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Dall’Uomo della Sacra Sindone al Gesù dei Vangeli Il contenuto di questa presentazione è stato curato da Michele Salcito ([email protected])

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Page 1: Dall’Uomo della Sacra Sindone al Gesù dei Vangeli Il contenuto di questa presentazione è stato curato da Michele Salcito (misalci@tin.it)

Dall’Uomo della Sacra Sindone al Gesù dei Vangeli

Il contenuto di questa presentazione è stato curato da Michele Salcito ([email protected])

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La Sindone presenta l’impronta anatomica anteriore e posteriore, accostate per il capo del corpo di un uomo, a grandezza naturale. Si tratta della salma di un uomo di alta statura, di un’età compresa fra i 30 e i 40 anni. Non sono invece visibili i lati poiché la tela non era arrotolata al corpo.

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La disposizione di queste impronte è dovuta ad una sepoltura provvisoria durante la quale

- posarono il lenzuolo sul piano sepolcrale dopo averlo imbevuto in una soluzione oleosa di aloe e mirra (non c’era il tempo per una regolare sepoltura);

- vi adagiarono la salma nuda in posizione supina e passarono una fascia sotto il mento per chiudere la bocca e la legarono al vertice del capo.  

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Fra l’impronta fron-tale e quella dorsale vi è uno spazio privo di immagine corporea detto spazio epi-cranico prodotto dal mancato contatto della tela sul vertice del capo.

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Proprio per questo motivo il viso dell’Uomo della Sindone presenta quello strano effetto “cornice” che si vede lateralmente alle guance. I capelli non cadono all’indietro come nei defunti.

Contrariamente alle leggi di gravità che interessano un corpo sdraiato al suolo, i capelli, invece di cadere all’indietro scendono lateralmente al viso come se il corpo fosse in posizione eretta.

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Infine, ribaltarono il resto del lenzuolo dal capo ai piedi del defunto. In questa rappresentazione non c’è la mentoniera e, per pudore, i fianchi sono coperti. Questo quadro non è realistico (le mani sono sovrapposte al contrario rispetto alla Sindone) ma aiuta più facilmente a capire come fu collocata la salma. 

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Questo documento desta molto interesse, non tanto per la sua antichità, ma perché reca sulla sua superficie le impronte di un uomo crocifisso che ha patito le stesse sofferenze di Gesù prima della sua morte e resurrezione: una flagellazione, una coro-nazione di spine al capo, una crocifissione per i polsi e per i piedi ed una perforazione del torace dopo la morte.

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L’immagine somatica è di colore giallino, senza contorni ed è poco visibile ad occhio nudo poiché il resto del tessuto, essendo di colore avorio, fa poco contrasto. Il negativo fotografico permette di risaltare i particolari.

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E’ evidente un’inversione spaziale. Quello che potrebbe sembrare il braccio destro, (del quale è visibile il polso), è invece il sinistro; proprio come quando si è davanti ad uno specchio in cui il proprio braccio sinistro sembra quello destro dell’immagine rispecchiata e così anche per il braccio destro e tutte le altre parti del corpo.

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Inoltre, tutto il corpo presenta una distribuzione di luminosità che è esattamente opposta a quella che percepiamo nella realtà in cui le parti più sporgenti (ad esempio le punte del naso) presentano tonalità più chiare rispetto a quelle relative a strutture anatomiche più lontane.

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L'impronta sindonica si comporta, come un negativo fotografico. Non è esatto, quindi, affermare che si tratta di un vero negativo fotografico. Inoltre, questa caratteristica dell’immagine dell’Uomo della Sindone non è la prova della sua autenticità ma piuttosto del fatto che non si tratta di un’opera artistica dipinta o disegnata. Visto che nel Medioevo non era concepibile il concetto di negativo e che nessun artista avrebbe prodotto un’opera che non si poteva apprezzare, si può dire che, ciò aumenta la lista delle certezze che depongono in favore dell’autenticità della Sacra Sindone.

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Diverso è il comportamento delle macchie di sangue poichè, essendosi formate per diretto decalco sul tessuto, sono immagini positive, con bordi netti e di un colore che spazia dal rosa al viola-carminio, a seconda del tipo di emorraggie e di lesioni che si trovano nelle singole regioni anatomiche.

