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IMPATTO PSICOLOGICO E COMPORTAMENTALE
SUI BAMBINI DELLE FAMIGLIE IN ITALIA.
La recente pandemia da Covid-19 ha cambiato repentinamente molte quotidianità
della popolazione globale, in particolar modo di quella italiana che, a partire dalla
seconda metà di febbraio (con il riconoscimento del paziente 0 il 21/2 e l’indizione
della prima zona rossa il 23/2), ha vissuto, anche durante la più permissiva Fase 2,
una progressiva condizione di allarme a causa di un virus che ci ha costretti in casa o
al lavoro o (per salute) in ospedale.
L’improrogabile necessità di confinare i cittadini per abbassare il numero di contagi
ha messo alla prova le capacità di adattamento, non solo per la limitazione della
libertà personale e la necessità della riorganizzazione della routine domestica, ma
anche per la quantità di informazioni (talora contrastanti) che sono state divulgate,
rendendo il momento storico particolarmente critico e pervasivo per la nostra vita
sociale ed emotiva. Per molti soggetti con pre-esistenti difficoltà adattive (anche
senza conclamati disturbi medici o relazionali), la condizione di confinamento è
risultata essa stessa un fattore stressogeno, per la perdita di consuetudini, ritmi e
mansioni che mitigavano o compensavano alcuni disagi latenti. A questi fattori si
aggiungono inoltre le problematiche di natura socio-economica.
Si è trattato di una “situazione che <ha impedito> di attingere a delle risorse per
fronteggiare i consueti problemi” come ha scritto la psicoanalista Costanza Jesurum
su una pagina di L’Espresso apparsa nella rete lo scorso 21 aprile. Una situazione che
senza la messa in atto di programmi di tutele e di supporto delle famiglie a casa può
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tutt’ora mettere in pericolo la salute psichica di adulti e bambini come espresso anche
dal COVID-19 International Behavioral Science Working Group dell’Università di
Harvard (task force di esperti del mondo delle scienze comportamentali sotto l’egida
del Prof. Gary King; https://gking.harvard.edu/covid-italy) che nel marzo scorso, ha
indagato con questionari un campione di 3453 individui.
Per quanto riguarda la popolazione pediatrica sembra che i bambini siano meno
vulnerabili agli effetti sistemici del virus, nonostante sia i dati divulgati dall’American
Academy of Pediatrics (AAP) che la stessa esperienza del nostro Istituto “G. Gaslini”
suggeriscano un aumento di patologie sistemiche autoinfiammatorie (quali la
sindrome di Kawasaki nei bambini più piccoli).
Tuttavia, anche in considerazione delle persistenti regolamentazioni di chiusura di
asili e scuole e di altri tipi di servizi sociali, il benessere dei più piccoli appare
assediato allo stesso modo degli adulti per ciò che concerne la qualità di vita e
l’equilibrio emotivo, a prescindere dallo stato psico-sociale di partenza, per effetto
diretto del confinamento stesso e per il riflesso delle condizioni familiari contingenti
(assenza o perdita dei nonni, genitori disoccupati o senza lavoro, scarsa
socializzazione, etc..). Infatti, i bambini respirano e hanno respirato come non mai
l’aria di casa in questo periodo, con tutti i possibili aspetti positivi e negativi legati
alla situazione familiare.
Sin dalle prime fasi della pandemia l’Istituto Giannina Gaslini ha attuato un
programma di monitoraggio e di intervento dedicato al supporto della popolazione
pediatrica e delle loro famiglie, anche con l’obiettivo di individuare precocemente
possibili situazioni di criticità in ambito psichico comportamentale.
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In quest’ottica, oltre ad alcune misure di sostegno (colloqui e video colloqui per per
via telematica) è stata avviata una indagine per monitorare l’impatto della pandemia
Covid19/Sars2 sullo stato psicologico di bambini e famiglie nella popolazione, con
particolare attenzione alle famiglie con bambini portatori di malattia cronica.
Il sondaggio è stato svolto a circa tre settimane di distanza dal “lockdown”, mediante
piattaforma Google Form, in forma anonima. Il questionario ha riscosso subito
interesse da parte della popolazione: in due settimane hanno aderito 6800 soggetti da
tutta Italia, di cui 3245 hanno dichiarato figli (< 18aa) a carico.
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In Figura 1 è rappresentata la distribuzione del campione che mostra una copertura
delle varie regioni Italiane, con una maggior partecipazione da parte delle regioni del
nord e alta Toscana.
