crss* gor n*, l'aereo e non porre fine a questa vacanzina. partire, anche se solo per una...
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Cmrissik* Gioqprlin*,
scrivo questo editoriale sull'aereo di ritorno da Oxford,
con tanta voglia di tornare a casa, ma altrettanta di far
riatterrare l'aereo e non porre fine a questa vacanzina.
Partire, anche se solo per una settimana, può veramente
aiutare. Mi sono resa conto di non aver staccato total-
mente dalla mia vita, ma allo stesso tempo mi è sembra-
to di starne fuori per un certo lasso di tempo. Sono riu-
scita, in qualche strano modo, a cambiare punto di vista,
complici i 1300 km di distanza da casa. Sono tornata
diversa, con tanta umidità tra i capelli e poca voglia di
deprimermi. Tornare mi ha resa felice, ma non mi sarei
sentita così se non fossi partita. Anzi. Eppure, nonostan-
te le serate passate a studiare filosofia, mi sento ristorata
e, semplicemente, felice.
Dopo questa sana, ma non troppo, dose di ottimismo so-
no dovuta tornare con i piedi a terra e, in qualche modo,
ho salutato due persone importanti.
La prima, beh, era una fonte inesauribile di gioia, spe-
ranza e buon umore. E sto parlando della professoressa
Passera, che saluto dal mio posto di pargoletta mandan-
dole con la mente uno dei miei muffin al cioccolato, che
ha sempre adorato.
La seconda persona che saluto la conoscete tutti: Ste-
phen William Hawking. Ringrazio te e tua figlia Lucy
perché il vostro "La chiave segreta per l'universo" è stato
il primo libro che abbia mai letto da sola. E soprattutto
ringrazio te, piccolo-grande uomo coraggioso, che non ti
sei fatto fermare nemmeno dalla SLA.
:" However difficult life may seem, there's always some-
thing you can do".
Thank you both.
Buona Pasqua a tutti, non mangiate troppa cioccolata ;).
La caporedattrice, Giulia Scarpante
Il vice caporedattore, Gabriele Manzi
INDICE
3-4 Rassegna Internazionale
4-5 Stephen Hawking
5 L’inquinamento
6 L’arte come sacrificio
7 Poesia
8 Film e serie tv
9 Anime
10 Musica
11-12 Cronache giobertine
13 Cucina
14-16 La notte della fenice
16-17 Absolute zero
17 I pensieri di Oliver
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Elezioni italiane
Il 4 marzo i cittadini italiani sono
stati chiamati al voto per rinnovare le
Camere.
Il primo partito del Paese è risultato
essere il Movimento 5 Stelle, partito
populista ed euroscettico con orienta-
mento politico di difficile interpreta-
zione, nonostante durante la campa-
gna elettorale si sia avvicinato alla
destra. Ha ottenuto per la Camera il
32,7% dei voti e per il Senato il
32,2%.
Il Partito Democratico, orientato a
centro-sinistra, nonostante sia ancora
il secondo partito italiano è uscito
distrutto dal voto, avendo perso se-
condo le proiezioni almeno due mi-
lioni di voti rispetto al 2013. In totale
ha ottenuto il 18,72% per la Camera
e il 19,12% per il Senato.
Il terzo partito del paese è la Lega
(privatasi in occasione delle elezioni
del tradizionale "Nord"), partito xe-
nofobo, anti-immigrati ed euroscetti-
co che ha ottenuto il 17,4% dei voti
per la Camera e il 17,6% per il Sena-
to. È risultato il primo partito della
coalizione di centrodestra (composta
da Lega, Forza Italia, Fratelli d'Italia
con Giorgia Meloni e Noi per l'Italia)
che ha ottenuto il 37% dei voti per la
Camera e il 32,2% per il Senato.
Tra gli altri partiti, Fratelli d'Italia
con Giorgia Meloni ha ottenuto il
4,35% per la Camera e il 4,26% per
il Senato; Liberi e Uguali ha ottenuto
il 3,38% per la Camera e il 3,27%
per il Senato; +Europa con Emma
Bonino e Potere al Popolo sono re-
stati fuori dalle Camere non conse-
guendo il 3% necessario.
Dopo le elezioni è iniziato il proces-
so di formazione degli organi legisla-
tivi e il 24 marzo sono stati eletti il
Presidente della Camera (Alessandro
Fico, candidato del Movimento 5
Stelle) e del Senato (Maria Elisabetta
Alberti Casellati, candidata di Forza
Italia).
Questo è stato però solo il primo pas-
so; la strada verso il prossimo rimane
ancora molto confusa. Mentre per
l'elezione dei Presidenti delle Came-
re il Centrodestra e il Movimento
hanno trovato un accordo, non si può
ancora dire se avverrà la stessa cosa
e con la stessa facilità per quanto ri-
guarda la formazione di un governo.
Il Movimento 5 Stelle afferma che
non sarà disposto ad accettare nessun
governo che non sia quello guidato
da Luigi di Maio e presentato prima
delle elezioni. Salvini si è detto pron-
to al dialogo con tutti tranne che con
il Pd, ma le possibili alleanze do-
vranno includere anche il resto del
centrodestra. Inoltre, pare che negli
ultimi giorni Berlusconi si sia aperto
ad un possibile accordo con il Movi-
mento 5 Stelle.
Sembra che una frase del candidato
premier della Lega, pronunciata du-
rante una conferenza stampa, sia la
più adatta a descrivere il panorama
politico attuale: "In Italia le cose
cambiano in fretta nel giro di qualche
settimana, dovrete avere pazienza".
Dal mondo
Elezioni russe
Periodo di elezioni anche in Russia,
dove il 18 marzo i cittadini si sono
recati alle urne. Alle presidenziali, a
cui hanno partecipato otto candidati,
ha vinto come da sondaggi Vladimir
Putin, aggiudicandosi il quarto man-
dato consecutivo al governo della
Russia con il 76% dei consensi. Inte-
ressante notare come, secondo il
giornale russo "The New Times", la
vittoria di Putin non sia stata comple-
tamente una farsa: sarebbe stata det-
tata, oltre che da forti pressioni e re-
pressioni, anche dall'enorme popola-
rità del leader. Le origini di questo
consenso sarebbero state individuate
in un aumento medio del benessere e
nella politica estera quasi patriottica
degli ultimi anni, spinta a far riassu-
mere alla Russia il suo ruolo di su-
perpotenza capace di esercitare in-
fluenza in ambito internazionale: si
pensi agli ultimi movimenti geopoli-
tici russi, tra la Crimea, l'Ucraina e la
Siria, ma anche all'aumento del 97%
della spesa militare tra il 2005 e il
2014.
