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COMPITO N° 1 – 13/06/2016 RIFLESSIONE METACOGNITIVA Fase 1: Visione e ascolto dei brani musicali Ognuno di voi dovrà elaborare, in forma libera ed anonima, una riflessione sull’esperienza vissuta durante la prima fase, con particolare riferimento a: 1) le emozioni vissute: il proprio vissuto emotivo attivato dalla sequenza dei filmati; 2) le possibili connessioni con le problematiche relative al processo di insegnamento/apprendimento.

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COMPITO N° 1 – 13/06/2016

RIFLESSIONE METACOGNITIVA

Fase 1: Visione e ascolto dei brani musicali

Ognuno di voi dovrà elaborare, in forma libera ed anonima, una riflessione sull’esperienza vissuta durante la prima fase, con particolare riferimento a: 1) le emozioni vissute: il proprio vissuto emotivo attivato dalla sequenza dei filmati; 2) le possibili connessioni con le problematiche relative al processo di insegnamento/apprendimento.

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15/06/2016

Mi ha suscitato una grande emozione la scena del pallone che raffigurava un volto umano dipinto dal naufrago per non sentirsi più solo (slide): un uomo parla con un oggetto che funge da amico!

Mi ha colpito anche il fatto che io abbia associato il protagonista ad un mio alunno che, in un suo disegno, giocava a pallone con un albero definendolo il suo amico ed io, in quel caso, mi sono sentita (passami il termine, per cortesia) una “mappina”.

Il video dei Pink Floyd, che non avevo mai visto, mi ha fatto riflettere su come la scuola tenda ad omologare tutti gli alunni (ancora oggi), senza tener conto del pensiero divergente o del diversamente pensante.

La voce, poi, del professore mi è risultata particolarmente sgradevole e inquietante, perché, mortifica il suo allievo. Mi intenerisce, invece, l’alunno perché non riesce ad affermare la sua sensibilità essendo una voce fuori dal coro.

Credo sia importante per un docente valorizzare sempre le potenzialità del singolo, creare un ambiente sereno e far vivere esperienze significative attraverso l’arte, la musica, il cinema, le storie raccontate, lette, disegnate e rappresentate…. (garantito che in questo modo si possono portare avanti sia il “Programma” sia le “Discilpine”).

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Riflessioni

La visione dell’immagine del naufrago sull’isola che sente il bisogno di comunicare e dei filmati delle coppie di canzoni dedicate al gruppo, mi ha fatto riflettere sulla didattica o meglio sui limiti di una didattica generalizzata, uguale per tutti e sul bisogno di favorire una didattica che promuove l’ascolto, l’attenzione verso gli alunni, la disponibilità e la non ingerenza del docente.

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Devo ammettere che la partecipazione a questo corso non suscitava in me molto entusiasmo, poiché, pensando d’impatto alla programmazione, alle indicazioni nazionali per il curricolo, alla progettazione e valutazione per competenze nell’ottica del curricolo verticale e pensando alla sottoscritta quando, puntualmente ogni anno, deve trascrivere nel registro quell’infinità di traguardi, di obiettivi, tra me e me mi son detta: “Questo corso sarà una seccatura totale!”. Ma come dice il proverbio, mai dire mai.

La prima giornata già è stata una rivelazione per me.

E’ stato come catapultarmi “fisicamente” nel mondo nozionistico del “curricolo” e manipolare nella pratica la sua attuazione.

Inviare messaggi attraverso la fruizione dei filmati ed immagini, è una strategia ottimale per imprimere nel soggetto un’informazione, garantendone non solo il ricordo a lungo termine, ma anche la costanza dell’attenzione e soprattutto il piacere di conoscere, di apprendere.

Ascoltare la musica cercando di elaborarne i messaggi e costruirne i collegamenti favorisce l’intuizione e un’apertura mentale incredibile e garantisce una forma di apprendimento multidimensionale.

Io parto dal presupposto che una delle strategie vincenti per alimentare la sete di conoscenza è il coinvolgimento attivo e piacevole dell’interlocutore e, considerando il corso frequentato ieri, e come esso è stato strutturato, può essere un valido esempio di come possa essere improntata una giornata in aula con i miei alunni.

