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Programma Operativo FESR 2007-2013 Obiettivo Convergenza Asse II-Linea di Intervento 2.3 - Azione 2.3.2 Città di Matino Provincia di Lecce Piano Comunale di Protezione Civile ottobre 2014 Capitolo 2 Sistema di Allertamento Censimento dei Rischi IL SINDACO: Dr. Cosimo C. Tiziano CATALDI IL RESPONSABILE SETTORE SERVIZI ALLA CITTA’: Arch. Mauro LEONE Redatto da: Gianfranco Garzia architetto Viale Italia, 25 – 73046 Matino LE Tel 3496412764 – Fax 0833643111 e-mail: [email protected]

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Programma Operativo FESR 2007-2013 Obiettivo Convergenza Asse II-Linea di Intervento 2.3 - Azione 2.3.2

Città di Matino Provincia di Lecce

Piano Comunale di Protezione Civile ottobre 2014

Capitolo 2

Sistema di Allertamento

Censimento dei Rischi

IL SINDACO:

Dr. Cosimo C. Tiziano CATALDI IL RESPONSABILE SETTORE SERVIZI ALLA CITTA’:

Arch. Mauro LEONE Redatto da:

Gianfranco Garzia architetto Viale Italia, 25 – 73046 Matino LE Tel 3496412764 – Fax 0833643111 e-mail: [email protected]

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Capitolo 2 – SISTEMA DI ALLERTAMENTO

E CENSIMENTO DEI RISCHI

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Capitolo 2 – SISTEMA DI ALLERTAMENTO E CENSIMENTO DEI RISCHI

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2.1 Premessa 2

2.2 Rischio Idrogeologico ed idraulico 2

2.3 Rischio Incendi Boschivi e d’interfaccia 7

2.4 Rischio Sismico 15

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2.1 Premessa

Il “rischio” è un concetto articolato: esso è legato alla probabilità che un certo evento dannoso si verifichi (in un determinato intervallo di tempo e di spazio) ed all’intensità del danno provocato. Il rischio, infatti, è il risultato del prodotto di tre fattori: la pericolosità, la

vulnerabilità ed il valore del bene esposto ad un danno. La pericolosità è legata alla presenza oggettiva di una fonte di pericolo, mentre la vulnerabilità è indice degli elementi (cose e persone) esposti al rischio. L’espressione simbolica è la seguente:

R= P*V*E

• P è la pericolosità dell'evento in analisi, ovvero la probabilità che un fenomeno accada in un determinato spazio con un determinato tempo di ritorno;

• V è la vulnerabilità, ovvero l'attitudine di un determinato elemento a sopportare gli effetti legati al fenomeno;

• E è il valore che l'elemento esposto al pericolo assume in termini di vite umane, economici, artistici, culturali o altro.

La conoscenza dei rischi che insistono su un territorio è indispensabile per le opere di programmazione, previsione e prevenzione necessarie alla mitigazione dei rischi stessi.

L’individuazione dei rischi insistenti sul territorio è fondamentale per una corretta pianificazione degli interventi di previsione, prevenzione ed emergenza. I rischi presenti sul territorio oggetto di studio si possono individuare in:

1. Rischio Idrogeologico ed Idraulico (alluvioni, dissesti e frane);

2. Rischio incendi boschivi e d’interfaccia;

3. Rischio sismico;

2.2 Rischio Idrogeologico ed idraulico

Il rischio idrogeologico è, tra i rischi naturali, il più ricorrente sul territorio Nazionale e Regionale e quello che maggiormente risente degli effetti dell’antropizzazione. L’interferenza delle varie attività umane con i processi naturali si è fatta particolarmente pesante negli ultimi decenni. L’alluvione può verificarsi quando la piovosità, che caratterizza taluni periodi dell’anno (primavera e l’autunno), assume, per intensità e per il perdurare del fenomeno nel tempo, elevata criticità con conseguenti inondazioni di aree particolarmente esposte a tale fenomeno.

Scendendo nel dettaglio è possibile evidenziare alcune sottotipologie di rischio:

• Allagamento di aree urbane combinate – rete fognaria, ovvero inondazione urbana o delle infrastrutture periurbane dovuta al rigurgito della rete fognaria o dei canali. Tale fenomeno può verificarsi per superamento della massima portata (prevista in condizioni di normalità e sulla base della quale è stata dimensionata la rete fognaria) a seguito di scrosci violenti ed intensi di pioggia (sorgente di rischio), anche molto localizzati, che possono verificarsi nel corso di eventi meteorologici prolungati nel tempo.

• Inondazione urbana o delle aree extraurbane conseguente ad esondazione dei canali di scolo e/o mancato deflusso delle acque superficiali. L’evento può essere dovuto a precipitazioni (sorgente di rischio) di forte intensità e/o di prolungata durata nel tempo e di notevole gravità.

