conno in scatola
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CONNO IN SCATOLA
parto della mente malata del divino poeta angelico in onore di Venere pandemia
GINNASIO NICHILISTA
Per caso, tuto ad un trato,spuntare,
nel fratempo, non resta che sperare, sospirare,
e di nuovo, ad ogni modo, sperare.
Da mane a sera, sgobbare,
di tanto in tanto, sbotare,
di rado, scopare,
talvolta, sborrare.
A poco a poco, sforire,
infne, spirare,
e una volta per tute, per sempre,sparire,
e chi s' è visto, s'è visto.
TRIBUTO ALLA NATURA
Mia bella ritrosa,
rimembri ancora il membro superbo
ergersi in tuta la sua statura,
a poco a poco, sprofondare
nella tua calda e umida fessura,
e, colmata la misura,
irrorare, quindi , la tua valle oscura.
Poi, a forza, di scavare, scovare
fnalmente, l'apertura che da la vita,
ma, può, anche, dare sepoltura
ad ogni creatura,
destinata, comunque, alla fne,
a pagare il tributo alla natura.
FINE ULTIMO
Se tu mi vuoi bene,
allora, lenire potresti le pene del mio pene,
o furente menade delirante,
mia ultima speme,
non permetere che, come Onan,
io sparga, invano, a terra il mio seme.
Se tu mi vuoi bene,
orsù, scrolla il mio pene,
mio amato bene,
e, quindi, sùggi il succo del mio pene.
O predileta fne frine,
permeti che io varchi del tuo corpo l'estremo confne,
per sprofondare, infne,
nella tua nera e vellutata voragine,
nel silenzio e nella pace senza fne.
BRUTA COPPIA
Dio li fa e poi li accoppia.
Ma, se la coppia non si accoppia,
prima o poi, vedrai, che scoppia.
Dio li fa e poi li accoppa.
Se non scopo, io scoppio,
se non fornico, io farnetico,
fremo, deliro, mi dimeno,
me la meno, ti malmeno.
Se, poi, non ti acchiappo,
tanto per distrarmi, mangio l'oppio,
e con la fantasia io galoppo.
Qindi, mi schianto contro un pioppo
e torno a piè zoppo.
Qi deve esserci un inghippo:
la religione è l'oppio del popolo?
LASCIVIA LIBIDINE LUSSURIA
Nel mio cuore lussuria alberga,
quindi, ti prego, porgimi le terga,
afnché, nell'infdo infero foro
io possa confggere
la mia vibrante viscida verga,
e pompare, pompare
fnché dal mio tubo roto
non sgorga di straforo
del mio cativo seme un foto
e spezzare, al fne, la catena del lavoro,
e morire e rinascere,
senza sosta, senza riposo,
in un vorticoso incessante circolo vizioso
da cui non c'è scampo né via d'uscita
neppure a farla fnita
se non nel reiterare all'infnito
l'ato, il rito d'amore
che sconfna nella morte,
che travalica la morte:
sorte a cui non si può sfuggire,
ma pure della consapevolezza forte
che ogni istante che passa ci avvicina alla morte,
ogni istante istantaneo unico prezioso
che consacra la vita fn dentro la morte.
FICA A FIUMI
Mi corrodi il midollo delle ossa,
sono con un piede nella fossa,
sono pelle ed ossa,
son ridoto che sembro una carcassa.
Ho aperto gli occhi e capito chi sei:
la dai a tuti, anche ai marmocchi,
proprio soto i miei occhi.
Dammi i tuoi soldi, non voglio il tuo amore.
Devo fuggire in freta se non voglio morire.
Devo trovare un via d'uscita o per me è fnita.
Tu sei una donna fatale, tu sei la mia droga.
Mi hai spezzato il cuore,
mi contorco per il dolore.
Dammi i tuoi soldi, non voglio il tuo amore.
Mi hai strappato il cuore,
ti desidero con ardore.
In preda al furore mi hai straziato il cuore.
Mi hai spezzato il cuore,
ma, in fondo, mi hai fato un favore.
