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milioni tte dei er il - sl - -_ . A n : La la * 5” I Sissa —_ CORRIERE dei PICCOLI TTT reno: Srcro UPPLE MENTO ILLUSTRATO UVFFICI DEL GIORNALE braci 1 [de CORRIERE DELLA SERA È VIA SOLFERINO: N38. 12 Dicembre 1909. Cent. 10 il numero. : ‘E pr COVA Ricco assortimento in ‘_ GIOCATTOLI A BOMBONIERA. i edc e qa Novità di Parigi, di Berlino, di Vienna, di Pietroburgo, di Jokohama, ecc. Piazza della Scala MILANO Bombons speciali per l’Albero di Natale I —IL MIGLIOR REGALO - che possa fare un padre previdente in occasione del NATALE 1909 è quello di associare i propri figli alla MUTUELLE LYONNAISE,, 23001000 «:. Ripartizione beneficiaria della controassicurazione 1908 © Questo importante risultato ha valso 150 milioni . sottoscrizioni alla MUTYELLE LYORNAISE Attraenti combinazioni l urna costituenti CAPITALI in 15 anni perDOTEo RENDITA con garanzia In caso di morte CETIRPOTT f ! Direzione Italiana Via Solferino, 20, Milano - %// | MAMMENI rAEROBIOS Wes isigene midica Insuperabile, semplicissima, antisettiche)c la inulazione più e Ice i breve con garanzia ill vitata Lempo lc hronchit vhelti c | Tonze Asîin'n= Chimico GARELL', Vial Magenta. 73. Milano Prezzo Italia e Estero L. 7O anticinando L.10 P. ZIGNONE Corso P, Romana, 65 MILANO La «réme marca } "GLOBO " per scarpe nere COMETE riconosciuta la migliore, Rictriedere sempre la scatola colla marca di fabbrica -. Globo sopra fascia gialla » rifiutare altri prodotti scadenti. In vendita Fee s0 tutti idroglricii le migliori calzo eric bo scatole da10 cont. iu più Vendita esclusiva all'ingrosso per l'Italia: Max Frank - Piazza Risorgimento 8- MILANO i . SEGRETO ast in toga LS, b ten Pazza Lo abopo 1 i ) I LOT vi dersi-com:i moltiipecadiori. fo \7 GRANDIOSO ASSORTIMENTO DI GIULIA CONTE, Srnida Gee, 10, NAPOLI, Giocattoli a sorpresa a molla spirale ————-_ e eee. | I lile uli, umoristici ii. di più grando divertimento per | ì bambini, I più indiento regalo per la fasto, peia = rr TA ' 8 (lità in Serpenti, Salami, Coccodrilli, Carote, Clonn Catalogo illustrato gratis : Curatevi solo colle celebri d) »pi, l'esci e FF pan fp grande ca gatta uasi , È » MOSSA piruvoucat a urti pratici fila Taimoazio A Polveri Cassarini di Bologna Cataloghi rivolgersi illa Ditta. GILORI GIUSEPPE, E.RESTI - ViaS. Antonio, 13 - MILANO | Milano, via Verziere, 9, Sala cq nnivn fabbrica in CASA PONDATA NRE 13 Si trovano Tu tutte le Farngicie del è x Kuropa ili giocattoli u sorpresa n matta spira! := 3 Se volete fare ottimi acquisti per le Leste Natalizie, rivolgetevi alla MAMME: COLOSSALE LIQUIDAZIONE - imbocco Corso Vitt. Em., Piazzetta Durini, Milano. Pelliccerie - Seterie - Lanerie - Confezioni - Boa - Scialli - Coperte - “Pelerie - Maglierie ecc. ecc.

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Page 1: Corriere dei piccoli 1909 51 · 2021. 2. 24. · milioni tte dei er il — - sl - A n : La 5” I Sissa la * —_ CORRIERE dei PICCOLI TTT braci reno: Srcro 1 [de CORRIERE UPPLE MENTO

milioni tte dei er il — - sl -

-_ . A n :

La la *

5” I Sissa

—_ CORRIERE dei PICCOLI TTT reno: Srcro UPPLE MENTO ILLUSTRATO UVFFICI DEL GIORNALE

braci 1 [de CORRIERE DELLA SERA È VIA SOLFERINO: N38. 12 Dicembre 1909. Cent. 10 il numero.

:

‘E pr COVA Ricco assortimento in

‘_ GIOCATTOLI A BOMBONIERA. i e dc e qa Novità di Parigi, di Berlino, di Vienna, di Pietroburgo, di Jokohama, ecc.

Piazza della Scala

MILANO Bombons speciali per l’Albero di Natale I

—IL MIGLIOR REGALO - che possa fare un padre previdente in occasione del

NATALE 1909 è quello di associare i propri figli alla

“ MUTUELLE LYONNAISE,,

23001000 «:. Ripartizione beneficiaria della controassicurazione 1908

© Questo importante risultato ha valso

150 milioni . sottoscrizioni alla

MUTYELLE LYORNAISE

Attraenti combinazioni l urna costituenti

CAPITALI in 15 anni per DOTE o RENDITA con garanzia In caso di morte

CETIRPOTT f ! Direzione Italiana

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| MAMMENI

rAEROBIOS Wes isigene midica Insuperabile, semplicissima, antisettiche) c la inulazione più e Ice i breve con garanzia ill vitata

Lempo lc hronchit vhelti c | Tonze Asîin'n= Chimico GARELL', Vial Magenta. 73. Milano Prezzo Italia e Estero L. 7O anticinando L. 10

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Max Frank - Piazza Risorgimento 8 - MILANO

i . SEGRETO ast in toga LS, ’ b

ten Pazza Lo abopo 1 i ) I LOT vi

dersi-com:i molti ipecadiori. fo \7 GRANDIOSO ASSORTIMENTO DI GIULIA CONTE, Srnida Gee, 10, NAPOLI, Giocattoli a sorpresa a molla spirale

————-_ e eee.

| I lile uli, umoristici ii. di più grando divertimento per | ì bambini, I più indiento regalo per la fasto, peia = rr TA

' 8 (lità in Serpenti, Salami, Coccodrilli, Carote, Clonn Catalogo illustrato gratis : Curatevi solo colle celebri d) »pi, l'esci e FF pan fp grande ca gatta uasi , È » MOSSA piruvoucat a urti pratici fila Taimoazio A

Polveri Cassarini di Bologna Cataloghi rivolgersi illa Ditta. GILORI GIUSEPPE, E. RESTI - Via S. Antonio, 13 - MILANO | Milano, via Verziere, 9, — Sala cq nnivn fabbrica in CASA PONDATA NRE 13

Si trovano Tu tutte le Farngicie del è x Kuropa ili giocattoli u sorpresa n matta spira!

:= 3 Se volete fare ottimi acquisti per le Leste Natalizie, rivolgetevi alla MAMME: COLOSSALE LIQUIDAZIONE - imbocco Corso Vitt. Em., Piazzetta Durini, Milano.

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Page 2: Corriere dei piccoli 1909 51 · 2021. 2. 24. · milioni tte dei er il — - sl - A n : La 5” I Sissa la * —_ CORRIERE dei PICCOLI TTT braci reno: Srcro 1 [de CORRIERE UPPLE MENTO

nà. Po CORRIERE DEI PICCOLI

LA PALESTRA DEI LETTORI

nnetta, cal dolce, riceve la parte più piccola «li uma torta, e poichè a scua-

la aveva più volte riecvuto dui premi di crorrifin, geo. SU

ET: domanila :

Babbo, sai dirmi perchè il n pezzo di torta rassonli-

glia all'Euro pa?

E il babbo,

«J po li aver

iinanto riflet. O, OSServa-

to e consido-

rHiuo ss

- Veramen. te... NO, non

saprei. Perchè

l'Europa, è ta più piccola del-

le cinque parti

dl mondo,

— Accusato, non vi avevo detto

l'ultima volta di non ricomparire mai più davanti a me?

+— E° ciò che ho dichiarato ai si»

guori carabinieri, ma essi non mi

La meadicante; — Preghi la mamma di darmi una qualche camicia smessa del babbo.

Qoletti; — Mi spisce ma le camicie del babbo, la mamma le adatta a me, e quando le srretto io, le accone cia per il mio fratellino, che a sua volta le cede ala mia sorellina nte e...

La mendicante; — ,.. e, e poi? Codetti: — ... € poi, la mamma le usa in cucina come

straccio !!,,,

TL, mamma, per premiare Linuccia, che Si è lasciata lavare © pettinare per

bene, la manda colle sus compagne a gio- care per un'orcita nel giardino pubblico,

a macstra dava una lezione sulla mucen. Voleva far capire alla bimba a che sur-

viva il fatto. Le fu risposto : a fare il hur- ro, il formagzio, ecc. j ed ora la macvstra voleva che

imba in aa I la

li con Si

il itadin

desse i residui

del ii

Vik 7

] ix J Do

eéipago na

no ha o il burro, il ) maggio, cc e dupo preso ciò ch gli Occorre por

la sun fami- glin, che cosa fa coi residui del Intte cho

avanza mco- ru?

Un silenzio «di morta seyue

rél, poi una piccola mino si muove Ire

Il soldato Tupinell', interrompento il caporale che gli da le istruzioni per montare ls guarsia alle scuder e

E a che ora debbo svegliar: i

cavalli?

ipueste pi

Il babbo e i | ‘Trascorsa fora, Lina ritorna ascasa e la 1 commensali | mamma vede con dolorosa sorpresa che

sorrisno, è in premio Annetti, invece dei- | il grombialino della bimba è tutto cri.

neticamente. La maestra sorride. Ebbene, Nelly? Torna a versarlo nella mucca

hanno vo'uto credere.

l'Europa, chbe... PAsia. vellato di bucherelli tondi da cima a | fondo.

abbo, dimmi perchè si dice battaglia di Disgraziata! — legrida in collera raumica della mamma domanda a Li Legnano? che hai fatto? setto:

Porchè fu combattuta a legnate. AI. — Nulla, mamma — risponde T.inuc- È contenta la maostra di te?

fora non esisteva nè il fucile, nè il can- | cia, — abbiamo giocato alli cucina: una Ito avuto anche un dieci nella |

none, € si picchiano a corpo a corpo. - Ah! ora capisco. perchè quell'altra

si chiama battaglia di cone!

bambina facevi da cuoca è tutte le altre ella, . .;* . n .

gli utensili: a me è tocemo di fare la - E dove? grattugia. Nelle assenze.

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necno Edessa SUPPLEMENTO | del CORRIERE DELLA SERA | UFFICI CEL GIORNALE

ea Edessa L= |{ del | del CORRIERE DELLA SERA | DELLA SERA [LIA SolFeRino 88 | [LIA SolFeRino 88 | Anno I. - N. 51. 12 Dicembre 1909. Cent. 10 il numero.

2 IT kanguro vien di corsa, x "li lopini sull'erbetta I. Sor Spaccon lieto e sicuro van con lu due morettini a

a cacciare va il kanguro: con un sacco di pallini. con i figli nella borsa; e a cercar va il cibo in fretta,

3. Sor Spacconi allor pian piano nelle Lr il piembo spinge 4, Le bestiole, poverette, sono obese, sono ottuse,

le bestiole prende in mano, e a mangiarlo le costringe hanno piene le pancette, le palpebre tengon chiuse.

5. Il kanguro torna, © tosto — Sor Spacconi allora appare: 6. Ah quei figli son pesanti! di fuggir non ha più lena ‘

mette in borsa i figli, a posto; il kanguro vuol scappare. ll kanguro non va avanti; e Spacconi l'incatena. }

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CORRIERE DEI PICCOLI

ALFABETO GAIO

It

gio) |

'LLEGRO | Il mio nome? Eccolo qua: | io mi chiamo « Lunapiena ».

Sono allegro; è Ciorno appena che già rido.... Ah ahah ah!

Sono allegro: eh già, sì ra; corro, salto faccio il diavclo, non vo a scuola, no» fo -n

cavo. Che Vellezza! Ah ahah h' Leger rido, in verità, le mio riso così pazzo,

fo tremare il mio palazzo, fo tremare la città.

Chi di qua e chi di la, rcappan tutti: è uno spavento! lo però non mi sgomento e più rido... Ah ah ah ah!

M'hanno detto: - A voi, Totò, questi orecchi e un bello zero! - | (he maestro mai severo | m'è toccito, dite un po’!

Che volete? vi diro: sla la testa ch'è un po' dura, sia l'orgasmo, la paura, ma più studio e meno so.

Digerir non so però quest'affare degli orecchi; per fortuna non c'è menti nella scola, chè se no..

Ma, ahimè! ier mi capitò che, passando, un somarello guardò dentro e: « Addio,

fratello, > j4t jar» | fece = i'ò!

