corrierefc milano web(2014!03!06) page7

1
Corriere della Sera Giovedì 6 Marzo 2014 Cronaca di Milano 7 MI L’inchiesta Sede legale in via degli Abruzzi. Ma chi lavora al «Pianeta del bambino» è estraneo alla criminalità Il primo asilo gestito dalla ‘ndrangheta Sequestrate le quote della società Tra i 40 arrestati anche l’imprenditore che si è occupato della struttura Se n’è occupato lui, di per- sona. Quell’uomo robusto, sempre curato negli abiti, ca- pelli scuri e un po’ di barba, 44 anni, più volte aveva fatto avanti e indietro tra gli uffici del Comune e quelli dell’Asl. Normali pratiche burocrati- che, come per qualsiasi citta- dino. Alla fine, siamo a metà del 2013, l’uomo ottiene tutti i permessi. Quando la pratica si conclude, l’asilo può aprire. E in via Cardinale Borromeo, a Seveso, provincia di Monza, la storia della criminalità ita- liana arriva a un punto del tutto inedito: nasce il primo asilo della ‘ndrangheta. Ieri mattina i bambini sono entrati regolarmente nelle aule e così accadrà anche oggi e nei mesi futuri. «L’attività prosegue regolarmente», spiega nel pomeriggio un’educatrice con tono cor- diale. E chi oggi lavora nel- l’asilo, è bene chiarirlo, non ha niente a che fare (almeno consapevolmente) con la cri- minalità. Ma le quote della società che gestisce la strut- tura («Il pianeta del bambino 1 Srl») sono state sequestrate a seguito delle indagini della Squadra mobile di Milano e della Direzione distrettuale antimafia, che martedì notte hanno portato a 40 mandati d’arresto per la «locale» di ‘ndrangheta di Desio e din- torni. La sede della società è in viale Abruzzi, a Milano. E l’uomo che sbrigava le prati- che per l’asilo è stato arresta- to: l’inchiesta della Sezione criminalità organizzata della polizia ha inquadrato in pie- no Fausto Giordano nell’or- ganigramma dell’associazio- ne mafiosa capeggiata da Giuseppe Pensabene. Giorda- no si sarebbe «convertito» e sarebbe entrato nella «fami- glia» da gennaio 2012. È un imprenditore edile che riceve una serie di prestiti dal boss, poi salda i suoi debiti, ceden- do due appartamenti, e da quel punto (come scrive il gip condo quale socio-finanzia- tore occulto». Non solo, la so- cietà che possiede l’immobi- le, «Dieci mattoni Srl», sareb- be proprio il veicolo attraverso il quale Giordano salda il suo debito e in seguito assume un altro ruolo: diven- ta una «cassaforte» per man- tenere il patrimonio immobi- liare della cosca. L’apertura dell’asilo segna un passaggio chiave nell’evo- luzione economica delle as- sociazioni mafiose: non è un’azienda/«scatola vuota» necessaria solo a ripulire il denaro, ma rappresenta un investimento vero e proprio. Tanto che lo scorso gennaio viene proposto a un altro de- gli affaristi criminali di di- ventare socio dell’asilo: l’uo- mo va a visitarlo con la mo- glie per capire se si tratta di un buon investimento. Cesare Giuzzi Gianni Santucci © RIPRODUZIONE RISERVATA La conta Giuseppe Vinciguerra en- tra al bar Vanilla di Cesano Mader- no con i soldi ricevuti da Pensabe- ne. A lato, Pensabene, La Turraca, Bonvini e Vinciguerra contano i 310 mila euro prelevati in posta Simone Luerti) «entra a far parte dell’associazione con il ruolo di procacciare nuovi clienti e nuovi affari». Secondo gli accertamenti della Squadra mobile, Gior- dano possiede il 10 per cento della società «Il pianeta del bambino». L’altro 90 per cen- to è intestato a un operaio di un’altra azienda che sarebbe semplicemente un prestano- me. I magistrati hanno firma- to il sequestro delle quote so- cietarie in quanto l’asilo sa- rebbe «direttamente ricondu- cibile agli indagati Giordano e Pensabene, il primo quale soggetto che attivamente si è occupato dell’attività e il se- L’indagine «Tibet» è stata coordinata dalla Dda di Milano ed eseguita dagli agenti della squadra Mobile. L’inchiesta ha portato all’arresto di 40 persone. Si tratta di affiliati alla ‘ndrangheta che appartengono al «locale» di Desio guidato da Pino Pensabene. Tra gli arrestati anche molti imprenditori: nessuno ha denunciato i prestiti ottenuti a tassi usurari: 20% mensile Il blitz L’indagine La conversazione registrata