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La ridotta differenza di tonalità tra i valori chiari e quelli scuri dell'impronta, soprattutto in bianco e nero del volto dell'Uomo della Sindone permette di percepire soltanto le fattezze di un volto umano nella sua globalità, mentre i particolari non sono facilmente individuabili e comprensibili. Lo sperimentarono bene tanti artisti dei secoli scorsi che cercarono di riprodurre l’immagine sindonica a scopo devozionale e dalla quale non ottennero mai risultati eccezionali nonostante il discreto livello tecnico dei pittori.

Dalla copia di Agliè (To)

Dalla copia di Lierre (Belgio)

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LA SINDONE E’ SPECCHIO DEL VANGELO

Come Gesù, l’Uomo della Sindone venne

- percosso al volto- incoronato di spine- flagellato- inchiodato per mani e piedi ad una croce- trafitto al costato- avvolto in un telo in attesa della sepoltura definitiva

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“Poi gli sputarono in faccia e lo schiaf-feggiarono; altri poi lo percossero con pugni dicendo «Pro-fetizzaci, o Cristo: chi ti ha percosso?»” (Mt 26,67-68).

PERCOSSO AL VOLTO

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Il volto presenta occhi chiusi, capelli lunghi, baffi e barba bipartita. La massa dei capelli a sinistra è più marcata che a destra.

Il naso è tumefatto nella parte superiore ed a livello della punta, mentre a metà presenta una ferita.

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Sul sopracciglio destro, che è sollevato rispetto al sinistro, vicino alla radice del naso, è presente una ferita che può essere stata causata da un pugno che ha colpito una zona già in precedenza contusa.

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Escoriazioni di varia grandezza, prodotte da schiaffi e pugni si rilevano anche sul labbro inferiore, gonfio e profondamente leso.

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La metà destra del volto presenta il maggior numero di lesioni. E’ più defor-mata e gonfia rispetto alla sinistra; proba-bilmente a causa di un fenomeno ipostatico in quanto il capo sarebbe rimasto chinato verso destra per un paio d’ore dopo la morte.

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Le misure del capo non sono facili da prendere anche se in passato numerosi esperti medico-legali si sono cimentati in misure antro-pometriche ed hanno stabilito un’altezza di cm 23,4 circa. E’ comunque certo che la testa sia in proporzione di 1/8 della lunghezza globale del corpo, cioè che rispetta i canoni del normotipo.

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Il mancato fenomeno di allar-gamento dell’impronta del volto che ci si attenderebbe su una tela distesa dopo aver ricoperto una struttura curvilinea è dovuto alla presenza della mentoniera.

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In corrispondenza del cuoio capelluto e della fronte si notano più di una decina di tracce puntiformi che corrispondono a ferite da punta.

INCORONATO DI SPINE

“Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio e, convocata l'intera coorte, lo rivestirono di porpora e gli cinsero il capo intrecciandogli una corona di spine” (Mc 15,16-17).

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Si tratta di ferite prodotte da piccoli aculei. In particolare, in prossimità del centro della fronte spicca la macchia di sangue a forma di 3 rovesciato causata da un rivolo ematico fuoriuscito da una ferita puntiforme in corrispondenza della vena frontale e disceso lungo le pieghe cutanee della fronte.

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Regione della nuca

Nella regione po-steriore del capo, alla nuca spiccano sinuose colature di sangue dispo-ste a raggiera, alle cui estremità si distinguono zone più intensamente colorate (coaguli) circondate da pic-coli aloni di siero, simili a cerchietti.

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Anche queste colate seguono la direzione della legge di gravità e se studiate nei particolari portano a concludere che il casco di spine era ancorato al capo da un cerchio di vimini che aderiva alla fronte e alla nuca del suppliziato. 

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“Allora Pilato prese Gesù e lo fece flagellare. Poi i soldati intrecciarono una corona di spine, gliela posero sul capo e lo rivestirono di un manto di porpora; si avvicinavano a lui e dicevano: «Salve, o re dei Giudei!». E lo prendevano a schiaffi. Intanto Pilato uscì di nuovo fuori e disse loro: «Ecco che ve lo conduco fuori, affinché sappiate che non trovo in lui nessun capo di accusa». Uscì dunque Gesù fuori, portando la corona di spine e il manto di porpora. E disse loro: «Ecco l'uomo!” (Gv 19,1-5).” .

FLAGELLATO

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Sull’Uomo della Sindone si contano numerosi particolari segni distribuiti in maniera quasi metodica su tutto il corpo, ma soprattutto al dorso e sono riferibili ad una flagellazione.