Hai spezzato le mie catene.
Grazie a te ora non cadrò più nell'errore dell'amore.
Persevero nel vizio, persisto nell'errore:
scopo a più non posso fno a restarci secco.
Dammi i tuoi soldi, non voglio il tuo amore.
Chi si loda s' imbroda o rifuto umano urbano.
Scarto poetico.
Sono fuori,
fuori di testa,
fuori moda,
fuori dal giro,
fuori corso,
fuori dei gangheri,
fuori uso,
fuorviato,
fuori luogo,
fuoriuscito,
malgrado tuto, per sempre,
fuoriclasse.
EPITAFFIO
La vita è un sogno, un sogno sporco,
e quando tu sarai vecchio, un vecchio porco,
non avrai a pentirtene se, nella tua vita,
non hai fato altro che indulgere ai piaceri,
ai piaceri del corpo.
CONNO IN SCATOLA – Primi versi perversi
Sono un macchina del sesso, sono un ossesso.
C'è l'ho nel sangue, è il mio chiodo fsso.
Sono represso, sono compresso,
sono depresso, sono un cesso.
Voglio conno in scatola,
carne fresca di giovane pollastra.
Sono un satiro eretico erotico,
sono un satiro frenetico nevrotico.
Sono afascinante ma defciente,
seducente ma indecente.
Voglio conno in scatola,
carne fresca di giovane pollastra.
Ne ho piene le palle, non sto nella pelle.
Sono una bestia, sono feroce, lasciatemi in pace.
Sono fugace, sono vorace,
non trovo mai pace.
Voglio conno in scatola,
carne fresca di giovane pollastra.
ULTIMA LETTERA D'AMORE Parte prima
A Poppea Divina
O menade furente,
tenebrosa e conturbante,
fascinosa e inquietante.
O menade furibonda,
calda e morbida,
crudele e torbida,
con tuto il cuore,
a te io rendo grazie
di avermi accordato la grazia
di godere delle tue grazie.
Provami,dunque, o riprovami,
metimi alla prova,
fai di me ciò che vuoi,
fai come se fossi tuo,
usami e poi getami via.
Io per te farei qualunque cosa,
anche la più disgustosa.
Serviti pure di me,
fai come se fossi tuo,
perché se non servo a te, se non ti servo.
Io, allora, a che servo?
A nulla, amore mio, proprio a a nulla .
E io senza te sono niente.
Io vengo dal nulla
e devo, prima o poi,
ritornare, infne, nel nulla.
Vanità delle vanità,
tuto è vanità
fuorché amare te
e servire te sola,
mia perla adamantina,
terribile bambina,
mia bella di note
che del mio cuore
sei regina.
ULTIMA LETTERA D'AMORE Parte seconda
A Poppea Divina
A te io rendo omaggio,mio amoroso raggio.
Ormai, come il tuo cane alla catena,
a te io rendo la mia anima in pena,
mia incantevole sirena.
Soltanto il tuo amore l'anima mia rasserena.
A te sola io apro il mio cuore,
te che bramo con ardore,
sorreto dalla speranza che non muore
di cogliere, al fne, il tuo fore
su un leto di rose.
Solo tu con il tuo amore puoi lenire il mio dolore.
Solo tu con il tuo amore puoi sollevarmi dal dolore.
Nel deserto infnito dell'amore,
ti sei per me un oasi di pace,
tu sei il regno della pace.
Ognuno, è vero, ha la sua croce,
perciò, ti prego, ascolta la mia prece.
Sacra fonte di piacere,
io per te potrei morire.
Tra le rovine della dolente cità terrena,
tempio vivente del supremo amore.
In questa valle di lacrime e sangue,
giardino segreto delle delizie dell'estasi d'amore.
Dolce oblio che cancella la memoria dell'orrore
di un amore andato a male,
di una spina confta nel cuore.
Roto ad ogni vizio, sull'orlo del precipizio,
tu sei per me come un vecchio vizio.