dalle microspie e dalle telecamere I due boss scommettono una cena: abbiamo mosso oltre 15 milioni di euro Il laboratorio Il gruppo stava trattando l’acquisto di due società per aprire un laboratorio di analisi mediche Via Pola Gli studenti protestano per le nomine Sit-in degli studenti davanti all’Ufficio scolastico regionale. Ieri alle 15.30 una quarantina di ragazzi hanno bloccato il traffico in via Pola contro la nomina dei loro professori a dirigenti scolastici in corso d’anno: non accettano di perdere i loro insegnanti a pochi mesi dalla maturità La sfida: «Abbiamo già mosso più di quindici milioni». La risposta: «Macché, io dico che so- no di meno». La scommessa la fanno poco do- po le quattro del pomeriggio, nell’ufficio che chiamano «tugurio», una stanza senza finestre in una casa di corte in corso Isonzo, a Seveso. Sorriso. I due scarface abituati a entrare e usci- re da quel monolocale con le borse cariche di contanti, anche 100 mila euro per volta, scher- zano su quanto sono bravi a far soldi. Cosa scommettono? Una cena. Quattro giorni dopo, siamo a 13 febbraio 2012, verificata la contabi- lità, il socio Giuseppe Vinciguerra si ripresenta dal «papa di Desio», Giuseppe Pensabene, e ammette che ha perso: fino a quel momento hanno mosso solo 8 milioni e 700 mila euro. In sei mesi. La scena e la conversazione sono state regi- strate dalle microspie e dalle telecamere che i poliziotti dello squadra Mobile di Milano sono riusciti a piazzare nel tugurio. E da lì hanno ri- costruito questo «frullatore» finanziario di cui si sono serviti decine e decine di imprenditori lombardi: la ‘ndrangheta faceva fatture false at- traverso le proprie società; l’imprenditore le pagava con un bonifico; il clan restituiva i soldi in contanti trattenendo il 5 per cento di «com- missione» (l’imprenditore si era così creato un fondo nero per evadere le tasse). È questo il giro di affari che è stato al centro della scommessa. Ma per avere un’idea del perimetro dell’atti- vità economica di questa costola della ‘ndran- gheta brianzola bisogna scorrere il decreto di sequestro preventivo firmato insieme ai man- dati di cattura. È il documento che definisce l’aggressione della Direzione distrettuale anti- mafia al patrimonio della criminalità, ricostru- ito dai poliziotti dello Sco dei quali il dirigente Alessandro Giuliano si è detto fiero, perché sta- volta oltre ai pedinamenti e alle intercettazioni si sono immersi in approfondimento societario e finanziario estremamente complesso. Eccolo, allora, il «tesoro» della «famiglia» di Desio: sotto sequestro sono finite le quote di 34 società. Tredici sono di «schermatura»: neces- sarie cioé a produrre soprattutto fatture false per dare qualche pezza di legalità ai movimenti di denaro. Le altre sono invece «casseforti», quelle che si portavano in pancia (intestati) i terreni e le case degli associati. A queste società facevano capo 44 conti correnti, tutti «congela- ti» dalla magistratura assieme agli altri 165 conti intestati a persone (soprattutto prestano- me) presso gli sportelli di tutte le più note ban- che italiane, delle Poste e di alcuni istituti di credito svizzeri e romeni. Al momento non esi- ste però ancora un conteggio complessivo di quanto denaro sia stato trovato sui conti. Al- trettanto impressionante però, se si considera che questo patrimonio è nel complesso riferi- bile a non più di una decina di persone (gli affi- liati al giro di Giuseppe Pensabene), è la lista degli immobili. Sotto sequestro sono finiti 105 appartamenti, più un centinaio tra box, canti- ne, magazzini, e terreni edificabili sparsi tra Desio, Seregno, Giussano, Lissone, Milano, la provincia di Como, Reggio Calabria. L’ultima fase dell’espansione è stata però bloccata dagli arresti: il gruppo stava trattando l’acquisto di due società, a Roma, per aprire un maxilabora- torio di analisi mediche. C. Giu. G. San. © RIPRODUZIONE RISERVATA 105 Gli appartamenti sequestrati al gruppo di ‘ndrangheta di Desio. Il decreto di sequestro pre- ventivo riguarda anche una ventina di terreni, le quote di 34 società e oltre 200 conti correnti Codice cliente: 5696045