RASSEGNA
INTERNAZIONALE
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Afrin conquistata
Il 18 marzo Afrin, la città più grande
della provincia curda omonima nella
Siria settentrionale, è caduta dopo
sette settimane di assedio. L'Ypg
(Unità di Protezione Popolare, la mi-
lizia curda) ha dichiarato di aver la-
sciato la città per evitare ulteriori
sofferenze ai civili: l'esercito turco
aveva infatti preso possesso della
principale diga della regione, impe-
dendo l'arrivo dell'acqua alla popola-
zione; inoltre aveva iniziato un bom-
bardamento indiscriminato che pun-
tava anche a scuole e ospedali. Con-
quistata Afrin, l'operazione militare
turca chiamata "Ramo d'ulivo", lan-
ciata ufficialmente il 20 gennaio
2018, ha intenzione adesso di diri-
gersi verso le province curde di Jazi-
ra e Kobane.
Riccardo Rastello
L’EREDITÀ SCIENTIFICA DI
STEPHEN HAWKING Il 14 marzo 2017 è venuto a
mancare all’età di 76 anni
Stephen Hawking, celebre
matematico, fisico, astrofisi-
co e cosmologo. È certa-
mente riduttivo definirlo
semplicemente come studio-
so: Hawking infatti può es-
sere a tutti gli effetti consi-
derato come una vera e pro-
pria icona della scienza mo-
derna, come Albert Einstein.
Nell’immaginario collettivo
è visto quindi come lo scien-
ziato che non ferma il proprio desiderio di conoscenza neppure davanti alle
gravi infermità fisiche: come ben noto Hawking era infatti affetto da SLA
(sclerosi laterale amiotrofica), una grave malattia degenerativa che compro-
mette sempre di più i movimenti della muscolatura volontaria. È difficile
riassumere in poche righe la vastità dei suoi studi, ma si possono trarre alcu-
ni punti fondamentali partendo da alcune domande. Gran parte delle sue ri-
cerche si concentrarono sui buchi neri, oggetti cosmici teorizzati per la pri-
ma volta dal fisico Karl Schwarzschild nel 1916. Cosa c’è al centro dei bu-
chi neri? Innanzitutto essi sono oggetti incredibilmente densi, con una gra-
vità così elevata da non poter essere fuggita da nessun corpo o onda, neppu-
re la luce. Hawking ha quindi teorizzato al centro di essi la presenza della
singolarità, ossia un punto in cui c’è tanta materia compressa in uno spazio
così piccolo che densità e gravità assumono valori infiniti ed in cui, di fatto,
non valgono più le leggi della fisica. Cosa c’è ai margini di un buco nero?
Secondo la fisica quantistica (ossia quella che studia fenomeni caratteristici
della scala di lunghezza o di energia atomica e subatomica) lo spazio è com-
posto da particelle ed antiparticelle, rispettivamente composte di materia ed
antimateria. Hawking ha teorizzato la loro separazione al margine dei buchi
neri: l’antimateria viene assorbita, mentre le particelle di materia sono defi-
nite “reali”, e producono energia sotto forma di una radiazione detta appun-
to “radiazione di Hawking”. Le antiparticelle, di massa negativa, finite nel
buco nero lo fanno diventare sempre più piccolo finché non arriva a scom-
parire del tutto. Queste affermazioni hanno quindi cambiato il modo di ve-
dere questi corpi, da semplici “assorbitori” a veri e propri sistemi di ricam-
bio di materia ed energia. Da cosa è nato l’universo? Lo scienziato inglese
ha dimostrato che l’universo è nato dall’esplosione di una singolarità, dun-
que il Big Bang secondo i suoi studi è definibile come una sorta di buco ne-
ro al contrario.
Oltre ad aver contribuito all'elaborazione di numerose teorie fisiche e astro-
nomiche è anche stato un eccezionale divulgatore scientifico, che ha saputo
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spiegare con grande chiarezza i risultati dei propri studi
non solo alla comunità scientifica ma anche a semplici
appassionati. Accanto dunque ai numerosi saggi scienti-
fici ha anche pubblicato testi per bambini, ragazzi o
semplicemente per persone interessate al cosmo. Il suo
libro divulgativo più noto è “A Brief History of Ti-
me” (in italiano: Dal Big Bang ai buchi neri), che ha lo
scopo di rendere accessibile al grande pubblico i concetti
della cosmologia moderna. Personaggio dunque estre-
mamente affascinante, che addirittura poche settimane
prima della scomparsa aveva presentato un documento
di ricerca sul multiverso, postulando l'esistenza di altri
universi paralleli oltre al nostro, a confermare, nonostan-
te la malattia e le difficoltà fisiche, la sua incredibile te-
nacia nel non fermare la sua attività di studio e ricerca.
FONTI: https://www.tpi.it/2018/03/14/teorie-stephen-
hawking-spiegate/
https://it.wikipedia.org/wiki/Stephen_Hawking http://
www.abilitychannel.tv/sla-sintomi/ https://
www.mondofox.it/2018/03/20/l-ultimo-lavoro-di-
stephen-hawking-e-una-teoria-sul-
multiverso/
Andrea Venia
TORINO,
CITTÀ PIÙ INQUINATA
D’EUROPA
Sono anni ormai che il problema dell’inquinamento per-
siste all’interno della nostra città e di tutte le grandi me-
tropoli come Roma e Milano.
“Torino è la città più inquinata d’Europa”, questa l’affer-
mazione di Legambiente. L’associazione volontaria il
cui tratto distintivo è stato da sempre l’ambientalismo
scientifico, ha infatti confrontato le medie dei valori di
PM10 (materia particolata) relative all’anno 2013 di
venti grandi città di Italia, Spagna, Francia, Regno Unito
e Germania. I valori più alti sono proprio stati riscontrati
nella città di Torino con 39 microgrammi/mc seguita da
Milano e Napoli. La situazione non è migliorata. Al con-
trario, la nostra città mantiene inalterata la sua posizione
continuando a superare il valore limite annuo di 20 mi-
crogrammi/mc, avendo toccato nel 2017 come media
annuale anche i 47 microgrammi/mc.
Alla fine dello stesso anno, erano numerose le città del
Piemonte che ancora non avevano preso provvedimenti
per conformarsi al protocollo interregionale, provvedi-
menti siglati con un accordo tra le regioni del Nord Ita-
lia. Tutt’ora, nonostante l’emergenza, i comuni che non
si sono ancora adeguati sono 16.