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• Crolli connessi a rischio idrogeologico, la Regione Puglia è una delle aree del Mediterraneo di maggiore interesse per il carsismo. Essa presenta 2377 cavità naturali censite, suddivise, secondo la distinzione tra zone carsiche pugliesi (al 31 maggio 2013), in Gargano, Murge e Salento e oltre 1050 cavità artificiali. È importante sottolineare che nel linguaggio speleologico comune quando si parla di Grotte si riferisce alle Grotte naturali mentre quando si parla di Cavità si riferisce alle cavità artificiali. La Puglia si è dotata di una catasto delle grotte e cavità artificiali (www.catasto.fspuglia.it). Nelle sezioni del portale si riporta una breve sintesi storica del Catasto Grotte e Cavità e il grande lavoro di rilevamento e censimento delle grotte e delle cavità che ha reso possibile la pubblicazione di una grande mole di dati ora fruibili dai Gruppi Speleologici, Enti Pubblici, Professionisti e Cittadini per diverse finalità fra cui la pianificazione territoriale e la valutazione del rischio idrogeologico. Su detto portale per MATINO si rilevano n.2 cavità artificiali:

- Ipogei del Palazzo (PU_CA_167)

- S. Eluterio (PU_CA_978)

Comunque è noto, come evidenziato anche dalla relazione geologica del Dr.Cimino del 2010 (richiamata al Capitolo 1) che il centro storico di MATINO è ricco di numerose cavità-ipogee sia di natura artificiale che naturale, pertanto, le aree interessate saranno trattate come fattore di rischio nel modello di intervento quali aree vulnerabili al rischio sismico.

• frana si intende un movimento di masse di terreno o di roccia costituenti un pendio, limitate da una superficie ben definita, con direzione verso il basso o verso l’esterno del pendio stesso. Tra i fattori “predisponenti” (vulnerabilità territoriale dell’evento), ossia tra i fattori che creano condizioni favorevoli alla generazione di una frana ci sono: la natura e la struttura del suolo, la pendenza dei versanti o l’inclinazione degli strati costituenti il pendio, ecc. Tra i fattori che, agendo su un pendio vulnerabile, possono scatenare un fenomeno franoso (sorgenti dell’evento calamitoso) ci sono le forti precipitazioni, le infiltrazioni d’acqua nel terreno, l’attività sismica, ecc.

Nonostante l’assenza di idrografia superficiale, il rischio idrogeologico esiste ed è legato ad eventi meteo climatici eccezionali. Come già ampiamente anticipato nel Capitolo 1, Matino è compreso nei bacini endoreici che interessano la Puglia Meridionale; le acque fluenti in tali bacini non trovano recapito a mare. L’acqua che in essi affluisce superficialmente in parte subisce evapotraspirazione ed in parte penetra per infiltrazione entro i terreni permeabili e viene recapitata in falda attraverso “vore” e “inghiottitoi” presenti prevalentemente fuori dal centro abitato. Per quanto riguarda l’idrografia superficiale MATINO è interessato principalmente da n. 3 canalizzazioni: “Canale Spartifeudo Matino-Parabita” presente a nord dell’abitato, “Canale Universo” e “Canale Reale”, quest’ultimi posizionati ad est dell’abitato, a monte del centro storico, che seguendo una morfologia fluviale tipicamente carsica, riversano la massa d’acqua in inghiottitoi a valle dell’abitato dopo averlo attraversato mediante deflusso, a volte in canali interrati, sulle strade cittadine.

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La conformazione del Comune di MATINO è quindi influenzata sia dall’attività delle acque meteoriche che, su base annua oscillano tra i 600 e 900 mm, sia dal fenomeno carsico. Le acque meteoriche a carattere violento generano due tipi di problematiche:

uno legato alla fruibilità dell’abitato, in quanto in presenza di piogge torrenziali le strade lungo la direttrice Est-Ovest (massima pendenza), come pure la principale via Roma, si trasformano in veri torrenti vorticosi;

l’altro a valle, contrade Motta e Rimi, che essendo il naturale recapito finale delle

acque meteoriche ed essendo ubicate in una depressione alluvionale, sono facilmente soggette a fenomeni di allagamento con danni all’agricoltura, alla viabilità ed alle attività antropiche presenti;

AdB Puglia (www.adbpuglia.it) Carta della pericolosità e del rischio idraulico. IL PIANO DI GESTIONE ALLUVIONI 2007/60/CE (D.Lgs. n° 40 del 23.02.2010), L’Autorità di Bacino della Regione Puglia ha da tempo iniziato le attività per recepire quanto previsto dalla Direttiva Europea n. 2007/60/CE del 23 ottobre 2007 che si pone quale finalità quella di: “istituire un quadro per la valutazione e la gestione dei rischi di alluvioni, volto a ridurre le conseguenze negative per la salute umana, l’ambiente, il patrimonio culturale e le attività economiche connesse con le alluvioni all’interno della Comunità ”. Le attività svolte per la produzione delle mappe di pericolosità e del rischio di alluvioni sono state approvate dal Comitato Tecnico dell’AdB Puglia rispettivamente nelle sedute del 04/04/2013 e 20/05/2013, tali mappe non presentano aree soggette a Rischio, per Matino.