Per mia natura sono una persona che volutamente tende al piacere in tutte le cose, anche quelle più gravose e noiose, perciò il processo di insegnamento – apprendimento che impronto nella mia classe è flessibile, dinamico, basato essenzialmente sul coinvolgimento totale dei miei alunni attraverso un processo comunicativo motivante, che pone domande proprio per tenere sempre alta ed accesa la loro attenzione.

Dunque, bando alla mia prolissità, questo corso mi piace perché il suo stile è molto simile al mio, è innovativo ed è molto rapportabile ad una lezione all’interno di un gruppo – classe.

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Riflessione

Durante la proiezione del primo filmato ho provato varie emozioni: angoscia, rabbia e tristezza per come l’insegnante si rapportava a quel bambino senza rispetto, amore e comprensione. E’ come se l’insegnante stesse adottando un “modello educativo” che egli stesso subiva all’interno della propria famiglia.

Nel secondo filmato, le musiche incalzanti e a volte ripetitive, associate ai relativi filmati, mi hanno trasmesso insicurezza e nello stesso tempo l’impotenza a reagire a ritmi e sistemi di vita massificanti che limitano la libertà di pensiero, di espressione e di rito.

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Apprendimento ed emozioni sono 2 processi diversi ma strettamente connessi e se attivati contemporaneamente possono far raggiungere all’alunno il successo formativo.

L’apprendimento è un cambiamento stabile del comportamento che si verifica in seguito ad un’esperienza.

L’emozione è un movimento interiore, una risposta psicologica correlata ad uno stimolo interno o esterno.

Bisognerebbe facilitare il fare squadra e la creazione di un clima confidenziale e collaborativo, generando coinvolgimento e desiderio di partecipazione attiva. Se durante la fase di apprendimento, si prova un’emozione, l’ansia per esempio, si ricorderà quel momento, non per l’apprendimento dell’argomento, ma per ciò che si provava durante l’apprendimento.

Se tempestivamente riconosciute, le fobie si possono arginare, per esempio la paura di andare a scuola,.

Bisognerebbe insegnare col sorriso per sollecitare nel bambino sensazioni di benessere, creando motivazioni che lo conducano ad un auto – apprendimento; affinchè possa imparare ad imparare.

L’alunno dovrà essere messo in condizione di costruire il sapere autonomamente, di impadronirsi di strategie per scegliere le più efficaci.

La strada giusta da far percorrere all’allievo è la RIFLESSIONE.

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Nel guardare il primo filmato è stata chiara la posizione che occupa la scuola oggi rispetto al passato: una scuola “chiusa” dove la centralità non è l’alunno come entità, bensì una scuola proiettata nel creare soggetti perfetti ed uguali senza un pensiero proprio e una propria intelligenza.

Non mi identifico nel modo più assoluto in questo modo di fare scuola in quanto il processo di insegnamento/apprendimento è in continua evoluzione dove c’è uno scambio di emozioni e di vissuto tra docente e discente.

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Le emozioni vissute durante l’ascolto dei brani musicali sono state le seguenti:

1) rabbia e impotenza per il brano The Wall

2) gioia e spensieratezza per Scuola Rap

3) riflessione sul metodo d’insegnamento per Pensa

4) libertà di scelta sul modo di insegnare per Controvento

Il tutto servito col CUORE perché AMO IL MIO LAVORO e serenità nel non avere fretta per la canzone Senza fare sul serio di MALIKA AYANE

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Durante la visione dei filmati si sono accavallate una serie di emozioni forti e discordanti.

Con il video “The Wall” mi sono sentita molto provata e amareggiata, perché mi sono resa conto come, a volte, portando a scuola il nostro vissuto, possiamo essere deleteri e distruttivi nella formazione delle nuove generazioni, suscitando in loro sentimenti di ribellione e di violenza.

Al contrario “Scuola rap”, mi ha suscitato entusiasmo e gratificazione, perché creando a scuola un clima allegro, accogliente e rilassante, possiamo formare bambini sereni e pronti ad affrontare la vita con tranquillità.

“Pensa” e “Controvento” invece sono state da spunto per una revisione del mio modo di insegnare, perché ho capito che prima di tutto dobbiamo abituarli a pensare ed ad affrontare con sicurezza le difficoltà che la vita giorno dopo giorno ci presenta.