Il traffico è sicuramente una delle cause principali
dell’inquinamento atmosferico, ma non l’unica. Sono
molti, infatti, i fattori inquinanti: tra questi, gli impianti
agricoli e i riscaldamenti domestici. Si sono però fatti
passi avanti sul tema del teleriscaldamento, un sistema
pulito ed economico per riscaldare gli edifici che sfrutta
varie fonti energetiche. Da uno studio portato avanti dal-
la professoressa Mariachiara Zanetti si stima, infatti,
che, con il passaggio al teleriscaldamento, si risparmie-
rebbero 60 milioni l’anno e le morti per inquinamento
scenderebbero del 10%; inoltre si riuscirebbero a ridurre
del 3% le emissioni di diossido d’azoto e del 2% il
Pm10. È questa la strada che bisogna imboccare se si
vuole far fronte a questo grande e incessante problema.
Roberta Di Prima
6
L'arte come
sacrificio Ma chi è questa pazza che, seduta in una cantina piena
di ossa bovine insanguinate e maleodoranti, le pulisce
per giorni dal sangue e dai vermi, cantando litanie e la-
menti? Ci troviamo al cospetto di Marina Abramović,
body artist che nasce a Belgrado nel 1946, e questa per-
formance chiamata Balkan Baroque è una delle sue ope-
re più celebri, presentata alla Biennale di Venezia nel
1997. L’opera fa esplicito riferimento agli orrori della
Guerra dei Balcani, in corso in quel periodo.
Marina, autodefinitasi Grandmother of performance art,
sottopone il suo corpo alle pratiche artistiche più varie e
fantasiose, proponendo una nuova forma d'arte entra in
diretto contatto con il pubblico e offre il suo corpo su cui
uno può esprimere le proprie passioni liberamente. L’ar-
tista cerca di indagare i moti più remoti dell'anima, por-
tandoli alla luce e offrendoli allo spettatore in tutta la
loro crudeltà e forza.
Inizia come solista, cimentandosi in una serie di azioni
chiamate Ritmi in cui, sotto l'effetto di psicofarmaci,
pratica una serie di simpatiche attività come passarsi un
coltello fra le dita, colpendo a terra finché non si ferisce,
oppure si posiziona al centro di una stella infuocata sulle
punte, all’interno della quale l’aria diviene irrespirabile
e altamente tossica. Fin quando nel 1974 arriva a Napoli
e presenta la performance Ritmo Zero, in cui il protago-
nista non è più il suo corpo ma il pubblico stesso. L'in-
gegnosa fanciulla dispone su un tavolo numerosi oggetti:
coltelli, piume, forbici, una rosa, addirittura una pistola e
poi invita gli spettatori a utilizzarli su di lei come più
desiderano e loro si divertono un sacco, infatti la bacia-
no, la accarezzano, la spogliano, la rivestono, le scrivo-
no in fronte. Questa climax ascendente di violenza che si
concentra sul suo corpo, culmina in una situazione a dir
poco drammatica: alcuni cominciano ad usare oggetti
per legarla, la incatenano, le ficcano le spine della rosa
nella pelle, gliela tagliuzano con la lametta e leggenda
vuole che si arrivi addirittura a puntarle la pistola con-
tro! La performance ha dunque funzionato: riesce
nell’intento di mostrare gli istinti più violenti e sadici
degli essere umani che forti della loro posizione si la-
sciano andare alle pratiche più crudeli.
Poi la fanciulla si innamora di un certo Ulay, pazzo al-
meno quanto lei, e i due cominciano a lavorare in coppia
cimentandosi in performance in cui mettono a dura pro-
va la loro resistenza fisica facendo proprio quelle attività
tipiche degli innamorati tipo darsi degli schiaffi finché
l’altro non ne può più, starsi attaccati in un’eterna respi-
razione bocca a bocca sottraendo all’altro ossigeno e
aspettando che uno dei due svenga, intrecciarsi i capelli
che si sciolgono quando uno dei due, stanco, piega la
testa e l’intreccio viene meno. Loro hanno resistito per
diciassette ore, e voi?
Alessia Qorri
7
PO
ESIA
PO
ESIA
È come quando senti
Che tutto andrà meglio
Niente più fiato sul collo
Niente più cani che ti inseguono
È come quando senti
Il cuore leggero
Non nuota più ansimando
Non rischia più l’annegamento
È come quando sai
Che hai fatto la cosa migliore
E ora
I dadi
Tornano nelle tue mani
Marco Curiazzi
8
The Imitation
Game
Uscito nelle sale cinematografiche
italiane nel 2015, The Imitation Ga-
me vede la regia di Morten Tyldum
e la performance di due star del gran-
de schermo, Bededict Cumber-
batch (protagonista di Sherlock) e
Keira Knightley (Pirati dei Caraibi
e Orgoglio e Pregiudizio).
Ambientato durante la seconda guer-
ra mondiale, The Imitation Game è
la storia Alan Turing, matematico e
crittografo britannico, che, insieme
al gruppo di migliori crittografi in-
glesi, ha il compito di decifrare il
codice che sta alla base di Enigma,
una misteriosa macchina utilizzata
dai Tedeschi per scambiarsi le infor-
mazioni più importanti.
Solo decrittando Enigma gli Alleati
potranno vincere la guerra, antici-
pando e sventando gli attacchi Nazi-
sti.
Sarà proprio Alan Turing (Benedict
Cumberbatch) a ideare e costruire
una macchina in grado di decifrare il
codice, che si rinnova ogni giorno a
mezzanotte, rendendo vana tutta la
giornata di lavoro dei crittografi.
Ad aiutare Alan c’è Joan Clarke
(Keira Knightley), relegata ai margi-
ni da una società sessista.
Il film è suddiviso in tre filoni tem-
porali: al filone principale ambienta-
to durante il 1941 si aggiungono sce-
ne dell’adolescenza di Turing e sce-
ne del 1952, anno in cui sarà accusa-
to di atti osceni a causa della sua
omosessualità e costretto a una ca-
strazione chimica.
La vera storia di Alan Turing è rima-
sta seppellita fino al 2001, anno in
cui sono finalmente divenuti consul-
tabili i documenti di archivio britan-
nici, cinquant’ anni dopo la vicenda.
Il film ha vinto un Oscar per la mi-
gliore sceneggiatura non originale e
ha ottenuto altri numerosi riconosci-
menti.
Morena Padurariu
Everything
Sucks Ciao a tutti
giobertini e
giobertine,
questo mese
vi propongo
la visione di
una serie tv
statunitense
uscita su
Netflix a
febbraio per
la prima vol-
ta. I protago-
nisti sono un gruppo di ragazzi nerd
e il gruppo di teatro della Boring
High School in Oregon negli anni
'90. La storia comincia con la matri-
cola Luke O'Neil e i suoi amici Tyler
e McQuaid, che possiamo considera-
re i “nerd”, che il primo giorno di
scuola entrano nel A/V Club. Lì co-
noscono Kate Messner, per la quale
Luke ha da subito una cotta. Ovvia-
mente c'è da subito un ostacolo: è la
figlia del preside.