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La normativa di riferimento per la redazione dei Piani di Protezione Civile Comunali, prevede altresì, che siano valutati e presi in esame anche studi specifici redatti per la redazione degli strumenti urbanistici, pertanto così come già evidenziato nel Capitolo 1, l’Amministrazione Comunale nel 2010, commissionò al Dr. Geologo Umberto CIMINO, uno studio geologico sull’intero territorio Comunale, tale studio riporta nello specifico le aree soggette a rischio

allagamento, “ TAVOLA 7 - CARTA IDROGEOLOGICA” di tale studio, di cui si riporta immagine a titolo esemplificativo (Blu Scuro: aree ad alto rischio inondazione; Azzurro: depressioni alluvionali; Linea Blu: spartiacque superficiale; Aree Rosse: cave dismesse; Area

Gialla: cava attiva, Lett. V: vore)

Studio geologico propedeutico all’elaborazione del nuovo PUG – Carta idrogeologica Non avendo l’AdB Puglia individuato all’interno del territorio comunale aree a rischio facendo riferimento allo studio del geologo Dr. Cimino, si è proceduto, esclusivamente sulla base dei dati altimetrici dell’andamento del terreno, a meglio individuare tali aree potenzialmente esposte al rischio allagamento. La valutazione della pericolosità è stata elaborata in base alle sole quote altimetriche ricavate dal DTM (modello digitale del terreno) fornito dal Sistema Informativo Territoriale regionale della Puglia, partendo da quella maggiormente depressa pari a 54 m.s.l.m. ed attribuendo i seguenti livelli di pericolosità:

- alta (54-55 m.s.l.m.) - media (55-56 m.s.l.m.) - bassa (56-57 m.s.l.m.)

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La valutazione del danno potenzialmente arrecabile è stata effettuata sulla base del tempo ipotizzabile di permanenza dello stesso e sul tipo di attività danneggiata:

- basso (solo attività agricole coinvolte per un periodo di tempo limitato) - medio (coinvolgimento di strutture antropiche con danni contenuti e/o, relativamente

alle attività agricole, per un periodo di tempo elevato); - alto (coinvolgimento di strutture antropiche con danni elevati).

La valutazione del rischio finale è stata effettuata incrociando la classe di pericolosità attribuita con la classe di danno potenzialmente arrecabile e quindi associando un indice di rischio valutato secondo la tabella seguente:

PERICOLOSITA’

Alta Media Bassa

Alto R4 R4 R3

Medio R4 R3 R2 DANNO

Basso R3 R2 R1

L’analisi condotta ai fini della valutazione della pericolosità e del rischio nelle aree potenzialmente soggette ad allagamento è riportata sulla cartografia specifica allegata al presente documento:

Tavola 5 – Carta della pericolosità idraulica e geomorfologica 1:5.000;

Tavola 6 – Carta del rischio idraulico e geomorfologico 1:5.000;

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2.3 Il rischio incendi boschivi e di interfaccia

La Regione Puglia, attraverso l’attuazione delle iniziative previste dal Piano regionale di

previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi, (Piano regionale

AIB), realizzato ai sensi della L.353/2000 ed approvato, come ultimo aggiornamento, con D.G.R. n° 674 del 11.4.2012, con validità 2012-2014, negli ultimi anni ha ottenuto positivi risultati nell’ambito della riduzione del fenomeno degli incendi boschivi e della crescita del sistema regionale antincendio boschivo. Il Piano AIB si completa, per quanto attiene l’operatività, con il “Programma operativo di azione per la campagna AIB” che viene predisposto annualmente. La legge regionale di riferimento per il rischio incendi è la n° 18 del 30.11.2000 recante “Conferimento di funzioni e compiti amministrativi in materia di boschi e foreste, protezione civile e lotta attiva agli incendi boschivi”, al Capo II, art.15 tra le funzioni regionali, prevede la redazione e l’approvazione dei Piani regionali e, previa intesa con le altre Regioni, i piani interregionali di difesa e conservazione del patrimonio boschivo. Secondo il Piano regionale AIB viene fatta sul territorio regionale una zonizzazione del rischio intesa come l’insieme delle indagini conoscitive sul territorio oggetto di pianificazione finalizzate a determinare l’area a potenziale d’innesco e a descriverne lo scenario pirologico di partenza. Sulla base di queste indagini viene definita una zonizzazione dell’area soggetta a rischio di incendio che viene pertanto suddivisa in porzioni di territorio omogenee per livelli di rischio. Come già citato, nonostante si è registrato un costante decremento sia del numero degli incendi sia delle superfici percorse dal fuoco, rimangono alcuni picchi derivanti dal fenomeno dei grandi incendi, ovvero di incendi che raggiungono superfici superiori ai 50 Ha, che periodicamente si registrano sul territorio regionale e che spesso interessano anche le aree antropizzate, diventando quindi incendi cosiddetti “di interfaccia” i quali, per la loro vicinanza alle abitazioni, mettono in pericolo l’incolumità pubblica e i beni mobili ed immobili. Questi incendi che, come dimostrato dai dati statistici, sono molto pochi, sono comunque potenziali causa dei danni determinati dal fuoco, si sviluppano in situazioni climatiche ed ambientali particolari (presenza di forti venti, condizioni di elevata secchezza della vegetazione, temperature elevate, difficoltà di raggiungimento dei luoghi da parte del personale AIB a terra ecc.) e, malgrado la tempestività degli interventi di spegnimento, non sono facili da circoscrivere per via della rapidità con la quale si espandono. Al fine di contrastare questo particolare rischio si sono sviluppate importanti sinergie tra gli Enti, Istituzioni, Corpi dello Stato e Volontariato, che hanno contribuito a “fare sistema” su una problematica che in Puglia a causa delle particolari condizioni climatiche, vegetazionali ed antropiche, richiede una costante attività di monitoraggio, prevenzione e intervento.