Upload: sinistra-e-ambiente

Post on 29-Dec-2015

589 views

Category:

Documents


2 download

DESCRIPTION

Articolo de Il Corriere della Sera sugli "investimenti" della 'ndrangheta in Brianza

TRANSCRIPT

Page 1: Corrierefc Milano Web(2014!03!06) Page7

Corriere della Sera Giovedì 6 Marzo 2014 Cronaca di Milano 7MI

L’inchiesta Sede legale in via degli Abruzzi. Ma chi lavora al «Pianeta del bambino» è estraneo alla criminalità

Il primo asilo gestito dalla ‘ndranghetaSequestrate le quote della società Tra i 40 arrestati anche l’imprenditore che si è occupato della struttura

Se n’è occupato lui, di per-sona. Quell’uomo robusto,sempre curato negli abiti, ca-pelli scuri e un po’ di barba,44 anni, più volte aveva fattoavanti e indietro tra gli ufficidel Comune e quelli dell’Asl.Normali pratiche burocrati-che, come per qualsiasi citta-dino. Alla fine, siamo a metàdel 2013, l’uomo ottiene tuttii permessi. Quando la praticasi conclude, l’asilo può aprire.E in via Cardinale Borromeo,a Seveso, provincia di Monza,la storia della criminalità ita-liana arriva a un punto deltutto inedito: nasce il primoasilo della ‘ndrangheta.

Ieri mattina i bambini sono

entrati regolarmente nelleaule e così accadrà anche oggie nei mesi futuri. «L’attivitàprosegue regolarmente»,s p i e g a n e l p o m e r i g g i oun’educatrice con tono cor-diale. E chi oggi lavora nel-l’asilo, è bene chiarirlo, nonha niente a che fare (almenoconsapevolmente) con la cri-minalità. Ma le quote dellasocietà che gestisce la strut-tura («Il pianeta del bambino1 Srl») sono state sequestratea seguito delle indagini dellaSquadra mobile di Milano edella Direzione distrettualeantimafia, che martedì nottehanno portato a 40 mandatid’arresto per la «locale» di

‘ndrangheta di Desio e din-torni. La sede della società èin viale Abruzzi, a Milano. E l’uomo che sbrigava le prati-che per l’asilo è stato arresta-to: l’inchiesta della Sezione criminalità organizzata dellapolizia ha inquadrato in pie-no Fausto Giordano nell’or-ganigramma dell’associazio-ne mafiosa capeggiata daGiuseppe Pensabene. Giorda-no si sarebbe «convertito» esarebbe entrato nella «fami-glia» da gennaio 2012. È unimprenditore edile che riceveuna serie di prestiti dal boss,poi salda i suoi debiti, ceden-do due appartamenti, e daquel punto (come scrive il gip

condo quale socio-finanzia-tore occulto». Non solo, la so-cietà che possiede l’immobi-le, «Dieci mattoni Srl», sareb-b e p r o p r i o i l v e i c o l oattraverso il quale Giordanosalda il suo debito e in seguitoassume un altro ruolo: diven-ta una «cassaforte» per man-tenere il patrimonio immobi-liare della cosca.

L’apertura dell’asilo segnaun passaggio chiave nell’evo-luzione economica delle as-sociazioni mafiose: non èun’azienda/«scatola vuota»necessaria solo a ripulire ildenaro, ma rappresenta uninvestimento vero e proprio.Tanto che lo scorso gennaioviene proposto a un altro de-gli affaristi criminali di di-ventare socio dell’asilo: l’uo-mo va a visitarlo con la mo-glie per capire se si tratta diun buon investimento.

Cesare GiuzziGianni Santucci

© RIPRODUZIONE RISERVATA

La conta Giuseppe Vinciguerra en-tra al bar Vanilla di Cesano Mader-no con i soldi ricevuti da Pensabe-ne. A lato, Pensabene, La Turraca, Bonvini e Vinciguerra contano i 310 mila euro prelevati in posta

Simone Luerti) «entra a farparte dell’associazione con ilruolo di procacciare nuoviclienti e nuovi affari».

Secondo gli accertamentidella Squadra mobile, Gior-dano possiede il 10 per centodella società «Il pianeta delbambino». L’altro 90 per cen-to è intestato a un operaio diun’altra azienda che sarebbesemplicemente un prestano-me. I magistrati hanno firma-to il sequestro delle quote so-cietarie in quanto l’asilo sa-rebbe «direttamente ricondu-cibile agli indagati Giordanoe Pensabene, il primo qualesoggetto che attivamente si èoccupato dell’attività e il se-

L’indagine «Tibet» è stata coordinata dalla Dda di Milano ed eseguita dagli agenti della squadra Mobile. L’inchiesta ha portato all’arresto di 40 persone. Si tratta di affiliati alla ‘ndrangheta che appartengono al «locale» di Desio guidato da Pino Pensabene. Tra gli arrestati anche molti imprenditori: nessuno ha denunciato i prestiti ottenuti a tassi usurari: 20% mensile

