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Informazioni generali:

DURATA DEL VIAGGIO: 24 – 25 giorni.

PERIODO DEL VIAGGIO CONSIGLIATO: Marzo – Aprile e Ottobre – Novembre.

COME ARRIVARE DALL’ITALIA: In aereo. Vi consigliamo di adoperare per l’andata l’aeroporto di Changsha,

mentre per il ritorno uno degli scali aeroportuali di Hong Kong.

Alternativamente per l’andata potreste utilizzare per l’andata l’aeroporto di

Nanchang o di Guilin, mentre per il ritorno quelli di Guangzhou (Canton) o

Shenzhen.

FUSO ORARIO: + 7 ore rispetto all’Italia.

DOCUMENTI NECESSARI: Per accedere in Cina sono necessari sia il passaporto con validità residua di

almeno sei mesi che il visto per motivi turistici che deve essere richiesto e

rilasciato prima della partenza dalle autorità consolari cinesi in territorio

italiano. Per chi possedesse doppia cittadinanza e quindi passaporto ci sono

particolari normative da approfondire in sede consolare. Non è possibile

esportare oggetti di pregio artistico particolare se non marchiati e

accompagnati da appositi documenti validi per l’esportazione rilasciati dal

Cultural Relics Appraisal Institute.

PATENTE RICHIESTA: La Cina non riconosce alcuna patente di nazioni straniere e nemmeno quella

internazionale. Si può però richiedere una patente provvisoria locale della

durata di 3 mesi da richiedersi agli uffici di polizia del posto per il cui rilascio è

necessario conoscere la lingua cinese e seguire un rapido corso giornaliero. Le

procedure per il noleggio auto sono complesse, è altamente consigliabile

stipulare assicurazioni nella formula KASCO e in caso di incidente con pedoni

o mezzi non motorizzati, anche se nella ragione, dovrete coprire

economicamente i danni economici arrecati nella misura del 10%. La guida in

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Cina si svolge a destra ma può risultare assai complesso seguire la segnaletica

stradale in lingua locale. Per tutti questi motivi è altamente consigliabile

assicurarsi un noleggio con autista al seguito.

RISCHI SICUREZZA E SANITARI: Il livello di sicurezza in Cina è sostanzialmente buono, si registrano solo

episodi di furti o scippi nei confronti dei turisti (fate particolare attenzione al

passaporto e al visto, altrimenti andrete incontro a lungaggini inaspettate).

Prestare attenzione ad eventuali piogge abbondanti e improvvise che possono

causare dissesti idrogeologici di grande portata, mentre frequenti sono i

passaggi dei tifoni nel Guangdong e nel Fujian. La situazione sanitaria in Cina

è discreta ma gli ospedali che soddisfano gli standard occidentali sono presenti

solo nelle principali metropoli. Nelle cittadine secondarie gli ospedali sono

presenti ma di livello medio-basso con personale non sempre qualificato. Nelle

aree rurali o remote accedere a servizi anche solo di pronto soccorso può essere

complesso e possono essere necessarie diverse ore per avere assistenza. Le cure

fornite possono essere molto onerose, pertanto stipulate sempre

un’assicurazione sanitaria che copra le spese di base e preveda in caso di

necessità il rimpatrio sanitario. Non esistono malattie endemiche in Cina ma

sono molto diffuse la tubercolosi, la rabbia, la sindrome mani-piedi-bocca a

trasmissione virale e le epatiti A e B. Sono consigliate le vaccinazioni contro

tetano, poliomielite, difterite, febbre tifoide e meningococco. Nel Guangdong

infine esistono focolai persistenti di malaria ed encefalite giapponese. Non

consumare quanto più possibile cibo da strada e consumare solo acqua

imbottigliata. Un’ultima avvertenza doverosa è quella inerente

all’inquinamento che nelle metropoli può causare vere e proprie emergenze

pubbliche in caso di particolari condizioni meteo (alta pressione perdurante e

mancanza di vento). Monitorare i livelli di polveri sottili sul sito governativo

aqicn.org.

MONETA: YUAN.

TASSO DI CAMBIO: 1 € = 8,07 Yuan Cinesi.

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Descrizione del viaggio:

1° - 2° giorno: trasferimento fino a Changsha

La provincia cinese dello Hunan e la sua città chiave Changsha saranno la meta del vostro viaggio di andata dall’Italia verso la Cina

meridionale qualora decidiate di seguire il nostro itinerario. Questa metropoli da quasi tre milioni di abitanti e dalle apparenze molto

moderne vanta in realtà una storia millenaria e ben arroccata sulla sua tendenza ad essere legata all’agricoltura ma complice un devastante

incendio che la incenerì quasi completamente nel 1938 oggi ha perso quasi completamente il suo antico fascino. Per contro Changsha è lo

snodo principale dei trasporti dello Hunan e offre le migliori e più moderne sistemazioni della zona, pertanto usatela come base per

l’esplorazione dell’area e fatevi tentare dalle sue vie dello shopping (Huangxing Lu) e dalle sue mille opportunità di degustare ottimo street

food. Raggiungere Changsha dall’Italia è oggi molto agevole grazie al suo aeroporto internazionale che smista quasi 25 milioni di transiti

all’anno. Ad oggi non esistono collegamenti diretti con l’Italia ma facendo un singolo scalo intermedio (tipicamente presso Hong Kong,

Bangkok, Shanghai, Francoforte, Chongqing, Singapore, Londra o Pechino) potrete raggiungere lo Hunan in 18-24 ore di viaggio

complessivo. Ricordate tuttavia che complice un fuso orario in netto avanzamento dovrete necessariamente mettere in conto almeno due

giorni di calendario per approcciarvi realmente alla Cina.

3° giorno: SHAOSHAN

Shaoshan (80km, 1 ora da Changsha) vive e ruota intorno a un’unica figura: quella del compianto leader politico Mao Zedong. Città natale

dello statista comunista cinese Shaoshan riceve annualmente qualcosa come tre milioni di nostalgici del maoismo che fremono dalla voglia di

vedere i luoghi dell’infanzia del loro ex presidente. Certo Shaoshan è ormai diventata una sorta di attrazione a tema (i souvenir e le statuine

raffiguranti Mao sono infestanti e ubiquitarie) ma vale la pena spendervi una giornata per approfondire le vostre conoscenze sullo statista e

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vagliare attentamente gli atteggiamenti, talora eccessivi, che i cinesi attuali gli riservano tuttora. Mao Zedong nacque a Shaoshan nel 1893

da una famiglia di proprietari agricoli abbastanza benestanti ma in effetti trascorse qui solo pochi anni della sua vita. Già nel 1909 si spostò

per studi infatti nella vicina Changsha dove entrò in contatto con la società segreta rivoluzionaria di Sun Yatsen e si convertì appieno alla

causa comunista. Divenuto membro molto attivo sia in fase di reclutamento di contanti, operai e studenti tra le fila del partito divenne uno dei

padri fondatori del PCC cinese a Shanghai nel 1921 e si promulgò nell’opposizione politica attiva (spesso sotto forma di guerriglia) nei

confronti del partito politico opposto, il Kuomingtang. Tra il 1936 e il 1948 si distinse quindi come leader del Partito Comunista Cinese e

divenne la figura chiave a cui si attribuì il merito della vittoria cinese nei confronti dell’invasione giapponese durante la seconda guerra

mondiale. Sull’onda di questi fatti nel 1949 divenne la guida unica della Cina e si promulgò per tutta la vita alla causa nazionale delineando

le strutture, le impostazioni economiche e burocratiche che avrebbero portato lo stato tra mille difficoltà a risollevarsi dalla guerra e a

proiettarsi nel XX secolo Venerato come una sorta di semidivinità nel suo paese natale Shaoshan a Mao Zedong sono dedicate la grande

statua bronzea del 1993 che campeggia nell’omonima piazza centrale del borgo, il Reliquiario (che possiede innumerevoli fotografie e oggetti

che furono di proprietà del Grande Timoniere) e il Museo Memoriale che ne ripercorre le gesta politiche. Inutile dire però che il fulcro di

ogni visita a Shaoshan rimane il pellegrinaggio laico alla Casa Natale di Mao Zedong: si tratta all’apparenza di una modesta struttura in

mattoni e fango incastonata tra risaie e laghetti cosparsi di fiori di loto e solo l’immaginazione divina volle che in un luogo così ordinario

potesse nascere e crescere una delle figure più influenti della storia moderna. Per la serata infine fate rientro a Changsha.

4° giorno: HENG SHAN

Il più meridionale dei cinque monti sacri della Cina taoista, l’Heng Shan, svetta maestoso e possente nel cuore della provincia dello Hunan, a

150km (2 ore e mezza di guida) a sud della metropoli di Changsha. Meta di pellegrinaggi e offerte alle divinità persino da parte di antichi

imperatori l’Heng Shan si ammanta di fitte pinete, roboanti cascate, oltre ovviamente a una miriade di templi sparsi lungo i suoi versanti. Del

gruppo montano dell’Heng Shan la vetta più frequentata e venerata è sicuramente la Zhurong Feng (1290m) che si può quasi completamente

raggiungere mediante bus turistici e funivie, anche se assai più appagante è compiere la lunga ascesa di 13km (non meno di 4-5 ore di

cammino sola salita) seguendo l’antico percorso di pellegrinaggio taoista. Questa seconda alternativa vi permetterà di godere delle bellezze

naturali della Valle di Fanyin, di contemplare le incisioni buddhiste e taoista presso il Tempio di Shenzhou o di Xuandou Guan e di rimanere

in riservato e rispettoso silenzio di fronte al Memoriale dei Martiri di Nanyué, dedicato ai morti cinesi della seconda guerra mondiale

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durante le campagne militari per la liberazione dall’invasione giapponese (il nostro consiglio è di fare la salita a piedi e di usufruire dei

mezzi di trasporto per la discesa). In cima all’Heng Shan si innalza quindi il Palazzo Zhu Rong, costruzione che ricorda un antico funzionario

imperiale che trovò il modo di produrre il fuoco secondo una variante della tecnica a pietra focaia e che per questo spesso venne identificato

come il dio del fuoco. Se la visita alla montagna sacra vi sarà parsa un poco claustrofobica per il continuo e marcato afflusso di turisti e

credenti che la affliggono ogni giorno e sarete alla ricerca di qualche luogo un po' meno congestionato ricordatevi che alla base dell’Heng

Shan sorgono anche due templi riservati (Tempio Nanyué e Zhusheng) di pregevolissima fattura e adatti a un profondo momento di

riflessione. A introspezione conclusa fate quindi rientro a Changsha nuovamente per la nottata.