Tu sei una donna fatale,
tu sei la mia droga,
un bel gioco ardito e pericoloso,
ma, almeno, mai noioso.
Ultima letera d'amore – conclusione.
A Poppea Divina
La vita in sé e per sé,
la vita di per sé
non ha alcun senso.
Soltanto io, forse, posso dare,
a fatica, a stento,
un senso alla mia vita.
Soltanto io posso dare
un senso alla vita, alla mia vita.
E quindi, a meno che,
io non abbia perso l'uso
o il lume della ragione,
tu potresti costituire
la mia ragione di vita.
Tu potresti dare un senso
alla mia vita, alla mia vita
senza senso.
La vita non è niente senza amore.
La vita senza amore è un morte lenta.
La vita senza amore è la morte dell'anima,
ancor peggio della morte.
Per me che brancolo nelle tenebre,
tu apporti la luce,
sei la stella del matino.
Per me che vago nel mondo,
mesto ed errabondo,
senza meta,
tu potresti essere l'ultima spiaggia,
il porto a cui approdare dopo un lungo e vano peregrinare.
In a sentimental mood
Se anche l'amore si impara,
tu che sei depositaria dei segreti della vita e del piacere,
ricetacolo di ogni bellezza,
fonte inesausta di vita e di piacere,
perché non mi insegni ad amare?
Fai un graditissimo regalo ad un ragazzo che ti adora.
Perché non mi dai una bella lezione d'amore,
dietro compenso, s'intende, compenso in natura?
Perché non mi sveli l'arcano dell'amore?
Per sempre tuo, sempre più folle e fnanche molle,
Alfonso Gallo
Bati/scopa
Bati e scopa,
non ti fermare.
Anche se mi fai male,
non te ne curare.
Scopa e bati
e poi ribati.
Non venire a pati
perché son mati.
Mordi e fuggi.
Rifuggi il male, non il maiale.
Lecca-lecca.
Lecca la gata
sul leto che scota.
Mi scoppia la pata.
Bati e scopa.
Scopa e bati
a più non posso
fno a restarci secco
nel fosso fesso
a più non posso.
Bati e scopa.
Scopa e bati.
Sui leti,
sui teti,
nei gabineti.
Se puoi scopare,
puoi anche lavorare.
Chi non lavora non fa l'amore.
Mi piacciono le more.
Ho smesso di leggere “Il Sole 24 Ore”,
ora leggo soltanto “Le Ore”.
Scoperei mia moglie in un reatore.
Ascolto punk hard core.
Folle molle
No, dotore, non mi sono pentito
di essere pervertito,
anzi, mi son proprio divertito
ad essere pervertito.
Invertire le parti
è sempre stato il mio gioco preferito.
Sembro un po svanito,
sarò forse stordito,
ma, non sono afato pentito.
Dalla mia vita gli scrupoli ho bandito,
in vita mia i vizi ho blandito,
l'ingegno ho prostituito,
un ideale ho tradito.
Non son certo un buon partito.
Avendo molto amato,
temo di essere rimbambito.
Non ho ancora messo la testa a partito,
anzi, son ridoto a mal partito,
eppure, sono ringalluzzito.
A farla breve,
sarò forse partito,
ma non mi sono afato pentito.
LA COSA
Come una bestia feroce,
giacque con me sulla nuda terra.
Era bella e forte,
visse d'amore, visse d'arte,
e corse incontro alla morte.
Per correre dietro ai piaceri della carne,
per sete di vendeta,
bella di note, vedova nera,
selvaggia e fera,
sempre sul flo del rasoio,
sull'orlo della pazzia,
giocò tute le sue carte
e corse incontro alla morte.
Meretrice per vocazione,
vendete l'anima al diavolo,
senza esitazione.
Decisa ad andare fno in fondo,
corse incontro alla morte.
Un giorno, un passante adescò,
di aspeto insignifcante,
incontenibile e incontinente
e sulla strada lei trovò la morte.
L'uomo accetò le proferte amorose
e con lei si appartò per accoppiarsi.