Se son molto costipato? Eh! non fo che sternutare. lo non fosso più parlare che mi tocca fare: « Epcit »

Di pezzuole ho consumato - î dir poco - da lersora una cassa Intera intera, e non basta.....« Epel! epel! »

Mi conosce il vicinato pel fragor dei mici sternuti: restan tutti smorti e muti quand'io scoppio a fare «egcite

Sono proprio disperato. Addio crrie e giuochi e chic-

che! Sempre qui con le pasticche

per la tosse a fare «epcit» i |

Al mio piccolo amico John Carloni

IV.

Y

Otto pesche, un fico e poi una bella mela cotta... Sono stata, sì, un po ghiotta,

* ma la sconto..., Ohi! chi' chi!

| chit

| Ché, per dirla qui tra noi, { mi par dentro agl'intestini

di sentire mille spini he mi tuchino.... Chi! ohi!

ohi!

| E pensate ora un po' voi... Se lo sa la mamma, addio! Piglio certo il fatto mio: Cio! che nespole! Chi! sui

ohi!

Non crediate che mi annol, ma mi tocca far partenza... Hounaffare... assai d'urgenza: scappo in fret.... Ohi! ohi! ohi!

chi!

Quando dicono a Bebè: -D'è « dei Piccoli il Corriere» -, divien rosso pel piacere dalla testa fino ai piè,

Pol si sie è come un re

nè più assorto è un orientale quando fuma il « narghile ».

Può sentire intorno a sè anche ll fulmine e il cannone, ma Bebè non si scompone, ma non scappa, no, Bebe.

Legge; legge fino a che il giornale ha tutto in mente e, confuso stranamente, non ra più..., neppur dov'è,

‘ICCANASO. Sompre agli usci a alle portisre sta di guardia Ficcanaso senonc'è, davvero è un caso!) per sentire e per vedere.

Tutte quante le maniero per correggerlo han tentate: preghi, busse, risciacquate...

| Ei sentir vuole e vedere. I} ll Ama tanto il suo mestiere

ch'anche pranzo è colazione |! lascerebbe, il curiosone,

ps sentire e per vedere.

Yer orreggerti a dovere, la più spiccia, 0 Ficcanaso e schiacciarti in mezzo Î' naso

} quandoaunusciostalaveccre,

con in mano il suo giornale, |

Versi di Ugo Ghiron

Disegni di A. Maiani

i So | INNA STA

Presto! Avanti, avanti, gente, a vedere Giovannino, il ginnasta fiorentino detto pur «Bimbo-serpenta :!

Una cosa sorprendente! Un'ottava meraviglia! $i contorce, s'aggroviglia, schizza, sguizza,.. Avanti,

gente!

Più d'un rettile sfuggente, più sottile d'un fuscello, uò passare entro un anello iovannino come niente

Si comincia immantinente! Non occorron paroloni... Forza! fiato nei tromtoni! Solo un soldo! Avanti gente!

- Suvvia, prendilo, Fifi, prendi l'olio... (è buono, sai?)

e domani guarirai: via, da' retta. - Hit MINI

- Ma se seguiti così, verrà l'orco che ti piglia... - * amma supplica e consiglia, ma Il testardo fa - Hi! hi! -

come dire: - Via di qui! - Prega mamma: » Un

cucchiaino solo, amore... - E il birichino urla, strepita: - Hi! hi! -

Ma la mamma pensa: - Ah sj?! - e vedendo i preghi vani, lo consiglia... a suon di mani perchè impari a fare «hi! hi!»

NVIDIOSO Dall'invidia logorato, quel cattivo di Pierino s'è ridotto uno stecchino, lungo smorto, allampanato.

Fa un visaccio corrugato sol che veda uno contento: è uno spasimo, un tormenta, che gli par d'esser dannato.

Il nomignolo affibbiato gli han di «Struggiti di

rabbia », che un leone chiuso In gabbia è davver meno arrabbiato.

! E un hel giorno il disgraziato tutto, ahimè! si struagerì,

| come al caldo si disfà la granita ed il gelato.

Ugo Ghiron.

L I

e Ye A fe ee e e eee e th

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ala VOTE nni

c CO N CA —_—_—

A I e] OI

Usàggin voi, Luisina,

LA GAL-

LINA =="

TT DELLA

CHECCA

cecchetto è un monello. Quella sera quando la hecca col suo sceechio a

braccio giunse sull'aia di Mont regio, il ragazzotto eri Lutto In-

nto ad insegnare al cane comi sì salta anche quando non se i hin voglia. Il cane, bisogna dir la verità, non imparava: niente, ma Cecchetto, da maestro paziente, non desisteva e non se lo lasciava]

“appiu vin; ora per una gambi ora per un-orecchio, ora per la coda lo ripigliava e

b Ì Nocciola LP. lo LONervit lì. Ma

vista ly vecchia, fecero un balza tutti « due 0, schiamazzando Cecchetto, e guitic

lando il enne, lo furono intorno E l'uovo..., madre Checca..., dite,

LI l'uovo che mi avete promesso quando me I ditte?

Uh!... figliolo... Puovo!... per que Po È : 7 mia gallina h:

sIU'DI come si fa?... li nua gallina ha } piato a rinnovar le penne..., son già

iorni che d'uova non ne fa più... | Voi dite così perché non volete dar-

alla luna d'agosto non mudano poll: r perchè In vostra gallina ha g comi to così presto?

La vecchia stava bevendo a gola piena ( piu sli faceva con il capo è con tutto il sec-

chino dei segni che valevan dire sì. — Sì... ha già cominciato a rinnovar k

inno... ch! ti dico che è una disgrazia, ilo. una disgrazia... toccata a m ! Madre Checca, voi mi dite uni bugia... Oh!... figliolo..., l'inferno per un

1 |

\ quel rumore di voci Ja miro di Ci c- | chetto apparve sull'usci

Il ra ndo le bracci:

ON! siete voi, Chec l entrate, entrate un

momento, ho da chieder- vi un consiglio e_h

veniva incontro. Consiglio a me...

i vecchia? sivt ‘ 1

avete l'occhio che ci vede, io ormai so no erba... — € nic-

hinva In vecchia, ma

itanto aveva. storto l'andare, e stava lì nz direzione, inde-

cisa, come se aspet- tusse un_ altro invito che la facesse voltar

por intiero In quell'attimo d'in-

decisione a Cecchot. to, ch'era un moncl- lo di gonio, s'accese- ro nella mente come razzi uno, dieci, cen- to pensieri ribaldi, ma belli, ma cari... : }u gallina, l'uovo, il secchio, la burla,

| 1 corata,...

a — Fermatevi un momento dunque —

insisteva Luisina in coscienza vi di-|

tra tutto intento 2d inse. ro al cane come si salta...»

CORRIERE DEI PICCOLI 3

mi "o

Ma sicuro, mi ic, ma diavolo... — in- valzò Cecchetto o che siete diventata una perso. na così importante! ‘ laspingeva, Ja spingeva per la sc

il secchio, ve lo porto io lino al sentiero, e lo la scio li, così quando ve n'ndrete sarete più

co, mi pote far del Db |

|

hiena — © date a mel

ra2 Cecchetto 1 aveva tol-

to di mano il secchio e fi- lava giù per il sentiero di COrszt,

Ol! bada, Cu chet.

fo, conta FOCCU... = eli

strillà dietro la vecchia, ima Valtro allegro semina via sui ciottoli l'acqua a bicchieri, © sce la rideva.

Le due comari ora cicalavano intorno id un gran mucchio di fagioli sbaccellan- do, e la Checca a sentir Je mattane dello

=

Sposo di Luisina ghignivi tra le rughe

ch'era una gioia vederla; Luisina sdegna- | ta incalzava ; Cecchetto benediceva il bab-

bo d'aver fatto arrabbiar la mamma, il

sole, che sull'aia di Mont regi

tav sempre qualche minuto p nevi ir tutti buona compagnia,

\ccomodato alla mx glio il secchio tra

Ì rovi, Cceechetto, sempre © ‘rendo, save

viò per il sentiero di fronte, e fu sull'altra in. L'iaia della Checca cera a poco più di | un centinaio di metri da quella di Cecchet- to; dall'una all'altra sì poteva benissimo

Honare senza forzar la voce, e ci ragio-

10 tramone |

Ù tardi, te-

navano infatti gli uomini, le sere, diriz zano le voci al chiaro della luna, ce, quan- do la luna non c'era, al chiaro delle pipi icceso.

C guardò di iraverso il sole, e disse dentro

- Qui bisogna far presto. II momento infatti era solenne, tanto

che anche a Cecchetto ch'era quasi un monello di professione — il cuore batteva.

Fu allora che dall'aian di Monteregio il suo bel galletto ful- vo cantò la prima volta, forte.

Così va bene pensi Cecchetto

rincorato, @ par che tu ti sia messo

lì per far la guar

din al mio lavoro; se il gallo canta finì di ponsari

la vecchia cian- cia, canta galletto

e drizzati gli orecchi e aperti gli occhi, fece il giro della casetta

— Co-ca.., cocil...

COCiI... | - andava chiamando con voce chioccia © nasale — la voce della vecchia — coca... esci fuori chè ho le tasche pie- ne di grano..., Co-

ca... coca... senti il gallo che ti chiama... COC... COCA...

Tin gallina della Checca nè si lasciava vedere, nè si faceva sentire.

‘thetto prima. di attraversano Vain

du su stesso:

n;

prosestto:

sueto

— Oh! siete voi, Checco...

— Sarà tra il fieno sul fienile — pensò | allora Cecchetto ..M0 che tra il fieno,

se Ju veechia non ha che conigli...! Sarà]

I tn de mer n ° n e ATO

incora alla pastura..., ma no alla pastu- rit..., A Vespro, col sole a un metro dalla collina..., la vecchia ha troppo paura del falco e della faina...; devi esser qui, coca IT}id... COCA». COUA... COUR...

l'rugò in tutti i buchi, guardò sotto tut- te le ceste, nulla, — coca... coca... — e si trovò di fronte all'uscio della vecchia.

La chiave era li nella toppa, il suo bel galletto fulvo, in ogni passo che il sole faceva verso il tramonto, ripeteva il suo verso; si curvò, gli diede una sguardata di tra le fo: d'un fico... così, nel sole, in mezzo all'ain pareva, d'oro... — canta gal. letto che la vecchia ciancia... Girò la chia. ve e... l'uscio se lo tirò dietro.

Cecchetto ehbe un poco paura dello scal- piccio dei suoi pi di in casa d'altri; eri

no scalzi i suoi piedi, ma tanto in quel momento si facevan sentire e si fermò trat- tenendo il respiro... : — Vado, non vado...?

La gallina in quel punto rispose. Corn... Coctt.... COCÙ... chiamò an-

cora fregandosi istintivamente Je mani ai calzoni per la gioia, ed ascoltò

La gallina rispose più teneramente

»

« Le due comari ora cicalavano,,. »

Sei li nella madia! chetto,

E la gallina cra proprio lì nella madia, Furba la vecchia... continuò il ra-

gitzzo ridendo... ln ticni qui perchè ti covi ilpane?... Uhm! vedrai... Checca mia, che questa volta ti sentirà d’acido, ti at- taccherà in gola il tuo pime...

E alzò il coperchio della madia, ed ae- ciuffò la gallina che, non riconoscendo in lui la vecchia, batteva Dali e s’'annidava nella paglia del cesto sempre più, pigo- lando impaurita.

esclamò CUcc-

Dammi l'uovo, Checca mia... ora nella mente di Cecchetto la Checca e la sun gallina eran la stessa cosa, esci dal nido e dammi l'uovo... con la man- cina le serrò l'ali, alzò, e con la destra fece per tastarla....

Ma che..., l'uovo l'aveva già lì sotto nella paglia, bello, tiepido, carnicino,

Lo prese, levandolo in alto con un bel gestio da trionfatore, come se ci fosse sta- to li a due palmi il naso della vecchia da palleggiarglielo sotto, e già stava per ri- chiudere la madia quando un pensiero fulmineo gli traversò la fronte. — Vecchia mia, tu andrai all'inferno,

e li gallina tua muderà. Il suo bel galletto fulvo cantava sem-

pre; — canta galletto che la vecchia cian- cit... — e si buttò a sedere sopra una se- diaccia, strinse la povera gallina tra i ginocchi e cominciò a spennare borbottan- do: — ...mi dispiace per te, coca mia, ma | alla vecchia le sta bene... vedrai Checca che questa volta la tua gallina principierà ‘a

ve er

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muda davvero... eh! lo so... è una disgra- zia... ti dico che è una disgrazia, vecchia...

e sospirava. E la mano acciuffava e strappava, picchiettando su quella pove rina in fretta in fretta e sicura, proprio come fanno i polli quando dàn «li becco nel becchime.

L'infelice bestiola si damentava strillan do sempre più forte, ma il galletto ‘n mozzo all'uia stornellava allegro.

