corriere vicentino giugno 2015

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“Poste Italiane s.p.a. Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Vicenza” - 0,42 E Copia omaggio / anno XVI / giugno-luglio 2015 Stampato su carta ecologica HEYSEL Noi c’eravamo OSPEDALE UNICO al via il primo stralcio VICENZA BIANCOROSSA il libro SPECIALE AUTO

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Il mensile della provincia di Vicenza

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uN dramma iN salsa abruzzese

editoriale

stefano cotrozzi

sommario

i accendono le luci e si alza il sipario. Il pubblico è già stipato in ogni ordine di posti e da anni sta aspettando che inizi quest’opera. Sulla destra il coro ha già cominciato a scaldare le voci. Entrano gli attori, la gente trattiene il

sospiro e poi si produce in un caloroso applauso che non finisce più. Il coro comin-cia a vibrare come se fosse un’unica voce. Per una notte non siamo più un lontano, dimenticato e diroccato teatro di provincia, siamo tornati sulla scena nazionale. I giornalisti e le televisioni quasi non trovano posto nel piccolo parterre messo a loro disposizione. È giunto il momento, finalmente si parte! Tutti noi, che siamo venuti con la ferma intenzione di goderci una spensierata com-media, piombiamo subito nel dramma.L’uomo che non ti aspetti, all’improvviso, accoltella alle spalle i suoi dieci compagni. Non lo fa apposta, è un errore, però il peso della colpa accompagnerà lui e tutti noi per il resto dell’opera.I protagonisti non sono all’altezza, noi che li avevamo già visti sulla scena in altre pièce ci troviamo spiazzati. Non sembrano loro, forse questa prima nazionale li ren-de nervosi e incapaci di recitare a soggetto. Il pubblico rumoreggia, non è contento. Comincia ad avere paura che il finale ci mandi tutti a casa tristi e sconsolati. Alla fine del primo atto il colpo di scena, l’eroe secondario che in barba ai cattivi si im-mola e rimette le cose a posto. Gli attori rientrano e il pubblico torna ad applaudire contento.Il secondo atto comincia molto bene, gli spettatori finalmente possono godersi uno spettacolo degno di nota. Ma un goffo movimento rovina tutto l’insieme della sce-neggiatura. Una nuvola nera incombe sul cielo di Vicenza e nonostante un secondo piccolo grande assolo l’opera finisce in tragedia. Il pubblico applaude lo stesso gli attori all’uscita, ma è consapevole che l’anno prossimo non faremo parte dell’elite, che resteremo un tour di provincia e che il regista e buona parte degli interpreti se ne andranno a calcare altri palcoscenici. Un sogno che si è infranto vicino alla meta fa molto più male.All’uscita mio figlio mi prende per mano per consolarmi, mi tocca la sciarpa bianco-rossa e mi chiede: “Ma il Vicenza è mai stato in serie A?”

sommariosommarioinchiesta

Heysel, noi c’eravamo- pag. 14

l’interVistaTornano i Neri per Caso - pag. 18

focusVicenza biancorossa, il libro - pag. 20

sportGabriele Ambrosetti - pag. 21

arzignanoQuando l’emergenza eravamo noi- pag. 22

arzignanoUn nuovo Castello - pag. 23

arzignanoUn fulmine verso i Mondiali - pag. 31

montecchio maggioreOspedale, via libera al primo stralcio - pag. 33

brendolaItalia-Canada sola andata - pag. 36

chiampoDue anni da sindaco - pag. 37

altaValleMarana capitale - pag. 38

montebelloNuova vita agli impianti sportivi - pag. 41

lonigoRestello: “Ora si cambia”- pag. 43

speciale autoNotizie dal mondo delle quattro ruote - pag. 47

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Mensile d’informazioneRegistrazione del Tribunale di Vicenza n° 965 del 12-01-2000 -

Bericaeditrice s.r.l.

Direttore Responsabile Stefano Cotrozzi. Vicedirettore Nicoletta Mai. Caporedattore sportivo Stefano Canola. Redazione: Guido Gasparin, Giuseppe Signorin, Mario Piotto. Editorialisti Lino Zonin, Alberto Fabris, Elisabetta Badiello, Gianfranco Sinico, Luisa Nicoli. Art director Alessandra Peretti. Grafici Amos Montagna e Giorgia Grandi.

Stampa: Cora Print Srl - Trissino (VI)

Redazione e Sede legale Piazza Campo Marzio, 12 - 36071 Arzignano (VI) tel. 0444 450693 fax 0444 478247 e-mail: [email protected] la pubblicità:Alberto Faccin335 5319350 Alex Bertacche345 2718927Federico Hanard 335 5293582

© 2015 Le immagini ed i testi sono di proprietà riservata della rivista. Ne è vietata a tutti la riproduzione totale o parziale e l’uso pubblicitario in altra sede. L’editore è a disposizione dei proprietari dei diritti su eventuali immagini riprodotte, nel caso non si fosse riusciti a reperirli per chiedere debita autorizzazione.

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utti al mare... Sebbene per una giornata, piuttosto che per un weekend, con l’arrivo

dell’estate spiaggia e conseguente tintarel-la rimangono il must per lo stacco settima-nale. Di fronte al bel colore ambrato, a quella patina salutista che un po’ di sole sa dare, non c’è persona che resista. Triste a dirsi ma sotto l’ombrellone le indicazioni sono sempre le stesse, indice che l’essere umano perde

ia figlia mi aveva raccomandato di tenermi lontano da Facebook ma io non l’ho ascoltata e così

sono precipitato nell’inferno dell’idiozia. Tra i tanti “amici” (amici? Ma fatemi il piacere!) ce n’è qualcuno (pochi) che usa la testa per pensare e la tastiera per scrivere, ricordandosi che la lingua italiana è rego-lata da una grammatica e da una sintassi. Gli altri sono come degli uccelli da voliera che hanno trovato aperto lo sportello della gabbia e ora vagano di qua e di là, liberi di cinguettare e di far cadere ovunque i loro escrementi verbali. I più innocui sono quelli che “postano” (credo che si dica così) dei video che mostrano stranezze varie rac-colte nel mondo virtuale: neonati che gor-

uN’esTaTe al mare

bon ton 3.0

elisabetta badiello

il pelo ma non il vizio. Quindi, copritevi! Non ostentate natiche cadenti esibendo slip brasiliani (per lei e per lui) che ben pochi possono permettersi. Meglio lasciar qualcosa all’immaginazione. Sul lettino evitiamo posizioni da visita ginecologica nell’intento di abbronzare l’interno coscia, così come acrobatiche manovre a quattro zampe! Quanto al kit alimentare evitiamo di gocciolare la pesca sulla sabbia del vici-no, che potrebbe non gradire, e riserviamo frittata e intingoli odorosi per la terrazza

di casa. Ci sono contenitori che una volta aperti riescono a sor-tire sul vicinato lo stesso effet-to di una bomba H.Limitate il tono di voce, così come suonerie e musica, ma soprattutto, evitate di con-dividere le irrisolte que-stioni personali. Anche se talvolta i vicini amano farsi “i fatti vostri” dopo

ore di lamentazioni monocorda, anche il più vetero impiccione potrebbe non farcela più.

gheggiano, canguri che saltano, automobili che si schiantano e altre piacevolezze. Altri filosofano sulla vita e sulla morte, sull’amo-re e sull’amicizia cianciando sicuri di cose che non conoscono affatto. Qualcuno è più aggressivo e offende i potenti di tur-no (il record appartiene a Ciccio Renzi) o l’“amico” che ha osato contraddirlo e posta dei botta e risposta snervanti e inconclu-denti. C’è chi si tiene fuori dalla mischia e al mattino scrive “buongiorno” e prima di andare a letto “buonanotte”. Quasi nes-suno di loro sa che la lettera “e” cambia di significato se è accentata come pure “da” e “ne” e che il rapporto dei tempi verbali tra la preposizione subordinata e la sua reggen-te è regolato dalla consecuzio temporum.

gianfrancorner

gianfranco sinico

aveva raccolto una notte mio figlio in un parcheggio dove stava miago-lando al cielo tutta la sua fame e la

sua voglia di vita. Era piccolissimo e sciupato, evidentemente smarrito o abbandonato appe-na nato. La sua scorza e la nostra pazienza lo fecero sopravvivere, rubando pure spazio alla cagnolina, già sovrana del regno domestico. Nerone crebbe in salute e la sua formazione etica avvenne ovviamente in un ambiente svincolato dalla naturale cerchia felina. Veni-va da me a cercare rifugio sulla mia spalla per dormire, oppure, se mi trovava seduto in pol-trona, si sdraiava a pancia in su fra le mie brac-cia giocando delicatamente con la mia barba. Probabilmente era convinto che fossi io sua mamma. Malgrado questi atteggiamenti di tenerezza, Nerone rimaneva tutt’altro che sot-tomesso: era via via cresciuto con intelligenza, privilegiava l’andazzo solitario, era agile e forte. Non faceva mancare in casa le sue prede di caccia (lucertole e cavallette) e non disdegna-va di inerpicarsi temerariamente sui rami più traballanti della magnolia o dell’acero, sempre trovando il percorso più sicuro per scendere. Ero certo di avere in casa un gatto fuori del comune, indipendente e nello stesso tempo collaborativo: insomma una bestia con cui era bello dividere lo stesso tetto. Un mattino non si presentò per il consueto buongiorno. Pen-sammo che avesse seguito il richiamo che la natura sparge per la continuazione della specie. Ne attendemmo invano il ritorno a missione compiuta. Non credo sia caduto in un’im-boscata umana: Nerone era troppo scaltro. È probabile che abbia trovato un cortile più accogliente o una compagnia più confacente alle sue tendenze feline. Lo spero felice. Ma un cenno di saluto a sua madre poteva farlo.

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vviamente, non solo uomini e donne sono diversi, complemen-tari, ma anche mamma e papà, a partire dal modo in cui comunica-

no con i loro bambini. Per esempio, i papà fanno più fatica col cosiddetto “baby talk”, quel modo di parlare tutto suoni e cambi di intonazione che attira tanto i più piccoli. Le mamme, invece, se la cavano meglio. A dirlo è uno studio della Wa-shington State Univer-

unque è giunto il momento, si rin-nova il documento! Mi prendo una mattina libera, ore otto: mi fiondo

dal mio barbiere di fiducia che mi tira a lucido, poi individuo il più mattiniero dei fotografi della piazza, eccolo, è già aperto, entro e, come si trattasse di una scocciatu-ra, dico “mi serve una fototessera”. Invece sono nervoso perché lo so bene che il risul-tato di quella frettolosa seduta fotografica sarà per lunghi dieci anni la mia faccia per la Repubblica Italiana e tutte le relative isti-tuzioni. Dunque è importante. Il fotografo mi mostra il risultato e mi chiede se mi va bene e io, che temo sempre che le cose pos-sano andare peggio, sussurro un sì. Bene, ora è il momento dell’ufficio anagrafe del mio Comune, c’è poca gente e dopo po-chi minuti di attesa viene il mio momento. Una cortese e solerte impiegata mi guida passo passo da una firma all’altra e oplà, la nuova carta d’identità è mia! La metto in tasca e, sollevato, torno nel mio interno 8, poi con calma la apro sul tavolo di cu-cina: la foto così così, l’indirizzo è esatto, la statura la solita, gli occhi pure e segni particolari nessuno. E i capelli? sulle prime non riesco a leggere bene perché “biondi” non si scrive così, quella parola che non è “biondi” a guardarla bene è “brizzolati”. Senza dirmelo la cortese e solerte impie-gata aveva arbitrariamente e discutibil-mente deciso che sono irrimediabilmente invecchiato. Precisamente brizzolato. Un moto di sconforto misto a risentimento mi spinge a meditare ricorsi al TAR o vendette efferate. Invece mi siedo in poltrona e fisso il vuoto. Come i vecchi.

interno 8

come i vecchi

alberto fabris

giuseppe signorin

complemeNTari

sity, che evidenzia come entrambi gli ap-procci, quello maschile e quello femminile insieme, facciano bene alla crescita nel lin-guaggio dei figli. È proprio nelle differenze che il bambino apprende e diventa grande. Nel confronto con l’uguale e col diverso. Con la mamma e con il papà, nonostan-te questi concetti, per alcuni, siano ormai superati, appiattiti e, se possibile, neutra-lizzati in genitore 1 e genitore 2, oppure in donatori di sperma e donatrici di ovuli e uteri. “Ora abbiamo una madre geneti-ca che fornisce gli ovuli e non sa nemme-no che fine fanno”, sostiene la scrittrice e femminista australiana Germaine Greer.

“Le donne ci tengo-no. Un ovulo non è come lo sperma. Non ne produciamo 400 milioni, ce n’è uno buono ogni mese. L’industria della fer-tilità ha distrutto il concetto di madre”. E di padre.

n paio d’ore di svago dagli esami di maturità incombenti, la partita alla tivù con amici juventini tra spaghetti, birre e sfottò. Il mio

programma per il 29 maggio 1985 s’è scontrato con l’incubo Heysel, il peggio che si potesse immaginare attorno a un evento sportivo. Come un film dell’orrore sceneggiato da Steven King, solo che il san-gue e i morti a Bruxelles, prima della finale di Coppa Campioni Juventus Liverpool, erano veri. Andò tutto storto per colpa di delinquenti e incapaci: hooligan, forze “dell’ordine”, addetti “alla sicurezza”, or-

ganizzatori, venditori dei biglietti. A com-pletare il macabro quadro i festeggiamenti conclusivi e quel trofeo sollevato sulla sca-letta dell’aereo, malgrado tutto.Trent’anni son passati, invano. Il calcio professionistico è spesso ancora in mano a delinquenti e incapaci e l’unica magra consolazione è che la violenza dopo quella strage ha mietuto vittime alla spicciolata, non più 39 in un colpo solo. Tu ragazzo che canti i cori del tifo pensaci alle parole: quelli dell’Heysel erano gente come te, sen-za spranghe nè passamontagna.

l’iNcubo heysel compie 30 aNNisport e dintorni

stefano canola

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le donne (non) sono uguali

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lo ps icologo

i stima che, da quando è stato inventato negli anni cinquan-ta da Maurice Hilleman, il vaccino contro il morbillo abbia salvato la vita a circa 2 milioni di persone all’anno. Grazie a questa miracolosa scoperta il morbillo sembrava quasi del

tutto archiviato (anche se in Africa e Asia continua purtroppo a imperversare), fino al 2011, quando tale dottor Andrew Wakefield confezionò una nuova e pericolosa bufala, che correlava l’insorgere dell’autismo alla vaccinazione trivalente. Il risultato fu prevedibile: crollo delle vaccinazioni nel Regno Unito, con conseguente epide-mia di morbillo e oltre mille casi accertati. Lo studio di Wakefield si rivelò in seguito il risultato di test sballati e conclusioni forzate, poi ampiamente smentite. Dopo qualche anno alcune morti sospette furono nuovamente attribuite a un vaccino, stavolta l’antinfluen-zale Fluad. Nonostante sia stato scagionato dall’Istituto Superiore di Sanità, nel 2015 le vaccinazioni antinfluenzali sono calate fino al 30%, provocando indirettamente alcune centinaia di morti in più rispetto alla media italiana (ben 8.000 decessi l’anno). Pensateci due, o anche tre volte, prima di rinunciare alla punturina.

la moda della TiNTa grigia

il

kamasutra per i single

roberta costantini

a sua venuta sembrava poter rivoluzionare davvero la vita delle over 45. E invece, la ola fatta partire dalle donne schia-ve della tinta coprente s’è andata ad ammosciare quando le under 45 hanno iniziato a tinteggiare di fittizia saggezza

grigia le loro chiome. Dopo essersi illuse che, forse, per una volta sarebbero state accettate nella loro naturalità, l’urlo di rammarico delle donne agées ha incontrato l’euforia dei parrucchieri che hanno visto il ba-gliore della speranza economica in fondo al buio futuro di saloni vuoti di sabato. Mentre le giovani girano come Mini Montalcini, il concetto di “gender” è stato rimpiazzato da quello di “colender” e tornei di bingo affollano i sabato sera al bar: “Se mi indovini l’ esatta età di questa grigia sulla sinistra, vinci la partita e 50 euro!”

ff eisbuc girl

Nome Alessia DonvitoEtà 21Vive a VicenzaLavoro StudentessaSituazione sentimentale SingleAspirazioni Diventare Fashion BloggerCibo preferito La parmigianaFilm preferito Remember me

per uNa puNTuriNa

la bufala

francesco meneghini

l

s

Dinanzi a te c’è una persona gentile, a braccia conser-

te, che, a un certo punto, mentre ti parla gentilmente,

s’infila le mani tra le ascelle madide, staccandole solo

quando decide gentilmente di salutarti, proprio nel

momento in cui tu vorresti gentilmente morire.

ff

in Viaggio con denis

denis l.