IL SISTEMA REGIONALE ANTINCENDIO BOSCHIVO

Il sistema regionale è composto da un insieme di Enti ed Istituzioni i quali, ciascuno per le proprie competenze, svolgono specifici ruoli operativi ed organizzativi dettati dalla vigente normativa regionale in materia. Il coordinamento generale ed il sostegno finanziario del sistema regionale AIB compete alla Regione, la quale pianifica le proprie attività in difesa dei boschi dagli incendi tramite il Piano Regionale di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi di cui alla L. 353/2000 (Piano regionale AIB) e di cui si è più sopra già parlato. In particolare il Piano regionale AIB individua le seguenti principali attività:

Previsione del rischio di innesco degli incendi; Prevenzione degli incendi boschivi; Lotta attiva;

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Formazione e addestramento; Iniziative di sensibilizzazione ed informazione; Volontariato AIB.

La Sala Operativa Unificata Permanente (SOUP)

In applicazione dell’art. 10 della L.R. 18/2000, il Servizio di Protezione Civile garantisce e coordina sul territorio regionale le attività di estinzione incendi boschivi, avvalendosi del supporto attivo del Corpo Forestale dello Stato, del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, dell’Agenzia Regionale per le Attività Irrigue e Forestali (ARIF), delle Organizzazioni di Volontariato, regolarmente iscritte all’Elenco Regionale e degli altri Enti Locali o Funzionali. Tale attività di coordinamento è svolta dalla Sala Operativa Unificata Permanente (S.O.U.P.) del Servizio Protezione Civile quale organismo operativo di riferimento per l’attività del servizio regionale Antincendio Boschivo con funzionalità h 24 nel periodo di massima pericolosità previsto dal 15 giugno al 15 settembre salvo eventuale estensione in funzione delle condizioni meteo-ambientali. L’art. 7 della L. 353/2000 prevede che le Regioni istituiscano e gestiscano con operatività di tipo continuativo nei periodi a rischio di incendio boschivo le Sale Operative Unificate Permanenti (S.O.U.P.), avvalendosi oltre che delle proprie strutture e dei propri mezzi aerei di supporto alla attività delle squadre a terra, di risorse e mezzi del Dipartimento dei Vigili del Fuoco, soccorso pubblico, difesa civile e del Corpo forestale dello Stato in base ad accordi di programma. Il Corpo Forestale dello Stato

Tra le più importanti attività previste dall’Accordo di Programma con la Regione, vi è quella che mira a favorire una più incisiva azione di controllo e contrasto agli incendi boschivi su tutto il territorio regionale, tale attività si esplica con:

Attività di D.O.S. (Direzione Operazioni di Spegnimento) sul territorio regionale; Trasmissione delle perimetrazioni delle aree percorse dal fuoco e dei dati

caratterizzanti l’incendio per le finalità di cui all’art.10 della L. 353/2000; Trasmissione delle rilevazioni statistiche degli incendi boschivi secondo le procedure

del fascicolo territoriale nell’ambito delle funzionalità dei servizi territoriali presenti nel Sistema Informativo della Montagna (S.I.M.);

Il C.F.S. assicura pertanto la direzione delle operazioni di spegnimento con proprie unità D.O.S. articolate in diversi distretti operativi A.I.B. a copertura dell’intero territorio regionale. Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile

Mediante Convenzione con la regione, svolge da anni un ruolo importante per l’integrazione delle forze che contribuiscono alla lotta contro gli incendi boschivi. Tra le più importanti attività previste dalla Convenzione vi sono:

Attività di R.O.S. (Responsabile Operazioni di Soccorso); Potenziamento con squadre A.I.B. in aggiunta a quelle ordinariamente in servizio

presso ogni struttura VV.FF. dedicate per lo spegnimento di incendi di vegetazione; Potenziamento del servizio delle sale operative VV.FF.

Volontariato di protezione civile

Il Volontariato di Protezione Civile in Puglia riveste un ruolo fondamentale nel supporto allo svolgimento delle attività connesse alla lotta attiva agli incendi boschivi. Ai sensi dell’art. 7, comma 3, lettera b), della legge 353/2000, per gli interventi di lotta attiva le Regioni si avvalgono “del personale appartenente ad organizzazioni di volontariato,

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riconosciute secondo la vigente normativa, dotato di adeguata preparazione professionale e di certificata idoneità fisica qualora impiegato nelle attività di estinzione del fuoco negli incendi boschivi”. A tal fine la Regione stipula specifiche convenzioni per lo svolgimento delle attività di supporto alla prevenzione, sorveglianza e di lotta attiva con le Associazioni di Volontariato (in possesso di specifici requisiti) iscritte all’elenco regionale di cui alla L.R. 39/1995, le quali potranno essere attivate e coordinate direttamente dalla SOUP e dirette in loco, in caso di incendio, dal Corpo Forestale dello Stato. Di anno in anno le Associazioni che intendono partecipare alla campagna AIB stipulano specifiche convenzioni. Agenzia Regionale per le attività irrigue e forestali (A.R.I.F.)

