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STRUMENTI 

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DIZIONE E PRONUNCIA 

Corso completo per parlare in pubblico 

di Nazzareno Luigi Todarello 

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© 2009 LATORRE EDITORE, NOVI LIGUREI edizione dicembre 2009ISBN 978-88-903202-8-6

www.latorre-editore.it 

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alla cara memoriadi Ennio Dollfus

che a un tavolo della birreria nella Crösauna sera d’estate mi disseti piacerebbe recitare?

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 DIZIONE E PRONUNCIA

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INTRODUZIONE

Quando ero bambino, andavo al mare in Calabria, nel paese dimia madre. Erano lunghe estati senza calendario, che nel ricor-do, come succede a tutti pensando alla propria infanzia, hannoun colore favoloso, di paradiso perduto. Andavamo in spiaggiaalla Marina, che era sotto casa, abitando mia zia (l’unica dellecinque sorelle di mia madre rimasta a vivere nel paese origina-rio) in una grande casa a forma di nave, proprio nella discesa diPizzo Marina. La Marina era una spiaggia sabbiosa, molto fre-quentata da chi aveva bambini. Ogni tanto sentivo dire per ca-sa, da mia madre o dalla zia, o dallo zio che dipingeva di nerovasi di terracotta che poi ornava con miniature di barche a vela,

che una volta o l’altra bisognava andare ai Prangi. Era un’altraspiaggia, da un’altra parte del paese. La proposta trovava sem- pre il consenso di tutti, ma non ci siamo mai andati. Nella miafantasia i Prangi assumevano le più strane connotazioni. Nonavendoli mai visti, mi immaginavo una spiaggia grandiosa, mi-steriosa, abitata da bagnanti diversi da quelli comuni della Ma-rina, più alti, più ricchi. Ogni tanto, nei giochi infantili che oc-cupavano per intero gli interminabili pomeriggi estivi, sussur-

ravo lentamente tra me e me: i Prangi. Quella parola mi riem- piva l’anima di speranza. Immaginavo che da grande sarei an-dato al mare là, in nessuna altra spiaggia, insieme a una bellis-sima donna. Poi si cresce. Quando ho visto, anni dopo, i Pran- gi, ho scoperto che erano una insenatura piena di scogli piatti everdi a fior d’acqua, pericolosa per i bambini. Ecco perché allafine non ci eravamo mai andati. E non erano poi tutta quella

meraviglia. Ma l’emozione di quel bisbiglio mi è rimasta. Quelsuono di  gong dorato si è riempito dello spirito di una epoca

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Introduzione

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della mia vita. Come ha scritto Pasolini per Casarsa “quando pronuncio quel nome concentro in una parola tutta la leggendadella mia infanzia”. Gli scrittori ci illuminano. Ancora adesso

se dico a mezza voce i Prangi ritorno brevemente aquell’incanto, come a Proust sembrava di riaffacciarsi alla ca-mera della nonna ogni volta che sentiva il profumo della made-leine intinta nel tè. Il profumo, appunto. Le parole, ha scrittoMontale a proposito della antica poesia cinese, sono come fiale piene di antichi profumi. Siamo noi, nello scorrere della nostravita, che le riempiamo, e noi ce le portiamo dietro in un baga-glio che, col tempo, si fa sempre più ricco, e più pesante. Fin-ché non moriamo e tutto va disperso, come le lacrime nella pioggia di Blade Runner . Ma alcuni di noi non si rassegnano alasciarle svanire, quelle fiale-parole, e scrivono. Affidano alla pagina una parte della loro vita. Sfidano il tempo e aspirano a parlare per sempre. I libri delle nostre case, su cui posiamo, di-stratti o emozionati, i nostri occhi, quelli delle biblioteche, in-numerevoli, silenziosi, in attesa, nella polvere e nel buio, sono

delicate raccolte di profumi. Grandi o piccoli, gli scrittori han-no riempito con ardore le loro fialette, le hanno sigillate, lehanno disposte nelle cassette nell’ordine che pareva loro piùadatto, hanno chiuso bene perché nulla si disperdesse. I lettorile dissigillano, quelle cassette, le aprono, una dopo l’altra,quelle fialette, in un frangersi rapido, per aspirarne il profumo.Poi richiudono il libro e tutto tace, finché un nuovo lettore nonlo riapre e tutto ricomincia.

PARLARE IN PUBBLICO 

Questo libro è indirizzato a tutti quelli che devono parlare in  pubblico, sia che lo facciano raramente, sia che lo faccianospesso, per mestiere. Questo libro è quindi indirizzato a tutticoloro che vogliono migliorare il loro modo di parlare, per ac-

quisire sicurezza, per essere più efficaci nella esposizione, per essere più professionali nella propria attività, per essere più

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Introduzione

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 persuasivi in ogni occasione.

L’azione  parlare in pubblico presenta vari aspetti e può com-

  portare, per molti, vari problemi. Questo manuale affrontal’aspetto della espressione verbale, soprattutto dal punto di vi-sta della dizione e della corretta pronuncia. Ma il possesso con-sapevole di una buona dizione porta di per sé al superamento di buona parte delle difficoltà psicologiche, quando ci sono. Nonè superfluo ricordare comunque che in ogni caso, prima di par-lare in pubblico, occorre possibilmente prepararsi. Occorre prima di tutto sapere bene che cosa si deve dire, avere cioè unaidea chiara del contenuto da esporre e della sua articolazione.Occorre verificare se il nostro piano di esposizione coincidecon il tempo disponibile, se la qualità del contenuto e il mododell’esposizione previsti sono adatti all’uditorio, ecc. Occorreinsomma tenere sempre ben presente che parlare in pubbliconon dovrebbe essere una narcisistica esibizione di se stesso maun atto di responsabilità sociale. La comunicazione è il trasfe-

rimento di idee e di sentimenti, di progetti e di desideri, di me-morie… è un atto intrinseco al nostro essere umani. Noi vivia-mo in una rete di relazioni. Noi siamo la rete di relazioni in cuiviviamo. Questa rete è costruita soprattutto di parole. Nel mo-mento in cui noi parliamo in pubblico, qualunque sial’occasione, noi esaltiamo la nostra umanità.

Ma questo libro si rivolge anche a chi vuole leggere le storie ai

 bambini, e vuole essere più efficace. A chi vuole imparare a di-re le poesie. A chi si sente insicuro. A chi insegna. A chi vuole, per proprio gusto personale, imparare a parlare meglio. È chia-ro che le problematiche del   parlare in pubblico sono diversenelle diverse occasioni. Se sono un attore, il mio parlare in pubblico non ha le stesse caratteristiche del parlare in pubblicodi un conferenziere o di un politico o di un manager. O del par-

lare di mamma che legge una fiaba al suo pubblico che sta per addormentarsi. Ma per tutti lo strumento principale

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dell’espressione è lo stesso: la voce. Per tutti quindi è utile pos-sedere una buona fonazione, che aiuti soprattutto a essere per-fettamente comprensibili, che è la prima cosa che dobbiamo

volere. 

LA VOCE 

Pensiamo per un attimo ad un mondo di esseri umani senza vo-ce. Che mondo sarebbe? Sarebbe ancora un mondo umano?Certo potremmo comunicare con i gesti, con l’espressione delviso, con dei rumori gutturali. Ma che cosa ne sarebbe dellanostra umanità, che cosa ne sarebbe del pensiero? I rapporti trale persone a cosa si ridurrebbero? Avremmo conosciuto, senzavoce, il valore dei sentimenti? Saremmo stati in grado di inven-tare un linguaggio in qualche misura articolato? E le città, e leleggi, e l’arte, e la democrazia? Sicuramente no. Senza voce esenza articolazione della voce in fonemi, sillabe, parole, pen-sieri, saremmo ancora allo stato brutalmente elementare

dell’esistenza. Tutti i vari aspetti della vita sarebbero determi-nati dalla forza, dallo scontro fisico. Il più grande atto creativodell’umanità invece si realizza nella voce della legge, nella vo-ce che dice la legge e, garantendo giustizia, placa gli animi.

Ma prima ancora di essere veicolo del pensiero la voce è stataconforto, riconoscimento, senso di appartenenza, come ha scrit-to, in modo insuperabile, Borges: ”La funzione essenziale dellinguaggio: mantenere il contatto sociale al buio. […] Svanitala luce del giorno e con essa il confortante mondo visibile,l'uomo doveva trovare un sistema per convincere se stesso chenon era solo in balia dei possibili terrori della notte. A ben pen-sarci, la parola non è uno strumento granché preciso [...] Si prenda il discorso come una sorta di tremolante candela auditi-va per rischiarare la tenebra, e il mero fatto di mantenerla acce-

sa sarà sufficiente”.

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“Molti erano gli eroi nel campo acheo, campioni della guerra ericchi di gloria, ma quando si riuniva l’assemblea e Ulisse co-minciava a parlare, le sue parole scendevano come i fiocchi di

neve sui monti. Allora nessuno gli era pari”. Così scrive Ome-ro. La sua breve descrizione ci dice molte cose. Ci dice soprat-tutto che se non è la voce che conta siamo in guerra. Il  flatusvocis è il discrimine della civiltà. Ma Omero ci dà anche unaidea di come deve essere la buona voce, la buona dizione. Le parole devono scendere sugli ascoltatori “come fiocchi di nevesui monti”. Davvero è difficile trovare una immagine migliore per descrivere la forza di persuasione di una dizione naturale. Naturale non vuol dire “come viene” ma vuol dire “che abbiala forza e la semplicità di un evento naturale”.

Così veniamo a conoscere i due aspetti della voce: la forza e-mozionale intrinseca al suono stesso, il lato evidenziato daBorges; e la sua potenza di strumento di comunicazione del pensiero e di razionalizzazione dei rapporti umani, come ci fa

capire Omero a proposito di Ulisse e dell’assemblea.

In questo libro prenderemo in considerazione questi due aspet-ti, che cosituiscono la materia e la struttura della dizione.

LA DIZIONE 

La dizione è il modo in cui articoliamo la voce.L’obiettivo di una buona dizione è quello di essere più chiara-mente udibili e più convincenti nell’esposizione.

Per essere più chiaramente udibili occorre possedere una buona fonazione, a sua volta ottenibile con una buona respirazione.Questo è il punto di partenza, la base, potremmo dire così, tec-nica o biologica della dizione.

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Come secondo punto dobbiamo considerare l’articolazione,cioè come modifichiamo il flusso d’aria vibrante (la voce ap- punto) con la cavità orale, la lingua, le labbra, i denti, le fosse

nasali, per ottenere i fonemi caratteristici della lingua italiana.Sono cose che già facciamo naturalmente, senza pensarci, madelle quali dobbiamo diventare consapevoli se vogliamo mi-gliorare la nostra espressione. Tutti camminiamo, ma se vo-gliamo fare del nostro camminare una attività particolare, spor-tiva per esempio, dobbiamo analizzare i vari momenti del no-stro camminare per migliorarli singolarmente con l’esercizio, per renderli più redditizi, in modo da rendere migliore, più red-ditizio, il nostro camminare complessivo. Dobbiamo insommacercare il nostro  stile. Nello stesso modo tutti parliamo, manessuno, o quasi, parla nel miglior modo possibile per lui. A  parte difetti di fonazione particolari, anche chi parla con unaqualità media può esaltare il proprio modo di esprimersi con un po’ di analisi e un po’ di esercizio. In fondo non si tratta di unagrande fatica e nel giro di qualche mese i risultati possono es-

sere davvero gratificanti.

LA CORRETTA PRONUNCIA ITALIANA

In questo ambito va affrontato il problema rilevante della cor-retta pronuncia italiana, che spesso rappresenta un ostacolo nonindifferente o addirittura insormontabile.Per prima cosa, perché dobbiamo imparare a parlare secondo lacorretta pronuncia italiana?Ci sono tanti ottimi motivi.

Per coloro che esercitano professioni in cui il parlare fa parteintegrante dell’attività professionale, è indispensabile esprimer-si in una lingua italiana che non abbia cadenze regionali. Que-sto dà un carattere professionale all’espressione, aggiunge un

qualcosa di pulito, di definito alle argomentazioni. E questo èun gran vantaggio in ogni occasione. Per coloro poi che inten-

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Introduzione

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dono fare gli attori, va da sé che devono sapere recitare il mo-nologo di Amleto senza far pensare che si tratta di una versionesiciliana, o veneta, o toscana. Infatti in tutte le scuole di recita-

zione serie si dedica molto tempo allo studio della ortoepia cioè della corretta pronuncia italiana. Né si può vincere un pro-vino teatrale se non si possiede questa competenza.Sia chiaro che questo non è affermato in disprezzo dei dialetti.Anzi molta letteratura italiana, e molto teatro italiano, sono indialetto. E per un attore è una grande risorsa possedere un dia-letto. Ma bisogna che sia in grado di parlare anche in perfettoitaliano.

Un secondo motivo, non meno importante a mio parere, è lasoddisfazione di parlare appunto in perfetto italiano. Il senso di possesso della lingua proprio così come deve essere. Il gusto di parlare correttamente la nobile lingua di Dante e di Leopardi, la più antica tra le lingue romanze. Lo studio della corretta pro-nuncia quindi può essere affrontato anche solo come un modo

 per migliorare se stessi, il proprio modo di esprimersi, il pro- prio modo di essere.

Il terzo motivo è la consapevolezza, la padronanza della artico-lazione che l’esercizio ortoepico porta con sé. Dedicando tem- po ad esercitare la nostra bocca a dire i suoni così come devonoessere e non come è abituata a fare, diventiamo padroni dellanostra voce, della articolazione, della espressione. Impariamo a

dosare le forze, a regolare il ritmo. Impariamo ad amare il fattostesso del parlare. Tutti i bravi attori acquisiscono una padro-nanza del parlare che conosce le sfumature della voluttà. È un  piacere, una volta superate tutte le difficoltà tecniche, sentirecome docilmente i suoni escono dalla nostra bocca con forza esemplicità, come si legano l’un l’altro, scrocchiando, esploden-do, sibilando nel flusso della catena parlata: “La grana della

gola, la patina delle consonanti, la voluttà delle vocali, tuttauna stereofonia della carne profonda: l'articolazione del corpo, 

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della lingua [...] nella loro sensualità, il respiro, la rocaille, la  polpa delle labbra, tutta la presenza del muso umano (che lavoce, la scrittura, siano fresche, morbide, lubrificate, finemente

granulose e vibranti come il muso di un animale), perché riescaa trascinare lontanissimo il senso e a gettare, per così dire, ilcorpo anonimo dell'attore dentro al mio orecchio: qualcosagranula, crepita, accarezza, gratta, taglia: è godere”. (RolandBarthes).

PARLARE IN PUBBLICO: ALTRO 

Quando si parla in pubblico si è nello sguardo altrui. La voceresta la cosa più importante, naturalmente, come si è detto, manon si deve sottovalutare l’aspetto visivo del parlare in pubbli-co. Quello che vedono gli occhi dei astanti si integra con quelloche sentono. Il messaggio complessivo percepito è la sommadelle due cose. Ora come bisogna comportarsi parlando in pub- blico, quale atteggiamento tenere? Non esiste una risposta che

vada bene per ogni occasione. O meglio, esisterebbe, se nonvolesse dire tutto e nulla. Infatti la regola è sempre la stessa:essere naturali. È anche quello che si sentono dire in continua-zione i giovani che intendono imparare a recitare. Ma che cosavuol dire essere naturali? C’è chi è dotato di una spontaneitàinnata e sa tenere l’attenzione del pubblico senza fatica e senzadover imparare nulla, ma per la maggior parte delle personenon è così. Non si sa dove tenere le mani, dove guardare, cometenere la testa. Allora possono essere utili alcuni consigli moltosemplici. Le mani, se non si ha una espressività naturale, è me-glio tenerle ferme, con le braccia lungo il corpo, come se non cifossero. Questo come postura di base. Bisogna naturalmenteevitare di metterle in tasca, o dietro le spalle o incrociate sul petto, tutte cose che a volte il nervosismo fa fare. Bisogna inol-tre assolutamente evitare di grattarsi il naso o le orecchie, di

stropicciarsi gli occhi, o cose simili. Parlare in pubblico è co-munque una   situazione di rappresentazione, come Eugenio

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Introduzione

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Barba definisce ogni occasione teatrale. E la situazione di rap-  presentazione ha le sue regole fisiologiche, alle quali non siscappa. Tutto ciò che il pubblico vede diventa  segno, per il

semplice fatto di essere visto da un pubblico. Se gratto o acca-rezzo il mio naso con la punta delle dita, denuncio una tenden-za alla menzogna. Se mi gratto le orecchie, do la sensazione diessere poco affidabile, fisicamente e moralmente. Le mani intasca dicono supponenza, un rischio che incombe sui timidi chenon vogliono essere riconosciuti. Non bisogna neanche muo-versi qua e là. Non possiamo scappare: chi ci ascolta vuole ve-dere bene, oltre che sentire chiaro. Per riuscire a controllare il proprio corpo occorre esercitarsi, non basta dire ho capito. Noisiamo un insieme psicofisico e il surplus di energia fisica che sicrea in una situazione che viviamo come più o meno inquietan-te, cerca di scaricarsi da qualche parte. Provare quindi a parlaredavanti allo specchio. Non è proprio la stessa cosa, ma serve.Se possibile provare davanti a un piccolo pubblico amico.

Al momento di parlare, se si dispone di un leggio, si possonotenere le mani appoggiate. Senza però afferrarlo in mododrammatico, dando la sensazione che si teme che voli via. Non bisogna neanche dare la sensazione che, tolto il leggio, crolle-remmo al suolo. Il rapporto con l’oggetto deve essere di pienoe sereno possesso.

Tenere lo sguardo sul pubblico, sempre, ma non indugiare

troppo a lungo su un solo ascoltatore. Lui penserebbe ce l’hacon me, gli altri si sentirebbero trascurati. Non guardare in alto,sopra la testa degli ascoltatori, come se da un momentoall’altro dovesse apparire la Madonna. E, ovviamente, non te-nere gli occhi bassi. Siamo noi che dobbiamo dare il ritmo altempo che arriva. La qualità di questo tempo non dipende solodai contenuti del nostro parlare, ma dal valore ritmico che sia-

mo capaci di imporre al nostro corpo e alla nostra voce, allaenergia che diamo a quei minuti che scorrono. Ogni astante de-

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ve sentirsi coinvolto in prima persona, deve sentire che il par-lante si interessa di lui, ma deve anche sentire di essere parte diun tutto e che le parole che ascolta hanno un valore generale.

Un ultimo consiglio, prima di passare allo studio vero e propriodella dizione, è quello di non lasciare uscire la voce incontrol-lata. Quel ahmmmm continuo, tra una parola e l’altra, ogni vol-ta che si pensa a cosa si deve dire, dà una sensazione sgradevo-le di incertezza, è rumore di fondo che inquina la comunica-zione. È una verità molto semplice, eppure spesso capita disentire queste canne aperte, che non si zittiscono un momento,come un ribollire di trippe: perché come ahmmmm come vole-vo ahmmmm come volevo dire ahmmmm ecco ahmmmm vole-vo dire che l’argomento ahmmmm che stiamo per ahmmmm af-frontare ahmmmm… 

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PARTE PRIMA

FONETICA

1. LA VOCE 

 Noi possiamo parlare perché respiriamo. Gli organi che utiliz-

ziamo per parlare sono infatti gli stessi che utilizziamo per re-spirare. In pratica noi modifichiamo, complicandolo, l’atto na-turale e semplice del respirare per produrre, attraverso questemodifiche, dei suoni e dei rumori.

Quando respiriamo senza parlare, succede che attraverso il na-so inspiriamo aria, tramite la dilatazione della cassa toracica provocata dalla muscolatura addominale e dal diaframma. Poiespiriamo con un movimento contrario e l’aria esce da dove èentrata senza incontrare ostacoli.

Se vogliamo parlare invece, non possiamo permettere all’ariadi uscire tranquillamente, ma dobbiamo frapporre ostacoli allasua uscita. Infatti non ci sarebbe modo di produrre suono affi-dandosi solo al flusso dell’aria. Occorre che il flusso dell’aria

che sale dai polmoni per uscire dal nostro corpo incontri un o-stacolo e nel superarlo prenda a vibrare trasformandosi in suo-no. Questo ostacolo è prodotto dall’avvicinamento delle cordevocali. Le corde vocali sono due sporgenze cartilaginee chestanno nella laringe, sono elastiche e coperte da una membranamucosa. Per immaginarle dobbiamo pensare a due protuberan-ze di gomma rivestita di seta, che stanno una di fronte all’altraabbastanza distanti. Quando vogliamo parlare, tendiamo le

corde e le avviciniamo una all’altra, creando una valvola che  blocca l’uscita dell’aria. La pressione dell’aria che spinge da

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Parte prima – Fonetica

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sotto, perché compressa dal movimento muscolare addominale,aumenta fino a vincere la resistenza delle membrane mucose ea superare l’occlusione con un piccolo sbuffo. Ma nel momentostesso in cui si libera uno sbuffo, la pressione inferiore dimi-nuisce e così la tensione delle corde vocali riesce nuovamente achiudere la laringe. Questo avviene in una frazione di secondo.Può avvenire alcune centinaia di volte al secondo. La sequenzadegli sbuffi è talmente rapida da generare una vibrazione. Ilsuono prodotto dalla pura e semplice vibrazione delle cordevocali è chiamato suono laringale ovvero voce.

Come si sa, un corpo vibrante più corto emette un suono piùacuto di un corpo vibrante più lungo. La voce delle donne e dei  bambini è più acuta di quella degli uomini proprio perché lecorde vocali femminili e infantili sono più corte, più o meno lametà di quelle del maschio adulto.

Ma non siamo che all’inizio. L’aria vibrante deve ancora attra-versare quelle parti del nostro corpo che le daranno il suo carat-teristico colore, il timbro. Queste parti sono: la faringe, cioè la parte del tubo respiratorio che sta sopra la laringe e prima della bocca; poi c’è la bocca, la cui dimensione può variare per viadella mobilità della mascella e della lingua; e infine le fossenasali, che in particolare amplificano le formanti gravi del suo-no laringale. Per la loro funzione nel generare il timbro vocali-co queste tre parti del corpo prendono il nome di risonatori. È

la nostra conformazione anatomica che genera il timbro dellanostra voce, per cui il timbro è l’elemento più organico e arcai-co della dizione ed è possibile modificarlo solo in parte. Ma at-traverso esercizi di respirazione e di fonazione si può migliora-re, quando è necessario, anche questo aspetto della dizione.

Riassumendo: la voce è l'insieme delle onde sonore generatedalla vibrazione delle corde vocali. L'altezza della voce è de-

terminata dalla dimensione della laringe e dalla conseguentelunghezza delle corde vocali, mentre il timbro è determinato

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Parte prima – Fonetica

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dal suono laringale amplificato variamente dai risonatori.

1.1. Esercizi per la respirazione

Il punto di partenza della fonazione è quindi la respirazione.Per ottenere una corretta fonazione occorre una corretta respi-razione.

La respirazione perfetta è sotto i nostri occhi. Basta guardarecome respirano gli animali e i bambini piccoli. La loro è unarespirazione correttamente addominale. È la respirazione natu-

rale, che spessissimo però gli esseri umani adulti hanno perso.

Gli esercizi sono molto semplici. Vanno eseguiti ogni giorno, per pochi minuti all’inizio, per arrivare a venti minuti giorna-lieri dopo qualche settimana.

Ogni esercizio vale se il cervello controlla ciò che il corpo stafacendo. Per cui non serve a niente fare gli esercizi che seguo-no senza analizzare con precisione le varie fasi del processo econtrollarle mentalmente per migliorarle.

Lo scopo di ogni esercizio di respirazione è di rendere il nostrocorpo capace di respirare nella pancia. La muscolatura che go-verna il respiro non è infatti nella parte alta del torace, comespesso erroneamente si crede, ma nella fascia addominale. È lì

che dobbiamo cercare la nostra forza.

Primo esercizio

•  in piedi, mani sulle costole inferiori•  inspirare lentamente, attraverso le narici, gonfiando il

ventre, fluidamente, senza interruzioni e sussulti•  trattenere per un attimo il respiro•

  espirare attraverso la bocca, lentamente, emettere tuttal’aria, ma senza eccessive contrazioni addominali.

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Parte prima – Fonetica

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Attenzione

•  non sforzarsi a incamerare troppa aria: gli attori, a dif-

ferenza dei cantanti, possono respirare quando voglio-no. Quello che conta è che l’azione sia a livello addo-minale e che l’emissione avvenga con fluidità, senzasussulti

•  gonfiare il ventre non vuol dire sporgere la pancia inavanti, ma creare come un cuscino d’aria tra la cavitàtoracica e quella addominale

•  questo esercizio, facile per molti, per alcuni, abituati a

respirare in alto, presenta grosse difficoltà: provare adaiutarsi con l’immaginazione, pensando di dover gon-fiare una salvagente stretto intorno alla pancia

•  agire verso il basso, come nell’azione andare di corpo.

Secondo esercizio

Assomiglia al primo ma si fa piegati in avanti per verificare

che la dilatazione addominale interessi anche la parte posterio-re:•  in piedi, piegarsi in avanti e appoggiare le mani poste-

riormente sulla parte bassa della cassa toracica•  inspirare in modo che le mani avvertano il gonfiarsi•  espirare dalla bocca sibilando

Terzo esercizio

•  supini su una superficie dura•  chiudere una narice e inspirare con l'altra (4 secondi)•  trattenere il respiro (8 secondi)•  espirare con l'altra narice, chiudendo quella con cui si

era inspirato (8 secondi).

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Parte prima – Fonetica

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1.2. Esercizi per la portata sonora

Una volta trovata la giusta respirazione occorre rinforzare quel-

le parti che concorrono a produrre il suono laringale: le cordevocali. È la forza delle corde vocali che permette di ottenereuna buona portata sonora, cioè un volume adeguato.

Primo esercizio

Inspirare dal naso, poi emettere e sostenere il suono laringale,cioè un suono che sia tra la a e la o, con i muscoli della facciarilassati, la lingua rilasciata sul palato inferiore, i denti legger-

mente aperti, la laringe abbassata e rilassata come per sbadi-gliare. Sostenere l'emissione con la fascia muscolare addomina-le con fluidità. Non devono esserci zone vuote. In pratica la co-lonna d’aria vibrante deve essere omogenea dall’inizio alla fi-ne. Non serve che il suono duri tanto, è necessario invece chesia sempre uguale e omogeneo, dall’inizio alla fine. Pensare alfamoso ohm dei monaci buddisti.

Secondo esercizio

Come il primo, ma aumentando e diminuendo il volume. For-mare una parabola regolare, con la parte ascendente simmetricaa quella discendente.  Appoggiare il suono sull’aria che esce.Partire da zero e ritornare a zero.

Terzo esercizio

Come il secondo, ma aumentando e diminuendo il volume due,tre volte in una sola emissione. Controllare sempre che le para- bole siano regolari e che il flusso non abbia rarefazioni o inter-ruzioni.

Quarto esercizio

Inspirare dal naso, lanciare la voce davanti ai propri piedi a di-

stanze progressive pronunciando una esplosiva ( p oppure t ) amezzo metro, un metro, due metri, quattro metri, in modo che

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Parte prima – Fonetica

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la forza della voce sia proporzionale alla distanza.

Quinto esercizio

In un energico crescendo pronunciare a lungo e vibrandola be-ne la v e finire con un forte ap, senza interruzioni.

Attenzione Siccome il volume della voce è determinato dallaampiezza delle vibrazioni delle corde vocali, e l’ampiezza dellavibrazioni delle corde vocali è a sua volta determinata, comeabbiamo visto, dalla forza con cui il flusso d’aria provenientedai polmoni spinge contro di esse, c’è il rischio di credere che

occorre irrigidire le corde vocali per creare più conflitto. È unerrore. Le corde vocali devono essere sempre rilassate e liberedi vibrare. È la forza dell’aria che spinge che ha il compito digenerare la vibrazione adeguata. La forza, come abbiamo detto,è nella pancia e non nella gola. Se si agisce sulle corde vocali,come capita per esempio quando si grida malamente, si posso-no creare dei distacchi tra mucosa e base muscolare (tra seta egomma, per riprendere l’esempio di prima) con conseguenti in-filtrazioni e grossi problemi, tipo i calli alle corde vocali. 

2. I FONEMI 

I fonemi sono l’unità minima della catena parlata, i suoi suonisingoli. Potremmo chiamarli gli atomi della lingua. Ogni lingua

ha un suo insieme di fonemi, che variamente combinati permet-tono la comunicazione. Ci sono lingue molto semplici dal pun-to di vista fonologico, con meno di venti fonemi, e lingue mol-to ricche con più di cinquanta fonemi. Ogni lingua infatti, nellasua evoluzione, ha deciso quali suoni ritagliare nel continuum  possibile delle sonorità del corpo umano e quei suoni formanoil suo patrimonio fonetico.La lingua italiana ha ventotto fonemi: sette vocali e ventunoconsonanti. Per indicare questi suoni abbiamo però solo ventu-

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no segni grafici, per cui alcuni segni indicano più suoni (le vo-cali e e o come vedremo) e, viceversa, alcuni suoni sono scritticon la combinazione di più segni grafici ( gh, gn ecc.). I foneminon portano ancora significato, ma sono gli elementi primi concui si formano le sillabe e le parole. Se consideriamo la linguacome un corpo vivente, possiamo immaginare i fonemi comeatomi, le sillabe come molecole, le parole come cellule.

2.1. Fonemi vocalici

Abbiamo detto che la colonna d’aria proveniente dai polmoni,

nel superare la resistenza opposta dalle corde vocali, entra invibrazione e risale vibrando verso la bocca. A questo punto noi possiamo lasciarla uscire liberamente, limitandoci ad interveni-re sulla sua sonorità con l’uso di varie posizioni della nostra  bocca. In questo modo produciamo le vocali. Le vocali sichiamano così appunto perché sono piene di voce. Infatti, per  produrre le varie vocali, noi ci limitiamo a modificare la sono-rità della colonna d’aria vibrante, ponendo ostacoli minimi allasua libera uscita fuori di noi e non depotenziando in modo si-gnificativo la sua carica sonora.Una bella voce è una voce che ha belle vocali. Le consonanti,come vedremo, hanno funzioni molto importanti, ma di ordine, possiamo dire, organizzativo-razionale, le vocali invece porta-no il calore della voce, sono esse che hanno tutto il potere evo-cativo ed emozionale del parlare umano. I suoni vocalici sanno

di corpo, di affetto, di emozione. Come ha scritto mirabilmentenel suo libro di memorie il grande attore Giorgio Albertazzi:“Le vocali cantanti dicono le passioni”. Non si potrebbe diremeglio. Tutte le possibilità d'intonazione della catena parlata, levarie intenzioni trasportate dalla vibrazione della voce e ognisfumatura del nostro sentimento hanno un solo veicolo per es-sere espresse e comunicate: il suono delle vocali. È con essoche la Champmeslé incantava Racine, che nel suono della sua

voce, nella passione delle sue vocali trovava l’ispirazione per 

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scrivere la tragedia musicalmente perfetta, Phèdre.

D’altronde tutto questo appare logico se si considera che, men-tre le consonanti sono rumori, le vocali sono suoni.Anche se ci sono realtà intermedie, che vedremo, possiamo di-re che suoni e rumori sono due fenomeni molto diversi l’unodall’altro. Entrambi sono fenomeni acustici, è vero, ma dal punto di vista della espressione linguistica, la differenza tra lo-ro è rilevante, e importantissima.

2.2. Suoni e rumori

Ogni corpo vibrante genera un fenomeno acustico, cioè mettein moto l’aria che lo circonda. Sulla luna, non essendoci aria,non possono prodursi fenomeni acustici. Niente rumori e nientesuoni sulla luna, tutto tace! Sulla terra, per fortuna, c’è l’aria.Quindi tutto ciò che si muove genera un rumore o un suono. Naturalmente perché il fenomeno si realizzi pienamente occor-re che ci sia un suo punto di arrivo, un organo di ricezione, chetrasformi il fenomeno vibrazione dell’aria in suono o in rumo-re. Questo organo è il nostro orecchio. Ma non è ancora suffi-ciente. Il nostro orecchio chiude il circuito materiale del feno-meno acustico, assorbe la vibrazione, generata dal corpo di provenienza e trasmessa dall’aria. La vibrazione del nostro o-recchio è ancora un fatto puramente meccanico, una consonan-za con un fenomeno ambientale. Quello che conta è ciò che av-

viene da ora in poi: il nostro cervello trasforma la vibrazione percepita nell’orecchio in suono o in rumore. Più precisamente:se la vibrazione dell’orecchio è regolare, cioè se l’onda acusti-ca percepita ha una forma sinuosa e morbida, noi chiamiamoquesta sensazione suono, se la vibrazione è irregolare, se cioèl’onda acustica percepita ha una forma spigolosa e accidentata,noi chiamiamo questa sensazione rumore. Attenzione quindi:suoni e rumori sono sentimenti, cioè risposte emozionali a sol-

lecitazioni che provengono dall’ambiente. Un rumore ci avver-te di un possibile pericolo (qualcosa crolla, cade o scoppia,

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qualcuno sta per colpirci…), perciò ne ricaviamo una sensazio-ne spiacevole. Un suono ci rassicura e ci conforta, ci dice chenon corriamo rischi, (ci si muove piano vicino, si parla, si can-ta…), possiamo stare tranquilli e addormentarci anche.Se consideriamo attentamente le cose appena dette, capiamo intutta la sua profondità la potenza emotiva del canto. Nientetocca l’anima più di una voce cantante. E la voce cantante can-ta sulle vocali, né potrebbe, è ormai chiaro, fare diversamente.Infatti i cantanti vocalizzano, cioè si esercitano a cantare le vo-cali.

C’è ancora qualcosa di notevole da sapere sulla natura dellevocali. Facciamo una prova. Suoniamo il tasto di un pianofortee cantiamo su quella nota una a, poi, sempre sulla stessa notadel pianoforte, una i, poi tutte le vocali, che sono, ricordiamo-celo, sette. Abbiamo sempre cantato la stessa nota, quella suo-nata con il pianoforte, eppure non c’era dubbio che si trattavadi suoni diversi. C’è una bella differenza tra una a e una u ouna i! Ma in che cosa consiste la differenza, visto che abbiamocantato sempre lo stesso suono?Il fatto è che ogni suono naturale non è composto da una solavibrazione, ma da molte vibrazioni insieme. Ogni corpo vibran-te infatti vibra in modo complesso, emettendo un’onda acusticafondamentale e una serie di onde secondarie. Tutto ciò che ri- suona cioè tutto ciò che entra in vibrazione, per  simpatia, con ilcorpo vibrante generante, influisce sul volume di ogni singola

vibrazione secondaria. È per questo che noi possiamo distin-guere un La5 suonato da un pianoforte da un La5 suonato dauna tromba o da un violino. La vibrazione fondamentale, quellache si chiama   prima armonica, il La5 appunto, è uguale per tutti gli strumenti, ma è la differente forza con cui suonano lealtre armoniche, cioè quelle che abbiamo chiamato vibrazioni secondarie, che fa la differenza. La tavola di legno del piano-forte aumenta l’ampiezza di alcune di esse, quel tubo di metal-

lo con quella particolare forma che chiamiamo tromba aumental’ampiezza di altre armoniche, diverse da quelle amplificate dal

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 pianoforte, e così via. È così che ogni strumento dà origine alsuo particolare, inconfondibile suono.

La scatola di risonanza con la quale amplifichiamo le vibrazio-ni generate dalle corde vocali è la nostra bocca. Questa scatoladi risonanza ha una forma variabile. Aprendo più o meno lemascelle, modificando la forma e il volume della bocca tramitela lingua, sporgendo o tirando le labbra, noi amplifichiamo cer-te armoniche più di altre, cambiamo cioè il colore del suono base. È come se di volta in volta, la nostra bocca si trasformas-se in strumenti diversi. È abbastanza impressionante, vero? Ep-

 pure è proprio così che diciamo le vocali, che non sono altroche timbri, cioè variazioni cromatiche, dello stesso suono.Quando diciamo le vocali, senza modificare l’altezza dellafondamentale, noi diamo al suono laringale il timbro a oppureil timbro u, i, ò, ó, è, è.

2.3. La melodia

 Nel capitolo precedente abbiamo visto quanto, del linguaggio,sia musica, altezza e colore del suono, canto insomma. È veroche nel parlato la vocalità è meno espressa, più contenuta chenel canto vero e proprio, ma è egualmente importante. Il grandeattore Carmelo Bene usava definire la sua dizione un canto. Non aveva torto perché il suo modo di dire le vocali, anche senon era proprio un canto in senso stretto, ne evidenziava la so-

norità creando una melodia che superava quella di solito usatanel parlato. Di solito anche i poeti, quando dicono le loro poe-sie, sembrano volerle cantare. Ungaretti, Bertolucci, Yeatshanno lasciato registrazioni molto belle con le loro voci tre-manti, erano tutti vecchi quando hanno inciso, e cantanti. Ma lavoce più toccante è quella di Dylan Thomas, che era solito leg-gere in pubblico le sue poesie, in reading  molto frequentati.Conserviamo molti esempi delle sue letture, tra i quali la bellis-

sima Do not go gentle into that good night , poesia scritta per il  padre morente. La voce è mossa, virile, addolorata e tenera,

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come lo sono le poesie di questo autore, amatissime tra l’altrodai giovani, anche da quelli che amano più le canzoni che la poesia in senso stretto. È una voce che non declama, ma canta la propria rabbia e la propria tenerezza. Il file, insieme ad altrimolto interessanti, è disponibile su una pagina del sito dellaAcademy of American Poets:www.poets.org/page.php/prmID/361.

La melodia è il profilo sonoro che noi creiamo collegando conla memoria i suoni di varia lunghezza collocati a varia altezza.  Nel parlato questo profilo è di solito contenuto entro limiti

 piuttosto ristretti, che però possono variare da lingua a lingua eda parlante a parlante. Nel canto non ci sono limiti se non quel-li imposti dalla naturale estensione delle voci. Il canto insomma prende la materia calda e vibrante delle vocali e con questa di-segna paesaggi mutevoli e grandiosi. Il suo tratto è portentoso.Afferra l’ascoltatore e gli pompa sangue nel cuore, gli imponeil respiro. Il parlato ha mezzi meno sontuosi e potenti, ma al-trettanto seducenti: lavora nelle piccole variazioni, si rivolge alcuore e al cervello contemporaneamente, prende per mano econduce l’ascoltatore in un paesaggio meno colorato forse, maanch’esso cangiante, misterioso, affascinante. Nel parlato lalingua espone sé stessa senza gonfiare il petto, senza truccarsi,nella sua pura bellezza elementare, nella sua semplicità di attoessenziale dell’essere umano.

Alla melodia di cui sono fatti i personaggi d’opera i composito-ri dedicavano, e dedicano, ogni loro talento, alla melodia concui costruiscono il proprio personaggio gli attori dedicano ogniattenzione. Nella Commedia dell’arte l’ampiezza della melodiadel parlato era un modo preciso (insieme alla gestualità, al co-stume, alla presenza o meno della maschera e alla parlata inlingua o in dialetto) per individuare il tipo del personaggio: inobili stavano dentro un profilo piuttosto piatto, fine, mentre i

  popolani, le maschere, usavano una melodia pepata, dai con-torni più accentuati, vistosi.

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Si potrebbe parlare ancora a lungo della melodia e del sua po-tenza espressiva, ma voglio terminare con una affermazione diClaude Lévi-Strauss, lo studioso delle civiltà originarie, prodi-gioso inventore dell’antropologia strutturale e quindi profondoconoscitore del sapere e della creatività umane: “Di tutte le co-se che ho conosciuto a proposito degli uomini, una è la più mi-steriosa: la melodia”. Intendeva dire che è stupefacente quantola melodia sia efficace nel penetrare la sensibilità umana.

2.4. Esercizi sulle vocali

Abbiamo detto che per generare le vocali noi non impediamoall’aria di uscire fluidamente verso l’esterno. Però intervenia-mo per modificare la composizione del suono. Il primo modoin cui interveniamo è regolando la capacità complessiva di ri-sonanza della bocca, cioè allargando più o meno le mascelle. Ilsecondo modo è dato dalla posizione della lingua, che si puòincurvare verso il velo palatino, la parte più interna del palato overso la parte dura, centrale, del palato. Il terzo modo è la posi-zione delle labbra che possono essere sporte in avanti,  protru- se, o tirate come in un sorriso, tese. Tutti questi accorgimentiamplificano o riducono alcune parti del suono base, modifican-done il timbro e dando origine alle sette vocali.

Primo esercizio

Per pronunciare la i e la u teniamo la stessa dilatazione mascel-lare, coi denti appena discostati. Cambia però la posizione dellalingua: palatale per la i e velare per la u. Cambia anche la posi-zione delle labbra: tese per la i, protruse per la u.

Provare le posizioni: entrare mentalmente in bocca e vedere le posizioni di denti, lingua e labbra nel pronunciare i e u.

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Palatale con labbra tese i i i i iVelare con labbra protruse u u u u

Alternate i u i u i u

Ripetere finché non si avverte un alternarsi preciso dei suoni.Ci si deve liberare dalla abitudine di considerare i suoni dellalingua come semplici fantasmi dei corrispettivi segni grafici.Quando noi pensiamo alla i o alla u o a qualunque altro suonodell’alfabeto, ci immaginiamo il segno grafico relativo. Biso-gna ora invece far emergere l’immagine sonora. E’il segno gra-fico a essere il fantasma del suono, è venuto parecchio tempo

dopo, è un segno grafico appunto, una nota. Il fenomeno fisicooriginario ed essenziale è il suono.

Secondo esercizio

 Nella stessa posizione della i, ma con la bocca un po’ più aper-ta si ottiene é, cioè la e dal suono chiuso.

Provare:

i è i è i è i è i è i è i è

 Nella stessa posizione della u, ma con la bocca un po’ più aper-ta si ottiene ó, cioè la o dal suono chiuso.

Provare:

u ó u ó u ó u ó u ó u ó

Quindi:

Palatale con labbra tese é é é é éVelare con labbra protruse ó ó ó ó ó

Alternate é ó é ó é ó

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Parte prima – Fonetica

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Esercitarsi sul singolo suono anche aumentando e diminuendola sonorità e creando così una parabola regolare come già spie-gato per gli esercizi sulla portata sonora.

Terzo esercizio

 Nella stessa posizione delle labbra e della lingua tenuta per la i e per la é, ma aprendo ancora un po’ la bocca, si pronuncia la è,cioè la e dal suono aperto.

Provare:

i é è i é è i é è i é è i é è

 Nella stessa posizione delle labbra e della lingua tenuta per la u e per la ó, ma aprendo ancora un po’ la bocca, si pronuncia laò, cioè la o dal suono aperto.

Provare:

u ó ò u ó ò u ó ò u ó ò

Quindi:

Palatale con labbra tese è è è è èVelare con labbra protruse ò ò ò ò ò

Alternate è ò è ò è ò

Quarto esercizio

Per realizzare la a, che è la più chiara e aperta delle vocali,dobbiamo permettere all’aria vibrante di uscire in tutta libertà.Mascelle aperte, lingua rilasciata, piena sonorità.

Mediana aperta a a a a a a

Esercitarsi a creare varie combinazioni di suoni in modo che la

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Parte prima – Fonetica

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 bocca diventi precisa nell’assumere le varie posizioni.

Questi esercizi non sono certo divertenti. Occorre, per vincerela noia, tenere sempre attiva la mente. Non serve a niente farliin modo meccanico e il tutto diventerebbe insopportabile.Pensare allo scopo finale del lavoro.Dopo qualche settimana di esercizio assiduo si avrà un chiaris-simo salto di consapevolezza, si avvertirà una maggiore preci-sione nell’emissione e una forte soddisfazione ci ripagherà de-gli sforzi.

2.5. Fonemi consonantici

Se ostacoliamo l’aria che sale dai nostri polmoni e che attraver-so la laringe e la bocca sta per uscire dal nostro corpo, l’ariacercherà comunque di superare gli ostacoli interposti e nel su- perarli produrrà un rumore. A seconda del tipo di ostacolo chesarà frapposto, il rumore prodotto dal suo superamento sarà una piccola esplosione oppure un sibilo, o una specie di strofinio oaltro, come vedremo.

È il momento di precisare però che non tutte le consonanti sonorumori nello stesso modo. Ci sono delle consonanti che sono più rumori degli altri e altre meno, in vari livelli. Questo vuoldire che non tutti i suoni consonantici hanno lo stesso disegno

d’onda spigoloso e sgradevole. Alcuni, come la ‘liquida’ l , so-no addirittura definiti suoni semiconsonantici.

Un’altra cosa da tenere in considerazione è che ci sono conso-nanti  sorde e consonanti  sonore. Per produrre le consonantisorde, come p, t , f ecc., non mettiamo in vibrazione la colonnad’aria proveniente dai polmoni tramite il restringimento dellecorde vocali. Il rumore prodotto risulta così particolarmente

secco. Per verificare questo fenomeno, possiamo appoggiare

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delicatamente due dita alla laringe e dire t d p b f v, avvertire-mo chiaramente l’alternanza di sorde e sonore. Nelle sonore sisente bene la vibrazione delle corde.

Se le vocali, come abbiamo visto, sono i veicoli canoridell’emozione, le consonanti hanno un compito altrettanto im-  portante. Esse costituiscono gli argini che definiscono e con-trollano il fiume vocalico. Una lingua senza consonanti non può esistere, perché sarebbe una musica senza significati preci-si. Se ‘canto’ una a e una i una dopo l’altra posso significare,con la sovrabbondanza della a e lo slancio in alto della i, che

mi sono fatto male, che soffro o qualcos’altro del genere, maniente di più. Se metto tra a e i una consonante, arrivano i si-gnificati precisi, incontrovertibili: api, aghi, atti, avi, arti, ali,ami, assi.

La lingua è portatrice di tutte le istanze umane. Essa contienein sé gli strumenti per dire la piena della gioia e del dolore econtemporaneamente per poterla, questa piena, argomentare,analizzare, comunicare con precisione. Immaginiamo il flussoverbale come un caldo scorrere di atomi esistenziali: ogni vo-cale e ogni consonante arrivano alla luce, diventano udibili evibrano per un attimo nell’aria la loro breve vita di farfalla rac-contando un microscopico frammento di noi stessi.

2.6. Esercizi sulle consonanti

Ogni consonante, come vedremo più sotto, è un rumore parti-colarissimo. Lo scopo degli esercizi che seguono è di individu-are con precisione questo rumore e di abituare la bocca a pro-durlo in modo pulito, limpido, mantenendone intatta la peculia-rità fonica. Non è una cosa di poco conto. Nel flusso della ca-tena parlata infatti noi tendiamo a risparmiare energia per cuirischiamo tutti, chi più chi meno, di non essere abbastanza pre-

cisi nella articolazione, dando origine a quella pronuncia che ingergo si chiama pronuncia ‘insaponata’. La pronuncia insapo-

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nata diminuisce l’efficienza della comunicazione, affatica chiascolta e abbassa quindi il livello dell’attenzione.

Primo esercizio

Se impediamo per un attimo alla colonna d’aria di uscire e poila liberiamo d’improvviso, l'aria accumulata si espande istanta-neamente, producendo un piccolo scoppio. Si producono cosìle consonanti occlusive, dette anche momentanee o esplosive.Ricordiamo ancora che se la colonna d’aria è vibrante abbiamole consonanti sonore, altrimenti quelle sorde. Chiusura dellelabbra:

Occlusiva bilabiale sonora ba bò bè bó bé bu bisorda pa pò pè pó pé pu pi

Se l’occlusione è ottenuta appoggiando la lingua ai denti si ot-tiene la occlusiva dentale. Se la lingua aderisce al velo palati-no, si ottiene la occlusiva velare:

Occlusiva dentale sonora da dò dè dó dé du disorda ta tò tè tó té tu ti

Occlusiva velare sonora ga gò ghè gó ghé gu ghisorda ca cò chè có ché cu chi

Attenzione: anche per questi esercizi, come per quelli sui suoni

vocalici, tenere sempre presente che la mente deve controllare bene tutto. Non abbandonarsi alla meccanica ripetitiva.

Afferrare, di ogni singola consonante, il suo caratteristico ru-more, cercare di produrlo proprio così, come un rumore e noncome un segno linguistico. La nostra bocca deve diventare una perfetta macchina dei rumori, capace di esplodere, sibilare, fi-schiare, frusciare

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Secondo esercizio

Costringendo l’aria a passare attraverso un restringimento delcanale orale, si ottiene uno sfregamento. Si hanno così le con-

sonanti affricate o semi-occlusive:Affricata dentale sonora z          a z          ò z          è z          ó z          é z          u z          i

sorda za zò zè zó zé zu zi

Affricata palatale sonora ga gò ghè gó ghé gu ghisorda ca cò chè có ché cu chi

Terzo esercizioOccludendo la bocca, come nel primo esercizio, ma lasciandofluire l’aria attraverso le cavità nasali, ottengo le consonantinasali:

  Nasale bilabiale ma mò mè mó mé mu mi  Nasale dentale na nò nè nó né nu ni

  Nasale palatale gna gnò gnè gnó gné gnu gniL’aria accede alle cavità nasali per via della posizionedell’ugola, che è la parte terminale, dura, del velo palatino.L’ugola ha la funzione di aprire e chiudere l’accesso alle vienasali. Abbassandosi lascia libera l’entrata, alzandosi la occlu-de.

Far vibrare bene le nasali nel naso, prima di pronunciare la vo-cale. Si tratta di suoni profondi generati dal nostro strumento più lungo, ricchi di suoni armonici e quindi densi di possibilitàespressive. Il grande Carmelo Bene utilizzava in modo estremola ricchezza cromatica delle nasali, come un terreno di coltura,un humus su cui far sbocciare le vocali.

Quarto esercizio

Un restringimento del canale orale fa produrre al flusso d’aria

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un fruscio o un sibilo. Si hanno così le consonanti  fricative,dette anche continue perché, a differenza delle altre possonodurare a lungo.

Fricativa labiodentale sonora va vò vè vó vé vu visorda fa fò fè fó fé fu fi

Fricativa dentale sonora s          a s          ò s          è s          ó s          é s          u s          isorda sa sò sè só sé su si

Fricativa palatale scià sciò scè sció scé sciu s

 La fricativa labiodentale sonora v è un suono delicato, di diffi-cile diffusione, occorre perciò stare attenti ad articolarlo bene,facendo vibrare adeguatamente le labbra, altrimenti non si sen-te, soprattutto se si parla in uno spazio grande.

Quinto esercizio

Se la cavità orale è aperta in modo da permettere all'aria di passare con minimo strofinio, otteniamo le consonanti liquide.

Dentale rotata ra rò rè ró ré ru riDentale laterale la lò lè ló lé lu li

Palatale glià gliò gliè glió glié gliù gli

La dentale rotata e la palatale sono suoni difficili. Per chi non li

 possiede, è necessario quasi sempre l’intervento di un logope-dista. Ma per tutti è necessario un esercizio attento perché inqueste consonanti la lingua è chiamata a una performance no-tevole. In particolare, per la r, esercitarsi aumentando e dimi-nuendo il volume e la frequenza, per tenere sciolta la linguanella sua parte terminale:

sempre più forte, cioè con vibrazione della lingua sempre più

ampia, poi diminuire

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r r r r r r r r r r r rr r r r r r r r r r r r sempre più acuto, cioè con vibrazione della lingua sempre piùrapida, poi scendere

In italiano la r è un suono importante, di forte presa all’ascolto,che trasmette elettricità ed energia, senso del dinamismo, comeil rosso in pittura.

La consonante palatale è difficilissima, un ostacolo quasi in-sormontabile per gli stranieri che studiano l’italiano. Ma anche per molti italiani. Non sono infatti pochi quelli che dicono aio

invece di aglio. La lingua deve scivolare contro il palato.Cercare la posizione sul palato, dove incurvare e far scivolarela lingua. Non è uguale per tutti. Alcuni attaccano più in avanti,verso i denti, altri più indietro verso il velo palatino.

Sesto esercizio

Articolare bene questi grumi di suoni in modo che i singoli ru-mori risultino ben distinti anche se strettamente collegati.

 bla bla bla bla bla - bra bra bra bra bra - cla cla cla cla cla cla -cra cra cra cra cra - gra gra gra gra gra gra - s      bra s      bra s      bra s      bra- fra fra fra fra fra fra - vra vra vra vra vra - scra scra scra scrascra - s    da s    da s    da s    da s    da - s    dra s    dra s    dra s    dra s    dra - sfa sfa sfasfa sfa - sfra sfra sfra sfra sfra - s    gra s    gra s    gra s    gra - s    la s    la s    las    la s    la s    la - s    ma s    ma s    ma s    ma - s    na s    na s    na s    na s    na s    na - spa

spa spa spa - spla spla spla spla spla - vla vla vla vla - spra spraspra spra spra - pla pla pla pla - sta sta sta sta sta - stra stra stra

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stra - s    va s    va s    va s    va s    va s    va - tra tra tra tra tra - gna gna gnagna gna - gli gli gli gli gli - glo glo glo glo glo - glu glu glu glu- kli kli kli kli - iks iks iks iks

Settimo esercizio

Alcune consonanti sono particolarmente difficili da pronuncia-re con chiarezza se si trovano in determinate posizioni, come lar per esempio quando precede un’altra consonante. Fare eserci-zio su parole come ardente arte orto ortica orbo orbene Arnoarma torno tortora…

Anche la n, se ripetuta a breve distanza, presenta qualche diffi-coltà: la ninna le nanne, la ninna nanna, Anna la nonna. Per non parlare della  gl che, come abbiamo visto, è un vero ossoduro, soprattutto in alcune regioni d’Italia. Esercitarsi a girareil dorso della lingua contro il palato, provando a variare il pun-to di articolazione, un po’ più avanti o un po’ più indietro, co-me abbiamo detto.

Scioglilingua

Dire molto lentamente articolando bene ogni singolo suono.Accelerare solo quando si è piuttosto precisi.

Trentatre trentini entrarono trotterellando in Trento, tutti e tren-tatre trotterellando.

Sopra la panca la capra campa sotto la panca la capra crepa.

Tre tigri contro tre tigri, tre tigri contro tre tigri, tre tigri controtre tigri, tre tigri contro tre tigri…

Sereno è, seren sarà; se non sarà seren, si rasserenerà

In un pozzo poco cupo si specchiò una volta un lupo, che nel poco cupo pozzo andò a battere di cozzo.

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Parte prima – Fonetica

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Porta aperta per chi porta, chi non porta parta pur.

Sul tagliere taglia l'aglio, non tagliare la tovaglia: la tovaglianon è aglio e tagliarla è un grave sbaglio.

Esercitarsi con i ritmi, dicendo cioè una sillaba rapidamente euna lentamente secondo due schemi:

 _ ‘ _ ‘ _ ‘ _ ‘ _ ‘ _ ‘ _ ‘ (lento-veloce-lento…)

Trén-ta-tré tren-tì-ni-én-tra-rò…

‘ _ ‘ _ ‘ _ ‘ _ ‘ _ ‘ _ ‘ _ (veloce-lento-veloce…)

Tren-tà-tre-trén-ti-nì-en-trà-ro-nó…

Attenzione Riporre piena fiducia nella forza dell’esercizio,non c’è obiettivo che non possa essere raggiunto conl’esercizio assiduo e ben eseguito. Con l’esercizio si può arri-vare a tutto, ha scritto Goethe domenica 22 luglio 1787, a Ro-ma. Non lasciarsi prendere dallo sconforto: se un giorno sem- bra tutto inutile, il giorno dopo avremo un miglioramento sen-sibile. Abbandonarsi alla dolcezza dell’esercizio, a quella dol-cezza di cui parla Ingmar Bergman nella sua Lanterna magica,

quell’esercizio assiduo che ci porta al possesso totale della ma-teria, che ci trasforma un po’ per volta, una lotta dietro l’altra, adiventare la materia stessa, quando non c’è confine tra ciò chesiamo e ciò che produciamo, tra le nostre mani, il nostro corpo,e la solida essenza delle cose. 

Sentiamo intanto, a proposito del suono della lingua, cosa hascritto il russo Stanislavskij, inventore della regia moderna e

grandissimo maestro d’attori: "Io cerco la naturale sonorità mu-sicale. A me è necessario che nella parola ‘sì’ la lettera ‘i’ canti

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Parte prima – Fonetica

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la sua melodia, e nella parola 'no' lo stesso avvenga con la ‘o’.Io voglio che in una lunga serie di parole alcune vocali passinoimpercettibilmente in altre e non si urtino tra loro, e che anchele consonanti cantino, poiché molte di loro hanno i propri suonidistesi, gutturali, sibilanti, dentali, che ne costituiscono appuntola peculiare caratteristica. Ecco, quando tutte queste lettere simetteranno a cantare, allora incomincerà la musica del parlare,allora ci sarà il materiale su cui lavorare".

3. LA SILLABA

I fonemi, abbiamo visto, sono l'entità più piccola, non ulterior-mente scomponibile, della catena parlata. Sono cioè come gliatomi della lingua, ma nel concreto essi non hanno una realtàacustica autonoma, non vengono mai, o quasi mai, pronunciatiisolatamente. Nella concretezza della dizione essi vengonosempre assemblati in unità di livello superiore: le sillabe. Lasillaba è la più piccola entità significante della catena parlata.Per questo può essere considerata come la molecola della lin-gua parlata.Vediamo concretamente quali sono le caratteristiche di questamolecola acustica.

3.1. Il punto vocalico

La sillaba è come un piccolo sistema solare: ha il suo centroenergetico che è il punto vocalico. Intorno possono esserci, ma  possono anche non esserci, altre realtà acustiche che vivononell’attrazione del punto vocalico.A partire dal punto vocalico la voce può prolungarsi senzasforzo, se non quello della espirazione. È ovvio che il puntovocalico è sempre occupato da un fonema tenuto, in italianosempre da una vocale. Nella parola mon-te, per esempio, o e e sono fonemi tenuti. L'attimo in cui cominciamo a pronunciarli

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corrisponde al punto vocalico. Per tutta la durata del punto vo-calico, che è una durata brevissima, gli organi fonatori restanoimmobili nella stessa posizione.In italiano, come si è detto, il fonema tenuto è sempre una vo-cale, ma in altre lingue può essere anche un altro fonema, pur-ché ovviamente non sia un fonema momentaneo ( p b t d c g ). Nella parola serbocroata Trst ‘Trieste’, per esempio, il fonema r fa da vocale, è infatti su di esso che la voce si espande.

Il fonema tenuto è il suono in maggiore evidenza, quello che hail compito più importante nella significazione della sillaba.

Il fonema tenuto costituisce il nucleo della sillaba, il gradomassimo della sua tensione effusiva, cioè della sua udibilità.

3.2. Esplosione e implosione

Prima del fonema tenuto ci possono essere altri fonemi, a oc-cupare la posizione precedente il punto vocalico: la posizioneesplosiva. Nella sillaba mon di mon-te il fonema m occupa la posizione esplosiva della sillaba. È nel pronunciare la m infattiche il nostro apparato fonatorio si contrae, si tende e si caricadi quella energia che scaricherà nella pronuncia della o.

Attenzione a non fare confusione per via della parola esplosivo,che può trarre in inganno, avendola usata più sopra per un tipo

 particolare di fonema consonantico. In questo caso non si trattadi come il fonema viene articolato, ma della sua posizione edella sua funzione all’interno della sillaba. Anche un fonemaconsonantico non esplosivo può occupare la posizione esplosi-va della sillaba. Nel nostro esempio infatti è la m, consonantenasale continua, a occupare il punto sillabico esplosivo. La sil-laba, essendo la microstruttura elementare della catena parlata,distribuisce compiti ai suoi componenti.

È esplosivo quindi il fonema che all'interno della sillaba prece-

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de il punto vocalico e che costituisce la fase ascendente dellatensione della sillaba.

Se continuiamo a considerare la sillaba mon di mon-te vediamoche dopo il punto esplosivo e il punto vocalico c’è ancora unarealtà acustica, la n. La n occupa il punto in cui l’energia cari-cata da m e spesa da o si esaurisce, per cui l’apparato fonatoriosi contrae nuovamente e si prepara a ricaricarsi per la pronun-cia di una nuova sillaba. Questo punto si chiama punto implo- sivo.

La realtà che abbiamo analizzato nel concreto è un fenomenomolto compatto e di rapidissima esecuzione. Nella sillaba mon i tre elementi – punto esplosivo, punto vocalico, punto implo-sivo – sono fortemente connessi. Questa connessione, che èdovuta al comportamento degli organi vocali, ci fa percepiremon come una entità inscindibile, la sillaba appunto. È la silla- ba la concreta unità minima fonica della catena parlata. In essai fonemi, che isolati in sé stessi hanno un valore ancora pura-mente materiale, lavorano gli uni con gli altri nella dinamica pulsante della catena parlata.

4. LA PAROLA

4.1. Il corpo della parola

Le sillabe si organizzano in parole. Siamo così arrivati alle cel-lule del discorso. Ogni parola è una unità organizzativa di stra-ordinaria complessità, essendo essa  segno di un concetto. Allivello delle parole entriamo in contatto per la prima volta col pensiero, essendo con le sillabe ancora al livello di componentielementari dello strumento lingua. È la parola il vero mattonedella lingua. Abbiamo analizzato i singoli fonemi, ne abbiamovisto la materialità sonora, ne abbiamo apprezzato la funziona-

lità semplice, la corporeità quasi animalesca. Abbiamo impara-to a ascoltarne la melodia arcaica. Poi abbiamo visto le sillabe

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con il loro piccolo sole acustico al centro, il punto vocalico,questo nucleo linguistico, intorno al quale possono esserechiamati a ruotare nasali e sibilanti, rotate e fricative, sorde esonore. Ora arriviamo alle parole. L’uomo ha il dono della pa-rola. La parola è il segno della sua evoluzione rispetto agli a-nimali, con i quali condivide i livelli comunicativi meno com- plessi.

Ma in questo contesto non ci occupiamo del valore antropolo-gico e filosofico della parola, della civiltà della parola ecc. Re-stiamo nell’ambito della dizione e avvertiamo che, a livello di

 parola, il pericolo di considerare il parlato come una traduzionedello scritto è ancora più presente che per fonemi e sillabe. Vi-viamo nella civiltà della scrittura e questo ci fa dimenticare chelo scritto è una annotazione del parlato, che il mezzo linguisti-co primario è il parlato e non lo scritto, che nel momento in cuinoi diciamo un testo scritto, trasformando i segni grafici in se-gni acustici, restituiamo al linguaggio la sua pienezza origina-ria. Non dico questo per affermare una superiorità della civiltàorale rispetto a quella della scrittura, ci mancherebbe altro. Di-co questo solo per farci entrare nella logica della voce rispettoa quella della pagina.

Ragionando infatti sulla parola, dobbiamo distinguere due a-spetti di questa realtà.Il primo: ogni parola è come un cartellino su un oggetto o su un

concetto. I cartellini ci servono per comunicare. Per evitare di  portarci sulle spalle tutti gli oggetti di cui vogliamo parlare(come fanno i personaggi fantastici di Alice nel paese delle me-raviglie che hanno deciso di abolire il linguaggio, fonte di e-quivoci e di menzogne), ci portiamo dietro i nostri cartellini e litiriamo fuori al momento opportuno. Se chi ci ascolta ha glistessi nostri cartellini, ci intendiamo. E questo è l’aspetto  fun- zionale della parola, la sua utilità pratica.

L’altro aspetto della realtà ‘parola’, che spesso ci dimentichia-mo, è che la parola ha un corpo. È del corpo delle parole che

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Parte prima – Fonetica

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dobbiamo renderci conto.

Se dico ‘finestra’, alla mia mente si presenta immediatamentel’oggetto relativo. Anzi, a dire la verità, non l’oggetto ma ilconcetto che io ho ricavato dalla esperienza che ho fatto dellevarie finestre. Ma ‘finestra’ è anche un corpo, come dicevamo,un corpo molto individuale, che nessuna altra parola possiede.Qualcun’altra parola magari avrà i suoi occhi, o il profilo delsuo naso, la sua bocca, ma nessuna è esattamente come lei.Come è questo corpo? Proviamo a descriverlo: una fricativa la- biodentale sorda f che messa così subito all’inizio le dà un ca-

rattere piuttosto nervoso, soprattutto in quanto seguita dalla piùacuta della vocali, la i, vagamente isterica quando non è riden-te. La seconda sillaba, una sillaba aperta da un lato come la prima, è composta dalla nasale dentale n con punto vocalico inè, la più chiara delle vocali se si esclude la mediana a. Nelcomplesso si nota una certa forza di contraddizione rispetto alla  prima sillaba. Ma è alla fine che la parola ‘finestra’ esprimetutta la sua forza fisica con quell’aggrovigliato e tormentato  str  nel punto esplosivo della terza sillaba, per finire con la più so-nora delle vocali. L’ultima sillaba costituisce appunto il carat-tere somatico più evidente di ‘finestra’: sibilante, dentale, rota-ta - un sibilo, uno scoppiettio secco, una vibrazione carnosa - prima della a che è sì la più chiara delle vocali ma qui si trovain posizione sfavorevole, all’esaurimento della spinta, in posi-zione atona, quasi fuori di vista. Questo il corpo di 'finestra', i

suoi occhi , il suo profilo, il suo odore, il suo carattere.Ora proviamo a dire ‘finestra’ tenendo conto del suo corpo,cioè della sua complessa e mutevole sonorità, senza pensareche è anche un cartellino concettuale.

A proposito del corpo e del carattere di ogni singola parola, a-scoltiamo ora cosa dice Dante, il maestro di tutti i poeti e quin-di grandissimo esperto di parole: “Infatti alcuni vocaboli sen-

tiamo come puerili, altri come femminei, altri come virili; e diquesti alcuni come boscherecci, altri come urbani; e di quelli

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Parte prima – Fonetica

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che chiamo urbani, alcuni come pettinati e morbidamente lisci,altri come villosi e ispidi. E chiamo pettinati quelli, i quali - tri-sillabi o vicinissimi a misura trisillabica, senza aspirazione,senza accento acuto o circonflesso, senza le doppie 'z' o 'x',senza l'accoppiamento di due liquide o la posizione di una im-mediatamente dopo la muta - quasi levigati, lasciano con unacerta dolcezza chi li pronuncia; per esempio amore, donna, di- sìo, vertute, donare, letitia, salute, securtate, defesa".

4.2. La struttura della parola

Come abbiamo visto, la parola è costituita dall’unione di silla-  be. Abbiamo anche visto, prima, che la sillaba è costituitadall’unione di fonemi. Così come all’interno della sillaba nontutti i fonemi hanno la stessa importanza, cioè la stessa udibili-tà, ma c’è un fonema, quello che occupa il punto vocalico, che  porta la maggiore forza acustica e comunicativa, nello stessomodo all’interno della parola non tutte le sillabe hanno la stessaimportanza. C’è una sillaba più udibile delle altre e quindi più‘significante' delle altre. Questa sillaba è quella che contiene il punto vocalico accentato, cioè la vocale tonica. La differenzatra àncora e ancóra consiste nel fatto che in àncora la tonica èal punto vocalico della prima sillaba, mentre in ancóra la toni-ca si trova al punto vocalico della seconda sillaba. Concreta-mente quando noi pronunciamo le due parole emettiamo piùenergia sonora nel primo caso sulla prima a, nel secondo caso

sulla o. Emettere più energia sonora vuol proprio dire cheall’interno della parola un suono è detto più forte e più lungodegli altri. Questo comporta una gerarchia. L’esempio del si-stema solare fatto a proposito della sillaba, con il punto vocali-co a fare da sole, vale a maggior ragione per la parola. Ogni pa-rola ha un sole acustico, la vocale tonica. Essa è il suono piùforte e più udibile della parola, ad essa è affidato il compito  principale di significare, di portare significato. La tonica è il

cuore emotivo della parola, quella che contiene quasi tutta la potenza di fascinazione della parola.

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Tra i fonemi tenuti la tonica è il più tenuto, essa costituisce ilnucleo della parola, il suo apice fonico-emotivo, col suo suonole dà il colore fondamentale e la connota emotivamente.

4.3. La catena parlata

Le parole, si sa, si organizzano in frasi. Le frasi costituiscono lacatena parlata, cioè il discorso vero e proprio.Ora sappiamo che anche il discorso più complesso e astratto è,nella sua concretezza, una sequenza di fenomeni sonori all'in-

terno della quale agisce il gioco continuo delle esplosioni, delletenute e delle implosioni nel corpo delle sillabe e delle parole.Ma anche al livello superiore si instaura una successione dicontrazioni e di rilassamenti degli organi fonatori che dannoorigine a un andamento a onda della voce, che continuamentesi carica, esplode, si scarica. La catena parlata è la vera realtàdel parlare, essa è un fiume sonoro che vibra nelle sue parti enel suo insieme.Ma di questo parleremo meglio in seguito, entrando qui in gio-co componenti espressive che trascendono il livello della fone-tica. Prima di lasciare questo argomento, però, e prima di pro- porre qualche esercizio, rendiamo un ultimo omaggio alla pa-rola, citando ciò che Carmelo Bene ha scritto a proposito di unfamoso dramma di Marlowe: “Il Tamerlano è guerra di parolee non di  frasi (nel senso che la frase è dis-informata e tratteg-

giata a lampi, via via dall'immediato apparire e spegnersi delle  parole - dei fenomeni e respiri interni della parola stessa -splendenti a sé. Come nei fuochi notturni d'artificio, le paroleilluminano laceranti il cielo, palpitano ciascuna di vita propriae incandescente, e, nel precipitare soltanto, si - o non - danno in frase. Se n'è già perso il senso, che già altri fuochi brillano fol-goranti lassù, oltre il senso, immediate, al magnesio)”.

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4.4. Esercizi

•  Leggere una breve frase, ‘masticando’ i suoni per mettere in

evidenza la caratteristica sonora di ognuno. Far esplodere bene le occlusive, vibrare le nasali, sibilare le fricative, can-tare le vocali. Si prenda questo verso di Leopardi   Dolce echiara è la notte e senza vento. Dirla senza pensare al signi-ficato delle parole ma al loro corpo fonico. Provare a dire ilverso al contrario, dall’ultima parola alla prima: vento senzae notte la è chiara e dolce

•  Ripetere ogni sillaba della frase: dol-dol ce-ce chia-chia ra-ra... in modo elastico come se si giocasse a tennis contro ilmuro. Utilizzare le sillabe per vincere la partita a tennis,lanciandole più corte, più lunghe più forti, sotto rete, ecc.

•  'Battere' bene le finali. È molto importante. Aiutarsi pronun-ciando subito dopo l'ultimo suono della parola una p: dolcep

chiarap nottep. Questo esercizio è molto utile perché aiuta asuperare un difetto molto diffuso, quello di pronunciare controppo poca forza la sillaba finale, soprattutto la vocale che,essendo atona, rischia di scomparire, rendendo faticosol’ascolto.

•  Alla fine leggere il verso come un'unità ritmico-melodica,sostenuta da una sola espirazione. Chiaro e forte ma senza

sforzo. Come i fiocchi di neve sull’Alpe. Godere dei suoniche ci escono dalla bocca, della meravigliosa occasione checi è data: parlare.

Attenzione Il sound della lingua italiana è particolare. Moltovocalico e molto espansivo. Il poeta russo Osip Mandel'štamriferisce che man mano che diventava padrone della lingua ita-

liana (l’italiano è da sempre la lingua più amata dai poeti delmondo) sentiva la sua voce spostarsi verso le labbra, come a

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voler uscire con la dolcezza del bacio. Tenere a mente questonel dire. Pensare alle parole come se si formassero davanti allelabbra. 

4.5. Consigli

Prima di affrontare una  perfomance vocale, effettuare semprequalche minuto di respirazione addominale e di emissione delsuono laringale, per scaldare le corde vocali.

Poi elasticizzare la bocca, massaggiando e stiracchiando le

guance, inumidire e muovere in avanti e di lato le labbra, ancheaiutandosi con le dita. Insomma fare un bel po’ di smorfie.

Svegliare la lingua tirandola fuori dalla bocca e spingendola inavanti, a destra e a sinistra, sopra e sotto. Spingere con la lin-gua contro le pareti interne della bocca.

Emettere poi qualche suono, caricandone molto le caratteristi-che articolatorie. Qualche occlusiva bilabiale sorda:   p p p p,qualche s molto tenuta, come un lungo sibilo, qualche r moltosonora, ecc.

Se si hanno problemi di secchezza della bocca, può essere utilemasticare a lungo un boccone di mela, con la bocca molto ri-lassata e facendo molto rumore.

Con l’esperienza ognuno capirà quali sono gli esercizi prepara-tori più adatti a lui.

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PARTE SECONDA

LA DIZIONE

1. TESTO E LETTURA

"Neppure la scuola di dizione - tanto necessaria alla maggior  parte dei nostri attori - può essere qualcosa di freddo o di mec-

canico. L'attore deve saper parlare chiaramente: ma questo nonè semplicemente un fatto di consonanti e di vocali, bensì anche,e soprattutto, una questione di significati. Se l'attore non impa-rerà contemporaneamente anche a mettere in evidenza il signi-ficato delle sue battute, si limiterà ad una articolazione mecca-nica di suoni e, col suo 'bel parlare', distruggerà ogni significa-to".

Ho voluto cominciare il capitolo sulla dizione con questa cita-zione di Bertolt Brecht, che ci ricorda molto chiaramente che ilfine ultimo di ogni dizione è la trasmissione di significati.

Abbiamo affrontato quindi fino ad ora le premesse necessarie,la formazione tecnica indispensabile, ma certo non sufficiente.Ora si tratta di vedere brevemente se è possibile analizzare in

qualche modo la struttura delle frasi e del discorso e gli stru-menti con cui far lavorare questa struttura.

Occorre premettere che, quando si tratta di dire frasi, entrano ingioco moltissimi fattori. Parlare, lo abbiamo visto, è una attivi-tà complessa, legata all'essenza stessa dell'essere umano. Non è possibile quindi dare consigli e proporre esercizi che permetta-no a chiunque di diventare un bravo parlatore. Anche quando sitratta semplicemente di leggere un testo scritto da altri, l'espo-

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Parte seconda - La dizione

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sizione comunque coinvolge tutta la sensibilità, la cultura, l'e-sperienza del lettore. Questo è tanto vero che ogni attore sa chenon si è mai attori finiti, che il modo di entrare in rapporto coni testi, soprattutto con i grandi testi, cambia con il passare deglianni, diventando sempre più maturo, più profondo e più ricco,a meno che non subentri la stanchezza.

Ma è il momento, questo, di dire alcune cose su che cosa vuoldire veramente leggere. Ammettiamo dunque per un attimo diessere attori, cioè lettori professionisti. L'attore si trova di fron-te a un testo scritto. Può essere un testo scritto di recente o da

molto tempo, in prosa o in versi, bello o brutto, interessante onoioso. Queste caratteristiche ora non ci interessano. Ci inte-ressa invece accertare che cosa è un testo. E di conseguenzache cosa significa leggere un testo.

Tutto ha origine, ovviamente, nella testa dello scrittore. Come per ognuno di noi, anche lo scrittore vive nel suo flusso menta-le. Tutti, lo sappiamo, siamo costantemente immersi nel nostroflusso mentale, o flusso di coscienza, questo fiume pieno di co-se pensate, calcolate, previste, desiderate, sognate, ricordate,immaginate, intuite, temute, inventate. Questo fiume del qualefanno parte anche tutte le persone che conosciamo, che amiamoe odiamo, antipatici e simpatici, che fanno parte del nostro pre-sente o che sono ormai solo ricordi, vivi e morti... l'immagine,il sentimento che abbiamo di ognuna di queste persone. Poi c'è

tutta la società, il nostro tempo, la tradizione e le cose nuove, lostato, la scuola, il lavoro, l’amore, i soldi, i libri, la televisio-ne... la nostra infanzia, il nostro futuro, e via dicendo. Insom-ma, il flusso di coscienza in sostanza siamo noi. Bene, nel mo-mento in cui lo scrittore decide di scrivere qualcosa, opera unaselezione nel suo flusso mentale e trasforma questa selezione in  parole scritte. In pratica traccia dei segni sulla carta, o sulloschermo del computer, che  significano quella parte del suo

continuum mentale che lui ha voluto consegnare all'opera. Queisegni ne conservano memoria per chi saprà decodificarli. At-

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Parte seconda - La dizione

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tenzione a cosa è successo: un flusso mentale, o meglio una parte di esso, si è trasformato in un'opera, cioè in un oggetto. Ilflusso mentale non è percepibile nel suo complesso da nessunose non da chi ne ha diretta esperienza, anzi neanche lui ne hacompleta e continua consapevolezza. Per definizione un conti-nuum non è trasmissibile. L'opera invece ha confini definiti,misurabili, materiali. L'opera, il testo scritto, vive ormai una vi-ta che è indipendente da quella dell'autore. Essa resta così per sempre, testimonianza di un momento particolare di quella cre-atività. In pratica è successo che un evento che si sviluppa neltempo, il flusso mentale, si è trasformato in un oggetto, l'opera,

che in quanto oggetto occupa uno spazio ma non scorre neltempo.

Per chiarire il passaggio ulteriore, facciamo l'esempio di un'o- pera figurativa. Immaginiamo un quadro chiuso in una stanza,dove non è osservato da nessuno. In quella situazione quelquadro non è altro che un oggetto nello spazio. Non ha un pri-ma e un poi, non scorre nel tempo, non è un avvenimento, è so-lo un oggetto. Immaginiamo poi che entri un visitatore, che si pone davanti al quadro e lo guarda. Nel momento in cui inizial'osservazione, il quadro incomincia a vivere nel tempo, cioèentra a far parte del flusso mentale dell'osservatore. In quelmomento l'osservatore legge quell'opera, cioè lo rapporta a sestesso, lo mette dentro il flusso delle sue esperienze, dentro ilsuo tempo. Per un po' il tempo del lettore trasferisce il proprio

fluire all'oggetto quadro. Se questo incontro è fecondo, nel sen-so che costituisce per il lettore una esperienza importante, chelascerà traccia nella sua memoria, nella sua cultura, nella suaconcezione della vita e dell'uomo ecc., allora quel quadro saràstato bello. Ma a pensarci bene, non è stato il quadro in  sé a es-sere bello, è stato il rapporto tra quel quadro equell’osservatore a generare l’emozione che ha portatol’osservatore stesso a dire: bello! Infatti ciò che è bello per uno

non lo è per un altro. E a livello di analisi della comunicazione,non c’è altro da dire. I valori estetici non sono assoluti. Il desi-

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Parte seconda - La dizione

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derio di complessità e profondità dipende dalla formazione in-dividuale, dalla classe sociale, dall’età, dall’abitudine, ecc. Re-sta il fatto che ci interessa in questo contesto: leggere vuol direrapportare un oggetto a se stessi, portarlo nel proprio flussomentale, nel proprio scorrere temporale.

2. LA STRUTTURA LINGUISTICA

Anche un libro, un testo scritto, è un oggetto. Precisamente una struttura linguistica.

Con una metafora un po' irriverente, potremmo dire che, primadell’atto della lettura, il testo scritto è come un pesce surgelato.È rigido, freddo, duro, non ha odore, i suoi colori sono smorti,l'occhio è spento. Contiene in sé delle potenzialità che però de-vono essere riattivate. Ogni lettore   scongela il pesce quandolegge un testo, e ogni lettore lo fa a modo suo. Il lettore compe-tente e sensibile riesce a ottenere nella sua psiche un ritornocompleto della vita. Si stabilisce un rapporto di attualizzazione (un oggetto diventa atto) tra il lettore e il testo, che è l'essenzastessa della lettura: una struttura linguistica diventa una espe-rienza di vita.

L'attore ha davanti a sé il copione. Spesso si tratta di testi di li-vello altissimo. E nonostante questo, dal punto di vista teatrale,si tratta sempre di un pesce surgelato. L'attore è uno scongela-

tore di professione: è suo compito insufflare la vita nelle paro-le, riscoprire la pienezza originaria della vita da cui quel testoci arriva. Egli dà corpo alle parole, nel senso letterale dell'e-spressione: dà il suo corpo alle parole: il suo tronco che pulsadi energia, i suoi arti che si muovono e che descrivono e rac-contano, il suo viso come strumento principe di identità, centrodell'universo dei segni, i suoi polmoni che respirano, la laringeche suona, gli occhi che guardano, labbra lingua denti che par-

lano, che mettono in vibrazione l'aria che lo circonda.

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 Amleto è una struttura linguistica, una struttura linguistica tal-mente ben costruita da riaccendersi di vita ogni volta che unlettore si avventura per le sue profondità. E questo è l'atto dellacomunicazione letteraria. Il teatro comunica in altro modo: par-te dalla letteratura per compiere al contrario l'operazione di sin-tesi fatta dal poeta. Shakespeare aveva negli occhi la figura diRichard Burbage, negli orecchi la sua voce, mentre scriveva Amleto. Pensava al suo pubblico, alla forma del suo teatro, alle  possibilità tecniche del palcoscenico, ai costumi e alle danze.Sapeva a che livello di profondità e di precisione i suoi attori

 potevano arrivare. Conosceva la tradizione letteraria antica, ilteatro italiano dei comici dell'arte. Conosceva la forza dellamusica e sapeva dove era giusto inserire una canzone. Cono-sceva il ritmo percettivo dei suoi contemporanei, le aspettativedel suo pubblico e sapeva giocare con esse. E soprattutto avevauna sensibilità insuperabile per la musica della sua lingua, av-vertiva come nessuno i registri linguistici dei mestieri, degliambienti, dei caratteri, aveva il gusto infantile della filastroccae dei giochi di parole. Conosceva la virtù incantatoria delle pa-role in versi, la poesia. Ascoltava, amava l'uomo parlante,l'uomo che costruisce il suo destino con le parole che dice. Vi-veva nella Londra turbolenta e vociante della conquista deglioceani, conosceva la storia inglese recente e passata, le mitolo-gie nordiche, gli alti e i bassi della fortuna, il gioco dei potenti.Avvertiva, come nessuno prima, il nulla e il suo silenzio, la sto-

ria, il pericolo del caos e le menzogne consolatorie delle dottri-ne. Aveva un prodigioso senso plastico dei conflitti umani. Vi-veva dentro il laboratorio umano che era la Londra del suotempo, curioso e appassionato della umanità nuova che questolaboratorio stava modellando. Orbene, dal continuum uditivo evisivo della sua mente Shakespeare ha estratto le parole checoncentrassero una realtà vivente e la consegnassero alla pagi-na in una forma fissa. Siccome Shakespeare era un genio, que-

sta opera di distillazione linguistica ha prodotto un capolavoro:una struttura mirabile per potenza, finezza e profondità. Ora,

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quando si dice che un testo letterario è un pesce surgelato, lo sidice per evidenziare il tipo di lavoro del lettore e dell'attore e per evidenziare che l’oggetto-testo in sé non è niente se nessu-no lo legge. E diventa una cosa diversa ogni volta che qualcunolo legge. La realtà del testo sta tutta nell’atto della lettura. Inquel momento si accende, diventando uno dei due poli indi-spensabili perché avvenga l’atto della comunicazione.

Sentiamo cosa dice, a questo proposito, il grande regista ingle-se Peter Brook: “A proposito di Shakespeare, udiamo e leg-giamo continuamente la stesa raccomandazione: ‘Recitare

com’è scritto’. Già, ma che cosa è scritto? Segni vergati sullacarta, ecco tutto. Le parole scespiriane, infatti, sono la registra-zione materiale delle parole che Shakespeare voleva che fosse-ro dette, parole destinate a sortire, sotto forma di suoni, dallelabbra di gente viva, con tanto di intonazione, di pause, di rit-mo e di gesti, che dovevano far parte integrante del significatoverbale. La parola non comincia a esistere come tale, ma è un  prodotto finito che nasce come impulso, stimolatodall’atteggiamento e dal comportamento; e sono appunto questiche impongono l’espressione. Tale processo si verificanell’intimo del drammaturgo e si ripete nell’intimo dell’attore.Può anche darsi che sia l’uno che l’altro siano consci soltantodelle parole, ma tanto per l’autore quanto, in seguito, per l’attore, la parola non è che una minuscola parte visibile di unagigantesca formazione invisibile. Taluni autori tentano di in-

chiodare i significati e le intenzioni dell’opera nelle direttive enelle indicazioni di scena, ma non si può non restare colpiti dalfatto che i migliori drammaturghi sono anche quelli che forni-scono meno spiegazioni, rendendosi conto del fatto che ogniulteriore indicazione è destinata a restare priva di utilità. Sirendono conto del fatto che l’unico modo di trovare la vera viaalla dizione di una parola consiste in un processo che corre pa-rallelamente al processo creativo originale, fatto che non si può

né ignorare né semplificare”.

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3. NOTAZIONE E INTERPRETAZIONE 

Più sopra abbiamo fatto l’esempio del quadro chiuso in una

stanza. E abbiamo evidenziato che un’opera, anche di qualitàeccelsa, non è nulla se non nel momento in cui viene letta.L’opera è uno dei due poli essenziali perché si accenda l’arcovoltaico della comunicazione. Non c’è comunicazione, se oltreall’emittente e al messaggio non c’è il ricevente. Anzi emitten-te e messaggio sono appunto emittente e messaggio se c’èqualcuno che li riceve. Eppure un quadro si dà da sé, non ha bi-sogno di una competenza specifica per essere letto. Infatti la

 pittura, come la scultura e l’architettura, per restare nell’ambitodelle arti ‘maggiori’, sono arti autografiche. Una volta uscitedalle mani dell’autore non hanno bisogno di mediazioni parti-colari. Questo perché entrano nello spazio con il loro corpo in-tero. La letteratura e la musica invece sono arti notazionali.  Non viaggiano nello spazio con una materialità ben definita.Infatti non esiste, in questi ambiti, il concetto di ‘originale'. A

meno che non si parli dell’autografo, ma questo è un altro pro- blema. Che l’ Infinito di Leopardi mi arrivi attraverso un bel li- bro rilegato in seta oppure scritto su una pagina di giornale nonfa differenza, nel senso che la qualità intrinseca dell’opera nonne risente. La stessa cosa vale per la musica, che si serve ap- punto di note. Le note alludono a qualcosa che non c’è e chedeve essere ricostruito, a qualcosa di accennato, stenografato,incompleto. Il discorso che abbiamo fatto sul flusso di coscien-

za di Shakespeare e sulla operazione di concentrazione e discarnificazione dei suoi contenuti nelle parole, tramite una se-lezione nel continuum della sua mente, vale anche per Mozart o per Debussy. Anche un compositore ha nella sua mente una re-altà musicale che non può in nessun modo essere riportata sulla pagina nella sua completezza. L’autore scrive le note e affida lasua opera alla mediazione di altri. Questi altri sono gli interpre-ti. Gli interpreti ridanno completezza materiale all’opera, ledanno un corpo, il loro corpo, che deve essere un corpo allena-

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to, capace di entrare in contatto fecondo con le note, siano essenote in senso stretto siano esse parole.

4. LE PAROLE ORGANIZZATE 

Quello che si è detto più su a proposito di Shakespeare e di Amleto vale per qualunque testo. E quello che si è detto a pro- posito dell'attore vale per qualunque lettore. Anche il genitore oil nonno che leggono una fiaba al bambino compiono un'operadi restituzione della pienezza originaria al messaggio verbale.In un certo senso percorrono al contrario il percorso di distilla-

zione compiuto dallo scrittore dalla scioltezza del flusso menta-le alla fissità della annotazione scritta. Il lettore passa dalla fis-sità delle note alla fluidità dell'evento detto parlare.

La competenza tecnica necessaria a questa operazione, oltreovviamente alla conoscenza del codice linguistico in cui il testoè scritto, è la conoscenza della struttura sintattica. Non si trattatanto di conoscere la grammatica, quanto di saper percepire ilflusso del ragionamento e della narrazione, che è un flusso sin-tattico. La sintassi è il livello organizzativo delle parole. Nella prima parte di questo libro abbiamo visto i livelli organizzativiinferiori, fonemi in sillabe, sillabe in parole. Ora siamo al cen-tro del problema. Le singole parole non bastano, è la relazioneche si instaura tra di loro che ci permette di raccontare e di ra-gionare. E questo è appunto il livello sintattico. Ogni contenuto

 per essere trasmesso deve organizzarsi in sintassi. E il modo incui si organizza stabilisce la qualità stessa del contenuto. Non èinfatti, la sintassi, un semplice contenitore di pensieri già esi-stenti. È l'atto di dar loro forma che realizza i pensieri. Non esi-ste un contenuto linguistico prima della forma sintattica che es-so assume. Così ci ha spiegato il grande linguista danese LuisHjelmslev: "La funzione segnica è di per sé una solidarietà.Espressione e contenuto sono solidali - si presuppongono reci-

 procamente in maniera necessaria. Un'espressione è espressio-

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ne solo grazie al fatto che è espressione di un contenuto, e uncontenuto è un contenuto solo grazie al fatto che è il contenutodi una espressione. Non ci può dunque essere, tranne che per una artificiale separazione, un contenuto senza un'espressione,né un'espressione senza un contenuto".

La sintassi stabilisce delle gerarchie. Alcune cose contano di più, altre meno. Come in fonetica abbiamo visto che all’internodella sillaba alcuni fonemi sono più udibili e quindi più signifi-canti, come abbiamo visto che all’interno della parola la tonicaha una posizione di straordinario rilievo espressivo, nello stes-

so modo dobbiamo intendere che all’interno della frase alcune parole portano più significato di altre. Potremmo dire, per in-cominciare a capire, che il verbo è la parola più importante nel-la frase. Infatti il verbo indica l’azione, ci dice che cosa stasuccedendo. Il fatto che verbo sia sinonimo di  parola ci diceappunto che il verbo è sempre stato percepito come la parola per eccellenza. Ma, vedremo, non è sempre così. Siamo in uncampo che abbiamo chiamato interpretazione. È l’interpreteche decide quali sono le parole di maggior peso all’interno del-la frase. È sua responsabilità, suo ambito di competenza creati-va. Per fare un esempio estremo, la recitazione straniata, quelladi Brecht, ma anche quella moderna, degli attori di Ronconi per esempio, agisce proprio su questo aspetto della dizione per darela sensazione della perdita di senso della modernità. Gli attoridi Ronconi alterano in modo innaturale la sintassi sottolineando

 parti del discorso che in genere vengono considerate non moltosignificanti, come le congiunzioni, gli articoli, le preposizioni.Il risultato è una dizione  strana, conflittuale, non quotidiana,artificiosa. Una scelta interpretativa. Il messaggio è forse: nonc’è modo di leggere coerentemente i testi, il mondo modernonon sa leggere, ha perso il senso del produrre e ricevere mes-saggi, la capacità stessa di codificarli e decodificarli. O altro,ancora più complesso: è il mondo moderno nella sua interezza

che non ha senso. Un modo di trattare la dizione molto moder-no, che può lasciare perplessi, come tutta l’arte moderna. Una

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dizione, si può dire, informale.

5. L’INTERPRETE 

Il pittore si trova davanti agli oggetti del suo mestiere: la tela  bianca, i pennelli e, soprattutto, i colori. Egli stende i colorisulla tela. Può fare con essi un ritratto, un paesaggio o un’operanon figurativa, astratta. Quello che conta è che sulla tela allafine ci sia un insieme di colori che lavorino gli uni con gli altri,che siano in grado di mettere in movimento la mentedell’osservatore, il destinatario finale, che lo stimolino a trova-

re relazioni, che lo tengano lì fermo più a lungo possibile aleggere il quadro. Nell’atto comunicativo, lo abbiamo già visto,la competenza del destinatario è essenziale. Davanti all’arte a-stratta questo è palese. Sono molti infatti coloro che restanofreddi davanti a opere che altri, che hanno le competenze lin-guistiche necessarie, ammirano a lungo e chiamano capolavori.

Il nostro lettore si trova davanti al testo scritto. Deve ricavarneun quadro uditivo per i suoi destinatari finali. Anch’egli ha isuoi materiali. Attenzione, però, i suoi colori non sono le paro-le dell’autore, ma i suoi strumenti espressivi. Il testo può esseremeglio paragonato alla tela, bianca e pronta a ricevere i colori. Non c’è tela che non possa essere rovinata da un pittore malac-corto o poco in vena. Non c’è testo che non possa essere rovi-nato da un lettore svogliato o incapace. La disposizione dei co-

lori deve essere interessante, abbiamo detto, nel senso che devestimolare la voglia di guardarlo, quel quadro. Come diceva DeChirico, per un pittore i contenuti non contano, quello che con-ta è che il quadro si faccia guardare, i contenuti ce li metteràl’osservatore. Nello stesso modo il primo obiettivo del lettore èfarsi sentire, non far addormentare l’uditorio. Le parole devonolavorare le une con le altre, fertilizzarsi reciprocamente in unastruttura acustica, in una composizione che sia varia, elastica,

mobile, energica. Solo così, tenendo alte la voglia d’ascolto e

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l’intelligenza del pubblico attraverso un uso intelligente dei co-lori della dizione, la comunicazione avverrà nel migliore deimodi, cioè con una ricca trasmissione di contenuti.

Ma quali sono i colori della dizione?Come non è facile dire quali sono i colori della pittura, perchéogni pittore ha i suoi colori, così non è facile dire quali sono icolori della dizione. Possiamo però individuare i colori fonda-mentali, per così dire, gli strumenti generali della composizio-ne. E qui occorre, per evitare parallelismi artificiosi, abbando-nare la metafora pittorica, perché entriamo nel campo specifico

della voce.Gli strumenti con cui la voce compone l’opera sono il timbro, ilritmo, l’intonazione. La voce che parla è un fenomeno compat-to, complesso, che non è facile suddividere nei suoi componen-ti. Non è facile, per esempio, distinguere tra intonazione e rit-mo di una frase, perché l’intonazione è anche conseguenza delritmo, e il timbro, a sua volta, è intrinseco a entrambi. Ma è ne-cessario distinguere, per capire e per dare il giusto valore allecose.

Chiamiamo quindi timbro il colore intrinseco della voce e lesfumature che essa può assumere.

Chiamiamo ritmo la cadenza temporale degli avvenimenti acu-stici, il ticchettio che i singoli suoni generano nel flusso del

tempo, rapportandosi secondo la logica del prima-dopo, del ve-loce-lento, del lungo-breve.

Chiamiamo intonazione la melodia della frase, il suo contornoacustico, il profilo realizzato dai vari eventi acustici relazionatisecondo il rapporto prima-dopo, alto-basso, sopra-sotto.

6. IL TIMBRO 

Il timbro della voce ha una valenza espressiva fortissima. Gli

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studi sulla percezione dei suoni e lo sviluppo del linguaggio nei bambini ci dicono che è il timbro il primo carattere distintivo percepito. Ancora prima della nascita il bambino avverte le vi- brazioni profonde della voce materna. Per questo attraverso iltimbro della voce i bambini riconoscono la madre, prima anco-ra di riconoscere il suo odore e il suo viso. Nella comunicazio-ne artistica il timbro ha valore emotivo immediato: esso tra-smette significato senza passare attraverso i filtri della decodi-ficazione razionale, ma arrivando direttamente alla sensibilità profonda.

La musica utilizza in modo consapevole la potenza emotiva deltimbro. La sensazione generale e primaria che abbiamo di un brano di musica dipende dagli impasti timbrici degli strumentie delle voci, prima e più che dalle melodie. Così fan tutte diMozart ha un colore, un timbro orchestrale inconfondibile.L’orchestra wagneriana ha un colore tutto suo. Così come è in-confondibile il timbro scuro di tante opere verdiane, Don Carlo  per esempio. La musica moderna è addirittura arrivata alla teo-rizzazione e alla realizzazione di melodie di timbri, affidandoalla variazione del colore del suono la funzione melodica tradi-zionalmente affidata alla variazione dell'altezza.

Ma anche tutte le altre arti fanno uso consapevole del timbro.La tavolozza di ogni pittore ha un suo timbro, determinato dal-le sue particolari preferenze coloristiche. E anche ogni singolo

quadro ha il suo timbro. Si pensi alla sensazione di luminositàche ci prende di fronte ai quadri di Van Gogh, dovuta ai suoigialli. O al timbro scuro di Tintoretto o di Corot, agli azzurri di  paradiso del Beato Angelico o ai bruni brulicanti di inquiete  presenze dei maestri del barocco europeo, da Caravaggio aRembrandt. La pittura moderna, così come ha fatto la musica,ha analizzato a fondo i linguaggi e gli strumenti del dipingere eha prodotto le poetiche del colore puro, del tono, realizzando

grandi opere in cui il soggetto è il colore stesso, il suo timbro,la capacità di coinvolgere lo spettatore nella pura osservazione 

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della materia, come, per esempio, nelle meravigliose tele diuno dei massimi rappresentanti dell’espressionismo astratto,l’americano Mark Rothko.Anche la scultura e l’architettura lavorano sul tono con sceltadei materiali, col loro trattamento, col gioco dei vuoti e dei pieni.

Ogni scrittore ha il suo timbro di base, determinato dagli argo-menti, dalle ambientazioni, dalle consuetudini linguistiche. Letragedie di Sofocle mantengono anche per noi moderni unostraordinario fascino in parte dovuto proprio al loro colore ba-

se, che ha le tinte delle terre, sa di sepoltura, di libagioni sepol-crali e anche di decomposizione, a raccontarci il dramma delvivere umano, le cui ragioni sfuggono. Se mettiamo vicino unaall’altra una poesia di Petrarca e una di D’annunzio ci accor-giamo immediatamente della differenza enorme, determinatanon tanto dagli argomenti quanto dal colore della lingua, daltimbro generale, risultato della selezione esercitata sul materia-le linguistico e del suo trattamento.

Per l'attore il timbro della voce è come un biglietto da visita, il primo modo di presentarsi al pubblico. Il timbro è il suo primostrumento di seduzione. Il pubblico deve avere immediatamen-te l'impressione che la qualità della voce dell'attore è superiorealla media, che si tratta di una 'voce di lusso', come ha dettoGrotowski. Sentiamo cosa dice a proposito del timbro della vo-

ce Corrado Bologna in un suo bellissimo saggio sulla metafisi-ca e l’antropologia della voce: “Quanto al timbro, si dovrà dire,in sostanza, che esso è lo 'stile' della voce, l'unica traccia di es-sa memorizzabile nel tempo e traducibile in emozione così co-me lo è lo stile letterario di uno scrittore, [...]. Nel timbro giac-ciono gli strati più intimi e profondi della corporeità vocale. Aciascun sentimento [...] corrisponde un livello timbrico-musicale [...]. Il timbro è, per metafora, il 'sesso' della voce, e

ne indica anche la sensualità; allo stesso modo, esso determina pulsionalmente il pensiero, nella fonazione e nell'intonazione,

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sulla base delle mutazioni non sempre coscienti del 'tono' psi-cologico”. (Corrado Bologna,   Flatus vocis: metafisica e an-tropologia della voce, Bologna, Il mulino, 1992).

7. IL RITMO 

"Il ritmo è l'ordine del movimento" ha scritto Platone. La suadefinizione ci dice con chiarezza di cosa stiamo parlando. Or-ganizzare le parole secondo un ritmo vuol dire capire il testo,elaborare un significato da attribuirgli, rendere possibile unacomunicazione. Senza ritmo non è possibile avere una comuni-

cazione efficace. Immaginiamo, per eccesso, la dizione tuttauguale, come scandita da un metronomo, di un computer. Dopo pochi minuti non riusciremmo a capire più niente. La fatica diorganizzare i significati sarebbe tutta di noi ascoltatori e diven-terebbe insopportabile. Allora un punto è chiaro: ritmo nonvuol dire andare di corsa, ma vuol dire organizzare gli avveni-menti nel tempo in modo che si capisca cosa succede.

Come il timbro, anche il ritmo è una categoria primordiale. Ilmovimento del giorno e della notte, delle stagioni, il fluire de-gli elementi, il respiro e il battito cardiaco sono le esperienzeche stano alla base della nostra sensibilità per il ritmo.

Ma noi esseri civilizzati, quando parliamo di ritmo, possiamointendere cose diverse. Almeno due. La prima, più ristretta, più

tecnica possiamo dire, è quella che il musicologo J.J. Nattiezha definito 'intervallo di tempo fra degli eventi'. La seconda ac-cezione, più larga, è, secondo le definizioni di un filosofo e diun poeta, 'particolare modo di scorrere' (Eraclito) o 'forma rita-gliata nel tempo' (E. Pound). Quando viene usata in questo sen-so, la parola ritmo finisce per indicare la struttura coerente diun'opera d'arte, della quale si dice 'ha ritmo' se i suoi elementi(colori, suoni, parole…) si rapportano uno all'altro secondo

modi espressivamente efficaci.

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8. L’INTONAZIONE 

L’intonazione è talmente importante da coincidere, in pratica,

con il significato. Cambia l’intonazione, cambia il significato.Possiamo addirittura dire che l’intonazione è l'intenzione del parlante. E l’intenzione del parlante è il significato della frasedetta.

L’intonazione è legata al momento esistenziale, dice che cosasta succedendo in quel momento. Quando le intonazioni sonoal lavoro, la funzione segnica della lingua (quella dei cartellini 

sulle cose, di cui abbiamo parlato più sopra) lascia il campo al-la dinamica dei rapporti umani. Ogni segno-parola fluttua neisuoi significati possibili. Più è intensa la situazione, maggiore èla fluttuazione. E questa fluttuazione è determinata da ciò checon quella frase si vuole ottenere, dallo scopo del nostro parla-re. Quasi mai parliamo “tanto per parlare”. La maggior partedelle volte parliamo per ottenere qualcosa. Ed è l’intonazione

che dice all’interlocutore che cosa vogliamo ottenere con le no-stre parole. Noi agiamo con le parole. L’azione passa attraver-so l’intonazione. L'intonazione trasforma i segni in atti.

9. LA FORMA DEL CONTENUTO 

 Nel capitolo precedente abbiamo già visto che ogni contenutomentale, nel momento in cui viene espresso, assume una parti-

colare forma. E abbiamo anche sottolineato come questa formanon sia indifferente al contenuto, ma sia ad esso intrinsecamen-te connessa. Per usare una immagine del grande linguista DeSaussure, forma e contenuto nel linguaggio sono come le due pagine dello stesso foglio, fronte e retro, non puoi tagliare una  pagina senza tagliare l’altra. A rinforzare questo concetto, dienorme portata, citiamo ancora Hjelmslev. Si tratta di un passoun po’ complesso, ma che vale la pena leggere. In esso Hjel-mslev distingue la materia dal contenuto dell’espressione. La

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materia è inesprimibile, coincide, per richiamare un’idea uti-lizzata più su, con il flusso mentale o con parte di esso. La ma-teria è un continuum, come tale non comunicabile per defini-zione. Il contenuto è invece ciò che sta dentro l’espressione. In pratica la materia si fa contenuto nel momento in cui diventaespressione, prima non ha una forma e quindi non è né espri-mibile né trasmissibile. "Ogni lingua traccia le sue particolarisuddivisioni all'interno della 'massa del pensiero' amorfa, e dàrilievo in essa a fattori diversi in posizioni diverse, pone i centridi gravità in luoghi diversi e dà loro enfasi diverse. È come unastessa manciata di sabbia che può prendere forme diverse, o

come la nuvola di Amleto che cambia aspetto da un momentoall'altro. Come la stessa sabbia si può mettere in stampi diversi,come la stessa nuvola può assumere forme sempre nuove, cosìla stessa materia può essere formata o strutturata diversamente[...]. A determinare la sua forma sono soltanto le funzioni dellalingua [...]. La materia rimane, ogni volta, sostanza per unanuova forma, e non ha altra esistenza possibile al di là del suoessere sostanza per questa o quella forma. Riconosciamo cosìnel contenuto linguistico, nel suo processo, una forma specifi-ca, la forma del contenuto che è indipendente dalla materia[…] e le dà forma rendendola sostanza del contenuto".

10. IL MOVIMENTO DEL PENSIERO 

Proviamo a leggere un testo in prosa e vediamo di mettere in

 pratica le cose dette fin qui su testo, lettura, interpretazione. Sitratta di una lettera di Emily Dickinson, la grande poetessa a-mericana dell’Ottocento, uno dei cervelli di poeta migliori ditutta la letteratura mondiale, per usare l’espressione di HaroldBloom. La traduzione è di B. Lanati, ed. Einaudi.

“Caro signor Bowles, ho ricevuto l’opuscolo. Penso che sia sta-to lei a mandarmelo, per quanto, non essendomi la sua scrittura

familiare, potrei sbagliarmi.

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Se ho ragione, grazie. Grazie, se ho torto, perché così trovo unascusa intelligente per chiederle come sta questa sera, e per chiedere con tenerezza della salute di altri quattro, di ‘Mary’maggiore e ‘Mary’ minore, di Sallie e di Sam. Mi auguro che levostre coppe siano ricolme. E la vendemmia intatta. Inun’esistenza di porcellana, uno sente il bisogno di assicurarsi che tutto vada per il meglio, per paura di inciampare nelle pro- prie speranze e ritrovarsi in un mucchio di vasellame in pezzi.Gli amici sono il mio ‘patrimonio’. Mi perdoni quindil’avarizia con cui li accumulo! Mi si dice che coloro che untempo sono stati poveri hanno opinioni diverse sull’oro. Non so

come capiti. Dio è meno sospettoso di noi, altrimenti non ciconcederebbe amici, per paura che ci si dimentichi di lui! Avolte credo proprio che le Grazie di un Paradiso a venire val-gano meno di un Paradiso a portata di mano. L’estate, da quan-do siete venuti qui, si è fermata. Non l’ha notato nessuno – vo-glio dire gli uomini e le donne. Senza dubbio, un’angoscia leg-gera dilacera i campi e i boschi sono percorsi da ‘anime in pe-na’. Ma questo non è affar nostro. Siamo sufficientemente im-  pegnati dal problema della nostra solenne Resurrezione! Daquel che ne dicono i Ministri, una Cortesia particolare! Per ‘l’uomo naturale' i Bombi e un pizzico di Uccelli sembrerebbe-ro un grosso passo in avanti, ma mi guardo bene dal contestaregusti così regali. Il nostro Pastore dice che siamo dei ‘vermi’.Ma come si spiega? Con tutta probabilità il ‘verme vano e pec-caminoso’ appartiene a una specie diversa.

Lei pensa che ‘vedremo Dio’? Pensi ad Abramo, che in grancordialità se ne va a fare quattro passi con lui!Gli uomini stanno mietendo il fieno per la seconda volta. I co-voni sono più piccoli e più saporiti. Ne distillerei una tazza e la porgerei a tutti i miei amici, per be-re alla salute dell’estate, finalmente quieta, presso un ruscello,un torrente, una brughiera!Buona notte, signor Bowles!

Emily “.

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Si potrebbe scrivere un saggio su questo testo, tanto è intensodi emozioni e ricco di fulminanti associazioni mentali, ma nonè nostro compito. Vediamone però almeno un po’ le caratteri-stiche, sfiorandolo appena, e con tutto il pudore necessario difronte a un capolavoro di sensibilità come questo.Più su abbiamo detto che un’opera è una porzione di  flussomentale che si è trasformato in un oggetto trasmissibile. In uncerto senso quindi ogni opera è una lettera. Infatti gli epistolaridel passato hanno per noi un grande fascino proprio per questo, perché ci restituiscono con la freschezza dell’esperienza imme-diata un particolare momento, un particolare stato d’animo.