Del gruppo di teatro fa parte la famo-
sa coppia Emaline Addario e Oliver
Schermerhorn. Iniziano ad avere
contatti più stretti con i ragazzi del
A/V Club a causa di un incidente nel
teatro della scuola che provoca la
distruzione delle scenografie e quin-
di porta alla cancellazione dello spet-
tacolo del Drama Club.
Le due “fazioni” della Boring High
uniscono le forze, nonostante le di-
vergenze e le forti differenze, per
girare un film la cui trama viene let-
teralmente improvvisata da Luke e
Kate subito prima di una bevuta con
Oliver e il resto del Drama Club.
Mentre si svolge la storia dei ragaz-
zi, riusciamo a sapere anche qualco-
sa sulle famiglie della nuova “coppia
non coppia” nata nel A/V Club. Lu-
ke passa una fase di odio e amore nei
confronti di suo padre, che l'ha ab-
bandonato quando era piccolo, a cau-
sa del ritrovamento di alcune video-
cassette in cui parla a ruota libera.
Nelle prime sembra amare profonda-
mente la propria famiglia e di conse-
guenza anche Luke lo ama. Entram-
be le opinioni mutano verso la fine,
ma non sarò io a parlarvene: no spoi-
ler!
La serie ha avuto successo da subito
e, francamente, credo sia perché
molti la collegano a “Stranger
Things”, nonostante il tema e gli an-
ni siano diversi. La prima è più reali-
stica, dal momento che non esiste un
“Upside Down” nel quale si perde un
bambino...
All'inizio non ero totalmente convin-
ta di questa nuova uscita, soprattutto
perché non sapevo con certezza co-
me si sarebbe evoluta la relazione tra
Luke e Kate, ma poi ho scoperto che
la mia teoria iniziale era corretta. Ca-
pirete bene tutto solo guardandola.
La prima volta che ho detto “La de-
vo assolutamente continuare per poi
portarla sul Joe Berti” è stata senza
dubbio quando Luke monta un video
per la sua nuova crush e mette
“Wonderwall” degli Oasis come can-
zone. Quindi io collegherei il suo
successo alla soundtrack stupenda.
Potrei essere un po' di parte per il
semplice fatto che c'è anche “Don't
Look Back in Anger”, sempre degli
Oasis, e per me questa canzone si-
gnifica davvero tanto.
Di questa nuova serie mi è piaciuto
vedere l'evoluzione subita dai ragaz-
zi nel corso dell'anno scolastico e
senza dubbio il cambiamento delle
relazioni, sia con i genitori, sia in
amore e in amicizia.
Giorgia Dininno
9
FATE Stay Night Unlimited Blade Works;
Zero; Apocrypha
“Io ti domando, sei tu il mio master?”
Esistono tre diversi Fate, ma tutti hanno come base nar-
rativa lo stesso evento: la guerra del Santo Graal. Il con-
flitto ha regole semplici: sette maghi scelti dal Graal
stesso devono evocare un servant a testa, scegliendo tra
sette classi, e lottare tra loro all’ultimo sangue. Il vinci-
tore vedrà esaudito un desiderio, qualunque sia la sua
portata. I servitori possono essere di sette classi diverse
e ne può essere evocato uno solo per tipo. La guerra de-
ve essere supervisionata da un membro della Santa Se-
de. Le regole, come la trama, non sono complesse, è un
peccato che anche i personaggi siano alquanto piatti: i
maghi considerati sono tipici personaggi stereotipati,
come il folle che non sa cosa succeda ma si diverte e
accetta tutto o il moralista, la cui presenza arriva a esse-
re fastidiosa. Solo alcuni dei servant hanno una persona-
lità ben definita, quelli che non muoiono subito, ovvia-
mente.
Il solo Fate a fare eccezione alle regole è “Apocrypha”,
che vede due squadre, quindi quattrodici maghi e altret-
tanti famigli, più un servitore evocato come arbitro dal
Santo Graal, il servant Ruler Giovanna d’Arco. Le classi
degli altri sono sempre le stesse: Archer, Saber, Lancer,
Caster, Berserker, Rider e Assassin. Per evocare uno
spirito eroico, perché sì, si tratta di eroi del passato, ma
ne parlerò dopo, occorre un catalizzatore: una reliquia
appartenente a quell’eroe o che lo riguardi in un qualche
modo. In alcuni casi non si capisce il nesso, ma è il me-
no. Inoltre ogni famiglio dispone di un’arma nobile spe-
ciale di cui può disporre in combattimento.
In quanto fissato di miti e leggende i servant sono la co-
sa che, in alcuni casi, mi ha davvero fatto cadere le brac-
cia. Tra le colpe dei produttori sono enumerati vari pec-
cati, tra cui quello di aver reso Alessandro Magno un
bestione mezzo ritardato o aver fatto diventare un mago
William Shakespeare, ma i problema principale è il ses-
so: Astolfo lo ricordavo piuttosto… uomo, non mi pare
avesse la gonna e i fiocchi tra i capelli; posso sorvolare
il problema Mordred, che hanno fatto diventare una don-
na, ma solo perché è uno dei pochi personaggi con una
personalità e che ho apprezzato.
Ho detto sopra che ne esistono tre. Ebbene sì, di sei
guerre citate negli anime ne sono state rappresentate tre:
la quarta di Apocrypha, la quinta di Zero e la sesta di
Unlimited Blade Works, appena dieci anni dopo. Inutile
dire che i produttori li hanno fatti uscire al contrario,
quindi sesta, poi quinta e in fine quarta. Se si segue la
serie in questa sequenza si trascorre il tempo di Fate Ze-
ro ad aspettare solo che si picchino a sangue, dato che si
sa già come finisce quella guerra dal racconto di Saber
in Unlimited Blade Works.
Si tratta di anime da guardare per passare il tempo, non
appassionano più di tanto, anche perché la trama è piut-
tosto scarsa. Di venticinque episodi i primi tredici sono
lenti con scontri sporadici, fanno sempre succedere tutto
negli altri dodici; il parametro per capire quando inizie-
ranno a morire tutti è la sigla iniziale: quando cambia ci
si sta avvicinando alla fine.
Mi dispiace un po’, perché potrebbero rendere molto di
più, ma nel complesso non si tratta di anime particolar-
mente eclatanti.
Su queste immagini vi saluto e vi do appuntamento al
mese prossimo.
Gabriele Manzi
10
Marzo: tre album che Marzo: tre album che
vi consigliovi consiglio
Ecco i tre album di questo mese, tre progetti r&b di gio-
vani artisti black, artisti che si sono distinti negli ultimi
anni per originalità e capacità canore; si tratta infatti di
tre voci particolari, forti ed espressive.