Non per te... coca mist... nunva Cecchetto strappando penno....

conti

Hi non nd

fa... San Martino non è lontano... © le penne le dovevi pur cambiare... è <u rise forte su quella bestiola che chiedeva pietà — ...0 tu se non sei una giullina stu- pida, vendicati, e di uova non fargliene più..., intanto è rassegnata Ta tua vecchia, me lo diceva con me...

Tl galletto ruppe a mezzo il suo stornel lo, e volò nel cannuio

. . ||

— Oh!... — fece di nuovo Cecchetto balzando in piedi — qui bisogna far pre sto... — Mezza spennata mezza nuo,

gocciolante sangue cd avvilita, rimise la gallina nel suo nido, lasciò cadere il co perchio della madia senza più curarsi del tonfo, chiuse l’uscio » scivolò tra i fichi che parevan più fitti nell'ombra, scomparendo.

x 4 Poco dopo la vecchia, col suo secchio

d’acqua mezzo vuoto, montava su per .l sentiero brontelando contro Cecchetto, e un poco anche-contro la Luisina ch Vveva trattenuti iroppo... C'era ancora irop

po da fare in casa. Girò la chiave ed

Vox piena di tenerezza : con COcit..,

coca mia... sono io, son qui, sono tor- nata... sei in collera, non mi rispondi?

— Povei LI Clx cen!

Nell'ombra «d'un sentiero Cecchetto, col suo bell'uovo in mano, veniva verso casa ridendo e cantando sopra un'aria di \ chia canzon

C'è una

di mezz

entrò chiamando con

Îlina che perde le penne

to, 0 donne della valle

o donne «ella valle chi non crede o donne della valle, venga qua

E sempre cantando andò tranquillo tran- quillo a riporlo cogli altri bianchi sotto la sua chioccia, proprio in mezzo alla covittt, | come se da quel guscio carnicino dovesse poi uscire un re.

...Perchè dovete sapere, o bambini, chi la gallina della Cheeca era d'una razza che veniva dalla Cina o dalla Cocincina o dal Perù, insomma di laggiù... lontano, e non ce n'eran altre in tutta la vallata,

Perchè alla Checca sì ed a Cecchetto no?

Vincenzo Buronzo.

u.. Strinse la po- vera galtina tra i ginocchi... »

hai colpa... lo so..., ma tanto |

Ii, quando, di

CORRIERE DEI PICCOLI

SCIMMIE MODERNE na volta (una olta nun ‘ocehiem di grandi fami

molto lontana) una seim gliu, sforza, eani la vet- mia che si rispeltasse, no;

importa adi qunl

famiglia e non

importa se 10

uma baracca da

fiera 0 nella ga)»

bia sl un gui dino zoologico quando aveva

fatto unn magni.

fica caprioli con

eleganti -valteg-

turetta. park

Quando più tardi sì

ferma e gli mmvitati di

endono, Bob (chiamia molo soltanto così) in

im batter d'occhio cam

bin In livrea di coc- chiere con una maghi di ciclista e monta o,

meglio, salta in biciclet- ta. Lo vedete: si rogge

benissimo. Qualche in

viklioso potrebbe diri che la bicicletta è di

ulia, s'era seiuta In bicicletta, una coda lunga c forte può servire ventata.... triciclo per

a mensa e ave a qualche cosa. chòè lo scinmniotio nstu va fatto colazione usanito von suffic iente | to pare sì rogga anche con la coda: ma

disinvoltura Ja forchetta e senza versare | questa è nna mera caluamnin troppo vino sulla tovaglia, poteva dir- |

si una gcimmia veramente sapiente, de-

gna degli applausi dei grandi e delle ri-| sate argenilne del piccoli

)g invece nna scimmin dev spor

fare di cavalcare, guidare un

cocchio con disinvoltura, reggersi in Di

buona 0 malavo-

meglio:

ciclelta e, perfino, scrivere a macchina.

E non sì può dire che le brave c intel ligenti bestie non riescano a «cavarsela

beni Anzi! Guardate le incisioni, Tha

scinmnia che vediamo a cavallo, non po trebbe dire di cavalcare precisamente nu puro sangue, ma pure sulla groppa del grosso cane dall'aria mite e tranquilla

ga tenersi ben ritta, chiusa nAla pa gin)

Batte coi pugni o colle d ta?

E un'altra calun nia sarebbe Vinsi

nuare che Rob toc ca, è vero, ia mnc-

china da scerivore, ma che inv «li

riempire «delle car

telle «li chiara scrit tura, pesta furiosa

mente sui tasti co

me certi hambini sul pinnoforte di casa. E del resto, se que-

sti. stessi bambini riescono a introdur-

si nello studio del babbo e a scoprire

una macchina da

scrivere, sanno proprio usarla meglio del. Rob?

Quando si guida una vettura di lusso la sericià è necessaris.

drana dai colori fiammegzgianii, con la

testina protesa in avanti e gli occhietti | lo scimmiotio

acutamente attenti, proprio come un fan tino di buona scuola che stia per spic

care un salto sopra nn «difficile osiacolo, Quando poi la cavalenta è finita, uni

passeggiatina in vettura non può far ima

le, Il barbone che poco prima faceva da puro sangue, adesso indossa i finimenti e, in compagnia di un collega, forma una pariglia da tiro che viene attaccata a una vetturetta a quattro ruole. L'equipaggio è

duniftue pronto e la nostra scimmin sa- piente (Bah, Sam, Monk, Tom, chiamate la come volete), prima di salire in serpa

fa gel'inviti. 1) signor Tob, mi grazioso

scimmiotto, aiuta a salire la sua amica, la signorina Baby, ed entrambi prendo- no posto nella vettura. Poi, mentre Ba by apre con gesto delicato l'ombrellino e | l'ob si accomoda con cura il piait sulle ginocchia, Bob, sam, Monk, Tom (chia- matelo come volete) chie per l'occasione si | sulla è neconcinto un viso serio e grave da groppa... puro sangue,

I

|

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CORRIERE DEI PICCOLI

PIERROT O gs invii potrebbero

rispondere a

questa somplici

domandi: e Chi è Pier rot, che così rappre-

seuta, chi lo invento?

Come, quando e dove la primi volta nppar Vo?» Parecchi studiosi del teatro confessano

che dopo molte Inngel

ricerche non vennero n Capo di punti definiti

intoruo all'origine di

questa maschera la

ciale è uno di quei vivi produtti dell'in- maginazione universale che cangiano per

petuamente, ma non inuviono mai: tipi

Pierrot rappresentato dalla signorina Jane May.

ideali che riflettono il carattere, il pen- siero, il sentimento popolare

Il patetico piccolo Pierrot è Vesatto ri-

flesso de] sentimentalismo francese di al- cuni anni fa; ma il Pierrot originale ri monta fino ai vecchi giorni gloriosi der

vecchi mimi romani. Come 1 suoi colleghi

della pantomima Arlecchino, Colombi na, Pantalone e Pulcinella Pierrot di scende da wi albero genealogico nobilis- simo. A ogni modo, nei giorni della Ri nascenza quando la commedia improv visata (In commedia dell'urte) cominciò a contare per qualche cosa, noi lo trovia mo fra el'inna morati di Colomi pina. Era chia mato Pedrolino, ed era nn poro

ro sci0€ cherollo

ehe nssisteva

con tristezza al trionfo di Ar- cehino che

conduceva in moglie quella che egli, Pearo- lino, aveva in segreto auninit-

rato

A poco a po-

co, per ragioni

maschere spari. varie, le altre rono, e Pedroli no si trasformo Quando la pau tomimna italiana fu adottata in Due Pierr.t (G. Pelissier e Lewis Sidney).

Lkinta ) 1%)

dvi NE

Francia, noi troviamo Le la commedia si chia

leva col trionfo di Ar-

lecchino su due sfortu

nati rivali: lJeandro è l’ierrot; LPuno o Valtro dei

quali il padre della spo sa voleva per genero. E

fu in Francia che si die de i Pierrot la caratte

ristica. dell'innamorato

bh, respinto, e ll primo che imperso

Il primo ritratto d'un Pierrot (di Watteau). no in modo superlio il

carattere di Pierrot fu il fitneeso Gaspard Peburau, Fu lui che die- de il berretto nero al personaggio é forse anche i grossi bottoni dell'abito

per dar risalto alla magrezza ce all'aspet to spettrale di Pierrot con quella macchia nera sul capo. Beburan fece salire 11 suo personaggio n lauta popolarità ele ogni

piccolo lavoro che si scriveva allora por i! teatro dei Furunnbitles uve l'attore re- citava dovevi avere Pierrot nel titolo

le mille disgrazie di Pierrot «, « l'ierrot

appiccato », a Pierrot ammogliato », « Morte di Pierrot », e così via

Un celebre letterato francese, Jules Ja

nin, così parlava della grande creazioni

Ì

(I

Fierrot rappresenta o dal.'attore Archdeacon.

| fatta dal Deburau del personaggio di Pierrot: «Il Pierrot del Deburan egli diceva — è popolare semplicemente per

chè, a traverso

il mezzo artisti CO, rappresenta

lo stesso popolo. E' tragedia, com-

media, fiaba; ma

sempre specchio della vita del po

polo. Pierrot è pa- ziente oltre il cre-

dibile, pare alle ero da non dir- si. Ma bisogna vedere il Debu- riU per com prenderlo: vede- re il suo sguar-

flo d'indeocisione,

il suo sorriso di heffa. Nessun al- tro mani ha mo-

gia, pazienza, ri solutezza e intel- lizenza insieme.»

i en ea

| gone dell'ingegno a,

strato tanta ma- |

LE ORIGINI DEL GIUOCO CARO 4

A NAPOLEONE più

GLI SCACCHI

l più grande poeta e scrittore della

Fesani. Wolfingo Goethe, defini il ginoco dugli scacchi « pietra di para-

Sull'origine di que- sto giuoco c'è nna leggenda.

\I principio del V secolo, regnava al

le foci del Gunge un re che si gra- tilicova del pomposo titalo di "« Re delle Indie ». 1 bramini e i kajahssi

sarebbero come da noì i sacerdoti e i nobili) corcvavano con saggi consigli di persuatderlo a ben trattare il popolo. Un

governo senza nazione dicevano essi ili povo accorto sovrano è cosa molto

meschinn. Le leggi bisogna farle con sen no e meditarie assai Era come parlare it muro. AI muro veratnente no, perchè in giorno che il principe era «di cattivo nmore fece prendere î suoi consiglieri è

li condannò tutti a morire in mezzo ai

tormenti più atroci. Privo dei suoi s

e circondito solo da vili e menzo

adulatori, il despota monnarena ne fareva di tutti i colori. Il paose, intanto, si pre-

parava celatamente n scuotere il giogo

Il giuoco offerto al rc.

ì rivultizione civile era inminonte

quando un giorno si presenta alla ca-

panna reale un vecchio sapiente indiano a

nome Sissa, con un parco sotto il brac-

cio. Appena nl cospetto ile; re il vecenio «disse

Sire, vi porto un giuoco che saprà

interessarvi assar e renderà muHieno nolo

SI e meno Inisti ] vostri giorni

TI re, che cera tanto cattivo quanio cu

rioso, volle che Sissa gli inseognasse su-

bito le rogole de) nuovo giuoco. E il buon | vecchio, che non per nulla era un sapien-

te, non sì fece ripetere l'invito, E spiegan do ripeteva al cattivo monarca, a propo sito delle varie regole, i consigli che ad altri avevano costato la vita

18452648916001461574.

I giuoco soddisfece molto 11 re, Volendo dare a Sissa nna prova della sua rico

noscenza, gli disse:

Ditemi la cosa che più vi piace « senz'altro l'avrete.

— Sire, datemi un chicco dì grano pei la prima casa dello scacchiere, due per la seconda, quattro per la terza, otto per la quarta € via via raddoppiando sem- pre sino alla sessantaquattresima,

Alla domanda di Sissa, il principe prote- stò che ancora molto avrebbe dovuto fare per lui e che troppo modesta era la sua slomanda. Oggi la matematica è studiata poco;

ma allora per nulla afratto. Sapete quanti

chicchi di grano aveva chiesto Sissa? Nientemeno che 18452648916001461574. Non solo la fertile valle del Gange, ma tutto

il mondo allora conosciuto non produce va tanto grano!

A, Magnone.

Pu

di

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L. scudisci» non serve: leone

n momo che contra nella. gab bia di un leone, di una tigri

ci o di un altro

male, oggi rappresenta + a quanto ji non

erande festa clu

serraglio più o meno bei fornito

tà... vecchi v'è fiera (

3uo bravo di belve grandi picci che accolgono

per la gioia del pubblico, se non con en tusiasnio certo con molta | riazion

la visita che fa loro il.domntore armato di udis Anzi, }enni e tizi, leopardi

pant e jene alla presenza del loi

padrone ì lominn ì zuanto

con le frustate iph I ri

l’idea di fare un ( solo «dol merario (ol e Aevni x L un'il

simile! he s Nono sn le salti

miti nti degl Li mentre

Jorso non flisdlegna ili 1 monfer

rina Questo è quanto si: bituatt 1

pd di solîto, ma le I f ] Ì

pubblichiamo ci mostrano nella iJalitit delle belve inve Ì 1 domatore di p fesslone, un fotografo milanose, il signor

orilli. che a visitare le gi best £I focò sarinto tanto. cd era nninral

di obiettivo 1! serrazli lì i teatro del

pon comune spettacolo era ri iteomente

Milano Ù ì in rFio-

Ì foce la

prima prova

aa |

CORRIERE

PER TU GON LE BELVE

impre narrarci qui

romatrice sono buosi amici.