Questa lettera è esemplare in questo senso. Essa mantiene tuttol’ora e qui di un essere umano colto in un particolare momentodella sua vita.Ogni lettore, in un testo così stratificato, e per alcuni aspettimisterioso, trova cose particolari, che magari a un altro lettoresfuggono. Quello che però è certo è che esso mantiene il movi-mento del   pensiero che lo ha originato. Due ordini di cose oc-cupano la mente di Emily mentre scrive questa lettera:l’amicizia come grande tesoro dell’esistenza e la natura sentitacome sfondo meraviglioso (che ‘genera continua meraviglia’),mutevole e misterioso, contenitore caldo e profondo della vita.Queste due correnti di quel grande fiume che abbiamo chiama-to flusso mentale, emergono alternativamente e in modo straor-dinariamente efficace, gettando emozione una sull’altra. Nota-te, per esempio, il passaggio rapido, bellissimo: “A volte penso

che le Grazie di un Paradiso a venire valgano meno di un Para-diso a portata di mano. L’estate, da quando siete venuti qui, si èfermata”. L’amicizia, gli altri esseri umani per i quali esistiamoe per i quali contiamo, sono il paradiso a portata di mano, ben più concreto, immediato, presente e caldo, di quel paradiso avenire di cui parlano i ministri, che non riesce a toccare il cuoredi Emily. E, subito dopo, per associazione d’idee, l’estate, daquando siete venuti qui, si è fermata. Per il cuore di poeta di

Emily l’estate è viva, si muove, pensa e vede ciò che succede,decide e partecipa, addirittura soffre o gode, come gli esseri

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umani. Un’angoscia leggera dilacera i campi. E poi ci sonotante altre cose. Le presenze misteriose, anime in pena, cheabitano i boschi. I morti che non ci lasciano mai. La Bibbia conle sue stranezze, le api e gli uccelli che basterebbero da soli afarci godere questo mondo come un Paradiso. Le parole della  poetessa volano leggere su tutto, tutto le è familiare, vicino,anche ciò che è misterioso e incomprensibile fa parte della vita,che comunque è bella tutta, è tutta meraviglia, stupore continuodegli occhi, delle orecchie, del cuore. Un’idea molto terrena di paradiso, direi quasi molto democratica e americana, vienefuori da questa pagina, che ha il suo culmine nella bellissima

invenzione della tisana di fieno distillato e offerto in tazza agliamici Gli uomini stanno mietendo il fieno per la seconda volta. I covoni sono più piccoli e più saporiti. Ne distillerei una tazzae la porgerei a tutti i miei amici, per bere alla salutedell’estate, finalmente quieta, presso un ruscello, un torrente,una brughiera! Il rito di una religione naturale, che non negaDio, ma lo fa scendere tra noi, nelle cose belle e buone, spiritodelle cose. Una comunione senza memoria di sangue, una sem-  plice liturgia di accettazione e pacificazione, di condivisionedel dono di essere vivi nello stesso tempo, sulla stessa terra.

Appare ovvio a tutti che questo testo, come qualunque altro te-sto di una certa complessità, può essere letto in tantissimi modidiversi. Ma ognuno di questi modi dovrebbe conservare il sen-so della condizione spirituale che lo ha generato. Immaginiamo

il testo come un piccolo scrigno. Una poetessa dell’Ottocento,vissuta in una condizione così diversa dalla nostra, in una quasitotale solitudine, accanto al padre da accudire, in una vita appa-rentemente priva di eventi, consegna a questo scrigno alcuniframmenti di se stessa, piccole pietre esemplari di quella catenamontuosa che è la sua mente, il suo spirito. Chiude lo scrigno elo depone nel flusso della storia. Noi oggi lo apriamo. Ne de- poniamo il contenuto sul nostro tavolo, cerchiamo di capire, di

ricostruire il tutto di cui ci sono giunti i preziosi frammenti.Vogliamo, e questo è tutto il fascino dell’arte chiamata dizione,

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ritrovare il momento in cui quelle parole sono venute alla luce,cioè farle venire nuovamente alla luce davanti al nostro udito-rio. La dizione condivide la sua essenza principale con il teatronel suo complesso. Cosa si propone il teatro se non di far avve-nire ora e qui ciò che è avvenuto anche ieri sera, e l’altro ieri eche avverrà domani e via dicendo? L’illusione e la magia delteatro consistono proprio in questo. Gli spettatori assistono aciò che avviene ora e qui, anche se ciò che avviene ora e qui è basato su un testo scritto, e magari scritto secoli fa. Una dizio-ne che non dia l’idea che le parole nascono ora, dalla dinamicaattuale dei pensieri, non è una buona dizione. Ci sono anche di-

zioni  straniate, molto efficaci e molto praticate nel teatro mo-derno. Ne abbiamo parlato più su. Ma la pienezzadell’esperienza teatrale si realizza solo se anche queste dizionisanno trasmettere il senso di una necessità interiore, o sociale.In ogni caso della dizione straniata non ci occupiamo in questasede.

Vediamo. La lettera inizia come tutte le lettere, con delle in-formazioni precise, date e richieste. Quelle richieste sono so- prattutto, come è consuetudine dello stile epistolare, informa-zioni sulla salute di persone che si conoscono e che sono lonta-ne. La struttura sintattica è, in questa zona, elementare. La pri-ma frase è composta di sole sei parole, precise: Caro signor  Bowles, ho ricevuto l’opuscolo. La seconda sezione è un po’ più complessa, con qualche frase secondaria, che ci dà l’idea

del pensiero che si muove: Penso che sia stato lei a mandarme-lo, per quanto, non essendomi la sua scrittura familiare, potrei sbagliarmi. Ma siamo pur sempre in una dimensione stilisticaquieta, di puro scambio di informazioni. Anche la scelta delle  parole ci dice questo. Il tessuto lessicale infatti non presentanulla di particolare. Le cose cambiano abbastanza nel seguito:Se ho ragione, grazie. Grazie, se ho torto, perché così trovouna scusa intelligente per chiederle come sta questa sera, e per 

chiedere con tenerezza della salute di altri quattro, di ‘Mary’ maggiore e ‘Mary’ minore, di Sallie e di Sam. Anche se siamo

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ancora alla richiesta di informazioni, la situazione si scalda.Già il chiasmo (cioè mettere gli elementi del ragionamento se-condo la formula A-B-B-A), che mette in forte rilievo la parola grazie ripetuta due volte una dietro l’altra, smuove le acque.Poi la richiesta si colora di tenerezza e la tenerezza trova i nomisu cui versarsi.

Fermiamoci un attimo qui e facciamo qualche considerazionesu una eventuale dizione di questa parte. All’inizio si può pro- porre una dizione semplice, sdiaframmata, argomentativa, contimbro chiaro, intonazione quotidiana, che non sottolinei parti-

colarmente una parte o l’altra. Attenzione però a non cadere neltono burocratico e freddo. Si tratta pur sempre dell’incipit diuna lettera informale. Un po’ di movimento lo si può mettere, proprio per stare nel tono amichevole, in per quanto, non es- sendomi la sua scrittura familiare. Al secondo capoverso, sot-tolineerei, caricandola un po’, la parola  grazie, soprattutto laseconda volta (magari con una breve sospensione della vocesubito dopo), quando l’uso della figura retorica del chiasmo cidice la volontà di Emily di ‘sorprendere' il signor Bowles. Poic’è due volte la parola chiedere, la seconda è chiedere con te-nerezza. E infine i quattro nomi, che possono essere detti conun timbro di voce un po’ più scuro e qualche vibrazione nellevocali, a dire appunto la tenerezza. Per dare anche qualche ideasu un ritmo possibile, si può proporre una breve sospensione prima e dopo dei due grazie, poi tutto di fila, ma senza correre

(non bisogna mai correre, casomai, se proprio serve, bisognadare la sensazione di correre, ma le sillabe devono avere tutteil loro spazio) fino a altri quattro. Infine separare uno dall’altroi quattro nomi propri, perché ognuno è una persona ben distintae amata per quello che è e non va confusa nell’insieme.

Ma il bello viene adesso: Mi auguro che le vostre coppe sianoricolme. E la vendemmia intatta. In un’esistenza di porcellana,

uno sente il bisogno di assicurarsi che tutto vada per il meglio, per paura di inciampare nelle proprie speranze e ritrovarsi in

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un mucchio di vasellame in pezzi.Il linguaggio, una volta pronunciati i nomi dei ‘cari’, si fa piùdenso. Aumenta la temperatura emotiva e, di conseguenza, lostrumento comunicativo si accende anch’esso, supera la sua pura funzione pratica e cerca la metafora. Non una, ma due me-tafore, una dietro l’altra e con pochi fronzoli che le amplifichi-no, come se il linguaggio stesso, non l’autore, ne sentisse la ne-cessità e le trovasse immediatamente, senza sforzo. Sono infattiimmagini semplici, di sapore ancestrale, biblico, legate alla vitaagreste, alle modeste e concrete aspettative della vita: coppe ri-colme-vendemmia intatta. Ma non è finita qui. Una terza meta-

fora, attribuita a se stessa, un po’ più elaborata, chiude la serie.Emily parla della sua vita come di un vaso di porcellana, e del-la propria inquietudine esistenziale come del pericolo di fran-tumare il vasellame e di ritrovarsi tra i cocci. La sintassi che dàforma alle tre metafore ci dice come possiamo dirle. Dopo una  brevissima sospensione a isolare leggermente Mi auguro, viafino a ricolme mettendo in evidenza coppe. Poi  E la vendem-mia intatta è una cosa unica. Manca anche il verbo. Il suo sen-so viene dal mettersi sulle spalle della frase precedente per rag-giungere, in due, una altezza superiore. La terza metafora hadue rami: In un’esistenza di porcellana, uno sente il bisogno diassicurarsi che tutto vada per il meglio, per paura di inciam- pare nelle proprie speranze e ritrovarsi in un mucchio di vasel-lame in pezzi. Il primo ramo finisce con meglio. Il secondo, chenasce dal primo, è il seguito. È opportuno dire per paura come

se questa nuova parte della metafora non fosse previstaall’inizio. Se vogliamo dare l’idea del movimento del pensiero,dobbiamo dare l’impressione, con gli attacchi, che ogni nuova parte del ragionamento arrivi in quel momento, germogli dalle parole precedenti. Detto questo, io farei anche una sospensione breve dopo speranze.

Arriva ora una delle frasi forti, asseverative, della lettera, una

frase che afferma in modo inequivocabile un certezza: gli amici  sono il mio patrimonio. La forma asseverativa è in contrasto

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con il contenuto, nel senso che mettere insieme le parole amicie patrimonio crea scandalo, in senso evangelico. Il patrimonioè comunemente inteso come l’insieme dei beni materiali di una persona o di una famiglia. Qui la parola è usata volontariamen-te in un contesto improprio, proprio per affermare che non c’ènulla che conti per la scrittrice più dei suoi amici. Non è unaaffermazione banale, come potrebbe sembrare a prima vista,  perché la parola patrimonio, considerato il contesto generaledella lettera, scarta ogni buonismo, ogni disponibilità alla facileconsolazione, al facile approccio, a cui invece noi, uomini delDuemila, siamo sempre più abituati. Risulta chiaro che la Di-

ckinson non sta parlando della propria affabilità, ma sta ricono-scendo delicatamente la ricchezza degli amici. L’immaginedella porcellana rotta lo conferma: gli amici mi sono indispen-sabili per vivere, in questo senso, molto vero, sono il mio pa-trimonio. Anche le parole che vengono subito dopo: avarizia,accumulo, poveri, oro ci rimandano all’aria semantica, concre-ta, addirittura materiale, del  patrimonio. “I veri uomini spiri-tuali” scrisse un’altra grande scrittrice, Cristina Campo, “hannodell’anima una sensazione concreta, carnale”. Per Emily Di-ckinson è così. Nel suo mondo poetico c’è poca differenza, for-se proprio nessuna differenza, tra le cose materiali e quelle spi-rituali. Nel senso che tutto è intriso di spiritualità (l’estate chesi è fermata, i campi dilacerati da un’angoscia leggera). E, inmodo complementare, tutto ciò che è spirito ha una consistenzacorporea, materiale, anche se ai più sfugge: nessuno se n’è ac-

corto. La correzione intendo dire gli uomini e le donne, ci diceinfatti che qualcun altro se n’è accorto. Il grande fascino della poesia di Emily Dickinson sta proprio in questo mondo abitatoda presenze che noi siamo abituati a considerare come irreali o perlomeno meno reali, ma che per lei sono reali tanto quantogli uomini e le donne in carne ed ossa, a volte di più. È questocontesto poetico particolarissimo che rende l’affermazione  gliamici sono il mio patrimonio una frase assolutamente non ba-

nale.

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11. FUOCHI E PILONI 

Voglio proporvi adesso un modo diverso di affrontare il pro-

 blema. Cerchiamo, in questa lettera, le parole che a nostro pa-rere sono le più importanti. Potremmo chiamare questa tecnica‘tecnica dei fuochi emotivi’, se vogliamo considerare il testocome una specie di sistema solare complesso in cui individuare parole-sole che illuminano le  parole-pianeta che stanno intor-no. Ma potremmo anche chiamarla ‘tecnica dei piloni’ se pen-siamo al flusso delle parole come a un ponte, che ha bisogno di parole-pilone per stare su. Si tenga sempre ben presente che un

conto è leggere e un conto è ascoltare. Chi ascolta ha bisogno,  per essere guidato alla comprensione, che ogni tanto, moltospesso a dire la verità, una parola si accenda più delle altre. Io  proporrei di scegliere, limitatamente alla prima parte, le se-guenti parole: caro ricevuto lei quanto grazie grazie così chie-dere Mary maggiore Mary minore Sallie Sam auguro coppe in-tatta uno tutto paura speranze mucchio. Provate a leggere il te-

sto mettendo in maggior evidenza le parole suggerite. Poi sce-glietene altre e provate di nuovo. Sentirete che il significatocambia un po’. A volte il significato cambia sensibilmente,dando la stessa impressione di quei disegni che sono contem- poraneamente due profili di viso, per esempio, o un vaso, a se-conda se si considera il bianco come disegno e il nero comesfondo o viceversa. Provate ancora fino a trovare la soluzione per voi più convincente.

 Non voglio andare oltre con l’analisi della lettera, per non affa-ticare il mio lettore. Mi basta avergli dato, spero, degli input positivi e additato un metodo possibile. Direi che un libro non può fare molto di più in un campo come la dizione, tutto legato,ovviamente, alla dimensione orale. Sarà utile, a proposito,l’ascolto del cd rom e del cd audio allegati a questo volume.

Solo un’ultima cosa. Più su ho raccomandato di dare l’idea del

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movimento del pensiero e ho suggerito di farlo con ‘attacchi’che spezzino il fluire della pagina scritta e diano il senso del pullulare delle idee una dall’altra. Questo va bene, ma occorrestare attenti e giudicare di volta in volta, altrimenti si finisce per fare il manierismo della semplicità, che è quanto di peggiosi possa fare. Fingere di essere naturali è bruttissimo e imba-razzante, fa venire voglia di tapparsi le orecchie e scappare.Il passo Dio è meno sospettoso di noi, altrimenti non ci conce-derebbe amici, per paura che ci si dimentichi di lui! sembraavere due ‘attacchi’ interni, simili a quelli visti più su, ma nonè così, perché in questo caso il pensiero è uno solo, già visto

nella sua completezza dall’inizio, infatti quello che segue di noiè la dimostrazione di meno  sospettoso. Dire altrimenti e  per  paura come se arrivassero alla mente in quel momento, sarebbeun artificio della peggiore specie, la specie terribile della fintaspontaneità. Come quegli attori che ogni volta che dicono la parola ma la fanno seguire da una pausa intelligente. Si posso-no scandire certo, altrimenti e   per paura, ma dando un sensodiverso alla sospensione. Il senso, per esempio, della afferma-zione molto forte, quasi una morale, o un rimprovero, coinvol-gendo quindi direttamente il pubblico, chiamandolo a parteci- pare alla valutazione delle cose, guardandolo negli occhi.

12. LA VOCE FAVOLOSA

Mia nonna non mi ha mai raccontato fiabe. Era una donna ru-

vida, che aveva lavorato alla macchina da cucire tutta la vita,  piena di dolori alle ossa, poco propensa alle fantasticherie.Qualche volta però ci raccontava, a me, ai miei fratelli e ai mieicugini, della sua vita. Noi restavamo affascinati perché il mon-do di cui ci raccontava ci sembrava lontano, strano, senza tele-visione, senza lampadine, senza macchine per le strade. Ci rac-contava soprattutto del suo viaggio, obbligatorio perché erano sfollati, da Pizzo Calabro a Cremona, durante la guerra. Per lei,

che aveva sempre vissuto nel suo paese senza mai spostarsi,che sapeva appena leggere, che non aveva mai visto un film,

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che leggeva i titoli dei giornali, qualche volta, tenendo vicino aun occhio la lente di un paio di occhiali rotti, quel viaggio fuun’avventura. Ci raccontava il suo stupore che le fece dire nelsuo dialetto, dopo ore e ore di viaggio: Ma è così grande ilmondo! Quel viaggio lo aveva affrontato da sola (il nonno erarimasto in paese, non ho mai capito bene perché) con le sue seifiglie femmine. Sei figlie femmine! Come nelle favole. E poi ciraccontava dell’arrivo nella città del nord, delle crocerossine,delle camerate, dei lunghi tavoli con le tazze di minestra, dellecaserme gelate per dormire, dell’arrivo, dopo mesi, del nonno,che aveva risalito l’Italia a piedi, e che loro non avevano rico-

nosciuto tanto era magro e stanco, e tante altre cose. Noi ascol-tavamo a bocca aperta e pretendevamo che ripetesse questo oquel passaggio, facevamo domande per conoscere meglio certi  particolari, chiedevamo spiegazione sul perché di certi nomi-gnoli (a Pizzo Calabro, tutti avevano un soprannome, talmenteusato che nessuno si ricordava più il nome vero), eravamo in-curiositi, presi dal racconto. Quando raccontava, la nonna cam- biava quasi aspetto e, soprattutto, cambiava voce. Non ricono-scevamo più la sua solita parlata sbrigativa, concreta, priva ditenerezza. Ora era una voce diversa, che chissà da dove arriva-va, chissà dove la teneva quando non la usava, chissà da chil’aveva sentita e imparata. Saliva, quella voce, lasciava il mon-do delle necessità e se ne andava in alto nel suono del possibi-le, della fantasia, anche se raccontava di cose davvero successe. La distanza nel tempo rendeva favolosi quei fatti. Il suono della

voce li rendeva favolosi per noi che non li avevamo vissuti. Erala voce antica del racconto orale. Quella voce, ora, il mondooccidentale l’ha persa per sempre. Era la voce dei racconti in-torno al lume con le teste dei bambini appoggiate al tavolo, lavoce di Omero, la voce degli indovini agli angoli delle vie, lavoce dei cantastorie, la voce delle sere d’inverno intorno alfuoco. Alle sere d’inverno si addicono le storie tristi ha scrittoShakespeare. Da nord a sud, da est a ovest, ovunque, ogni sera,

in tutte le lingue del mondo, i vecchi ricordavano ad alta voce itempi passati, godendo un poco che le loro grame vite potesse-

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ro diventare, nella distanza, racconto favoloso e che figli e ni- poti stessero lì ora ad ascoltare. Ecco da dove veniva la vocedella nonna. Non l’aveva studiata da nessuna parte. Semplice-mente l’aveva ereditata dai suoi vecchi, dal suo mondo anticoche si ripeteva sempre uguale. Lei ci diceva che la luna è lafaccia della Madonna. E quando lo diceva ci credeva! Poi hocapito. Quando diceva quelle cose, era in una dimensione di-versa della realtà. Non mentiva, non scherzava. Solo era in unaverità diversa da quella quotidiana, era nella zona  festiva del pensiero. Come la festa interrompeva il fluire del tempo quoti-diano e trasferiva gli esseri umani in un breve tempo migliore,

 più ricco e più libero, così raccontare voleva dire entrare in unaverità migliore, libera e accesa, divertente e triste, dove le coseche avvenivano erano di maggiore forza esemplare, sapevanocatturare per la loro dose grande di significato, che le trasfor-mava da semplici fatti in spugne del sentire, intrise di vero.Quella era la realtà in cui si trasferiva la nonna quando iniziavaa raccontare il passato. La sua voce era sì la  sua voce, ma eraanche, insieme, una voce collettiva, culturale, era la voce dellalunghissima civiltà del raccontare e dell’ascoltare. Civiltà che èterminata per sempre, soppiantata dalla meno pensosa civiltàdel vedere. Siccome la voce si perde nel tempo e non rimanetraccia di essa, si rischia di sottovalutare l’importanza che essaha avuto in passato nel lungo e prezioso lavoro di elaborazionee trasmissione delle esperienze. Parlo proprio dell’atto concretodel parlare e dell’ascoltare, bocca e orecchie in uno spazio co-

mune. Un immenso patrimonio culturale ha preso forma inquell’atto. E non soltanto ciò che più facilmente attribuiamoall’oralità, ma anche fenomeni che tradizionalmente vengonoascritti alla civiltà della scrittura, come, per fare un solo gran-dioso esempio, tutta la filosofia e la poesia greca (non soloquella drammatica, ma anche quella epica, quella lirica, ecc.),incomprensibili se non in relazione alle occasioni socialidell’ascolto.

Ora, dicevo, quella voce non la possediamo più. Nessun vec-

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chio ha più la soddisfazione di raccontare i suoi ricordi a uncerchio di bambini attenti. Voglio dire che quella occasione so-ciale non esiste più. Si può ricostruire artificialmente, teatral-mente. E quella voce, che un tempo era patrimonio comune, at-tributo naturale dell’occasione, ora bisogna inventarla. Perchécomunque funziona ancora. Niente più di una voce favolosa hail potere di trasportarci in un altro mondo, come la musica. En-triamo con essa in un’altra dimensione della verità. E i bambinine vanno pazzi.

C’è una vecchia leggenda

ascolta il cd rom 

Vi propongo la lettura di una bella leggenda dell’America del  Nord. È una delle innumerevoli leggende sulle origini delmondo che tutte le civiltà arcaiche possedevano. Oggi, che leconoscenze scientifiche hanno svuotato il mondo di ogni pre-senza magica, quelle leggende hanno per noi un fascino parti-

colare, colorato di nostalgia. Si intitola Il figlio del sole. ( Fiabe sonore, ed. Fabbri, 1966).

“C'è una vecchia leggenda che narra la storia di un uomo e disua moglie. L'uomo e la donna vivevano su un'isoletta desertadella costa occidentale del Canada, e si sentivano molto soli perché non avevano figli. Una sera, in cui il cielo aveva preso ilcolore delle piume di un gabbiano, la giovane donna sedevatutta sola sulla spiaggia guardando l'acqua. «Ah, se avessi dei bambini, potrei giocare con loro sulla spiaggia e non soffrirei per questa solitudine», disse. Poco distante, un martin pescato-re si stava tuffando nel fiume. «Oh martin pescatore», disse lagiovane. «Potessi anch'io avere dei piccoli come te.». Con suogrande stupore, il martin pescatore rispose: «Guarda dentro leconchiglie/ Guarda dentro le conchiglie!».

La sera dopo, quando suo marito era fuori a pesca, la donna sisedette di nuovo sulla spiaggia guardando verso il mare. Vide

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un gabbiano che svolazzava su e giù sfiorando le onde con lasua nidiata. «Oh gabbiano», sospirò la donna. «Potessi averedei piccoli come te! ». E il gabbiano replicò: «Guarda dentro leconchiglie. Vai a guardare dentro le conchiglie.». A un trattola donna udì un pianto che veniva da una grossa conchiglia ab- bandonata sulla spiaggia. La raccolse e vide che dentro c'era unminuscolo bambino che piangeva con quanto fiato aveva in go-la. Lo portò a casa e si prese amorosamente cura di lui. Conl'andar del tempo, divenne un ragazzo grande e forte. Un gior-no il ragazzo disse alla giovane donna: «Voglio che tu mi fac-cia un arco con quel braccialetto di rame che porti al braccio.».

La donna sorrise, e per farlo contento fece un piccolo arco edue piccole frecce.Il giorno dopo il ragazzo andò a caccia con il suo arco nuovo. Ecosì fece ogni giorno portando oche, anatre e uccelli marini ditutti i generi.Crescendo, il viso del ragazzo prese un intenso colore dorato,  più brillante del suo piccolo arco. E quando lui stava sedutosulla spiaggia, il mare era sempre calmo e strane luci chiaregiocavano sulle acque. Un giorno si scatenò una tempesta e ilmare era così agitato che il pescatore non poté uscire con la sua barca.Dopo pochi giorni lui, sua moglie e il ragazzo non avevano più pesce per nutrirsi. Allora il ragazzo disse: «Padre, lasciami u-scire con te in barca e io sconfiggerò lo Spirito della Tempe-sta.». L'uomo non voleva andare in barca con quel mare così

agitato, ma il ragazzo insisté tanto che alla fine acconsentì. In-sieme si diressero verso il mare in tempesta. Non avevano fattomolto cammino quando incontrarono lo Spirito della Tempesta,che arrivava da sud-est, dove vivono i grandi venti. Sballottan-do la barchetta da una parte e dall'altra, lo Spirito della Tempe-sta soffiava e soffiava come un mostro selvaggio. Ma malgradociò, non riusciva a rovesciare la barchetta. Il ragazzo la guidòattraverso le onde e subito il mare si calmò intorno a loro. Allo-

ra lo Spirito della Tempesta chiamò in aiuto il suo amico Bru-ma del Mare - sapeva che se Bruma de Mare fosse arrivato il

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ragazzo e suo padre si sarebbero persi. Quando l'uomo videBruma del Mare stendersi sull'acqua, si spaventò a morte. Ave-va più paura di Bruma del Mare che di qualunque altro spirito.II ragazzo disse: «Non temere. Non ti farà niente finché ci sonoio.».Quando Bruma del Mare vide il ragazzo sorridente seduto alcomando della barca, svanì rapidamente come era venuto.Lo Spirito della Tempesta non poteva fare altro, perciò irato siallontanò in tutta fretta, e sul mare regnò di nuovo la calma.Mentre tornavano a casa il ragazzo insegnò a suo padre unacanzone magica per incantare i pesci. A quel canto i pesci sal-

tavano da soli dentro le reti e a sera la barca era colma finoall'orlo.«Dimmi il segreto del tuo potere», chiese il padre.«Ancora non te lo posso svelare», replicò il ragazzo.E il giorno dopo andò di nuovo a caccia con il suo arco e le suefrecce e tornò con parecchi uccelli. Una volta arrivato a casa, liscuoiò e mise le pelli a seccare all'aria. Poi si coprì con la pelledi un piviere e volò via sopra il mare. Sotto di lui il mare as-sunse una tinta grigia come le sue ali.Dopo aver volato tutt'intorno all'isola, tornò giù. Si tolse la pel-le di piviere, si coprì con le piume della ghiandaia blu e di nuo-vo si librò in volo. Il mare sotto di lui divenne immediatamente blu come le sue ali. Volò di nuovo tutto intorno all'isola e poiritornò sulla spiaggia. Questa volta indossò le piume del petti-rosso che sul petto sfumavano da un colore rosso a un giallo

dorato. Quando volò sul mare, le onde sotto di lui riflettevanoil colore del fuoco. Bagliori chiari illuminavano il cielo che aoccidente risplendeva di un colore rosso dorato.Quando tornò sulla spiaggia, il ragazzo disse a sua madre: «Iosono il Figlio del Sole. Ora bisogna che vada. Lascerò l'isola  per sempre, ma apparirò alla tua vista laggiù nel cielo, versooccidente, al tramonto.Quando vedrai verso sera che il cielo e il mare assumono il co-

lore dorato del mio viso, allora saprai che il giorno dopo farà bel tempo e che non ci sarà né vento né temporale. E anche se

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devo lasciarti, ti darò dei poteri straordinari. Indossa questa ve-ste magica e se tu avessi bisogno di me, me lo farai sapere in-viandomi dei piccoli segnali bianchi in modo che io possa ve-derli dalla mia casa laggiù a occidente.».Il ragazzo donò alla madre la veste magica e volò via a occi-dente lasciando il pescatore e sua moglie pieni di tristezza.Ora, quando la donna siede sulla sabbia e allenta la sua vestemagica, il vento comincia a soffiare e il mare si ingrossa. E piùlei la allenta, più infuria l'uragano.Ma in autunno, quando la bruma arriva dal mare e il cielo sero-tino è opaco, allora si ricorda della promessa del ragazzo.

Prende in mano le lievi piume bianche che gli uccelli hanno sul petto e le lancia nel vento. Trasformate in fiocchi di neve, vo-lano verso occidente per dire al ragazzo che il mondo è grigio esolitario e che desidera vedere di nuovo il suo volto dorato.Allora, appena il sole risplende, anche il ragazzo appare e ilcielo si infiamma e il mare scintilla di una luce dorata. E lagente della Terra sa che non vi sarà vento il giorno dopo e cheil tempo sarà bello. Come promise il Figlio del Sole, tanto tantotempo fa”.

13. LA VOCE DELL’ORRORE QUOTIDIANO 

Quante sono le voci possibili? Infinite, naturalmente. Ogni par-ticolare condizione in cui si può trovare un essere umano ha lasua voce. Avete mai provato a registrare la vostra voce? Avete

mai provato a registrare le stesse cose poco dopo? Avete mai provato a montare, a fare un taglia e incolla perché una cosanella prima registrazione era venuta meglio e un’altra cosa eravenuta meglio nella seconda? Se lo avete fatto avrete sperimen-tato che è quasi impossibile ottenere un buon risultato perché ledue voci non sono uguali. La nostra voce cambia con noi. Noicambiamo in continuazione, senza saperlo, e la voce cambiacon noi. Niente è fermo nella vita. Il nostro corpo è in continuo

movimento, in uno stato permanente di trasformazione. Se que-sto è vero per due momenti vicini e tranquilli, possiamo facil-

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mente immaginare come siano diverse le voci in momenti mol-to diversi tra loro. È vero che c’è un fondo permanente, quellamateria fonica di base che ci permette di distinguere una voceda un’altra, ma all’interno di questa struttura vocale si realizza-no varietà stupefacenti. La dimensione musicale della nostravoce, le sue possibilità di variazione, superano ogni nostra im-maginazione, e ogni possibilità di catalogazione. Ripensiamo aStanislavskij che chiese a un attore di dire buongiorno in qua-ranta modi diversi. Era, ed è, un esercizio difficile, perché lanostra fantasia è limitata nel ricreare situazioni verosimili.Quell’attore però era esperto e non lo ha trovato tanto difficile,

 perché sapeva immaginare ciò che serve a generare una parti-colare voce. La fantasia allenata dell’attore è straordinariamen-te concreta, muscolare, è il suo corpo-mente che conosce ilbuongiorno fresco del mattino riposato e quello del ritorno acasa, stanco e bisognoso d’affetto, quello di chi ha sognato ma-le, quello di chi ha fretta, di chi non ha voglia di parlare, di chiha mangiato troppo, di chi è giovane, di chi è abituato a co-mandare, di chi è infelice sempre, di chi ha male a un ginoc-chio, di chi beve troppo vino, ecc. A ben guardare, quarantamodi sono davvero pochi rispetto alle possibilità di esperienzavera. Noi ogni giorno diciamo buongiorno in modo diverso, so-lo che la maggior parte delle volte non ce ne rendiamo conto. 

L’anno in cui sto scrivendo queste cose, il 2006, è l’anno in cuiricorre il centenario della nascita di Dino Buzzati, uno scrittore

considerato in Italia, ma non altrove, un minore del Novecento,e che invece ha scritto cose davvero ammirevoli. Buzzati hainventato un suo linguaggio, apparentemente molto semplice,ma in realtà di cristallina e crudele acutezza, il linguaggio di ungrande visionario moderno. Voglio portare un suo brano comeesempio di voce dell’orrore quotidiano. Si tratta dell’ultima parte della sua Introduzione al catalogo di una mostra di Hie-ronymus Bosch, il pittore fiammingo del Cinquecento, che

Buzzati considerava una specie di alter ego.

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ascolta il cd rom 

“La scena era piuttosto allucinante. Van Teller, per quanto ra- pito in quella specie di trance, poté dirmi: ‘Guardi, guardi dallafinestra’. Guardai dalla finestra. E capii ciò che il vecchio oro-logiaio aveva prima cercato di spiegarmi. Sì, HieronymusBosch non aveva inventato nulla, aveva dipinto tale e quale lospettacolo offerto quotidianamente ai suoi occhi.Di lassù non potevo scorgere che la casa di fronte e una fetta diquelle adiacenti. Ma, per l’incantesimo di quella notte, esse ap-  parivano come scoperchiate e nell’interno si distingueva la

gente che mangiava, dormiva, litigava, lavorava, faceval’amore, odiava, invidiava, sperava, desiderava, come tutti noi.Erano uomini e donne e bambini, tali e quali il nostro consueto prossimo quotidiano, ma frammisti a loro, con supremazia dimaggioranza, si agitavano brulicando innumerevoli cose viven-ti simili a celenterati, a ostriche, a ranocchie, a pesci ansiosi, agechi iracondi, simili ai cosiddetti mostri di HieronymusBosch; e che non erano altro che creature umane, la vera essen-

za dell’umanità che ci circonda. Latravano, vomitavano, adden-tavano, sbavavano, infilzavano, dilaniavano, succhiavano,sbranavano. Così come noi ci sbraniamo giorno e notte, a vi-cenda, magari senza saperlo.Poi di colpo la rivelazione cessò. Non vidi più che la casa difronte, chiusa e immota, le case adiacenti, pure esse spente eaddormentate. Tutto era tornato all’apparenza banale e tran-

quillizzante della realtà quotidiana, a cui siamo abituati. Mivoltai. Il vecchio orologiaio, ansimante, si era abbandonato suun divano. Sembrava esausto.Il silenzio della notte, l’immobilità delle cose. Tutto comequando ero entrato: tranne quella schifosa forma metà sala-mandra e metà uccello dipinta sulla tavola, che quando io eroentrato non c’era.Sul divano il vecchio era triste: ‘Non arriverò mai a finirlo,

questo quadro. Sono stanco. Sono vecchio. E lui viene sempre più di raro…’.

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Guardai attentamente il dipinto. Era eseguito con la perfezionedell’antico maestro, si notavano perfino le screpolature del co-lore che soltanto i secoli sanno dare. ‘Nessuno l’ha visto?’,chiesi. ‘Nessuno’. ‘E dopo’. ‘Dopo la mia morte, lei intende di-re? No, signore, nessuno mai lo vedrà. Io sono un matto, un povero matto. Questo dipinto è il mio segreto. Ho dato disposi-zioni. Con me scomparirà’. (Classici dell'arte, Rizzoli, 1966).

Leggere è un atto critico, un gesto interpretativo, che coinvolgein pieno il lettore. Ogni lettore ha la sua sensibilità e la sua cul-tura. Chi legge ad alta voce per gli altri compie anche un atto di

esposizione di se stesso. Ci sono però degli elementi tecnici,chiamiamoli così, da tenere presenti, che sono i risvolti dellemodalità percettive degli ascoltatori. Occorre trovare una vocedi base per il brano che si legge, che dia il la, che stabilisca con precisione il carattere di quel particolare atto comunicativo. Per il brano di Buzzati, ho parlato di voce dell’orrore quotidiano.Intendo dire che in questo caso occorre trovare una voce chenon ci trasporti in una dimensione completamente diversa daquella quotidiana, come nel caso della voce favolosa, ma chemantenga la precisione descrittiva della realtà, che dia insom-ma chiaramente la sensazione a chi ascolta che si sta parlandodi cose reali. Ma contemporaneamente questa voce deve conte-nere un’ansia tale da farci stare sul chi va là, tale da rendere plausibile l’improvvisa irruzione dell’orrore. La lucidità visio-naria di Buzzati mi sembra che di questo abbia bisogno.

Sullo sfondo della voce di base scelta per quel particolare bra-no, è imperativo variare. L’intelligenza dell’ascoltatore deveessere continuamente sollecitata, perché l’atto comunicativoabbia una alta qualità umana. Le variazioni si realizzano concambiamenti di ritmo e con cambiamenti melodici. Il ritmo,con i suoi cambiamenti, è alla origine delle emozioni. Non c’èemozione senza ritmo. La melodia, con le sue onde, scrive il

tracciato della storia. Pulsazione ritmica e ondeggiamento me-lodico sono gli strumenti con cui scolpiamo l’aria che ci cir-

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conda, la materia di cui è fatta la nostra opera.

Altra cosa importantissima. La narrazione è lo sfondo su cuidevono stagliarsi di volta in volta i personaggi, quando parlano.Questo è uno dei punti in cui si vede il grande narratore: quan-do la voce che racconta si trasforma e diventa la voce di quel personaggio e poi la voce di quell’altro, ecc. Altrimenti la no-stra storia diventerà una storia di esseri tutti uguali. Si tratta diun cosa difficile, ma indispensabile: ogni personaggio che parladeve parlare con una voce diversa, sua, che dia la sensazione diuna profondità di realtà, di vita. In questo modo gli ascoltatori

vedranno come in un film il nostro racconto, daranno una fac-cia a ognuno dei personaggi. La faccia e la voce, che è una  fac-cia acustica, sono ciò che conosciamo degli altri. Occorre unafantasia molto concreta. Ma la fantasia è come un muscolo, di-venta forte con l’allenamento. Una voce restituisce immedia-tamente la sensazione di una persona, di un corpo, di una esi-stenza, di un momento preciso di quella esistenza.

14. LA VOCE DELLA FEDE 

ascolta il cd rom 

“Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi tiho amato. Ecco, tu eri dentro di me, e io ero fuori: fuori di meti cercavo, e informe nella mia irruenza mi gettavo su queste belle forme che tu hai dato alle cose. Eri con me, io non erocon te. Le cose mi tenevano lontano, le cose che non ci sareb- bero se non fossero in te. Mi hai chiamato, e il tuo grido ha la-cerato la mia sordità; hai lanciato segnali di luce e il tuo splen-dore ha fugato la mia cecità, ti sei effuso in essenza fragrante eti ho aspirato e mi manca il respiro se mi manchi, ho conosciu-to il tuo sapore e ora ho fame e sete, mi hai sfiorato e mi sono

incendiato per la tua pace”. (trad. Carlo Vitali, Rizzoli, 1999).

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Il brano appena letto è uno dei più famosi delle Confessioni, illibro in cui Sant’Agostino racconta la propria vita e in partico-lare la propria conversione al cristianesimo. Da quando lo sen-tii leggere da un giovane professore, la prima volta, in un po-meriggio di tanti anni fa, in un’aula dell’Università di Genova,durante una lezione di filosofia medievale, non me lo sono piùdimenticato, tanta è la forza di queste parole che trovanonell’uso di procedimenti letterari propri della retorica antica lastrada per raccontare una realtà nuova. Il cristianesimo, ci hainsegnato Erich Auerbach, ha modificato il modo di intendere equindi di rappresentare la vita. Un calore, che il paganesimo

non conosceva se non per anticipazioni, si impadronisce dellaletteratura. Una nuova consapevolezza della funzionedell’uomo nel mondo, una serietà profonda vibra nel latino de-gli scrittori di questi ultimi secoli dell’era antica. Il Dio ostile siè incarnato, si è fatto uomo ed è diventato amico, fratello. Niente più è impossibile o estraneo. Niente più è di poco conto.Tutto ciò che ci circonda è illuminato e caldo, anche se le tene- bre incombono e occorre lottare per fare trionfare il bene. O-gnuno è chiamato alla lotta, ma la vittoria è certa e il sangueversato sarà ricompensato con premi senza pari, eterni. OraAgostino ricorda la sua vita prima della illuminazione comeuna fase oscura, incerta, inutile. La conversione è una vera e propria rinascita, l’emergere di un uomo nuovo dal guscio in-forme del tempo precedente. Ora un vero uomo, un adulto inDio, guarda il mondo con occhi diversi. Tutto è chiaro final-

mente, prima la notte sembrava luce, il peccato gioia. In Ago-stino prende forma lirica la disposizione che diventerà centralenella antropologia cristiana. Ciò che conta non è ciò che apparenel mondo, ma ciò che l’uomo possiede dentro di sé, quasisempre senza rendersene conto. Le bellezze e i piaceri delmondo non sono che un piccolo segno, un brandello miserodella grande ricchezza che ci abita, l’anima, dono di Dio, che cirende simili a lui. La gioia di Agostino, il suo stupore sono si-

mili a quelli di un uomo che vive nella miseria, insieme allasua famiglia e ai suoi amici, finché un giorno si accorge che è

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sempre stato molto ricco, che in quella cassa dove non ha maiguardato perché ha continuato testardamente a cercare altrove,c’erano ricchezze inimmaginabili, ricchezze tali da far viverenella più grande abbondanza lui, la sua famiglia, i suoi cari tut-ti, per tutta la vita. Quale la sua gioia? Quale la sua voglia digodere delle nuove ricchezze, di dirlo a tutti quelli che ama, dioffrire generosamente? E quale anche il suo pensiero agli anni passati, quando si aggirava cieco, come un verme che striscia enon percepisce l’altezza degli alberi né quella del cielo. Il bra-no di Agostino è una preghiera di ringraziamento, che contienei colori del rammarico per la vita precedente spesa inutilmente,

ma anche, e di più, la grande gioia per la pienezza presente.Questa gioia trova parole che potrebbero essere dette in un in-contro d’amore. Capita spesso, leggendo i mistici di trovare pa-role che vengono dalla sfera semantica dell’eros umano: mimanca il respiro se mi manchi, ho conosciuto il tuo sapore eora ho fame e sete, mi hai sfiorato e mi sono incendiato. Ci so-no molte cose. Privilegiando l’una o l’altra si può arrivare a di-zioni diverse. Mettendo per esempio al centro l’io di Agostinoche si stupisce della propria passata inettitudine a capire qualeera la via giusta della vita e a cercarla, il tono potrebbe esserequello della confessione. Potrebbe invece essere un vero e pro- prio inno di lode al Signore, già dall’inizio, se si sottolinea lagioia attuale del possesso. Più difficile, ma preferibile, la dizio-ne che mantiene le ombre del passato e che non cerchi tanto itoni del trionfo, del possesso sicuro, quanto quelli del tremante

ringraziare per il dono immenso. Tremante per la propria pic-colezza: sarò capace di usarla nel migliore dei modi, questaricchezza? Dio, quando sceglie, compie un terribile attod’amore, una chiamata alle armi. Agostino lo sa, la sua vita sa-rà tutta una battaglia per il trionfo della luce cristiana controtutto ciò che ai suoi occhi appariva espressione del buio, del peccato. La voce che ci vuole quindi per leggere questo straor-dinario atto d’amore per Dio, non è quella dell’estasi mistica,

dell’abbandono, ma quella della consapevolezza virile,dell’amore adulto, fattivamente altruista, non alieno dalla dol-

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cezza.

15. LA VOCE DEL PERDONO 

Spessissimo ci sono, nelle cose che leggiamo, delle domande.Se la domanda è molto breve, semplice, diretta, e richiede unarisposta altrettanto breve, non ci sono problemi particolari. Cheora è? è una richiesta molto pratica che non ha bisogno di unavoce speciale, a meno che non significhi un’altra cosa. Ma se ladomanda è articolata, si pone il problema di come usarel’intonazione interrogativa. Prendiamo come esempio una delle

domande che fa Prospero, il protagonista della Tempesta diShakespeare. A un certo punto della storia Prospero chiede alsuo servitore Ariel, lo spirito dell’aria, dove sono e come stan-no i suoi nemici, che, naufragati per un suo incantesimosull’isola, ora si trovano nel mezzo di una follia di visioni e di pentimento, generata anch’essa dall’arte di Prospero, che è unmago, e dall’opera di Ariel. Ariel risponde che sono davveroridotti male e che anche lui, se fosse un uomo, proverebbe pietà per la loro condizione. Al che Prospero dice:

PROSPEROAnche il mio, allora. Tu che seifatto solo d'aria, hai moti e sensidi pietà, e io che sono della lorospecie, e che provo come loro, vivo,

ogni dolore, non devo sentirela pietà più di te?

Ora il problema è, come sempre, capire che cosa è questa frase,che tipo di situazione la genera. O meglio che situazione noi possiamo inventare perché essa assuma una sua forza di verità.Qui è chiarissimo quale sia il compito di chi legge e di chi reci-ta. Come ha scritto benissimo Wittgenstein, capire una frase

vuol dire ricostruire il contesto nella quale essa è vera. Nel no-

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stro caso è chiaro che non si tratta di una semplice richiesta adAriel. Perché Ariel ha già detto che lui proverebbe pietà per inaufraghi pazzi e, indirettamente, ha chiesto a Prospero di ave-re pietà anche lui. Si tratta di una domanda a se stesso, ovvia-mente. Però è una domanda complessa, che prende in conside-razione ciò che Ariel ha appena detto e che ha colpito profon-damente Prospero. Lo ha sorpreso sentire quelle parole cosìumane in uno spirito d’aria, mentre lui era ancora immerso nelfango duro dell’odio, che lo faceva essere non umano, sordo aldolore altrui. Stupore e incredulità si mescolano al sentimentodi vergogna e a quello di pietà, dando alla domanda nel suo in-

sieme un tono preciso, molto particolare. La voce deve chiede-re su ogni frammento, per restituire il senso di un chiedere chenon è solo una necessità di risposta, ma una svolta esistenziale,un atto di riconoscimento di se stesso, di rinascita al sentimen-to. Più o meno come se fosse scritto così: “Tu che sei fatto solod’aria?, hai moti e sensi di pietà?, e io che sono della loro spe-cie? e che provo come loro?, vivo?, ogni dolore?, non devosentire? la pietà? più di te?”. La leggerezza dell’intonazione ènecessaria perché sia possibile il ribattuto del risveglio. Lacurva si disegna dolcemente per indicare la dimensione mozar-tiana della svolta, il colore trasparente e cangiante di un’animache si avvia alla piena umanità, alla più alta espressionedell’umanità: il perdono. Il vero perdono, quello che passa at-traverso la constatazione che tutti siamo nel dolore e che il de-siderio di vendetta ha generato in noi un mostro urlante che è

ora che taccia finalmente. Grande Shakespeare! Non c’è fram-mento della sua lingua che non lo contenga tutto, che non sap- pia farci conoscere un momento profondo e vero della condi-zione umana. Scrittura teatrale quante altre mai. Che subito di-segna una situazione, uno stato d’animo, senza incertezze, con  precisione, con larghezza espressiva stupefacente. Leggendoqueste poche parole capiamo senza tanti ragionamenti come sia possibile che il teatro, mondo della finzione, possa essere, sen-

za mezzi termini, il mondo della verità, il mondo della rivela-zione e della conoscenza dell’uomo.

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Alla fine della Tempesta, Prospero dice un breve monologo, unaddio all’isola, particolarmente complicato. In esso si incontra-no cose diversissime. È un addio all’isola, come si è detto, maall’isola che è anche il luogo della magia e della vendetta, unaddio alla vecchia vita e un ritorno alla vita di prima del tortosubito, ancora più vecchia, ma con cuore nuovo, con esperienzaumana accumulata che ha trasformato ogni cosa, modificandoradicalmente il modo di osservarle, le cose del mondo. Poco  prima, nel dare il benvenuto alla saviezza ai suoi ex nemici,Prospero ha detto: ogni terzo pensiero sarà per la mia tomba.

Un anticipo del mistero dell’addio del finale. Quali sono gli al-tri due pensieri? Perché in un momento così lieto (sua figliaMiranda e Ferdinando, il figlio del suo più grande nemico, dalquale è stato proditoriamente cacciato dal ducato di Milano do-dici ani prima, si sono scambiati promessa di matrimonio, da-vanti a tutti, sancendo con la loro unione la pace fatta), perchéin un momento simile, dicevo, parlare della morte? Mai una in-dicazione così precisamente aritmetica, ogni terzo pensiero, èstata più misteriosa, più simbolica. Il fatto è che la potenza lin-guistica di Shakespeare, in questa che è l’ultima opera intera-mente di suo pugno, è di tale fluviale grandezza da straripare,da invadere la mente del lettore con un rifrangersi di significati  possibili, come se le parole si rispecchiassero all’infinito unadentro l’altra. E questo permettendo livelli di interpretazionemultipli, dal più elementare strato drammaturgico, la storia pu-

ra e semplice, l’intreccio, che fila via liscio e naturale comesempre, ai più vertiginosi risvolti esistenziali, autobiografici,metafisici. D’altronde è davvero significativo che il più abilecostruttore di meccanismi teatrali sia anche quello che ha postoin forma perentoria, dando una spallata alle certezze ormai soloapparenti, la domanda delle domande:   Essere o non essere? Ora che lo spettacolo è finito, è il momento di salutare il pub-  blico. Leggiamo questo epilogo nella traduzione di Salvatore

Quasimodo, come il brano di sopra, Mondadori 1981.

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PROSPEROOra ogni mio incantesimo è finito,e la debole forza che mi restaè solo mia. Potete confinarmiin questo luogo o farmi andare a Napoli.Ho riavuto il ducato, il traditoreha il mio perdono; col vostro potere,non lasciatemi in quest'isola brulla,ma piuttosto liberatemi voicon l'aiuto buono delle vostre mani.

Il vostro fiato gentile rigonfile mie vele, se non volete il crollodel mio scopo: volevo divertirvi.Ora non ho più spiriti al comando,non ho potere più per incantesimi,e la mia fine sarà disperatase non m'aiuta almeno una preghierache giunga in cuore alla Misericordia,liberando ogni mio peccato. Comecercate grazia per le vostre colpe,così mi sciolga la vostra indulgenza.

 Non c’è dubbio che si tratta di un epilogo tradizionale, un salu-to al pubblico alla fine dello spettacolo. C’è anche la richiestadi applausi, insieme alla dichiarazione volevo divertirvi del tut-

to simile al goldoniano se vi abbiamo annoiati credete che non s’è fatto apposta. Ma l’atmosfera è troppo seria, troppo dram-matica, per essere solo questo. La mia fine sarà disperata diceil vecchio mago che sente ormai la morte non troppo lontana.Le due realtà si sovrappongono in filigrana, è impossibile di-stinguerle nettamente una dall’altra. Si tratta anche, dunque, diun addio alla vita, o perlomeno a una stagione della vita. È  proprio così, visto che Shakespeare lascerà il teatro tra poco,

lascerà Londra e tornerà al suo paese nativo, dal quale è partitogiovanissimo per imbarcarsi, come si imbarcavano negli innu-

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merevoli porti della sua terra tanti inglesi come lui per l’oceano, in una delle più grandi avventure intellettualidell’umanità. Il palco è la vita, il palco è l’isola di Prospero, il  palco è l’isola che è la vita, quell’isola dalla quale il grandedrammaturgo ha lanciato fiammeggianti messaggi dal/al mon-do nuovo, fiammeggianti ritratti del nuovo uomo che Londrastava partorendo. Il palcoscenico-mondo è la metafora di baseche regge tutto il teatro elisabettiano e quello shakespeariano in particolare. Il mago che ha rappresentato davanti agli occhi e-sterrefatti dei propri nemici una replica teatrale dei loro misfat-ti, per metterli di fronte alle proprie colpe e per farli illuminare 

dalla consapevolezza crudele della scena, ora dichiara di nonavere più scopi nella vita, di non avere più potere, di rinunciaread ogni potere magico, ad ogni virtù incantatoria. Viene inmente Claudio, lo zio di Amleto che solo quando vede rappre-sentato sulla scena ciò che lui stesso ha fatto, il fratricidio per il potere, se ne rende conto davvero. La coscienza prima taceva,sonnecchiava in un crepuscolo morale, dove solo ombre si ag-giravano, facilmente eludibili. Ora la luce lo ha colpito in fac-cia, non può più nascondersi, non può più negare a se stessoquello che ha fatto. Il teatro lo ha messo di fronte allo specchio,di fronte a se stesso. D’altronde Amleto, lucidissimo, avevadetto: ho bisogno di una prova certa: uno spettacolo, quandoaveva deciso di smascherare lo zio assassino sottoponendoloalla prova della verità. La sua reazione davanti alla visione delsuo delitto, nella  finzione della scena, ha cancellato ogni dub-

  bio, ha reso folgorante la verità. Ora si può agire. Prospero-William ha esaurito il suo scopo riconducendo alla saviezzaquegli uomini che l’avevano persa nel delitto. Ora è un uomo  pienamente formato, pienamente realizzato. Ci vogliono ses-sant’anni, ha scritto Eugenio Barba, per fare un uomo, e quan-do è fatto è pronto a morire. Il teatro non può cambiare il mon-do, ma forse può contribuire a cambiare le coscienze. Prosperoora deve dire addio all’isola-palco. Che cosa gli resterebbe da

fare lì? È tutto finito.  La notte risurge e oramai / è da partir che tutto avem veduto. Chi ha recitato sa cosa significa dire ad-

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dio a uno spettacolo, vedere smontare le scene, svuotare il pal-co, spegnere le luci. È la metafora più lancinante della morte.Questo epilogo, con i suoi misteriosi mutamenti, i suoi coloriche sfumano l’uno nell’altro, le sovrapposizioni tematiche, èuna delle strutture linguistiche più ambivalenti che esistono,una grandissima pagina di poesia, degna del migliore Dante, per la ricchezza delle metafore che si intrecciano, si incastranole une alle altre, in un vortice semantico vertiginoso. Burgess,che ha scritto una bella biografia del suo grande concittadino,alla fine scrive che il genio di Shakespeare riscatta l’animaleche abita in ogni uomo. Non si può che condividere questo o-

maggio. Ci serve, per questo brano, una voce che sappia di  fi-nale, che riepiloghi le vicende di una stagione intera della vita,di una stagione formativa quante altre mai. Una misura giustadi tristezza e di consapevolezza, di maturità prima del silenzio(il silenzio è maturità e la maturità è tutto). Una voce che siateatrale nel senso della conoscenza dell’animo umano, espe-rienza del mondo, superiore sguardo verso le cose che ci af-fliggono. Un grande, grandissimo addio, umanissimo, tenero evirile. Esiste una voce così? Non lo so, ma vale la pena di ten-tare.

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PARTE TERZA

LA DIZIONE DELLA POESIA

Prima di parlare concretamente della dizione della poesia, misembra necessario dire alcune cose su che cosa è la poesia equali sono le sue caratteristiche. Solo così capiremo se la di-

zione della poesia presenta problematiche diverse rispetto alladizione della prosa.Il linguaggio è l’acqua nella quale tutti nuotiamo. Il grandesenso di spaesamento che avvertiamo quando siamo in un pae-se straniero è dovuto in primo luogo proprio alla diversità dellinguaggio. Se improvvisamente ci venisse a mancare del tuttoquest’acqua, finendo in un paese dalla lingua completamente

ignota, ci sentiremmo del tutto impotenti.Ma l’acqua che è il linguaggio non ha la stessa qualità in ogniluogo. Ci sono punti in cui le molecole di cui è composta sono  più compatte e nutritive, irrorano più riccamente le nostre branchie, immettono più ossigeno nel nostro sangue. Altre zoneservono giusto appena per nuotare, non offrendo altro che il so-stegno necessario alla sopravvivenza. Ci sono zone in cuil’acqua è più fresca e cristallina, altre in cui è opaca, zone in

cui la corrente è tonificante, altre in cui l’acqua è ‘morta’. Si  possono poi trovare rare zone di eccellenza assoluta, in cuinuotare è una esperienza di felicità e di conoscenza. Queste zo-ne si chiamano poesia. La poesia è l’espressione più intensa dellinguaggio, il luogo in cui il linguaggio si addensa, moltiplicale sue risorse, le mette alla prova, le magnifica. La poesia arri-va quando il linguaggio comune non è più sufficiente, come hascritto Giacomo Leopardi: “Per esprimere quello che ho dentromi servono versi e non prosa”.

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Parte terza - La dizione della poesia

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In che modo la poesia esalta le proprietà del linguaggio? Ab- biamo già parlato più su della metafora. Una delle caratteristi-che proprie del linguaggio poetico è di sicuro la ricchezza me-taforica. Ma anche la prosa usa le metafore, e il linguaggio fi-gurato in genere. Il parlare comune è ricco di metafore. E an-che la prosa può esprimere sentimenti profondi, momenti liricie via dicendo, trasfigurando il linguaggio. Allora? Quale è ladifferenza precisa tra prosa e poesia? Cerchiamo, a questo pro- posito, di essere molto concreti, visto che sulla poesia giranomolti fumosi luoghi comuni.

Occorre distinguere. Se uso il termine poesia in senso generico,esistenziale, parlo di una particolare emozione che ci può arri-vare in ogni momento da qualcosa che vediamo, da una espe-rienza inaspettata, un atto, una immagine, un suono. Possiamo parlare di poesia a proposito di un quadro o di una musica. Inquesto senso il termine  poesia coincide quasi con emozione.Allora è possibile parlare di poesia anche a proposito di un  brano di prosa. Se invece intendo parlare di poesia in sensostretto, tecnico, occorre fare un discorso più preciso.

Se apriamo un libro di poesia, la prima cosa che ci saltaall’occhio è che le righe di testo non sono lunghe quanto la pa-gina permetterebbe. Di solito sono un po’ più corte, a voltemolto più corte. La differenza tra prosa e poesia consiste pro-

  prio nella lunghezza delle righe. Può sembrare banale, ma èl’unica certezza. Tutto il resto è opinabile. Nell’impaginazionedi un testo in prosa, la lunghezza delle righe è determinata e-sclusivamente dalla larghezza della pagina. Nell’impaginazionedi un testo poetico invece le dimensioni della pagina non con-tano. Le righe hanno sempre la lunghezza che ha decisol’autore, il poeta. Nel senso che ogni riga è costituita da quel particolare insieme di parole che il poeta ha deciso di mettere

insieme. Un tipografo originale potrebbe stampare   I promessi sposi su pagine larghe un metro. Avremmo delle righe esagera-

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tamente lunghe, composte di centinaia di parole. Sarebbe unlibro poco pratico da leggere, ma l’opera di Manzoni non subi-rebbe danneggiamenti. Manzoni infatti, scrivendo   I promessi sposi, non ha stabilito la lunghezza delle righe. Non ha stabilitoinsomma quando andare a capo, se non alla fine dei paragrafi. I  promessi sposi infatti sono un romanzo in prosa. Se quel tipo-grafo però stampasse La divina commedia con righe lunghe unmetro, commetterebbe un sopruso ai danni dell’opera, un gravesgarbo al lavoro di Dante. Stampando La divina commedia bi-sogna rispettare la lunghezza delle righe così come le ha pensa-te Dante, andare a capo quando ha deciso lui. Questo è talmen-

te rilevante che le righe la cui lunghezza è stata stabilitadall’autore cambiano nome e si chiamano non più righe maversi. La differenza tra prosa e poesia non consiste quindi nelladiversità di contenuto e nella maggiore o minore ricchezza me-taforica, ma nella diversa disposizione delle parole. La defini-zione tecnica di poesia è quindi molto semplice: poesia è un te-sto verbale in versi. Forse qualcuno penserà che è una defini-zione un po’ troppo secca. Quando si pensa alla parola  poesia si pensa a parole ricche di sentimento, a esperienze di lettureintime, coinvolgenti, a grandi emozioni ecc. Questo è vero. La poesia è il luogo per eccellenza della espressione dei sentimen-ti. Anzi, se allarghiamo ancora l’orizzonte del nostro ragiona-mento, arriviamo a pensare alla parola  poesia come sinonimodi emozione. Quante volte abbiamo pensato: che bel gesto, pie-no di poesia, oppure quante volte abbiamo sentito della poesia 

dentro di noi davanti a un paesaggio o in una situazione parti-colare della nostra vita. Artaud, un grande teatrante francesedel prima metà del Novecento, ha addirittura scritto nel suo Se-condo Manifesto del Teatro della Crudeltà: “Dichiaratamente ono, coscientemente o no, ciò che in fondo il pubblico cercanell'amore, nel delitto, nelle droghe, nella guerra o nell'insurre-zione è uno stato poetico, una trascendente esperienza vitale”.Il fatto è che ogni parola può allargare e stringere il suo campo

semantico, cioè il suo campo d’azione. A questo proposito ba-sti pensare che Baudelaire ha scritto una raccolta intitolata  Pe-

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tites poèmes en prose, mettendo in rilievo il fatto che i momenti poetici possono anche essere descritti in prosa. E quante operein prosa sono piene di poesia mentre tante poesie ne sono com-  pletamente prive! Capire dove sta la poesia è come cercarel’araba fenice. Non è da nessuna parte e dappertutto contempo-raneamente. Ognuno la trova dove sa trovarla. È uno dei dibat-titi infiniti della nostra bimillenaria civiltà letteraria. Ma a noi basta sapere che esiste un modo stretto di intendere la poesia,che è funzionale al nostro discorso. È la definizione di Umber-to Eco, che ha affermato molto precisamente che una composi-zione in versi è poesia e una composizione senza versi è prosa.

Aggiunge anche, il grande semiologo alessandrino, che  La vi- spa Teresa è poesia, I promessi sposi sono prosa. E questo, or-mai è chiaro, non vuol dire certo che   La vispa Teresa siaun’opera migliore dei   Promessi sposi. Nel contesto in cui citroviamo ora, a questo punto del nostro ragionamento, la parola poesia non esprime un giudizio di valore ma descrive tecnica-mente un testo scritto.

1. IL VERSO 

Ogni verso è una unità ritmica e fonica inventata dal poeta. Il poeta  scrive versi, cioè dispone le parole in una struttura for-male che aggiunge una ulteriore difficoltà rispetto alla compo-sizione in prosa.La disposizione delle parole nei versi genera un diverso rappor-

to tra le parole stesse. Nella prosa le parole sono disposte se-condo la logica del prima e del dopo. Anche nella poesia le pa-role sono organizzate, ovviamente, secondo la logica del primae del dopo, ma, questa è la differenza, anche secondo la logicadel sopra e del sotto. Il poeta compie una operazione di stiliz-zazione formale ulteriore rispetto al prosatore, organizzandorelazioni tra le parole non soltanto in senso orizzontale, melo-dicamente potremmo dire, ma anche in verticale, armonica-

mente. Il verso è un contenitore rigido che deforma i suoi con-tenuti. Le parole, inserite nello stretto del contenitore-verso,

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sono obbligate a trovare posizioni insolite. Il poeta, nello sfor-zo di adattare i suoi contenuti verbali al verso, trova abbina-menti nuovi, suggestivi, illuminanti. Il poeta russo Aleksandr Blok, nel suo diario, a un certo punto scrive: sono diventatotroppo bravo a fare versi, devo trovare altre difficoltà. Questaaffermazione ci dice appunto che è il lavoro di adattare il flussodelle parole ai contenitori ritmici l’essenza tecnica del lavorodel poeta, la lotta contro i limiti imposti dalle regole metriche.In mani poco abili questa lotta porta a risultati ridicoli, in maniesperte a nuove aggregazioni verbali, a nuove energie linguisti-che.

2. LA RIMA E IL RITMO 

La rima è l’esempio più appariscente della relazione verticaletra le parole. La rima, come si sa, si ottiene facendo terminaredue o più versi con due sillabe uguali:

 Nel mezzo del cammin di nostra vitami ritrovai per una selva oscuraché la diritta via era smarrita.

Il primo e il terzo verso dell’inizio famosissimo della  Divinacommedia fanno rima, infatti finiscono entrambi con –ita. Larima è talmente importante nel linguaggio poetico che spesso la parola rima è usata come sinonimo di  poesia, soprattutto nei

tempi passati, quando scrivere rime voleva dire appunto scrive-re poesie.

Ma non è questione solo di rima. È questione soprattutto diritmo. I versi di Dante riportati sono endecasillabi cioè hannotutti lo stesso numero di sillabe, undici per l’esattezza.L’endecasillabo è il verso principale della tradizione poeticaitaliana. In endecasillabi sono stati scritti, oltre alla  Divina

commedia, le liriche del Petrarca, i grandi poemi cavallereschi

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di Ariosto e Tasso, i Canti di Leopardi, ecc.Il ritmo è l’elemento più caratterizzante della poesia. Nei versiinfatti il ritmo è di solito preassegnato, con l’eccezione di mol-ta poesia del Novecento, epoca in cui, a partire dalla Francia, èinvalso l’uso di scrivere in versi liberi, cioè appunto senza unritmo preassegnato. Ma questo è un discorso che ci porterebbetroppo lontano. Restiamo per ora alla poesia in versi regolari.In essa il contenuto, le parole, devono adattarsi al metro. Inquesto modo la  forma linguistica si subordina al ritmo, in uncerto senso si deforma. Tale deformazione influisce sulla per-cezione del discorso in ogni suo aspetto. Dobbiamo infatti,

questo è lo scopo del mettere in versi, soffermare la nostra l'at-tenzione su ogni singola parola per ascoltarla. Questo acuiscela percezione. “Le parole del verso sembrano sporgere, hascritto il critico strutturalista russo Boris Tomaševskij, venirein primo piano, mentre nella prosa scivoliamo su di esse, sof-fermandoci solo sulle parole centrali della frase”. I versi fun-zionano come  serie, in essi le parole diventano elementi strut-turanti di un ritmo, sono scelte in funzione della serie ritmica ene assumono la potenza figurale. A differenza che nella prosa,nella poesia il discorso non è continuo, ma disposto in serie.Questa situazione crea particolari associazioni tra le parole del-la stessa serie, o tra parole di serie parallele disposte in modosimmetrico. Un brevissimo esempio, per chiarire:

Qual rugiada e qual pianto,

quai lacrime eran quelleche sparger vidi dal notturno mantoe dal candido volto delle stelle?

E perché seminò la bianca lunadi cristalline stelle un puro nemboa l'erba fresca in grembo?

Perché nell'aria brunas'udian quasi dolendo, intorno intorno

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gir l'aure insino al giorno?

Fur segni forse de la tua partita,vita de la mia vita?

Si può notare, in questo madrigale di Torquato Tasso, come le parole rilevanti per il loro significato siano in reciproco rappor-to ritmico: rugiada pianto lacrime manto volto stelle nella pri-ma quartina. La metafora complessiva è chiara: il cielo nottur-no piange la rugiada. Le parole cardine sono disposte con ritmosemplice, simmetrico (la lirica ha l’andamento ironico-

sentimentale di un bigliettino amoroso): due nel primo verso,una nel secondo, una nel terzo e due di nuovo nel quarto.

Qual rugiada e qual pianto,quai lacrime eran quelleche sparger vidi dal notturno manto e dal candido volto delle stelle?

Una griglia che contribuisce a tenere ben compatto l’insieme ècostituita inoltre dagli aggettivi interrogativi e dal dimostrativomessi a quadrato nei primi due versi:

Qual rugiada e qual pianto,quai lacrime eran quelle 

 Non ci dilunghiamo. Le terzine organizzano ritmicamente altre parole, scelte sempre nella stessa area semantica, e il finalino,volutamente elementare, quasi infantile, chiude con la rispostaai tre delicati indovinelli: tutto piange e tutto è triste perché tusei andata via:

Fur segni forse de la tua partita,vita de la mia vita?

L’ultimo verso, che inizia e finisce con vita ci conferma che la

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volontà compositiva del poeta per questa lirica è  simmetrica.Elaborazione semplice, giochi ritmici facili, nessun richiamomitologico, linguaggio elementare. Il significato generale delmadrigale è nella organizzazione dei singoli elementi che con-corrono a comporlo. Tutto è governato da corrispondenze rit-miche.

È naturale che tutto funziona se la difficoltà di costringere le parole in quei contenitori piuttosto rigidi che sono i versi è su- perata con mano maestra, insomma se il poeta è bravo. Costret-te nei versi le parole possono diventare meravigliosamente e-

spressive, come le figure costrette da Michelangelo dentro levele della Cappella Sistina, oppure apparire artificiose e storte,inutilmente anchilosate.

3. LE FIGURE METRICHE 

Se contiamo le sillabe del terzo dei versi di Dante riportati po-co fa come esempio, ci accorgiamo che non sono undici madodici. Come mai? Si tratta forse di un dodecasillabo? Non è così. Il fatto è che la definizione di endecasillabo formu-lata più su, che è quella che la parola stessa endecasillabo sug-gerisce, non è esatta. I versi sono tributari della voce. Sonoscritti per essere detti più che per essere letti. Nella pratica del-la dizione, il flusso delle parole aggrega in un solo punto voca-lico i suoni vocalici vicini. Se noi diciamo ad alta voce il verso

ché la diritta via era smarrita ci accorgiamo che la a di via e lae di era sono pronunciate come se fossero una sola vocale o,meglio, come due vocali in un unico fiotto di suono. Due voca-li concorrono ad un solo impulso ritmico. Sono gli impulsi rit-mici quelli che bisogna contare per stabilire la lunghezza di unverso. Tecnicamente si dice che via ed era fanno  sinalefe. Lasinalefe è una figura metrica. Il contrario della sinalefe è la dia-lefe che si ha appunto quando due vocali vicine di parole con-

finanti non diventano un punto vocalico unico, ma si tratta dicasi unici, quando una delle parole coinvolte è tronca: Ciò

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ch’io dico di me, di sé/ intende.

In linea di principio insomma, la sinalefe è la norma, a menoche non ci siano ostacoli di tipo fonatorio, l’accento appunto,che ne impediscano la realizzazione.

Facciamo un altro esempio:

Puro e disposto a salire alle stelle.

In questo verso di Dante, che è l’ultimo del Purgatorio, ci sono

addirittura quattordici sillabe. Ma se lo leggiamo e contiamo gliimpulsi ritmici, ci accorgiamo che è tutto a posto, sono undicicome in tutti gli altri versi della Divina commedia, infatti ci so-no tre sinalefe:

Puro ≈ e disposto ≈ a salire ≈ alle stelle.

Ci sono addirittura dei casi in cui tre sillabe fanno sinalefe traloro contraendosi in un unico impulso ritmico come in un fa-moso verso di Leopardi:

…e la presentee viva, ≈ e ≈ il suon di lei. Così tra questa…

a di viva fa sinalefe con la congiunzione e che a sua volta fa si-nalefe con i di il .

Consiglio: attenzione a non trasformare i due, o tre, suoni voca-lici in sinalefe in un’unica vocale, dicendo  pur’e dispost’a sa-lir’alle stelle oppure e la presente / e viv’e’l suon di lei. Le vo-cali vanno dette tutte, prima di tutto perché è più bello così, e poi anche perché si può creare della confusione. Una volta ho

sentito un conferenziere che parlava di musica tonale e atonale.Argomenti, per me, di grande interesse. Ma il problema era che

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all’ascolto non si capiva quando parlava dell’una o dell’altra  perché quando diceva musica atonale metteva in sinalefe ledue a e noi finivamo per sentire musica ‘tonale esattamentecome quando diceva musica tonale. E non sempre era facile ri-costruire dal contesto di quale musica stesse parlando in quelmomento. Un disastro! In questo caso si doveva fare dialefe tramusica e atonale e dire chiaramente, distaccate, le due a conti-gue.

 Nel calcolo del verso ci sono altre stranezze, come la sineresi ela dieresi, che però ci limitiamo a citare. Allora bisogna rivede-

re la definizione di endecasillabo. Non è il verso italiano che ha undici sillabe, ma il verso italiano che ha undici punti vocalici.

 Nell'individuazione dei versi italiani bisogna tenere conto peròdi un altro elemento ancora: le parole della lingua italiana sonodi solito piane, hanno cioè l'accento sulla penultima sillaba. Diconseguenza il verso endecasillabo ha di solito l'ultimo accentosulla decima sillaba. Siccome sono gli accenti a determinare ilritmo, l'undicesimo punto vocalico, atono, non ha rilevanza.Tanto che può addirittura mancare. Ciò avviene quandol’ultima parola del verso è tronca. In questo caso si tratta di unendecasillabo tronco. Se il verso finisce con una parola sdruc-ciola (accento sulla terzultima sillaba) abbiamo un endecasilla-bo sdrucciolo, nel quale i punti vocalici sono dodici.

Per essere precisi dobbiamo quindi introdurre un altro concetto,quello di  punto ritmico. Ogni verso è costituito da un numerofisso di punti ritmici (dieci per l'endecasillabo, sei per il sette-nario, ecc.), ognuno dei quali è occupato da un punto vocalico.L'ultimo punto ritmico è sempre occupato dall'ultimo puntovocalico accentato.

L'endecasillabo quindi è il verso italiano costruito su dieci pun-

ti ritmici.

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Possiamo anche riprendere, se vogliamo, la definizione più no-ta con qualche aggiunta, che ci faccia capire come in realtà bi-sogna fare i conti: l’endecasillabo italiano è un verso compostoda undici sillabe metriche con accento principale sulla decima.

4. L’ACCENTO METRICO 

Abbiamo visto che un endecasillabo ha dieci impulsi ritmici.Questi impulsi però non hanno tutti la stessa rilevanza.All’interno del verso ci sono alcuni impulsi più importanti neldeterminare il ritmo complessivo. È una cosa naturale. Sap-

 piamo già che non tutte le vocali all’interno della parola hannola stessa potenza acustica. Ce n’è una, la tonica, che è quella inmaggiore evidenza per forza e per durata. Le toniche stabili-scono, all’interno del verso, degli impulsi più potenti chechiamiamo impulsi metrici, oppure accenti metrici o anche ic-tus. Nel primo verso di un famoso idillio leopardiano:

Sempre càro mi f ù quest'érmo còlle,  _ _ 3 _ _ 6 _ 8 _ 10

vediamo che i quattro accenti metrici coincidono con quattroaccenti grammaticali, cioè con le toniche di caro,  fu, ermo ecolle, come evidenziato dai numeri. Le lineette indicano le par-ti ritmicamente deboli del verso. Infatti corrispondono alle vo-cali atone delle parole. Ma, noterete, ci sono anche delle toni-

che in posizione debole. La prima e di sempre è tonica e anchela e di quest’ . Quindi non tutte le toniche presenti in un versocoincidono con un accento metrico. Questo perché i versi, so-  prattutto quelli della tradizione, hanno dei loro ritmi precisi,con i quali occorre fare i conti.

La metrica è una disciplina complicata e non è il caso di adden-trarci nelle sue complessità. Vediamo solo la struttura ritmica

elementare del verso più importante, l’endecasillabo.

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Essendo un verso imparisillabo, l’endecasillabo è un verso che  porta accenti metrici variabili, a parte quello fisso in decima posizione, ma ci sono delle regole nella variazione. Si tratta diun verso quindi, a differenza dei parisillabi, mobile, dal ritmoduttile, per questo amato dai poeti. La struttura canonica pre-vede almeno un accento metrico fisso in 4a o 6a posizione, oltrea quello in 10a. Gli altri accenti metrici sono mobili, secondodelle regole complicate di cui non ci occupiamo. I poeti mo-derni spesso vanno contro le regole classiche per ottenere ritminuovi. Si veda questo verso di Pascoli, come esempio:

Splende al plenilunio l’orto; il melo.1 _ 3 _ 5 _ 7 _ _ 10

È un endecasillabo con dialefe tra orto e il , dialefe suggeritaanche dalla punteggiatura. Se si preferisce la sinalefe, occorredire la dieresi sul dittongo finale di plenilunio:

Splende al plenilunïo l’orto; il melo.1 _ 3 _ 5 _ _ 8 _ 10

Abbiamo in entrambi i casi un endecasillabo irregolare, vistoche non c’è accento metrico né in 4a né in 6a posizione.

5. LA CESURA

Se il verso è abbastanza lungo, come l’endecasillabo, di solitoha al suo interno una piccola sospensione ritmica che si chiamacesura.

Per quanto riguarda l’endecasillabo, la cesura cade quasi sem- pre dopo il quarto o dopo il sesto accento metrico, trasforman-do in pratica il verso in una coppia di versi: quinario + settena-rio nel primo caso, settenario + quinario nel secondo, come ne-

gli esempi danteschi che seguono:

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Mi ritrovai per una selva oscura1 _ _ 4

Dove per lui perduto | a morir gissi.1 _ _ 4 _ 6 _ 

Come si capisce da entrambi gli esempi, la cesura coincide conun confine logico, sintattico. Infatti a volte è possibile indivi-duare due cesure, come nel secondo degli esempi appena visti,che potrebbe essere letto:

Dove | per lui perduto | a morir gissi.

Ma bisogna dire che non sempre è chiaro dove sia da porre lacesura, e se sia opportuno, nella dizione, farne una o due. Laindividuazione e la dizione della cesura, o delle cesure, è unfatto interpretativo, che dipende dall’enfasi che si vuole dare aisingoli elementi del verso. Nell’esempio appena riportato cistarebbe bene anche la cesura dopo la quarta posizione.

Dove per lui | perduto a morir gissi.

Anche se in questo modo si perde la forza di dove che secondome invece è la parola più importante.

Carmelo Bene ha posto ben tre cesure in un solo verso per dare

un forte risalto espressivo al finale del canto di Ulisse, in unastorica lectura Dantis dalla torre degli Asinelli in memoria deimorti della strage della stazione di Bologna:

Infin che il | mar | fu sovra noi | richiuso.

Anche nel dire le prime parole di Francesca, se si vuol sottoli-neare il lungo silenzio, il respiro che riprende, lo stupore di po-

ter ancora parlare e di aver davanti un interlocutore ancora vi-vo, interessato alla sua vicenda, si può frammentare l’intero

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 primo verso con tre lunghe cesure, addirittura tre lunghi sospi-ri, per poi riprendere il ritmo nel verso successivo, senza cesurequesta volta, in modo da dare grande valore alla cesura del ter-zo verso, in posizione insolita a mettere in grande evidenza la parola noi:

O | animal | grazioso | e benignoChe visitando vai per l’aere personoi | che tignemmo il mondo di sanguigno.

La metrica è comunque sempre al servizio dell’espressione.

 Nell’ultimo verso appena letto, la cesura andrebbe, secondo ilritmo metrico-sintattico, dopo tignemmo, ma Paolo e Francescasono gli unici in tutto il girone ad essere abbracciati nella tem-  pesta, tutti gli altri sono soli. È questa diversità che attiral’attenzione di Dante e lo porta a parlare con loro. Francescainoltre non dice mai io, dice sempre noi, pur essendo la sola deidue a parlare. Alla fine ci dirà che ci fu una sola morte per en-trambi, non dice che morirono insieme, dice che una morte solafu sufficiente per entrambi, trafitti dalla stessa spada:

Amor condusse noi ad una morte.

Insomma Dante ha trasformato in altissima poesia drammaticail luogo comune degli innamorati:   siamo una cosa sola. Per questo la parola noi è una parola-chiave dell’episodio, insieme

alla parola amore e alla parola  pace. Queste tre parole sonodette più volte, sempre in posizioni evidenti. Esse sintetizzanoil dramma raccontato: ci siamo innamorati, siamo morti per questo, ora insieme abbiamo un solo desiderio: la pace. Questi itermini della nostra esistenza.Ecco perché è necessario mettere una sospensione dopo la pa-rola noi, per enfatizzarla isolandola, e caricarla di tutta la po-tenza tragica di un amore che ha portato a morte e che dopo la

morte continua e continuerà sempre, nonostante il tormento in-fernale, per l’eternità.

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6. L'ENJAMBEMENT  

  Nell’esempio dantesco, con cui abbiamo cominciato tutto ilnostro discorso sulla poesia, non si avverte nessuna contraddi-zione tra flusso logico-sintattico e struttura metrica.

 Nel mezzo del cammin di nostra vitami ritrovai per una selva oscuraché la diritta via era smarrita.

Ogni verso finisce dove finisce una sezione del pensiero. Ma

non sempre è così. Vediamo questi versi di Leopardi:

Ma sedendo e mirando, interminatispazi di là da quella, e sovrumanisilenzi, e profondissima quiete

Qui sintassi e metro non coincidono. Infatti l’aggettivo inter-minati è separato dal suo sostantivo spazi e la stessa cosa suc-

cede tra sovrumani e  silenzi. Vedremo il valore ritmico chequesto espediente assume in mano a un grande compositorecome Leopardi. Per ora accontentiamoci di sapere che questofenomeno si chiama enjambement , oppure  spezzatura, oppureinarcatura.

Come dobbiamo comportarci nella lettura? Dobbiamo privile-

giare il metro e interrompere il flusso logico o è meglio noncurarsi della divisione in versi e seguire l'andamento delle fra-si?È una domanda a cui non si può dare una risposta univoca. Cisono tante cose in gioco e bisogna tener conto di tante variabi-li. Una cosa è certa però: non si può far finta di niente e legge-re la poesia come se fosse prosa. Sarebbe una sciocchezza.Perché allora tanta fatica per scrivere versi? Blok si offende-

rebbe a morte.

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Ma non è solo una questione di rispetto del lavoro altrui edell’integrità di grandi opere d’arte. Trascurare gli enjambe-ment  significherebbe sacrificare una considerevole fetta di possibilità espressive. Invece di considerare un impaccio il so-vrapporsi e lo scontrarsi delle due strutture, quella sintattica equella metrica, bisogna partire dal presupposto che il coesiste-re di esse genera una tensione che, se sapientemente sfruttata,offre molte possibilità espressive. Si sa che ogni parafrasi di-minuisce la forza comunicativa della poesia. Questo avviene proprio perché la parafrasi elimina la tensione del rapporto sin-tassi-metro. Rapporto che costituisce l’essenza stessa del poe-

tare.

Facciamo un esempio tratto da Petrarca:

Levommi il mio penser in parte, ov'eraQuella ch'io cerco e non ritrovo in terra.

Se si decidesse di dare il primato alla sintassi e si leggesse il

distico come se fosse:

Levommi il mio penser in parte,ov'era quella ch'io cerco e non ritrovo in terra.

si perderebbe la musica dei versi, che non è un di più ma costi-tuisce parte essenziale del dire poetico. Finiremo per leggerecome se Petrarca avesse scritto un novenario seguito da unverso di quattordici sillabe. Un’assurdità! E si perderebbe an-che l'occasione di sottolineare ov'era e quella che sono il cen-tro logico-emotivo del distico e che possono essere dette conemozione, separate da una esitazione che può sapere di sospi-ro, di nostalgia, proprio perché sono in enjambement .

Esclusa quindi una dizione cantilenante e ritmicamente mono-

tona, è necessario abituarsi a considerare e a interpretare gli acapo delle composizioni poetiche come elementi dinamici,

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 piccoli impulsi ritmici, brevi e brevissime esitazioni che ricari-cano il ritmo, creano attesa e acuiscono il significato delle pa-role che arrivano in tempo rubato.

Ma se i versi da dire sono corti, è molto difficile rispettare tuttigli a capo metrici. La dizione potrebbe risultare troppo spez-zettata. In questi casi è possibile variare: a volte rispettare acapo e enjambement , a volte invece tirare diritto.

 Novilunio di settembre! Nell'aria lontana

il viso della creaturaceleste che ha nomeLuna, trasparente comela medusa marina,come la brina nell'alba,labile comela neve su l'acqua,la schiuma su la sabbia,

 pallido comeil piaceresu l'origliere, pallido s'inclinae smuore e languecon una collanasotto il mento sì chiara

che l'oscura:silenzioso viso esanguedella creaturaceleste che ha nome Luna,cui sotto il mento s'incurvauna collanasì chiara che l'offusca,nell'aria lontana

ov'ebbe nome Dianatra le ninfe eterne,

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ov'ebbe nome Selenedalle bianche bracciaquando amava quel pastoregiovinetto Endimioneche tra le bianche bracciadormiva sempre.

Già al quarto verso di questo celebre attacco dannunziano, da Alcyone, si potrebbe lasciar perdere l’enjambement nome ¬ Luna, se si sono fatti sentire i primi tre versi e se si ha inten-zione di fare, come è consigliabile, un attimo di esitazione do-

 po il come del verso successivo.

 Novilunio di settembre! Nell'aria lontanail viso della creatura¬ celeste che ha nomeLuna, trasparente come¬ la medusa marina,

Come è consigliabile fare, dicevo, perché è la prima di una se-rie di similitudini molto belle.

Di volta in volta bisogna ragionare su cosa fare degli a capo, perché non ci sia mai niente di prevedibile, di già sentito. Ladizione non deve ripetere i suoi effetti. Quando l’ascoltatore

ha capito il gioco, occorre spiazzarlo con nuove soluzioni. So-lo così lo terremo sempre intelligente. Troppi enjambement ,uno dietro l’altro in pochi secondi, lo addormenterebbero. Ameno che…

A meno che il dicitore non abbia una formazione metrica emusicale tale da permettergli di individuare il ritmo segreto deiversi brevi. Cosa piuttosto rara.

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7. L'INFINITO DI LEOPARDI 

Vediamo ora se riusciamo a mettere in pratica le informazioni

dei capitoli precedenti analizzando a fondo la struttura di un in-tero testo poetico, verificando così concretamente che cosavuol dire testo altamente formalizzato e quindi ipersignificante.

(Se, caro lettore, ti infastidisce l’eccesso di analisi dell’operad’arte e consideri una vivisezione andare a cercare le strutturemateriali su cui l’opera si regge, salta pure questo capitolo. Seinvece pensi, come me, che amore e conoscenza vanno insie-

me, prosegui.)

 L’infinito di Leopardi è unanimemente considerato un capola-voro della letteratura italiana. Tutti ne apprezzano l’atmosferasognante, il senso di quiete e di contemplazione, di infinito ap- punto. Tutto questo è il risultato delle cose dette da Leopardi inquesta poesia? Voglio dire, sono i contenuti in sé che trasmet-

tono queste sensazioni? O la forma che il poeta ha dato a questicontenuti fa la sua parte? Non è una domanda inutile. Chi vuoleimparare a dire bene, deve porsi il problema se sia solo que-stione di significati al loro stato elementare o se la questioneriguardi il modo, la forma che questi significati assumono. Chiha ben compreso ciò che in questo libro si è detto fino a qui,non avrà dubbi. Ma confermiamo con una analisi precisa.Consideriamo i primi versi:

Sempre caro mi fu quest'ermo colle,e questa siepe, che da tanta partedell'ultimo orizzonte il guardo esclude.

Proviamo ora a cambiare la disposizione delle parole:

Quest’ermo colle mi fu sempre caro,e questa siepe, che esclude il guardo

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da tanta parte dell'ultimo orizzonte.

I concetti sono gli stessi e anche le singole parole, una per una,sono le stesse, ma la poesia non più è la stessa. Perché?

Intanto prima avevamo tre endecasillabi, ora invece ci ritro-viamo con un endecasillabo, un decasillabo (o un endecasilla- bo se si fa dialefe tra che e esclude) e un dodecasillabo. Si è persa l’armonia, questi versi sembrano adesso sghembi, disar-monici. Inoltre in Leopardi la disposizione degli accenti metri-ci è:

Sempre càro mi f ù quest'érmo còlle,  _ _ 3 _ _ 6 _ 8 _ 10

e quésta siè pe, che da tànta pàrte  _ 2 _ 4 _ (6) _ 8 _ 10

dell'ùltimo orizzónte il guàrdo esclùde.

  _ 2 _ (4) _ 6 _ 8 _ 10

nella parafrasi:

Quest’ermo colle mi fu sempre caro,  _ 2 _ 4 _ _ _ 8 _ 10

e questa siepe, che esclude il guardo  _ 2 _ 4 _ _ 7 _ 9

da tanta parte dell'ultimo orizzonte.  _ 2 _ 4 _ _ 7 _ _ _ 11

Le diversità sono importanti. Si è perso intanto l'attacco ana- pestico _ _ ' (debole-debole-forte) che dà al primo verso una

cadenza ampia e ariosa. Si consideri poi che nell’originale il  primo accento metrico  cade proprio sulla a  di caro, che ha

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suono aperto e chiaro:

Sempre càro mi fu quest'ermo colle

mentre nella parafrasi cade sulla é di ermo, che ha suono chiu-so: 

Quest'érmo colle mi fu sempre caro

  Nella poesia la ricchezza di significato è anche funzione delritmo e del suono: la parola caro, la cui tonica è in posizione

 privilegiata (primo verso, primo accento metrico) ha un valoresemantico maggiore che se fosse in altra posizione. La para-frasi conserva il piano denotativo, ma stravolge quello conno-tativo, modificando nettamente il messaggio complessivo.Spostando quella parola, insomma, quel colle risulta meno ca-ro, e lo stesso discorso vale per il resto. Inoltre, mettendo inordine sintattico regolare le parole (soggetto-verbo-complementi) si ottiene un andamento conoscitivo ovvio. Il

 pensiero non è stimolato alla conoscenza, non c’è più il sensodi attesa, di scoperta e di novità, generato dalla disposizioneinsolita, imprevedibile delle parole. Per usare i termini diHjelmslev, il linguista già citato, non è cambiata la materia,ma è cambiato, insieme alla  forma, il contenuto. Continuandonella parafrasi, otterremmo la perdita completa della bellezzadella poesia e di conseguenza della sua ricchezza comunicati-

va. L’ascoltatore farebbe quasi fatica a riconoscerla.La poesia è il luogo in cui la parola incontra la musica, ne as-sume i criteri compositivi, si fa essa stessa musica. In questoadattarsi alle esigenze musicali dei versi la parola non dimi-nuisce il proprio potere significante ma lo amplia. Quando sidice che il testo poetico è ipersignificante si intende proprioquesto: la bellezza che viene al linguaggio dalla armonia mu-

sicale con cui sono disposte le parole, ne magnifica il poterecomunicativo, aggiungendo quel qualcosa in più che non è fa-

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cile da definire e che siamo abituati a chiamare appunto poesi-a. Facciamo ora una analisi completa di questa mirabile lirica,che ci spieghi il perché della sua musicalità, celebrata da tutti ilettori. Lo schema metrico è:

V1 Sempre càro mi f ù quest'érmo còlle,  _ _ 3 _ _ 6 _ 8 _ 10

V2 e quésta siè pe, che da tànta pàrte

  _ 2 _ 4 _ (6) _ 8 _ 10

V3 dell'ùltimo orizzónte il guàrdo esclùde.  _ 2 _ (4) _ 6 _ 8 _ 10

V4 Ma sedèndo e mir àndo, interminàti _ _  3 _ _ 6 _ _ _ 10

V5 spàzi di là da quélla, e sovrumàni1 _ _ 4 _ 6 _ _ _ 10

V6 silènzi, e profond ìssima quiète  _ 2 _ _ _ 6 _ _ _10

V7  ìo nel pensièr mi f  ìngo; óve per pòco

1 _ _ 4 _ 6 7 _ _ 10V8 il còr non si spaùra. E cóme il vènto

  _ 2 _ (4) _ 6 _ 8 _ 10

V9 òdo storm ìr tra quéste piànte, io quéllo1 _ _ 4 _ 6 _ 8 _ 10

V10 infin ìto s ilènzio a quésta vóce _ _ 3 _ _ 6 _ 8 _ 10

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V11 vò compar àndo: e mi sovvièn l'etèrno,1 _ _ 4 _ (6) _ 8 _ 10

V12 e le mòrte stagióni, e la presènte _ _  3 _ _ 6 _ _ _ 10

V13 e v ìva, e il suòn di lèi. Cos ì tra quésta  _ 2 _ 4 _ 6 _ 8 _ 10

V14 immensità s'annéga il pensier m ìo:

(1) _ _ 4 _ 6 _ (8) _ 10

V15 e il naufragàr m'è dólce in quésto màre.(1) _ _ 4 _ 6 _ 8 _ 10

Costanzo Di Girolamo, il metricista che ha studiato a fondo lastruttura metrica dell' Infinito (Gli endecasillabi dell’Infinito,Yearbook of Italian Studies 2, 1972), rileva che si tratta di en-decasillabi classici, che rispettano, tredici volte su quindici, lacombinazione di settenario + quinario (endecasillabo a maio-re) o viceversa (quinario + settenario, endecasillabo a minore) , con primo emistichio (mezzo verso) tronco o sinalefe. Ma inalmeno sei casi si dà una doppia possibilità di lettura metrica:nei versi 5, 7, 9, 13, 14 e 15 la compresenza di accento metrico in 4a e 6a posizione renderebbe teoricamente possibile la di-

zione del primo emistichio sia come settenario che come qui-nario, se non ci fosse il senso a guidarci nel collocare la cesu-ra. V5, per esempio, metricamente potrebbe essere letto concesura dopo la 4a posizione:

V 5 spazi di là | da quella, e sovrumani

avremmo così un endecasillabo a minore (quinario + settena-

rio), ma la sintassi ci dice che la cesura va dopo la 7a posizio-ne:

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V 5 spazi di là da quella, | e sovrumani

In un caso però la doppia lettura è possibile anche dal punto divista del senso:

V 15 E il naufragar | m'è dolce in questo mare.

oppure:

V 15 E il naufragar m'è dolce | in questo mare.

Ponendo la cesura dopo la 4a posizione si dà più rilievo alla parola naufragar;   ponendo la cesura dopo la 7a , è la parola dolce che viene sottolineata. In pratica è poi possibile una ter-za soluzione, con due cesure:

V 15 E il naufragar | m'è dolce | in questo mare.

Considerando che si tratta dell’ultimo verso e che quindi è be-ne allargare per far sentire che siamo alla fine, e considerandoinoltre che si tratta di uno dei versi più belli che siano mai statiscritti, nel quale ogni parola ha un suo peso emotivo, la letturacon due cesure risulta la migliore. Si può addirittura mettereuna ulteriore quasi-cesura, un rallentamento nel pronunciare la s di questo in modo che la parola mare arrivi come dopo una

estenuazione, in un desiderio finale di nirvana.

Consideriamo ora le prime parti dei versi, quelle più importan-ti nell'impostazione del ritmo, riprendendo ancora le osserva-zioni preziose del Di Girolamo, che individua quattro tipi diattacco:

1. Anapestico, con accento metrico in 3a e 6a posizione, che ha

ritmo ampio e cadenzato:

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V10 infiní to silènzio a questa voce _ _ 3 _ _6

2. Giambico, con accento metrico su 2a, 4a e 6a posizione, che,alternando posizioni forti con posizioni deboli, ha ritmo vivace:

V13 e ví va, e il suòn di lèi. Così tra questa  _ 2 _ 4 _ 6

3. Attacco con accento metrico in 2a e 6a posizione, dal ritmo più pacato:

V3 dell'último orizzónte il guardo esclude.  _ 2 _ _ _ 6

4. Dattilico, con accento metrico su 1a e 4a posizione, dall'an-damento narrativo:

V11 vò compar àndo: e mi sovvien l'eterno,1 _ _ 4

La distribuzione di questi tipi di attacco è tale da generare va-riazioni di ritmo continue sulla base costante dell'endecasilla- bo:

V 1 anapestico

V 2 giambicoV 3 ictus di 2a e 6a 

V 4 anapesticoV 5 dattilicoV 6 ictus di 2a e 6a 

V 7 dattilico

V 8 ictus di 2a e 6a V 9 dattilico

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V 10 anapesticoV 11 dattilicoV 12 anapestico

V 13 giambicoV 14 giambicoV 15 giambico

Si hanno cinque periodi metrici di tre versi ognuno, legati dauna trama fitta di corrispondenze ritmiche, che originano lievi

increspature.

L'apertura è enfatica, esclamativa: dunque lenta nell'anapestoiniziale. Segue un verso più veloce, giambico, che prepara ilV3, che ha un accento metrico di 2a in parola sdrucciola, se-guito da tre posizioni deboli prima dell’accento metrico di 6a;si ha così un ritmo leggero che scivola fino alle parole il guar-do esclude, che chiudono insieme il periodo sintattico e quellometrico:

V1 Sempre càro mi f ù quest'ermo colle,  _ _ 3 _ _ 6

V2 e quésta siè pe, ché da tanta parte  _ 2 _ 4 _ 6

V3 dell'ùltimo orizzónte il guardo esclude.

  _ 2 _ _ _ 6La vocalità di questo inizio, soprattutto nei primi due versi, èaperta, ariosa. A parte la trave portante centrale u, abbiamo:

V1 e-e, a-o, e-o, o-eV2 e-a, e-e, a-a, a-e

 Non è solo un fatto di pura sonorità: l'assonanza crea delle re-lazione semantiche: sempre-ermo-siepe, caro-colle-guardo.

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V4 ripete l'attacco anapestico del primo verso; attacco che è poi rovesciato, trasformato in dattilico, in V5. Lo scarto ritmi-co è notevole e serve a sottolineare l'enjambement  su parolemolto significative interminati ¬ spazi:

V4 Ma sedèndo e mir àndo, interminati  _ _ 3 _ _ 6

V5 spàzi di là da quella…1 _ _ 4

La voce rallenta su interminati come allargando lo sguardo in-torno. Poi, dopo l’esitazione di fine verso, il ritmo riprende su spazi di là da quella. (Anche in questo caso, come sempre, è  preferibile dire la z come se fosse scritta doppia, per daremaggiore energia alla dizione.)

Situazione che si ripete fra V5 e V6 : sovrumani ¬ silenzi.

Anche nei versi 4 e 5 assonanze e consonanze, la parte po-tremmo dire melodica della composizione, lavorano efficace-mente sul significato. Il riverbero degli spazi infiniti che si al-largano davanti alla fantasia del poeta sono suggeriti infatti nonsolo dal ritmo solenne e disteso ma anche dalla rete di echi so-nori, in cui predominano le a, toniche delle parole che fannoenjambement, in coppia con i, mentre le due parole sulle quali

 gettano le due esitazioni di fine verso terminano entrambe in zi:

V4 Ma sedendo e mir ando, interminatiV5 spazi di là da quella, e sovrumani

V6 silenzi, e profond ìssima quiète

I tre versi portano una straordinaria progressione ritmica strut-turata su tre coppie attributo-sostantivo: interminati spazi,  so-

vrumani silenzi e  profondissima quiete. Le prime due coppiesono divise dall’enjambement , così che il ritmo risulta lento,

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come di chi cerca le parole giuste per esprimere qualcosa diinesprimibile, di infinito. Il terzo verso è quasi interamente oc-cupato dall’attributo dell’ultima coppia, profondissima, parola che distendendosi per ben cinque sillabe proprio nel mezzo delverso, rallenta ulteriormente il ritmo, fino quasi alla immobili-tà, come vuole il significato della parola che segue e che chiu-de la sequenza delle esitazioni di fine verso ponendosi come la parola giusta, la cosa più desiderata: quiete. 

Segue V8, un altro endecasillabo molto veloce, con accentometrico di 2a e 6a, ma spezzato da un punto:

… ove per pocoV8 il còr non si spaùra. E come il vento

  _ 2 _ _ _ 6

V9 inizia nuovamente con un dattilo:

V 9  òdo storm ìr tra queste piante, ...1 _ _ 4

Al verso 10 l'enjambement  e l'attacco anapestico sottolineanoe isolano i due termini semanticamente più rilevanti di tutta la poesia: infinito e silenzio

io quello ¬

V 10 infin ìto silènzio a questa voce _ _ 3_ _ 6

È il momento in cui si crea una relazione emotiva tra spazio etempo. L’infinità dello spazio immaginato oltre la siepe portaalla mente, per associazione di idee, l’infinità del tempo, la sua profondità. Il presente sta al tempo come il fruscio delle fogliesta al silenzio infinito dello spazio. Ecco i due infiniti: tempo e

spazio. Ecco la piccolezza dell’io che si perde nel doppio infi-nito, ecco il senso leopardiano del sublime.

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Il dattilo iniziale di V11 sovverte poi nuovamente l'andamentoritmico, mentre con V12 ritorna l'avvio anapestico ampio edenfatico (e le mòrte stagióni).

V10 infin ìto silènzio a quésta vóce _ _ 3 _ _ 6 _ 8 _ 10

V11 vò compar àndo: e mi sovvièn l'etèrno,1 _ _ 4 _ (6) _ 8 _ 10

V12 e le mòrte stagióni, e la presènte _ _  3 _ _ 6 _ _ _ 10

Gli ultimi tre versi sono esemplari della sensibilità ritmica concui Leopardi usa la tecnica della variazione quasi inavvertibile.Sono tutti e tre ad attacco giambico, però, mentre V13 alternaeffettivamente una posizione forte e una debole:

V13 e v ìva, e il suòn di lèi. Cos ì tra quésta  _ 2 _ 4 _ 6 _ 8 _ 10

V14 ha l’accento metrico di 2a reso quasi impercettibile dallaforza di quello di 4a e quello di 8a lo si può percepire solo arre-trando l'accento tonico della parola pensier :

V14 immensità s'annéga il pensier m ìo:(1) _ _ 4 _ 6 _ (8) _ 10

L'ultimo verso infine presenta in 2a solo un debolissimo accen-to metrico, così che tre posizioni deboli originano l'attesadell'accento  di 4a che cade sulla tonica della parola-chiavenaufragar :

V15 e il naufragàr m'è dólce in quésto màre.  _ (2) _ 4 _ 6 _ 8 _ 10

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La conduzione ritmica della poesia smuove dall’interno laforma che a prima vista appare classicamente composta. Im-  pressione rafforzata dal fatto che L’infinito sembra quasi unsonetto, coi suoi quindici endecasillabi. Ma se proviamo a direquesto idillio subito dopo aver detto un sonetto del Petrarca, ciaccorgeremo che non è solo questione di un verso in più o inmeno, ci sembrerà di aver suonato un improvviso di Chopindopo un madrigale di Monteverdi. Meravigliosi entrambi, maquanto diversi! La forma metrica, l’endecasillabo, è sciolta inun fluire cangiante. I confini del verso, corrosi dagli enjambe-

ments, non esercitano più la loro forza costrittiva, ma finisco-no invece per esaltare la libertà ritmica, la varietà melodico-armonica. Siamo nell’Ottocento. La forma si nasconde, si ritirain quinta e lascia la scena all’io.

L’uso dell'enjambement concorre, e in modo formidabile, allacreazione di un’opera dal ritmo romanticamente imprendibile.Le parole in enjambement sono molto significative: intermina-ti ¬ spazi; sovrumani ¬ silenzi; quello ¬ infinito; la presente ¬e viva; questa ¬ immensità. Sono sospensioni, o sarebbe me-glio dire esitazioni ritmiche, che il poeta dispone nei punti ne-vralgici del discorso e che ci comunicano musicalmente unacondizione spirituale. In due soli versi, il primo e l'ultimo, fra-se metrica e frase sintattica coincidono perfettamente, a chiu-dere l'intero circuito melodico e a ristabilire una quiete che è

ritmica e del cuore, insieme. Sensazione rafforzata anche daaltre simmetrie:

Sempre caro mi fu quest ' 'ermo colle…e il naufragar m'è dolce in questo mare.

Caro colle dolce mare diventano termini intercambiabili. In-tercambiabilità rafforzata dai due dimostrativi quest’ e questo.

Le due triadi questo caro colle e questo dolce mare hanno illoro punto di congiunzione in quel meraviglioso naufragar ,

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 parola messa lì con talento senza pari. Preannunciata in tutta la poesia, finalmente arriva e ci incanta col suo suono di acquatra i sassi, col suo profumo biancoazzurro di salsedine. Ultimoverso davvero meraviglioso, passato giustamente e orgoglio-samente nella memoria collettiva degli italiani.

Per finire, tutto in questa poesia concorre a trasportarci nellaemozione indicibile che un giorno Leopardi ha provato. Il poe-ta ha voluto condividerla con noi, quella emozione, ha cercatoil modo non solo di raccontarci la sua esperienza, ma di farcelavivere. Perché ciò avvenisse ha composto un gioiello verbale

dove le parole, messe le une vicino alle altre con gusto musi-cale, si trasfigurano. Non esistono parole  poetiche. Le paroleusate da Leopardi sono parole normali, che stanno nel diziona-rio, che capita a tutti di usare. È l’arte con cui sono poste leune vicino alle altre, l’arte appunto della com-posizione, che leriempie di luce e le rende capaci di ridarci, dopo quasi duecen-to anni, tutta la freschezza di una emozione nascente, di un vi- brante incantamento giovanile.

8. ESERCIZI DI LETTURA

In questo capitolo vi propongo qualche brano poetico su cuiesercitarsi ad alta voce. Si tratta di una brevissima carrellatanella tradizione poetica italiana, da Dante ai giorni nostri. Ri-mando il lettore all’ascolto degli mp3 del cdrom allegato.

Incomincerei con qualche brano dalla   Divina commedia diDante, il massimo dei nostri poeti e forse il massimo poetadella letteratura mondiale. Borges, che di poesia se ne inten-deva, ha affermato che la Divina commedia è il libro miglioreche l’umanità abbia prodotto. E il poeta russo Iosif Brodskij,che ha vinto il premio Nobel nel 1987, ha scritto nella postfa-zione alla traduzione italiana della sua raccolta  Fermata nel 

deserto: “È un piacere straordinario per me che i miei versi

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vengano pubblicati in una traduzione in italiano, la lingua  prima della poesia. Vorrei che piacessero al lettore italiano,ma se ciò non dovesse accadere, non ne sarò troppo amareg-giato, al pensiero che, in ogni caso, per chiunque abbia presola penna in mano, non v’è destino migliore che conquistarsi un pezzo d’esistenza all’ombra di Dante”.

Le bellezze della Divina commedia sono infinite e non si può,in questo contesto, neanche brevemente discorrerne. Ma vo-glio sottolineare una aspetto che può interessare chi vuole im- parare a leggere la poesia: non c’è poeta al mondo che abbia

maggiore varietà musicale di Dante. L’impasto verbale cheDante realizza è straordinariamente cangiante. È una vera mi-niera per chi vuole educare la propria voce e la propria sensi- bilità. L’ Inferno ha una sua musica, il Purgatorio la sua, com- pletamente diversa, il Paradiso un’altra ancora. E all’internodi ogni cantica la mutevolezza sonora è davvero impressionan-te. Ogni episodio ha il suo tessuto linguistico. La musica dellalingua è sempre perfettamente congrua al senso delle parole.

Perché doler ti debbia

Comincerei con un episodio molto drammatico, violento.Siamo nel girone dei ladri, all’inferno. Dante riconosce undannato che, accortosi di lui, vorrebbe nascondersi, ma non ciriesce e si rivolge a Dante con vergogna mista a odio, per pre-

dirgli la disfatta politica della sua parte.ascolta il cd rom 

E 'l peccator, che 'ntese, non s'infinse,ma drizzò verso me l'animo e 'l volto,e di trista vergogna si dipinse; poi disse: «Più mi duol che tu m'hai colto

ne la miseria dove tu mi vedi,che quando fui de l'altra vita tolto.

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Io non posso negar quel che tu chiedi;in giù son messo tanto perch' io fuiladro a la sagrestia d'i belli arredi,

e falsamente già fu apposto altrui.Ma perché di tal vista tu non godi,se mai sarai di fuor da' luoghi bui,

apri li orecchi al mio annunzio, e odi.Pistoia in pria d'i Neri si dimagra; poi Fiorenza rinova gente e modi.

Tragge Marte vapor di Val di Magrach'è di torbidi nuvoli involuto;

e con tempesta impetüosa e agrasovra Campo Picen fia combattuto;ond' ei repente spezzerà la nebbia,sì ch'ogne Bianco ne sarà feruto.

E detto l'ho perché doler ti debbia!».

Brano tutto ferroso e aggressivo, dalla sonorità guerresca, so- prattutto da Tragge Marte in poi, dove si sente quasi il rumoredelle spade e delle corazze, il correre zoppicante dei cavalli fe-riti. Allitterazioni formidabili (re pente s pe zzerà, d etto d oler d ebbia), giochi di vocali che si inseguono a ritroso (nuvol i  i n-vol uto) a suggerire la spirale inarrestabile di eventi, e un verofiume di r . Nel primo di questi ultimi versi ben quattro volte:

Tragge Marte vapor di Val di Magra

 poi in parole decisive: torbidi, agra, repente, spezzerà, feruto,doler .A proposito ancora del primo verso di questo finale guerresco,si noti il ritmo: due trochei e tre giambi, piedi brevi che dannoil senso del tambureggiare, del calpestio dei soldati:

Tragge Marte vapor di Val di Magra

Più su altre leccornie per il dicitore: l’endiadi portentosa 

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l’animo e ‘l volto (per dire una cosa nota: il volto livido con sudipinta la cattiveria dell’animo; ma, separate le due cose inquesto modo, sembra di non averlo mai sentito dire prima); la parola colto a fine verso (mi hai colto,  sorpreso, e questo midà più sofferenza di quando sono morto); il bellissimo enjam-bement tra fui e ladro che fa arrivare la parola del peccato con  particolare violenza, urlata con grandiosa e folle arroganza, preparata da quel fui dal suono così appuntito (in rima per di più con altrui e soprattutto con bui) e dal significato così fic-cante, visto che siamo nel mondo dei morti. Poi apri che allit-tera e fa una specie di rima di senso con il ladro di quattro

versi prima in identica posizione; il sarcastico godi in rima conodi, eccetera, eccetera, un vero delirio di potenza verbale!