Inizio consigliando “For all we know” della cantante
r&b londinese Nao .
FAWK è un disco innovativo, veloce e ballabile, con
grandi influenze funk. La voce di Nao suona potente e
leggera su basi che strizzano l'occhio al garage e al gri-
me, creando una combinazione perfetta di elementi tipici
di musica britannica.
Altro progetto interessante è “Take me apart” di Kelela.
La cantante etiope, con questo suo primo album, risulta
già estremamente matura e, come lei stessa ha detto in
un intervista «Despite it being a personal record the po-
litics of my identity informs how it sounds and how I
choose to articulate my vulnerability and strength». La
punta di diamante delle 11 tracce è sicuramente
“Waitin”, che dimostra la potenza espressiva dell'artista.
Terzo album è “Freudian” l’album d’esordio di Daniel
Caesar, cantante soul/r&b di Toronto. Caesar mette al
servizio di strumenti tradizionali e pochi synth la
sua calda voce, parlando di amore e analisi introspettiva
con sincerità e spensieratezza. Il sound è lontano da
quello delle classifiche, il canadese si prende il suo tem-
po, con ballad lunghe e armoniose, unico pezzo che si
differenzia dal ritmo lento dell'album è “Get You” con
Kali Uchis.
Tommaso Fanteguzzi
Fjy kp lo lhp koon During my whole life, I have visited three cities without
counting the one where I was born. The very first trip of
my life was seven years ago and I was thirteen: my mum
and I flew to Paris. I remember we took a plane at 6
AM, outside it was dark and cold and my mum was
about to get off of it because she was afraid of flying. So
was I. When we arrived to Paris I remember I couldn’t
get enough of every little thing we came up against du-
ring our visit. I was so excited about being far away
from my little home that I couldn’t sleep longer then
four hours the first night there. We stayed five days and
when I came back I felt like I was a different person,
someone who knew more and better. The second city I
visited was Rome: it was a school trip. The thing I re-
member the most about those days is the sun: I have ne-
ver seen such shining, warming sun in any other place.
Then again, when I came back I could feel how the
world had changed for me, how I changed in order to
embrace the little things I did not use to appreciate befo-
re. Then, one year ago, the last trip came: I went to
Athens. All of the things that happened in that city are
still imprinted in my memory and I don’t think I will
ever live my life the same way. You know, Ted, trave-
ling does change you, it does make you the best version
of yourself. That is the reason I fell love with you so
much: you flew me to the moon and you let me play
among the stars. You made me reach places nobody ever
before could ever even imagine, by simply touching my
hand or kissing me. As a child, I would have never ima-
gined I could have the luck to travel around the world, it
just felt like an experienced I could not ever get to be
part of. Travelling isn’t about physically moving from
one place to one other, it is about meeting different cul-
tures, places, flavors, people: and you made me do that
all by simply loving me. So fill my heart with songs and
let me sing for ever more, know that you’re all I worship
and adore: in other words love me the way you do.
Inspired by “Fly me to the moon”, by Frank Sinatra
Bianca Zancan
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Cronache giobertineCronache giobertine Il Gioberti oltre la scuola:
esperienza al TOMUN
Care Giobertine e cari Giobertini, nei giorni 28 febbraio
e 1, 2 marzo 2018 il Gioberti ha partecipato insieme ad
altre scuole torinesi a una manifestazione per appassio-
nati del dibattito, il “MUN”, svoltosi al campus di for-
mazione ILO (International Labour Organization) a To-
rino.
Ma, prima di tutto, cos’è il MUN? Questa sigla sta per
Model of United Nation ed è una simulazione a livello
globale (ce n’è uno in ogni grande città del mondo) delle
sessioni di lavoro delle Nazioni Unite. In queste com-
missioni vengono trattati problemi scelti dall’agenda
delle UN in due comitati che trattano argomenti di ambi-
to economico-sociale e riguardante la salute globale. Gli
studenti simulano di essere delegati di diverse nazioni e
a ciascuno è richiesto di agire rispettando fedelmente il
punto di vista del paese che gli è stato assegnato per ot-
tenere l’approvazione di soluzioni realistiche che favori-
scano il suo paese e l’interesse collettivo.
Quest’anno gli argomenti trattati erano legati al tema
della produzione di cibo sostenibile ed economica: nel
comitato economico-sociale si è dibattuto sulle misure
per eliminare lo sfruttamento minorile nell’agricoltura e
per ridurre le differenze di reddito tra stati in via di svi-
luppo e sviluppati, mentre nel comitato di salute globale
si è trattato della questione degli organismi genetica-
mente modificati e dell’aumento esponenziale dei casi di
obesità. Infine, l’ultimo giorno, i due comitati si sono
riuniti in una General Assembly per discutere del tema
generale ovvero ”incoraggiare una produzione di cibo
sostenibile per un livello di vita ecologico e un pianeta
nutrito”.
Ma perché partecipare al MUN si è rivelato tanto inte-
ressate da volerlo condividere con tutti voi Giobertini?
Molti dei ragazzi che hanno partecipato (me compresa)
avranno scelto questa esperienza per sviluppare le pro-
prie qualità di leadership e capacità di relazionarsi con
gli altri, e perché no, anche per migliorare il proprio in-
glese. Ma l’aspetto più rilevante si è mostrato essere la
sensibilizzazione dei giovani, che sono attori primari
nello sviluppo di un futuro sostenibile, a problematiche
globali che vanno ben oltre l’orizzonte del paese che si
rappresenta. Si passa da dimensione individuale a di-
mensione globale al punto da appassionarsi alle proble-
matiche e alle possibili soluzioni e a desiderare realmen-
te di poter incidere con il proprio contributo sulle temati-
che che sembrano dare tanti grattacapi ai politici e ap-
paiono così astratte e lontane dalla nostra quotidianità
ma sono in realtà già parte della nostra vita.
Per concludere in leggerezza, ci sono stati anche dei mo-
menti di svago come la cena e la serata disco, dove ab-
biamo potuto socializzare fra noi studenti dei licei tori-
nesi.
Arrivederci e alla prossima avventura “oltre la scuola”.
Alessandra Cappi
GIÙ LE MANI
DAL MIO AMICO
È da settimane che in tv e nei giornali non si fa altro che
parlare delle elezioni, che al momento danno il quadro
di un paese ingovernabile e scosso da pulsioni populi-
ste .
Il tema centrale é stato quello dell’immigrazione. Questo
tema ha avuto ampio spazio nell’opinione pubblica e
politica, la quale è diventata sempre più negativa al ri-
guardo. L’odio e la paura per il diverso sono state tema-
tiche strumentalizzate e sfruttate dai politici per accapar-
rarsi quattro voti in più e maggior consenso.
