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1 SUL CONSUMO ALIMENTARE Realizzato nell’ambito del progetto CONSUMA CONSAPEVOLE & RESPONSABILE, finanziato dal Ministero dello sviluppo economico (DM 7 febbraio 2018)

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SULCONSUMO ALIMENTARE

Realizzato nell’ambito del progetto CONSUMA CONSAPEVOLE & RESPONSABILE,

�nanziato dal Ministero dello sviluppo economico (DM 7 febbraio 2018)

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«Conserva e tratta il cibo come se fosse il tuo corpo, ricordando che nel tempo il cibo sarà il tuo corpo»

B.W. Richardson

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1. Dati sul consumo alimentare 1.1. Programma nazionale di Prevenzione dei Rifiuti 1.2. Il consumatore e “le etichette”

2. Lo spreco alimentare 2.1 Il Food sharing 2.2. Il Food sharing in Italia 2.3. La Legge del giugno 2003 n. 155, c.d. Legge del Buon Samaritano2.4. Kfc: Progetto Harvest contro lo spreco alimentare

3. Percorsi di miglioramento 4. Consigli per i consumatori

4.1. Legge 19 agosto 2016 n. 166 – Disposizioni concernenti la donazione e la distribuzione di prodotti alimentari e farmaceutici a fini di solidarietà sociale e per la limitazione degli sprechi .4.1.1. Campagna Europea di sensibilizzazione “Spreco Zero” di Last Minute Market 4.1.2. Il Progetto SPAIC .4.2 Spreco alimentare e disturbi della salute

Pag 4

Pag 9

Pag 18 Pag 21

Pag 26 “GUIDA PER IL “NON SPRECO ED IL RECUPERO DEL CIBO”

INDICE

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Lo scenario mondiale in tema di alimentazione umana fornisce purtroppo un quadro negativo dello stato dell’alimentazione nel mondo. Emerge un evidente divario nella popolazione tra chi non ha cibo sufficiente per il proprio sostentamento e situazioni di eccesso e conseguente spreco di cibo e di risorse. Uno scenario ancor più preoccupante se si pensa come un terzo del cibo prodotto sul pianeta viene sprecato senza neanche arrivare a tavola: con il cibo che finisce tra i rifiuti, si potrebbero sfamare 200 milioni di persone. Si tratta del cosiddetto “spreco alimentare”, ossia quella parte di cibo che viene acquistata ma non consumata e che,

quindi, finisce nella spazzatura.Ebbene, in un mondo in cui si parla di incrementare la produzione alimentare del 60-70% per nutrire una popolazione destinata a crescere sempre di più, uno dei paradossi più preoccupanti è costituito proprio dallo spreco del cibo

prodotto a livello globale.Recenti stime indicano come in un anno va perduto circa il 30% del cibo prodotto per uso umano. Tale perdita, oltre che per un mancato consumo, può verificarsi per svariate cause, e ciò può accadere sia durante la produzione agricola e la successiva lavorazione e sia durante la conservazione e la vendita. Secondo la FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura), in tutto il mondo vengono prodotte 3,9 Miliardi di tonnellate di cibo di cui 1,3 miliardi di tonnellate sprecate ogni anno, ossia 4 volte la quantità di cibo necessaria a sfamare 795 milioni di persone denutrite nel mondo.

1. DATI SUL CONSUMO ALIMENTARE

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Uno spreco inaccettabile soprattutto se si considera che nel mondo milioni di persone soffrono la fame e che tutto il cibo sprecato basterebbe a sfamare circa 2 miliardi di persone al mondo.

In Europa si sprecano, in media, circa 180 kg di cibo pro-capite all’anno. Il triste primato dello spreco è rappresentato dall’Olanda con 579 Kg pro-capite l’anno mentre il Paese più virtuoso risulta essere la Grecia con i suoi 44Kg pro-capite l’anno. Si precisa inoltre che i mercati hanno – già da diversi anni – puntato a economie di scala e volume, rafforzando i modelli “specializzati, industrializzati e finanziarizzati” che caratterizzano gli attuali sistemi alimentari. Difatti, i beni alimentari rappresentano il settore più importante dell’industria manifatturiera dell’Unione Europea, con una presenza di piccole e medie imprese di oltre il 90%, distribuite soprattutto nel Sud dell’Europa.L’eccessivo consumo di beni alimentari in Europa, peraltro, porta all’emergere di problemi legati alla salute dei cittadini: il 55% della popolazione adulta europea è sovrappeso od obesa, con un coinvolgimento di un bambino ogni quattro, dato che aumenta fino a più di un terzo in alcuni Paesi.Contrariamente, nei Paesi in via di sviluppo, lo spreco alimentare dipende in primis da inadeguate ed insufficienti modalità di preparazione e conservazione del cibo – quasi nullo invece il c.d. spreco domestico -.

... E L’ITALIA?Con i suoi 149 kg pro-capite l’anno, l’Italia si piazza circa a metà strada tra i due esempi citati, complice la crisi economica globale che sembra aver ridotto lo spreco alimentare addirittura del 57% spingendo gli italiani ad approcciare alla spesa in modo più razionale ed oculato.Ma, questi dati sono – purtroppo – da affiancare al problema dell’obesità. Infatti, venticinque milioni di italiani sono in sovrappeso o obesi, tra questi molti sono gli under 18.L’Osservatorio sugli sprechi ha rilevato che tra i prodotti più sprecati a livello domestico in Italia, si trovano i prodotti ortofrutticoli (17%), il pesce (15%), la pasta e il pane (28%), le uova (29%), la carne (30%) e latticini (32%).Tradotto in termini di costi abbiamo una perdita di circa 450

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euro l’anno a famiglia. Secondo il Barilla Center for Food and Nutrition, ogni anno finiscono nella spazzatura dai 10 ai 20 milioni di tonnellate di prodotti alimentari per un valore di circa 37 miliardi di euro.