Figliuol, segui i mie passi

Due frammenti dal  Purgatorio, dalla musica soavissima. Il primo, dal primo canto, che descrive i riti di purificazione diDante appena uscito dalla tomba infernale, contiene una de-scrizione dell’alba di “tramezzante soavità” come ha scrittoGianfranco Contini. In essa, come sempre accade in Dante, lanatura, in tutte le sue manifestazioni, è umanizzata. Questo citrasmette una emozione del tutto particolare, ci parla diun’epoca e di una visione delle cose che sono lontanissimedalle nostre. Tutto l’universo è irrorato di divino. Lo stupore per il meraviglioso naturale, che sono un tema ricorrente della

 poesia di ogni tempo e paese, in Dante è irrobustito dalla fedee dal pensiero ed è espresso con una forza rappresentativa ine-guagliata, che in questi versi ha una delle sue espressioni piùincantate. Anche le frasi che indicano una concreta azione, cheraccontano semplicemente quello che succede, hanno una mu-sica magica che le rende emozionanti. Alcune si allargano congrande semplicità e proprietà, senza nessun peso, a simbologieesistenziali: Noi andavam per lo solingo piano / com' om che

torna a la perduta strada, / che 'nfino ad essa li pare ire invano. La diritta via smarrita della quale Dante parla nel primo

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canto dell’ Inferno, qui nel primo canto del Purgatorio, è ritro-vata, finalmente, dopo un viaggio terribile. Neanche una paro-la è di troppo in Dante. Questo comporta una grande respon-sabilità tecnica al lettore, che non può mai abbassare la guar-dia. Ogni parola deve essere suonata con intensità, con inten-zione, e con attenta evidenza, con perspicua leggerezza. Che il piano sia  solingo non significa semplicemente che non c’ènessuno. Tutto è metafora del pellegrinaggio dantesco, e nellostesso momento di quel pellegrinaggio che è la vita di ognuno.La mentalità medievale, che in Dante trova la sua forma e-spressiva più alta, concepiva ogni cosa come simbolo di un

 principio morale, il mondo come un immenso archivio simbo-lico, la storia come una raccolta di esempi utili alla propriacondotta morale. La   Divina Commedia non poteva esserescritta se non nel Medioevo, e precisamente nel Medioevo  preumanistico, ancora legato alla dimensione universale delsimbolo e già agitato dalle urgenze di un nuovo individuali-smo. Un grande morality play inglese del Quattrocento si inti-tola The summoning of Everyman. Racconta la chiamata da parte di Morte di un personaggio che risponde al nome di O-gnuno. Come il pellegrino Dante, Ognuno è un individuo ben preciso e contemporaneamente il rappresentante simbolico ditutti. Ciò che accade a lui accade all’umanità. Leggiamo conuna voce che accarezzi queste parole, come queste parole ac-carezzano le cose senza turbarle. Affidiamoci completamentealla potenza insita nel linguaggio dantesco, senza caricare,

senza voler  colorare, cercando di percepirne e restituirne lamusica interna, segreta, il ritmo incantato. Il nostro compito,in questo caso, è trovare la musica verbale adatta al drammadella purificazione, nel quale le parole assumono il valore diformule liturgiche, di lievi esorcismi sottovoce, atto supremodi riappacificazione. Siamo ai piedi della montagna del Purga-torio. Da ogni balza si innalzano canti di gioia. Inizia la salitache porterà all’acqua del Lete, alla smemoratezza, a quel di-

menticare che è il vero perdono. Si comincia a salire.

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ascolta il cd rom 

El cominciò: «Figliuol, segui i miei passi:

volgianci in dietro, ché di qua dichinaquesta pianura a' suoi termini bassi».

L'alba vinceva l'ora mattutinache fuggia innanzi, sì che di lontanoconobbi il tremolar de la marina.

 Noi andavam per lo solingo pianocom' om che torna a la perduta strada,

che 'nfino ad essa li pare ire in vano.Quando noi fummo là 've la rugiada pugna col sole, per essere in partedove, ad orezza, poco si dirada,

ambo le mani in su l'erbetta spartesoavemente 'l mio maestro pose:ond' io, che fui accorto di sua arte,

 porsi ver' lui le guance lagrimose;

ivi mi fece tutto discovertoquel color che l'inferno mi nascose.

Venimmo poi in sul lito diserto,che mai non vide navicar sue acqueomo, che di tornar sia poscia esperto.

Quivi mi cinse sì com' altrui piacque:oh maraviglia! ché qual elli scelsel'umile pianta, cotal si rinacque

subitamente là onde l'avelse.

Se si considera che siamo nel primo canto del Purgatorio, cioèsulla spiaggia che gira intorno alla montagna che sale al para-diso terrestre, e che Dante è appena uscito dall’ Inferno, contutti i suoi tormenti e la sua musica davvero infernale, il cam- bio di registro è stupefacente. Il ritmo è lento e incantato. Le

cose si lasciano guardare senza rivoltarsi contro, anzi si allon-tanano quasi timidamente, lasciando il campo al meraviglioso

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tremolar del mare in lontananza. Forse Leopardi, cinque secolidopo, si è ricordato del suono di questo tremolar quando hadeciso di riempire l’ultimo verso del suo  Infinito con naufra- gar . Poi il   solingo piano, le mani di Virgilio in su l’erbetta sparte, le guance lagrimose, il lito diserto e l’umile pianta cherinasce. Una simbologia tanto complessa quanto leggera, checerca una voce tanto leggera quanto incantata e profonda.

Il secondo frammento, anch’esso una descrizione meraviglio-sa, l’inizio del canto IX, è sontuosamente letterario e pieno distupito senso aurorale. Bisognava affrontare la notte, la puzza

e il frastuono dell’abisso, per guardare di nuovo con occhi ba-gnati di meraviglia quello che abbiamo sempre visto.

ascolta il cd rom 

La concubina di Titone anticogià s’affacciava al balco d’orientefuor de le braccia del suo dolce amico;

di gemme la sua fronte era lucente, poste in figura del freddo animaleche con la coda percuote la gente;

e la notte, de' passi con che sale,fatti avea due nel loco ove eravamo,e ‘l terzo già chinava in giuso l’ale;

quand’io, che meco avea di quel d’Adamo,vinto dal sonno, in su l’erba inchinailà ‘ve già tutti e cinque sedavamo.

Seguiamo il racconto di Dante: Aurora, amante del vecchio Ti-tone, si affacciava al balcone dell’oriente, dopo essersi scioltadall’abbraccio notturno d’amore. La sua fronte era adorna di  perle messe in modo da rappresentare lo scorpione, animaleche ferisce con l’aculeo posto sulla coda. Per dire che nella

 parte chiara del cielo si vedevano ancora le diciannove stelledella costellazione dello scorpione. Ma in che modo è detto!

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 Non è finita: un’altra splendida umanizzazione. Dante aggiun-ge che mentre qui, in Italia dove sta scrivendo il suo poema,stava arrivando l’aurora, là, nell’isola del Purgatorio, più omeno ai nostri antipodi, la notte stava camminando, o megliostava salendo i sei gradini, le ore, con i quali va verso il suoculmine, la mezzanotte. Ne aveva già scalato due e il terzogradino, altra bellissima immagine, stava chiudendo le sue aliverso il basso. Erano insomma quasi le nove di sera, ma in vir-tù della poesia dantesca una indicazione d’orario ci porta alcospetto della lenta danza del mondo, la rotazione eterna degliastri, ora amici, che ci invitano al sonno. Poche immagini, nel-

la poesia di ogni tempo, possono stare al pari di questa notteche sale lentamente i suoi gradini, i quali gradini, ad uno aduno, una volta che la notte è passata, ripiegano le ali e tornanoa dormire. Attimi misteriosi, magici, come in Shakespeare,quando, in The tempest , ci dice che il tempo a testa alta cam-mina col suo peso.

Per lo gran mar dell’essere

Se è difficile scegliere tra le bellezze dell’ Inferno e del Purga-torio, nel  Paradiso la situazione si fa disperata. Il talento diDante, affinato da un esercizio feroce (la terzina con rima in-catenata è una camicia di forza incredibilmente costrittiva), sifa sovrana padronanza di ogni inflessione musicale, che supe-ra con leggerezza le difficoltà più ardue. Sembra che la terzina

non esista più. Le parole vi si adagiano come per miracolo.Tutto è esprimibile. Siamo in presenza della lingua naturalenel suo stato perfetto come ha scritto un grande poeta ameri-cano del Novecento, Thomas Stearns Eliot, premio Nobel nel1948, che da Dante ha tratto nutrimento per la sua poesia.

Una delle pagine più impressionanti del  Paradiso è la descri-zione dell’universo che Beatrice fa a Dante nel primo canto.

Una volta del tutto purificato dai riti lustrali a cui è sottopostonel paradiso terrestre, Dante, senza rendersi conto di cosa gli

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stia succedendo, comincia a salire verso l’alto, verso il Paradi-so. Quando arriva, insieme a Beatrice, che gli fa da guida, nel primo cielo, cioè nella prima delle sfere di materia incorrutti- bile che racchiudono la Terra come in un guscio, Dante senteuna musica incantevole e vede una gran luce. Se ne meravigliae Beatrice gli spiega che, contrariamente a quanto lui pensa,non è più sulla terra, ma è asceso al primo cielo, ecco il perchédi tale suono e di tale luce. Dante allora chiede come sia pos-sibile che lui, ancora vivo e quindi gravato dal peso del corpo, possa salire verso l’alto. E Beatrice gli spiega come vanno lecose nell’universo. Le sue parole si dispongono con semplicità

nelle terzine a rendere perfettamente comprensibili concetticosmologici che, in mani altrui, sarebbero potuti risultare ari-di. Ma ormai Dante è diventato il re Mida della lingua italiana,non c’è argomento che tocchi che non diventi poesia.

Tutto nel mondo, spiega Beatrice, ha un ordine. Questo ordineè stabilito da Dio. Tutto ciò che esiste (esseri umani, animali,cose) è sospinto verso Dio. Questa è l’ordine naturale dellecose. Infatti Dio ha dato ad ogni essere e ad ogni cosa un istin-to. Questo istinto tiene compatta la Terra, fa salire il fuocoverso l’alto, guida il comportamento degli animali. Come unarco che non sbaglia mai il bersaglio, l’istinto guida   per lo gran mar dell’essere tutto ciò che esiste verso la giusta desti-nazione. Anche gli uomini hanno questo naturale istinto al be-ne, all’elevazione verso Dio. Ma l’uomo spesso non vede ciò

che sarebbe così semplice vedere, sbaglia nella sua valutazio-ne del maggior bene e mortifica l’impeto primo attratto da fal- so piacere.

ascolta il cd rom 

e cominciò: «Le cose tutte quantehanno ordine tra loro, e questo è forma

che l'universo a Dio fa simigliante.Qui veggion l'alte creature l'orma

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de l'etterno valore, il qual è fineal quale è fatta la toccata norma.

 Ne l'ordine ch'io dico sono acclinetutte nature, per diverse sorti, più al principio loro e men vicine;

onde si muovono a diversi porti per lo gran mar de l'essere, e ciascunacon istinto a lei dato che la porti.

Questi ne porta il foco inver' la luna;questi ne' cor mortali è permotore;questi la terra in sé stringe e aduna;

né pur le creature che son fored'intelligenza quest' arco saetta,ma quelle c'hanno intelletto e amore.

La provedenza, che cotanto assetta,del suo lume fa 'l ciel sempre quïetonel qual si volge quel c'ha maggior fretta;

e ora lì, come a sito decreto,cen porta la virtù di quella cordache ciò che scocca drizza in segno lieto.

Vero è che, come forma non s'accordamolte fïate a l'intenzion de l'arte, perch' a risponder la materia è sorda,

così da questo corso si dipartetalor la creatura, c'ha poderedi piegar, così pinta, in altra parte;

e sì come veder si può caderefoco di nube, sì l'impeto primol'atterra torto da falso piacere.

Ora che Dante sa, non dovrebbe più stupirsi del suo salire ver-so l’alto. Una volta liberato dal peso dei peccati, una volta ac-quistata la vista pura, è naturale che tenda verso l’alto. Il de-stino dell’uomo è infatti tra le stelle. Sarebbe davvero strano il

contrario, che del resto è impossibile, come è impossibile cheun fiume non scenda verso il basso o che il fuoco non si agiti

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fiammeggiando.

 Non dei più ammirar, se bene stimo,lo tuo salir, se non come d'un rivose d'alto monte scende giuso ad imo.

Maraviglia sarebbe in te se, privod'impedimento, giù ti fossi assiso,com' a terra quïete in foco vivo».

Quinci rivolse inver' lo cielo il viso.

Alla fine della sua lunga spiegazione, Beatrice rivolge lo

sguardo verso il cielo, destinazione che Dio ha predisposto per tutti gli uomini.

Ci sono molti altri punti del Paradiso in cui Beatrice, sempre  più luminosa, risponde alle domande di Dante, che si sentespaesato in questo mare di suoni e di luci.

ascolta il cd rom 

«S'io ti fiammeggio nel caldo d'amoredi là dal modo che 'n terra si vede,sì che del viso tuo vinco il valore,

non ti maravigliar, ché ciò procededa perfetto veder, che, come apprende,così nel bene appreso move il piede.

Io veggio ben sì come già resplendene l'intelletto tuo l'etterna luce,che, vista, sola e sempre amore accende;

e s'altra cosa vostro amor seduce,non è se non di quella alcun vestigio,mal conosciuto, che quivi traluce.

Siamo nel quinto canto. Il discorso di Beatrice inizia con un

verso meravigliosamente sintetico, poi segue una breve spiega-zione: se il mio viso risplende ai tuoi occhi oltre ogni misura

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umana, tanto da vincere le possibilità del tuo sguardo, non tidevi meravigliare, perché questo è conseguenza della tua mi-gliorata capacità visiva, che di grado in grado, impara a vederecose che prima non vedeva. Ora nel tuo intelletto splende la lu-ce divina, quella luce che, una volta conosciuta, non lascia spa-zio ad altri desideri. E se qualche altro bene seduce voi uomini,laggiù sulla terra, in realtà non si tratta che di quella stessa lucedivina che traluce, senza che voi riusciate a riconoscerla, inquel bene erroneamente desiderato per se stesso. Anche in que-sto caso una spiegazione diventa poesia altissima in virtù diuna superiore padronanza espressiva. Tutto si appoggia su una

sensibilità “adulta in Dio”, umanissima, matura, ideale.L’attacco, si è visto, è memorabile S’io ti fiammeggio nel caldod’amore! Come aprire questo guscio di fuoco senza infranger-lo? Come spiegarlo, come dirlo con altre parole, in prosa? Co-me dirlo ad alta voce? È la voce di Beatrice, cioè della graziadivina. Che colore ha la voce della grazia divina? Come si puòfare la voce di Dio? Tutte domande inquietanti per un dicitore.La risposta sta nel contatto fitto con la materia sonora. Solfeg-giare lentamente le parole. Dirle e ridirle fino a che entrinodentro come acqua da bere. Non caricare, non cercare di esseretroppo espressivi. Affidarsi al linguaggio di Dante, a quello cheha detto così bene. Afferrare la sua musica, solo questo, maquanto è difficile!

Dove gioir s’insempra

Il Paradiso di Dante non è solo luce e bagliori, ma anche mu-sica e danza. Questi sono gli stratagemmi più efficaci che ilgrande poeta usa per renderci l’idea ineffabile del cielo cristia-no. Bisogna dire che davvero Dante non ha avuto paura diniente come scrittore. Il Paradiso è la sua prova più alta. Pen-sate: descrivere una gioia eterna, indescrivibile per definizio-ne, immobile e sempre uguale a se stessa perché fuori dal tem-

 po, e riempire di questa descrizione trentatré canti, per un tota-le di circa cinquemila versi! Come era possibile pensare di fare

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questo senza far morire di noia il lettore? Dante lo ha pensato,e lo ha fatto. E ne ha fatto il più grande capolavoro della lette-ratura mondiale.

  Non ci facciamo ingannare dal fatto che possiamo leggerequeste parole appoggiate su semplice carta. La poesia, lo ab-  biamo già detto, è un’arte incorporea, viaggia nello spazio enel tempo in quel  formato virtuale che è la scrittura, per poiriprendere il suo corpo nella mente del lettore o, meglio anco-ra, nella voce del dicitore. Questo vuol dire che ci può capitaredi non assumere, aprendo la Divina commedia, quel silenzioso

stupore, quella sorta di timore reverenziale che ci prende da-vanti a una grande opera pittorica, per esempio, o architettoni-ca, o scultorea. Eppure la   Divina commedia non è certo infe-riore alla Cappella Sistina. È anzi un’opera più grandiosa an-cora, che ha occupato l’intera vita di un genio senza pari. Do-vremmo imparare a leggere queste parole con l’ammirazionecon cui guardiamo i grandi cicli di affreschi, con cui ascoltia-mo le grandi sinfonie. E apprezzare fino in fondo la fortuna di poter tenere sul nostro tavolo, in modo da poterlo gustare ognivolta che vogliamo, un così grande capolavoro. Per il dicitore,inoltre, la poesia ha un enorme vantaggio rispetto alle arti figu-rative, che ci permettono solo di essere osservatori. La poesia può essere detta. È come se si potesse entrare nei quadri, par-tecipare in qualche modo alla creazione dell’opera, o perlome-no alla sua attualizzazione, alla sua trasformazione in atto, qui

e ora. È un privilegio che la poesia condivide con la musica econ la letteratura teatrale.

Finale del decimo canto. Il canto era iniziato nel segnodell’amore: guardando il suo Figlio, con quello Spiritod’amore che li lega, il Padre, ineffabile Valore, genera tutto ciòche esiste nell’universo e nei pensieri, con quell’ordine chenon si può ammirare senza gustare l’arte dell’autore, Dio.

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ascolta il cd rom 

Guardando nel suo Figlio con l'Amoreche l'uno e l'altro etternalmente spira,

lo primo e ineffabile Valorequanto per mente e per loco si gira

con tant' ordine fé, ch'esser non puotesanza gustar di lui chi ciò rimira.

Ora Tommaso d’Aquino ha appena finito di far conoscere aDante gli spiriti dei sapienti che gli si sono mostrati in cerchio,

interrompendo per un po’ la loro danza. La danza e la musicariprendono. Per descrivere il cerchio danzante dei beati nellasua compattezza, che indica la comunità assoluta degli intenti,Dante lo paragona all’ingranaggio di un orologio a suoneria, incui ogni rotellina è spinta e spinge a sua volta un’altra rotelli-na, con il risultato di far suonare il campanello. Questo è unodei punti in cui il magistero tecnico dantesco raggiunge i verti-ci. Ci sono metafore una dentro l’altra, a dare un senso di pro-

fondità molto coinvolgente. Siamo trasportati in un particola-rissimo clima ‘conventuale'.

ascolta il cd rom 

Indi, come orologio che ne chiamine l'ora che la sposa di Dio surgea mattinar lo sposo perché l'ami,

che l'una parte e l'altra tira e urge,tin tin sonando con sì dolce nota,che 'l ben disposto spirto d'amor turge;

così vid' ïo la gloriosa rotamuoversi e render voce a voce in temprae in dolcezza ch'esser non pò nota

se non colà dove gioir s'insempra.

Immaginate, dice Dante, un orologio che ci chiami nell’ora in

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cui la Chiesa, sposa di Dio, si alza dal letto per cantare le lodidel mattino al suo sposo, a mattinar lo sposo perché l’ami,  perché Dio risponda cioè con il suo amore all’amore dellaChiesa. Dante fa qui riferimento all’uso di ‘fare la mattinata’cioè di cantare canzoni d’amore sotto la finestra dell’amata almattino. In quell’ora, prosegue, le singole ruotedell’ingranaggio dell’orologio tirano e spingono tin tin sonan-do con sì dolce nota da far gonfiare d’amore il cuore già bendisposto alla preghiera. In questo modo io vidi muoversi laruota dei beati e cantare rispondendosi voce a voce con unaarmonia, tempra, e con una dolcezza che non è possibile per-

cepire se non in Cielo, dove il gioir s’insempra, dove cioè lagioia si fa  sempre, diventa eterna. Il canto, iniziato nel segnodell’amore, termina nel segno dell’amore, amore divino, certo,ma anche amore terreno, amore degli sposi, che di quello divi-no è partecipe. Che dire? Un ingranaggio che diventa metafo-ra, così congrua, di canto e di danza, di preghiera del mattino,di canti d’amore sotto le finestre, con quel delicato tin tin, an-ticipato dall’in di indi e ripreso dall’in di insempra alla fine, ladelicata rete di rimandi concettuali e musicali, ogni particolarenel punto preciso in cui deve essere, tutto chiaro e preciso ericco... Una meraviglia! Che va detta con semplicità. Atten-zione ai fiati, perché la struttura è lunga e compatta. Cercare i punti precisi in cui respirare per non trovarsi a corto di fiato edover fare cesure dove non vanno bene. Ancora: musica, affi-darsi al fluire dei versi. Prendere fiato a fine verso e mai in

mezzo.Nel giallo della rosa sempiterna

Man mano che ci avviciniamo, in compagnia di Dante e diBeatrice, all’obbiettivo ultimo, la visione di Dio, incontriamo,nella nostra lettura, una luce sempre più abbagliante. Gli occhidi Dante sono sempre più capaci di percepire. È la luce intel-

lettuale, originata dall’amore divino, che esalta i suoi sensi.

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L’ascesa verso Dio è una educazione alla luce. Ecco comeDante è riuscito a dare movimento drammatico alla visione diuna realtà che in sé è immutabile. È il Dante viator , il pelle-grino nel mondo dei morti, il protagonista cioè della  fiction che stiamo leggendo, che lotta per cambiare se stesso, miglio-randosi fino a trasumanar , a superare il limite umano.L’intento pedagogico è chiaro: Dante rappresenta tutti gli es-seri umani. E gli esseri umani hanno un solo destino: migliora-re se stessi per arrivare alla visione del bene ultimo, Dio. Dav-vero Dante è everyman, come il protagonista del morality play citato più su. Gli uomini del Medioevo amavano raccontare le

cose in questo modo, figurale. Dante è figura di tutti gli uomi-ni.

  Nel trentesimo del Paradiso la luce, la grande protagonistadella cantica, dà spettacolo di se stessa. Siamo arrivati a vede-re il grande anfiteatro dei beati. Ma Dante non vede subitocome stanno le cose, i suoi occhi non sono ancora pronti, ciòche vede all’inizio sono umbriferi prefazi, per dire velate anti-cipazioni. Vede un fiume di luce dal quale escono scintille chevanno a sfiorare i fiori colorati, come api, per poi rituffarsinella piena del fiume. C’è bisogno di nuova forza visiva. Dan-te la acquisisce, su suggerimento di Beatrice, attingendo alfiume di luce che scorre ai suoi piedi. Si china, accosta il visoall’onda e, incredibile!, beve luce con gli occhi. È una imma-gine davvero straordinaria.

ascolta il cd rom 

Come sùbito lampo che discettili spiriti visivi, sì che privada l'atto l'occhio di più forti obietti,

così mi circunfulse luce viva,e lasciommi fasciato di tal velo

del suo fulgor, che nulla m'appariva.«Sempre l'amor che queta questo cielo

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accoglie in sé con sì fatta salute, per far disposto a sua fiamma il candelo».

 Non fur più tosto dentro a me venutequeste parole brievi, ch'io compresime sormontar di sopr' a mia virtute;

e di novella vista mi raccesitale, che nulla luce è tanto mera,che li occhi miei non si fosser difesi;

e vidi lume in forma di riverafulvido di fulgore, intra due rivedipinte di mirabil primavera.

Di tal fiumana uscian faville vive,e d'ogne parte si mettien ne' fiori,quasi rubin che oro circunscrive;

 poi, come inebrïate da li odori,riprofondavan sé nel miro gurge,e s'una intrava, un'altra n'uscia fori.

«L'alto disio che mo t'infiamma e urge,d'aver notizia di ciò che tu vei,tanto mi piace più quanto più turge;

ma di quest' acqua convien che tu bei prima che tanta sete in te si sazi»:così mi disse il sol de li occhi miei.

Anche soggiunse: «Il fiume e li topazich'entrano ed escono e 'l rider de l'erbeson di lor vero umbriferi prefazi.

 Non che da sé sian queste cose acerbe;ma è difetto da la parte tua,che non hai viste ancor tanto superbe».

 Non è fantin che sì sùbito ruacol volto verso il latte, se si sveglimolto tardato da l'usanza sua,

come fec' io, per far migliori spegliancor de li occhi, chinandomi a l'onda

che si deriva perché vi s'immegli;e sì come di lei bevve la gronda

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de le palpebre mie, così mi parvedi sua lunghezza divenuta tonda.

Una volta bevuta con gli occhi la luce del miro gurge, Dantevede finalmente il grande anfiteatro degli spiriti beati, la can-dida rosa, che prima aveva visto sotto forma di fiori e di favil-le. Il fiume in realtà è un lago di luce, del quale non si vede ilconfine. Questo lago è generato da un raggio che scendedall’alto, e in esso tutti i beati, intorno intorno, si specchiano.È il trionfo dello sguardo, della luce, dello specchio, come me-tafora dell’amore reciproco.

Poi, come gente stata sotto larve,che pare altro che prima, se si svestela sembianza non süa in che disparve,

così mi si cambiaro in maggior festeli fiori e le faville, sì ch'io vidiambo le corti del ciel manifeste.

O isplendor di Dio, per cu' io vidil'alto trïunfo del regno verace,dammi virtù a dir com' ïo il vidi!

Lume è là sù che visibile facelo creatore a quella creaturache solo in lui vedere ha la sua pace.

È si distende in circular figura,in tanto che la sua circunferenza

sarebbe al sol troppo larga cintura.Fassi di raggio tutta sua parvenzareflesso al sommo del mobile primo,che prende quindi vivere e potenza.

E come clivo in acqua di suo imosi specchia, quasi per vedersi addorno,quando è nel verde e ne' fioretti opimo,

sì, soprastando al lume intorno intorno,

vidi specchiarsi in più di mille sogliequanto di noi là sù fatto ha ritorno.

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Parte terza - La dizione della poesia

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E se l'infimo grado in sé raccogliesì grande lume, quanta è la larghezzadi questa rosa ne l'estreme foglie!

La vista mia ne l'ampio e ne l'altezzanon si smarriva, ma tutto prendevail quanto e 'l quale di quella allegrezza.

Presso e lontano, lì, né pon né leva:ché dove Dio sanza mezzo governa,la legge natural nulla rileva.

 Nel giallo de la rosa sempiterna,che si digrada e dilata e redole

odor di lode al sol che sempre verna,qual è colui che tace e dicer vole,mi trasse Bëatrice, e disse: «Miraquanto è 'l convento de le bianche stole!

Vedi nostra città quant' ella gira;vedi li nostri scanni sì ripieni,che poca gente più ci si disira.

Si noti, tra le tante cose preziose di questo canto, la musica in-sistita e leggera di che si digrada e dilata e redole / odor di lo-de. Da mettere in evidenza nella dizione con un adeguato stac-cato-legato. Regola generale per la voce: lo stupore contenuto.Dante per i dicitori è un scoglio, un Himalaya della voce, manon bisogna spaventarsi. Affrontare con metodo i problemi,non accontentarsi dei primi risultati, provare e riprovare. Ma

soprattutto non trasformare questo uomo in una statua, comespesso si sente, non mortificarne l’umanità e il talento creden-do di elevarlo a fonte di sapienza, a moralista dalla voce sten-torea. Niente di tutto questo. Dante era prima e sopra tutto ungrande poeta, innamorato pazzo della sua lingua, della sua mu-sica come di fiume, capace di portare con sé ogni cosa.

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Parte terza - La dizione della poesia

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L’amor che move il sole e l’altre stelle

  Nell’ultimo canto della  Divina commedia siamo ai limiti e-

stremi delle possibilità della lingua umana. Dante ora ci rac-conta l’infinito, la visione di Dio e, in lui, la visione del tutto.Il poeta cristiano dichiara più volte in questo cantol’impossibilità di rendere conto al lettore della sua visione.Troppo grande, dice, è stata quell’esperienza perché la linguaumana possa raccontarla. Anzi è addirittura impossibile con-servarne memoria. Ciò che resta è solo il ricordo di un senti-mento, come quando ci si sveglia e non si ricorda più cosa si

stava sognando, ma si mantiene ancora l’emozione che quelsogno ci procurava. Questo solo garantisce la verità e il carat-tere della visione, perché il pensiero di essa e il parlarne dilatal’anima del poeta oltre ogni misura.

Lo stesso sgomento prende chi deve in qualche modo raccon-tare questo canto e le sue bellezze. Tutti i lettori ne hanno

sempre parlato in termini entusiastici, soprattutto gli altri poetiche, senza eccezione alcuna, hanno testimoniato la loro ammi-razione stupefatta per l’ultima fatica del grande collega. Inquesto canto la tensione stilistica si fa spasmodica, eppure iconcetti più difficile trovano le parole perfette (semplici e per-fette) per esprimersi, e queste parole si dispongono dentro leterzine con una tale leggerezza che sembra che gli uomini nonabbiamo mai fatto altro che parlare in terzine. Se si confronta-

no i tentativi di scrivere in terzine di altri poeti italiani, anche pieni di talento, come D’annunzio per esempio, con i risultatidanteschi, si resta stupiti della grande differenza. In quellil’ossessiva catena delle rime sembra dominare il pensiero, chefinisce per muoversi a scatti e come deviando dal suo corso. InDante, e soprattutto in questo canto, non si avverte ombra difatica. Nel Paradiso il talento di Dante appare quasi magico. Èvero che in questo poeta è tutta un’epoca che si realizza, mavien voglia di ripetere, come ha detto il poeta Guido Ceronetti,

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Parte terza - La dizione della poesia

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che qui si tratta di un DNA come nessuno.

ascolta il cd rom 

«Vergine Madre, figlia del tuo figlio,umile e alta più che creatura,termine fisso d'etterno consiglio,

tu se' colei che l'umana naturanobilitasti sì, che 'l suo fattorenon disdegnò di farsi sua fattura.

 Nel ventre tuo si raccese l'amore,

 per lo cui caldo ne l'etterna pacecosì è germinato questo fiore.Qui se' a noi meridïana face

di caritate, e giuso, intra ' mortali,se' di speranza fontana vivace.

Donna, se' tanto grande e tanto vali,che qual vuol grazia e a te non ricorre,sua disïanza vuol volar sanz' ali.

La tua benignità non pur soccorrea chi domanda, ma molte fïateliberamente al dimandar precorre.

In te misericordia, in te pietate,in te magnificenza, in te s'adunaquantunque in creatura è di bontate.

Questa è la celeberrima preghiera alla Madonna. Va detta co-me è stata scritta, come una preghiera appunto. Bisogna resi-stere alla tentazione dell’enfasi e sciogliere le parole, così benritmate, così teologicamente proprie, in un flusso vocale legge-ro, cantato piano e legato, con le necessarie sospensioni da en- jambement appena accennate. Qui più che altrove è proprio ilcaso di fidarsi del linguaggio. Ci ha pensato Dante. A noi ilcompito di afferrare la musica di questo versi e di dire con

  precisione ogni concetto. Guardatevi, per favore, dall’enfasi.Capita di sentire questo canto massacrato da dicitori troppo en-

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Parte terza - La dizione della poesia

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tusiasti e magniloquenti.

Or questi, che da l'infima lacunade l'universo infin qui ha vedutele vite spiritali ad una ad una,

supplica a te, per grazia, di virtutetanto, che possa con li occhi levarsi più alto verso l'ultima salute.

E io, che mai per mio veder non arsi più ch'i' fo per lo suo, tutti miei prieghiti porgo, e priego che non sieno scarsi,

 perché tu ogne nube li disleghidi sua mortalità co' prieghi tuoi,sì che 'l sommo piacer li si dispieghi.

Ancor ti priego, regina, che puoiciò che tu vuoli, che conservi sani,dopo tanto veder, li affetti suoi.

Vinca tua guardia i movimenti umani:vedi Beatrice con quanti beati per li miei prieghi ti chiudon le mani!».

 Nella seconda parte della preghiera, san Bernardo chiede allaMadonna di intercedere presso suo figlio, Dio, perché permet-ta a Dante di vederlo sì che il sommo piacere gli si dispieghi. Nel paradiso di luce che Dante ha creato, gli sguardi contano  più delle parole. La Madonna non risponde alla preghiera di

Bernardo con parole. Lo ha dolcemente fissato mentre parlavae ora, come risposta, volge lo sguardo verso Dio. Lo sguardodi Dante segue quello della Madonna e si immerge nella luceabbagliante della verità. Il confronto è impari, ma gli occhi diDante sono ormai allenati alla luce, ora si tratta di compierel’ultimo sforzo.

Li occhi da Dio diletti e venerati,

fissi ne l'orator, ne dimostraroquanto i devoti prieghi le son grati;

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Parte terza - La dizione della poesia

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indi a l'etterno lume s'addrizzaro,nel qual non si dee creder che s'invii per creatura l'occhio tanto chiaro.

E io ch'al fine di tutt' i disiiappropinquava, sì com' io dovea,l'ardor del desiderio in me finii.

Bernardo m'accennava, e sorridea, perch' io guardassi suso; ma io eragià per me stesso tal qual ei volea:

ché la mia vista, venendo sincera,e più e più intrava per lo raggio

de l'alta luce che da sé è vera.Da quinci innanzi il mio veder fu maggioche 'l parlar mostra, ch'a tal vista cede,e cede la memoria a tanto oltraggio.

Prima di dirci che cosa ha visto, o perlomeno quel poco che è possibile per lui ricordare, Dante scalda la nostra capacità im-maginativa con una serie di immagini  sublimi, adatte a farcicapire l’enormità dell’impresa, il suo porsi ai confini estremidell’esperienza umana. Come sempre, la poesia non si accon-tenta di raccontare un’esperienza, ma vuole farla rivivere allettore. Per fare questo l’esperienza si trasforma in musica. Èla musica che conserva e trasporta nel tempo il senso di quella esperienza. Il dicitore ha il compito di afferrare quella musicae di trasformarla in suono reale, in vibrazione d’aria, in modo

che l’ascoltatore abbia ben chiaro, sotto gli occhi, il nesso ne-cessario e indissolubile tra l’emozione e il linguaggio, tra quel-la emozione e quel linguaggio.

Qual è colüi che sognando vede,che dopo 'l sogno la passione impressarimane, e l'altro a la mente non riede,

cotal son io, ché quasi tutta cessa

mia visïone, e ancor mi distillanel core il dolce che nacque da essa.

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Così la neve al sol si disigilla;così al vento ne le foglie levisi perdea la sentenza di Sibilla.

Siamo alla elevazione finale, il lungo viaggio dell’umanità inDante è vicino alla meta ultima. Il poeta dichiara ancora la sua pochezza, chiede aiuto a Dio, che gli renda possibile racconta-re la sua esperienza agli uomini. Siamo in presenza di un avvi-tamento di parole verso l’alto, come un risucchio, un vorticeverbale, che ci dice la tensione estrema, il desiderio spasmodi-co, la paura dell’inadeguatezza. Intanto rime e terzine scorrono

via, leggere e luminose, malleabili come ferro incandescente.

O somma luce che tanto ti levida' concetti mortali, a la mia menteripresta un poco di quel che parevi,

e fa la lingua mia tanto possente,ch'una favilla sol de la tua gloria possa lasciare a la futura gente;

ché, per tornare alquanto a mia memoriae per sonare un poco in questi versi, più si conceperà di tua vittoria.

Io credo, per l'acume ch'io soffersidel vivo raggio, ch'i' sarei smarrito,se li occhi miei da lui fossero aversi.

È mi ricorda ch'io fui più ardito

 per questo a sostener, tanto ch'i' giunsil'aspetto mio col valore infinito.Oh abbondante grazia ond' io presunsi

ficcar lo viso per la luce etterna,tanto che la veduta vi consunsi!

Ecco che finalmente Dante ci dice che cosa ha visto. Nel fon-do della luce abbagliante che è Dio, Dante vede il tutto, cioè

 proprio tutto quello che esiste. E lo vede tutto insieme, in mo-do non esplicabile con parole umane, per diretto contatto con

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la sorgente divina da cui tutto proviene. Qualche secolo dopoBorges si ricorderà di questo passo quando descriverà l’aleph,il foro attraverso il quale si può vedere contemporaneamentetutto ciò che esiste e che è esistito. La mente di Dante, esaltatada una vita di esercizio poetico, naviga ormai per lo gran mar dell’essere. La sua poesia ci racconta l’epoca in cui il pensierodell’uomo credeva di essere consonante con il disegno divinoe che fosse possibile descrivere e comprendere l’universo co-struendo un suo doppio di pietra. La   Divina Commedia è, insenso proprio, la più grande costruzione del pensiero medieva-le, una vertiginosa cattedrale di parole.

 Nel suo profondo vidi che s'interna,legato con amore in un volume,ciò che per l'universo si squaderna:

sustanze e accidenti e lor costumequasi conflati insieme, per tal modoche ciò ch'i' dico è un semplice lume.

La forma universal di questo nodocredo ch'i' vidi, perché più di largo,dicendo questo, mi sento ch'i' godo.

Un punto solo m'è maggior letargoche venticinque secoli a la 'mpresache fé Nettuno ammirar l'ombra d'Argo.

Così la mente mia, tutta sospesa,mirava fissa, immobile e attenta,

e sempre di mirar faceasi accesa.A quella luce cotal si diventa,che volgersi da lei per altro aspettoè impossibil che mai si consenta;

 però che 'l ben, ch'è del volere obietto,tutto s'accoglie in lei, e fuor di quellaè defettivo ciò ch'è lì perfetto.

 Nel bel mezzo di una poesia che più sublime non si può, eccoche il severo Dante ricorre ancora una volta all’immagine del

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 bambino che succhia il seno. Pensate quanto siamo lontani dacerte interpretazioni tutte marmoree, come se Dante non fosseun uomo ma un monumento. Certi attori, anche bravi, leggen-do Dante, si sono adeguati ad una lettura del poema tutta pen-sosa, tutta moralistica, trasformando la poesia in precettistica,come se Dante fosse stato un prete. No, Dante non era né un  prete, né un monumento, né un extraterrestre. Era un uomocome noi. È per questo che la sua opera è così grandiosa,commovente. Un uomo ha fatto tutto questo. Un uomo chementre ci racconta che ha visto Dio, dice di essere come unlattante che bagna ancora la lingua alla mammella. C’è qual-

cosa della dimensione del vivere che sia sfuggito a Dante? Il  poeta italiano si muove tra sublime e tenero con l’assoluta proprietà che gli viene dalla sua fede, dalla sua esperienza u-mana, dal suo percorso artistico impareggiabile.

Omai sarà più corta mia favella, pur a quel ch'io ricordo, che d'un fanteche bagni ancor la lingua a la mammella.

 Non perché più ch'un semplice sembiantefosse nel vivo lume ch'io mirava,che tal è sempre qual s'era davante;

ma per la vista che s'avvaloravain me guardando, una sola parvenza,mutandom' io, a me si travagliava.

 Ne la profonda e chiara sussistenza

de l'alto lume parvermi tre giridi tre colori e d'una contenenza;e l'un da l'altro come iri da iri

 parea reflesso, e 'l terzo parea focoche quinci e quindi igualmente si spiri.

Oh quanto è corto il dire e come fiocoal mio concetto! e questo, a quel ch'i' vidi,è tanto, che non basta a dicer 'poco'.

Dante ora ci sta spiegando come ha visto la trinità, come tre

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cerchi di tre colori e dello stesso diametro, che si riflettanol’uno con l’altro: di tre colori e d'una contenenza. Nella terzi-na che segue ecco una descrizione della trinità dal punto di vi-sta teologico tecnicamente perfetta (e l'un da l'altro come irida iri…), e subito dopo la visione suprema. In quella luce cir-colare e vibrante, l’immagine umana, il mistero primo dellafede cristiana: l’incarnazione. Alla fine del suo lungo viaggio,dopo aver visto le anime nel fuoco e nei tormenti dell’inferno,dopo aver temuto per la propria vita, dopo aver pianto ed esse-re svenuto per la pietà e per il timore, dopo aver visto le anime purganti innalzare canti di ringraziamento nel mezzo di soffe-

renze atroci, dopo aver assaporato l’ineffabile acqua della pu-rificazione totale, dopo essere asceso al cielo ed aver attraver-sato una ad una le sue sfere, dopo aver visto dall’alto l’aiolache ci fa tanto feroci ed essersi per sempre allontanato dallalogica umana del possesso, ecco che il pellegrino Dante,l’Ognuno che ci ha guidato per mano attraverso la più grandedelle visioni, ci pone di fronte all’immagine ultima, che èl’immagine dell’uomo nella sua espressione suprema, simbolofiammeggiante della unità tra umano e divino. 

O luce etterna che sola in te sidi,sola t'intendi, e da te intellettae intendente te ami e arridi!

Quella circulazion che sì concetta pareva in te come lume reflesso,

da li occhi miei alquanto circunspetta,dentro da sé, del suo colore stesso,mi parve pinta de la nostra effige: per che 'l mio viso in lei tutto era messo.

Qual è 'l geomètra che tutto s'affige per misurar lo cerchio, e non ritrova, pensando, quel principio ond' elli indige,

tal era io a quella vista nova:

veder voleva come si convennel'imago al cerchio e come vi s'indova;

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ma non eran da ciò le proprie penne:se non che la mia mente fu percossada un fulgore in che sua voglia venne.

A l'alta fantasia qui mancò possa;ma già volgeva il mio disio e 'l velle,sì come rota ch'igualmente è mossa,

l'amor che move il sole e l'altre stelle.

Voi ch’ascoltate

È impressionante la differenza che divide Petrarca da Dante.

Sono passati pochi decenni, eppure la poesia petrarchescasembra distare secoli da quella dantesca. Il grande vulcanodella  Divina Commedia si è fatto nel Canzoniere un ruscellodi chiare, fresche e dolci acque.La riduzione dei temi trattati corrisponde alla riduzione dellemodalità espressive e della quantità di parole usate. Petrarcausa un setaccio linguistico severissimo, solo un ristretto nume-ro di parole è ammesso, nel senso di una eleganza squisita, dadisegnatore di arazzi. I colori sono tenui, sembra sempre che si parli sottovoce. D’altronde è così. Mentre Dante voleva parla-re a tutti gli uomini, Petrarca parla sempre e solo con se stesso,è l’inventore del soliloquio poetico, del lirismo psicologico.Mentre Dante si occupa nel suo poema di grandi temi pubbli-ci, politica, storia, religione, Chiesa e Impero, riscattodell’Italia, ecc., a Petrarca interessano principalmente i temi

 privati, primi tra tutti il tema dell’amore infelice e quello del  passare del tempo, della vanità delle cose. Questi due temi,trattati in continue variazioni musicali per quasi tutte le trecen-tosessantasei liriche della raccolta (una per ogni giornodell’anno più una di introduzione), descrivono ogni sfumaturadella malinconia e della nostalgia. Questa è la musica della poesia petrarchesca, come si vede chiaramente in questo bel-lissimo sonetto, che nella raccolta porta il numero 311.

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Parte terza - La dizione della poesia

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ascolta il cd rom 

Quel rosignol, che sì soave piagneforse suoi figli, o sua cara consorte,

di dolcezza empie il cielo et le campagnecon tante note sì pietose et scorte,

et tutta notte par che m'accompagne,et mi rammente la mia dura sorte:ch'altri che me non ò di ch'i' mi lagne,ché 'n dee non credev'io regnasse Morte.

O che lieve è inganar chi s'assecura!Que' duo bei lumi assai più che 'l sol chiarichi pensò mai veder far terra oscura?

Or cognosco io che mia fera venturavuol che vivendo et lagrimando imparicome nulla qua giù diletta, et dura.

 Nel primo brano di Dante, più su, abbiamo visto una endiadiche ho definito  portentosa: “ma drizzò verso me l’animo e ‘lvolto”. È una endiadi severa, che ci parla di vergogna, di pec-cato, di odio. Anche questo sonetto di Petrarca contieneun’endiadi molto significativa, nel penultimo verso: “vuol chevivendo et lagrimando impari”. Le due parole in endiadi sono parole centrali nel lessico petrarchesco. Il poeta infatti non faaltro, per tutto il Canzoniere, che parlarci di se stesso mentresoffre e piange. La sua vita, o per lo meno la vita di quel per-sonaggio che Petrarca chiama “io”, è tutta un piangere per lanostalgia. Petrarca vive nella contraddizione non risolta tra idesideri, d’amore e di gloria, e il senso del peccato e della nul-lità. È un uomo del Medioevo perché avverte ancora fortemen-te il peccato della creatura umana e dei suoi fallaci desideri,

ma mentre Dante risolveva tutto nella fede, stabilendo una ge-rarchia incrollabile di valori eterni, Petrarca, e in questo è già

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un uomo moderno, non sente la consolazione della religione.Egli certamente crede, al suo tempo non era pensabile noncredere, ma nelle sue poesie la fede non è protagonista, nonrisolve la contraddizione esistenziale di fondo. Petrarca è con-dannato a vivere in perenne insoddisfazione, ama appassiona-tamente ciò che la sua ragione gli dice che non varrebbe la pe-na di amare, visto che è condannato alla morte. Il corpo delladonna, il bel velo amato e perduto, è il simbolo di ogni cosache svanisce, del tutto in fuga come dirà Montale, del tutto checorre verso la morte.

È essenziale afferrare questa contraddizione per trovare la vo-ce giusta per dire la poesia petrarchesca. Si è detto soliloquio,ma il soliloquio deve diventare qualcos’altro per essere detto.Il soliloquio non è ancora un atto linguistico. Una volta inda-gato il proprio intimo, che cosa fare delle verità scoperte, dellarealtà dolente dell’anima? Tenere tutto per se stesso? Alloranon si scrivono poesie. L’atto di scrivere poesie è, appunto, unatto. E ogni atto vuole intervenire sulla realtà, modificarla. SePetrarca ha scritto poesie, vuol dire che desiderava  fare qual-cosa. Che cosa? Che qualcuno le leggesse, quelle poesie, natu-ralmente. Ma questo non basta. Dobbiamo capire di che tipo diatto si tratta. Come si aspettava Petrarca che le si leggessero,le sue poesie? Forse confessione è la parola giusta. Nel suocanzoniere infatti Petrarca si confessa, dice pubblicamente lesue colpe, o, meglio, la sua colpa, l’unica colpa ossessivamen-

te confessata: ho amato troppo e sono diventato zimbello ditutti in questa mia follia, ho amato dimenticando che colei cheamavo era destinata alla morte, come tutte le creature. In que-sta sua ossessione per la colpa pubblicamente denunciata, Pe-trarca è uomo tutto medievale.

Ma forse non basta neanche la parola confessione per capire la poesia petrarchesca e la sua portata storica. Bisogna dire che

 piuttosto che confessarsi in senso stretto, cioè denunciare unacolpa per ottenere un perdono, Petrarca, più modernamente, si

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confida, cerca una consonanza. La sua poesia ha bisogno dilettori disponibili, complici. Condividere un segreto con il let-tore, diventa, dopo Petrarca, il modo consueto con cui si e-sprimono i poeti lirici in Europa, per tutti i secoli a venire. - Hypocrite lecteur, - mon semblable, - mon frère! scriverà tracinque secoli Charles Baudelaire. Petrarca, si può dire, è ilfondatore della lirica moderna, proprio in virtù di questa suainvenzione: la poesia come esposizione del proprio io dolentealla ricerca di altri io dolenti.

Piccoli accorgimenti tecnici. Il suono palatale  gn, qui in rima

quindi in forte evidenza, è meglio dirlo come una consonantedoppia e non scempia, altrimenti si avrebbe un suono un po’troppo debole.In O che lieve è inganar che s’assecura legare bene O che lie-ve, per non lasciare solo quell’ O che diventerebbe troppo stu- pito.Pronunciare bene le due e di dee all’ottavo verso, per evitareche si senta dè. Sforzarsi quindi di pronunciare la prima delledue e aperta e la seconda chiusa. Battere leggermente la se-conda.

ascolta il cd rom 

Voi ch’ascoltate in rime sparse il suonodi quei sospiri ond’io nudriva ‘l corein sul mio primo giovenile errorequand’era in parte altr’uom da quel ch’i’ sono,

del vario stile in ch’io piango et ragionofra le vane speranze e ‘l van dolore,ove sia chi per prova intenda amore,spero trovar pietà, nonché perdono.

Ma ben veggio or sì come al popol tuttofavola fui gran tempo, onde sovente

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di me medesmo meco mi vergogno;

et del mio vaneggiar vergogna è ‘l frutto,e ‘l pentersi, e ‘l conoscer chiaramenteche quanto piace al mondo è breve sogno.

Questo sonetto è il primo del Canzoniere. È un vero e proprio programma poetico. È leggendolo attentamente che si capiscecome va detta la poesia di Petrarca, quale è la voce che ci ser-ve:   suono di sospiri, errore giovanile, vane speranze, trovar   pietà, meco mi vergogno, conoscer chiaramente/che quanto

 piace al mondo è breve sogno.

Ma nel suo nostalgico vagheggiare la donna amata, Petrarcacrea un modo molto particolare di descrivere le cose, pocorealistico, poco vero, anzi per niente vero, tutto artificioso dicolori tenui, di gesti eleganti, di pose pittoriche. Infatti non sitratta di descrivere la realtà, ma di descrivere un sogno. Cosìcome “io” non è un vero uomo, ma una finzione poetica, in re-lazione non sappiamo quanto stretta con l’uomo Petrarca, an-che Laura non è una vera donna, ma una donna sognata, ange-licata come è stato detto tante volte, trasformata nel simbolo più pieno del desiderio maschile di sognare la propria realiz-zazione in un essere dell’altro sesso. Nessuna donna si può ri-conoscere in questa donna. La poesia di Petrarca, e di tutti i li-rici che in un modo o nell’altro hanno preso qualcosa di que-

sto atteggiamento, è sublimemente prevaricatoria nei confrontidelle donne, malinconicamente desiderate per quello che nonsono.

ascolta il cd rom 

Erano i capei d'oro a l'aura sparsiche 'n mille dolci nodi gli avolgea,

e ‘l vago lume oltra misura ardeadi quei begli occhi, ch'or ne son sí scarsi;

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e 'l viso di pietosi color' farsi,non so se vero o falso, mi parea:i' che l'ésca amorosa al petto avea,qual meraviglia se di súbito arsi?

 Non era l'andar suo cosa mortale,ma d'angelica forma; et le parolesonavan altro, che pur voce humana.

Uno spirto celeste, un vivo sole

fu quel ch'i' vidi: et se non fosse or tale, piagha per allentar d'arco non sana.

Per dire questo sonetto, che porta il numero 90, bisogna trova-re la giusta via tra l’incanto del sogno e la tristezza del ricor-do. Petrarca ha una sua musica davvero inconfondibile, che èalla base del suo strepitoso successo storico. Nessun poeta èstato più imitato di lui in tutte le lingue europee e la lingua po-etica italiana tradizionale, non solo quella strettamente liricama anche, per esempio, quella dei libretti d’opera, è più nelsolco della lezione petrarchesca che di quella dantesca. A pro- posito della musica verbale petrarchesca si può affermare ciòche un grande poeta del Novecento, Giuseppe Ungaretti, hascritto nella Nota alla sua traduzione della  Phèdre di Racine,dove dice che “a seconda di quanto meglio ci avvenga di tra-

sferire la nostra emozione e la novità delle nostre visioni nelloscorrere, nella durata di un intreccio di vocaboli, maggiormen-te si velano essi d’una musica che sarà l’immediata rivelazio-ne della loro qualità poetica”.

L’arazzeria petrarchesca trova la sua forma perfetta nella fa-mosissima canzone del centoventiseiesimo giorno. Qui ci ser-ve una voce che insieme sia capace di restituire la liquidità di

versi dalla vocalità perfetta e il calore di un declamato nelquale sembra di avvertire una anticipazione del melodramma,

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luogo emblematico della genialità vocale italiana. Versi comeS'egli è pur mio destino / e 'l cielo in ciò s'adopra, / ch'Amor quest'occhi lagrimando chiuda, sono melodramma, nel senso più nobile del termine. Se l’italiano, la lingua italiana, è canta-rin, come dicono gli spagnoli, questo è uno dei posti in cuicanta di più.

ascolta il cd rom 

Chiare, fresche et dolci acque,ove le belle membra

 pose colei che sola a me par donna;gentil ramo ove piacque(con sospir' mi rimembra)a lei di fare al bel fiancho colonna;herba et fior' che la gonnaleggiadra ricoverseco l'angelico seno;aere sacro, sereno,

ove Amor co' begli occhi il cor m'aperse:date udïenza insiemea le dolenti mie parole extreme.

Il primo verso di questa canzone è costituito semplicemente datre aggettivi e da un sostantivo. Bisogna decidere come dire itre aggettivi. Possiamo rispettare la punteggiatura e fare una  breve sospensione dopo chiare e poi insieme  fresche e dolci,oppure tenere staccate sia chiare che  fresche e legare dolci adacque. Oppure ancora allungare un po’ la  s dopo la e tonica di fresche e poi tutto legato come se fosse chiare-fres-cheedolciacque. Il leggero indugio sulla consonante che seguela tonica, si deve trattare naturalmente di una consonante conti-nua, ed è a sua volta seguita da un’altra consonante, è unostrumento efficace, come abbiamo già visto parlando della di-

zione dell’ultimo verso dell’ Infinito di Leopardi. È essenziale però utilizzare questo espediente pochissime volte. Ogni parti-

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Parte terza - La dizione della poesia

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colare tecnico forte va usato con estrema parsimonia. Altrimen-ti l’uditorio si accorge della struttura della dizione e si distraedal contenuto. Noi, che ci abbiamo lavorato, sappiamo che cosasta dietro, ma l’ascoltatore deve prendere tutto per contenuto,non deve vedere l’ossatura. A meno che non si decida per unadizione strutturale, astratta, come spesso si usa nel teatro con-temporaneo, ma qui non è il caso. La canzone continua, con uncambiamento di tono importante, preannunciato e come addol-cito dall’ultimo verso della prima stanza.

S'egli è pur mio destino

e 'l cielo in ciò s'adopra,ch'Amor quest'occhi lagrimando chiuda,qualche gratia il meschinocorpo fra voi ricopra,et torni l'alma al proprio albergo ignuda.La morte fia men crudase questa spene portoa quel dubbioso passo:ché lo spirito lassonon poria mai in più riposato portoné in più tranquilla fossafuggir la carne travagliata et l'ossa.

Tempo verrà anchor forsech'a l'usato soggiorno

torni la fera bella et mansüeta,et là 'v'ella mi scorsenel benedetto giorno,volga la vista disïosa et lieta,cercandomi; et, o pietà!,già terra in fra le pietrevedendo, Amor l'inspiriin guisa che sospiri

sí dolcemente che mercé m'impetre,et faccia forza al cielo,

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asciugandosi gli occhi col bel velo.

Una nota importante. È sempre necessario dire la t  della con-giunzione che Petrarca scrive quasi sempre et ? La risposta è:dipende. Dipende da cosa vogliamo fare. Se vogliamo sottoli-neare l’arcaicità preziosa della lingua petrarchesca, come una patina di antico sui vecchi quadri, allora è il caso di pronunciar-la. Ma bisogna dire che il risultato fonico è un po’ duro. Se op-tiamo per la fluidità, è meglio non pronunciarla. In ogni casoconviene ragionare di volta in volta. Qui sotto, per esempio, alquarto verso, se diciamo la t , l’ascoltatore sente e Tella si sede-

a. A meno che non si stacchi tra et e ella, con risultato secco però. Meglio evitare e dire una d , oppure le due e sufficiente-mente distinte. Cioè distinte ma legate e con una certa spintasulla seconda. Legare i suoni vuol dire non interrompere il flus-so sonoro tra un suono e l’altro. Non chiudere la glottide in-somma, ma lasciare vibrare ancora un po’ il suono precedente prima di pronunciare il nuovo, con un nuovo accento.

Da' be' rami scendea(dolce ne la memoria)una pioggia di fior' sovra 'l suo grembo;et ella si sedeahumile in tanta gloria,coverta già de l'amoroso nembo.Qual fior cadea sul lembo,

qual su le treccie bionde,ch'oro forbito et perleeran quel dì a vederle;qual si posava in terra, et qual su l'onde;qual con un vago erroregirando parea dir: - Qui regna Amore. -

Quante volte diss'io

allor pien di spavento:Costei per fermo nacque in paradiso.

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Così carco d'oblioil divin portamentoe 'l volto e le parole e 'l dolce risom'aveano, et sí divisoda l'imagine vera,ch'i' dicea sospirando:Qui come venn'io, o quando?;credendo d'esser in ciel, non là dov'era.Da indi in qua mi piacequesta herba sí, ch'altrove non ò pace.

Se tu avessi ornamenti quant'ài voglia, poresti arditamenteuscir del boscho, et gir in fra la gente.

Spesso la poesia di Petrarca appare a noi moderni eccessiva-mente intrisa di letteratura. A volte ci sembra che ci siadell’artificio, che il poeta si metta in posa per noi. Insommache non sia sincero. Per molti questo è un peccato grave. Bi-sogna dire che è una vecchia storia: il contrasto tra lo stile ro-mantico e lo stile classico. La poesia non è tout court la vita, èuna rappresentazione della vita. Nell’operazione di rappresen-tazione intervengono un mare di fattori diversi, che sono legatialla particolare concezione del dire poetico di quel poeta, allesue preferenze linguistiche, alla sua concezione generale dellavita, allo spirito del tempo, alla tradizione letteraria, ecc. Al-

cune opere sembrano mantenere il germogliare dell’emozioneche le ha ispirate, altre vogliono porsi come fuori dal tempo, perfette e immobili. Petrarca è il più classico dei poeti. Le sueimmagini non fiammeggiano, sono come bassorilievi marmo-rei su cui scorra l’acqua, o come pitture monocrome, dove lasfumatura conta più del contrasto. Lievi turbamenti, ansiti, de-siderio di solitudine e di morte, brevi slanci subito ricomposti,intermittenze del cuore, per usare l’espressione di un altro in-

faticabile cultore della memoria, Marcel Proust. Una patina di borotalco asciuga il sudore del corpo. Petrarca è imprendibile.

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La sua poesia è imprendibile, fascinosa, ammaliante, come unchiarore lontano. Ma ci sono momenti in cui anche un poetacosì coperto come Petrarca ci mostra più apertamente il viso,trovando parole particolarmente  sincere, come in questo so-netto (35), il cui famoso incipit , dal ritmo ampio e lento, ci dàsubito l’idea di un camminare solitario.

ascolta il cd rom 

Solo et pensoso i più deserti campivo mesurando a passi tardi et lenti,

et gli occhi porto per fuggire intentiove vestigio human l’arena stampi.

Altro schermo non trovo che mi scampidal manifesto accorger delle genti, perché negli atti d’alegrezza spentidi fuor si legge com’io dentro avampi:

sì ch’io mi credo omai che monti et piaggeet fiumi et selve sappian di che tempresia la mia vita, ch’è celata altrui.

Ma pur sì aspre vie né sì selvaggecercar non so ch’Amor non venga sempreragionando con meco, et io co llui.

Terminiamo le nostre dizioni petrarchesche con il sonetto 302,uno dei pochi in cui ci è dato di sentire direttamente la voce diLaura, la cui presenza genera un movimento quasi teatrale. Sinoti il bellissimo enjambement tra primo e secondo verso. Devediventare un ansito del cuore.

ascolta il cd rom 

Levommi il mio penser in parte ov'era

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quella ch'io cerco, et non ritrovo in terra:ivi, fra lor che 'l terzo cerchio serra,la rividi più bella e meno altera.

Per man mi prese, et disse: " In questa sperasarai anchor meco, se 'l desir non erra:i' so' colei che ti die' tanta guerra,et compie' mia giornata inanzi sera.

Mio ben non cape in intelletto humano:te solo aspetto, et quel che tanto amasti

e là giuso è rimaso, il mio bel velo".

Deh perché tacque, et allargò la mano?Ch'al suon de' detti sì pietosi et casti poco mancò ch'io non rimasi in cielo.

Vaghe stelle dell’orsa

Con Giacomo Leopardi entriamo in una casa di parole che, pur mantenendo una stretta relazione con gli intonaci petrar-cheschi, è completamente nuova. Ho detto casa ma dovrei direinvece mondo, considerate le preferenze dei poeti romantici.Per la prima volta, nella storia della poesia occidentale, il poe-ta mette se stesso a diretto confronto con la natura. È vero chemolte poesie del passato, come quelle di Petrarca, descrivono

la natura e la riempiono di sentimenti. Ma la natura di Petrarcaera una natura dipinta, o ricamata addirittura. Quella dei poetiromantici è una natura vera, selvaggia. Il romanticismo nascenel nord dell’Europa e mantiene in ogni sua espressione comeun vibrare di foresta. Nel contemplare la natura nei suoi aspet-ti più grandiosi e misteriosi, l’artista romantico sente crescereil proprio io. Sente sublimare se stesso. Sublime è una parola,molto usata nell’Ottocento, che etimologicamente vuol dire

che giunge alla soglia più alta. È un sentimento misto di esal-

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tazione e di sgomento. L’uomo è piccolo di fronte al creato,ma è grande perché lo osserva con sentimento etico. Tutte co-se che abbiamo già visto nell’ Infinito e che ritornano in moltealtre poesie contenute nella raccolta I Canti.

ascolta il cd rom 

 Alla luna

O graziosa luna, io mi rammentoche, or volge l'anno, sovra questo colle

io venia pien d'angoscia a rimirarti:e tu pendevi allor su quella selvasiccome or fai, che tutta la rischiari.Ma nebuloso e tremulo dal piantoche mi sorgea sul ciglio, alle mie luciil tuo volto apparia, che travagliosaera mia vita: ed è, né cangia stile,o mia diletta luna. E pur mi giova

la ricordanza, e il noverar l'etatedel mio dolore. Oh come grato occorrenel tempo giovanil, quando ancor lungola speme e breve ha la memoria il corso,il rimembrar delle passate cose,ancor che triste, e che l'affanno duri.

I notturni sono un genere, non solo poetico, molto caro agli ar-tisti romantici. Basti pensare a Chopin. I notturni di Leopardisono sempre chiari di luna. In questa poesia l’inizio è partico-larmente chiaro. La voce qui deve essere quindi altrettantochiara, soprattutto sulla seconda parte del quinto verso, unaspecie di chiusura dell’introduzione: che tutta la rischiari, do-ve la parola rischiari, in posizione molto forte, si trova a illu-minare tutto il resto.

La seconda parte, che inizia con Ma nebuloso, porta un cam-

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 biamento brusco di tono. Arrivano le lacrime. La confessionelirica, che, come abbiamo visto, comincia con Petrarca, in Le-opardi tocca uno dei suoi vertici. Questa immagine della luna,che appare tremolante perché osservata attraverso le lacrime, èricorrente, quasi simbolica di una sensibilità costantemente te-sa, sempre insoddisfatta del presente, sempre desiderosa diqualcosa che non c’è, che è lontana nel tempo - il proprio pas-sato o le epoche storiche remote, gloriose di avventure e di i-deali così lontani dalla meschinità dell’oggi - o nello spazio,altri mondi, mondi sognati, al di là dei monti, come lo stesso poeta scrive in un’altra famosa poesia: E che pensieri immen-

  si, / che dolci sogni mi spirò la vista / di quel lontano mar,quei monti azzurri / che di qua scopro e che varcare un giorno / io mi pensava. Arcani mondi arcana / felicità fingendo al vi-ver mio.

Terza sezione: E pur mi giova la ricordanza. Eppure, ci diceLeopardi, ricordare, anche ricordare epoche dolorose, mi pia-ce, mi dà conforto. Questo è un altro dei temi centrali della poesia leopardiana, anzi forse il più importante di tutti: il ri-cordare. C’è una poesia, una delle più belle di tutta la produ-zione leopardiana, che si intitola appunto Le ricordanze, comevedremo. Ricordare dà dolore e piacere insieme. Il dolore del-le cose che non ci sono più e che non torneranno mai, il piace-re strano di scorrerle col pensiero. La giovinezza passata per sempre e i ricordi che ci ha lasciato sono il centro lirico di tut-

ta la poesia leopardiana, poeta della giovinezza e della suastruggente malinconia.

 Nel dire questa breve poesia ci si ricordi di quanto si è visto più su riguardo al movimento del pensiero. Qui il pensiero va per associazioni più che per collegamenti logici. Non si trattadi un ragionamento vero e proprio ma di un succedersi di statid’animo, di pensieri governati nel loro fluire dal fluire delle

emozioni. Il lettore deve a maggior ragione dare il senso delmovimento psichico. Sentiamo questo, poi ci ricordiamo di

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quest’altro, e poi se ne viene quest’altro ricordo, che si portadietro questa considerazione, e via dicendo. Dobbiamo dare lasensazione del pullulare delle emozioni una dall’altra.

Vediamo un’altra poesia, La sera del dì di festa, anch’essa do-tata di un incipit chiarissimo.

ascolta il cd rom 

Dolce e chiara è la notte e senza vento,e queta sovra i tetti e in mezzo agli orti

 posa la luna, e di lontan rivelaserena ogni montagna. O donna mia,già tace ogni sentiero, e pei balconirara traluce la notturna lampa:tu dormi, che t'accolse agevol sonnonelle tue chete stanze; e non ti mordecura nessuna; e già non sai né pensiquanta piaga m'apristi in mezzo al petto.

La sintassi del primo verso è tale da mettere al centro la parolanotte circondata dalle parole che ce la descrivono: dolce chia-ra senza vento. Il secondo verso introduce la protagonista del-la notte romantica, ma prima vediamo i tetti e gli orti illumina-ti e poi lei, la luna, infine, nel sereno, i monti lontani. Questa prima sezione descrive le sensazioni provate uscendo sul ter-razzo o in giardino la notte, o affacciandosi alla finestra. Primalo stupore per la dolcezza dell’aria dolce e senza vento, poi losguardo scopre, muovendosi intorno, che, benché sia notte,tutto è visibile, tetti giardini, gli occhi si alzano a contemplarel’origine di tanto chiaro, la luna, e infine spaziano lontano achiudere il quadro,  serena ogni montagna.   Donna mia arriva per associazione con la notte? Forse sì. Con la luna e la nottechiara? Meglio ancora. In ogni caso la voce deve trovare un

caldo che renda plausibile il passaggio, generato da una asso-ciazione emotiva e non logica. Caldo suggerito anche esplici-

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tamente dal testo, visto che la donna arriva in scena implorata:o donna mia. Subito dopo  già tace ogni sentiero. Sembra cheil poeta evochi la donna amata per informarla che di notte nonc’è nessuno in giro. Strano, a prima vista. Ma non così stranose pensiamo ad un altro titolo leopardiano,   Il pensiero domi-nante. La donna amata è il pensiero dominante, che sta sottoogni altro pensiero e ogni tanto emerge, irresistibile, dal fondodove se ne sta tutto il giorno, per prendersi tutto. Soprattuttoquando l’anima è resa morbida e arrendevole da un’emozionedi dolcezza. Leopardi descrive la notte con occhi innamorati.Innamorati della notte, certamente, ma innamorati della notte

 perché innamorati di una ragazza. L’amore acuisce i sensi, fatutto più bello, più dolce, ci mette nel fondo del mondo caldo e profondo.

Tu dormi: io questo ciel, che sì benignoappare in vista, a salutar m'affaccio,e l'antica natura onnipossente,che mi fece all'affanno. A te la spemenego, mi disse, anche la speme; e d'altronon brillin gli occhi tuoi se non di pianto.

Ma, come Petrarca, gira e rigira, Leopardi parla sempre di sestesso. D’altronde è un poeta romantico, anche se lui non si èmai considerato un romantico, e i romantici sono i veri scopri-tori dell’io, soprattutto dell’io che soffre. Questo, a noi moder-

ni, a volte può dare addirittura fastidio, ma bisogna pensare allospirito del tempo altrimenti finiremmo per non capire niente.Leopardi, come ha scritto Guido Ceronetti, è un angelo deca-duto, è sceso sulla terra e si è trovato inadatto alla vita, estraneoal mondo e alla gente. È per questo che ha saputo descriverecon tale dolcezza la vita, e soprattutto l’amore, che lui non èmai riuscito a gustare. La purezza del suo linguaggio è frutto diquella sofferenza esibita. D’altronde tutti gli artisti

dell’Ottocento sono angeli decaduti. La società borghese li de-finisce come strani, sognatori, inutili, anche se ammirati e ri-

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cercati, operatori del superfluo. Il primato dell’economia spin-ge l’artista ai limiti della società. E l’artista risponde disprez-zando il borghese.

Tecnicamente: la t di Tu dormi, benché sia una consonante e-splosiva, deve accarezzare il viso di lei che dorme. Se la si pro-nuncia troppo dura, si rischia di mettere in eccessivo contrastotu con io, con il risultato di dire: tu te ne stai lì a dormire e ioqui che soffro!Subito dopo il tono cambia. Il cielo benigno diventa antica na-tura onnipossente che mi fece all’affanno, che mi ha fatto per 

farmi soffrire. Poi la natura prende la parola. Attenzione qui, perché il ridicolo è in agguato. Se ci facciamo prendere dal de-siderio di colorare la voce della natura con un timbro antico eonnipossente, rischiamo di fare una teatralizzazione volgare.La voce giusta qui è invece non quella della natura che parla(?), ma quella del giovane infelice che si parla.Segue un altro cambio brusco. Siamo quasi in presenza di unmoderno flusso di coscienza.

Questo dì fu solenne: or da trastulli prendi riposo; e forse ti rimembrain sogno a quanti oggi piacesti, e quanti piacquero a te: non io, non già ch'io speri,al pensier ti ricorro. Intanto io chieggoquanto al viver mi resti, e qui per terra

mi getto, e grido, e fremo. Oh giorni orrendiin così verde etate!

Il centro di questa parte della lirica, e forse di tutta la lirica leo- pardiana, è lì, a metà del quarto verso: non io. Tu dormi pen-sando forse ai ragazzi che hai incontrato per strada, durante la  passeggiata domenicale, a quelli che ti hanno guardato e aquelli che tu hai guardato. Il gioco adolescenziale degli sguardi

e dei commenti, delle risatine tra ragazze, delle mezze parole,la commedia sempre uguale della curiosità reciproca, del cor-

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teggiamento, l’ombra delle fanciulle in fiore…  Non io. A metutto questo è negato, ci dice il ragazzo triste e solitario, che passa disperatamente le sue domeniche sui libri, mentre le vociridenti dei coetanei gli arrivano dalla strada, e che piange, aquesta età!, di nostalgia.

Per quanto riguarda la dizione di non io, non già ch'io speri, / al pensier ti ricorro, io non direi non già ch'io speri, come sefosse un inciso, cosa che sintatticamente è, perché un inciso quimi sembra troppo espressione di una mente nell’atto di ragio-nare, mentre si tratta non di logica mentale ma di logica emo-

zionale. Il ragazzo ha appena sentito le parole della natura chegli ha detto che lui niente, non avrà l’amore e piangerà sempre per questo. Come ce lo possiamo immaginare se non immobilein mezzo alla stanza con gli occhi fissi a terra a ripetere men-talmente, o con un filo di voce, la condanna a morte appena a-scoltata, in una sorta di fissità allucinata? Viene da pensare adun altro giovane inadatto alla vita, a Franz Kafka e alla sua Let-tera al padre, al bambino chiuso fuori sul pianerottolo, che sisente disperatamente rifiutato. È tipico dell’età sentirsi pieni didesideri, pieni di vita, e non sentirsi capiti.

Ma arriva un canto dalla strada. E questo esalta la profonditàdella notte, acuisce il senso della essenzialità del mio dolore,della centralità della mia esistenza. Sono al centrodell’universo, al centro del mistero, al centro della notte… e

 piango.

Ahi, per la viaodo non lunge il solitario cantodell'artigian, che riede a tarda notte,dopo i sollazzi, al suo povero ostello;e fieramente mi si stringe il core,a pensar come tutto al mondo passa,

e quasi orma non lascia. Ecco è fuggitoil dì festivo, ed al festivo il giorno

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volgar succede, e se ne porta il tempoogni umano accidente. Or dov'è il suonodi que' popoli antichi? or dov'è il gridode' nostri avi famosi, e il grande imperodi quella Roma, e l'armi, e il fragorioche n'andò per la terra e l'oceano?Tutto è pace e silenzio, e tutto posail mondo, e più di lor non si ragiona.

Abbiamo parlato di associazione di idee, di flusso mentale. Quiil canto notturno porta alla mente il pensiero che tutto finisce.

 Non è certamente ovvio che un canto notturno produca questosentimento. Il fatto è che la profondità spaziale che viene dalcanto nella notte, come dal rumore del treno lontano nel buio diThornton Wilder in Piccola città, al cuore lacrimoso del giova-ne coltissimo e senza amore suggerisce un’altra profondità,quella vertiginosa della storia, e, ancor più, quella struggentedel tempo che si lascia tutto indietro, noi compresi, andandovia. Dire Ecco è fuggito con il massimo dello stupore. Tempo èa fine verso, in rima ritmica con  fuggito, che a sua volta lo ècon core. E prima c’erano canto e notte. Dopo  suono,  grido,impero,  fragorio, oceano. Oceano va detto con l’accento sullaa: oceàno, altrimenti si interrompe il flusso degli endecasillabi.Dopo oceàno, che con la sua a accentata acquista una sonoritàtale da assorbire, come un buco bianco, tutte il  fragorio delleepoche passate, il ritorno bruschissimo al momento attuale: di-

re Tutto è pace e silenzio aumentando notevolmente la pausacon la quale raddoppiamo la t e tirando un po’ la s, come fossescritto tu…ttoèppaceessssilenzio, per concludere rapidamentefino a posa, parola che ha il compito di dire che niente, proprioniente, resta, in questa notte, di tutto il grande fiume di tempocorso via.   Il mondo, a capo, dirlo con lo stesso identico suonodi posa.

Si noti, più su, la sonorità guerresca del frammento storico, cheinizia con Or  e vibra di r  fino a oceàno, nella cui à, vocale

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davvero leopardiana, va a finire tutto quanto. A proposito, la t  di Tutto va detta subito dopo oceàno, senza pausa.

Gran finale. Tenere caldo lo strumento. Il tono ce lo dà bramo- samente, b, r , due m nel mezzo, sussurrare di osa, e tonica vi-  brante in n, due a, una delle quali semitonica: parola che piùsensuale non si può. Dirla suonando ogni fonema, godendo delsuono, staccare quasi bramosa da mente. Muovere bene il pen-siero fino a piume, poi cantare in un soffio solo, sospeso per a-ria, tutto legato fino al rallentato di a poco a poco, poi pausa per attendere, infine chiusa con già similmente, in rima interna

con bramosamente, pausa, mi stringeva, pausa, il core.

 Nella mia prima età, quando s'aspetta bramosamente il dì festivo, or posciach'egli era spento, io doloroso, in veglia, premea le piume; ed alla tarda notteun canto che s'udia per li sentierilontanando morire a poco a poco,già similmente mi stringeva il core.

Di Leopardi sono davvero straordinari gli attacchi delle varie poesie. Abbiamo appena visto come Dolce e chiara è la nottee senza vento ci porta subito nell’atmosfera sognante di unanotte estiva. Placida notte e verecondo raggio / della nascenteluna è un altro attacco della stessa forza. Così inizia l’Ultimo

canto di Saffo, dove la parola verecondo attribuita al chiaroredella luna è un esempio bellissimo di come il grande poetafosse capace di caricare di valore sentimentale, umano, gli a-spetti suggestivi del paesaggio.

Tra l’altro si noti come nei pressi della parola luna si aggiranospesso parole con o toniche, che con la loro rotondità sembra-no voler suggerire la forma della luna. In  La sera del dì di fe-

 sta, la luna posa, qui il suo raggio è verecondo.

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Ma nessun inizio è affascinante come quello delle Ricordanze:Vaghe stelle dell’orsa, io non credea. La pasta fonica è legge-ra e forte insieme. La trasparenza è resa dal gioco delle vocali,soprattutto delle tre toniche a, e, o. La a iniziale in particolaredà al verso il chiarore stellare. La e crea un fremito ritmico conil suo ribattere ben sei volte. Il centro è illuminato da o e a diorsa. Il resto della lunga poesia è uno struggente rammemora-re. Leopardi vive nella dimensione della memoria. Per lui cheha vissuto infelice, guardando dalla finestra la vita degli altri,il ricordo è la condizione spirituale ricorrente. Il ricordo dellagiovinezza e dei suoi sogni, della sua speranza di futuro. C’è

un verso in particolare, tra tanti degni di memoria di questocanto, che ha la capacità di entrare dentro le orecchie e di re-stare nell’animo del lettore: e quel lontano mar, quei monti az- zurri. Sembra non avere niente di speciale, pura nominazionedi cose. Ma la poesia è proprio questo: il poeta nomina le cosecon la sua lingua semplice ma specialissima e quelle cose di-ventano più visibili, più facilmente riconoscibili, più consuetee più vere, entrano insomma a far parte di noi. Le avevamosotto gli occhi, ma ci volevano le parole di un poeta per farcelevedere. Difficile, davanti a un paesaggio vasto e suggestivo,non lasciarsi sfuggire a fior di labbra e quel lontano mar, queimonti azzurri. L’azzurro della lontananza, l’azzurro del mare edei monti lontani, il colore di ciò che è lontano e desiderabile,di ciò che è irraggiungibile.

ascolta il cd rom 

Vaghe stelle dell'Orsa, io non credeaTornare ancor per uso a contemplarviSul paterno giardino scintillanti,E ragionar con voi dalle finestreDi questo albergo ove abitai fanciullo,E delle gioie mie vidi la fine.

Quante immagini un tempo, e quante foleCreommi nel pensier l'aspetto vostro

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E delle luci a voi compagne! alloraChe, tacito, seduto in verde zolla,Delle sere io solea passar gran parteMirando il cielo, ed ascoltando il cantoDella rana rimota alla campagna!E la lucciola errava appo le siepiE in su l'aiuole, susurrando al ventoI viali odorati, ed i cipressiLà nella selva; e sotto al patrio tettoSonavan voci alterne, e le tranquilleOpre de' servi. E che pensieri immensi,

Che dolci sogni mi spirò la vistaDi quel lontano mar, quei monti azzurri,Che di qua scopro, e che varcare un giornoIo mi pensava, arcani mondi, arcanaFelicità fingendo al viver mio!Ignaro del mio fato, e quante volteQuesta mia vita dolorosa e nudaVolentier con la morte avrei cangiato.

 Nella seconda strofa il tema della giovinezza perduta si fa an-cora più struggente. Sottolineare con un adeguato slancio so- prattutto dove il poeta dice: e intanto vola / il caro tempo gio-vanil: più caro / che la fama e l’allor, più che la pura / lucedel giorno e lo spirar: ti perdo… Giocare bene le possibilitàespressive della posizione in cui sono messe le quattro parole,

centrali nel lessico leopardiano, qui in fine verso: vola, caro, pura, perdo. Parole che assumono un rilievo particolare anche  per il fatto che la parte precedente della strofa ha i tonidell’invettiva contro la piccolezza e la malevolenza dei paesa-ni, con ritmo di triste tamburo funebre.

 Né mi diceva il cor che l'età verdeSarei dannato a consumare in questo

 Natio borgo selvaggio, intra una genteZotica, vil; cui nomi strani, e spesso

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Parte terza - La dizione della poesia

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Argomento di riso e di trastullo,Son dottrina e saper; che m'odia e fugge,Per invidia non già, che non mi tieneMaggior di sé, ma perché tale estimaCh'io mi tenga in cor mio, sebben di fuoriA persona giammai non ne fo segno.Qui passo gli anni, abbandonato, occulto,Senz'amor, senza vita; ed aspro a forzaTra lo stuol de' malevoli divengo:Qui di pietà mi spoglio e di virtudi,E sprezzator degli uomini mi rendo,

Per la greggia ch'ho appresso: e intanto volaIl caro tempo giovanil; più caroChe la fama e l'allor, più che la puraLuce del giorno, e lo spirar: ti perdoSenza un diletto, inutilmente, in questoSoggiorno disumano, intra gli affanni,O dell'arida vita unico fiore.

 Le ricordanze hanno l’andamento di una sinfonia. Non solo lalunghezza, necessaria e riepilogativa, ma il fluire stesso dei ri-cordi, l’alternarsi dei pensieri, che emergono uno dopo l’altro,con meccanismo associativo, in modo apparentemente casuale,danno a tutto il componimento un andamento a temi melodiciricorrenti e cangianti. Gli argomenti sono sempre gli stessi, piùo meno, ma, come nella musica, quello che conta è la varia-

 zione, il proporre allo sguardo del lettore vari punti di vista dacui osservare il fluire psichico. Nella sezione che segue ilcambio di prospettiva è determinato da un suono, come nel fi-nale della Sera del dì di festa. È il suono della campanadell’orologio, portato dal vento che viene e porta con sé, in-sieme al suono, il fiume dei ricordi infantili.

Viene il vento recando il suon dell'ora

Dalla torre del borgo. Era confortoQuesto suon, mi rimembra, alle mie notti,

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Quando fanciullo, nella buia stanza,Per assidui terrori io vigilava,Sospirando il mattin. Qui non è cosaCh'io vegga o senta, onde un'immagin dentro Non torni, e un dolce rimembrar non sorga.Dolce per sé; ma con dolor sottentraIl pensier del presente, un van desioDel passato, ancor tristo, e il dire: io fui.Quella loggia colà, volta agli estremiRaggi del dì; queste dipinte mura,Quei figurati armenti, e il Sol che nasce

Su romita campagna, agli ozi mieiPorser mille diletti allor che al fiancoM'era, parlando, il mio possente erroreSempre, ov'io fossi. In queste sale antiche,Al chiaror delle nevi, intorno a questeAmpie finestre sibilando il vento,Rimbombaro i sollazzi e le festoseMie voci al tempo che l'acerbo, indegnoMistero delle cose a noi si mostraPien di dolcezza; indelibata, interaIl garzoncel, come inesperto amante,La sua vita ingannevole vagheggia,E celeste beltà fingendo ammira.

Dire questa poesia è un’impresa non facile. Bisogna, come in

una sinfonia, trovare un colore della voce adatto alla sua di-mensione complessiva e poi variare per rendere il fluire mute-vole dei pensieri. Se la voce resta ferma nel suo tono principa-le non si rende il trascolorare delle emozioni e si genera noia.Se si eccede nel colorare i vari momenti, si finisce nel pittore-sco, perdendo il senso unitario. Il velo che avvolge tutto èquello trasparente della malinconia, non del dolore troppo pre-sente, e troppo pesante. Attraverso questo velo musicale si in-

travedono tutti gli altri colori, diversi ma ammorbiditi, nei punti di confine e di contrasto, dalla velatura malinconica. So-

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lo sul finale, intendo dire il finale della intera poesia, direi cheuna maggiore intensità possa essere appropriata.

O speranze, speranze; ameni inganniDella mia prima età! sempre, parlando,Ritorno a voi; che per andar di tempo,Per variar d'affetti e di pensieri,Obbliarvi non so. Fantasmi, intendo,Son la gloria e l'onor; diletti e beniMero desio; non ha la vita un frutto,Inutile miseria. E sebben vòti

Son gli anni miei, sebben deserto, oscuroIl mio stato mortal, poco mi toglieLa fortuna, ben veggo. Ahi, ma qualvoltaA voi ripenso, o mie speranze antiche,Ed a quel caro immaginar mio primo;Indi riguardo il viver mio sì vileE sì dolente, e che la morte è quelloChe di cotanta speme oggi m'avanza;Sento serrarmi il cor, sento ch'al tuttoConsolarmi non so del mio destino.E quando pur questa invocata morteSarammi allato, e sarà giunto il fineDella sventura mia; quando la terraMi fia straniera valle, e dal mio sguardoFuggirà l'avvenir; di voi per certo

Risovverrammi; e quell'imago ancoraSospirar mi farà, farammi acerboL'esser vissuto indarno, e la dolcezzaDel dì fatal tempererà d'affanno.

La lingua italiana alterna parole brevi a parole lunghe, a voltelunghissime. Leopardi è molto abile a sfruttare le possibilità divariazione ritmica che questa diversa lunghezza delle parole

consente. Si consideri per esempio la sequenza appena lettache inizia con E quando, ritmicamente agitata nel suo scorrere

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rapida come un torrente fino a sfociare come in un lago in ri- sovverrammi, parola particolarissima, di cinque sillabe e contre doppie.Tenere presente quanto detto sul movimento del pensiero. Le parole scritte sulla carta sono testimonianza di un pensiero, nelcaso della poesia si tratta sempre di un  pensiero emozionato.La lettura deve restituire l’energia vitale del pensiero che flui-sce, dei vari pensieri che si chiamano uno dietro l’altro, in unacatena ininterrotta, il nostro flusso di coscienza.

E già nel primo giovanil tumulto

Di contenti, d'angosce e di desio,Morte chiamai più volte, e lungamenteMi sedetti colà su la fontanaPensoso di cessar dentro quell'acqueLa speme e il dolor mio. Poscia, per ciecoMalor, condotto della vita in forse,Piansi la bella giovanezza, e il fioreDÈ miei poveri dì, che sì per tempoCadeva: e spesso all'ore tarde, assisoSul conscio letto, dolorosamenteAlla fioca lucerna poetando,Lamentai co' silenzi e con la notteIl fuggitivo spirto, ed a me stessoIn sul languir cantai funereo canto.

 Non si cada nell’errore di voler dare il suo colore ad ogni se-zione, per cui se si ricorda la giovinezza felice ecco che arri-vano sorrisi e strilletti. La poesia è un atto linguistico preciso,nella sua del tutto particolare finzione, che sfugge alle defini-zioni troppo precise, alle distinzioni nette tra vita e letteratura.Ma esiste una dimensione comunicativa che deve essere chia-ramente individuata e sostenuta. Qui siamo nella dimensionedel poi, tutto è già passato, o meglio le cose buone sono passa-

te, quelle che sono legate alla inconsapevolezza dell’infanzia,le menzogne della giovinezza. Quindi i colori ci devono essere,

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ma non si perda di vista che chi legge interpreta il personaggioche si chiama io, grande protagonista di ogni poesia lirica, eche questo personaggio è ora in una particolare condizioned’animo. Quella condizione d’animo deve reggere e sottendereogni scelta.

Chi rimembrar vi può senza sospiri,O primo entrar di giovinezza, o giorniVezzosi, inenarrabili, allor quandoAl rapito mortal primieramenteSorridon le donzelle; a gara intorno

Ogni cosa sorride; invidia tace, Non desta ancora ovver benigna; e quasi(Inusitata maraviglia!) il mondoLa destra soccorrevole gli porge,Scusa gli errori suoi, festeggia il novoSuo venir nella vita, ed inchinandoMostra che per signor l'accolga e chiami?Fugaci giorni! a somigliar d'un lampoSon dileguati. E qual mortale ignaroDi sventura esser può, se a lui già scorsaQuella vaga stagion, se il suo buon tempo,Se giovanezza, ahi giovanezza, è spenta?

Ecco che per il finale arriva la coprotagonista, lei, la donna,che dai trovatori in poi è la grande presente-assente della poe-

sia lirica occidentale. È l’amore che mette in movimento lamaggior parte delle volte l’atto poetico. Alla donna amata, an-che quando non si tratti di una poesia d’amore strettamente in-tesa, si rivolge costantemente l’io lirico. Leopardi non ha avu-to amori, ci dicono i suoi biografi. Non amori reali, non con-tatti fisici, baci, carezze, piacere. I suoi amori sono stati tuttisolo sognati, sono diventati, invece che realtà quotidiana, co-me in ogni altro caso dopo l’incanto dell’innamoramento, fin-

zione poetica. Questo dà alle sue invocazioni d’amore una cer-ta astrattezza, compensata però da una immensa purezza, un

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candore infantile che si fa luminosa verità di parole. Purezza diangelo caduto, purezza che proviene dall’inferno della priva-zione, come dirà anche un altro genio sfortunato, Kafka:  solonel più profondo dell’inferno si possono sentire i cori degliangeli. Intendiamoci, Leopardi non era un bambino. La sua  potenza intellettuale era impressionante. Non scriveva solo  poesie, ma era il maggiore filologo del suo tempo e la suamente possedeva un forza di analisi degna di un grande filoso-fo, anche se non ha mai pensato di creare sistemi. Ma era lavera giovinezza, con le cose solite, banali e indispensabili, cheservono per crescere, che mancava alla sua vita. Solo anticipi,

sogni, speranze, aspettative, mai una vera avventura. E nessu-na avventura intellettuale può ovviare al freddo e al vuoto la-sciati nella vita di un uomo dalla mancata esperienza del corpofemminile. Lei, Nerina, nome di fantasia, è il simbolo di que-sta mancanza. Non è diventata adulta, è morta troppo presto,come Silvia, mentre entrava lieta nella vita con passi di danza,sorridendo. Poi la realtà, sempre atroce, si è incaricata di spe-gnerla, di farla scomparire nel freddo della terra. Di lei non re-sta che il ricordo, dolce e doloroso, come sempre è il ricordodelle persone amate e morte. L’inizio della strofa è enfatico,con le sue insistite interrogazioni retoriche, che vanno giusta-mente messe in evidenza, senza esagerare. Si tenga sempre  presente che il caldo dell’emozione, per essere trasmesso, sideve fare caldo musicale, cioè movimento melodico e vibra-zione ritmica.

O Nerina! e di te forse non odoQuesti luoghi parlar? caduta forseDal mio pensier sei tu? Dove sei gita,Che qui sola di te la ricordanzaTrovo, dolcezza mia? Più non ti vedeQuesta Terra natal: quella finestra,Ond'eri usata favellarmi, ed onde

Mesto riluce delle stelle il raggio,È deserta. Ove sei, che più non odo

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La tua voce sonar, siccome un giorno,Quando soleva ogni lontano accentoDel labbro tuo, ch'a me giungesse, il voltoScolorarmi? Altro tempo. I giorni tuoiFuro, mio dolce amor. Passasti. Ad altriIl passar per la terra oggi è sortito,E l'abitar questi odorati colli.Ma rapida passasti; e come un sognoFu la tua vita. Ivi danzando; in fronteLa gioia ti splendea, splendea negli occhiQuel confidente immaginar, quel lume

Di gioventù, quando spegneali il fato,E giacevi. Ahi Nerina! In cor mi regnaL'antico amor. Se a feste anco talvolta,Se a radunanze io movo, infra me stessoDico: o Nerina, a radunanze, a festeTu non ti acconci più, tu più non movi.Se torna maggio, e ramoscelli e suoniVan gli amanti recando alle fanciulle,Dico: Nerina mia, per te non tornaPrimavera giammai, non torna amore.Ogni giorno sereno, ogni fioritaPiaggia ch'io miro, ogni goder ch'io sento,Dico: Nerina or più non gode; i campi,L'aria non mira. Ahi tu passasti, eternoSospiro mio: passasti: e fia compagna

D'ogni mio vago immaginar, di tuttiI miei teneri sensi, i tristi e cariMoti del cor, la rimembranza acerba.

Il finale è davvero degno di una così bella poesia. In esso duevolte ritorna una delle parole più tipicamente leopardiane: pas- sasti, ritorna il vaghe dell’inizio attribuito là alle  stelledell’orsa, qui a mio immaginar . Il ritmo si fa lento e grave, ri-

epilogativo, come il finale di una grande sinfonia, ricca di co-se, che ci ha accompagnato nel suo mondo, ci ha fatto cono-

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scere i suoi segreti, i suoi tesori di emozioni, e ora si appresta adirci addio. Ritorna naturalmente la parola rimembranza, cosìricca di vibrazioni, così densa di contenuto ora che abbiamoascoltato tutto quello che il poeta voleva dirci nel pronunciar-la. L’immagine di Nerina, che più non mira l’aria, è tutta tra-sparente, come l’aria appunto, come i ricordi. E noi intrave-diamo, attraverso la trasparenza, lui, Leopardi, e dietro ancora,in un gioco di vetri chiari, noi, il nostro passato, la nostra gio-vinezza.

E l’inferno è certo

Vorrei vedere adesso una lirica di Montale, il poeta italianoinsignito del premio Nobel nel 1975. Vedremo anche in questocaso come tessitura fonica e significato siano una sola cosa,inscindibile. Per l’analisi fonica mi servo delle osservazioni diGiorgio Orelli ( Accertamenti montaliani, il Mulino, 1986).

ascolta il cd rom 

Lo sai: debbo riperderti e non posso.Come un tiro aggiustato mi sommuoveogni opera, ogni grido e anche lo spirosalino che straripadai moli e fa l'oscura primaveradi Sottoripa.

Paese di ferrame e alberaturea selva nella polvere del vespro.Un ronzìo lungo viene dall'aperto,strazia com'unghia ai vetri. Cerco il segnosmarrito, il pegno solo ch'ebbi in graziada te.

E l'inferno è certo.

L'atmosfera del “mottetto” (che ha molti enjambement : spiro

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¬ salino; primavera ¬ di Sottoripa; alberature ¬ a selva e, bellissime  , segno ¬ smarrito, grazia ¬ da te, da sottolinearenella dizione) è stabilita dalle parole riperderti-smarrito e fer-rame-inferno, vere parole-chiave, fonicamente e semantica-mente. Le due coppie di parole sono legate fra loro, oltre chedal significato, dal parallelismo dei suoni: RIperdeRTI - smar- RITo, f  ERrame - inf  ERno:

Lo sai: debbo RIperdeR TI e non posso.Come un TIRo aggiustato mi sommuoveogni opera, ogni gRIdo e anche lo spIRo

salino che straRIpadai moli e fa l'oscura pRImaveradi SottoRIpa.

Paese di f errame e alberaturea selva nella polvere del vespro.Un ronzìo lungo viene dall'aperto,strazia com'unghia ai veTRI. Cerco il segnosmarRITo, il pegno solo ch'ebbi in graziada te.

E l'inf erno è certo.

Tutta la lirica ha il suono aspro adatto alla descrizione dell'in-ferno  in cui l'assenza dell'amata ha trasformato Sottoripa. Uninferno ferroso, visto che il cuore acustico di f er ro e inf er no,

che riper d er ti ha due volte, è lo stesso, e ritorna nella poesia ben undici volte, di cui, simmetricamente, due volte nel primoverso della prima strofa, due volte nel primo verso della se-conda strofa e due volte nel verso finale.Molte osservazioni si possono ancora fare sul fitto tessuto ar-monico del mottetto; ne bastino altre due: il colore scuro de-terminato dalla u che è tonica in 6a, 10a, 4a e ancora 4a posi-zione (tutte posizioni metricamente forti) nei versi 5, 7, 9, 10,

e la forza che hanno le coppie strazia-grazia, segno-pegno, soprattutto per l'uguaglianza quasi assoluta del suono. Da no-

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Parte terza - La dizione della poesia

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tare che le quattro parole sono disposte a incastro, secondo lafigura retorica del chiasmo, e che nelle vicinanze agisconotermini come ronzìo e vetri, fonicamente della famiglia di  strazia-grazia.

Siamo ben lontani dal flusso caldo dell’emozione leopardiana.È passato un mucchio di tempo. Il romanticismo ha bruciatotutti i suoi fuochi e il Novecento si presenta straordinariamenteasciutto, secco, restio alla confessione. La prima guerra mon-diale, con i suoi orrori, ha steso un velo di silenzio sugli animi.L’io lirico quasi si nasconde, vergognoso, cauto nel dire i suoi

dolori. Montale è straordinariamente pudico nelle sue espres-sioni. In particolare questa lirica trasforma il doloredell’assenza in uno stupefatto, e stupefacente, ricamo di paro-le. Breve poesia di grande fattura, parole scelte con orecchiosopraffino, strumenti stilistici che giocano a rimpiattino con illettore, echi tematici e fonici dalla Divina commedia, insommatutto uno straordinario talento, e uno straordinario mestiere, alservizio di una poesia di trasparente bellezza, che ricorda il ni-tore dei provenzali e il loro gusto nobilmente enigmistico.

Come dirla? Il primo verso è costruito sulla opposizione insa-nabile di debbo e non posso, che subito ci mette nella condi-zione di stupefatta incapacità all’azione. Occorre quindi mette-re in chiaro questa opposizione. Ma non si può esagerare, nonè un dramma veristico. Il tono preferibile è quello dello stupo-

re improvviso, del senso di vuoto che si viene a creare quandola presenza amata diventa assenza e non si sa davvero comesarà possibile abituarsi. Ma non si tratta di una assenza per morte. Segue una prima variazione, un allargamento del tema, proposto nel primo verso, della stupefatta constatazione di tro-varsi in una situazione insopportabile e di doverla per forzasopportare. Quel come inizia a descrivere l’influsso della so-  pravvenuta assenza sulle cose del mondo in relazione all’io.

Ogni azione , opera, ogni cosa vista o sentita, ogni oggetto, ge-nera una fitta di dolore, anche la primavera che ora è diventata

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oscura. Sottoripa è un quartiere di Genova nei pressi del porto.Ciò che prima era reso necessario, semplice e utile dalla pre-senza della donna, ora colpisce il cuore del poeta come un tiroaggiustato, come un tiro che non sbaglia, balisticamente per-fetto, che sa dove colpire per fare più male. La parola aggiu- stato attribuita a tiro è un termine tecnico di artiglieria. Sotto-ripa ora più che mai è paese di ferrame e alberature / a selva.Far suonare bene le r di ferrame. Il ronzìo, forse il rumore delmotore di una gru o un lontano martello pneumatico o altro, sificca nella sensibilità addolorata di questo momento e la stra- zia. Non resta che correre a cercare un amuleto, un oggetto che

ricordi quella presenza, che sia capace in qualche modo di re-stituirne il calore, un segno, un pegno d’amore, come nelle po-esie provenzali, che dia un po’ di sollievo, ricordando la  gra- zia di essere stati scelti. Che significato dare infine all’ultimoverso? L’inferno aspetta il poeta lasciato solo? Preferisco pen-sare che le punture aguzze facciano venire a galla ricordi in-fantili, le favole della sofferenza, i finali delle fiabe, l’infernodi Dante. Davvero non è difficile a volte credere che esistano.

Portami il girasole

 Nella breve e luminosa poesia che segue, Montale compie unagrande impresa, quella impresa che è tipica della poesia. In es-sa il linguaggio poetico si trasfigura, passa dalla descrizione di

un giardino sul mare alla celebrazione del tutto in fuga. Il temadello  svanimento, ricorrente nella poesia di ogni epoca, trovaqui una delle sue formulazioni più alte. Con grande semplicitàMontale ci trasporta dentro la sua intuizione.

ascolta il cd rom 

Portami il girasole ch'io lo trapianti

nel mio terreno bruciato dal salino,e mostri tutto il giorno agli azzurri specchianti

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del cielo l'ansietà del suo volto giallino.

Tendono alla chiarità le cose oscure,si esauriscono i corpi in un fluiredi tinte: queste in musiche. Svanireè dunque la ventura delle venture.

Portami tu la pianta che conducedove sorgono bionde trasparenzee vapora la vita quale essenza; portami il girasole impazzito di luce.

Il protagonista costante di quella breve fiction che è una poesialirica, cioè io, chiede al coprotagonista, tu, di portargli un fio-re, un girasole, che ha intenzione di trapiantare nel suo giardi-no sul mare, inaridito dal vento salmastro, il  salino. Perché lochiede? Perché vuole che per tutto il giorno quel fiore mostri ilsuo ansioso volto giallino al mare, agli azzurri specchianti del mare. Sappiamo che una delle donne importanti della vita diMontale, Irma Brandeis, era stata ribattezzata dal poeta con ilnome di Clizia, personaggio mitico trasformato per volontà di-vina in girasole. Il fiore assume, nell’ultimo verso della primastrofa, caratteri umani, ha un volto e questo volto è ansioso. Ilgirasole è una nuova creatura, una creatura poetica, un simbo-lo, una chimera che contiene i caratteri vegetali del fiore equelli umani della donna.

Il primo verso ha un attacco energico, inizia con una parolasdrucciola, come anche gli altri primi versi delle strofe secon-da e terza. La seconda parte del verso è molto canora, con la atonica che si scalda delle formanti basse della nasale che la se-gue, trapiànti. L’abbinamento tonica-nasale è sempre musi-calmente molto ricco. Il secondo verso è ad attacco giambico,con ritmo, rispetto al primo, più rapido e minuto, quasi un le-

 gato-staccato. Il terzo verso si inerpica su tutto per poi correrevia sognante: agli azzurri specchianti. Sogno e memoria di

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mare e di cielo (gli azzurri sono due) esaltati dal bellissimo en- jambement . La parola ansietà va messa in evidenza, con una piccola sospensione prima e una dopo, perché è quella che cidice chiaramente che il girasole ormai è diventato una creaturacapace di soffrire. La seconda strofa ci porta rapidamente nelladimensione tipica della liricità pensosa di Montale. Non è cer-to una verità scientifica che le cose scure tendano a diventarechiare, né una verità metafisica. Si tratta di una verità poetica,che non ha bisogno di altro accertamento che quello della sin-cerità della intuizione e della espressione. La grande luce, igrandi azzurri specchianti, l’orizzonte vasto e chiaro (“ah,

l’orizzonte in fuga” scrive Montale in  La casa dei doganieri)fanno sorgere nella mente del poeta, e del lettore, la sensazio-ne che tutto ciò che esiste vuole farsi luce, aspiri a dissolversinel chiaro, per poi trasformarsi, addirittura, in musica, cioè inqualcosa di assolutamente impalpabile. Suggerisco di leggereseparando con una domanda interiore il primo verso della se-conda strofa: Tendono alla chiarità (che cosa?) le cose oscure.In modo che l’intonazione risulti più vera possibile. Il secondoverso ha bisogno della voce che cerca, il registro della intui-zione e delle ipotesi, non quello della realtà effettuale, dellecertezze e delle descrizioni. Allora si esauriscono i corpi in unsarà come cercando nella propria mente, come volendo affer-rare un ricordo o un pensiero che sfugge, difficile da esprimerecon le parole. Breve esitazione e poi  fluire, con il suo suonoonomatopeico su cui finalmente appoggiarsi, come trovando la

 parola giusta, quella che si cercava prima. Enjambement  rapi-do, altrettanto rapido vortice per queste in musiche, poi la pa-rola chiave di tutta la poesia:  svanire. Messa in posizione for-te, in posizione centrale, preceduta da un punto e seguita da un a capo. La morte ritorna spesso in Montale, come in quasi tuttii poeti. Qui è come desiderata, come un orientaleggiante desi-derio di dissoluzione dell’io individuale in una totalità lumino-sa. Dopo aver lasciato risuonare  svanire, si può dire l’ultimo

verso della seconda strofa con il tono stupito e vagamente eu-forico di chi ha afferrato, in un momento di illuminazione mi-

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stica, una realtà inesprimibile, una intuizione del destino uni-versale delle cose. Non usare né una intonazione affermativa, perché non si tratta di una certezza concreta, né una intonazio-ne interrogativa, perché non c’è nessuno che possa rispondere,ma cercarne una intermedia, quella della verità intima e labile,che freme di consapevolezza e, insieme, teme per l’acutezzadello sguardo diventato forse fin troppo chiaro. Torna allamente l’esaltazione dantesca che verifica la accresciuta poten-za del suo sguardo, al termine del lungo viaggio nella luce del  paradiso. Ma Dante infine vedeva, certezza delle certezze,l’immagine dell’uomo dentro il punto infinitamente luminoso

che è Dio. Per Dante le cose, tutte quante, hanno ordine traloro. Alla fine dei tempi la carne risorgerà. Nel caos modernodi Montale, le cose aspirano alla dissoluzione, trovano la loroessenza nel momento in cui non sono più corpo (“di te, chenon sei più forma ma essenza” scrive altrove il poeta dellamoglie morta). Il male di vivere, che Montale vede non solonelle creature senzienti, ma in ogni cosa, ha in questa lirica unesito bellissimo, senza ombre cristiane. Tutto è luce nirvanica.

Ma ecco che alla terza strofa entra in scena il girasole-donna,il tu che, essendo un tu amato, ha consentito l’illuminazione.La parola tu va detta forzando alla tenerezza il carattere esplo-sivo della t . Se non sei tu a portarmi quel fiore non succedeniente. Tu, che sei la mediatrice, sei la sola che mi innalza allastratosfera della poesia. Tu mi conduci dove sorgono bionde

trasparenze, nel luogo della pura luce, là dove la vita ha persoogni peso e, distillata come un profumo, si è fatta pura essen- za. Attenzione a non far sentire e vapora come se fosse evapò-ra, errore facile in chi ascolta perché è fuorviante la consuetu-dine con evàpora. (Per cui l’ascoltatore si chiederà: ma non sidice evàpora?). Evitare l’equivoco esitando appena dopo la e eraddoppiando la v di vapora. Dopo la ripresentazione dellacellula melodica iniziale,  portami, ad inizio di strofa, con la

variazione sentimentale del tu, eccone la riproposizione identi-ca in preparazione dello slancio finale: impazzito di luce,

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stringendo.

Par che passi un’anima

Vi propongo ora una serie sparsa di poesie di autori italianimoderni. Comincerei con una poesia di Giosuè Carducci, pre-mio Nobel nel 1906. La pasta sonora della lingua carduccianaè poco melodiosa, rude, poco incline al sogno, direi croccante.Le sue poesie migliori, a mio parere, sono quelle in cui la viri-lità consonantica della sua lingua si addolcisce in pieghe ritmi-che ricche di malinconia come nella lirica che segue.

ascolta il cd rom 

 Presso una certosa

Da quel verde, mestamente pertinace tra le foglieGialle e rosse de l'acacia, senza vento una si toglie:E con fremito leggero

Par che passi un'anima.

Velo argenteo par la nebbia su 'l ruscello che gorgoglia,Tra la nebbia nel ruscello cade a perdersi la foglia.Che sospira il cimitero,Da' cipressi, fievole?

Improvviso rompe il sole sopra l'umido mattino, Navigando tra le bianche nubi l'aere azzurrino:Si rallegra il bosco austeroGià nel verno prèsago.

A me, prima che l'inverno stringa pur l'anima miaIl tuo riso, o sacra luce, o divina poesia!Il tuo canto, o padre Omero,

Pria che l'ombra avvolgami!

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Si noti la particolare struttura metrica: ogni strofa è compostada due versi lunghi di sedici sillabe che possono essere letticome doppi ottonari, un verso ottonario e un verso senariosdrucciolo. I due versi lunghi, letti con cesura leggerissima enon facendo sentire troppo il ritmo (altrimenti, trattandosi di  parisillabi, si otterrebbe un risultato martellato), descrivonol’ambiente con andamento lento, dando il senso di un paesag-gio con grandi vuoti, come sono i paesaggi dell’autunno. Gliottonari, legati tra loro dalla rima in -ero, contraggono lo spa-zio, fanno  zoom sull’io. Il senario infine, con il suo particola-rissimo ritmo determinato dall’ultima parola sdrucciola, sem-

 bra  sospirare. Si noti che i quattro senari, che chiudono lequattro strofe, sono gli unici versi sciolti da ogni legame di ri-ma. In essi il respiro dell’anima triste è affidato solo al ritmoche si contrae improvviso, quasi con un breve gesto di ritegno,rinunciando al consueto gioco di rimandi semantici della rima.

L’estate fredda dei morti

Anche la poesia che segue descrive un paesaggio autunnale. Èuna lirica tratta da Myricae di Giovanni Pascoli. Lo spirito èmolto diverso da quello della poesia di Carducci. Là un grande uomo in un momento di tristezza, che però non si nega il dirittodi invocare addirittura Omero. Qui invece un  poeta contadino,attento ai dettagli e guidato dalla volontà di restituirli al lettorein modo preciso, non letterario. In entrambe le liriche cadono

le foglie, simbolo quanto altri mai immediato della morte, main quella di Pascoli le foglie che cadono richiamano alla mentenon la morte dell’io, come per Carducci ( Pria che l'ombra av-volgami!), ma quella dei parenti e degli amici già morti:  È l’estate, / fredda, dei morti.

ascolta il cd rom 

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 Novembre

Gemmea l’aria, il sole così chiaroche tu ricerchi gli albicocchi in fiore,e del prunalbo l’odorino amaro

senti nel cuore...

Ma secco è il pruno, e le stecchite piantedi nere trame segnano il sereno,e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante

sembra il terreno.

Silenzio, intorno: solo, alle ventate,odi lontano, da giardini ed orti,di foglie un cader fragile. È l’estate,

fredda, dei morti.