Molti partiti parlano dell’immigrazione come di un’e-
mergenza. C'è addirittura chi ha avuto il coraggio di tor-
nare a parlare del concetto di razza, considerando un
“pericolo per la razza bianca” questo flusso di immigrati
in aumento.
Per non parlare anche di un prestigiosissimo liceo classi-
co genovese, la cui preside ha avuto il coraggio di di-
chiarare pubblicamente che proprio grazie all'assenza di
stranieri il rendimento della scuola rimane medio-alto.
Sono molte le persone che si lamentano della propria
vita ma se solo per un attimo ci fermassimo a guardare
ciò che non interessa solo noi ma ciò in cui siamo coin-
volti, capiremmo che ci sono situazioni peggiori, come i
“campi di accoglienza" in Libia dove l'Italia e l' Europa
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investono centinaia di milioni di euro per contenere i
flussi migratori. Altro che “accoglienza”, veri e propri
lager!
In una società in cui l’odio per chi condivide culture e
idee differenti si diffonde a macchia d’olio, ci sono an-
cora persone che lottano contro l’indifferenza e si impe-
gnano in prima persona per difendere un valore impor-
tante come quello dell’accoglienza.
È per questo che ci siamo noi del coordinamento antiraz-
zista che ci occupiamo di dire la nostra su come sta cam-
biando il mondo in questi anni, cercando di far riflettere
più persone possibili, soprattutto i giovani, che sono il
futuro. Un coordinamento formato dai ragazzi delle
scuole superiori e dell’Università, che si oppongono al
silenzio e alla cecità della società odierna, difendendo le
proprie idee.
Il 9 febbraio abbiamo organizzato una grandissima as-
semblea dove abbiamo coinvolto studenti di tutte le età;
una sala stracolma, centinaia di persone che hanno detto
la loro senza paura e senza esitazione, che insieme a noi
rappresentano il “NO!” al razzismo e alla xenofobia. Noi
del coordinamento ci rivolgiamo a tutti. Ai giovani che
hanno ancora un barlume di speranza, la voglia di cam-
biare le cose, ma anche a chi la speranza l'ha persa e
vuole ritrovarla.
Prendeteci anche per sognatori ma noi crediamo in ciò
che facciamo e non ci faremo mettere il bastone tra le
ruote da NESSUNO, non rimarremo MAI inermi a guar-
dare il virus del razzismo diffondersi.
Quindi siamo qui per invitarvi a unirvi a noi, a questa
lotta per qualcosa che va al di là delle miserie quotidia-
ne, combattiamo per l'ideale in cui crediamo.
Vi invitiamo a venire all’assemblea del 28 Marzo al Po-
litecnico, dove verranno trattati questi temi, in vista del-
la manifestazione del primo Maggio, giornata interna-
zionale di lotta dei lavoratori, dove ribadiremo il nostro
NO al razzismo, alla quale vi aspettiamo numerosi.
Noi vogliamo capire, vogliamo dire la nostra, vogliamo
essere protagonisti, perché abbiamo i mezzi e gli stru-
menti per cambiare tante cose.
Carlotta Marcon
Anna Calabrese
Bullismo: tante facce e
tutte da distruggere
La civiltà sin dalle origini ha sempre avuto paura del
“diverso’’. Questa paura ha portato a grandi guerre, al
razzismo, ad atti terroristici e oggigiorno al bullismo.
Quest’ultimo a differenza degli altri viene spesso alleg-
gerito facendolo passare come uno “scherzetto”… con le
classiche frasi “ma si è solo uno scherzo fra ragazzi”. La
cosa che in molti non sanno è che di bullismo si muore.
Come Michele Ruffino che il 23 febbraio ha deciso di
togliersi la vita dicendo “Ho intenzione di mollare. Que-
sto ragazzo piange davanti allo specchio e non trova nes-
suno dietro di sé che gli dica: ehi oggi sei maledettamen-
te bello”. Uno “scherzetto” protratto per giorni, settima-
ne, mesi e addirittura anni, non è più un semplice gioco
è una tortura fisica e mentale, che forse non si vede, ma
che mangia vivo colui che ne afflitto. Michele cercava
un amico e ha trovato solo odio, e come Michele tantis-
simi altri ragazzi sono morti e moriranno. Noi non pos-
siamo continuare a starcene zitti guardando con indiffe-
renza ciò che accade. Il bullo non è solo il bambino cat-
tivo dei film che picchia i compagni per rubargli la me-
renda. I bulli hanno mille facce. I bulli proiettano i loro
difetti sugli altri pensando così di liberarsene, ma è solo
una proiezione, come quando si va al cinema e si vede
un film, esso non è altro che una proiezione, ma la ma-
trice rimane sempre impressa nella pellicola. I bulli sono
tutti coloro che sanno e non fanno nulla. I bulli sono tutti
coloro che pubblicano contenuti offensivi su una perso-
na su internet. Non solo colui che tira un pugno in un
occhio è considerato un bullo, ma anche coloro che in-
sieme si coalizzano contro una persona, rendendola uno
zimbello, facendola sentire inutile, fin quando questa
persona decide che della vita non se ne fa niente se deve
vivere così. Che società ci aspetta? Non potremo mai
vivere in un mondo giusto se durante l’adolescenza non
abbiamo fatto altro che odiarci? Come possiamo com-
battere il razzismo, se noi in primis siamo razzisti contro
il nostro compagno di classe? A tutti coloro che il bulli-
smo l’hanno subito o lo stanno subendo: non ve ne ver-
gognate! Voi non siete la causa, siete l’unica via di fuga.
Ricordate di amarvi, perché solo amando voi stessi gli
altri vi ameranno.
Agnese D’Angelo
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Cokp sorprpnnprp jm proprim fmkigjim ni giorno in
giorno: unm ruqriom oujinmrim
Impepata di cozze alla siciliana (messinese)
Questo mese ragazz* vi propongo una ricetta alquanto estiva, sintomo della mia perenne nostalgia dell’estate.
Quando ero più piccola mi ricordo nonne e zie stipate in cucina tuto il pomeriggio a pulire cozze per nutrire i loro
ventuno nipotini. Pensavo che utilizzassero qualche strana formula magica e poi, solo la settimana scorsa, mi sono
stati aperti gli occhi: grazie Carlo!