I cambiamenti vanno fatti e subito “SENZA ASPETTARE TEMPO”, sempre con la speranza che arrivi

“NU JUORNO BUONO”

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Vorrei tanto essere più riflessiva e quindi, la frase che ripeto sempre ai miei bambini è: prima di parlare o dare la risposta Pensa, rifletti e poi…

Questo è un lato del mio carattere che vorrei cambiare, ma purtroppo è tardi e mi viene in mente il proverbio napoletano che recita: “Chi nasce tunn, nun mare quadro” (scusa, ma non so scrivere in dialetto).

Il mio desiderio più grande è di voler bravi a tutti i costi i miei alunni e vorrei essere per loro un punto di riferimento.

So che la vita non è facile e molte saranno le batoste che riceveranno,, vorrei proteggerli anche in futuro e con il mio atteggiamento intransigente vorrei che preparassero la loro “CORAZZA” per non soffrire in futuro quando si troveranno davanti alle difficoltà.

Io ci sarò quando avrai bisogno di me. (Controvento).

La canzone “Scuola rap” secondo me dà l’idea del cambiamento, ma io non posso cambiare il mio modo di essere. Magari farò un piccolo passo alla volta, non posso stravolgere il mio io.

Il tempo della pensione si sta avvicinando e ringrazio le mie colleghe che mi sopportano e mi supportano.

Non sono certo come l’insegnante proposto nella canzone dei Pink Floyd, ma confesso di essere un po’ severa e di pretendere molto dagli alunni.

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Ieri ho partecipato al corso con il Prof. Corrado Izzo, inconsapevole di cosa potesse interessarmi e ignara di ciò che avrebbe potuto suscitare in me.

Innanzitutto la cosa che mi ha colpito di più è stata la condivisione e la relazione che si è creata con il gruppo.

Durante il corso ho potuto riflettere sulle mie conoscenze rafforzando la consapevolezza delle mie competenze. Ho avuto modo di riconoscere le opportunità presenti che esistono a partire dall’intuizione, dall’intenzione, dalla comunicazione e relazione.

Nel vissuto emotivo c’è predominanza della comunicazione verbale; dell’identificazione, del contagio emotivo e dell’inferenza per analogia.

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1 – La sequenza dei filmati proposti, mi hanno imposto di riflettere sulla relazione insegnante – alunno; troppo spesso questa viene travolta da incombenze burocratiche, didattiche e temporali;

perdo di vista l’esigenza primaria dei singoli bambini e, cioè, quella di sentirsi amati, accolti e capiti.

2 – Credo che perseguendo i buoni propositi considerati al 1° punto, si possa poi riscontrare certamente un miglioramento relazionale tra insegnamento/apprendimento.

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La visione dei videoclip e l’ascolto di questi brani musicali ha provocato in me forti emozioni dovute soprattutto alla scelta di essi.

Non avrei mai pensato di usare delle canzoni per mettere in discussione il nostro lavoro di insegnanti.

Ascoltando attentamente i testi sono rimasta colpita soprattutto da quello di Malika Ayane che mi ha riportato alla mente un’altra canzone: “Lavorare con lentezza” di Vinicio Capossela.

Sono convinta dell’importanza di tener conto del tempo, di dare agli alunni più tempo per interiorizzare i concetti, di impostare le lezioni sulla lentezza… invece siamo presi da una corsa contro il tempo, dall’ansia di finire il programma o di raggiungere la collega che con la sua classe ha già spiegato questo o quell’argomento…. Ma alla fine penso: “Perché correre? L’importante è arrivare e io devo dare a tutti la possibilità di arrivare al traguardo!”

Un altro aspetto che mi ha emozionato è quello messo in risalto dalla canzone di Arisa.

L’insegnante deve essere al servizio degli alunni, abbassandosi alle loro esigenze e far capire loro di essere sempre a loro disposizione mettendo anche in discussione se stessa.

Non ho avuto mai paura di dire ai miei bambini di aver sbagliato qualche volta e di accettare anche i loro consigli o le loro critiche creando in classe un clima sereno e un ambiente attraente.

Questo è quello che ho sempre pensato… un bambino deve venire volentieri a scuola, in questo modo l’apprendimento è quasi automatico.