E così, mentre lui veniva di piacere mugolando,
lei, donna di mondo,
andò drita all'altro mondo.
Il passante, in apparenza, innocuo,
era in realtà un alieno
alienato e pericoloso,
evaso anni fa dalla realtà quotidiana.
Durante l'amplesso,
mentre possedeva la donna all'eccesso,
si insinuò nel suo corpo volutuoso,
di colpo, si impadronì del suo corpo
e in lei si insediò.
Da allora,
tuti gli uomini che accoglie tra le sue braccia,
spariscono senza lasciare traccia,
fagocitati, senza posa,
dalla cosa immonda e schifosa.
Il parco dei divertimenti ovvero i divertimenti del porco
Un tipo strano si aggira furtivo
in un parco tra i maiali
esibendo tuto d'un trato i genitali.
Fuggi fuggi generale,
c'è un casino bestiale,
un grande parapiglia
un svolazzo di sotane,
di sotane di putane.
Anch'io ho un difeto.
Nessuno è perfeto.
Io sono depravato,
anche se ho studiato,
ho studiato,
sono pure laureato.
Adoro folleggiare,
adoro fornicare,
per poi smetere di pensare
e nell'aria leggero futuare,
futuare.
Sessuale perversione,
cerebrale commozione.
Io sono un porcone.
Convulsa eccitazione.
Febbrile agitazione,
agitazione, agitazione,
agitazione.
Felicità e capriole
Vago solo per la cità,
vado senza meta di freta.
Mi son calato dalla fnestra
per sfuggire alla maestra.
Sono fuggito, non sono pentito.
Sono fuggito, sono un bandito.
Al sorgere del sole,
sull'erba faccio le capriole.
Tocco il cielo con un dito.
Sono fuggito, sono guarito.
Vago di fore in fore,
impazzito d'amore.
Vago di fore in fore
afamato d'amore.
Non mi potete più fermare,
non mi fate più paura.
Dalla gioia non sto nella pelle.
Sono angelo,
un angelo ribelle.
La vostra cura è una tortura.
Il pensiero unico mi fa paura.
Voglio vagare fra le stelle.
Voglio ritornare bambino.
Non rompetemi le palle.
Lasciatemi divertire.
Venderò cara la pelle
per vivere libero soto le stelle.
Amore folle
Nel lusso e nella lussuria,
avvinti come l'edera,
uniti per la vita e per la morte,
anelando la bellezza eterea,
leggeri, senza pensieri,
ci libriamo in aria
e, come aquile, voliamo via,
verso le vete più alte
ad altezze sovrumane.
Fica fresca
Fresca e bella come un rosa,
pelle liscia e vellutata
come una pesca,
capelli neri come una note fosca,
seno eburneo, gambe tornite,
culo divino,
leggiadra ninfa,
per me che sono un animale,
carne fresca, linfa vitale,
oscuro oggeto del desiderio,
menade furente,
volutuosa e misteriosa,
promessa sposa fascinosa,
mia signora,
mia padrona.
Niente trippa per i gati
Niente trippa per i gati.
Noi non siamo mentecati.
Nel nostro brodo siamo coti.
Se ci scoprono siamo friti.
Il mondo è una gabbia di mati.
Ci voltoliamo nei leti
e scopiamo come i ricci.
Ad ogni vizio siamo roti,
scioperati e corroti,
dietro le donne noi corriamo,
noi corriamo come mati.
Non siamo poi tanto bruti,
ma siamo tuti farabuti.
Noi non siamo dereliti.
Dal mal d'amore siamo afiti.
Metilo pure agli ati:
noi per le donne andiamo mati.
Bati e ribati,
comunque, te ne foti.
Non accampare diriti,
non cederemo ai tuoi ricati,
ma, se vuoi, possiamo venire a pati.
Tu sei reieto, reieto da tuti,
ma, a conti fati,
c'è da diventare mati,
e, in fondo, alla fne,
nella morte ti imbati,
le carte imbrati.