincendo l’orrore, la desolazione della bambola rotta, il ludibrio crudele dei coetanei, la nascita di chi è venuto dopo e ha distrutto la primo-genitura, la punizione incomprensibile. Si potrebbe andare avanti all’infinito e, in effetti, la narrazione lo fa. Come accade con il li-bro d’esordio di Enrico Sibilla, che per episodi progressivi disegna la geometria implacabile dell’iniziazione alla vita, convocando l’intero immaginario da cui emergono le nostre generazioni. Che si tratti di una chiesa in cui si celebra una comunione o dell’are-na in cui il circo mostra la verità dello spettacolo universale o del tavolo a cui si consuma il pasto (quel cibo, che ognuno sa avere segnato quegli anni) o del campo da gioco in cui si è sbagliata irrimediabilmente la prodezza atletica – qualunque elemento è perentorio, qualunque situazione vive in una luce priva di sfuma-ture, qualunque personaggio è memorabile, qualunque parola è squadrata e decisiva. Tutto è carico di senso in modo definitivo: il bambino è in effetti il protagonista del realismo magico, il più intenso e veridico, il più fatale e concluso. Come in un Antipinoc-chio o in un Libro Cuore rinnovato e implacabile, nel profumo di matite temperate e di carta per abbecedario, si danno in questi capitoli i momenti originari e destinali, in cui la storia sembra cri-stallizzarsi, una metopa dopo l’altra, una vignetta dopo l’altra, un pomeriggio dopo l’altro. Grazie a una prosa sorprendente e ma-gnetica, fitta di parentele con la migliore tradizione letteraria ita-liana, attraverso ritmi sorprendenti e rivelazioni subitanee Sibilla struttura un paese dei balocchi sublime e conclusivo, la fortezza della solitudine da cui scaturisce il mito e in cui prende rifugio ogni lettore.