Il blitz

L’indagine La conversazione registrata dalle microspie e dalle telecamere

I due boss scommettono una cena:abbiamo mosso oltre 15 milioni di euro

Il laboratorioIl gruppo stava trattandol’acquisto di due società per aprire un laboratorio di analisi mediche

Via PolaGli studentiprotestano per le nomineSit-in degli studenti davanti all’Ufficio scolastico regionale.Ieri alle 15.30 una quarantina di ragazzi hanno bloccato il traffico in via Pola contro la nomina dei loro professori a dirigenti scolastici in corso d’anno: non accettano di perdere i loro insegnanti a pochimesi dalla maturità

La sfida: «Abbiamo già mosso più di quindicimilioni». La risposta: «Macché, io dico che so-no di meno». La scommessa la fanno poco do-po le quattro del pomeriggio, nell’ufficio chechiamano «tugurio», una stanza senza finestrein una casa di corte in corso Isonzo, a Seveso.Sorriso. I due scarface abituati a entrare e usci-re da quel monolocale con le borse cariche dicontanti, anche 100 mila euro per volta, scher-zano su quanto sono bravi a far soldi. Cosascommettono? Una cena. Quattro giorni dopo,siamo a 13 febbraio 2012, verificata la contabi-lità, il socio Giuseppe Vinciguerra si ripresentadal «papa di Desio», Giuseppe Pensabene, eammette che ha perso: fino a quel momentohanno mosso solo 8 milioni e 700 mila euro. Insei mesi.

La scena e la conversazione sono state regi-strate dalle microspie e dalle telecamere che i poliziotti dello squadra Mobile di Milano sonoriusciti a piazzare nel tugurio. E da lì hanno ri-costruito questo «frullatore» finanziario di cuisi sono serviti decine e decine di imprenditorilombardi: la ‘ndrangheta faceva fatture false at-traverso le proprie società; l’imprenditore le pagava con un bonifico; il clan restituiva i soldiin contanti trattenendo il 5 per cento di «com-missione» (l’imprenditore si era così creato unfondo nero per evadere le tasse). È questo il girodi affari che è stato al centro della scommessa.

Ma per avere un’idea del perimetro dell’atti-vità economica di questa costola della ‘ndran-gheta brianzola bisogna scorrere il decreto disequestro preventivo firmato insieme ai man-dati di cattura. È il documento che definiscel’aggressione della Direzione distrettuale anti-mafia al patrimonio della criminalità, ricostru-ito dai poliziotti dello Sco dei quali il dirigenteAlessandro Giuliano si è detto fiero, perché sta-volta oltre ai pedinamenti e alle intercettazionisi sono immersi in approfondimento societarioe finanziario estremamente complesso.

Eccolo, allora, il «tesoro» della «famiglia» diDesio: sotto sequestro sono finite le quote di 34società. Tredici sono di «schermatura»: neces-

sarie cioé a produrre soprattutto fatture falseper dare qualche pezza di legalità ai movimentidi denaro. Le altre sono invece «casseforti»,quelle che si portavano in pancia (intestati) iterreni e le case degli associati. A queste societàfacevano capo 44 conti correnti, tutti «congela-ti» dalla magistratura assieme agli altri 165conti intestati a persone (soprattutto prestano-me) presso gli sportelli di tutte le più note ban-

che italiane, delle Poste e di alcuni istituti di credito svizzeri e romeni. Al momento non esi-ste però ancora un conteggio complessivo diquanto denaro sia stato trovato sui conti. Al-trettanto impressionante però, se si considerache questo patrimonio è nel complesso riferi-bile a non più di una decina di persone (gli affi-liati al giro di Giuseppe Pensabene), è la listadegli immobili. Sotto sequestro sono finiti 105appartamenti, più un centinaio tra box, canti-ne, magazzini, e terreni edificabili sparsi traDesio, Seregno, Giussano, Lissone, Milano, la provincia di Como, Reggio Calabria. L’ultimafase dell’espansione è stata però bloccata dagliarresti: il gruppo stava trattando l’acquisto didue società, a Roma, per aprire un maxilabora-torio di analisi mediche.

C. Giu.G. San.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

105Gli appartamentisequestrati al gruppo di ‘ndrangheta di Desio.Il decreto di sequestro pre-ventivo riguarda anche una ventina di terreni, le quote di 34 società e oltre 200conti correnti

Codice cliente: 5696045