Ingredienti:
2kg di cozze
Aglio
Capperi
Pomodori ciliegini
Peperoncino
Prezzemolo
Cipolla rossa di Tropea
Preparazione
Innanzitutto bisogna lavare bene le cozze e rimuovere il bisso, quella specie
di alghetta che fuoriesce tra le due conchiglie della cozza. È importante ri-
muoverla nel modo giusto: dalla parte stretta verso la parte larga della con-
chiglia.. Preparate poi, in una casseruola capiente, un soffritto semplice con
olio, cipolla tagliata a rondelle fini e l’aglio in camicia. Sbollentate quindi i
pomodorini dopo aver tagliato una “X” sulla buccia: questo passaggio ne
faciliterà la rimozione. Unite quindi tutti gli ingredienti nella casseruola ini-
ziale e aggiungetevi uno o due peperoncini tagliati sulla lunghezza. Sfumate
leggermente con del vino bianco e lasciate cuocere per circa quindici minuti.
Prima di servire togliete l’aglio e il peperoncino e aggiungete prezzemolo, sale, pepe e aglio tritato a piacere.
Si possono inoltre fare delle bruschette aromatizzate da mangiare con il sughetto delle cozze. Molto semplicemente
fate abbrustolire del pane in una padella con un filo d’olio e un rametto di rosmarino, in modo che rilasci il suo
aroma. Servite dunque e gustate questo piatto estivo.
Alla prossima ricetta!
Giulia Scarpante
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Lm nollp
npjjm Fpniop La pioggia che le cadeva sugli occhi la svegliò. Non sa-
peva cosa fosse successo, non sapeva dove si trovasse,
sapeva solo di essere sulla spiaggia.
La sera prima Elisa aveva messo per la prima volta pie-
de in discoteca, l’avevano convinta le sue amiche: dopo
due anni che provavano a portarsela dietro, lei aveva
finalmente ceduto. Aveva mentito a sua madre, Carla
non approvava i giovani in discoteca, ma Elisa voleva
provare.
Iniziò a diluviare violentemente e la ragazza si strinse
nel giacchettino di pelle tremando e correndo verso la
strada. Si tastò la tasca e scoprì con gioia che il telefono
e le chiavi di casa erano ancora sani e salvi al loro posto.
Si sedette al riparo in una fermata dell’autobus, renden-
dosi conto che da lì passava il 56 che l’avrebbe portata
davanti casa, se si fosse presentato, cosa che non accade-
va quasi mai. Si spolverò la sabbia di dosso come pote-
va, i piedi le facevano così male che riusciva a malapena
ad appoggiarli. Si tolse gli stivaletti e rimase in calzini:
un paradiso. Si ricordava di essere stata in coda più di
un’ora prima di entrare al Vitality, per poi farsi un’altra
mezz’ora di coda per il guardaroba e passare ore a balla-
re.
Si ricordava di essere entrata, di essersi scatenata in
mezzo alla pista, di aver baciato un ragazzo, ma come
fosse uscita o la strada che aveva fatto per arrivare fino
alla spiaggia, erano stati completamente cancellati dalla
sua memoria.
Tirò fuori il telefono: 20% di batteria…grandioso. Era
mezzogiorno, molto piovoso e nuvoloso nonostante fos-
se primavera inoltrata.
Aveva abbastanza batteria per mandare un messaggio a
sua madre e chiamare le sue amiche per provare a rico-
struire i fatti della sera prima. Mettendo a fuoco lo
schermo del telefono si accorse di aver due chiamate
perse dalla madre. Le inviò un messaggio dicendo:
“Mamma sto tornando stai tranquilla, sono alla fermata
dell’autobus”. A diciotto anni lei la trattava ancora come
una bambina di dieci, questo le dava sui nervi. Sull’onda
di quel pensiero, chiamò Vanessa ma entrò subito la se-
greteria telefonica, evidentemente stava ancora dormen-
do. Provò con Giada, la quale la liquidò subito con un:
“Scusa sto litigando con i miei a dopo”. Finalmente le
rispose Marika.
“Ehi Ma, ti ho svegliata?” disse Elisa tremando dal fred-
do.
“No, no tesoro, non ti preoccupare. Hai qualcosa di bello
da raccontarmi?” fece l’amica con voce maliziosa. Elisa
non sapeva tanto bene da dove iniziare, cominciava ad
avere paura di quello che era successo la sera prima. La
voce di sua madre le ronzava nella testa dicendo che la
discoteca è un posto pericoloso.
“Marika… ho paura. Non mi ricordo quasi niente di ieri
sera, mi sono svegliata in spiaggia e non so come ho fat-
to ad arrivarci.”
Il tono di Marika cambiò drasticamente: “Oddio, l’ulti-
ma volta che ti ho vista, eri con quel ragazzo che hai ba-
ciato, Simone mi pare… siete andati in bagno e quando
io e le altre siamo uscite per tornare a casa, ti abbiamo
cercata dappertutto ma non ti abbiamo trovata e quindi
abbiamo pensato che te ne fossi andata a casa con quel
tipo. Non so dirti altro mi dispiace”. In quel preciso mo-
mento il telefono di Elisa morì.
Finalmente arrivò il 56, Elisa salì e si sforzò con tutta se
stessa di ricordare l’accaduto di quella notte, l’ultima
immagine nella sua testa era quella di lei in bagno con
Simone. Lui le aveva offerto un po’ del suo drink, da lì i
ricordi iniziavano ad essere sfocati e pian piano inesi-
stenti. Si ricordava la sensazione di disagio che aveva
provato subito dopo aver bevuto dal bicchiere di Simo-
ne, si ricordava che lui era stato un po’ troppo appiccico-
so per i suoi gusti, da quel punto in poi, c’era il nulla
completo.
Prendendo il posto su un sedile del bus si rese conto di
avere un forte dolore che partiva dagli addominali e fini-
va alle cosce, si girò a guardare fuori e non riconobbe la
persona riflessa nel finestrino: aveva il trucco tutto cola-
to sul viso e i lunghi capelli biondi tutti annodati e spet-
tinati. Le poche persone presenti sul 56 la guardavano
con diffidenza, Elisa non poteva assolutamente farsi ve-
dere da sua madre in quelle condizioni. Si strinse ancora
di più nel giacchetto di pelle, solo per rendersi conto che
le mancava il reggiseno, che lei era sicura di aver messo.
Si tastò la schiena per conferma ed un incubo si scagliò
nella sua mente come un macigno. Al solo pensiero di
essere stata violata in quel modo le salì un conato di vo-
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mito, eppure gli indizi conducevano tutti là: l’aver bevu-
to dal bicchiere di uno sconosciuto, la perdita di memo-
ria, il dolore al basso ventre, la scomparsa dell’intimo.
Scese terrorizzata dal 56 e corse alla farmacia sotto casa
sua. Comprò tre test di gravidanza, aprì il portone del
condominio ed entrò nel suo appartamento come un ful-
mine, salutando a malapena sua madre.