In prima immagine la Casa Natale, inaspettatamente modesta e ordinaria, di Mao Zedong presso Shaoshan, cittadina meta di un continuo

pellegrinaggio laico di nostalgici che amano radunarsi nella piazza principale dell’abitato dominata da una statua bronzea dello statista alta

6 metri eretta nel 1993. In terza immagine invece il Palazzo Zhu Rong, collocato in cima alla montagna sacra taoista dell’Heng Shan.

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5° - 6° giorno: PARCO NAZIONALE DI ZHANGJIAJIE

Collocata in un angolo remoto della sezione occidentale dello Hunan si trova una di quelle gemme naturali davvero inaspettate e per questo

ancor più apprezzabili: il Parco Nazionale di Zhangjiajie. Alzi la mano chi abbia mai sentito nominare questo luogo, ma a discapito delle

apparenze qui si registra la massima concentrazione a livello mondiale di picchi di quarzite e arenaria (243 in tutto) che disegnano oltre

3000 vette minori di natura carsica ammantate da una natura lussureggiante composta da foreste sub tropicali. L’UNESCO non ha tardato a

inserire questi luoghi nella sua lista dei patrimoni dell’umanità e ultimamente l’afflusso turistico, specie interno, si sta facendo sempre più

veemente ma muoversi nel parco dello Zhangjiajie equivale ancora a poter incappare in salamandre giganti, caprioli d’acqua, macachi

curiosi e persino, anche se raro, avvistare il leopardo nebuloso. Raggiungere il Parco Nazionale di Zhangjiajie non è impresa veloce da

Changsha (ci metterete tutta la mattinata, 4 ore di guida, per coprire i 320km che separano le due località) ma se avrete l’accortezza di

muovervi per tempo e raggiungere Zhangjiajie per pranzo sarete pronti a iniziare a familiarizzare con questo mondo parallelo di rupi

vertiginose, come il Monte Tianmen che sorveglia maestoso l’abitato principale. Nel pomeriggio vi consigliamo di iniziare il tour

escursionistico nel parco percorrendo un tratto del bel sentiero pianeggiante che si snoda lungo il greto di un canyon noto come Strada

Panoramica del Ruscello della Frusta d’Oro, almeno sinché questo non raggiunge la deviazione per il punto panoramico Qianli Xinaghui (3

ore da Zhangjiajie). Camminando ancora un poco in salita perverrete quindi al Ponte Naturale Più Alto, uno dei belvedere simbolo del parco

(si tratta di un ponte roccioso sospeso tra due vette sopra un canyon profondo 375m) da cui potrete godere di un crepuscolo davvero

inimitabile. Discendete quindi verso la tarda aperta solo ai mezzi del parco sottostante e fermatevi per la notte nel piccolo ma intrigante

ostello locale (prenotate con ampio anticipo). L’indomani usufruendo dei mezzi del parco fatevi quindi condurre nella sezione del parco di

Tianzi Shan fino alla fermata da cui si diramano i sentieri verso la Grande Piattaforma Panoramica (situata all’estremità settentrionale

dell’altopiano) e da qui alle formazioni del Ponte Celeste e del Trono dell’Imperatore. Proseguendo il cammino e sfruttando per evitare la

dirupata discesa l’ascensore Bailong fate quindi rientro dapprima sulla Strada Panoramica del Ruscello della Frusta d’Oro e poi al villaggio

di Zhangjiajie. Ovviamente l’escursionismo è ‘attività più praticata del parco ma innumerevoli sono le possibilità di fare memorabili uscite di

rafting sui lemmi corsi d’acqua locali o dedicarsi alla speleologia visitando ad esempio la Grotta Jiutian. Per la seconda nottata in zona ad

ogni modo rimanete ancorati al villaggio di Zhangjiajie, o al limite guidate rapidamente sino al borgo medievale poco distante di Furong

Zhen (90km, 90 minuti). Trattasi di una idilliaca località medievale dalle atmosfere ampiamente mantenute che si identifica per la splendida

caratteristica di possedere al suo centro la meravigliosa Cascata Furong Zhen che le dona uno charme davvero romantico perfetto per una

sosta indimenticabile nel cuore paesaggistico dello Hunan.

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Tre iconiche immagini che immortalano le strabilianti bellezze naturali del Parco Nazionale di Zhangjiajie, considerato ormai da molti come

una delle aree carsiche montane più emozionanti del mondo. Compiere un paio di giorni di trekking in questo ambiente unico è davvero

elettrizzante ma siate consci di non soffrire di vertigini! In terza immagine invece il piccolo ma intrigante villaggio di Furong Zhen.

7° giorno: FENGHUANG

Collocata al limitare meridionale della provincia dello Hunan Fenghuang (230km, 3 ore e mezza da Zhangjiajie) si colloca in un contesto

chiave e di frontiera per i confini della Cina classica. Qui infatti storicamente sorgevano gli ultimi avamposti delle popolazioni han delle

pianure prima che le aree collinari sud-occidentali divenissero la patria di minoranze etniche come i miao, i dong e i tujia. Tuttavia l’abitato

di Fenghuang, anche se dotato di strutture difensive, svolse per lo più un ruolo di centro commerciale dell’area e grazie alle ricchezze

derivanti da questi traffici proliferò e si delineò come uno scrigno magico composto da meravigliose case su palafitte, vicoli tortuosi e templi

secondari che curiosamente appaiono ancora oggi con l’aspetto che dovevano avere un tempo. La Città Antica (Gucheng) di Fenghuang è

infatti il più classico dei luoghi senza tempo dove tra case di corte, negozi di antiquariato e le sponde del fiume Tuò si può correre con

l’immaginazione alla Cina classica più volte vista nei film. Elemento urbanistico chiave di Fenghuang è il Ponte Hong, coperto, di chiare

influenze dong che fa un po' da sparring partner alla antichissima Passatoia di Sassi che permette un guado abbastanza agevole del corso

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d’acqua stesso a piedi quando questo non è in piena. La sponda meridionale del Tuò riserva al visitatore quindi viste su un tratto ben

conservato delle antiche mura cittadine dalle quali ci si può inoltrare nel labirinto perfettamente conservato della Città Vecchia, affascinante

connubio di templi, pagode e case-museo che fanno di Fenghuang una vera delizia per occhi e spirito. La piazza centrale dell’abitato verso la

quale quasi tutti alla fine convergono è Wenhuà, luogo perfetto per sgranocchiare l’ottimo street food locale che si compone di kebab, tofu

piccante, dolci allo zenzero e all’immancabile shaokao (barbecue di carne). Assolutamente infine riservatevi almeno una notte da trascorre in

quei di Fenghuang: grazie a un sapiente lavoro di illuminazione suggestiva e di stampo antico la città di ntte diventa uno dei soggetti più

fotogenici e romantici di tutta la Cina e chiunque veda questo spettacolo per la prima volta non potrà che rimanerne rapito e conquistato.

Alcune viste panoramiche e spettacolari (diurne e notturne) della città storica di Fenghuang, autentica gemma rurale senza tempo della

alture meridionali dello Hunan. Qui lungo le sponde del locale fiume Tuò si dirama uno dei centri storici più fotogenici e affascinanti di tutta

la Cina, una vera libidine anche per gli occhi dei viaggiatori più scafati.

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8° giorno: HONGJIANG - LONGJI

L’ottava tappa dell’itinerario proposto consta nel trasferimento dalla provincia di Hunan fino a quella più meridionale di Guangxi,

snodandosi tra aree collinari e carsiche che sono il preludio per i giorni a venire al contatto con alcuni degli scenari più magici di tutta la

Cina. La prima località che vi consigliamo di non lasciarvi sfuggire è sicuramente la città vecchia di Hongjiang (120km, 105 minuti). Antica

roccaforte commerciale strategicamente collocata alla confluenza dei fiumi Wu e Yuan Hongjiang visse il suo periodo d’oro sotto la dinastia

Qing quando arrivò ad essere il principale mercato per la distribuzione dell’oppio nella Cina meridionale. Oggi l’aspetto arcaico di

Hongjiang sopravvive solo nel minuto ma emblematico centro storico che si dirama in una serie di vicoli da Yuanjiang Lu, la strada

principale lungofiume dell’abitato. Tra le ripide stradine lastricate si susseguono i negozi tradizionali, le antiche dimore dei ricchi mercanti

(se potete visitate la casa della famiglia Liu Yuan) e scorci remoti e romantici che stuzzicheranno non poco la vostra verve fotografica. Un

luogo altrettanto elettrizzante per chi ha la passione della fotografia saranno quindi sicuramente le risaie terrazzate di Longji, una magnifica

area collinare situata già entro i confini della provincia del Guangxi (230km, 3 ore). Rimaste pressoché sconosciute per tutto il XX secolo al

resto del mondo queste opere agricole hanno finalmente sdoganato la loro fama e presentano due periodi dell’anno particolarmente idonei

per essere esplorate. Se verrete in maggio o giugno dopo le piogge primaverili potrete godere del fascino di queste risaie allagate che

disegnano mille riflessi caleidoscopici, se invece verrete in zona in autunno sappiate che rischierete di rimanere abbagliati dallo scintillio

dorato di questi campi. I luoghi migliori per godersi i panorami di Longji sono i villaggi di Dazhai, Tiantouzhai e Ping’an, soprattutto

l’ultimo dei quali presenta il leggendario punto panoramico del Belvedere dei Nove Draghi e delle Cinque Tigri da cui si aprono visuali

uniche su questi terrazzamenti alti fino a 1000 metri che si iniziarono a scavare circa 700 anni or sono. Esiste anche un magnifico sentiero

escursionistico che unisce le tre località e che vi terrà impegnati per non meno di 3-4 ore di cammino. La camminata è splendida ma

organizzatevi per iniziarla al massimo verso l’ora di pranzo. Inutile dire che appare doveroso ad ogni modo fermarsi in zona almeno sino al

tramonto in modo da godere il massimo della bellezza del luogo quando il sole basso e la sua luce calda fanno letteralmente incendiare di

colori le acque basse e paludose delle montagne, che appaiono da lontano come sospese a gradoni sui versanti dei rilievi circostanti. Una

volta calate le tenebre riprendete quindi le vostre autovetture e fate rotta verso Guilin (85km, 75 minuti), cittadina posta in posizione

strategica per l’esplorazione nei giorni a venire delle bellezze della provincia del Guangxi.