Ho conosciuto le poesie di Pascoli dalla voce di mia madre cheogni tanto mi recitava qualche sua composizione, imparata amemoria quando era piccola. Erano sempre poesie di morti, diorfani, di lacrime e di cimiteri. Mia madre le diceva con vocecantilenante, sempre uguale, con qualche slancio melodram-matico. Io mi stupivo del fatto che sapesse tante cose, spessomolto lunghe, a memoria, dopo tanti anni, e ricavavo da quelledizioni un senso di grande tristezza, attribuendo all’infanzia dimia madre quel tono da giorno dei morti. Una volta diventato

grande, Pascoli è scomparso dai miei orizzonti, relegato almondo dell’infanzia e dell’infelicità, e là è rimasto per moltianni, finché, maturo, sono ritornato a leggere le sue poesie, per scoprire un grande poeta del decadentismo europeo. Le sue  poesie, così piene di tristezza e di dolore senza perdono, la-sciano il segno, anche se spesso danno il senso di un mondo  psicologico eccessivamente chiuso su se stesso, ossessivo,morboso. Ma c’è una redenzione, ed è nella natura, che Pascoli

descrive in modo assolutamente originale, con una ricchezzalessicale e una precisione nei particolari del tutto nuova rispet-

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to alla tradizione aulica italiana. In qualche caso la descrizioneè per rapidi cenni, impressionistica.

ascolta il cd rom 

Temporale

Un bubbolìo lontano...

Rosseggia l’orizzonte,come affocato, a mare;

nero di pece, a monte,stracci di nubi chiare:tra il nero un casolare:un’ala di gabbiano.

La meticolosa e amorosa descrizione della natura e dei suoifenomeni, la ossessiva e regressiva descrizione del proprio do-lore insanabile sono le due vene poetiche più ricche e originali

di questo autore, che il critico Cesare Garboli considera il piùgrande poeta comparso in Italia dopo Leopardi. Nella poesiache segue il tono è particolarmente depresso. Il poeta non vuo-le uscire dal suo guscio di dolore, rinuncia a ogni cosa che nonsia conchiuso nel circolo breve delle parvenze amiche. Le fre-quentazioni quotidiane di oggetti, animali, piante, sono il balu-ardo che lo protegge dalla vita. La nebbia soddisfa il suo desi-derio incontenibile di scomparire. La morte del padre in gio-vane età, i soprusi subiti in seguito, hanno lasciato un segnoindelebile nella psiche di Giovanni Pascoli, cantore della vo-glia di diventare niente.

Ogni a capo deve essere rispettato e trasformato in vibrazione.I versi brevi rispondono dolcemente e tristemente alle inquie-tudini ritmiche di quelli lunghi. Pascoli è considerato dagli

studiosi di metrica un maestro senza pari, grandissimo inven-tore di ritmi. Far sentire che i tre novenari si appagano nel ter-

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nario (dal punto di vista del senso e del ritmo) e che la dolcez-za va gustata nuovamente tra novenario e quinario.

ascolta il cd rom 

 Nebbia

 Nascondi le cose lontane,tu nebbia impalpabile e scialba,tu fumo che ancora rampolli,

su l’alba,

da’ lampi notturni e da’ crollid’aeree frane!

 Nascondi le cose lontane,nascondimi quello ch’è morto!Ch’io veda soltanto la siepe

dell’orto,la mura ch’ha piene le crepe

di valerïane.

 Nascondi le cose lontane:le cose son ebbre di pianto!Ch’io veda i due peschi, i due meli,

soltanto,che dànno i soavi lor mieli

 pel nero mio pane.

 Nascondi le cose lontaneche vogliono ch’ami e che vada!Ch’io veda là solo quel bianco

di strada,che un giorno ho da fare tra stanco

don don di campane...

 Nascondi le cose lontane,

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nascondile, involale al volodel cuore! Ch’io veda il cipresso

là, solo,qui, solo quest’orto, cui presso

sonnecchia il mio cane.

E starem muti in ascolto

La poesia che segue è di Gabriele D’Annunzio, il poeta pesca-rese. Il ritmo leggero e la vocalità fresca sono impreziositi darichiami mitologici che contribuiscono a rendere l’atmosfera

sospesa, di incanto mattutino. La voce deve essere altrettantoleggera e melodiosa, tenuta dalla ripetizione incantatoria. Ineffetti si ha la sensazione di cantilenare una formula magica,un esorcismo beneaugurante, o una ninna nanna. Dire ogniverso come una entità autonoma, retto da un soffio di voce. Alquarto verso far sentire bene la t  scempia di maritimo e la  sdoppia di narcisso, due arcaismi che contribuiscono a rendere preziosa questa lirica.

ascolta il cd rom 

 Innanzi l’alba

Coglierai sul nudo lito,infinito

di notturna melodia,il maritimo narcisso per le tue nuove corone,tramontando nell'abissole Vergilie,le sorelle oceanineche ancor piangono per Ialacerato dal leone.

Andrem pel lito silenti;

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sentiremo la rugiadalene e pura piovere dagli occhi lentidella notte moritura,tramontando nel pallorele Vergilie,le sorelle oceanineminacciate dalla spadadel feroce cacciatore.

Forse volgerò la faccia

in dietro talvolta io solo per vedere la tua traccialuminosa,e starem muti in ascolto,tramontando in tema e in duolole Vergilie,le sorelle oceaninea cui l'Alba asciuga il voltocol suo bianco vel di sposa.

Che ti farà gli occhi chiudere

Una poesia di Umberto Saba, triestino. Attenzione all’io so delsecondo verso: non è legato a quello che segue, ma a quello

che viene prima:   sovrumana dolcezza io so, io conosco. Laquale sovrumana dolcezza ti farà chiudere gli occhi come lamorte. Quando  so ricompare, alla fine, invece è legato a ciòche segue. In mezzo una gran bella poesia d’amore, che metteuna vicino all’altra la descrizione dello sguardo che segue imovimenti della femmina nelle sue attività quotidiane el’accensione improvvisa del desiderio, del possesso sessualecome esperienza estrema, sovrumana, come la morte.

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ascolta il cd rom 

Sovrumana dolcezzaio so, che ti farà gli occhi chiudere

come la morte.

Se tutti i succhi della primaverafossero entrati nel mio vecchio tronco, per farlo rifiorire anche una volta,non tutto il bene sentirei che sentosolo a guardarti, ad aver te vicina,

a seguire ogni tuo gesto, ogni modotuo di essere, ogni tuo piccolo atto.E se vicina non t'ho, se a te in altasolitudine penso, più infuocatoserpeggia nelle mie vene il pensierodella carne, il presagio

dell'amara dolcezza,

che so che ti farà i begli occhi chiuderecome la morte.

Portami con te

La poesia che segue è di Attilio Bertolucci, poeta semplice efine, che ha amato descrivere la sua infanzia, la campagna, i

momenti apparentemente comuni della vita. In questa poesiatutta luminosa ci racconta una gita in compagnia della donnaamata sotto un cielo sempre più chiaro e azzurro fino allo sfa-villio finale del mezzogiorno, quando tutto sembra come fer-marsi, incantato. L’attacco è pieno di slancio, un inizio di vi-aggio, l’avvio di un cammino promettente. Il secondo verso ha bisogno di rallentamenti sulle toniche di reni e di occhio. Poivia sul terzo verso, camminando, per indugiare su come fa

l’amore. La seconda strofa ha il suo culmine in camini, parolasvettante con la sua i ripetuta, parola che allarga l’orizzonte

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con un colpo d’occhio dall’alto. La terza strofa rende in modoiperbolico il rifiuto, in questo momento, di ogni logica econo-mica, di ogni considerazione pratica che possa inquinare unmomento così bello, sotto il cielo che mostra il suo teatro deicambiamenti, con le nuvole che passano via, coprendo di om-  bra i due che camminano laggiù per poi restituirli alla gioiadella luce. Arrivati in cima, ci si dimentica, nello splendore del paesaggio e nella sua vastità luminosa, di ogni problema esi-stenziale. La corsa ha una sosta smemorata. E anche la consa- pevolezza della morte, che non abbandona mai ogni uomo, haun attimo di respiro, un lungo attimo in cui il tempo che fugge

sembra fermarsi e dare ristoro. Tutta la poesia lirica non è cheuna continua e sempre nuova elaborazione del tema del tempoche vola via e si porta tutto dietro. In questa poesia Bertoluccine dà una versione dolcissima, lieta. Come un antico poetagreco o latino, ci invita a cogliere la bellezza del presente, quel  presente fermo e chiaro in cui anche gli uccelli si muovonosenza fretta. Nell’ultima strofa, mettere bene in evidenza, in-dugiando sulla i, la parola  sfavilla, di grande bellezza, corro- borata dalla vicinanza con lamiera. Il verso Che è azzurra or-mai senza residui contiene tutto l’incanto di questo particolaremomento e occorre suonarlo con la musica adatta, con abban-dono melodico. Quando si dice e sopra bisogna dare il tempoa chi ascolta di sollevare lo sguardo, quindi introdurre una  breve pausa subito dopo, per riprendere con tempo largo sucalmi uccelli. La parola camminano è opportuno lasciarla sola,

 perché, attribuita agli uccelli, crea un’immagine che ha biso-gno di tempo. Infine non volano, stupito e quieto, perché sia-mo in una dimensione in cui ciò che di solito è impossibile,avviene in tutta semplicità.

ascolta il cd rom 

Portami con te nel mattino vivace

le reni rotte l'occhio sveglio appoggiatoal tuo fianco di donna che cammina

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come fa l'amore,

sono gli ultimi giorni dell'invernoa bagnarci le mani e i caminifumano più del necessario in unastagione così tiepida,

ma lascia che vadano in maloraeconomia e sobrietà,si consumino le scortedella città e della nazione

se il cielo offuscandosi, e poischiarendo per un sole più forte,ci saremo trovatilà dove vita e morte hanno una sosta,

sfavilla il mezzogiorno, lamierache è azzurra ormaisenza residui e sopracalmi uccelli camminano non volano.

Il gatto e il gufo

Ora una poesia di Giovanni Raboni, milanese. La metrica è  perfettamente funzionale alla dizione. Ogni a capo coincide

con una necessaria sospensione del flusso. Per pensare, per cercare la parola giusta, per dare la giusta importanza a ognisezione. Il primo verso ha un andamento energico, in battere,come un attacco di jazz. Il finale è misterioso, entriamo nelmondo della animalità pura.

ascolta il cd rom

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 Imitazione

Hanno gli squamosi, guizzanti pesci, giùnelle loro dimore senza fuoconotizia del calar della notte? Forse no.Ma chi in terra camminae tutti coloro cui le pennedanno la piena libertà del cielomutano modi all’imbrunire,dando retta ciascuno ad una suacuriosità di specie. Più comune è che il moto

s’attenui, e gli altri sensi, ma non mancanostravaganti eccezioni: così il gattoe il gufo, non appenacede il giorno alle tenebre, più grandifanno i loro pensieri, e per dar vitao toglierlasi mettono in cammino.

La felicità mia e dei morti

Ancora una poesia di Raboni, un sonetto tratto dalla raccoltaOgni terzo pensiero. Già il titolo dice di cosa si tratta, perché ètratto dal finale della Tempesta di Shakespeare, di cui abbiamo parlato più su. E precisamente dalla battuta di Prospero che di-

ce: ora ogni terzo pensiero sarà per la mia tomba. E’ una poe-sia, direi, che risponde a una concezione virile, eccezional-mente seria, dello scrivere versi. Atteggiamento e stile moder-no e metropolitano, in un contenitore metrico tradizionalissi-mo. L’attesa della morte, che è lì a due passi, lascia spazio amomenti di dolcezza inaudita, trovati nelle cose ovvie della vi-ta, prima tra tutte la luce delle stagioni.

ascolta il cd rom 

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Cerco qualche volta di immaginarela felicità, mia e dei morti, e mi sembrache sia la vita. Forse perché chiarenella luce che già un po’ s’insettembra

sono adesso le cose e a meno amarevertigini trascina e tanta assembra più pazienza, più requie il declinaredel tempo è come se da queste membra

arse e dilaniate l’immensa salma

del mondo risorgesse in una calmaradiosa e stesse al cuore assaporare

l’infinito dolcissimo ritardodel bene, e sentire l’Olona e l’Ardo per come si chiamano risuonare.

Trovo particolarmente toccante questo sonetto, nella personache cerca di immaginare la felicità, che si chiede cioè che cosavorrebbe di più, e se lo chiede non solo per se stesso ma per icari morti, dei quali tra poco farà parte, viste le sue gravissimecondizioni fisiche. Che cosa desiderano di più i morti? La vitaovviamente, che non possono più avere. Che cosa desidero piùio? Ma anche, in che consiste la felicità che tutti affannosa-mente cerchiamo? La risposta così semplice e così commoven-

te, anche perché non dice  sono certo che sia, ma, nella faticadella malattia, nel crepuscolo della luce, si limita a dire, con-fessando in questo modo la debolezza di tutti gli uomini: mi sembra che sia la vita.

Il tuo sonno è un pulcino

Una poesia di Fernando Bandini, una ninna nanna davvero

molto bella e strana. L’adulto ha accompagnato con la sua vo-

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ce il bimbo verso il mondo del sonno e ora lo guarda incantato,mentre ancora aleggiano nella cameretta le immagini delle fia- be, dei racconti di paura e di eroi. Nessuno dorme come dor-mono i bambini piccoli. Davvero i loro occhi sembrano cuciti.Per loro, che vivono il mondo come se fosse un sogno, è inve-ce nettissima la cesura tra veglia e sonno, così animalescamen-te profondo il loro dormire. Il senso di assoluta esposizione, dimancanza di ogni difesa che emana un piccolo corpo addor-mentato, genera nell’adulto il desiderio lancinante di protegge-re quel sonno e quel corpo.

ascolta il cd rom 

 Berceuse

E fatta la bella cucitura alle palpebredormi, bambino, dormi! Non una goccia di sangue ti è uscitadai cigli. Stelle enormi

galleggiano nell'aria, la tua manina pende dal letto. Come rassomiglial piccolo re dei Cimmeriiche dorme sulle rive del Mar Nero!

E adesso che hai la bella cucitura alle palpebredormi, bambino, in etereiregni trasvola dove fioco è il pensiero.Il tuo sonno è un pulcino nel suo guscio.Io sono un passo e ti fruscio qui accanto,io sono il ramoscello di calicanthusnella sua brocca e bramola fredda aria d'inverno del tuo letargo.

Gli altri girino al largo

che coverò il tuo sonno nel suo uovo.Fruste di rovo userò per straziare

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il dorso dei cani randagiche si aggirano intorno al tuo sepolcro.

Sediamo insieme ancora

Una poesia di Andrea Zanzotto, veneto di Pieve di Soligo. Sitratta di una davvero impressionante elaborazione moderna dellinguaggio aulico della tradizione. Sembra di leggere un Pe-trarca dopo due guerre mondiali. Uno strabiliante innod’amore per la propria donna, insieme alla quale si sta invec-chiando, insieme alla quale si desidera morire, nella comunio-

ne anche delle ceneri. Versi in prevalenza brevi, da tenere tuttistretti.

ascolta il cd rom 

 La vita silenziosa

a M.

ISediamo insieme ancoratra colli, nella domestica selva.Tenere fronde dalle tempie scostiamo,soli e cardi e vivaci prati scostoda te, amica. O erbe che salite

verso il buio duraturo, versoqui omnia vincit.E venti estinguono e rinnovanoa ogni volgere d'ore e d'acquele anime nostre.Ma noi sediamo intentisempre a una muta fedele difesa.Tenera sarà la mia voce e dimessa

ma non vile,raggiante nella gola

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Parte terza - La dizione della poesia

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- che mai l'ombra dovrebbe toccare -raggiante sarà la tua vocedi sposalizio, di domenica. Non saremo potenti, non lodati,accosteremo i capelli e le frontia viverefoglie, nuvole, nevi.Altri vedrà e conoscerà: la forzad'altri cieli, di pinguireintegratriciatmosfere, d'ebbri paradossi,

altri moverà storiae sorte. A noile madri nella cucina fuochi poveri vegliano, dolcelegna in cortili cui già cinge il nullacolgono. Poco latteci nutrirà finchéstolti amorosi inutilila vecchiezza ci toglierà, che nel prossimocampo le mal fiorite aiole prepara e del cuorei battiti incerti, la penae l'irreversibile stasi.

II

Ma tu conoscerai del mio sorrisol'implorazione fermanei millenni come una ferita,io del tuo l'alba a ogni alba.Germoglio lieve ti conoscerò:quanto aprirai, quanto ci appagheraidi lievi avvenimenti.Droghe innocue, bufere di marzo;

orti d'iridi e di cera, sinecure per menti e mani molli d'allergie;

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letture su pulviscoli d'estati,letture su piogge, tra spine infinite di piogge.Talvolta Urania il verocome armato frutto ci spezzerà davanti:massimi cieli,voli che la nottesolstiziale riattizza,gemme di remotissimiodî e amori, d'idrogenosfolgorante fatica:deposti qui nell'acqua di un pianeta

 per profili di colchici e libellule.

Forse alzerò fino a te le mie cigliafino a te la mia bocca cui l'attesaalterò dire, esistere.E anche nella terra,domani, l'ultimo mio indizioinazzurrirà di stellati entusiasmi,di veloci convulse speranze.

Avremo lontananze capovoltespecchi che resero immagini rubatefiori usciti da mura ad adorarti.Saremo un solo affanno un solo oblio.

Dove inizia l’erba

Voglio chiudere con la lettura di una poesia di Nelo Risi. Sitratta di un inedito (2006) che ho avuto il privilegio di leggerein pubblico per la prima volta durante un convegno letterario, presente il poeta. È una poesia amara, già dal titolo. Il poeta,vecchio, guarda al mondo come da lontano, dall’alto, ma nonnella “quiete che regna oltre le cime” di Goethe, bensì nel pie-

no del dolore e del desiderio di vita. E quel Un blu / impalpa-

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bile ventoso è davvero degno di stare vicino a  E quel lontanomar, quei monti azzurri.

ascolta il cd rom 

Oltre la soglia

Perché poni domande? ionon presto più ascoltoal già compiuto da alloraho saldato il mio conto

Un bluimpalpabile ventoso anima ricordi che sannodi naftalina – i treni partivano pienitornavano vuoti e gli stadigremiti di armati plaudivano un mondo per anni taciuto

L’evento non è emerso dal nullaappartiene a un tempo che da sempresarà geneticamente assunto dal corpoma non è più il mio temponon ha più il mio spazio: al cerchio per chiudere manca un trattinoio lo guardo dal vetro di uno spiraglio che dà su un muroe se arrivano voci sono le voci di un raro coraggio preziose salvifiche le devono vantare Le Storienoi le abbiamo nutrite già dentroaltri verranno a lorotrasmetterle che non si perdano

Oltre il mare dove inizia l’erbacon promesse di pascoli e di costellazioni

il grantutto ci appare sommerso da onde

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Parte terza - La dizione della poesia

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siamo miliardi e più senza una meta per una terra usata che ci vasempre più stretta

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PARTE QUARTA

LA CORRETTA PRONUNCIA

Vorrei cominciare questo capitolo con un paradosso: la perfettalingua italiana non esiste. È un paradosso che dice però una veri-tà. Infatti in nessuna regione d'Italia si parla il perfetto italiano. Neanche in Toscana, dove invece parrebbe ovvio. Il fatto è chela lingua italiana nasce sì in Toscana, ma si evolve poi nel tem-

 po, subendo varie influenze e arrivando ad essere una realtà fo-nicamente distinta dal dialetto toscano. Oggi l'italiano corretto èuno standard che si ascolta solo in determinati ambienti, primadi tutto in quello teatrale. Si tratta di una realtà in movimento,che non sempre è facile afferrare. Per molti versi infatti i manua-li e i dizionari di ortoepia di qualche tempo fa non sono più va-lidi, perché riportano abitudini non più seguite, neanche negli

ambienti più conservatori, quelli teatrali appunto, e in particolareneanche nelle scuole di teatro.

Avendo questo libro fini esclusivamente pratici, lasceremo per-dere l'indagine del perché si dice  fréddo e non  frèddo, tèmpo enon témpo, bène e non béne e così via. La grammatica storica èuna disciplina complicata che studia l'evoluzione del latino neivari idiomi regionali e poi nella lingua italiana, anche dal punto

di vista fonetico, ma che non sempre ci può soccorrere nel com- prendere il perché di una pronuncia piuttosto che un'altra. E inogni caso lo scopo finale dello studio della corretta pronuncia proposto da questo manuale è quello di parlare correttamente efluidamente l’italiano standard. Questo lo si ottiene memoriz-zando qualche regola, ma soprattutto   facendosi l’orecchio conun esercizio assiduo.

Le regole che seguono quindi hanno una funzione esclusivamen-

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Parte terza - La corretta pronuncia 

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te pratica. Le ho ricavate dallo spoglio elettronico del dizionariodi pronuncia, con il quale ho creato grandi gruppi di parole conla stessa terminazione. Il dizionario, a sua volta, è frutto di unaanalisi comparativa tra i più noti dizionari di ortoepia, confronta-

ti però con l'uso odierno. Per fare un esempio, tutti i dizionari di pronuncia imporrebbero, a proposito della s intervocalica, di direcinése, con la  s sorda, ma  francés     e, con la  s sonora, malése mamalès     ia, nàso ma càs     o, rìso ma vìs     o, còsa ma ròs     a, ecc., mentrenella pratica nessuno più avverte la necessità di mantenere que-ste differenze. Gli esempi potrebbero essere molti.

La maggior parte delle regole che seguono riguardano la pro-nuncia della e e della o. Tenere sempre ben presente che le in-certezze riguardano solo ed esclusivamente o ed e toniche.Quando sono atone non esiste il problema. In questo caso infattisono sempre a pronuncia chiusa. Unica eccezione, alcune parolecomposte in cui avvertiamo ancora distintamente le due paroleoriginarie, come in  Bellosguardo, per esempio, dove la e, pur non essendo la tonica della parola composta, mantiene la pro-

nuncia aperta in quanto avvertita come tonica della parola bello.In questo caso la vocale sarà scritta in corsivo: bèllosguàrdo.

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Parte terza - La corretta pronuncia

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REGOLA 1La e tonica si pronuncia 

aperta, è, quando è prece‐

duta da i  

Esempi

bandièra cavalière carrièra 

chièdere corrièra chièsa dièci 

dièdi diètro insième ièri irre‐

quièto lièto liève mièi mièle 

mongolfièra niènte pensièro 

piède pièno piètra quièto sièdo 

spiègo vièni 

Eccezioni

quando fa parte di un suffis‐

so con é (‐és          e ‐étta…): ate‐

niés          e marsigliés          e pugliés          e… 

macchiétta magliétta… 

chiérico, che mantiene la 

pronuncia di chérco da cui 

deriva 

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Esercizio 1

Mettere gli accenti e ripetere a lungo ad alta voce (vedi anche il cdrom)

1.  Vieni, guarda, vedi come garrisce la bandiera italiana.2.  Un cavaliere nero arrivava di gran carriera.3.  Chiedere e richiedere un favore non vuol dire ottenerlo.4.  La fermata della corriera è proprio davanti alla chiesa.5.  Ti diedi dieci euro un mese fa, ora li rivoglio indietro.6.  Ieri siamo andati in chiesa insieme e oggi mi dici che non

ci vieni?7.  Sei il solito irrequieto, eppure dovresti essere lieto dei miei

successi.8.  Lieve come il pensiero è l'amore che ti chiedo.9.  Dolce come il miele è l'amore che mi diede.10.  Sulla mongolfiera niente fiamme, mi spiego?11.  Sono pieno di dolori, oh i miei piedi!12.  Tu sei Pietro e su questa pietra fonderò la mia chiesa.13.  Siediti qui, quieto, ora viene il medico e ti spiega.

14.  Quando canti la marsigliese fai ridere con il tuo accento pugliese.15.  Quella macchietta sulla maglietta, che disdetta, è anche un

 po' stretta.16.  Per vivere bene mi sono fatto chierico.

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Esempi

agènda ammènda aziènda 

bènda faccènda leggènda 

merènda tènda vicènda 

accènde attènde comprènde 

difènde sorprènde prènde 

accèndi appèndi rèndi tèndi 

corrèndo frinèndo orrèndo 

salèndo soffrèndo sottraèndo 

stupèndo tremèndo venèndo 

accèndere appèndere com‐

prèndere difèndere intènde‐

re prèndere rèndere stènde‐

re 

y rivéndo s          véndo… 

Nota

Le voci vendendo scendendo a‐

scendendo ascendente hanno pe‐

rò è: vendèndo scendèndo ascen‐

dèndo ascendènte. Non si tratta 

più infatti della radice del verbo 

(vénd‐ scénd‐ …) ma delle desi‐

nenze ‐èndo ‐ènte 

y compravéndita s          véndita 

il suffisso ‐véndolo: fruttivéndolo 

lattivéndolo 

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Esercizio 2

1.   Nella mia agenda ho segnato: pagare l'ammenda.2.  La faccenda è chiusa, l'azienda si svende.

3.  Mettiamo una benda e sei più sicuro.4.  È una leggenda che la merenda non faccia ingrassare.5.  La tenda scorre e l'attore se ne va.6.   Non ci sto più se non ci aiutiamo a vicenda.7.   Non si accende più, attendi un attimo, vedo se ho un cerino.8.   Non ti comprendo, non mi comprendi, che tragedia.9.  Lui si difende fino alla morte, ma è inutile, mente.10.  Non ti sorprende tutto questo?11.  Chi prende e chi no, così è la vita.12.  Appendi qui il soprabito, ti prendo le ciabatte.13.  Quel che è stato è stato, ora rendi tutto.14.  Tu tendi troppo la corda, si spezza.15.  Sto correndo da stamattina, non ce la faccio più.16.  Che chiasso, le cicale stanno frinendo dall'alba, è orrendo 'sto

strazio.

17.  Chi corre salendo scende cadendo.18.  Per te io sto soffrendo le pene dell'inferno.19.  La differenza si calcola sottraendo e non dividendo, asinazzo!20.  Che paesaggio stupendo! Non comprendo perché tu non con-

dividi il mio entusiasmo.21.  È tremendo tutto quello che tu dici, mi sta venendo male.22.  Tutti i giorni uguali: appendere i vestiti, accendere le luci,

comprendere i clienti, difendere la ditta, intendere gli ordini,

 prendere le decisioni, stendere la relazione, insomma... renderel'anima a Dio.

23.  Se non scendo io, morire se tu sali!24.  Son salito fin troppo, ora discendo piano piano.25.  Vendo tutto e vado in Iran... No, meglio a Santo Domingo.26.  Non ci capisco più niente: vendendo scendendo ascendendo

ascendente son tutti gerundi?

27.  Non mi vendico di te, rivendico solo il mio diritto al godimen-to.

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28.  Va bene che mi ami ma non voglio che mendichi il mio corpo.29.  Il fruttivendolo non vende più latte, bisogna andare proprio dal

lattivendolo.

REGOLA 3

La e tonica si pronuncia a‐

perta, è, quando è seguita 

da ‐nt‐

Esempi

battènte coerènte corrènte 

cosciènte effervescènte fu‐

rènte lènte 

argènto attènto assènto av‐

vènto cènto consènto con‐

tènto divènto evènto lènto 

sènto tènto vènto 

occidènte accidènte acco‐

gliènte assorbènte diffidènte 

esauriènte  fervènte gènte 

impellènte perdènte pian‐

gènte 

Eccezioni

le voci del verbo entrare e 

dei suoi derivati: éntro rién‐

tro sotténtro 

gli avverbi éntro addéntro 

péntola vénti (numero) trén‐

ta 

quando è preceduta da m: 

allegraménte altriménti 

cas          aménto censiménto di‐

méntico fondaménta giu‐

ménta ménta ménte ménto 

méntre pariménti ramménto 

Rinasciménto Risorgiménto 

sacraménto seménte tor‐

ménta torménto 

Ma 

demènte, Mèntore, memènto 

e i participi presenti in ‐mente 

mantengono la è: deprimènte 

fremènte gemènte opprimèn‐

te reprimènte 

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Esercizio 3

1.  Sii coerente, prendi quel battente in mano e riprova.2.  Questa corrente mi porterà alla tomba.3.  Sono cosciente di tutto ciò, ne prendo atto.

4.  L'acqua effervescente non la voglio: rutto.5.  Ercole furente fa paura.6.  Slow food: lente colazioni, lenti pranzi, lente cene, che bar-

 ba!7.  Cos'hai oggi, l'argento vivo addosso che non stai fermo per 

niente?8.  Sì sì, sono attento, non rompere.

9.  Io non mi assento mai. Ti piacerebbe, eh, saresti contento!10.  Se consento è solo perché ti sento appassionata.11.  Io tento e ritento, ma è tutto così lento.12.  Amo il vento che soffia da occidente.13.  Ti prenda un accidente, mai ho visto una persona più diffi-

dente di te.14.  Tutti lo amavano, il suo funerale era pieno di gente in la-

crime, piangente.

15.  La sua fede è fervente, la mia inesistente.16.  Non sono io che mento, sei tu che allegramente spargi men-

zogne.17.  Memento mori, ricordati che devi morire, si dicono i trappi-

sti per salutarsi, pensa te!18.  No, non è proprio un casamento davvero, solo una villetta.19.  Ma stai attento, hai confuso Rinascimento con Risorgimen-

to!20.  È un demente, nella sua testa solo opprimenti pensieri di

morte.21.  Una tormenta infuria da nord e tira verso oriente.22.  Mentre tu ti diverti, io vivo nel tormento aspettando il tuo

rientro.23.  Nella pentola ho messo venti uova, basteranno? Ne metto

trenta?

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REGOLA 4

La e tonica si pronuncia aperta, è, quando è seguita da ‐ns‐ e da ‐nz‐

Esempi

dispènsa Malpènsa mènsa ricom‐

pènsa 

amanuènse castrènse circènse es‐

tènse forènse 

cènso consènso dènso immènso in‐

tènso melènso pènso propènso sèn‐

so 

accogliènza assistènza coesistènza 

concorrènza conoscènza convenièn‐

za dissolvènza essènza Faènza lènza 

maldicènza partènza sènza scadènza 

urgènza valènza Vicènza 

cadènzo Innocènzo Lorènzo Riènzo 

Vincènzo 

Firènze 

assènzio differènzio evidènzio Gau‐

dènzio licènzio Massènzio referènzio 

pres          ènzio silènzio Terènzio 

pènzolo spènzolo 

Eccezioni

zénzero 

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Esercizio 4

1.  Oggi la mensa è chiusa, guarda un po' che c'è in dispensa.2.  Via presto, dieci euro di ricompensa se arriva a Malpensa in

un'ora.

3.  Un povero amanuense coi suoi guanti corti.4.  La vita castrense è dura: tutti i santi giorni esercitazioni.5.  L'arte circense è in declino, pensa che tristezza6.  La città estense, si specchia nei suoi laghi.7.  Il consenso politico è la base del potere.8.   Non si vota per censo, il senso della democrazia non è que-

sto.

9.  Io penso che il poeta più intenso sia Dante.10. M'illumino d'immenso, ti prego, non spegnere.11. Che accoglienza: tutti musi lunghi, fate concorrenza ai gufi.12. La coesistenza pacifica si basa sulla convenienza reciproca.13. Vado a Vicenza senza scalo. Ho un'urgenza là.14. Come nome preferisco Lorenzo a Innocenzo, che ne pensi?15. Vincenzo Monti ha tradotto l'Iliade in endecasillabi.16. L'assenzio era l'eccitante più usato nell'Ottocento.

17. Alla basilica di Massenzio ho visto dei bei film.18. Silenzio prego, o vi licenzio tutti.19. Di Terenzio non so nulla, chi era?20. Penzolo nel vuoto come la lingua di un cane.21. Detesto la cucina giapponese, odio lo zenzero.

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REGOLA 5

La e tonica si pronuncia aper‐

ta, è, quando è seguita da vo‐

cale oppure da una conso‐

nante seguita da due vocali 

Esempi

assemblèa colèi costèi epo‐

pèa odissèa fèudo idèa lèi 

leucorrèa sèi trincèa dèi (di‐

vinità) 

adultèrio artèria assèdio cri‐

tèrio desidèrio deletèrio ma‐

cèria matèria mèdio misèria 

rimèdio sèrio tènue scrèzio 

trapèzio facèzia inèzia spèzia 

Eccezioni

se fa parte delle desinenze 

dell'imperfetto ‐éa ‐éano che 

sono le varianti antiquate di ‐

éva ‐évano: voléa credéano… 

la desinenza ‐éi del passato 

remoto: voléi, credéi… 

le preposizioni déi, néi, péi 

(per i) 

l'aggettivo quéi 

il pronome personale éi (egli) 

le voci in ‐éguo e simili: séguo 

diléguo séguito… 

le voci del verbo fregiare (fré‐

gio frégi...) e il sostantivo fré‐

gio 

le voci del verbo impeciare 

(impécio impécia...) 

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Esercizio 5

1.   Nell'assemblea Ulisse parlava lentamente.2.   Non voglio più vederla: colei mi ha rovinato.3.  Sei un traditore, ecco cosa sei! Vattene con costei, o non

so cosa ti faccio.4.  La mia vita è un'epopea, proprio, anzi no, un'odissea ec-

co.5.  Il mio desiderio? Scavare trincee contro i feudi del pote-

re.6.   Non hai idea di cosa hai fatto. Guarda che disastro!7.  Lei, sì, proprio lei ha ordito tutto questo.

8.  Lasciami sola, sto male, la leucorrea non mi dà pace.9.  Si sono messi in sei per fare questo capolavoro.10. La mia vita: una trincea contro i prepotenti.11. Io non volea pestarti un piede, o ninfa, solo che non cre-

dea avessi pie’ sì lunghi.12. Credei nell'amicizia, volei essere leale, da ieri mi pento.13. Gli dei dei greci non erano quei burattini che tu credi.14. Ei mi disse: vieni con me, ti porterò alle colline d'oro.

15. Andiamo qui pei campi, raccoglierem le olive.16. Col tuo adulterio è finita tra noi, vattene da lei.17. Baipassami, amore mio, sono la tua arteria.18. Se continui con questo assedio, non ottieni niente.19. Sei proprio senza criterio: ogni tuo desiderio dev'essere

esaudito!20. Il tuo esempio è stato deleterio, che carabiniere sei?21. Oggi il mondo è pieno di macerie, macerie morali voglio

dire.22.  Non c'è materia per indagare, giriamo a vuoto, lavoria-

mo per niente.23. Sii serio, prendi atto della miseria del tuo gesto.24. È un peccato lieve, una tenue infrazione, un piccolo

screzio, niente di più.25. Sì, ma sto parlando del trapezio volante non del trapezio

figura.26. Dici facezie, sei davvero un amabile cretino.

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Parte terza - La corretta pronuncia

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27.  Non ne parliamo più, son solo inezie.28. Buono 'sto tacchino, peccato troppe spezie!29. Sono stanco, non ti seguo più, il seguito me lo dici un'al-

tra volta.30. Vieni, guarda verso oriente la nave che dilegua.31. Il duce mi ha dato una medaglia e io me ne... fregio.32. Oggi la barca non si impecia più, è di plastica.

REGOLA 6

La 

tonica 

si 

pronuncia 

aper‐

ta, è, nelle terminazioni ‐èlla ‐

èllo -èlle

Esempi

ascèlla besciamèlla gazzèlla 

novèlla sèlla sorèlla zitèlla 

acquerèllo anèllo arboscèllo 

asinèllo bèllo bordèllo cap‐

pèllo carosèllo castèllo mar‐

tèllo occhièllo ombrèllo o‐

stèllo ponticèllo rastrèllo 

secchièllo spèllo 

vèllo sèllo tassèllo 

violoncèllo vinèllo 

Apèlle 

imbèlle 

ribèlle 

pèlle 

Eccezioni

le preposizioni articolate délla 

déllo 

nélla 

néllo 

nélle 

il pronome personale élla 

i dimostrativi quélla quéllo 

quélle 

capéllo stélla Maristélla 

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Esercizio 6

1.  Tieni giù il braccio, hai l’ascella che uccide nella notte.2.  Troppa besciamella in quella lasagnona.3.  Da quando in qua si sella una gazzella?

4.  Tua sorella si sposa? Questa è bella!5.  Scambiatevi l’anello, ecco non sei più zitella.6.  Dipingi troppo lento, è un acquerello quello, asciuga.7.  Questo asinello non cammina, è un mulo quello?8.  Più che un ostello, questo è un bordello, prendo il cappello

e vado via.9.  Dalla finestra del castello Maristella guardava a occidente

lisciandosi i capelli.10.  Ti ho chiesto un martello e tu arrivi con l’ombrello?11.  Il prato è pieno di foglie. Prendi un po’ il rastrello.12.  Ti spello viva se continui a suonare così quel violoncello.13.  Apelle, figlio di Apollo, fece una palla di pelle di pollo.14.  Buono questo vinello, me ne berrei un secchiello.15.  Ma che amico per la pelle, sei solo un imbelle senza fegato.16.  Partiamo con Giasone alla conquista di quel vello d’oro.

17.  Ella venia incedendo, alta tra gli alti steli.

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Parte terza - La corretta pronuncia

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REGOLA 7

La e tonica si pronuncia aper‐

ta, è, nelle terminazioni 

 –èmo, ‐èma ‐ènne ‐ènnio 

Esempi

blasfèmo boèmo crèmo cri‐

santèmo estrèmo gèmo prè‐

mo 

rèmo 

suprèmo 

trèmo 

Brèma crèma eczèma edèma 

poèma patèma problèma tè‐

ma teorèma 

decènne indènne minorènne 

solènne trentènne ventènne 

biènnio decènnio ènnio tren‐

tènnio ventènnio 

Eccezioni

le voci del verbo temere: io 

témo tu témi... 

la prima persona plurale del 

futuro semplice di tutti i ver‐

bi: amerémo berrémo farémo 

odierémo… 

téma (paura) 

scémo (aggettivo e voce del 

verbo scemare) 

la desinenza del passato re‐

moto dei verbi tenere e veni‐

re e dei loro derivati: convén‐

ne ténne riténne vénne... 

nettapénne 

pénne (pl. di pénna) 

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Esercizio 7

1.  Questa affermazione è blasfema, anzi no, è solo scema.2.  Ecco il mio estremo dono, un crisantemo per te.3.  Ho mangiato troppe paste alla crema, ora gemo dal mal di

 pancia.4.  Hai voluto la barca, ora prendi il remo e vai.5.  Tremo dalla paura, ho un edema polmonare.6.  È il più grande poeta boemo, ogni suo poema è un successo.7.  Il vero problema è l’eczema, non passa più.8.  Sei uscito fuori tema, che c’entra Brema, mica è in Svizze-

ra.

9.   Non farti prendere dal patema d’animo, il teorema non ècosì difficile.10.  Temo per te, vieni subito a casa11.  Ameremo, faremo, odieremo, berremo, insomma vivremo.12.  Non ho nessuna tema per il futuro, il problema non esiste.13.  È solo decenne ma non è indenne da malizia.14.  Te lo dico in modo solenne: sei un minorenne della mente

anche se sei trentenne.

15.  Dopo un decennio di convivenza, caro Ennio, non c’è piùniente tra noi.

16.  Convenne a entrambi, problema risolto.17.  Venne l’estate e il sole tenne il campo.18.  Non ci sono più penne, tieni la matita, prendi.

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REGOLA 8

La e tonica si pronuncia aper‐

ta, è, negli aggettivi numerali 

in  –ès                 imo 

nella terminazione dei termi‐

ni dottrinali  –ès                 i 

nelle terminazioni  –èstre 

‐èstro  –èstra ‐èdine  –èlico 

‐èrico ‐èrrimo 

Esempi

dodicès     imo sedicès     imo trentès     imo millès     imo milionès     imo 

anaforès     i anurès     i ascès     i catacrès     i catechès     i cos    mès     i diaforès     i diu‐

rès     i  es    egès     i ionoforès     i mimès     i sinestès     i teorès     i 

alpèstre silvèstre rupèstre terrèstre 

canèstro capèstro 

finèstra ginèstra palèstra 

acrèdine intercapèdine pinguèdine putrèdine raucèdine salsèdine 

angèlico aristotèlico babèlico evangèlico famèlico filatèlico foco‐

mèlico gaèlico mefistofèlico mèlico pantagruèlico psichedèlico vè‐

lico 

atmosfèrico battèrico cadavèrico chimèrico climatèrico collèrico 

cratèrico diftèrico entèrico es    otèrico genèrico glicèrico ibèrico i‐

stèrico ittèrico neotèrico omèrico numèrico perifèrico sfèrico 

Eccezioni

maéstro ammaéstro (ma an‐

che: maèstro ammaèstro) 

Nota

Attenzione a non confondere ‐

ès     imo, suffiso di numerali, con 

‐és     imo, suffiso di sostantivi a‐

stratti: battés     imo cattolicés     imo 

cristianés     imo feudalés     imo in‐

cantés     imo... 

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Parte terza - La corretta pronuncia 

223

Esercizio 8

1.  Il mio dodicesimo compleanno lo passo a Brema, con Mari-stella.

2.  È la milionesima volta che te lo dico, cattolicesimo e cristia-

nesimo non sono la stessa cosa.3.  La tua esegesi non tiene conto della mimesi stracca di quel

 poema.4.   Non è un incantesimo il battesimo, ma un sacramento.5.   Non basta una cosmesi morale, ti serve una vera e propria

ascesi.6.  Se la diuresi non è buona, addio ai reni, bello mio.

7.  Alpestre, silvestre, rupestre sono quasi sinonimi, non senti?8.  Che già legava l’umile capestro.9.  Tutti quei fiori di ginestra, mettili qui, nel canestro giallo.10. Dalla finestra della camera si vede la palestra in costruzione.11. Il mio vecchio maestro, lo ricordo con affetto.12. Ti parlo con acredine forse, ma è colpa della tua putredine

morale.13. Alla raucedine c’è rimedio, alla pinguedine no.

14. Il tuo atteggiamento angelico non mi inganna, sei famelicodi onori.

15. Il mio acerrimo nemico è quel filatelico di fronte, mi frega iclienti.

16. La logica aristotelica resta insuperata.17. Il messaggio evangelico ti lascia indifferente? Blasfemo!18. Isterica? Isterica io? Tu ti senti normale? Sei un collerico

senza quiete.19. Le diedi il mio regalo e disse: omerico! Sfotteva?20. Un quartiere periferico è meglio che niente.21. Sei rimasto indietro, non sai che il mondo è sferico e non

 piatto?

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Parte terza - La corretta pronuncia

224

REGOLA 9La e tonica si pronuncia aper‐

ta, è, nelle terminazioni 

‐èco ‐èca 

Esempi

aztèco bièco cèco cercopitè‐

co cièco copèco èco gèco 

grèco Grièco s    bièco sprèco 

trichèco 

bachèca bibliotèca calcotèca 

cinetèca dèca discotèca e‐

motèca enotèca Fonsèca fo‐

totèca gipsotèca glittotèca 

ipotèca mantèca pinacotèca 

Eccezioni

i pronomi méco séco téco 

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Parte terza - La corretta pronuncia 

225

Esercizio 9

1.  Quel gioiello azteco è una bellezza, caro signor Grieco.2.  Ho detto che è ceco, della Repubblica Ceca, non cieco, sen-

za vista.

3.   No, non assomigli a un cercopiteco, che è un primate, ma aun tricheco, ecco, bello grasso e molle.

4.  Bella questa stoffa, tagliamola di sbieco, così non c’è nes-suno spreco.

5.  Se fossi russo ti direi che non vali un copeco.6.   Non ripetere tutto quello che dico, non sono una valle per 

avere l’eco.

7.  L’ho letto in bacheca, oggi la biblioteca è chiusa.8.  Quel film non si trova più, neanche alla cineteca nazionale.9.  Bello mio, se confondi emoteca con enoteca, sono guai per i

 pazienti.10.  In discoteca non ci vengo, me ne vado in pinacoteca.11.  Guarda che capelli, neanche con la manteca di una volta li

 potrei fermare.12.  Ho comperato quella casa a poco prezzo, ed ecco la bella

sorpresa: ipoteche, ipoteche, ipoteche.13.  Vecchia ditta Fonseca, fototeca antiquaria.14.  Non credi tu me teco, e ch’io ti guidi?15.  Se tu riduci a mente / qual fosti meco e qual io teco fui, /

ancor fia grave il memorar presente.

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Parte terza - La corretta pronuncia

226

REGOLA 10

La e tonica si pronuncia aper‐

ta, è, nei nomi d'origine stra‐

niera tronchi o che finiscono 

per consonante, anche se la 

consonante non viene pro‐

nunciata

Esempialoè Averroè bebè bignè caffè 

canapè caratè frappè gilè 

Gios    uè koinè lacchè Mos    è pu‐

rè Salomè scimpanzè (o scim‐

panzé) tè 

bidet [bidè] cabaret [cabarè] 

cheque [scèk] decathlon [dè‐

catlon] dèficit èden fèz hotel 

[otèl] motèl nègus rèbus rè‐

cord referèndum rèquiem 

sèmel sètter sèt tèlex tènnis 

tèst vademècum 

Eccezionihabitué 

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Parte terza - La corretta pronuncia 

227

Esercizio 10

1.  Dì come vuoi, aloe o aloè, ma dammene un po’, sto male.2.  Averrois per Dante, Averroè per noi.3.  Anche se frigna, meglio non dare caffè al bebè.

4.  Mi sdraio sul canapè e, chi s’è visto s’è visto, mi faccio tre bignè.

5.   Non sono un habitué del caratè, preferisco il tennis, ma ognitanto mi piace.

6.  Mosè, Giosuè, personaggi antichi, Salomè pure.7.   Non sono il tuo lacchè, fattelo da solo il frappè.8.  Questo scimpanzè è strano: ama il purè.

9.  Bidet, cabaret, cheque, sono parole di origine francese.10.  Bel rebus, aumenta il deficit e non so perché.11.  Il tuo è un record, sì, ma negativo.12.  In questo hotel non sono ammessi i cani, neanche i setter.13.  Il referendum è perso. Requiem eterna per la nostra legge.

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Parte terza - La corretta pronuncia

228

yy 

‐ètti ‐ètte ‐èttero 

Esempiavrèi andrèi vorrèi canterèi 

amerèbbe saprèbbe scende‐

rèbbe salirèbbe 

amerèbbero sognerèbbero 

leggerèbbero 

io dètti, dovètti, credètti, stèt‐

ti 

egli dètte, dovètte, credètte, 

stètte 

essi dovèttero, dèttero, cre‐

dèttero, stèttero 

Note

Le desinenze del passato 

remoto ‐ebbe ‐ebbero 

hanno è come quelle del 

condizionale: ‐rèbbe e 

‐rèbbero, y “detti” passa‐

to remoto di dettare fa 

dètti 

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229

Esercizio 11

1.  Avrei la possibilità ma non mi va.2.  Andrei se potessi e gliele canterei.3.  Salirebbe al settimo cielo, ma è tutto vero?

4.  Allora non potei vederlo, ma ora, potrei?5.   Non se lo sognerebbero neanche, di ritornare indietro.6.  Se leggessero un po’, non sarebbero così ignoranti.7.  Crebbe tra i preti, ma ora è un mangiamonache.8.  Dovetti entrare in chiesa, per sposarmi.9.  Gli dette l’estrema unzione e stette un po’ a guardarlo.10.  Che io detti a te le parole da dire, ma sei scemo?

11.  Gli diedi la mano e lui credette nella mia buona fede.12.  Dovettero legarlo, era un cavallo pazzo.13.  Stetti solo nella nebbia e lei stette con me.14.  Chiamai i carabinieri e lei dovette arrendersi.15.  Non si dice più dettero, ma diedero.

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Parte terza - La corretta pronuncia

230

REGOLA 12

La e tonica si pronuncia aperta, è, in molte 

parole isolate 

accètto alfabèto Amlèto amulèto Anaclèto 

anacorèta apèrto apologèta aspètto atlèta 

bèta bène blès    o brève Capèto catèto Cècina 

celèste cèrto cèto ciprèsso compèto complè‐

to concrèto consuèto copèrto Crès    o Crèta 

esplèto èssere estèta etèrno fèbbre fèsta fi‐

nèstra frès    o Gaèta geodèta gèsto grèco 

guèrra incomplèto lèggere lèttera (o léttera) 

lètto lèvo Lubècca mansuèto maratonèta 

mèglio mèrce mèta mètro mèzzo (metà) ob‐

solèto offèrto ossèrvo pèggio Peloponnès    o 

pèrdere pètto pèzzo pèzza Policlèto prègo 

prèsso prèsto prossenèta rèsto ripètere 

sèmpre sèppi sèrvo sèsto spèro spèzzo spi‐

rochèta telèfono telègrafo tèmpo tèngo teo‐

rèta tèrra tèrzo tèsta vècchio vèngo vèrso 

vèste vèsto vèto zèta 

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Parte terza - La corretta pronuncia 

231

Esercizio 12

1.  Accetto la tua sfida: tutto Amleto a memoria.2.   Non hai mai aperto un libro, non conosci neanche

l’alfabeto.

3.   Non hai un bell’aspetto, sembri un anacoreta d’altri tempi.4.  Sei l’apologeta di te stesso, ma ti aspetto alla prova, vieni

qua.5.  Quell’atleta corre bene, non competo con lui.6.  I cipressi adornano i cimiteri.7.  A Lubecca mi venne la febbre, a Creta peggio, non potevo

alzarmi dal letto.

8.   Non pensi d’essere invadente? Fatti un metro più in là.9.  Tu parti e io resto: sempre così. Ma non va bene.10.  Sempre caro mi fu quest’ermo colle.11.  Non è consueto vedere una guerra dalla finestra.12.  E il telefono prese il posto del telegrafo. Meglio o peggio?13.  Da Gaeta non c’è una linea diretta per il Peloponneso.14.  Ti prego, lascia perdere, non è l’impiego per te.15.  Non ci spero più da un pezzo, è la sesta volta che lo chiedo.

16.  No, non vengo, non ci tengo, non sono un maratoneta, lo sai bene.

17.  Sempre la stessa storia, è tempo che ti siedi e pensi al tuofuturo.

18.  La relazione è incompleta. Come sempre. Rifalla e porta-mela per tempo.

19.  Musica breve, celeste, un completo godere!20.  Che voce di cielo! Rende mansueti i lupi.21.  Un tempo ero sempre contento, ora sono sempre collerico.22.  Non vengo, mi tengo la mia noia, ma ti prego non seccarmi.23.  Il ceto medio, questo sconosciuto.

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Parte terza - La corretta pronuncia

232

REGOLA 13

La e tonica si pronuncia chiu‐

sa, é, nelle terminazioni 

‐éggio  –éggia 

‐éccio ‐éccia 

Esempi

albéggio aléggio bamboléggio 

campéggio gréggio postéggio 

solféggio satiréggio sortéggio 

corréggia gréggia manéggia 

puléggia schéggia scoréggia 

beveréccio boscheréccio casa‐

réccio cicaléccio goderéccio 

intréccio léccio libéccio man‐

geréccio pescheréccio spen‐

deréccio villeréccio 

bréccia carraréccia cortéccia 

fréccia tréccia véccia 

s    bréccio s    brécci 

scortéccio scortécci 

sfréccio sfrécci 

Eccezioni

pèggio sèggio 

règgia 

fèccia 

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Parte terza - La corretta pronuncia 

233

Esercizio 13

1.  Albeggia, in campeggio non c’è verso di dormire.2.  Tu non stai studiando, bamboleggi, il solfeggio non lo im-

 pari certo in questa maniera.

3.   Non c’è un posteggio a pagarlo oro.4.  Il sorteggio è fatto: vieni, prendi il tuo premio.5.   Non ti fidare di lui: maneggia, si vendica, promette e non

mantiene.6.  Peggio di così? Che cosa è peggio di così? Niente! Non ab-

 biamo più un solo seggio in parlamento.7.  La guerra è persa, il regno invaso dalla feccia puzzolente, la

reggia distrutta, non ci resta che morire.8.  Formaggio casareccio e vino bevereccio fanno la gioiadell’uomo.

9.  Troppe donne in quella casa: un cicaleccio continuo.10.  Nel mezzo del giardino pianto un leccio. Poi sbreccio un

 po’ il muretto. Voglio un ambiente boschereccio.11.  Non insistere, non farai breccia nel mio cuore, non amo la

vita godereccia che fai tu.

12.  La pelliccia è la corteccia del lupo.13.  Getta la treccia, cara, che vengo su, mi arrampico.14.  Il libeccio infuria, i pescherecci oscillano nel porto.15.  Che giornata, un dispendio continuo, a letto come una frec-

cia, presto.16.  Ti ripeto da un’ora che la carrareccia non è una pietra di

Carrara, sei insistente!17.  Intreccio relazioni, vedo gente, mi do sempre da fare, ma

niente, resto solo.

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Parte terza - La corretta pronuncia

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Esercizio 14

1.  Credei e credetti sono la stessa cosa.2.  Credemmo e fummo perseguitati.3.  Lo vidi, lo piansi, ma non potei far niente, era troppo tardi.4.   Non potesti venire allora, ma potresti farlo adesso.5.  Se voi poteste esserci, noi potremmo vendere tutto e arriva-

re.6.   Non poterono aiutarlo in alcun modo: perduto per sempre.7.   Non è più tempo di parole al vento, potrebbe essere l’ultima

occasione.

REGOLA 14

La e tonica si pronuncia 

chiusa, é, nelle desinenze 

del passato remoto 

‐éi ‐ésti ‐é ‐émmo ‐éste 

‐érono 

Esempi

credéi (o credètti) credésti 

credé (o credètte) cre‐

démmo credéste credérono 

(o credèttero) potéi (o po‐

tètti) potésti poté (o potèt‐

te) potémmo potéste poté‐

rono (o potèttero) 

Nota

Passato remoto e presente condi‐

zionale hanno alcune desinenze 

simili 

potéi 

potésti 

poté (o potètte) 

potémmo 

potéste 

potérono (o 

potèttero) 

potrèi 

potrésti 

potrèbbe 

potrémmo 

potréste 

potrèbbero 

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Parte terza - La corretta pronuncia 

235

Esercizio 151.  Le fondamenta della nostra casa mi inquietano.2.  Tieni qui, porta qualcosa anche tu, non sono la tua giumen-

ta.3.  Tieni a mente tutto quanto, altrimenti sono guai.4.  Senti, sono stanco di ripetere: Rinascimento e Risorgimento

non sono la stessa cosa, intendi?5.  Il censimento presenta una situazione deprimente: solo po-

veri.6.  Mi tratti come un demente, pensi che non intenda?7.  Rammento solo un dettaglio: la barbetta sul mento.8.  Fremente di sdegno gli dissi: sempre così, non cambi mai, il

tuo tempo è fermo!

9.  Gemente ti imploro, vieni con me in chiesa, te lo chiedo colcuore, ti prego.

REGOLA 15

La e tonica si pronuncia chiusa, é, 

nelle terminazioni 

‐ménta ‐ménte ‐ménti ‐ménto 

Esempi

fondaménta giuménta ménta 

torménta 

ménte seménte 

altriménti pariménti 

cas    aménto censiménto ménto 

ramménto Rinasciménto Ri‐

sorgiménto torménto 

Eccezioni

i participi presenti in 

‐mente: 

deprimènte fremènte 

gemènte opprimènte 

demènte 

memènto 

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Parte terza - La corretta pronuncia

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REGOLA 16

La e tonica si pronuncia chiusa, é, nelle desinenze verbali 

‐‐éssi ‐ésse ‐éssero 

‐émo ‐ére ‐éte 

‐évo ‐évi ‐éva ‐évano

Esempi

avéssi credéssi sapéssi voléssi 

avésse credésse sapésse volésse 

avéssero credéssero sapéssero vo‐

léssero 

avrémo crederémo saprémo vor‐

rémo 

bére cadére potére sapére sedére 

temére tenére vedére 

avéte avréte canteréte crederéte 

godéte piangéte sapréte verréte 

vorréte 

avévo credévo sapévo volévo 

avévi credévi sapévi vo‐

lévi 

avéva credéva sapéva 

voléva 

avévano credévano sapévano vo‐

lévano 

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Parte terza - La corretta pronuncia 

237

Esercizio 16

1.  Se avessi fede, non saresti sempre triste come sei.2.  Se ti credessi sincero, vivrei più lieta.3.  Se sapessi quante me ne ha fatte, non lo difenderesti.

4.   Non sapevo che volesse tanto, non penso che li valga.5.  Avremo freddo, ma sapremo resistere.6.  Sapere e volere non sono potere.7.   Non sapevo non volevo, dicevo così per dire.8.  Avevi paura dei carabinieri, cosa hai fatto?9.  Avrete quel che vorrete, se saprete lottare.10.  Credevano che fosse facile, non sapevano che cosa li atten-

deva.

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Parte terza - La corretta pronuncia

238

REGOLA 17

La 

tonica 

si 

pronuncia 

chiusa, 

é, 

nelle terminazioni 

‐énno  –és                o  –és                a 

‐és                e 

‐ésco ‐ésca 

Esempi

accénno cacasénno cénno de‐

pénno impénno scoténno sénno 

tenténno 

attés    o apprés    o contés    o distés    o 

offés    o riprés    o sospés    o tés    o 

attés    a cineprés    a comprés    a con‐

tés    a difés    a distés    a fés    a imprés    a 

Novalés    a offés    a sottés    a Strés    a (o 

Strès    a) tés    a 

cortés    e francés    e inglés    e maio‐

nés    e marchés    e marsigliés    e més    e 

paés    e 

ariostésco ciarlatanésco donné‐

sco fanciullésco giullarésco ma‐

rinarésco pésco (voce del verbo 

pescare) romanésco studentésco 

ésca (cibo per attirare i pesci) fan‐

tésca pésca (l'atto del pescare) 

scolarésca soldatésca trésca 

Eccezioni

Brènno 

alès    o blès    o Crès    o frès    o 

obès    o Peloponnès    o Rès    o 

Cès    a chiès    a frès    a Sciès    a 

Terès    a 

èsco fuorièsco pèsco (al‐

bero) UNESCO [unèsco] 

èsca (voce del verbo usci‐

re) pèsca (frutto) 

Nota

Per quanto riguarda la 

terminazione ‐enna ab‐

biamo: 

anténna 

coténna 

pénna Ravénna tenténna, 

ma anche: Avicènna bèn‐

na Caiènna Enna [ènna] 

Gehènna rènna Sènna 

strènna transènna (o 

transénna) Viènna 

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Parte terza - La corretta pronuncia 

239

Esercizio 17

1.  Al primo cenno di resistenza, li uccidemmo tutti.2.  Sei uscito di senno, mi scotenno di fatica e non mi dici gra-

zie?

3.   Non tentenno, sono certo: ti depenno dalla lista degli invita-ti.

4.  Sono sospeso a un filo: un niente e scendo nella rovina.5.  Ero conteso tra fare e non fare, ma ho deciso e sono rilassa-

to, disteso.6.  Questa attesa è un’offesa al mio onore, lasciarmi così, so-

speso, senza dirmi niente.

7.  La nostra impresa termina qui: si chiude l’azienda per sem- pre.8.  La maionese non è di origine inglese ma francese.9.  Il mese prossimo arriva il marchese: tutto il paese sarà in

festa.10.  Il mondo ariostesco è pieno di dame e cavalieri.11.  Il mondo fanciullesco non è quel paradiso che si pensa.12.  Domani esco a pesca, prendo la cinepresa.

13.  Il tuo non è italiano, è romanesco.14.  Una scolaresca scatenata in pizzeria: quanto di peggio!15.  Tradisce il marito, ha una tresca col suocero.16.  Se fossi ricco come Creso, non starei qui, oppresso, offeso,

al lavoro.17.  Mangi sempre troppo: sei obeso speciale.18.  Il pesco è un albero, la pesca è il suo frutto.19.  Se esco non rientro.20.  Sul tetto l’antenna oscillava al vento come una bandiera.21.  La guerra del Peloponneso distrusse la potenza di Atene.22.  Una penna da poco, non certo una grande strenna.23.  Sono stato a Ravenna due giorni, a Vienna ci andrei volen-

tieri.24.  Babbo Natale senza renna, che Babbo Natale sarebbe?

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Parte terza - La corretta pronuncia

240

REGOLA 18

La e tonica si pronuncia chiu‐

sa, é, nei sostantivi astratti in 

‐és                 imo 

Esempi

arianés     imo battés     imo cattoli‐

cés     imo cristianés     imo feuda‐

lés     imo incantés     imo mona‐

chés     imo 

paganés     imo 

purita‐

nés     imo umanés     imo 

Note

Attenzione a non confon‐

dere ‐és     imo suffiso di so‐

stantivi astratti con ‐

ès     imo suffiso di numerali: 

centèsimo millèsimo 

Vogliono la stessa termi‐

nazione anche l'aggettivo 

medés     imo, la voce verba‐

le immedés     imo, i topo‐

nimi Madés     imo e Tri‐

cés     imo 

Gli unici due sostantivi 

femminili di uso comune 

in ‐esima sono cresima e 

quaresima che vogliono 

uno la è [crès     ima] e uno 

la é [quarés     ima] 

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Parte terza - La corretta pronuncia 

241

Esercizio 18

1.  Il battesimo è il sigillo del cristiano, poi ci sono comunionee cresima.

2.  Durante il feudalesimo sorsero i castelli.

3.  Il tuo umanesimo è senza vera anima civile.4.  Puritanesimo e paganesimo sono compatibili?5.  Il tuo corpo nudo qui vicino: un incantesimo.6.  Al centesimo bacio disse: basta, dammi un po’ di requie.7.  Il problema di ogni attore è il medesimo: ricordare la parte.8.  In quaresima, un tempo, i teatri erano chiusi.9.  A Madesimo ci passo l’estate, e tu? Io a Tricesimo

l’inverno.10.  M’immedesimo troppo: niente è indifferente.11.  L’arianesimo fu debellato nel sangue.12.  Medioevo: dame, cavalieri e monachesimo.13.  Cattolicesimo e cristianesimo non coincidono mica.

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Parte terza - La corretta pronuncia

242

REGOLA 19

La e tonica si pronuncia chiusa, é, 

nella terminazione femminile 

‐éssa 

nel suffisso ‐éto ‐éta 

nel suffisso di diminutivi e collettivi ‐

étto 

nei sostantivi in ‐ézza 

nei suffissi ‐éfice ‐évole 

Esempi

dottoréssa duchéssa contéssa ostéssa 

principéssa poetéssa professoréssa 

scomméssa soldatéssa 

agruméto arancéto cannéto castagnéto 

cipresséto fruttéto sugheréto 

alberéta faggéta pinéta 

bozzétto duétto fogliétto girétto pez‐

zétto quartétto orsétto ottétto terzétto

ariétta biciclétta bollétta borsétta bur‐

létta fétta fossétta frétta gallétta saét‐

ta 

sigarétta 

vedétta 

z    ollétta 

accortézza amarézza bellézza carézza 

delicatézza finézza giovinézza tristézza 

artéfice carnéfice oréfice 

pontéfice 

agévole amorévole arrendévole meri‐

tévole mutévole piacévole scorrévole 

spregévole s    venévole 

Eccezioni

Edèssa Odèssa prèssa rèssa 

sopprèssa Tèssa 

Bètta (da Elis    abètta) collètta 

Elis    abètta incètta Is    abètta 

Lis    abètta rètta ricètta sètta 

toelètta 

pèzza 

Note

Per quanto riguarda ‐eto ‐eta, la re‐

gola vale solo nei sostantivi compo‐

sti da sostantivo + suffisso: a‐

grum(e)+éto alber(o)+éta. Negli altri 

casi si ha a volte é (acéto Busséto 

discréto minaréto… cométa créta 

méta…) a volte è (alfabèto Amlèto 

amulèto quièto… anacorèta dièta 

estèta z    èta…) 

Per quanto riguarda la termina zio‐

ne ‐etto la regola vale solo per di‐

minutivi e collettivi. Negli altri casi a 

volte si ha é (addétto ammétto 

ghétto tétto…) a volte è (abbiètto 

difètto oggètto prefètto sospètto…) 

Bisogna distinguere ‐ezza da ‐ezzo 

che può avere é (accarézzo attrézzo 

avvézzo battéz    z    o divézzo léz    z    o o‐

léz    z    o pettegolézzo raccapézzo réz    z    o 

ribréz    z    o tappézzo 

vézzo… ) e 

è 

(automèz    z    o apprèzzo disprèzzo 

intermèz    z    o mèz    z    o pèzzo sprèz‐

zo…) 

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Parte terza - La corretta pronuncia 

243

Esercizio 19

1.  La dottoressa è stata severa, anzi crudele: due mesi di vita, poi più niente, è finita.

2.  Bella scommessa: poetessa, ostessa, contessa… chi è dav-

vero quella donna?3.  Quattro ettari di agrumeto e frutteto, ti bastano?4.   Non andare in pineta da sola, è rischioso.5.  È solo un bozzetto, niente di più, un foglietto d’appunti.6.  Altri intervennero nella discussione e il duetto divenne un

terzetto, poi un quartetto e alla fine un ottetto di urlatori.7.   Non è granché da cantare, un’arietta senza pretese.

8.  Sono in bolletta, che tristezza, tutti i miei soldi volati via!9.  Apri un po’ la tua borsetta: visto, le sigarette sono lì.10.  Giovinezza, giovinezza, primavera di bellezza… così can-

tavano i fascisti.11.  Una ressa incredibile, un caldo!, poi il freddo della febbre.12.  Elisabetta è una furia, ha fatto incetta dei biglietti.13.  A Busseto ho visto un discreto Otello.14.  Un minareto non è un campanile, ma tant’è, sempre di Dio

si tratta.15.  La cometa sull’albero, come rinunciare?16.  L’alfabeto termina con zeta.17.  Senza opporre resistenza ammetto: Amleto è un gran bel

 personaggio.18.  Sono a dieta: niente pasta, niente pane, niente di niente.19.  La gatta sul tetto che scotta, dramma perfetto.20.  In mezzo a tutti questi pettegolezzi non mi raccapezzo più,

non capisco più niente.21.  Accarezzo la sua vanità, ma in cuor mio lo disprezzo, è un

essere abietto.22.  Tappezzo la mia vità di bellezza, accarezzo un ideale, ago-

gno una meta, mi attrezzo alla vecchiaia.23.  Un sospetto mi inquieta: il prefetto si farà vivo?24.  Mettiti lì, quieto, un automezzo arriva tra poco.

25.  Non c’è ricetta che tenga, dai retta a me, una pezza da met-terci non c’è.

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Parte terza - La corretta pronuncia

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26.  Il più grande artefice, un orefice del verso, un pontefice del-la parola: Dante.

27.  Tu sei il mio carnefice, non io il tuo.28.  Non è meritevole di stima, troppo mutevole è il suo talento.29.  Non credo di essere troppo arrendevole con lei, voglio solo

essere piacevole, ecco.30.  Ti ho vista, sai, hai fatto la svenevole tutta la sera con quel-

lo.31.  Un essere spregevole, ecco, non c’è nient’altro da dire.

REGOLA 20

La e tonica si pronuncia chiu‐

sa, é , nei monosillabi 

nelle parole tronche non di 

origine straniera 

Esempi

che [ché] e (congiunzione) [é] 

fé (fede) [fé] me [mé] re (mo‐

narca) [ré] sé e se [sé] te 

(pron. pers.) [té] tre [tré] ne e 

né [né] 

affinché alcunché allorché an‐

ziché Bonafé checché dacché 

imperocché macché mercé 

nonché oltreché perché poi‐

ché purché sicché 

Eccezioni

è (voce del verbo essere) 

re [rè] (nota musicale) tè 

(bevanda) piè (piede) 

ahimè cioè

Nota

Il sostantivo habitué ha é anche se è parola di origi-

ne straniera 

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Parte terza - La corretta pronuncia 

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Esercizio 20

1.  E il re folle disse: dopo di me il diluvio.2.  Affinché tu ti renda conto: vieni a trovarmi.3.  Se dico la cosa in sé, intendo dire la cosa nella sua essenza.

4.  Dopo tre lunghi re, ecco la melodia si fece suadente, scor-revole, commovente.

5.  Ahimè, non tengo più, cedo la staffetta, mi arrendo.6.  Il suo discorso è tutto un cioè, un poiché, un perché, non si

capisce niente.7.  Io e te prendiamo un the, in silenzio, a me piace così, e a te?8.   Non vado spesso a teatro, non sono un abitué, purché non si

tratti di cosa speciale.9.  Venivano correndo in tre: un marchese un conte e un re.

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Parte terza - La corretta pronuncia

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REGOLA 21

La e tonica si pronuncia chiusa, é, in 

molte parole isolate 

Esempi

accés    o acéto addéntro allégro alméno 

appéna asséto bévo bévvi Busséto ca‐

péllo cérco chéto codésto Cogoléto 

Cornéto crédere créscere créta davvé‐

ro déntro détto diméntico discréto dis‐

séto égli élla ésso féci (voce del verbo 

fare) fégato félce férmo fréddo frésco 

gréto Grosséto invéce Loréto maéstro 

(ma anche maèstro) medés     imo méla 

mélo méno ménte ménto meséta mét‐

tere minaréto monéta muléta nem‐

méno néro orécchio péna pénna pén‐

tola péra peséta péto pianéta pinéta 

prés    o prezzémolo quéllo quésto rés    o 

ricévere scéndere sédici ségno segréto 

segréta séguo sémbro séno séra seré‐

no séta spésso Spoléto tés    o strétto 

s    véglio tappéto témo ténni trédici 

trénta védo véla vélo véna véndo vén‐

dico 

vénni 

vénti 

véra 

(ma 

Vèra) 

vérde 

véro 

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Esercizio 21

1.  Ho poco da stare allegro: ho acceso un mutuo capestro.2.  Quelle fiere selvagge che 'n odio hanno / tra Cecina e Cor-

neto i luoghi cólti.

3.  Più mi faccio addentro al problema e più dimentico la pru-denza.

4.   Non le torsi un capello, fu lei che mi fece un occhio nero.5.  Io mi disseto alla fonte della conoscenza, e quello, freddo,

non fa una piega.6.  Una moneta, una penna, tredici calze e trenta denti: ecco

quello che mi resta.

7.  Invece di fare il maestro con me, cerca di capirmi, scendidalla cattedra.8.  Esso, egli, ella, non si usano più: scrivi più semplice.9.  Mangia una mela almeno, una pera, temo che svenirai al-

trimenti.10.  La pentola sul fuoco, un verde melo in giardino, il segno

della tua presenza.11.  Sul greto del torrente ti seguo, il tuo seno stretto nel vestito

mi accende.12.  Sto fermo, aspetto, la pena mi prende, è freddo il pianeta.13.  Il prezzemolo è fresco, ne metto trenta foglie, poi un velo di

 panna, questa sera si fa festa.14.  Tendi l’orecchio, senti?, un tappeto di voci, un brusio nella

sera.15.  Sei un coniglio, un uomo senza fegato, ti bevo in un sorso.16.  Vele sul mare, verdi e azzurre, un vento freddo, la seta fer-

ma del cielo.17.  Questa o quella per me pari sono. E per te? Per me sono di-

spari.18.  Una vera storia d’amore, spesso serena, a volte invece in-

quieta.19.  Un cavaliere solitario, dimentico del mondo, attraversa la

meseta.

20.  Non scendo, non scendo più, se credi vieni tu.21.  Davvero l’uomo è come creta, prende la forma che gli dai.

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Parte terza - La corretta pronuncia

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22.  Cerco e ricerco una speranza, almeno un’idea che mi con-duca.

23.  Bevo l’aceto delle tue parole, non sono più allegro, davve-ro.

24.  Mi cresce dentro quello che mi hai detto, non dimentico lefredde parole che hai usato.

25.  Sveglia, non hai orecchie?, senti il tic-tac: sono le venti.26.  Nel segreto della sera, cerco in silenzio il tuo seno.27.  Era ferma a mezzo metro da me. Istintivamente le chiesi:

 perché?28.  Non vedo altra soluzione che questa: scrivere trenta volte

mi pento.

REGOLA 22

La o tonica si pronuncia aper‐

ta ò nel dittongo ‐uò‐

Esempi

banderuòla casseruòla 

chies    uòla Firenzuòla 

mus    eruòla scuòla suòla 

civettuòlo duòlo lenzuòlo 

mazzuòlo ruòlo suòlo stuòlo 

cuòre cuòce duòmo fuòco 

muòre nuòvo nuòra ruòta 

suòno suòra suòcera uòmo 

uòva vuòle vuòto buòno 

Eccezioni

Quando o fa parte di termi‐

nazione che voglia o chiusa: 

affettuós    o pres    untuós    o pre‐

testuós    o uós    a… languóre, li‐

quóre… (ma: cuòre) 

Nota

La regola vale anche per le 

parole in cui u sia caduto: 

còre (da cuòre) figliòlo  (fi‐

gliuòlo) giòco (giuòco) 

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Parte terza - La corretta pronuncia 

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Esercizio 22

1.  Il buono e il bello della vita? Li cerco e non li trovo.2.  Sì, sono una banderuola, mi piace cambiare spesso, va be-

ne?

3.  Mi stringe il cuore un duolo, mi cuoce un affanno, muore inme la vita.

4.  Tu non sei un uomo, sei una suora, che so, una suocera chevuole sempre averla vinta

5.  Sono affetuoso con te, sono buono, ma la tua scuola mi starovinando.

6.  Sento un vuoto dentro, un suono triste, una ruota che gira

lenta.7.   Non bevo liquori, stramazzerei al suolo.8.  Figliolo, questa è una cosa seria, non un gioco.9.  Sono ingrassata troppo, tra un po’ divento una casseruola di

lardo.

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Parte terza - La corretta pronuncia

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REGOLA 23La o tonica si pronuncia aper‐

ta ò quando è seguita da con‐

sonante scritta scempia più 

due vocali 

Esempi

accessòrio aspersòrio auditò‐

rio crematòrio empòrio Gre‐

gòrio obbligatòrio reclus    òrio 

baldòria bòria glòria memòria 

oratòria sanatòria scòria stò‐

ria vittòria 

Ambrògio barbògio elògio 

martirològio mògio necrològio 

orològio 

destròs     io fruttòs     io lattòs     io 

maltòs     io 

begònia colònia demònio 

ambròs     ia petròlio ròs    eo sten‐

tòreo Cambògia còpia custò‐

dia Macròbio 

Eccezioni

inrócio vócio 

Nota

La regola vale anche per Co‐

zie equinozio negozio ozio 

sacerdozio anche se si pro‐

nunciano come se fossero 

scritte con z doppia: còzzie 

negòzzio òzzio sacerdòzzio 

REGOLA 23La o tonica si pronuncia aper‐

ta ò quando è seguita da con‐

sonante scritta scempia più 

due vocali 

Eccezioni

inrócio vócio 

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Parte terza - La corretta pronuncia 

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Esercizio 23

1.  Ambrogio non è un tuo accessorio, ma tuo fratello.2.  Le tue parole scendono nelle mie orecchie come ambrosia.3.  Il prete benedisse tutti con l’aspersorio e disse: andate.

4.  Un auditorio di prim’ordine, non quella baldoria di ieri.5.  Quel vecchio barbogio pieno di boria, con quella voce sten-

torea, che noia.6.  Di quale paese fu colonia la Cambogia? Silenzio! Caro Ma-

crobio, devi studiare con più lena.7.  Bellissimo elogio il tuo, me ne fai una copia?8.  Che uomo!, aderì al sacerdozio con spirito venale, come

fosse un negozio.9.  All’incrocio è il caos, non ho memoria di tanta confusione.10.  Ozio non è poltrire ma pensare, capire, non credi?11.  Ogni equinozio celebro la rotazione terrestre prendendo

un’altra femmina, disse con boria quello scemo.

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REGOLA 24 

La o tonica si pronuncia aper‐

ta ò nelle parole che finisco‐

no per consonante o con o accentato, anche nelle parti‐

celle in cui l’accento non è 

segnato

Esempi

còlon factòtum gòng nòrd 

stòp 

amò dirò farò gridò mangerò 

però rococò scherzerò 

ciò do [dò] falò fo [fò] ho [ò] 

no [nò] però pò [po'] può so 

[sò] sto [stò] 

Eccezioni

le particelle prive di accento 

proprio, che cioè fanno un 

tutt'uno con la parola che le 

segue, diventando atone: 

cón, 

dón, 

nón… 

es.: 

con 

te 

[con té] don Pino [don pìno] 

non vengo [non vèngo] 

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Parte terza - La corretta pronuncia 

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Esercizio 24

1.  L’infiammazione al colon mi tormenta, temo che morirò. Ate non fa male per niente?

2.  Sono il factotum di tutti qua dentro. Penso che sia giunto il

momento di finirla.3.  Il gong è suonato, si parte: il nord ci aspetta. Tu vieni? No,

non vengo!4.  Don Pino, posso venire con te? Mio caro don Lorenzo, rien-

tra in chiesa e prega per me.5.   Non vengo, fa troppo freddo questa sera, vai tu, poi ti se-

guo, senza fretta.

6.  Sì, ti amò tanto e senza speranza, però adesso è stanco esenza voglia.7.  Io sto con te, non devi temere niente da parte mia, non

scherzerò con la corrispondenza.8.  Un po’ qua un po’ là, dove il vento mi porta.9.  Accendi il falò, fa freddo, siamo a settembre, è sera.10.  Ti tratta così? Non può! Ci penso io.11.  Come ti sei abbigliato, sembri un galletto rococò.

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REGOLA 25 

La o tonica si pronuncia aper‐

ta ò nelle terminazioni 

‐òcrate ‐òforo ‐òdico ‐òrico ‐

òttico ‐òmetro ‐òtico  –ògico 

‐òlogo 

Esempi

buròcrate aristòcrate autòcra‐

te Filòcrate Ippòcrate 

Cristòforo idròforo piròforo 

tedòforo termòforo 

episòdico catòdico melòdico 

metòdico mòdico spasmòdico 

allegòrico anafòrico calòrico 

categòrico còrico metafòrico 

preistòrico pittòrico 

sinòttico termòmetro tuber‐

colòtico 

analògico antològico biològico 

demagògico etimològico lògi‐

co pedagògico psicològico 

apòlogo astròlogo biòlogo fi‐

lòlogo monòlogo sociòlogo 

speleòlogo z    oològo 

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Parte terza - La corretta pronuncia 

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Esercizio 25

1.  Il burocrate mi osservò con occhi attenti e freddi, poi disse,greve: firmi la bolletta!

2.  Caro Cristoforo, la terra è tonda, ma la tua testa è quadra,

non ho più pazienza, con te è impossibile.3.  Viene un ciclista, eccolo che passa, con un soffio melodico

mi chiede: vò bene?4.  Ogni intento pedagogico con te è senza senso: niente, nien-

te, niente!5.  Altro che dimensione pittorica, qui siamo sotto la decenza,

non vedi, non senti che disarmonie?

6.  Tu sei il termometro della situazione, se sale la febbre, dic-celo e noi via come lepri.7.  È tubercolotico ma insiste: niente cure, faccio da solo: mo-

rirà da deficiente.8.  Sì, l’ho letto con occhi attenti e benevoli, ma non c’è niente

da fare, è solamente un lavoro sinottico, senza slanci.9.  Ho preferito fare una registrazione analogica, quella digitale

non è così piena.

10.  Mi fece un racconto antologico della sua breve vita:un’esperienza.

11.  Il mondo biologico non mi interessa, amo l’arte, la poesia,la musica.

12.  Il suo modo di parlare è minutamente demagogico: dice disì ad ogni richiesta. Finirà male, è logico.

13.  Un bel monologo, ecco quello che ci vuole, si spende pocoe si fa bella figura, se la gente non si stufa.

14.  Non farmi la morale, il tempo degli apologhi è finito, misembra.

15.  Si dà arie da psicologo, ma è solo un astrologo da strapaz-zo, un piccolo sociologo della sofferenza.

16.  Biologo non è la stessa cosa che zoologo, anche se sembracosì a te.

17.  Nella sua fredda stanza, muta come una chiesa, l’attento fi-

lologo guardava con la lente il manoscritto.

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Esempi

adenòide 

albumòide 

antropòide 

cilindròide 

mattòide 

tifòide tiròide 

acquaiòlo armaiòlo baròlo benz    òlo bocciòlo bòlo bor‐

saiòlo boscaiòlo bracciòlo brianzòlo bròlo bronchiòlo 

bugliòlo calciòlo campagnòlo cannòlo capriòlo cetriò‐

lo ciccaiòlo cimaiòlo colesteròlo crogiòlo dòlo enòlo 

fagiòlo Fasciòlo fenòlo festaiòlo figliòlo fumaiòlo 

ghiacciòlo lacciòlo macchiaiòlo mariòlo mentòlo mòlo 

Nebiòlo nocciòlo nòlo orz    aiòlo picciòlo pignòlo piòlo 

pinòlo poggiòlo polistiròlo pòlo porticciòlo ramaiòlo 

raviòlo romagnòlo spagnòlo Tiròlo tovagliòlo tritòlo 

us     ignòlo vaiòlo vetriòlo vinacciòlo 

aiòla Angòla bagnaròla banderuòla barcaròla bestiòla 

braciòla Cacciòla capriòla Carmagnòla caròla carriòla 

casseruòla castagnòla Cecchignòla Codignòla Cerignò‐

la corniòla faggiòla famigliòla fòla Fròla Gigliòla Gor‐

gonz    òla guardiòla Labriòla Loiòla Lòla mandòla mòla 

moviòla Nicòla nocciòla paròla Piòla pistòla Savonarò‐

la stagnòla spòla stòla tagliòla tignòla Vignòla viòla 

bambolòtto chioggiòtto galeòtto lepròtto manicòtto 

pizzicòtto poliziotto salòtto sempliciòtto 

bòtta caciòtta calòtta flòtta gavòtta gròtta 

marmòtta poliglòtta ricòtta ròtta (antico 

strumento musicale) terracòtta 

naneròttolo pianeròttolo viòttolo 

collòttola fròttola pallòttola tròttola viòttola 

Nota

Per 

quanto 

riguar‐

da ‐otto la regola 

vale solo per i so‐

stantivi formati col 

suffisso (bambola + 

otto, Chioggia + ot‐

to). Negli altri casi 

a volte si ha ò: a‐

gnolòtto canòtto 

cruscòtto dòtto 

(nel senso di erudi ‐

to) giavellòtto mòt‐

to òtto, a volte ó: 

acquedótto con‐

dótto corrótto dót‐

to (nel senso di 

condotto) ghiótto 

prodótto rótto sót‐

to tradótto 

REGOLA 26

La o tonica si pronuncia aperta ò negli 

aggettivi e nei sostantivi in  –òide ‐òlo ‐

òla 

‐òtto ‐òtta  –òttolo ‐òttola 

Eccezioni

assólo scólo soggólo sólo vólo 

góla vóla 

bancarótta condótta gótta rót‐

ta 

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Parte terza - La corretta pronuncia 

257

Esercizio 261.  L’operazione alle adenoidi una cosa da niente? Vorrei vede-

re te!2.  La tiroide non funziona, povera bestiola, condannata a mor-

te!3.  Tu non sei un uomo, sei un antropoide, un mattoide, un

ghiacciolo senza sentimenti.4.   Non riesco a mandar giù, ho il bolo isterico ogni volta che

 penso a te, e anche dopo.5.  Il Tirolo è infestato, il vaiolo dilaga per le valli, e Gigliola è

là!6.  Ho preso a nolo una vettura: devo fare la spola per un mese

tra Gorgonzola e Cerignola.7.  In salotto allevi una lepre? Un leprotto? Che fola! Sarà un

 bambolotto.8.   Niente mi piace di più che vedere salpare le flotte a vela. E

a te? Anche a me, anche a me, quando il vento le spinge.9.  Sono in Angola da anni, non ricordo neppure cosa sia il

freddo, e neanche il fresco, il pianeta per me è una fornace

sempre accesa.10.  Suona da solo, prima è meglio così, dopo ti unirai al com- plesso.

11.  Il soggolo non è una cosa per strozzare, ma il velo che pas-sa sotto il mento delle suore.

12.  Io volo nei cristallini spazi del pensiero, tu sempre giù, pen-si solo alla gola, mangione!

13.  Vola, vola l’uccellino, vola fuori dalla gabbia e finisce…

dentro il gatto.14.  Bancarotta fraudolenta, questa è l’accusa, difenditi! Spiega

la tua condotta.15.  Ho perso la rotta della vita. E questo mi inquieta più della

mia gotta.16.  Che fame!, mangerei una canotto di agnolotti e sopra otto

 bistecche.

17.  Guardalo: si ferma e non fa motto, con la testa al cruscottosussurra: mi son rotto.

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Parte terza - La corretta pronuncia

258

18.  Il dotto urinario è ostruito, bel problema! Tradotto in parole povere: non riesce a urinare.

19.  Bel tiro davvero! Un giavellotto a otto metri non s’era maivisto!

20.  Un uomo serio, un uomo dotto, ghiotto di cultura e non cor-rotto dagli otto desideri.

21.  Sotto sotto, non mi dispiace per niente ballare al suono an-tico della rotta, anche se preferirei una bella gavotta del Set-tecento.

22.  Un piccolo uomo, un nanerottolo, impugnava feroce una pi-stola sul pianerottolo e giù pallottole da tutte le parti, finché

il poliziotto lo afferrò per la collottola dicendo: la festa è fi-nita, vieni dentro, bambolotto.23.  Frottole, bugie, menzogne e menzognette. Comprendi?: sei

un bugiardo.

REGOLA 27 

La o tonica si pronuncia aper‐

ta ò nei nomi scientifici e dot‐

trinali in ‐òs                 i 

Esempi

artròs     i alcalòs     i apoteòs     i ipnòs     i 

acidòs     i adipòs     i arterioscleròs     i 

brucellòs     i calcolòs     i cirròs     i fo‐

runcolòs     i gnòs     i metempsicòs     i 

micòs     i narcòs     i necròs     i nevròs     i 

os    mòs     i òsteoporòs     i paraden‐

tòs     i pediculòs     i psicòs     i scoliòs     i 

silicòs     i simbiòs     i tubercolòs     i 

trombòs     i 

Attenzione

Attenzione a non confondere 

‐òs     i suffisso di sostantivi con ‐

ósi desinenza verbale: pós     i 

corrós     i

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Parte terza - La corretta pronuncia 

259

Esercizio 27

1.  Soffre d’artrosi, e ha anche un brutta scoliosi: non riesce astare in piedi.

2.  Una apoteosi, un vero trionfo, il suo io alle stelle.

3.   Nemmeno l’ipnosi, ho provato di tutto, non riesco a smette-re.

4.  Ho vissuto con lui in perfetta simbiosi, un anno e dopo nien-te, tutto è finito, per sempre.

5.  Morto secco senza preavviso: una trombosi.6.  Brutta bestia la silicosi: polmoni come pietra.7.   Nell’Ottocento la tubercolosi mieteva vittime.

8.  L’arteriosclerosi avanza: memoria zero.9.   Non si tratta più ormai di una nevrosi, siamo alla psicosi to-tale.

10. Un po’ di adiposi? Ma se sei un ciccio sfrenato.11.  Non si mangia la gnosi, né si beve: vuol dire conoscenza.12. Credi forse alla migrazione delle anime? Io no, la metempsi-

cosi mi lascia indifferente.13. La scuola è chiusa: pediculosi a tutto spiano.

14. Bevi bevi: la cirrosi ti attende.15.  Nel medioevo i re taumaturghi curavano la brucellosi col

tocco delle mani.16. Osteoporosi: una peste per le vecchie.17.  Non mi resta che un dente: paradentosi acuta.

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Parte terza - La corretta pronuncia

260

Esempi

appròccio bambòccio baròccio bellòccio cartòccio 

còccio figliòccio nuòccio scartòccio 

bisbòccia bòccia capòccia chiòccia ròccia saccòccia 

Arnòldo Aròldo Bertòldo Leopòldo Savòldo Turòldo 

Adòlfo Arnòlfo Astòlfo Castel Gandòlfo Landòlfo Ro‐

dòlfo 

accòscio afflòscio angòscio camòscio scamòscio 

scròscio 

angòscia còscia galòscia Palòscia pòscia scròscia 

allòggio appòggio fòggio mòggio pòggio sfòggio 

s     lòggio 

Chiòggia fòggia Fòggia lòggia parapiòggia piòggia 

tramòggia 

Gòggi òggi 

addòsso affòsso anfiòsso bòsso Cnòsso colòsso 

commòsso dòsso eterodòsso Eudòsso gròsso indòs‐

so ingròsso molòsso mòsso ortodòsso òsso paradòs‐

so percòsso pòsso paradòsso promòsso scòsso spòs‐

so 

Canòssa contromòssa Còssa fòssa glòssa mòssa pòs‐

sa 

còlsi còlse còlsero sciòlsi sciòlse sciolsero tòlsi tòlse 

tòlsero

Note

I sostantivi di 

uso comune in 

‐oldo sono solo 

tre: coboldo, 

soldo e mani‐

goldo. I primi 

due hanno ò: 

cobòldo sòldo, 

il terzo ó: ma‐

nigóldo 

Il sostantivo 

tolda ha ò: tòl‐

da 

I sostantivi di 

uso comune in 

‐olfo sono solo 

due e hanno ó: 

gólfo zólfo 

REGOLA 28

La o tonica si pronuncia aperta ò nella 

terminazione ‐ òccio ‐ òccia 

nei nomi propri in ‐òldo ‐òlfo 

nelle terminazioni ‐òggio ‐

òggia  –òggi ‐òscio ‐òscia ‐

òsso ‐òssa 

nelle desinenze verbali ‐òlsi ‐òlse ‐

òlsero

Eccezioni

góccio móccio dóccia 

góccia 

ammóscio móscio 

arrósso infrarósso pèttirósso 

rósso 

Barbaróssa pèlleróssa 

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Parte terza - La corretta pronuncia 

261

Esercizio 28

1.  La scienza, nessun altro tipo di approccio è possibile allaconoscenza del mondo.

2.  Che bamboccio: guarda come stringe il suo cartoccio di ca-

ramelle!3.   Non voglio un uomo belloccio, ma un uomo vero, che pen-

si.4.  Ieri bisboccia, oggi mal di testa, vero, Arnoldo?5.  Adolfo, Arnolfo, Astolfo, non ricordo, come si chiamava?6.  Rodolfo e Mimì, che storia d’amore nel freddo

dell’inverno!

7.  Vidi come un mucchio di cocci per terra, pensai che gridas-sero per questo.8.  Vieni fuori, ecco la vita, Rodolfo, non cercare più la chioc-

cia di mamma.9.  Che angoscia, che pena, ne ho piena la testa di te.10.  L’estate ci sorprese, con uno scroscio di pioggia.11.  Cerco un altro alloggio, ho bisogno di un appoggio, non lo

faccio per sfoggio di ricchezza.

12.  A che loggia appartieni. Io? A nessuna loggia, perché?13.  Il camoscio è delicato, meglio del buon capretto per le scar-

 pe.14.  Oggi roccia, domani palestra e piscina. Vuoi diventare un

colosso?15.  Io mi sposso dalla fatica e tu, col tuo dolce far niente…16.  Colsi l’occasione e gli dissi tutto: si sciolse in lacrime, pie-

no di rimorso.17.  Ancora un goccio? No grazie, ho bevuto già troppo, poi mi

ammoscio.18.  Pulisciti il moccio, non vedi che schifo!19.  Il tramonto è rosso, solo laggiù una pioggia leggera, il petti-

rosso saltella sul sentiero vicino ai miei piedi.20.  Sei peggio dello zolfo per gli occhi, un vero tormento.21.  Sulla tolda della nave, guardo il golfo che si allontana.

22.  Mi posi un po’ fuori, vicino alla neve, poi venne il momen-to di andare per fiere.

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Parte terza - La corretta pronuncia

262

REGOLA 29 

La o tonica si pronuncia aper‐

ta ò in molte parole isolate 

accòrgersi bòlgia cògliere cò‐

pro còrpo còs    a diciannòve 

dònna fòrte fòrza giòia gòdo 

impòrto mòdo mòrte mòrto 

nònno nòno nòstro nòve òc‐

chio òdo òffro òpera piuttòsto 

pòco pòi pòrta pòrto pòvero 

pròprio pròvo ricòrdo scòpro 

scòrgere sòlito tògliere tròppo 

tròvo vòglio vòlgere vòlli vòlta 

vòlto (voce dei verbi voltare e 

volgere) vòstro 

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Parte terza - La corretta pronuncia 

263

Esercizio 29

1.  Cogliere il tempo, questa è la cosa più importante, la gioia più vera.

2.  Io godo del modo in cui mi guardi, donna mia diletta, scelta

 per sempre.3.  La morte del nonno è il nono atroce dolore di quest’anno.4.  Piuttosto che nove anni per forza con te mi trovo un corpo

freddo su cui morire.5.  Poco dopo si volta e con volto feroce mi grida: crepa.6.  È troppo davvero, troppo buono con me, va bene così, ora

 basta, più niente, grazie.

7.  Quella non è una casa, è una bolgia infernale, il caos più to-tale.8.  È proprio povero, vaga per il porto in cerca di una lisca co-

me un gatto.9.  Volli una volta te, ora non trovo un vero motivo per amarti.10.  Sono ancora vostro figlio, vero? Anche se ho diciannove

anni da ieri.

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Parte terza - La corretta pronuncia

264

REGOLA 30 

La 

tonica 

si 

pronuncia 

chiu‐

sa, ó, nelle terminazioni ‐óce 

quando non è preceduta da 

u, ‐ógno ‐ógna ‐ógni ‐ógnolo 

Esempi

atróce cróce feróce fóce nóce 

velóce vóce 

abbis    ógno agógno bis    ógno 

Codógno Cológno cotógno 

fabbis    ógno rampógno 

Sanz    ógno s    bológno scalógno 

sógno Sonz    ógno s    vergógno 

trasógno vergógno 

bisógna Bológna Borgógna ca‐

rógna Catalógna cicógna co‐

tógna Dordógna fógna Giam‐

bológna Guascógna menzógna 

rampógna rógna scalógna 

vergógna vigógna zampógna 

Cancógni ógni 

amarógnolo az    z    urrógnolo gial‐

lógnolo verdógnolo 

Eccezione

cappadòce (o cappàdoce) pre-còce 

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Parte terza - La corretta pronuncia 

265

Esercizio 30

1.  Che voce, che voce, una croce per gli orecchi, ma taci unmomento!

2.  Un genio precoce, un vero talento, manterrà le promesse?

3.  Che preferisci: una morte veloce o una lunga atroce agonia?4.  Qui, alla foce del Tevere, mi sono bagnato i piedi di sangue.5.  Una bestia feroce si fece in un boccone la guida cappadoce

con tutto il pantalone.6.  Vieni, tieni questa noce, prendi una castagna, non ho altro.7.  Ho bisogno di te, lo sai che ho bisogno d’affetto nel freddo

della notte.

8.  Agogno la pensione, e ho solo trent’anni, che sarà di me?9.  Ti rampogno ogni volta che lo meriti, ti svergogno se hovoglia.

10.  Mi vergogno come un ladro, ho infranto il tuo sogno disempre.

11.  Non bisogna temere, senti bene, è ancora lontana la cico-gna.

12.  Venne avanti danzando, suonava la zampogna a pieno fiato.

13.  Che rogna, che grana, con le utenze che facciamo?14.  Bevvi un tè amarognolo, verdognolo di colore.15.  La mela cotogna è la più adatta alla ricetta del Cancogni.16.  Un cappotto di vigogna, lo sogno sempre quando ho freddo.17.  A Bologna non vengo, ci sta una carogna che conosco assai

 bene.18.  La Guascogna? Non ha certo i vini di Borgogna, ma non è

quella fogna che dici.19.  Che scalogna, con questo mare azzurro e questo cielo, star 

qui con la faccia giallognola di febbre.

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Parte terza - La corretta pronuncia

266

Esempi

abbeveratóio accappattóio 

avvoltóio ballatóio filatóio 

frantóio impastóio ingóio le‐

vatóio mattatóio ras    óio rin‐

góio scorsóio vassóio 

Nota

Per quanto riguarda la ter‐

minazione ‐oia essa può ave‐

re sia ó (Bettóia feritóia fóia 

mangiatóia passatóia Pistóia 

scorciatóia strettóia tettóia) che ò (bòia giòia nòia para‐

nòia salamòia Savòia Scialòia 

sequòia sòia stuòia Tròia) 

REGOLA 31

La o tonica si pronuncia , ó, 

nella terminazione ‐óio 

Eccezioni

annòio 

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Parte terza - La corretta pronuncia 

267

Esercizio 31

1.  All’abbeveratoio ci fermammo, esausti, una sete da bestie!2.  Prendi l’accappatoio e asciugati, io intanto ingoio due aspi-

rine.

3.  Vegetariano sempre: nessun passo verso il mattatoio.4.  Hai proprio bisogno del nodo scorsoio, non ti basta un raso-

io alla gola?5.  Sul vassoio d’argento un avvoltoio senza penne, arrosto,

fumante.6.  Il ballatoio non è un posto per ballare né per serbare balle di

fieno.

7.  Il ponte levatoio si alzò scricchiolando e il cavaliere lo at-traversò ringhiando.8.  Mi annoio con te, ogni giorno sei più freddo, un uomo di

gelo!9.  La passatoia di porpora fu stesa e il re degli Achei vi passò

sopra.10.  Boia, che noia, ma non c’è una scorciatoia per arrivare pri-

ma?

11.  Savoia, Savoia, gridavano i fanti correndo a morire.12.  Pistoia in pria d’i Neri si dimagra; / poi Fiorenza rinova

gente e modi.13.  Parolaccia?, ma parlavo di Elena di Troia. Sei ignorante

forte.

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Parte terza - La corretta pronuncia

268

Esercizio 321.  È un costume teatrale, un bottone di cartone va bene, da

lontano non si vede.2.  Aggiungi carbone alla stufa, ho freddo con questa maglietta

di cotone.3.  Una ragazzona bionda bussava da un’ora al portone, quan-

do le piovve dall’alto un mattone sul capo.4.  Ad Ancona scendo dal treno, il mio rinoceronte deve fare

Esempi

bottóne bullóne cannóne carbóne cartóne colazióne cotóne dizióne 

erosióne garz    óne gestióne mattóne nazióne portóne trasfus     ióne 

tras    missióne zuccóne 

Ancóna bambolóna persóna ragazzóna 

bióndo fecóndo fóndo girotóndo móndo tóndo vagabóndo 

affónda baraónda fiónda grónda ónda rónda sónda spónda 

accónto affrónto Bitónto confrónto cónto prónto raccónto scónto 

tónto tramónto 

cónta imprónta mónta ónta 

Acherónte arcónte bifrónte bis    ónte camaleónte cónte fónte frónte 

mónte oriz    z    ónte pónte rinocerónte 

REGOLA 32

La o tonica si pronuncia chiu‐

sa, ó, n elle terminazioni ‐óne 

 –óna ‐óndo ‐ónda ‐ónto ‐ónta 

‐ónte 

Eccezioni

Enòne testimòne 

annòna Ariz    òna Giòna i‐

còna (o icóna) Iòna ma‐

tròna nòna z    òna 

pòndo (peso) 

anacònda 

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Parte terza - La corretta pronuncia 

269

 pipì.5.  Una buona gestione non avrebbe portato a questa tremenda

erosione del capitale.6.  Tutta la nazione in piedi. Ogni uomo e ogni donna fermi sui

marciapiedi.7.  Là si combatteva forte, ogni minuto un colpo di cannone,

non era uno scherzo.8.  Una persona non è solo un corpo, c’è una mente da prende-

re in considerazione.9.  Fecondo la mia femmina ogni domenica sera, se non esco.10.  Al confronto tu sei un impotente, caro Giona.11.  Che ne so di cosa vuol dire pondo?, parla come mangi!12.  È una vera vergogna, un’onta indelebile sull’onore del con-

te Goffredo.13.  Il conto, per favore! Tanto così, dove siamo, a Bitonto o a

Venezia?14.  Il signore è distratto, siamo all’inferno e quello è

l’Acheronte.15.  Giano bifronte è il dio di Genova, in fondo si tratta di un

 porto.16.  Essere un camaleonte nella vita può servire, ma anche no.17.  Essere un tonto sempre uguale a se stesso è ancora peggio.18.  Metta la fronte lì, ecco la appoggi, ora stia ferma, non si

muova.19.  Posso rivestirmi, ho freddo? Sì, la ronda è passata.20.  La prima impronta sulla neve del mattino la lascio io per 

venire da te.

21.  È un bestione, un bisonte arrapato con la fronte che grondasudore.

22.  Ora mi fermo, Enone, non posso andare avanti, una sedia, ti prego.

23.  Se ti avvolge l’anaconda, trattieni il respiro, così muori prima.

24.  È assessore all’annona, un esperto!, si è sempre occupato di

 patate.25.  Il più grande donnaiolo del mondo sai dove vive? In Arizo-

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Parte terza - La corretta pronuncia

270

na.26.  Non c’è matrona d’America che sappia resistergli.27.  Ne sono personalmente testimone, lo vedo ogni giorno coi

miei occhi.

Esempi

accusatóre amóre attóre a‐

viatóre ambasciatóre calóre 

censóre 

chiaróre 

coltivatóre 

compositóre cultóre debitóre 

dolóre dottóre fondatóre in‐

gannatóre peccatóre pesca‐

tóre pudóre rumóre sentóre 

terróre torpóre valóre vigóre 

acquós    o affettuós    o afós    o a‐

stiós    o bellicós    o biliós    o chias‐

sós    o deliziós    o fiduciós    o insi‐

diós    o misteriós    o nervós    o pio‐

vós    o untuós    o 

Note

Attenzione a non confonde‐

re ‐óso terminazione di ag‐

gettivi con ‐òso desinenza 

verbale: chiòs    o dispòs    o 

dòs    o esplòs    o òs    o pòs    o e 

terminazione di sostantivi: 

ripòs    o spòs    o 

I sostantivi femminili in ‐osa 

possono avere ò (chiòs    a còs    a 

iòs    a pòs    a ròs    a spòs    a… ) e ó 

(cellulós    a certós    a cimós    a 

gaz    z    ós    a mimós    a mucós    a ne‐

bulós    a tuberós    a ventós    a vi‐

scós    a) 

REGOLA 33

La o tonica si pronuncia chiu‐

sa, ó, nei sostantivi in ‐óre e 

negli aggettivi in ‐ós                o 

Eccezioni

inrócio vócio 

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Parte terza - La corretta pronuncia 

271

Esercizio 33

1.  Sei un attore nella scena e nella vita: non credo più al tuoamore.

2.  Il calore del tuo corpo, il chiarore dei tuoi occhi mi innamo-

rano.3.  È un cultore del debito: un debitore virtuosistico, sempre in

 bolletta.4.  Dottore, cos’ho? Chiesi con terrore, e lui: son preso da un

lieve sentore di morte.5.  Duecento euro, grazie. Mi chiese delizioso. E io, misterio-

so: molto meglio centocinquanta.

6.  La gallina canta chiassosa nel pomeriggio estivo, bollente e piovoso.7.  Sono assai nervoso, ho il batticuore, nessun vigore in corpo,

un torpore!8.  Sulla spiaggia Elsinore si aggira un acquoso fantasma: è

Amleto, il pescatore col nome da principe.9.  Mi sposo domani, il mio sposo è bello e intelligente, anche

se alla gente non sembra.

10.  Il nostro amore è esploso a settembre, a novembre è esplosala guerra, a dicembre è esplosa la noia.

11.  Mi riposo un po’, non vedo il letto da tre giorni e tre notti,sto morendo di sonno.

12.  Che cosa fai? Chioso. Cosa chiosi, il libro è chiuso! Chiusoo no io chioso, chiaro!

13.  Ho le mucose arse, mi versi una gazzosa? Ho del succo dirosa, va bene lo stesso?

14.  Come una nebulosa gialla la mimosa, vieni in giardino avederla.

15.  La tuberosa è ancora verde, le giornate sono troppo ventose.

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Parte terza - La corretta pronuncia

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REGOLA 34 

La o tonica si pronuncia chiu‐

sa, ó, in molte parole isolate 

abbandóno allóra ancóra a‐

scólto bócca códa colóre coló‐

ro cólpa cólpo cóme condótto 

conóscere cónto cóntro córre‐

re costóro dódici dólce dópo 

dóve fióre fórma fórse giórno 

gióvane góla incóntro inter‐

rómpere intórno lavóro lóro 

maggióre miglióre móglie 

mólto móstro nascóndere ni‐

póte nói nóme ógni óltre óm‐

bra óra pórre pósto prónto 

quattórdici raccónto riconó‐

scere rispóndere Róma róm‐

pere rósso signóre sóle sólo 

sóno sópra sótto tórno vói 

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Parte terza - La corretta pronuncia 

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Esercizio 34

1.  Ascolto, ascolto, la tua bocca non conosce il silenzio, è col- pa mia.

2.  Allora il tuo è un abbandono, dopo quattordici anni vuoi

rompere!3.  Torno o non torno, questo è il problema che ogni volta mi

 prende.4.   Non è né il maggiore né il migliore, ha solo il carattere più

dolce.5.  A Roma, a Roma, per rompere le vecchie catene e uscire

dall’ombra.

6.  E dopo? Io e te? Cosa faccio dopo? In ogni dove vedrò latua ombra.7.  Coloro che si assumono la colpa, godranno di dodici anni di

sconto.8.  Forse la coda è troppo lunga, dalla forma sembra più un

serpente.9.  Ora che il mostro è stato preso, viene condotto alla feroce

 punizione.

10.  Ho dodici bocche da sfamare, lavoro, lavoro, ma non è suf-ficiente.

11.  Ecco un fiore da porre sulla tomba. Forse è poco? Tre fioriva bene? Non rispondi?

12.  Non voglio lasciare questo posto, partendo da qui si arriva presto.

13.  Ogni fiore, ogni gola, ogni giovane, il sole, il rosso del cie-lo, e dopo?

14.  Signore, sono solo, voi vedete, scendo nell’ombra in silen-zio, dove…

15.  Un incontro pieno di cose: parlammo di lavoro, di Roma, dicome fare il colpo.

16.  Che dici, vado? Un momento solo? Poi torno da te, che ne pensi?

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Parte terza - La corretta pronuncia

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Esempi

sàbato sàle sazio [sàzzio] sìgaro 

sóle superàre 

affìttasi (affitta + si), asimmetrìa 

(a + simmetria) coséno (com‐

plementi + seno) desidèrio (o 

des     idèrio) disótto girasóle pre‐

sentìre prèside (o près     ide) resì‐

stere (o res      ìstere) risèrbo trase‐

colàre trentasèi unìsono 

assài assassìno assessóre assòlto 

bàsso cassétto essenziàle gràsso 

issàre nessùno òsso passeggiàta 

quassù rósso 

àbside Alsàzia arsùra bàlsamo 

bórsa cènso córsa fàlso immènso 

órso psicanàlisi rivàlsa 

Note

Non si confonda la s iniziale 

di secondo componente con 

la s finale dei prefissi bis‐ cis‐

dis‐ es‐ tras‐ tris‐ che se se‐

guita da vocale è sonora: 

bis    ùnto cis    alpìno dis    adórno 

es    oneràre tras    andàto 

tris    àvolo 

REGOLA 35

La s si pronuncia sorda, s, 

quando è in principio di parola 

ed è seguita da vocale 

quando è iniziale di secondo 

componente di parola composta 

(soprattutto in parole la cui 

composizione è chiara), 

quando è doppia, 

quando è preceduta da un'altra 

consonante 

Eccezionibis    estìle filòs    ofo 

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Parte terza - La corretta pronuncia 

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Esercizio 35

1.  Affittasi un sigaro usato. Obbligatorio superare lo schifo.2.  Ogni tuo desiderio è un ordine per me, perché ti amo.3.  Il sole scende disotto. Presento il gelo della notte.

4.  Con tutto il riserbo possibile ti dico: sei un bastardo, crepa.5.  Unto e bisunto, trasecolo a vederti ridotto così trasandato.6.  Ti esonero da ogni incarico, non sei più preside.7.  Ogni volta che fai il filosofo mi vien voglia di darti duro sul

naso.8.  Quest’anno è bisestile, un giorno in più di sofferenza con

voi altri.

9.  Il cisalpino è un gran bel treno, peccato che i vetri sianolerci.10.  Questo è il mio trisavolo, è bello vero, ti piace? Troppo

vecchio!11.  Ti presento mio genero. Presento che andrete d’accordo.12.  Portami il girasole che voglio trapiantarlo in giardino.13.  Ne hai già trentasei, che te ne fai di quello?14.  L’assessore venne assolto dall’accusa di assassinio.