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a domaNda rispoNdohai delle domande da porre ai nostri esperti? scrivici a [email protected]

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chi veNde casa puÒ comprarNe uN’alTra coN

agevolazioNi?

cosa Fare per avere uN bell’orTo QuesT’esTaTe?

come si sceNde dallapaura dell’aereo?

Quando si vende un’abitazione per l’acquisto della quale si è goduto delle agevolazioni prima casa, si può godere altresì di un credito d’imposta nei con-fronti dello Stato. Per usufruirne devo-no ricorrere la seguenti condizioni: 1) il primo acquisto deve essere stato effet-tuato con le agevolazioni prima casa; 2) il secondo deve essere effettuato entro un anno dalla vendita della casa oggetto del primo acquisto; 3) il secondo deve avere ad oggetto un’abitazione princi-pale e cioè un’abitazione (con o senza pertinenze) in cui si vada effettivamente a vivere. Non importa che si richiedano o no le agevolazioni prima casa; occorre che si vada effettivamente a vivere lì. Il credito funziona in maniera diversa a seconda che l’atto di riacquisto sia assoggettato all’imposta di trasferimento Registro o I.V.A.. Nel primo caso può essere fatto valere in sede di riacquisto, facendone richiesta nell’atto notarile e cioè in que-sto modo: si scala dalla somma dovuta a titolo di imposta di registro, per il secondo acquisto (riacquisto), l’impor-to della somma già versata a titolo di imposta di registro o I.V.A. per il pri-mo acquisto. Nel secondo caso invece il credito viene fatto valere in sede di dichiarazione dei redditi e pertanto si sposta dal campo delle imposte indiret-te a quello delle imposte dirette.

Con l’estate e il caldo cosa c’è di meglio di una bella insalata o un po’ di verdura fresca? E che verdura migliore di quella che si è coltivata nel proprio orto? Per ottenere i risultati migliori basta seguire pochi ma fondamentali accorgimenti:- Tenere zappata la terra ed estirpare le erbacce aiuta a non far evaporare l’ac-qua e mantiene l’umidità del terreno;- Fare la pacciamatura, ovvero ricoprire il terreno attorno alle piante, favori-sce l’idratazione del suolo e abbassa la temperatura delle radici. Usate possibil-mente materiale organico, come paglia o erba secca;- Coprire l’orto con un telo antigrandi-ne aiuta, oltre che contro la grandine, anche per via del suo effetto ombreg-giante;- Annaffiate spesso, stando attenti a evi-tare le ore più calde del giorno;- Se non amate le zanzare evitate di la-sciare in giro contenitori pieni d’acqua, al limite basta coprirli;- Estate vuol dire pomodori, che però vanno protetti dalla drosophila suzukii e dagli stress idrici; per la prima bastano le trappole cromatropriche, per i secon-di bisogna arricchire il terreno di calcio;- Ricordatevi che siete ancora in tem-po per piantare radicchio, cavoli, verze, finocchi, rape, spinaci e naturalmente tutti i tipi di insalata.

Quella dell’aereo è una delle paure più diffuse, e a nulla servono le sta-tistiche che vedono come più sicuri i voli rispetto all’auto, o il continuare a ripetersi che non c’è nulla da temere. Quando c’è di mezzo la paura la ras-sicurazione non funziona. Così come non è una soluzione continuare a evi-tare di prendere l’aereo. Fuga dopo fuga, la situazione temuta diverrà in-sormontabile, sino a distruggere ogni senso di fiducia nelle proprie capacità. E ancora più pericolosa per chi si trova a migliaia di metri di altezza è l’ecces-siva attenzione su di sé e sulle proprie reazioni neurofisiologiche, che nel ten-tativo di repressione diventano ancora più minacciose. L’intervento psicotera-pico mirerà quindi a sovvertire queste modalità disfunzionali di controllo attraverso prescrizioni specifiche che guidino la persona, in maniera del tut-to suggestiva, ad abbandonare le ten-tate soluzioni. Utilizzando la peggiore fantasia, il paziente sperimenterà che nel momento in cui è lui a ricercare volontariamente le reazioni fisiologi-che provocate dalla paura, esse svani-ranno e attraverso la prescrizione di un rituale specifico da svolgere che preve-de lo svolgimento di una precisa se-quenza di azioni già dal tragitto verso l’aeroporto si condurrà la persona fino a destinazione. E allora, buon viaggio.

rosella manfrè manuel dulmierimarco pagliai

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Continua la nostra pagina dedicata alle notizie del passato...

Arzignano, esterno giorno. Ormai è da 20 minuti che abbiamo parcheggiato. La nostra postazione ci fa abbracciare con lo sguardo l’intera piazza Pellizza-ri, luogo storico di Arzignano e Villaggio Giardino.Sono da poco passate le sei e mezza e la luce è an-cora fioca, quando i primi extracomunitari arrivano lentamente, a piccoli gruppi di tre-quattro persone dalle vie laterali. Confluiscono tutti nello stesso punto, nei pressi della tabaccheria all’estremità della piazza. Alla fine di questa piccola migrazio-ne se ne contano più di una decina. Non trascorre molto tempo che arriva un piccolo furgone bianco, poi un altro. Si fermano e attorno ai due mezzi si forma un piccolo capannello di gente: dopo un con-ciliabolo di pochi minuti tutti salgono nei furgoni e partono lungo viale Vicenza. La segnalazione di questi movimenti c’era arrivata da alcune persone che, per necessità di lavoro, attraversano ogni gior-no Villaggio Giardino di mattina presto e assistono sempre a questa scena, che abbiamo documentato.Il passo successivo è stato andare a controllare noi stessi la veridicità di quanto ci è stato raccontato e, in seguito, sentire alcuni esercenti della zona chehanno confermato l’esistenza di questo andirivieni, che si ripete giornalmente e che a qualcuno ha fat-to rispolverare un termine considerato lontano dalla realtà arzignanese: caporalato...

I negozi della nostra infanziadi Paola Frighetto

Un quartiere pastrocchiodi Marta Massignan

Caporalato ad Arzignano?di Matteo Molon

Tre negozi di Arzignano, per così dire “storici”, han-no cessato la loro attività: Facci Giocattoli, il bar Rossettini e la cartolibreria Benfenati, meglio nota come “Pippo”. Le motivazioni che hanno portato alla chiusura sono diverse, certo è che, a sentire

alcune tra le testimonianze raccolte, questi tre esercizi hanno lasciato il segno e non si potranno dimenticare facilmente. FACCI GIOCATTOLI: I fratelli Facci furono iniziati alla loro attività già dal padre, nel 1935 circa, con un piccolo laboratorio. Il primo negozio era in corso Matteotti (davanti all’attuale Marly’s, ex sede della farmacia Bonati): durante le feste natalizie, magistralmente addobbato, di-ventava un vero e proprio appuntamento, se non un’istituzione, in un’epoca (anni ‘60 circa) molto meno bombardata da pubblicità e media, quando una semplice cassetta rossa per le lettere, posta all’ingresso del negozio, ti faceva prendere in mano la penna e scrivere a Gesù Bambino... [...] BAR ROSSETTINI: E chi non ricorda il bar Rossettini, con la saletta superiore stretta stretta e che traballava un po’? Il titolare Angelo Rossettini è morto dieci anni fa e la moglie, Maria Peruffo da sola non se l’è sentita di portare avanti un’attività che continua da ben 150 anni! “Al giorno d’oggi è molto difficile, bisogna cercare una via d’uscita!” ha ammesso, ed ora la sua vita è cambiata, ci si deve abituare, non essendo più in negozio (è stato ceduto a Vinicio Poz-za, altro maestro pasticciere e ristoratore storico) della nostra città). [...]. CARTOLERIA PIPPO: Giusep-pe Benfenati, “Pippo”, si è trasferito a Caldonazzo in Trentino, paese d’origine della moglie. Al telefonoracconta: “Il lavoro non era più quello degli anni ‘80, negli ultimi tempi si temporeggiava e così ho colto l’occasione della pensione e mi sono dedicatoalla coltivazione ed alla raccolta delle mele. Sono contento, a contatto con la natura, in un ambiente sano e posso stare di più con la mia famiglia”. [...]PRELUDI DI CRISI: L’assessore al commercio, Giu-seppe Bonato, così commenta quanto accaduto: “Dispiace molto, che queste attività, medie o pic-cole, chiudano perché in tal modo viene a mancareun vero e proprio servizio sociale; bisogna tenere conto che la popolazione sta invecchiando e non tutti hanno la possibilità di recarsi con la macchinanei punti della grande distribuzione. Purtroppo però è un fatto di mercato, con delle regole ben precise ed una legislazione che non dà tregua: basti pensa-re che fino a 150 metri quadri di superficie, l’aper-tura di un’attività commerciale è libera. [...]

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Il quartiere Pregiana è una vasta zona residenzia-le situata nel lato est della vallata, all’inizio del paese. Il progetto di lottizzazione concordato tra il Consiglio comunale e i proprietari della zona, en-tra a far wparte del Piano Regolatore nel 1973. La convenzione tra il Comune e i lottizzanti stabiliva che in cambio delle opere di urbanizzazione prima-ria (acquedotto, fognatura, strade) e secondaria, i lottizzanti si impegnavano a cedere delle aree verdi.Iniziano i lavori e, nel 1975, si hanno i primi con-trolli che rivelanoalcuni sospetti sull’operato. La questione non genera impedimenti: le opere pronte vengono collaudate, per le altre si fanno promesse di compimento nel breve termine. Nel 1978 un se-condo controllo di collaudo riporta ancora responsonegativo: ci sono delle anomalie. Il Comune blocca le concessioni edilizie e i lottizzanti si impegnano aredigere una relazione che elenchi le opere pubbli-che eseguite e quelle in progetto. La questione pro-cede negli anni a seguire con una serie di carteggi e convocazioni che si rimpallano il Comune ed i lottizzanti; tra queste carte anche un progetto, affi-dato dai lottizzanti stessi ad un ingegnere, per una valutazione generale sullo stato del quartiere. Il Comune, una volta visionato questo incarico, riceve una copia della valutazione, ma non la considera valida poiché mancano ancora opere pubbliche che dovevano essere già terminate. Sicuramente i problemi maggiori riguardavano l’acquedotto e la fognatura, opere che tutt’oggi sono alla base della questione Pregiana. Nel 1981, con una delibera, il Comune richiede le aree verdi spettanti al Comune, vengano convertite in aree a finalità sociale, e che queste vengano rispettate. Questi intoppi non fer-mano le concessioni edilizie e il quartiere continua a crescere fra inadempienze e ritardi. Ad un certo punto, però, una diffida colpisce i lottizzanti, ac-cusati di non aver concluso le opere pubbliche; la relazione di un controllo, richiesto da alcuni di loro, non giunge mai al Comune. [...]

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La gioia per il ma-trimonio celebrato quattro giorni prima, l’emozione per quel viaggio dall’altra parte dell’oceano, e il brusco risveglio con un po-sto vuoto in un letto diventato improvvi-samente troppo grande. Elena Ovedani, far-macista vicentina di 30 anni, aveva coronato il suo sogno di costruirsi una famiglia con il suo compagno e collega Marco Fornasetti, 29, ma il destino per loro ha deciso diversamente. Per il viaggio di nozze avevano scelto gli Usa, e quel giorno erano a bordo del pullman che avrebbe dovuto condurli alle cascate del Nia-

gara. Non ci sono mai arrivati. Un auto-articolato ha invaso la corsia dove viaggiava il loro mezzo, e l’im-patto è stato inevita-bile. Marco, seduto nel posto dietro al conducente, è morto

sul colpo assieme all’autista e a un altro turista italiano. Elena è stata ricoverata in condizioni critiche ma fortunatamente è già rientrata a casa. Dinamiche da chiarire, in una strada già nota per la sua pericolosità, tanto che era già prevista l’installazione di uno spartitraffico a dividere le due corsie. Troppo tardi, per questa famiglia spezzata sul nascere.

In effetti il negozio erano lì per ripulirlo senza lasciare tracce, ma solo in senso letterale. Tre nordafricani, regolari dipendenti dell’im-presa di pulizie del negozio Zara di Vicenza, sono stati fermati dalla polizia mentre erano intenti a fare il loro lavoro. Motivo: i loro movimenti in orario di chiusura avevano de-stato i sospetti di alcuni passanti che hanno dato l’allarme. Gli agenti li hanno sorpresi ramazze e spazzoloni in mano, e compren-

sibilmente indi-gnati per essere stati etichettati su due piedi come malviven-ti. Chiarito lo... scivolone, han-no potuto conti-nuare.

L’operaio, l’impiegata, lo sgabuzzino dell’ufficio.

Più che un classico da film, è la scena anche trop-

po realistica che si è trovato davanti il titolare di

un’azienda del vicentino, insospettito dall’ansima-

re proveniente dallo stanzino. I due amanti, 35

anni lui e 40 lei, hanno dato sfogo alla passione

durante la pausa pranzo, e colti sul fatto sono sta-

ti sospesi. Pena più lieve per lui: il suo turno era

terminato appena prima di quello... straordinario.

È finito in una scarpata perdendo il controllo del

suo quad, e dopo un volo di 5 metri il mezzo si è

ribaltato e lo ha schiacciato. Il 61enne Robero Con-

giu di Torri di Quartesolo è morto sul colpo a causa

delle gravi lesioni subite nell’incidente. Si trovava

nella campagna di Montebello per dare una mano a

un amico agricoltore nell’abbeverare le viti del pic-

colo fondo agricolo. Inutili i tentativi di soccorso.

schianto nEGLi Usa, mUorE in LUna di miELE

-di mario piotto-

uN mese dinotizie in breVe

LE dimEnsioni contano

sEsso aL LaVoro, sosPEsi

nEGozio... riPULito

iL qUad si ribaLta, incidEntE mortaLE

Che gli americani abbiano un senso del-le misure diverso dal nostro è risaputo, se neanche i rispettivi sistemi di misurazione parlano la stessa lingua. Però da lì a calco-lare male le dimensioni del proprio mezzo pesante rispetto alla strada, ce ne passa. Lui no, non c’è passato, ma per davvero. Un mi-litare americano alla guida di un camion ca-rico di munizioni diretto alla base Del Din, una volta sulla Riviera Berica, alle porte di Vicenza, si è incastrato con il mezzo sotto al cavalcavia per giunta fresco di restauro. L’incidente, avvenuto a tarda notte, ha di-viso in due la città per un’intera giornata, congestionando il traffico fino alla A4. La prossima volta farà meglio ad andare a pie-di. Ognuno dei quali, a sua futura memoria, corrisponde a circa 30 centimetri nostri.

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| notizie in

breVe

cose dell’alTro moNdo

Passeggiando in bicicletta... in autostrada. Un 40enne bulgaro è stato fermato mentre procedeva spedito, nonostante il caldo, a bordo della sua due ruote lungo il tratto vi-centino dell’A4. Il centralino della stradale è stato sommerso dalle segnalazioni. “Che c’è di strano - avrebbe chiesto agli agenti della stradale che l’hanno fermato -, devo andare a Venezia e mi sono solo limitato a seguire i cartelli. Ho forse sbagliato strada?”

Amore è anche condividere paure e ansie...perfino sotto esame. Questo deve aver pen-sato il giovane studente kazako che ha deciso di spingersi anche oltre il supporto morale nei confronti della 17enne fidanzata, in preda al pa-nico di fron-te all’esame d’ammissione all’università. Armatosi di parrucca, gon-na e trucco leg-gero, si è pre-sentato al test sotto le spoglie della sua bella, ed effettivamente le assomigliava pure. Il piano, ahilui, è crollato solo alla prova orale: troppo bassa quella voce per una signorina tanto graziosa.

Si fa presto a dire che uno ha l’età che si

sente, se nemmeno a 24 anni ci si può per-

mettere il lusso di sentirsi giovani. È suc-

cesso al dipendente di un negozio pado-

vano d’abbigliamento di una nota catena

Usa, licenziato perchè ormai prossimo...

ai 25. E non era nemmeno commesso,

ma magazziniere notturno. Allontana-

to per raggiunti limiti di età, ha sancito

l’azienda, che

fa di freschezza

e gioventù il

proprio brand.

Il giudice lo ha

reintegrato al

suo posto. Per-

che va bene il

ricambio gene-

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rent’anni fa l’Heysel. Il nome di uno stadio che divenne il nome di una strage, come accaduto per altri luoghi simbolo di drammi italiani.