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In prima immagine uno scorcio iconico dell’intrico della città vecchia di Hongjiang, antico snodo commerciale fondamentale per il

commercio dell’oppio in età imperiale. Al centro e a destra invece due immagini che ritraggono le splendide e ardite risaie terrazzate di

Longji, uno dei vanti della provincia del Guangxi.

9° giorno: ZIYUAN

Ziyuan (140km, 2 ore e mezza da Guilin) è l’abitato più grande della strabiliante regione della danxia del Guangxi, una eccezionale area

carsica disseminata di canyon e stravaganze geologiche che costituisce uno degli apici della visita alla provincia cinese meridionale. Giusto

in prossimità di Ziyuan si collocano infatti sia il Geoparco Nazionale di Bajiaozhai che il Parco Nazionale della Montagna Tianmen,

considerati a detta di tutti gli addetti ai lavori gli esempi di danxia cinese più iconici del Guangxi. Il Geoparco Nazionale di Bajiaozhai tutela

una serie di otto picchi di arenaria rossa frammista ad altri minerali che appaiono erigersi verso il cielo con una forma a spirale inclinata

davvero suggestiva e nella più completa solitudine (c’è un ardito sentiero che vi porterà a muovervi fino a ridosso di queste strutture

rocciose). Il Parco Nazionale della Montagna Tianmen invece è una composizione di foresta lussureggiante, villaggi rurali tradizionali,

burroni e alte parete rocciose che disegnano un quadro particolarmente attraente. Queste aree naturali limitrofe a Ziyuan sono una vera

mecca per gli appassionati di escursionismo e di luoghi poco battuti e non sarà difficile per loro trascorrervi tutta la giornata

nell’esplorazione senza meta di queste aree. Anche se accattivanti però ricordate verso il tramonto di fare rientro ancora una volta a Guilin

per la notte.

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Tre istantanee che ritraggono l’ambiente vertiginoso, quasi ultraterreno in alcuni punti, della danxia di Ziyuan, una zona carsica e

caratterizzata da paesaggi naturali mozzafiato come nel Geoparco Nazionale di Bajiaozhai o nel Parco Nazionale della Montagna Tianmen.

10° giorno: GUILIN - CROCIERA SUL FIUME LI - YANGSHUO

Guilin è un appellativo che sentirete echeggiare su ogni depliant turistico o catalogo che i presenti le principali attrattive turistiche della

Cina, ed in effetti non potrebbe essere altrimenti sia per la bellezza incredibile del paesaggio in cui sorge sia perché è stata de facto la prima

località ad aprirsi al turismo già in epoca maoista, nel 1949. Amata sia dai governanti comunisti (che amavano ricevere qui i capi di stato

esteri) sia dai viaggiatori indipendenti Guilin soffre oggi un poco di congestione di procacciatori d’affari e di uno sviluppo urbano

incontrollato ma rimane ad ogni modo la meta più strategica per un soggiorno nel Guangxi. Per quanto concerne il centro di Guilin le sue

attrattive principali si concentrano attorno ai laghi Rong e Shan, collocati perpendicolarmente al mitico fiume Li. Qui sorgono sia le

splendide Pagode Gemelle del Sole e della Luna (magnifiche con l’illuminazione notturna) che la sempre affollata Porta Sud, unico baluardo

rimasto dell’antica cinta muraria di epoca Song. Se la notte a Guilin è sempre vivace e coinvolgente (le zone di Zhengyang Lu e Binjang Lu

sono l’epicentro della vita notturna locale) vi suggeriamo però di spendere la vostra giornata in loco principalmente a bordo di una delle

numerose navi da mini crociera che solcano incessantemente il Fiume Li da Guilin sino a Yangshou. Questo fiume lungo 437km che scorre

lemme nelle gole del Guangxi prima di riversarsi nel più grande Xi Jiang è una vera delizia per gli occhi giacché tutto al suo intorno si

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susseguono picchi rocciosi ammantati di vegetazione che paiono disegnare scenari tanto stravaganti da poter essere interpretati come

ultraterreni. Le possibilità di scatti fotografici memorabili si sprecano durante le 3-4 ore di crociera lungo il Fiume Li e se sarete così

fortunati da fare questa esperienza in una giornata di cielo sereno non potrete davvero mai scordarvi lo spettacolo del Li. Punto di attracco

finale della mini crociera è Yangshou, una realtà completamente votata all’industria turistica, specie notturna essendo stranamente piena di

discoteche, pub e sale da ballo che infiammano la notte con la loro musica a tutto volume (soprattutto lungo la strada detta Xijie). Anche di

giorno il luogo è però altamente suggestivo grazie per lo più al contesto naturale in cui sorge. Il nostro consiglio ad ogni modo è quello di

riservarvi alcune ore di relax a Yangshou prima di lanciarvi in una sfrenata nottata all’insegna di qualche eccesso e dell’ottimo cibo che

contraddistingue la cucina del Gunagxi. Portate come le lumache fritte (tianlouniang), il pesce alla birra (piuju yu), la salsa chili locale

(laijiaojiang) con pomodorini, aglio e fagioli, gli spaghetti di riso (mifen) egli zongzi (gnocchi di riso, pasta di fagioliavvolti in foglie di

bambù o banano) sono infatti leccornie da non lasciarsi sfuggire.

Alcune immagini che rendono giustizia del meraviglioso paesaggio in cui sorgono Guilin e Yangshou giustamente considerate le gemme

turisticamente parlando dello Guangxi. In prima immagine le Pagode Gemelle di Guilin magnificamente illuminate a notte, quindi un paio di

immagini che forniscono l’idea del paesaggio tutto picchi e magia del Fiume Li, solcato da imbarcazioni tradizionali e mini crociere.

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11° giorno: HUANGYAO

L’undicesima tappa dell’itinerario proposto consta essenzialmente in un trasferimento automobilistico dal cuore del Guangxi sino alla

grande area metropolitana di Guangzhou (o Canton in italiano) per proiettarvi verso uno degli epicentri della moderna nazione cinese. Il

tragitto si sviluppa su una distanza di ben 480 km e vi terrà impegnati alla guida per non meno di 5 ore effettive, pertanto partire per tempo

da Yangshou in mattinata. Lungo questa strada merita sicuramente una vista il borgo dalle sembianze perfettamente storiche di Huangyao

(130km, 105 minuti da Yangshou). Usato frequentemente come set cinematografico sia delle emittenti cinesi che persino da cineasti

hollywoodiani Huangyao potrebbe tranquillamente vincere la palma di borgo più bucolico della Cina intera. Qui tutto appare come alla data

della sua fondazione , avvenuta ben 900 anni fa, e persino le piante del villaggio raggiungono spesso età secolari come alcuni banani

risalenti al XV secolo. Dopo una sosta doverosa per immortalare su pellicola questo luogo e per smezzare opportunamente il viaggio puntate

quindi dritto verso la megalopoli di Guangzhou (330km, 4 ore), vostra futura base per il proseguo del viaggio. Appena prima di penetrare in

città vi suggeriamo però di spendere qualche ora nel popoloso (6 milioni di persone) sobborgo dell’hinterland di Canton noto come Foshan,

divenuto celebre per essere la culla di numerosi campioni di kung fu moderni e per la tradizione legata alla produzione ceramica di epoca

Ming. Entrambe queste peculiarità sono davvero ben apprezzabili muovendosi tra le botteghe artigiane dell’Antica Fornace Nanfeng i cui

artisti amano riprodurre mosse e tecniche dell’arte marziale cinese a ritmo continuo. Qualora vi avanzasse tempo non perdete sempre a

Foshan poi l’occasione di visitare il sito taoista di Zumiao, un tempio dell’XI secolo che ha fama di essere stato la culla dell’opera cantonese

(basata su canto, acrobazie, arti marziali, recitazione, elaborati costumi e falsetti cantati). Una volta giunti a Guangzhou (Canton) città per

trascorrere la notte non esitate quindi per nessun motivo a iniziare a familiarizzare con la pluri premiata cucina regionale cantonese,

considerata da quasi tutti i cinesi come la migliore della propria nazione soprattutto per la dovizia delle preparazioni e per l’ossessiva

ricerca di materia prima di qualità. Tra i piatti più famosi vi sono i dim sum (spuntini da accompagnarsi col tè), i goutié (ravioli fritti), gli

shaomai (ravioli farciti con maiale), i chunjuan (involtini primavera), il fengzhua (zampa di pollo al vapore), gli xiaolongbao (ravioli al

vapore), tutti assolutamente da provare.

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Alcuni scorci che caratterizzano la vostra undicesima giornata di viaggio: a sinistra l’aspetto antico e bucolico di Huangyao, uno dei borghi

rurali meglio conservati di tutta la Cina. Al centro alcune delle botteghe di porcellane di Nanfeng a Foshan, specializzate in ceramiche sin

dall’epoca Ming. Quindi un piatto di riso alla cantonese, ambasciatore più celebre di una delle migliori cucine di tutta la Cina.