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Sono tracce tondeggianti e abbinate, lunghe circa due centimetri; coincidono con quelle che provocherebbe un flagrum. Si trattava di uno strumento romano di tortura, costituito da un manico di legno da cui si dipartivano delle corde alle cui estremità erano fissati i "taxilli", dei piccoli piombi a forma di manubrio, affiancati a due a due. Si deduce che il soggetto, nel corso della flagellazione, guardasse verso una struttura a cui era legato per i polsi e che nella tradizione cristiana si dice sia stata una colonna.

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Spalla sinistra

L’Uomo della Sindone venne flagellato prima di essere caricato del palo trasversale della croce e non durante il percorso al Calvario. I segni del flagello risultano schiacciati e deformati con formazione di nuove ferite sorte su quelle precedenti provocate dalla flagella-zione.

Spalla sinistra

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Alcune macchie ipo-statiche, quelle macchie che si formano nei cada-veri per il ristagno di sangue nelle zone più declivi del corpo, confondono un po’ la visione in entrambe le spalle.

Spalla destra

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INCHIODATO PER MANI E PIEDI AD UNA CROCE

“Egli, portando la croce da sé, uscì verso il luogo detto del cranio, in ebraico Golgota dove lo crocifissero…” (Gv 19,17-18).

“Quando giunsero sul posto, detto luogo del Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra” (Lc 23,33).

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I danni dell’incendio di Chambéry hanno distrutto quella parte di immagine soma-tica che mostrava la porzione superiore delle braccia e parte delle articolazioni del-le spalle.

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Le braccia sono disposte obliquamente, piegate sull’ad-dome. E’ assai probabile che non fu possibile lasciarle laterali al corpo come nelle comuni sepolture del tempo, in quanto la rigidità cadaverica iniziata precocemente mentre l’Uomo della Sindone era ancora sulla croce irrigidì le braccia nella posizione alzata che avevano sulla croce.

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Questa composizione sepolcrale fu ottenuta col forzando la rigidità cadaverica in corrispondenza delle articolazioni delle spalle che furono più facili da flettere facendo leva verso il torace, piuttosto che verso i fianchi.

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Sugli avambracci sono visibili colature di sangue sottili e frastagliate che si dirigono verso i gomiti. Hanno le caratteristiche di rivoli che abbiano seguito dei solchi fra gruppi di muscoli estensori, mentre erano al massimo della loro contrazione e mentre le braccia erano aperte verso l’alto.

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Soprattutto sull’avambraccio sinistro si nota come questi rivoli tendessero a scendere a tratti verso il basso, secondo la legge di gravità, probabilmente perché il gomito sinistro, sulla croce, era più piegato di quello destro.

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Sul polso sinistro è ben visibile una chiazza di sangue riconducibile alla lesione da uno strumento appuntito, quale un chiodo. Particolarmente interessante è la localizzazione di tale ferita.

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Questa non si presenta nel palmo della mano, secondo l'iconografia tradizionale della crocifissione, ma nel polso, come in questa ricostruzione.

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Il chiodo ha traforato obliquamente il polso provocando una disarticolazione e facendo uscire il chiodo in una zona vicina al radio.

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Sulla Sindone vedia-mo il foro di uscita. Da questa ferita si staccano colature che percorrono gli avam-bracci in direzione dei gomiti. Ed altre circo-scritte all’area del pol-so e che nella posi-zione del crocifisso erano rivolte in basso.

Posizione dei polsi in croce

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Non sono visibili i pollici: la lesione del nervo mediano potrebbe aver provocato la loro opposizione contro il palmo. E’ possibile che il pollice della mano sinistra non sia visibile in quanto il polso destro potrebbe essere incastrato fra il pollice e l’indice della mano sovrastante.

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Tuttavia, la mancanza di immagine della parte dell’avambraccio destro, in prossimità della sovrastante mano sinistra, fa presupporre che il pollice sia realmente ripiegato sotto l’indice producendo una maggiore distanza fra il braccio destro e la tela e la conseguente minore impressione dell’immagine.

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Le dita della mano destra risultano più lunghe e affusolate dell’altra per effetto “maschera di Micene”, che con lo spiegamento del telo, causò un allun-gamento abnorme.