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aluto è il a si

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| degli arabi. Essì portano la ma Ma dal ginocchio, poi Val no alle labbra, torcandrei il petto «d lato del cuore, e ln posano Il rit

| germente sulla front

| Gli abitan te) 'Pibi ut | massero, TÙ tienilo fuori

| a Quelli di alcune tribo selvaz { stropicciano il n ) hioy

| IO prendendo lor ì " Ino odoranilo tropiccianao! Î

sita sulle ginocchia. | prin naso: è in particolari SÙ

. questa, che[no di corte glì sta vicino laj Nelle isole a Caro] si siroli

in domatri |! piede della persona che sii ra. | ‘ In signo» | Cont tribit del Sindan sì saluta it

riva olgal nella mano destra della | | Joomnet: è ian imeonina io giovane, | Aleuni abitanti dell'Africa .

così £1 sea | lutano gir amici Jotolantousi }

( Ì ìin gno di gioia ve‘ dì ce Nella Polmesia, gli mdi; Ì

tringerto ad | nano l'un Valtro le mani sul + re, f

assistor ad | eschimesi fanno lo stess ma 1 l

una partita a | no strofinarie su! proprio venti ta

cacchi Ito specie dopo di aver manzgint

eli sussurra | saluto che ha pure il vantaggio «di

‘ante piccole, | volare alquanto la digestione Altri p

dolci cose poli «lell'Asia si salutano tirae losi

Pe

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i e

fe9”| | Sa

"era una volta un povero uomo, co- sì povero che non aveva di che fasciare l'ottavo bambino natogli

appena allora, nè di che sfamare gli altri sette.

Quel giorno uscì di casa perchè gli si spezzava il cuore a sentirli piangere e domandargli del pane. E si mise a cammi. nare e camminare senza sapere dove an- dava; e cammina e cammina, dopo aver camminato tutto il giorno, sul far della sera si trovò all'ingresso d'uno spe- co di malandrini, I capo della banda, Martino Bird, gli

venne incontro, e con cipiglio severo e con voce rude gli domandò chi fosse, e cosa volesse.

— Signore mio, gli rispose il po- vero utmno, geitandosi in ginocchio, — it sono Giovanni Futa, il legnaiuolo di Duino; sono un infelice che non ha inni fatto male ad alcuno; ho lasciata la mia casa per non sentire i mici fi- glietti meschini a chiedermi del pane, che loro non posso dare; e pur non vedere il mio ultimo bimbo, che, nato uri stesso, nen ha vn cencio per servir.

dh da fascin. — Tu sci sincero, Giovanni Futa;

li vorità piange dolorosa dagli cechi tuoi. Martino Bird ha sempre porto aiuto ni tapinelli, Entra nel mio spe- co, senza timore di nulla così... Or siedi a codesto tavolo... Come la fa- me ti assottiglia il viso, poveretto! Olà, amici! Servite subito questo no- stro disgraziato fratello!

E du fece mangiare e bere, e poi gli diede una bella borsa di velluto rosiso, piena di zeechini d’oro, chiedendogli :

Quando conti di battezzarlo il tuo ultimo nata? — Domattina all'alba, signore mio, or

che posseggo tanto denaro per le fasce e per tutto il resto!

— Benone, amico. Gli farò da padrino. Ciò potrebbe portarmi fortuna, perchè io sono molto, molto infelice, E' convenuto? Si? Allora domani mattina mi vedrai in chiesa. M

— Oh quanta bontà! Grazie, signore mio, grazie! -- E Giovanni Futa, com- mosso fino alle lacrime, riprese il suo cam. mino volando a casa col cuore ebbro di gioin.

Consegnò alla moglie it denaro che ave- va ricevuto, fece subito provviata di fa-

sce e di lini, ed alla prim'alba del domani portò al tempio il suo ultimo nato, com’e- ra convenuto col capo dei malandrini, Que. sti pure fu di parala; e in compagnia di altri quattro banditi, mentre gli astanti tromavano di spavento nel vedersi così dappresso il famoso capobanda, terrore e flagello delle loro terre, tenne il bambino al fonte battesimale; poi al babbo felice donò un'altra borsa di zecchini; e alla comare madrina regalò un medaglione d’oro tempestato di veri diamanti.

st

Tre anni dopo, il povero piccino morì, ucciso da una di quelle matattincce nemi- che dei bimbi, che sono ln disperazione

CORRIERE DEI PICCOLI - ,

——_ re e e@@q@/VoX. |}!|rr-_—+—2121#1#—#1#1"%R%@2@—@—t@@@&

delle sante mammine; volò dritto al re- gno dei beati; alla cui gran porta d'oro e di pietre preziose fu ricevuto dal santo portinaio in persona, che con la sua bella Voce sonora gli disse:

— Entra, entra subito, caro innocente ; sarai felice in eterno.

Ma il piccino rispose : - lo nan entrerò nel vostro regno del-

la felicità, se anche non verrà meco il mio padrino, — E chi sarebbe, di grazia, costui? — Martino Bird. Il santo portinaio si sdegnò scoiendo le

chiavi d'argento massiccio, e disse, con voce irata :

— Quel masnadiere! Quel ribelle a Dio * agli uomini! Que! bandito macchiato di cento e cento delitti! Egli non entrerà mai nella patria dei buoni. Fa lesto se vuoi venirot tu: non ho tempo da sprecare. Guarda quanti alri bimbi attendono il lo- ro turno! Non sai che ne muoiono più di mille e poi mille al giorno?

- Oh il mio bravo custode! Riman-

« Io sona il tuo piccolo figlioccio Martino... »

datemi sulla Terra! Senza il mio pa- drino, io non entrerò mai nel regno dei beati ! 5

Il santo custode, spazientito, quasi @la- si più non sapeva che pesci pigliare, quan- do per caso venne a passare di là ‘a Misericordia, che veduto quel povero bim- bo tanto afflitto, gli domandò : — Perchè non entri subito nel nostro

regno? — Perchè ci voglio venire col mio pa-

drino! — Chi è il tuo padrino? Il custode allora saltò su: — E' nientemento che il capobrigante

Martino Bird! Immagini vostra dolcezza serenîissima, se è mai possibile lasciarlo entrare!

Il piccino, che per un momento cera ri. masto estatico davanti al volto soave della Misericordia, sì buttò ginocchioni su d'un morbido bioccolo di nube, congiunse e manine, e tanto pianse pregò e supplicò, che la celeste Misericordia ebbe pietà del suo dolore, @&- — Vieni con me, angioletto mio; ti vo-

glio esaudire — gli disse. E prima lo condusse in un'officina luminosa tutta d'oro e d’argento, dove i celestiali artefici fabbricavano le ali degli angeli; e un be! paio candide come di cigno gliene fece attaccare alle spalle: poi lo fece volare

in un tempio tutto di perle e di zaffi- ri, dove gli venne dato un calice tagliato netto in un diamante unico, che sfolga- rava come un sale; col quale egli tornò alla divina Misericordia, che segretamen- te gli diede le suc pietose istruzioni; non appena udite le quali, ecco che il piccino, con le ali agli omeri, rivolò sulla Terra. * Quando vi giunse era notte alta e cu-

pa, e silenziosa. Volò di fronte allo speco, sulla cui so-

glia il capobanda Martino Bird dormiva stringendo in pugno il suo terribile pu- gnale, e si posò sopra un cespuglio di biancospino odorosamente fiorito,

Il suo splendor celestiale era così vivo in quel momento, e abbarbagliante, che il capobanda si svegliò di botto, assalito da indicibile stupore, soffregandosi gli cechi cd esclamando : ;

— Oh bellezza sovrumana ! prodigioso !

— No, tu non sogni, padrino mio, lo so-

Oh segno

no il tuo piccolo figlioccio Martino che non ha voluto entrare nel regno della

gIoria senza di te. Alora la santa Mi- scricordia mi ha mandato sulla Ter- ra, con questo calice di diamante che sfolgora come un sole, per ch'io lo riempin delle vive lacrime del tuo pen. timento. E quando sarà colmo, tu verrai meco, chè ti saranno spalancate le porte del regno dei buoni.

ll terribile bandito sentì allora che il cuore gli veniva meno, sconvolto da una tenerezza infinita, E cominciò a piangere; e via via che fe lacrime gli sgorgavano dagli occhi, tutta la sua vita obbrobriosa di delitti e di rapine gli rivisse nel pensicro, dandogli, tut- to d'un colpo, un tormento, uno spa- simo così acuto di rimorsi. e insie me una givia così schietta e penetran- te di soavisgimo pentimento, che n tanta commozione non potè resistere la sua fibra pur così robusta; è dopo avere ancora pianto e pianto e pianto, invocando il perdono per i suoi pecca- ti, morì tra le braccia del suo figlioccio, che tutte Te Tacrime del padrino aveva raccolte mel suo calice sfolgorante come un sole.

Allora il purissimo infante rivolò in cielo, portando suo padrino al cospetto della Misericordia, che lVattendeva sulla soglia della felicità E la Misericordia vide if calice di dia-

mante colmo delle lacrime del bandito Martino Bird; baciò in fronte il bimbo generoso, alzò l'eburnea mano gemmata di stelle, e il santo custode spalancò ai nuovi giunti la gran porta d'oro del regno della gloria.

Carlo Dadone.

= imc — Il'‘Corriere dei Piccoli ,, si riserva al

proprietà letteraria ed artistica di tutto ciò che pubblica.

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CORRIERE DEI PICCOLI

ETTI Ut

ì) 546f

I. Piccio e Puccio al fratellino, raccomandan di picchiare 2. Quindi corrono contenti dove rara hanno scovata

che, per caso, è li vicino se qualcun va a disturbare. a mangiare a due palmenti, una dolce marmellata.

3. Ecco un picchio... In un baleno Si rannicchiano nel fondo 4. Entra il nonno e al bimbo osserva: Prendi il vaso, e, se ti pare.

dei due corpi il fusto è pieno. con un tremito profondo. * — Chi ha toccato la conserva? tutto il resto puoì mangiare

e

6. In quel turbin ciechi e matti Nonno Meo l'ingenuo fa: nella botte qui vicina. ,, con le braccia il sacco in terra. i due soffian come gatti. **— Piccio e Puccio!.. Oh! come qua? ..

. " Mangia... io verso la E così dicendo, afferra

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CORRIERE DEI PICCOLI

. Be.È il regalo d'un amico... 2. L'orologio fa “cucù,,; bada, Tom, è molto antico... ,, ride Tom, ringhia Fufù,

», A

li citi

6 e a guatar la strana fiera 4. Freme e aspetta che di novo vd del pian sulla tastiera. il cuculo esca dal covo.

Passa un'ora... Ecco il ‘“cucù,,..« N La meccanica è in frammenti... una folgore Fufù. ride Tom e scopre i denti..

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si Per Pg ago ra. -

’ LP mi

pet 89

b) (1

Ve di Pia.

- *

dr

(

Aeroplani in foglio di leggero cn i toncino bristol, quul-

i che pezzetto di carto- ne abbastanza grosso,

un po’ «di gomma 0 di

le semplicissime ma-

terie prime con cui si può fabbricare in po-

chi minuti um aeroplano, Un piccolo nero- piano meraviglioso che se costruito e bi- lanciato accuratamente, riprodurrà con assoluta fedeltà, per breve tratto, il gra- zioso movimento di un Wright, di un Voisin 0 di un Bleriot cne volassero en plamant, cioè librandosi e scivolando nel Javia senza motore. Nuturalmente il volo del nostro nero

plano di cartoncino è breve, appunto per- chè non ha il motore che dà d'impulso ale grandi macchine volanti, nè quel fascio di elastici che ritorto fa trbinanre l'elica degli ueroplani-zioetttolo certo a

di

colla di pesce ecco |

CORRIERE DEI PICCOLI

cartoncino

i l'aeropluno seilzn scosso e senza sforzo, in maniera che sclvoli naturalmente. Se la curvatura delle due ali è stata copiata fedelmente dal disegno e se il conirappe so di cartone è stato collocato bene in modo da equilibrare la minuscola mnc- china, laeroplano dopo essere sceso vor- so il pavimento, balzerà «lun tratto in- nanzi e volerà orizzontalmente come se fosse spinto da un nuovo impnlso.