12° - 13° giorno: GUANGZHOU (CANTON)

Guangzhou (nota a noi europei anche con l’appellativo di Canton, translitterazione errata da parte dei francesi della regione cinese del

Guangdong) non è solo il principale snodo logistico della Cina meridionale ma si sta lentamente ampliando in maniera tentacolare colmando

i gap geografici che la dividono da una serie di metropoli locali (Foshan, Shenzhen, Dongguan, Zhongshan, Macao, Hong Kong ecc.) tanto

da far pensare che nel volgere di pochi anni qui sarà ultimata la creazione di una megalopoli ininterrotta nota come Delta del Fiume delle

Perle che si attende possa arrivare a contare 55 milioni di abitanti, dato che la farebbe tranquillamente balzare al primo posto tra le più

grandi conurbazioni a livello mondiale (primato ora detenuto dall’area Tokyo-Yokohama con 37 milioni di individui). Dal canto suo

Guangzhou appare come una metropoli moderna permeata da scintillanti grattacieli ma se sarete attenti potrete scorgere vialoni alberati ed

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edifici di foggia europea che richiamano al suo periodo coloniale. In effetti Guangzhou è da sempre (II secolo d.C.) uno dei porti e delle

realtà più esterofile della Cina: scalo marittimo lungo le rotte dei navigatori europei (i primi furono i portoghesi ad attraccare qui nel 1557)

è stata a lungo il principale porto proteso verso i paesi stranieri del Regno di Mezzo (per editto imperiale del 1757 Guangzhou aveva il

monopoli di questi particolari traffici) e persino durante il periodo di isolamento maoista post 1949 la Canton Fair, più grande e frequentata

fiera di tutta la Cina, è rimasta l’unica occasione perennemente disponibile ai turisti e agli affaristi internazionali del paese asiatico. Non

deve suonare quindi come un caso che il Guangdong e Guangzhou in particolare siano una sorta di mondo a sé stante nell’universo cinese:

molto più occidentalizzati e capitalisti del resto della nazione e qui addirittura la lingua comune è differente dal resto della Cina, si parla

infatti l’antichissimo dialetto cantonese, non esattamente simile al mandarino.

• E’ difficile determinare un centro storico o un’area predominante nella tentacolare metropoli di Guangzhou ma a conti fatti in effetti

questa potrebbe risultare il Parco Yuexiu, vasto polmone verde a nord del corso del Pearl River. Qui trovano ubicazione una serie di

monumenti iconici della città come la Statua dei Cinque Arieti (che secondo una leggenda condussero sin qui i cinque padri fondatori

della città), la Torre Zhenhai (torre di avvistamento del 1380 pensata per ovviare alle scorribande dei pirati) e il Mausoleo del Re di

Nanyué, vera meraviglia del posto. Questo complesso funebre risale a oltre 2000 anni fa e ospita ancora le spoglie di Zhao Mo,

secondo re del regno Nanyué che visse in queste terre nel III secolo a.C., splendidamente conservato in un abito fatto da tessere di

giada che secondo la tradizione avrebbero dovuto impedire la decomposizione del corpo dell’amato sovrano.

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In prima immagine una vista serale sullo skyline ultramoderno della Guangzhou moderna, autentica megalopoli in procinto di

divenire la metropoli più grande del mondo. Al centro invece la Statua dei Cinque Arieti, simbolo della città. Infine lo storico

Mausoleo del Re di Nanyué che ospita le spoglie dell’antico sovrano vestito con un abito in scaglie di giada.

Terminato il breve tour cominciate quindi a spostarvi verso il fiume Pearl lungo la trafficatissima strada Jiefang Zhonglu al fine di

raggiunger una seri di templi che caratterizzano il centro di Guangzhou. Il Tempio dei Sei Baniani (Liurong Lu) è antichissimo (537

d.C.) e si contraddistingue per la sua magnifica Pagoda Decorata ottagonale. Il Tempio Guangxiao è ancora più antico (IV secolo

d.C.) ed è rinomato per essere stato uno dei principali centri del pensiero buddhista del Guangdong oltre a essere stato uno dei luoghi

in cui insegnò Bodhidharma, ideatore del pensiero zen. Il Tempio del Grande Buddha di Guangzhou invece è più moderno (X secolo

d.C.) e si identifica per i giganteschi alberi di cannella e avocado posti al suo ingresso e per la presenza al suo interno di tre

gigantesche statue bronzee del Buddha da 10 tonnellate di peso l’una. Giunta inevitabilmente l’ora pomeridiana nella seconda parte

della giornata vi invitiamo quindi a muovere con le linee metropolitane sino al quartiere di Zhujiang (Città Nuova) collocata alcuni

chilometri ad est lungo il Pearl River. Sotto il profilo turistico l’attrattiva principale qui è il modernissimo Nuovo Museo del

Guangdong, di forme ardite, che espone al suo interno una gamma incredibilmente variegata di oggettistica storica e archeologica

rinvenuta nella provincia cinese e che vi permetterà di conoscerne molto meglio le vicissitudini locali. Zhujiang ad ogni modo è

identificato da tutti i cantonesi come il fulcro della vita notturna della metropoli, un’area zeppa di locali di tendenza che si affollano

lungo le sponde del fiume laddove un tempo sorgeva l’immenso birrificio Zhujiang. La vita notturna è qui sempre effervescente e

coinvolgente e farà la gioia dei giovani dediti alla movida. Qualora aveste un’età diversa o prediligeste intrattenimenti più alti ed

impegnati non disperate: sempre qui si colloca anche il Teatro dell’Opera di Guangzhou, disegnato dall’architetto Zha Hadid con

simbiosi di pannelli in vetro che delineano forme fantasiose, che rappresenta il massimo teatro lirico della Cina meridionale.

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Nonostante Guangzhou sia una metropoli modernissima e congestionata di gente e traffico non mancano in città angoli di riflessione e

preghiera come l’antichissimo Tempio Guangxiao, culla del pensiero zen, o il Tempio del Grande Buddha di Guangzhou ornato da tre

mastodontiche statue bronzee del Buddha. Infine una vista esterna dell’avveniristico Nuovo Museo del Guangdong.

• La seconda giornata che vi suggeriamo di trascorrere nella megalopoli di Guangzhou vive invece di due momenti di visita ben distinti.

In mattinata vi suggeriamo di completare la vista del centro cittadino concentrandosi questa volta sui siti tipicamente coloniali e

storici situati nei pressi dell’isola fluviale di Shamian, l’antica massima propaggine a cui gli stranieri potevano accedere con le loro

navi puntando verso il cuore della Cina. Oggi la sua strada principale, Shamian Dajie, è un angolo insospettabilmente tranquillo di

Guangzhou con viali alberati, case coloniali e atelier di artisti che si specchiano all’ombra della Chiesa di Nostra Signora di Lourdes,

edificio di culto cattolico squisitamente europeo costruito qui dai francesi nel 1892. Oltre che a sguinzagliarvi nelle stradine dell’isola

di Shamian e nelle limitrofe vie dell’antistante area di Xiguan un luogo assai iconico da non lasciarsi sfuggire qui è sicuramente il

Mercato di Qingping. Questo vivace centro di scambi mette in mostra tutta una variegata gamma di prodotti commerciali tipicamente

cinesi come cavallucci marini essiccati, bacche di goji, corna e funghi facenti parte della medicina tradizionale cinese e una serie di

altre stravaganze che non potranno che rapire la vostra attenzione e stimolare il vostro intelletto. A esplorazione terminata, e giunta

ormai quasi l’ora di pranzo, vi raccomandiamo quindi di inoltrarvi nel quartiere commerciale storico di Xiguan e fare rotta lungo

Enning Lu, Guwancheng e Shangxiajiu che sono considerate da ogni abitante di Guangzhou come l’epicentro dello shopping della

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metropoli. Qui potrete trovare davvero di tutto da lavorazioni tibetane a filiali delle grandi griffe di moda internazionale, da botteghe

di porcellane a tessuti di seta di buon livello locali. Ovviamente state attenti alle merci contraffatte (buona parte di quelle esposte) ma

trascorrere almeno un paio d’ore in queste strade vi donerà un’idea più accurata del tipico stile di vita cantonese. Qualora vi

avanzasse del tempo in mattinata sarebbe cosa interessante anche visitare il vicino Tempio degli Antenati della Famiglia Chen

(Chenjia Ci), meraviglioso complesso in stile Lignan del 1894 ornato da intagli, dipinti e statue di pregevolissima fattura.

Una volta concluso il pasto e fattosi pomeriggio il nostro suggerimento è quello di muoversi momentaneamente dal cuore di

Guangzhou al fine di raggiungere nei suoi sobborghi la Yuyin Mountain Villa, uno dei giardini classici cantonesi più rinomati della

provincia. Eretta nel 1871 da un funzionario imperiale questa villa si compone di padiglioni, ponti, laghetti e palazzi di chiari influssi

paesaggistici di Suzhou e della cultura locale Lignan. Si tratta in effetti di un luogo ameno in cui rifuggire per qualche ora il caos

claustrofobico del centro di Guangzhou e riprendere un po' di energie positive in ottica di una nuova serata sfrenata nell’epicentro

della vita notturna del capoluogo del Guangdong.

Alcune altre viste iconiche dell’immensa metropoli di Guangzhou: dapprima i viali alberati tranquilli ed invitanti dell’Isola di

Shamian, antico epicentro dei traffici con i commercianti europei che hanno dato una forte impronta al contesto. Quindi le sfavillanti

insegne luminose dei centri commerciali di Xiguan, vero fulcro dello shopping locale. Infine gli ameni e rilassanti giardini della Yuyin

Mountain Villa, rifugio di pace e relax poco fuori il tourbillon del centro di Guangzhou.