Ente strumentale della Regione Puglia istituito con L.R. del 25 febbraio 2010, n. 3, l’A.R.I.F. mira ad attuare “l’attività di supporto tecnico-amministrativo alla struttura regionale di Protezione Civile, ivi comprese le attività della Sala Operativa Unificata Permanente (S.O.U.P.) di Protezione Civile, che espleta funzioni di coordinamento nella prevenzione e nella lotta contro gli incendi boschivi e le altre calamità che si verifichino nel territorio della Regione”. Rientrano nei compiti dell’Agenzia, tra gli altri, “gli interventi di forestazione e di difesa del suolo sul demanio regionale”. Le attività previste in genere, per le stagioni A.I.B. sono:

affiancamento Enti Istituzionali regionali e/o statali (Regione Puglia – Protezione Civile, Servizio Foreste, C.F.S. e VV.FF.) nelle fasi di pianificazione, coordinamento e controllo delle attività A.I.B.;

supporto operativo in SOUP (Sala Operativa Unificata e Permanente di Regione Puglia) – in turnazioni h 24;

affiancamento di personale opportunamente formato a mezzo di idonei corsi di formazione ai direttori delle operazioni di spegnimento incendi (D.O.S.) del Corpo Forestale dello Stato;

ricognizione, vigilanza e avvistamento avente lo scopo di segnalare tempestivamente l'insorgere dell’incendio;

controllo della propagazione del fuoco; estinzione per azione diretta a terra; bonifica.

I servizi di allerta e pronto intervento sono eseguiti dal personale A.R.I.F. sette giorni su sette, su turni da 6.30 ore ciascuno. Inoltre, sulla base delle risorse umane, economiche e strumentali attualmente in dotazione l’ARIF organizza sull’intero territorio regionale le unità di avvistamento, pattugliamento e pronto intervento. Alla sopra citata struttura si aggiunge l’impiego di mezzi aerei di supporto alla lotta attiva contro gli incendi boschivi. Di fatto l’organizzazione A.I.B. della Regione Puglia nelle attività di estinzione si avvale se necessario, come previsto dalla normativa nazionale di riferimento, della flotta aerea statale attraverso il Centro Operativo Aereo Unificato (C.O.A.U.).

Concorso degli Enti Locali alle attività AIB

Il servizio regionale antincendio boschivo viene svolto nel rispetto dei termini fissati dalla Giunta Regionale con apposito Decreto del Presidente che fissa annualmente il periodo di grave pericolosità per gli incendi e dalla L.R. n. 18 del 30/11/2000, che conferisce alle Province e Comuni parte delle competenze regionali in materia antincendio, nonché nel

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rispetto di tutte le funzioni amministrative non espressamente indicate nelle disposizioni dell’art.107 del D.lgs n.112/98 conferite alle regioni e agli enti locali. Anche le aree protette partecipano e concorrono alle attività con propri mezzi e dotazioni. Generalità del territorio del Comune di MATINO utili ai fini del rischio incendi:

Vegetazione La Puglia ospita una grande varietà di paesaggi vegetali, in relazione alla sua particolare conformazione morfologica, ma è altresì una delle regioni italiane più povere di

vegetazione forestale a causa della secolare utilizzazione agricola del territorio, tanto da

risultare la regione con il più basso indice di boscosità.

Nella Provincia di Lecce la situazione si aggrava maggiormente, considerando che solo il 3% dei boschi pugliesi ricade in essa. Il territorio comunale di MATINO è propriamente povero di vegetazione forestale, infatti sono presenti solo 10 ettari ricoperti da vegetazione ascrivibile a quella forestale.

Classificazione la classe di “Rischio” incendi boschivi per il Comune di MATINO risulta essere “BASSA” così come si evince dalla tabella e dalla mappa sotto riportate tratte dal Piano AIB anno 2003-2006 così come rimandato dall’attuale piano AIB vigente 2012-2014 Analisi e dati statistici Di seguito si riporta la superficie territoriale, la superficie forestale distinta in Macchia Mediterranea, Fustaie e Cedui e l’indice di boscosità, ottenuto dal rapporto tra la superficie a bosco e quella comunale, per il Comune di MATINO: Fonte: Piano regionale AIB 2012-2014 (www.protezionecivile.puglia.it)

Comune Superficie territoriale

(ha) Superficie boscata

(ha) Indice di boscosità

MATINO 2602 10 0,04

Per quanto attiene la distribuzione del fenomeno incendi sul territorio comunale si riporta la seguente situazione sulla base dell’indice di boscosità

Comune Indice di boscosità Superficie Percorsa

totale (ha)

Superficie percorsa

boscata (ha)

MATINO 2% 4,50 0.50 Il Piano regionale AIB riporta e distingue la distribuzione del fenomeno incendi con riferimento al numero, superfici percorse e incidenza degli incendi volontari/dolosi su base comunale (n. incendi volontari/n. incendi totali).