1.1. PROGRAMMA NAZIONALE DI PREVENZIONE DEI RIFIUTI

Il tema dello spreco alimentare, come abbiamo potuto osservare, è un tema di fortissima valenza a livello nazionale. Da tempo il Ministero dell’Ambiente – ed in particolar modo la Direzione dei rifiuti e l’inquinamento – se ne occupa.Sul punto, si ricorda il Programma Nazionale di Prevenzione dei Rifiuti, adottato dal Ministero con Decreto direttoriale del 7 ottobre 2013.

Ebbene, un tema delicato ed attuale quello sullo spreco alimentare:«Ben 800 milioni di persone non riescono a mangiare e, al contrario, 600 milioni di persone mangiano troppo. A questo si aggiunge la gravità del fatto che il 30% del cibo viene buttato» Sergio Costa, Ministro dell’Ambiente

«In Italia sprechiamo ancora 6,5 miliardi di euro di cibo all’anno. Non possiamo permetterlo, la lotta agli sprechi è una delle nostre priorità» Teresa Bellanova, Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali.

Dunque, non può non emergere come l’attenzione degli italiani contro lo spreco alimentare è in aumento: il  68% dichiara che l’ultimo decennio è stato decisivo per approcciare la gestione del cibo in modo più consapevole; mentre per il 24% l’attenzione è rimasta inalterata. Determinanti, per 1 italiano su 2, i grandi paradossi e le disuguaglianze nel mondo, quindi un aspetto etico-sociale. Per quasi 6 italiani su 10 (57%) ha contato la sensibilizzazione fatta negli ultimi anni attraverso la veicolazione di dati e la sensibilizzazione di campagne informative e iniziative coinvolgenti sul tema spreco, che ha raggiunto oltre 1 italiano su 5 (23%). Un po’ meno sono passati i messaggi della

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produzione/grande distribuzione (14%), dei media (12%) e le raccomandazioni di singoli personaggi autorevoli (5%).

«Sei anni fa 1 italiano su 2 dichiarava di gettare cibo quasi ogni giorno, nel 2019 solo l’1% degli intervistati ha dichiarato di cestinare il cibo quotidianamente. Molto resta da fare, tuttavia: lo spreco del cibo resta saldamente in testa alla nefasta ‘hit’ degli sprechi per il 74% degli italiani. Seguono lo spreco idrico (52%), gli sprechi nella mobilità (25%), di energia elettrica (24%) e in generale legati ai propri soldi (16%)» Andrea Segrè, Fondatore e Presidente di Last Minute Market.

1.2. IL CONSUMATORE E “LE ETICHETTE”

7 italiani su 10 (dunque, circa il 66%) ritiene che ci sia una connessione precisa tra spreco alimentare, salute dell’ambiente e dell’uomo. Difatti, al momento dell’acquisto l’attenzione del consumatore si concentra sugli aspetti della salubrità del cibo e del suo valore per l’impatto sulla salute, così come sugli elementi di sicurezza alimentare.Per attingere informazioni sulla salubrità e sul valore del cibo che si intende acquistare, essenziali si confermano le  etichette. Il 64% dei consumatori dichiara di consultare l’etichetta posta sui beni al momento dell’acquisto come garanzia di sicurezza del prodotto;   mentre 1 italiano su 2 (51%) attribuisce valore alla stagionalità dei prodotti, come garanzia di scelta alimentare corretta. Al di là delle percentuali riportate, sembrerebbe che l’asticella dell’attenzione per la questione spreco alimentare si sia notevolmente alzata negli ultimi anni: lo dichiarano d’altra parte 7 italiani su 10 (68%) per i quali l’ultimo decennio è stato decisivo per approcciare la gestione del cibo in modo più consapevole, mentre per il 24% l’attenzione è rimasta inalterata.Secondo il rapporto SOFA 2019 redatto dalla FAO, la spesa è un rito che la maggior parte degli italiani compie settimanalmente (37%) oppure 2-3 volte alla settimana (32%).

Lo  spreco di cibo domestico vale fra il 75 e l’80% della filiera complessiva che parte dal residuo e

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dalle perdite nei campi e attraverso gli sprechi nella produzione e distribuzione arriva a quello domestico.

Secondo i dati aggiornati dell’Osservatorio Waste watcher di Last minute market ed Swg – Campagna Spreco Zero del 2019, dalla dispensa di casa al frigorifero, dai fornelli al bidone della spazzatura, lo spreco domestico vale complessivamente 8 Miliardi di euro all’anno, ovvero circa 30 euro mensili a famiglia per 600 grammi circa di cibo sprecato (si precisa che lo spreco domestico dichiarato nei sondaggi è quello percepito e non quello reale ).

In conclusione, fare la spesa in modo consapevole è uno dei più potenti strumenti in nostro possesso per evitare costi inutili, sfruttamenti di animali e materie prime, malattie e dispersione di rifiuti. Un’attenzione al prodotto, alla sua provenienza, alla stagionalità e al suo confezionamento permetterà di risolvere moltissime criticità in tema di spreco alimentare. Scegliere prodotti in modo consapevole è un primo piccolo passo verso il risparmio!

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L’argomento del consumo alimentare pone per i prossimi decenni una sfida importante a livello mondiale. La FAO infatti, ha previsto che la popolazione mondiale salirà fino a superare i 9 miliardi nel 2050 e che sarà quindi necessario produrre il 70% di cibo in più. Attualmente il costo economico stimato dello spreco equivale a circa 1000 miliardi di dollari/anno. A questo si aggiunge un notevole costo ambientale stimato dalla FAO come 250.000 miliardi di litri di acqua, 1,4 miliardi di ettari di terra e 3,3 miliardi di tonnellate di CO2 necessari per la produzione di cibo che non viene consumato.