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14° giorno: KAIPING

Curiosa realtà urbana collocata poco a sud-ovest rispetto all’immenso hinterland di Guangzhou Kaiping è un posto talmente singolare che

per credere sia reale dovrete necessariamente raggiungerlo. Situata a soli 135km (105 minuti) da Canton Kaiping ha un unico, indissolubile,

biglietto da visita: le sue diaolou, possenti torri di avvistamento che le sono valse persino l’inserimento tra i siti patrimonio dell’umanità da

parte dell’UNESCO. Queste diaolou, originariamente 3000 oggi ne rimangono 1833, sorsero come torri di avvistamento per eventuali

incursioni piratesche e già questo vi farà rendere conto di come gli abitanti di Kaiping siano fermamente legati al mare (si stima che metà

della sua popolazione originaria ora risieda all’estero). Le diaolou di Kaiping hanno una composizione architettonica del tutto singolare

essendo una strana commistione di stili europei, cinesi e moreschi e nel corso del tempo proliferarono in gran numero nelle campagne

adiacenti la città. Molte di queste furono poi progressivamente convertite anche ad abitazioni fortificate ideate non solo per ovviare al rischio

dei pirati ma anche per resistere alle inondazioni e al rischio di invasione giapponese sempre attuale. Tipicamente una diaolou veniva

costruita dalle genti di un villaggio che poi avevano il diritto di possedere stanze al suo interno in cui riparare per la notte o in periodo di

particolare tensione. Ciò che vi colpirà maggiormente ad ogni modo, vistandone alcune, sarà l’incredibile mescolanza di stili presenti al loro

interno: si può infatti dire che la popolazione locale abbia rielaborato in maniera del tutto propria le influenze con le tendenze esterofile del

Guangdong formando una sintesi forse un po' kitsch ma indubbiamente originale delle varie correnti di pensiero artistiche mondiali. Tra le

diaolou che non dovreste assolutamente lasciarvi sfuggire ci sono quelle del villaggio di Zili tra cui la splendida Mingshi Lou, immortalata

anche in diverse pellicole cinematografiche e quelle del borgo di Jinjiangli, assai elevate e che raggiungono sovente i nove piani di altezza.

Se vi avanzasse del tempo non mancate poi di passare almeno un’oretta presso il villaggio fluviale di Chikan, una realtà dove pescatori e

negozietti si affollano lungo i qilou (portici lungofiume) che donano al luogo un’atmosfera decisamente da altri tempi. Vi suggeriamo di

prendervi tutta la giornata per scoprire con la dovuta calma le bellezze della campagna di Kaiping ma per la serata il nostro fermo invito è

quello di muoversi da qui già in direzione di Macao (140km, 2 ore), città coloniale che fungerà da vostra nuova base per il proseguo del

viaggio.

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Nella prima e nella terza immagine potete ammiare alcuni esempi delle tipiche torri fortificate (diaolou) di Kaiping, nate come torri di

osservazione per contrastare i pirati e divenute poi fortezze dagli stili stravaganti in cui le popolazioni locali si difendevano da ogni minaccia

in arrivo. Al centro invece uno scorcio notturno del borgo di Chikan, zeppo di portici e di ferventi attività commerciali tradizionali.

15° - 16° giorno: MACAO

La Regione Amministrativa Speciale di Macao, territorio a giurisdizione speciale situato lungo la costa del Guangdong, è letteralmente un

mondo a sé stante rispetto al resto della compassata e organizzata Cina. Nota al mondo come la “Las Vegas d’Oriente” Macao è infatti la

patria del gioco d’azzardo del Regno di Mezzo (nei 30 mega casinò del posto aperti dopo la liberalizzazione del settore avvenuta nel 2001

girano letteralmente miliardi di yuan messi in gioco dai più abbienti tra i miliardari provenienti per lo più dalla Cina continentale) e in

questo singolare contesto dove convivono templi e casinò si respira ancora la forte contaminazione della cultura portoghese che per secoli ha

plasmato questa enclave territoriale (persino molte vie portano ancora appellativi lusitani). La storia ci racconta infatti che i portoghesi

furono i primi europei ad aver ottenuto una concessione territoriale stabile in terra di Cina, nel 1557, come ricompensa dall’aver liberato i

mari orientali dalla persistente presenza dei pirati. Nel corso del XVII secolo Macao crebbe progressivamente come importante snodo di

scambi commerciali e a lungo rivaleggiò con l’antistante Hong Kong per il primato di scalo marittimo di riferimento per gli europei nel

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Guangdong. L’acuirsi della potenza navale inglese in luogo di quella portoghese sul piano internazionale giocò però a sfavore di Macao che

nell’800 e ‘900 venne man mano eclissata dalla sua più celebre vicina. Nel 1999 infine Macao, mediante la Dichiarazione Sino-Portoghese,

finì con l’essere restituita dai lusitani ai cinesi che vi instaurarono un sistema legislativo speciale in modo che la città mantenesse un alto

grado di autonomia rispetto al resto della Cina alla quale essenzialmente risponde solo per questioni di politica estera e di difesa (questo

almeno sino al 2049, secondo gli accordi). Oggi Macao è una vera fucina di novità sociali e avanguardia economica: i suoi cittadini sono

molto più estroversi del resto dei cinesi, sovente si sente qualche parola di portoghese nel dialetto locale, e la cucina ha contaminazioni

esterofile marcate se si pensa che qui si possono trovare preparazioni come le frittelle di bacalhau, il minchi (carne di manzo e maiale su

letto di riso) o piatti composti da noce di cocco, tamarindo, peperoncini, zucchero di palma o pasta di gambero. Altre caratterizzazioni di

Macao sono poi quelle di possedere una delle più alte densità abitative a livello mondiale (si raggiungere l’incredibile cifra di 20.497

abitanti per kmq), di essere un porto franco e paradiso fiscale offshore e di essere riuscita a raggiungere una delle aspettative di vita più

longeve di tutto il pianeta.

• Il cuore storico di Macao, nonché la sua area a massima attrattività turistica, risulta scuramente essere la penisola settentrionale del

territorio a legislazione speciale cinese. Qui infatti si raggruppano pressoché tutti i più significativi monumenti storici coloniali di

Macao e solo qui potrete effettivamente cogliere il suo essere stata una sorta di porta aperta sul mondo esterno degli antichi regni

imperiali mandarini. Epicentro della località è sicuramente la vasta piazza di Largo de St Agostino, uno slargo dalla pianta irregolare

che funge da fulcro della vita religiosa di Macao per via delle sue numerose chiese cristiane che vi affacciano (tra cui la splendida e

barocca Capela do Seminario Sao José del 1758) e che ospita lungo il suo perimetro anche l’ottocentesca Biblioteca di Robert Ho

Tung, magnifico esempio di eclettismo di Macao per la sua compenetrazione di stili artistici che spaziano dalle colonne ioniche ai

giardini tipicamente cinesi. Finita questa prima perlustrazione vi invitiamo a iniziare un tour a piedi nel cuore di Macao spingendovi

dapprima lungo la caratteristica Rua de Felicidade, dalle tipiche finestre scarlatte che evocano il passato da snodo fondamentale per

la vita a luci rosse della colonia portoghese, quindi adocchiando le numerose vetrine di Avenida de Almeida Ribeiro, principale asse

stradale del centro di Macao su cui domina il palazzo del Leal Senado, delizioso esempio di architettura lusitana del ‘700. Dalla

piazzetta antistante il Leal Senado potrete quindi agilmente pervenire all’altra grande piazza della Macao storica, Largo de Sao

Domingos, così ribattezzato per la presenza dell’omonima raffinata chiesa del ‘600 dipinta a tenui tinte giallastre che rappresenta

l’apice del filone barocco europeo in terra cinese (particolarmente elaborati sono sia l’altare che il tetto ligneo). Visto che la visita

del centro di Macao scorre generalmente rapida per i turisti già in mattinata dovreste avere modo quindi di riservarvi il tempo per

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girovagare tra le adiacenti rovine della Chiesa di San Paolo, ossia dell’edificio di culto cristiano più celebre e famigerato della

Macao storica. Oggi di quell’antica chiesa iniziata nel 1602 e andata irrimediabilmente distrutta in seguito a un incendio nel 1835

rimangono solo statue, bassorilievi e portali scolpiti della facciata e della scalinata di accesso ma già solo questi lasciti vi

permetteranno di intuire con semplicità la grandiosità della struttura originaria. Giunta quindi l’ora del pranzo vi invitiamo a

raggiungere rapidamente il retrostante Quartiere della Chiesa di San Lazzaro che racchiude tra i suoi viottoli acciottolati mirabili

botteghe artigiane, atelier e soprattutto ristorazioni alla mano in cui degustare l’estroversa e multietnica cucina di Macao.

Nel primo pomeriggio non esitate quindi a spostarvi di alcuni isolati verso est fino a raggiungere il vasto complesso che un tempo fu la

sede della Compagnia Britannica delle Indie Orientali del Forte di Guia (con annessa Cappella), ubicato giusto sulla sommità della

maggior collina di Macao. Sia il forte, che la cappella, che il faro più antico della costa cinese (1865) sono un vero idillio per gli

occhi al pari delle viste panoramiche che si aprono sulla baia del Delta del Fiume delle Perle che potete ammirare dal giardino

botanico locale. Arrivati a questo punto della vostra scoperta del cuore storico di Macao potrete tranquillamente quindi discendere

dal colle del Forte di Guia in direzione della moderna piazza Tap Seac, snodo dei traffici e dei commerci della Macao contemporanea

e muovere coi mezzi pubblici verso le vicine isole meridionali del territorio ad amministrazione speciale. Se la cultura appare infatti

decisamente interessante nulla competa a Macao però con i grandiosi e ultramoderni casinò di Cotai nei quali potrete tranquillamente

tentare la fortuna e spendere alcune, si auspica, memorabili ore di divertimento nella “Las Vegas d’Oriente”.

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Tre scorci chiave del centro storico della Penisola di Macao: dalla iconica Rua de Felicidade, antico perno del quartiere a luci rosse

della colonia portoghese, ai resti della magnifica Chiesa di San Paolo, fino al candido Forte di Guia con annesso faro più antico della

Cina continentale qui tutto trasuda storia, traffici e punti di incontro di civiltà.