Heysel come Ustica, Bologna o Italicus: la raffigurazione di una tragedia collettiva, tanto più assurda per il fatto che la strage dell’Heysel avvenne prima di una partita di calcio, che dovrebbe essere sempre e soltan-to una grande festa di sport.Era il 29 maggio 1985, una serata soleg-giata che nello stadio di Bruxelles vedeva l’epilogo della Coppa dei Campioni. Ju-ventus contro Liverpool: il genio di Mi-chel Platini contro la tradizione e la com-pattezza degli inglesi. La grande occasione, per la Vecchia Signo-ra, di fare finalmente sua la coppa dalle grandi orecchie dopo l’ancora fresca delu-sione della finale di Atene persa con l’Am-burgo.Come potevano mancare i tifosi juventini all’appuntamento con la storia? Lo hanno pensato anche gli oltre cento vicentini par-titi per Bruxelles carichi di speranze e tor-nati con la morte nel cuore e negli occhi.Sistemi di sicurezza inadeguati, alcol e

violenza causarono la strage. Circa un’ora prima della partita, i tifosi del Liverpool, dopo una giornata di bagordi per le vie del-la capitale belga, sfondarono la recinzione (poco più di una rete da pollaio) che li divi-deva dal settore Z dello stadio. Cercavano il corpo a corpo con gli ultras bianconeri, che in realtà erano posizionati nella curva sul lato opposto dell’Heysel. Il settore Z non era occupato dal tifo or-ganizzato, che abituato anche agli scontri fisici sarebbe probabilmente stato in grado di reagire. Lì c’erano pacifici tifosi che vole-vano soltanto godersi un grande spettacolo di sport e che, spaventati per l’assalto in-glese, si riversarono verso il fronte opposto della curva. Morirono in 39 (32 italiani, 4 belgi, 2 francesi e 1 irlandese), schiaccia-ti da altri spettatori in fuga, dilaniati dalle recinzioni, precipitati dagli spalti o sepol-ti dal muro che crollò sotto il peso della calca. Tra le vittime anche due bassanesi, l’imprenditore Mario Ronchi e il dentista Amedeo Spolaore. 600 i feriti.Poi… si giocò. E la Juve vinse. E si fe-steggiò. E ci si vergognò per quei festeg-giamenti. E da allora il calcio non fu più quello di prima.

T

di guido gasparin e matteo moschini. Foto di pierpaolo coccoTrent’anni fa la strage allo stadio di bruxelles, con39 tifosi morti.

il racconto di chi era presente in quella finale insanguinata tra Juve e liverpool.

heyselNoi c’eravamo

• Glasgow 1902: Ibrox Park, durante la partita Scozia-Inghilterra cede la tribuna, 25 vittime.

• Bolton, Inghilterra, 1946: crolla un muro di cinta, 33 morti.

• Lima 1964: la polizia interviene a sedare una lite tra tifosi, 328 vittime.

• Buenos Aires 1968: tafferugli per il derby Boca-Rivers, 71 i morti, molti minorenni.

• San Salvador 1969: 2 vittime negli scon-tri per San Salvador-Honduras. Saranno il “casus belli” di un conflitto armato.

• Glasgow 1971: Ibrox Park, il risultato del derby Rangers-Celtic è di 66 caduti.

• Mosca 1982: sono state insabbiate le in-formazioni sugli scontri tra tifosi e polizia durante Spartak Mosca-Harleem; le rico-struzioni stimano tra i 60 e i 340 morti.

• Bradford 1985:18 giorni prima dell’Heysel, un incendio uccide 56 tifosi.

• Sheffield 1989: scontri per Liverpool-Nottingham Forest, 96 i morti.

• Johannesburg 2001: Ellis Park ,lo stadio è sovraffollato, 42 le vittime della calca.

• Port Said 2012: Egitto, scontri tra tifosi, polizia e forze politiche. 74 morti.

calcio e violeNza, le alTre sTragi

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| inchiesta

Tifosi del Liverpool in centro a Bruxelles

Q uando il caso ti salva la vita, quando la decisione di un atti-mo ti permette di tornare sano e salvo dai tuoi cari. Momenti

scolpiti nella memoria, anche a 30 anni di distanza.Giovanni Cisco, imprenditore di Arzi-gnano, aveva 17 anni quando, diventato tifoso della Juve dopo essersi innamorato delle gesta di Paolo Rossi in biancorosso e in bianconero, raggiunse Bruxelles in aereo assieme allo zio Pietro Zini, al cugino Luca Zini e all’amico di famiglia Paolo Bagni.“Prima di raggiungere lo stadio – ricorda – abbiamo passato una giornata stupenda vi-sitando Bruxelles e incontrando addirittura Bruno Pizzul all’interno di un ristorante. Numerosi i tifosi del Liverpool che girava-no ubriachi per la città, ma tutto sommato risultavano simpatici. Eravamo convinti che con il biglietto in nostro possesso sa-remmo andati in tribuna e invece, quando alle 18 siamo entrati allo stadio, ci siamo ritrovati nel settore Z, quello destinato ai tifosi locali e al tifo non organizzato. Entrati da una porticina posta nel punto superiore del settore, ci siamo diretti subi-to verso il muro esterno della curva, ma ci siamo rimasti solo 5 minuti ed è stato il primo colpo di fortuna, perché poi in

quel punto si sarebbero ammassati i tifosi in fuga e poi quel muro sarebbe crollato. Abbiamo deciso di spostarci più vicino alla rete che ci divideva dagli inglesi: secondo colpo di fortuna, perché poco dopo dalla curva del Liverpool sono cominciati a vo-lare bottiglie, sassi e pietre, che ci scaval-cavano. Se fossimo stati più distanti dalla rete forse ci avrebbero colpiti. Quando la rete è stata sfondata ricordo gli hooligans che mi correvano davanti per raggiungere il folto del gruppo italiano. Paolo Bagni ha gridato ‘Andiamo via che ci uccidono!’ e a quel punto siamo corsi verso la stessa porticina da cui eravamo entrati. È stato il panico! Abbiamo impiegato 15 minuti per uscire, ho rischiato di rimanere sepolto dagli altri che spingevano, mio cugino mi ha tirato su di forza. Una volta fuori, ho visto un uomo che grondava sangue dalla testa, ho visto polizia, ambulanze e pom-pieri che accorrevano, ma non sapevamo cosa in realtà stava accadendo all’interno. Dopo 40 minuti mio zio è rientrato per vedere se la situazione si era calmata. Tornò indietro dicendo che si parlava di alcuni morti, ma che tutto ora sembrava tornato alla normalità. Quando siamo rientrati ri-cordo che il settore sembrava un campo di battaglia: scarpe, maglioni, portafogli,

giornali, giacche e altri oggetti ricoprivano completamente gli spalti. Vedevo gente a terra sulla pista di atletica e persone che venivano portate via utilizzando transenne come barelle, ma non ci si rendeva conto della gravità dell’accaduto. Quando la Juve segnò, abbiamo esultato…”.I contorni della tragedia divennero più chiari al ritorno in aeroporto, quando Pa-olo Bagni telefonò alla moglie e colse dalle sue parole la disperazione per le immagini viste in televisione.Tornato ad Arzignano a notte fonda, prima di andare a letto Giovanni Cisco vide con il padre la registrazione della diretta Rai: “A quel punto ho capito tutto, solo allora mi sono realmente reso conto della tragedia che si era consumata sotto i miei occhi”.Giovanni Cisco per 5 anni non fu più in grado di frequentare luoghi affollati. An-cora oggi, quelle poche volte che va allo stadio sceglie un posto in tribuna, ed evita di andare ai concerti.Il giorno del trentesimo anniversario dell’Heysel il figlio di 9 anni gli ha chiesto di raccontare. “Abbiamo guardato insie-me i video su YouTube… dopo 5 minuti sono stato male, ho dovuto spegnere il computer…”.

il miracolaTo

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o Juventus Club di Montorso Vicentino ne portò all’Heysel 120. Tifosi che raggiunsero Bruxelles in aereo e in pullman

e che, in quanto organizzati, furono siste-mati nel settore N, ossia nella curva oppo-sta a quella in cui si trovavano i supporters del Liverpool e quindi opposta anche al settore Z.Il presidente del club Maurizio Nori allora aveva 24 anni, il segretario Pier-paolo Cocco 22.“Durante la giornata iniziammo a notare anomalie nella Grand Place di Bruxelles, quando vedemmo numerose vetrate di negozi sfondate e molti inglesi com-pletamente ubriachi – racconta Coc-co -. Ricordo un inglese pieno di birra che venne sollevato a testa in giù da due compagni e che, dopo aver vomitato, si mise nuovamente a tracannare. E ricor-do sempre gli inglesi che portavano intere casse di birra all’interno dello stadio, men-tre la polizia a cavallo controllava soltanto il settore italiano. Ci siamo resi conto che stava accadendo qualcosa di grave quando vedemmo persone riversarsi sul campo da gioco e le ambulanze giungere all’inter-

n principio fu lo stadio di Mon-tecchio Maggiore. Nella stagione 2005-2006 furono tolte le bar-riere che separavano gli spalti dal

campo. Il Polisportivo “G. Cosaro” divenne quindi il primo stadio senza barriere d’Italia: un calcio alla violenza e un preciso messaggio di responsabiliz-zazione rivolto ai tifosi. Altri stadi ita-liani hanno da allora seguito l’esempio montecchiano, che a distanza di 10 anni si è dimostrato vincente.“In tutti questi anni – spiega l’attuale as-sessore allo sport Gianluca Peripoli – non si sono mai registrati incidenti e non

no dello stadio”.“Dal nostro punto di os-servazione – spiega Nori – non avevamo la completa percezione di ciò che stava accadendo, perché era-vamo piuttosto distanti.

Si parlava di scontri, feriti, ma non di tutti quei morti. Al termine della partita ho raggiunto a piedi il settore Z: ho visto a terra grandi chiazze di sangue, come se qualcuno fosse stato sgozzato, e lì ho capi-to che era accaduto qualcosa di molto più grave di quanto noi pensavamo”.

c’è mai stato un episodio che abbia portato a rivedere la decisione di togliere le barrie-re. E bisogna dire che le partite di un certo

Quelli del club

il primo sTadio seNza barriere

“Quando sono tornato a Montorso – ricorda Cocco – ho trovato 10 perso-ne che mi aspettavano davanti a casa. Avevano visto le immagini in tv ed erano preoccupati per la nostra sorte, La partecipazione dei Montorsani è stata veramente commovente”.Nonostante quella drammatica espe-rienza, la passione per il calcio vissuto

allo stadio e soprattutto per la Juve non è scemata. “Io ancora oggi, però, non voglio vedere le immagini dell’Heysel – conclude Nori – e non ho più preso in mano le foto scattate quel giorno. Io non ho paura di assistere alle partite, ma qual-cuno di noi non è più tornato allo stadio”.

spessore non sono mancate, perché il Montecchio fra serie D e Coppa Italia ha affrontato squadre di lunga tradizio-ne e con tifoserie calde come il Treviso, il Venezia e il Chioggia. Ritengo che l’assenza delle barriere tra spalti e cam-po di gioco responsabilizzi i tifosi e aiu-ti ad isolare e ad escludere dagli stadi i violenti. Ne è la dimostrazione il calcio inglese, che è stato il primo ad adottare il metodo dell’eliminazione delle bar-riere negli stadi”.

Il biglietto della finale

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di giuseppe signorin

Poliedrico gruppo a cappella esploso nelle Nuove Proposte a Sanremo 1995, dopo qualche anno di assenza i Neri per Caso tornano in studio per la registrazione di un nuovo album.

20 anni dopo “Le ragazze”, un bilancio?All’epoca avevamo il timore che la nostra avven-tura insieme durasse molto meno di 20 anni! Oggi siamo felici e ci riteniamo fortunati perché riusciamo a vivere della nostra passione.

Nuovo disco in programma. A quando l’usci-ta? A settembre. Sarà un album che “celebra” vent’anni di carriera attraverso le cover del nostro repertorio live che non abbiamo mai inciso. Più alcuni inediti, ma non fateci dire troppo…

La dimensione live è fondamentale per voi.Il nostro gruppo è molto suggestivo e spettaco-lare da ascoltare dal vivo, per questo motivo nel

nuovo lavoro abbiamo deciso di prediligere la di-mensione live, a partire dal periodo in cui non ci chiamavamo ancora “Neri per Caso”. È un dove-roso omaggio che facciamo al nostro pubblico: da tempo i fan ci chiedono di realizzare alcune delle canzoni che cantiamo in concerto.

Il vostro è solo un rapporto di lavoro o anche di amicizia?Un rapporto di stima professionale e di amicizia consolidato anche da rapporti di parentela che ci sono tra alcuni componenti. Ma amicizia vera, del tipo che anche un litigio serve per crescere.

La canzone vostra a cui siete più affezionati?Ognuno di noi ha il suo brano preferito ma in generale possiamo dire che “Le Ragazze” met-te d’accordo tutti… Un pezzo iperpop cantato a cappella… Anche “Sentimento pentimento” però…

TorNaNo iNeri per caso

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| interVista

La cover?Qui i pareri sono discordanti. La cover a cui tiene di più Mimì, per esempio, è “Michelle”, il primo vero pezzo arrangiato da Ciro e Diego. Gonzalo preferisce “Io che amo solo te”. A Mario piac-ciono le cover che non abbiamo mai fatto e che invece avrebbe sempre voluto fare, tipo “Karma Chameleon”. Gli altri sono indecisi…

Tante collaborazioni nella vostra carriera: la più significativa?Difficile. Ci siamo cimentati in duetti con i mag-giori artisti del panorama italiano... Forse Lucio Dalla e Claudio Baglioni…

La più “curiosa”, invece?Sempre Lucio Dalla, con tutti gli aneddoti strava-ganti che ci raccontava. E poi Gino Paoli: quando venne per registrare era appena rientrato da una vacanza in barca con lo zaino in spalla come un ragazzino di quindici anni.

I vostri riferimenti musicali?Tanti... Siamo ascoltatori onnivori e ognuno di noi ha gusti diversi, ma come gruppo sicuramen-

te le influenze più rilevanti sono Bobby Mcferrin e i Take 6.

Cosa portate nella vostra musica della vostra terra?L’ironia e l’autoironia, la voglia di divertirsi e far divertire, l’amore per la gente, il ritmo, i colori, la spontaneità...

Qalcuno ancora forse non sa perché vi chia-mate così… Ce lo raccontate?All’epoca eravamo i “Crecason” (fusione dei cognomi Caravano e Crescenzo) ma una sera il nostro primo produttore, Claudio Mattone, ci fece scegliere fra una lista di “nomi d’arte” fra cui c’era perfino “Cugini di Campania”. Insomma, mi sa che abbiamo fatto bene a scegliere “Neri per Caso”…

Progetti per il futuro?Se il conflitto termonucleare globale non è im-minente ci sarebbero due tre cose che ancora vor-remmo realizzare... Soprattutto altri dischi e altri concerti.

Componenti attuali della band: Ciro Caravano (Salerno, 15 febbraio 1971), Gonzalo Caravano (Salerno, 16 febbraio 1974), Domenico Pablo “Mimì” Caravano (Madrid, 27 luglio 1969),Mario Crescenzo (Nocera Inferiore, 11 agosto 1969), Massimo de Divitiis (Salerno, 27 maggio 1973), Moris Pradella (1979)Ex componenti: Diego Caravano (Napoli, 26 ottobre 1972).

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cus viceNza biaNcorossa

il libro

“ldi stefano cotrozzi

a mia prima volta allo Stadio Menti è stata nel mag-gio del 1977, mi pare contro la Sambenedettese. Ci sono andata con mio nonno Vittorio che aveva il posto fisso nella tribuna laterale scoperta, quella che oggi è diventata la tribuna azzurra. Mi ricordo i colori, le bandiere, le grida ma della partita ben

poco… L’anno successivo, quello del 77/78, il campionato in cui siamo arrivati secondi, non ne ho perso una. Ancora non lo sapevo ma era nato un amore per i colori bianco rossi.”

Ed è magia quando una passione diventa un lavoro. Così è successo a Luisa Nicoli che da 25 anni segue come giornalista il Vicenza.Un compleanno che festeggia con un libro di interviste scritte per il Corriere Vicentino, “Vicenza Biancorossa”, edito da quelli di Berica Editrice.

Quando hai iniziato a seguire il Vicenza da giornalista?La mia prima partita è stata nel 1989 per Sport Vicentino del com-pianto Gianmauro Anni, lo stesso anno in cui è arrivato alla presi-denza Pieraldo Dalle Carbonare, l’anno del drammatico spareggio con il Prato per non retrocedere in serie C2.

Un giocatore a cui sei rimasta particolarmente affezionata? Uno solo è impossibile! Sono affezionata ai quattro moschettieri, Murgita, Lopez, Di Carlo e Viviani. Ma anche a Gabriele Ambro-setti, per dire, e poi a tantissimi negli anni di Guidolin o in quelli del Vicenza di Reja. Anche se per me il Vicenza di GB Fabbri è stata la squadra che mi ha fatto innamorare del calcio.

Allora ci proviamo con un allenatore?È dura… dai non farmi scegliere… Sicuramente Ulivieri e Guido-lin. Ulivieri mi chiamava “la su’ figliola”, alla toscana e poi Guido-lin con cui abbiamo condiviso anni bellissimi. Ma poi c’era Beppe Iachini, anche se è stato solo un anno e poi sicuramente Reja… smettila di farmi scegliere!Donna nel mondo del calcio...All’inizio è stato un po’ difficile, quando ho cominciato a seguire il calcio eravamo veramente poche. Adesso invece non è più così. Scontavi il fatto di essere donna. Accadeva specialmente nel calcio

dilettantistico, qualche battutina di troppo che mi infastidiva. Però scrivere di calcio era il mio sogno e sono andata dritta per la mia strada.