Il n. 1 è un aeroplano più complicato. Mentre il n. 3 può chiamarsi un « mono plano » il n, Iè un «biplano » 0 macchi- un volante con due supertici che lo so-

| stengono, Quando l’avrete ritagliato e fat- te le opportune pieghe l’avrete incollato nei punti indicati così da riprodurre il modello, appiecicate nell'interno del pia-

n0 anieriore e sulla superficie inferiore il solito contrappeso in cartone — basterà lin pezzetto rettangolare lungo 13 milli

motri e largo 6 millimetri e mezzo, E il

| vostro biplano sarà pronto a volare. Lan-

metin Li iis n:

i i frml

“" =PIANO PRINCIPALE ®

Modelli d’aeroplan .

Voi noti. Ma se vui lo terrete sufficiente- menie alto da terra e con un po’ di pa- zienza imparerete a lanciarlo, vedrete il vostro aeroplano di cartopcino attra- versare una stanza abbassandosi e innal- zandosi con graziose ondulazioni.

lì meno elaborato dei tre modelli ripro- «lotto dalle nostre figure è il n. 3. Traccia- te prima il semplicissimo disegno sul car toncino indicando anche de linee pun- togginte che serviranno ad indicarvi lc pieghe da farsi. Ripiegate all'insù le due estremità del piano principale, come in- diva il disegno; incollate sul piano ante- riore dl contrappeso di cartone che deve avere «quasi le dimensioni del piano stes- so; e finalmente curvate leggermente le due ali del piano principale, come è in- dicato sul disegno. E ora si tratta di lanciarlo. Bisogna

prendere il piano principale fra il pollice e l'indice, e tenerlo inclinato in basso, «ol piano anteriore davanti, a un angalo di 45 gradi. Quindi si lascia scivolare

ca —_— == = ——-: _ —ea—= =" = =—7—T__—_—-

DUE LIRE CHE DIVENTANO SETTE rendete un piatto, un bicchiere, un po' d'acqua e un fiammifero. Collocato una moneta da due li- re in mezzo al piatto, dopo aver versato in questo tanta acqua

é che copra la moneta. Prendete quindi un bicchiere col fondo concavo cd arro- tato (cio: col fondo ben levigaîo e lucido) è» teneulolo volto coll'apertura in basso. ri.

4 tiatelo come è sinto detto pal ?° n. 3, tenendolo col police è 5 = IThulice al centro del pimmo 4 principale o magziore, Se pio 2

È

137

Piano Anteriore .

< tanti

ghercie il doppio piano o cellula anteriore all'insù, l'aeroplano sci volerà più a Jungo e più lenta- Inente tenendovi a una maggio. re altezza. Se lo pioglherete “l- l'insù scivolerà molto più rapi-

damente, mn atterrerà subito.

Tl modello n. 2 è specialmonie sensi- bile ad ogni movimento del piano anto- riore e la curva della superficie inferiore delpiano priucipale dà ad esso una gran-

de stabilità: non importa che sia lanciato a questo 0 a quell'angolo d'inclinazione

Esso riacquista immediatamonte Tequili- bmo mentre scivola graziosamente al suolo.

Gili esperimenti bisogna farli in una ca- mera abbastanza ampia; linteresse del

giuoco che richiede destrezza, pazienza, precisione e molta pratica può essere au- mentato organizzando delle gare fra ami. ci. Vince naturalmente chi riesce a far compiere il volo migliure al suo nero plano, cioè chi lv fu cadere più lontano

Ecco una buona occupazione per l'in- verno: i giovedì d'aviazione in casa. Mantenete le proporzioni dei modelli

serventlowi di un doppio decimetro con ln divisione in millimetri e mezzi milli- metri. 7

scaldatelo col finmmifero. Appena l’aria conte. nuta nel bicchiero è calda (e ve no accorge reto porchè il bicchiere comincia ad appannar- si) voi lo ponete sopra la moneta collocata nel piatto. L'acqua si innalzerà quasi subito nel bicchiere per la dilatazione dell'aria determi. nata dal riscaldamento. Guardando la super. ficie del liquido, vedrete allora, per effetto della rifrazione, la vostra moneta da due lire e sotto di questa, nitidissima, un'altra grossa moneta d'argento identica ugli scudi che gua- dacnate alla Patetra

n RARE A iii — "2 (1 - et, è _————mPm—_o_it,; —:

LE SCOLTE DEL MARE

mal sienra via tra due pnesi lontani. pure è la più aperta, perchè in intti

i luoghi dela costa è favorito l'approdo Pericoli e rischi circondano ancora il mimninaio, ima l'uomo ha potuto grande mente ecomnarti.

Per la sicurezza della navigazione, si accendono ull'imbrisnivo in prossimita dei porti i fari, cho certo in tempo anti vlissimo dovevano essere in nso, se due

di essi troviamo annoverati fra le sette meraviziio del mondo. sorgono numero- si per tutte le coste, su piechi deserti, an- Che in mezzo alle soliindivi fell'occanno, e sono disseinimati così opportunamente che il navigatore ne scorge uno, appenzi l'altro si confonde nel buio, Da lontani quei fari paiono ruderi di torre, rovino flimenticate ni confini della terra, ed essi Invece sono posti a vigilare tntti i passi ftifficili, sono animonitori delle perfidie

{el mauro, come tanti esploratori nelle nebbie

Dei molti fari ehe sorgono su tutte le spiagge d'Europa, ricorderemo quello di Gordonan (alto 64 metri) alla foce delli (aronna in Francia; quello di Eddysto-

Me che sorge imponente sopra un brullo

e gigantesco scoglio all'ingresso del por- to di Plimouth in Inghilterra. Attorno a questo scoglio, che «lista sette chilometri dalla terra, infuria terribilmente ii mare,

e non di rulo avviene che per iungo tem- po non si possa effettuare il turno di ri- cambio del guardiano

\liro famoso cd importante faro è quel. lo di Rotersand ne, mare del Nord; ben- chè molto lontano dalla costa, non fon- dasi sopra gli scogli, nia ha, con macigno e ferro, salde radici, per così dire, nolie profondità del mare. Anche l'Italia ha i suoi fari che nume

rosi, circa 258, sorgono Jungo le coste, I principali sono quelli di Ancona, di Livorno, di Viareggio, ma il più singo- lare è la famosa Lanterna di Genova che da lontano appare di giorno come un tenue filo bianco. snella, essa raggiunge «altezza di circa 118 metri sul livello del maro. TI fanale getta ogni minnto un ba-

gliore intensissimo che può essere scor:

n 30 miglia di disunza. La nave che lo nvverte s'avanza senza nleun timore, tlopo aleuni segnali, entra sieuramenta in porto.

Quante navi, quante vite umane, furo- no risparmiate dai fari! Essi immobili quando infuria vrribilmente la tempesta, impassibili alle enrezze del mare in bur- rasca, proietta. no i loro splen- dorì sulle furic

dell'onde, fra le dense nebbie, e allontanano le navi dagli ag guati dalle sco- eliere, avverten do il nocchie- ro d'un sicu- ro rifugio non lontano.

I mare, che da molti si reputa troppo

Sono

Il foro della Vieitle a Gorle- bela,

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LE AVVENTURE CORRIERE DEI PICCOLÌ

DI UNO SCHIACCIANOCI (Continuazione vedi n. s0)

CAPITOLO NI.

La noce Cracatuc. Quindo ssi riportassero la noce Craca-

tue, che doveva rendere alla principessa Pirlipata la sua primicra bellezza, riceve- rehbero : l'astrologo una pensione vitali. zia di mille dollari e un cannochiale d'o- nore, e il meccanico una spada d'onore di diamanti, l'ordine del Ragno d'Oro, che eri il più grande ordine dello Stato, e un soprabito nuovo. Commosso di tanta magnanimità, che

diminuiva della metà le difficoltà del suo compito, Cristiano Elia Drosselmaver dic- de ln sua parola che troverebbe la neces Cracatuc, o tornerebbe, come un nuovo At- tilio Regolo, a rimettersi nelle miami del re,

La stessa sera il meccanico e l'astrologo abb indonarono la capitale del regno per cominciare le loro ricerche.

tal

Erano già quattordici amni e cinque me- si che l'astrologo è il meccanico viaggia- vano, senza aver trovato indizio di quel che cercavano. Avevano visitato, prima l'Europa, poi l'America, poi Africa © poi l'Asia. Avevano anche scoperta una quin- Gi parte del mondo che i sapienti hanno | poi chiamata Australia. Ma in tutte queste peregrinazioni, per quante ne avessero ve- dute di noci, di differenti forme e di dif. ferenti grandezze, non avevano incontrata la noce Cracatue. .\vevano intanto in uni | speranza, ohimè ! vama, pas- sato degli anni alla corte del re dei Datteri e del principe delle Mandorle; avevano con- sultito inutilmente la celebre accademia delle Scimmie verdi, e In celebre so- cietà naturalisti. ci degli Scoiat- tuli; poi, infine, crono giunti n cadere esausti di forze, sull orlo della gran fore. sta che chiude

e

i 9 sd (74

« E ano già passati quaitordici anni che v'astrologo è il meccanico viaggiavano per il mondo...»

le balze dei monti Imalaia, ripetendosi sconfortati che non avevano più che cen- toventidue giorni, per trovare ciò che avo- vano invano cercato per quattordici anni € cinque mesi.

Se vi raccontissi le avventure miracolose che capitarono ai due viaggiatori durante questa lunga peregrinazione, ne avrei al. meno per un mese a riunirvi tutte le sere, ciò che finirebbe certamente coll'annoiarvi.

Vi dirò solo che Cristiano Elia Dros- selmaver, che era il più accanito nella ricerca della noce famosa, poichè dalla

famosa noce dipendeva Li sun testa, es- sendosi dato a maggiori fatiche ed esposto n maggiori rischi del suo compagno, ave- va perduto tutti i capelli, per un colpo di sole, c l'occhio destro pur un colpo di frec- cia tiratogli da un capo carnibo. TI sopra- bito giallo che non cra più nuovo allor- chè egli era partito dalla Germania, se ne andava letteralmente in brandelli. Il suo stato, dunque, era assolutamente deplo- revole, è intanto tale è l'attaccamento del. l'uomo silla vita che benchi mal ridotto da gli anni e dalle traversie. sopportati, vedeva con terrore sempre cresvente, il momento d'andare i mettersi tra le mani del re.

Ma il meccanico era galantuemo e non aveva da mercanteggiare con una promessa solenne come la suit. Risolse dunque, a qualunque costo, di rimettersi in viaggio il giorno dopo per la Germania. Infatti non aveva tempo da perdere : a quattordici anni e cinque me f si erano trascorsi, « i due viag- 3 giatori non avevano che 122 | giorni, come ab- ] biamo detto, per tornare alla capi. f tale del padre del- i la principessa Dir, lipata. fi? Cristiano

Elia Dros. selmavyer

partecipò al suo amico astrologo lu generosa risoluzione e tutt'e due de- cisero di partire la mattina appresso.

Infatti il giorno dopo, appena l'alba, i due viaggiatori si misero in via dirigendosi a Bagdad; da Bagdad giunsero ad AMes- sandria, da Alessandria s'imbarcarono per Venezia; poi da Venezia giunsero nel ‘Trentino; dal Trentino nel Tirolo, d'onde ridiscesero nel regno del piulre di Pirli- pata, sperando in fondo al cuore che que- sto re fosse morto o almeno fosse rim- bambito.

Ma, ohimè! nulla di tutto ciò, Giunti nella capitale, il disgraziato meccanico apprese che il degno sovrano, non solo non aveva perduto nessuna delle sue ficoltà intellettuali, ma che stava meglio che mai. Non vi cra modo, dunque, per Drossel- mayer — a meno che la principessa P'ir- lipata non fosse guarita da sola della stia bruttezza, ciò che non era possibile, o ene il cuore del re non si fosse atdolcito, ciò che non cera probabile —, di sfuggire alla

= 2

11

sorte che lo minacciava. Non si presentà meno arditamente alla porta del palazzo, perchè era incoraggiato dall'idea di com. piere un atto ernico, e domandò di parlare al re,

Il ro, che era un principe molto accessi- bile è che riceveva tutti quelli che avevano da dirgli qualche cosa, ordinò al suo gran- de introduttore, «di comdurgli i due stra- nieri, Vedendo tornare a lui i due vin giatori, il re provò un sentimento di gioia ; perchè era persuaso che non sarebbero ti r- nati se non avessero trovata la noce Cri catuz; ma fu subito deluso e il meccanico gettandosi ni suoi piedi gli confessò che

nonostante Ie più serupolosecle più ussidue ricerche, tantolui che il suo amico l'astrolago

tormavino a mani vuote, HI re, che, come abbi

mo detto, benchè di tem- peritmento collerico, save

va, in fondo, un carattore eccellente, fu commosso di questa puntualità di Cristiano Elia Drosselmaver nel mantenere Lu parola data, e gli commutò la pena di morte, a cui lo aveva condannato, in prigione perp tua. In quanto all'astrologo, si conti.mò di esiliarlo.