• La seconda giornata che vi suggeriamo di spendere a Macao si incentra invece sulla sezione meridionale della sua storica penisola e

sull’esplorazione dettagliata delle tre isole (Taipa, Cotai e Coloane) che compongono l’area moderna del territorio a statuto speciale

cinese. Potrete iniziare questa tappa dell’itinerario muovendo di alcuni isolati a sud rispetto al centralissimo Largo de St Agostino

raggiungendo rapidamente la Casa del Mandarino (Casa do Mandarim), una casa nobiliare del 1869 con tutte le caratteristiche

tipiche delle dimore padronali ottocentesche con cortili silenziosi, stanze raffinatissime e una disposizione architettonica labirintica

iconica di questo stile realizzativo. Conclusa la breve visita potrete quindi portarvi ulteriormente verso sud e la massima propaggine

della Penisola di Macao, seguitando a percorrere la storica Avenida de Republica, una tortuosa strada che si snoda lungo il corso del

Lago Sai Van lungo la quale si raccolgono i più interessanti edifici storici portoghesi di Macao come il Palazzo di Santa Sancha che

fu un tempo dimora dei governatori portoghesi della città. Si tratta in effetti di un angolo poco visitato ma molto autentico della

Macao coloniale che merita davvero un approfondimento della vostra visita, non lasciandovi peraltro sfuggire le viste aree mozzafiato

che si possono godere risalendo i 338m della Torre di Macao collocata in prossimità del ponte stradale che collega Macao all’isola di

Taipa . Sempre in mattinata poi vi suggeriamo di muovervi verso il limite sud-est della penisola di Macao e completare il vostro

girovagare perlustrando il Museo d’Arte di Macao che raccoglie una serie di ceramiche, vasellame, calligrafie, statue e sigilli

imperiali cinesi rinvenuti durante scavi e ritrovamenti casuali nei pressi della cittadina e che vi aiuteranno a ripercorrere le gesta e le

vicissitudini di questa enclave singolare.

Conclusa anche questa visita, e giunta inevitabilmente l’ora di pranzo, vi esortiamo caldamente a percorrere il ponte stradale che

congiunge Macao a Taipa e di riversarsi nelle sue stradine labirintiche che fino a pochi decenni fa erano ancora la patria di cantieri

navali e allevamenti di anatre. Dell’aspetto originario di Taipa oggi rimane solo uno sbiadito ricordo (basti pensare che addirittura le

tre isole una volta distinte sono ormai state unite in un’unica entità per il progressivo depositarsi di sedimenti da parte del Fiume delle

Perle negli ultimi secoli) ma scrutando con attenzione tra i vicoli del suo centro storico potrete ancora rinvenire botteghe artigiane,

ristorantini di qualità e alcune ville coloniali novecentesche dalle tenui tinte pastello e templi di stampo antico. In questo senso di può

affermare che Rua da Cunha sia l’epicentro della zona, grazie al suo essere piacevolmente pedonalizzata e animata da una serie di

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bancarelle che propongono street food di qualità (tipicamente biscotti alle mandorle e straccetti di manzo). Qualora desideraste

godere dello spettacolo di Taipa da una visuale dominante non esitate poi a raggiungere l’altura che ospita la Chiesa di Nostra

Signora del Carmelo, del 1885 e di squisito stile neoclassico. Terminato il pasto e il breve ma interessante shopping che vi suggeriamo

di compiere nel borgo storico di Taipa per il primo pomeriggio l’invito è quello di raggiungere la massima propaggine meridionale

dei territori di Macao, ossia l’ex villaggio di pirati restio ai mutamenti moderni di Coloane. Effettivamente giungendo in questo luogo

vi sembrerà che la vita scorra a una velocità decisamente diversa che nel resto di Macao, sensazione acuita dal fatto che solo qui si

trovano ancora le classiche abitazioni a palafitta tipiche del periodo sette e ottocentesco di Macao. Lo stile di vita coloniale è ancora

ben percepibile qui, sia passeggiando per il nucleo storico antico (imperniato attorno alla bella Capela de Sao Francisco Xavier,

edificio di culto dipinto a tinte gialle e adorno di lanterne del 1928), sia raggiungendo la collina dominante dell’Alto di Coloane

(176m) caratterizzata dalla presenza di una gigantesca Statua di A-Ma, enorme realizzazione in giada alta 20m che impreziosisce il

Tempio di Tian Hou. Coloane inoltre è sede dell’unica vera spiaggia balneabile di Macao, la Spiaggia di Cheoc Van, ideale per alcuni

momenti di relax prima di lanciarsi nelle notti sfrenate tipiche di Cotai. La stretta lingua di terra di Cotai che congiunge Taipa con

Coloane è infatti divenuta l’epicentro del boom dell’industria del gioco d’azzardo di Macao con decine di megacasinò che scintillano

e prosciugano le tasche degli improvvidi giocatori ad ogni ora del giorno e, soprattutto, della notte. Inutile negare che una

permanenza a Macao senza lanciarsi in qualche pericolosa puntata in questi templi del rischio e dell’edonismo sarebbe come andare

a Las Vegas e non varcare le soglie delle sue immortali case da gioco. Fate l’esperienza ma ricordatevi di porvi un budget massimo di

perdita, pena una rientro in Italia anticipato del vostro viaggio per improvviso termine del denaro a disposizione o ben peggio! Ad

ogni modo se sarete morigerati una o due serate nei casinò di Cotai saranno davvero un’esperienza indimenticabile del vostro viaggio

nella Cina meridionale.

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In prima immagine un dettaglio di Rua da Cunha, considerata unanimemente l’epicentro della vita del quartiere-isola di Taipa. Al

centro quindi una scintillante vista serale sui maestosi mega casinò di Copai, emblema della moderna Macao e suo cuore economico e

turistico. Infine uno sguardo sulla piazzetta centrale di Coloane, caratterizzata dalla graziosa Capela de Sao Francisco Xavier.

17° giorno: MEIZHOU

La diciassettesima giornata di questo itinerario consta di un ultimo spostamento abbastanza marcato in termini chilometrici dalla cittadina a

giurisdizione speciale di Macao sino ai confini orientali del Guangdong, permettendovi di raggiungere in circa 5 ore e mezza di guida

(490km) la popolosa cittadina di Meizhou, storica roccaforte del popolo hakka. Queste genti originarie del posto sono note al di fuori dei

confini del Guangdong per le loro caratteristiche architetture residenziali: essi infatti dimorano nelle cosiddette weilongwu, costruzioni

concentriche disposte a ferro di cavallo che nell’immaginario collettivo cinese evocano l’immagine di un drago dormiente ai piedi di una

montagna. Arrivando a Meizhou da sud vi suggeriamo prima di addentrarvi nella popolosa cittadina di fermarvi, magari per pranzo, nel

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limitrofo villaggio storico di Nankou dove i weilongwu sono disseminati tra le ondulazioni collinari locali a formare quadretti davvero

idilliaci che potranno stimolare la fantasia di numerosi pittori in erba. Raggiungendo quindi Meizhou nel primo pomeriggio il fulcro della

vostra visita sarà sicuramente l’esplorazione del Parco degli Hakka (Keija Gongyuan), magnifica area verde disseminata di camminamenti

acciottolati, sponde fluviali e salici piangenti dove sorge anche il Museo degli Hakka nel quale potrete approfondire le vostre conoscenze su

questo stravagante popolo. Qualora vi avanzasse ancora tempo a disposizione per un’ultima visita non indugiate poi ad entrare nella Pagoda

dei Mille Buddha di Meizhou, una struttura in ferro del 965 d.C. che ospita davvero mille statue di varie dimensioni del Buddha e che regala

scorci spettacolari dall’alto sulla cittadina. Per la nottata fermatevi quindi in città e provate i tipici yanmian, noodles cotti nel wok con carne

di maiale tritata, il piatto forte degli hakka.

Meizhou è la patria del popolo hakka che in questa sezione del Guangdong settentrionale ha plasmato una tradizione architettonica basata

sulle weilongwu, costruzioni disposte a ferro di cavallo concentricamente attorno a un bacino centrale idrico (vedasi prima immagine). La

moderna città di Meizhou però è anche sede di templi buddhisti che richiamano pellegrini, come quello della Pagoda dei Mille Buddha.

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18° - 19° giorno: TULOU DEL FUJIAN

Immaginate un territorio in cui la popolazione locale abbia dovuto subire per secoli scorribande nelle proprie realtà rurali da parte di

banditi e orde di animali selvatichi. Pensate che per difendersi abbiano dovuto massimizzare i pochi materiali a disposizione. E

aggiungenteci un poco dell’ingegno umano. Bene questo insolito mix ha spinto nel corso dei secoli le genti della provincia del Fujian

meridionale (hakka e minnan) a inventarsi una scuola architettonica unica, quella dei tolou, costruzioni erette in terra battuta mista a riso

glutinoso, listelli di bambù e trucioli di legno disposte a cerchio tra loro dove tutti i membri di un villaggio vivevano fianco a fianco tra loro a

scopi difensivi. Oggi i tolou sono ancora utilizzati dalla gente del posto (che li ha rinforzati con sezioni in metallo e muri in pietra) ma il loro

fascino è intatto. Il tolou classico è completamente autosufficiente con al suo interno, cucine, magazzini, scuole, templi, sale cerimoniali e nei

suoi primi tre piani in genere non ha finestre, lascito della memoria difensiva che queste strutture ebbero in passato. Come intuibile, anche se

visitabili, i tolou sono ancora il perno del clan del Fujian che li abita e quindi siate assai rispettosi e discreti nella visita, l’atteggiamento

sarà apprezzato e potrete così entrare maggiormente in contatto con gli autoctoni che di frequente aprono ai soggetti più illuminati queste

strutture per ospitarli per la notte e persino condividere insieme il cibo serale, si tratta in effetti di un’opportunità unica e da non perdere.