15.  Nel cassetto ho l’essenziale: un grosso osso succoso per te.16.  Quassù tutto bene e laggiù? Quaggiù è tutto rosso.17.  È basso e grasso, nessuno lo può issare.18.  Il censo non conta, il suo talento è immenso.19.  Facemmo insieme una passeggiata nella vecchia Alsazia.20.  Un orso nell’abside? Da dove è entrato? Dissero

all’unisono.21.  Ci avviammo di corsa, nel buio delle stelle.22.  Quel nome, il tuo, che è un balsamo alla bocca.

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Parte terza - La corretta pronuncia

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Esempi

abràs    o as      ìlo às    ola aus     iliàre al‐

lùs    o bàs    e bas    étta bas      ìlico 

biàs     imo bis    ognàre bis    ógno 

bis    ónte bis    ùnto Brìndis     i brus      ìo 

cas    èrma càs    o càus    a ces    èllo 

ces    óie chiès    a chiès     i cinquan‐

tès     imo cis    alpìno clàus    ola 

claus    ùra crìs     i cristianés     imo 

dis    adattàto es    àme es    autoràre 

es    èmpio fìs     ica fràs    e Ges    ù gin‐

nàs     io improvvìs    o invàs     i invàs    e 

invàs    ero invàs    o  ìs    ola mar‐

chés    e medés     imo mis    èria 

mùs     ica mùs    o os    àre paés    e pa‐

radìs    o pàus    a poes      ìa 

pres    entàre pròs    a quàs     i scùs    a 

spòs    a tes    òro tras    andàto 

tris    àvolo ùs    o vàs    o ventès     imo 

vìs    o 

REGOLA 36

La s si pronuncia sonora, s                  , 

quando si trova fra due vocali Eccezioni

quando è iniziale di secondo 

componente di parola com‐

posta soprattutto in parole 

la cui composizione è chiara: 

affìttasi (affitta + si) asimme‐

trìa (a + simmetria) coséno 

(co(mplementi) + seno) de‐

sidèrio (o des     idèrio) disótto 

girasóle presentìre prèside 

(o près     ide) resìstere (o 

res      ìstere) risèrbo trasecolàre 

trentasèi unìsono… (ma: 

bis    estìle 

filòs    ofo). 

Non si confonda la s iniziale 

di secondo componente con 

la s finale dei prefissi bis‐ cis‐

dis‐ es‐ tras‐ tris‐ che se se‐

guita da vocale è sonora: 

bis    ùnto cis    alpìno dis    adórno 

es    oneràre tras    andàto 

tris    àvolo 

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Esercizio 36

1.  A chi hai alluso, dicendo che ogni abraso è degno di biasi-mo?

2.  Bisogna che la base sia conscia del pericolo.

3.  È un caso che io sia in caserma, di solito esco per tempo.4.  Un esempio: mettere per bene sotto esame ogni singola

clausola.5.  Al ginnasio ero bravo, al liceo un po’ meno, all’università

uno schifo.6.  Sono in paradiso, un’isola di pace e poesia, fuori dalla prosa

della vita.

7.  Quindi rivolse inver lo cielo il viso.8.   Nel ventesimo secolo Gesù è stato tradito: la violenza hainvaso gli uomini.

9.  Portamene un vasetto, vorrei farne una scorpacciata, vado pazzo per il pesto.

10.  Del basilico, gli chiesi solo del basilico, e lui tirò fuori lecesoie.

11.  Era ormai un marchese in miseria, non aveva più niente.

12.  Ecco la sposa, ma lo sposo non si vede, e se non viene?13.  Sempre la medesima musica, non sei ancora stanco?14.  La poesia è l’arte suprema della parola, e la parola è la base

di ogni convivenza.

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Esempi

zaffàta zampa zampìllo zampógna zàppa zàttera 

zécca zìnco (o z      ìnco) zitèlla (o z     itèlla) zittìre zìtto 

zòccolo zòlla (o z    òlla) zòppo zùcca zùcchero zùffa 

zùfolo zùppa 

agenzìa amicìzia anziàno argùzia armistìzio astùzia 

balbùzie calvìzie canìzie comìzio conversazióne de‐

lìzia gràzia dis    gràzia facèzia faziós    o fittìzio gràzie 

inèzia Làzio minùzia negòzio nùnzio nuziàle ospìzio 

òzio polizìa preziós    o profezìa pronùnzia razzìa sac‐

cerdòzio sàzio scrèzio silènzio spàzio spèzia topà‐

zio trapèzio vìzio Venèzia zìo 

alzàre bàlza balzàre balzèllo calzétta calzóne fìlza 

REGOLA 37

La o tonica si pronuncia La  z 

si pronuncia sorda,  z 

in principio di parola, quando 

la seconda sillaba comincia 

per consonante sorda (c f  p t) 

quando è seguita da i più vo‐

cale 

quando è preceduta da l  

Eccezioni

z    affìro z    afferàno z    èffiro z    èta 

z    oòfilo z    òtico 

az     iènda romanz     ière 

balz    achiàno Belz    ebù elz    evìro 

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Esercizio 37

1.  Che zaffata! Da quanto non si mette sotto una doccia?2.  Così ti dai la zappa sui piedi. Non fare il deficiente.3.  Lo zoccolo duro del partito è stanco, non condivide.

4.  La solita zuppa, sei proprio una zucca senza riparo.5.  Chi pratica lo zoppo impara a zoppicare? Che scemenza!6.  Ancora un po’ di zucchero grazie, no, niente miele.7.  Stai un po’ zitto e imparerai qualcosa questa sera.8.  Una zuffa, una rissa cristiana tra anima e corpo, tra cielo ed

inferno.9.  All’agenzia non vengo più, sono troppo anziano per queste

minuzie.10.  Una grazia scesa dal cielo, una vera delizia, il finale di Mo-zart.

11.  Entra nel negozio e prendi un topazio, poi forse ti perdono.12.  Polizia, polizia, soccorso, una rapina, una vera razzia!13.  Non c’è stato nessuno screzio tra noi, ma un silenzio greve.14.  Grazie per la lepre, la porto a Venezia, allo zio.15.  Alzati e cammina, basta ozio, non sei sazio di riposo?

16.  Dolce color d’orïental zaffiro.17.  È uno zotico. In azienda tutti lo odiano, ma il suo servizio è

 prezioso.18.  Quello è un bravo romanziere, un po’ balzachiano.19.  Un Belzebù in persona, un politico nato e cresciuto tra gli

intrighi.20.  Scrivimi un elzeviro in fretta, per stasera. E che balzi agli

occhi!21.  Una mezza calzetta non dovrebbe avere tutto questo spazio.22.  Il balzello è inaccettabile, ogni contribuente lo rigetta.

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Parte terza - La corretta pronuncia

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REGOLA 38

La z si pronuncia sorda, z , nei seguenti suffissi:

-ànza parànza sperànza sostànza stànza us                ànza

-ènza assènza supplènza Cos                ènza lènza sciènza

sènza valènza

-ézza bellézza bruttézza debolézza grandézza

saggézza, ma bréz                z                a gréz                z                a

-ónzolo ballónzolo lattónzolo

-òzzo barilòzzo predicòzzo, ma mòz                z                o (pezzo

della ruota)

-ózzo gózzo ingózzo insózzo mózzo (reciso, ra-

gazzo di nave) pózzo s                gózzo singhiózzo

sózzo, ma diróz                z                o ghióz                z                o róz                z                o

-òzza carròzza piccòzza tinòzza, ma róz                z                a

-ùzzo aguzzo merluzzo labbruzzo spruzzo peluz-

zo struzzo-ùzza pagliùzza petrùzza pùzza 

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Parte terza - La corretta pronuncia 

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Esercizio 38

1.   Non c’è più speranza, disse il medico uscendo dalla stanza.2.  In sua assenza, è usanza prendere un supplente.3.  A Cosenza, senza dubbio, la sostanza del problema ti parrà

differente.4.   Non c’è scienza che tenga, è un rozzo comunque.5.  Un brezza leggera, un bicchiere di vino, uno spruzzo di ma-

re, che vita!6.   Non mi insozzo con queste piccolezze, singhiozza pure.7.  Ingozziamo, Paolino, ingozziamo, poi verrà la vendetta.8.  Fai labbruzzi? Aguzzi lo sguardo? Non funziona lo stesso.

9.  Il merluzzo l’ho preso, ma puzza, tira fuori lo struzzo dalfreezer.10.  La piccozza l’hai presa? Lo zaino? No, la tinozza non serve.11.  Se lo prendo, lo sgozzo, quel sozzo assassino.12.  L’ho presa al grezzo, poi penso alle finiture.13.  S’è spaccato il mozzo, non c’è più niente da fare.14.  Il mozzo è giovane, ma lavora come un pazzo.15.  La scrittura è assai rozza, non esce dal banale quotidiano.

16.  Come andare in carrozza, tutto facile per te, io sempre a piedi.

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282

aguzzàre bazzicàre bozzétto 

bòzzolo dinànzi drizzàre Enzo 

[ènzo] fidanzàto Firènze fòrza 

guazzabùglio guìzzo impazzìre 

innànzi intenzióne lìzza màzzo 

Mazzìni pàzzo pèzzo piàzza 

punzecchiàre ragàzzo schérzo 

spezzàre spràzzo sprìzzo stìzza 

tèrzo vezzós    o Vincènzo vìzzo 

REGOLA 39

La  z si pronuncia sorda,  z, in 

molte parole isolate 

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Parte terza - La corretta pronuncia 

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Esercizio 39

1.  Aguzzare lo sguardo va bene, ma bazzicare i bassifondi nonè esperienza, è malavita.

2.  Ho visto il bozzetto, non è male, anche se niente di che.

3.  Enzo, chiudersi nel bozzolo non serve, affronta il problema.4.  Ho un fidanzato a Firenze, due a Venezia, tre a Vicenza,

che guazzabuglio!5.  Dinanzi a te ritorno bambino, non riesco a replicare.6.  Con un guizzo raggiungo la riva e per un pezzo niente nuo-

to.7.  In via Mazzini un ragazzo da un pezzo scherza con Enzo.

8.  Da impazzire, una femmina così chi l’ha mai vista prima!9.   Non ho intenzione di ascoltarti ancora, sei un vizzo retore.10.  Sprizzo gioia da ogni poro! Ho vinto il terzo premio.11.  Alto e vezzoso, uno sprazzo di malizia negli occhi: Vincen-

zo.12.  In piazza non ci vengo, vacci tu se lo credi, e restaci.13.  Mi ha preso una stizza, una furia di dentro mi spezza!

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Parte terza - La corretta pronuncia

284

Esempi

z    àino, z    oòfilo, z    òologia, z    uàvo 

z    anz    àra z    énz    ero z     iz    z    ània 

z    ónz    o z    uz    z    urellóne 

z    abaióne z    agaglia z    ànni Z    àra 

z    avòrra z    èbra z    èlo z    ènit 

z    erbìno z    èro z     ibaldóne 

z     ibellìno z     ibìbbo z     imàrra 

z    odìaco z    òlla (o zòlla) z    ulù 

Eccezioni

zìo 

zàzzera 

zànna 

REGOLA 40

La  z si pronuncia sonora,  z                   

in inizio di parola, se seguita 

da due vocali 

quando è l'iniziale della pri‐

ma e della seconda sillaba 

della stessa parola 

in inizio di parola, quando la 

seconda sillaba inizia per 

consonante sonora (b d  g l  m n r  v ) 

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Esercizio 401.  Zio, prendi lo zaino che andiamo a zonzo.2.  Siano per sempre dannati i seminatori di zizzania.3.  Uno zanni dalla zazzera incolta e dalla zimarra lisa.

4.   Non sei uno zuzzurellone, sei proprio un deficiente.5.  A Zara bevvi uno zabaione allo zenzero.6.  Coi tuoi pantaloni alla zuava, sembravi uno zelante merce-

nario.7.  Lascia ogni zavorra, vola alto nel cielo.8.  Allo zenit del successo, penso alla vanità della vita.9.   Non credo al destino, ma mi affascina lo zodiaco.10.  Non vale più niente, uno zero a sinistra.11.  Quella zanzara nella notte: un tormento.12.  Sul dorso della zebra lo zulù agitava la zagaglia.13.  Che buono lo zibibbo, ne berrei cento bicchieri.14.  Lascia le scarpe sullo zerbino, per favore, poi entra.15.  Mi piace la zoologia, ma la mia vera passione restano le

scienze umane.16.  Nello Zibaldone Leopardi profuse le sue conoscenze.

17.  Con le sue zanne violette, il fantasma terrorizzò i presenti.

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Esempi

az    alèa az     imùt az     imutàle 

az    ulène biz    antìno cenoz    òico 

Custòz    a Ez    echìa Ez    echièle fi‐toz    òo frangiz    òlle gaz    èbo i‐

draz      ìna idroz    òo Maz    àra 

maz    ùrca protoz    òo riz    òma 

schiz    ofrenìa schiz    ofrènico 

schiz    òide scifoz    òo Mon‐

tez    èmolo moz    ambìco 

moz    aràbico 

Naz    arèno 

Nàz    aret 

oz    òno paleoz    òico periz    òma 

spinoz     iàno sporoz    òo 

REGOLA 41

La  z si pronuncia sonora,  z                 

, quando è scritta scempia in 

mezzo a due vocali, purché la 

seconda non sia i  seguita da 

vocale 

Eccezioni

nazìsmo 

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Esercizio 411.   Non c’è azalea che tenga, a Mazara non torno, non amo più

te. 2.  Il tuo ragionamento è bizantino, contorto inutilmente.

3.  Vieni in vacanza in Mozambico con me? Non te la senti?4.  Il lupo Ezechiele, che simpatico cartone!5.  Sotto il gazebo una banda di paese suonava musica moza-

rabica.6.  Chopin e le sue mazurche: un godimento pieno!7.   Non sei normale per niente: sei un vero schizofrenico.8.  Il mio nome è Nazareno, ma non sono nato a Nazaret.9.  Il buco nell’ozono surriscalda il pianeta.10.  Con il suo perizoma, Montezemolo dichiarava: guerra agli

sprechi!11.  Sei meno di niente, un insetto, uno sporozoo.12.  Credi in un dio tutto ragione? Sei uno spinoziano?

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Parte terza - La corretta pronuncia

288

Esempi

aguz    z      ìno Amaz    z    ònia amàz    z    one Ariz    òna arz      ìllo 

automèz    z    o az    z    àrdo Az    z    òrre az    z    ùrro 

barz    ellétta bàz    z    a baz    z    écola bìz    z    a biz    z    àrro 

biz    z    èffe bréz    z    a brónz    o bùz    z    o buz    z    ùrro Do‐

niz    étti doz    z      ìna frìz    z    o friz    z    ànte garz    óne gàz    z    a 

gaz    z    àrra gaz    z    èlla Gaz    z    ellóni gaz    z    étta 

gaz    z    ettière gaz    z    ettìno gaz    z    ós    a ghióz    z    o ghiri‐

bìz    z    o Goz    z    àno Gòz    z    oli gréz    z    o indennìz    z    o in‐

termèz    z    o lapis     làz    z    uli Laz    z    arìni Làz    z    aro 

laz    z    aróne làz    z    o léz    z    o magaz    z      ìno Maz    z    arìno 

mez    z    àno mez    z    erìa mèz    z    o (metà) mòz    z    o (parte 

della ruota) muez    z      ìn Naz    àrio Naz    z    àri oléz    z    o 

olez    z    ànte oriz    z    ónte pettegoléz    z    o prànz    o ràz    z    o 

réz    z    o ribréz    z    o romanz     ière romànz    o roz    z    ézza 

róz    z    o Ruz    z    ànte Sannaz    z    àro schiribìz    z    o sga‐

buz    z      ìno soz    z    ùra Suz    z    àra Tèz    z    e Tolmèz    z    o tra‐

mèz    z    o verz    ùra vocalìz    z    o 

REGOLA 42

La  z si pronuncia sonora,  z                  , in 

molte parole isolate 

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Parte terza - La corretta pronuncia 

289

Esercizio 421.  Il tuo aguzzino son io, il mio aguzzino sei tu: com’è dolce

la vita!2.  Il coro di Suzzara è in tournée in Arizona: canterà Donizet-

ti.3.  Ruzzante è un grande del teatro con la sua lingua densa e

scabra.4.   Nessun indennizzo mi è dovuto, mi ha detto, freddo,

l’avvocato.5.  Gazzetta, gazzettiere, gazzettino, parole che scompaiono

lente.6.  È un tipo frizzante, racconta sempre barzellette, in ogni oc-

casione.7.  Benozzo Gozzoli era davvero un gran pittore del primo Ri-

nascimento.8.  Prima mi invita a pranzo e poi mi dice: alzati, Lazzaro, e

vai a lavare i piatti.9.  Quel Nazario è un buzzurro, emana un lezzo insopportabile.10.  Un romanziere dai grandi orizzonti, grezzo e affilato come

una scheggia di selce.11.  Si dice linea di mezzeria, non linea di mezzadria.12.  Se non la pianta coi suoi lazzi, gli sparo un razzo in testa.13.  Che caldo, mi rifugio nello sgabuzzino, al fresco.14.  Attraverso il tramezzo di gesso sento i tuoi vocalizzi: uno

strazio!15.  Il re lazzarone, lo chiamavano, per la sua pigrizia.16.  Una gazzosa, grazie. Ecco qua, fa cento euro. Che prezzi!

17.  Gazzelle e zebre esistono, chimere e liocorni non ancora.18.  Se mi salta il ghiribizzo, prendo l’aereo e me ne vengo alle

Azzorre da te.19.  Faccia di bronzo e culo di pietra, ecco un vero uomo di po-

tere.20.  Non far le bizze, sono solo una dozzina di gocce, una baz-

zecola!

21.  Lo prese per la bazza dicendo: se non la smetti ti spacco, tispengo, ti freddo!

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Parte terza - La corretta pronuncia

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22.  Si vestì con un bizzarro abito azzurro e una camicia color gazza ladra.

23.  Il magazzino è vuoto, non c’è più niente, che azienda delcavolo!

24.  Garzoncello scherzoso, cotesta età fiorita è come un giornod’allegrezza pieno.

Moltissimi sono i verbi che contengono  z. Non ci sono regoleche stabiliscano quando è sorda e quando è sonora. Ne forniamoun elenco esemplificativo

 z sordaabbozzàre accarezzàre addirizzàre aizzàre alzàre ammazzàreammorzàre apprezzàre attizzàre attrezzàre avanzàre avvezzàreavvizzìre cadenzàre calzàre carrozzàre corazzàre cozzàre danzà-re deprezzàre dirizzàre dis    avvezzàre divezzàre drizzàre fidanzà-re forzàre guizzàre imbarazzàre impazzàre incalzàre indirizzàreindrizzàre infilzàre influenzàre ingozzàre innalzàre insozzàre in-vizzìre mozzàre orzàre piazzàre pinzàre ponzàre puzzàre racca-

  pezzàre rafforzàre raggrinzàre rappezzàre rattizzàre rimbalzàrerincalzàre rinforzàre rizzàre s      balzàre s      barazzàre s      bozzàre scalzà-re scherzàre schiamazzàre schizzàre scorrazzàre sferruzzàresferzàre sghignazzàre s    gozzàre s    guazzàre singhiozzàres    minuzzàre s    morzàre sollazzàre sopravanzàre spazzàre spazzolà-re spiegazzàre sprezzàre sprizzàre spruzzàre stazzàre stizzìrestrabuzzàre stramazzàre strapazzàre strizzàre strombazzàre tap-

 pezzàre terrazzàre z sonora, z   abbronz    àre ammez    z    àre arronz    àre armoniz    z    àre battez    z    àre di-mez    z    àre diroz    z    àre elettriz    z    àre es    orciz    z    àre frammez    z    àre galva-niz    z    àre imbiz    z    ìre inframez    z    àre intiriz    z    ìre intramez    z    àre ma-rez    z    àre olez    z    àre organiz    z    àre pranz    àre ronz    àre ruz    z    àre sinte-tiz    z    àre sonoriz    z    àre tramez    z    àre

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Parte terza - La corretta pronuncia 

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Esercizio 43 sugli omografi

È molto utile esercitarsi sull’elenco di parole che segue, per abi-tuarsi alla differenza tra aperte e chiuse.

accètta (voce del v. accettare) accétta (scure)affètto (voce del v. affettare 'o-stentare’)

affétto (voce. del v. affetta-re 'fare a fette’)

affètto (s.m. 'sentimento')accòrse (voce del v. accorgere) accórse (voce del v. accor-

rere)accòrsi (voce del v. accorgere) accórsi (voce del v. accor-

rere)accòrsero (voce del v. accorgere) accórsero (voce del v. ac-correre)

appòsta (avv.) appósta (part.pass. f. di ap- porre)

appòsto (voce del v. appostare) appósto (part.pass. di ap- porre)

arèna (s.f. 'stadio', 'circo') aréna (s.f. 'sabbia')

ascès     i (s.f.) ascés     i (voce del v. ascende-re)

assòrto (agg. 'intento') assórto (part.pass. di assor-gere)

  bòtte (s.f.pl. 'percosse’) bótte (s.f. 'contenitore’)cògli (voce del v. cogliere) cógli (prep.art. 'con gli')còla (s.f. 'pianta') cóla (voce del v. colare)

cóla (s.f. 'filtro')còlla (s.f. 'incollante’) cólla (prep.art.'con la ')còlle (s.m. 'poggio') cólle (prep.art. 'con le’)còllo (s.m. 'parte del corpo') cóllo (prep.art. 'con lo')còlto (voce del v. cogliere) cólto (agg. 'coltivato',

'istruito')còrso (etn. 'della Corsica') córso (voce del v. correre)collèga (s.m. 'compagno di lavo-

ro')

colléga (voce del v. colle-

gare)còppa (s.f. 'bicchiere’, 'vaso') cóppa (s.f. 'salume’)

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Parte terza - La corretta pronuncia

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corrègge (voce del v. correggere) corrégge (s.f. ‘cinghie’)corrèssi (voce del v. correggere) corréssi (voce del v. correre)corrèsse (voce del v. correggere) corrésse (voce del v. correre)corrèssero (voce del v. corregge-re)

corréssero (voce del v. correre)

còrre (poet. 'cogliere’) córre (voce del v. correre)crèdo (s.m. 'professione di fede’) crédo (voce del v. credere)Crèta (top.f. ) créta (s.f. 'argilla')dètte (voce del v. dare) détte (part. pass. di dire)dètti (voce del v. dare) détti (voce dei verbi dire e det-

tare)

èrma (s.f. 'testa scolpita su pila-stro') érma (agg. poet. 'solitaria')

dèi (s.m. 'divinità') déi (prep.art.)dòtto (agg. 'erudito') dótto (s.m. 'canale’)è (voce del verbo essere) é (cong.)èlle (s.f. 'lettera l') élle (pron. pers. antiq.)èsca (voce del v. uscire) ésca (s.f. 'cibo per attirare i pe-

sci')

èsse (s.f. 'lettera s') ésse (pron.pers.)fèsso (agg. poet. 'stanco') fésso (agg. 'spaccato', 'imbecil-

le’)fòro (s.m. 'piazza') fóro (s.m. 'buco')fòsse (s.f.pl. 'buche’) fósse (voce del v. essere)impòsta (s.f. 'scuretto', 'persiana') impósta (part.pass. di imporre)

impósta (s.f. 'tributo')

impòsto (voce del v. impostare) impósto (part.pass. di imporre)indòtto (agg. 'non istruito') indótto (part.pass. di indurre)lègge (voce del v. leggere) légge (s.f. 'norma')lèsse (voce del v. leggere) lésse (voce del v. lessare e agg.

‘bollite’)mèsse (s.f. 'raccolto di grano') mésse (part.pass. di mettere)

mésse (s.f.pl. 'funzioni religio-se’)

mésse (pl. di méssa 'il mette-re’)

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Parte terza - La corretta pronuncia 

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mèta (s.f. 'scopo') méta (s.f. 'mucchio, escre-mento')

mèz    z    o (agg. 'metà') mézzo (agg. 'fradicio')mòz    z    o (s.m. 'parte della ruota') mózzo (agg. 'mozzato')

mózzo (s.m. 'ragazzo di nave’)nèi (s.m. pl. 'macchie’) néi (prep.art.)nòce (voce del v. poet. nòcere'nuocere’)

nóce (s.m. 'albero')

ò ('lettera') ó (cong.)òra (poet. voce del v. oràre 'pre-gare’)

óra (s.f. 'misura di tempo')

òrca (s.f. 'cetaceo') órca (s.f. 'veliero') pène (s.m. 'organo sessuale ma-schile’)

 péne (s.f.pl.)

  pèsca (s.f. 'frutto') pésca (s.f. 'l'atto del pescare’,'il pescato', voce del v. pesca-re)

  pèste (s.f. 'malattia') péste (part. pass. di pestare) péste (s.f.pl. 'orme’)

  pòrci (s.m.pl. 'maiali') pórci (voce del v. porsi 'porrese stessi')  pòrsi (voce del v. porgere) pórsi (v. 'porre se stessi') pòs    e (s.f. pl. 'atteggiamenti') pós    e (voce del v. porre)  pòsta (s.f. 'corrispondenza') pósta (voce del v. porre)rè (s.m. 'nota musicale’) ré (s.m. 'monarca')rèni (s.m.pl. 'ghiandole’) réni (s.m.pl. 'lombi')ròcca (s.f. 'roccia' 'fortezza') rócca (s.f. 'conocchia')

ròdo (voce del v. rodare) ródo (voce del v. rodere)rògo (voce del v. rogare) rógo (s.m.)ròs    a (s.f. 'fiore’) rós    a (voce del v. rodere)ròtta (s.f. 'strumento a corde’) rótta (s.f. 'rottura', 'sconfitta',

'percorso')scòpo (s.m. 'fine’ 'mira') scópo (voce del v. scopare)scòrsi (voce del v. scorgere) scórsi (part.pass. di scorrere,

'passati')scòrto (part. pass. di scorgere) scórto (s.m.antiq. 'scorcio')

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Parte terza - La corretta pronuncia

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sèco (voce del v. secare) séco (pron. 'con sé')sòno (poet. 'suono') sóno (voce del v. essere)sòrta (s.f. 'specie’) sórta (part.pass. di sorgere)sòrte (s.f. 'destino') sórte (part.pass. di sorgere)tè (s.m. 'bevanda') té (pron. pers.)tèlo (s.m. 'freccia') télo (s.m. 'pezzo di tela')tèma (s.m. 'argomento') téma (voce del v. temere, s.f.)tès    i (s.f. 'teoria') tés    i (part.pass. di tendere)tòcco (s.m. 'berretto' 'pezzo') tócco (voce del v. toccare; s.m.

'il toccare’)tòrre (v.poet. 'togliere’) tórre (s.f. 'edificio')

tòrta (part.pass. di torcere) tórta (s.f. 'dolce’)tòsco (s.m.poet. 'tossico') tósco (etn. 'toscano')vèglio (s.m.antiq. 'vecchio') véglio (voce del v. vegliare)vendètte (voce del v. vendere) vendétte (plur. di vendetta)vènti (s.m. 'fenomeno atmosfe-rico')

vénti (num.)

Vèra (nome proprio) véra (agg. e s.f.)vòlgo (voce del v. volgere) vólgo (s.m.' plebe’)

vòlto (voce del v. voltare) vólto (s.m. 'viso')vòto (agg.poet. 'vuoto') vóto (voce del v. votare; s.m.

'atto del votare’)

Esercizio 44 riepilogo 1

1.  Tendi le tue mani verso il povero e le tue dita stendi all'in-

felice.2.  Una generazione va e una generazione viene, la terra restasempre ferma.

3.  Accademia e liceo con scuola media annessa.4.  Quelle stanze ove soletto mi trovai per mia sventura.5.  Queste parole per dare ai giovinetti la prudenza, ai giovani

scienza e assennatezza.6.  Volgendo alla sapienza il tuo orecchio, inclinerai il tuo cuo-

re all'intelligenza.7.  Le sue vie sono deliziose e tutti i suoi sentieri sono pace.

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Parte terza - La corretta pronuncia 

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8.  Ecco ciò che temete, come una bufera viene ciò che temete.9.  Poeta, senza infamia sicuro, forse con lode.10.  Te l'avevo detto: caro Emanuele, pensaci bene.11.  Per arrivare alla Pietra dell'Ovo ci voleva a ogni modo del

tempo.12.  A San Leo, oltre al freddo, c'era uno spavento.13.  Io penso con la mia testa, rispose freddo freddo il figlio.14.  Non ho freddo, no, mi sento bene, davvero.15.  Per non stare solo in strada, s'era messo dentro la chiesa.16.  Adesso, dopo dieci anni di libertà, la gente non sapeva cosa

fare.17.  A lungo tacemmo, immersi nella visione, nell’estasi della

luna.18.  Come dimentico Venezia sorgere dal mare con schiere lon-

tane di case?19.  Chi entrerà in questo luogo, se non potrà più uscirne?20.  Varsavia, ricordo le carrozzelle, il vento pungente sulla Vi-

stola.21.  Dietro la chiesa un cavaliere di gran portamento sventolava

una bandiera nera.22.  Niente è più dolce del miele, niente è più dolce di te.23.  Lieto di ritrovarti, amico, da dove vieni, così correndo?24.  Lieve come il pensiero è l’amore che ti chiedo, e tu a me?25.  Ieri ero tranquillo; oggi invece mi sento irrequieto.26.  Vieni, ti porterò alle colline d'oro, berremo da bicchieri

verdi, di vetro.27.  Sta quieto, vieni, siedi qui, mettiti comodo su questa sedia.

28.   Non pensare sempre alla carriera, hai già fatto il pieno dionori.

29.  Dieci, i baci che ti diedi, e dieci ne rivoglio indietro.30.  Restammo in piedi per dieci minuti, poi dissi: la corriera

non passa.31.  Venimmo il giorno dieci, ricordi?, passammo insieme una

 bella giornata.

32.  La marsigliese esalta il cuore dei francesi. Quello degli in-glesi meno.

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Parte terza - La corretta pronuncia

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33.  L'olio pugliese è il migliore del mondo: ogni cuoco lo af-ferma.

34.  Il teatro ateniese del V secolo resta insuperato, per sempre.35.  La maglietta appena messa, accidenti, già macchiata.36.  Chierico era l'intellettuale del Medioevo, tra chiesa e scrit-

toio.37.  Noè fu uomo giusto, intiero nella sua vita, e camminò con

Dio.38.  La mia idea? Assaltare le trincee che difendono i feudi del

 potere.39.  Io non credevo che costei sarebbe arrivata a questo punto.

40.  Questi piedi benedetti: che dolore! Che sofferenza atroce!41.  Che angoscia, che pena, ne ho piena la testa di te.42.  Nei tempi della mia giovinezza la miseria castrava i deside-

ri.43.   No, non dimentico: tra le macerie della guerra la vita era

tremenda.44.  No, non mi dileguo, seguo le tue impronte, le impronte dei

tuoi piedi.

45.  La faccenda è questa: l’azienda è allo sbando. Si svende.46.  Scendi da lì, non far tragedie, vieni giù, scendi!47.  Prendo la cosa a ridere? No, difendo la mia idea; non è la

stessa cosa.48.  Sull’agenda ho già scritto: vendere l’azienda.49.  Trenta volte il vento ci ha risospinti indietro e trenta volte

riprendemmo il mare.

50.  Attento, l’ultimo censimento non diceva questo, ma ben al-tro.51.  Gemente v’imploro: la mia pena immensa vi entri nel cuo-

re.

Esercizio 45 riepilogo 2

1.  Deprimente, deprimente, ecco la parola! Opprimente, ecco!

2.  Quanti fidanzati ho? Venti e non so che pesci prendere!3.  Questa pentola a pressione è troppo lenta, quando si cena?

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Parte terza - La corretta pronuncia 

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4.  Alla mensa ho ingoiato una minestra densa, ora mi strozzo.5.  Che vita intensa! Penso che entro il mese visiterò Firenze,

Faenza e Vicenza... almeno.6.  Lorenzo! Sì! Senti, c’è Vincenzo, viene da Vicenza.

7.  Mio caro Enzo, ti licenzio. E tu silenzio, chiaro?8.  Il senso di questa storia è che la maldicenza non conviene.9.  Sorella mia, il violoncello si suona con le mani e col cuore,

non con i piedi, come sembra a te.10.  Temo un suo gesto estremo, è fuori di sé dallo spavento.11.  Ameremo, odieremo, berremo, mangeremo... insomma vi-

vremo insieme.12.  Non fare lo scemo, la palestra non fa per te, e nemmeno per 

me, lo so.13.  Passeremo indenni, la faccenda non ci tocca, se ho ben

compreso14.  Nel ventennio io me la cavai, Ennio no.15.   Non ci convenne quella operazione, la banca tenne tutto

l’utile per sé.16.  Crescenzio vive come un monaco: in ascesi.

17.  I prodotti della cosmesi non si vendono più: tutti brutti ora.18.  Azteco? No, direi piuttosto che è un profilo greco.19.  Che spreco: una biblioteca solo per te, e per me niente!20.  Berrei un caffè, anche per te? No? Per te un tè?21.  Come uno scimpanzé, ti sei comportato come uno scimpan-

zé!22.  Il requiem di Verdi credo non abbia pari.23.  Gran bello sport, il tennis. Tu frequenti il campo e la rac-

chetta?24.  Vorrei e non vorrei, mi trema un poco il core.25.  Loro vorrebbero, sognerebbero, amerebbero ottenere que-

sto impiego, ma gliel’ho detto chiaro e netto: no!26.  Quando dovetti dire quelle parole estreme, lei mi stette a

sentire senza battere ciglio.27.  Per la milionesima volta ripetiamo: Cristianesimo e Catto-

licesimo non sono la stessa cosa.28.  Mi parlò con acredine, isterico: io sono integerrimo! E io:

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Parte terza - La corretta pronuncia

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smetti di gridare, senti?, ti viene la raucedine.29.  Hai un aspetto cadaverico. - Davvero, non sto bene da ieri.30.  Accetto che un atleta si fermi se ha la febbre, ma che sia

sempre, sempre stanco, no.31.  Parigi val bene una messa. E Venezia? E Firenze?32.  Mi telefoni tu? No, non posso, telefona tu, o mandami un

 pezzo di lettera.33.  È il sesto servo che cambio, non riesco a trovarne uno

completo, spero che questo mi serva.

Esercizio 46 riepilogo 3

1.   Niente si ripete, tutto scorre! Non ci tengo alla tua filosofia.Ti prego, taci!

2.  È un pezzo che aspetto, e questo non viene.3.  Fa sempre l’Amleto lui. Pensa, medita, ha idee. E invece è

solo un fesso. 4.  Meglio per lei, mi ripetei, meglio per lei che non venga ad

Orvieto. Non ci tengo a vederla.

5.  Con la punta della freccia incise un intreccio di cuori sullacorteccia del leccio.

6.  Bamboleggi, ecco cosa fai, bamboleggi, ma il solfeggio nonlo apprendi facendo così.

7.  Il re, padre di Amleto, si aggira sugli spalti della reggia.8.  Tu scendi dalle stelle, o re del cielo, e vieni in una grotta al

freddo e al gelo.

9.  Sono stanco: Rinascimento, Risorgimento, non rammento più niente.10.  Le fondamenta della storia e del tormento di Amleto non

sono note.11.  Altrimenti che cosa? Altrimenti niente, te l’ho detto.12.  Fremente mi disse, ti amo, che tormento stare senza di te!13.  Non potresti farmi il favore? No, non potrei, per te non fac-

cio niente.

14.  Io credei ch’ei credette ch'io credesse.15.  Se non avessero fatto un cenno, non sapremmo della loro

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Parte terza - La corretta pronuncia 

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 presenza.16.  Credevo, non sapevo, credevo soltanto, vedevo che tutti fa-

cevano così.17.  Accenno a te, sì proprio a te, vieni che ti prendo per mano.

18.  Da Vienna a Ravenna il viaggio non è breve di certo, sono più di tre ore.

19.  La marsigliese è l’inno nazionale francese, non inglese.20.  Il Dodecaneso è un arcipelago della Grecia.21.  Teresa è nata a Stresa, che è in Piemonte e non in Veneto.22.  Il mondo giullaresco nel Medioevo era legato a quello stu-

dentesco.23.  Se ti pesco a rifare questo, guai a te, mi intendi?24.  Tra i frutti la pesca è il migliore, quando ha la consistenza

giusta.25.  Nel duemillesimo anniversario del Cristianesimo, si son fat-

ti festeggiamenti.26.  Quella dottoressa è la principessa dei cardiologi milanesi.27.  Accetta la scommessa: poetesse come lei non ce ne sono.28.  Nel castagneto in cerca di quiete me ne vado lento lento.

29.  Gliel’ho detto e ridetto: non è un terzetto, è un quartetto, unquartetto!30.  Sospetto una cosa: verrà il prefetto in persona o un addetto?31.  Oggi tira un’arietta, meglio uscire a piedi e lasciar perdere

la bicicletta.32.  Bellezza, finezza, delicatezza, questo è quello che cerco in

una donna.33.  Dammi retta: questa setta religiosa è una burletta.

34.  Apprezzo il tuo sforzo, ma non mi raccapezzo più.35.  C’era un volta un re che disse alla sua serva…36.  Non fare lo svenevole, tu sei il mio carnefice.37.  Non ho più moneta, sono al verde e il futuro è nero.38.  Non è fresco, oggi, è proprio freddo, si gela, ahimè.39.  Venti, trenta vele sul mare, il vento tra i capelli e un mina-

reto: spesso mi chiedo dove sono.

40.  Al fuoco, al fuoco, gridava con il cuore in gola, correndoqui e là.

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41.  Non bevo liquore, anche ammesso che sia buono, perché minuoce al fegato.

42.  La tua oratoria non mi convince: incrocio il tuo sguardo ecapisco che sei un burocrate solamente.

43.  A goccia a goccia trabocca il vaso, non ho più pazienza.44.  Manigoldo, vieni: sulla tolda della nave ti restituirò i tuoi

soldi, con la spada.

Esercizio 47 riepilogo 4

1.  Parola mia, niente è meglio per la gola di una nocciola fre-

sca.2.  Sciolse le trecce e sorrise dicendo: vieni da me, prendimi.3.  Credevo corrosi i loro ideali e invece fu un’apoteosi

d’entusiasmo.4.  Mostra maniere da salotto, ma ha corrotto tutti. Nessuno è

 più ghiotto di denaro di lui.5.  Questa è la rotta giusta: la flotta mi segua. L’orizzonte è il

nostro confine.

6.  Mi accoscio, mi affloscio, mi ammoscio: lo scroscio delladoccia mi angoscia.

7.  A Foggia che pioggia: tutta la roggia è piena di melma gial-lognola.

8.  La mossa di Barbarossa sembrò un paradosso, ma prese co-sì la fortezza.

9.  Dopo nove mesi non è ancora tempo di sforzare la voce: è

 precoce il tuo desiderio.10.  Poco dopo diedi una spinta alla porta e che vedo? Un pove-ro sciocco feroce, dal viso verdognolo.

11.  Menzogna, menzogna, se parlo vi svergogno tutti, davantial mondo intero.

12.  È una vergogna: ogni tuo giorno è il nulla: ti accontenti delniente più assoluto.

13.  Il tempo è un nodo scorsoio, un avvoltoio che attende.

14.  Affonda il paese nella baraonda, e io testimone del mondo,che faccio?

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Parte terza - La corretta pronuncia 

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15.  Affronta il problema: l’impronta di lei ti dà il batticuore, lovedi? lo senti?

16.  Amore, amore, non sono io il tuo accusatore: ho il cuoregonfio di terrore, per te, per me, che angoscia mi prende.

17.  Deploro il tuo atteggiamento astioso. Sempre così, senzavero riposo.

18.  Sento, ascolto: sono quattordici volte che mi racconti lostesso poema di menzogne.

19.  In amicizia ripeto: pensa all’essenza, non al mutevole.20.  Ho un girasole nel cassetto, lo prendo e lo metto in questo

sacchetto.21.  In caserma mi sento un disadattato: penso alla sposa, sono

trasandato, ho bisogno di frasi tenere, che crisi!22.  Il nazismo è la vergogna del ventesimo secolo.23.  Nello zaino c’è tutto: ogni cosa al suo posto.24.  Mio zio ha il diabete: nel caffè niente zucchero, prego.25.  Accetta questa accetta affilata in segno del mio affetto.26.  Ti osservo con affetto, sempre, anche, che so, mentre affetti

il salame.

27.  Accorse per tempo, ma si accorse subito che non c’era piùniente da fare.28.  Sono venuto apposta, ma mi sembra già apposta la tua fir-

ma.29.  Si trascini il toro fuori dall’arena e il suo sangue si copra

con arena asciutta.30.  Insieme a te ascesi ai vertici dell’emozione: una vera e pro-

 pria ascesi spirituale.

31.  Ti vedo assorto, che hai? Sono salito, assorto a una nuovaconsapevolezza.

32.  Quel pazzo ubriaco, riempie di botte la moglie e la botte èsempre vuota.

33.  Cogli il momento, non è il tempo di aggredire la vita cogliartigli.

34.  Dalla pianta di cola cola un liquido verdognolo. L’operaio

lo cola nella tinozza.35.  Se sei un uomo colto non puoi non aver colto la sfumatura.

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Parte terza - La corretta pronuncia

302

36.  Senti, collega i fatti, non c’è un solo tuo collega disposto adarti retta.

37.  La coppa è un salume che non amo, per mandarlo giù devo bere almeno una coppa di vino.

38.  Dopo di me parlò lui e mi corresse: se tu corressi davverocome me vinceremmo ogni corsa.

39.  Il Credo cristiano consiste nel dire: io credo in un dio solo.40.  Nell’isola di Creta l’argilla, la creta dico, ha un colore del

tutto particolare.41.  Dette queste cose terribili mi dette una pacca sulla spalla.42.  Sempre caro mi fu quest’ermo colle.

43.  ‘E scende la cuna tra logge ed erme’ dice uno splendidoverso di Montale.44.  Il culto degli dei olimpici sostituì la pratica dei culti ctonii

 primitivi.

Esercizio 48 riepilogo 5

1.  Dopo la visita il medico, dotto e intelligente, diagnosticò

l’ostruzione di un dotto coronarico.2.  La parola elle, loro, si scrive con due elle.3.  Allora urlai: esca da questa casa, non sarò mai esca per i

suoi loschi affari, i suoi pesci se li peschi da sé.4.  La parola esse, loro, si scrive con due esse.5.  Ehi, principe del foro, non senti che la tua arringa fa acqua

da tutte le parti, è bucata, tutta un foro.

6.  Fosse come dici tu le fosse non servirebbero, ma la verità èche non possiamo bruciarli questi corpi.7.  Chiudi le imposte, per favore, vengo dal commercialista,

tutte quelle imposte da pagare mi hannno messo il mal ditesta.

8.  Imposta bene la voce, devi imporre al tuo suono un timbro più caldo.

9.  Ti ho indotto allo studio, capisci, perché mi sono accorto

che sei ignorante, indotto, insomma non sai niente.10.  La legge è uguale per tutti, come si legge in ogni tribunale.

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Parte terza - La corretta pronuncia 

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11.  Una grande messe di fedeli, questo intendo io per servizioliturgico ecumenico, per messa per tutti.

12.  Hai messo nel preventivo anche la messa in opera?13.  Lo scopo finale, la meta della nettezza urbana e rimuovere

le immondizie, la meta dalle strade.14.  Il mozzo della nave non è il mozzo della ruota.15.   Nei secoli passati la presenza di nei finti sul viso era un

vezzo diffuso, un segno di bellezza.16.  In inglese a volte non sai se devi scrivere la lettera o o la

lettera a.17.  L’abate dice: ora ascoltate bene tutti, la nostra norma è ‘ora

et labora’.18.  Navigavo tranquillo sul mio veliero, un’orca nuova di zec-

ca, quando scorsi lontano il profilo di un’orca marina.19.  Eh, non son più quello di una volta, per via della prostata il

mio pene non mi dà più gioie ma pene.20.  Sai che ho vinto alla pesca di beneficenza? Un cestino di

 pesche mature.21.  La pesca fu abbondante: i pescatori tornarono lieti e sorri-

denti.22.  La peste del milletrecento fece messe di morti.23.  Il pesto è la massima invenzione della cucina mondiale, di-

ce Ceronetti.24.  Dobbiamo porci questo problema: come sistemare i porci

sul carro.

Esercizio 49 riepilogo 6

1.  Gli porsi la mano ma lui disse: porsi faccia a faccia nonvuol dire far pace.

2.  Prima pose lentamente il bicchiere, poi disse: non sopporto più le tue pose, addio.

3.  Dopo aver posto la posta nella buca, il postino prese a morsiil cane.

4.  Sire, mio re, ascoltate bene questa nota, è un re, non un sol,un re, ascoltate bene, un re, mio re.

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Parte terza - La corretta pronuncia

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5.  Ho preso un tal colpo di freddo alle reni, da temere per imiei poveri vecchi reni.

6.  Là nella rocca avita, la lenta regina fila e rifila alla rocca.7.  Ho fatto solo cinquecento chilometri, ogni volta che rodo

una macchina, mi rodo il fegato ad andar piano.8.  Attenzione: rogo è il fuoco, rogo è un termine notarile de-

sueto.9.  La rosa è un fiore, un fiore, a forza di dirlo ho rosa la voce,

che cosa indecente.10.  Il vecchio cantore intonò accompagnandosi al suono della

rotta la rotta di Roncisvalle.

11.  Lo scopo della vita di mia moglie? Buttare via la scopa. Melo ripete sempre: non scopo più.12.  Negli anni scorsi la mia vita era sempre uguale, poi scorsi

un ideale nel volontariato.13.  Io sono uno che ama la poesia del Duecento: il suono, il

‘sono’, dei versi antichi mi esalta.14.  Per una sorta di riscatto morale, per un desiderio di rivincita

è sorta dalla sua umile condizione, la sua sorte è cambiata.

15.  Non tema, il tema della mia orazione non la imbarazzerà.16.  La mia tesi è questa: gli animi tesi, le intelligenze tese dan-

no buoni frutti.17.  Il tocco che il magistrato ha sul capo non è il tocco delle

mani del pianista.18.  Mirate quella torre, disse il condottiero, a lui la voglio torre

e prenderla per me.

19.  Torta e ritorta è la via della pazienza, ma all’arrivo che fe-sta, che miele, che torta dolcissima.20.  Sullo scoglio un veglio di bianco pelo guardava il mare,

come dicendo: io veglio sul destino dell’uomo.21.  Vendette il suo onore, dalle vendette proclamate si piegò ai

compromessi più biechi.22.  Per ben venti minuti stetti in cima al colle, sotto le nubi, tra

i venti dell’ovest.

23.  Mia moglie si chiama Vera, è una vera padrona di casa e miama, non si toglie la vera nuziale neanche per lavare i piatti.

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Parte terza - La corretta pronuncia 

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24.  Se mi volgo indietro rifletto stupito: come ho potuto pensa-re che il popolo, il ‘volgo’ dicevo una volta, sia da disprez-zare?

25.  Mi volto, il tuo volto è scomparso, solo la nebbia rimane.

26.  Il verso più bello di Dante? ‘Ma sé rivolge come suole a vo-to”, ecco, io voto per questo.

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DIZIONARIO DI PRONUNCIA

 

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PREMESSA

Il canone toscano, che sta alla base della pronuncia italiana, èvenuto man mano modificandosi. Oggi, come si è già detto, innessuna regione d’Italia, nemmeno in Toscana, si parla il corret-to italiano. Anzi, il corretto italiano è una astrazione che si pone

come diverso da ogni sua versione regionale. È vero infatti che|esoso|, essendo una parola di origine dotta, andrebbe, secondola relativa regola di grammatica storica, pronunciata es  òs  o, ma ilfatto che tutti gli altri aggettivi terminanti in -oso abbiano ó (me-ravigliós  o, nuvolós  o, acquós  o, ecc.), finisce per essere un moti-vo irresistibile di attrazione per dire es  ós  o. L'uso tende a sempli-ficare, per cui nessuno più tiene conto, per esempio, della diffe-renza tra decrèto aggettivo e decréto sostantivo, ma tutti diconodecréto in entrambi i casi. Per non parlare poi del fatto che, in  base al canone toscano, bisognerebbe dire cinése ma  francés  e,malése ma malès  ia, nàso ma cas  o, rìso ma vìs  o, còsa ma ròs  a,ecc., mentre nella pratica nessuno più avverte la necessità dimantenere queste differenze.

 Nella compilazione di questo dizionario ho tenuto presente l’uso

teatrale. Ogni volta che il canone toscano, che viene ripropostosempre uguale da tutti i dizionari, era in contrasto con l’uso tea-trale, ho scelto questa seconda soluzione, pur riportando anchela prima.

TERMINAZIONI FISSE

 Nella lingua italiana migliaia di parole hanno la stessa termina-zione, che mantiene inalterata la sua pronuncia. Per evitare

sciupio di carta, ho deciso di omettere queste parole, a meno che

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Parte terza - La corretta pronuncia

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non presentino difficoltà particolari:

-ànza -éggio/a -èllo/a/e -ènne -ènnio -ènte -ènza-ésco -és    e o -ése -ès    imo -étto/a -évole -ézza-ièra/e/i/o -iz    z    àre -ménte -ménto -ògico -òlogo-óna/e -óre -òrio -ós    o o óso -òtto -zióne

Per rendere pratica e veloce la consultazione, queste terminazio-ni sono riportate nell'intestazione di ogni pagina del Dizionario.Il lettore non troverà, per esempio, la parola  perentorio, ma po-trà ugualmente ricavarne subito la pronuncia, consultando ap-

  punto l'intestazione (-òrio). Troverà invece la parola suasorio  perché contiene una s intervocalica: suas  òrio. Non troverà la pa-rola malese perché può essere detta malés  e o malése come ripor-tato nell'intestazione (-és    e o -ése). Troverà invece marchese per-ché ammette una sola pronuncia: marchés  e.

AVVERTENZA

z e s indicano la lettera sorda, z     e s     quella sonoraò e è indicano la pronuncia aperta, ó e é quella chiusaò e è (in corsivo) indicano la vocale non tonica ma di pronunciaaperta, in parole composte

ABBREVIAZIONI

agg. aggettivoantiq. antiquato

art. articoloavv. avverbiocogn. cognomecond. condizionalecong. congiunzioneconiug. coniugatodim. diminutivoscl. esclamativo

etn. etnologico

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f. femminilefut. futuroger. gerundioimper. imperativo

imperf. imperfettoind. indicativoinf. infinitointr. intransitivolocuz.avv. locuzione avverbialelocuz.agg. locuzione aggettivalem. maschilen.pr.f. nome proprio femm.n.pr.m. nome proprio maschilenum. numerale  part.pass. participio passato  part.pres. participio presente  pass. passato  pass.rem. passato remoto  patron. patronimico

  pl. plurale  pers.f. nome di persona f.  pers.m. nome di persona m.  poet. poetico  prep. preposizione  pres. presente  pron. pronomes. f. sostantivo femminile

sing. singolares. m. sostantivo maschilesoprann. soprannomesost. sostantivotit. titolotop. toponimov. verbo

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A

abaco s.m. àbaco

Abano top. àbanoabbadessa s.f. abbadéssa o aba-dessa abadéssaabbandonare v. abbandónoabbandono s.m. abbandónoabbazzia s.f. abbazzìa o abaziaabazzìaabbeverare v. abbéveroabbeveratoio s.m. abbeveratóioabbietto agg. abbiètto o abiettoabiètto

abbisognare v. abbis     ógnoabboccare v. abbóccoabbonare v. (fare un abbonamen-to) abbònoabbondare v. abbóndoAbbondio pers.m. abbóndioabbordare v. abbórdoabbottonare v. abbottónoabbozzare v. abbòzzoabbozzo s.m. abbòzzoabbreviare v. abbrèvioabbronzare v. abbrónz    o

abbuonare v. abbuònoabbuono s.m. abbuònoAbele pers.m. abèleaberrare v. abèrroabete s.m. abéteabietto agg. abiètto o abbiettoabbièttoabnorme agg. abnòrmeabominare v. abòmino oabbominare abbòminoaborrire v. abòrro

aborto s.m. abòrtoabrasione s.f. abras    ióneabrasivo agg. abras    ìvoabraso part.pass. o agg. abràs    oabrogare v. àbrogoAbruzzo top. abrùzzoabside s.f. àbsideabulia s.f. abulìaabusare v. abùs    oacaro s.m. àcaroaccademia s.f. accadèmiaaccademico agg. accadèmicoaccadere v. accadére (coniug.come cadere)

accalorare v. accalóroaccantonare v. accantónoaccappatoio s.m. accappatóioaccarezzare v. accarézzo

accartocciare v. accartòccioaccasare v. accàs    o o accàsoaccecare v. accècoaccedere v. accèdere accèdo (co-niug. come cedere)accelerare v. accèleroaccendere v. accèndere accèndoaccés    i o accésiaccennare v. accénnoaccenno s.m. accénnoaccensione s.f. accensióne

accentare v. accèntoaccento s.m. accèntoaccentrare v. accèntroaccentuare v. accèntuoaccerchiare v. accérchioaccertare v. accèrtoacceso part.pass. o agg. accés    o oaccésoaccetta s.f. (scure) accéttaaccettare v. accèttoaccetto agg. accèttoaccoccolarsi v. mi accòccolo

accodare v. accódoaccogliere v. accògliere accòlgo(coniug. come cogliere)accollare v. accòlloaccolto part.pass. accòltoaccomodare v. accòmodoacconciare v. accóncioacconcio agg. accóncioaccondiscendere v. accondiscén-dereaccondiscéndo (coniug. come

scendere)acconsentire v. acconsèntoaccontentare v. accontèntoacconto s.m. accóntoaccoppare v. accòppo o accóppoaccoppiare v. accòppioaccorare v. accòroaccorciare v. accórcioaccordare v. accòrdoaccordo s.m. accòrdoaccorgersi v. mi accòrgoaccorrere v. accórrere accórro(coniug. come correre)accorso part.pass. accórso

accorto part.pass. accòrtoaccosciarsi v. mi accòscioaccostare v. accòstoaccosto avv. accòsto

accozzaglia s.f. accozzàgliaaccozzo s.m. accòzzoaccreditare v. accréditoaccrescere v. accréscere accrésco(coniug. come crescere)accusa s.f. accùs    aaccusare v. accùs    oaccusativo agg. e s.m. accus    atìvoacefalo agg. acèfaloacerbo agg. acèrboAcerra top. acèrra

acerrimo agg. acèrrimoacervo s.m. acèrvoacetico agg. acèticoacetilene s.f. acetilèneaceto s.m. acétoacetosella s.f. acetos    èlla o aceto-sèllaacheo agg. achèoAcheronte top. acherónteacheronteo agg. acherontèoacherontico agg. acherònticoachillea s.f. achillèa

acidosi s.f. acidòs    iacquaiolo s.m. acquaiòloacquazzone s.f. acquazzóneacquedotto s.m. acquedóttoacquietare v. acquiètoacquisire v. acquis    ìscoacredine s.f. acrèdineacrimonia s.f. acrimòniaacrobata s.m. acròbataacrobazia s.f. acrobazìaacrocoro s.m. acròcoro o acrocòro

acropoli s.f. acròpoliacrostico s.m. acròsticoAdalberto pers.m. adalbèrtoAdalgisa pers.f. adalgìs    aaddebitare v. addébitoaddebito s.m. addébitoaddendo s.m. addèndoaddensare v. addènsoaddentare v. addèntoaddentrare v. addéntroaddestrare v. addèstroaddietro avv. addiètroaddirizzare v. addirìzzoaddivenire v. addivèngo (coniug.

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-ànza -éggio/a -èllo/a/e -ènne -ènnio -ènte -ènza -ésco -és    e o -ése -ès    imo -étto/a -évole -ézza -ièra/e/i/o -iz    z    àre -ménte -ménto -ògico -òlogo -óna/e -óre -òrio -ós    o o -óso -òtto –zióne (vedi pagg. 309-310)

313

come venire)addizionare v. addiziónoaddobbare v. addòbboaddobbo s.m. addòbboaddolorare v. addolóro

addome s.m. addòmeaddomesticare v. addomèsticoaddossare v. addòssoaddosso avv. addòssoaddotto s.m. addóttoaddottorrare v. addottóroadeguare v. adéguoAdelchi pers.m. adèlchiAdele pers.f. adèleAdelmo pers.m. adèlmoadempiere v. adémpiere adémpioadempiùto (per il resto coniug.come empire)adenoide s.f. adenòideadenoideo agg. adenoidèoadepto s.m. adèptoadergere v. adèrgere adèrgoadesione s.f. ades    ióneadesivo agg. ades    ìvoadesso avv. adèssoadiposi s.f. adipòs    iadocchiare v. adòcchioAdolfo pers.m. adòlfo

adombrare v. adómbroadonio s.m. adònioadontare v. adóntoadoperare v. adòperoadorare v. adóroadornare v. adórnoadorno agg. adórnoadrianeo agg. adrianèoAdrianopoli top. adrianòpoliadulare v. àdulo o adùloadulterio s.m. adultèrio

adusare v. adùs     oaedo s.m. aèdoaerare v. àeroaereo agg. aèreoaeriforme agg. aerifórmeaerobico agg. aeròbicoaeroporto s.m. aeropòrtoaerosol s.m. aerosòlaerostato s.m. aeròstatoafasia s.f. afas    ìaaferesi s.f. afères    iaffaccendare v. affaccèndo

affermare v. afférmoafferrare v. affèrro

affettare v. (ostentare) affèttoaffettare v. (tagliare a fette) affét-toaffetto s.m. affèttoaffezionare v. affezzióno

affinché cong. affinchéaffiorare v. affióroafflosciare v. afflòscioaffocare v. affòcoaffogare v. affógoaffollare v. affòllo o affólloaffondare v. affóndoaffondo s.m. affóndoaffossare v. affòssoaffrontare v. affróntoaffronto s.m. affróntoaffusolare v. affùs    oloafrodisiaco agg. e s.m. afro-dis    ìacoAgamennone pers.m. agamènno-neAgazzi cogn. agàzziagenda s.f. agèndaAgenore pers.m. agènoreagenzia s.f. agenzìaAgesilao pers.m. ages    ilàoagevolare v. agévoloaggettare v. aggètto

aggetto s.m. aggèttoaggiogare v. aggiógoaggiornare v. aggiórnoagglomerare v. agglòmeroaggregare v. aggrègoaggrondare v. aggróndoaghiforme agg. aghifórmeagiografo s.m. agiògrafoAgnese pers.f. agnès    eagnostico agg. agnòsticoagognare v. agógno

agonico agg. agònicoagosto s.m. agóstoagreste agg. agrèsteagrifoglio s.m. agrifòglioAgrigento top. agrigèntoagrimensore s.m. agrimensóreagronomo s.m. agrònomoagrumeto s.m. agrumétoaguzzare v. agùzzoaguzzino s.m. aguz    z    ìno o aguzzì-noaguzzo agg. agùzzo

ahimè escl. aimèaiola s.f. aiòla o aiuola aiuòla

Airoldi cogn. airòldiaizzare v. aìzzoalacre agg. àlacrealare s.m. alàrealbagia s.f. albagìa

albasia s.f. albàs     iaAlbenga top. albènga o albéngaalbereta s.f. alberétaalbergare v. albèrgoalbergo s.m. albèrgoAlberoni cogn. alberóniAlberto pers.m. albèrtoAlbertosi cogn. albertós    i o alber-tósialbicocco s.m. albicòccoAlbinoni cogn. albinónialbionico agg. albiònicoalcali s.m. àlcalialcaloide s.m. alcalòidealcalosi s.f. alcalòs    iAlceo pers.m. alcèoAlceste pers.m. alcèsteAlcesti pers.f. alcèstialcolico agg. alcòlicoalcova s.f. alcòvaalcunché pron. alcunchéaldeide s.f. aldèidealé escl. alé

alea s.f. àleaalef s.m. àlef Aleppo top. alèppoalesare v. alès    oAlessio pers.m. alèssioalfabeta agg. alfabètaalfabetico agg. alfabèticoalfabeto s.m. alfabètoAlfonso pers.m. alfònsoAlfredo pers.m. alfrédoAlgarotti cogn. algaròtti

algebrico agg. algèbricoAlgeri top. algèriAlghero top. alghèroalienare v. aliènoalieno agg. aliènoaliseo agg. e s.m. alis    èoAllasio cogn. allàs    ioalleare v. allèoallegare v. allégoallegorico agg. allegòricoallegro agg. allégroallenare v. alléno

allentare v. allèntoallergico agg. allèrgico

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-ànza -éggio/a -èllo/a/e -ènne -ènnio -ènte -ènza -ésco -és    e o -ése -ès    imo -étto/a -évole -ézza -ièra/e/i/o -iz    z    àre -ménte -ménto -ògico -òlogo -óna/e -óre -òrio -ós    o o -óso -òtto –zióne (vedi pagg. 309-310)

314

allerta s.f. allértaallettare v. allèttoallevare v. allèvoalleviare v. allèvioallietare v. allièto

allievo s.m. allièvoallobrogo etn.stor. allòbrogoallocco agg. allòccoallodola s.f. allòdolaalloggiare v. allòggioalloggio s.m. allòggioallora avv. allóraallorché cong. allorchéalloro s.m. allòroallotrio agg. allòtrioallotropico agg. allotròpico

allotropo s.m. allòtropoalludere v. allùs    iallusione s.f. allus    ióneallusivo agg. allus    ìvoalluso part.pass. allùs    oAlmagesto tit.m. almagèstoalmeno avv. alménoaloe s.m. àloe o aloèalogeno s.m.e agg. alògenoAloisio pers.m. aloìs    ioAlonso pers.m. alònsoalopecia s.f. alopècia o alopecìaalpaca s.f. àlpaca o alpàcaalpestre agg. alpèstrealtalena s.f. altalénaaltalenare v. altalénoaltea s.f. altèaaltercare v. altèrcoalterco s.m. altèrcoalternare v. altèrnoaltero agg. altèroaltimetrico agg. altimètricoaltoforno s.m. altofórno

altorilievo s.m. altorilièvoaltrimenti avv. altriméntialtronde avv. altróndealtrove avv. altróvealveo s.m. àlveoalveolo s.m. alvèoloAlvernia top. alvèrniaAlvise pers.m. alvìs    ealzare v. àlzoamaca s.f. amàcaAmalasunta pers.f. amalasùnta

Amantea top. e cogn. amantèaamanuense s.m. amanuènseamarena s.f. amarèna

amarognolo agg. amarógnoloamasio s.m. amàs    ioamazzone s.f. amàz    z    oneAmazzonia top. amaz    z    òniaamazzonico agg. amaz    z    ònico

ambidestro agg. ambidèstroambientare v. ambièntoambizioso agg. ambiziós    o o am- biziósoAmbrogio pers.m. ambrògioambrosia s.f. ambròs    iaambrosiano agg. ambros    iànoAmbrosio pers.m. ambròs    ioAmbrosoli cogn. ambros    òliameba s.f. amèbaAmedeo pers.m. amedèo

Amelia pers.f. amèliaAmelotti cogn. amelòttiAmendola cogn. amèndolaameno agg. amènoamenorrea s.f. amenorrèaAmerica top. amèricaAmerio pers.m. amèrioAmeto pers.m. amètoamicizia s.f. amicìziaAmidei cogn. amidèiAmisani cogn. amis    àniamletico agg. amlèticoAmleto pers.m. amlètoammaestrare v. ammaéstro oammaèstroammazzare v. ammàzzoammenda s.f. ammèndaammesso part.pass. e agg. am-méssoammettere v. amméttere ammétto(coniug. come mettere)ammezzare v. ammèz    z    oammodernare v. ammodèrno

ammodo avv. ammòdoammogliare v. ammóglioammollare v. ammòlloammollo s.m. ammòlloammonio s.m. ammònioammontare v. ammóntoammorbare v. ammòrboammortare v. ammòrtoammorzare v. ammòrzoAmneris pers.f. amnèrisamnesia s.f. amnes    ìa

amniotico agg. amniòticoamorazzo s.m. amoràzzoamorfo agg. amòrfo

Ampezzo top. ampèzzo o ampéz-zoamplesso s.m. amplèssoampolla s.f. ampóllaAmsterdam top. amsterdàm

amuleto s.m. amulètoanabasi s.f. anàbas    ianabolico agg. anabòlicoAnacleto pers.m. anaclètoanaconda s.f. anacòndaanacoresi s.f. anacorès    ianacoreta s.m. anacorètaAnacreonte pers.m. anacreónteanacreontico agg. anacreònticoanaerobico agg. anaeròbicoanafonesi s.f. anafonès    i

anaforesi s.f. anaforès     ianaforico agg. anafòricoanalettico s.m. analètticoanalfabeta agg. analfabètaanalgesia s.f. analges    ìaanalgesico agg. analgès    icoanalisi s.f. anàlis    ianalogico agg. analògicoanamnesi s.f. anàmnes    i o anam-nès    ianamnestico agg. anamnèsticoananas s.m. ànanas o ananàsanapestico agg. anapèsticoanapesto s.m. anapèstoAnassimene pers.m. anassimèneAnastasio pers.m. anastàs    ioanatema s.f. anatèmaAnatolia top. anatòliaanatolico agg. anatòlicoAnatolio pers.m. anatòlioanatomico agg. anatòmicoanatroccolo s.m. anatròccoloanchilosare v. anchìlos    o o anchi-

lòs     oanchilosi s.f. anchìlos    i o anchilòs    iAnchise pers.m. anchìs    eancora avv. (tuttora, anche) ancó-raancora s.f. (strumento della nave)àncoraAndalusia top. andalus    ìaandaluso etn. andalùs    oandazzo s.m. andàzzoandirivieni s.m. andirivièni

andito s.m. ànditoAndora top. andòraAndorra top. andòrra

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-ànza -éggio/a -èllo/a/e -ènne -ènnio -ènte -ènza -ésco -és    e o -ése -ès    imo -étto/a -évole -ézza -ièra/e/i/o -iz    z    àre -ménte -ménto -ògico -òlogo -óna/e -óre -òrio -ós    o o -óso -òtto –zióne (vedi pagg. 309-310)

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Andrea pers.m. andrèaAndreotti cogn. andreòttiandroceo s.m. androcèoandrogino agg. e s.m. andròginoAndromeda pers.f. andròmeda

Andromaca pers.f. andròmacaAndronico pers.m. andronìco oandrònicoaneddotico agg. aneddòticoaneddoto s.m. anèddotoanelare v. anèloanelito s.m. anèlitoanemico agg. anèmicoanemometro s.m. anemòmetroanemone s.m. anèmoneanestesia s.f. anestes    ìaanestesista s.m. anestes    ìstaanestetico agg. e s.m. anestèticoaneto s.m. anéto o anètoanfiosso s.m. anfiòssoAnfossi cogn. anfòssiangariare v. angàrioAngeleri cogn. angelèriangelicare v. angèlicoangelico agg. angèlicoangioma s.m. angiòmaangiospermo agg. angiospèrmoangiporto s.m. angipòrto

anglicanesimo s.m. anglica-nés    imoanglofilo agg. e s.m. anglòfiloanglofobo agg. e s.m. anglòfoboanglofono agg. e s.m. anglòfonoanglomane s.m. e f. anglòmaneAngola top. angòlaangoloide s.m. angolòideAngora top. àngoraangoscia s.f. angòsciaangosciare v. angòscio

anidrosi s.m. anidròs     iAniene top. anièneanisetta s.f. anis    éttaannaffiatoio s.m. annaffiatóioAnnalena pers.f. annalénaAnnalisa pers.f. annalìs    aannebbiare v. annébbioannegare v. annégoannesso part.pass. annèssoannettere v. annèttere annèttoannettéi annèssoannientare v. anniènto

Annigoni cogn. annigóniannodare v. annòdo

annoiare v. annòioannona s.f. annònaannotare v. annòtoannottare v. annòttaannoverare v. annòvero

Annunziata pers. f. annunziàtaannusare v. annùs    o o annùsoanofele s.m. anòfeleanomalo agg. anòmaloanonimo agg. anònimoANSA n.pr.f. ànsaAnsaldo pers. m. ansàldoAnselmo pers. m. ansèlmoansia s.f. ànsiaanseatico agg. anseàticoansimare v. ansimareansiolitico s.m. ansiolìticoansioso agg. ansiós    o o ansiósoantecedere v. antecèdere antecèdo(coniug. come cedere)antenna s.f. anténnaAntenore pers. m. antènoreAnteo pers. m. antèoanteporre v. antepórre antepóngo(coniug. come porre)anteposto part. pass. antepóstoantera cogn. antèraantibiotico agg. antibiòtico

antifona s.f. antìfonaantifrasi s.f. antìfras    iantigas agg. antigàsantigene s.m. antìgeneantigienico agg. antigiènicoAntigone pers. f. antìgoneantilope s.f. antìlopeantimonio s.m. antimònioantincendio agg. antincèndioantinebbia agg. antinébbiaantinomico agg. antinòmico

Antinori cong. antinòriAntiochia top. antiòchiaAntioco pers. m. antìocoantipiretico agg. antipirèticoantipolio agg. antipòlioantisepsi s.f. antisèpsiantisettico agg. antisètticoantitesi s.f. antìtes    iantitetico agg. antitèticoAntonio pers. m. antònioAntonioni cogn. antonióniantonomasia s.f. antonomàs    ia

antropico agg. antròpicoantropocentrico agg. antropocèn-

tricoantropofago agg. e s.m. antropò-fagoantropoide s.m. antropòideantropometrico agg.

antropomètricoantropomorfo agg. e s.m. antro- pomòrfoantropopiteco s.m. antropopitècoantropozoico agg. antropoz    òicoanuresi s.f. anurès    iAnversa top. anvèrsaanzi prep. e avv. ànzianziché cong. anzichéanzidetto agg. anzidéttoaorta s.f. aòrtaAosta top. aòstaaperto part. pass. e agg. apèrtoapnea s.f. apnèaapocope s.f. apòcopeapocrifo agg. e s.m. apòcrifoapogeo s.m. apogèoapolide agg. apòlideapollineo agg. apollìneoApollo pers. m. apòlloApollodoro pers. m. apollodòroApollonio pers. m. apollònioapologeta s.m. apologèta

apologetico agg. apologèticoapoplettico agg. apoplètticoapostasia s.f. apostas    ìaapostata agg. e s.m. apòstataapostolico agg. apostòlicoapostolo s.m. apòstoloapostrofare v. apòstrofoapostrofe s.f. apòstrofeapostrofo s.m. apòstrofoapoteca s.f. apotècaapotema s.m. apotèma

apoteosi s.f. apoteòs     iappalesare v. appalés    oappallottolare v. appallòttoloapparecchiare v. apparécchioapparentare v. apparèntoappartenere v. appartenére appar-tèngo (coniug. come tenere)appassionare v. appassiónoappena avv. appénaappendere agg. appèndere appèn-do appés    i o appési appés    o o ap- péso

appendice s.f. appendìceappesantire v. appes    antìsco o

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appesantìscoappeso part. pass. e agg. appés    o oappésoappetto avv. appèttoappestare v. appèsto

appiedare v. appièdoappieno avv. appiènoappioppare v. appiòppoappisolarsi v. appis    olàrsi mi ap- pìs    oloapplauso s.m. applàus    oappoggiare v. appòggioappoggiatoio s.m. appoggiatóioappoggio s.m. appòggioapporre v. appórre appóngo (co-niug. come porre)

apportare v. appòrtoapporto s.m. appòrtoappositivo agg. appos    itìvoapposito agg. appòs    itoapposizione s.f. appos    izióneapposta avv. appòstaappostare v. appòstoapposto part.pass. di apporre ap- póstoapprendere v. apprèndere apprèn-do (coniug. come prendere)apprensione s.f. apprensióneappreso part.pass. apprés    o o ap- présoappressare v. apprèssoappresso prep. e avv. apprèssoapprestare v. apprèstoapprettare v. apprèttoappretto s.m. apprèttoapprezzare v. apprèzzoapprocciare v. appròccioapproccio s.m. appròccioapprodare v. appròdo

approntare v. appróntoappropriare v. appròprioapprossimare v. appròssimoapprovare v. appròvoapprovigionare v. approvigiónoaprico agg. aprìcoaprocheilo agg. aprochèiloApuleio pers.m. apulèioAquilea top. aquilèaaquilegia s.f. aquilègiaAquileia top. aquilèia

Aracoeli top. aracèliaragosta s.f. aragóstaAral top. aràl

arameo etn. aramèoaranceto s.m. arancétoArarat top. araràtarazzeria s.f. arazzerìaarazziere s.m. arazzière

arazzo s.m. aràzzoArbasino cogn. arbas    ìnoarboreo agg. arbòreoarcade etn. àrcadeArcesilao pers.m. arces    ilàoArcetri top. arcètriarchetipo s.m. archètipoArchimede pers.m. archimèdearchitettonico agg. architettònicoarchivolto s.m. archivòltoarcidiocesi s.f. arcidiòces    i

Arcidosso top. arcidòssoArcimboldi cogn. arcimbòldiarcipelago s.m. arcipèlagoarciprete s.m. arciprètearcivescovo s.m. arcivéscovoarcobaleno s.m. arcobalénoarconte s.m. arcónteArdenne top. ardènneardesia s.f. ardès    iaArdizzone cogn. ardizzóneArecco cogn. aréccoarena s.f. (anfiteatro) arènaarena s.f. (sabbia) arénaArena cogn. aréna o arènaarenare v. arénoarengo s.m. arèngoArenzano top. arenzànoAreopago top. areòpago o areo- pàgoArese cogn. arés    eAretusa top. e s.f. aretùs    aArezzo top. arézzoargentare v. argènto

argenteo agg. argènteoArgentera top. argentèraargento s.m. argèntoargolico etn. argòlicoArgolide top. argòlideArgonne top. argònnearguzia s.f. argùziaarianesimo s.m. arianés    imoAriberto pers.m. aribèrtoAriele pers.m. arièleariete s.m. ariète

Arimatea top. arimatèaariosteo agg. ariostèoAriosto cogn. ariòsto

arista s.f. (maiale arrosto) àristaarista s.f. (resta del grano) arìstaAristeo pers.m. aristèoaristocrate s.m. aristòcratearistocrazia s.m. aristocrazìa

Aristodemo s.f. aristodèmoAristofane pers.m. aristòfanearisofaneo agg. aristofanèoAristosseno pers.m. aristòssenoAristotele pers.m. aristòtelearistotelico agg. aristotèlicoaritmetico agg. aritmèticoArizona top. ariz    ònaarlesiano s.m. etn. arles    iànoarmaiolo s.m. armaiòloArmenia top. armènia

armeno etn. armènoarmistizio s.m. armistìzioarmonico agg. armònicoarmonium s.m. armòniumarnica s.f. àrnicaArnoldo pers.m. arnòldoArnolfo pers.m. arnòlfoAroldo pers.m. aròldoaroma s.f. aròmaAronne pers.m. arònnearrecare v. arrècoarredare v. arrèdoarredo s.m. arrèdoarrembare v. arrèmboarrendere v. arrèndere arrèndo(coniug. come rendere)arrestare v. arrèstoarretrare v. arrètroArrigoni cogn. arrigóniarriso part.pass. arrìs    o o arrìsoarrivederci saluto arrivedérciarrivederla saluto arrivedérlaarroccare v. arròcco

arrocco s.m. arròccoarrogare v. arrògoarronzare v. arrónz    oarrossare v. arróssoarrosto s.m. arròstoarrotare v. arròtoarrotolare v. arròtoloarrotondare v. arrotóndoarroventare v. arrovèntoarrovesciare v. arrovèscioarruolare v. arruòlo

arsella s.f. arsèllaarsenico s.m. arsènicoArsenio pers.m. arsènio

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artefice s.m. artéficeArtemide pers.f. artèmideArtemisio pers.m. artemìs    ioarteria s.f. artèriaarteriosclerosi s.f. arterioscleròs    i

artesiano agg. artes     iànoartrosi s.f. artròs    iarvale s.m. arvàlearzigogolare v. arz    igògoloarzigogolo s.m. arz    igògoloarzillo agg. arz    ìlloascendere v. ascéndere ascéndo(coniug. come scendere)ascensione s.f. ascensióneascensore s.m. ascensóreascesi s.f. ascès    iasceso part.pass. ascés    oascesso s.m. ascèssoascetico agg. ascèticoasciugatoio s.m. asciugatóioasclepiadeo agg. e s.m. asclepia-dèoAsclepio pers.m. asclèpioascoltare v. ascóltoascolto s.m. ascóltoascondere v. ascóndere ascóndoascorbico agg. ascòrbicoasepsi s.f. asèpsi

asettico agg. asètticoasfodelo s.m. asfodèloAsia top. às    iaasiatico etn. as    iàticoasilo s.m. as    ìloasimmetrico agg. asimmètricoasino s.m. às    ino o àsinoasola s.f. às    olaAsolo top. às    oloAspasia pers.f. aspàs    iaaspergere v. aspèrgere aspèrgo

aspergine s.f. aspèrgineasperrimo agg. aspèrrimoaspersione s.f. aspersióneasperso part.pass. aspèrsoaspersorio s.m. aspersòrioaspettare v. aspèttoaspetto s.m. aspèttoaspirapolvere s.m. aspirapólvereasportare v. aspòrtoAspromonte top. aspromónteAssalonne pers.m. assalònneassaporare v. assapóro

assecondare v. assecóndoassediare v. assèdio

assedio s.m. assèdioassegnare v. asségnoassegno s.m. asségnoassemblare v. assèmbloassemblea s.f. assemblèa

assembrare v. assèmbroassenso s.m. assènsoassentarsi v. mi assèntoassentire v. assèntoassenziente part.pres. assenziènteassenzio s.m. assènzioasserto s.m. assèrtoassestare v. assèstoassesto s.m. assèstoassetare v. assétoassettare v. assèttoassetto s.m. assèttoasseverare v. assèveroassieme avv. assièmeassiepare v. assièpoassioma s.f. assiòmaassise s.f. assìs    eAssisi top. assìs    iassiso part.pass. assìs    oassociare v. assòcioassodare v. assòdoassoggettare v. assoggèttoassoldare v. assòldo

assolo s.m. assóloassolvere v. assòlvere assòlvoassòlsiassommare v. assómmoassonnare v. assónnoassorbire v. assòrbo o assorbìscoassordare v. assórdoassorgere v. assórgere assórgo(coniug. come sorgere)assorto agg. (intento) assòrtoassorto part.pass. di assorgere

assórtoAssuero pers.m. assuèroAstarotte pers.m. astaròtteastemio agg. astèmioastenere v. astenére astèngo (co-niug. come tenere)astenico agg. astènicoastensione s.f. astensióneasteroide s.m. asteròideAstolfo pers.m. astòlfoAstrakan top. àstrakan o astrakànAstrea pers.f. astrèa

astronomico agg. astronòmicoastronomo s.m. astrònomo

astruseria s.f. astrus    erìaastruso agg. astrùs    oastuzia s.f. astùziaAtanasio pers.m. atanàs    ioAtena pers.f. atèna

Atene top. atèneateneo s.m. atenèoaterosclerosi s.f. ateroscleròs    iatesino etn. ates    ìnoatleta s.m. atlètaatletico agg. atlèticoatmosfera s.f. atmosfèraatmosferico agg. atmosfèricoatollo s.m. atòlloatomico agg. atòmicoAtreo pers.m. atrèoatroce agg. atróceatrofico agg. atròficoAttanasio pers.m. attanàs    ioattendarsi v. mi attèndoattendere v. attèndere attèndo(coniug. come tendere)Attendolo pers.m. attèndoloattenere v. attenéreattèngo (coniug. come tenere)attentare v. attèntoattento agg. attèntoattenuare v. attènuo

atterrare v. attèrroattesa s.f. attés    a o attésaatteso part.pass. e agg. attés    o oattésoattestare v. attèstoattizzare v. attìzzoattizzatoio s.m. attizzatóioattonito agg. attònitoattorcere v. attòrcere attòrco (co-niug. come torcere)attorniare v. attórnio

attorno avv. attórnoattorto part.pass. e agg. attòrtoattraversare v. attravèrsoattraverso avv. e prep. attravèrsoattrezzare v. attrézzoattrezzo s.m. attrézzoaudiometro s.m. audiòmetroaugusteo agg. augustèoAurelio pers.m. aurèlioaureola s.f. aurèolaaurora s.f. auròraausiliare v. aus    iliàre

ausiliario agg. aus    iliàrioausiliatore s.m. aus    iliatóre

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ausilio s.m. aus    ìlioausonio etn. aus    ònioaustero agg. austèroautenticare v. autènticoautentico agg. autèntico

autobotte s.f. autobótteautoclave s.f. autoclàveautocrate s.m. autòcrateautocrazia s.f. autocrazìaautoctono agg. autòctonoautodafé s.m. autodaféautodromo s.m. autòdromoautogeno agg. autògenoautogol s.m. autogòlautografare v. autògrafoautografo s.m. autògrafo

autolesionismo s.m. auto-les    ionìs    moautoma s.m. autòmaautomezzo s.m. automèz    z    oautomobile s.f. automòbileautonomo agg. autònomoavamposto s.m. avampóstoavantreno s.m. avantrènoavanzare v. avànzoavanzo s.m. avànzoavarizia s.f. avarìziaavena s.f. avénaavere v. avére ò avéte èbbiAverno top. avèrnoAverroè pers.m. averroèAversa top. avèrsaAvesta top. avèstaAvezzano top. avezzàno o a-vez    z    ànoAvicenna pers.m. avicènnaaviogetto s.m. aviogèttoavitaminosi s.f. avitaminòs    iavulso agg. avùlso

avvalorare v. avvalóroavvedersi v. mi avvédoavvelenare v. avvelénoavvenire v. avvèngo (coniug. co-me venire)avventare v. avvèntoavventizio agg. avventìzioavvento s.m. avvèntoavverare v. avvéroavverbio s.m. avvèrbioavversare v. avvèrso

avversione s.f. avversióneavverso agg. e prep. avvèrsoavvertire v. avvèrto

avvezzare v. avvézzoavvezzo agg. avvézzoavvicendare v. avvicèndoavvisaglia s.f. avvis    àgliaavvisare agg. avvis    àre

avviso s.m. avvìs     oavvizzire v. avvizzìscoavvocatessa s.f. avvocatéssaavvolgere v. avvòlgere avvòlgo(coniug. come volgere)avvolto part.pass. e agg. avvòltoavvoltoio s.m. avvoltóioazalea s.f. az    alèaAzeglio cogn. az    églio o az    èglioazienda s.f. az    ièndaazimut s.m. àz    imut

azimutale agg. az     imutàleAzio top. àzioazotemia s.f. az    otemìaazoto s.m. az    òtoazteco etn. aztèco o astècoazulene s.m. az    ulèneazzannare v. azzànnoazzardare v. az    z    àrdoAzzeccagarbugli pers.m. azzec-cagarbùgliazzeccare v. azzéccoazzerare v. az    z    èroazzimare v. az    z    ìmoazzimo agg. àz    z    imoazzittire v. azzittìscoAzzolino pers.m. azzolìno oaz    z    olìnoazzoppare v. azzòppoAzzorre top. az    z    òrreazzuffare v. azzùffoazzurro agg. az    z    ùrroazzurrognolo agg. az    z    urrógnolo

B

 babbaleo agg. e s.m. babbalèo babbeo agg. e s.m. babbèoBabele top. babèle babelico agg. babèlicoBabilonia top. babilònia babilonico agg. babilònico babordo s.m. babórdo bacheca s.f. bachèca

 bacherozzolo s.m. bacheròzzolo badessa s.f. badéssaBadoglio cogn. badòglio

Bagheria top. bagherìaBaglioni cogn. baglióni bagnarola s.f. bagnaròlaBagnoregio top. bagnorègio bagordare v. bagórdo

 bagordo s.m. bagórdo baiadera s.f. baiadèra baiocco s.m. baiòcco baita s.f. bàita baiulo s.m. bàiuloBalanzone pers.m. balanzóne balbuzie s.f. balbùzie balbuziente agg. balbuziènteBalcani top. balcàni balena s.f. baléna balenare v. baléno

 baleno s.m. baléno balenottera s.f. balenòttera balera s.f. balèra balestra s.f. balèstra balestrare v. balèstroBalestreri cogn. balestrèri ballatoio s.m. ballatóio ballonzolare v. ballónzolo baloccare v. balòcco balocco s.m. balòcco balordo agg. balórdo balsamo s.m. bàlsamoBaltimora top. baltimòra balza s.f. bàlza balzachiano agg. balz    achiàno balzano agg. balzàno balzello s.m. balzèllo balzo s.m. bàlzoBamberga top. bambèrga bamboccio s.m. bambòccio bancarella s.f. bancarèlla o bancherella bancherèlla bancarotta s.f. bancarótta

 banchisa s.f. banchìs     a banconota s.f. banconòta banderuola s.f. banderuòlaBandusia top. bandùs    ia baraonda s.f. baraóndaBaratono cogn. baratòno baratro s.m. bàratro barbabietola s.f. barbabiètolaBarbarossa cogn. barbaróssa barbera s.m. o f. barbèraBarbirolli cogn. barbiròlli

 barbitonsore s.m. barbitonsóre barbogio agg. barbògioBarbosa cogn. barbós    a

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 barcaiolo s.m. barcaiòlo barcamenarsi v. mi barcaméno barcarola s.f. barcaròla barcollare v. barcòlloBardonecchia top. bardonécchia

 barena s.f. barénaBarengo top. baréngo o barèngo baricentro s.m. baricèntro barilozzo s.m. barilòzzoBarisone cogn. baris    óneBarnabei cogn. barnabèi baroccio s.m. baròccio barocco s.m. e agg. baròccoBarolo top. baròlo barometro s.m. baròmetro baronessa s.f. baronéssaBaronio cogn. barònioBarrera cogn. barrèra barroccio s.m. barròccioBartolomeo pers.m. bartolomèo barzelletta s.f. barz    ellétta basale agg. bas    àle basaltico agg. bas    àltico basalto s.m. bas    àlto basare v. bàs    o base s.f. bàs    eBaseggio cogn. bas    éggioBasento top. basènto

 basetta s.f. bas     étta basico agg. bàs    ico basilare agg. bas    ilàreBasile cogn. bas    ìleBasilea top. bas    ilèa basilica s.f. bas    ìlicaBasilicata top. bas    ilicàta basilico s.m. bas    ìlicoBasilio pers.m. bas    ìlio basilisco s.m. bas    ilìsco basire v. bas    ìsco

 bassofondo s.m. bassofóndoBassora top. bàssora bassorilievo s.m. bassorilièvo basterna s.f. bastèrna bastia s.f. bastìa bastonare v. bastóno batiscafo s.m. batiscàfo batisfera s.f. batisfèra batocchio s.m. batòcchio batosta s.f. batòsta batrace s.m. bàtrace o batràce batterico agg. battèrico

 batterio s.m. battèrio battesimo s.m. battés    imo

 battezzare v. battez    z    àre battéz    z    o battibecco s.m. battibécco batticuore s.m. batticuòre battifredo s.m. battifrédo battiloro s.m. battilòro

 battiscopa s.m. battiscópa battistero s.m. battistèro battitoio s.m. battitóio baule s.m. baùleBausani cogn. baus    àni bautta s.f. baùtta bavagliolo s.m. bavagliòlo bavaro etn. bàvaroBaveno top. bavèno bazza s.f. bàz    z    a bazzecola s.f. baz    z    ècola bazzicare v. bazzicàre bàzzico bazzotto agg. baz    z    òtto beare v. bèo bébé s.m. bebè beccare v. bécco becco s.m. bécco becero s.m. béceroBeda pers.m. bèda beffa s.f. bèffa beffare v. bèffo bega s.f. bèga begonia s.f. begònia

 bei agg. (belli) bèiBeirut top. beirùt bel agg. (bello) bèl beh escl. bè belare v. bèloBelbo top. bèlboBelfagor pers.m. belfagòr  belga etn. bèlgaBelgio top. bèlgioBelice top. bèliceBelisario pers.m. belis    àrio

Bellaria top. bellària bellico agg. bèllicoBellingeri cogn. bellingèriBellinzona top. bellinzónaBellocchio cogn. bellòcchioBellonci cogn. bellónciBellosguardo top. bèllos    guàrdoBellotti cogn. bellòttiBelmondo cogn. belmóndoBelmonte cogn. belmónte belva s.f. bélva belvedere s.m. belvedére o bèlve-

déreBelzebù pers.m. belz    ebù

Bembo cogn. bèmbo bemolle s.m. bemòlle benacence etn. benacènseBenaco top. benàco benché cong. benché

Benci cogn. bènci benda s.f. bènda bendare v. bèndo bene avv. e s.m. bène beneficare v. benèfico benefico agg. benèfico benemerito agg. benemèrito benessere s.m. benèssereBenevento top. benevènto benevolo agg. benèvoloBengasi top. bengàs    iBengodi top. bengòdi beninteso avv. benintés    o o benin-téso benna s.f. bènnaBenozzo cogn. benòzzoBenso cogn. bènsoBentivoglio cogn. bentivòglio o bèntivòglio benvolere v. benvolére benzene s.m. benz    ène benzina s.f. benz    ìna benzinaio s.m. benz    inàio

 benzolo s.m. benz     òloBeolco cogn. beólco beota etn. beòtaBeozia top. beòziaBeppe pers.m. bèppe berbero etn. bèrbero berciare v. bèrcio bere v. bére bévo bévviBeresina top. beres    ìnaBergamo top. bèrgamoBergeggi top. bergéggi

Bergonzi cogn. bergónz     iBeria cogn. bèria berico etn. bèricoBerio cogn. bèrioBerna top. bèrnaBernabei cogn. bernabèiBernadetta pers.f. bernadéttaBernardetta pers.f. bernardéttaBernasconi cogn. bernascóniBerni cogn. bèrni bernoccolo s.m. bernòccoloBersezio cogn. bersèzio

 berta s.m. bèrtaBerto pers.m. bèrto

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Bertoldo pers.m. bertòldoBertolotti cogn. bertolòtti bestemmia s.f. bestémmia bestemmiare v. bestémmio bestia s.f. béstia

 bestiola s.f. bestiòla beta s.m. bèta betel s.m. bètelBetlemme top. betlèmmeBetocchi cogn. betòcchiBetta pers.f. (da Benedétta) béttaBetta pers.f. (da Elisabètta) bèttaBettoia cogn. bettóia bettola s.f. béttola bevereccio agg. beveréccioBezzecca top. bez    z    ècca

Biancaneve pers.f. biancanéve biancosegno s.m. biancoségno biasimare v. biàs    imo biasimo s.m. biàs    imoBibbiena top. bibbièna oBibiena top. bibièna bibliofilo s.m. bibliòfilo biblioteca s.f. bibliotèca bicocca s.f. bicòcca bicordo s.m. bicòrdo bicorne agg. bicòrne bicorno s.m. bicòrno bidet s.m. bidè bieco agg. bièco bietola s.f. biètola bifase agg. bifàs    e bifolco s.m. bifólco bifora s.f. bìfora biforcare v. bifórco bifronte agg. bifrónte bighellonare v. bighellóno bignè s.m. bignè bigoncia s.f. bigóncia

 bilenco agg. bilènco bilobo agg. bìlobo o bilòboBilora pers.m. bilòra bimestre s.m. bimèstre binocolo s.m. binòcolo binomio s.m. binòmio biocca s.f. biòcca bioccolo s.m. biòccolo biogenesi s.f. biogènes    i biografo s.m. biògrafo biondo agg. bióndo

 biosfera s.f. biosfèra biposto agg. e s.m. bipósto bireme s.f. birème

 biroccio s.m. biròccio bisaccia s.f. bis    àccia bisante s.m. bis    ànteBisanzio top. bis    ànzio bisavolo s.m. bis    àvolo

 bisbetico agg. bis      bètico bisboccia s.f. bis      bòccia bisbocciare v. bis      bòccio biscazziere s.m. biscazzièreBisceglie top. biscèglie biscroma s.f. biscròma bisecare v. bìseco bisestile agg. bis    estìle bisettrice s.f. bisettrìce bisezione s.f. bisezióne bisillabo s.m. bisìllabo

Bisio cogn. bìs     io bismuto s.m. bis    mùto bisnonno s.m. bis    nònno bisogna s.f. bis    ógna bisognare v. bis    ógna bisogno s.m. bis    ógno bisognoso agg. bis    ognós    o o bis    ognóso bisolfato s.m. bisolfàto bisolfuro s.m. bisolfùro bisonte s.m. bis    ónte bistecca s.f. bistéccaBistolfi cogn; bistòlfi bisunto agg. bis    ùntoBitonto top. bitónto bitorzolo s.m. bitórzolo bizantino etn. biz    antìno bizza s.f. bìz    z    a bizzarria s.f. biz    z    arrìa bizzarro agg. biz    z    àrro bizzeffe s.f. biz    z    èffe bizzocco s.m. biz    z    òcco blandizie s.f. blandìzie

Blasetti cogn. blas     étti blasfemo agg. blasfèmoBlasi cogn. blàs    i blasonare v. blas    óno blasone s.m. blas    óne blastoma s.m. blastòma blenda s.f. blènda blenorrea s.f. blenorrèa bleso agg. blès    o bloccare v. blòcco blocco s.m. blòcco

 blusa s.f. blùs     a boa s.f. bòa bob s.m. bòb

Bobbio top. bòbbioBoboli top. bòboli bocca s.f. bócca boccaporto s.m. boccapòrto boccascena s.f. boccascèna

 boccia s.f. bòccia bocciare v. bòccio boccio s.m. bòccio bocciolo s.m. bocciòloBoccioni cogn. boccióni boccola s.f. bóccola boccolo s.m. bóccolo bocconi avv. boccóniBocconi cogn. boccóniBodoni cogn. bodóniBoemia top. boèmia

 boemo etn. boèmoBoemondo pers.m. boemóndo boero etn. boèroBoezio pers.m. boèzio boffice agg. bòffice bofonchiare v. bofónchio bofonchio s.m. bofónchio boia s.m. bòiaBoine cogn. bòineBoito cogn. bòitoBolchi cogn. bólchiBoldo pers.m. bòldoBolena cogn. bolèna bolero s.m. bolèroBolgheri top. bólgheri bolgia s.f. bòlgia bolide s.m. bòlide bolla s.f. bólla bollare v. bóllo bollire v. bóllo bollo s.m. bóllo bolo s.m. bòloBologna top. bológna

Bolsena top. bolséna o bolsèna bolso agg. bólsoBolzaneto top. bolzanétoBolzano top. bolzàno o bolz    àno bomba s.f. bómba bombo s.m. bómbo bombola s.f. bómbola bompresso s.m. bomprèssoBonaccorsi cogn. bonaccórsi bonaerense etn. bonaerènseBonafé cogn. bonafé

Bonghi cogn. bónghiBoninsegna cogn. boninségnaBoniperto pers.m. bonipèrto

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Bontempi cogn. bontèmpi bonzo s.m. bónz    o bora s.f. bòraBorbera top. borbèra borbonico agg. borbònico

 borchia s.f. bòrchia bordare v. bórdoBordighera top. bordighèra bordo s.m. bórdo borea s.f. bòrea borghesia s.f. borghes    ìaBorghi cogn. bórghiBorgia cogn. bòrgia borgo s.m. bórgoBorgogna top. borgógnaBorgosesia top. borgosès    iaBoris pers.m. bòrisBormida top. bòrmidaBormioli cogn. bormiòliBorneo top. bòrneo boro s.m. bòro borro s.m. bórroBorromeo cogn. borromèo borsa s.f. bórsa borsaiolo s.m. borsaiòlo borseggiare v. borséggio borseggio s.m. borséggioBortolo pers.m. bórtolo

 boscaiolo s.m. boscaiòlo boschereccio agg. boscheréccio bosco s.m. bòscoBoselli cogn. bos    èlliBosforo top. bòsforoBosio cogn. bòs    io bosso s.m. bòsso bossolo s.m. bòssoloBoston top. bòstonBotero cogn. botèro botola s.f. bòtola

 botolo s.m. bòtolo botta s.f. bòtta botte s.f. bótteBottecchia cogn. bottécchia bottega s.f. bottégaBovio cogn. bòvio bove s.m. bòve bozza s.f. bòzza bozzetto s.m. bozzétto bozzo s.m. bòzzo bozzolo s.m. bòzzolo bracciolo s.m. bracciòlo

 brachicefalo agg. brachicèfalo braciola s.f. braciòla

 bradisismo s.m. bradisìs    mo bragozzo s.m. bragòzzo bramanesimo s.m. bramanés    imo braidense agg. braidènse bramosia s.f. bramos    ìa o bramo-

sìa branzino s.m. branzìno brasare v. bràs    oBrasile top. bras    ìleBrasilia top. bras    ìlia brasiliano etn. bras    iliàno brattea s.f. bràtteaBrebbia top. brébbia breccia s.f. brécciaBreda top. e cogn. brèda brefotrofio s.m. brefotròfioBrembo top. brèmboBrennero top. brènneroBrenno pers.m. brènno brenta s.f. brèntaBrenta top. brèntaBrera top. brèra bresaola s.f. bres    àolaBresci cogn. brésciBrescia top. bréscia bretone etn. brètone o brettone brèttone breve agg. brève

 brezza s.f. bréz     z     a brianzolo etn. brianzòloBriareo pers.m. briarèo brillatoio s.m. brillatóio brindisi s.m. brìndis    iBrindisi top. brìndis    iBriseide pers.f. bris    èide brizzolato agg. brizzolàto brocca s.f. bròcca brocco s.m. bròcco broccolo s.m. bròccolo

 broda s.f. bròda brodo s.m. bròdoBrofferio cogn. broffèrio brogliare v. bròglio broglio s.m. bròglioBroglio cogn. bròglioBrolio cogn. bròlio brolo s.m. bròlo bromico agg. bròmico bromo s.m. bròmo bronchiolo s.m. bronchiòlo broncio s.m. bróncio

 bronco s.m. brónco brontolare v. bróntolo

 brontosauro s.m. brontosàuro bronzeo agg. brónz    eoBronzino cogn. bronz    ìno bronzo s.m. brónz    oBrosio cogn. bròs    io

 brucellosi s.f. brucellòs     i bruciapelo s.m. bruciapélo brusio s.m. brus    ìoBruzio cogn. brùzioBuazzelli cogn. buazzèlli bubbonico agg. bubbònicoBucalossi cogn. bucalòssi bucaneve s.m. bucanéveBucefalo n.pr.m. bucèfalo bucintoro s.m. bucintòro bucolico agg. bucòlico bufera s.f. bufèra buganvillea s.f. buganvìllea bugliolo s.m. bugliòloBuitoni cogn. buitóniBuonarroti cogn. buonarròtiBuonconte cogn. buoncónteBuonconvento top. buonconvèntoBuondelmonte cogn. buondel-mónteBuoninsegna cogn. buoninségna buono agg. buònoBuontalenti cogn. buontalènti

Buozzi cogn. buòzzi burocrate s.m. buròcrate burocrazia s.f. burocrazìaBurzio cogn. bùrzioBusalla top. bus    àllaBuscemi top. buscèmi busecca s.f. bus    éccaBusento top. bus    èntoBusoni cogn. bus    óniBusseto top. bussétoBussotti cogn. bussòtti

Buzzati cogn. buzzàti buzzo s.m. bùz    z    o buzzurro s.m. buz    z    ùrro

C

cabala s.f. càbala o cabbala càb- balacabaret s.m. cabarècabernet s.m. cabernèCaboto cogn. cabòto

cabriolet s.m. cabriolècacasenno s.m. cacasénno

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cacatoio s.m. cacatóiocacciamosche s.m. cacciamóschecacciatora s.f. cacciatóraCacciola cogn. cacciòlacachettico agg. cachèttico

caciotta s.f. caciòttacacofonico agg. cacofònicoCadamosto cogn. cadamóstocadaverico agg. cadavèricoCaddeo cogn. caddèocadenzare v. cadènzocadere v. cadére cadròcadmeo etn. cadmèoCadorna cogn. cadórnacaduceo s.m. caducèoCafarnao top. cafàrnao

caffè s.m. caffècaffeico agg. caffèicocagionare v. cagiónoCagliostro cogn. cagliòstrocagnolo s.m. cagnòloCaienna top. caiènnaCairoli cogn. cairòliCalamandrei cogn. calamandrèiCalasanzio cogn. calasànziocalcare v. e s.m. calcàreCalcatèrra cogn. calcatèrraCalcedonia top. calcedòniacalcedonio s.m. calcedòniocalcestruzzo s.m. calcestrùzzocalcinosi s.f. calcinòs    icalciolo s.m. calciòlocalcolosi s.f. calcolòs    icalcoteca s.f. calcotècacaldarrosta s.f. caldarròstaCaldea top. caldèacaldeo etn. caldèoCaldera cogn. caldèraCalderón cogn. calderòn

Caledonia top. caledòniaCaleffi cogn. calèfficaleidoscopio s.m. caleidoscòpiocalende s.f. calèndecalendola s.f. calèndola o calen-dula calèndulaCalepio cogn. calèpioCalergi cogn. calèrgicalesse s.m. calèssecalicò s.m. calicòcalicosi s.f. calicòs    i

California top. califòrniaCalimala top. calimàlaCalimero pers.m. calimèro

callifugo s.m. callìfugoCallimaco pers.m. callìmacoCalliope pers.f. callìopeCalmeta cogn. calmètaCalogero pers.m. calògero

calorico agg. calòricocalotta s.f. calòttacalpestare v. calpéstoCaltabellotta top. caltabellòttaCaltanissetta top. caltanisséttacalumet s.m. calumèCaluso top. calùs    ocalvizie s.f. calvìziecalza s.f. càlzaCalzabigi cogn. calzabìgicalzaiolo s.m. calzaiòlo

calzamaglia s.f. calzamàgliacalzare s.m. e v. calzàrecalzatura s.f. calzatùracalzaturificio s.m. calzaturifìcioCalzecchi cogn. calzécchicalzerotto s.m. calzeròttocalzettone s.m. calzettónecalzino s.m. calzìnocalzolaio s.m. calzolàiocalzoleria s.f. calzolerìacalzoncini s.m. calzoncìnicalzoni s.m. calzónicamaleonte s.m. camaleóntecamaleontico agg. camaleònticoCambiaso cogn. cambiàs    oCambise pers.m. cambìs    eCambogia top. cambògiacambusa s.f. cambùs    acamelia s.f. camèliaCamerota top. cameròtacamiciola s.f. camiciòlaCamilleri cogn. camillèriCammarota cogn. cammaròta

cammeo s.m. cammèoCamogli top. camóglicamorra s.f. camòrracamoscio s.m. camòscioCamozzi cogn. camòzzicampagnolo agg. campagnòlocampestre agg. campèstreCampidoglio top. campidògliocampionare v. campiónocampionessa s.f. campionéssaCampodonico top. campodònico

Campoformido top. campofòrmi-docamposanto s.m. camposànto

camuso agg. camùs    oCanadà top. canadà o cànadacananeo etn. cananèocanapè s.m. canapècanavesano etn. canaves    àno

Camberra top. cambèrracancerogeno agg. cancerògenoCancogni cogn. cancógnicancrena s.f. cancrènacandela s.f. candélaCandelora n.pr.f. candelòracanea s.f. canèacanestro s.m. canèstrocanizie s.f. canìziecannamele s.f. cannamèleCannaregio top. cannarégio

canneto s.m. cannétocannolo s.m. cannòlocanoa s.f. canòaCanobbio top. canòbbiocanocchia s.f. canòcchiacanonica s.f. canònicacanonico s.m. canònicoCanopo top. canòpocanoro agg. canòroCanosa top. canós    a o canósaCanossa top. canòssaCanova cogn. canòvacantastorie s.m. cantastòriecantilena s.f. cantilènacantilenare v. cantilènoCantimori cogn. cantimòriCanton top. cantònCanuleio pers.m. canulèiocanzonare v. canzónocanzone s.f. canzónecanzoniere s.m. canzonièreCaorso top. caórsocaotico agg. caòtico

Capaneo pers.m. capanèoCapece cogn. capècecapedine s.f. capèdineCapelli cogn. capèllicapello s.m. capélloCapello cogn. capèllocapere v. capérecapestro s.m. capèstroCapeto cogn. capètocapezzale s.m. capezzàlecapezzolo s.m. capézzolo

capinera s.f. capinéracapintesta s.m. capintèstacapitombolare v. capitómbolo

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capitombolo s.m. capitómbolocapocchia s.f. capòcchiacapoccia s.m. capòcciacapocollo s.m. capocòllocapocomico s.m. capocòmico

capocuoco s.m. capocuòcoCapodimonte top. capodimóntecapodoglio s.m. capodòglioCapogrossi cogn. capogròssicapolavoro s.m. capolavórocapoluogo s.m. capoluògocapopezzo s.m. capopèzzocapopopolo s.m. capopòpolocapoposto s.m. capopóstocaposala s.m. e f. caposàlacaposaldo s.m. caposàldocaposezione s.m. e f. caposeziónecapotecnico s.m. e f. capotècnicocapotreno s.m. capotrènocapotta s.f. capòttacapoverso s.m. capovèrsocapovolgere v. capovòlgere capo-vòlgo (coniug. come volgere)capovolto part.pass. capovòltocappadoce etn. cappàdoce o cap- padòceCappadocia top. cappadòciaCaprera top. caprèra

capricorno s.m. capricòrnocaprifoglio s.m. caprifògliocapriola s.f. capriòlacapriolare v. capriòlocapriolo s.m. capriòloCapuleti cogn. capuléticapzioso agg. capziós    o o capzió-socaracollare v. caracòlloCaraibi top. caraìbi o caràibicaratè s.m. caratè

carbonchio s.m. carbónchioCarbonia top. carbòniacarbonico agg. carbònicocarbonio s.m. carbòniocarcadè s.m. carcadècarcinoma s.m. carcinòmacarcinosi s.f. carcinòs    icarciofeto s.m. carciofétocarciofo s.m. carciòfocardinalizio agg. cardinalìziocardiotonico s.m. cardiotònicoCareggi top. caréggi

Carelia top. carèliaCarema top. carèma

Caremoli cogn. carèmolicarena s.f. carènacarenare v. carènocarezzare v. carézzoCarinzia top. carìnzia

carioca s.f. cariòcacarizia s.f. carìziaCarlotta pers.f. carlòttaCarmagnola top. carmagnòlaCarmelo pers.m. carmèloCarneade pers.m. carnèadecarnefice s.m. carnéficeCarniola top. carniòlaCarocci cogn. caròccicarogna s.f. carógnacarola s.f. caròlaCaronte pers.m. caróntecarosello s.m. caros    èlloCarosio cogn. caròs    iocarota s.f. caròtacarotene s.m. carotènecarotide s.f. caròtidecarotideo agg. carotidèoCarozzi cogn. caròzzicarponi avv. carpónicarrareccia s.f. carrarécciaCarrera cogn. carrèracarriola s.f. carriòla

carroccio s.m. carròcciocarrozza s.f. carròzzacarrozzare v. carrozzàre carròzzocarrozzeria s.f. carrozzerìacarrozziere s.m. carrozzièreCartagena top. cartagènacartamo s.m. càrtamocartapecora s.f. cartapècoracartapesta s.f. cartapéstaCartasegna cogn. cartaségnaCartesio cogn. cartèsio

cartoccio s.m. cartòcciocartografo s.m. cartògrafocartuccera s.f. cartuccèracaruso s.m. carùs    ocasa s.f. càs    a o càsacasacca s.f. cas    àccacasaccio s.m. cas    àccioCasadei cogn. cas    adèi o casadèicasale s.m. cas    àle o casàleCasalegno cogn. cas    alégno o ca-salégnocasalingo agg. cas    alìngo o casa-

lìngocasamatta s.f. cas    amàtta o casa-

màttacasamento s.m. cas    aménto o ca-saméntoCasanova cogn. cas    anòva o casa-nòva

casareccio agg. cas     aréccio o casa-récciocasato s.m. cas    àto o casàtocasatorre s.f. cas    atórre o casatórrecascamorto s.m. cascamòrtocaseario agg. cas    eàriocaseggiato s.m. cas    eggiàto o ca-seggiàtocaseificio s.m. cas    eifìciocaseina s.f. cas    eìnacasella s.f. cas    èlla o casèllaCaselli cogn. cas    èlli o casèllicasello s.m. cas    èllo o casèlloCasentino top. cas    entìnocaseoso agg. cas    eós    o o cas    eósocasereccio agg. cas    eréccio o case-récciocaserma s.f. cas    èrma o casèrmaCaserta top. cas    èrta o casèrtaCasimiro pers.m. cas    imìroCasina pers.f. càs    inacasina s.f. cas    ìna o casìnacasino s.m. cas    ìno o casìno