Comunque mi è piaciuto molto far riferimento a delle canzoni per arrivare a dei concetti e credo che farò mia questa metodologia.

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- In riferimento all’aggiornamento effettuato lunedì 13/06/2016, la visione del filmato “The wall” mi ha riportato indietro con la mente facendomi ripercorrere alcune emozioni negative vissute nella scuola primaria, sopite ma mai dimenticate che hanno condizionato la struttura della mia personalità rendendola spesso insicura e con un ridotto livello di autostima.

La rigidità dei metodi utilizzati mi ha reso spesso incapace di aprirmi verso il gruppo e di comunicare con forza le mie idee.

Questo processo destrutturante mi ha portato per molti anni a non tollerare il mondo della scuola e degli operatori che ne fanno parte (“in special modo le suore”).

- Una delle peculiarità del genere umano è quella di giudicare senza “pensare”.

L’ascolto della canzone “Pensa”, dal punto di vista emozionale, mi ha indotto a riflettere che spesso noi docenti non sempre teniamo conto delle variabili e delle interferenze che incidono sul processo di insegnamento/apprendimento per ottimizzare le risorse e le potenzialità di ciascun soggetto.

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Riflessione

Durante il 1° incontro mi sono sentita partecipe ed entusiasta del gruppo e di come il formatore ha interagito con noi.

I filmati delle canzoni hanno suscitato in me emozioni forti e mi hanno portato a riflettere sul ruolo da noi rivestito: il bambino deve essere circondato sempre dal rispetto per sé e per gli altri e soprattutto dall’amore.

Noi dobbiamo essere costruttori del suo processo educativo e di apprendimento, agire in modo da far nascere in lui il desiderio e la gioia di apprendere e renderlo consapevole, sempre, della nostra presenza in caso di bisogno.

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L’ascolto dei brani musicali e la visione dei video clip collegati, induce alla riflessione su quanto sia fondamentale educare al pensiero critico, di sentirsi diversi ed avere la forza di andare contro corrente e di dire: “anche se lo fanno gli altri per me non è così”.

I testi dei brani ascoltati, se visti nell’ottica della professione docente, attivano spunti e fanno riflettere sull’importanza del nostro ruolo.

Arisa parla dell’importanza di avere vicino qualcuno che crede in te e che quando sarà il momento di affrontare delle difficoltà sarà presente per risolvere “magari poco o niente ma ci sarò”.

Un ambiente favorevole all’apprendimento non deve creare ansie e tensioni ma stabilire rapporti sulla fiducia e sulla consapevolezza di trovare nell’insegnante una persona capace di aiutarlo ed ascoltarlo.

Ma un apprendimento è facilitato anche dalla strategia che si sceglie e sicuramente se il bambino si diverte ed è stimolato piacevolmente sarà tutto più produttivo ed efficace.

Ma il vero insegnante è quello che prepara alla vita, che ti dà gli strumenti per superare le difficoltà e che ti insegna a confrontarti con gli altri e a dire il proprio punto di vista nel rispetto delle diversità in una società che tende spesso ad appiattire e a massificare.

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Nel vedere il primo filmato è stata chiara la posizione che occupa la scuola oggi rispetto al passato: una scuola “chiusa” dove la centralità non è l’alunno come entità bensì una scuola proiettata nel creare soggetti perfetti, uguali, con ansie, pieni di mortificazioni e pronti ad essere schermiti per diventare “carne da macello”.

Non mi identifico nel modo più assoluto in questo modo di fare scuola in quanto il processo di insegnamento/apprendimento è in continua evoluzione, dove c’è uno scambio di emozioni e di vissuto tra docente e discente, divertimento nel fare ed imparare, nel far capire che io ci sono e ci sarò sempre se mi vuoi, altrimenti ti osservo ed intervengo al momento giusto e ti dirò anche “NO”, perché anche i no sono importanti per una crescita sana.

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Il primo video mi ha suscitato un senso di rifiuto verso quel tipo di scuola dove da un lato c’erano i docenti e dall’altro gli alunni senza alcuno scambio comunicativo costretti ad accettare tutto passivamente.