Visto che i tolou del Fujian meridionali ancora esistenti sono circa 30.000 è doveroso compiere una scelta affinché possiate godere della loro

cultura con la dovuta calma. L’area forse più spettacolare è quella che ruota attorno ai villaggi di Hongkeng, Tianloukeng, Gaobei e

Yunshuiyao, raggiungibili in circa 2 ore e mezza (150km) da Meizhou. Hongkeng è forse il turisticamente più sviluppato dei quattro e

presenta un vero e proprio parco etnografico sulle popolazioni locali. Tianloukeng ha fama di essere la patria dei tolou più affascinanti del

Fujian tra cui spiccano le strutture di Taxia e il grande tolou Yuchang Lou, mastodontica struttura a cinque piani del ‘700 che conta ben 270

stanze interne. Proseguendo la guida lungo le serpeggianti strade secondarie del Fujian meridionale potrete quindi pervenire a Gaobei dove

trova ubicazione il mitico Chengqi Lou, enorme tolou concentrico che ruota attorno a un tempio centrale e che per dimensioni è spesso stato

definito il “re dei tolou”. In effetti la sua capienza (1000 persone) e la sua collocazione non tradiscono mai le aspettative. Infine se vi

avanzasse un poco di tempo merita la deviazione il borgo di Yunshuiyao, bucolica realtà immersa tra colline verdeggianti, ruscelli roboanti e

tolou che invoglia ampiamente a concedersi una sosta sorseggiando l’ottimo thé locale contemplando il paesaggio. Ovviamente l’apice della

vostra visita ai Tolou del Fujian sarà il condividere coi locali almeno una notte in queste strutture, e spesso l’esperienza si rivela così

profonda che molti desiderano soffermarsi in zona per un’altra giornata da passarsi a stretto contatto con queste popolazioni. In questo caso

appare utile consigliarvi di dedicare però il pomeriggio della diciannovesima giornata di viaggio già al trasferimento dal Fujian fino a Hong

Kong (500km, 6 ore di guida) così da avere a disposizione tutti gli ultimi giorni del viaggio per la scoperta della più interessante zona franca

di tutta la Cina.

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In queste tre immagini si identificano i tratti fondamentali del Fujian meridionale: nelle prime due fotografie sono ritratti il tipico esterno

circolare e la elaborata struttura interna in materiali poveri dei tolou, secolari fortezze abitate dagli hakka e dai minnan, clan locali molto

uniti tra loro. Infine uno scorcio dello squisito villaggio rurale di Yunshuiyao, simbolo delle tradizioni rurali del posto.

20° - 21° - 22° - 23° giorno: HONG KONG

Basta il nome, Hong Kong, per stimolare in ogni lettore di narrativa da viaggio l’eco di scenari composti da isole lussureggianti ricolme di

grattacieli modernissimi i quali però spesso si specchiano in un mare percorso da tradizionali imbarcazioni di giunchi a motore, di hotel

sfarzosi che convivono fianco a fianco con ristorazioni dozzinali che propongono sapori provenienti dai quattro angoli del globo. In una

parola insomma Hong Kong è eclettismo. Qui potrete trovare tutto e il contrario di tutto, persino angoli remoti e sgombri dalla folla, in uno

dei territori più complessi e difficilmente incasellabili del mondo. In tutto questo pot-pourri esistono però dei punti di riferimento ben chiari:

Hong Kong offre ospitalità in soli 1104 kmq (il 40% dei quali sono alture spesso soggette a tutela ambientale) a circa 7 milioni di individui,

palesandosi quindi come una delle cittadine a più alta densità abitativa del mondo (il 95% della popolazione è di etnia cinese han) che

sovente dimorano in altissimi grattacieli moderni che le donano uno skyline inconfondibile nel resto dell’Asia orientale continentale. Una

caratteristica identificante di Hong Kong è poi l’elevatissimo tasso di utilizzo dei mezzi pubblici da parte della popolazione (se ne serve

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regolarmente il 90% del totale) che si compone di efficientissime ferrovie, aeroporti, traghetti e funicolari. Fortemente aperta ai commerci

coi paesi esteri Hong Kong possiede una mentalità e caratteristiche spiccatamente capitalistiche che hanno fatto sì che la sua moneta, il

dollaro di Hong Kong, sia una delle valute più forti e scambiate di tutto il pianeta (nonostante la città-stato sia una sorta di granello di

polvere sul mappamondo). Tutto questo ha permesso ad Hong Kong di affrancarsi dai tipici problemi delle metropoli cinesi, raggiungendo

uno dei redditi pro capite più alti del mondo, una speranza di vita da guinness e la presenza di una pluralità di soggetti politici sconosciuta al

resto della Cina, alla quale risponde solo per temi di difesa e politica estera. Sotto un profilo geografico Hong Kong si colloca al limite

orientale del Delta del Fiume delle Perle (dirimpettaia di Macao in questo alla quale è stata recentemente collegata con un ardito sistema di

ponti marini della lunghezza complessiva di 55km) e gode di un clima tipicamente tropicale essendo sita a ridosso del Tropico del Cancro

con una stagione secca alternata a mesi di monsoni che affliggono la città da maggio ad agosto. Una menzione particolare merita infine la

storia di questa città-stato, un aspetto imprescindibile da conoscersi per chiunque voglia almeno comprendere le basi su cui si sviluppa

l’Hong Kong moderna. Se fino all’800 l’isola di Hong Kong altro non fu che un anonimo affioramento marino nel Delta del Fiume delle

Perle grazie all’instaurarsi stabilmente in zona di mercanti inglesi che la scelsero come base per i loro traffici in oppio, seta, tè e porcellane

l’originale Hong Kong andò rapidamente ad evolversi come polo commerciale esterofilo della Cina meridionale. Turbati dai cospicui carichi

di oppio che gli inglesi riversavano costantemente sul mercato interno cinese i funzionari imperiali mandarini dell’800 promossero una

guerra per allontanare i britannici da Hong Kong, impresa bellica che fallì miseramente sancendo nel 1841 la giurisdizione perpetua inglese

sull’isola. Anche successivi nuovi tentativi cinesi di riappropriarsi di tale territorio fallirono a 360° (nel 1860 agli inglesi vennero concessi

anche le aree che oggi fanno parte del quartiere di Kowloon) ma per raggiungere il suo vero e proprio boom economico Hong Kong dovette

aspettare il termine della seconda guerra mondiale quando la sua invasione da parte dei giapponesi fu debellata grazie alla vittoria alleata.

L’avvento del comunismo in Cina nel 1949 causò verso la città una forte ondata immigratoria, fenomeno che si acuì per via delle politiche

isolazioniste della Cina continentale, facendo assurgere Hong Kong a finestra proiettata sul mondo esterno dell’Estremo Oriente. Quella fase

di dominio inglese del XX secolo diede una profonda impronta alla città (anche legislativamente) la quale, nonostante venne restituita alla

Cina nel 1997, si batté per far rimanere inalterate le proprie usanze e la propria economia, ottenendo questo particolare status di Special

Administrative Region da parte del governo centrale cinese. L’Hong Kong attuale vive ancora questa sua originalissima posizione con

fierezza e apertura all’occidente e nonostante anni difficili, come quelli legati all’esplosione dell’epidemia di SARS, rimane un baluardo del

capitalismo e del consumismo entro l’orbita cinese, una sorta di possibile via alternativa (o spina nel fianco) per il governo centrale che

sempre più sovente ama interagire più che scontrarsi con questa sua sorella dinamica. Per noi turisti invece rimane un’estroversa realtà

sfaccettata in cui trascorre anche momenti di puro divertimento come in occasione dell’Hong Kong International Film Festival (in marzo) o

del gigantesco Art Basel Hong Kong (sempre in marzo), una delle fiere dell’arte più grandi e frequentate del pianeta.

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• Hong Kong ha un cuore pulsante, un faro illuminante, uno snodo fondamentale da cui si irraggia tutto il suo incredibile dinamismo?

Ebbene la risposta a questa semplice domanda è: sì, e senza ombra di dubbio. Nello specifico il fulcro di ogni attività di questa perla

sui generis del firmamento cinese è indiscutibilmente il quartiere detto Central, collocato lungo il margine settentrionale della Hong

Kong Island. Modernissimo grazie al suo skyline pervaso da grattacieli modernissimi Central alterna anche monumenti di spicco di

epoca coloniale, giganteschi shopping mall e parchi urbani di ampio respiro e bellezza. Per comodità di trattazione vi invitiamo a far

iniziare il vostro tour giornaliero dalle banchine del Central Ferry, ossia l’area portuale adibita a scalo dei numerosissimi traghetti

urbani che fanno la spola tra Hong Kong Island e Kowloon. Qui potrete iniziare a familiarizzare con gli arditi skycrapers di Hong

Kong Island, rimanendo letteralmente col collo all’insù ammirando il Two International Finance Centre, l’edificio più alto di tutta

Hong Kong, ma al contempo potrete usufruire dell’interessante visita all’Hong Kong Maritime Museum, articolato in 15

modernissime gallerie espositive che trattano a tutto tondo la storia plurimillenaria della marina cinese e delle principali rotte

commerciali che si mantennero sempre attive tra l’estremo Oriente e l’Europa dal medioevo in avanti. Conclusa questa visita a

carattere culturale merita quindi sicuramente l’ingresso l’enorme centro commerciale dell’IFC Mall, un polo commerciale di classe

dove abbondano boutique di griffe delle principali marche della moda internazionale. Se non vi intratterrete troppo a lungo tra le

invitanti vetrine dell’IFC Mall vi suggeriamo infine di concludere la vostra mattinata di visite raggiungendo l’appartato Man Mo

Temple che sorge nel pieno del caratteristico quartiere di Sheung Wan, considerato l’apice del tradizionalismo di Hong Kong per la

massiccia presenza di rivenditori e bancarelle di antiquariato, erbe medicinali cinesi, incensi e pesce essiccato. Dal canto suo il Man

Mo Temple invece è un vero scrigno di classicità imperiale (è del 1847, quindi di epoca Qing) ed è un devoto luogo di raccoglimento

nel trambusto moderno del cuore di Hong Kong Island. Giunta quindi l’ora di pranzo il nostro suggerimento è quello di portarsi

rapidamente con gli efficientissimi mezzi pubblici locali sino al sobborgo di Admiralty, considerato la fucina della cucina prelibata e

stellata della città stato cinese, un luogo perfetto per concedersi memorabili assaggi della sua variegata offerta gastronomica.

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In prima immagine uno scorcio del modernissimo skyline del quartiere Central di Hong Kong Island, autentico cuore pulsante della

metropoli cinese più protesa verso l’occidente della Cina. Al centro quindi alcune delle atmosfere zen del Man Mo Temple ed infine

una vista sull’interno dell’IFC Mall, centro commerciale di classe più in vista di Hong Kong.