Snocciola la tua formazione ideale di questi 25 anni...È impossibile fare una formazione ideale, sarei in difficoltà. Faccia-mo l’esempio del portiere, chi scegliere tra Galli, Sterchele, Brivio e Mondini? O un attaccante tra Rossi, Otero, Murgita, Comandini Luiso, sarebbe impossibile. Da Vicenza sono passati giocatori del calibro di Luca Toni e Roberto Baggio, basta dire i nomi…

I tre momenti più belli e i tre momenti più brutti?La vittoria in Coppa Italia. 3 a 0, serata specialissima, indimenti-cabile, emozione unica raccontarla. Ma anche le promozioni con Ulivieri dalla C alla B e quelle con Guidolin e Reja.Poi c’è un momento bello che si è trasformato in brutto come la semifinale di Coppa delle Coppe. L’andata finita 1 a 0 con il gol di Zauli, e il ritorno in cui abbiamo perso 3 a 1, eliminati allo Stamford Bridge. Delusione assoluta, serata tristissima. E poi le re-trocessioni. Tra i momenti brutti vissuti però da tifosa c’è anche il campionato 85/86, il magico Vicenza di Giorgi a cui è stata tolta la promozione in A per l’illecito sportivo.

Un momento curioso?Quando mi sono slogata una caviglia scendendo i gradini del Men-ti. A casa mi ci ha riportato Ulivieri che ha guidato la mia macchina e dopo averla parcheggiata è tornato allo stadio a piedi.

Un episodio che ti ha colpito di più?La morte di Morosini, una persona speciale. Ho visto le immagini che non dimenticherò mai. Julio Goinzalez; mi ricordo la mattina che sono andata a Padova a raccontare l’incidente per Tva Vicenza, il suo ricovero, sono stato più volte all’ospedale quando gli avevano appena amputato il braccio. È stata una grande sofferenza.

Per te è Lanerossi Vicenza o Vicenza?Lanerossi Vicenza, a cui mi sono affezionata da bambina. Va bene Vicenza Calcio ma io rimango affezionata alla mitica “r” sulla ma-glia.

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A Vicenza è legato a doppia mandata. Per-ché è entrato nella storia calcistica bianco-rossa. E perché è sposato con Monica, vicen-tina doc. E anche se oggi al Menti lo si vede raramente, per i tifosi resta Lele “Speedy” Ambro. Che con quella maglia numero 23 ha fatto impazzire le difese avversarie. Gabriele Ambrosetti, classe 1973, quest’an-no direttore sportivo del Varese, la sua cit-tà, ha vestito la maglia del Vicenza in due momenti diversi. E se l’ultimo, 2001/2002, non è stato particolarmente esaltante, con il Vicenza di Guidolin ha vissuto anni da pro-tagonista. Indimenticabile la doppietta con-tro la Reggiana, novembre 1996, che portò il Vicenza al primo posto in serie A. E poi il gol al Milan ai quarti di Coppa Italia. E ancora in Coppa delle Coppe contro il Legia Varsavia e gli olandesi del Roda. Lui però ri-corda con affetto il suo primo gol in maglia biancorossa, a Genova, contro la Sampdo-ria. “Fu il gol del 2-2. Entrai a partita in cor-so. Ero arrivato a Vicenza da poco. Andai ad esultare con i ragazzi in panchina, perché da lì venivo e mi avevano aiutato. Anche se al-lora non c’erano titolari e panchinari. E per un giovane come me era abbastanza ano-malo. Ho capito lì l’importanza del gruppo. Oggi Vicenza per me rappresenta però mo-menti magnifici non tanto dal punto di vista

professionale. Perché col passare degli anni sono cresciuto e quello che mi è rimasto nel cuore e che ho cercato di portare nel mio lavoro è la passione che si respirava e si per-cepiva”. Una passione che nel 1995/1996 spinse un giovane Ambrosetti a fare una scelta di cuore. “Ero rimasto colpito dal nu-mero di tifosi che ci seguiva durante la setti-mana e alle amichevoli - racconta - allora ero in comproprietà tra Brescia e Vicenza. Un giorno presi la macchina e andai a Brescia dal presidente Corioni, che devo comunque ringraziare, per dirgli che se non mi avesse lasciato restare a Vicenza, avrei smesso di giocare fino alla scadenza del contratto. Fu un gesto decisamente forte. Lui a distanza di mesi fece delle dichiarazioni pubbliche, spie-

bile di amicizia e di affetto che lo lega a Fa-bio Viviani, chiamato allora sulla panchina del Vicenza insieme ad Adelio Moro. Ma in carriera, oltre a Varese in cui è cre-sciuto, Brescia e Vicenza, ha vissuto anche un’esperienza importante, con la maglia del Chelsea. “A Londra ho capito il significa-to di campione, di vero professionista, che cura i particolari anche quando non ce n’è bisogno. Il ricordo più bello della carriera? Quando esordii con la maglia del Varese. Avevo 16 anni. Giocammo contro il Fano allenato da Guidolin. Poi il destino ha volu-to farci incontrare di nuovo”. Quest’anno Gabriele Ambrosetti ha vissuto la stagione difficile del Varese, prima esone-rato e poi richiamato nel ruolo di direttore sportivo. “Nel periodo dopo l’esonero mi sono ag-giornato professionalmente. Vedevo 6-7 partite nel weekend e in media 15 a setti-mana. In giro per l’Italia. Devo dire che da direttore sportivo della mia città il ruolo si vive in un altro modo. Ma è molto cambia-to rispetto a qualche anno fa. Io comunque mi tengo sempre aggiornato. In questi mesi ho seguito campionati, coppe, nazionale, giovanili. E sono stato spesso all’estero, In-ghilterra, Germania, Spagna, per ampliare le conoscenze. Oggi un direttore sportivo non deve limitarsi a seguire i giocatori, ma deve sapere tutto, anche gli aspetti amministrativi e di bilancio. Il Vicenza? Ha un bravo alle-natore e giocatori che stanno facendo bene. Voglio bene a tutte le mie ex squadre. Ma a Vicenza si percepisce qualcosa di particolare. Un valore da trasmettere a chi veste la ma-glia biancorossa”.

gabriele ambroseTTiviceNza

biaNcorossa

gando che se Ambrosetti non voleva tornare a Brescia, mi avrebbe lasciato in tribuna per un anno, pagato, a non giocare. Per fortuna non lo fece. Perché ha un cuore grande. Così rimasi a lungo a Vicenza. Ricordo il primo giorno nello spogliatoio. Fabio, Mimmo e Gianni (Viviani, Di Carlo e Lopez, ndr) mi dissero: queste sono le regole, tu rispettale e non avrai problemi, consegnandomi un bigliettino in cui le avevano scritte. Le ho sempre portate con me”. La seconda volta che Ambrosetti scelse di tornare al Vicenza, fu per il rapporto indele-

contro la sampil primo gol con la magliabiancorossa

di luisa nicoli

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arzignano

Quando l’emergenza eravamo noicomE arziGnano ha affrontato in Passato Un’EmErGEnza immiGrazionE chE PrEsEnta aLcUni PUnti in comUnE con La sitUazionE attUaLE

di giuseppe signorinante posizioni diverse ma un’e-mergenza comune: l’immigra-zione. Anche se la situazione non era la stessa, Arzignano

negli anni 90 ha dovuto far fronte a pro-blemi simili durante l’Amministrazione Savegnago e poi Signorin, “la prima in Italia ad avere un assessore all’immigrazio-ne e una comunicazione ambientale in tre lingue, francese inglese e serbo-croato - ci spiega Stefano De Marzi, in quel periodo consigliere comunale e poi assessore. Allora arrivavano flussi di vario genere e per moti-vi diversi dagli odierni: gli africani non ar-rivavano per le guerre, avevano altre storie alle spalle. Dal punto di vista sociale non c’erano esperienze precedenti da prendere a modello, l’impatto con culture e abitu-dini diverse è stato molto forte e ha rap-presentato un momento di conoscenza per tutti. Questi aspetti, dopo 20 anni, sono cambiati.“

LA SITUAZIONE “Arzignano nei primi anni 90 era in piena espansione - ci racconta l’allora assesso-re Paolo Cassan, uno dei protagonisti di quella stagione politica e sociale. La concia era un settore in rapida evoluzione e c’era bisogno di manodopera perché quella loca-le era insufficiente e cercava impieghi più qualificati. Sono arrivati molti stranieri, ma se il mondo del lavoro era pronto per quei numeri, non lo era il nostro tessuto sociale, sia per l’accoglienza, sia per l’istru-zione scolastica e l’inserimento abitativo.”

SOLUZIONI: IL CENTRO“Così nacque il centro accoglienza di via Solferino - continua Cassan - una risposta forse non perfetta ma certamente un primo laboratorio di pronta soluzione. La gestio-ne avveniva in convenzione tra il Comune e il “Gruppo Accoglienza” di Arzignano,

collegato alla parrocchia di Ognissanti che fece un po’ da capofila e collegamento tra le le parrocchie arzignanesi dando un apporto fondamentale, con l’impiego di personale obiettore destinato dal Comune. La struttura finiva per essere una soluzio-ne tampone tra l’arrivo da noi e la risposta all’esigenza abitativa. Il problema all’epoca non era il lavoro, ma la casa. Il centro, per i dieci anni abbondanti in cui ha funzio-nato, ha visto passare centinaia di persone che spesso oggi incontro, ormai pienamen-te inserite nella nostra comunità.”

ACCOGLIENZA E SICUREZZA“Non abbiamo avuto paura di coniugare queste politiche di accoglienza con quelle della sicurezza: siamo stati l’unica ammi-nistrazione in quegli anni a non temere di affrontare uno sgombero di massa di una realtà di totale illegalità presente nell’area ex Vergolani. La mattina in cui è iniziata l’operazione, con mezza città in stato d’as-sedio per la presenza delle forze di polizia, rimane, ne sono convinto, uno dei più importanti momenti nella storia recente di Arzignano. Queste esperienze fanno capire

quello che ancora oggi serve per affron-tare il problema: grande umanità, perché di fronte abbiamo, nella quasi totalità dei casi, solo persone più sfortunate di noi; se-rena fermezza, perché ogni focolaio di ille-galità di cui ci occupiamo ci fa dimenticare proprio quell’umanità che ci deve guidare sempre. Agitare gli animi non serve a nulla. Solo coniugando queste due linee d’azione potremo rispondere a chi parla alla pancia, trasformando gli sfortunati del mondo in invasori. Non lo sono. Sono solo alla ricer-ca di quello che noi abbiamo e loro no.

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I NUMERI Dalle prime centinaia di cittadini dell’ex Jugoslavia fino a oltre 4000 unità a metà anni 2000 con una percentuale che supera in generale il 17% e in certe fasce dell’età scolare addirittura il 25% con più di 60 na-zionalità diverse coinvolte. Ma il dato più significativo è la crescita annuale almeno pari o superiore al 10%. Se nel 1999 eravamo a 1700 presenze con una percentuale dell’8,5%, nel 2002 eravamo già a più mille (2700) e all’11,5% e nel 2005 addirittura a 4100 e al 16,5%.

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di giuseppe signorin lavori di riqualificazione di Piazzale della Vittoria, a Ca-stello, sono praticamente ter-minati, si sta solo attendendo che vengano ultimate alcune

finiture e i materiali maturino per porta-re a termine il progetto. Progetto che però prevede ulteriori step che cambieranno lo scenario paesaggistico dell’intera zona gra-zie all’attivazione di via della Serenissima, attualmente sterrata.

“L’idea è di creare un anello viabilistico intorno al castello per evitare che lo stesso sia continuamente attraversato dal traffico, principale causa del degrado - ci spiega il Sindaco Giorgio Gentilin. Negli anni scorsi abbiamo investito fondi per il re-cupero della Porta Cisalpina, quest’anno per un primo stralcio di rifacimento della piazza. Nei prossimi anni intendiamo pro-seguire, intervenendo su altre porzioni di mura. Chiaramente le necessità di tutela e di valo-rizzazione del borgo mal si conciliano con un continuo passaggio di macchine. Ecco perché abbiamo deciso di progettare que-sta nuova strada, per permettere ai veicoli di girare attorno al castello. Immaginiamo un Piazzale della Vittoria dove la gente può passeggiare e ammirare il panorama, maga-

un nuovo castelloiL PEriodo di Grandi cambiamEnti PEr La ViabiLità di arziGnano continUa, in ParticoLarE nELLa zona di castELLo

IL PROGETTOIl progetto preliminare propone la realizzazione di una strada a una cor-sia di marcia della larghezza di 2,75 mt più due banchine laterali di 0,5 mt ciascuna, affiancata sul lato che guarda la città da un marciapiede di 1,50 mt. La lunghezza complessiva del percorso è di 410 mt e il costo preventivato per la realizzazione dell’opera, il consolidamento del movimento e la posa dell’illumina-zione è di circa 670.000,00 euro.

QUARTIERE MANTOVANONon sono ancora finite le sperimentazioni nel quartiere Mantovano, dove sono state apportate delle modifiche suggerite da al-cuni cittadini residenti nella zona. È stato prolungato il senso unico a salire lungo via Rio Torto fino all’intersezione con via Puc-cini (si fermava all’altezza dell’intersezione con via Mantovana) ed è stato istituito un senso unico a scendere lungo via Bellini a

ri seduta al tavolo di un bar o di un risto-rante, senza doversi preoccupare dei veicoli che passano.”

L’obiettivo non è però privo di ostacoli.“In direzione di via Calavena Alta abbiamo riscontrato la presenza di un movimento franoso che deve essere consolidato” - evi-denzia l’assessore ai Lavori Pubblici Ange-lo Frigo. Per risolvere il problema abbiamo sviluppato un progetto che prevede la cre-azione di una strada a una corsia di marcia

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affiancata da un marciapiede che congiun-ge via Cisalpina a via Calavena Alta, con-sentendo ai veicoli che salgono dal centro di Arzignano di transitare senza passare per lo stretto arco di Porta Cisalpina. Sulla base di questo progetto andremo a sviluppare il definitivo e ad acquisire i ne-cessari nulla osta, tra i quali quello della Soprintendenza e quindi valuteremo i pos-sibili canali di finanziamento per portare a compimento l’intervento quanto prima. Si tratta di un luogo fragile, che richiede continue attenzioni: chiederemo anche alla Regione di aiutarci a sostenere l’impegno”.

partire dall’incrocio con via Puccini (la via era a doppio senso).“È l’ultima fase della sperimentazione - spiega l’assessore Frigo. Ci siamo dati qual-che mese per verificare gli effetti delle mo-difiche proposte, passati i quali trarremo le conclusioni. L’intenzione è di chiudere il ciclo della sperimentazione entro l’autun-no, in modo da poter passare alla progetta-zione delle opere.”

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Un bUco Vicino aL PontE di san zEno camPionEssa dEL mondo

strarziGnano PEr LE scUoLE E moby dick

qUattro stUdEnti PrEmiati a PadoVa

nUoVE GiostrinE

uattro studenti dell’Istituto G. Galilei sono stati premiati lo scorso 3 giugno a Padova du-rante la ventesima edizione del Concorso Europeo promosso

dal Movimento per la Vita Nazione, che quest’anno si è misurato sul tema “Essere figli: una sfida, un’avventura”. Il miglior elaborato è stato di Valentina Volpiana, che ha vinto il viaggio a Maratea di una settimana, dove parteciperà al seminario Quarenghi, il “Life Happening” estivo

e immagini della benedizione delle nuove giostrine per i bam-bini donate dalla famiglia Ma-strotto all’Istituto S. Giuseppe.

sembrato forse strano per i passanti eppure è successo. Vicino al ponte di San Zeno, in corri-

spondenza dell’incrocio con via dello Sport, lungo la strada si è presentato un buco poco ras-sicurante. Alle 18 di venerdì 5 giugno la soletta ha infatti subi-to un cedimento parziale che ha dato il via a una serie di accerta-menti. La struttura portante del

isultati tangibili per la StrAr-zignano dello scorso 19 aprile. Un evento che ha fatto bene alla

i chiama Deborah Venturini, ha 14 anni e abita ad Arzignano. Segni particolari? È campionessa mondiale ed europea under 15

di freccette. Da due anni gioca nella squa-dra CSI DART che si allena al bar Vicever-sa e fra il 10 e il 12 giugno, a Parenzo, in Croazia, ha ottenuto i due prestigiosi titoli. A giocare le ha insegnato il fratello Federi-co ma a quanto pare ora è lei che può dare lezioni…

cronaca

sociaLE

sPort

salute ma an-che al sociale: il ricavato del-la gara è stato infatti ripar-tito tra scuola e beneficenza. 5.000 euro sono stati desti-nati alle scuo-le, altri 1.500 sono stati devo-

luti alla Cooperativa Sociale Moby Dick, che da anni si occupa del sostegno ai ragaz-zi diversamente abili.