Secondo la FAO:• 1,3 miliardi di tonnellate di cibo vanno sprecate

ogni anno, mentre quasi 1 miliardo di persone soffre di denutrizione e un altro miliardo soffre le fame.

• Il consumo eccessivo di cibo produce effetti dannosi per la nostra salute e per l’ambiente.

• 2 miliardi di persone nel mondo sono sovrappeso o obese .

• Fenomeni di degradazione dei suoli, inaridimento dei terreni, utilizzo non sostenibile dell’acqua, eccessivo sfruttamento della pesca e degrado dell’ambiente marino riducono la capacità delle risorse naturali di provvedere alla produzione alimentare.

• Il settore alimentare rappresenta il 30% del consumo totale di energia, ed è responsabile del 22% delle emissioni di gas serra.

Le perdite e gli sprechi di cibo avvengono a diversi livelli del

2.LO SPRECO ALIMENTARE

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percorso dalla produzione al consumo finale:• FASE PRODUTTIVA E PRIMA TRASFORMAZIONE: con

“fase produttiva” ci si riferisce a quanto avviene a monte della filiera agroalimentare, ovvero durante la coltivazione o l’allevamento, la raccolta e il trattamento della materia prima. In questa fase lo spreco maggiore avviene innanzitutto a causa delle scarse competenze nella gestione dei terreni agricoli, della mancanza di infrastrutture elettriche e idriche adeguate, di problemi di stoccaggio e trasporto delle merci.

Questo scenario descrive principalmente le cause dello spreco dei Paesi in via di sviluppo dove:• il 40% dello spreco avviene nella fase della raccolta

quando la maggior parte dei prodotti resta a marcire nei campi;

• del 60% dei prodotti raccolti una parte viene persa durante l’immagazzinamento

(il cibo viene conservato in luoghi non adatti e viene

attaccato da roditori o altri animali), un’altra parte viene sciupata nella fase del trasporto

che spesso avviene su mezzi sgangherati che percorrono strade impraticabili.

Superfluo sottolineare come in questi Paesi lo spreco domestico sia quello più contenuto data la scarsa disponibilità di reddito delle famiglie.

FASE DI DISTRIBUZIONE: in questa fase gli sprechi più consistenti avvengono principalmente durante la trasformazione industriale dove, a causa di pratiche di marketing non appropriate, vengono scartati i prodotti che esteticamente potrebbero non incontrare il gradimento del consumatore.

In questa fase rientrano gli sprechi dovuti alla errata distribuzione o alle produzioni in eccedenza che determinano

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il cosiddetto “invenduto”.

FASE DEL CONSUMO (RISTORAZIONE E CONSUMO DOMESTICO): in questa fase avvengono gli sprechi più consistenti principalmente nei Paesi ricchi, dove il problema si concentra alla fine della catena del cibo.

Tra le principali cause dello spreco troviamo: - le cattive abitudini di spesa di milioni di persone; - l’inosservanza delle indicazioni poste in etichetta sulla corretta modalità di conservazione degli alimenti;- le date di scadenza troppo rigide;- la tendenza a servire porzioni di cibo troppo abbondanti; - le promozioni, che spingono i consumatori a comprare più cibo del necessario.

In Europa si stima che circa un terzo degli alimenti prodotti non vengano consumati e che gli sprechi caratterizzino ogni stadio della catena. La Commissione Europea stima che nella sola UE vengano sprecati 90 milioni di tonnellate di alimenti (pari a 180 kg a persona), molti dei quali ancora idonei al consumo umano. Lo spreco alimentare è individuato come uno dei problemi da affrontare nella dell’UE.

Dal rapporto sullo “Stato dell’alimentazione e dell’agricoltura 2019” presentato dalla FAO, tra i alimenti più sprecati, a livello mondiale, rientrano la frutta e verdura, seguite da cereali e legumi. Le perdite alimentari, inoltre, variano considerevolmente da una regione all’altra all’interno degli stessi gruppi di prodotti e fasi della catena di approvvigionamento.

... E L’ITALIA?In Italia le eccedenze alimentari domestiche sono pari a 8 Miliardi di

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euro all’anno. A questa cifra vanno poi sommati le perdite in campo (circa un miliardo e 25 Milioni), gli sprechi in campo industriale (1 Miliardo e 160 Milioni) e nella distribuzione (1 Miliardo e 430 Milioni). Si arriva così al valore di 15 Miliardi e 615 Milioni di spreco alimentare medio annuo.

Secondo uno studio del “Food Sustainability Index” l’Italia è al 4° posto nella lotta allo spreco alimentare, grazie a politiche messe in campo per ridurre gli sprechi a livello industriale.

Al fine di ridurre gli sprechi dal campo alla tavola, la Legge 19 agosto 2016 n. 166, c.d. Legge Gadda (dal nome della sua prima firmataria, l’Onorevole Maria Chiara Gadda), dà particolare valore al concetto di eccedenza alimentare, riferito proprio alla possibilità donare gli alimenti rimasti invenduti o che non siano più idonei ad essere commercializzati per alterazioni dell’imballaggio ma che sono ancora conformi alle regole dell’igiene e sicurezza alimentare.