Casio cogn. càs     iocasipola s.f. cas    ìpola o casìpolacasistica s.f. cas    ìsticacaso s.m. càs    ocasolare s.m. cas    olàre o casolàrecasotto s.m. cas    òtto o casòttocassaforte s.f. cassafòrteCassera cogn. cassèra o càsseracasseruola s.f. casseruòlaCassiodoro pers.m. cassiodòroCassiopea pers.f. cassiopèa

Cassola cogn. cassòlacastagneto s.m. castagnétocastagnola s.f. castagnòlaCastel Gandolfo top. castèl gan-dòlfoCastellaneta top. castellanétaCastelnuovo top. castelnuòvoCastelvecchio top. castelvècchioCastelvenere top. castelvènereCastelverde top. castelvérdeCastelvetere top. castelvètereCastelvetro top. castelvétro

Castore pers.m. càstorecastoro s.m. castòro

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castrense agg. castrènsecasuale agg. cas    uàlecasupola s.f. cas    ùpola o casùpolacatacomba s.f. catacómbacatadiottro s.m. catadiòttro

catalessi s.f. catalèssicatalettico agg. catalètticocataletto s.m. catalèttocatalisi s.f. catàlis    iCatalogna top. catalógnaCatanzaro top. catanz    àro ocatanzàrocatapecchia s.f. catapécchiacataro s.m. e agg. càtarocatastrofico agg. catastròficocatatonico agg. e s.m. catatònico

catechesi s.f. catechès     icatechetico agg. catechèticocategorico agg. categòricocatena s.f. caténacaterva s.f. catèrvacatetere s.m. catetère o catèterecateto s.m. catètocatodico agg. catòdicocatodo s.m. càtodocatorcio s.m. catòrciocattiveria s.f. cattivèriacattolicesimo s.m. cattolicés    imocattolico agg. cattòlicocaucasico etn. caucàs    icoCaucaso top. càucas    ocausa s.f. càus    acausale agg. caus    àlecausare v. càus    oCausio cogn. càus    iocausidico s.m. caus    ìdicocautela s.f. cautèlacautelare v. cautèlocauterio s.m. cautèrio

cavalcioni avv. cavalciónicavalleggero s.m. cavalleggèrocavallerizzo s.m. cavallerìzzoCavallero cogn. cavallèroCavallotti cogn. cavallòttiCavaradossi cogn. cavaradòssicavea s.f. càveacavedano s.m. cavédanocaverna s.f. cavèrnaCavicchioli cogn. cavicchiòliCazzaniga cogn. cazzanìga

cazzo s.m. càzzocazzotto s.m. cazzòttocebo s.m. cèbo

Cecchignola top. cecchignòlaCecco pers.m. céccoCecconi cogn. ceccónicece s.m. céceCecina top. cècina

Cecioni cogn. cecióniceco etn. cècoCecoslovacchia top. ce-cos    lovàcchia o cecos    lovacchìacedere v. cèdere cèdo cedètti ocedéi cedùtoCederna cogn. cedèrnacedola s.f. cèdolacedro s.m. cédroceduo agg. cèduoCEE n.pr.f. cèe

cafalea s.f. cefalèacefalo s.m. cèfaloCefalonia top. cefalòniacafalopode s.m. cafalòpodeceffo s.m. céffoceffonare v. ceffónoCefis cogn. cèfiscefo s.m. cèfocelare v. cèloceleberrimo agg. celebèrrimoCelebes top. celèbescelebrare v. cèlebrocelebre agg. cèlebrecelere agg. cèlerecelesta s.f. celèstaceleste agg. celèsteCeli cogn. cèlicelia s.f. cèliaceliare v. cèliocelibe agg. e s.m. cèlibeCelio top. cèliocellofan s.m. cèllofan o cellofàncellula s.f. cèllula

celluloide s.f. cellulòidecellulosa s.f. cellulós    a o cellulósaCelsius cogn. cèlsiuscelta etn. cèltaceltibero etn. celtibèroceltico etn. cèlticocembalo s.m. cémbalocementizio agg. cementìziocena s.f. cénacenare v. cénocenciaiolo s.m. cenciaiòlo

cencio s.m. céncioCenci cogn. cèncicenere s.f. cénere

Cenerentola pers.f. cenerèntolacenerognolo agg. cenerógnolocenno s.m. cénnocenobio s.m. cenòbiocenozoico agg. cenoz    òico

censimento s.m. censiméntocenso s.m. cènsocensore s.m. censórecensorio agg. censòriocensura s.f. censùracensurare v. censùrocentaurea s.f. centaurèa o centàu-reacentellinare v. centellìnocentennio s.m. centènniocentina s.f. cèntina

centinare v. cèntinocento num. cèntocentodecimo agg. cèntodècimocentodieci num. cèntodiècicentosei num. cèntosèicentosette num. cèntosèttecentotré num. cèntotrécentrare v. cèntrocentrico agg. cèntricocentro s.m. cèntrocentuplo agg. cèntuploceppo s.m. céppocera s.f. céracerasa s.f. ceràs    aCerbero pers.m. cèrberocerca s.f. cércacercare v. cércocerchia s.f. cérchiacerchiare v. cérchiocerchio s.m. cérchiocercine s.m. cércinecercopiteco s.m. cercopitècocerebro s.m. cèrebro

cereo agg. cèreoCerere pers.f. cèrerecerfoglio s.m. cerfòglioCerignola top. cerignòlacerimonia s.f. cerimòniacernecchio s.m. cernécchiocernere v. cèrnere o cernire cernì-re cèrno cernètti o cernéi cernìtocernia s.f. cèrniacernita s.f. cèrnitaCernobbio top. cernòbbio

cero s.m. cérocerreto s.m. cerrétocerro s.m. cèrro

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certo agg. cèrtocertosa s.f. certós    acertosino s.m. e agg. certos    ìnoceruleo agg. cerùleocervellotico agg. cervellòtico

Cerveteri top. cervèteriCervia top. cèrviacervide s.m. cèrvidecervo s.m. cèrvoCesa cogn. cès    aCesana top. ces    ànaCesare pers.m. cés    areCesarea top. ces    arèacesareo agg. ces    àreoCesario pers.m. ces    àrioCesarotti cogn. ces    aròtticesellare v. ces    èllocesello s.m. ces    èlloCesena top. ces    ènaCesenatico top. ces    enàticocesio s.m. cès    iocesoia s.f. ces    óiacespite s.m. cèspitecespo s.m. céspocessare v. cèssocesso s.m. cèssocesta s.f. céstaCestio pers.m. cèstio

cesto s.m. céstocesura s.f. ces    ùracetera s.f. cèteraceto s.m. cètocetonia s.f. cetòniacetra s.f. cétra o cètracetriolo s.m. cetriòloche cong. pron. agg. chéche escl. chèchecché checchéChecco pers.m. chécco

chela s.f. chèlachelide s.m. chèlidecheloide s.m. chelòidechelonio s.m. chelòniochemosi s.f. chemòs    iCheope pers.f. chèopeCheronea top. cheronèacherosene s.m. cheros    ènechetare v. chétocheto agg. chétoChiabrera cogn. chiabrèraChiaromonte cogn. chiaromónte

Chiavenna top. chiavènna o chia-vénna

chiazza s.f. chiàzzachiazzare v. chiàzzochiedere v. chièdere chièdo chiès    io chièsi chièstoChieri top. chièri

chierico s.m. chiéricochiesa s.f. chiès    achiesastico agg. chies    àsticochiesuola s.f. chies    uòlaChieti top. chiètichilometrico agg. chilomètricochilometro s.m. chilòmetrochilopode s.m. chilòpodechilowattora s.m. chilovattórachimera s.f. chimèrachimerico agg. chimèricochimono s.m. chimònochioccia s.f. chiòcciachiocciare v. chiòcciochioccio agg. chiòcciochiocciola s.f. chiòcciolachiodo s.m. chiòdoChioggia top. chiòggiachioggiotto etn. chioggiòtto ochiozzotto chiozzòttochioma s.f. chiòmachiosa s.f. chiòs    achiosare v. chiòs    o

chiosco s.m. chiòscochiostro s.m. chiòstrochiromanzia s.f. chiromanzìachirottero s.m. chiròtteroChisciotte pers.m. chisciòttechiudere v. chiùs    i o chiùsi chiùs    oo chiùsoChiusano cogn. chius    ànoChiusi top. chiùsi o chiùs    ichiuso part.pass. chiùs    o o chiùsochiusura s.f. chius    ùra o chiusùra

cianotico agg. cianòticocianosi s.f. cianòs    iCibele pers.f. cìbele o cibèlecibernetico agg. cibernèticocicaleccio s.m. cicalécciociccaiolo s.m. ciccaiòlocicisbeo s.m. cicis      bèociclonico agg. ciclònicociclope s.m. ciclòpeciclopico agg. ciclòpicocicogna s.f. cicógnacieco agg. cièco

cielo s.m. cièlocifosi s.f. cifòs    i

cifotico agg. cifòticocilecca s.f. ciléccacileno etn. cilènoCilento top. cilèntociliegeto s.m. ciliegéto

ciliegia s.f. ciliègiaciliegio s.m. ciliègiocimaiolo s.m. ciamiòloCimarosa cogn. cimaròs    acimasa s.f. cimàs    acimelio s.m. cimèliocimitero s.m. cimitèrocimmerio etn. cimmèriocimosa s.f. cimós    a o cimósacinciallegra s.f. cinciallégracineforum s.m. cinefòrumcinematografo s.m. cinematògra-focinepresa s.f. cineprés    a o cinepré-sacinereo agg. cinèreocineseria s.f. cines    erìa o cineserìacineteca s.f. cinetècacinetico agg. cinèticoCinisello top. cinis    èllocinnamono s.m. cinnamònocinocefalo agg. e s.m. cinocèfalocinodromo s.m. cinòdromo

cinofilo s.m. e agg. cinòfilocinofobo s.m. cinòfobocinopiteco s.m. cinopitècocinquecento num. cinquecèntocinquennio s.m. cinquènnio oquinquennio quinquènnioCinqueterre top. cinquetèrreCinzano top. cinzànociocca s.f. ciòccacioè avv. cioèciompo s.m. ciómpo

cioncare v. cióncocionco agg. cióncociondolare v. cióndolociondolo s.m. cióndolociotola s.f. ciòtolaciottolo s.m. ciòttolocipolla s.f. cipóllacipresseto s.m. cipressétocipresso s.m. ciprèssocipriota etn. cipriòtacircense agg. circènseCirceo top. circèo

circoncisione s.f. circoncis    iónecirconciso part.pass. circoncìs    o

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circondare v. circóndocirconflesso agg. circonflèssocirconfondere v. circonfónderecirconfóndo (coniug. come fonde-re)

circonfuso part.pass. circonfùs     ocircospetto agg. circospèttoCirene top. cirènecireneo etn. cirenèocirrosi s.f. cirròs    icirrotico agg. cirròticoCisa top. cìs    acisalpino etn. cis    alpìnocisterna s.f. cistèrnacistifellea s.f. cistifèlleacitaredo s.m. citarèdo

citasi s.f. citàs     iCitera top. citèraCiterea pers.f. citerèacitofono s.m. citòfonocivettuolo agg. civettuòloCivitavecchia top. civitavècchiaclamide s.f. clàmideclausola s.f. clàus    olaclausura s.f. claus    ùraclavicembalo s.m. clavicémbaloclavicordo s.m. clavicòrdoClefi pers.m. clèfiClelia pers.f. clèliaclemente agg. clemènteClemente pers.m. clemènteclemenza s.f. clemènzaCléo pers.f. cleóCleofe pers.f. clèofeCleone top. cleónecleptomane agg. cleptòmaneclero s.m. clèroclientela s.f. clientèlaclimaterico agg. climatèrico

climaterio s.m. climatèrioclipeo s.m. clìpeoClistene pers.m. clìsteneclistere s.m. clistèreClitennestra pers.f. clitennèstraclitoride s.f. clitòrideclitorideo agg. clitoridèoClizia pers.f. clìziaClodio pers.m. clòdioClodoveo pers.m. clodovèoCloe pers.f. clòe

clono s.m. clònoClori pers.f. clòri o Cloride clòri-de

cloro s.m. clòrocloroformio s.m. clorofòrmioclorosi s.f. cloròs    iCloto pers.f. clòtocluniacense s.m. cluniacènse

Cnosso top. cnòssocoacervo s.m. coacèrvocoadiuvare v. coàdiuvocoagulo s.m. coàgulocoalizzare v. coalìz    z    ocoana s.f. coànacoboldo s.m. cobòldocobra s.m. còbracoca s.f. còcacoca cola s.f. còca còlacocainomane s.m. e f. cocainò-

manecocca s.f. còccacocchio s.m. còcchiococcia s.f. còcciacoccide s.m. còccidecoccige s.m. còccigecoccigeo agg. coccìgeococco s.m. còccococcola s.f. còccolacoccolare v. còccolococolla s.f. cocóllacocomero s.m. cocómerococuzza s.f. cocùzzacocuzzolo s.m. cocùzzolocoda s.f. códacodazzo s.m. codàzzocodesto pron. codéstocodice s.m. còdiceCodignola cogn. codignòlaCodigoro top. codigòroCodogno top. codógnocodolo s.m. códoloCodroipo top. codròipo

coefora s.f. coèforacoerede s.m. coerèdecoesione s.f. coes    iónecoesistere v. coes    ìsto(coniug. come esistere)coesivo agg. coes    ìvocoevo agg. coèvocofano s.m. còfanocoffa s.f. còffacogitabondo agg. cogitabóndocogitare v. cògito

cogli prep.art. cóglicogliere v. cògliere còlgo còlsicòlto

cognome s.m. cognómeCogoleto top. cogolétocoi prep.art. cóicoincidere v. coincìs    i coincìs    ocoinvolgere v. coinvòlgere coin-

vòlgo (coniug. come volgere)coiote s.m. coiòtecoito s.m. còitocol prep.art. cólcola s.f. còlaCola pers.m. còlacolabrodo s.m. colabròdocolare v. cólocolatoio s.m. colatóioColchide top. còlchidecoldiretto s.m. coldirètto

coledoco s.m. colèdococolei pron. colèicoleottero s.m. coleòtterocolera s.f. colèracolerico agg. colèricocolesterolo s.m. colesteròlocolica s.f. còlicacolico agg. còlicocolla s.f. (sostanza adesiva) còllacolla (con la) cóllacollazionare v. collaziónocolle s.m. (poggio) còllecolle prep.art. (con le) cólleCollecchio top. collécchiocollega s.m. collègacollegare v. collégocollegio s.m. collègioCollegno top. collégnoColleoni cogn. colleónicollera s.f. còlleracollerico agg. collèricocolletta s.f. collèttacollezionare v. collezióno

Colli cogn. còllicollimare v. collìmocollisione s.f. collis    iónecolliso part.pass. collìs    ocollo s.m. (parte del corpo) còllocollo prep.art. (con lo) cóllocollocare v. còllocoCollodi top. collòdicolloide s.m. collòidecolloquiare agg. collòquiocolloquio s.m. collòquio

Colloredo top. collorèdocollottola s.f. collòttolacollusione s.f. collus    ióne

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colluso part.pass. collùs    ocollutorio s.m. collutòriocolmare agg. cólmocolmo agg. cólmocolofonia s.f. colofònia

Cologno top. cológnoColombia top. colómbia o co-lòmbiacolombo s.m. colómboColombo cogn. colómbocolon s.m. còloncolonia s.f. colòniaColonia top. colòniacolonico agg. colònicocolonna s.f. colónnacolono s.m. colònoColono top. colònocolorare agg. colórocoloro pron. colóroColosimo cogn. colòs    imoColosseo top. colossèocolosso s.m. colòssocolostro s.m. colòstrocolpa s.f. cólpacolpo s.m. cólpocolto (coltivato, istruito) cóltocolto part. pass. di cogliere còltocoltre s.f. cóltre

coltrice s.f. cóltricecolubro s.m. colùbrocolza s.f. còlzacoma s.f. còmacome avv. e cong. cómecomedone s.m. comedóneComenio cogn. comèniocomense etn. comènsecometa s.f. cométacomico agg. còmicoComiso top. còmis    o

comito s.m. còmitocomizio s.m. comìziocomma s.m. còmmacommedia s.f. commèdiacommediografo s.m. commediò-grafocommemorare agg. commèmorocommenda s.f. commèndacommendare agg. commèndocommendatizio agg. commenda-tìziocommensurare v. commensùro

commerciare v. commèrciocommercio s.m. commèrcio

commesso part. pass. comméssocommettere v. commétterecommétto (coniug. come mettere)commiserare v. commìs    erocommissionare v. commissióno

commisurare v. commis     ùroCommodo pers.m. còmmodocommodoro s.m. commodòrocommosso part.pass. commòssocommuovere v. commuòverecommuòvo (coniug. come muo-vere)Como top. còmocomodo agg. còmodocompaesano s.m. compaes    ànocomparare v. compàrocompartecipare v. compartécipocompartecipe s.m. compartécipecompatriota s.m. compatriòtacompendiare v. compèndiocompendio s.m. compèndiocompenetrare v. compènetrocompensare v. compènsocompensare v. compènsocompensazione s.f. compensazió-necompenso s.m. compènsocompera s.f. cómpera

competere v. compètere compètocompiere v. cómpiere cómpiocompieta s.f. compiètacompito s.m. cómpitocomplesso agg. complèssocompletare v. complètocompleto agg. complètocomplice s.m. còmplice o cóm- plicecomporre v. compórre compóngo(coniug. come porre)

comportare v. compòrtocompositivo agg. compos    itìvocomposito agg. compòs    itocompositoio s.m. compos    itóiocompositore s.m. compos    itórecomposizione s.f. compos    izióneCompostella top. compostèlla oCompostela compostélacomposto s.m. compóstocomprare v. cómprocompravendita s.f. compravénditacomprendere v. comprèndere

comprèndo (coniug. come pren-dere)

comprendonio s.m. comprendò-niocomprensione s.f. comprensiónecomprensorio s.m. comprensòriocompresente agg. compres    ènte

compresenza s.f. compres     ènzacompreso part.pass. comprés    o ocomprésocompresso agg. comprèssocompromesso part.pass. compro-méssocompromettere v. comprométterecomprométto (coniug. come met-tere)comprova s.f. compròvacomprovare v. compròvocompunzione s.f. compunziónecomputare v. còmputocomputo s.m. còmputocon perp. cónconca s.f. cóncaconcatenare v. concaténoconcausa s.f. concàus    aconcavo agg. còncavoconcedere v. concèdere concèdoconcèssi concèssoconcento s.m. concèntoconcentrare v. concèntro

concentrico agg. concèntricoconcernere v. concèrnere concèr-noconcertare v. concèrtoconcerto s.m. concèrtoconcesso part.pass. concèssoconcetto s.m. concèttoconchiuso part.pass. conchiùs    o oconchiùsoconciare v. cóncioconcio agg. cóncio

concionare v. conciónoconcisione s.f. concis    ióneconciso part.pass. concìs    oconcistoro s.m. concistòroconclamare v. conclàmoconclusione s.f. conclus    ióneconcluso part.pass. conclùs    oConconi cogn. concóniconcordare v. concòrdoconcorde agg. concòrdeconcordia s.f. concòrdiaconcorrenziale agg. concorrenzia-

leconcorrere v. concórrere concórro

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(coniug. come correre)concorso s.m. concórsoconcretare v. concrètoconcreto agg. concrètocondensare v. condènso

condiloma s.m. condilòmacondiscendere v. condiscénderecondiscéndo (coniug. come scen-dere)condisceso part.pass. condiscés    oocondiscésocondividere v. (coniug. comedividere) condivìs    ocondizionare v. condiziónocondomino s.m. condòmino

condonare v. condónocondono s.m. condónocondor s.m. còndorcondotta s.f.condóttacondotto s.m. condóttoConero top. còneroconfederare v. confèderoconferma s.f. conférmaconfermare v. conférmoconfessare v. confèssoconfetto s.m. confèttoconfezionare v. confeziónoconfezione s.f. confezióneconfidenziale agg. confidenziàleconfondere v. confóndere con-fóndo (coniug. come fondere)conformare v. confórmoconforme agg. confórmeconfortare v. confòrtoconforto s.m. confòrtoconfraternita s.f. confratèrnitaconfrontare v. confróntoconfronto s.m. confrónto

confusione s.f. confus     ióneconfuso part.pass. confùs    oconfutare v. cònfuto o confùtocongedare v. congèdocongedo s.m. congèdocongegnare v. congégnocongegno s.m. congégnocongelare v. congèlocongenito agg. congènitocongerie s.f. congèriecongestionare v. congestióno

congesto agg. congèstoconglobare v. conglòboconglomerare v. conglòmero

Congo top. còngocongrega s.f. congrègacongregare v. congrègocongresso s.m. congrèssocongruo agg. còngruo

CONI n.pr.f. còniconiare v. cònioconico agg. cònicoconio s.m. cònioconiugare v. còniugoconiuge s.m. còniugeconnesso part.pass. connéssoconnettere v. connèttere connèttoconnettéiconnotare v. connòtocono s.m. còno

conocchia s.f. conòcchiaconoide s.m. conòideconoscere v. conóscere conóscoconóbbi conosciùtoconsacrare v. consàcroconsapevole agg. consapévoleconscio agg. cònscioconsecuzione s.f. consecuzióneconsegna s.f. conségnaconsegnare v. conségnoconseguenza s.f. conseguènzaconseguire v. conséguoconsenso s.m. consènsoconsentire v. consèntoconsenziente agg. consenziènteconsequenziale agg. consequen-ziàleconserto agg. consèrtoconserva s.f. consèrvaconservare agg. consèrvoconsesso s.m. consèssoconsistente part.pres. consistènteconsistenza s.f. consistènza

consistoro s.m. consistòroconsociare v. consòcioconsociazione s.f. consociazióneconsolare v. consóloconsole s.m. cònsoleconsolidare v. consòlidoconsonanza s.f. consonànzaconsono agg. cònsonoconsorte agg. e s.m. e f. consòrteconsorzio s.m. consòrzioconstare v. cònsto

constatare v. constàto o cònstatoConsuelo pers.f. consuèloconsueto agg. consuèto

consulente agg. consulènteconsulenza s.f. consulènzaconsultore s.m. consultóreconsultorio s.m. consultòrioconsunzione s.f. consunzióne

conta s.f. cóntacontagocce s.m. contagóccecontare v. cóntoconte s.m. cóntecontea s.f. contèacontegno s.m. contégnocontemperare v. contèmperocontemplare v. contèmplocontempo s.m. contèmpocontendere v. contèndere contèn-do (coniug. come tendere)

contentare v. contèntocontento agg. contèntocontenzionso s.m. contenziós    o ocontenziósoconteso part.pass. contés    o o con-tésocontessa s.f. contéssacontestare v. contèstocontesto s.m. contèstoConti cogn. cónticontingentare v. contingèntoconto s.m. cóntocontorcere v. contòrcere contòrco(coniug. come torcere)contorno s.m. contórnocontorsione s.f. contorsiónecontorto part.pass. contòrtocontraccolpo s.m. contraccólpocontraddetto part.pass. contrad-détto o contradetto contradéttocontraddittore s.m. contraddittóreo contradittore contradittórecontraddittorio s.m. contraddittò-

rio ocontradittorio contradittòriocontraereo agg. contraèreocontrafforte s.m. contraffòrtecontrappesare v. contrappés    o ocontrappésocontrappeso s.m. contrappés    o ocontrappésocontrapporre v. contrappórre con-trappóngo (coniug. come porre)contrapposizione s.f. contrap-

 pos     iziónecontrapposto part.pass. contrap- pósto

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-ànza -éggio/a -èllo/a/e -ènne -ènnio -ènte -ènza -ésco -és    e o -ése -ès    imo -étto/a -évole -ézza -ièra/e/i/o -iz    z    àre -ménte -ménto -ògico -òlogo -óna/e -óre -òrio -ós    o o -óso -òtto –zióne (vedi pagg. 309-310)

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contrassegnare v. contrasségnocontrassegno s.m. contrasségnocontrattempo s.m. contrattèmpocontravvenire v. contravvèngo(coniug. come venire)

contro prep. e avv. cóntrocontrollare v. contròllocontrollo s.m. contròllocontromossa s.f. contromòssacontropelo s.m. contropélocontropiede s.m. contropièdecontrordine s.m. contrórdinecontroriforma s.f. controrifórmacontrosenso s.m. controsènsocontroverso s.m. controvèrsocontrovoglia avv. controvògliacontumelia s.f. contumèliacontuso part.pass. contùs    oconvegno s.m. convégnoconvenire v. convèngo (coniug.come venire)convento s.m. convèntoconvergere v. convèrgere convèr-go convèrsi o convergéiconversare v. convèrsoconversione s.f. conversióneconverso s.m. convèrsoconvesso agg. convèsso

convocare v. cònvococonvogliare v. convòglioconvoglio s.m. convòglioconvolare v. convóloconvolvolo s.m. convòlvoloconvulsione s.f. convulsiónecooperare v. coòperocooptare v. coòptocoordinare v. coórdinocoorte s.f. coòrtecopeco s.m. copèco

coperchio s.m. copèrchioCopernico cogn. copèrnicocoperta s.f. copèrtacoperto part.pass. copèrtocopia s.f. còpiacopiare v. còpiocoppa s.f. (bicchiere) còppacoppa s.f. (salume) cóppacoppale s.m. coppàleCoppi cogn. còppi o cóppicoppia s.f. còppiacoppo s.m. cóppo

coppola s.f. còppolacopra s.f. còpra

coprifuoco s.m. coprifuòcocopriletto s.m. coprilèttocoprire v. còpro coprìi copèrtocoprofago copròfagocopto agg. còpto

copula s.f. còpulacopulare v. còpulocorago s.m. coràgocorazza s.f. coràzzacorazzare v. coràzzocorazziere s.m. corazzièrecorbezzolo s.m. corbézzolocorda s.f. còrdacordoglio s.m. cordóglio o cordò-glioCordova top. còrdovaCore pers.f. còre o Cora còraCorea top. corèacorego s.m. corègocoreico agg. corèicocoreografo s.m. coreògrafocoreuta s.m. corèutacoreutica s.f. corèuticaCori top. còricoricare v. còricocorifeo s.m. corifèocorinzio etn. corìnziocorizza s.f. còriz    z    a

cornamusa s.f. cornamùs     acornea s.f. còrneaCornelio pers.m. cornèliocorneo agg. còrneoCornero cogn. cornèroCorneto top. cornétocorniola s.f. (frutto del corniolo)còrniolacorniola s.f. (pietra) corniòlacorniolo s.m. còrniolo o corniòlocorno s.m. còrno

cornucopia s.f. cornucòpiacoro s.m. còrocoroide s.f. coròidecorolla s.f. coròllacoronare v. corónoCoronea top. coronèacorpo s.m. còrpocorporeo agg. corpòreocorpulento agg. corpulèntocorpus s.m. còrpuscorre v. (cogliere) còrrecorredare v. corrèdo

corredo s.m. corrèdocorreggere v. corrèggere corrèggo

(coniug. come reggere)correo s.m. còrreo o corrèocorrere v. córrere córro córsi cór-socorresponsione s.f. corresponsió-

necorretto part.pass. corrèttocorridoio s.m. corridóiocorrispondere v. corrispónderecorrispóndo (coniug. come ri-spondere)corrisposto part.pass. corrispóstocorroborare v. corròborocorrodere v. corródere corródocorrós    i o corrósi corrós    o o corró-socorrompere v. corrómpere cor-rómpo (coniug. come rompere)corrosione s.f. corros    iónecorrosivo agg. corros    ìvocorrotto part.pass. corróttocorruttela s.f. corruttèlacorsa s.f. córsacorsaletto s.m. corsaléttocorsetto s.m. corséttoCorsica top. còrsicacorsiero s.m. corsièrocorso etn. còrso

corso part. pass. córsocorte s.f. córtecorteccia s.f. cortécciaCortenuova top. cortenuòvacorteo s.m. cortèocortese agg. cortés    ecortesia s.f. cortes    ìacortisone s.m. cortis    ónecortisonico agg. cortis    ònicocorto agg. córtocorvo s.m. còrvo

cosa s.f. còs     a o còsacosacco s.m. cos    àccocosca s.f. còscacoscia s.f. còsciacoseno s.m. cosénocosentino etn. cos    entìnoCosenza top. cos    ènzaCosetta pers.f. cos    étta o coséttacosì cos    ì o cosìcosiddetto agg. cos    iddétto o co-siddéttocosiffatto agg. cos    iffàtto o cosif-

fàttoCosimo pers.m. còs    imo

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-ànza -éggio/a -èllo/a/e -ènne -ènnio -ènte -ènza -ésco -és    e o -ése -ès    imo -étto/a -évole -ézza -ièra/e/i/o -iz    z    àre -ménte -ménto -ògico -òlogo -óna/e -óre -òrio -ós    o o -óso -òtto –zióne (vedi pagg. 309-310)

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Cosma pers.m. còs    macosmesi s.f. cos    mès    icosmetico agg. cos    mèticocosmico agg. còs    micocosmo s.m. còs    mo

cosmogonico agg. cos     mogònicocosmològico agg. cos    mològicocosmologo s.m. cos    mòlogocospergere v. cospèrgere cospèr-go cospèrsicospetto s.m. cospèttoCosroe pers.m. còs    roeCossa cogn. còssaCosseria top. cossèriaCossu cogn. còssucosta s.f. còsta

Costantinopoli top. costantinòpoliCostanzo pers.m. costànzocostare v. còstocostei pron. costèicostereccio agg. costerécciocosternare v. costèrnocosto s.m. còstocostola s.f. còstolacostoro pron. costórocotenna s.f. coténnacotesto pron. cotéstocotica s.f. cóticacotiledone s.m. cotilèdonecotogna s.f. cotógnacotogno s.m. cotógnocotta s.f. còttacottimo s.m. còttimoCottolengo cogn. cottolèngocova s.f. cóvacovare v. cóvoCoveri cogn. cóvericovo s.m. cóvocoyote s.m. coióte o coiòte

cozza s.f. còzzacozzare v. còzzocozzo s.m. còzzoCracovia top. cracòviacrasi s.f. cràs    icratere s.m. cratèrecraterico agg. cratèricoCratete pers.m. cratèteCratilo pers.m. cràtilocreare v. crèocrebro agg. crèbro

credenziale s.f. credenziàlecredere v. crédere crédo credètti ocredéi

creditizio agg. creditìziocredito s.m. créditocredo s.m. crèdocredulo agg. crèdulocrema s.f. crèma

cremare v. crèmocrematoio s.m. crematóiocremisi agg. crèmis    icreolo s.m. crèoloCreonte pers.m. creóntecrepa s.f. crèpacrepare v. crèpocrepitare v. crèpitocrepito s.m. crèpitocrescendo s.m. crescèndoCrescenzio pers.m. crescènzio

crescere v. créscere crésco crébbicresciùtoCresci cogn. créscicrescita s.f. créscitacresima s.f. crès    imacresimare v. crès    imoCreso pers.m. crès    ocrespo agg. créspoCressida pers.f. crèssidacresta s.f. créstaCresti cogn. crésticrestomazia s.f. crestomazìacreta s.f. crétaCreta top. crètaCreusa pers.f. crèus    acriceto s.m. cricètoCrimea top. crimèacriogeno agg. criògenocrisantemo s.m. cris    antèmoCriseide pers.f. cris    èidecrisi s.f. crìs    iCrisippo pers.m. cris    ìppocrisolito s.m. cris    òlito

Crisostomo pers.m. cris     òstomoCrispoldi cogn. crispòldicristianesimo s.m. cristianés    imoCristoforo pers.m. cristòforocriterio s.m. critèriocriterium s.m. critèriumCroazia top. croàziacrocchia s.f. cròcchiacrocchio s.m. cròcchioCrocco cogn. cròccocroce s.f. cróce

crocefissione s.f. crocefissióne ocrocifissione crocifissiónecroco s.m. cròco

crogiolare v. crògiolocrogiolo s.m. crogiòlocrollare v. cròllocrollo s.m. cròllocroma s.f. cròma

cromare v. cròmocromo s.m. cròmocromorno s.m. cromòrnocromosfera s.f. cromosfèracromosoma s.m. cromosòma ocromos    òmacromosomico agg. cromosòmicoo cromòs    omicocronaca s.f. crònacacronico agg. crònicoCrono pers.m. cròno

cronografo s.m. cronògrafocronometrare v. cronòmetrocronometro s.m. cronòmetrocross s.m. cròscrossare v. cròssocrosta s.f. cròstacrotalo s.m. cròtalocrotta s.f. cròttacruciverba s.m. crucivèrbacrudele agg. crudèlecruento agg. cruèntoctonio agg. ctònioCuccureddu cogn. cuccurèdducucuzza s.f. cucùzzacucuzzolo s.m. cucùzzoloCunegonda pers.f. cunegóndacuneiforme agg. cuneifórmecuocere v. cuòcere cuòcio còssicuoco s.m. cuòcoCuoco cogn. cuòcocuoio s.m. cuòiocuore s.m. cuòrecupido agg. cùpido

Cupido pers.m. cupìdocuprene s.m. cuprènecupreo agg. cùpreocuriosare v. curiós    o o curiósocu-rioso agg. curiós    o o curiósocursore s.m. cursórecurtense agg. curtènsecurule agg. curùleCusano cogn. cus    ànocustode s.m. custòdeCustoza top. custòz    a

Cutrera cogn. cutrèracutrettola s.f. cutréttola o cutrètto-la

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D

dabbene agg. dabbène

dacché cong. dacchéd'accordo avv. d accòrdodagherrotipo s.m. dagherròtipoDagoberto pers.m. dagobèrtoDakota top. dacòtadalmata etn. dàlmataDalmazia top. dalmàziadaltonico agg. daltònicod'altronde avv. d altróndedamasceno etn. damascènoDamaso pers.m. dàmas    oDamocle pers.m. dàmocleDamone pers.m. damóneDandolo cogn. dàndoloDaniele pers.m. danièledannunzianesimo s.m. dannun-zianés    imodanzare v. dànzoDanzica top. dànzicadappoco agg. dappòcodappresso avv. dapprèssodare v. dò dièdi o dètti déstidarsena s.f. dàrsena

dattilografare v. dattilògrafodattilografo s.m. dattilògrafodattorno avv. dattórnodavanzale s.m. davanzàleDavanzati cogn. davanzàtid'avanzo avv. d avànzodavvero avv. davvérodazio s.m. dàziodea s.f. dèadeamicisiano agg. deamicis    iànodebile agg. débile

debito s.m. débitodebole agg. déboleDebora pers.f. dèboradebordare v. debórdoDe Bosis cogn. de bòs    isdeca s.f. dècadacade s.f. dècadedecadere v. decadére (coniug.come cadere)Decameron tit.m. decamerón odecàmerondecathlon s.m. dècatlon

decatleta s.m. decatlètadecedere v. decèdere decèdo (co-

niug. come cedere)decelerare v. decèlerodecennio s.m. decènniodecentrare agg. decèntrodecerebrare agg. decèrebro

decesso s.m. decèssodecibel s.m. dècibeldecidere v. decìs    idecimare v. dècimodecimo agg. dècimoDecio pers.m. dèciodecisione s.f. decis    iónedecisivo agg. decis    ìvodeciso part.pass. decìs    odeclive agg. declìvedecollare v. decòllodecollo s.m. decòllodecolorare v. decolórodecomporre v. decompórre de-compóngo (coniug. come porre)decomposizione s.f. decom- pos    iziónedecomposto part.pass. decompó-stodecongestionare v. decongestiónodecorare v. decòrodecoro s.m. decòrodecorrere v. decórrere decórro

(coniug. come correre)decorso part.pass. decórsodecrepito agg. decrèpitodecrescere v. decréscere decrésco(coniug. come crescere)decretare v. decrétodecreto s.m. decrétodecuplo agg. dècuploDedalo pers.m. dèdalodedica s.f. dèdicadedicare v. dèdico

dedito agg. dèditodedotto part.pass. dedóttodefecare v. defècodefenestrare v. defenèstrodefezionare v. defeziónodeflazionare v. deflaziónodeficit s.m. dèficitdeflettere v. deflèttere deflèttodeflèssi o deflettéideflorare v. deflòrodeformare v. defórmodeforme agg. defórme

degenerare v. degènerodegenere agg. degènere

degli prep.art. déglidegnare v. dégnodegno agg. dégnodeh escl. dèdei s.m. (divinità) dèi

dei prep.art. déideiforme agg. deifórmedel prep.art. délDe Laurentis cogn. de laurèntisdelebile agg. delèbileDeledda cogn. delèddadelega s.f. dèlegadelegare v. dèlegodeleterio agg. delèterioDelfi top. dèlfidelfico etn. dèlficoDelhi top. dèliDelia pers.f. dèliadelinquenziale agg. delinquenzià-ledelizia s.f. delìziadeliziare v. delìziodella prep.art. délladelle prep.art. délledello prep.art. délloDelo top. dèlodelta s.m. dèltadeludere v. delùs    i

delusione s.f. delus     iónedeluso part.pass. delùs    odemagogico agg. demagògicodemagogo s.m. demagògodemente agg. demèntedemenziale agg. demenziàledemeritare v. demèritodemerito s.m. demèritoDemetra pers.f. demètraDemetrio pers.m. demètriodemocrazia s.f. democrazìa

Democrito pers.m. demòcritoDemofilo pers.m. demòfiloDemofoonte pers.m. demofoónteoDemofonte demofóntedemone s.m. dèmonedemonico agg. demònicodemonio s.m. demòniodemordere v. demòrdere demòrdoDemostene pers.m. demòstenedemotico agg. demòticodenominare v. denòmino

denotare v. denòtodenso agg. dènso

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dentice s.m. dènticedentro avv. déntrodeodorare v. deodórodepennare v. depénnodeplorare v. deplòro

deporre v. depórre depóngo (co-niug. come porre)deportare v. depòrtodepositare v. depòs    itodeposito s.m. depòs    itodeposizione s.f. depos    iziónedeposto part.pass. depóstodeprecare v. deprècodepredare v. deprèdodepresso part.pass. deprèssoDe Pretis cogn. de prètisdepri-

mere deprèssi deprèssodeprezzare v. deprèzzoderisione s.f. deris    iónederiso part.pass. derìs    oderisore s.m. deris    órederisorio agg. deris    òrioderma s.m. dèrmadermatosi s.f. dermatòs    ideroga s.f. dèrogaderogare v. dèrogoDesdemona pers.f. des    dèmonaDesenzano top. des    enzànodeserto s.m. des    èrtodesiare v. des    ìodesiderare v. des    ìdero o desìderodesiderata s.m. des    ideràta o desi-deràtadesiderio s.m. des    idèrio o desidè-riodesideroso agg. des    iderós    o o de-siderósodesignare v. desìgnodesinare v. des    inàre

desinente agg. des     inèntedesinenza s.f. des    inènzadesinenziale agg. des    inenziàledesio s.m. des    ìoDesio top. dès    iodesioso agg. des    iós    o o des    iósodesistere v. desìsto o des    ìstodesolare v. des    òlodesolato agg. des    olàtodespota s.m. dèspotadesso pron. désso

destare v. déstodesto agg. déstodestro agg. dèstro

destrorso agg. destròrsodestrosio s.m. destròs    iodesueto agg. desuètodesuetudine s.f. desuetùdinedesumere v. desùmere desùmo

detenere v. detenéredetèngo (coniug. come tenere)detergere v. detèrgere detèrgodeteriorare v. deteriórodeterminare v. detèrminodeterso part.pass. detèrsodetestare v. detèstodetonare v. detònoDettori cogn. dettórideuterio s.m. deutèriodeviare v. devìo

deviatoio s.m. deviatóiodevolvere v. devòlvere devòlvodevolvètti o devolvéi devolùtodevoto agg. devòtodiabete s.m. diabètediabetico agg. diabèticodiabolico agg. diabòlicodiacronico agg. diacrònicodiade s.f. dìadediadema s.m. diadèmadiadoco s.m. diàdocodiaforesi s.f. diaforès    idiagnosi s.f. diàgnos    idiagnosta s.m. diagnòstadiagnosticare v. diagnòsticodiagnostico agg. diagnòsticodialettico agg. dialètticodialetto s.m. dialèttodialisi s.f. diàlis    idialogico agg. dialògicodianzi avv. diànzidiapositiva s.f. diapos    itìvadiarrea s.f. diarrèa

diarroico agg. diarròicodiartrosi s.f. diartròs    idiatriba s.f. diàtriba o diatrìbadiazina s.f. diaz    ìnaDibiasi cogn. dibiàs    idiboscare v. dibòscodicastero s.m. dicastèrodicembre s.m. dicèmbrediciannove num. diciannòvediciassette num. diciassèttedicotiledone agg. dicotilèdone

dicotomico agg. dicotòmicodieci num. diècidiedro s.m. dièdro

Diego pers.m. diègodiencefalo s.m. diencèfalodieresi s.f. dières    idiesis s.m. diès    isdieta s.f. dièta

dietetico agg. dietèticodietro pre. e avv. diètrodifendere v. difèndere difèndodifés    i o difési difés    o o difésodifensivo agg. difensìvodifensore s.m. difensóredifeso part.pass. difés    o o difésodifettare v. difèttodifetto s.m. difèttodifferenziale agg. differenziàledifferenziare v. differènzio

diffondere v. diffóndere diffóndo(coniug. come fondere)difforme agg. diffórmediffusione s.f. diffus    iónediffuso part.pass. diffùs    odiffusore s.m. diffus    óredifterico agg. diftèricodigesto s.m. digèstodilazionare v. dilaziónodileguare v. diléguodilemma s.m. dilèmmadilettare v. dilèttodiletto s.m. dilèttodimenare v. diménodimensione s.f. dimensiónedimenticare s.m. diménticodimentico agg. diménticodimesso part.pass. diméssodimettere v. diméttere dimétto(coniug. come mettere)dimezzare v. dimèz    z    odiminuendo s.m. diminuèndodimora s.f. dimòra

dimorare v. dimòrodimostrare v. dimóstrodinanzi avv. dinànzidiniego s.m. diniègodinosauro s.m. dinosàurodintorno avv. dintórnoD'Inzeo cogn. d inz    èodiocesi s.f. diòces    iDiocleziano pers.m. diocleziànodiodo s.m. dìodoDiodoro pers.m. diodòro

Diomede pers.m. diomèdeDione pers.m. e f. dióneDioneo pers.m. dionèo

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-ànza -éggio/a -èllo/a/e -ènne -ènnio -ènte -ènza -ésco -és    e o -ése -ès    imo -étto/a -évole -ézza -ièra/e/i/o -iz    z    àre -ménte -ménto -ògico -òlogo -óna/e -óre -òrio -ós    o o -óso -òtto –zióne (vedi pagg. 309-310)

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dionisiaco agg. dionis    ìacodionisio agg. dionìs    ioDioniso pers.m. diònis    oDioscuri pers.m. diòscuriDiotima pers.f. diotìma

diottra s.f. diòttradiottrico agg. diòttricodipendere v. dipèndere dipèndodipés    i o dipési dipés    o o dipésodipeso part.pass. dipés    o o dipésodiploma s.m. diplòmadiplomazia s.f. diplomazìadipoi avv. dipòidiporto s.m. dipòrtodipresso avv. diprèssodire v. dicévo dicésti dirò dicèntedéttodiretto part.pass. dirèttodirigenziale agg. dirigenziàledirimpetto avv. dirimpèttodirizzare v. dirìzzodirizzone s.m. dirizzónediroccare v. diròccodirompere v. dirómpere dirómpo(coniug. come rompere)dirottare v. diróttodirotto agg. diróttodirozzare v. diróz    z    o

disabbellire v. dis     abbellìscodisabitare v. dis    àbitodisabituare v. dis    abìtuodisaccordo s.m. dis    accòrdodisadatto agg. dis    adàttodisadorno agg. dis    adórnodisaffezionare v. dis    affeziónodisaggregare v. dis    aggrègodisagio s.m. dis    àgiodisanima s.f. dis    ànimadisanimare v. dis    ànimo

disamorare v. dis     amórodisamore s.m. dis    amóredisappentenza s.f. dis    appetènzadisapprovare v. dis    appròvodisappunto s.m. dis    appùntodisarcionare v. dis    arciónodisarmare v. dis    àrmodisarmo s.m. dis    àrmodisarmonia s.f. dis    armonìadisarmonico agg. dis    armònicodisarticolare v. dis    artìcolodisastrare v. dis    àstro

disastro s.m. dis    àstrodisastroso agg. dis    astrós    o o

dis    astrósodisattento agg. dis    attèntodisattivare v. dis    attìvodisautorare v. dis    àutorodisavanzo s.m. dis    avànzo

disavveduto agg. dis     avvedùtodisavventura s.f. dis    avventùradisavvertenza s.f. dis    avvertènzadisavvezzare v. dis    avvézzodisavvezzo agg. dis    avvézzodisboscare v. dis      bòscodiscendere v. discéndere discéndo(coniug. come scendere)discepolo s.m. discépolodiscernere v. discèrnere discèrnodisceso part.pass. discés    o o discé-sodiscettare v. discèttodischiuso part.pass. dischiùs    o odischiùsodisciogliere v. disciògliere di-sciòlgo (coniug. come sciogliere)disciolto part.pass. disciòltodiscobolo s.m. discòbolodiscoide s.m. discòidediscolpa s.f. discólpadiscolpare v. discólpodisconoscere v. disconóscere di-

sconósco (coniug. come conosce-re)discoperto part.pass. discopèrtodiscoprire v. discòpro (coniug.come coprire)discorde agg. discòrdediscorrere v. discórrere discórro(coniug. come correre)discorso s.m. discórsodiscosto avv. discòstodiscoteca s.f. discotèca

discrasia s.f. discras     ìadiscredito s.m. discréditodiscreto agg. discrétodisdegnare v. dis    dégnodisdegno s.m. dis    dégnodisdetta s.f. dis    déttadisdicevole agg. dis    dicévoledisdoro s.m. dis    dòrodiseducare v. dis    èducodisegnare v. diségno o dis    égnodisegno s.m. diségno o dis    égnodiseguale agg. dis    eguàle

disequilibrio s.m. dis    equilìbriodiserbare v. dis    èrbo

diseredare v. dis    erèdodisertare v. dis    èrtodisertore s.m. dis    ertórediserzione s.f. dis    erziónedisfavore s.m. disfavóre

disgelare v. dis     gèlodisgelo s.m. dis    gèlodisgrazia s.f. dis    gràziadisgregare v. dis    grègodisilludere v. dis    illùdo (coniug.come illudere)disillusione s.f. dis    illus    iónedisilluso part.pass. dis    illùs    odisimpegnare v. dis    impégnodisimpegno s.m. dis    impégnodisincagliare v. dis    incàgliodisincantare v. dis    incàntodisincarnare v. dis    incàrnodisincrostare v. dis    incròstodisinfestare v. dis    infèstodisinfestazione s.f.dis    infestaziónedisinfettare v. dis    infèttodisinfezione s.f. dis    infeziónedisingannare v. dis    ingànnodisinganno s.m. dis    ingànnodisinnamorare v. dis    innamórodisinnescare v. dis    innésco

disinserire v. dis     inserìscodisintegrare v. dis    ìntegrodisinteressare v. dis    interèssodisinteresse s.m. dis    interèssedisintossicare v. dis    intòssicodisinvolto agg. dis    invòltodisinvoltura s.f. dis    involtùradisistima s.f. dis    istìmadisistimare v. dis    istìmodisleale agg. dis    leàledislivello s.m. dis    livèllo

dislocare v. dis     lòcodismesso part.pass. dis    méssodismettere v. dis    méttere dis    métto(coniug. come mettere)dismisura s.f. dis    mis    ùradisobbedire v. dis    obbedìsco odisubbidire v. dis    ubbidìscodisobbligare v. dis    òbbligodisoccupare v. dis    òccupodisonesto agg. dis    onèstodisonorare v. dis    onórodisonore s.m. dis    onóre

disordinare v. dis    órdinodisordine s.m. dis    órdine

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disorganico agg. dis    orgànicodisorganizzare v. dis    organìz    z    odisorientare v. dis    orièntodisossare v. dis    òssodispendio s.m. dispèndio

dispensa s.f. dispènsadispensare v. dispènsodispeptico agg. dispèpticodisperare v. dispèrodisperdere v. dispèrdere dispèrdo(coniug. come perdere)dispersione s.f. dispersiónedisperso part.pass. dispèrsodispetto s.m. dispèttodispiacere v. dispiacéredispiegare v. dispiègo

disporre v. dispórre dispóngo(coniug. come porre)disposare v. dispòs    odispositivo s.m. dispos    itìvodisposto part.pass. dispóstodispotico agg. dispòticodispregio s.m. disprègiodisprezzare v. disprèzzodisprezzo s.m. disprèzzoDisraeli cogn. dis    raèlidissecare v. dissècodisseccare v. disséccodisseminare v. s.m. disséminodissenso s.m. dissènsodissenterico agg. dissentèricodissenziente agg. dissenzièntedissestare v. dissèstodissetare v. dissétodissociare v. dissòciodissodare v. dissòdodissolto part.pass. dissòltodissolvere v. dissòlvere dissòlvodissòlsi dissòlto

dissonare v. dissònare dissuònodissotterrare v. dissottèrrodissuadere v. dissuadére dissuàdodissueto agg. dissuètodistanziare v. distànziodistendere v. distèndere distèndo(coniug. come tendere)disteso part.pass. distés    o o distésodistogliere v. distògliere distòlgo(coniug. come togliere)distorto part.pass. distòrto

distrofico agg. distròficodisuguale agg. dis    uguàledisumano agg. dis    umàno

disunione s.f. dis    uniónedisunire v. dis    unìscodisunito part.pass. dis    unìtodisuso s.m. dis    ùs    odisutile agg. dis    ùtile

disvelare v. dis     vélodisvellere v. dis    vèllere dis    vèllo(coniug. come svellere)disvolere v. dis    volére dis    vòglio(coniug. come volere)dittero s.m. dìtterodittongare v. dittóngodittongo s.m. dittóngodiurea s.f. diurèa o diùreadiuresi s.f. diurès    idiuretico agg. diurètico

divellere v. divèllere divèllo odivèlgo divèltodivenire v. divèngo (coniug. co-me venire)diventare v. divèntodiverbio s.m. divèrbiodivergere s.f. v. divèrgere divèrgodiversione s.f. diversiónediverso agg. divèrsodivertire v. divèrtodivezzare v. divézzodivezzo agg. divézzodividendo s.m. dividèndodividere v. divìs    i divìs    odivieto s.m. diviètodivisare v. divìs    odivisibile agg. divis    ìbiledivisione s.f. divis    iónediviso part.pass. divìs    odivisore s.m. divis    óredivisorio agg. divis    òriodivorare v. divórodivorziare v. divòrzio

divorzio s.m. divòrziodizionario s.m. dizionàriodo s.m. (nota) dòdoccia s.f. dócciadocile agg. dòciledodecaedro s.m. dodecaèdrododecafonico agg. dodecafònicoDodecaneso top. dodecanès    ododecasillabo s.m. dodecasìllabododici num. dódicidoga s.f. dóga

Dogali top. dògalidogaressa s.f. dogaréssadoge s.m. dòge

doglia s.f. dògliaDogliotti cogn. dogliòttidogma s.m. dògmadolce agg. dólcedolere v. dolére dòlgo dòlsi

Dolfo pers.m. dòlfodolicocefalo s.m. dolicocèfalodollaro s.m. dòllarodolo s.m. dòlodolorare v. dolórodoma s.f. dòmadomare v. dómo o dòmodomenica s.f. doménicaDomenico pers.m. doménicodomestico agg. domèsticodomine s.m. dòmine

domino s.m. dòminodominus s.m. dòminusdomito agg. dòmitoDomiziano pers.m. domiziànodomo agg. (domato) dòmoDomodossola top. domodòssoladon s.m. dònDon top. dònDonadoni cogn. donadónidonare v. dónodonde avv. dóndedondolare v. dóndolodondolo s.m. dóndoloDongo top. dòngoDonizetti cogn. doniz    éttidonna s.f. dònnadonnola s.f. dònnoladono s.m. dónodonzello s.m. donz    èllodopo avv. dópodopoguerra s.m. dopoguèrradopolavoro s.m. dopolavórodopopranzo s.m. dopoprànz    o

doposcuola s.m. doposcuòladoppiare v. dóppiodoppio agg. dóppioDora pers.f. dòradorare v. dòroDordogna top. dordógnadorico etn. dòricodormire v. dòrmodormiveglia s.m. dormivégliaDorno top. dórnoDoroteo pers.m. dorotèo

dorso s.m. dòrsodosaggio s.m. dos    àggiodosare v. dòs    o

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dose s.f. dòs    eDosolina pers.f. dos    olìnaDossena cogn. dossènadossier s.m. dossièdosso s.m. dòsso

dotare v. dòtodote s.f. dòtedotto s.m. (erudito) dòttodotto s.m. (canale) dóttodottoressa s.f. dottoréssadove avv. dóvedovere v. dovére dèvo o dèbbodovètti o dovéidovere s.m. dovéredovizia s.f. dovìziaDoxa n.pr.f. dòxadozzina s.f. doz    z    ìnadracena s.f. dracènadrenare v. drènoDresda top. drès    dadrizzare v. drìzzodroga s.f. drògadrogare v. drògodroma s.f. dròmadruida s.m. drùida odruido drùidodrusa s.f. drùs    aDrusiana pers.f. drus    iàna

druso s.m. drùs     oDruso pers.m. drùs    oduchessa s.f. duchéssaduecento num. duecèntoDulbecco cogn. dulbéccodulcimero s.m. dulcimèroDulcinea pers.f. dulcinèaduodecimo agg. duodècimoduodeno s.m. duodènoduolo s.m. duòloduomo s.m. duòmo

Durazzo top. duràzzoDuse cogn. dùs    e

E

e cong. éè pres. ind. di essere èEbalo pers.m. èbaloebano s.m. èbanoebbene cong. ebbèneebbro s.f. èbbro

Ebe pers.f. èbeebete agg. èbete

Eboli top. èboliEbolo pers.m. èboloebreo etn. ebrèoEbridi top. èbridiEbro top. èbroeburneo agg. ebùr-

neoECA n.pr.f. ècaEcate pers.f. ècateecatombe s.f. ecatómbeeccedere v. eccèdere eccèdo ec-cedètti o eccedéi eccedùtoeccellere v. eccèllere eccèlloeccelso part.pass. eccèlsoeccentrico agg. eccèntricoeccesso s.m. eccèssoeccetera cong.+sost. eccèteraeccetto prep. eccèttoeccettuare v. eccèttuoecchimosi s.f. ecchìmos    i o ec-chimòs    ieccitare v. èccitoecclesiale agg. eccles    iàleecclesiaste s.m. eccles    iàsteecclesiastico agg. eccles    iàsticoecclesiologia s.f. eccles    iologìaecco avv. e escl. èccoeccome avv. e escl. eccómeectodico agg. ecdòtico

echinococco s.m. echinocòccoechinoderma s.m. echinodèrmaEcira tit.f. èciraeclettico agg. eclètticoecloga s.f. èclogaeco s.f. ècoecoico agg. ecòicoecometro s.m. ecòmetroeconomico agg. econòmicoeconomo s.m. ecònomoEcuador top. ecuadòr 

Ecuba pers.f. ècubaecumene s.f. ecumèneecumenico agg. ecumènicoeczema s.f. ecz    èmaeczematoso agg. ecz    ematós    o oecz    ematósoEdda pers.f. èddaeddico agg. èddicoedema s.m. edèmaEden top. èdenedenico agg. edènicoedera s.f. édera

Edessa top. edèssaedile agg. edìle

edilizio agg. edilìzioedipeo agg. edipèoEdipo pers.m. edìpo o èdipoeditare v. èditoedito agg. èdito

Edmondo pers.m. edmóndoEdo pers.m. èdoEdone top. edóneedotto agg. (informato) edóttoedotto agg. (tratto fuori) edòttoeducare v. èducoedule agg. edùleeduo etn. èduoefebeo s.m. efebèoefebico agg. efèbicoefebo s.m. efèboefelide s.f. efèlideefemeride s.f. efemèride oeffemeride effemèrideefemeroteca s.f. efemerotèca oeffemeroteca effemerotècaefesio etn. efès    ioEfeso top. èfes    oEfesto efèstoeffe s.f. èffeeffeminare v. efféminoeffetto s.m. effèttoeffettuare v. effèttuo

effondere v. effóndere effóndo(coniug. come fondere)effusione s.f. effus    ióneeffusivo agg. effus    ìvoeffuso part.pass. effùs    oEfisio pers.m. efìs    ioeforo s.m. èforoEfrata top. èfrata o efràtaEgadi top. ègadiegemone s.m. egèmoneegemonico agg. egemònico

Egeo top. egèoEgeria top. egèriaEgia pers.m. ègiaegida s.f. ègidaEginone pers.m. eginóneEgira n.pr.f. ègira o egìraegiziano etn. egiziànoegizio etn. egìzioEgle pers.f. ègleegli pron. égliegloga s.f. èglogaego pron. ègo

egocentrico v. egocèntricoegregio v. egrègio

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egresso s.m. egrèssoegro agg. ègroeh escl. è o éehi escl. éiei pron. (egli) éi

EIAR n.pr.f. èiar eidetico agg. eidèticoEire top. èireElba top. élbaelce s.f. o m. élceElda pers.f. élda o èldaElea top. elèaelefantessa s.f. elefantéssaelefantiasi s.f. elefantìas    ieleggere v. elèggere elèggo (co-niug. come leggere)

elemosina s.f. elemòs     inaelemosinare v. elemòs    inare ele-mòs    inoelemosineria s.f. elemos    inerìaelemosiniere s.m. elemos    inièreElena pers.f. èlenaelencare v. elèncoelenco s.m. elèncoEleo pers.m. èleoEleonora pers.f. eleonòraeletto part.pass. elèttoElettra pers.f. elèttraelettrico agg. elèttricoelettrodo s.m. elèttrodoelettrogeno agg. elettrògenoelettrolisi s.f. elettròlis    ielettronico agg. elettrònicoEleusi top. elèus    ieleusino etn. eleus    ìnoEleuterio pers.m. eleutèrioelevare v. elèvo o èlevoelfo s.m. èlfoElga pers.f. èlga

elica s.f. èlicaElice top. èliceeliconio etn. elicònioelicottero s.m. elicòtteroElidetop. èlideelio s.m. èlioElio pers.m. èlioEliodoro pers.m. eliodòroeliografo s.m. eliògrafoEliopoli top. eliòpolieliotropio s.m. eliotròpio

eliotropo s.m. eliòtropoeliporto s.m. elipòrtoElisa pers.f. elìs    a

Elisabetta pers.f. elis    abèttaelisabettiano agg. elis    abettiànoEliseo pers.m. elis    èoElisio n.pr.m. elìs    ioelisione s.f. elis    ióne

elisir s.m. elis     ìr eliso part.pass. elìs    oEliso pers.m. elìs    oelitra s.f. èlitraelitropia s.f. elitròpiaella pron. éllaEllade top. èlladeelleboro s.m. ellèboroellenico etn. ellènicoelleno etn. ellènoEllesponto top. ellespónto

elli pron. (egli) éllielmo s.m. élmoelogiare v. elògioelogio s.m. elògioEloisa pers.f. eloìs    aeloquio s.m. elòquioelsa s.f. élsaElsa pers.f. élsaElsinore top. elsinòreeludere v. elùs    ielusione s.f. elus    ióneelusivo agg. elus    ìvoeluso part.pass. elùs    oelvetico etn. elvèticoElvezia top. elvèziaElvio pers.m. èlvioelzeviro s.m. elz    evìroEmanuele pers.m. emanuèleematoma s.m. ematòmaematosi s.f. ematòs    iemazia s.f. emàziaemblema s.m. emblèmaembolo s.m. èmbolo

embricare v. émbricoembrice s.m. émbriceembrioma s.m. embriòmaembrionico agg. embriònicoemendare v. emèndoemendatio s.f. emendàzioemergere v. emèrgere emèrgoemèrsi emèrsoemerito agg. emèritoemeroteca s.f. emerotècaemersione s.f. emersióne

emerso part.pass. emèrsoemesso part.pass. eméssoemetico s.m. emètico

emettere v. eméttere emétto (co-niug. come mettere)emiplegico agg. emiplègicoemisferico agg. emisfèricoemisfero s.m. emisfèro

Emma pers.f. èmmaEmmaus top. èmmausemme s.f. èmmeEmmental top. èmmentalemoglobina s.f. emoglobìna oèmoglobìnaemolisi s.f. emolìs    i o èmolìs    iEmone pers.m. èmone o emóneemopoiesi s.f. emopoiès    i o èmo- poiès    iemopoietico agg. emopoiètico o

èmopoièticoemorroidi s.f. emorròidiemostasi s.f. emostàs    i o emòstas    io èmostàs    i o èmòstas    iemoteca s.f. emotèca o èmotècaemottisi s.f. emottìs    iemozionare v. emoziónoEmpedocle pers.m. empèdocleempio agg. émpioempire v. émpio empìte empìi; pres. cong. émpia; ger. empièndoempireo s.m. empìreoempito s.m. émpitoEmpoli top. émpoliemulare v. èmuloemulo s.m. èmuloemulsionare v. emulsiónoemulsione s.f. emulsióneENAL n.pr.f. ènalencefalo s.m. encèfaloenciclopedico agg. enciclopèdicoenclisi s.f. ènclis    iEncolpio pers.m. encòlpio

encomiare v. encòmioencomio s.m. encòmioendemico agg. endèmicoEndimione pers.m. endimióneendocrino agg. endòcrinoendogeno agg. endògenoendosoma s.m. endosòmaendosperma s.m. endospèrmaendospora s.m. endospòraendotelio s.m. endotèlioendovena s.f. endovéna

Enea pers.m. enèaEneide tit.f. enèideENEL n.pr.f. ènel

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energetico agg. energèticoenergico agg. enèrgicoenfasi s.f. ènfas    ienfiare v. énfioenfisema s.m. enfis    èma

enfiteusi s.f. enfitèus     ienfiteuta s.m. enfitèutaenfiteutico agg. enfitèuticoENI n.pr.f. èniEnio pers.m. ènioEnna top. ènnaenneade s.f. ennèadeEnnio pers.m. ènnioenolo s.m. enòloEnone pers.m. enòneenorme agg. enórmeenoteca s.f.enotècaenotecnico agg. enotècnicoEnotria top. enòtriaenotrio etn. enòtrioENPAS n.pr.f. èmpasenterico agg. entèricoentrare v. éntroentro prep. éntroentropico agg. entròpicoentroterra s.m. entrotèrraentusiasmo s.m. entus    iàs    moentusiasta s.m. entus    iàsta

entusiastico agg. entus     iàsticoenuresi s.f. enurès    ienzima s.m. enz    ìmaenzimatico agg. enz    imàticoEnzo pers.m. ènzoEocene n.pr.m. eocèneeocenico agg. eocènicoeolico agg. eòlicoeolio agg. eòlioEolo pers.m. èoloeone s.m. eóne

epa s.f. èpaEpaminonda pers.m. epaminóndaepatosi s.f. epatòs    iepentesi s.f. epèntes    iEpeo pers.m. epèoepesegesi s.f. epes    egès    iepicedio s.m. epicèdioepicentro s.m. epicèntroepico agg. èpicoepicureo agg. epicurèoEpicuro pers.m. epicùroEpidauro top. epidàuro

epidemico agg. epidèmicoepidermico agg. epidèrmico

epidèrmide s.f. epidèrmideepifisi s.f. epìfis    iepifonema s.f. epifonèmaepifora s.f. epìforaepiglottide s.f. epiglòttide

epilettico agg. epilètticoepimorfosi s.f. epimorfòs    iepiscopio s.m. episcòpioepisodico agg. epis    òdicoepisodio s.m. epis    òdioepitelio s.m. epitèlioepitelioma s.m. epiteliòmaepitema s.m. epitèmaepitesi s.f. epìtes    iepiteto s.m. epìtetoepitome s.f. epìtomeEpitteto pers.m. epittètoepoca s.f. èpocaepodo s.m. epòdoeponimo agg. epònimoepopea s.f. epopèaeporediense etn. eporediènseepos s.m. èposequestre agg. equèstreEqui top. èquiequinozio s.m. equinòzioequivalere agg. equivalére (co-niug. come valere

equo agg. èquoequoreo agg. equòreoera s.f. èraEra pers.f. èraEracle pers.m. èracleEraclea top. eraclèaeraso agg. eràs    oerba s.f. èrbaerbaiolo s.m. erbaiòloErberto pers.m. erbèrtoErcole pers.m. èrcole

Erebo top. èreboerede s.m. erèdeereditare s.f. erèditoeremo s.m. èremoeresia s.f. eres    ìaeresiarca s.m. eres    iàrcaeresiologia s.f. eres    iologìaeresiologo s.m. eres    iòlogoeretico s.m. erèticoEretteo pers.m. erettèoeretto part.pass. erèttoergere v. èrgere èrgo èrsi

ergo cong. èrgoergometro s.m. ergòmetro

ERI n.pr.f. èriEriberto pers.m. eribèrtoerica s.f. èricaErice top. èriceErigena pers.m. erìgena o Eriuge-

na eriùgenaerigere v. erìgo erèssi erètto oerèggere v. erèggo erèssierisipela s.f. eris    ìpelaeritema s.m. eritèmaEritrea top. eritrèaeritreo etn. eritrèoerma s.f. èrmaermeneuta s.m. ermenèutaermeneutico agg. ermenèuticoErmes pers.m. èrmesErmete pers.m. ermèteermetico agg. ermèticoermo agg. érmo o èrmoErnesto pers.m. ernèstoernia s.f. èrniaernico agg. èrnicoErode pers.m. eròdeerodere agg. eródere eródo erós    ierós    oErodoto pers.m. eròdotoeroe s.m. eròeerogare v. èrogo

eroico agg. eròicoeroicomico agg. eroicòmicoEroidi tit.f. eròidierompere v. erómpere erómpo(coniug. come rompere)Eros pers.m. èroserosione s.f. eros    ióneerosivo agg. eros    ìvoeroso part.pass. erós    oerotico agg. eròticoerotomane s.m. erotòmane

erpete s.m. èrpeteerpetico agg. erpèticoerpicare v. érpicoerpice s.m. érpiceerrabondo agg. errabóndoerrare v. èrroerre s.f. èrreErrera cogn. errèraerroneo agg. erròneoerto agg. értoerulo etn. èruloesacerbare v. es    acèrbo

esacordo s.m. es    acòrdoesagerare v. es    àgero

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esagitare v. es    àgitoesagono s.m. es    àgonoesalare v. es    àloesaltare v. es    àltoesame s.m. es    àme

Esamerone tit.m. es     ameróneesametro s.m. es    àmetroesaminare v. es    àminoesangue agg. es    àngueesanime agg. es    ànimeesantema s.m. es    antèmaesarca s.m. es    àrcaesarcato s.m. es    arcàtoesasperare v. es    àsperoesatto agg. es    àttoesattore s.m. es    attóre

esattoria s.f. es     attorìaesattoriale agg. es    attoriàleesaudire v. es    audìscoesauriente agg. es    auriènteesaurire v. es    aurìscoesaustivo agg. es    austìvoesausto agg. es    àustoesautorare v. es    àutoroesazione s.f. es    azióneesborso s.m. es      bórsoeschileo agg. eschìleoEschilo pers.m. èschiloescludere v. esclùs    iesclusione s.f. esclus    ióneesclusivo agg. esclus    ìvoescluso part.pass. esclùs    oescogitare v. escògitoescursione s.f. escursióneesecrare v. es    ècroesecutivo agg. es    ecutìvoesecutore s.m. es    ecutóreesecuzione s.f. es    ecuzióneesedra s.f. es    èdra

esegesi s.f. es     egès     iesegeta s.m. es    egètaesegetico agg. es    egèticoeseguire v. es    éguo o es    eguìscoesempio s.m. es    èmpioesemplare agg. es    emplàreesemplarità s.f. es    emplaritàesemplificare v. es    emplìficoesentare v. es    èntoesente agg. es    ènteesenzione s.f. es    enzióne

esequie s.f. es     èquieesercitare v. es    èrcitoesercito s.m. es    èrcito

esercizio s.m. es    ercìzioesibire v. es    ibìscoesigere v. es    ìgo es    igètti o es    igéies    àttoesiguo agg. es    ìguo

esilarare v. es     ìlaroesile agg. ès    ileesiliare v. es    ìlioesilio s.m. es    ìlioesimere v. es    ìmere es    ìmoesimio agg. es    ìmioesiodeo agg. es    iodèoEsiodo pers.m. es    ìodoesistenza s.f. es    istènzaesistenziale agg. es    istenziàleesistere v. es    ìstere es    istéi o

es     istètti es     istìtoesitare v. ès    itoesito s.m. ès    itoesiziale agg. es    iziàleesocrino agg. es    òcrinoesodio s.m. es    òdioesodo s.m. ès    odoesofageo agg. es    ofagèoesofago s.m. es    òfagoesogamia s.f. es    ogamìaesogamo agg. es    ògamoesogeno agg. es    ògenoesonerare v. es    òneroesonero s.m. es    òneroesopico agg. es    òpicoEsopo pers.m. es    òpoesorbitare v. es    òrbitoesorcismo s.m. es    òrcis    moesorcista s.m. es    orcìstaesorcizzare v. es    orcìz    z    oesordio s.m. es    òrdioesordire v. es    ordìscoesortare v. es    òrto

esoso agg. es     òs     o o es     ós     oesoterico agg. es    otèricoesoterismo s.m. es    oterìs    moesotico agg. es    òticoesotismo s.m. es    otìs    moespansione s.f. espansióneespansivo agg. espansìvoespanso part.pass. espànsoespellere v. espèllere espèlloEsperia top. espèriaEsperidi n.pr.f. espèridi

Espero n.pr.astr. èsperoesperto agg. e s.m. espèrtoespettorare v. espèttoro

espiare v. espìoEspinosa cogn. espinósaespirare v. espìroespletare v. esplètoesplicare v. èsplico

esplodere v. esplòdere esplòdoesplòs    i esplòs    oesploso part.pass. esplòs    oesporre v. espórre espóngo (co-niug. come porre)esportare v. espòrtoesposimetro s.m. espos    ìmetroespositivo agg. espos    itìvoesposto part.pass. espóstoespresso part.pass. esprèssoesprimere v. esprèssi esprèsso

espropriare v. espròprioesproprio s.m. espròprioespulsione s.f. espulsióneespulsore s.m. espulsóreesse s.f. (lettera S) èsseessenziale agg. essenziàleessere v. èssere sóno sèi siètefósti fóste fóssiessiccatoio s.m. essiccatóioesso pron. éssoEsso n.pr.f. èsso o éssoest s.m. èstEste top. èsteestendere v. estèndere estèndoestés    i o estési estés    o o estésoestense agg. estènseestensione s.f. estensióneestensore s.m. estensóreestenuare v. estènuoEster pers.f. èster esternare v. estèrnoestero agg. e s.m. èsteroesterofilo s.m. esteròfilo

esteso part.pass. estés     o o estésoesteta s.m. estètaestetico agg. estèticoestimo s.m. èstimoestollere v. estòllere estòlloestone etn. èstoneEstonia top. estòniaestorcere v. estòrcere estòrco (co-niug. come torcere)estorsione s.f. estorsióneestorto part.pass. estòrto

estremo agg. estrèmoestro s.m. èstroestrogeno agg. estrògeno

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estromettere v. estrométtere e-strométto (coniug. come mettere)estroverso agg. estrovèrsoestrovertere v. estrovèrtere estro-vèrto

esuberare v. es     ùberoesubero s.m. es    ùberoesulare v. ès    uloesulcerare v. es    ùlceroesule s.m. ès    uleesumare v. ès    umo o es    ùmoetanolo s.m. etanòloEteocle pers.m. etèocleetera s.f. etèraetere s.m. ètereetereo agg. etèreoEteria pers.f. etèriaeterico agg. etèricoeternare v. etèrnoeterno agg. etèrnoeteroclito agg. eteròclitoeterodosso agg. eterodòssoeterogeneo agg. eterogèneoeterogenesi s.f. eterogènes    ieterozigote s.m. eteroz    igòte oèteroz    igòteethos s.m. ètosetico agg. ètico

etile s.m. etìleetilene s.m. etilèneetimo s.m. ètimoetiope etn. etìopeEtiopia top. etiòpiaetiopico agg. etiòpicoetisia s.f. etis    ìaEtna top. ètnaetneo etn. etnèoetnia s.f. etnìaetnico agg. ètnico

etnografo s.m. etnògrafoEtolia top. etòliaetolico etn. etòlicoEtra pers.f. ètraette s.m. (nonnulla) ètteetto s.m. (ettogrammo) èttoettolitro s.m. ettòlitroettometro s.m. ettòmetroEttore pers.m. èttoreEubea top. eubèaeuclideo agg. euclidèoEudosso pers.m. eudòsso

Eufemio pers.m. eufèmioeufonico agg. eufònico

euforico agg. eufòricoEufronio pers.m. eufrònioeugenetica s.f. eugenèticaeugenico agg. eugènicoEugenio pers.m. eugènio

Eumenidi n.pr.f. eumènidiEumolpo pers.m. eumòlpoEUR top. èur Eurasia top. euràs    iaeureka escl. èurekaEuriclea pers.f. euriclèaeuripideo agg. euripidèoeuro s.m. èuroEuro pers.m. èuroEuropa top. euròpaeuropeo etn. europèoeurovisione s.f. eurovis    ióneEusebio pers.m. eus    èbioEustochia pers.f. eustòchiaEustorgio pers.m. eustòrgioeutanasia s.f. eutanas    ìaEuterpe pers.f. eutèrpeEutropio pers.m. eutròpioEva pers.f. èvaevadere v. evàs    i evàs    oevangelico agg. evangèlicoevangelo s.m. evangèloevaporare v. evapóro o evàporo

Evasio pers.m. evàs     ioevasione s.f. evas    ióneevaso part.pass. evàs    oevento s.m. evèntoeversione s.f. eversióneeversore s.m. eversóreevidenziare v. evidènzioevo s.m. èvoevocare v. èvocoEvola cogn. èvolaevolvere v. evòlvere evòlvo evol-

vètti o evolvéiex avv. èxextra prep. èxtraEzechia pers.m. ez    echìaEzechiele pers.m. ez    echièleEzio pers.m. èzioeziologia s.f. eziologìaeziologico agg. eziològicoEzzelino pers.m. ezzelìno oez    z    elìno

F

fabbisogno s.m. fabbis    ógnoFabrizio pers.m. fabrìziofaccenda s.f. faccèndafacezia s.f. facèziafacondia s.f. facóndia

facondo agg. facóndofactotum s.m. factòtumfaesite s.f. faes    ìtefaggeta s.f. faggétafaggiola s.f. faggiòlafagiolo s.m. fagiòlofagocitare v. fagòcitofalansterio s.m. falanstèriofalecio agg. falèciofalena s.f. falènafalerno etn. falèrnofalesia s.f. falès    iaFalivena cogn. falivénaFalloppio cogn. fallòppioFamagosta top. famagóstafamelico agg. famèlicofamigliola s.f. famigliòlafandonia s.f. fandòniafantasia s.f. fantas    ìafantasioso agg. fantas    iós    o ofantas    iósofantasista s.m. fantas    ìstafantasmagorico agg. fan-

tas     magòricofantoccio s.m. fantòccioFantoni cogn. fantóniFantozzi cogn. fantòzzifaraonico agg. faraònicofaretra s.f. farètrafaringeo agg. faringèofarisaico agg. faris    àicofarisaismo s.m. faris    aìs    mofariseo s.m. faris    èofarmaceutico agg. farmacèutico

farmacopea s.f. farmacopèaFarnesina top. farnes    ìnafarneticare v. farnèticofarsetto s.m. farséttoFasano cogn. fas    ànoFasciolo cogn. fasciòlofase s.f. fàs    eFasoli cogn. fas    òlifasullo agg. fas    ùlloFatima top. fàtimafattispecie s.f. fattispèciefattoressa s.f. fattoréssa

faveto s.m. favétofavonio s.m. favònio

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Fazio cogn. fàziofazioso agg. faziós    o o faziósofazzoletto s.m. fazzoléttofé s.f. (fede) féfeace etn. feàce

febbre s.f. fèbbrefebbrifugo s.m. febbrìfugoFebe pers.f. fèbefebeo agg; febèoFebo pers.m. fèbofeccia s.f. fècciafeci s.f. (escrementi) fècifecola s.f. fècolafecondare v. fecóndofecondo agg. fecóndofede s.f. féde

fedecommesso s.m. fedecommés-sofedele agg. fedélefedera s.f. fèderafedifrago agg. fedìfragofedire v. fedìsco o fièdoFedra pers.f. fèdraFedro pers.m. fèdrofegato s.m. fégatofelce s.f. félcefelide s.m. fèlidefelonio s.m. felòniofelpa s.f. félpaFelsina top. fèlsinaFeltre top. féltrefeltro s.m. féltrofemmina s.f. e agg. fémminafemore s.m. fèmoreFenaroli cogn. fenaròlifendere v. fèndere fèndo fendèttio fendéifendinebbia s.m. fendinébbiafenicottero s.m. fenicòttero

Fenoglio cogn. fenògliofenolo s.m. fenòlofenomenico agg. fenomènicofenomeno s.m. fenòmenofenotipo s.m. fenotìpo o fenòtipoFeo cogn. fèoFeola cogn. fèolaferdinandeo agg. ferdinandèoferetro s.m. fèretroferia s.f. fèriaferitoia s.f. feritóia

ferma s.f. férmafermare v. férmofermo agg. férmo

feroce agg. feróceferocia s.f. feròciaferodo s.m. feròdoferragosto s.m. ferragóstoferrare v. fèrro

ferreo agg. fèrreoFerreri cogn. ferrèriFerrero cogn. ferrèroferrico agg. fèrricoferro s.m. fèrroFerroni cogn. ferrónifertile agg. fèrtileferula s.f. fèrulafervere v. fèrvere fèrvefervido agg. fèrvidoferza s.f. fèrza

Ferzetti cogn. ferzéttifesa s.f. fés    afesso agg. (stanco) fèssofesso agg. (rotto, imbecille) féssofestaiolo agg. festaiòlofestereccio agg. festerécciofestival s.m. festivàl o fèstivalFesto top. fèstofestuca s.f. festùcafetido agg. fètidofeto s.m. fètoFetonte pers.m. fetóntefetonteo agg. fetontèofeudalesimo s.m. feudalés    imofeudo s.m. fèudoFeztop. fèzfibroma s.m. fibròmafibula s.f. fìbulaficcanaso s.m. ficcanàs    o o ficca-nàsoFichera cogn. fichèraficheto s.m. fichétofidanzare v. fidànzo

Fidelio pers.m. fidèlioFidenzio pers.m. fidènziofiedere v. fièdere vedi fedirefiele s.m. fièleFiemme top. fièmmefieno s.m. fiènoFieramosca cogn. fieramóscaFierro cogn. fièrrofiesolano top. fies    olànoFiesole top. fiès    olefievole agg. fièvole

figlioccio s.m. figliòcciofigliolo s.m. figliòloFiladelfia top. filadèlfia

filadelfo s.m. filadèlfoFilangeri cogn. filangèrifilantropico agg. filantròpicoFilarete pers.m. filarètefilarmonico agg. filarmònico

filastrocca s.f. filastròccafilatelico agg. filatèlicofilatoio s.m. filatóioFilelfo pers.m. filèlfofilellenico s.m. filellènoFilemone pers.m. filèmoneFileta pers.m. filèta o FilitaFilezio pers.m. filèzioFiliberto pers.m. filibèrtofiliforme agg. filifórmefilisteo etn. filistèo

fillossera s.f. fillòssera ofilossera filòsseraFilocolo pers.m. filòcoloFilocrate pers.m. filòcrateFilodemo pers.m. filodèmofilodendro s.m. filodèndroFilogamo cogn. filògamoFilomela pers.f. filomèlaFilomena pers.f. filomèmaFilone pers.m. filónefilosofare v. filòs    ofofilosofema s.m. filos    ofèmafilosofia s.f. filos    ofìafilosofico agg. filos    òficofilosofo s.m. filòs    ofoFilosseno pers.m. filòssenoFilostrato pers.m. filòstratoFiloteo pers.m. filòteoFilotimo pers.m. filòtimoFilottete pers.m. filottèteFilumena pers.f. filumènafilza s.f. fìlzaFilzi cogn. fìlzi

fimosi s.f. fimòs     i o fìmos     ifimotico agg. fimòticofinanziare v. finànziofinanziario agg. finanziàriofinché cong. finchéfinestra s.f. finèstrafinimondo s.m. finimóndofinocchio s.m. finòcchiofinora avv. finórafintantoché cong. fintantochéFinzi cogn. fìnzi

fiocco s.m. fiòccofiocina s.f. fiòcinafiocinare v. fiòcino

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fioco agg. fiòcoFIOM n.pr.f. fiòmfionda s.f. fióndafiordaliso s.m. fiordalìs    ofiordo s.m. fiòrdo

Fiorenzo pers.m. fiorènzoFirenze top. firènzeFirenzuola cogn. firenzuòlafisarmonica s.f. fis    armònicafisarmonicista s.m. fis    armonicìstafisico s.m. fìs    icofisica s.f. fìs    icafisiocrate s.m. fis    iòcratefisiocratico agg. fis    iocràticofisiocrazia s.f. fis    iocrazìafisiologia s.f. fis    iologìafisiologico agg. fis    iològicofisiologo s.m. fis    iòlogofisionomia s.f. fis    ionomìa ofisonomia fis    onomìafisionomico agg. fis    ionòmicofisionomista s.m. fis    ionomìsta ofisonomista fis    onomìstafisionomo s.m. fis    iònomofiso agg. fìs    ofitofago agg. fitòfagofitogenico agg. fitogènicofitozoo s.m. fitoz    òo

fittizio agg. fittìzioflamenco s.m. flaménco o fla-mèncoflatulento agg. flatulèntoflebile agg. flèbilefleboclisi s.f. fleboclìs    i oflè boclìs    iFlegetonte top. flegetónteFlegia pers.m. flègiaFlegra top. flègraflegreo etn. flegrèo

flemma s.f. flèmmaflesso part.pass. flèssofleto s.m. flètoflettere agg. flèttere flèttoflicorno s.m. flicòrnoflogosi s.f. flogòs    i o flògos    iflora s.f. flòra)Flora pers.f. flòraFlorenzio pers.m. florènziofloreo agg. flòreoFlorida top. florìda o flòridaFloro pers.m. flòro

floscio agg. flòscioflotta s.f. flòtta

Flumendosa top. flumendós    afluminense etn. fluminènsefluoro s.m. fluòrofluorosi s.f. fluoròs    ifobico agg. fòbico

Fobo pers.m. fòbofoca s.f. fòcafoce s.f. fóceFocide top. fòcidefocomelico agg. e s.m. focomèli-cofodera s.f. fòderafoderare v. fòderofodero s.m. fòderofoga s.f. fógaFogazzaro cogn. fogazzàrofoggia s.f. fòggiaFoggia top. fòggiafoggiare v. fòggiofoglio s.m. fògliofogna s.f. fógnafoia s.f. fóiafoiba s.f. fòibafola s.f. fòlafolade s.f. fòladefolaga s.f. fòlagafolclorico agg. folclòricoFolco pers.m. fólco

Folena cogn. folènaFolengo cogn. foléngo o folèngofolgorare v. fólgorofolgore s.f. fólgoreFolgore pers.m. folgórefolla s.f. fòlla o fóllafolle agg. e s.m. fòlleFollonica top. follònicafolto agg. fóltofomite s.m. fòmitefon s.m. fòn

fonda s.f. fóndafondaco s.m. fóndacofondamenta s.f. fondaméntafondare v. fóndofondere v. fóndere fóndo fùs    i fùs    ofondo s.m. fóndofonema s.m. fonèmafonetico agg. fonèticoFoni cogn. fònifonico agg. fònicofonografo s.m. fonògrafoFonseca cogn. fonsèca

Fontanesi cogn. fontanés    i o fon-tanési

fonte s.f. fónteFoppa cogn. fòppaforaggiero agg. foraggièro o fo-raggero foraggèroforbici s.f. fòrbici

forca s.f. fórcaforcaiolo s.m. forcaiòloforcola s.f. fórcolaforense agg. forènseForese pers.m. forés    e o foréseforesta s.f. forèstaforesto agg. forèstoforfora s.f. fórforaforgia s.f. fòrgiaforgiare v. fòrgioForlimpopoli top. forlimpòpoliforma s.f. fórmaformaldeide s.f. formaldèideformare v. fórmoformio s.m. fòrmioFormosa top. formós    a o formósaformula s.f. fòrmulaformulare v. fòrmulofornicare v. fòrnicoforno s.m. fórnoforo s.m. (buco) fóroforo s.m. (piazza, tribunale) fòroforosetta s.f. foros    étta o forosétta

forra s.f. fórraforse avv. fórseforte agg. fòrtefortilizio s.m. fortilìzioFortore top. fortóreforum s.m. fòrumforuncolosi s.f. foruncolòs    iforza s.f. fòrzaforzare v. fòrzoforziere s.m. forzièreFoscari cogn. fóscari

fosco agg. fóscoFosco pers.m. fóscoFoscolo cogn. fóscolofosfatasi s.f. fosfatàs    ifosfene s.m. fosfènefosforico agg. fosfòricofosforo s.m. fòsforofosgene s.m. fos    gènefossa s.f. fòssafossile agg. fòssilefosso s.m. fòs-soFoti cogn. fòti

fotogenico agg. fotogènicofotografare v. fotògrafo

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fotografo s.m. fotògrafofotoreporter s.m. f òtorepòrter fotosfera s.f. f òtosfèrafotosintesi s.f. f òtosìntes    ifototeca s.f. f òtotèca

fottere v. fóttere fóttoFracanzano cogn. fracanzànoFracastoro cogn. fracastòroFraccaroli cogn. fraccaròlifraintendere v. fraintèndere frain-tèndo (coniug. come tendere)frammassone s.m. frammassóne oframassone framassóneframmesso part.pass. framméssooframesso framésso

frammettere v. framméttereframmétto (coniug. come mette-re)o framettere framéttereframmezzare v. frammèz    z    o oframezzare framèz    z    oframmezzo prep. e avv. fram-mèz    z    o oframezzo framèz    z    ofrancescanesimo s.m. francesca-nés    imofrancese francés    efranceseria s.f. frances    erìafrancioso etn. franciós    ofrancobollo s.m. francobóllofrancofilo agg. francòfilofrancofono agg. francòfonoFrancoforte top. francofòrtefrangionde s.m. frangióndefrangizolle s.m. frangiz    òlle ofrangizòllefrantoio s.m. frantóioFranzetti cogn. franz    étti

Franzoni cogn. franz     ónifrappè s.m. frappè o frappé frappéfrapporre v. frappórre frappóngo(coniug. come porre)frapposizione s.f. frappos    iziónefrapposto part.pass. frappóstofrasario s.m. fras    àriofrase s.f. fràs    efraseggio s.m. fras    éggiofraseologia s.f. fras    eologìafraseologico agg. fras    eològico

frastornare s.m. v. frastórnofrastuono s.m. frastuònofraternita s.f. fratèrnita

fraterno agg. fratèrnofrattempo s.m. frattèmpoFrattocchie top. frattòcchiefraudolento agg. fraudolèntofrazionare v. frazióno

freccia s.f. frécciafreddare v. fréddofreddo s.m. fréddoFredegonda pers.f. fredegóndafregare v. frégofregiare v. frégiofregio s.m. frégiofrego s.m. frégofregola s.f. frégolaFregoli cogn. frégolifreisa s.f. frèis    a

fremebondo agg. fremebóndofremere v. frèmere frèmo fremèttio freméifremito s.m. frèmitofrenare v. fréno o frènofrenastenico agg. frenastènicofrenesia s.f. frenes    ìafrenetico agg. frenèticofrenico agg. frènicofreno s.m. fréno o frènofrenulo s.m. frènulofrequentare v. frequèntofresa s.f. frès    afresare v. frès    oFrezzi cogn. frézzifricassea s.f. fricassèaFrigerio cogn. frigèrioFrisia top. frìs    iafrisio etn. frìs    iofrisone etn. fris    ónefrizionare v. friziónoFrizzi cogn. frìzzi o frìz    z    ifrodare v. fròdo

frode s.f. fròdefrodolento agg. frodolèntofroge s.f. frògeFrola cogn. fròlafrollare v. fròllofrollo agg. fròllofrombola s.f. frómbolafrombolare v. frómbolofronda s.f. fróndaFronda n.pr.f. fróndafronte s.f. frónte

frontespizio s.m. frontespìziofronzolo s.m. frónz    olofronzuto agg. fronz    ùto

Frosini cogn. fròs    iniFrosinone top. fros    inóneFrosio cogn. fròs    iofrotta s.f. fròttafrottola s.f. fròttola

frusinate etn. frus     inàtefrusone s.m. frus    ónefrutteto s.m. fruttétofruttivendolo s.m. fruttivéndolofruttosio s.m. fruttòs    ioFulgenzio pers.m. fulgènziofumaiolo s.m. fumaiòlofumea s.f. fumèafumido agg. fùmidofunereo agg. funèreofunestare v. funèsto

funesto agg. funèstofungheto s.m. funghétofunzionare v. funziónofuoco s.m. fuòcofuorché cong. fuorchéfuori avv. fuòrifuoribordo s.m. fuoribórdofuorigioco s.m. fuorigiòcoFuorigrotta top. fuorigròttafuoriserie agg. fuorisèriefuoruscire v. fuorièscofuorviare v. fuorvìofurbizia s.f. furbìziafuribondo agg. furibóndofusa s.f. fùs    afusaggine s.f. fus    àggine o fusàg-gineFusberta cogn. fus      bèrtafusibile s.m. fus    ìbilefusiforme agg. fus    ifórmefusilli s.m. fus    ìlli o fusìllifusione s.f. fus    iónefuso part.pass. fùs    o

fusoliera s.f. fus     olièra

G

Gabriele pers.m. gabrièleGadolla cogn. gadòllagaelico etn. gaèlicoGaeta top. gaètagaggia s.f. gaggìagaglioffo agg. gagliòffo

galantuomo s.m. galantuòmoGalatea pers.f. galatèaGalateo pers.m. galatèo

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galaverna s.f. galavèrnaGalbusera cogn. galbus    èragalea s.f. galèaGaleffi cogn. galèffigalena s.f. galèna

Galeno pers.m. galènogalera s.f. galèragalestro s.m. galèstroGalilea top. galilèagalileo etn. galilèoGalileo pers.m. galilèoGalimberti cogn. galimbèrtiGalizia top. galìziagallego etn. gallègogaloppare v. galòppogaloppatoio s.m. galoppatóiogaloppo s.m. galòppogaloscia s.f. galòsciagalvanometro s.m. galvanòmetrogalvanizzazione s.f. galva-niz    z    azióneGamalero top. gamalèrogamete s.m. gamètegamopetalo agg. gamopètalogamosepalo agg. gamosèpaloGandolfo pers.m. gandòlfoganglioma s.m. gangliòmaGanimede pers.m. ganimède

ganzo s.m. gànz     ogaranzia s.f. garanzìagardenia s.f. gardèniagardesano etn. gardes    ànogargarozzo s.m. gargaròzzoGarinei cogn. garinèiGarisendi cogn. garis    èndiGarofalo cogn. garòfalogarofano s.m. garòfanoGaronna top. garònnagarrotta s.f. garròtta

garza s.f. gàrz     aGarzanti cogn. garz    àntigarzone s.m. garz    ónegas s.m. gàsgasdotto s.m. gas    dóttogasista s.m. gas    ìstagasolio s.m. gas    òliogasometro s.m. gas    òmetrogassare v. gassàregassificare v. gassìficogasteropode s.m. gasteròpodegastronomico agg. gastronòmico

gastronomo s.m. gastrònomoGatteo top. gattèo

gattonare v. gattónogattoni avv. gattóniGaudenzio pers.m. gaudènzioGavazzeni cogn. gavazzènigavotta s.f. gavòtta

Gaza top. gàz     z     agazebo s.m. gaz    z    èbogazza s.f. gàz    z    aGazzaniga cogn. gaz    z    anìgagazzarra s.f. gaz    z    àrragazzella s.f. gaz    z    èllaGazzelloni cogn. gaz    z    ellónigazzetta s.f. gaz    z    éttagazzettiere s.m. gaz    z    ettièregazzettino s.m. gaz    z    ettìnogazzosa s.f. gaz    z    ós    a o gaz    z    ósa ogassosa gassós    ageco s.m. gècoGedda top. gèddaGeenna top. o Gehenna geènnaGegia pers.f. gègiagel s.m. gèlgelare v. gèloGelasio pers.m. gelàs    iogeldra s.f. gèldragelido agg. gèlidoGellio pers.m. gèlliogelo s.m. gèlo

gelosia s.f. gelos     ìa o gelosìagelsemio s.m. gelsèmiogelseto s.m. gelsétogelsicoltore s.m. gelsicoltóregelso s.m. gèlsogelsomino s.m. gelsomìnogemebondo agg. gemebóndogemere v. gèmere gèmo gemètti ogeméigeminare v. gèminogemino agg. gèmino

gemito s.m. gèmitogemma s.f. gèmmaGemma pers.f. gèmmagemmare agg. gèmmogemmeo agg. gèmmeogene s.m. gènegenealogico agg. genealògicogeneralessa s.f. generaléssageneralizio agg. generalìziogenerare v. gènerogenere s.m. gèneregenerico agg. genèrico

genero s.m. gènerogenerosità s.f. generos    ità o gene-

rositàgenesi s.f. gènes    igenetica s.f. genèticagenetico agg. genèticogenia s.f. genìa

genialoide agg. genialòidegeniere s.m. genièregenio s.m. gèniogenito agg. gènitoGenoa n.pr.m. gènoaGenova top. gènovagentildonna s.f. gentildònnagentilizio agg. gentilìzioGentiloni cogn. gentilónigentiluomo s.m. gentiluòmogenuflettersi v. genuflèttogenziana s.f. genziànageocentrico agg. geocèntricogeode s.m. o f. geòdegeodesia s.f. geodes    ìageodeta s.m. geodètageodetica s.f. geodèticageodetico agg. geodèticogeofago s.m. geòfagogeografo s.m. geògrafogeoide s.m. geòidegeomanzia s.f. geomanzìageometra s.m. geòmetra

geometrico agg. geomètricoGeorgia top. geòrgiageorgico agg. geòrgicogeotermico agg. geotèrmicoGeova n.pr.m. gèovaGeppo pers.m. gèppoGerberto pers.m. gerbèrtogerbido s.m. gèrbidogergo s.m. gèrgogerla s.f. gèrlagermanofilo agg. germanòfilo

germanofobo agg. germanòfobogerme s.m. gèrmegerminare v. gèrminogermogliare v. germógliogermoglio s.m. germóglioGeronimo pers.m. gerònimogerontocomio s.m. gerontocòmioGerusalemme top. gerus    alèmmeGervasio pers.m. gervàs    iogessare v. gèssoGessica pers.f. gèssicagesso s.m. gèsso

gesta s.f. gèstagesto s.m. gèsto

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Gesù pers.m. ges    ùGesualdo pers.m. ges    uàldogesuita s.m. ges    uìtagesuitico agg. ges    uìticogettare v. gètto

gettito s.m. gèttitogetto s.m. gèttogetulo etn. gètuloghebbio s.m. ghébbioghenga s.f. ghèngagheppio s.m. ghéppiogherone s.m. gheróneGhezzi cogn. ghézzi o ghéz    z    ighiacciolo s.m. ghiacciòloghiaieto s.m. ghiaiétoGhiberti cogn. ghibèrti

ghinea s.f. ghinèaghiotto agg. ghióttoghiozzo s.m. ghiòz    z    oghiribizzo s.m. ghiribìz    z    oghirigoro s.m. ghirigòroghironda s.f. ghiróndaghisa s.f. ghìs    aGhisalberti cogn. ghisalbèrtiGhisolfi cogn. ghis    òlfigiacché cong. giacchégiacere v. giacéreGiacobbe pers.m. giacòbbeGiacosa cogn. giacós    aGiaiele pers.m. giaièleGiagnoni cogn. giagnónigiallognolo agg. giallógnoloGiambologna cogn. giambológnaGiampiero pers.m. giampièroGiampietro pers.m. giampiètroGiandomenico pers.m. giando-ménicoGiannantonio pers.m. giannantò-nio

giannizzero s.m. giannìzzeroGiansenio pers.m. giansèniogiansenismo s.m. giansenìs    mogiansenista s.m. giansenìstagiapetico agg. giapèticoGiapeto pers.m. giàpeto o giapètoGiasone pers.m. gias    ónegibbosità s.f. gibbos    ità o gibbosi-tàgiberna s.f. gibèrnaGiberto pers.m. gibèrto

Gibilterra top. gibiltèrraGigliola pers.f. gigliòlaGilberto pers.m. gilbèrto

gilè s.m. gilèGilera cogn. gilèragimnosperma s.f. gimnospèrmagineceo s.m. ginecèoginepro s.m. ginépro

ginestra s.f. ginèstraGinevra top. ginévraginnasiale agg. ginnas    iàleginnasio s.m. ginnàs    ioginocchio s.m. ginòcchioginocchioni avv. ginocchióniGinori cogn. ginòriGiobbe pers.m. giòbbeGioberti cogn. giobèrtigiocare v. giòcogioco s.m. giòco

giocoforza s.f. giocofòrzagiocondo agg. giocóndoGioele pers.m. gioèlegiogo s.m. giógogioia s.f. giòiaGiona pers.m. giònaGionata pers.m. giònataGiorgio pers.m. giórgiogiorno s.m. giórnoGiosafatte pers.m. gios    afàttegiostra s.f. giòstragiostrare v. giòstroGiosuè pers.m. gios    uègiovane agg. gióvanegiovanneo agg. giovannèogiovare v. gióvoGiove pers.m. giòvegiovenca s.f. giovèncaGiovi top. gióvigipsoteca s.f. gipsotècagiramondo s.m. giramóndoGirardengo cogn. girardéngo ogirardèngo

girarrosto s.m. girarròstogirasole s.m. girasólegiravolta s.f. giravòltagirella s.f. girèllagirellare v. girèlloGirgenti top. girgèntiGirolamo pers.m. giròlamogironda s.f. giróndaGironda top. giróndagironzolare v. girónz    ologiroscopio s.m. giroscòpio

girotondo s.m. girotóndogirovagare v. giròvagogirovago s.m. giròvago

Giselda pers.f. gis    èldaGisella pers.f. gis    èllaGismondo pers.m. gis    móndogiubileo s.m. giubilèoGiudecca top. giudècca

giudeo etn. giudèogiudizio s.m. giudìziogiulebbe s.m. giulèbbegiumenta s.f. giuméntagiuncheto s.m. giunchétogiunonico agg. giunònicoGiuseppe pers.m. gius    èppeGiusi pers.f. giùs    igiustacuore s.m. giustacuòregiustapporre v. giustappórre giu-stappóngo (coniug. come porre)

giustapposizione s.f. giustap- pos    iziónegiustapposto part.pass. giustappó-stogiustiziare v. giustìziogladiolo s.m. gladìologlaucoma s.m. glaucòmagleba s.f. glèbaglicemico agg. glicèmicoglicerico agg. glicèricogliceride s.m. glicèrideglicogeno s.m. glicògenogliela pron. gliélaglielo pron. gliélogliene pron. gliéneGlisente pers.m. glis    ènteglittoteca s.f. glittotècaglobo s.m. glòboglobulo s.m. glòbuloglomerulo s.m. glomèruloglossa s.f. glòssaglossare v. glòssoglossema s.m. glossèma

glossografo s.m. glossògrafoglottide s.f. glòttideglucosio s.m. glucòs    ioGnecchi cogn. gnécchignocco s.m. gnòccognomico agg. gnòmicognomo s.m. gnòmognoseologia s.f. gnos    eologìagnoseologico agg. gnos    eològicognosi s.f. gnòs    ignostico s.m. gnòstico

gobba s.f. gòbbagobbo s.m. gòbbogoccia s.f. góccia

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gocciare v. gócciogoccio s.m. gócciogocciolare v. gócciologocciolatoio s.m. gocciolatóiogodere v. godére gòdo godrò

godereccio agg. goderécciogoffo agg. gòffoGoffredo pers.m. goffrédoGoggi cogn. gòggiGoito top. gòitogol s.m. gòlgola s.f. gólaGoldoni cogn. goldónigolem s.m. gòlemgolena s.f. golènagolf s.m. gòlf golfo s.m. gólfoGolgota top. gòlgotagoloseria s.f. golos    erìagolpe s.m. gòlpegomena s.f. gómenagomito s.m. gómitogomma s.f. gómmaGomorra top. gomòrragonade s.f. gònadegondola s.f. góndolagonfiare v. gónfiogonfio agg. gónfio

gong s.m. gònggongolare v. góngoloGongora cogn. gòngoragonna s.f. gònna o gónnagonorrea s.f. gonorrèagonorroico agg. gonorròicoGonzaga top. gonz    àgagonzaghesco agg. gonz    aghéscogonzo s.m. gónz    ogora s.f. gòraGordio top. gòrdio

gorgia s.f. gòrgiaGorgia pers.m. gòrgiagorgogliare v. gorgógliogorgoglio s.m. gorgóglioGorgonzola top. gorgonz    òlaGoriza top. gorìziaGoro top. gòroGorresio cogn. gorrès    iogota s.f. gòtaGoti cogn. gòtigotico agg. gòticogoto etn. gòto

gotta s.f. góttaGotta cogn. gòtta

Gottifredi pers.m. gottifrédiGottolengo cogn. gottoléngo ogottolèngogovernare v. govèrnogoverno s.m. govèrno

Govoni cogn. govóniGozzano cogn. goz    z    ànogozzo s.m. gózzoGozzoli cogn. gòz    z    oli o gòzzoligozzoviglia s.f. gozzovìgliagozzovigliare v. gozzovìgliografomane s.m. grafòmanegrammofono s.m. grammòfonogranuloma s.m. granulòmaGranzotto cogn. granz    òttograttacielo s.m. grattacièlogratuito agg. gratùito o gratuìtograzia s.f. gràziaGraziadio pers.m. graziadìoGraziano pers.m. graziànograziare v. gràzioGrazzano top. grazzànoGrazzini cogn. grazzìniGrecia top. grèciagreco etn. grècogregge s.m. gréggeGregorio pers.m. gregòriogrembo s.m. grèmbo o grémbo

greppia s.f. gréppiagreppo s.m. gréppogres s.m. grèsGreta pers.f. grèta o grétagreto s.m. grétogreve agg. grèvegrezzo agg. gréz    z    oGrieco cogn. griècogrigioverde agg. grigiovérdegrinza s.f. grìnzagrinzo agg. grìnzo

Griselda pers.f. gris     èldaGriso pers.m. grìs    ogrog s.m. gròggrolla s.f. gròllagroma s.f. gròmagromma s.f. grómmagrommare v. grómmoGronchi cogn. grónchigronda s.f. gróndagrondare v. gróndogrongo s.m. gróngogroppa s.f. gròppa

groppo s.m. gróppo o gròppoGrosseto top. grosséto

grosso agg. gròssogrossolano agg. grossolànoGroto cogn. gròtogrotta s.f. gròttaGrottaferrata top. gr òttaferràta

guaina s.f. guaìnagurdaboschI s.m. guardabòschiguardacoste s.m. guardacòsteguardaroba s.m. guardaròbaguardasigilli s.m. guardasigìlliguardiola s.f. guardiòlaGuascogna top. guascógnaguastafeste s.m. guastafèsteguazza s.f. guàzzaguazzabuglio s.m. guazzabùglioguazzo s.m. guàzzoGuazzoni cogn. guazzóniGuazzora top. guazzóraguelfo agg. guèlfoGueli cogn. guèliguercio s.m. guèrcioguerra s.f. guèrraGuerrazzi cogn. guerràzziGuerrisi cogn. guerrìs    iGuerzoni cogn. guerzóniGuglielmo pers.m. guglièlmoGuiberto pers.m. guibèrtoGuidobono cogn. guidobòno

Guinea top. guinèaGiunizelli o Guinizzelli cogn.guinizzèlliguinzaglio s.m. guinzàglioguisa s.f. guìs    aGuisa top. guìs    aguizzare v. guìzzoguizzo s.m. guìzzoGuttuso cogn. guttùs    oGuzzi cogn. gùzzi

H

habanera s.f. abanéraHabeas corpus loc. àbeascòrpushabemus papam frase abèmus pàpamhabitué s.m. abituéharem s.m. arèm o àremhe escl. hèHelsinki top. hèlsinki

herpes s.m. èrpeshertzs.m. hèrz

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hertziano agg. herziànoheureka escl. hèurecahi-fi loc. agg. ài fàiHimalaya top. himàlaiaHiroshima top. iroscìma

hobby s.m. hòbihomo s.m. òmohonoris causa loc. onòris càus    aHorn top. hòrnhôtel s.m. otèl

I

iacoponico agg. iacopònicoiafetico agg. iafètico

iagellonico agg. iagellònicoiberico etn. ibèricoibernare v. ibèrnoibero etn. ibèroibidem avv. ibìdemIBM n.pr.f. ibbièmmeicona s.f. icòna o icónaiconografo s.m. iconògrafoiconoscopio s.m. iconoscòpioiconostasi s.f. iconòstas    i o icono-stàs    iiconoteca s.f. iconotècaicosaedro s.m. icos    aèdroidea s.f. idèaideare v. idèoIdelfonso pers.f. idelfònsoidentico agg. idènticoideocrazia s.f. ideocrazìaidioletto s.m. idiolèttoidioma s.m. idiòmaidiosincrasia s.f. idiosincras    ìaidiota s.m. idiòtaidiotico agg. idiòtico

idiozia s.f. idiozìaidola s.f. (lat. 'i pregiuduzi') idòlaIdomeneo pers.m. idomenèoidoneo agg. idòneoidrazina s.f. idraz    ìnaidremia s.f. idremìaIdrieo pers.m. idrièoidrocefalo s.m. idrocèfaloidrocele s.m. idrocèleidrocoro agg. idrocòroidrofilo agg. idròfilo

idrofita s.f. idròfitaidrofobo agg. idròfoboidroforo agg. idròforo

idrofugo agg. idròfugoidrogenare v. idrògenoidrogeno s.m. idrògenoidrografo s.m. idrògrafoidrolasi s.f. idrolàs    i

idrolisi s.f. idròlis     iidrolito s.m. idròlitoidromele s.m. idromèleidropico agg. idròpicoidropisia s.f. idropis    ìaidrosauro s.m. idrosàuroidrossido s.m. idròssidoidrovoro agg. idròvoroidrozoo s.m. idroz    òoJemolo cogn. ièmoloiena s.f. ièna