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r

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scUoLa

fotonotizia

ponte non corre alcun rischio e i problemi sono circoscritti alla soletta, che si sarebbe

deteriorata in alcuni punti sul lato a valle. Nella zona danneggiata, comunque, è stato vietato il traffico in se-guito al problema e in attesa di ulteriori accertamenti che definissero meglio le moda-lità dell’intervento di ripara-zione.

dei giovani del Movimento per la Vita. Gli altri alunni segnalati sono stati Nicolò Bio-lo, Vittoria Crestani e Diletta Pasquale.

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Davide Romani

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arzignano

di matteo moschiniue imprenditori di Arzignano, Giampietro Baldisserotto e Giordano Molon, hanno pensato bene di diventare i

protagonisti di un fumetto, “Mr. Convy e il nastro trasportatore nel tempo”. Motivo? Festeggiare e raccontare i primi 30 anni della loro azienda, la MB Conveyors, che ha sede a Brogliano e progetta e realizza na-stri trasportatori per il settore delle materie plastiche dal 1985.Prodotto da Hassel Comunicazione e di-segnato dal vignettista Ivan Bigarella, il fumetto racconta la storia dell’azienda attraverso le avventure di Mr. Convy, ma-scotte che finisce in un vortice di avventu-re avanti e indietro nel tempo grazie a un nastro trasportatore speciale costruito per l’occasione. La cornice narrativa è infatti di stampo fan-

tascientifico e i fatti salienti di questi primi 30 anni di azienda emergono da una trama che mescola realtà e finzione.

“Il fumetto riflette l’approccio che ho sempre avuto con la vita e il mondo del lavoro - racconta Giam-pietro Baldisserotto. Quando ab-biamo iniziato il nostro percorso, da subito mi sono reso conto che, nel nostro ambiente, alcune per-sone si prendevano un po’ troppo sul serio e allora ecco il desiderio di ricordare la nostra storia senza il classico ‘tomo’ autoreferenziale che tutti accettano con piacere, ma che pochissimi leggono. Credo che attraverso un fumetto si riesca a mandare un messaggio efficace: senza paroloni, ma spero con qualche sor-riso in più.”

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studenti narratorianchE qUEst’anno sono stati PrEmiati i raGazzi chE hanno saPUtoraccontarE in maniEra Più crEatiVa La ProPria città

ai Gildo, CORRI! Fai goal!” urlava da lontano il portiere Marco; ora morto poveretto, spento

da una vita sofferta in solitudine; forse la sua sofferenza era già segnata dal destino, perché fin da piccolo trascorreva i pomeriggi tra due pietre che fungevano da pali, rosso in faccia, con gli occhiali neri mentre si affaticava a rac-cogliere infiniti palloni, piegan-dosi con la schiena a pezzi, in una smorfia di dolore.Non c’era via di scampo, la re-gola era che se a dodici anni pe-savi più di settanta chili e non superavi un metro e mezzo di altezza, eri automaticamente un portiere e portavi negli occhi l’immensa tristezza di ogni pal-la non parata e la colpa di ogni goal. “Te la passo Gildo!” urlava agguerrito don Battaglia. Eh sì, proprio lui: teneva la tunica alzata con le sue mani bianche e lucide, ed era uno dei giocatori più convinti; calciava la palla con tanta forza che pareva calciasse il sedere di qualche anima in penitenza! Forse scaricava tutte le colpe che i grandi avevano

migliori 15 racconti sono finiti in una pubblicazione realizzata da Berica Editrice. I primi tre sono stati premiati martedì 9 giugno

nell’Aula Magna dell’Istituto “Galilei” con dei lettori Kindle e un buono acquisto li-bri. Tantissimi i ragazzi presenti, sia del “Galilei” che del “Da Vinci”, per la seconda edizione del concorso letterario “Nella mia città”, rivolto agli studenti delle superiori e promosso dall’Associazione Il Grifo e il Leone insieme all’Amministrazione. Tema

confessato. Mitico. Quando giocava non vo-leva mai perdere, e constatato che i palloni erano suoi, per gentile concessione di qualche squadra provinciale, il Monsignor poteva scegliere la squadra che voleva, prendendosi i giocatori più forti; solo che eravamo talmente in tanti da scombinare ogni sistema organiz-

zato.Si giocava tutti ma la gran parte in attacco così che c’erano quattro centrocampisti, quat-tro terzini e quattro difensori e naturalmente una ventina di attaccanti per squadra, perché l’unico scopo della giornata era fare goal.Quanti Requiem recitati in latino se disgra-

di giuseppe signorin

ziatamente imprecavi per un fallo, allora il don fermava tutto, prendeva la palla e se la infilava sotto la nera tunica e noi immobili e con il fiato sospeso ad aspettare la meritata punizione. “Chi è stato?” ammoniva don Battaglia. Poi continuava: “Subito a confessarti o non si

GIUOCA”. Allora il colpevole di turno, testa bassa e muso lungo, si dirigeva verso il confessionale, tra-scinando le scarpe, spesso più gran-di del numero reale perché passate dai fratelli, e ancora fratelli. E se non le perdevi perché erano più grandi, le perdevi per la magrezza dei corpi, non c’erano merendine e il cibo era scarso, una fetta di po-lenta girata nell’unto.Non c’erano scarpe, figuriamoci gli scarpini da calcio. Non li ave-va nessuno.“Ei Gildo! Sai a quanto siamo?”

voce improvvisa nella mischia. “Non lo so!”“Siamo 53 a 9”E puntualmente arrivava una voce da sotto che diceva: “Tosi! Chi segna questo, el vinse tutto!”.

Da “Ricordi d’oratorio” di Azzurra Sandrini

libero e la possibilità di usufruire delle immagi-ni dell’archivio digitale “Una storia in comune” presente online.I tre racconti premiati: in terza posizione Chiara Dani con “Qualcuno mai dimenticato”; in seconda Elena Tonin con “Fuggire da un sogno”; in prima Az-zurra Sandrini con “Ricordi

d’oratorio”.“L’niziativa risponde all’e-sigenza di dare una voce ai giovani - il commento dell’assessore Mattia Pie-ropan. Un modo per dare forma e vita a quella città immaginaria fatta di sogni, desideri e speranze delle nuove generazioni”.Qui sotto pubblichiamo un estratto del racconto vincitore.

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Talento a prova di yaledi matteo moschini

volte li chiamano “cervelli in fuga”, ma possiamo pensarli come “eccellenze” del Made in Italy che abbiamo esportato, il

capitale umano su cui puntare per mostrar-ci sulla scena internazionale. È quello che viene da credere parlando di (e con) Mi-chela Povoleri, classe 1985, prima arzi-gnanese a poter vantare un master alla Yale School of Art.Michela, in cosa consiste il tuo titolo?Mi sono laureata presso la Yale School of Art, a New Haven, Connecticut, e adesso mi definisco “graphic designer”, progetti-sta grafico. Prima avevo studiato in Italia, a Pesaro e a Urbino, dove ho scoperto la mia passione per l’editoria. Dopo gli studi ho insegnato allo IUAV di San Marino, e ho viaggiato in Olanda e in Norvegia. Dopo tre anni sono andata a New York, non per studio o lavoro, ma per vivere la città. Lì ho reincontrato un amico che aveva appe-

na iniziato un master a Yale e ne era en-tusiasta. E in quel momento ho preso in considerazione l’idea di tornare a studiare.Le selezioni? Pare siano durissime.Ho dovuto lavorare a ritmi serrati. La procedura era molto complessa, servivano curriculum, portfolio, lettere di referenze. Sono riuscita a raccogliere tutto il mate-riale e a spedirlo solo all’ultimo momento, alla mezzanotte di Capodanno. Ad Aprile ho saputo di essere stata selezionata, con una borsa di studio.Arrivata lì è stato come te l’aspettavi?Il primo anno è stato molto difficile, l’in-glese accademico era una prova costante, e la struttura del corso prevedeva continue presentazioni e discussioni dei propri pro-getti, una cosa a cui non ero abituata.Com’è questa scuola americana?È molto diversa da quella italiana. Mi ha insegnato a presentare il mio lavoro, va-lorizzandolo e scoprendone le unicità. In più lì è possibile scegliere e frequentare

corsi nell’intero ateneo, così da mantenere i contatti con altri settori disciplinari e au-mentare le proprie conoscenze.L’esperienza italiana ti è servita?L’esperienza italiana e quella di Yale sono state complementari. La prima mi ha dato le basi, nella seconda ho trovato spazio per ampliare certe restrizioni e sperimentare.Progetti per il futuro?Ho intenzione di cercare lavoro a New York. Credo sia il luogo giusto per iniziare a mettere radici. Mia madre, poi, è riuscita a venire a trovarmi, e ora sono più ottimi-sta, sapendo che la famiglia e gli amici del paese mi sostengono anche da lontano.

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arzignano

una musica terapeuticaopo “Upward”, disco datato 2011, torna la musica di Mau-rizio Mecenero. Chitarrista e compositore, questa volta Mece-nero si presenta in quintetto con

una band di professionisti made in Veneto e un titolo che è tutto un programma: “Se-crets Of Light”.“È un concept album strumentale - ci spie-ga Mecenero. I temi conduttori sono il sole e la luna, due tipi di luce diversi attraverso cui vedere la vita. E allora ci sono pezzi più ‘solari’ e pezzi più ‘lunari’, notturni, intro-spettivi. Anche se nel complesso il disco è più positivo che negativo, per le emozioni che trasmette.”Musica ma anche immagine, non solo per il titolo.“Già, il progetto grafico continua l’idea musicale presente nel disco. Il fotografo Al-berto Saltini ha realizzato un’immagine per ogni canzone, interpretandola visivamen-

te. Non essendoci la voce, è come se avessi voluto dare più spessore all’intero progetto inserendo altri elementi, a complemento del suono.”Ti sei circondato di grandi musicisti.Tutta gente navigata che ha collaborato con grandi nomi della musica nostrana

come Valerio Galla che ha suonato fra gli altri con Jovanotti e Francesco Signorini, con Mietta. Poi ci sono Ricky Quagliato, Andrea Bevilacqua e special guest Marco Pandolfi, armonicista e cantante attual-mente presente con un video su MTV.Come definiresti la tua musica?Forse non è la parola più adatta ma direi ‘terapeutica’. Scriverla mi fa bene e penso che trasmetta sensazioni positive in chi l’a-scolta.

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patchwork, musica fuori confinedi giuseppe signorin

ato da un’idea di Paolo Sgeva-no di Frame Evolution - World Music Management e organiz-zato dal Comune con al colla-borazione del Corriere Vicen-

tino, il festival “PATCHWORK. Culture e tessuti musicali dal mondo” torna anche quest’anno ad animare l’estate arzignane-se. L’edizione 2015, “Protagonisti musicali fuori confine”, si propone di raccontare quei musicisti che si sono dovuti mettere in viaggio attraverso il mondo per poter vivere delle propria passione.“Sono tanti gli artisti oggi che per emergere devono uscire dall’Italia - ci racconta Sge-vano. Un po’ quello che accade per i laure-ati. Questo fenomeno produce degli effetti interessanti, per esempio che si vengono a

creare dei gruppi che condensano culture musicali diverse.”Non solo musica: la novità di quest’an-no sono infatti le storie.“Esattamente. Pri-ma di ogni con-certo ci sarà uno spazio curato dal Corriere Vicenti-no in cui verran-no interivistati gli artisti, che avranno così la possibilità di raccontare le loro vicende personali e il loro percorso di mu-sicisti.”

N IL PROGRAMMA

Venerdi 26 giugno ore 21,00Full Attack Band (Argentina/UK/Italia)Venerdi 10 luglio ore 21,00Full Set (Irlanda)Venerdi 17 luglio ore 21,00Namvula (Zambia)I concerti si terranno nel parco di Villa Brusarosco o In caso di maltempo nella chiesetta di San Bartolomeo o in Biblioteca Civi-ca G. bedeschi.

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un fulmine verso i mondialidi giuseppe signorin

i divide tra San Pietro Mussoli-no, dov’è nato, Arzignano, dove si allena con la Valchiampo, e Vi-cenza, dove un giorno a settima-na si aggrega al gruppo dell’At-

letica Vicentina Despar. Michele Rancan, classe 1998, è reduce da un 48,03 nei 400 metri registrato il 6 giugno a Rovigo, se-condo tempo in Italia quest’anno per la categoria (a soli 5 centesimi dal primo), e un 21,62 durante la seconda giornata dei campionati di società organizzata al campo Perraro di Vicenza a maggio. Per non farsi mancare niente, ha ottenuto fra queste due gare anche un 10,91 nei 100 metri in pro-vincia di Verona. Ti aspettavi questi risultati?I 200 sono stati il primo bel risultato e non me lo sarei aspettato… Per i 100 e i 400 speravo in un buon tempo ma non così

buono sinceramente… Hai sempre avuto la passione per la cor-sa?In realtà sono sempre stato un patito del

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di matteo moschiniittoria nazionale nella sezione nord est e campionati Master, la massima serie. Un anno da non dimenticare per gli scac-

chisti del “Grifone”. “Il Master è il tor-neo più importante a livello nazionale - ci spiega Piero Molon, che da anni segue le pubbliche relazioni dell’associazione dilet-tantistica arzignanese - e per noi è già un successo partecipare. Prima di quest’edizio-ne l’impresa ci era riuscita solo nel 2005. Quest’anno ci bastava mantenere la massi-ma serie e ce l’abbiamo fatta.”Non avete avuto un cammino facile.Abbiamo affrontato cinque delle sei squa-dre migliori. Quindi non abbiamo avuto nessun incontro “facile”. Dopo la terza par-tita eravamo da soli in seconda posizione, un successo che non potevamo prevedere.Chi sono i giocatori della squadra?

Il capitano è mio fratello, Andrea Molon, che ha riunito per il Grifone tanti grandi scacchisti, tra cui la nostra “punta di dia-mante” Mišo Cebalo, campione mondiale over 60. Gli altri sono Christian Cacco, Va-lerio Luciani, Alberto Fabris, Sergio Simoli e Stefano Navarro.

Arzignano ha una grande tradizione per quanto riguarda gli scacchi.Qui si è cominciato a giocare già negli anni

Settanta, quando abbiamo organizzato il primo Torneo della Valle del Chiampo. Da allora è stato un crescendo: campionato regionale, affiliazione al CONI e alla FSI, fino a riuscire a inserirci nel circolo dei tor-nei nazionali.L’importante è vincere o partecipare?Al di là dei risultati lo scopo principale del nostro circolo è quello di divulgare la pas-sione per gli scacchi.Non a caso andate anche nelle scuole.Teniamo aperto il circolo anche il sabato pomeriggio per i più giovani. Nelle scuole cerchiamo di trasmettere la passione per la storia degli scacchi, una storia interessante che dal medioevo a oggi ci parla di re, re-gine, torri e cavalli. Sotto questa luce per i bambini è più facile trovare gli stimoli per mettersi d’impegno e imparare a giocare.

vil grifone al master

calcio, anche se mia mamma non mi ha mai permesso di praticarlo per pau-ra che mi facessi male… Ho iniziato seriamente a dedicarmi all’atletica solo da due tre anni.Quanti allenamenti a settimana?Cinque o sei... Cinque quando ci sono le gare alla domenica.Atleta preferito?In Italia Galvan.Straniero?Yohan Blake.Sogni per il futuro? Partecipare a una Olimpiade (maga-ri!)… e quest’anno andare ai Mondiali a Calì, in Colombia.Ci sono possibilità per i Mondiali?Nei 400 per la staffetta mista direi di

sì, mentre nei 200 dipende da come vanno gli altri italiani… Comunque le possibilita ci sono, basta volerlo… Speriamo!