2.1 IL FOOD SHARING

Il Food sharing è una nuova frontiera della condivisione sviluppata e partita dal portale tedesco foodsharing.de, nato in Colonia nel 2012, con l’intento di offrire in rete il cibo sovrabbondante che altrimenti sarebbe finito nell’immondizia. Si propone come un modello economico che parte dai bisogni dei consumatori per far fronte alle sfide della crisi e promuove forme di consumo basate sul riuso anziché sull’acquisto, sullo scambio e vendita dei beni alimentari.

Nell’era della tecnologia il Food sharing è un modo smart ed innovativo per ridurre gli sprechi alimentari!

Dunque, il Food sharing si è rilevata un’idea semplice, innovativa ed efficace con la quale con un semplice click sul proprio smartphone è possibile condividere e/o ritirare tutti quei prodotti vicini alla scadenza.Si potrebbe definire un nuovo modo di intendere la distribuzione di prodotti alimentari prediligendo il risparmio e la ridistribuzione e favorendo la socializzazione e la

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salvaguardia dell’ambiente.

Nella sua forma più vicina allo sharing (condivisione), si collocano altre PIATTAFORME WEB contro lo spreco del cibo, fondate sullo scambio. Difatti, basta accedere al sito web ed iscriversi come “donatore” (privato cittadino, associazione ed esercizio commerciale) o come “beneficiario”; sarà necessario descrivere il cibo disponibile e la sua quantità per poi – successivamente – entrare in contatto con chi è interessato, nella stessa zona, a ritiralo. ... IL FOOD SWAPPING Nel food swapping (rientrante nel sistema della food sharing economy), il cibo proveniente dalle piattaforme di condivisione non viene donato bensì scambiato con alimenti messi a disposizione dai membri della stessa comunità o di altre comunità vicine.

Pane, paste, riso, omogeneizzati, farina, cioccolato, cereali caffè, bibite, marmellate, biscotti, frutta, latticini, carne, uova  e ogni genere alimentare, vengono “postate” in rete con tanto di etichetta di tracciabilità e data di scadenza per poi essere ritirati gratuitamente da altri utenti ed evitare che finiscano nella pattumiera.Dunque, il cibo proveniente dalle piattaforme di condivisione può essere scambiato  con alimenti messi a disposizione dai membri della stessa o di altre comunità vicine (food swapping).  Capita, così, che un barattolo di legumi inutilizzato venga scambiato con una passata di pomodoro o che una pagnotta di pane venga scambiata con un pacco di farina e così via,  swap  dopo  swap, il virtuale carrello della spesa si riempie e la credenza si svuota di tutti quei prodotti che nella maggior parte dei casi non vengono più consumati per varie ragioni. Ed il tutto senza mai passar per cassa!

2.2. IL FOOD SHARING IN ITALIA

Anche nel nostro Paese si è sviluppata questa piattaforma contro lo spreco alimentare. Vediamo alcune app del momento.A Treviso è nata Ratatouille che, per il tramite la

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geolocalizzazione, visualizza una mappa con i frigoriferi più vicini; per ogni alimento messo in condivisione è possibile indicare data di scadenza, orari e giorni in cui passare a ritirarlo. A Torino è stata creata la Last Minute Sottocasa e si rivolge ai negozi di quartiere che a fine giornata possono proporre il cibo rimasto invenduto a prezzi notevolmente bassi. Questa app oltre a rappresentare una soluzione contro gli sprechi alimentari, si pone come vetrina per i negozi che in questo modo hanno la possibilità di farsi conoscere ai nuovi clienti. È anche un modo per sostenere i piccoli negozi messi in seria crisi con la nascita dei colossi commerciali.Ed ancora, Breading App, app che opera esclusivamente sul settore del pane. Questa piattaforma, infatti, interessa panettieri e negozi che a fine giornata possono segnalare con un semplice SMS la quantità di pane rimasta. Così avviene la ridistribuzione senza sprechi. Grazie alla geolocalizzazione, un alert raggiunge le associazioni di volontariato più vicine, che possono prenotare il ritiro e recarsi al negozio.

La Coop Adriatica, inoltre, sostiene S – Cambiacibo ossia un sito internet che permette ai cittadini di mettere in rete i prodotti in prossimità della scadenza per condividerli con altri utenti. Questo sito da un lato combatte gli sprechi alimentari ma dall’altro incentiva e rafforza i legami di vicinato e di appartenenza alla comunità. Per partecipare, il consumatore deve iscriversi e selezionare l’alimento che si desidera offrire.

In collaborazione con la Fondazione Banco Alimentare, è nata l’app Bring the Food che ha il compito di verificare gli accreditamenti, monitorare le richieste di donazione e autorizzare il recupero e la ridistribuzione di cibo segnalati in rete.

Anche i gestori dei ristoranti dovrebbero adeguarsi a tali disposizioni al fine di ridurre lo spreco all’interno delle loro attività. Ad esempio, potrebbero pianificare al meglio gli ordinativi di cibo e definire con attenzione i menu; evitare il deterioramento dei cibi controllandone date di scadenza e conservazione, riutilizzare il cibo avanzato per nuove e gustose ricette e permettere al cliente di scegliere la mezza porzione per evitare gli avanzi nei piatti.

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2.3. LA LEGGE DEL GIUGNO 2003 N. 155, C.D. LEGGE DEL BUON SAMARITANO

Non tutti i consumatori sanno che l’Italia vanta una disciplina che facilita lo scambio dei beni alimentari. Trattasi della Legge del giugno 2003 n. 155, c.d. Legge del Buon Samaritano, che disciplina la distribuzione dei prodotti alimentari a fini di solidarietà sociale. Tale legge equipara le organizzazioni di volontariato al consumatore finale. Proprio una siffatta equiparazione permette di oltrepassare le fasi tipiche della filiera e regolamenta solo quelle di trasporto, deposito, conservazione e utilizzo.  In tal modo non si rinuncia alla tutela della salute delle persone affidando alle organizzazioni il compito di garantire la sicurezza alimentare, così come avviene nel contesto famigliare.