Iena top. iènaierocrazia s.f. ierocrazìaIesi top. iès    iIesolo top. iès    oloIfigenia pers.f. ifigènia o ifigenìaIgea top. igèaigiene s.f. igièneigienico agg. igiènicoIgnazio pers.m. ignàzioigneo agg. ìgneoignifugo agg. ignìfugoignobile agg. ignòbileigrometrico agg. igromètricoigrometro s.m. igròmetroiguanodonte s.m. iguanodónteilare agg. ìlareIldeberto pers.m. ildebèrtoIldefonso pers.m. ildefònsoIldegonda pers.f. ildegóndaileo s.m. ìleoillecito agg. illécitoilleso agg. illés    oillogico agg. illògico

illudere v. illùs     i illùs     oillusione s.f. illus    ióneilluso psrt.pass. illùs    oillusore s.m. illus    óreillusorio agg. illus    òrioilota s.m. ilòtailozoismo s.m. iloz    oìs    moiloziosta s.m. iloz    oìstaimbalsamare v. imbàlsamoimbarazzare v. imbaràzzoimbarazzo s.m. imbaràzzo

imbarcadero s.m. imbarcadèroimbeccare v. imbéccoimberbe agg. imbèrbe

imbestiare v. imbéstioimbevere v. imbévere imbévoimbeverò imbévviimbizzarrire v. imbiz    z    arrìscoimbizzire v. imbiz    z    ìsco

imboccare v. imbóccoimbolsire v. imbolsìscoimborghesire v. imborghes    ìscoimboscare v. imbòscoimbrattatele s.m. imbrattatéleimbroccare v. imbròccoimbrodare v. imbròdoimbrogliare v. imbròglioimbronciare v. imbróncioImelda pers.f. imèldaImele top. imèle

imene s.m. imèneimeneo s.m. imenèoImerio pers.m. imèrioimmagazzinare v. immagaz    z    ìnoimmedesimare v. immedés    imoimmemore agg. immèmoreimmenso agg. immènsoimmergere v. immèrgere immèr-go immèrsi immèrsoimmersione s.f. immersióneimmerso part.pass. immèrsoimmesso part.pass. imméssoimmettere v. imméttere immétto(coniug. come mettere)immiserire v. immis    erìscoimmobile agg. immòbileimmodestia s.f. immodèstiaimmodesto agg. immodèstoimmolare v. immòloimmondezzaio s.m. immondez-zàioimmodizia s.f. immondìziaimmondo agg. immóndo

immoto agg. immòtoimmusonirsi v. mi immus    onìscoimparadisare v. imparadìs    oimparentare v. imparèntoimparisillabo s.m. imparisìllaboimparziale agg. imparziàleimpassibile agg. impassìbileimpastocchiare v. impastòcchioimpastoiare v. impastóioimpaziente agg. impaziènteimpazientire v. impazientìsco

impazienza s.f. impaziènzaimpazzare v. impàzzoimpazzire v. impazzìsco

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impeciare v. impécioimpegnare v. impégnoimpegno s.m. impégnoimpegolare v. impégoloimpellere v. impèllere impèllo

impùlsi impùlsoImpelliteri cogn. impellittèriimpennecchiare v. impennécchioimpennare v. impénnoimpensato agg. impensàtoimpensierire v. impensierìscoimpepare v. impépoimperare v. impèroimperfetto agg. imperfèttoimperio s.m. impèrioimperizia s.f. imperìziaimperlare v. impèrloimperniare v. impèrnioimpero s.m. impèroimperocché imperocchéimpersonare v. impersónoimpersonale agg. impersonàleimperterrito agg. impertèrritoimpervio agg. impèrvioimpestare v. impèstoimpeto s.m. ìmpetoimpetrare v. impètroimpidocchiare v. impidòcchio

impiegare v. impiègoimpiegatizio agg. impiegatìzioimpiego s.m. impiègoimpietosire v. impietos    ìsco o im- pietosìscoimpiombarre v. impiómboimplicare v. ìmplicoimplorare v. implòroimplosione s.f. implos    ióneimpoetico agg. impoèticoimpollinare v. impòllino

impolpare v. impólpoimpolverare v. impólveroimpoppare v. impòppoimporporare v. impórporoimporre v. impórre impóngo (co-niug. come porre)importare v. impòrtoimporto s.m. impòrtoimposizione s.f. impos    izióneimpossessarsi v. impossessàrsiimpossèssoimpossibile agg. impossìbile

impossibilitare v. impossìbilitoimposta s.f. (persiana) impòsta

imposta s.f. (tributo) impòsta oimpóstaimpostare v. impòstoimposto part.pass. di imporreimpósto

imprecare v. imprècoimpreciso agg. imprecìs    oimpregnare v. imprégnoimprendere v. imprèndereimprèndo (coniug. come prende-re)imprenta s.f. imprèntaimprentare v. imprèntoimpresa s.f. imprés    a o imprésaimpresario s.m. impres    àrio o im- presàrioimpressionare v. impressionareimpressiónoimprestare v. imprèstoimpreziosire v. imprezios    ìsco oimpreziosìscoimprobo agg. ìmproboimpronta s.f. impróntaimprontare v. impróntoimpronunziabile agg. impronun-ziàbile o impronunciabile impro-nunciàbileimproperio s.m. impropèrio

improprio agg. impròprioimprovvido agg. impròvvidoimprovvisare v. improvvìs    oimprovviso agg. improvvìs    oimpubere agg. impùbereimpudicizia s.f. impudicìziaimpudico agg. impudìcoimpulsione s.f. impulsióneimpulso s.m. impùlsoimputare v. ìmputoimpuzzolentire v. impuzzolentì-

scoinabissare v. inabìssoinammissibile agg. inammissìbileinane agg. inàneincalzare v. incàlzoincantesimo s.m. incatés    imoincasellare v. incas    èllo o incasèlloincassare v. incàssoincasso s.m. incàssoincatenare v. incaténoincazzarsi v. mi incàzzoincedere v. incèdere incèdo (co-

niug. come cedere)incendiare v. incèndio

incendio s.m. incèndioincenerare v. incéneroincensare v. incènsoincenso s.m. incènsoincentivare v. incentìvo

incentrare v. incèntroinceppare v. incéppoincerare v. incéroincerto agg. incèrtoincespicare v. incéspicoincessante agg. incessànteincesto s.m. incèstoincetta s.f. incèttaincettare v. incèttoinchiesta s.f. inchièstainchiodare v. inchiòdoinchiostrare v. inchiòstroinchiostro s.m. inchiòstroincisione s.f. incis    ióneinciso part.pass. incìs    oincisore s.m. incis    óreincisoria s.f. incis    orìaincisura s.f. incis    ùraincludere v. inclùs    i inclùs    oinclusione s.f. inclus    ióneinclusivo agg. inclus    ìvoincluso part.pass. inclùs    oincoccare v. incòcco

incocciare v. incòccioincogliere v. incògliere incòlgo(coniug. come cogliere)incollare v. incòlloincolonnare v. incolónnoincolpare v. incólpoincolto agg. (non istruito, noncurato) incóltoincolto part.pass. di incogliereincòltoincolume agg. incòlume

incombere v. incómbere incómboincomodare v. incòmodoincomodo s.m. incòmodoincompleto agg. incomplètoincomposto agg. incompóstoincompreso agg. incomprés    o oincomprésoincondizionato agg. incondizionà-toinconfesso agg. inconfèssoincongruo agg. incòngruoinconscio agg. incònscio

inconsueto agg. inconsuètoinconsulto agg. inconsùlto

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incontrare v. incóntroincontro s.m. incóntroincornare v. incòrnoincoronare v. incorónoincorporare v. incòrporo

incorporeo agg. incorpòreoincorrere v. incórrere incórro (co-niug. come correre)incorrotto agg. incorróttoincorso part.pass. incórsoincredulo agg. incrèduloincrespare v. incréspoincrociare v. incrócioincrocio s.m. incrócioincrostare v. incròstoincruento agg. incruènto

incuriosire v. incuriós     isco o incu-riosìscoincursione s.f. incursióneincursore s.m. incursóreincutere v. incùto incùssi incùssoindebitare v. indébitoindebito agg. indébitoindecisione s.f. indecis    ióneindeciso agg. indecìs    oindefesso agg. indefèssoindegno agg. indégnoindelebile agg. indelèbileindennizzo s.m. indennìz    z    oindietro avv. indiètroindifeso agg. indifés    o o indifésoindigesto agg. indigèstoindiretto agg. indirèttoindirizzare v. indirìzzoindirizzo s.m. indirìzzoindiscreto agg. indiscrétoindispensabile agg. indispensàbileindisporre v. indispórre indispón-go (coniug. come porre)

indisposizione s.f. indispos     izióneindisposto part.pass. indispóstoindissolubile agg. indissolùbileindivisibile agg. indivis    ìbileindiviso agg. indivìs    oindiziare v. indìzioindizio s.m. indìzioindoeuropeo etn. indoeuropèoindolore agg. indolóre o indoloroindolóroindomito agg. indòmito

Indonesia top. indonès     iaindorare v. indòroindossare v. indòsso

indosso avv. indòssoindotto agg. (non dotto) indòttoindotto part.pass. di indurre indót-toindrizzare v. indrìzzo

indulgere v. indùlsi indùltoindurre v. indùssiinebriare v. inèbrioinedia s.f. inèdiainedito agg. inèditoinerme agg. inèrmeinerpicarsi v. inérpicoinerte agg. inèrteinerzia s.f. inèrziaInes pers.f. ìnesinesatto agg. ines    àtto

inesausto agg. ines     àustoinesistente agg. ines    istènteinesorabile agg. ines    oràbileinesperto agg. inespèrtoinetto agg. inèttoinevaso agg. inevàs    oinezia s.f. inèziainfanzia s.f. infànziainfecondo agg. infecóndoinfedele agg. infedéleInfelisi cogn. infèlis    iinfermo agg. inférmoinferno s.m. infèrnoinfero s.m. ìnferoinferto part.pass. infèrtoinfervorare v. infèrvoroinfestare v. infèstoinfesto agg. infèstoinfettare v. infèttoinfetto agg. infèttoinfeudare v. infèudoinfido v. infìdoinfilzare v. infìlzo

infimo agg. ìnfimoinfioccare v. infiòccoinfiorare v. infióroinflazionare v. inflaziónoinflessibile agg. inflessìbileinflettere v. inflèttere inflètto in-flèsso inflèssoinfluenzare v. influènzoinfocare v. infuòco o infòco in-fuocài o infuocare infuòcoinfondere v. infóndere infóndo

(coniug. come fondere)inforcare v. infórcoinformare v. infórmo

informe agg. infórmeinfornare v. infórnoinfossare v. infòssoinframmettere v. inframméttereinframmétto inframmésso o

inframettere inframéttereinframmezzare v. inframmèz    z    o oinframézzareinfrarosso agg. infraróssoinfrasuono s.m. infrasuònoinfusione s.f. infus    ióneinfuso part.pass. infùs    oingegnere s.m. ingegnéreingegno s.m. ingégnoingegnoso agg. ingegnós    o o inge-gnóso

ingelosire v. ingelos     ìsco o ingelo-sìscoingenerare v. ingèneroingessare v. ingèssoInghilterra top. inghiltèrrainginocchiarsi v. mi inginòcchioinginocchiatoio s.m. inginocchia-tóioingiustizia s.f. ingiustìziaingoiare v. ingóioingolfare v. ingólfoingollare v. ingòlloingolosire v. ingolos    ìsco o ingo-losìscoingombrare v. ingómbroingombro agg. ingómbroingommare v. ingómmoingordo agg. ingórdoingorgare v. ingórgoingorgo s.m. ingórgoingozzare v. ingózzare ingózzoingrassare v. ingràssoingrasso s.m. ingràsso

ingraziare v. ingràzioingresso s.m. ingrèssoingrommare v. ingrómmoingroppare v. ingróppo o ingròp- poingrossare v. ingròssoinguainare v. inguaìnoiniettare v. inièttoinimicizia s.f. inimicìziainiziare v. inìzioiniziatico agg. iniziàtico

iniziativa s.f. iniziatìvainizio s.m. inìzioinnafiatoio s.m. innaffiatóio

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innalzare v. innàlzoinnamorare v. innamóroinnanzi avv. innànziinnanzitutto avv. innanzitùttoinnervare v. innèrvo

innestare v. innèstoinnesto s.m. innèstoInnocenzo pers.m. innocènzoinnografo s.m. innògrafoinoculare v. inòculoinodoro agg. inodóro o inodoreinodóreinoltrare v. inóltroinoltre avv. inóltreinoltro s.m. inóltroinondare v. inóndoinope agg. ìnopeinopia s.f. inòpiainospite agg. inòspiteinquietare v. inquiètoinquieto agg. inquiètoinquisire v. inquis    ìscoinquisizione s.f. inquis    izióneinsabbiare v. insàbbioinsaccare v. insàccoinsalivare v. insalìvoinsalubre agg. insalùbreinsanguinare v. insànguino

insania s.f. insàniainsano agg. insànoinsaponare v. insapónoinsapore agg. insapóreinsaporire v. insaporìscoinsaporo agg. insapóroinsaputa s.f. insapùtainsaturo agg. insàturoinsaziabile agg. insaziàbileinscenare v. inscènoinsediare v. insèdio

insegna s.f. inségnainsegnare v. inségnoinseguire v. inséguoinsellare v. insèlloinselvatichire v. inselvatichìscoinseminare v. inséminoinsenatura s.f. insenatùrainsensataggine s.f. insensatàggineinsensato agg. insensàtoinsepolto agg. insepóltoinserire v. inserìscoinserto s.m. insèrto

inserviente s.m. inserviènteinserzione s.f. inserzióne

insetticida s.m. insetticìdainsettifugo agg. insettìfugoinsettivoro s.m. insettìvoroinsetto s.m. insèttoinsidia s.f. insìdia

insidiare v. insìdioinsieme avv. insièmeinsigne agg. insìgneinsignire v. insignìscoinsignificante agg. insignificànteinsinuare v. insìnuoinsinuazione s.f. insinuazióneinsipido agg. insìpidoinsipiente agg. insipiènteinsistere v. insìstere insistéio insistètti insistìtoinsito agg. ìnsitoinsoddisfatto agg. insoddisfàttoinsoddisfazione s.f. insoddisfa-zióneinsofferente agg. insofferènteinsolazione s.f. insolazióneinsolente agg. insolènteinsolentire v. insolentìscoinsolenza s.f. insolènzaInsolera cogn. insolèrainsolito agg. insòlitoinsolubile agg. insolùbile

insoluto agg. insolùtoinsolvente agg. insolvènteinsomma avv. insómmainsonne agg. insónneinsonnia s.f. insónniainsonnolito agg. insonnolìtoinsorgere v. insórgere insórgo(coniug. come sorgere)insormontabile agg. insormontà- bileinsorto part.pass. insórto

insospettire v. insospettìscoinsozzare v. insózzoinsubre etn. ìnsubreinsuccesso s.m. insuccèssoinsufficiente agg. insufficiènteinsufflare v. insùffloinsulare agg. insulàreinsulina s.f. insulìnainsulsaggine s.f. insulsàggineinsulso agg. insùlsoinsultare v. insùltoinsulto s.m. insùlto

insuperbire v. insuperbìscoinsurrezione s.f. insurrezióne

intarsiare v. intàrsiointarsio s.m. intàrsiointasare v. intàs    o o intàsointegerrimo agg. integèrrimointegrare v. ìntegro

integro agg. ìntegrointelare v. intélointelletto s.m. intellèttointemperie s.f. intempèrieintendere v. intèndere intèndo(coniug. come tendere)intensificare v. intensìficointensivo agg. intensìvointenso agg. intènsointentare v. intèntointento agg. intèntointercapedine s.f. intercapèdineintercedere v. intercèdere intercè-do (coniug. come cedere)intercettare v. intercèttointerciso part.pass. intercìs    ointerclusione s.f. interclus    ióneintercluso part.pass. interclùs    ointercorrere v. intercórrere inter-córro (coniug. come correre)interessare v. interèssointeresse s.m. interèsseinterfono s.m. interfòno

intermedio agg. intermèdiointermettere v. interméttere in-termétto (coniug. come mettere)intermezzo s.m. intermèz    z    ointernare v. intèrnointernazionale agg. internazionàleinterno agg. intèrnointero agg. intéro o intiero intièrointerpolare v. intèrpolointerporre v. interpórre interpón-go (coniug. come porre)

interposto part.pass. interpóstointerpretare v. intèrpretointerprete s.m. intèrpreteinterrare v. intèrrointerregno s.m. interrégnointerrogare v. intèrrogointerrompere v. interrómpere in-terrómpo (coniug. come rompere)interrotto part.pass. interróttointersecare v. intèrsecointersezione s.f. intersezióneinterstizio s.m. interstìzio

intervenire v. intervèngo (coniug.come venire)

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intervento s.m. intervèntointeso part.pass. intés    o o intésointessere v. intèsso intesséiintestare v. intèstointesto part.pass. intèsto

intiero intièrointimare v. intìmo o ìntimointirizzire v. intiriz    z    ìscointonacare v. intònacointonaco s.m. intònacointonare v. intònointonso agg. intònsointoppare v. intòppointoppo s.m. intòppointorbidare v. intórbidointorno avv. intórno

intossicare v. intòssicointramezzare v. intramèz    z    ointransigente agg. intransigènteintraprendere v. intraprèndereintraprèndo (coniug. come pren-dere)intrattenere v. intrattenére intrat-tèngo (coniug. come tenere)intravedere v. intravedére intra-védo (coniug. come vedere) ointravvedere intravvedéreintrecciare v. intrécciointreccio s.m. intrécciointrepido agg. intrèpidointrinsecare v. intrìnsecointrinseco agg. agg. intrìnsecointroito s.m. intròitointromettere v. introméttere in-trométto (coniug. come mettere)intronare v. intrònointroverso agg. introvèrsointrovertere v. introvèrtere intro-vèrto o

introvertire v. introvertìscointrusione s.f. intrus    ióneintruso part.pass. intrùs    ointuito s.m. intùitoinvadere v. invàs    i invàs    oinvalso part.pass. invàlsoinvasare v. invas    àreinvasione s.f. invas    ióneinvaso s.m. invàs    oinvasore s.m. invas    óreinvecchiare v. invècchio

invece avv. invéceinventare v. invèntoinverare v. invéro

inverecondia s.f. inverecóndiainverecondo agg. inverecóndoinvernengo agg. invernéngo oinvernèngoInvernizzi cogn. invernìzzi

inverno s.m. invèrnoinvero avv. invéroinverosimile agg. inverosìmileinversione s.f. inversióneinverso agg. invèrsoinvertire v. invèrtoinvestigare v. invèstigoinvestire v. invèstoinvetriare v. invétrioinviso agg. invìs    oinvizzire v. invizzìsco

invocare v. invòcoinvogliare v. invòglioinvolare v. invóloinvolgere v. invòlgere invòlgo(coniug. come volgere)involto part.pass. invòltoinvolucro s.m. invòlucroinvolvere v. invòlvere invòlvoinvòlto o involùtoinzaccherare v. inzàccheroinzeppare v. inzéppoinzuppare v. inzùppoiodio s.m. iòdioiodoformio s.m. iodofòrmioiogurt s.m. iògurtIole pers.f. iòleIona pers.m. iònaionico agg. iònicoionio etn. iònioionoforesi s.f. ionoforès    iionosfera s.f. iònosfèraIoppolo cogn. iòppoloIorio pers.m. iòrio

iosa s.f. iós     aIosua pers.m. (Giosuè) iòs    uaiota s.m. iòtaIotti o Jotti cogn. iòttiIovine o Jovine cogn. ióvineIpazio pers.m. Ipàzioiperbato s.m. ipèrbatoiperbole s.f. ipèrboleiperbolico agg. iperbòlicoiperboreo agg. iperbòreoiperico s.m. ipèrico

iperide s.m. ipèrideIperione pers.m. iperióneipermetro agg. ipèrmetro

iperodonte s.m. iperodónteipersonico agg. ipersònicoiperteso agg. ipertés    o o ipertésoipertrofico agg. ipertròficoipnosi s.f. ipnòs    i

ipnotico agg. ipnòticoipocondrio s.m. ipocòndrioipocrisia s.f. ipocris    ìaipocrita s.m. ipòcritaipoderma s.m. ipodèrmaipofisi s.f. ipòfis    iipofonesi s.f. ipofonès    iipogeo s.m. ipogèoipostasi s.f. ipòstas    iipoteca s.f. ipotècaipotecare v. ipotèco

ipotenusa s.f. ipotenùs     aipotesi s.f. ipòtes    iipotetico agg. ipotèticoipotiposi s.f. ipotipòs    iIppocrate pers.m. ippòcrateIppocrene top. ippocrèneIppodamo pers.m. ippòdamoippodromo s.m. ippòdromoippogrifo s.m. ippogrìfoIppolito pers.m. ippòlitoIppomedonte pers.m. ippomedón-teIppona top. ippónaippopotamo s.m. ippopòtamoipsilon s.m. ìpsiloniracheno etn. irachènoiracondia s.f. iracóndiairacondo agg. iracóndoIrene pers.f. irèneIreneo pers.m. irenèoiridare v. ìridoiride s.f. ìrideirideo agg. iridèo o irìdeo

iris s.f. ìrisIris pers.f. ìrisIrnerio pers.m. irnèrioironico agg. irònicoirrecusabile agg. irrecus    àbileirredento agg. irredèntoirrequieto agg. irrequiètoirresistibile agg. irres    istìbile oirresistìbileirresolubile agg. irresolùbileirresoluto agg. irresolùto

irresponsabile agg. irresponsàbileirridere v. irrìs    i irrìs    oirrisione s.f. irris    ióne

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irrisolto agg. irris    òlto o irrisòltoirriso agg. irrìs    oirrisore s.m. irris    óreirrisorio agg. irris    òrioirrogare v. irrògo

irrompere v. irrómpere irrómpo(coniug. come rompere)irrorare v. irròroirsuto agg. irsùtoIsabella pers.f. is    abèllaIsabetta pers.f. is    abèttaIsacco pers.m. is    àccoIsadora pers.f. is    adòraIsagora pers.m. is    àgoraIsaia pers.m. is    aìaiscariota etn. iscariòtaIsella top. is    èllaIseo top. is    èoIsernia top. is    èrniaIsetta pers.f. is    éttaIside pers.f. ìs    ideIsidoro pers.m. is    idòroIslam n.pr.m. is    làmIslanda top. is    làndaIsmaele pers.m. is    maèleIsmene pers.f. is    mèneIsmenio pers.m. is    mènioIsmeno top. is    mèno

isobarico agg. is     obàricoisobaro agg. is    òbaroisobata s.f. is    òbataIsocrate pers.m. is    òcrateisogamo agg. is    ògamoisoipsa s.f. is    oìpsaisola s.f. ìs    olaisolano agg. is    olànoisolare v. ìs    oloisolato part.pass. is    olàtoIsolda pers.f. is    òlda

Isolina pers.f. is     olìnaisomero agg. is    òmeroisometria s.f. is    ometrìaisometrico agg. is    omètricoisomorfico agg. is    omòrficoisomorfo agg. is    omòrfoisontino etn. is    ontìnoIsonzo top. is    ónzoisoscele agg. is    òsceleisoterma s.f. is    otèrmaisotermico agg. is    otèrmicoisotopia s.f. is    otopìa

isotopo s.m. is    òtopoisotropo agg. is    òtropo

Isotta pers.f. is    òttaIsotteo tit. is    ottèoispezionare v. ispeziónoIsraele top. is    raèleisraeliano etn. is    raeliàno

israelita s.m. is     raelìtaisraelitico agg. is    raelìticoissopo s.m. issòpoIstanbul o Istambul istàmbulisterico agg. istèricoistoriare v. istòrioistrionico agg. istriònicoitacese etn. itacés    e o itacése oitacense itacènseitaliota etn. italiòtaiterare v. ìteroitterico agg. ittèricoitterizia s.f. itterìziaittero s.m. ìtteroittico agg. ìtticoittiosauro s.m. ittiosàuroIugoslavia top. iugos    làviaiugoslavo etn. iugos    làvoiuniore agg. iunióre o iuniòreIuventus n.pr.f. iuvèntusIvrea top. ivrèaIzzo cogn. ìzzo

kamikaze s.m. camicàs    eKampala top. campàlaKansas top. cànsasKarakorum top. caracorùm o ca-racòrumkarate s.m. caràte o caratèkartodromo s.m. cartòdromoKenya o Kenia top. chènia

kerosene s.m. cheros     èneKiev top. chìif kimono s.m. chimòno o chimónoKinshasa top. chinsciàs    aknock down locuz.avv. nòc daunknock out locuz.avv. nòc autKnorr cogn. knòr Knox cogn. nòcskodak s.f. còdak koinè o coinè s.f. coinèkore s.f. còreKovanscina tit. covànscina o

Kovancina covàncinakrek s.m. crèk 

Kurosawa cogn. kurósauaKyoto top. chiòtokyrieleison s.m. chirielèis    on ochirielèison

L

labaro s.m. làbaroLabeone pers.m. labeóneLaberio pers.m. labèrioLabieno pers.m. labiènolabile agg. làbilelabirintosi s.f. labirintòs    iLabriola cogn. labriòlalabronico etn. labrònicolaburismo s.m. laburìs    molacchè s.m. lacchèlacciolo s.m. lacciòlolacedemone etn. lacedèmoneLacerba tit. lacèrbaLachesi pers.f. làches    ilaconico agg. lacònicolaconismo s.m. laconìs    molacrimogeno agg. lacrimògenoladdove avv. laddóveLadislao pers.m. ladis    làoLaerte pers.m. laèrte

Laerziade pers.m. laerzìadeLagomarsino top. lagomarsìnoLaiolo o Lajolo cogn. laiòlolamaismo s.m. lamaìs    moLambertenghi cogn. lamberténghio lambertènghiLamberto pers.m. lambèrtolamé s.m. lamélamentela s.f. lamentèlaLamezia top. lamèzialamia s.f. làmia

laminatoio s.m. laminatóioLampedusa top. lampedùs    alampreda s.f. lamprèdalanaiolo s.m. lanaiòlolandò s.m. landòLandolfo pers.m. landòlfolangosta s.f. langóstalanterna s.f. lantèrnaLanza cogn. lànzaLanzavecchia cogn. lanzavècchialanzichenecco s.m. lanzichenéccoLanzo pers.m. lànzo

Laocoonte pers.m. laocoónteLaomendonte pers.m.

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-ànza -éggio/a -èllo/a/e -ènne -ènnio -ènte -ènza -ésco -és    e o -ése -ès    imo -étto/a -évole -ézza -ièra/e/i/o -iz    z    àre -ménte -ménto -ògico -òlogo -óna/e -óre -òrio -ós    o o -óso -òtto –zióne (vedi pagg. 309-310)

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laomedóntelaonde cong. laóndelapislazzuli s.m. lapis    làz    z    uli olapislazzulolappone etn. làppone o lappóne

Lapponia top. lappònialapsus s.m. làpsusLarenzia pers.f. larènzialaringeo agg. laringèo o larìngeolasagna s.f. las    àgnalaser s.m. làs    er latebra s.f. latèbralateranense etn. lateranènselaterizio agg. laterìziolattaiolo agg. lattaiòloLattanzio pers.m. lattànzio

lattasi s.f. lattàs     iLattes cogn. làtteslattivendolo s.m. lattivéndololattogeno agg. lattògenolattonzolo s.m. lattónzololattosio s.m. lattòs    iolattosuria s.f. lattos    ùrialattovaro s.m. lattovàroLaurenzi cogn. laurènzilaurenziano agg. laurenziànolaureto s.m. laurétoLauzi cogn. làuzilavatoio s.m. v. lavatóioLavazza cogn. lavàzzaLaveno top. lavénoLaverda cogn. làverdalavorare v. lavórolavoro s.m. lavóroLazagna cogn. laz    àgnalaziale etn. laziàleLazio top. làziolazzo s.m. làz    z    olazzaretto s.m. laz    z    arétto

Lazzarini cogn. laz     z     arìniLazzaro pers.m. làz    z    arolazzarone agg. laz    z    arónelebbra s.f. lèbbralebbrosario s.m. lebbros    àrio olebbrosàrioLebole cogn. lèboleleccare v. léccoLecce top. léccelecceto s.m. leccétoleccio s.m. léccio

Lecco top. léccoleccornia s.f. leccornìalecito agg. lécito

Leda pers.f. lèdaLedda cogn. lèddaledere v. lèdere lèdo lés    i lés    olega s.f. légalegare v. légo

legenda s.f. legèndaleggenda s.f. leggèndaleggere v. lèggere lèggo lèssi lèttoleggero agg. leggèrolegislativo agg. legis    latìvolegislatore s.m. legis    latórelegoslatura s.f. legis    latùralegislazione s.f. legis    laziónelegna s.f. légnalegnaiolo s.m. legnaiòlolegnare v. légno

legno s.m. légnoLegrenzi cogn. legrènzileguleio s.m. legulèioleguminosa s.f. leguminós    a oleguminósalei pron. lèiLeida top. lèidaleidenseetn. leidènseLeila pers.f. lèilaLele pers.m. lèleLelio pers.m. lèlioLello pers.m. lèlloLemano top. lemànolemma s.m. lèmmalemme lemme locuz.avv. lèmmelemure s.m. lèmurelena s.f. lénaLena pers.f. (Maddalena) lénaLenci cogn. lèncilendine s.m. lèndinelene agg. lènelento agg. lèntolenzuolo s.m. lenzuòlo

Leo pers.m. lèoleonessa s.f. leonéssaLeonida pers.m. leònidaLeonide pers.m. leònideLeonora pers.f. leonòraLeonzio pers.m. leònzioLeopoldo pers.m. leopòldolepido agg. lèpidolepidottero s.m. lepidòtterolepre s.f. lèprelercio agg. lèrcio o lércio

Lerici top. léricilesbico agg. lès      bicoLesbo top. lès      bo

lesena s.f. les    ènalesina s.f. lés    inaLesina top. lés    inalesinare v. lés    inolesionare v. les    iónolesione s.f. les    ióne

lesivo agg. les     ìvoleso part.pass. lés    olessare v. léssolessema s.m. lessèmalessico s.m. lèssicolessicografo s.m. lessicògrafolesso part.pass. léssolesto agg. lèstoLete top. lèteleteo agg. letèoletizia s.f. letìzia

letiziare v. letiziàreLeto pers.m. lètolettera s.f. lèttera o létteraletto s.m. lèttolettone etn. lèttoneLettonia top. lettònialeucemico agg. leucèmicoleucoplasia s.f. leucoplas    ìaleucorrea s.f. leucorrèaleucorroico agg. leucorròicoleucosi s.f. leucòs    ileva s.f. lèvalevare v. lèvolevatoio agg. levatóioLevi cogn. lèvilevigare v. lèvigoLevio pers.m. lèviolevitare v. lèvitolex s.f. lècs lègeslexicon s.m. lècsiconleziosaggine s.f. lezios    àggine oleziosàgginelezioso agg. leziós    o o lezióso

lezzo s.m. léz     z     olibeccio s.m. libécciolibercolo s.m. libèrcoloLiberia top. libèrialiberto s.m. libèrtolicenziare v. licènziolicenzioso agg. licenziós    o o li-cenziósoliceo agg. licèoLiceo top. licèolichene s.f. lichène

lichenico agg. lichènicoLicofrone pers.m. licòfroneLicomede pers.m. licomède

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licopodio s.m. licopòdioLiegi top. liègiLieo pers.m. lièolieto agg. liètolieve agg. liève

lievitare v. lièvitolievito s.m. lièvitoligneo agg. lìgneoLiguori cogn. liguòriLilibeo top. lilibèolimosino etn. limos    ìnoLimpopo top. limpòpolinaiolo s.m. linaiòloLinceo pers.m. lincèoLindoro pers.m. lindòrolinfatismo s.m. linfatìs    molinfoide agg. linfòidelinfoma s.m. linfòmaLinneo cogn. linnèolinoleico agg. linolèicolinoleum s.m. linòleumLinosa top. linósa o linós    aliocorno s.m. liocòrnolipasi s.f. lipàs    ilipemico agg. lipèmicolipoma s.m. lipòmaLipsia top. lìpsialiquigas s.m. liquigàs

liquirizia s.f. liquirìzialiquore s.m. liquórelirismo s.m. lirìs    moLisa pers.f. lìs    aLisabetta pers.f. lis    abèttaLisandro pers.m. lis    àndroLisanti cogn. lisàntiLisbona top. lis      bónalisciatoio s.m. lisciatóiolisergico agg. lis    èrgicoLisi cogn. lìs    i

Lisia pers.m. lìs     iaLisicrate pers.m. lis    ìcrateLiside pers.m. lìs    ideLisimaco pers.m. lis    ìmacoLisini cogn. lis    ìniLisio top. lìs    ioLisippo pers.m. lis    ìppoLisistrato pers.m. lis    ìstratoliso agg. lìs    olisoformio s.m. lis    ofòrmiolitiasi s.f. litìas    ilitografare v. litògrafo

litografo s.m. litògrafolitopedio s.m. litopèdio

litosfera s.f. litosfèraLiuzzi cogn. liùzziLivorno top. livórnolivrea s.f. livrèalizza s.f. lìzza

Lizzani cogn. lizzàni o liz     z     ànilo pron. lólobbia s.f. lòbbialobo s.m. lòbolobulo s.m. lòbulolocare v. lòcolocatizio agg. locatìzioLocri top. lòcriloculo s.m. lòculolodare v. lòdolode s.f. lòdeloffio agg. lòffioLoffredo cogn. loffrédoLofoti top. lofòtiloggia s.f. lòggialoglio s.m. lògliologo s.m. lògologorare v. lógorologoro agg. lógorologorrea s.f. logorrèalogorroico agg. logorròicologos s.m. lògosLogudoro top. logudòro

Loi o Loj cogn. lòiloico agg. lòicoLoiola cogn. loiòlaLoira top. lòiraLola pers.f. lòlaLolli cogn. lòllilombo s.m. lómboLomonaco cogn. lomònacoLondra top. lóndraLonganesi cogn. longanés    i o lon-ganési

longevo agg. longèvoLonghi cogn. lónghi o lònghiLongo cogn. lòngo o lóngolontra s.f. lóntralonza s.f. lónzaLope pers.m. lópeloquela s.f. loquèlaLorca cogn. lòrcalordare v. lórdolordo agg. lórdolordosi s.f. lordòs    iLorena top. lorèna

Lorenzetti cogn. lorenzéttiLorenzo pers.m. lorènzo

Loreto top. lorétoLori cogn. lòrilorica s.f. lorìcaLoris pers.m. lòrisloro pron. lóro

losanga s.f. los     àngaLosanna top. los    ànnalosco agg. lóscoloto s.m. lòtolotta s.f. lòttalottare v. lòttolotto s.m. lòttoLotto cogn. lòttoLubecca top. lubèccalubrico agg. lùbricoLucchesia top. lucches    ìaLucera top. lucèralucerna s.f. lucèrnaLucerna top. lucèrnalucertola s.f. lucèrtolaLucifredi cogn. lucifrédiLucrezio pers.m. lucrèzioluculento agg. luculèntoLudovisi cogn. ludovìs    iluetico agg. luèticoLuisa pers.f. luìs    aLuisiana top. luis    ìànaluogo s.m. luògo

Luperco pers.m. lupèrcolusiade etn. lus    iàdelusinga s.f. lus    ìngalusingare v. lus    ìngolusinghiero agg. lus    inghièrolusitano etn. lus    itànoluteranesimo s.m. luteranés    imoLutero cogn. lutèrolutulento agg. lutulèntoLuzi cogn. lùziLuzzati cogn. luzzàti

M

Macaluso cogn. macalùs    oMaccabeo pers.m. maccabèomacché escl. macchémaccheronico agg. maccherònicomacchiaiolo agg. macchiaiòlomacedone etn. macèdoneMacedonia top. macedòniamacedonico etn. macedònico

maceria s.f. macèriaMachiavelli top. machiavèlli

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machiavellico agg. machiavèllicomacilento agg. macilèntoMaclodio top. maclòdioMacrobio pers.m. macròbiomacrocefalo s.m. macrocèfalo

macrocosmo s.m. macrocòs     moMaddalena pers.f. maddalénaMadera top. madèraMaderna cogn. madèrnaMadesimo top. madés    imomadido agg. màdidomadonna s.f. madònnamadreperla s.f. madrepèrlamadrepora s.f. madrèporamadreporico agg. madrepòricomadrileno etn. madrilèno

maestro s.m. maéstro o maèstroMaffeo pers.m. maffèomagazzinaggio s.m. ma-gaz    z    inàggiomagazziniere s.m. magaz    z    inièremagazzino s.m. magaz    z    ìnoMagenta top. magèntamaggiorare v. maggióromaggiordomo s.m. maggiordòmomagistero s.m. magistèromagnesio s.m. magnès    iomagnesite s.f. magnes    ìtemagnete s.m. magnètemagnetico agg. magnèticomagnetismo s.m. magnetìs    momagnetofono s.m. magnetòfonomagniloquio s.m. magnilòquioMagonza top. magónzamaieutica s.f. maièuticaMaimonide pers.m. maimònideMaineri cogn. mainèrimaiolica s.f. maiòlicaMaiorca top. maiòrca

mais s.m. màismakò macòmalafede s.f. malafédeMalagodi cogn. malagòdiMalamocco top. malamòccoMalatesta cogn. malatèstamalavoglia s.f. malavògliamalconcio agg. malcónciomaldestro agg. maldèstroMalebolge top. malebòlgemaledico agg. malèdico

malefico agg. malèficomalefizio s.m. malefìziomaleico agg. malèico

Malerba cogn. malèrbaMalesia top. malès    iamalessere s.m. malèsseremalevolo agg. malèvolomalfermo agg. malférmo

malgoverno s.m. malgovèrnomalinconico agg. malincònicomalinteso s.m. malintés    o o malin-tésoMalipiero cogn. malipièromalizia s.f. malìziamalizioso agg. maliziós    o o mali-ziósomalleolo s.m. mallèolomallevare v. mallèvomalloppo s.m. mallòppo

malmenare v. malménomalmesso agg. malméssomalocchio s.m. malòcchiomalombra s.f. malómbramalora s.f. malóraMalpensa top. malpènsamalsania s.f. malsanìamalsano agg. malsànomaltolto s.m. maltòltomaltosio s.m. maltòs    iomaltusianismo s.m. mal-tus    ianìs    momalumore s.m. malumóreMalvasia top. malvas    ìamalversazione s.f. malversaziónemalvezzo s.m. malvézzomalvolore s.m. malvoléreMameli cogn. mamèliMamerte pers.m. mamèrteMancuso cogn. mancùs    omandola s.f. mandòlamandorleto s.m. mandorlétoManfredi pers.m. manfrédi

Manfredonia top. manfredòniamangereccio agg. mangeréccioMangiarotti cogn. mangiaròttimangiatoia s.f. mangiatóiamanicheo s.m. manichèomanicomio s.m. manicòmiomanifestare v. manifèstomanifesto s.m. manifèstomanigoldo s.m. manigóldomanioca s.f. maniòcamannosio s.m. mannòs    io

manodopera s.f. manodòperaManolo pers.m. manólomanomesso part.pass. manomés-

somanomettere v. manométteremanométto (coniug. come mette-re)manopola s.f. manòpola

manovra s.f. manòvramanovrare v. manòvromansione s.f. mansiónemansueto agg. mansuètomanteca s.f. mantècamantecare v. mantècoMantegna cogn. mantégnamantenere v. mantenére mantèn-go (coniug. come tenere)manutengolo s.m. manutèngoloManuzio cogn. manùzio

Manzini cogn. manz     ìnimanzo s.m. mànz    oManzoni cogn. manz    óniManzù cogn. manz    ùMaori etn. maòri o màorimarameo escl. maramèomarasma s.m. maràs    maMaratea top. maratèamaratoneta s.m. maratonètamarchesato s.m. marches    àtomarchese s.m. marchés    eMarchiori cogn. marchiòrimarciapiede s.m. marciapièdeMarcolfo pers.m. marcòlfoMarcora top. marcòraMardocheo pers.m. mardochèomarea s.f. marèaMaremma top. marémmaMarengo top. maréngo o marèngoMarenzio cogn. marènzioMarescotti cogn. marescòttimarezzare v. maréz    z    omarezzo s.m. maréz    z    o

Marfisa pers.f. marfìs     aMarghera top. marghèramargotta s.f. margòttaMarica pers.f. marìcaMarilena pers.f. marilènamariolo s.m. mariòloMarisa pers.f. marìs    aMaristella pers.f. maristéllamaritozzo s.m. maritòzzomarmocchio s.m. marmòcchiomarmoreo agg. marmòreo

marmotta s.f. marmòttaMarocco top. maròccoMarotta cogn. maròtta

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Marozia pers.f. maròziaMarsala top. marsàlaMarsia pers.m. màrsiamarsicano etn. marsicànomarsico etn. màrsico

Marsiglia top. marsìgliaMarsilio pers.m. marsìliomarsina s.f. marsìnaMartinazzoli cogn. martinazzòliMartinengo cogn. martinéngo omartinèngoMartoglio cogn. martògliomartora s.f. màrtoramaruzza s.f. marùzzaMarzabotto top. marzabòttomarzaiolo agg. marzaiòlomarzamino s.m. marz    amìno omarzemino marz    emìnoMarzano top. marzànomarzapane s.m. marzapànemarziale agg. marziàleMarzio pers.m. màrziomarzo s.m. màrzomarzocco s.m. marz    òccomarzolino agg. marzolìnoMarzorati cogn. marz    oràtiMarzotto cogn. marz    òttoMasaccio pers.m. mas    àccio

Masai etn. mas     ài o masàiMasaniello pers.m. mas    anièllomascalzone s.m. mascalzóneMaselli cogn. mas    èlliMaserati cogn. mas    eràtiMasetto vs.m. mas    éttoMasiero cogn. mas    ièromasnada s.f. mas    nàdamaso s.m. màs    oMaso pers.m. màs    omasochismo s.m. mas    ochìss    mo

Masolino pers.m. mas     olìnomasonite s.f. mas    onìteMassenzio pers.m. massènziomasserizia s.f. masserìziamassetere s.m. massetèremastodonte s.m. mastodóntemastodontico agg. mastondònticomastoide agg. mastòidemastoideo agg. mastoidèoMasuccio s.m. mas    ùcciomasuro etn. mas    ùroMatelda pers.f. matèlda

Matera top. matèramateria s.f. matèria

materno agg. matèrnomatrimonio s.m. matrimòniomatrona s.f. matrònamatroneo s.m. matronèomattatoio s.m. mattatóio

Matteo pers.m. mattèoMatteotti cogn. matteòttimatterello s.m. matterèllomattoide s.m. mattòidemattonare v. mattónomatusa s.m. matùs    aMatusalemme pers.m. ma-tus    alèmmeMaurizio pers.m. maurìziomausoleo s.m. maus    olèoMazara top. maz    àramazurca s.f. maz    ùrcamazza s.f. màzzaMazzacurati cogn. mazzacuràtiMazzali cogn. mazzàlimazzapicchio s.m. mazzapìcchioMazzarella cogn. mazzarèllaMazzarino cogn. maz    z    arìnomazziere s.m. mazzièreMazzini cogn. mazzìnimazziniano agg. mazziniànomazzo s.m. màzzoMazzoleni cogn. mazzolèni

Mazzoni cogn. mazzóniMazzotta cogn. mazzòttamazzuolo s.m. mazzuòlome pron. méMeazza cogn. meàzzaMEC n.pr.m. mèk Mecca top. mèccameccanicismo s.m. meccanicìs    momeccanismo s.m. meccanìs    moMeccia cogn. mécciameco pron. méco

meda s.f. médaMede top. médeMedea pers.f. medèamedesimo agg. medés    imomedia s.f. mèdiaMedia top. mèdiamediare v. mèdiomedicare v. mèdicomediceo agg. medìceomedico s.m. mèdicomedievale agg. medievàle omedioevale agg. medioevàle

medio agg. mèdiomediocre agg. mediòcre

medioevo s.m. mèdioèvomeditabondo agg. meditabóndomeditare v. mèditomedium s.m. mèdiummedo etn. (della Media) mèdo

Medoro pers.m. medòroMedusa pers.f. medùs    ameduseo agg. medus    èoMefistofele pers.m. mefistòfelemefistofelico agg. mefistofèlicomegalomane s.m. megalòmanemegalopoli s.f. megalòpolimegaspora s.f. mègaspòramegaterio s.m. megatèriomegera s.f. megèrameglio avv. mègliomela s.f. mélaMela cogn. mèlaMelanesia top. melanès    iamelanoma s.m. melanòmamelanzana s.f. melanz    ànaMelba cogn. mèlbaMelchiori cogn. melchiòriMelchiorre pers.m. melchiòrreMelega cogn. mèlegamelenso agg. melènsomeleto s.m. melétoMelfi top. mèlfi

Melibeo pers.m. melibèomelica s.f. mèlicamelico agg. mèlicoMelisenda pers.f. melis    èndamelisma s.m. melìs    mamelismatico agg. melis    màticomelismo s.m. melìs    momelma s.f. mélmamelo s.m. mélomelodico agg. melòdicomelomane s.m. melòmane

melopea s.f. melopèaMeloria top. melòriaMelozzo pers.m. melòzzoMelzo top. mèlzomembro s.m. mèmbromemento s.m. memèntoMemmo pers.m. mémmoMemmone pers.m. mèmmonememore agg. mèmorememoria s.f. memòriaMena pers.f. mènamenabò s.m. menabò

menandreo agg. menandrèomenare v. méno

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mendicare v. méndicoMenecmo pers.m. menècmoMenegazzi cogn. menegàzziMenfi top. mènfiMenico pers.m. ménico

meningeo agg. meningèo o me-nìngeomenippeo agg. menippèoMennea cogn. mennèameno avv. ménoMeno pers.m. mènomenomare v. mènomomenomo agg. mènomomenopausa s.f. menopàus    amenorrea s.f. menorrèamensa s.f. mènsa

mensola s.f. mènsolamensuale agg. mensuàlemensuralismo s.m. mensuralìs    momenta s.f. méntamente s.f. méntementire v. mentìsco o mènto oméntomento s.m. méntomentolo s.m. mentòloMentore pers.m. mèntorementre avv. méntremenzionare v. menziónomenzogna s.f. menzógnaMeo s.m. mèomerca s.f. mèrcamercantessa s.f. mercantéssamercare v. mèrcomerce s.f. mèrcemercé s.f. mercémercede s.f. mercédeMercedes pers.f. mercèdesmerciaiolo s.m. merciaiòlomercimonio s.m. mercimònio

Mercuzio pers.m. mercùziomerda s.f. mèrdamerenda s.f. merèndaMerisi cogn. merìs    imeritare v. mèritomerito s.m. mèritomerlo s.m. mèrlomerluzzo s.m. merlùzzomero agg. mèroMerope pers.f. mèropeMeroveo pers.m. merovèo

Merzagora cogn. merz     àgoramescere v. méscere mésco mescéimesciùto

mescita s.f. méscitamescola s.f. méscolamescolare v. méscolomescolo s.m. méscolomese s.m. més    e o mése

mesencefalo s.m. mes     encèfalomesenchima s.m. mes    ènchimamesentere s.m. mes    ènteremeseta s.f. meséta o mes    étamesmerismo s.m. mes    merìs    momesocarpio s.m. mès    ocàrpio omesocarpo mès    ocàrpomesolitico agg. mès    olìticoMesopotamia top. mes    opotàmiamesosauro s.m. mès    osàuromesozoico agg. mès    oz    òico

messa s.f. méssamessaggero s.m. messaggèromesse s.f. (raccolto di cereali)mèsseMessene top. messènemessenico etn. messènicomessenio etn. messèniomessere s.m. messèremessinscena s.f. messinscènamesso part.pass. méssoMessori cogn. messòrimestica s.f. mèsticamestizia s.f. mestìziamesto agg. mèstomestolo s.m. méstolomestruo s.m. mèstruometa (mucchio, escremento) métameta s.f. (scopo) mètametabasi s.f. metàbas    imetabolico agg. metabòlicometabolismo s.m. metabolìs    mometabolito s.m. metabòlitometafisico agg. metafìs    ico

metafonesi s.f. metafonès     imetaforico agg. metafòricometamorfico agg. metamòrficometamorfismo s.m. metamor-fìs    mometamorfosi s.f. metamòrfos    imetanodotto s.m. metanodóttometanoia s.f. metànoiaMetaponto top. metapòntoMetastasio cogn. metastàs    iometatesi s.f. metàtes    i

metempsicosi s.f. metempsicòs     imeteora s.f. metèorameteorico agg. meteòrico

meteorismo s.m. meteorìs    mometilene s.m. metilènemetodico agg. metòdicoMetodio pers.m. metòdiometodo s.m. mètodo

metopa s.f. mètopametro s.m. mètrométro s.m. metrómetronotte s.m. mètronòttemetropoli s.f. metròpolimettere v. méttere métto mìs    iméssoMevio pers.m. mèviomezzadria s.f. mez    z    adrìamezzadro s.m. mez    z    àdromezzano agg. mez    z    àno

mezzeria s.f. mez     z     erìamezzo agg. (fradicio) mézzomezzo s.m. (metà, strumento)mèz    z    omiasma s.m. miàs    maMiceli cogn. micèlimicelio s.m. micèlioMicene top. micènemiceneo etn. micenèomicete s.m. micèteMichele pers.m. michèleMichelozzo pers.m. michelòzzoMicol cogn. mìcol o micòlmicosi s.f. micòs    imicotico agg. micòticomicrobico agg. micròbicomicrobio s.m. micròbiomicrobo s.m. mìcrobomicrofono s.m. micròfonomicroscopico agg. microscòpicomicroscopio s.m. microscòpiomicrosolco s.m. microsólcomicrosoma s.m. microsòma

midollo s.m. midóllomidriasi s.f. midrìas    imiei agg. mièimiele s.m. mièlemieloma s.m. mielòmamielosi s.f. mielòs    imigliorare v. miglióromigliorismo s.m. migliorìs    moMigneco cogn. mignècomignotta s.f. mignòttaMilazzo cogn. milàzzo

Milena pers.f. milènamilesio etn. milès    ioMileto top. miléto

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milizia s.f. milìziamiliziano agg. miliziànoMilone s.m. milónemilonga s.f. milòngamilza s.f. mìlza

Milziade pers.m. milzìademimesi s.f. mimès    imimetico agg. mimèticomimetismo s.m. mimetìs    moMimnermo pers.m. mimnèrmomimosa s.f. mimós    a o mimósaminareto s.m. minarétominchionare v. minchiónoMineo top. minèoMinerva s.m. minèrvaminestra s.f. minèstraMinguzzi cogn. mingùzziministero s.m. ministèroMinnesota top. minnes    òtaminoico agg. minòicominorare v. minóroMinosse pers.m. minòsseminuendo s.m. minuèndominuzia s.f. minùziaminuzioso agg. minuziós    o o mi-nuziósominzione s.f. minzióneMinzoni cogn. minz    óni

miocele s.m. miocèleMiocene n.pr.m. miocènemiocenico agg. miocènicomioma s.m. miòmamiosi s.f. miòs    imiosotide s.f. mios    òtidemiotico agg. miòticomirmidone etn. mirmìdone omirmidóneMirone pers.m. mirónemirteto s.m. mirtéto

misantropia s.f. mis     antropìamisantropico agg. mis    antròpicomisantropo s.m. mis    àntropoMisasi cogn. mis    às    imiscela s.f. miscèlamiscelare v. miscèlomisconoscere v. misconósceremisconósco (coniug. come cono-scere)Miseno top. mis    ènomiserabile agg. mis    eràbilemiserando agg. mis    eràndo

miserere s.m. mis    erèremiseria s.f. mis    èria

misericorde agg. mis    ericòrdemisericordia s.f. mis    ericòrdiamisericordioso agg.mis    ericordiós    o o mis    ericordiósomisero agg. mìs    ero

Miserocchi cogn. mis     eròcchimiserrimo agg. mis    èrrimomisirizzi s.m. misirìzzimisogamia s.f. mis    ogamìamisogamo s.m. mis    ògamomisoginia s.f. mis    oginìamisogino s.m. mis    òginoMissiroli cogn. missiròlimissospongia s.f. missospòngiamistagogo s.m. mistagògomisterico agg. mistèricomisterio s.m. mistèriomisteriosofico agg. mistèriosòficomistero s.m. mistèromisura s.f. mis    ùramisurare v. mis    ùroMisurina top. mis    urìnamisurino s.m. mis    urìnomitomane s.m. mitòmanemitreo s.m. mitrèoMitridate pers.m. mitridàtemnemonico agg. mnemònicoMnemosine pers.f. mnemòs    ine

mobile agg. mòbileMoka top. mòcamoccico s.m. móccicomoccio s.m. mócciomoccolo s.m. móccolo o mòccoloMocenigo top. mocènigomoda s.f. mòdamodanare v. mòdanomodano s.m. mòdanoModena top. mòdenamoderare v. mòdero

moderno agg. modèrnomodestia s.f. modèstiamodesto agg. modèstoModica top. mòdicamodico agg. mòdicomodo s.m. mòdomodulare v. mòdulomodulo s.m. mòduloMoena top. moénaMoffo cogn. mòffomogano s.m. mòganomoggio s.m. mòggio

mogio agg. mògiomoglie s.f. móglie

Moira pers.f. mòiramola s.f. mòlamolare v. mòlomolcere v. mólcere mólcemole s.f. mòle

molecola s.f. molècolamolestare v. molèstomolesto agg. molèstomolibdeno s.m. molibdènoMolise top. molìs    emolla s.f. mòllamollare v. mòllomolle agg. mòllemollica s.f. mollìcamollo s.m. mòllomolosso s.m. molòssoMolteni cogn. molténimolteplice agg. moltéplicemolto avv. móltoMomo pers.m. mòmoMomolo pers.m. mòmolomonaca s.f. mònacamonacense agg. monacènsemonachesimo s.m. monachés    imomonaco s.m. mònacomonade s.f. mònademonastero s.m. monastèroMoncenisio top. moncenìs    io

monco s.m. móncomonda s.f. móndaMondadori cogn. mondadórimondare v. móndomondezzaio s.m. mondezzàiomondizia v. mondìziamondo agg. móndoMondo pers.m. móndoMondolfo top. mondòlfomoneta s.f. monétaMonginevro top. monginévro

Mongolia top. mongòliamongolico etn. mongòlicomongolo etn. mòngoloMonica pers.f. mònicamonito s.m. mònitomonna s.f. mònnamonocolo agg. monòcolomonocolore agg. mònocolóremonocorde agg. mònocòrdemonocotiledone agg. mònocotilè-donemonocromo agg. monòcromo

monofora s.f. monòforamonogamo s.m. monògamo

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monolito s.m. monòlitomonologo s.m. monòlogomonomane s.m. monòmanemonomio s.m. monòmiomononucleosi s.f. mònonucleòs    i

monopattino s.m. mònopàttinomonopoli s.m. monòpoliMonopoli top. monòpolimonopolio s.m. monopòliomonoposto s.m. mònopóstomonosillabo s.m. mònosìllabomonoteismo s.m. mònoteìs    momonotelita s.m. mònotelìtamonotono agg. monòtonomonotremo s.m. monotrèmoMonrovia top. monròvia

Monselice top. monsélicemonsone s.m. monsónemonsonico agg. monsònicomonta s.f. móntaMontaperti top. montapèrtimontare v. móntomonte s.m. mónteMontefeltro top. monteféltroMontefollonico top. montefollò-nicoMontelepre top. montelèpreMontelera top. montelèraMontesano cogn. montesànoMontevideo top. montevidèoMontezemolo top. montez    èmoloMontezuma pers.m. montez    ùmamontonero s.m. montonéroMonviso top. monvìs    oMonza top. mónzaMonzeglio cogn. monz    égliomoplen s.m. moplènmora s.f. mòramoravo etn. mòravo o moràvo

morbido agg. mòrbidomorchia s.f. mòrchiamordere v. mòrdo mòrsi mòrsomorena s.f. morènaMorena pers.f. morènamorenico agg. morènicoMoreno pers.m. morènomorfema s.m. morfèmaMorfe pers.m. morfèomorfinomane s.m. morfinòmanemorfosi s.f. morfòs    i

moribondo agg. moribóndomormora s.f. mórmoramormorare v. mórmoro

moro s.m. mòromorsa s.f. mòrsamorsicare v. mòrsicomorso s.m. mòrsomorsura s.f. morsùra

mortasa s.f. mortàs     amorte s.f. mòrtemorto s.m. mòrtoMosa top. mòs    amosaico s.m. mos    àicomosca s.f. móscaMosca top. móscamoschea s.f. moschèamoscio agg. móscioMosco pers.m. mòscoMoscovia top. moscòvia

Mosè pers.m. mos     èMosella top. mos    èllamossa s.f. mòssamosso part.pass. mòssomosto s.m. móstomostra s.f. móstramostrare v. móstromostro s.m. móstromota s.f. mòtamotel s.m. motèlmoto s.m. mòtomotocicletta s.f. mòtocicléttamotociclo s.m. mòtocìclomotonauta s.m. mòtonàutamotopesca s.f. mòtopéscamotoscafo s.m. mòtoscàfoMotta cogn. mòttaMotzo cogn. mòzzomoviola s.f. moviòlaMozambico top. moz    ambìcomozarabico etn. moz    aràbicomozarabo etn. moz    àraboMozart cogn. mózart

mozartiano agg. mozartiànomozione s.f. moziónemozzare v. mózzomozzarella s.f. mozzarèllamozzo s.m. (mozzato, ragazzo di bordo) mózzomozzo s.m. (pezzo della ruota)mòz    z    omuezzin s.m. muez    z    ìnmuffola s.f. mùffolamuleta s.f. muléta

muliebre agg. mulìebremuovere v. muòvo mòssi mòssomurena s.f. murèna

Mursia cogn. mùrsiamusa s.f. mùs    samusagete agg. mus    agète omus    àgeteMusante cogn. mus    ànte

Musatti cogn. mus     àttimuseo s.m. mus    èomuseruola s.f. mus    eruòlamusetta s.f. mus    éttamusica s.f. mùs    icamusicare v. mùs    icomusicista s.m. mus    icìstamusico s.m. mùs    icomusicologia s.f. mus    icologìamusivo agg. mus    ìvomuso s.m. mùs    o

mustela s.f. mustèlamustelide s.m. mustèlideMuzio pers.m. mùziomyosotis s.f. mios    òtis

 N

 Nabucodonosor pers.m. nabuco-dònos    or o nabucodonos    òr  Nagasaki top. nagas    àchinaiade s.f. nàiade Nairobi top. nairòbi Namaziano pers.m. namaziàno Namusa pers.m. namùs    a Nanea tit. nanèananerottolo s.m. naneròttolonapalm s.m. nàpalm o napàlm Naplusa top. naplùs    anapoleonico agg. napoleòniconarcisismo s.m. narcis    ìs    mo Narciso pers.m. narcìs    onarcosi s.f. narcòs    i

narcotico s.m. narcòtico Narsete pers.m. narsètenartece s.m. nartècenarvalo s.m. narvàlo NASA n.pr.f. nàs    anasale agg. nas    àle o nasàlenascondere v. nascóndere na-scóndo nascós    i o nascósinascosto part.pass. nascóstonasello s.m. nas    èllo o nasèllonaso s.m. nàs    o o nàso

 Nastasi cogn. nastàs     i Natalia pers.f. natalìanatalizio agg. natalìzio

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 Natisone top. natis    ónenaufrago s.m. nàufragonausea s.f. nàus    eanauseabondo agg. naus    eabóndonauseare v. nàus    eo

 Nausicaa pers.f. naus     ìcaa Nausitoo pers.m. naus    ìtoonazareno etn. naz    arèno Nazareno pers.m. naz    arèno Nazareth top. nàz    aret Nazzario pers.m. naz    z    àrionazianzeno etn. naz    ianz    ènonazista s.m. nazìsta Nazzari cogn. naz    z    àri o nàz    z    arine avv. e pron. néné cong. néne’ prep.art. (nei) nénebbia s.f. nébbia Nebiolo cogn. nebiòlo Necchi cogn. nécchinecesse agg. necèssenecessitare v. necèssitonecrologio s.m. necrològionecromanzia s.f. necromanzìanecropoli s.f. necròpolinecroscopico agg. necroscòpiconecrosi s.f. necròs    i Nedo pers.m. nèdo

nefrosi s.f. nefròs     inegare v. négonegletto agg. neglèttonegli prep.art. néglinegoziare v. negòzionegozio s.m. negòzionegro s.m. négronegroide s.m. negròidenegromanzia s.f. negromanzìanegus s.m. nègusneh escl. nè

nei prep.art. néi Neifile pers.f. neìfilenel prep.art. nélnella prep.art. néllanelle prep.art. néllenello prep.art. néllo Nello pers.m. nèllonembo s.m. némbo Nembrod pers.m. nembròd o Nembrot nembròt Nemea top. nemèanemeo etn. nemèo

 Nemesi pers.f. nèmes    i Nemesio pers.m. nemès    io

nemmeno avv. nemméno Nemo pers.m. nèmo Nena pers.f. (Maddalena) néna Nena pers.f. (Filomena) nèna Nencio pers.m. nèncio

 Nene pers.f. (Irene) nènenenia s.f. nènia Nenni cogn. nènnineo s.m. nèoneofita s.m. neòfita o neofito neò-fitoneologismo s.m. neologìs    moneon s.m. nèonneoplasia s.f. nèoplas    ìaneoterico agg. nèotèriconeoteroi s.m. nèoteròineozelandese etn. nèoz    elandés    e onèoz    elandéseneozzoico agg. nèoz    òiconepesino etn. nepes    ìno Nepi top. nèpinepotismo s.m. nepotìs    monequizia s.f. nequìzianerbo s.m. nèrbo Nereide pers.f. nerèide Nereo pers.m. nerèo Neri pers.m. nèri Neri cogn. nèri o néri

nero agg. néro Nerva pers.m. nèrva Nervi top. nèrvinervo s.m. nèrvonescafé s.m. nescafénescio agg. nèscionespola s.f. nèspolanespolo s.m. nèspolonesso s.m. nèsso Nestlé cogn. nestlé Nestore pers.m. nèstore

nettare s.m. nèttarenettare v. néttonetto agg. néttoneuma s.m. nèumaneurogeno agg. neurògenoneutro agg. nèutroneve s.f. névenevicare v. névica Nevio pers.m. nèvionevo s.m. nèvonevrosi s.f. nevròs    inevrotico agg. nevròtico

nevvero escl. nèvvéro Nicanor pers.m. nicanòr 

 Niccolò pers.m. niccolò o Nicolònicolò Nicea top. nicèaniceno etn. nicènonichelio s.m. nichèlio

 Nicodemo pers.m. nicodèmo Nicola pers.m. nicòla Nicolosi cogn. nicolòs    i Nicomede pers.m. nicomède Nicomedia top. nicomèdia Nicosia top. nicos    ìa Nicotera top. nicòteranientedimeno avv. nièntediménonientemeno avv. niènteménonientepopodimeno avv.nièntepò pòdiméno Nievo cogn. nièvonilotico etn. nilòtico Nimega top. nimèganinfea s.f. ninfèaninfeo s.m. ninfèoninfomane s.f. ninfòmane Niobe pers.f. nìobeniobico agg. niòbiconipote s.m. nipótenipponico agg. nippònico Niscemi top. niscèmi Nisida top. nìs    ida

niveo agg. nìveo Nizza top. nìzzanizzardo etn. nizzàrdono avv. nò Nobel cogn. nobèlnobildonna s.f. nò bildònnanobile agg. nòbilenobiluomo s.m. nò biluòmonocca s.f. nòccanocciola s.f. nocciòlanocciolo s.m. (albero) nocciòlo

nocciolo s.m. (nucleo) nòcciolonoce s.m. nóce Nocera top. nocèranoceto s.m. nocétonodo s.m. nòdonodulo s.m. nòdulo Noemi pers.f. noèminoi pron. nóinoia s.f. nòia Nola top. nòla Noli top. nòlinolo s.m. nòlo

nomade s.m. nòmade Nomadelfia top. nomadèlfia

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nomare v. nòmonome s.m. nómenomea s.f. nomèanomen s.m. nòmennomina s.f. nòmina

nominare v. nòminonon avv. nónnonché cong. nonchénondimeno avv. nondiméno Nones cogn. nònesnonio s.m. nòniononno s.m. nònnonono agg. nònononsenso s.m. nonsènsononuplo agg. nònuplo Nora pers.f. nòra

 Norberto pers.m. norbèrto Norcia top. nòrcianord s.m. nòrdnordico agg. nòrdico Nordio cogn. nòrdionoria s.f. nòrianorico etn. nòrico Norimberga top. norimbèrga Noris cogn. nòrisnorma s.f. nòrma Norma pers.f. nòrmanormotipo s.m. nòrmotìponorreno etn. norrèno Norvegia top. norvègianosocomio s.m. nos    ocòmionosologia s.f. nos    ologìanosologico agg. nos    ològiconostro agg. nòstronostromo s.m. nostròmonota s.f. nòtanotare v. nòtonotes s.m. nòtesnotizia s.f. notìzia

notiziario s.m. notiziàrionoto agg. nòto Noto pers.m. nòtonotte s.f. nòttenottetempo avv. nòttetèmponottola s.f. nòttolanoumeno s.m. noùmeno Novalesa top. novalés    anove num. nòvenovecento num. nòvecèntonovembre s.m. novèmbre

novemila num. nòvemìla Noventa top. novèntanoverare v. nòvero

noverca s.f. novèrcanovero s.m. nòvero Novio pers.m. nòvionoviziato s.m. noviziàtonovizio pers.m. novìzio

nozze s.f. nòzze Nozzoli cogn. nòzzolinucleasi s.f. nucleàs    inucleico agg. nuclèiconucleolo s.m. nuclèolonumerico agg. numèrico Nunziata pers.f. nunziàtanunziatura s.f. nunziatùranunzio s.m. nùnzionuocere v. nuòcere nuòccio onòccio nòcqui nociùto o nuociùto

nuora s.f. nuòra Nuoro top. nùoro o nuòronuotare v. nuòtonuoto s.m. nuòtonuovo agg. nuòvonuziale agg. nuziàle

O

o (lettera) òo cong. óoasi s.f. òas    iobbligare v. òbbligoobbligo s.m. òbbligoobbrobrio s.m. obbròbrioOberdan cogn. òberdan o oberdànOberon pers.m. òberonOberto pers.m. obèrtoobeso agg. obès    oobice s.f. òbiceobiettare v. obiètto o obbiettareobiettivo s.m. obiettìvo o obbiet-

tivoobietto s.m. obiètto o obbiettoobiettore s.m. obiettóre o obbiet-toreobiezione s.f. obiezióne o obbie-zioneoblò s.m. oblòoboe s.m. òboeobolo s.m. òboloobsoleto agg. obsolètooca s.f. òca

occasione s.f. occas     ióneoccaso s.m. occàs    oocchio s.m. òcchio

occlusione s.f. occlus    ióneoccluso part.pass. occlùs    ooccorrere v. occórrere occórro(coniug. come correre)occupare v. òccupo

oceano s.m. ocèanoocra s.f. òcraoculo s.m. òculoOddo pers.m. òddoode s.f. òdeodeo s.m. òdeo o odeon odèonOdeon n.pr.m. òdeonOder top. òder Oderisi pers.m. oderìs    iOdessa top. odéssa o odèssaodiare v. òdio

Odissea tit. odissèaOdisseo pers.m. odissèoOdo pers.m. òdoOdofredo pers.m. odofrédoodorare v. odóroodore s.m. odóreOfelia pers.f. ofèliaOfelte pers.m. ofèlteOfena top. ofénaoffa s.f. òffaoffendere v. offèndere offèndooffés    i o offési offés    o o offésooffensivo agg. offensìvooffensore s.m. offensóreofferto part.pass. offèrtooffeso part.pass. offés    o o offésooffizio s.m. offìzziooffrire v. òffro offèrsi offerènteoffèrtooggetto s.m. oggèttooggi avv. òggiOglio top. òglioogni agg. ógni

ognora avv. ognóraoh escl. ò o óohe escl. óeohé escl. oéohi escl. òiohime escl. oimèoibò escl. oibòOklahoma top. oclaòmaOlbia top. òlbiaOlcese cogn. olcés    eoleico agg. olèico

oleodotto s.m. òleodóttooleografia s.f. òleografìaoleoso agg. oleós    o o oleóso

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olezzare v. oléz    z    oolezzo s.m. oléz    z    ooliare v. òliooligocrazia s.f. oligocrazìaoligofrenico agg. òligofrènico

oligominerale agg. òligomineràleoligopolio s.m. òligopòlioolimpionico agg. olimpiònicoolio s.m. òlioOliveira cogn. olivèiraOlivero cogn. olivèrooliveto s.m. olivéto o ulivetoolla s.f. òllaOlmedo top. olmédoolmo s.m. ólmoOlocene n.pr.m. òlocèneOloferne pers.m. olofèrneologenesi s.f. òlogènes    iolozoico agg. òlozòicoOlstenio cogn. olstèniooltre avv. óltreoltreché cong. oltrechéOltrepò top. oltrepòOman cogn. òmanOmar pers.m. òmar ombelico s.m. ombelìcoombra s.f. ómbraomega s.m. omèga o òmega

omeopatia s.f. òmeopatìaomeoteleuto agg. òmeotelèuto oomoteleuto òmotelèutoomerico agg. omèricoomero s.m. òmero o ómeroOmero pers.m. omèroomesso part.pass. oméssoomettere v. ométtere ométto (co-niug. come mettere)omnibus s.m. òmnibusOmodeo pers.m. omodèo

omogeneo agg. omogèneoonagro s.m. ònagro o onàgrooncia s.f. ónciaonda s.f. óndaonde avv. óndeondulare v. óndulo o ònduloOneglia top. onégliaonerare v. òneroonere s.m. ònereonesto agg. onèstoOnfale pers.f. ònfaleonfalo s.m. ònfalo

onice s.f. òniceonirismo s.m. onirìs    mo

Onofrio pers.m. onòfrioonomasiologia s.f. onomas    iologìaonomatopiea s.f. onomatopèaonomatopeico agg. onomatopèicoonorare v. onóro

onta s.f. óntaontano s.m. ontànoopera s.f. òperaoperare v. òperoopercolo s.m. opèrcoloopinare v. opìnoOporto top. opòrtoopossum s.m. opòssumoppio s.m. òppioopporre v. oppórre oppóngo (co-niug. come porre)opposito part.pass. oppòs    itooppositore s.m. oppos    itóreopposizione s.f. oppos    izióneopposto part.pass. oppóstooppresso part.pass. opprèssoopprimere v. opprìmo opprèssiopprèssoopulento agg. opulèntoopzione s.f. opzióneora avv. e s.f. óraorafo s.m. òrafoorare v. òro

oraziano agg. oraziànoOrazio pers.m. oràzioorbare v. òrboorbe s.m. òrbeorbene cong. orbèneorbita s.f. òrbitaorbo agg. òrboorca s.f. (cetaceo) òrcaorca s.f. (veliero) órcaorchestra s.f. orchèstraorchestrare v. orchèstro

orchidea s.f. orchidèaOrcia top. órciaorciolo s.m. orciòloorco s.m. òrcoorda s.f. òrdaordinare v. órdinoordine s.m. órdineoreade s.f. orèadeorecchia s.f. orécchiaorecchiare v. orécchioorecchio s.m. orécchioorefice s.m. oréfice

Oregon top. òregonoremus orèmus

Oreste pers.m. orèsteOrestea tit. orestèaorfano agg. òrfanoOrfeo pers.m. orfèoorgano s.m. òrgano

organolettico agg. organolètticoorganza s.f. orgànz     aorgasmo s.m. orgàs    moorgia s.f. òrgiaorgoglio s.m. orgóglioOriano top. oriànoorientare v. orièntoOrigene pers.m. orìgene o origèneorinatoio s.m. orinatóioOrinoco top. orinòcooriolo s.m. oriòloorizzontare v. oriz    z    óntoorizzonte s.m. oriz    z    ónteorlare v. órloorlo s.m. órloorma s.f. órmaOrmea pers.f. ormèaormonico agg. ormònicoornare v. órnooro s.m. òroorobio etn. oròbioorologio s.m. orològioOronzo pers.m. orónzo

Oropa top. oròpaoroscopo s.m. oròscopoOrosio pers.m. oròs    ioorrendo agg. orrèndoorrido agg. òrridoorsa s.f. órsaorso s.m. órsoorsolina s.f. orsolìnaOrta top. òrtaortense agg. ortènseOrtensio pers.m. ortènsio

Ortisei top. ortis     èiorto s.m. òrtoortodosso agg. ortodòssoortoepico agg. ortoèpicoortofonia s.f. òrtofonìaortofonico agg. òrtofònicoortofrenia s.f. òrtofrenìaortofrenico agg. òrtofrènicoortopedia s.f. òrtopedìaortopedico agg. òrtopèdicoOrvieto top. orviètoorza s.f. òrza

orzaiolo s.m. orz    aiòloorzare v. òrzo

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orzata s.f. (bevanda) orz    àtaorzata s.f. (manovra della nave)orzàtaorzo s.f. òrz     oosanna escl. os    ànna

osannare v. os     ànnoosare v. òs    oOscar pers.m. òscar osceno agg. oscènoosco etn. òscoOsella top. os    èllaOsimo top. òs    imoOsiride pers.m. os    ìrideOsiris cogn. os    ìrisOslo top. òs    loosmosi s.f. os    mòs    i

osmotico agg. os     mòticoOsoppo top. os    òppoospitare v. òspitoospite s.m. òspiteospizio s.m. ospìzioosseo agg. òsseoossequio s.m. ossèquioosservare v. ossèrvoOssian pers.m. òssianossido s.f. òssidoossimoro s.m. ossimòro o ossìmo-roosso s.m. òssoOssola top. òssolaosta s.f. òstaostare v. òstooste s.m. òsteOstenda top. ostèndaostentare v. ostèntoosteoporosi s.f. òsteoporòs    iosteosclerosi s.f. òsteoscleròs    iostetrico agg. ostètricoOstia top. òstia

ostico agg. òsticoostiense etn. ostiènseostracismo s.m. ostracìs    moostrica s.f. òstricaostro s.m. òstroostrogotico agg. ostrogòticootrogoto s.m. ostrogòtoOtero cogn. otérootoiatra s.m. òtoiàtraotoiatria s.f. òtoiatrìaOtranto top. òtranto

otre s.m. ótreottaedro s.m. ottaèdroottemperare v. ottèmpero

ottenebrare v. ottènebroottenere v. ottenére ottèngo (co-niug. come tenere)ottico agg. òtticoottimo agg. òttimo

ottobre s.m. ottóbreottocento num. òttocèntoOttolenghi top. ottolénghi o otto-lènghiottomila num. òttomìlaottundere v. ottùs    i ottùs    oottuso part.pass. ottùs    oove avv. óveoverdose s.f. overdós    eovest s.m. òvestovolo s.m. òvolo

OVRA n.pr.f. òvraovulo s.m. òvuloovvero cong. ovvéroovvio agg. òvviooxoniense etn. oxoniènseoziare v. òzioOzieri top. ozièriozio s.m. òzioozono s.m. oz    òno

P

 pachiderma s.m. pachidèrma pachidermico agg. pachidèrmicoPaderno top. padèrnoPadreterno n.pr.m. padretèrno paesaggio s.m. paes    àggio paesano agg. paes    àno paese s.m. paés    e paflagone etn. paflàgone o pafla-góne paganesimo s.m. paganés    imo

 paganismo s.m. paganìs     mo pagliuzza s.f. pagliùzza paiolo s.m. paiòloPaisiello cogn. pais    ièllo palafreno s.m. palafréno o pala-frènoPalamede pers.m. palamèdePalazzeschi cogn. palazzéschi palazzo s.m. palàzzo palcoscenico s.m. palcoscènico paleografo s.m. paleògrafo

 paleozoico agg. paleoz     òicoPalermo top. palèrmo palesare v. palés    o

 palese agg. palés    e palestra s.f. palèstraPalestro top. palèstro palindromo s.m. palìndromo palingenesi s.f. palingènes    i

 palinodia s.f. palinodìa palinsesto s.m. palinsèstoPallanteo pers.m. pallantèo pallottola s.f. pallòttolaPalmanova top. palmanòva palmipede s.m. palmìpede palmizio s.m. palmìzio palomba s.f. palómba palombo s.m. palómboPaloscia cogn. palòscia paltò s.m. paltò

Pamela pers.f. pamèla pampineo agg. pampìneo panacea s.f. panacèa panamense etn. panamènsePanarea top. panarèaPanatenee n.pr.f. panatenèe panciolle avv. panciòllePanciroli cogn. panciròliPancrazio pers.m. pancràzio pandemico agg. pandèmico pandemio s.m. pandèmio pandemonio s.m. pandemònioPandolfo pers.m. pandòlfoPandora pers.f. pandòra panforte s.m. panfòrte pania s.f. pàniaPannonia top. pannònia pannonio etn. pannònioPannunzio cogn. pannùnzio panoplia s.f. panòplia panormita etn. panormìtaPansa cogn. pànsa pantagruelico agg. pantagruèlico

Pantaleo cogn. pantalèo pantaloni s.m. pantalóni panteismo s.m. panteìs    mo pantera s.f. pantèra panatofola s.f. pantòfola pantografo s.m. pantògrafo pantoten s.m. pantotèn pantotenico agg. pantotènico panzana s.f. panzàna panzarotto s.m. panzaròtto o pan-zerotto panzeròtto

Panzini cogn. panzìni paonazzo agg. paonàzzoPapaleo cogn. papalèo

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 papaverico agg. papavèrico pappagorgia s.f. pappagòrgiaPapuasia top. papuàs    ia papuaso etn. papuàs    o parabasi s.f. paràbas    i

 parabellum s.m. parabèllum parabolico agg. parabòlico parabrezza s.f. parabréz    z    aParacelso pers.m. paracèlsoParacleto agg. paraclèto paradentosi s.f. paradentòs    i paradisiaco agg. paradis    ìaco paradiso s.m. paradìs    o paradosso s.m. paradòsso parafrasare v. paràfras    o parafrasi s.f. paràfras    i paragoge s.f. paragòge paragogico agg. paragògico paragonare v. paragóno paragone s.m. paragóne paralipomeni s.m. paralipòmeni paralisi s.f. paràlis    i parallelo agg. parallèlo parallelogrammo s.m. parallèlogràmmo paralogismo s.m. paralogìs    mo parametrico agg. paramètrico paramorfosi s.f. paramorfòs    i

 paranoia s.f. paranòia paranoico agg. paranòico paraocchi s.m. paraòcchi paranoide s.m. paranòide parapetto s.m. parapètto parapioggia s.m. parapiòggia parasole s.m. parasóle parassitosi s.f. parassitòs    i parastasi s.f. paràstas    i paratia s.f. paratìa paravento s.m. paravènto

 parecchio agg. parécchio parenchima s.m. parènchima parenetico agg. parenètico parentela s.f. parentèla parentesi s.f. parèntes    i parentetico agg. parentètico pareo s.m. parèo parere v. parére parrò pàrvi pàrso paresi s.f. parés    i o pàres    i parestesia s.f. parestes    ìa parete s.f. paréte paretico agg. parètico

Pareto cogn. paréto paria s.f. (titolo di pari) parìa

 paria s.m. (persona d'infima ca-sta) pària parimenti avv. pariméntiParioli top. pariòliParisi cogn. parìs    i

Parisio cogn. parìs     io paritetico agg. paritèticoParmenide pers.m. parmènide parmense etn. parmènse parnasio agg. parnàs    ioParnaso top. parnàs    oParodi cogn. paròdi parodiare v. paròdio parodico agg. paròdico parodo s.m. pàrodo parola s.f. paròla paronimo s.m. parònimo paronomasia s.f. paronomàs    ia parossismo s.m. parossìs    mo parotide s.f. paròtide parotideo agg. parotidèo parrocchia s.f. parròcchiaParronchi cogn. parrónchiParsifal pers.m. pàrsifal parsimonia s.f. parsimònia partecipare v. partécipo partecipe s.m. partécipe partenio s.m. partènio

 partenogenesi s.f. partenogènes     iPartenope pers.f. partènope partenopeo etn. partenopèo partire v. (andare via) pàrto partire v. (dividere) partìsco partitocrazia s.f. partitocrazìa parusia s.f. parus    ìa parziale agg. parzìàle pascere v. pascètti o pascéi pa-sciùtoPasero cogn. pas    èro

Pasi cogn. pàs     iPasifae pers.f. pas    ìfae o Pasife pas    ìfePasolini cogn. pas    olìni passaporto s.f. passapòrto passatempo s.f. passatèmpo passatoia s.f. passatóia passeggero agg. passeggèro passiflora s.f. passiflòra pastocchia s.f. pastòcchia pastorizio agg. pastorìzio pastrocchio s.m. pastròcchio

Pasubio top. pas    ùbioPatagonia top. patagònia

 patareo etn. patarèo patema s.m. patèma patena s.f. patèna patera s.f. pàteraPatera cogn. patèra

 paterazzo s.m. pateràzzo patereccio s.m. pateréccio paterno agg. patèrno paternostro s.m. paternòstro patetico agg. patètico patoclisi s.f. patoclìs    i patogenesi s.f. patogènes    i patogenetico agg. patogenètico patogeno agg. patògeno patrimonio s.m. patrimònio patriota s.m. patriòta o patriotta patriòtta patriottico agg. patriòttico patriottismo s.m. patriottìs    mo patrizio agg. patrìzio patrocinare v. patrocìno patronessa s.f. patronéssa patrono s.m. patròno paulonia s.f. paulònia pauperismo s.m. pauperìs    mo pausa s.m. pàus    aPausania pers.m. paus    ània pausare v. pàus    o

 paventare v. pavènto pavesare v. pavés    o pavese s.m. pavés    ePavese cogn. pavés    e paziente agg. paziènte pazienza s.f. paziènzaPazzaglia cogn. pazzàglia pazzo agg. pàzzo pazzoide agg. pazzòide pecca s.f. pècca peccare v. pècco

 pecchia s.f. pécchiaPecchioli cogn. pecchiòliPecci cogn. pécci pece s.f. péce pecora s.f. pècora pecoreccio agg. pecoréccio pectosio s.m. pectòs    io pedagogo s.m. pedagògo pedestre agg. pedèstre pediculosi s.f. pediculòs    i pedissequo agg. pedìssequo pedonare v. pedóno

Pedro pers.m. pédroPedrocchi cogn. pedròcchi

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 pegamoide s.f. pegamòide pegaseo agg. pegas    èoPegaso n.pr.m. pègas    o peggio avv. pèggio peggiorare v. peggióro

 pegno s.m. pégno pegola s.f. pégola pei prep.art. (per i) péiPeio top. pèio pel prep.art. (per il) pél pelare v. péloPeleo pers.m. pelèo o pèleoPelide patron. pelìdePelio top. pèlio pellerossa etn. pèlleróssaPellico cogn. pèllico

 pelo s.m. péloPelope pers.m. pèlopePelopida pers.m. pelòpidaPeloponneso top. peloponnès    oPelori cogn. pelòriPeloro top. pelòro pelota s.f. pelòta o pelóta peltro s.m. péltroPeluso cogn. pelùs    o pelvi s.f. pèlvi pelvico agg. pèlvico pena s.f. péna penare v. péno pencolare v. pèncolo pendere v. pèndere pèndo pendèt-ti o pendéi pendùto pendola s.f. pèndola pendolare v. pèndolo pendolo s.m. pèndolo pendulo agg. pèndulo pene s.m. pène peneio agg. penèioPenelope pers.f. penèlope

Peneo top. penèo penetrare v. pènetro penisola s.f. penìs    ola penitenziale agg. penitenziàle penna s.f. pénna pennecchio s.m. pennécchio pennellessa s.f. pennelléssa penombra s.f. penómbra pensare v. pènso pensile agg. pènsile pensionare v. pensióno

 penso s.m. pènso pantacordo s.m. pentacòrdo pentafonico agg. pentafònico

Pentateuco tit. pentatèuco pentathlon s.m. pèntatlon pentatleta s.m. pentatlètaPenteo pers.m. pentèo o pènteoPentesilea pers.f. pentes    ilèa

 pentirsi v. mi pènto pentola s.m. péntola penzolare v. pènz    olo peonia s.f. peònia peonico agg. peònicoPeonio pers.m. peònio pepare v. pépo pepe s.m. pépePepe pers.m. pépePepi cogn. pèpi o pépi peplo s.m. pèplo

Pepoli top. pèpoliPeppe pers.m. pèppe peptico agg. pèptico per prep. pér  pera s.f. péra perbene agg. perbène perché cong. perché perciò cong. perciò perclorico agg. perclòrico percome cong. percóme percorrere v. percórrere percórro(coniug. come correre) percorso part.pass. percórso percosso part.pass. percòsso percuotere v. percuòtere percuòto percòssi percòsso perdere v. pèrdere pèrdo pèrsi pèrso perdita s.f. pèrdita perdonare agg. perdóno perdono s.m. perdónoPerego cogn. pèrego perenne agg. perènne

 perequare v. perèquoPeretola top. perètola perfetto agg. perfètto perfezionare v. perfezióno perforare v. perfóro pergamena s.f. pergamèna pergamo s.m. pèrgamoPergamo top. pèrgamo pergola s.f. pèrgolaPericle pers.m. pèricle pericondrio s.m. pericòndrio

 perielio s.m. perièlio periferico agg. perifèrico perifrasi s.f. perìfras    i

 perigeo s.m. perigèo perimetrico agg. perimètrico perineo s.m. perinèo periodico agg. periòdico periostio s.m. periòstio

 peripezia s.f. peripezìa periplo s.m. pèriplo periscopico agg. periscòpico periscopio s.m. periscòpio peristoma s.m. peristòma peritarsi v. mi pèrito perizia s.f. perìzia periziare v. perìzio perizoma s.m. periz    òma perla s.f. pèrla permanere v. permanére permàs    i

 permeare v. pèrmeo permesso part.pass. permésso permettere v. perméttere permétto(coniug. come mettere) permuta s.f. pèrmuta permutare v. pèrmuto perno s.m. pèrno pernottare v. pernòtto pero s.m. péro però cong. però perocché cong. per òcché peroneo agg. peronèo peronospora s.f. peronòspora perorare v. pèroro o peròroPerosa top. perós    aPerosi cogn. perós    i perossido s.m. peròssido perpetrare v. pèrpetroPerpetua pers.m. perpètua perpetuare v. perpètuo perpetuo agg. perpètuo perplesso agg. perplèsso perquisire v. perquis    ìsco

Perrotta cogn. perròtta perseguire v. perséguo perseguitare v. perséguitoPerseo pers.m. persèoPersepoli top. persèpoli perseverare v. persèveroPersia top. pèrsiaPersiceto top. persicéto persico etn. pèrsico perso part.pass. pèrso persuadere v. persuadére persuà-

do persuàs    i persuàs    o persuasione s.f. persuas    ióne

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 persuasivo agg. persuas    ìvo persuaso part.pass. persuàs    o persuasore s.m. persuas    óre pertica s.f. pèrtica pertosse s.f. pertósse

Pertusati cogn. pertus     àti pervadere v. pervàdere pervàs    i pervàs    o pervenire v. pervèngo (coniug.come venire) perverso part.pass. pervèrso pervertire v. pervèrto pesa s.f. pés    a o pésa pesante agg. pes    ànte o pesànte pesare v. pés    o o pésoPesaro top. pés    aro pesca s.f. (frutto) pèsca pesca s.f. (il pescare) pésca pescare v. péscoPescasseroli top. pescassèroli pesce s.m. pésce peschereccio agg. pescheréccioPescia top. péscia pesco s.m. (albero) pèsco peseta s.f. peséta peso s.m. pés    o o péso pestare v. pésto peste s.f. (malattia) pèste

 pestilenziale agg. pestilenziàle pesto s.m. pésto petalo s.m. pètalo petaso s.m. pètas    o peto s.m. pétoPeto pers.m. pètoPetreio pers.m. petrèioPetri cogn. pètri petrolio s.m. petròlioPetronio pers.m. petrònio pettegolare v. pettégolo

 pettegolezzo s.m. pettegoléz     z     o pettegolo agg. pettégolo pettinare v. pèttino pettine s.m. pèttine pettirosso s.m. pèttirósso petto s.m. pètto pezza v. pèzza pezzente s.m. pezzènte pezzo s.m. pèzzo piacere s.m. e v. piacére piagnisteo s.m. piagnistèo pianerottolo s.m. pianeròttolo

 pianeta s.m. pianéta pianoforte s.m. pianofòrte

 pianoro s.m. pianòroPianosa top. pianós    a pianterreno s.m. pianterréno piantonare v. piantóno piattonare v. piattóno

 piazza s.f. piàzza piazzare v. piàzzo picciolo s.m. picciòloPiccolomini cogn. piccolòmini picconare v. piccóno piccozza s.f. piccòzza piceno etn. picèno pidocchio s.m. pidòcchio piè s.m. (piede) piè piede s.m. pièdePiedigrotta top. pièdigròtta piega s.f. pièga piegare v. piègo piena s.f. pièna pieno agg. pièno pierio agg. pièrioPiero pers.m. pièro pietismo s.m. pietìs    mo pietra s.f. piètraPietro pers.m. piètro pieve s.f. piève piezoelettrico agg. pièz    oelèttrico pigmeo s.m. pigmèo

 pignolo s.m. pignòlo pignorare v. pignòro pileo s.m. pìleo pilorico v. pilòrico piloro s.m. pilòro pilota s.m. pilòta pilotare v. pilòto pinacoteca s.f. pinacotèca pineta s.f. pinéta pinguedine s.f. pinguèdinePinocchio pers.m. pinòcchio

 pinolo s.m. pinòlo pinza s.f. pìnza pinzare v. pìnzo pinzimonio s.m. pinzimònio pinzochera s.f. pinzòchera pioggia s.f. piòggiaPiola cogn. piòla piolo s.m. piòlo piombare v. piómbo piombo s.m. piómbo pioppeto s.m. pioppéto pioppo s.m. piòppo

 piorrea s.f. piorrèa piorroico agg. piorròico

 piota s.f. piòta piovere v. piòvere piòve piòvve piovorno agg. piovórno piovra s.f. piòvraPiperno cogn. pipèrno

Piramo pers.m. pìramoPiranesi cogn. piranés    i o piranésiPirene pers.f. pirènePirenei top. pirenèiPireo top. pirèo piretico agg. pirètico piretro s.m. pirètro o pìretro piroforo s.m. piròforo piroga s.f. piròga pirolo s.m. piròlo piromane s.m. piròmanePironio cogn. pirònio piroscafo s.m. piròscafo pirosi s.f. piròs    i pirotecnico agg. pirotècnicoPirrotta cogn. pirròttaPisa top. pìs    a o pìsaPisacane cogn. pis    acàne o pisacà-nePisanello soprann. pis    anèllo o pisanèllo pisano etn. pis    àno o pisànoPisapia cogn. pis    apìa

 pisciatoio s.m. pisciatóioPisciotta cogn. pisciòtta pisello s.m. pis    èllo o pisèllo pisolare v. pìs    olo pisolo s.m. pìs    oloPisone pers.m. pis    ónePistoia top. pistóia pistola s.f. pistòla pistolero s.m. pistolèro pitagorico agg. pitagòrico pitèco s.m. pitèco

 pitocco s.m. pitòcco pittorico agg. pittòrico pittosporo s.m. pittòsporo o pittosforo pittòsforo piuttosto avv. piuttòsto pizio agg. pìzio pizza s.f. pìzza pizzeria s.f. pizzerìaPizzetti cogn. pizzétti pizzicagnolo s.m. pizzicàgnolo pizzicare v. pìzzico pizzicheria s.f. pizzicherìa

 pizzico s.m. pìzzico pizzicore s.m. pizzicóre

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 pizzicotto s.m. pizzicòttoPizzigoni cogn. pizzigóni pizzo s.m. pìzzo pizzuto agg. pizzùto placenta s.f. placènta

 planimetrico agg. planimètrico planisfero s.m. planisfèro plasma s.m. plàs    ma plasmodio s.m. plas    mòdio plasmolisi s.f. plas    mòlis    i platea s.f. platèaPlatea top. platèa platonico agg. platònico plausibile agg. plaus    ìbile plauso s.m. plàus    o plebe s.f. plèbe

 plebeo agg. plebèoPleiade patron. plèiadePleione pers.f. plèionePleistocene n.pr.f. pleistocène pleistocenico agg. pleistocènico plenilunio s.m. plenilùnio plenipotenziario s.m. plènipoten-ziàrio plenum s.m. plènum pleonasmo s.m. pleonàs    mo plesiosauro s.m. ples    iosàuro plesso s.m. plèsso pletora s.f. plètora pletorico agg. pletòrico plettro s.m. plèttro pleura s.f. plèura pleurico agg. plèuricoPliocene n.pr.f. pliocène pliocenico agg. pliocènico plorare v. plòro plurigemino agg. plurigèmino pusvalenza s.f. plus    valènza plusvalore s.m. plus    valóre

 plutocrate s.m. plutòcrate plutocrazia s.f. plutocrazìa plutonio s.m. plutònio pluviometro s.m. pluviòmetro pneuma s.m. pnèuma pneumico agg. pnèumico pneumococco s.m. pnèumocòcco pneumotorace s.m. pnèumotoràce po' agg. (poco) pòPo top. pò poco agg. pòco

 podere s.m. podérePodgora top. podgòra podice s.m. pòdice

 podio s.m. pòdio podismo s.m. podìs    mo poema s.m. poèma poesia s.f. poes    ìa poeta s.m. poèta

 poetare v. poèto poetessa s.f. poetéssa poetico agg. poètico poggiare v. pòggioPoggibonsi top. pòggibónsi poggio s.m. pòggio poggiolo s.m. poggiòlo poi avv. pòi poiché cong. poiché poiesi s.f. poiès    i poietico agg. poiètico

 poker s.m. pòcher Pola top. pòla polca o polka s.f. pòlcaPoldo pers.m. pòldo polemico agg. polèmico polena s.f. polènaPolengo top. poléngo o polèngo polenta s.f. polènta polesano etn. poles    ànoPolesine top. cogn. polés    inePoli cogn. pòliPolibio pers.m. polìbioPolibo pers.m. pòliboPolicleto pers.m. policlètoPolicrate pers.m. polìcratePolidoro pers.m. polidòro poliedrico agg. polièdrico poliedro s.m. polièdro poliestere s.m. polièsterePolifemo pers.m. polifèmo polifonico agg. polifònicoPolifonte pers.m. polifóntePolifrone pers.m. polìfrone

 poliglotta s.m. poliglòtta polimetrico agg. polimètrico polimorfo agg. polimòrfo polinomio s.m. polinòmio polio s.f. pòlio polipo s.m. pòlipo poliposi s.f. polipòs    i polis s.f. pòlis polisemia s.f. polisemìa polisindeto s.m. polisìndetoPolissena pers.f. polissèna

Polisseno pers.m. polìsseno polistirolo s.m. polistiròlo politecnico s.m. politècnico

 politeismo s.m. politeìs    mo polittico s.m. polìttico polizia s.f. polizìa poliziano etn. poliziàno poliziesco agg. poliziésco

 poliziotto s.m. poliziòtto polizza s.f. pòlizza polla s.f. pólla pollaiolo s.m. pollaiòlo pollice s.m. pòllice polline s.m. pòlline pollo s.m. pólloPolluce pers.m. pollùce polo s.m. pòloPolo cogn. pòloPolonia top. polònia

 polonio s.m. polònioPolonio pers.m. polònio polpa s.f. pólpa polpo s.m. pólpo polso s.m. pólso poltro agg. póltro polvere s.f. pólvere pomerio s.m. pomèrioPomezia top. pomèzia pomice s.f. pómice pomo s.m. pómo pomodoro s.m. pomodòro pompa s.f. pómpa pompare v. pómpoPompei top. pompèi pompelmo s.m. pompèlmoPompeo pers.m. pompèoPomponio pers.m. pompònio ponderare v. pòndero pondo s.m. pòndo ponte s.m. póntePontedera top. pontedèra pontefice s.m. pontéfice

 pontico agg. pòntico ponto s.m. (mare) pònto ponzare v. pónzo pope s.m. pòpe polpite s.m. pòplite popò s.f. popò popolare v. pòpolo popolo s.m. pòpolo poppa s.f. póppa poppare v. póppo poppatoio s.m. poppatóio

Poppea pers.f. poppèa porca s.f. pòrca porco s.m. pòrco

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Porena cogn. porèna porfido s.m. pòrfido porgere v. pòrgere pòrgo pòrsi pòrto pornografo s.m. pornògrafo

 poro s.m. pòro porpora s.f. pórpora porre v. pórre póngo póni pós    i o pósi pónga póngano porro s.m. pòrro porta s.f. pòrta portabagagli s.m. pòrtabagàgli portaerei s.f. portaèrei portafoglio s.m. pòrtafòglio portalettere s.m. pòrtalèttere o pòrtaléttere portamonete s.m. pòrtamonéte portare v. pòrto portasigarette s.m. pòrtasigarétte portavoce s.m. pòrtavóce portento s.m. portènto portico s.m. pòrtico porto s.m. pòrtoPortofino top. pòrtofìnoPortogallo top. portogàlloPortovenere top. pòrtovènere portuense agg. portuènsePorzio cogn. pòrzio

 porzione s.f. porzióne posa s.f. pòs    a o pòsa posacenere s.m. pòs    acénere o pòsacénere posare v. pòs    o o pòso posata s.f. pos    àta o posàta posateria s.f. pos    aterìa o posaterìa poscia avv. pòsciaPosidone pers.m. pos    idóne o Po-seidone pos    eidónePosillipo top. pos    ìllipo

 positivo agg. pos     itìvo positura s.f. pos    itùra posizione s.f. pos    izióne posologia s.f. pos    ologìa posologico agg. pos    ològico posporre v. pospórre pospóngo(coniug. come porre) posposizione s.f. pospos    izióne posposto part.pass. pospósto possa s.f. pòssa possedere v. possedére possièdo o possèggo

 possesso pers.m. possèsso posta s.f. pòsta

 poster s.m. pòster  postero agg. pòstero posto part.pass. pósto postremo agg. postrèmo postulare v. pòstulo

 postumo agg. pòstumo potare v. póto potatoio s.m. potatóio potenziale agg. potenziàle potenziare v. potènzio potere s.m. potére potere v. potére pòsso puòi può potéte pòssono potéi pòssa potta s.f. pòtta povero agg. pòvero pozione s.f. pozióne pozza s.f. pózza pozzanghera s.f. pozzànghera pozzo s.m. pózzo pozzolana s.f. pozzolànaPraetorius pers.m. pretòrius pranzare v. prànz    o pranzo s.m. prànz    o pratense agg. pratènse preavvisare v. preavvìs    o preavviso s.m. preavvìs    o prebenda s.f. prebènda prece s.f. prèce

 precedere v. precèdere precèdo(coniug. come cedere) precettare v. precètto precetto s.m. precètto precipizio s.m. precipìzio precisare v. precìs    o precisione s.f. precis    ióne preciso agg. precìs    o precludere v. preclùs    i preclùs    o preclusione s.f. preclus    ióne precluso part.pass. preclùs    o

 precoce agg. precòce preconcetto agg. preconcètto precordi s.m. precòrdi precorrere v. precórrere precórro(coniug. come correre precorso part.pass. precórso preda s.f. prèda predare v. prèdo predestinare v. predestìno prederminare v. predetèrmino predica s.f. prèdica predicare v. prèdico

 predicozzo s.m. predicòzzo prediletto agg. predilètto

 predire v. predìco (coniug. comedire) predisporre v. predispórre predi-spóngo (coniug. come porre) predisposizione s.f. predisposi-

zióne predisposto part.pass. predispósto predominare v. predòmino preesistere v. prees    ìstere prees    ìsto(coniug. come esistere) prefazione s.f. prefazióne preferenziale v. preferenziàle prefetto s.m. prefètto prefica s.f. prèfica preformare v. prefórmo pregare v. prègo pregiare v. prègio pregio s.m. prègio pregiudiziale agg. pregiudiziàle pregiudizievole agg. pregiudizié-vole pregiudizio s.m. pregiudìzio pregno agg. prégno prego s.m. prègo pregresso agg. pregrèsso preistoria s.f. preistòria preistorico agg. preistòrico prelevare v. prelèvo

 prelibare v. prelìbo prelievo s.m. prelièvo preluso part.pass. prelùs    o premere v. prèmere prèmo pre-mètti o preméi premesso part.pass. premèsso premettere v. preméttere premétto(coniug. come mettere) premiare v. prèmio premio s.m. prèmio prendere v. prèndere prèndo prés    i

o prési prés     o o préso prendisole s.m. pr èndisóle prenome s.m. prenóme prensile agg. prènsile preoccupare v. preòccupo preporre v. prepórre prepóngo(coniug. come porre) prepositivo agg. prepos    itìvo preposito s.m. prepòs    ito prepositura s.f. prepos    itùra preposizione s.f. prepos    izióne preposto part.pass. prepósto

 prepuzio s.m. prepùzio presagio s.m. pres    àgio

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 presagire v. pres    àgisco presago agg. pres    àgo presalario s.m. presalàrio presbite s.m. près      bite presbiterianesimo s.m.

 pres      biterianés     imo presbiteriano s.m. pres      biteriàno presbiterio s.m. pres      bitèrio presbitero s.m. pres      bìtero presciegliere v. prescégliere pre-scélgo (coniug. come scegliere) prescelto part.pass. prescélto presente agg. pres    ènte presentire v. presènto presenza s.f. pres    ènza presenziare v. pres    ènzio

 presepio s.m. pres     èpio o presepe pres    èpe preservare v. presèrvo o pres    èrvo preservativo s.m. preservatìvo o pres    ervatìvo preside s.m. près    ide o prèside presidente s.m. pres    idènte o pre-sidènte presidentessa s.f. pres    identéssa o presidentéssa presidenza s.f. presidènza o pres    idènza presidenziale agg. pres    idenziàle o presidenziàle presidiare v. pres    ìdio o presìdio presiedere v. presièdere presièdo preso part.pass. prés    o o préso pressa s.f. prèssa pressare v. prèsso pressi s.m. prèssi presso avv. prèsso pressoché avv. pressoché prestare v. prèsto

 prestito s.m. prèstito presto agg. e avv. prèsto presumere v. pres    ùmo o presùmo pres    ùnsi o presùnsi pres    ùnto o presùnto presuntivo agg. pres    untìvo o pre-suntìvo presunto part.pass. pres    ùnto o presùnto presuntuoso agg. pres    untuós    o o pres    untuóso

 presunzione s.f. pres     unzióne o presunzióne presupporre v. presuppórre pre-

suppóngo (coniug. come porre) presupposizione s.f. presup- pos    izióne presupposto part.pass. presuppó-sto

 prete s.m. prète pretendere v. pretèndere pretèndo(coniug. come tendere) pretenzioso agg. pretenziós    o o pretenzióso o pretensioso pretensiós    o o preten-sióso preterito agg. pretèrito preteso part.pass. pretés    o o preté-so pretesta s.f. pretèsta

 prevalere v. prevalére prevàlgo(coniug. come valere) prevalso part.pass. prevàlso prevedere v. prevedére prevédo prevedrò o prevederò (il restoconiug. come vedere) prevenire v. prevèngo (coniug.come venire) previdenziale agg. previdenziàle previo agg. prèvio previsione s.f. previs    ióne prevosto s.m. prevòsto prezzemolo s.m prezzémolo prezzo s.m. prèzzo prezzolare v. prèzzoloPrezzolini cogn. prezzolìni priapeo agg. priapèoPriapo pers.m. priàpo primavera s.f. primavèra primigenio agg. primigènio primizia s.f. primìzia primogenito agg. primogènito primordio s.m. primòrdio

 principessa s.f. principéssa princisbecco s.m. princis      bécco prisma s.m. prìs    ma privilegio s.m. privilègio pro prep. e s.m. prò problema s.m. problèma probo agg. pròbo proboscide s.f. probòscideProcchio top. pròcchio procedere v. procèdere procèdo(coniug. come cedere)

 processare v. procèsso processo s.m. procèsso procheilo agg. prochèilo

Procida top. pròcida proclisi s.f. pròclis    iProclo pers.m. pròclo proco s.m. pròco procombere v. procómbere pro-

cómbo proconsole s.m. procònsoleProcopio pers.m. procòpio procreare v. procrèoProculo pers.m. pròculoProcuste pers.m. procùste proda s.f. pròda prode agg. pròde prodigare v. pròdigo prodigo agg. pròdigo prodotto part.pass. prodótto

 prodromo s.m. pròdromo proemio s.m. proèmio prorompere v. prorómpere pro-rómpo (coniug. come rompere) prosa s.f. pròs    a prosaico agg. pros    àico prosapia s.f. pros    àpia prosasticità s.f. pros    asticità prosastico agg. pros    àstico proscenio s.m. proscènio prosciogliere v. prosciògliere prosciòlgo (coniug. come scio-gliere)Prosecco top. prosécco prosecuzione s.f. prosecuzióne proseguire v. proséguo proselito s.m. pros    èlitoProserpina pers.f. pros    èrpina prosieguo s.m. prosièguo prosindaco s.m. prosìndaco prosodia s.f. pros    òdia prosodico agg. pros    òdico prosoma s.m. pros    òma

 prosopopea s.f. pros     opopèa prosperare v. pròspero prospero agg. pròspero prospettare v. prospètto prospettico agg. prospèttico prospetto s.m. prospètto prosseneta s.m. prossenèta prossenetico agg. prossenètico prossimo agg. pròssimo prostata s.f. pròstata prosternare v. prostèrno

 prostrare v. pròstroProtagora pers.m. protàgora protasi s.f. pròtas    i

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 proteggere v. protègere protèggo protèssi protètto proteico agg. protèico protendere v. protèndere protèndo(coniug. come tendere)

Proteo pers.m. pròteo proteolisi s.f. proteolìs    i protervo agg. protèrvo protesi s.f. pròtes    i proteso part.pass. protés    o o proté-so protesta s.f. protèsta protestare v. protèsto protesto s.m. protèsto protetto part.pass. protètto protide s.m. protìde protiro s.m. pròtiro proto s.m. pròto protocollo s.m. protocòllo protonico agg. protònico prototipo s.m. protòtipo protozoico agg. protoz    òico protozoo s.m. protoz    òo protrusione s.f. protrus    ióne protruso part.pass. protrùs    o prova s.f. pròva provare v. pròvo provenire v. provèngo (coniug.

come venire) provento s.m. provènto provenzale agg. provenzàleProvera cogn. provèra proverbio s.m. provèrbio provetto agg. provètto provocare v. pròvoco provola s.f. pròvola provvedere v. provvedére prov-védo provvederò (il resto comevedere)

 provvidenziale agg. provviden-ziàle provvido agg. pròvvido provvisore s.m. provvis    óre o pro-visore provis    óre provvisorio agg. provvis    òrioPrudenzio pers.m. prudènzio pruneto s.m. prunéto pseudonimo s.m. pseudònimo psicagogico agg. psicagògico psicagogo s.m. psicagògo psicanalisi s.f. psicanàlis    i

 psichedelico agg. psichedèlico psicosi s.f. psicòs    i

 psicotico agg. psicòtico psicotropo s.m. psicòtropo psoriasi s.f. psorìas    i psorico agg. psòrico psorosi s.f. psoròs    i

 pterigoto s.m. pterigòto pteropode s.m. pteròpode ptosi s.f. ptòs    i pubblico agg. pùbblico pudendo agg. pudèndo pudico agg. pudìco puerizia s.f. puerìzia puerpera s.f. puèrpera puerperio s.m. puerpèrioPuglisi cogn. puglìs    i puledro s.m. pulédroPuleo cogn. pulèo pulizia s.f. pulìzia pullover s.m. pullòver  pulsante s.m. pulsànte pulsatilla s.f. pulsatìlla pulsazione s.f. pulsazióne punteruolo s.m. punteruòlo puntiforme agg. puntifórme punzecchiare v. punzécchio punzonare v. punzóno punzone s.m. punzónePuoti cogn. puòti

 pupazzo s.m. pupàzzo purché cong. purché purè s.m. purè puritanesimo s.m. puritanés    imo purosangue s.m. purosàngue purpureo agg. purpùreo purtroppo avv. purtròppo purulento agg. purulènto pusillanime agg. pus    illànime pusillo agg. pus    ìllo putido agg. pùtido

 putredine s.f. putrèdine putrido agg. pùtrido putrire v. putrìsco puzza s.f. pùzza puzzare v. pùzzo puzzo s.m. pùzzo puzzola s.f. pùzzola puzzolente agg. puzzolènte