Comune

Superficie percorsa

totale (ha)

Superficie percorsa boscata

(ha)

Indice di gravita

Nr. Incendi volontari

Dolosità incendio

volontario

MATINO 4.50 0.50 0.10 0 0 Si evidenzia che sul territorio del Comune di MATINO nel periodo 1998-2010 il numero di incendi è stato pari ad 1, mentre la superficie percorsa dal fuoco, sempre per lo stesso

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periodo considerato è stata pari a 4,50 ha. Altre informazioni sono state tratte dalla tabella relativa al “catasto incendi superficie soggetta a vincolo (bosco e pascolo)” della Provincia di Lecce anni 2008/2012, di cui per Matino risulta solo la seguente segnalazione: Anno 2007 Delibera della G.C. n. 265 del 20/09/2007 . Attività di Prevenzione Incendi Boschivi (Bollettini) Il Centro Funzionale Centrale, sezione rischio incendi boschivi emette giornalmente un bollettino di suscettività all’innesco degli incendi boschivi su tutto il territorio nazionale. Il Bollettino, oltre ad una parte testuale che raccoglie sia una previsione sulle condizioni meteoclimatiche attese che una sintesi tabellare, organizzata per regioni, delle previsioni delle condizioni favorevoli all’innesco ed alla propagazione degli incendi su ciascuna provincia, rappresenta anche in forma grafica la mappatura dei livelli di pericolosità: bassa (celeste), media (giallo), alta (rosso). Ai tre livelli di pericolosità si possono far corrispondere tre diverse situazioni:

⇒ pericolosità bassa: le condizioni sono tali che ad innesco avvenuto l’evento può essere fronteggiato con i soli mezzi ordinari e senza particolari dispiegamenti di forze per contrastarlo;

⇒ pericolosità media: le condizioni sono tali che ad innesco avvenuto l’evento deve essere fronteggiato con una rapida ed efficace risposta del sistema di lotta attiva, senza la quale potrebbe essere necessario un dispiegamento di ulteriori forze per contrastarlo rafforzando le squadre a terra ed impiegando piccoli e medi mezzi aerei ad ala rotante;

⇒ pericolosità alta: le condizioni sono tali che ad innesco avvenuto l’evento è atteso raggiungere dimensioni tali da renderlo difficilmente contrastabile con le sole forze ordinarie, ancorché rinforzate, richiedendo quasi certamente il concorso della flotta statale.

Il bollettino si limita a una previsione su scala provinciale, stimando il valore medio della suscettività all’innesco su un arco temporale utile per le successive 24 ore e in tendenza per le successive 48. Entro le 16.00 di ogni giorno il bollettino viene messo a disposizione di Regioni e Province Autonome, Prefetture, Corpo Forestale e Vigili del Fuoco. Si riporta, a titolo di esempio, il fac-simile del bollettino emanato dal Centro Funzionale Centrale quale Sistema di Allertamento utilizzato per lo specifico rischio:

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Come ultimo passaggio, sulla base dei sopra citati bollettini, il Servizio Protezione Civile Regionale diffonderà i bollettini regionali sugli incendi boschivi per modulare i livelli di allertamento delle strutture locali competenti per la lotta attiva agli incendi boschivi e gli interventi di protezione civile connessi agli incendi di interfaccia. Analisi del rischio incendi di interfaccia sul territorio comunale di MATINO:

Per la valutazione e classificazione del rischio di incendio di interfaccia sul territorio comunale sono state utilizzate le “linee guida” proposte nel “Manuale operativo per la predisposizione di un piano comunale o intercomunale di protezione civile” elaborato dal Dipartimento Nazionale di Protezione Civile di cui all’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri del 28 agosto 2007, n. 3606.

Seguendo l’approccio suggerito dal Manuale in parola, l’analisi è stata condotta in quattro fasi successive:

Perimetrazione degli insediamenti, individuazione dell’area di interfaccia e della fascia perimetrale.

Valutazione della pericolosità. Valutazione della vulnerabilità. Valutazione del rischio.

Perimetrazione degli insediamenti, individuazione dell’area di interfaccia e della fascia

perimetrale

Il Manuale chiarisce che, per Area di Interfaccia, si intende una fascia di contiguità tra le strutture antropiche esposte al contatto con possibili fronti di fuoco e la vegetazione ad essa adiacente. La larghezza di tale fascia è valutabile tra i 25–50 metri ed è comunque variabile in funzione delle caratteristiche fisiche del territorio, della configurazione degli insediamenti e della loro tipologia.

Pertanto, sulla base della Carta Tecnica Regionale e delle ortofoto del 2013, si è proceduto alla Perimetrazione delle aree antropizzate (urbane e/o discontinue) raggruppando tutte le strutture la cui distanza reciproca è inferiore a 50 m.

Successivamente, per individuare la zona di contiguità tra la vegetazione e le strutture antropiche, dove queste ultime risultano esposte al contatto con i possibili fronti di fuoco, è stata evidenziata una fascia di 50 metri di larghezza, denominata “Area di interfaccia”, lungo la perimetrazione delle aree antropizzate.

Quindi, per valutare la pericolosità che insiste sulle aree di interfaccia è stata individuata una porzione di territorio, esterna alle aree antropizzate, di larghezza pari a 200 metri, denominata “Fascia Perimetrale”.