Articolo 1, legge 155/2003: “Le organizzazioni riconosciute come organizzazioni non lucrative di utilità sociale ai sensi dell’articolo 10 del decreto legislativo 4 dicembre 1997, n. 460, e successive modificazioni, che effettuano, a fini di beneficenza, distribuzione gratuita agli indigenti di prodotti alimentari, sono equiparate, nei limiti del servizio prestato, ai consumatori finali, ai fini del corretto stato di conservazione, trasporto, deposito e utilizzo degli alimenti”.Attenzione, rientrano nel campo di applicazione della Legge 155/2003 solo le organizzazioni ONLUS che prevedono espressamente nei loro statuti o atti costituitivi la “beneficenza”. L’equiparazione al consumatore finale delle ONLUS beneficiarie, solleva così l’azienda donatrice dal c.d. “principio della responsabilità di percorso”, in base alla quale è necessario fornire garanzie per il cibo donato (stato di conservazione, trasporto, deposito ed utilizzo degli alimenti), anche dopo la consegna alle organizzazioni. Invero, la succitata legge poggia sul principio dell’”auto - responsabilizzazione” dei soggetti che spontaneamente e di propria iniziativa decidono di farsi coinvolgere in una tale attività di recupero.In conclusione, un tale provvedimento ha previsto

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la possibilità di distribuire ai consumatori più bisognosi, grandi quantità di cibo inutilizzato che mense scolastiche, aziendali, ristoranti e supermercati erano costretti a distruggere e/o gettare. Ad oggi, dunque, chi vorrà donare il cibo in eccesso destinato alla distruzione, – in accordo con le associazioni preposte – potrà farlo! Ebbene, se da un lato si mira ad incentivare la beneficenza, dall’altro tutte le ONLUS che senza scopo di lucro effettuano la distribuzione gratuita di prodotti alimentari ai consumatori bisognosi, sono state equiparate al consumatore finale.

Si voglia precisare come proprio questa legge, nel 2015 ha permesso alla società ENI GAS E LUCE S.P.A. di far partire il progetto  Siticibo  il quale ha reso possibile il recupero di cibo in eccesso dalle mense della società, per poi ridistribuirlo alle persone bisognose. 2.4. KFC: PROGETTO HARVEST CONTRO LO SPRECO ALIMENTARE

Anche le grandi catene di fast food, aderiscono ai progetti contro lo spreco alimentare. Il colosso KFC – Kentucky Fried Chicken, dal 2017 porta avanti in Italia un’iniziativa di recupero e donazione delle eccedenze alimentari, attraverso il programma  Harvest  realizzato in collaborazione con Banco Alimentare. In due anni i ristoranti Kfc hanno donato 25.000 pasti, per un totale di 200.000 pezzi di pollo, ad organizzazioni che si occupano di persone in difficoltà.Oggi, al progetto aderiscono 15 ristoranti in 8 regioni dal Veneto alla Sicilia, l’obiettivo è quello di estendere entro la fine del 2020, il progetto a tutti i 39 locali presenti sul nostro territorio.

«Siamo stati la prima azienda del fast food a realizzare in Italia un progetto di recupero e donazione delle eccedenze alimentari: un primato che ci impone di mantenere alto il nostro impegno contro lo spreco di cibo, coinvolgendo anche i nostri clienti» Corrado Cagnola, amministratore delegato KFC Italy.

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Il progetto Harvest è un sistema semplice e rigoroso. Il pollo fritto di KFC che non viene venduto nell’arco della giornata viene raccolto in appositi sacchetti ad uso alimentare ed etichettato con le informazioni relative a quantità, tipologia del prodotto e data di scadenza. Il pollo così confezionato viene congelato e conservato nelle celle negative all’interno del ristorante, fino al ritiro da parte di Banco Alimentare che provvede a trasportarlo, in apposite borse termiche, e a consegnarlo alla struttura destinataria della donazione sul territorio. Il pollo viene poi distribuito ancora congelato e confezionato alle persone assistite dalle organizzazioni caritative oppure riutilizzato dalle strutture stesse per preparare i pasti nelle loro mense.

In conclusione, Harvest è un progetto che Yum! Brands Inc. ha lanciato a livello mondiale nel 1992 e al quale KFC ha aderito nel 1999, recuperando e donando fino ad ora oltre 78 milioni di pasti e coinvolgendo oltre 2700 organizzazioni non profit in 20 Paesi.

Da alcuni mesi, la stessa catena ha presentato un nuovo programma con il quale incentiva i propri clienti a portare a casa il pollo che hanno acquistato, e che possono collocare nei “bucket” (ossia i caratteristici contenitori nei quali viene servito il pollo fritto), per poi consumarlo in un secondo momento invece di gettarlo.

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A fronte della crescente domanda e della costante competitività internazionale, anche l’industria alimentare nazionale deve ripensare i prodotti in modo che utilizzino meno risorse (energia, acqua, materia prima) e abbiano una bassa impronta ecologica. Il sistema alimentare italiano si pone su scala globale come modello di produzione e consumo sostenibili, in grado di fronteggiare il crescente fabbisogno della popolazione mondiale nel rispetto dell’ambiente e delle comunità.

Negli ultimi 15 anni l’industria alimentare italiana ha ridotto complessivamente del 40% il peso e il volume degli imballaggi, con un risparmio di 300 milioni di tonnellate di imballi primari e di circa di 20% delle emissioni di anidride carbonica. Inoltre, sono stati raggiunti e superati i target fissati dall’UE su recupero e riciclo dei rifiuti d’imballaggio, con percentuali sempre crescenti di anno in anno.