La “Scuola rap” l’ho vista completamente opposta quasi un obiettivo da raggiungere, dove insegnanti ed alunni stanno in contatto sia a livello didattico che emozionale. Una scuola capace di ascoltare e di insegnare ad ascoltare basata sulla centralità della comunicazione.

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La scena del docente che rimprovera l’alunno mi ha turbato molto, ma soprattutto le risate dell’intera classe mi hanno scossa ancor di più perché una persona a me cara ha subito la derisione dei suoi “compagni di liceo” per le sue difficoltà di esprimersi quando è in un momento di disagio.

Tale esperienza lo ha portato all’isolamento…..

Io credo che la scuola debba “sempre” accogliere tutti nel rispetto integrale della persona rispettando i propri limiti e valorizzare le proprie potenzialità.

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L’immagine metaforica che ho visualizzato è stata: un setaccio dove lasciar filtrare la sabbia (ciò che c’è di positivo nel passato) e trattenere i sassi (ciò che c’è di negativo nel passato).

Il filmato che mi ha emotivamente e maggiormente coinvolta è stato il primo: mi ha riportato indietro nel tempo e se da una parte ho rivisto “il clima di disagio” della dittatura, dall’altra ho rivisto i miei figli adolescenti e il riecheggiare sparso nell’aria il motivo di THE WALL.

Ho pensato anche che le immagini arrivano più delle parole ma ciò nonostante non posso far altro che ripetermi ciò che ho letto in “Confesso che ho vissuto” di Neruda: ……. Intanto gli uomini si arrampicano per il sistema solare e …. Carramba la primavera è inesorabile! …

Ciò mi lega anche all’idea che se i vecchi sistemi sono “immense ragnatele medievali” allora è giusto essere rivoluzionari come lo fu Eleonora Pimentel De Fonseca, anche al costo della vita! E’ giusto cambiare anche nella scuola ed essere innovativi e professionisti … di cuore perché se dall’insegnamento deriva l’apprendimento, dalla disponibilità di cuore arriva la ricaduta positiva di ciò che si fa.

Voglio essere “GUERRIERA” e mi rialzerò! Per essere al fianco dei miei alunni e asciugare i loro “pianti”.

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Emozioni molto forti le ho avute con la visione del primo filmato, cioè quello relativo alla canzone THE WALL dei PINK FLOYD.

Molto forti le scene di questi alunni vessati ed umiliati, ridotti a burattini … sconvolgente poi quella della carne tritata. Questi metodi ottocenteschi li aborro.

Invece mi sono rispecchiata molto (professionalmente) nelle parole del testo della canzone “CONTROVENTO” di Arisa.

“Io sono qui per ascoltare un sogno. Non parlerò se non ne avrai bisogno. Ma ci sarò…acqua sarò…accanto a te viaggiando controvento…”.

Questo secondo me è il compito di un vero insegnante.

Ben venga anche la “Scuola rap” se alla fine dell’anno scolastico avrò raggiunto lo scopo di aver fatto interiorizzare quanti più concetti possibili e avrò condotto la maggior parte della classe (se non tutti) a livelli formativi e cognitivi medio-alti.

Se ciò non dovesse verificarsi almeno avrò raggiunto lo scopo di averli fatti venire con piacere e col sorriso sulle labbra.

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Il primo incontro è andato bene, non mi sono stancata né tantomeno annoiata, perché ho partecipato attivamente e non l’ho “subito” passivamente.

Diciamo quindi che l’approccio del prof. mi è piaciuto anche perché provavo ad immaginare come avrei potuto fare anch’io con i miei alunni e che cosa mi sarebbe piaciuto fare con loro l’anno prossimo, anche perché sono in quinta e sono bambini entusiasti e sempre pronti alle novità.

I contenuti è vero sono stati molto generali diciamo solo delle provocazioni per prepararci ad affrontare il corso.

Ho già partecipato ad un incontro sulle competenze tenuto da Carlo Petracca, molto interessante ed innovativo ma vi ho partecipato da sola nella nostra scuola e mi sono sentita “sola”; ho pensato a quanto lavoro c’è da fare con tanti colleghi che sono chiusi nei loro schemi mentali e convinti delle loro competenze.