Valutazione della pericolosità: per poter giungere alla valutazione del rischio di incendio è stato necessario effettuare una preliminare analisi della pericolosità di incendio nelle aree di interfaccia, condotta secondo il metodo speditivo proposto dal Manuale, prendendo in considerazione i seguenti fattori:

(tabella a pagina seguente)

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PARAMETRO CRITERIO VALORE MASSIMO

coltivi e pascoli inclusi oliveti 0 coltivi e pascoli abbandonati 2 boschi di latifoglie e conifere 3 VEGETAZIONE boschi di conifere mediterranee e macchia

4

rada 2 DENSITA DELLA

VEGETAZIONE colma 4

assenza di incendi 0 100 m < evento < 200 m 4

DISTANZA DAGLI INCENDI PREGRESSI

eventi < 100 m 8

nessun contatto 0

contatto discontinuo o limitato 1

contatto continuo laterale 2 CONTATTO CON AREE

BOSCATE

nucleo completamente circondato 4

< 20% 0

20% < pendenza < 50% 1 PENDENZA > 50% 2

basso 0 medio 2 CLASSIFICAZIONE PIANO AIB alto 4

I diversi fattori presi in esame sono stati opportunamente pesati secondo il modello proposto dal Manuale ed hanno consentito di partizionare la fascia perimetrale in sub-regioni omogenee. Ad ognuna di esse è stata associata una Classe di pericolosità e ad ogni classe è stata assegnata una specifica colorazione per la rappresentazione cartografica finale, così come specificato di seguito:

PERICOLOSITA VALORI COLORE

BASSA P<= 10 GIALLO

MEDIA 11 <= P <= 18 ARANCIONE

ALTA P >= 19 ROSSO

Valutazione della vulnerabilità: per giungere ad una valutazione del rischio incendio è stata stimata preliminarmente la vulnerabilità degli esposti presenti nell’area di interfaccia, sempre assumendo a riferimento il metodo speditivo proposto dal Manuale.

Pertanto, le fasi metodologiche seguite per stimare la vulnerabilità della interfaccia, sono state le seguenti

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Segmentazione della area di interfaccia. È stata divisa l’area di interfaccia in parti omogenee in base ai livelli di pericolosità individuati nella fascia perimetrale.

Individuazione degli esposti. Sono stati individuati gli esposti ricadenti all’interno dell’area di interfaccia ed è stata assegnata ad essi la relativa sensibilità, così come definita dal Manuale.

Calcolo della vulnerabilità. Per ogni segmento individuato nell’area di interfaccia è stata calcolata la vulnerabilità sulla base degli esposti presenti e della relativa classe di sensibilità.

Classificazione. E’ stata definita la classe di vulnerabilità, per ogni segmento dell’area di interfaccia assegnando un colore per la successiva rappresentazione cartografica così come specificato di seguito:

SENSIBILITA’ VULNERABILITA’ COLORE

0-3 BASSA giallo

4-7 MEDIA arancione

8-10 ALTA rosso

L’analisi condotta ai fini della valutazione della pericolosità e della vulnerabilità sull’intero territorio comunale è riportata sulla cartografia specifica allegata:

Tavola 7 – Carta della pericolosità incendi d’interfaccia 1:5.000;

Tavola 8 – Carta della vulnerabilità incendi d’interfaccia 1:5.000;

Valutazione del rischio La valutazione finale del rischio è stata effettuata incrociando la classe di pericolosità riscontrata sulla fascia perimetrale in prossimità dell’area di interfaccia con la classe di vulnerabilità di ciascun tratto della stessa e associandovi infine un indice di rischio valutato secondo la tabella seguente:

PERICOLOSITA’

Alta Media Bassa

Alta R4 R4 R3

Media R4 R3 R2 VULNERABILITA’

Bassa R3 R2 R1

Il risultato finale è sintetizzato in una perimetrazione delle aree antropizzate con una diversa colorazione, corrispondente a differenti classi di rischio presenti nella fascia perimetrale in senso stretto: rosso attribuito ad un rischio alto (R4), arancione ad un rischio medio (R3), giallo ad un rischio basso (R2) ed infine bianco ad un rischio nullo (R1), riportati sulla cartografia specifica allegata al presente documento:

Tavola 9 – Carta del rischio incendi d’interfaccia 1:5.000;

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2.4 Il rischio sismico

Il terremoto è un rapido movimento della superficie terrestre dovuto al brusco rilascio dell'energia accumulatasi all'interno della Terra. Il punto in cui le onde sismiche hanno origine è detto ipocentro ed è situato a profondità variabili all'interno della crosta terrestre, invece l'epicentro corrisponde al punto della superficie terrestre situato sulla verticale dell'ipocentro e nel cui intorno (area epicentrale) si osservano i maggiori effetti del terremoto. Le scosse sismiche si distinguono in ondulatorie e sussultorie che si manifestano con vibrazioni rispettivamente orizzontali o verticali. L'intensità dei terremoti è valutata secondo la scala Richter (Charles Francis Richter) o la scala Mercalli-Cancani-Sieberg (MCS). La prima fornisce una valutazione obiettiva (magnitudo) della quantità di energia liberata, mentre la seconda assegna un grado agli effetti sull'ambiente. La scala RICHTER non ha divisioni in gradi, limiti inferiori, (se non strumentali) e superiori. La valutazione dell'energia liberata da un sisma è associata ad un indice, detto magnitudo, che si ottiene rapportando il logaritmo decimale dell'ampiezza massima di una scossa e il logaritmo di una scossa campione. Lo zero della scala equivale ad una energia liberata pari a 105 Joule. Il massimo valore registrato, è stato di magnitudo 8.6 equivalente all'energia di 1.018 J.