Le azioni dovranno essere focalizzate su questi aspetti:Approvvigionamento sostenibile e pieno sfruttamento delle materie prime agricole: dalle imprese agricole arriva la materia prima (a titolo esemplificativo reflui zootecnici, scarti alimentari e delle colture che rappresentano un’inestimabile miniera rinnovabile, nonché di elementi che giocano un ruolo centrale in agricoltura, come fosforo, azoto e potassio).L’area più promettente su cui investire è il settore zootecnico, che attualmente ha le migliori prospettive di applicazione dei concetti di economia circolare. I dati sono importanti; da solo questo settore produce più del 30% degli scarti dell’industria agro-alimentare, per un totale di più di 570 milioni di tonnellate annue!

USO EFFICIENTE DELLE RISORSE E RIDUZIONE DELLE EMISSIONI: gli attuali sistemi alimentari mettono sotto forte pressione l’ambiente arrivando a produrre sino al 30% del totale delle emissioni di gas a effetto serra in Europa.Detti sistemi sono il principale fattore di degrado ambientale e cambiamento climatico. I processi di produzione di carne e prodotti caseari sono responsabili del 50% di tali emissioni e incidono per l’80% sull’utilizzo di terreno agricolo, uso di

3. PERCORSI DI MIGLIORAMENTO

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acqua e perdita di biodiversità.

OTTIMIZZAZIONE DEL PACKAGING E CORRETTA GESTIONE DEGLI IMBALLAGGI POST-USO: il tema della sostenibilità per la filiera del packaging trae origine dalla Direttiva Europea 62/94, i cui contenuti sono ancora oggi attuali e indicano le linee guida da seguire per una gestione ecosostenibile. La filiera del packaging è stata tra le prime ad essere normata con riferimento specifico ai temi della sostenibilità e, come tale, rappresenta oggi un modello di successo sia per i positivi risultati di riciclo e recupero raggiunti, sia per il più generale approccio adottato sulle tematiche ambientali.

POLITICHE E AZIONI VOLTE ALLA PREVENZIONE DEGLI SPRECHI E ALLA PROMOZIONE DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE:• nel giugno 2018, il Consiglio Europeo ha adottato “Le

conclusioni per un’alimentazione sana per i bambini”, includendo nei fattori che determinano modelli di “alimentazione non sana” anche quelli legati ai sistemi alimentari;

• la Presidenza austriaca dell’Unione Europea del 2018, ha organizzato a Vienna la conferenza “People’s Food, People’s Health”, che ha visto l’importante partecipazione di EuroHealthNet. Il risultato è stata la stesura di un Policy Brief e di un Piano d’azione, prossimo alla pubblicazione, per Stati e stakeholders;

• nel gennaio 2019 la Commissione europea ha pubblicato un documento di riflessione su “Un’Europa sostenibile entro il 2030”. Nel documento, si analizzano quegli squilibri che nella catena alimentare devono essere corretti, ribadendo – al contempo – la necessità di un approccio globale nel realizzare la transizione verso un sistema alimentare sostenibile basato sui principi dell’economia circolare;

• politiche per contrastare prassi inique all’interno dei sistemi alimentari sono in corso di attuazione. Vi è un crescente consenso verso l’adozione di interventi normativi più forti per contrarre la produzione, ridurre l’attività promozionale e le dichiarazioni sulle proprietà nutritive di alimenti che contengono ingredienti non sani (con elevati livelli di grassi trans, zuccheri e sale);

• cresce la convinzione che le soluzioni risiedano in interventi integrati come l’invito da parte della

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Commissione Europea e di altri stakeholder a realizzare una nuova “Politica Comune Alimentare Europea” con una nuova governance verso i sistemi alimentari sostenibili.

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L’attuale situazione degli sprechi alimentari evidenzia quanto le scelte del consumatore hanno un peso nelle dinamiche economiche, ambientali e sociali del mondo che ci circonda. Per questa ragione risulta fondamentale promuovere la diffusione di informazioni corrette che diventino lo strumento attraverso il quale il consumatore possa effettuare scelte consapevoli e responsabili.

Ogni volta che sprechiamo alimenti, sprechiamo anche il terreno, l’acqua, l’energia e gli altri fattori di produzione utilizzati per produrre l’alimento che non consumiamo. Pertanto, ogni diminuzione dello spreco alimentare comporta effettivamente potenziali vantaggi per l’ambiente.

4.1. Legge 19 agosto 2016 n. 166 – Disposizioni concernenti la donazione e la distribuzione di prodotti alimentari e farmaceutici a fini di solidarietà sociale e per la limitazione degli sprechi.

«Il cibo ha perduto un po’ il valore che aveva un tempo. Compriamo più di quello che consumiamo e consumiamo più di quello che ci serve  con un enorme impatto sulla nostra salute e su quella dell’ambiente» Andrea Segrè, Fondatore e Presidente di Last Minute Market.