Figura 1 a Legenda: Distribuzione del campione rispetto alle province (i cerchi sfere rappresentano il numero di soggeti)
Figura 1 b Legenda: Stessi dati della Figura 1a espressi con scala di colore (valori più alti verso il giallo)
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Il 64.7% delle persone che hanno compilato il campione è di sesso femminile, con un
età media che si colloca nella fascia dei 40-45 anni.
Dall’analisi dei dati relativi alle famiglie con figli minori di 18 aa a carico (3251
questionari) è emerso che nel 65% e nel 71% dei bambini con età rispettivamente
minore o maggiore di 6 anni sono insorte problematiche comportamentali e sintomi di
regressione. Per quel che riguarda i bambini al di sotto dei sei anni (Figura 2) i
disturbi più frequenti sono stati l’aumento dell’irritabilità, disturbi del sonno e disturbi
d’ansia (inquietudine, ansia da separazione).
Figura 2
Nei bambini e adolescenti (età 6-18 anni) i disturbi più frequenti hanno interessato la
“componente somatica” (disturbi d’ansia e somatoformi come la sensazione di
mancanza d’aria) e i disturbi del sonno (difficoltà di addormentamento, difficoltà di
riveglio per iniziare le lezioni per via telematica a casa). In particolare, in questa
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popolazione è stata osservata una significativa alterazione del ritmo del sonno con
tendenza al ”ritardo di fase” (adolescenti che vanno a letto molto più tardi e non
riescono a svegliarsi al mattino), come in una sorta di “jet lag” domestico. In questa
popolazione di più grandi è stata inoltre riscontrata una aumentata instabilità emotiva
con irritabilità e cambiamenti del tono dell’umore (Figura 3).
Figura 3
Il livello di gravità dei comportamenti disfunzionali dei bambini/ragazzi correlava in
maniera statisticamente significativa con il grado di malessere circostanziale dei
genitori. All’aumentare di sintomi o comportamenti suggestivi di stress conseguenti
alla condizione “Covid” nei genitori (disturbi d’ansia, dell’umore, disturbi del sonno,
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consumo di farmaci ansiolitici e ipnotici), i dati hanno mostrato un aumento dei
disturbi comportamentali e della sfera emotiva nei bambini e negli adolescenti,
indipendentemente dalla pregressa presenza di disturbi della sfera psichica nei
genitori. D’altra parte i disturbi della sfera emozionale dei genitori conseguenti alla
“condizione Covid” sono risultati essere significativamente accentuati nel caso di
pregresse problematiche di natura psichica (Figura 4).
Figura 4: correlazione dei disturbi psichici pregressi con disturbi psichici in
condizione Covid
Inoltre il malessere psichico dei genitori legato alla “condizione Covid” è risultato
significativamente più frequente e intenso nella famiglie al cui interno erano presenti
sia persone anziane che bambini (Figura 5).
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Figura 5 Stress legato alla condizione Covid in famiglie con o senza figli e in
famiglie con o senza anziani
In conclusione questi dati preliminari sottolineano come la situazione di confinamento
abbia determinato una condizione di stress notevolmente diffusa con ripercussioni
significative a livello non solo della salute fisica ma anche di quella emozionale-
psichica dei genitori e dei bambini. Aver messo in atto dei percorsi di supporto
psicologico e neuropsichiatrico alle famiglie e ai bambini, come è stato fatto dal
nostro Istituto, non solo ha fornito un aiuto nella fase acuta ma potrebbe ridurre i
rischi di sintomalogie post-traumatiche perduranti nel tempo.
Come espresso dal gruppo dell’University College of London in collaborazione con il
National Institute for Health (NIH), oltre alla necessità di misure di controllo del
rischio di contaminazione è necessario mettere in atto procedure di tutela del
benessere mentale sia delle popolazioni fragili che degli altri.
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Sara Uccella (specialista in NPI, dottorato in pediatria-neonatologia DINOGMI, “IRCCS G. Gaslini”)
Fabrizio De Carli (consulente statistico, CNR, Genova)
Lino Nobili (Professore Associato NPI, DINOGMI, IRCCS G. Gaslini)
e il Team della NPI, della Psicologia, dell’Unità di Crisi, dell'ufficio Informazioni e Relazioni con il
Pubblico del Gaslini: Cristina Venturino, Maria d’Apruzzo, Elisa De Grandis, Sonia Di Porfirio, Paola
Cimellaro, Serena Rebora, Gianlorenzo Pisseri, Miriam Fiore, Kristina Consulich