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MONTECCHIO MAGGIORE

CITTÀ DI

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ospedale, via libera al primo stralcioaPProVati iL ProGEtto EsEcUtiVo E iL bando di Gara chE sbLoccano iL Primo stEP dELL’oPEra da 40 miLioni di EUro E 227 Posti LEtto

di mario piottouuovo passo avanti per la rea-lizzazione del nuovo ospedale unico di Montecchio Mag-giore e Arzignano. È stato infatti approvato il progetto

esecutivo ed è stata indetta la gara d’ap-palto per la realizzazione della struttura, che si svilupperà su un’area di 34.500 mq attraverso il parziale recupero degli edifici esistenti e nuove costruzioni nell’area at-tualmente occupata dall’ospedale di Mon-tecchio.Il nuovo ospedale, per la cui costruzione è prevista una spesa di 40 milioni di euro, offrirà 277 posti letto e avrà una struttu-ra a doppia forma circolare e una piastra tecnologica centrale a “forma di abbraccio” dove i reparti, ambulatori e sale operatorie saranno disposti su 8 livelli. Un ospedale “verde”, con bassi costi energetici e che sarà efficiente, innovativo ed essenziale. Nessun stravolgimento per i collegamenti e per le strutture esistenti che verranno potenziate. E l’Ulss 5 ha calcolato che, riunificando i due tronconi di Montecchio e Arzignano, si otterrà un risparmio di 2 milioni di euro all’anno.Dell’attuale ospedale castellano saranno demoliti il corpo est, il distretto, i locali tecnici, la centrale tecnologica e i locali guardaroba/cucina. Saranno invece ristrut-

turate le ali ovest, est, nord, l’ex ufficio in-validi e le celle mortuarie.Un’importante ruolo sarà ricoperto dal Comune di Montecchio Maggiore, che si è impegnato a potenziare con propri mezzi il parcheggio per il pubblico.La forma del nuovo ospedale è studiata per valorizzare al meglio l’organizzazione sani-taria: nell’anello saranno presenti degenze e ambulatori in relazione all’uniformità dell’intensità di cure, mentre nella piastra centrale saranno presenti tutte le specialità per l’emergenza ed urgenza, come un pic-colo Trauma Center a struttura verticale.Il piano attuale dell’ingresso compren-

derà in particolare un Pronto Soccorso adeguato alle diret-tive regionali, la radiologia e il punto prelievi, ma anche la psichiatria, l’area gessi e i po-liambulatori.Al primo piano delle ali ovest e nord (già esistenti) troveran-no posto le sale chirurgiche di day surgery, l’oculistica e la gastroscopia, mentre nel nuo-vo volume saranno collocati la dialisi, il centro donna breast

unit e la week surgeryAl secondo livello nella piastra centrale ci saranno il gruppo operativo e le degenze chirurgiche e, negli edifici esistenti, l’onco-logia e la direzione medica.Al quarto piano del nuovo volume trove-ranno posto la rianimazione, la terapia se-mintensiva e le degenze di medicina, men-tre al quinto saranno collocati la pediatria, il gruppo parto, l’ostetricia e la ginecologia.Anche le Associazioni dei malati trove-ranno una loro sede specifica nel nuovo ospedale.Il primo stralcio dei lavori, la cui conclu-sione è prevista in tre anni dalla posa della prima pietra, consentirà la realizzazione della struttura ospedaliera per emergenze-urgenze con le adeguate degenze chirurgi-che e mediche, della parte per acuti e delle degenze di oculistica e ortopedia presenti nell’ala est dell’attuale Ospedale di Mon-tecchio Maggiore che verrà poi demolitaNel secondo stralcio, da finanziare, saran-no realizzati i poliambulatori chirurgici e saranno completati le degenze e il reparto materno-infantile.

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Il rendering della sala d’ingresso del nuovo ospedale

La conferenza stampa di presentazione

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un’estate ricchissiman’Estate d’Eventi, una propo-sta che così ricca non era mai stata. Da giugno a settembre la città di Montecchio Maggiore si popola di appuntamenti di

grandissimo spessore, che spaziano dal tea-tro alla musica, dall’opera al cinema. Un fe-

stival diffuso promosso e organizzato dalla Città di Montecchio Maggiore in collabo-razione con il Circuito Regionale Teatrale Arteven – Regione del Veneto e con il sup-porto di altri partner culturali: l’Orchestra dell’Accademia del Concerto, Theama Te-atro, il Gruppo Cinema della Parrocchia di San Pietro, Opera Estate Festival di Bassano

del Grappa.“Una grande squadra per un’estate di grandi even-ti - commenta il sindaco Milena Cecchetto -. La proposta di quest’anno è veramente eccezionale e segna un salto di quali-tà. Eventi per tutti i gusti, proposti nei luoghi più suggestivi della nostra città. Un ringraziamento va ad Arteven per la sua qualificata partnership e a tutte le altre

realtà culturali che collaborano. Sarà un’e-state indimenticabile”.Un progetto, dunque, che riporta a Mon-tecchio dopo molti anni la musica pop-rock di altissimo livello (Paolo Benvegnù e Brunori Sas), che valorizza i castelli di Giulietta e Romeo come scenario naturale per accogliere il teatro di Shakespeare, che arricchisce e rende organico il cartellone classico-operistico, che riporta infine Villa Cordellina Lombardi al suo ruolo di spazio culturale vissuto dai cittadini di Montec-chio Maggiore.Estate d’Eventi 2015 offre un ricco calen-dario di circa sessanta eventi, che illumi-neranno anche le piazze, la biblioteca e i parchi cittadini. Spazio anche alle iniziative realizzate da alcune associazioni culturali nell’ambito del nuovo progetto dell’As-sessorato alla Cultura “Palcolibero in Cit-tà 2015”, nato per stimolare la creatività dell’associazionismo locale.E allora, per scoprire tutti gli eventi estivi di Montecchio Maggiore, non resta che consultare il sito del Comune o la pagina facebook montecchiomaggiore eventi. f.g.

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sincro al topdi francesco gualtieri

e sirenette di Montecchio Maggiore sul podio nazionale. Grandissima prestazione per le giovani atlete del nuoto sincro-nizzato della squadra Sport Ma-

nagement, che da circa 6 anni si allenano nella piscina comunale.Le ragazze allenate da Monica Pozza han-no ottenuto due bronzi nella manifesta-zione nazionale svoltasi dal 30 maggio al 2 giugno a Civitavecchia, alla quale erano presenti ben 70 società provenienti da tutta Italia con un numero complessivo di 1.013 atlete. Nella prima gara le 8 atlete castellane han-no subito fatto parlare di sé, conquistando un posto nella finale di squadra alla quale, tra i 62 team in competizione, potevano

partecipare solo coloro che ricevevano i primi 8 punteggi più alti. Le montecchiane hanno impressionato i giudici, ottenendo appunto il terzo punteggio in Italia.Il giorno seguente si è svolta la gara dei singoli, alla quale ha partecipato Alessia Depalma, classe 2002. Un buon quarto posto per la giovane atleta che si è dimo-strata un’ottima rivale per le sue avversarie di classe 2001 e 2000.Ma le soddisfazioni non sono finite qui. Ultimo esercizio di gara per il gruppo di Montecchio è stato il libero combinato, un particolare balletto che è molto più elabo-rato rispetto alla gara di squadra. In que-sta categoria erano iscritti 34 balletti e le

lmontecchiane si sono riconfermate la terza squadra più forte nella loro categoria.E per Anna Chiara Salbego (2000), Veroni-ca Maule (2000), Beatrice Rezzaro (2000), Vittoria Concato (2000), Valentina Ghiot-to (2001), Alessia Depalma (2002), Sofia Salgarolo (2002) e Elena Scattin (2004) anche la soddisfazione di ottenere un ri-conoscimento sul palco del 2° Galà dello Sport, organizzato dall’Amministrazione comunale di Montecchio Maggiore al Ca-stello di Romeo.

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trasPorto irrEGoLarE di PErsonE 56 qUintaLi di GEnErosità

4° PrEmio di stUdio LUca andrEasi

2° GaLà dELLo sPort

ncora una prova di grande gene-rosità (la quarta in poco più di due anni) da parte dei cittadini di Montecchio Maggiore. Nel corso della raccolta alimentare

“Aiutiamo – Ci” del 23 maggio, promos-sa dall’Amministrazione comunale, hanno donato 56 quintali di alimenti che sono stati poi distribuiti alle famiglie montec-chiane che vivono in una situazione di di-sagio economico. Salgono così ad oltre 200 i quintali di alimenti raccolti nelle quattro edizioni fin qui promosse dall’Assessorato al Sociale: Natale 2013, Pasqua 2014, Na-tale 2014 e ora primavera 2015.

re connazionali trasportati all’interno di un furgone adibi-to soltanto al trasporto di cose. U.S.O., nigeriano domicilia-

to a Padova, ha collezionato sanzioni per quasi mille euro: non solo per il trasporto irregolare, ma anche per guida senza pa-tente e mancanza di copertura assicurativa. Il controllo, da parte degli operatori della Polizia Locale dei Castelli, è avvenuto in via Battaglia a Montecchio Maggiore. Gli

l progetto di riutilizzo di un ex teatro vince il 4° Premio di Studio Luca Andreasi per Tesi di Laurea in Architettura e Tu-

tela del Paesaggio. L’autore è uno studente

l 10 giugno il Castello di Romeo è stato teatro del 2° Galà dello Sport, condotto dalla giornalista Elisa Santucci. Madrina d’ecce-

zione e testimonial di Montecchio Mag-giore Città dello Sport 2015 la campiones-sa montecchiana di basket Jasmine Keys.Tra gli ospiti c’erano gli assessori regionali uscenti e riconfermati consiglieri regionali Elena Donazzan e Roberto Ciambetti, il

cronaca

cULtUra

sPort

di Altissimo che frequenta l’Università di Trento, Federico Bertolo. Ben 14 tesi par-tecipanti, sostenute negli atenei di Venezia (IUAV), Ferrara, Padova, Trento, Roma, Milano, Napoli e Udine. La cerimonia di premiazione dei vincitori è avvenuta in una gremita Sala Civica Corte delle Filan-de, alla presenza della signora Attilia Nalin Andreasi, madre di Luca, del Presidente del Consiglio Comunale Claudio Meggiolaro e di Giuseppe Pilla, Past President Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori di Vicenza, Manuela Pelloso, Tesoriere dell’Ordine degli Architetti di Vicenza, ed Elisabetta Mioni, Tesoriere di Architetti Senza Frontiere Veneto Onlus.

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aagenti, dopo aver scoperto che nel casso-ne del furgone viaggiavano i tre nigeriani, risultati regolari, hanno sequestrato il mez-zo e in collaborazione con la Compagnia Carabinieri di Valdagno hanno sottoposto il conducente ai rilievi fotodattiloscopici, dai quali è emerso che il soggetto era privo del permesso di soggiorno. Per tale motivo sono state avviate le procedure per l’espul-sione.

delegato CONI Vicenza Giuseppe Falco e numerosi presidenti provinciali e regio-nali di diverse federazioni sportive. E poi gli ospiti a sorpresa: campioni dello sport come il plurimedagliato olimpico nel ca-nottaggio Rossano Galtarossa, il velocista Michael Tumi, il ciclista professionista En-rico Battaglin fresco reduce del Giro d’I-talia e il campione del mondo di ciclismo Marino Basso. Ma i veri protagonisti sono stati gli atleti e le società sportive di Mon-tecchio Maggiore, che via via sono saliti sul palco in un clima di grande amicizia.

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brendola

italia-canada sola andata

di Valerio luisonn’incredibile voglia di raccon-tarsi, descrivere il suo nuovo mondo e soprattutto spiegare perché no, non tornerebbe in-

dietro. Stefano Bertoldo, geometra oggi 36enne, oltre oceano ha scoperto la sua America… in Canada, e si percepisce già dalla voce con cui ripercorre la sua storia quel brivido di coraggio che l’ha spinto a osare così lontano. Partito da Brendola all’ennesima porta sbattuta in faccia dal mer-cato del lavoro italiano si è detto basta, e ha fatto la valigia destinazione Van-couver, British Columbia, 9 fusi orari di differenza da casa sua. “Sono partito il 22 maggio del 2014 - racconta ricordando a memoria tutte le tappe del nuovo capitolo della sua vita -: venivo dall’ennesi-mo contratto a termine non rinnovato. Lì ho capito che non potevo continuare così, e che se il nostro sistema non era in grado di offrirmi delle possibilità di futuro, dovevo andarmele a cercare”. Come sei arrivato in Canada? Non mi sono posto limiti, e non ho perso tem-po. Avevo guardato anche l’Australia ma avendo più di 30 anni non avrei ottenuto il visto. In Canada invece c’è tempo fino

ai 35: ho fatto domanda per un annuncio di lavoro direttamente da casa mia, trovato su un blog di due ragazzi italiani residenti da queste parti, ed eccomi qua. Di cosa ti occupi? Faccio il Rebar Installer, il ferraio-lo edile in cantiere. È un lavoro faticoso, come lo è la vita qui soprattutto agli ini-zi: mi alzo alle 4 e mezza del mattino, e tra lavoro, spostamenti e scuola d’inglese

vado a letto verso le 22. Pensa che ho perso 15 chili da quando sono

arrivato. Ma è molto appa-gante, perchè sanno cosa

vuol dire meritocrazia: se dimostri quanto vali ti premiano, ma se non t’impegni ti cacciano

con altrettanta facilità”. Come è stato andare via

di casa? Non facile, in par-ticolare per i miei genito-ri. Ma entrambi sapevano che prima le avevo prova-te tutte, anche i lavori piu umili. Quindi anche loro erano e sono tuttora con-sapevoli che anch’io devo

farmi una vita. Com’è il Canada? Meravi-glioso, incorniciato tra montagne rocciose e il cielo, tra natura selvaggia e modernità. I canadesi sono multietnici e molto cosmo-politi. Quanto hai intenzione di rimane-re? Io spero per sempre, nell’Italia di oggi voglio tornare solo per fare il turista.

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RIAPRE LA CHIESETTA REVESE

onclusi i lavori di restauro realizzati dall’Ammini-strazione, ha riaperto al

pubblico l’Oratorio di Santa Maria Annuncia-ta, per tutti la “chieset-ta Revese”. Il 400esco sacello è stato oggetto di una riqualificazio-ne di intonaci e affre-schi interni, restituiti all’antico splendore: il costo dell’intervento è di 37.500 euro. Già in agenda le prime date per visite guidate in col-laborazione con la Pro Loco: la chie-setta sarà aperta per tre domeniche, il 5 luglio, il 6 settembre e il 4 ottobre dalle 10 alle 12.

MATTEO VOLA ALLA CORTE DI SUA MAESTà

allo spazio… al Regno Unito. Matteo Zorzan, il giovane brendolano studente di ingegneria ae-

rospaziale che ha lavorato nel team del progetto Esa “Polaris” - per il controllo attivo della temperatu-ra dei satelliti - è stato ammesso alla prestigiosa Cranfield Univer-sity, uno dei più importanti poli di ricerca scientifica in ambito inter-nazionale. La sua nuova avventura, della durata di un anno, comincia il prossimo ottobre.

Ho perso 15 chili da quando sono arrivato. Ma è

molto appagante

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matteo macilotti, due anni da sindacodi matteo moschini

a scuola è finita, ma per un sin-daco le verifiche non finiscono mai. Ne abbiamo proposta una al sindaco di Chiampo, Matteo Macilotti. Sono passati due anni

dalle elezioni, un buon momento per fare il bilancio della situazione.Sindaco, come si sente dopo due anni di amministrazione?Il bilancio è positivo, e il merito è di tutta l’Amministrazione, che si impegna ogni giorno. Abbiamo lavorato a un rapporto più diretto tra cittadini e amministrazione, un vero rinnovamento psicologico.Che tipo di rinnovamento psicologico?Vogliamo trasformare il rapporto con il cittadino perché sia facile e trasparente. Ci siamo mossi anche sul fronte delle nuove

tecnologie, l’Amministrazione è attiva sui social, i cittadini possono contattarci, e noi proviamo a rispondere a tutti. È come se il Comune fosse aperto 24 ore su 24.E i problemi da affrontare “sul campo”?Il nostro primo impegno è stato in nome della sicurezza. Il periodo dopo le elezioni è stato critico per l’emergenza meteo, abbia-mo dovuto occuparci delle frane e lavorare sulla rete idrica, abbiamo approntato muri di contenimento, drenaggi, tiranti, riasfal-tature. Poi abbiamo lavorato sulle infra-strutture, nelle scuole elementari abbiamo cambiato i serramenti, operato migliorie antisismiche e tra poco finiremo di ridipin-gerle. E naturalmente c’è la questione della sicurezza stradale.