Oggi invece, con la partecipazione di tanti colleghi, ho provato a pensare positivo, ho provato a sperare che le cose che qui impariamo potrebbero non restare mera fantasia.

So che il cambiamento spaventa ma a piccoli passi potrà avvenire.

Le canzoni, oltre ad essere ottima tecnica di apprendimento, sono state emozionanti: mai avrei pensato che canzoni conosciute e cantate tante volte potessero contenere tante informazioni utili.

Per non parlare poi delle slide sulla centralità del soggetto che apprende e sul bisogno primario di comunicare a qualcuno, di condividere i propri pensieri, di essere non fruitori di conoscenze ma costruttori e ideatori del processo di apprendimento.

Tutto bello ma poi?

Vedrò nei prossimi incontri la possibile realizzazione e la fattibilità del tutto.

Sono pronta al cambiamento anche se a piccoli passi già da un po’ ho cominciato.

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Il Prof. Izzo, da subito, mi ha ispirato una grande fiducia, cosa molto rara per una scettica come me, coinvolgendomi attivamente in questo corso.

Oramai è chiaro a tutti che la figura del docente, come dispensatore di nozioni è superata; bisogna inquadrarla in un’ottica diversa, nella quale docente e discente cooperano insieme in modo costruttivo, in cui, il sapere non è assoluto ma si trasforma in saper “FARE”.

Da ciò sono emerse considerazioni e riflessioni sul futuro della scuola come guida per i giovani e come mezzo e ausilio che li conduce, attraverso percorsi mirati, alla VITA.

E’ fondamentale la cooperazione, il TEAM. Insieme si costituiscono valori ed ideali che conducono alla realizzazione del soggetto IO-PERSONA.

Per ciò che concerne i video e le canzoni ascoltate, penso che le emozioni sono esclusivamente personali e definirle o catalogarle in qualche modo parrebbe molto riduttivo.

Le note, così come le immagini, scatenano passioni, legami sociali ed ispirano una forma di comunicazione che non passa attraverso le parole.

Il legame tra cervello e struttura VISIVA o musicale è forte; ed il fatto che brani o film restino nel corso della storia è segno che l’uomo ha sempre sentito il bisogno di esprimersi attraverso essi.

Di sicuro suscitano e fanno riflettere su sentimenti come autostima, la natura umana, l’amore e l’amicizia, il non arrendersi mai, le difficoltà della vita, il fattore tempo, la fiducia nel cambiamento, l’attenzione del docente, la scuola e l’identità, la scuola come ambiente significativo, la cittadinanza attiva, l’istinto di sopravvivenza, il dialogo, la scrittura, il confronto sui temi determinanti ed indispensabili per una prospettiva scolastica futura all’insegna del TOP. ↑↑↑↑↑↑

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Oggi sono stanca ma a mio agio.

Ho provato forti emozioni per la scelta dei video utilizzati per la lezione (flash-back passato presente).

Mi è piaciuto il senso di libertà nella possibilità di scegliere individualmente quale comportamento avere (sono libera di alzarmi, uscire, ascoltare..)

Le esperienze palesate dal tutor hanno evidenziato, per quel che mi riguarda, gli aspetti legati alle difficoltà di selezionare con cura i materiali prima di proporre un’attività agli alunni ed anche la realtà che la programmazione delle attività non è approssimazione ma è una scelta consapevole, mirata al raggiungimento delle competenze.

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Riflessioni sul corso.

Sto pensando…ecco qui il solito relatore che dall’alto delle sue conoscenze viene a propinarci le sue “competenze”!!! Che ansia!!! Invece….che modo simpatico di procedere….Mi sono proprio ricreduta!!!

In relazione alla visione dei filmati e all’ascolto dei brani musicali, ho provato emozioni contrastanti che mi hanno portata indietro nel tempo….

Mi è piaciuto il modo di porsi del relatore e il suo relazionarsi con noi.

Ma l’elemento che mi ha dato stabilità e sicurezza è stata la possibilità di restare “anonima” nel dover esprimere le proprie sensazioni ed emozioni.

Riguardo alle mie perplessità più volte mi sono chiesta: Come si fa a programmare nel modo in cui ci ha illustrato il relatore? Tante belle parole! Ma nella pratica? Sono in grado di fare tutto ciò che è stato detto?