Ma siccome restavano ancora tre giorni per i quattordici anni e nove mesi di tem- po accordatigli dal re, mastro Drossel ; mayer, che sentiva nel più alto grado Va N mor di patria, domandò al re il permes- I so di profittare di questi tre giorni per n rivedere ancora una volia Norimberga. ì

Questa domanda sembrò giusta al re, = Vesnudì senza restrizione. Mastro Drosselmaver, che non aveva che

tre giorni per sè, risolse di non perdere 4 tempo, e avendo trovato fortunatamente posto nella diligenza, parti. immediati mente.

Ora, siccome l'astrologo era esiliato, e gli era indifferente andare a Norimbergi o iltrove, decise di partire col meccanica,

Il giorno dopo, verso le dieci del mat: tino, erano a Norimberga. Siccome i ite stro Droskelmayer non restava altro pit rente che Cristoforo Zaccaria Drosselmi- 9 yer, suo fratello, che era uno dei primi n Pa pani di giocattoli di Norimberga, andò n lui. e da : cc NRE va Uristoforo Zaccaria provò un | gioia

nel rivedere il povero Cristinno, &-

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CORRIERE DEI PICCOLI

-- DIA, AT

n ‘a

va morto. In principio, a cagione della sua testa cal- va e della benda all'occhio, non potè e non volle rico noscerlo; ma il meccanico

- gli mostrò il suo famoso soprabito giallo, che mal ridotto com'era, aveva an- vora conservato in certi punti qualche traccia del suo primitivo colore, € 1 confermare questa prima prova gli citò tante circo- stanze segrete che non po tevano essere conosciute che da Zaccaria ; finalmente questi si dovè arrendere all'evidenza.

Allora gli domandò pei

Ché

az

quale motivo si era allentanato per tanto — Si... ripetè il mercante di giocat tempo, dalla sua città nativa e in quale | toli. Sì.... { paese aveva lasciato i suoî capelli, il suo — Perchè? domandò di nuovo ma-

stro Drosselmaver. Ma invece di rispondergli, Cristoforo |

Zaccaria, che, certamente, durante tutte | queste domande e queste risposte tronche | aveva richiamato i suoi ricordî, gettò la parrucca por aria e miso a ballare esclamando :

Fratello, sei salvo! Fratello, non an- | drai in prigione! Fratello, v io commetto uno sbaglio colossale, a Ia noce Cracatuc è in mano min.

E allora, senza dare aleun’altrà spiega | zione al fratello sbalordito, Cristoforo Zac. | carina si slanciò fuori dell’appartamento e | tornò dopo un istante, portando una sca- tola nella quale era una grossa noce do-

occhio e i pezzi del suo soprabito. Cristiano Elia Drosselmayer non aveva

alcun motivo di tacere a suo fratello gli

SI

c-—

' i rata, che presentò al meccanico. Questi, che non osava eredere a tanta fe.

licità, prese csitante la noce, la voltò e |

rivoltò da tutte Je parti, l'esaminò con

l’attenzione che meritava la cosa e dopo un

à Fer ERI . - - q

« La noce Cracatuc doveva esser rotta da un giovane nato con gli stivali...»

lungo esame, dichiarò che era del parere di suo fratello e che sarebbe molto mera vigliato sc quella non fosse veramente la noce Cracatue, E la passò all'astro. logo, domandando il suo parere.

Questi esaminò la noce non meno attentamente di mastro Drossclmaver,

| e, scotendo la testa, rispose : — Sarei del vostro parere, e per

conseguenza di quello di vostro fratel- « Il re ordinò al grande cerimoniere di condurgli i due

PETRA . ‘ strazianti...» lo, se la noce non fosse dorata; ma io i avvenimenti che gli erano capitati. Comin- | non ho visto nulla negli astri che mi di-

ciò col presentargli il suo compagno di | cesse che il frutto da noi cerento doveva essere rivestito da quest'ornamento. D'al- tra parte, come vostro fratello avrebb. avu- ta Ja noce Cracatuc?

- Ve lo dirò — disse Cristoforo — co- me è capitata nelle mie mani, € il perchè di questa doratura, che v'impedisce di ri- conoscerln.

Li fece sedere tutt'e due, perchè giudi- ziosamente pensava che dopo una corsa di quattordici anni e nove mesi i viaggiatori dovevano essere stanchi, e cominciò così :

- Il giorno stesso in cui il re mandò a cercarti, col pretesto di darti la decorazio- ne, uno straniero arrivò a Norimberga, con un sacco di noci da vendere; ma i mercanti di noci del paese, che volevano

sfortuna, e, dopo questa formalità d'uso, gli raccontò tutte le sue disgrazie dall’a al. la s, e terminò dicendo che non aveva che qualche ora da passare con lui, perchè non avendo potuto trovare la noce Cracatue, il giorno dopo sarebbe stato per sempre pri- gioniero. Durante tutto il racconto del fra- tello, Cristoforo Zaccaria aveva più d’una | volta scosso le dita, girato su un piede, e fatto schioccare la lingua. In altre circo- stanze, il meccanico gli avrebbe certa- mente domandato che cosa significassero tutti questi segni; ma era così preoccu- pato, che non vide nulla e non fu che | quando quegli fece due volte hum! hum! e tre volte oh! oh! oh! che gli domandò

4 Men

che com significassero tutte quelle esela- | conservare il monopolio di questa derrata, mazioni. | lo insultarono, proprio davanti alla porta | — Significa — disse Zaccaria — che | del mio negozio. |

Hi sarebbe bone il diavolo... Ma no... Ma sì... Lo straniero allora, per difendersi più i — Che sarebbe bene il diavolo? — ri- | facilmente, posò per terra il suo sacco di

pei: il meccanico. noci e acciuffò uno degli aggressori, con

an — 1 I è id al po e. | (Lul __ 7

LI

7

grande soddisfazione dei monelli e di alcuni facchi ni presenti. Proprio quel momento un carro

mu

pesante e molto carico passò sul suo sacco di

noci, Vedendo questo inci-

de nie, che fu attribuito

alla giustizia del cielo, i mercanti si ritennero ben vendicati, e lasciarono in

pace lo straniero. Questi ruccolse il suo sacco, ma tutte lc noci erano rotte, ad eccezione di una, che

egli mi presentò sorri- dendo in modo singola. re, invitandomi n com.

perarla per un fiorino nuovo, dicendomi che verrebbe un giorno in cui non sarci stato pentito d'un acquisto a così caro prezzo, come poteva sembrarmi in quel momento, Mi frugai in tisca 0 fui mera. vigliato di trovarvi un fiorino, proprio la somma domandatami da quell'uomo. Mi sembrò una strana coincidenza, così gli detti il mio fiorino, ed egli mi diede la noce, e spari.

Misi in vendita la nece, c, benchè non domandassi che il prezzo che mi cra co- stata, con l'aggiunta di due centesimi, ès- sa restò esposta per sei o sette anni senza che nessuno volesse farne acquisto, E

TA

in-

« Cristoforo Zac-

caria gettò la parrucca in aria e si mise a bal» lare...»

vano la feci dorare. In quel momenio 5

l’astronomo, al qua- iftà le era rimasta la no- *

ce, cacciò un grido di givia. Mentre ma- stro Drosselmaver ascoltava il racconto del fratello, egli aveva con un temperino raschiato delicatamente la doratura della noce, e su un angolo del guscio aveva tro. vato inciso, a caratteri cinesi, la parola Cracatue. D'allora non ebbe più dubbio e l'identità della noce fu riconosciuta.

\Continna), A, Dumas.

RS -_

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CORRIERE DEI PICCOLI

« LA PALESTRA DEI LETTORI »

:- AVVERTENZE | Non si accettano, per questa rubrica, che lavori scritti o disegnati su cartolina postale 0 cartoncino delle | || stesse dimensioni. Si fa nn'eccezione per i biglietti postali; ma i manoscritti e i disegni mandati in busta chiusa | sono sempre cestinati.

Le cartoline o i cartoncini debbono essere nsati da una sola parto e firmati sotto lo scritto. Sc in una cariolina | simandan più lavori, la firma e l'indirizzo dell'autore debbono essere ripetuti sotto ciascun lavoro.

1 lavori pubblicati nella ‘‘ Palestra,, sono compensati agli autori con una cartolina vaglin di Lire Cinque, Le cartoline |

ebolina è una bella bambina di quattro anni. Bianca ceme un fiocco di neve

e biondi come l'oro filato, Però, per quan. to intelligentissima, non può ancora cono- sceere a fondo il vero significato delle pa- role. Un giorno le sue sorelline maggiori

pensarono di improvvisare uni comme. diola |

- To farò da padre chisso |

In maggiore con grande im porianza.

lo farò da

mamme eschkunò Ja se- | condi con sce-

rietà.

— Anchs alla rostra cià, coro — lo farò da mic, bisognasapersi fare un nome... figlia dis Guarda me: a scuola tutti mi co- ridendo da | noscono per la grand: quantità di terza. | rcapaccioni... È io? |

— Che dai? RN domandò — Be- — No: che piglio... x bolina, facendo

colli boecuccia una di quelle smorfiette abituali nei bambini quando vogliono ino- strare il loro cattivo umore,

Vu farai da servetta — risposero in coro le soreHine,

— No, no, no, - bitttendo i piedi -

vit. No, no, no! E si mise a piangere diroitamenie. — Aspettate disse allora ln terza

sorellina," facendo coi suoi bellissimi 0c- chioni neri, un segno d'intelligenza. alle

protestò la piccolina, | : non voglio fare la ser-

sorelle maggiori. — Contenterò io Be bolina, Vedrete, E' vera, tesoretto, che vuoi saperlo da me, che parte devi reci-

(ire?

Bebolina ascoltava cogli occhioni spa- | luncati. |

— Tu farai nientemeno che la... fan- tesca !

— SÌ, sì, la fantesca — esclamò la pic cina, e saltellando dalla gioia si buttò nel le braccia della terza sorellina, sfidando collo sguardo, le sorelle maggiori.

Buon cuor: del pic olo Stecchinelli.

— Ei, brawv'uomo, vedo che il pes) è grande è t'affa» tichi; vuoi che .i dia io una mano?

debbono avere questo preciso indirizzo:

Palestra, Casella Postale 913, Milano |

ll mondo delle bestie.

Il verme (nella mel: che Totò addenta): — Miseri» cordia, aiuto! aluto! i briganti ussalgono la casa! Sor- corsa l,,

a signora Maria, con orgoglio : — Guar- da, marito mio, come il nostro bimbo |

capisce d'essere figlio d'un poeta. Egli de- sidera un tuo ricciolo... Mimmo: — Si, papà, mi servirebbe um-

to bone, per fare una nuova coda al ca- villino che s'è strappata ieri....

PIT

Ss rosco, son banco,

Son d'oguiì colore;

Son tosci, son vispi

Gli amici piccini

Che ascoltan felivi,

Ridcmlo

Chi sono, Lettore?

il mio «lire.

Via, dimmelo tn! (1)

TDI papà dopo pranzo ha l'abitudine di fu- mare, leri sera, cercando nel porti-si-

garette, lo trovò vuoto. Allora il mio fra- tellino Gigetto disse :

Te le vado a comperare io, papà, le sigarcite. Mi dài i soldi?

E il papà glieli diede, per la curiosità di vedere che cosa avrebbe saputo fare, per- chè Gigetto non «ra mai andato a com- prar niente. Da Na un po' il bimbo torna tutto con-

fuso e quasi piangendo. — Che hai, Gigetto? Le sigarette? — Non ce l'ha! — Chi è che non ce l'ha? Dove sci an-

dato a comperarle? — Oh bella! — dice lui

dal fumista! sono andato

_ .

I! maestro, dopo avere piurlato per cir ca un'ora sulla spedizione dei Mille a

Marsala, s’accorge che un alunno sta schiacciando un sonnellino sul haneo — Ehi, Svogliatelli ! grida dando un

pugno sul tavolo -—- datemi un cenno di quanto ho spie gato ori.

L.'interpella to si scuote, balza in piedi, gira intorno gi} ecchi ancora assonnati, e re.

sta ll su duc piedi senza pa rola.

_ Non spondete? Su via, ditemi nl meno, che cosa fece Garibaldi in Sicilia nel 1860?

Sveglintelli ha un momento di esitazione, poi, esclama:

Sbarcà il Marsalit coi mille è, , R lo bevve!... furibondo il

maestro,

ri

— Come! Ti sej falto becciare ancora ?

— Già!... Ma è il maestro che ce l'ha con me !... Sicuro! Perch lui mi ha domandato: Che forma ha il governo d'Italia ? Ed io: La forma di uno stivale *... E lui m'ha Bocciato lo stesso!

cono aria di trionfa,

se urla

El inaestro chiama Vincenzo Segasni, che ha Una bella testa larga è

come una focaccia, Segasini, quanto fanno tre più quat-

vchiaccsata

tro?