Il 5 febbraio ricorre la giornata nazionale contro gli sprechi alimentari. All’articolo 1, la legge 166/2016 ha posto come finalità la riduzione degli sprechi nelle fasi di produzione, trasformazione, distribuzione e somministrazione di prodotti alimentari e farmaceutici, attraverso la realizzazione di specifici obiettivi:

• favorire il recupero e la donazione delle eccedenze alimentari ai fini di solidarietà sociale, destinandole in via prioritaria all’utilizzo umano;

• favorire il recupero e la donazione di medicinali, di prodotti farmaceutici e di altri prodotti a fini di solidarietà sociale;

• contribuire alla limitazione degli impatti negativi

4. CONSIGLI PER I CONSUMATORI

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sull’ambiente e sulle risorse naturali mediante azioni volte a ridurre la produzione di rifiuti e a promuovere il riuso e il riciclo al fine di estendere il ciclo di vita dei prodotti;

• contribuire al raggiungimento degli obiettivi generali stabiliti dal Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti, adottato ai sensi dell’articolo 180, comma 1-bis, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e dal Piano nazionale di prevenzione dello spreco alimentare previsto dal medesimo Programma nonché alla riduzione della quantità dei rifiuti biodegradabili avviati allo smaltimento in discarica;

• contribuire ad attività di ricerca, informazione e sensibilizzazione dei consumatori e delle istituzioni sulle materie oggetto della presente legge, con particolare riferimento alle giovani generazioni.

• Stante il Rapporto annuale redatto dal Waste Watcher e presentato al Ministero della Salute, per la prima volta nel 2020 lo spreco alimentare è in calo!

Ciò a significare come le diverse campagne di sensibilizzazione e conoscenza sull’argomento hanno avuto e continuano ad avere un impatto positivo sul consumatore.

Ad oggi la Giornata Nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare è l’occasione per sensibilizzare il consumatore. A questa giornata, da quest’anno se ne affiancherà un’altra ossia la 1° Giornata mondiale per la Consapevolezza sullo spreco e le perdite alimentari proclamata dalle Nazioni Unite per il 29 settembre 2020.

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4.1.1. CAMPAGNA EUROPEA DI SENSIBILIZZAZIONE “SPRECO ZERO” DI LAST MINUTE MARKET

Nel 2010, nasce e si sviluppa sul nostro territorio la campagna europea di sensibilizzazione “Spreco Zero”, promossa da Last Minute Market e realizzata in stretta partenership con il Ministero dell’Ambiente. Rapidamente la campagna è diventata un “movimento di pensiero ma anche strumento di lavoro concreto attraverso la Dichiarazione Congiunta firmata da uomini di scienza e di cultura, insieme a centinaia di cittadini” (Andrea Segrè, Fondatore e Presidente di Last Minute Market).Oggi, la campagna ha generato la Carta Spreco Zero sottoscritta da 800 Sindaci italiani delle metropoli di Roma, Milano, Firenze, Napoli e Bologna nonché di tante altre amministrazioni. Quest’anno l’obiettivo della campagna è quello di sensibilizzare e far conoscere al consumatore il giusto binomio cibo – salute e quindi sulla prevenzione dello spreco come un presidio concreto per la salute dell’ambiente e della persona.

4.1.2. IL PROGETTO SPAIC

Il Progetto SPAIC ossia Cause dello spreco alimentare ed interventi correttivi, realizzato dall’INAIL, in collaborazione con il Ministero della Salute e del MIUR, nel corso degli anni si è allineato perfettamente agli obiettivi generali imposti dalla legge 166/2016 ed ha individuato nel “consumatore” (singolo individuo o intera famiglia) l’elemento focale su cui intervenire, al fine – appunto – di individuare e correggere tutti quei comportamenti scorretti che causano lo spreco alimentare, attraverso la promozione di un’adeguata campagna informativa volta alla conoscenza e sensibilizzazione che guidi vero un nuovo stile di vita.L’educazione al consumo, dovrebbe partire già nel percorso scolastico. Difatti, nel suddetto ambito il progetto SPAIC ha sviluppato e realizzato la c.d. metodologia del lifelong learning ossia l’opportunità di realizzare un’esperienza all’interno di un luogo familiare per lo studente e punto di riferimento connesso alle specificità del territorio da esso vissuto.

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Il Progetto ha posto, dunque, lo studente come protagonista di un percorso formativo fornendogli la conoscenza del tema, guidandolo verso l’acquisizione della consapevolezza, e stimolandolo a proporre soluzioni innovative, creative ed efficaci circa il tema dello spreco alimentare. Nondimeno, l’atteggiamento responsabile verso il cibo è stato proposto come aspetto collegato al rispetto del proprio stile di vita alimentare, del proprio e altrui benessere e del diritto di tutti ad una corretta alimentazione.L’approccio metodologico adottato è stato quello del c.d. “nudging” (“spinta gentile”), ossia di un efficace approccio psico - comportamentale orientato su di un modello educativo che spinga verso un comportamento corretto e che non risulti come imposizione autoritaria ma come scelta dell’individuo stesso, stimolato ad essere protagonista partecipe dell’obiettivo proposto.In conclusione, il Progetto lancia una forte campagna di sensibilizzazione sul tema partendo proprio dalle nuove generazioni. Generazioni che saranno, un domani, pronte ad affrontare un tema, ad oggi, delicato e insormontabile.

4.2 SPRECO ALIMENTARE E DISTURBI DELLA SALUTE

Oggi, a causa in primis di uno stile di vita cambiato notevolmente nel corso degli anni e sempre più sedentario dal punto di vista lavorativo, il consumatore sembrerebbe non esser più in grado di risparmiare e conservare. Forse, non tutti sanno che lo spreco alimentare incide negativamente sulla salute. Basti pensare che le malattie legate all’eccesso di cibo come l’obesità, il diabete e quelle cardiovascolari sono le più diffuse al mondo.

«Mangiamo più del necessario con un enorme impatto sulla salute » Andrea Segrè

Nei paesi più sviluppati, il consumatore ha un accesso diretto ad alimenti sufficienti, sicuri e nutrienti che soddisfano la sua necessità per condurre una vita attiva e sana.Nelle società in cui la disponibilità è abbondante e l’accessibilità al cibo è garantita, al contrario del fenomeno della denutrizione si assiste all’aumento dello spreco alimentare anche sotto forma dell’eccessiva nutrizione.