Mano destra Mano sinistra

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Le gambe sono ben visibili nella figura anteriore come in quella posteriore. Vi si osservano la faccia anteriore delle cosce, le ginocchia ed il terzo superiore delle gambe. Le gambe sono leggermente flesse; la sinistra è più piegata della destra.

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Lo si può riscontrare facilmente confrontando l'impronta del polpaccio destro (di cui vi è l’immagine completa) con il sinistro che risulta meno riprodotto poiché è più sollevato rispetto al piano sepolcrale dando l’impressione che l’Uomo della Sindone avesse una gamba più corta dell’altra.

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Il rapido soprag-giungere della rigi-dità cadaverica la-sciò in maggiore flessione la gamba sinistra perché il piede era inchiodato sul destro e quindi non era stata esteso a piatto sulla croce come avvenne col destro.

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In corrispondenza del polpaccio destro vi è una certa distorsione causata dall'avvolgimento del lenzuolo, così come in altri punti dell’immagine corporea.

Anche sulle gambe si stagliano i caratteristici segni del flagello.

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Le ginocchia presentano delle esco-riazioni, che per la loro collocazione e direzione, si giustificano con alcune cadute su un terreno accidentato. Difatti presentano abrasioni e tracce di terriccio. In particolare, il ginocchio sinistro appare più contuso di quello destro e presenta escoriazioni di varia grandezza e forma. I danni di queste ferite furono limitati probabilmente per la presenza di un tessuto, la tunica, che scendeva oltre le ginocchia.

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I moderni programmi informatici per l’elaborazione delle immagini permettono di accertare la presenza dell’impronta delle parti distali delle tibie, anche se molto sfumate (comunque, non troncate di netto come appariva nelle vecchie fotografie) a causa della distanza dal telo che, dopo aver superato le ginocchia e la prima parte delle tibie, faceva ponte con l’estremità dei piedi.

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All’altezza dei piedi, sull’impronta anteriore dell’Uomo della Sindone, sull’asse della gamba destra, risulta una vistosa macchia di sangue che corrisponde all’area di ingresso del chiodo sul piede destro ed è comprensibile solamente ammettendo che il piede destro sia in forte estensione, come quelli delle ballerine quando danzano sulle punta dei piedi.

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Tibia sinistra Tibia destra

Collo del piede destro

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Del piede destro si vede bene la zona plantare perché era iperesteso e la rigidità cadaverica instauratasi rapidamente aveva fissato il piede stesso nella posizione assunta quando il corpo era in croce

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mentre normalmente l’articolazione del piede sareb-be ruotata verso l’esterno e avrebbe reso visibile e il lato esterno del piede.

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MORTO IN CROCE

“E Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani raccomando il mio spirito». Detto questo, spirò” (Lc 23,46).

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“I Giudei, siccome era giorno di Preparazione, perché i corpi non rimanessero sulla croce di sabato … quel giorno di sabato era infatti solenne … chiesero a Pilato che spezzassero loro le gambe e venissero rimossi.).

TRAFITTO AL COSTATO

Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe del primo e dell'altro che erano stati crocifissi con lui. Venuti da Gesù, siccome lo videro già morto, non gli spezzarono le gambe,ma uno dei soldati con un colpo di lancia gli trafisse il fianco e ne uscì subito sangue ed acqua” (Gv 19,31-34).

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Sul torace oltre a notarsi una rilevante contrattura dei mu-scoli pettorali e numerose tracce della flagellazione, sul lato destro vi è il coagulo di una ferita e di un’abbondante colatura di sangue che, discendendo segue un andamento irre-golare. Qui, essendo un negativo la si vede a sinistra.

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La ferita è a forma biconvessa e misura cm. 4,5x1,5 ed è deter-minata certamente da uno strumento da punta e taglio come una lancia che sia stata inferta nel quinto spazio inter-costale. L’inclinazione di questa ferita coincide con quella delle costole in quel punto della gabbia toracica.

Qui è messa in evidenza l’apertura della ferita

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Il colpo di lancia fu inferto mentre l’Uomo della Sindone era ancora in posizione verticale, appeso alla croce (il sangue tende a scendere verso il basso sino a giungere a lambire la parete superiore dell’addo-me).  

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 In questa sede il colore del sangue non è omogeneo in quanto è costituito da aree pigmentate e da altre aree più chiare con i caratteri dell’alone sieroso. Ciò suggerisce che sia avvenuta la separazione della parte cellulare (prevalentemente costituita da globuli rossi) dal siero ematico, fenomeno che si verifica solamente dopo la morte e che è detto dissierazione.