Per la viabilità come vi siete mossi?Abbiamo sistemato molte strade nelle zone collinari, un lavoro che ancora non è fini-to. Ma abbiamo voluto dare la precedenza a pedoni e ciclisti. Abbiamo messo in si-curezza la provinciale, stiamo realizzando marciapiedi in via Zanella e ristrutturando il centro storico. Con la Regione stiamo collegando con una ciclabile tutta l’Alta Valle. Vogliamo permettere a chi vive ad Arso e a Valloscura di raggiungere il centro cittadino a piedi, in bici, e in sicurezza.Progetti per il futuro. Gli altri quali sono?Sbloccare la lottizzazione che permetta la costruzione di una strada di collegamen-to tra Valloscura e le scuole medie. C’è da prendere in mano la situazione nella zona Pace e nelle ex concerie, da finire la nuova

piazza e realizzare il nuovo cimitero. Ma facciamo tutto per creare nuovi luoghi destinati ad attività di crescita sociale e culturale. Un paese cambia faccia davvero quando lavora sulla cultura e sull’educazio-ne dei cittadini.È possibile unire cultura e territorio?Io credo di sì. Già l’anno scorso abbiamo inaugurato il ciclo estivo “Le serate in giar-dino” che cercava di riscoprire i luoghi più belli della nostra cittadina. Quest’anno ne stiamo scoprendo di nuovi. Finalmente ri-usciremo a portare uno spettacolo in uno dei luoghi che mi affascinano di più: cava Lovara. È un teatro naturale strepitoso, ma di cui pochi conoscono l’esistenza.

lUNA FINESTRA APERTA SULLA NUOVA PIAZZA

bbiamo chiesto al sindaco qualcosa sul futuro della nuova piazza, ora che i lavori sono iniziati.“Il progetto prevede tre fasi. La pri-ma è già avviata e si concluderà a fine luglio, e prevede il rifacimento del-la piazza da via Zanella a via Volta. La seconda inizierà subito dopo, e prevede i lavori della rotatoria, del-la colonna, dei sottoservizi, rimarrà da fare solo la piazzetta antistante all’edificio del Comune. Per quella si dovrà aspettare la terza fase, che è ancora in progettazione. Speriamo di riuscire a far iniziare i lavori la prossi-ma primavera, poi in pochi mesi do-vremmo riuscire a concludere i lavori definitivamente. Vogliamo costruire una piazza che sia luogo di relazio-ne, dove la gente possa incontrarsi e stare insieme, con un’ampia zona pe-donale ma senza che questa diventi un problema per i parcheggi. Io stes-so mi sono imposto perché fossero previste due scacchiere disponibili a tutti, per rendere la piazza un luogo ludico, dove i cittadini possono an-che divertirsi, uno spazio da abitare, non un semplice luogo di transito com’è adesso.E la colonna? Verrà spostata?Sì. La colonna va spostata per ragio-ni storiche. Ai marmisti che l’hanno realizzata era stato promesso che sarebbe stata al centro della nuova piazza. In tutti i progetti di rinnova-mento della piazza che sono stati fat-ti negli ultimi trent’anni si è parlato di spostare la colonna. Noi speriamo di riuscire a essere quelli che porte-ranno a termine un’“impresa” che però è sempre stata voluta da tutti.

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altaValle

di mario piottouando tutti rallentano hai solo due possibilità: o ti adegui al ritmo del gruppo per non ri-schiare, o provi a dare tutto

cercando lo sprint che vale il distacco. Ste-fano Zanotto, titolare della Micro Valle di San Pietro Mussolino, appartiene a questa seconda categoria: proprio nel periodo in cui il mondeo dell’impresa ha cominciato a frenare, lui ha accelerato puntando tut-to su innovazione e sviluppo. Oggi la sua azienda, che si occupa di lavorazione di metalli preziosi, è riferimento per tutta la filiera orafa del mercato vicentino e inter-nazionale, e il suo sforzo è stato premiato con il titolo di “Azienda benemerita 2015”

di marco alessandrier un giorno, l’Alta Valchiampo è stata protagonista dell’infor-mazione agroambientale veneta, ospitando esperti e giornalisti

provenienti da tutta la regione. Domenica 14 giugno, infatti, a Marana di Crespado-ro si è tenuta l’assemblea annuale dei soci di ARGAV, l’Associazione Regionale dei Giornalisti Agroalimentari e Ambientali del Veneto e del Trentino-Alto Adige. La location scelta per ospitare l’evento è stato il centro di Villa Santa Rita, sede della coo-perativa sociale AgriMeA che si occupa del recupero di soggetti autistici e persone in elevato svantaggio sociale anche attraverso progetti legati all’agricoltura.“Per la nostra assemblea annuale 2015 ab-biamo scelto Marana – spiega il giornali-sta veneziano Fabrizio Stelluto, presidente di ARGAV – per permettere a tutti i no-stri soci di conoscere da vicino AgriMeA,

dalla Confartigianato Vicenza. “Abbiamo registrato una crescita del 50% negli ultimi 4 anni - spiega con or-goglio - intuendo che il mercato di settore chie-deva alle aziende impe-gnate nella lavorazione di materie prime una rivoluzione. Con un passaggio graduale av-viato dal 2004 e spinto a partire dal 2008 abbiamo acquisito le migliori macchine e integrato nuove figure professionali. Così da semplici terzisti ci siamo distinti per la capacità di fornire alle aziende orafe un prodotto finito, in grado di mettere insie-

a cui nel 2014 abbiamo conferito il primo premio ARGAV per il progetto dei Carciofi di Marana”. I giornalisti dell’ARGAV sono scesi nei campi gestiti dalla coope-rativa e hanno ammirato appunto le col-tivazioni di carciofi di montagna (unici in Veneto), erbe officinali e radicchio o “rosa di Marana”, oltre all’allevamento di mora romagnola e di asinelli. “Ci piace davvero questo modo di fare agricoltura di qualità

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il coraggio premia

maranacapitale

me lavorazione, progettazione e design”. “Per noi è un orgoglio - aggiunge il sindaco di San Pietro Mussolino Gabriele Tasso - avere in paese persone come Zanotto, che in un periodo economico non certo roseo sono riuscite ad eccellere. Facciamo i com-plimenti a lui e all’azienda”.

– continua il presidente Stelluto – specialmente con un progetto di inclu-

sione sociale alle spalle, che ne arricchisce enormemente

il valore”.L’evento è stata anche un’occasione per

far conoscere a questo pubblico di esperti e grandi intenditori i prodotti d’eccellenza dei Comuni dell’alta valle, come la trota, il tartufo, le fragole bio e i formaggi di Noga-role e Altissimo.

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uone notizie sul fronte della gestione del servizio rifiuti a Montorso. Il piano finanzia-rio 2015 di Agno Chiampo

Ambiente registra, rispetto al 2014, una riduzione dei costi a carico del Co-mune del 6,6%. “Un plauso ad Agno Chiampo Ambiente per questa nuova riduzione – commenta l’assessore Luca Calderato -. Da parte nostra l’auspicio è che anche quest’anno essa si tramuti in una riduzione della tariffa per i no-stri concittadini. Stiamo lavorando per definire le nuove tariffe, che saranno in-serite nel bilancio di previsione 2015”. Un’altra buona notizia arriva dal fronte della raccolta differenziata: nel 2014 è infatti salita al 67,52%, e le previsioni per il 2015 indicano un ulteriore innal-zamento fino al 68,05%.

bGEstionE rifiUti ok

altaValle - montorso

uando si sente parlare di No-garole si pensa a una bella pas-seggiata sul Monte Faldo, alle antiche contrade, ai capitelli, ai formaggi e a tutti i prodotti

gastronomici che ha da offrire.Per presentare al meglio il paese e le sue pe-culiarità, nessuno è meglio indicato del sin-daco Romina Bauce, che è stata ospite del giornalista Fabrizio Stelluto nella trasmis-sione televisiva “Approfondimenti – Tutto ciò che fa NordEst” in onda su 7 Gold.“È stata un’ottima occasione per far co-noscere quello che ha da offrire la nostra comunità: formaggi, salumi, patate, miele, marroni, ciliegie, olio d’oliva, aceto bal-samico e molto altro – spiega la prima cittadina – una varietà di prodotti di eccellenza che sempre più spesso uniscono tradizione

di marco alessandriproprio il caso di dirlo: a Noga-role stanno crescendo due stelle nascenti dello sport, bambine prodigio che hanno portato a casa importanti risultati. Con

duro impegno e sacrificio, ma sempre con il sorriso e soprattutto con grande orgoglio per i genitori e i nonni.

GIULIA ZARAN-TONELLO, 10 anni, pratica ginnastica rit-mica a San Bortolo di Arzignano da quando ne aveva 5. Lo scorso 6 giugno ha portato a casa il quarto posto nazionale categoria “mini” alle finali di Sestriere (TO), e an-cora non le sembra

Q

È

Nogarole va in tv

giulia e gloria stelle nascenti

e innovazione. I cittadini sono i primi a credere nel nostro territorio e a dedicarsi alla cura del bosco, del campo, del proprio orto, ma ancora non basta. Il nostro obiet-tivo è il ritorno all’agricoltura come risorsa per il mantenimento e la salvaguardia del territorio. Perciò è necessario che l’agricol-tura possa diventare fonte di reddito, anche parziale, per spingere sempre più persone a investire in questo settore. La promozione va in questa direzione – conclude il sindaco Bauce – e guardando ai primi frutti direi che siamo sulla buona strada”.

vero. “Alle provinciali non avevo fatto un buon risultato, ma la nostra squadra è stata invitata a partecipare tra le scuole migliori d’Italia”. Qual è la tua specialità? “Il bal-letto individuale a corpo libero, senza at-trezzi. È stata una bella esperienza: prima ho fatto il tifo per le mie compagne, con tanti cartelloni e canzoni per dare corag-gio, e poi ho gareggiato. Pensi sempre che l’esercizio che hai fatto non va bene, poi l’agitazione passa, ma di certo non me l’a-spettavo”.

Nonostante abbia solo 11 anni, GLORIA MECENE-RO ai grandi risultati nel pattinaggio artistico è ormai abituata. Il titolo provinciale se lo tiene stretto dal 2012, è stata campionessa regionale nel 2014 e qualche giorno fa a Falzè di Trevignano (TV)

ha riconfermato il titolo regionale 2015 per la categoria “esordienti B” nella com-binata. “Pratico questo sport da quando avevo quattro anni e mezzo – ci racconta Gloria –; quando ero piccola la mamma mi portava a Trissino a vedere i saggi, e ho deciso di cominciare anch’io”. Quante ore ti alleni alla settimana? “Dieci ore e anche di più, ma mi piace tantissimo. Quando sono in pista sto bene, mi sento libera”. E la mamma conferma, quando ha le ruote

sotto i piedi non glie-le togli più. Dall’anno prossimo Gloria inizierà la scommessa dei cam-pionati nazionali e poi, chissà, forse la convoca-zione in nazionale. Noi incrociamo le dita, e facciamo a entrambe un grosso in bocca al lupo!

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Page 41: Corriere vicentino giugno 2015

impianti sportivi, nuova vita

di lisa dugattoinalmente!” Questa l’escla-mazione più gettonata a Montebello tra chi passa davanti agli impianti spor-tivi di via Fogazzaro. Dopo

un periodo di abbandono durato circa due anni infatti quest’area per lo sport, nel cuore del paese, è tornata a nuova vita grazie all’intervento di restauro realizzato dall’AICS Vicenza, che ha ribattezzato la nuova struttura “Ai campetti”. L’inaugura-zione ha reso visibile a tutti il risultato della ristrutturazione: un campo per il calcio a 5 nuovo di zecca, un altro rigenerato utiliz-zabile anche per il tennis, due campi bocce

“Frinnovati e una piastra polivalente per pat-tinaggio, basket, pallavolo e altre attività. Completano l’offerta un parco giochi at-trezzato per i più piccoli e il bar, mentre più avanti sono previsti anche la copertura dei campi bocce con una tettoia e l’amplia-mento del bar con pompeiana. “Qualcuno l’ha definito il mio chiodo fisso - racconta Stefano Valente, consigliere comunale - e in effetti è proprio così, mi sono preso a cuore questo progetto: sono praticamente cresciuto tra questi spazi e non sopportavo più di vederli in uno stato di abbandono e degrado.” Come avete agito?Il primo passo è stato fare una analisi det-

tagliata dello stato in cui versavano i cam-petti ed individuare quindi gli interventi necessari. Dopodiché abbiamo indetto un bando, vinto dall’ AICS, il cui comitato provinciale avrà in gestione tutta la strut-tura fino al 2025.Che significato ha per il paese il recupe-ro di questa area?Oserei dire vitale. La gente ha voglia di in-contrarsi, di uscire, di fare attività insieme e riapprorpiarsi del paese in spazi curati e protetti. Quali sono le peculiarità di questo com-plesso?Interessante a mio parere la trasversalità dell’utenza - aggiunge Davide Massignan, referente AICS degli impianti - dato che “Ai Campetti” offre spunti di svago per tutte le età, dagli 0 anni in su, poi il suo collocarsi in una zona verde tranquilla e allo stesso tempo vicino al centro del pa-ese e, non ultimo, l’affitto campi a prezzi competitivi. AICS ha creduto e investito in quest’area, e ora ci aspettiamo una stagione “calda”.Programmi per l’estate?Sono già iniziate lezioni di zumba e pilates, oltre ai tornei di calcio a 5, bocce, pallavo-lo e basket. Con la fine della scuola stiamo poi valutando di organizzare qualcosa di mirato per bambini e ragazzi: l’ idea è di aprirci il più possibile al paese, dando per esempio l’opportunità di organizzare qui i compleanni, o creare aree per il barbecue. Le info su proposte e novità sono alla no-stra pagina Facebook “AI Campetti Aics”.

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gambellara-montecchio

di stefano canolal primo luglio è vicino e sarà una data importante per tutto quello che gira attorno alla vite e al vino dalle nostre parti. Quel

giorno partirà ufficialmente Vitevis, frutto dell’accordo già raggiunto tra le cantine di

Gambellara, Alte di Montecchio (Colli Vi-centini) e Malo (Val Leogra). Una fusione che va nella direzione indicata dal mercato, superando antiche diffidenze e creando una nuova entità dai numeri di tutto rispetto, che spazierà su diverse Doc:

Colli Berici, Gambellara, Lessini Durello, Vicenza.Alberto Marchisio, attuale responsabile di Colli Vicentini, sarà il direttore generale della società, che potrà contare su un pun-to vendita al dettaglio in ciascuna delle sedi operative e a Torri di Quartesolo.

“VITEVIS sta per VIticoltori TErre VI-Centine, con la S al posto della C per mettere insieme la vite e la forza, in lati-no – spiega il dirigente. - Niente calderoni, ciascuno manterrà l’identità senza perdere il contatto con la propria storia. Si tratta

diventare grandi per essere moderni

idi un’operazione realizzata rispettando il territorio e mettendo le persone al centro. Di solito le fusioni hanno il solo scopo di far quadrare i conti, il nostro obiettivo è molto più ambizioso: diventare grandi per essere moderni, cioè avere i mezzi per certificazioni, interventi, ristrutturazioni e

investimenti, senza i quali non c’è futuro. Rimarranno in piedi i marchi attuali e re-steranno i riferimenti di Colli Vicentini e Gambellara, per dare modo ai clienti di trattare con le medesi-me persone; le rispet-tive tipicità saranno valorizzate. A Malo si lavorerà soltanto sul biologico, mercato in crescita a livello globale: servi-ranno due o tre anni per mandare comple-tamente a regime il processo produttivo alla Cantina Val Leo-gra.”I viticoltori hanno detto sì: all’unanimità sotto i Castelli, dove i soci sono oltre 1000,

con tre voti contrari (su 298 conferitori) a Gambellara. I primi interessati hanno dato fiducia al progetto e aspettano a tempo de-bito di raccoglierne i frutti. Ora si attende la risposta del mercato, supremo giudice.

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di lino zoninonigo volta pagina. È questa l’aspettativa manifestata dai le-oniceni dopo la maratona delle elezioni comunali. La schiac-

ciante vittoria ottenuta dal leghista Luca Restello, che nel ballottaggio del 14 giugno ha raccolto quasi il doppio dei voti rispetto alla rivale Chiara Gianesin, parla chiaro: basta con la calma compassata di un centro sinistra che negli ultimi anni ha segnato il passo e largo al furore di una Lega che solo ora, dopo vent’anni di tentativi andati male, raggiunge la meta.L’alfiere di questa nuova campagna di rinnovamento è Luca Restello, 49 anni, avvocato, sposato, tre figlie, volto noto da anni in città per essere stato assessore e con-sigliere di minoranza.

“Abbiamo promesso un cambiamento, e cambiamento sarà - assicura il nuovo sin-daco – Lonigo negli ultimi anni è stata fer-ma, i problemi si sono ammassati e noi ab-biamo tutta l’intenzione di darle una scossa per risvegliarla e farla correre”.L’impegno che attende la nuova giunta

non è dei più semplici.Questo lo sappiamo benissimo ma siamo ben attrezzati per affrontare la sfida. La mia squadra si è dimostrata formidabile duran-te la campagna elettorale e non sarà da meno nell’esercizio di governo della città.Il primo impatto sarà con i dipenden-ti comunali, alcuni dei quali hanno già manifestato la loro preoccupazione per il cambio di comando.Chi ha sempre fatto il suo dovere non ha niente da temere. Appena eletto, ho com-piuto un giro negli uffici, trovando un cli-ma disteso e collaborativo. Nonostante il grave deficit di organico, sono sicuro che i nostri collaboratori saranno all’altezza.C’è grande attesa in città per vedere dei cambiamenti nella gestione dell’ordine pubblico.Qui c’è davvero tanto da fare per ripulire Lonigo dai ladri, dai bulli, dagli spacciatori e dagli accattoni. Chiederò subito al co-mando provinciale dei Carabinieri di au-mentare l’organico e poter sfruttare così gli alloggi che sono già pronti per accogliere nuovi militari. E voglio che i vigili stiano meno in ufficio e più in mezzo alla gente,

restello: “ora si cambia”

l

Il NUOVO CONSIGLIO COMUNALE

Luca Restello (Lega Nord) sindaco.MAGGIORANZALega NordAndrea Castiello, Francesca Dovigo, Giuseppe Gaspari, Emanuele Dani, Giorgio Nicolin, Leonardo Toto, Ivana Martelletto, Miriam Fusato;Lista “Cambiamo Lonigo”Flavio Mirandola, Orfeo Granziero

MINORANZELista “Una proposta Chiara”Chiara GianesinLista “Lonigo oggi e domani”Erika IsattoLista “Tassoni per Lonigo”Luigi Tassoni, Luigi PanozzoLista “Per una Nuova civica”Andrea Dal MasoLista “Movimento dalla parte del cittadino”Luca Lazzari

a fare i poliziotti di quartiere. Intendo inol-tre chiedere una mano all’associazione dei Carabinieri in congedo, una forza esperta e ben organizzata che potrà dare un aiuto nel presidio della città. In campagna elettorale ha promesso di mandare le ruspe per eliminare i dossi stradali. Lo farà davvero?La pericolosità di alcuni passaggi – per esempio davanti alle scuole di Madonna e all’inizio dello stradone di Spessa – può giustificare un provvedimento così drasti-co. L’ho promesso e lo farò, con questo come con gli altri punti del nostro pro-gramma elettorale.In famiglia come hanno preso la novità della nomina?Bene, anche se con un po’ di timore di ve-dermi meno a casa. La sera del ballottaggio mia moglie mi ha chiesto se sono felice. Ci ho pensato un po’ e poi ho detto di sì.