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Difatti, la possibilità di trovare qualcosa da mangiare in qualsiasi posto, ci ha portato negli anni a mangiare più di quanto avremmo dovuto. 

Ebbene, il diffondersi delle condizioni di sovrappeso, obesità e diabete  potrebbe essere la conseguenza, proprio, delle aumentate  quantità di cibo  di cui oggi disponiamo, di un tipo di alimentazione errata oltre che della sedentaria.

Nello specifico, sovrappeso ed obesità rappresentano il V fattore di rischio per mortalità globale. Già oggi si stima che circa il 58% del diabete mellito, il 21% delle malattie coronariche e % tra 8 – 42% di talune tipologia di cancro siano attribuite alla sola obesità.

Un obeso costa tra i 450/550 euro in più all’anno rispetto ad una persona in linea e la spesa che incide maggiormente è quella per i ricoveri ospedalieri.

Un fattore che incide negativamente sull’intera economia globale. Educare ed educarci ad una vita sana e regolare può aiutare il prossimo e aiutare noi!

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Alla luce di quanto sin qui detto, abbiamo redatto una BREVE GUIDA che vi aiuterà ad essere più consapevoli delle conseguenze delle nostre scelte quotidiane.

GUIDA PER IL “NON SPRECO ED IL RECUPERO DEL CIBO”

• SPESA INTELLIGENTE: prima di andare al supermercato verificate quali alimenti sono terminati ed evitate di approfittare delle offerte speciali se temete che non riuscirete a consumare, prima della scadenza, i prodotti acquistati soprattutto se freschi, ad esempio carne, pesce, frutta e verdura;

• UTILIZZO STRATEGICO DEL FRIGORIFERO: uno dei principali fattori di spreco alimentare è la scadenza dei cibi. A tal proposito, oltre a fare in modo intelligente la spesa, è fondamentale anche utilizzare qualche espediente per ricordarsi dei cibi che stanno per avvicinarsi alla data di scadenza. Un buon metodo è posizionarli nei reparti centrali del frigorifero, che sono i primi sui quali cade lo sguardo;

• SOTTOVUOTO CONTRO LO SPRECO: nel caso non riusciate proprio a resistere agli acquisti compulsivi al supermercato, invogliati anche dalle miriadi di offerte, utilizzate una tecnica che vi aiuterà ad evitare inutili sprechi: il sottovuoto. Per sfruttarla si può usufruire dei servizi che ormai offrono numerosi supermercati, oppure mettersi in proprio acquistando il macchinario da tenere comodamente in casa;

• UTILIZZO SAPIENTE DEL CONGELATORE: altro espediente molto utile è congelare il cibo fresco o gli avanzi prima che si rovinino, confezionandoli in piccole quantità;

• ATTENZIONE ALLA SCADENZA: non tutti i cibi vanno

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a male nei giorni successivi alla scadenza. Per alcuni alimenti, infatti, il ritardo di 24/48 ore incide in bassissima parte sulla qualità del prodotto quindi non affrettatevi a gettarli nel cestino. Inoltre, molti cibi riportano la dicitura “da consumare preferibilmente entro”, che non ha niente a che vedere con la data di scadenza. In questi casi, superato il limite indicato, l’alimento non va a male ma semplicemente perde alcune caratteristiche di freschezza quindi buttarlo rappresenta uno spreco davvero inaccettabile;

• COMPOSTAGGIO: se poi proprio non riuscite a salvare il cibo dalla scadenza, Trasformare gli avanzi in cibo per il nostro giardino attraverso il compostaggio;

• SCEGLIERE IL “FORMATO FAMIGLIA”: invece dei tanti vasetti e/o pacchetti monodose, acquista il formato famiglia. Ridurrai sicuramente il quantitativo di immondizia;

• CIBO BIOLOGICO: l’acquisto del cibo biologico, non solo ci garantisce l’acquisizione di meno tossine, ma è fonte di sostenimento per l’agricoltura bio. Questa forma di agricoltura consuma meno risorse naturali e abbraccia la filosofia del circolo chiuso per riutilizzare le risorse che non consuma;

• COMPRARE LA FRUTTA E VERDURA DI STAGIONE E PREFERIRE I PRODOTTI A CHILOMETRO ZERO, questo poiché un prodotto di stagione e del territorio costa mediamente meno di uno proveniente da paesi lontani; le caratteristiche organolettiche sono mantenute integre in prodotti colti a maturazione e venduti nel giro di poco tempo; un cibo che dal campo percorre pochi chilometri per arrivare alla tavola non è responsabile della produzione di alti quantitativi di inquinanti;

• IMBALLAGGI: hanno un forte impatto ambientale, essendo concepiti per essere buttati una volta aperti. Una parte consistente dei prodotti che compriamo con un imballaggio potrebbe esserci fornita con un imballaggio riutilizzabile, o con ricarica, o alla spina. Devi sempre riflettere sull’opportunità del loro utilizzo e sulla loro qualità, per evitare di produrre enormi quantità di rifiuti (attualmente gli imballaggi costituiscono dal 30 al 60% dei rifiuti totali).

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«Il problema più grande è la perdita del valore simbolico dei cibi. Sono diventati

commodities, beni di consumo senza anima. Siamo in sei miliardi su questo pianeta e produciamo cibo per dodici miliardi di persone! Ogni giorno solo in Italia vengono buttate più di 4000

(quattromila) tonnellate di cibo, in Europa 50.000 (cinquantamila). Questo mentre 17.000 bambini muoiono ogni giorno di

fame. Insostenibile è dire poco»

Sandro Pertini

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FAI CURA DI QUESTI CONSIGLI

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