— Tre, ec una di più. — Non capisci: tu hai moci : con

quelle ne metti altre quatiro, quante na mnvraio

- Quattro sono tre e una di più. Non hai ancora capito. Guardi : iu

giochi coi tuoi due cugini: siete in tre; poi chiami a giocare altri quattro tuoi compagni. Quanti sarcie tutti insieme?

— Signor maestro, la mia mamma non vuole ranti ragazzi, perchè disiurbano.

Il maestro si rassegna; Segasini torna contento al suo posto.

ire

Il maestro; — Hai nulla da dire per difenderti pri» ma che ti dia un castigo? É

Lo scolaro : — No, signor tro, ho solo da dirle ch: io mi contento di pcco, .

ie

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e

i

Lea a_n

Chi trova la soluzione?

lepri, hanno, fra tutte. tre orecchie. Studiare il modo di dare ad ognuna le

ì due orecchie, è nn giocheuo grazio costa solo L. 0,50, Lo conoscete?

E le signore Betty e Fanny che hanno ingo ubito a coda, le avete mai vi

misnrate le code dei loro vestiti

o le salsicce infilate sulle loro forchette, vi convincerete che sono lunghe eguali: sppure vi potcte prender gioco di tutti

\ustrt amici facendo dir loro qual'è la voda 6 ln salsiccia più lunga e dimo- strund che invece è proprio l'opposto.

8. 030. Altro bellissimo giochetto, e nuovo que

sto: è una testa di metallo compietamente calva: stropicciandola con un anello ma ico vedrete spuntarie capelli, barba e baffi ehe cresceranno molte e molte vol- te lino n 10 e più centunetri. L. 2,25.

E il gioco dei bastoncini? è davvero di- Vellente per ragazzi e grandi, Si rovescia l'intera scatoletta sul tavolo, almmontic- eluardone il contenuto. Poi con un un- vino si cerca prendere un bastoncino (e possibilmente di quelli figurati, che han- Ho un numero più alto) senza muovere Inencmamente il mucchictto. Se si muo ve, bisogna lasciarvi la preda, Chi noi arriva al numero più alto, guadagna. Prezzo lire 1,25 e lire 4,50. Questi ed altri giochi, giocattoli, scherzi, si trovano nel | cuinlogo ricchissimo che la Ditta Barelli, «orso Venezia, 15, manda gratis a chi lo Cieue.

Il brodo ideale.

Il dado è gettato... e la minestra è pronta. Ecco trovato anche il modo di preparare il brodo senza ricorrere al Initizo, v ai soliti estratti di carne: ecco Iro\ialo il modo di ammattire nn brodo completo, saporito, ideale, con grande economia di tempo e di danaro. Voglia-

» parlare del Brodo Mnegi. in dadi

Fornitori IV 3 CA REGINA MADRE

Estesissimo repertorio delle Opere

| Volete fare una zuppa in pochi minuti? | Prendete un Dado Magri, scioglietelo in

lin miatto di acqua bollente e motteteci quattro fette di pane Risparmierete il manzo e anche il sale. E non solo la zuppa ma anche le minestre: nel Brodo fuggi in Dadi si può cuocere tanto la

pasta come il riso ottenendo un’eccel- | lente minestra, Un dado costa cinque cen- lesimi soltanto e basta per un piatto di minesira. Che volete, o cuochi, o mas

| Sito, di pit econontico e di più fpiecro? Ma guardatevi dalle , contraffazioni. Ogni dado deve portave la marca Croce ielln

Pane e burro! Pane e burro!

Harold Ross 1} trionfatore della gran- de marcia di cento chilometri svoltasi re- centemente in Italia, il vincitore della elassien prova London-Brighton e uno

| flei più forti campioni del podismo mion- diale scrivendo, in una breve anto biografia, del sno regime di vita, fa que- sta affermazione: « Il mio pasto preferi- to si compone di pane e burro». Ill burro infatti è uno degli alimenti più sani e più sostanziosi. E fa bene ai graudi e ai piccoli: indispensabile per ogni cnoca e per ogni mndre, Ma deve

| essere veramente buono e costar poco, Iziene ed economia. A risolvere questo non facile problema ha pensato l'Unione

| Lombarda Cascifici, che ha sede in Mi. lano, via Lamarmora, 14. L'Unione Lom- barda Caseifici dà un burro sano, fresco, puro genuino, a T.. 2,60 al chilo, e alle famiglie fuori di Milano manda due chi- li di burro e due di formaggio Gorgon- zola per sole L. 10. N burro a L. 2,00 al chilo e il formaggio a L. 1,70

Per chi non ha il gas.

La scienza n tutto rimedia, oggi. Le

| medianti €

voluto trovare qualche cosa che lo so- sttitisse e nella comodità e nel calore. Il kas non c'è da per tutto. Nei paesi, in campazia non lo si conosce. Ebbene, per i luoghi dove il gas non esiste è di grande ntilità, è indispensabile lo scal dabagio a spirito « Schmitt ». E' un or digno semplice, facile ad adoperarsi e il suo funzionamento è privo di qualsiasi pe- ricolo. Serve splendidamente anche per i casi di massima urgenza. Con lo scealda- bagno « Sehmitt » in dieci minuti con un litro di spirito daenaturato si prepara un bagzuo caldo a 40 gradi.

Chiedere il listino ata Ditta Attilio Bog- giali, Foro Bonnparte, 17, Milano

Uno splendido regalo di Natale!

E' l'epoca classica, questa, delle fiabe e dei regali. Cera una volta narra nna fiaba — un principe che trascorreva taci- turno e mulinconico le giornate, nel suo torrito palazzo. I suoi occhi erano pieni di tristezza e nulla poteva distrarlo. Il re e in regina chiamarono giullari, com-

huffoni per farlo divertire. Ma invano. Disperati, narrarono un gior- no le loro pene alla fata Merliga: «Q buona fata, salvaci il principino ». La fnta si commosse e creò pel giovane prin- cipe il « Pathefono », E fece il Iiniracolo. Iì principe da quel giorno non s'annoiò più nelle lunghe ore delle fosche serate d'inverno. Ebbe il suo teatro in casa, il suo tempio musicale. Ecco 11 vero re-

galo di Natale: il « Pathefono » con i ci- lindrì a punta di zaffiro, gli unici che

Tendono in Inodo perfetto ln voce uma- na: così il canto, come la parlata, come il riso. Tutti in vin Dante, 18-19, possono acquistare il «Pathefono ». Ve ne so- no di tipi diversi: per chi può spendere molto e per chi vuol PUORMiEO poco. Ma tutti funzionano in modo Meraviglioso. Il «Pathefono » sostituisce il teatro, @

| vale anche più, fra noi. del teatro. Pen- sate: l'America ci ha rapito Caruso. Eb- bene, noi, senza varcar l'Atlantico, senza uscire di casa, tranquillamente assisi in

trovate dell'ingegno umano sono inesau- | una poltrona del nostro salotto, possiamo ribili. Ad esempio: trovato il gas, si è | udire ancora la voce d'oro del è divo

Aida - Otello - Mefistofele - Gioconda - Tosca - Pagliacci - Bohème

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CORRIERE DEI PICCOLI

cola devo dare, bambini, una gran notizia, una bellissima no- tizia, (almeno bellissima per me che Ho voluto adotiarmi per figlietta l'iniziativa delle biblio- techine). La notizia è — su, fan-

tasticate e scommettete — a patto che chi Vine e chi perde versi alla zia Mariù la sconunessa... La gran notizia è che si pia- pre solennemente l'ufficio d'accettazione dei francobolli, presso il Corriere dei Pic coli... Sei contento tu, Piero Grandi, e tu Rina De Maria, e tu Bianca Borgatti e tu Julmila Jahl, e tu, Clara, e tu, Dora Vit- tozzi, e tu Maria Brunorini? Pareva alla Direzione che questa con-

tabilità complicata fosse troppo un gran da fare per me! Ma non lo è punto, figu ratevi, bambini... Tuito quanto riguarda i bambini e le bibliotechine e i libri e i francobolli è un lavoro che quasi nep pur si può chiamar lavoro, tanto io lu compio con gioia e con slanciol... Dunque siamo intesi, bambini; la zia

Mariù è qui di nuovo al suo sportellino, pronta a distribuir multe ai pigretti c tasse ni più facoltosi, a conceder permos- si di caccia alle belve di carta pesta + dispense di matrimonio ai bamboli, a dare per due soldi, buoni consigli sui regali che volete fare a Natale e per altri duc soldi a servirvi da confidente segretissi- ma per quelli che desiderate ricevere! E adesso, poi, che siamo d'inverno, ©

ahimè! in tempo di scuola, credo che mi si presentino due buoni rami d'affari

Sapienti.., forti e sani!

Ci son molti bambini, Il siguor Nin lerlitska, per esempio, e Mario d'Adda. e chi sa, anche quel caro giovanotto Car lo Balzarotti (che a tredici anni fa 1a «uarta ginnasiale!) i quali quando han no un bel voto a seuola si beccano i loro bravo ventino!

flo non ve Io domanmdlo tutto quel ven- tino (voglio lasciar la parte anche dei torcetti e delle bruciate), ma un terzo solo, ben inteso che in una settimana io son sieura che ne prendeie parecchi di 8 fedi 9, e così il sabato io mi troverò un bel mucchietto di francobolli fabbricati colla sapienza dei mici nipotini!...

L'altro ramo d'affari in cul spero d: realizzare di gran profitti (vedete se lè conosco lo stile conimerciate?) è l'olio di fegato di merluzzo. Ah! quello val bene, n chi lo prende, due e magari quattro sol dì il cucchiaio! La zia Mariù quand'era piccola non l'ha mai voluto prendero, perchè era indiavolata, ed è rimasta ma- gra come uno stecchino. Ma la Mimi e lai Carla De Benedetti (le conosci tn, Rina Pincherle, e voi bambine della Scuola Su- periore?), quelle han sempre preso una buona cucchiniata d'olio di fegato ogni mattina (e insieme quattro soMi) e son diventate, come le vedete, le più belle nipotine della zia Mariù. E così faranno tutti i savi e buoni nipotini. Anche tu, Allo, e tu, Menc piccola, nevvero? Una buona ingollata d'olio per guadagnare un

CORRISPONDENZ bel francobollo alle bibliotechine della zia Mariù!

Lo vedete, mumme dei piccoli, non pre- dica inica male, nevvero, la zia Mariù ‘Tuando vuole che i vostri bambini diven- timo — per zelv dei francobolli — sapien- ti e quel che più conta forti e sani?

La storia della zuppa di latte,,.

ùu zia Mariù, sei così al verde, che bilti moneta con tanta premura?

Volete che ve lo dica, bambini, qual'è il bel bilancio della ragioniera zia Mariù? 6? lire di deficit, Ma io non mi spaven- to affatto e trovo che è un "buonissimo bilancio... perchè vuol dire che le biblio- teclvine crescono a vista d'occhio. I va- limi usati continuano a floccare, da Mi- randolina Profumo, da Teresita Meriggi, «dai bambini di quella mamma di Spezia (che si chiaman Balzarotti) oltre i 14 già spediti ne son venuti altri 6, da Liliana e a Sandra Scalero, le mie fedeli ami- chette italo-inglo-germano... 60.

Perfino il legatore è stupefatto. « Ma sn che glie ne arrivano dei libri, signora? » dice ogni volta che lo mando a ehiama- re e ne trova un fagotto. E così, quando non ho avuto più quattrini, in ho conti nuato lo stesso & far legare i libri usati, en comprare quelli ehe occorrono per completare le bibliotechine; pensamdo che i quattrini vengon sempre, quando l’'ini- ziativa è buona, e il legatore e i librai si fidano abbastanza della zia Mariil Quanto al Diavolo zoppo, sentite che

cosa mì ha detto:

— Zia Mariù, la tua storia dei libri nuo- vi, dei libri nsati, dei francobolli e della rilegatura, mi par che somigli molto al- la storia della znppa di latte. Sentite un po’ voi piccoli Gastone teri, Nicodemo Castellino, Augusto Galli, Maria Luisa De Rossi, Marinccin Helline... C'era unn volta un frate che disse di volere una zuppa di Intte. Quando ebbe la scodella piena di latte fino all'orlo, disse: « Qni ci vuo] molto pane» e giù pane. Il nane inzuppoò tutto il latte, e il frate pensò: * Qui ci vuol altro latte »a, e dopo aver aggiunto il latte: « Adesso occorre altro sii », @ così aggiungendo atternativa- inento il Inite è il pane fece una zuppa... che non finiva più. Così tu, zia Mariù, quitinlo hai i libri, cerehi i francobolli; quamdo hai i francobolli, cerchi i Mbri: prima il pane per il latte e poi il latte per il pane... dove si andrà a finire?

Si andrà a finire a 1000 hibliotechine, sv voi mi aimtate, cari passerotti!....