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a gara di finale del campionato del mondo under 21 che si terrà sabato 11 luglio, con inizio alle ore 21.00, sarà un appuntamento di grandissimo interesse sia per la profes-sionalità dei piloti partecipanti che per la loro

bravura.I partecipanti a questa gara sono tutti piloti al di sotto dei 21 anni ma con una notevole esperienza a livello mondia-le. Praticamente sono già dei professionisti impegnati in vari campionati nazionali (Inghilterra, Polonia, Danimarca, Svezia, Australia, ecc.) e arrivano a questa finale, dopo essersi qualificati nei round preliminari e nelle semifinali.La spettacolarità di questa gara, assume un livello altis-simo, perché i partecipanti essendo ancora piloti molto giovani, non fanno calcoli di classifica, ma si impegnano al massimo per vincere le varie batterie alle quali parteci-pano.Parteciperà alla gara anche una Wild Card italiana che

entrerà di diritto nel tabellone principale della gara.I due giovani under 21 più promettenti della derapata na-zionale, sono Nicolas Vicentin, e il figlio d’arte Michele Paco Castagna, e pertanto uno dei 2 sarà titolare e l’al-tro la prima riserva della gara. Le gare di speedway si svolgono in 20 batterie, con quattro piloti partecipanti in ognuna, e i piloti si dovranno confrontare durante la gara, incontrandosi tutti.Vincerà la gara il pilota con maggior punteggio acquisito durante le batterie e come sempre sarà determinante la partenza al nastro e l’ingresso in prima curva del trac-ciato, ricordando che queste moto sono a presa diretta, senza cambio e inoltre senza freni, e pertanto la derapa-ta sarà l’unico sistema per tenere il mezzo meccanico in curva.Le prove ufficiali della gara si terranno venerdì 10 luglio alle ore 21.00, mentre la gara inizierà sabato 11 luglio alle ore 21.00 precise.

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LSabato 11 luglio ore 21.00. Prove ufficiali venerdì 10 luglio ore 21.00

Page 45: Corriere vicentino giugno 2015

di stefano canolaantissimi conoscono Monticello per le bellezze del paesaggio e il verde delle colline, pochi san-no che la parrocchiale dedicata a

Sant’Apollinare custodisce un piccolo tesoro. Il soffitto della chiesa (di cui si hanno notizie fin dal 1275) è considerato uno dei più belli della provincia per le tele di Giacinto e Co-stantino Pasqualotto, pittori berici che han-no lavorato qui all’inizio del Settecento. “Le cornici lignee policrome erano in cattivo sta-

Lonigo ha trascorso tante ore, condiviso tante emozioni, dedica-to tante energie. Giovanni Polliero, classe 1938 di

Camisano, è stato per 17 anni il presidente del Poligono di via Turati, dove si ritrovano gli appassionati di tiro a segno di una bella fetta di Veneto. Fino al 25 maggio scorso, quando ha dovuto abbassare per sempre il suo fucile che gli aveva regalato soddisfazioni iridate: prima di essere un grande dirigente (cavaliere per meriti sportivi), Polliero era stato un formidabile cecchino nel tiro ad

to di conservazione rispetto ai dipinti su tela, creando uno stridente contrasto – spiega la restauratrice Silvia Ulizio della ditta Opera. - Il lavoro di restauro ha previsto il consoli-damento della pellicola pittorica esfoliata, la pulitura, la rimozione delle stuccature im-proprie e il ritocco. Ora la qualità pittorica delle cornici e l’effetto tridimensionale dei finti cassettoni sono recuperati, esaltando a dovere le tele dei Pasqualotto”.L’intervento è stato possibile grazie al Lions, che si è fatto carico dell’intero costo del re-

avancarica (le armi antiche, originali o re-pliche). Mondiali in Inghilterra 1998, spe-cialità Tanegashima: argento con la squadra azzurra.“Gianni era attento all’agonismo ma seguiva con cura anche gli amatori – ricorda il colon-nello Giovanni Ferron, che l’ha preceduto al vertice del Poligono e ora gli succederà. – Proseguiremo sulla sua linea portando avanti i progetti abbozzati, come la palestra di tiro per l’aria compressa da condividere con altre società cittadine. Era una persona pacata e riflessiva, abituata alla concretezza”. s.c.

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a

stauro. Pienamente giustificata la soddisfa-zione dei dirigenti (il presidente del club leoniceno Nicola Meneghini, il vice gover-natore distrettuale Walter Rebesan e il socio Fausto Gelati da cui è partito l’input dell’o-perazione) che domenica 7 giugno hanno presentato alla comunità collinare e all’intera città il soffitto in tutto il suo splendore. “Il Lions International è una grande associazio-

ne umanitaria con 1.400.000 soci in 200 Paesi: ogni club cerca di contribuire al benes-sere della comunità in cui è inserito, per que-sto siamo stati lieti di attivare un service per il restauro di quest’importante opera d’arte”.Dopo i ringraziamenti del parroco don Ma-riano Cocco Lasta e le note d’organo del maestro Giorgio Dal Monte, conclusione col brindisi sul piazzale della chiesa per fe-steggiare un capolavoro ritrovato.

i tesori di sant’apollinarelonigo

Giovanni Polliero; a sinistra Giovanni Ferron, prossimo presidente del Poligono

Il soffitto della chiesa è considerato uno dei più

belli della provincia

il Tiro saluta il suo presidente

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di gioVanni salViatioltre due anni dalla sua costituzione (promossa e sostenuta dalla Cassa rurale di Pojana), la cooperativa studentesca “Bacco” sta per avere

una cantina vera e propria. All’Istituto Agrario “Trentin” di Lonigo sono infatti appena co-minciati i lavori, a carico della Provincia, per la ristrutturazione della vecchia casa del custode, adiacente al nuovo istituto. Lì il neonato in-dirizzo vitivinicolo ed enologico del “Trentin” potrà lavorare in una sede appositamente de-dicata: cantina al piano terra, e laboratorio enologico al primo piano. I lavori dovreb-bero durare circa sei mesi. Intanto, però, le prime botti-glie sono già state prodotte e in buona parte vendute.La novità è articolata. Il nuovo indirizzo scolastico, che mancava in questa zona ad alta vocazione vitivinico-la, ha avuto la possibilità di creare nella “terza” dei pionieri che lo hanno avviato una cooperativa studentesca (dalla for-ma giuridica embrionale e ufficiosa, visto che si trattava di minorenni) che ha gestito l’avvio della cantina, fino a oggi ospitata in un loca-le della scuola adattato allo scopo. Dopo un primo anno sperimentale, la vendemmia del 2014, nei vigneti della scuola, ha dato luogo alla prima vera produzione di vino, guidata dagli insegnanti Annalisa Spolaor e Carlo Sa-oncella. E qui si inserisce un’altra novità. La

scuola ha infatti coltivato e vinificato in esclu-siva le primissime uve di “Merlese”, una nuova vite ibrida proveniente da Merlot e Sangiove-se, messa a punto dall’Università di Bologna, che ha concesso alcune piante al “Trentin” per provarle. “Il risultato – spiega Annalisa Spo-laor – è stato un vino abbastanza morbido, e allo stesso tempo tannico e di corpo”. Nel metodo seguito, il punto di riferimento è stata la vinificazione naturale di Angiolino Maule, che collabora attivamente con la scuola, grazie anche all’“alternanza scuola-lavoro”.

La quinta, sotto la guida didattica di Saoncel-la, ha invece prodotto circa 800 bottoglie di un Cabernet Frank con vinificazione rosata, e qualche centinaio di bottiglie di garganega frizzante, con i lieviti mantenuti in bottiglia, e spumante. Un tirocinio importante per i ragazzi, la maggior parte dei quali ora ha in-tenzione di continuare gli studi nelle facoltà di enologia del Triveneto. Per poi, speriamo, tornare e arricchire il vicentino e il veronese della loro voglia di innovare con competenza.

a

una vera cantina per il Trentinlonigo-sarego

empo fa un incidente d’au-to ne aveva abbattuto e piegato una parte. Ora il Comune di Sarego ha preso

la palla al balzo, e ha sostituito i para-petti sul ponte che collega Meledo a Monticello di Fara, agli angoli fra via Massina (l’ex statale 500) e via Palla-dio. “Si è optato per una sostituzione completa – spiega il sindaco Roberto Castiglion – in accordo con il Co-mando del Corpo Intercomunale di Polizia di Lonigo, in quanto l’intero ponte non rispondeva alla normativa vigente sulle barriere di sicurezza stra-dale. I lavori, per un importo di quasi 11mila euro, sono stati dati in carico alla ditta Ongaro di Caldogno vista la comprovata esperienza nel settore.”Il costo è in minima parte coperto dai soldi dell’Assicurazione del veico-lo che ha danneggiato uno dei vecchi parapetti. g.s.

PontE in sicUrEzzadoPo L’incidEntE

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AutomobiliSPECIALE

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ALCUNI NUMERIUn maggio che dà segnali di crescita per il mercato au-

tomobilistico italiano. 146.582 nuove immatricolazioni,

il +10,8% in più di quelle registrate nel maggio 2014.

Un dato che sommato a quello dei mesi precedenti fa

segnalare un incremento del 15,2% negli ultimi 5 mesi.

NUOVO O USATO?Tassi di crescita minori per il settore dell’usato, che

segnala un incremento, per questo 2015, del 7,3%

rispetto allo scorso anno. Nonostante tutto il settore

dell’usato rimane in vantaggio nel conteggio delle ven-

dite globali. Basta pensare che nei primi 5 mesi del

2015 sono state vendute 163 auto usate ogni 100 auto

nuove.

I “MILLENNIALS” TRA I SOCIAL E IL VOLANTELi chiamano “Millennials”, i ragazzi del nuovo millennio,

tra cui quelli che hanno raggiunto da poco l’età della

patente. Eppure anche nel mondo della connessione

globale, fatto di web, social e smartphone, pare che

ai giovani interessi ancora anche la “connessione su

ruote”. Stando a un sondaggio curato dall’emittente

televisiva MTV, infatti, pare

che il 75% dei più giovani sia

disposto ad abbandonare

(solo per qualche giorno!) i

social media piuttosto che

rinunciare alla propria auto.

UN MERCATO IN ROSAI dati arrivano da uno stu-

dio americano, ma fanno

pensare. Il mercato dell’auto nuova oggi

è di dominio femminile. Nel 1989 il mondo femminile

rappresentava solo il 40% del mercato, mentre oggi

questa percentuale è salita al 62%. E come se non ba-

stasse, anche nelle auto acquistate dagli uomini per la

famiglia, alle spalle c’è naturalmente il peso dei sugge-

rimenti della donna di casa.

Il Mercato in Italia (Dati UNRAE maggio 2015)

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Page 51: Corriere vicentino giugno 2015

Se si vuol parlare di ecologia, risparmio e auto non è

necessario tirare in ballo auto elettriche e ibride. Le

norme stabilite dalla Commissione Europea in termini

di emissioni hanno costretto le case automobilistiche a

trovare soluzioni nuove in fatto di carburanti e motori.

Se in Europa il gasolio la fa ancora da padrone, e se il

settore delle elettriche tarda a decollare, l’talia è deci-

samente il paese del Gpl e del metano.

Il Gpl, in particolare, spopola tra i più giovani. Basso

Ecologia e risparmio

impatto ambientale e il carburante più economico in

commercio sono i fattori che fanno del Gpl la scelta

preferita dei giovani, in grado di soddisfare al tempo

stesso i loro bisogni ecologici e finanziari.

Non solo, lo sviluppo di nuovi carburanti si può tradur-

re, stando a uno studio della Fondazione per lo Svi-

luppo Sostenibile, in un incremento dei posti di lavoro.

Sarebbero 66 mila, quelli generati dal “fenomeno Gpl”,

da qui al 2030.

in attesa delle auto elettriche gli italiani preferiscono il GPl

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CAMBIARE LE GOMME INVERNALISe per alcuni il dramma della mezza stagione è fare il

“cambio degli armadi”, per altri è altrettanto drammatico

il cambio delle gomme. Ormai è legge: dallo scorso 16

maggio le gomme invernali vanno sostituite. Chi non le

ha cambiate rischia pesanti sanzioni, ma con un po’ di

informazione è possibile evitare il peggio.

Bisogna sapere che gli pneumatici invernali sono

dotati di un “indice di velocità” che indica la

velocità massima a cui garantiscono la

tenuta di strada. Se la velocità prevista

dal codice sugli pneumatici corri-

sponde o è superiore a quello indi-

cato sulla carta di circolazione del

veicolo su cui sono montati allora

non preoccupatevi, non è necessa-

rio sostituirli. Se invece i numeri non

corrispondono c’è poco da fare, se si vuole evitare una

multa salata l’unica soluzione è sostituirli.

A proposito di pneumatici

AUTO ED ECOLOGIA, NON SOLO FUMI DI SCARICOIl mondo dell’automobilismo guarda all’ambiente, ma non

solo attraverso un tubo di scappamento. Tra le pratiche

ecologiche che fanno bene al nostro pianeta c’è anche il

riciclo. Oggi è possibile riciclare e rico-

struire anche gli pneumatici dell’auto, e

in maniera sempre più ecologica, gra-

zie a nuove tecnologie all’avanguardia

che garantiscono prestazioni pratica-

mente identiche a quelle degli pneu-

matici nuovi. Solo nel 2014 sono state

31.075 le tonnellate di pneumatici a

cui è stata data nuova vita. Controin-

dicazioni? Pare non ce ne siano.

Le gomme ricostruite sono riconoscibili

da alcuni codici stampati sul copertone, in particolare il

codice “108 R”, una “E” cerchiata, o più semplicemente

la dicitura “Ricostruito”.

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Page 53: Corriere vicentino giugno 2015

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CuriositàIRASCIBILI ALLA GUIDASe pensate che al volante emerga la parte peggiore

di voi, consolatevi, non siete i soli. Pare che quella di

alterarsi e inveire contro il prossimo dall’abitacolo della

propria vettura sia una pratica estremamente diffusa.

La ragione? Gli psicologi parlano di “deindividualiz-

zazione”, una forma di perdita dell’autocontrollo che

inibisce il nostro senso di responsabilità. Per dirla più

semplicemente, protetti all’interno della nostra auto

troviamo una forma di anonimato che ci permette di

essere aggressivi senza però sentirci in colpa. La so-

luzione? Viaggiare con un passeggero a bordo, che

limiti i nostri eccessi.

QUESTIONI DI CARBURANTEPer molti anni le auto hanno viaggiato quasi esclusiva-

mente su motori a benzina, e sembra che solo in tempi

recenti si sia iniziato a cercare energie alternative per

le nostre vetture. In realtà la faccenda è più comples-

sa, e agli inizi della storia dell’automobilismo i prototipi

usavano i carburanti più disparati. Petrolio, alcol, gas,

vapore, ma anche l’elettricità. Agli inizi del Novecento,

anzi, le prestazioni delle auto elettriche erano migliori

di quelle delle auto a benzina. Come ha fatto la ben-

zina a vincere questa sfida? Parte del merito spetta a

Henry Ford che nel 1896 occupava il tempo libero con

prototipi di auto a benzina. Curioso sapere che al tem-

po Ford lavorava per un certo Thomas Edison, in una

scoietà che fabbricava… centrali elettriche.

SICUREZZA AL VOLANTESe guidi non bevi. Ma ancora meglio, se bevi non

guidi. La tecnologia in soccorso della sicurezza sulle

strade passa anche di qui. Al punto che negli States

la National Highway Safety Administration sta svilup-

pando un sistema che, installato nell’auto, sarebbe in

grado di rilevare il tasso alcolemico del conducente.

Come funziona? Un sensore per il respiro e un sensore

a infrarossi che funziona al tocco. E se si è superato il

limite l’auto, semplicemente, non si accende.

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