Attese con ansia il risultato del primo test: i tre minuti
più lunghi della sua vita. Il risultato era positivo, Elisa si
sentì morire dentro. Fece subito il secondo, sperando che
il primo fosse sbagliato, solo per accorgersi con dispera-
zione che il risultato era lo stesso. Che cosa poteva fare?
Aveva già considerato l’opzione di scappare di casa e
trovarsi un lavoro, ma era impossibile: chi l’avrebbe mai
presa in quelle condizioni?
Decise allora di farsi coraggio, e uscì dal bagno con i
due test in mano.
Appena mise piede fuori dal bagno, la madre la riempì
di domande, aveva un mestolo in mano e il grembiule da
cucina. Quando la figlia comunicò a Carla la notizia con
le lacrime agli occhi, la donna fece cadere il mestolo e
abbracciò la figlia più forte che poteva. Era molto delusa
dal suo comportamento ed estremamente arrabbiata con
l’animale che le aveva fatto quel torto inaudito, eppure
doveva essere forte per lei, per la sua bambina. Le sus-
surrò dolci parole d’incoraggiamento, le disse che non
sarebbe mai stata sola, le assicurò che aveva un appog-
gio sicuro lungo tutto quel percorso complesso ed esa-
sperante. Ormai erano solo loro due, due donne contro il
mondo.
Lucy
Absolute
Zero
Vern's hand trembled as her breathing got heavier. Her
last enemy, Omega General Zenias, lay before her,
bleeding. His wounds were too serious for him to sur-
vive, but still he smiled cruelly despite the pain and the
snow falling all around them.
"Now..." She said panting "... You will pay for killing
Eleanor. Your death is not nearly enough for my re-
venge, but I'll have to make my peace with it."
"Eleanor? You're wrong. I didn't kill her! Your rage has
blinded you." He laughed "You still call her assassin a
friend! Am I wrong? No-"
Noah's spear pierced his heart before he could finish.
Vern looked at him, furious at the interruption.
"What does this mean? You'd better speak, and fast!"
"I had to! Eleanor was a coward, always ready to flee!
We could have avoided all of this! We could have killed
this bloody despot when he attacked us in the village!
But noo! She wanted to save the others and make her
escape!"
"Shut up you traitor! I won't listen to a single word from
you! You're mad!"
"You exterminated half of the soldiers in the region
solely for your revenge!"
Vern lifted her sword with a cry and tried to kill him.
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The duel sprang violently around the corpse of the gen-
eral. Soon the snow became red with blood. The fighters
were wounded, but none of them wanted to surrender.
Finally Noah's spear cracked and Vern's blade found
him. Noah fell on his knees.
"I feel... Cold..." He whispered before falling face down
on the ground.
Vern spitted blood on his body, but that wasn't enough
for her. His lies had deceived her for too long. Her
vengeance still unfulfilled, she kept stabbing him even
though she knew he was already dead. Frozen tears
scratched her face and hurt her eyes. She wanted more,
but she also knew nothing would satisfy her. There was
no way to get her friend back, not even avenging her
was enough to fill the emptiness in her heart.
She was cold too, but she had no chance of getting
warm, not anymore.
Gabriele Manzi
I ppnsipri ni Ojivpr Cari Giobertini,
come state? Siete pronti ad affrontare gli ultimi mesi
d'inferno a denti stretti, facendo il conto alla rovescia per
i minuti che mancano all'ultima campanella?
Io, qui in America, continuo a stupirmi ogni giorno di
più di come funzioni il sistema scolastico e mi sono
posto un obiettivo da raggiungere entro giugno: istruire
gli Americani o, per essere un po' meno ambizioso, una
parte di questi. Si, lo so, suona un po' come una minac-
cia e un po' come una proposta elettorale, ma da quando
mi è stato chiesto di fare una lezione su Dante Alighieri
nella mia classe di letteratura ho deciso di fare un'opera
di bene per questa nazione ormai senza speranze.
Prima di tutto, come si spiega agli Americani chi è Dan-
te, quando qui nessun personaggio letterario è mai
diventato simbolo della nazione? "Diciamo che, in me-
dia, gli Italiani sanno chi sia Dante Alighieri meglio di
chi sia il Presidente della Repubblica", ho detto, proba-
bilmente confondendoli ancora di più. Poi sono passato
a raccontare della divisione tra Guelfi e Ghibellini,
fallendo miseramente dato che, pur considerandosi tutti
Cristiani, i miei compagni non sapessero dell'esistenza
del Papa.
Pazienza, passi l'importanza storica, passi l'impegno po-
litico, ma c'è un dettaglio che non posso proprio farmi
sfuggire: Beatrice. "Dunque, Dante era innamorato di
una donna chiamata Beatrice, ma aveva sposato un'altra
donna, principalmente per ragioni politiche". Sono inter-
rotta alla prima frase da una domanda dal pubblico e io
sto già sudando freddo.
"Cosa vuol dire?"
Brividi.
"Erano altri tempi, sposarsi per amore non era così co-
mune, le famiglie avevano altre priorità..."
Mi sembra un concetto così banale ma sono tutti stupiti,
quasi più di me.
Rimangono, però, a bocca aperta anche quando racconto
dei gironi dell'inferno, della struttura metrica impecca-
bile, di come tutti gli Italiani sappiano almeno i primi tre
versi a memoria... Non so se sia sufficiente, ma i miei
compagni ascoltavano le mie parole come se mi aves-
sero spedita da un altro pianeta.
Come glielo spieghi, agli Americani, che io vengo dal
pianeta Gioberti e che loro non hanno idea di cosa si im-
pari lassù?
Buona giornata Giobertini!
Oliver
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La
no
stra
red
az
ion
e
Docente responsabile: Emilia De Maria
Caporedattrice: Giulia Scarpante (4^I)
Vice caporedattore: Gabriele Manzi (II^B)
Copertina: Jacopo Margaglia (III^C)
Attualità: Riccardo Rastello (4^F)
L’inquinamento: Roberta Di Prima (II^alpha)
Stephen Hawking: Andrea Venia (II^B)
L’arte come sacrificio: Alessia Qorri (II^A)
Poesia: Marco Curiazzi (5^F)
Film: Morena Padurariu (II^alpha)
Anime: Gabriele Manzi (II^B)
Serie TV: Giorgia Dininno e Anita Vaira(3^L)
Musica: Tommaso Fanteguzzi (II^C) e Bianca Zancan
Coordinamento antirazzista: Carlotta Marcon (3^L) e Anna calabrese (3^I)
Bullismo: Agnese D’Angelo (5^M)
Cucina: Giulia Scarpante (4^I)
La notte della fenice: Lucy
Disegno: Eleonora Ferrera (II^C)
Absolute zero: Gabriele Manzi (II^B)
Disegno: Eleonora Ferrera (II^C)
I pensieri di Oliver: Virginia Blatto (II^C)