Se questa ferita fosse stata provocata mentre il soggetto era ancora in vita, avrebbe comunque provocato la morte.

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I Vangeli ci informano che Giuseppe d’Arimatea chiese a Pilato la salma di Gesù. Dopo aver ricevuto il permesso di prelevarlo dal luogo della crocifissione “Lo depose dalla croce, lo avvolse in un lenzuolo e lo mise in un sepolcro, scavato nella roccia, dove non era stato posto ancora nessuno” (Lc 23,53).    

AVVOLTO IN UN TELO NUOVO

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SEPOLTO FRETTOLOSAMENTE

“Nel luogo in cui fu crocifisso c'era un orto e nell'orto un sepolcro nuovo, in cui non era ancora stato posto nessuno. Là, a causa della Preparazione dei Giudei, dato che il sepolcro era vicino, deposero Gesù” (Gv 19,41-42).

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L’Uomo della Sindone non aveva ancora rice-vuto una sepoltura definitiva. Fu somma-riamente deterso ma non fu lavato. I rivoli di sangue che percorrono le braccia lo testimoniano.

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La barba e i capelli non furono tagliati. Si trattava di una salma in attesa della sistemazione definitiva tanto che non fu nemmeno coperto nelle parti intime. Le natiche sono evidenti e presentano anch’esse I colpi di flagello.

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Questo corpo non fu unto da alcun aroma. Se ciò fosse avvenuto, non essendo possibile fare un’unzione uniforme su tutte le zone del corpo con la medesima distribuzione di sostanze, l’immagine si sarebbe modificata mostruosamente. Notevoli quantità di sostanze aromatiche erano state collocate nel sepolcro proprio perché sarebbero servite per la sistemazione definitiva della salma. Il lenzuolo venne anche imbevuto in una soluzione di aloe e mirra. In tale situazione la Sindone si comportò come una lastra fotografica sulla quale si impressionò il corpo che avvolse.

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La cosiddetta cintura lombare, corrispondente ai rivoli di sangue copiosamente uscito dalla ferita toracica mentre il soggetto veniva sdraiato sul Telo dimostra che non fu fatta alcuna tamponatura della ferita.

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Questo esperimento dimostra che l’im-pronta somatica del-l’Uomo della Sin-done non deriva dal semplice contatto del-la cute con la tela ma

Prova pratica

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è anche come se il corpo si fosse “acceso” allo stesso modo di un oggetto trasparente che sprigioni luce e che proietti la sua forma e le caratteristiche della sua superficie (eventuali pieghe, ecc.). Si noti che solamente il petto tocca il vetro.

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Al vetro dello scanner i vari punti dell’immagine sono a fuoco, in proporzione con la distanza dal raggio laser dello scanner. Anche parti che non sono a contatto col vetro si riscontrano nell’immagine prodotta, come avvenne sulla Sindone.

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In questa immagine si è ottenuto l’effetto di inversione dei chiaroscuri (a si-nistra), mentre il suo negativo (a destra) riproduce il positivo. Ciò suggerisce che la formazione del-l’immagine sia dovuta a più fattori contemporanei fra i quali la luce.

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Si può notare come le fibre muscolari del petto siano perfettamente ripro-dotte mentre i punti più lontani come le braccia non siano a fuoco sino a svanire del tutto.

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I numerosi tentativi ottenuti da ricercatori di ogni parte del mondo, che si sono adoperati per replicare in laboratorio il volto sindonico completo di ferite hanno dimostrato che si tratta di un’operazione impossibile. Numerosi esperimenti hanno prodotto immagini simili ma non identiche a quelle sindonica.

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A questo proposito è necessario ribadire che qualsiasi dimostrazione dell’origine dell’immagine dell’Uomo della Sindone, per essere valida a livello scientifico, deve riprodurre tutte le caratteristiche del Telo e l’immagine completa dell’Uomo della Sindone, anche della parte posteriore del corpo, con tutte le sue ferite (macchie di sangue e di siero).

Le immagini della Sindone di questa presentazione non sono riproducibili per scopi editoriali. Chi volesse utilizzarle deve chiedere l’autorizzazione alla Commissione Diocesana della Sindone, Via San Domenico 28 – 10122 Torino.