I cuori che si aprono.

apete, bambini, quando voi v'inuma- ginate che suono l’nrpa e ho un ve-

stilu colla coda e son bionda, bianca, gramde come mna fata, anehe il Dinvolo Zoppo ride («se tn avessi preso l'olio di meriuzzo, quand’eri piccola, forse forse iresti potuto diventar una così bella fa ta! »); ma quando mi arrivano «delle let tere come in questi settimana, allori si, bambini, mi sento un po’ fata, di quelle

15

che possono il più bel miracolo: sentir la voce dei cuori che si aprono. Questa lettera è di Dina P. (nna maestrina che, tempo fa, ni'aveva seritto raccontanitoni la vita delle povere bambine di Piteccio (Custagno) e così volonterose, e così chiu- se fuori del mondo, che nun giornalino era per loro una rivelazione; e a quelle bambine io ho mandato una bibliote- china):

« Grazio infinite a nome anche delle bimbo di Castagno per la bibliotechina che in gra zia tua e dei tuoi piccoli esse avranno. Come vorrei rispondere all'invito che tu fai a chi può, ili aiutarti in questa buona opera! Ma sono una za che deve guadagnarsi la vi. ta ed è così difficile, lo sai, zia Marin. Quan. to ammiro la pentile Andreina e quella tua Noemi per l'interesse mostrato ai piccoli!...

E adesso, zia Mariù, vuoi che ti dica per- chè io voglio bene a chi s'interessa ai bamhi- ni? perché io da piccola ho goduto gli atte» di quell'interesse. Dai 6 fino ai 15 anni, io son vissuta in campagna con i mici nonni pa- terui, buoni vecchi che mi amavano tanto, ma alla loro maniera. lo, bambina, non potevo comprenderlo auest'affetto fatto solo di severi. tà e di rimbrotti, como essi non comprendeva- no i bisogni del mio cuore, La mia adolescen. zi trascorreva così tristo senza mai il con. forto di una buona parola c nel mio cer. vello si andavano formando i cattivi pen- sleriì, quando una donna buona si commosse alla mia vita solitaria. mi amò come amara le suo figlie, fm con me prodiga di carezze e di buoni consigli e m'insegnò ad esser bno- na. Quando morirono i miei nonni. io son tornata in famiglia e mon l'ho più rivista che due volte; ma l'ho sempre nel cnore è le voglio bene come a mia madre, e sn) per- chè? Per la tenerezza che mi ha avuta quan d’'ero cosi infelice. I miei Corrierini, dopo let. ti li mando a questa donna per i suoi figli (ne ha ancora dei piccoli). Heco perchè ti amo, zia Mariù, e perchè senza concseérti, tu hai la mia confidenza, perchè in ogni bam- bino al quale dài un po' di givia io mi rivetto è misuro la sua givia con la misma rlell'osperienza. Dina P.»

Si, son proprio queste le lettere che mi dlàn la gioia che alle fate deve dare la lo- ro magion possanza. Mi par sempre che siam così fievoli e

sixadite le mie parole per dir quelo le ho dentro, per confortare e incoraggiare come vorrei, è portar alle anime soli- tarie un po’ di tenerezza perchè non si sentano sole — e quando vedo ì cuori come il tuo, che si aprono, 0 mia genti. le Dina; ed ogni mia parola vivificata da)- lamore che è in voi — quando sento tut- io questo, allora, sì, mi par d'essere una fata. E alla mia gentile Attilia Parisotti, che mi domanda di trovar qualche parola magica da dir per lei, che non sa trovarla, al Ombretta, io dico, e dico u Ombretta e n Dina P. e a Lina F. e a handomini e ad Aurora, e nd Anil Ischnaib, e a Noemi, ea Lea Toma, ad Angela Fossati, a Rosa Verri, a Maria De Senilus, a Emma fian- dlolfi, a Bianca Borgatti, e silvia Posca- relli, che la parola magica, il segreto del- la vita, bambini, quello per cni si dà e si riceve la gioia, è l'amore, il segreto damar gli altri al di fuori di sè.

Arldio, piccoli e grandi della

Zia Mariù.

Mi raecomando che i francobolli — quando mo li mandato — siano nppiecicati al foglio, se no aprendo le lettere c'è pericolo che ca- dano, oppure che si confondano i francobolli

di ine lettere differenti.

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CORRIERE PEI PICCOLI

ALEC FIA ETERNO

i 1948 ELE ALA I. Vuol disfarsi ormai Pierino Divorato dalla bile 2. Nel corti! con gran fracasso

dell'odiato buratlino giù lo scaglia nel cortile. stan battendo un materasso Cadde il pupo sulla lana E tra quella si rintana

t

2 + prep ge .- ra

3. Gia di lana ben pulita Con la lana — oh sfortunato! — 4. Vuol Plerino invan dormire che ci sia dentro al suo letto

vien la fodera riempita. il pupazzo fu insaccato. “ ma non può; ne sa caplre che gli sembra un po' duretto. ©»

, 4 I

5. Si direbbe che c'e un sasso Con le forbici vuo! Piero 6. Ei la fodera ha tagliato, l'aborrito burattino proprio in mezzo al materasso. or risolver quel mistero. ei la lana ha rovesciato: si presenta e fa un inchino.

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c-°1—__——- ——---.

” ——— —————————————

— — T —-

Quella picesla Aurora la quale ha un passe rotto che lo racconta tanto coso di me, mi

domanda «il nomo di una bambinetta pove- ra alla quale inviare ogni settimana il Cor- rierino ». Nperliscilo nd Orsola Ceresero di Igna- zio, Rogliano su Pessinetto Val di Lanzo Piemonte). E° quella balia di eni ho parlato

el n, 37 clteùts'era messa nell'impresa di co- piar + Cuore è per farlo leggero ai suoi bam. bini. No ha civqno, e rutti che sauno leggere e svrivero Itnissimo PF per immaginare eho avvenimento sarà it giornalino in quel pace setto senti cho cosa mi serive Anil Ibenaih U giornalino vhe compero ogni settimana, in lo mando a una nidiata di miei cugipetti, veri passerciti che abitano in un paesino a Tmgo

ti Vicenza, dovo non compare mini néosum

gioruale! Ta sapessi celo festa fanno il ve | neridì quamio ricevono! E lo portano al-

l'asilo e all'elementaro perehò le maestre lo

leggano ai piccoli e poi gira di casa in. casa e lo leggono i habhi o lo mamme, L' bellina vai, la tun torretta. uil, c ognuna la pud aver o-ì, che voglia il bene, Raccontini si possono audare alla Direziono del f'orriere dei Pice-

li, ma i) nou ho nessuna ingerenza nell'ac- cettazione Teodoro Anglani. Ma a che cosa servirebbe

nua tal tessera? Tant'è mandarmi 0,25 è uon acinpare gli altri 0,75, ti pare?

Si chiamano Andrea, Gnicceo (oh cho hel nomino!) e Carlo Balzarotti i ragazzi di quel la mamma di spezia che mi mandò 14 volumi e cho ora con tanta gentilezza mi serivo di- cono che si ocenperàì per far raecogliero nl *ri volmmi tra i compagni ili scuola do’ suoi ragazzi, c la zia Mitriit ilico e grazio, mam. ma alleata» e intanto per incominciare il suo VUa:lo che ha tredici anni e farla quarta gin. uasiale, mi pare molto avanti, questo giovn notto) ai quattordici volumi mamndatimi dal- la sna mamma, no aggiungo altri sei.

= Non posso diro che te li mandiamo senza

CORRIERE DEI PICCOLI 3

dispiacere, ma la mamma dico che una huo- na azione è più meritoria se costa qualeho sacrificio ». JHla ragione la mamma, ma fa molto bene quella zia Carlotta a ricompen-

sar subito il sacrificio con un magnifico In. vio di libri nuovi; e quanto a Gmnicto, la zia Mariît promette che 0 non combina l'affaro coi piccoli ili Meolo manderà a Ini Ul teatrino perchè è verissimo cho voi. sicte i bambini he aveto mandato più libri. Da l.ina 1.. ho ricevuto ue lire di franen.

bolli In «ledicaro » qualche scuoletta. che porti il {uo uomp» Set carina, sai, mia gran de, ima Bon vorresti lasciarmele dedienre a colmare fl mio disavanzo per merito Lo? il rlefivit «la 67 sconderebbe u 63!... Valenza Carotina è una piccola contrilina

ili Moncalieri che vorrebbe fregmentar la quarta classe della scenola festiva. Ma non ha Il vocabolario che la minestra esige, - Dit ni tuoi nipotisi, zia Marin, che una picoola contuutina, ohiede loro atuto: io non preten

ilo ni vocabolnrio vero, appena uno » dolo,

usato, ehe contenga il neces-nrin a, cho si rroverà questo vocabolario?

Ines Parodi, Ma gli indirizzi dei miliardari l'American in non li conoseo, carina. Bisognerebbo» sfondare lo colonno «delta » Pie-

| cola posta» per dar insieme all'elenco dei libri altrettante parole che dicessero la mia gratitodine, Da Any Mirandoliva Profumo, ho

ricevnto sof volnmetti; ila ‘’eresita Meriggi un altro invio di 10 volmnetti 6 due libri; da

Sanilea c Liliana Scalero treita volumetti € trento libri, cioè;

i. Do Gubernatia, Irecontini; 2, Sienorini, F'olero è potere; 3. Rasi, L'albero sti Natale; 4. Gatti, Un mano; 5. l’ersano, Conzeguenzo

di un temporale; 6. Colombi, dddio n'a het ta... 7. Morandi, A° compo ?; B. Raccini, fmor figliale; 9. Colombi, La festa della Via: 10, V. Visconti, Eniyi dii eno!; 11. Ranzan, Nella Scizzera ituliana; 18, GArammatien, Diario per la 1,Z0 5; 14. Morandi, tiocetano è Teresa; 15.

Salgari, AL Polo Nord; 16. Castelli, Cuor d'oro; 17. Jorio, I pifferi dî montagna ; 18. Jorio, 1. r. rîro di M. Boawdrier; 19, Slaverano, Norelle;

salvi, Nuvelle; 21. De Amicis, Cure; 22 Lip-

Nevrvero |

parini, Come le api; 23 Fornari, Storia pa- tria; 24. Bragagnolo, Storia Patria; 25, Gram. matica, Dinrit per lu quinto: 26. Oietti, La stronna di Moeettit; 27. Capuana, La com- media dei oranidi,.. 28. Arietti, Mi bocca in Loren; 29, Arietti, 21 curnoverte; 30. Captiana, Norelle; 31, soli. Comi/ncionto la svita?; 32

Grummeatica, //rîo per la quinta; 33, Moran di, £ duo vrfanelli: 34, Teileschi, Roba ru.

Loti, 35, Panorai, Neina: 36, Baccini, Il co. priccio d'un principino; 37, tientile, Casamic- ciult; 38, Sulvi, Pomonictto; 39. Gatti. Abne- nenazione; 40. V. Visconti, Mm rico al mare;

41. Nalvi, 7.0 cntitro di Pippo;.42, V. Vi- sconti, fn monlagnai 43, Parra, Atti ili cro.

no; 44. Poroito 7 firmi di Norina: 485, Tele schi, /l tub il 46. lava, Tezoruccio: 47. Co.

lombi, Le Lescfieenzo di Gemma, 48. V. spo roni, Storie sli nn meccitino; 49. Cavanna, 21 mnnilo tarmbino:; 50. Cavanna. Z'armua; 51.

Pu icini, 40 muratore; 52, Do Qubemnatis, Nurelline; 53, Tarra, San Mertino: 54, Spe roni, In mozzo al marco; 55. Salguri, Lo agili della et 56, l'urra, Buoni cevmpi; 59. Pa. nerai, ( ri d'oro; 60, It gohbino di Gregorio. Uosì in ho già pronte altre otto hibliote-

chino oitre le dieci già destinate, Dirò nel prossimo nimero n quali scuole sun destinate

queste otto e qa chi sun Jivato e nello stesso tempo le «enole e le dedicho cho hanno avuto lo nitro bibliotceltine di Noonti, di An- dreina, di tina Fano, cli Bianca Borgatti.

Mimì Corti ‘vorrei sentirli anei vostri di- scorsi nell'ora ili rivreazione!). Rina De Ma- rin, Agnese Zali, Lina e Anna Maria, Nana Buonomo ‘va bene il nome così ?), Attilia Par risotti imille grazie per il tno bel musetto hirichino). Rrnno Conelti, Rianca Borgatti, Mino Honfauti, Un aviatore (nde-<o ogui ne gozio di giocattoli vende bellissimi npparcechi di aviazione!) Vi ringrazio tanto tutti delle vastre care hellissimo lettero,

—" +riber e

1) Spiegazione dell'indovinello a pag. 1 ; 3:10 «Con riere dai l'iccoli ».

Tip. del Corriere della Sera. G. Galluzzi, resp,

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