magnitudo Richter energia joule

grado Mercalli

< 3.5 < 1.6 E+7 I

3.5 1.6 E+7 II

4.2 7.5 E+8 III

4.5 4 E+9 IV

4.8 2.1 E+10 V

5.4 5.7 E+11 VI

6.1 2.8 E+13 VII

6.5 2.5 E+14 VIII

6.9 2.3 E+15 IX

7.3 2.1 E+16 X

8.1 > 1.7 E+18 XI

> 8.1 . XII

Tabella puramente indicativa della comparazione tra le due scale

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La Scala Mercalli è suddivisa in 12 gradi di intensità in base agli effetti e ai danni prodotti, come da tabella che si riporta: Grado Scossa Descrizione

I impercettibile Avvertita solo dagli strumenti sismici.

II molto leggera Avvertita solo da qualche persona in opportune condizioni.

III leggera Avvertita da poche persone. Oscillano oggetti appesi con vibrazioni simili a quelle del passaggio di un'automobile.

IV moderata Avvertita da molte persone; tremito di infissi e cristalli, e leggere oscillazioni di oggetti appesi.

V piuttosto forte Avvertita anche da persone addormentate; caduta di oggetti.

VI forte Qualche leggera lesione negli edifici e finestre in frantumi.

VII molto forte Caduta di fumaioli, lesioni negli edifici.

VIII rovinosa Rovina parziale di qualche edificio; qualche vittima isolata.

IX distruttiva Rovina totale di alcuni edifici e gravi lesioni in molti altri; vittime umane sparse ma non numerose.

X completamente distruttiva Rovina di molti edifici; molte vittime umane; crepacci nel suolo.

XI catastrofica Distruzione di agglomerati urbani; moltissime vittime; crepacci e frane nel suolo; maremoto.

XII apocalittica Distruzione di ogni manufatto; pochi superstiti; sconvolgimento del suolo; maremoto distruttivo; fuoriuscita di lava dal terreno.

Fonte: www.wikipedia.it

Per quanto attiene la sismicità il territorio della Provincia di Lecce non appare

particolarmente esposto a tale rischio e difatti tutti i Comuni risultano classificati in

Classe 4 “Rischio molto basso” ai sensi dell’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 Marzo 2003. Sulla base della suddetta classificazione sismica la Giunta Regionale aveva approvato, con D.G.R. n. 153 del 2.03.2004, l’individuazione, la formazione e l’aggiornamento dell’elenco delle zone sismiche dei comuni della Regione Puglia, in ottemperanza all’OPCM n. 3274 del 20.03.2003. Successivamente i criteri per l'aggiornamento della mappa di pericolosità sismica sono stati definiti nell'Ordinanza del PCM n. 3519/2006, che ha suddiviso l'intero territorio nazionale in quattro zone sismiche sulla base del valore dell'accelerazione orizzontale massima su suolo rigido o pianeggiante (ag), che ha una probabilità del 10% di essere superata in 50 anni. La nuova classificazione è articolata in 4 zone, le prime tre corrispondono alle zone di sismicità alta, media, bassa, mentre la zona 4 è di nuova introduzione ed in essa è data facoltà alle Regioni di imporre l’obbligo alla progettazione antisismica. L’OPCM n. 3274/2003 definisce inoltre le norme tecniche che si devono applicare alle zone 1, 2 e 3, prevedendo altresì, ad avvenuta classificazione del territorio regionale, l'avvio e il completamento entro 5 anni delle verifiche sismiche su tutti gli edifici di interesse strategico e sulle opere infrastrutturali, la cui funzionalità durante gli eventi sismici può assumere rilievo fondamentale per le finalità di protezione civile. Per le Zone 4 è a discrezione regionale individuare o meno edifici e infrastrutture strategiche. Da segnalare, che con Decreto 14.01.2008 del Ministero delle Infrastrutture, vengono fissate le Norme tecniche per le costruzioni nelle zone sismiche, entrate in vigore il 1 luglio 2009. Infine, per quanto riguarda la microzonazione sismica di I livello la Regione Puglia con deliberazione n. 1728 del 7 agosto 2012 ha approvato le Linee d’indirizzo per l’attivazione ed utilizzo del Fondo relativo ai contributi per interventi di prevenzione sismica di cui all’O.P.C.M. n.

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4007/2011, affidando all’Autorità di Bacino della Puglia lo studio di fattibilità per il monitoraggio e la messa in sicurezza delle aree urbane a rischio di stabilità statica e vulnerabilità strutturale. Nel presente piano si è previsto, per il rischio sismico uno scenario relativo all’intero centro urbanizzato del comune di MATINO soggetto ad una scossa tellurica dal V al VII grado della scala Mercalli-Cancani-Sieberg (MCS) o magnitudo Richter pari a 4.0/5.0, con particolare attenzione per il centro storico, ove sono presenti numerose cavità ipogee artificiali e naturali, nonché per la ciminiera dell’antico sito industriale (Ex distilleria Nicola De Luca e Figlio), così come riportato sulla cartografia specifica allegata al presente documento:

Tavola 10 – Carta del rischio sismico 1:5.000;