Q

quaderno s.m. quadèrnoquadrifoglio s.m. quadrifòglio

quadrifora s.f. quadrìforaquadrigemino agg. quadrigèminoquadrilobo agg. quadrìlobo oquadrilòboquadrisillabo agg. quadrisìllabo

quadrupede agg. quadrùpedequalcosa pron. qualcòs    a o qualcò-saqualsiasi agg. qualsìasiquarantena s.f. qurantènaquaresima s.f. quarés    imaquarzifero agg. quarzìferoquarzite s.f. quarzìtequarzo s.m. quàrzoquasi avv. quàs    iQuasimodo cogn. quas    ìmodo oquas    imòdoquattordici num. quattórdiciquegli pron. quégliquei agg. e pron. quéiquel agg. e pron. quélquelli agg. e pron. quélliquello agg. e pron. quélloquerceto s.m. quercétoquercia s.f. quèrciaquerciolo s.m. querciòloquerela s.f. querèlaquerelare v. querèlo

querimonia s.f. querimòniaquerulo agg. quèruloquesito s.m. ques    ìtoquesto agg. e pron. quéstoquestua s.f. quèstuaquestuare v. quèstuoquietare v. quiètoquiete s.f. quiètequieto agg. quièto o queto quètoquinterno s.m. quintèrnoquintessenziale agg. quintessen-

ziàlequintilianeo agg. quintilianèoQuinzio pers.m. quìnzioquota s.f. quòtaquotare v. quòtoquoto s.m. quòtoquoziente s.m. quoziènte

rabberciare v. rabbèrcio

rabboccare v. rabbóccorabbocco s.m. rabbócco

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rabdomanzia s.f. rabdomanzìarabelesiano agg. rabelès    ianorabido agg. ràbidoraccapezzare v. raccapézzoracchiuso part.pass. racchiùs    o

raccogliere v. raccògliere raccòl-go (coniug. come cogliere)raccolto part.pass. raccòltoraccontare v. raccóntoracconto s.m. raccóntoraccorciare v. raccórcioraccordo s.m. raccòrdoracemo s.m. racèmoRachele pers.f. rachèlerachide s.m. ràchiderachideo v. rachidèo

rachitismo s.m. rachitìs     moraddensare v. raddènsoraddoppiare v. raddóppioraddoppio s.m. raddóppioradere v. ràs    i ràs    oRadicofani top. radicòfaniradioestesia s.f. radioestès    iaradiofonico agg. radiofònicoradioonda s.f. radioóndaradioscopico agg. radioscòpicoRaffaele pers.m. raffaèleRaffaello pers.m. raffaèlloraffazzonare v. raffazzónoraffermare v. rafférmoraffermo s.m. rafférmorafforzare v. raffòrzoraffreddare v. raffréddoraffrontare v. raffróntoraffronto s.m. raffróntoragazzo s.m. ragàzzoraggelare v. raggèloraggrinzare v. raggrìnzoragnatela s.f. ragnatéla

Ragusa top. ragùs     aragusano etn. ragus    ànoraguseo etn. ragus    èoRaimondo pers.m. raimóndoRainolfo pers.m. rainòlfoRaiteri cogn. raitèrirallentare v. rallèntoramaiolo s.m. ramaiòloramazza s.f. ramàzzaramazzare v. ramàzzoramengo s.m. raméngo o ramèngo

rammendare v. rammèndo oramméndorammendo s.m. rammèndo o

ramméndorammento s.m. ramméntorampogna s.f. rampógnarampognare v. rampógnorampollo s.m. rampóllo

Ramsete pers.m. ramsèteRandolfo pers.m. randòlfoRanieri pes.m. ranièrirannodare v. rannòdoranocchio s.m. ranòcchioraperonzolo s.m. raperónzoloRapisardi cogn. rapis    àrdirappezzare v. rappèzzorappezzo s.m. rappèzzorapportare v. rappòrtorapporto s.m. rappòrto

rapprendere v. rapprèndere rap- prènde (coniug. come prendere)rappresaglia s.f. rappres    àglia orappresàgliareppresentare v. rappres    èntorappreso part.pass. rapprés    o orapprésorapsodia s.f. rapsodìarapsodo s.m. rapsòdoraschiatoio s.m. raschiatóiorasentare v. ras    èntorasente avv. ras    ènteRasi cogn. ràs    i o ràsiraso part.pass. ràs    o o ràsorasoio s.m. ras    óio o rasóiorassegna s.f. rasségnarassegnare v. rasségnorassembrare v. rassémbrorasserenare v. rasserénorassestare v. rassèstorassettare v. rassèttorassodare v. rassòdorastremare v. rastrèmo

rateo s.m. ràteoRatisbona top. ratis      bónarattenere v. rattenére rattèngo(coniug. come tenere)rattizzare v. rattìzzorattoppare v. rattòpporattoppo s.m. rattòpporaucedine s.f. raucèdineRavenna top. ravénnaRavera cogn. ravèraraviolo s.m. raviòlo

ravvedersi v. ravvedérsi mi rav-védo mi ravvedrò o mi ravvederòravvedùto (il resto coniug. come

vedere)ravvisare v. ravvìs    oravvolgere v. ravvòlgere ravvòlgo(coniug. come volgere)ravvolto part.pass. ravvòlto

raziocinio s.m. raziocìniorazionale agg. razionàlerazionare v. raziónorazione s.f. raziónerazza s.f. (stirpe, allevamento)ràzzarazza s.f. (pesce) ràz    z    arazzia s.f. razzìarazziale agg. razziàlerazziare v. razzìorazzo s.m. ràz    z    o

razzolare v. ràzzolore s.m. (monarca) rére s.f. (nota mus.) rèRea pers.f. rèarealizzo s.m. realìz    z    oRebecca pers.f. rebèccaRebora cogn. rèborarebus s.m. rèbusrecare v. rècoRecco top. réccorecedere v. recèdere recèdo (co-niug. come cedere)recesso s.m. recèssorecipe s.m. rèciperecisione s.f. recis    iónereciso part.pass. recìs    orecita s.f. rècitarecitare v. rècitoreclusione s.f. reclus    iónerecluso part.pass. reclùs    orecluta s.f. rèclutareclutare v. rèclutorecondito agg. recòndito

record s.m. rècordrecto s.m. rèctoredditizio agg. redditìzioreddito s.m. rèdditoredento part.pass. redèntoredimere v. redìmo redènsi redèn-toredine s.f. rèdineredire v. rièdoredo s.m. rèdoredola s.f. rèdola

refe s.f. réfereferenziare v. referènzioreferto s.m. refèrto

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refolo s.m. rèfolorefrigerare v. refrìgerorefrigerio s.m. refrigèriorefuso s.m. refùs    orege s.m. (re) rège

reggere v. règgere règgo rèssirèttoreggia s.f. règgiaReggio top. réggioreggipetto s.m. r èggipèttoreggiseno s.m. r èggisénoregio agg. règioregnare v. régnoregno s.m. régnoregola s.f. règolaregolare v. règoloregolo s.m. règoloregresso s.m. regrèssoreietto agg. reièttoreintegrare v. reìntegrorelè s.m. relèrelegare v. (confinare) rèlegoremare v. rèmoremo s.m. rèmoRemo pers.m. rèmoremora s.f. rèmoraremoto agg. remòtorena s.f. réna

rendere v. rèndere rèndo rés     i orési rés    o o résorendita s.f. rènditarene s.m. (ghiandola) rènereni s.m. (lombi) rénirenna s.f. rènnaRensi cogn. rènsiRenzo pers.m. rènzoreo agg. rèoRepaci cogn. rèpacireperto s.m. repèrto

repleto agg. replètoreplica s.f. rèplicareplicare v. rèplicorepresso part.pass. reprèssoreprimere v. reprìmo reprèssireprèssoreprobo agg. rèproboreputare v. rèputorequie s.f. rèquieRequiem tit. rèquiemrequisire v. requis    ìscorequisito part.pass. requìs    ito

requisizione v. requis    izióneresecare v. rèseco

reseda s.f. res    èdaResegone top. res    egóneresezione s.f. resezióneresidente agg. res    idènte o residèn-te

residenza s.f. res     idènza o residèn-zaresidenziale agg. res    idenziàle oresidenziàleresiduo agg. res    ìduo o resìduoresina s.f. rès    inaresinoso agg. res    inós    o o res    inósoresipiscente agg. resipiscènteresistenza s.f. res    istènza o resi-stènzaresistere v. res    ìsto o resìstores    istéi o resistéi o res    istètti oresistèttiresistore s.m. res    istóre o resistórereso part.pass. rés    o o résoReso pers.m. rès    oresoconto s.m. res    ocónto o reso-cóntoresponso s.m. respònsoressa s.f. rèssaresta s.f. rèstarestare v. rèstoresto s.m. rèsto

resurrezione s.f. resurrezióne orisurrezione risurreziónerete s.f. réteretico rèticoretina s.f. rètinaretore s.m. rètoreretorica s.f. retòricaretorico agg. retòricoretro s.m. rètroretrocedere v. retrocèdere retro-cèdo

retrocèssi; intr. retrocedètti o re-trocedéiretrocesso part.pass. retrocèssoretrodatare v. r ètrodàtoretrogradare v. retrògradoretrogrado agg. retrògradoretroscena s.f. r ètroscènaretrospettivo agg. r ètrospettìvoretrovia s.f. r ètrovìaretta s.f. rèttarettile s.m. rèttileretto s.m. rètto

reuma s.m. rèumareverendo s.m. reverèndo

reverenziale agg. reverenziàlerevisionare v. revis    iónorevisione s.f. revis    iónerevisore s.m. revis    órerevoca s.f. rèvoca

revocare v. rèvocorevolver s.m. revòlver rex s.m. rèxRezia top. rèziarezzo s.m. réz    z    oRezzonico cogn. rezzònicoRhodesia top. rodès    iariaccendere v. riaccèndere riac-cèndorialzo s.m. riàlzoriannettere v. riannèttere riannètto(coniug. come annettere)riannodare v. riannòdoriarso part.pass. riàrsoriassettare v. riassèttoriavere v. riavére riòribollire v. ribólloRibot cogn. ribóribrezzo s.m. ribréz    z    oRicasoli cogn. ricàsoli o ricàs    oliricciolo s.m. ricciòloricerca s.f. ricércaricercare v. ricérco

ricetta s.f. ricèttaricevere v. ricévere ricévorichiedere v. richièdere richièdo(coniug. come chiedere)richiesto part.pass. richièstoricollegare v. ricollégoricolmo agg. ricólmoricompensa v. ricompènsaricomporre v. ricompórre ricom- póngo (coniug. come porre)ricomposto part.pass. ricompósto

riconoscere v. riconóscere riconó-sco (coniug. come conoscere)ricoperto part.pass. ricopèrtoricoprire v. ricòpro (coniug. comecoprire)ricordare v. ricòrdoricordo s.m. ricòrdoricorrere v. ricórrere ricórro (co-niug. come correre)ricorso part.pass. ricòrsoricotta s.f. ricòttaricoverare v. ricóvero

ricovero s.m. ricóveroricusa s.f. ricùs    a

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ricusare s.f. ricùs    oridere v. rìs    i o rìsi rìs    o o rìsoridestare v. ridéstoridimensionare v. ridimensiónoRidolfo pers.m. ridòlfo

ridonare v. ridónoridondare v. ridóndoridosso s.m. ridòssoridotto part.pass. ridóttorieccitare v. rièccitoriecco avv. rièccorieducare v. rièducoriempire v. riémpio (coniug. co-me empire e empiere)rientrare v. riéntrorientro s.m. riéntro

Rienzo pers.m. riènzoriesumare v. riès    umo o ries    ùmoRieti top. riètirievocare v. rièvocoRifeo pers.m. rifèoriflesso part.pass. riflèssoriflettere v. riflèttereriflèttoriflèssi riflèssorifondere v. rifóndere rifóndo(coniug. come fondere)riforma s.f. rifórmariformare v. rifórmoRifredo top. rifrédorifuso part.pass. rifùs    origenerare v. rigènerorigettare v. rigèttorigetto s.m. rigèttorigoglio s.m. rigógliorigonfiare v. rigónfiorigonfio agg. rigónfiorilento s.m. rilèntorilevare v. rilèvorilievo s.m. rilièvo

rimalmezzo s.m. rimalmèz     z     orimanere v. rimanére rimàs    irimasuglio s.m. rimas    ùgliorimbalzare v. rimbàlzorimbalzo s.m. rimbàlzorimbeccare v. rimbéccorimboccare v. rimbóccorimbocco s.m. rimbóccorimbombare v. rimbómborimbombo s.m. rimbómborimborsare v. rimbórso

rimborso s.m. rimbórsorimboscare v. rimbòscorimbrottare v. rimbròtto

rimbrotto s.m. rimbròttorimediare v. rimèdiorimedio s.m. rimèdiorimembrare v. rimèmbrorimenare v. riméno

rimescolare v. riméscolorimesso part.pass. riméssorimestare v. riméstorimettere v. riméttere rimétto (co-niug. come mettere)rimodernare v. rimodèrnorimonta s.f. rimóntarimontare v. rimóntorimorchiare v. rimòrchiorimorchio s.m. rimòrchiorimordere v. rimòrdere rimòrdo

(coniug. come mordere)rimorso part.pass. rimòrsorimosso part.pass. rimòssorimpetto avv. rimpèttorimpiazzare v. rimpiàzzorimpiazzo s.m. rimpiàzzorimpolpare v. rimpólporimproverare v. rimpròverorimprovero s.m. rimpròverorimuovere v. rimuòvere rimuòvo(coniug. come muovere)rincalzare v. rincàlzorincalzo s.m. rincàlzorinchiudere v. rinchiùs    i o rinchiù-si (coniug. come chiudere)rinchiuso part.pass. rinchiùs    o orinchiùsorincocefalo s.m. rincocèfalorincuorare v. rincuòrorincorrere v. rincórrere rincórro(coniug. come correre)rincrescere v. rinscréscere ricré-sco

(coniug.come crescere)rinfocolare v. rinfòcolorinforzare v. rinfòrzorinforzo s.m. rinfòrzorinfusa s.f. rinfùs    aringalluzzire v. ringalluzzìscoringoiare v. ringóioringraziare v. ringràziorinnegare v. rinnégorinnovare v. rinnòvorinoceronte s.m. rinocerónte

rinopiteco s.m. rinopitècorinoscopio s.m. rinoscòpiorintoccarev rintócco

rintocco s.m. rintóccorintronare v. rintrònorinuncia s.f. rinùncia o rinunziarinùnziarinunciare v. rinùncio o rinunzia-

re rinùnziorinvenire v. rinvèngo (coniug.come venire)riotta s.f. riòttaripercuotere v. ripercuòtere riper-cuòto (coniug. come percuotere)ripetere v. ripètere ripèto ripetéiripiegare v. ripiègoripiego s.m. ripiègoripieno agg. e s.m. ripiènoRipoli top. rìpoli

riporre v. ripórre ripóngo (coniug.come porre)riportare v. ripòrtoriporto s.m. ripòrtoriposare v. ripòs    o o ripòsoriposo s.m. ripòs    o o ripòsoriposto part. pass. ripóstoriprendere v. riprèndere riprèndo(coniug. come prendere)ripreso part.pass. riprés    o o riprésoriprodotto part.pass. riprodóttoriproporre v. ripropórre ripropón-go (coniug. come porre)riprova s.f. ripròvariprovare v. ripròvorisacca s.f. ris    àcca o risàccarisaia s.f. ris    àia o risàiarisalire v. risàlgo (coniug. comesalire)risaltare v. risàltorisanare v. risànorisapere v. risapére risò (coniug.come sapere)

risarcire v. ris     arcìsco o risarcìscorisata s.f. ris    àta o risàtariscontrare v. riscóntroriscontro s.m. riscóntroriscosso part.pass. riscòssoriscuotere v. riscuòtere riscuòto(coniug. come scuotere)riserbo s.m. risèrbo o ris    èrboriserva s.f. risèrva o ris    èrvariservare v. risèrvo o ris    èrvoriservatezza s.f. riservatézza o

ris     ervatézzariservato agg. riservàto oris    ervàto

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risicare v. rìs    icorisicato agg. ris    icàto o risicàtorisiedere v. risièdere o ris    ièdererisièdo o ris    ièdoriso s.m. rìs    o o rìso

risolto part.pass. e agg. risòlto oris    òltorisoluto agg. e part.pass. risolùtoo ris    olùtorisoluzione s.f. risoluzióne oris    oluziónerisolvere v. risòlvere o ris    òlvererisòlvo o ris    òlvo risòlto o ris    òltorisonare v. risuònorisonatore s.m. risonatórerisorgere v. risórgere risórgo (co-niug. come sorgere)risorgimento s.m. risorgiméntorisorsa s.f. risórsa ris    órsarisorto part.pass. e agg. risórtorisotto s.m. ris    òtto o risòttorispecchiare v. rispècchiorispettare v. rispèttorispetto s.m. rispèttorisplendere v. risplèndere risplèn-do (coniug. come splendere)rispondere v. rispóndere rispóndorispós    i o rispósi

risposto part.pass. rispóstoristorare v. ristòroristoro s.m. ristòrorisucchiare v. risùcchiorisucchio s.m. risùcchiorisulta s.f. ris    ùlta o risùltarisultare v. ris    ùlto o risùltorisurrezione s.f. risurrezióne oresurrezione resurreziónerisuscitare v. risùscitorisvegliare v. ris    vèglio

risveglio s.m. ris     vègliorisvoltare v. ris    vòltorisvòlto s.m. ris    vòltoritegno s.m. ritégnoritemprare v. ritèmproritenere v. ritenére ritèngo (co-niug. come tenere)ritentare v. ritèntoritoccare v. ritóccoritocco s.m. ritóccoritorcere v. ritòrcere ritòrco (co-niug. come torcere)

ritornare v. ritórnoritorno s.m. ritórno

ritorto part.pass.e agg.,ritòrtoritrosia s.f. ritros    ìa o ritrosìaritrovare v. ritròvoritrovo s.m. ritròvorivedere v. rivedére rivédo

rivelare v. rivélorivendere v. rivéndere rivéndo(coniug. come vendere)rivendicare v. rivéndicorivendita s.f. rivénditarivenire v. rinvèngo (coniug. co-me venire)Rivera top. e cogn. rivèrariverberare v. rivèrberoriverbero s.m. rivèrberoriverenziale agg. riverenziàleriversare v. rivèrsoriverso agg. rivèrsorivestire v. rivèstorivolgere v. rivòlgere rivòlgo (co-niug. come volgere)rivolo s.m. rìvolorivolta s.f. rivòltarivolto part.pass., agg., s.m. rivòl-torivoluzionare v. rivoluziónorizoma s.m. riz    òmarizzare v. rìzzo

Rizzo cogn. rìzzoroba s.f. ròbaRobbia cogn. róbbiaRoberto pers. m. robèrtorobot s.m. robó o ròbotrocca s.f. (conocchia) róccarocca s.f. (roccia, fortezza) ròccaroccaforte s.f. r òccafòrteRoccaraso top. r òccaràso or òccaràs    oroccia s.f. ròccia

roco agg. ròcoRocco pers. m. ròccorococò s.m. rococòrodare v. ròdorodeo s.m. rodèorodere v. ródere ródo rós    i o rósirós    o o rósoRodesia top. f. rodès    iarodio agg. ròdioRodolfo pers. m. rodòlfoRodomonte pers. m. rodomónteRodope top. m. ròdope

Roero top. e cogn. roèroRoffredo pers. m. roffrédo

rogare v. rògoroggia s.f. (canale) ròggiarogito s.m. rògitorogna s.f. rógnarogo s.m. rógo o rògo

Roma top. rómaromagnolo etn. romagnòloromanza s.f. romànz    aromanziere s.m. romanz    ièreromanzo s.m. romànz    orombare v. rómborombo s.m. rómboromboide s.m. e agg. rombòideromeno etn. romèno o rumenorumènoRomeo pers. m. romèoRomolo pers. m. ròmolo o rómo-lorompere v. rómpere rómpo rùppiróttorompicollo s.m. rompicòlloRonchei o Ronchey cogn. ronchèiRonchi top. rónchiRonco top. róncoronda s.f. róndarondò s.m. rondòronzare v. rónz    oRonzinante n. pr. m. ronz    inànte

ronzino s.m. ronz     ìnoronzio s.m. ronz    ìororido agg. ròridorosa s.f. ròs    arosaio s.m. ros    àioRosalba pers. f. ros    àlbaRosalia pers. f. ros    alìaRosalinda pers. f. ros    alìndaRosalino pers. m. ros    alìnoRosamunda pers. f. ros    amùndaRosanna pers. f. ros    ànna

Rosano top. ros     ànoRosario pers. m. ros    àrioRosarno top. ros    àrnoRosaspina cogn. r òs    aspìnaRosaura pers. f. ros    àurarosella s.f. ros    èllaroseo agg. ròs    eoroseto s.m. ros    étorosetta s.f. ros    éttaRosi cogn. ròs    irosicchiare v. ros    ìcchioRosiello cogn. ros    ièllo

Rosina pers. f. ros    ìnaRosita pers. f. ros    ìta o rosìta

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roso part.pass. rósorosolaccio s.m. ros    olàcciorosolare v. ròs    olorosolia s.f. ros    olìarosolio s.m. ros    òlio

rosone s.m. ros     ónerospo s.m. ròsporosso agg. róssorostro s.m. ròstroroteare v. ròteorotolare v. ròtolorotolo s.m. ròtolorotondo agg. rotóndorotta s.f. (strumento musicale)ròttarotta s.f. (percorso) rótta

Rotterdam top. r òterdàmrotto part.pass. róttorotula s.f. ròtularovere s.m. o f. róvereRovereto top. roverétorovesciare v. rovèsciorovescio agg. e s.m. rovèscioroveto s.m. rovétorovo s.m. róvorozzezza s.f. roz    z    ézzarozzo agg. róz    z    orubesto agg. rubèstorubicondo agg. rubicóndorubrica s.f. rubrìcaRuggero pers. m. ruggèrorumeno etn. rumèno o romenoromènoruolo s.m. ruòloruota s.f. ruòtaruotare v. ruòtoRutenia top. f. rutèniaruteno etn. rutènoRuzzante cogn. ruz    z    ànte

ruzzare v. rùz     z     oruzzolare v. rùzzoloruzzolone s.m. ruzzolóne

S

sabellico etn.stor. sabèllicoSabellio pers. m. sabèlliosabotare v. sabòtosaccaroide agg. saccaròide

saccarosio s.m. saccaròs     iosacerdote s.m. sacerdòtesacerdotessa s.f. sacerdotéssa

sacerdozio s.m. sacerdòziosacrilegio s.m. sacrilègiosacrilego agg. sacrìlegosacrosanto agg. sacrosàntosadduceo s.m. sadducèo

safena s.f. safènaSagredo cogn. sagrédosalamelecco s.m. salamelèccosalamoia s.f. salamòiaSalento top. salèntoSalerno top. salèrnosaliceto s.m. salicétoSalmasio cogn. salmàs    iosalmodiare v. salmòdiosalmodico agg. salmòdicosalmonellosi s.f. salmonellòs    i

Salò top. salòSalomè pers. f. salomèsalomonico agg. salomònicosalsa s.f. sàlsasalsamentario s.m. salsamentàriosalsedine s.f. salsèdinesalsiccia s.f. salsìcciasalso agg. sàlsosaltabeccare v. saltabéccosalterio s.m. saltèriosalubre agg. salùbreSaluzzo top. salùzzosalvadoregno etn. salvadorégnosalvagocce s.m. salvagócceSamoa top. samòaSamosata top. samòs    ataSampdoria n.pr.f. sampdòriaSamuele pers. m. samuèlesanguinolento agg. sanguinolèntosanguisuga s.f. sanguisùgaSannazzaro cogn. sannaz    z    àroSanremo top. sanrèmosansa s.f. sànsa

Sansepolcro top. sansepólcroSansone pers. m. sansóneSansovino cogn. sansovìnosantoreggia s.f. santoréggiaSantoro cog,. santòroSanzio cogn. sànziosanzionare v. sanziónosanzione s.f. sanzióneSanzogno cogn. sanz    ógnoSapegno cogn. sapégnosapere v. sapére sò sapéte saprò

sèppisapienziale sapienziàleSapporo top. sappóro

saraceno agg. saracènosaracinesca s.f. saracinéscaSaragozza top. saragòzzaSarajevo top. saraièvoSaratoga top. saratòga

sarcofago s.m. sarcòfagosarcoma s.m. sarcòmaSardegna top. sardégnasardegnolo etn. sardegnòlosardonico agg. sardònicosarmata etn. sàrmataSarmazia top. sarmàzziaSaronno top. sarònnosartia s.f. sàrtiaSarzana top. sarz    ànasassofono s.m. sassòfono

sassone etn. sàssoneSassonia top. sassòniasatiriasi s.f. satirìas    isatollare v. satóllosatollo agg. satólloSaverio pers. m. savèrioSavioli cogn. saviòliSavoia top. e cogn. savòiaSavoldo pers. m. savòldoSavonarola cogn. savonaròlasaziare v. sàziosazietà s.f. sazietàsazio agg. sàziosbalestrare v. s      balèstrosballottolare v. s      ballòttolosbalzare v. s      bàlzosbarazzare v. s      baràzzosbarazzino agg. s      barazzìnoSbarbaro cogn. s      bàrbarosberla s.f. s      bèrlasberleffo s.m. s      berlèffosbieco agg. s      biècosbilenco agg. s      bilènco o s      bilénco

sbloccare v. s      blòccosblocco s.m. s      blòccosboccare v. s      bóccosbocciare v. s      bòcciosbocco s.m. s      bóccosboffo s.m. s      bòffosbollentare v. s      bollèntosbolognare v. s      bológnosbornia s.f. s      bòrniasborniare v. s      bòrniosborrare v. s      bórro

sborsare v. s      bórsosbottonare v. s      bottónosbozzare v. s      bòzzo

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sbrecciare v. s      brécciosbrodolare v. s      bròdolosbrogliare v. s      brògliosbronza s.f. s      brónz    asbronzarsi v. mi s      brónz    o

sbronzo agg. s      brónz     osbullonare v. s      bullónoscadenzario s.m. scadenzàrioscadere v. scadére (coniug. comecadere)scafoide s.m. e agg. scafòidescafopode s.m. scafòpodescagionare v. scagiónoscaglionare v. scagliónoscagnozzo s.m. scagnòzzoscalera s.f. scalèrascaleno agg. scalènoscaleo s.m. scalèoscalogna s.f. scalógnascalogno s.m. scalógnoscaloppa s.f. scalòppascalzare v. scàlzoscalzo agg. scàlzoscamorza s.f. scamòrzascamosciare v. scamòscioScamozzi cogn. scamòzziscandinavo etn. scandinàvo oscandìnavo

scannatoio s.m. scannatóioscansare v. scànsoscansia s.f. scansìascansione s.f. scansiónescanso s.m. scànsoscantonare v. scantónoscapestrato agg. scapestràtoscarrozzare v. scarròzzoScelba cogn. scèlbascelto part.pass. e agg. scéltosce-mare v. scémo

scemenza s.f. scemènzascemo agg. e s.m. scémoscempio s.m. e agg. scémpioscena s.f. scènascendere v. scéndere scéndo scés    io scési scés    o o scésoscendiletto s.m. scendilèttoscènico agg. scènicoscenografo s.m. scenògrafoscerpa s.m. scèrpasceso part.pass. scés    o o scésoscettico agg. scèttico

scettro s.m. scèttrosceverare v. scévero

Scevola cogn. scèvolascevro agg. scévroscheda s.f. schèdaschedare v. schèdoscheggia s.f. schéggia

scheletrico schelètricoscheletro s.m. schèletroschema s.m. schèmascherma s.f. schérmaschermare v. schérmoschermo s.m. schérmoscherno s.m. schérnoscherzare v. schérzoscherzo s.m. schérzoschettinare v. schèttinoschettino s.m. schèttinoschiamazzare v. schiamàzzoschiamazzo s.m. schiamàzzoSchiavonia top. schiavonìaschiena s.f. schiènaschiera s.f. schièraschierare v. schièroschietto agg. schiètto o schiéttoschifosaggine s.f. schifos    àggine oschifosàggineschioccare v. schiòccoschiocco s.m. schiòccoschiodare v. schiòdo

schioppo s.m. schiòpposchiribizzo s.m. schiribìz    z    oschiuso part.pass. schiùs    o oschiùsoschizofrenia s.f. schiz    ofrenìaschizofrenico agg. schiz    ofrènicoschizoide s.m. schiz    òideschizzare v. schìzzoschizzinoso agg. schizzinós    o oschizzinósoschizzo s.m. schìzzo

sciabordare v. sciabórdoSciaffusa top. sciaffùs    aScialoia o Scialoja cogn. scialòiascienziato s.m. scienziàtoSciesa cogn. sciès    ascifozoo s.m. scifoz    òoscimmiottare v. scimmiòttoscimmiotto s.m. scimmiòttoscimpanzé s.m. scimpanzè oscimpanzéscioccare v. sciòccosciocco agg. sciòcco

sciogliere v. sciògliere sciòlgosciòlsi sciòlto

sciolto part.pass. e agg. sciòltoscioperare v. sciòperosciopero s.m. sciòperosciorinare v. sciorìnoScirea cogn. scirèa

scirocco s.m. sciròccosciroppare v. sciròpposciroppo s.m. sciròppoScizia top. scìziasclera s.f. sclèrasclerosi s.f. scleròs    i o sclèros    isclerotico agg. scleròticoscocca s.f. scòccascoccare v. scòccoscocciare v. scòccioscodinzolare v. scodìnzoloScoffera top. scoffèrascoglio s.m. scòglioscolare v. scóloscolca s.f. scólcascolio s.m. scòlioscoliosi s.f. scoliòs    iscoliotico agg. scoliòticoscollare v. scòlloscollegare v. scollégoscollo s.m. scòlloscolo s.m. scóloscolopendra s.f. scolopèndra

scolopico agg. scolòpicoscolopio s.m. scolòpioscolorare v. scolóroscolpare v. scólposcolta s.f. scóltascommettere v. scommétterescommétto (coniug. come mette-re)scomodare v. scòmodoscomodo s.m. e agg. scòmodoscompensare v. scompènso

scompenso s.m. scompènsoscomporre v. scompórre scompó-gno (coniug. come porre)scomposizione s.f. scompos    iziónescomposto part.pass. scompóstoscomputare v. scòmputoscomputo s.m. scòmputosconcertare v. sconcèrtosconcerto s.m. sconcèrtosconciare v. scónciosconcio agg. scónciosconcludere v. sconclùdo scon-

clùs    i sconclùs    osconclusionato agg. scon-

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clus    ionàtosconfessare v. sconfèssosconfortare v. sconfòrtosconforto s.m. sconfòrtosconnesso part.pass. sconnèsso

sconnettere v. sconnèttere scon-nètto sconnettéi sconnèssoscontare v. scóntoscontentare v. scontèntoscontento agg. e s.m. scontèntosconto s.m. scóntosconvenire v. sconvèngo (coniug.come venire)sconvolgere v. sconvòlgere scon-vòlgo (coniug. come volgere)sconvolto part.pas. sconvòlto

scopa s.f. scópascopare v. scóposcoperchiare v. scopèrchioscoperto part.pass. scopèrtoscopeto s.m. scopétoscopo s.m. scòposcoppiare v. scòppioscoppio s.m. scòppioscoppola s.f. scòppolascoprire v. scòproscorbuto s.m. scorbùto o scòrbutoscorciare v. scórcioscorciatoia s.f. scorciatóiascorcio s.m. scórcioscordare v. scòrdoscoreggia s.f. scoréggiascorfano s.m. scòrfanoscorgere v. scòrgere scòrgo scòrsiscòrtoscoria s.f. scòriascornare v. scòrnoscorno s.m. scòrnoscorrazzare v. scorràzzo

scorrere v. scórrere scórro (co-niug. come correre)scorretto agg. scorrèttoscorso part.pass. scórsoscorsoio agg. scorsóioscorta s.f. scòrtascortare v. scòrtoscortecciare v. scortéccioscortese agg. scortés    escortesia s.f. scortes    ìascorticare v. scórtico o scòrtico

scorto part.pass. scòrtoscorza s.f. scòrza o scòrz    ascoscendere v. scoscéndere sco-

scéndo (coniug. come scendere)scosceso part.pass. scoscés    o oscoscésoscosciare v. scòscioscoscio s.m. scòscio

scosso part.pass. scòssoscostare v. scòstoscotennare v. scoténnoscoto etn. (della Scozia) scòtoScoto cogn. scòtoscovare v. scóvoscovolo s.m. scóvoloScozia top. scòziascozzese etn. scozzés    e o scozzésescozzonare v. scozzónoscreanzato agg. screanzàto

screditare v. scréditoscremare v. scrèmoscrepolare v. scrèpoloscreziare v. scrèzioscrezio s.m. scrèzioscrittoio s.m. scrittóioscroccare v. scròccoscrocchio s.m. scròcchioscrocco s.m. scròccoscrofa s.f. scròfascrofola s.f. scròfolascrofolosi s.f. scrofolòs    iscrollare v. scròlloscrollo s.m. scròlloscroscia s.f. scròsciascrosciare v. scròscioscroscio s.m. scròscioscrostare v. scròstoscroto s.m. scròtoscugnizzo s.m. scugnìzzoscuola s.f. scuòlascuotere v. scuòtere scuòto scòssiscòsso

scusa s.f. scùs     ascusare v. scùs    o scus    àtosdebitare v. s    débitosdegnare v. s    dégnosdegno s.m. s    dégnosdoppiare v. s    dóppiose cong. sésé pron. sése’ v. (sei) sèsebbene cong. sebbènesebo s.m. sèbo

seborrea s.f. seborrèaseborroico agg. seborròicosecare v. sèco

seccare v. séccosecchia s.f. sécchiasecchio s.m. sécchiosecco agg. séccosecentesco secentésco o seicente-

sco sèicentéscosecernere v. secèrnere secèrnosecrètoseco pron. (con sé) sécosecolo s.m. sècolosecondare v. secóndosecondo agg. secóndosecreto part. pass. e s.m. secrètosedano s.m. sèdanosedare v. sèdosede s.f. sède

sedere v. sedére sièdo sederò osiederò sedètti o sedéi sèggasedia s.f. sèdiasedici num. sédicisedotto part.pass. sedóttosega s.f. ségasegare v. ségoSegesta top. segèstaseggio s.m. sèggioseggiola s.f. sèggiolasegnaletico agg. segnalèticosegnare v. ségnosegnico agg. ségnicosegno s.m. ségnosego s.m. ségoSegovia top. e cogn. segòviasegreta s.f. segrétasegreto agg. e s.m. segrétoseguire v. séguo seguìi o seguèttiseguìtoseguitare v. séguitoseguito s.m. séguitosei num. sèi

SEI n.pr.f. sèiseicentesco agg. sèicentésco osecentesco secentéscoseicento num. sèicèntoseimila num. sèimìlaselce s.f. sélceSele top. sèleSelene pers.f. selèneselenico agg. selènicoselezionare v. seleziónosella s.f. sèlla

sellare v. sèlloSellerio cogn. sellèrioselva s.f. sélva

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Sem pers. m. sèmsemaforico agg. semafòricosembrare v. sémbroseme s.m. sémesemeiotico agg. semeiòtico

Semele pers.f. sèmelesemente s.f.seméntesemestre s.m. semèstresemicerchio s.m. semicérchiosemina s.f. séminasemiotico agg. semiòticosemiserio agg. semisèriosemitono s.m. semitònosemola s.f. sémolasempiterno agg. sempitèrnosemplice agg. sémplicesempre avv. sèmpresempreverde agg. sèmprevérdeSempronio pers. m. sempròniosenape s.f. sènapeSeneca pers. m. sènecaSenegal top. senegàl o sènegalsenior agg. sènior seniore s.m. e agg. senióre o se-niòreSenna top. sènnasenno s.m. sénnoseno s.m. séno

Senofane pers. m. senòfanesenofobo agg. senòfobosenone etn. stor. sènonesensale s.m. sensàlesensazione s.f. sensaziónesensibile agg. sensìbilesensitivo agg. sensitìvosenso s.m. sènsosensoriale agg. sensoriàlesensorio agg. e s.m. sensòriosensuale agg. sensuàle

sentenzioso agg. sentenziós     o osentenziósosentire v. sèntosepolcro s.m. sepólcrosepolto part.pass. sepóltoseppellire v. seppellìsco sepólto oseppellìtoseppia s.f. séppiasepsi s.f. sèpsisequela s.f. sequèlasequenziale agg. sequenziàlesequestrare v. sequèstro

sequestro s.m. sequèstroSequi cogn. sèqui

sequoia s.f. sequòiasera s.f. séraserbare v. sèrboserbatoio s.m. serbatóioSerbia top. sèrbia

serbo etn. sèrboSerchio top. sèrchioSeregno top. serégnosereno agg. serénoSergio pers. m. sèrgioserico agg. sèricoserie s.f. sèrieserio agg. sèrioSerlio pers. m. sèrliosermo s.m. sèrmoserotino agg. seròtinoserpe s.f. sèrpeserra s.f. sèrraSerra top. sèrraserrare v. sèrroSerse pers. m. sèrseserto s.m. sèrtoservare v. sèrvoServio pers. m. sèrvioservizio s.m. servìzioservo s.m. sèrvosesamo s.m. sès    amoSesia top. sès    ia

sessile agg. sèssilesesso s.m. sèssosesterzio s.m. sestèrzioSestio pers. m. sèstiosesto agg. sèstoSestri top. sèstriset s.m. sètSet pers. m. sètseta s.f. sétasete s.f. sétesetola s.f. sétola

setta s.f. sèttasette num. sèttesettebello s.m. sèttebèllosettecento num. sèttecèntosettembre s.m. settèmbresettemila num. sèttemìlasetter s.m. sètter Setti cogn. sèttisettico agg. sètticosettile agg. sèttilesettimo agg. sèttimosetto s.m. sètto

settuplo agg. sèttuplosevero agg. sevèro

Seveso top. sèves    osevizia s.f. sevìziaseviziare v. sevìziosexy agg. sèxysezionare v. sezióno

Sezze top. sèzzesfaccendare v. sfaccèndosfacelo s.m. sfacèlosfagiolare v. sfagiòlosfarzo s.m. sfàrzosfasare v. sfàs    osfebbrare v. sfèbbrosfegatarsi v. mi sfégatosfenodonte s.m. sfenodóntesfenoide s.m. sfenòidesfera s.f. sfèrasferico agg. sfèricosferoide s.m. sferòidesferrare v. sfèrrosferruzzare v. sferrùzzosferza s.f. sfèrzasferzare v. sfèrzosfingeo agg. sfìngeosfintere s.m. sfintèresfiorare v. sfiórosfiorire v. sfiorìscosfizio s.m. sfìziosfocare o sfuocare v. sfòco o

sfuòcosfociare v. sfóciosfocio s.m. sfóciosfoderare v. sfòderosfogare v. sfógosfoggiare v. sfòggiosfoggio s.m. sfòggiosfoglia s.f. sfògliasfogo s.m. sfógosfolgorare v. sfólgorosfollare v. sfòllo o sfóllo

sfondare v. sfóndosfondo s.m. sfóndosformare v. sfórmosfornare v. sfórnoSforza cogn. sfòrzasforzare v. sfòrzosforzesco agg. sforzéscosforzo s.m. sfòrzosfottere v. sfóttere sfóttosfrecciare v. sfrécciosfregare v. sfrégosfregiare v. sfrégio

sfregio s.m. sfrégiosfrenare v. sfréno o sfrèno

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sfrondare v. sfróndosfuso agg. sfùs    osgabuzzino s.m. s    gabuz    z    ìnosgelare v. s    gèlosgelo s.m. s    gèlo

sghembo agg. s     ghémbosgherro s.m. e agg. s    ghèrrosghignazzare v. s    ghignàzzosghignazzo s.m. s    ghignàzzosghimbescio s.m. s    ghimbèsciosghiribizzo s.m. s    ghiribìz    z    osgobbare v. s    gòbbosgobbo s.m. s    gòbbosgocciolare v. s    gócciolosgomberare v. s    gómberosgombero s.m. s    gómbero

sgombrare v. s     gómbrosgombro s.m. s    gómbrosgominare v. s    gòminosgonfiare v. s    gónfiosgonfio agg. s    gónfiosgorbia s.f. s    gòrbiasgorbiare v. s    gòrbiosgorbio s.m. s    gòrbiosgorgare v. s    górgosgorgo s.m. s    górgosgozzare v. s    gózzosgranocchiare v. s    granòcchiosgraziato agg. s    graziàtosgretolare v. s    grétolosgrommare v. s    grómmosgrondo s.m. s    gróndosgroppare v. s    gròpposgrossare v. s    gròssosguazzare v. s    guàzzosguinzagliare v. s    guinzàgliosherpa s.m. scèrpaSiberia top. sibèriasicché cong. sicché

siccome cong. siccómeSicheo pers.m. sichèosicosi s.f. sicòs    isicumera s.f. sicumèrasidereo agg. sidèreosiderosi s.f. sideròs    iSiena top. siènasiepe s.f. sièpesiero s.m. sièrosiesta s.f. sièstasifiloide agg. sifilòide

sifiloma s.m. sifilòmaSigieri pers.m. sigièriSigismondo pers.m. sigis    móndo

sigmoideo agg. sigmoidèoSigonio cogn. sigònioSileno pers.m. silènosilenziatore s.m. silenziatóresilenzio s.m. silènzio

silice s.f. sìlicesiliceo agg. silìceosilicosi s.f. silicòs    isilloge s.f. sìllogesilofono s.m. silòfonosilografo s.m. silògrafosilvestre agg. silvèstreSilvestro pers.m. silvèstrosimbiosi s.f. simbiòs    isimbolico agg. simbòlicosimiloro s.m. similòro

simmetrico agg. simmètricoSimonide pers.m. simònidesimpatetico agg. simpatèticosimposio s.m. simpòs    iosimulare v. sìmulosinafia s.f. sinafìasinagoga s.f. sinagògasinalefe s.f. sinalèfesinartrosi s.f. sinartròs    isincerare v. sincèrosincero agg. sincèrosincretico agg. sincrèticosincronico agg. sincrònicosincrono agg. sìncronosinderesi s.f. sindères    isindesi s.f. sìndes    isindetico agg. sindèticosindone s.f. sìndonesineddoche s.f. sinèddochesinergico agg. sinèrgicoSinesio pers.m. sinès    iosinestesi s.f. sinestès    isinestesia s.f. sinestes    ìa

sinfonico agg. sinfònicosinghiozzare v. singhiózzosinghiozzo s.m. singhiózzosinistroide agg. sinistròidesinistrorso agg. sinistròrsosinodico agg. sinòdicosinodo s.m. sìnodosinonimo agg. sinònimoSinope top. sinòpesinopia s.f. sinòpiaSinopoli top. sinòpoli

sinora avv. sinórasinossi s.f. sinòssisinottico agg. sinòttico

sinovia s.f. sinòviasintesi s.f. sìntes    isintetico agg. sintèticosintomo s.m. sìntomosintropico agg. sintròpico

sinusale agg. sinus     àlesinusite s.f. sinus    ìtesinusitico agg. sinus    ìticosinusoide agg. sinus    òideSiponto top. sipóntoSiracusa top. siracùs    asirena s.f. sirènaSisifo pers.m. sìs    ifosismografo s.m. sis    mògrafoSismondi cogn. sis    móndisistema s.f. sistèma

sistemare v. sistèmosistemico agg. sistèmicosistolico agg. sistòlicositibondo agg. sitibóndosituare v. sìtuoSlavonia top. s    lavòniaslegare v. s    légoslogan s.m. s    lòganslogare v. s    lògosloggiare v. s    lòggioslombare v. s    lómboSlovenia top. s    lovèniasloveno etn. s    lovènosmaliziare v. s    malìziosmattonare v. s    mattónosmegma s.f. s    mègmasmembrare v. s    mèmbrosmemorare v. s    mèmorosmerciare v. s    mèrciosmercio s.m. s    mèrciosmerdare v. s    mèrdosmerlare v. s    mèrlosmerlo s.m. s    mèrlo

smesso part.pass. s     méssoSmetana cogn. s    mètanasmettere v. s    méttere s    métto (co-niug. come mettere)smidollare v. s    midóllosmilzo agg. s    mìlzosminuzzare v. s    minùzzosmisurato agg. s    mis    uràtosmoccicare v. s    móccicosmoccolare v. s    móccolo os    mòccolo

smog s.m. s     mògsmoking s.m. s    mòchingsmollare v. s    mòllo

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smonacare v. s    mònacosmontare v. s    móntosmorfia s.f. s    mòrfiasmorto agg. s    mòrtosmorzare v. s    mòrzo

smosso part.pass. s     mòssosmottare v. s    mòttosmozzicare v. s    mózzicosmuovere v. s    muòvosnebbiare v. s    nébbiosnervare v. s    nèrvosnob s.m. s    nòbsnobbare v. s    nòbbosnocciolare v. s    nòcciolosnodare v. s    nòdosnodo s.m. s    nòdosobbalzo s.m. sobbàlzosobbollire v. sobbóllosobborgo s.m. sobbórgoSobrero cogn. sobrèrosobrio agg. sòbriosocchiudere v. socchiùs    i o soc-chiùsisocchiuso part.pass. socchiùs    o osocchiùsosoccombere v. soccómbosoccorrere v. soccórrosoccorso s.m. soccórso

socio s.m. sòcioSocrate pers.m. sòcratesoda s.f. sòdasodalizio s.m. sodalìziosodico agg. sòdicosodio s.m. sòdiosodo agg. sòdoSodoma top. sòdomasofferto part.pass. soffèrtosoffiare v. sóffiosoffice agg. sòffice

soffio s.m. sóffiosoffocare v. sòffocosoffolce v. soffólcesoffondere v. soffóndo (coniug.come fondere)soffrire v. sòffro soffèrtosoffuso part.pass. soffùs    oSofia pers.f. sofìaSofia top. sòfiaSofocle pers.m. sòfoclesofocleo agg. sofoclèosofora s.f. sòfora

Sofrone pers.m. sofróne o sòfroneSofronio pers.m. sofrònio

soggetto agg. soggèttosoggiogare v. soggiógosoggiornare v. soggiórnosoggiorno s.m. soggiórnosoggolo s.m. soggólo

soglio s.m. sògliosogliola s.f. sògliolasognare v. sógnosogno s.m. só-gnosoia s.f. sòiasol s.m. (nota musicale) sòlsolcare v. sólcosolco s.m. sólcosoldo s.m. sòldosole s.m. sólesolecchio s.m. solécchiosolere v. solére sòglio suòli suòlesoléte sògliono solévo sòlitosolerte agg. solèrtesolfa s.f. sòlfasolforare v. sólforosolforico agg. solfòricosolforosi s.f. solforòs    isolido agg. sòlidosolito part.pass. sòlitosollazzare v. sollàzzosollazzo s.m. sollàzzosollecitare v. sollécito

sollecito agg. sollécitosolleticare v. solléticosolletico s.m. solléticosollevare v. sollèvosollievo s.m. sollièvosolo agg. sólosolstizio s.m. solstìziosolvere v. sòlvosoma s.f. sòmasomalo etn. sòmalosombrero s.m. sombrèro

somma s.f. sómmasommare v. sómmosommergere v. sommèrgo som-mèrsi sommèrsosommerso part.pass. sommèrsosommesso part.pass. somméssosommettere v. somméttere som-mésso (coniug. come mettere)sommo agg. sómmosommommolo s.m. sommómmo-losommosso part.pass. sommòsso

sommozzatore s.m. sommozzató-re

sommuovere v. sommuòveresommuòvo (coniug. come muo-vere)sonda s.f. sóndaSonda top. sónda

sondare v. sóndoSondrio top. sóndrioSonia pers.f. sòniasonico agg. sònicosonnecchiare v. sonnécchiosonno s.m. sónnosonnolento agg. sonnolèntosonoro agg. sonòroSonzogno cogn. sonz    ógnosoppesare v. soppés    o o soppésosopportare v. soppòrtosoppresso part.pass. sopprèssosopra avv. sóprasopraddetto agg. sopraddétto osopradetto sopradéttosoprammobile s.m. soprammòbilesoprannome s.m. soprannómesoprannominare v. soprannòminosoprapprezzo s.m. soprapprèzzo osovrapprezzo sovrapprèzzosoprassedere v. soprassièdosopravanzare v. sopravànzosopravveste s.f. sopravvèste

soprelevare v. soprelèvo o so- praelevare sopraelèvosoprintendere v. soprintènderesoprintèndo (coniug. come tende-re) o sovrintendere sovrintèndosopruso s.m. soprùs    osorba s.f. sòrbasorbo s.m. sòrbosorcio s.m. sórciosordo agg. sórdosorgere v. sórgo sórsi sórto

sorprendere v. sorprèndosorreggere v. sorrèggoSorrento top. sorrèntosorretto part.pass. sorrèttosorridere v. sorrìs    i o sorrìsisorriso s.m. sorrìs    o o sorrìsosorso s.m. sórsosorta s.f. sòrtasorte s.f. sòrtesortilegio s.m. sortilègiosorto part.pass. sórtosorvegliare v. sorvéglio

sorvolare v. sorvólososia s.m. sòs    ia

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-ànza -éggio/a -èllo/a/e -ènne -ènnio -ènte -ènza -ésco -és    e o -ése -ès    imo -étto/a -évole -ézza -ièra/e/i/o -iz    z    àre -ménte -ménto -ògico -òlogo -óna/e -óre -òrio -ós    o o -óso -òtto –zióne (vedi pagg. 309-310)

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sospendere v. sospèndo pospés    i osospési sospés    o o sospésosospensione s.f. sospensiónesospensivo agg. sospensìvosospeso part.pass. sospés    o o so-

spésosospettare v. sospèttosospetto part.pass. sospèttososta s.f. sòstasostare v. sòstosostegno s.m. sostégnosostenere v. sostenére sostèngo(coniug. come tenere)sostentare v. sostèntoSostrato pers.m. sòstratosottaceto s.m. sottacéto

sottecchi avv. sottécchisottendere v. sottèndere sottèndo(coniug. tendere)sottentrare v. sotténtrosotterra avv. sottèrrasotterrare v. sottèrrosotteso part.pass. sottés    o o sottésosottintendere v. sottintèndere sot-tintèndo (coniug. come tendere)sottinteso part.pass. sottintés    o osottintésosotto prep. sóttosottobosco s.m. sottobòscosottocchio avv. sottòcchiosottomesso part.pass. sottoméssosottomettere v. sottométtere sot-tométto (coniug. come mettere)sottoporre v. sottopórre sottopón-go (coniug. come porre)sottoposto part.pass. sottopóstosottordine s.m. sottórdinesottosopra avv. sottosóprasottovoce avv. sottovóce

sottraendo s.m. sottraèndosoverchiare v. sovèrchiosoverchio agg. sovèrchiosovietico agg. sovièticosovrabbondare v. sovrabbóndosovrapporre v. sovrappóngosovrapposizione s.f. sovrap- pos    iziónesovrapposto part.pass. sovrappó-stosovreccitare v. sovrèccito

sovresporre v. sovrespórre sovre-spóngo (coniug. come porre)sovresso prep. sovrésso

sovrimposta s.f. sovrimpòsta osovrimpóstasovrintendere v. sovrintènderesovrintèndo (coniug. come tende-re)

sovvenire v. sovvèngo (coniug.come venire)sovvenzionare v. sovvenziónosovvertire v. sovvèrtoSozzi cogn. sòzzisozzo agg. sózzosozzura s.f. sozzùraspaesato agg. spaes    àtospagnolo etn. spagnòlospannocchiare v. spannòcchiosìarecchiare v. sparécchio

spargere v. spàrsi spàrsosparso part.pass. spàrsospasimare v. spàs    imospasimo s.m. spàs    imospasmodico agg. spas    mòdicoSpaventa cogn. spavèntaspaventare v. spavèntospavento s.m. spavèntospaziare v. spàziospazientire v. spazientìscospazio s.m. spàziospazzaneve s.m. spazzanévespazzare v. spàzzospazzatura s.f. spazzatùraspazzola s.f. spàzzolaspazzolare v. spàzzolospecchiare v. spècchiospecchio s.m. spècchiospecie s.f. spèciespeco s.m. spècospecola s.f. spècolaspecolo s.m. spècolospeculare v. spèculo

speculum s.m. spèculumspegnere v. spègnere o spégnerespèngo o spéngo spènsi o spénsispènto o spéntospegnitoio s.m. spegnitóiospellare v. spélospellare v. spèllospelonca s.f. spelóncaspelta s.f. spèltaspeme s.f. (speranza) spèmespendere v. spèndere spèndo

spés     i o spési spés     o o spésospendereccio agg. spenderécciospento part.pass. spènto o spénto

spenzolare v. spènz    olospera s.f. spèrasperare v. spèrosperdere v. spèrdere spèrdo (co-niug. come perdere)

sperma s.m. spèrmaspermatozoo s.m. spèrmatoz    òospermio s.m. spèrmiosperonare v. sperónosperperare v. spèrperosperpero s.m. spèrperosperso part.pass. spèrsosperticarsi v. mi spèrticospeso part.pass. spés    o o spésospesso avv. spéssospettare v. spètto

spettegolare v. spettégolospettinare v. spèttinospettro s.m. spèttrospettrometro s.m. spettròmetrospettroscopio s.m. spettroscòpioSpezia, la top. la spèziaspeziale s.m. speziàlespezie s.f. spèziespezieria s.f. spezierìaspezzare v. spèzzospezzettare v. spezzéttospezzino etn. spezzìnospezzone s.m. spezzónespiacere v. spiacére (coniug. co-me piacere)spiazzo s.m. spiàzzospidocchiare v. spidòcchiospiedo s.m. spièdospiegare v. spiègospiegazzare v. spiegàzzoSpilimbergo top. spilimbèrgospilluzzicare v. spillùzzicospilorcio agg. spilórcio

Spinazzola cogn. spinazzòlaspineto s.m. spinétoSpinoza cogn. spinòz    aspinozziano agg. spinoz    iànospinterogeno s.m. spinterògenospiombare v. spiómbospiovere v. spiòvere spiòve (co-niug. come piovere)spiritosaggine s.f. spiritos    àggineo spiritosàgginespirocheta s.f. spirochèta

splendere v. splèndere splèndosplendètti o splendéisplendido agg. splèndido

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spocchia s.f. spòcchiaspodestare v. spodèstospoglia s.f. spògliaspogliare v. spògliospogliatoio s.m. spogliatóio

spoglio s.m. spògliospola s.f. spòlaSpoldi cogn. spòldiSpoleto top. spolétospolmonarsi v. mi spolmónospolpare v. spólpospolverare v. spólverosponda s.f. spóndaspondeo s.m. spondèospondilo s.m. spòndiloSpongia cogn. spóngiasponsale agg. sponsàlesponsor s.m. spònsor spopolare v. spòpolospora s.f. spòrasporcare v. spòrcosporcizia s.f. sporcìziasporco agg. spòrcosporgere v. spòrgere spòrgo (co-niug. come porgere)sporozoo s.m. spòroz    òosport s.m. spòrtsporta s.f. spòrta

sporto part.pass. spòrtosposare v. spòs    osposo s.m. spòs    ospossare v. spòssospossessare v. spossèssospostare v. spòstoSpotorno top. spotórnosprecare v. sprècospreco s.m. sprècospregiare v. sprègiospregio s.m. sprègio

spremere v. sprèmospretarsi v. mi sprètosprezzare v. sprèzzosprezzo s.m. sprèzzosprizzare v. sprìzzosprizzo s.m. sprìzzosprofondare v. sprofóndosproloquiare v. sprolòquiosproloquio s.m. sprolòquiospronare v. sprónospropositare v. spropòs    itosproposito s.m. spropòs    ito

spruzzare v. sprùzzospruzzo s.m. sprùzzo

squadernare v. squadèrnoSquarotti cogn. squaròttiSquarzina cogn. squarzìnasquinternare v. squintèrnosquisitezza s.f. squis    itézza

squisito agg. squis     ìtosregolare v. s    règolosrotolare v. s    ròtolostadera s.f. stadèrastaffetta s.f. stafféttastafilococco s.m. stafilocòccostagionare v. stagiónoStagira top. stagìraStaglieno top. stagliénostagnola s.f. stagnòlastambecco s.m. stambéccostamberga s.f. stambèrgastanotte avv. stanòttestanziale agg. stanziàlestanziare v. stànziostare v. stò stètti stésti stètte staròstéssistasare v. stàs    ostasera avv. stasérastasi s.f. stàs    istasimo s.m. stàs    imostatunitense etn. statunitènsestavolta avv. stavòlta

Stazio pers.m. stàziostazionare v. staziónostazionario agg. stazionàriostazione s.f. staziónestazza s.f. stàzzastazzare v. stàzzostecca s.f. stéccasteccare v. stéccostecco s.m. stéccoStefano pers.m. stéfanostele s.f. stèle

Stelio pers.m. stèliostella s.f. stéllastelo s.m. stèloStelvio top. stèlviostemma s.f. stèmmastemperare v. stèmperostempiarsi v. mi stèmpiostendere v. stèndere stèndostenico agg. stènicoSteno cogn. stènostenografare v. stenògrafostenografo s.m. stenògrafo

stenosi s.f. stenòs    istentare v. stènto

stento s.m. stèntoStentore pers.m. stèntorestentoreo agg. stentòreosteppa s.f. stéppasteppico agg. stéppico

sterco s.m. stèrcostereofonico agg. stèreofònicostereoscopico agg. stèreoscòpicosterile agg. stèrilesterminare v. stèrminosterno s.m. stèrnosteroide s.m. steròidesterpeto s.m. sterpétosterpo s.m. stèrpo o stérposterrare v. stèrrosterro s.m. stèrrosterzo s.m. stèrzosteso part.pass. stés    o o stésostesso agg. stéssostesura s.f. stes    ùra o stesùrastetoscopio s.m. stetoscòpiostiffelius s.m. stiffèliusstilema s.m. stilèmastilobate s.m. stilòbatestipendiare v. stipèndiostipendio s.m. stipèndiostizza s.f. stìzzastizzire v. stìzzisco

stocco s.m. stòccoStoccolma top. stoccólmastock s.m. stòk stoffa s.f. stòffastoico agg. stòicostola s.f. stòlastolido agg. stòlidostolto agg. stóltostoma s.m. stòmastomaco s.m. stòmacostonare v. stòno

stop s.m. stòpstoppa s.f. stóppastoppia s.f. stóppiastorcere v. stòrcere stòrcostoria s.f. stòriastorico agg. stòricostoriografo s.m. storiògrafostormo s.m. stórmostornare v. stórnostorno s.m. stórnostorpio agg. stòrpio o stórpiostorto part.pass. stòrto

strabuzzare v. strabùzzostracciaiolo s.m. stracciaiòlo

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stracotto part.pass. stracòttostraforo s.m. strafórostramazzare v. stramàzzostramonio s.m. stramòniostrapazzare v. strapàzzo

strapazzo s.m. strapàzzostrapiombo s.m. strapiómbostratagemma s.f. stratagèmmastratega s.m. stratègastrategico agg. stratègicostratosfera s.f. stratosfèrastratosferico agg. stratosfèricostravedere v. stravedére stravédo(coniug. come vedere; part.pass.stravedùto)stravolgere v. stravòlgere stravòl-

go (coniug. come volgere)stravolto part.pass. stravòltostraziare v. stràziostrazio s.m. stràziostrega s.f. strégastregare v. strégostremare v. strèmostremo s.m. strèmostrenna s.f. strènnastrenuo agg. strènuostrepitare v. strèpitostrepito s.m. strèpitostreptococco s.m. streptocòccoStresa top. strés    a o strès    astrettoia s.f. strettóiastrizzare v. strìzzostroboscopico agg. stroboscòpicostroboscopio s.m. stroboscòpiostrofa s.f. stròfa o strofe stròfestrofico agg. stròficostrologo s.m. stròlogostrombazzare v. strombàzzostrombo s.m. strómbo

stroncare v. stróncostronzio s.m. strònziostronzo s.m. strónzostroppiare v. stròppiostrozza s.f. stròzzastrozzare v. stròzzoStrozzi cogn. stròzzistruzzo s.m. strùzzostudentessa s.f. studentéssastudiolo s.m. studiòlostuoia s.f. stuòia

stuolo s.m. stuòlostupendo agg. stupèndostuzzicadenti s.m. stuzzicadènti

stuzzicare v. stùzzicosuasorio agg. suas    òriosubalterno agg. subaltèrnoSubasio top. subàs    iosubconscio s.m. subcònscio

subodorare v. subodórosubordinare v. subórdinosubordine s.m. subórdinesubornare v. subórnosuccedere v. succèdere succèdosuccedètti o succedéi o succèssisuccèssosuccesso part.pass. succèssosucculento agg. succulèntosuccursale s.f. succursàlesucido agg. sùcido

suddivisione s.f. suddivis     iónesuddiviso part.pass. suddivìs    osuggestionare v. suggestiónosughereto s.m. sugherétosumero etn. sumèrosumerico etn. sumèricosuocero s.m. suòcerosuoi agg. e pron. suòisuola s.f. suòlasuolo s.m. suòlosuonare v. suònosuono s.m. suònosuora s.f. suòrasuperbia s.f. supèrbiasuperbo agg. supèrbosuperfluo agg. supèrfluoSuperga top. supèrgasuperno agg. supèrnosupersonico agg. supersònicosuperstite agg. supèrstitesuppellettile s.f. suppellèttilesupplizio s.m. supplìziosupporre v. suppórre suppóngo

(coniug. come porre)supporto s.m. suppòrtosupposizione s.f. suppos    iziónesupposto part.pass. suppóstosupremo agg. suprèmosurrene s.m. surrènesurrettizio agg. surrettìzioSusa top. sùs    aSusanna pers.f. sus    ànnaSusi pers.f. sùs    isusina s.f. sus    ìna

susino s.m. sus     ìnosusseguire v. susséguosussiego s.m. sussiègo

sussistere v. sussistéi o sussistèttiSuzzara top. suz    z    àrasvaporare v. s    vapórosvasare v. s    vàs    osvaso s.m. s    vàs    o

svecchiare v. s     vècchiosveglia s.f. s    végliasvegliare v. s    végliosveglio agg. s    végliosvelare v. s    vélosvellere v. s    vèllere s    vèllosvelto part.pass. s    vèltosvendere v. s    véndere s    véndosvenire v. s    vèngo s    vièni (coniug.come venire)sventare v. s    vènto

sventola s.f. s     vèntolasventolare v. s    vèntolosventrare v. s    vèntrosverginare v. s    vérginosvergognare v. s    vergógnosvergolare v. s    vèrgolosvernare v. s    vèrnoSvetonio pers.m. s    vetònioSvevia top. s    vèviasvevo etn. s    vèvoSvezia top. s    vèziasvisare v. s    vìs    oSvizzera top. s    vìzzerasvizzero etn. s    vìzzeroSvoboda cogn. s    vòbodasvolazzare v. s    volàzzosvolazzo s.m. s    volàzzosvolgere v. s    vòlgere s    vòlgo (co-niug. come volgere)svolta s.f. s    vòltasvoltare v. s    vòltosvolto part.pass. s    vòltosvoltolare v. s    vòltolo

svuotare v. s     vuòto

T

tabloide s.m. tablòidetacconare v. taccónoTaddeo pers.m. taddèotagliaborse s.m. tagliabórsetagliaboschi s.m. tagliabòschiTagliacozzo top. tagliacòzzo

taglialegna s.m. taglialégnatagliola s.f. tagliòlaTagore cogn. tagòre

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talamo s.m. tàlamotalea s.f. talèatalento s.m. talèntoTalete pers.m. talètetalidomide s.f. talidomìde

tallonare v. tallónoTambroni cogn. tambrónitamerice s.f. tamerìceTampere top. tàmpereTancredi pers.m. tancréditangenziale agg. tangenziàleTangeri top. tàngeriTantalo pers.m. tàntaloTanzania top. tanz    anìa o tanz    àniaTanzi cogn. tànzitapioca s.f. tapiòcatappeto s.m. tappétotappezzare v. tappézzotappezzeria s.f. tappezzerìatappezziere s.m. tappezzièreTarcisio pers.m. tarcìs    iotaroccare v. taròccotarocco s.m. taròccoTarpeo pers.m. tarpèotarsia s.f. tarsìa o tàrsiatarsiare v. tàrsioTarvisio top. tarvìs    ioTarzan pers.m. tàrz    an o tarz    àn

tassonomico agg. tassonòmicotaverna s.f. tavèrnatavolozza s.f. tavolòzzaTazio pers.m. tàziotazza s.f. tàzzate pron. tétè s.m. (bevanda) tètea agg.f. (rosa tea) tèaTebe top. tèbeteca s.f. tècaTecchi cogn. técchi

teck s.m. tèk Tecla pers.f. tèclatecnico agg. tècnicotecnocrazia s.f. tecnocrazìateco pron. técoteda s.f. tèdatedesco etn. tedéscotedescofilo agg. tedescòfilotedescofobo agg. tedescòfobotediare v. tèdiotedio s.m. tèdiotedoforo s.m. tedòforo

teglia s.f. tégliategola s.f. tégola

Telamonio patron. telamòniotelare v. télotelecinesi s.f. tèlecinès    itelecronaca s.f. tèlecrònacateleferica s.f. tèlefèrica

telefilm s.m. tèlefìlmtelefonare v. telèfonotelefono s.m. telèfonotelefonico agg. telefònicotelefoto s.f. tèlefòtotelegrafare v. telègrafotelegrafo s.m. telègrafoTelemaco pers.m. telèmacotelemetrico agg. telemètricotelemetro s.m. telèmetroteleobiettivo s.m. tèleobiettìvoteleosteo s.m. teleòsteotelescopico agg. telescòpicotelescopio s.m. telescòpioteleselezione s.f. tèleselezióneTelesio cogn. telès    ioteleuto etn. telèutotelivisione s.f. televis    iónetelevisivo agg. televis    ìvotelevisore s.m. televis    óretelex s.m. tèlextelo s.m. (dardo) tèlotelo s.m. (pezzo di tela) télo

tema s.f. (timore) téma o tèmatema s.f. (argomento) tèmatemere v. temére témo o tèmotempera s.f. tèmperatemperare v. tèmperotemperie s.f. tempèrietempesta s.f. tempèstatempestare v. tempèstotempia s.f. tèmpiatempio s.m. tèmpiotempra s.f. tèmpra

temprare v. tèmprotemda s.f. tèndatendenziale agg. tendenziàletendenzioso agg. tendenziós    o otendenziósotender s.m. tènder tendere v. tèndere tèndotendine s.m. tèndinetenebra s.f. tènebratenere v. tenére tèngo tièni tiènetenéte tèngono terrò ténni tèngatèngano

tenero agg. tènerotenia s.f. tènia

tennis s.m. tènnistenor s.m. tènor tensione s.f. tensiónetentare v. tèntotentenna s.m. tenténna

tentennare v. tenténnotentoni avv. tentónitenue agg. tènuetenzonare v. tenzónotenzone s.f. tenzóneTeo pers.m. tèoTeocle pers.m. tèocleteocrazia s.f. teocrazìateocriteo agg. teocritèoTeocrito pers.m. teòcritoTeodolfo pers.m. teodòlfoTeodore pers.m. teodòroTeodosio pers.m. teodòs    ioTeofane pers.m. teòfaneTeofano pers.m. teòfanoTeofilo pers.m. teòfiloteogonico agg. teogònicoTeopompo pers.m. teopòmpoteorma s.m. teorèmateoresi s.f. teorès    iteoreta s.m. teorètateoretico agg. teorèticoteorico agg. teòrico

teosofia s.f. teos     ofìateosofico agg. teos    òficoteosofo s.m. teòs    ofoTeotimo pers.m. teòtimotepalo s.m. tèpaloteppa s.f. téppaTeramo top. tèramoterapeuta s.m. terapèutaterapeutico agg. terapèuticoTerenzio pers.m. terènzioTereo pers.m. tèreo o terèo

Teresa pers.f. terès     aTeresio pers.m. terès    iotergere v. tèrgere tèrgoTergeste top. tergèstetergo s.m. tèrgoterital s.m. tèritalterme s.f. tèrmetermico agg. tèrmicotermidoro s.m. termidòrotermine s.m. tèrminetermite s.f. tèrmitetermoelettrico agg. tèrmoelèttrico

termoforo s.m. termòforotermometro s.m. termòmetro

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Termopili top. termòpilitermosifone s.m. termosifóneterna s.f. tèrnaTerni toop. tèrniterno s.m. tèrno

Terontola top. teróntolaterpene s.m. termèneterra s.f. tèrraterracotta s.f. tèrracòttaterraferma s.f. tèrraférmaTerranova top. tèrranòvaterrapieno s.m. terrapiènoTerrasanta s.f. tèrrasàntaterrazza s.f. terràzzaterrazzano s.m. terrazzànoterrazzare v. terràzzo

terrazzo s.m. terràzzoterremoto s.m. terremòtoterreno s.m. terrénoterro agg. tèrreoterrestre agg. terrèstretersicoreo agg. tersicorèoterso part.pass. tèrsoterzana agg. terzànaterzetto s.m. terzéttoterziario agg. terziàrioterzina s.f. terzìnaterzo agg. tèrzoterzultimo agg. tèrzùltimotesa s.f. tés    a o tésatesauro s.m. tes    àuroteschio s.m. tèschioTeseo pers.m. tes    èotesi s.f. tès    itesio cogn. tès    ioteso part.pass. tés    o o tésotesoreria s.f. tes    orerìatesoro s.m. tes    òroTespi pers.m. tèspi

Tessa cogn. téssa o tèssatessalo etn. tèssaloTessalonica top. tessalònica otessalonìcatessera s.f. tèsseratesserare v. tèsserotessere v. tèssere tèsso tesséitessile agg. tèssiletest s.m. tèsttesta s.f. tèstatestare v. tèsto

teste s.m. tèstetesté avv. testétestimone s.m. testimòne

testimoniare v. testimòniotestimonio s.m. testimòniotesto s.m. tèstoTestore pers.m. tèstoretetano s.m. tètano

Teti pers.f. tèti o Tetide tètidetetracordo s.m. tetracòrdotetraedro s.m. tetraèdrotetragono agg. tetràgonotetro agg. tètrotettoia s.f. tettóiatettonico agg. tettònicoTeucro pers.m. tèucroteutone etn. tèutoneteutonico etn. teutònicoTevere top. tévere

Tezze top. tèz     z     etiaso s.m. tìas    oTiberio pers.m. tibèrioTiburzio pers.m. tibùrziotiepido agg. tièpidoTiepolo cogn. tièpoloTieri cogn. tièriTieste per.m. tièsteTifeo pers.m. tifèotifoide agg. tifòide o tifoideo ti-foidèotignola s.f. tignòlatimele s.f. timèle o tìmeleTimeo pers.m. timèoTimoteo pers.m. timòteotinozza s.f. tinòzzatiorba s.f. tiòrbatipografo s.m. tipògrafotirapiedi s.m. tirapièditirassegno s.m. tirasségnotiritera s.f. tiritèratiroide s.f. tiròidetiroideo agg. tiroidèo

Tirolo top. tiròloTirrenia top. tirrèniatirrenico agg. tirrènicoTirreno s.m. tirrènoTirsi pers.m. tìrsitirso s.m. tìrsoTirteo pers.m. tirtèotisana s.f. tis    ànatisi s.f. tìs    itisico agg. tìs    icotisiologia s.f. tis    iologìa

tisiologo s.m. tis     iòlogoTitiro pers.m. tìtiroTiziano pers.m. tiziàno

Tizio pers.m. tìziotizzone s.m. tizzónetmesi s.f. tmès    itoboga s.m. tobògatoccasana s.f. toccasàna

tocco s.m. (il toccare, l'una) eagg. (toccato) tóccotocco s.m. (berretto, pezzo) tòccoTodi top. tòditoeletta s.f. toelètta o toletta tolét-taToesca cogn. toéscaTofano cogn. tòfanoToffolo cogn. tòffolotoga s.f. tògatogliere v. tògliere tolgo tòlsi tòl-

toTogo top. tògo o tógoTokyo top. tòchiotolda s.f. tòldaToledo top. tolédotollerare v. tòlleroTolmezzo top. tolmèz    z    oTolomeo pers.m. tolomèoTolosa top. tolós    atolto part.pass. tòltotomba s.f. tómbatombola s.f. tómbolatombolo s.m. tómboloTommaseo cogn. tommas    èoTommaso pers.m. tommàs    otomo s.m. tómotonaca s.f. tònacatondo agg. tóndotonfo s.m. tónfoToni pers.m. tònitonico agg. tònicoTonio pers.m. tòniotono s.m. tòno

tonno s.m. tónnotonsilla s.f. tonsìllatonsillare agg. tonsillàretonsillite s.f. tonsillìtetonsura s.f. tonsùratonto agg. tóntotopazio s.m. topàziotopica s.f. tòpicatopico agg. tòpicotopo s.m. tòpotopografo s.m. topògrafo

toponimo s.m. topònimotoporagno s.m. tò poràgnotoppa s.f. tòppa

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toppo s.m. tòppotorba s.f. tórbatorbido agg. tórbidotorcere v. tòrcere tòrco tòrsi tòrtotorchio s.m. tòrchio

torcia s.f. tòrciatordo s.m. tórdotorero s.m. torèrotorico agg. tòricotorma s.f. tórmatormenta s.f. torméntatormentare v. torméntotormento s.m. torméntotornare v. tórnotornasole s.m. tornasóletorneo s.m. tornèotornio s.m. tórniotoro s.m. tòroToronto top. toróntotorpedine s.f. torpèdinetorpedo s.f. torpèdotorpere v. tòrpere o tórpere tòrpoo tórpotorpido agg. tòrpido o tórpidotorre s.f. tórretorrenziale agg. torrenziàletorrido agg. tòrridoTorrismondo pers.m. torris    móndo

torso s.m. tórsotorta s.f. tórtatorta s.f. (il torcere) tòrtatorto part.pass. e s.m. tòrtotortora s.f. tórtoraTortosa top. tortós    atorvo agg. tórvotosare v. tós    oTosca pers.f. tósca o tòscatosco etn. tósco o tòscoTosi cogn. tós    i

tosse s.f. tóssetossico agg. tòssicotostare v. tòstotosto agg e avv. tòstotot agg. tòttotano s.m. tòtanotoem s.m. tòtemtotemico agg. totèmicoTotila pers.m. tòtilaTotò pers.m. totòtovagliolo s.m. tovagliòlotozzo agg. e s.m. tòzzo

trabea s.f. tràbeatraboccare v. trabócco

trabocco s.m. trabóccotrachea s.f. trachèatracoma s.m. tracòmatradotto part.pass. tradóttotrafelare v. trafélo

traforare v. trafórotraforo s.m. trafórotrafugare v. trafùgotragedia s.f. tragèdiatragedo s.m. tragèdo o tragedatragèdatragicomico agg. tragicòmicotragicommedia s.f. tragicommè-diatralice locuz.avv. (guardare intralice) tralìcetramenare v. traménotramestare v. traméstotramezzare v. tramèz    z    otramezzo s.m. tramèz    z    o o tramez-za tramèz    z    atramoggia s.f. tramòggiatramontare v. tramóntotramonto s.m. tramóntotransalpino agg. transalpinotransaminasi s.f. transaminàs    itransatlantico agg. e s.m. transat-làntico

transenna s.f. transènna o tran-sénnatransetto s.m. transèttotransigere v. transìgotransitare v. trànsitotransitivo agg. transitìvotransito s.m. trànsitotransitorio agg. transitòriotransizione s.f. transiziónetransustanziare v. transustanziaretransustanziazione s.f. transustan-

ziaziónetrapelare v. trapélotrapezio s.m. trapèziotrapezista s.m. trapezìstatrapezoide agg. trapezòidetrarre v. traéte traèndotrasalire v. trasàlgotrasandare v. tras    àndotrasbordare v. tras      bórdotrasbordo s.m. tras      bórdotrascegliere v. trascégliere tra-scélgo (coniug. come scegliere)

trascendere v. trascéndere tra-scéndo (coniug. come scendere)

trasceso part.pass. trascés    o o tra-scésotrascolorare v. trascolórotrascorrere v. trascórrere trascórro(coniug. come correre)

trascorso part.pass. trascórsotrasecolare v. trasècolotrasferta s.f. trasfèrtatrasformare v. trasfórmotrasfusione s.f. trasfus    iónetrasfuso part.pass. trasfùs    oTrasibulo pers.m. tras    ìbulo otras    ibùloTrasimeno top. tras    imènotraslocare v. tras    lòcotrasloco s.m. tras    lòcotrasmesso part.pass. tras    méssotrasmettere v. tras    métteretras    métto (coniug. come mettere)trasognare v. trasógnotrasportare v. traspòrtotrasporto s.m. traspòrtoTrastevere top. trastéveretrasumanare v. tras    umànotrasverso agg. tras    vèrsotrasvolare v. tras    vólotrattenere v. trattenére trattèngo(coniug. come tenere)

travasare v. travàs     otravaso s.m. travàs    otraveggole s.f. travéggoletraversare v. travèrsotraverso agg. travèrsotravestire v. travèstotravolgere v. travòlgere travòlgo(coniug. come volgere)tre num. trétrebbia s.f. trébbiatrebbiare v. trébbio

Trebisonda top. trebis     óndaTreccani cogn. treccànitreccia s.f. trécciatredici num. trédicitregenda s.f. tregèndatregua s.f. tréguatremare v. trèmotremebondo agg. tremebóndotremendo agg. tremèndotremito s.m. trèmitotremolare v. trèmolotremolo s.m. trèmolo

tremulo agg. trèmulotrend s.m. trènd

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treno s.m. trènotrenta num. tréntaTrento top. trèntotrepidare v. trèpidotrepido agg. trèpido

treppiede s.m. treppièdetresca s.f. tréscatrescare v. tréscotrespolo s.m. tréspolotressette s.m. tressètteTreves cogn. trèvesTrevi top. trèviTreviri top. trèviritrevisano etn. trevis    ànoTreviso top. trevìs    oTrezza top. trézza

triade s.f. trìadetribunizio agg. tribunìzioTricesimo top. tricès    imotricheco s.m. trichècotricolore agg. tricolóretricot s.m. tricótriedro agg. trièdroTrieste top. trièstetrifase agg. trifàs    etrifoglio s.m. trifògliotrifola s.f. trìfolaTrifone pers.m. trifónetrifora agg. trìforatrigemino agg. trigèminotrilobo agg. trìlobo o trilòbotrimestre s.m. trimèstretrincea s.f. trincèatrincerare v. trincèrotrinomio s.m. trinòmiotrionfare v. triónfotrionfo s.m. triónfotriossido s.m. triòssidotripode s.m. trìpode

Tripodi cogn. tripòditriregno s.m. trirégnotrireme s.f. trirèmetrisavolo s.m. tris    àvolotritolo s.m. tritòlotritono s.m. trìtonotrittongo s.m. trittòngotrobadorico agg. trobadòricoTrocadero top. trocadérotrocheo agg. trochèotrofeo s.m. trofèo

trofico agg. tròficotroia s.f. tròiaTroia top. tròia

Troilo pers.m. tròiloTroisi cogn. troìs    itromba s.f. trómbatrombare v. trómbotrombo s.m. trómbo

trombosi s.f. trombòs     itrombotico agg. trombòticoTrompeo cogn. trompèotroncare v. tróncotronco agg. e s.m. tróncotronfio agg. trónfiotrono s.m. trònoTronto top. tróntoTropea top. tropèatropico agg. e s.m. tròpicotropo s.m. tròpo

troposfera s.f. troposfèratroppo avv. tròppotrota s.f. tròtaTrotta cogn. tròttatrottare v. tròttotrotto s.m. tròttotrottola s.f. tròttolatrovadorico agg. trovadòricotrovare v. tròvotruogolo s.m. truògolotubercolo s.m. tubèrcolotubercolosi s.f. tubercolòs    itubercolotico agg. tubercolòticotuberosa s.f. tuberós    atungsteno s.m. tunstèno o tun-gstènoTunisi top. tùnis    iTunisia top. tunis    ìatuono s.m. tuònotuorlo s.m. tuòrloTurandot pers.f. turandòtturbolento agg. turbolèntoTuroldo pers.m. turòldo

turpiloquio s.m. turpilòquiotutela s.f. tutèlatutelare v. tutèlotuttora avv. tuttóra

U

ubbia s.f. ubbìaUberto pers.m. ubèrtoubicare v. ùbico

uccisione s.f. uccis     ióneucciso part.pass. uccìs    ouccisore s.m. uccis    óre

Ucraina top. ucràina o ucraìnaucraino etn. ucràino o ucraìnoudire v. òdo udròuffizio s.m. uffìzioultimogenito agg. ultimogènito

umanesimo s.m. umanés     imoUmberto pers.m. umbèrtoUNESCO n.pr.f. unèscounguento s.m. unguèntounicorno s.m. unicòrnouniformare v. unifórmouniforme agg. unifórmeunigenito agg. unigènitounisono s.m. unìsonouniverso s.m. univèrsouomo s.m. uòmo

uopo s.m. uòpouosa s.f. uòs    auovo s.m. uòvoUrali top. uràliurbanesimo s.m. urbanés    imourea s.f. urèa o ùreaureico agg. urèicoureide s.f. urèideuremico agg. urèmicouretere s.m. uretèreuretra s.f. urètra o ùretrauricemico agg. uricèmicoUrsula pers.f. ùrsulaUSA top. ùs    ausanza s.f. us    ànzausare v. ùs    ousbeco etn. (dell'Uzbekistan)us      bècousbergo s.m. us      bèrgouscire v. èscousignolo s.m. us    ignòlousitato agg. us    itàtouso s.m. ùs    o

ustionare v. ustiónousuale agg. us    uàleusucapione s.f. us    ucapióneusufruire v. us    ufruìscousufrutto s.m. us    ufrùttousura s.f. us    ùrausuraio s.m. us    uràiousurpare v. us    ùrpoutensile agg. utènsile (solo nellalocuz. macchina utensile)utensile s.m. utensìle

uticense etn. uticènse

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V

vagabondare v. vagabóndovagabondo agg. vagabóndovagotonico agg. vagotònico

vaiolo s.m. vaiòloValdobbiadene top. valdobbiàde-nevalere v. valére vàlsi vàlsoValerio pers.m. valèrioValfredo pers.m. valfrédoVallanzasca cogn. vallanz    àscaValmorbia top. valmòrbiaValperga top. valpèrgaValsesia top. valsès    iaValsugana top. valsugànaVal Trompia top. val trómpiavalzer s.m. vàlzer vanagloria s.f. vanaglòriaVandea top. vandèavanesio agg. vanès    iovanessa s.f. vanéssaVanessa pers.f. vanéssavangelo s.m. vangèlovaniloquio s.m. vanilòquioVanzetti cogn. vanzétti o vanz    éttiVarese top. varés    e o varéseVaresotto top. vares    òtto

Vasari cogn. vas     àrivaselina s.f. vas    elìna o vasellinavasellame s.m. vas    ellàmevaso s.m. vàs    oVasoli cogn. vas    òlivassoio s.m. vassóiove pron. e avv. (es.: ve lo dico io)vévecchio agg. vècchioveccia s.f. vécciavece s.f. véce

vedere v. vedére védo vedròvedico agg. vèdicovedovo agg. védovoVega n.pr.f. vègavegetare v. vègetovegeto agg. vègetoveglia s.f. végliavegliare v. véglioveglio agg. vèglioVeio top. vèiovela s.f. vélavelare v. vélo

veleno s.m. velénovelico agg. vèlico

Velletri top. vellétrivellicare v. vèllicovello s.m. vèllovelo s.m. véloveloce agg. velóce

velodromo s.m. velòdromoveltro s.m. vèltro o véltrovena s.f. vénaVenanzio pers.m. venànziovendemmia s.f. vendémmiavendemmiare v. vendémmiovendere v. véndere véndo vendèt-ti o vendéivendicare v. véndicovendita s.f. vénditavenefico agg. venèficoVenere pers.f. vènerevenereo agg. venèreoVeneto top. vènetoVenezia top. venèziaveneziano etn. veneziànoVenezuela top. venezuèla o ve-nez    uèlavenezuelano etn. venezuelàno ovenez    uelànovenia s.f. vèniavenire vèngo vièni viène vèngonoverrò vénni vènga vèngano

venti num. véntiventilare v. vèntilovento s.m. vèntoventola s.f. vèntolaventolare v. vèntoloventre s.m. vèntreventresca s.f. ventréscaventriloquio s.m. ventrilòquiovenusiano agg. venus    iànovera s.f. (anello matrimoniale)véra

Vera pers.f. vèraverbena s.f. verbènaverbo s.m. vèrboverde agg. vérdeverdognolo agg. verdógnoloverecondia s.f. verecóndiaverecondo agg. verecóndoverga s.f. vérgavergare v. vérgovergine agg. vérginevergogna s.f. vergógnavergognarsi v. mi vergógno

verme s.m. vèrmevermena s.f. vermèna

vero agg. véroVero pers.m. vèroVeronica pers.f. verònicaVerrazzano top. verrazzànoVerre pers.m. vèrre

Verri cogn. vèrriVerrio pers.m. vèrrioverro s.m. vèrroVerrocchio cogn. verròcchioVersa top. vèrsaversare v. vèrsoverso agg., prep. e s.m. vèrsoversta s.f. vèrstavertebra s.f. vèrtebravertere v. vèrtovertice s.m. vèrticeverza s.f. vérza o vèrzavescovo s.m. véscovovespa s.f. vèspaVespasiano pers.m. vespas    iànovespro s.m. vèsprovessare v. vèssoVesta pers.f. vèstaveste s.f. vèstevestire v. vèstoVestro pers.m. vèstroVesuvio top. ves    ùvioveto s.m. vèto

vetriolo s.m. vetriòlovetro s.m. vétrovetta s.f. véttavezzeggiare v. vezzéggiovezzoso agg. vezzós    o o vezzósoviadotto s.m. viadóttoViberti cogn. vibèrtivicenda s.f. vicèndaVienna top. viènnaVieste top. vièstevietare v. vièto

vieto agg. viètovigneto s.m. vignétoVignola top. vignòlavigogna s.f. vigógnaVilfredo pers.m. vilfrédovilipendere v. vilipèndovilipendio s.m. vilipèndiovilipeso part.pass. vilipés    o o vili- pésovillereccio agg. villerécciovinacciolo s.m. vinacciòloviola s.f. viòla

violare v. vìoloviolentare v. violènto

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violento agg. violèntoviottola s.f. viòttolavipereo agg. vipèreovirulento agg. virulèntoVisalberghi cogn. vis    albèrghi

visconte s.m. viscóntevisconteo agg. viscontèovisiera s.f. vis    ièravisigotico etn. vis    igòticovisigoto etn. vis    igòtovisionare v. vis    iónovisione s.f. vis    iónevisir s.m. vis    ìr visita s.f. vìs    itavisitare v. vìs    itovisivo agg. vis    ìvo

viso s.m. vìs     ovisone s.m. vis    ónevisore s.m. vis    órevisuale s.f. vis    uàlevitalizio s.m. vitalìzioVitellio pers.m. vitèllioViterbo top. vitèrbovittoria s.f. vittòriavituperare v. vitùperovituperio s.m. vitupèriovivisezionare v. viviseziónovivisezione s.f. vivisezióneviziare v. vìziovizio s.m. vìziovizzo agg. vìzzovocalizzo s.m. vocalìz    z    ovoce s.m. vócevociare v. vóciovodka s.f. vòdkavoga s.f. vógavogare v. vógovoglia s.f. vògliavoi pron. vói

volere v. volére vòglio vuòi vuòlevòlli vorrò vòglia; imper. vògliVolga top. vòlgavolgere v. vòlgere vòlgo vòlsivòltovolgo s.m. vólgovolitare v. vòlitovolo s.m. vóloVolonghi cogn. volónghivolonteroso agg. volonterós    o ovolonteróso o volenteroso

volpe s.f. vólpevolt s.m. vòltvolta s.f. vòlta

Volta cogn. vòltavoltare v. vòltoVolterra top. voltèrravolto part.pass. vòltovolto s.m. vólto

voltolare v. vòltoloVoltri top. vóltrivolumetrico agg. volumètricovolvolo s.m. vòlvolovomere s.m. vòmerevomico agg. vòmicovomitare v. vòmitovomito s.m. vòmitovongola s.f. vóngolavortice s.m. vòrticevosco pron. (con voi) vòsco

vostro agg. vòstrovotare v. vótovoto s.m. vótovoto agg. (vuoto) vòtovov s.m. vòvvuotare v. vuòtovuoto agg. vuòto

W X Y

wattometro s.m. vattòmetro owattmetro vàtmetrowattora s.m. vattórawest s.m. uèstxenodonte s.m. xenodóntexenofobo agg. xenòfoboxerofito agg. xeròfitoXerox n.pr.f. xèroxyacht s.m. iòtyen s.m. ién o iènyeti s.m. iètiyoga s.f. iògayoghurt s.m. iògurt

yole s.f. iòle

Z

zabaione s.m. z    abaiónezac escl. z    àcZacagnini cogn. z    accagnìniZaccarelli cogn. z    accarèlliZaccaria pers.m. z    accarìaZaccheo pers.m. z    acchèo

zacchera s.f. zàccherazacchete escl. z    àccheteZacconi cogn. z    accóni

Zacinto top. z    acìntoZafarana cogn. z    afarànazaffata s.f. zaffàtazafferano s.m. z    afferànozaffiro s.m. z    affìro

Zagabria top. z     agàbriazagaglia s.f. z    agàgliazagara s.f. z    àgarazaino s.m. z    àinoZaira pers.f. z    aìraZambeletti cogn. z    ambeléttiZambesi top. z    ambès    iZambesia top. z    ambès    iaZambia top. z    àmbiazampa s.f. zàmpazampettare v. zampétto

zampetto s.m. zampéttozampillare v. zampìllozampillio s.m. zampillìozampillo s.m. zampìllozampino s.m. zampìnozampogna s.f. zampógnazampognaro s.m. zampognàrozana s.f. z    àna o zànazangola s.f. z    àngola o zàngolaZanibon cogn. z    anibónZanichelli cogn. z    anichèllizanna s.f. zànnazannata s.f. zannàtazanni s.m. z    ànnizannuto agg. zannùtoZanone cogn. z    anóneZante top. z    àntezanzara s.f. z    anz    àrazanzariera s.f. z    anz    arièrazanzarifugo s.m. z    anz    arìfugoZanzibar top. z    anz    ibàr zappa s.f. zàppazappata s.f. zappàta

zappatore s.m. zappatórezappettare v. zappéttozar s.m. zàr Zara top. z    àraZaratustra pers.m. z    aratùstrazarina s.f. zarìnazarzuela s.f. z    arz    uèlazattera s.f. zàttera o z    àtteraZatterin cogn. z    atterìnZavoli cogn. z    àvolizavorra s.f. z    avòrra

zavorrare v. z     avòrrozazzera s.f. zàzzeraZebedeo pers.m. z    ebedèo

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zebra s.f. z    èbrazebù s.m. z    ebùzecca s.f zéccazecchinetta s.f. zecchinéttazecchino s.m. zecchìno

Zeffirelli cogn. z     effirèlliZeffirino pers.m. z    effirìnozeffiro s.m. z    èffiroZegna cogn. z    égnaZelanda top. z    elàndazelante agg. z    elàntezelo s.m. z    èlozenit s.m. z    ènitzenitale agg. z    enitàleZeno pers.m. z    ènoZenobio pers.m. z    enòbioZenone pers.m. z    enónezenzero s.m. z    énz    erozeppa s.f. zéppazeppare v. zéppazeppo agg. zéppoZerbino pers.m. z    erbìnozerda s.f. z    èrdaZeri cogn. z    èrizero s.m. z    èrozeta s.f. z    ètazeugma s.m. z    èugmaZeus pers.m. z    èus

Zeusi pers.m. z     èus     iZevi cogn. z    èvizibaldone s.m. z    ibaldónezibellino s.m. z    ibellìnozibetto s.m. z    ibéttozibibbo s.m. z    ibìbbozigano etn. zigànozigomatico agg. z    igomàticozigomo s.m. z    ìgomozigomorfo agg. z    igomòrfozigote s.m. z    igòte o zigoto z    igòto

zigrinare v. z     igrìnozigrino s.m. z    igrìnozigzag s.m. z    igz    àgzigzagare v. z    igz    àgoZilovich cogn. z    ìloviczimarra s.f. z    imàrrazimbello s.m. z    imbèllo o zimbèllozimino s.m. z    imìnozincare v. zìnco o z    ìncozinco s.m. zìnco o z    ìncozincografia s.f. zincografìa oz    incografìa

zincone s.m. zincóne o z    incóneZingarelli cogn. z    ingarèlli o zin-

garèllizingaro etn. z    ìngaro o zìngarozinna s.f. zìnnazinnia s.f. z    ìnniazio s.m. zìo

Zipoli cogn. zìpoli o z     ìpolizircone s.m. z    ircónezirlo s.m. z    ìrlo o zìrlozitella s.f. zitèlla o z    itèllaZito cogn. z    ìtozittire v. zittìscozitto agg. zìttozizzania s.f. z    iz    z    àniaZoagli top. z    oàglizoccola s.f. zòccolazoccolare v. zòccolozoccolio s.m. zoccolìozoccolo s.m. zòccolozodiaco s.m. z    odìacoZoe pers.m. z    òezolfanello s.m. zolfanèllozolfo s.m. zólfozolla s.f. z    òlla o zòllazompare v. zómpozompo s.m. zómpozona s.f. z    ònazonzo locuz. avv. (a zonzo) az    z    ónz    o

zoo s.m. z     òozoofilo s.m. z    oòfilozoologia s.f. z    oologìazootecnia s.f. z    òotecnìazootecnico agg. z    òotècnicoZoppas n.pr.f. zòppaszoppicare v. zòppicozoppo agg. zòppoZoroastro pers.m. z    oroàstroZorro pers.m. z    òrroZorzi cogn. z    òrz    i

zotico agg. z     òticozozzo agg. zózzozuavo s.m. z    uàvozucca s.f. zùccazuccherare v. zùccherozuccheriera s.f. zuccherièrazuccherificio s.m. zuccherifìciozucchero s.m. zùccherozucchetto s.m. zucchéttozucchina s.m. zucchìnozuccone s.m. zuccónezuccotto s.m. zuccòtto

zuffa s.f. zùffazufolare v. zùfolo

zufolo s.m. zùfolozulù etn. z    ulù o zulù o z    ùluZungaria top. z    ungarìa o z    ungàriazuppa s.f. zùppazuppo agg. zùppo

Zurigo top. z     urìgozuzzurellone s.m. z    uz    z    urellóne

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391

Sommario DIZIONE E PRONUNCIA ............................................... 5 

di Nazzareno Luigi Todarello ........................................... 5 

I edizione febbraio 2009 ................................................... 6 

ISBN 978-88-903202-8-6 ................................................. 6 

 DIZIONE E PRONUNCIA ................................................ 9 

INTRODUZIONE .......................................................... 11 

PARLARE IN PUBBLICO .......................................................................................................... 12 

LA VOCE ..................................................................................................................................... 14 

LA DIZIONE ................................................................................................................................ 15 

LA CORRETTA PRONUNCIA ITALIANA ............................................................................... 16 

PARLARE IN PUBBLICO: ALTRO ........................................................................................... 18 

PARTE PRIMA .............................................................. 21 

FONETICA..................................................................... 21 

1. LA VOCE ................................................................................................................................. 21 

1.1. Esercizi per la respirazione ................................................................................................ 23 

Primo esercizio.......................................................................................................................... 23 

Secondo esercizio ...................................................................................................................... 24 

Terzo esercizio .......................................................................................................................... 24 

1.2. Esercizi per la portata sonora ............................................................................................. 25 

Primo esercizio.......................................................................................................................... 25 

Secondo esercizio ...................................................................................................................... 25 

Terzo esercizio .......................................................................................................................... 25 

Quarto esercizio ........................................................................................................................ 25 

Quinto esercizio ........................................................................................................................ 26 

2. I FONEMI ................................................................................................................................. 26 

2.1. Fonemi vocalici .................................................................................................................. 27 

2.2. Suoni e rumori .................................................................................................................... 28 

2.3. La melodia ......................................................................................................................... 30 

2.4. Esercizi sulle vocali ........................................................................................................... 32 

Primo esercizio.......................................................................................................................... 32 

Secondo esercizio ...................................................................................................................... 33 

Terzo esercizio .......................................................................................................................... 34 

Quarto esercizio ........................................................................................................................ 34 

2.5. Fonemi consonantici .......................................................................................................... 35 

2.6. Esercizi sulle consonanti .................................................................................................... 36 

Primo esercizio.......................................................................................................................... 37 

Secondo esercizio ...................................................................................................................... 38 

Terzo esercizio .......................................................................................................................... 38 

Quarto esercizio ........................................................................................................................ 38 

Quinto esercizio ........................................................................................................................ 39 

Sesto esercizio ........................................................................................................................... 40 

Settimo esercizio ....................................................................................................................... 41 

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392

Scioglilingua ............................................................................................................................. 41 

3. LA SILLABA ....................................................................................................................... 43 

3.1. Il punto vocalico ................................................................................................................. 43 

3.2. Esplosione e implosione ..................................................................................................... 44 

4. LA PAROLA ............................................................................................................................ 45 

4.1. Il corpo della parola ........................................................................................................... 45 

4.2. La struttura della parola ..................................................................................................... 48 

4.3. La catena parlata ................................................................................................................ 49 

4.4. Esercizi ............................................................................................................................... 50 

4.5. Consigli .............................................................................................................................. 51 

PARTE SECONDA ........................................................ 52 

LA DIZIONE .................................................................. 52 

1. TESTO E LETTURA ................................................................................................................ 52 

2. LA STRUTTURA LINGUISTICA ........................................................................................... 55 

3. NOTAZIONE E INTERPRETAZIONE ................................................................................... 58 

4. LE PAROLE ORGANIZZATE ................................................................................................ 59 

5. L’INTERPRETE ....................................................................................................................... 61 

6. IL TIMBRO .............................................................................................................................. 62 

7. IL RITMO ................................................................................................................................. 65 

8. L’INTONAZIONE ................................................................................................................... 66 

9. LA FORMA DEL CONTENUTO ............................................................................................ 66 

10. IL MOVIMENTO DEL PENSIERO ...................................................................................... 67 

11. FUOCHI E PILONI ................................................................................................................ 75 

12. LA VOCE FAVOLOSA ......................................................................................................... 76 

C’è una vecchia leggenda.......................................................................................................... 79 

13. LA VOCE DELL’ORRORE QUOTIDIANO ......................................................................... 82 

14. LA VOCE DELLA FEDE ...................................................................................................... 86 

15. LA VOCE DEL PERDONO ................................................................................................... 89 

PARTE TERZA .............................................................. 95 

LA DIZIONE DELLA POESIA ..................................... 95 

1. IL VERSO................................................................................................................................. 98 

2. LA RIMA E IL RITMO ............................................................................................................ 99 

3. LE FIGURE METRICHE ....................................................................................................... 102 

4. L’ACCENTO METRICO ....................................................................................................... 105 

5. LA CESURA .......................................................................................................................... 106 

6. L'ENJAMBEMENT ................................................................................................................ 109 

7. L'INFINITO DI LEOPARDI .................................................................................................. 113 

8. ESERCIZI DI LETTURA ................................................................................................... 125 

Perché doler ti debbia .............................................................................................................. 126 

Figliuol, segui i mie passi........................................................................................................ 128 

Per lo gran mar dell’essere ...................................................................................................... 132 

Dove gioir s’insempra ............................................................................................................. 136 

 Nel giallo della rosa sempiterna .............................................................................................. 139 

L’amor che move il sole e l’altre stelle ................................................................................... 144 

Voi ch’ascoltate ...................................................................................................................... 152 

Vaghe stelle dell’orsa .............................................................................................................. 163 

E l’inferno è certo ................................................................................................................... 181 

Portami il girasole ................................................................................................................... 184 

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393

Par che passi un’anima ............................................................................................................ 188 

L’estate fredda dei morti ......................................................................................................... 189 

E starem muti in ascolto .......................................................................................................... 193 

Che ti farà gli occhi chiudere .................................................................................................. 194 

Portami con te ......................................................................................................................... 195 

Il gatto e il gufo ....................................................................................................................... 197 

La felicità mia e dei morti ....................................................................................................... 198 

Il tuo sonno è un pulcino ......................................................................................................... 199 

Sediamo insieme ancora .......................................................................................................... 201 

Dove inizia l’erba .................................................................................................................... 203 

PARTE QUARTA ........................................................ 206 

LA CORRETTA PRONUNCIA ................................... 206 

Eccezioni ................................................................................................................................. 208 

Esempi .................................................................................................................................... 208 

REGOLA 1 ............................................................................................................................. 208 

Eccezioni ........................................................................... Errore. Il segnalibro non è definito. 

Eccezioni ........................................................................... Errore. Il segnalibro non è definito. 

  Nota ........................................................................................................................................ 210 Esempi .................................................................................................................................... 210 

REGOLA 2 ....................................................................... Errore. Il segnalibro non è definito. 

Eccezioni ................................................................................................................................. 212 

REGOLA 3 ............................................................................................................................. 212 

Esempi .................................................................................................................................... 212 

Esercizio 3............................................................................................................................... 213 

REGOLA 4 ............................................................................................................................. 214 

Eccezioni ................................................................................................................................. 214 

Esempi .................................................................................................................................... 214 

Esercizio 4............................................................................................................................... 215 

Eccezioni ................................................................................................................................. 216 

Esempi .................................................................................................................................... 216 

REGOLA 5 ............................................................................................................................. 216 

Esercizio 5............................................................................................................................... 217 

Esempi .................................................................................................................................... 218 

Eccezioni ................................................................................................................................. 218 

REGOLA 6 ............................................................................................................................. 218 

Esercizio 6............................................................................................................................... 219 

Eccezioni ................................................................................................................................. 220 

Esempi .................................................................................................................................... 220 

REGOLA 7 ............................................................................................................................. 220 

Esercizio 7............................................................................................................................... 221 

  Nota ........................................................................................................................................ 222 Eccezioni ................................................................................................................................. 222 

Esempi .................................................................................................................................... 222 

REGOLA 8 ............................................................................................................................. 222 

Esercizio 8............................................................................................................................... 223 

Esempi .................................................................................................................................... 224 

Eccezioni ................................................................................................................................. 224 

REGOLA 9 ............................................................................................................................. 224 

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394

Esercizio 9............................................................................................................................... 225 

Esempi .................................................................................................................................... 226 

REGOLA 10 ........................................................................................................................... 226 

Eccezioni ................................................................................................................................. 226 

Esercizio 10............................................................................................................................. 227 

  Note ........................................................................................................................................ 228 Esempi .................................................................................................................................... 228 

REGOLA 11 ..................................................................... Errore. Il segnalibro non è definito. 

Esercizio 11............................................................................................................................. 229 

REGOLA 12 ........................................................................................................................... 230 

Esercizio 12............................................................................................................................. 231 

Esempi .................................................................................................................................... 232 

Eccezioni ................................................................................................................................. 232 

REGOLA 13 ........................................................................................................................... 232 

Esercizio 13............................................................................................................................. 233 

Esempi .................................................................................................................................... 234 

  Nota ........................................................................................................................................ 234 REGOLA 14 ........................................................................................................................... 234 

Eccezioni ................................................................................................................................. 235 

REGOLA 15 ........................................................................................................................... 235 

Esempi .................................................................................................................................... 235 

Esempi .................................................................................................................................... 236 

REGOLA 16 ........................................................................................................................... 236 

Esercizio 16............................................................................................................................. 237 

Esempi .................................................................................................................................... 238 

REGOLA 17 ........................................................................................................................... 238 

  Nota ........................................................................................................................................ 238 Eccezioni ................................................................................................................................. 238 

Esercizio 17............................................................................................................................. 239 

Esempi .................................................................................................................................... 240 

  Note ........................................................................................................................................ 240 REGOLA 18 ........................................................................................................................... 240 

Esercizio 18............................................................................................................................. 241 

  Note ........................................................................................................................................ 242 Esempi .................................................................................................................................... 242 

Eccezioni ................................................................................................................................. 242 

REGOLA 19 ........................................................................................................................... 242 

Esercizio 19............................................................................................................................. 243 

  Nota ........................................................................................................................................ 244 Esempi .................................................................................................................................... 244 

REGOLA 20 ........................................................................................................................... 244 

Eccezioni ................................................................................................................................. 244 

Esercizio 20............................................................................................................................. 245 

REGOLA 21 ........................................................................................................................... 246 

Esempi .................................................................................................................................... 246 

Esercizio 21............................................................................................................................. 247 

Eccezioni ................................................................................................................................. 248 

REGOLA 22 ........................................................................................................................... 248 

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395

Esempi .................................................................................................................................... 248 

  Nota ........................................................................................................................................ 248 Esercizio 22............................................................................................................................. 249 

Esempi .................................................................................................................................... 250 

Eccezioni ................................................................................................................................. 250 

REGOLA 23 ........................................................................................................................... 250 

  Nota ........................................................................................................................................ 250 Eccezioni ................................................................................................................................. 250 

REGOLA 23 ........................................................................................................................... 250 

Esercizio 23............................................................................................................................. 251 

Esempi .................................................................................................................................... 252 

Eccezioni ................................................................................................................................. 252 

REGOLA 24 ........................................................................................................................... 252 

Esercizio 24............................................................................................................................. 253 

Esempi .................................................................................................................................... 254 

REGOLA 25 ........................................................................................................................... 254 

Esercizio 25............................................................................................................................. 255 

  Nota ........................................................................................................................................ 256 Eccezioni ................................................................................................................................. 256 

REGOLA 26 ........................................................................................................................... 256 

Esempi .................................................................................................................................... 256 

Esempi .................................................................................................................................... 258 

Attenzione ............................................................................................................................... 258 

REGOLA 27 ........................................................................................................................... 258 

Esercizio 27............................................................................................................................. 259 

Eccezioni ................................................................................................................................. 260 

Esempi .................................................................................................................................... 260 

REGOLA 28 ........................................................................................................................... 260 

  Note ........................................................................................................................................ 260 Esercizio 28............................................................................................................................. 261 

REGOLA 29 ........................................................................................................................... 262 

Esercizio 29............................................................................................................................. 263 

REGOLA 30 ........................................................................................................................... 264 

Eccezione ................................................................................................................................ 264 

Esempi .................................................................................................................................... 264 

Esercizio 30............................................................................................................................. 265 

  Nota ........................................................................................................................................ 266 Eccezioni ................................................................................................................................. 266 

REGOLA 31 ........................................................................................................................... 266 

Esempi .................................................................................................................................... 266 

Esercizio 31............................................................................................................................. 267 

Esempi .................................................................................................................................... 268 

Eccezioni ................................................................................................................................. 268 

REGOLA 32 ........................................................................................................................... 268 

  Note ........................................................................................................................................ 270 Eccezioni ................................................................................................................................. 270 

Esempi .................................................................................................................................... 270 

REGOLA 33 ........................................................................................................................... 270 

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396

Esercizio 33............................................................................................................................. 271 

REGOLA 34 ........................................................................................................................... 272 

Esercizio 34............................................................................................................................. 273 

Esempi .................................................................................................................................... 274 

REGOLA 35 ........................................................................................................................... 274 

Eccezioni ................................................................................................................................. 274 

  Note ........................................................................................................................................ 274 Esercizio 35............................................................................................................................. 275 

Esempi .................................................................................................................................... 276 

REGOLA 36 ........................................................................................................................... 276 

Eccezioni ................................................................................................................................. 276 

Esercizio 36............................................................................................................................. 277 

Esempi .................................................................................................................................... 278 

REGOLA 37 ........................................................................................................................... 278 

Eccezioni ................................................................................................................................. 278 

Esercizio 37............................................................................................................................. 279 

REGOLA 38 ........................................................................................................................... 280 

Esercizio 38............................................................................................................................. 281 

REGOLA 39 ........................................................................................................................... 282 

Esercizio 39............................................................................................................................. 283 

Esempi .................................................................................................................................... 284 

Eccezioni ................................................................................................................................. 284 

REGOLA 40 ........................................................................................................................... 284 

Esercizio 40............................................................................................................................. 285 

Esempi .................................................................................................................................... 286 

REGOLA 41 ........................................................................................................................... 286 

Eccezioni ................................................................................................................................. 286 

Esercizio 41............................................................................................................................. 287 

Esempi .................................................................................................................................... 288 

REGOLA 42 ........................................................................................................................... 288 

Esercizio 42............................................................................................................................. 289 

Esercizio 43 sugli omografi .................................................................................................... 291 

Esercizio 44 riepilogo 1 .......................................................................................................... 294 

Esercizio 45 riepilogo 2 .......................................................................................................... 296 

Esercizio 46 riepilogo 3 .......................................................................................................... 298 

Esercizio 47 riepilogo 4 .......................................................................................................... 300 

Esercizio 48 riepilogo 5 .......................................................................................................... 302 

Esercizio 49 riepilogo 6 .......................................................................................................... 303 

 DIZIONARIO DI PRONUNCIA.................................... 307 

PREMESSA ............................................................................................................................ 308 

TERMINAZIONI FISSE ........................................................................................................ 309 

AVVERTENZA ...................................................................................................................... 310 

ABBREVIAZIONI ................................................................................................................. 310 

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