Smaltito il giusto pasto che vi sarete concessi non esitate quindi oltre ad Admiralty e camminate lesti per un paio di isolati verso gli

svettanti grattacieli della Bank of China Tower (edificio da 70 piani opera del celebre architetto I.M. Pei) e dell’HSBC Building, vero

capolavoro dell’ingegneria del 1985 che è passato agli annali dei libri del genere come una delle opere meglio ideate da Norman

Foster. Oltre che a concedervi alcune fotografie che immortalano questi due giganti del centro di Hong Kong non dimenticate anche

di varcare le soglie della piccola ma invitante St John’s Cathedral, simbolo della fede anglicana ufficiale di Hong Kong (in realtà città

ampiamente atea) sin dal 1849. Sempre in zona, ma dal lato opposto di Cotton Tree Drive, non mancate poi di perlustrare

curiosamente un po' degli otto ettari che compongono l’Hong Kong Park, stravagante realizzazione di un parco urbano

completamente artificiale dove non mancano costantemente installazioni di giovani artisti che propongono ai passanti le loro opere

alla ricerca di una consacrazione nel panorama artistico nazionale. Ciò che più però contraddistinguerà il vostro pomeriggio ad

Hong Kong Island sarà sicuramente la risalita con il mitico treno a cremagliera del Peak Tram (mezzo di trasporto pubblico qui

presente e in funzione sin dal 1888) sino al Victoria Peak (in realtà dalla stazione a monte della ferrovia sino alla vetta vera e propria

dell’altura ci sono ancora circa 150m di dislivello comodamente percorribili tra andata e ritorno con una passeggiata di un’oretta

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circa). Non appena giunti nei pressi o sulla vetta del Victoria Peak vi sarà intuitivo capire perché richiami chiunque soggiorni a Hong

Kong anche per breve tempo. Le viste panoramiche che si aprono sulla modernissima metropoli cinese disseminata tra isole epenisole

tormentate nel Delta del Fiume delle Perle è qualcosa di veramente indimenticabile, specie se avrete l’accortezza di venirci per il

tramonto godendovi lo spettacolo delle luci artificiali che progressivamente vanno a illuminare la tentacolare città al calar delle

tenebre. Goduto il momento romantico e immortalato questo nelle vostre menti e sulle vostre macchine fotografiche fate infine rientro

a Central per la nottata. Un ultimo consiglio che vi forniamo, soprattutto qualora fosse mercoledì sera, è quello di trascorrere almeno

una delle vostre serate a Hong Kong presso l’Happy Valley Racehouse, ippodromo dal fascino unico che fomenta i vizi e le tentazioni

degli abitanti di Hong Kong sin dal 1846.

A sinistra uno dei simboli più iconici di tutta Hong Kong, il rossastro Peak Tram che sin dal 1888 risale le pendici del Victoria Peak

sui suoi binari a cremagliera per offrire ai turisti e ai locali memorabili viste (specie notturne) sullo skyline inconfondibile di Hong

Kong. Quindi a destra uno scatto dell’Happy Valley Racehouse, ippodromo di classe che raccogliere la crème sociale della città.

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• Se la prima giornata di stanza ad Hong Kong si pone come obiettivo quello di esplorare il cuore della metropoli cinese, il secondo ha

come scopo quello di farvi divertire presso le attrattive di Lantau Island, l’isola ad ovest e più grande dell’arcipelago di Hong Kong,

nota essenzialmente per tre cose: essere sede dell’aeroporto intercontinentale locale, possedere il grande complesso templare di Po

Lin e offrire ospitalità alla Disneyland cinese. Il Po Lin Monastery è una composizione di templi e monasteri buddhisti del 1924 e

merita almeno una o due orette della vostra giornata quantomeno per ammirare la sua gigantesca statua del Tian Tan Buddha (alta

ben 23 metri) che richiama costantemente folle di fedeli e curiosi. Inutile negare però che il fulcro della vostra giornata sarà il

passare del tempo spensierato presso l’Hong Kong Disneyland, vera miniera d’oro della multinazionale americana che ha aperto i

battenti in loco dal 2005. Il grande parco di divertimento si suddivide in sette aree tematiche pensate per lo più per stimolare la

fantasia e la gioia dei suoi visitatori più piccoli ma anche i grandi rimangono sempre coinvolti dai suoi personaggi in maschera e

dall’atmosfera fiabesca che emana. Non prendetevi ulteriori impegni, gli spettacoli serali sono grandiosi e la giornata trascorrerà in

un baleno tra giostre, foto ed emozioni fanciullesche.

Se la immensa statua del Tian Tan Buddha del Po Lin Monastery dà una prima accezione culturale e introspettiva della giornata a

Lantau Island in realtà quasi tutta la vostra giornata in quest’area di Hong Kong sarà imperniata sullo svago e i divertimenti della

visita al parco di Disneyland locale, autentica fucina di sogni e ricordi indelebili per voi e i vostri bambini.

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• Comodamente raggiungibile con una veloce (10 minuti) traversata del porto di Hong Kong mediante la mitica linea di traghetti Star

Ferry il quartiere peninsulare di Kowloon è la meta della vostra terza giornata che vi consigliamo di spendere nella metropoli di

Hong Kong. Kowloon è una realtà moderna e dinamica che ha come principali punti identificativi i suoi maestosi musei, le splendide

viste sullo skyline moderno che si libra su uno sfondo da giungla tropicale di Hong Kong Island e i suoi accattivanti mercati

all’aperto. Una volta sbarcati con i traghetti a Kowloon sarete accolti dall’arcigno Hong Kong Cultural Centre, una sala da concerti

di foggia moderna dalle apparenze scorbutiche, proseguendo oltre la quale vi ritroverete lungo la Tsim Sha Tsui East Promenade, una

delle passeggiate a mare che offrono le viste più memorabili al mondo, specialmente quando a sera i grattacieli di Hong Kong Island

vengono fatti oggetto di un meraviglioso spettacolo di luci.

Dapprima una delle cartoline più classiche di Hong Kong: la vista dello skyline della sua Island con in primo piano il mitiico Star

Ferry, la linea di traghetti che congiunge le due anime di Hong Kong. Al centro quindi una foto notturna del modernissimo quartiere

tutto grattacieli di Kowloon ed infine uno scatto che immortala il magnifico spettacolo di luci della Tsim Sha Tsui East Promenade.

Addentrandovi nel cuore di Kowloon tenetevi quindi del tempo a disposizione per visitare l’immancabile Hong Kong Museum of

History, eccellente finestra sulla conoscenza storica ed etnografica di Hong Kong che vi offrirà ogni spiegazione in merito alle

numerosissime domande che la città vi avrà stimolato nei precedenti giorni di visita. Terminata questa visita altamente istruttiva vi

consigliamo quindi di muovere in direzione del borgo storico di Kowloon City, una zona facilmente distinguibile tra i moderni

complessi abitativi, per la presenza del Sik Sik Yuen Wong Tai Sin Temple, splendido esempio di tempio taoista sempre ammantato di

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fiori, profumi d’incenso e decorazioni sgargianti, e del Chi Nin Nunnery, eccezionale complesso monostadio buddhista ricostruito

secondo le originarie sembianze degli anni ’30 alla fine del secolo scorso. Muoversi in questo complesso ligneo permeato di serenità,

laghetti con fiori di loto, devoti monaci e numerose piante di bonsai sarà davvero un tocco rigenerante per le vostre anime provate dal

trambusto e dalla confusione che regnano ovunque nell’Hong Kong moderna. La seconda metà della vostra giornata a Kowloon può

quindi tranquillamente essere riservata allo shopping sfrenato e alla possibilità di interagire in profondità con il substrato umano

locale proiettandovi verso la zona di Ferry Point nota per la presenza dello storico grande magazzino tipicamente cinese dello Yue

Hwa Chinese Products Emporium e per la sempre animatissima Shanghai Sreeet. Questa strada è stata sin dalla sua apertura il

baricentro delle attività commerciali di Kowloon e ancora oggi si percepisce il suo ruolo egemone in questo senso per via delle attività

di ogni tipo che la animano e che propongono al viandante ogni sorta di merce. Curiosamente l’atmosfera che regna qui è ancora

quella di un tempo con banchi dei pegni, sale da tè, empori di medicina tradizionali, rivendite di portafortuna e taverne classiche

ancora sulla cresta dell’onda, tanto che spesso l’immagine che vi rimarrà di Kowloon nella mente sarà proprio questo microcosmo

variegato ed elettrizzante. Vi suggeriamo infatti di intrattenervi qui sino a sera, momento della giornata nel quale si anima anche il

limitrofo Temple Street Night Market, considerato a detta di tutti gli autoctoni come il mercato notturno più dinamico e interessante di

Hong Kong, un modo diverso e creativo di passare una serata in questa stravagante metropoli.

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Alcuni scatti che rendono l’idea di come anche il moderno quartiere di Kowloon abbia angoli e scorci carichi di bellezza artistica e

vitalità tradizionale. Nelle prime due istantanee potete ammirare la facciata del Sik Sik Temple e i giardini soavi del Chi Nin Nunnery.

In terza immagine invece l’ingresso principale al Temple Street Night Market, principale mercato notturno di tutta Hong Kong.

• La quarta e ultima giornata che vi consigliamo di spendere ad Hong Kong si pone come mira invece l’esplorazione delle aree più

recondite e orientali della città-stato, articolandosi, secondo consigli, in una duplice maniera. L’idea è infatti quella di persuadervi in

mattinata a raggiungere il remoto villaggio storico di Lai Chi Wo, gemma senza tempo della cultura hakka fondata oltre 400 anni or

sono. Incastonate intorno a un bosco rigoglioso (precetto urbanistico ideale della filosofia fengshui) le sue 200 abitazioni e i suoi

numerosi templi si specchiano su una delle aree paludose più ricche di biodiversità di tutta Hong Kong dove proliferano specie

tropicali come la mangrovia eriteria e la velenosa derride, che attrae costantemente stormi di farfalle e libellule. Si tratta in effetti di

uno dei posti più squisitamente etnici di Hong Kong che nessun turista dovrebbe lasciarsi sfuggire, agevolato in questo dal fatto che

un’escursione a Lai Chi Wo è sovente parte del pacchetto escursionistico che da Hong Kong Island conduce anche al suo Global

Geopark. Quest’area naturale raggruppata sulle massime propaggini orientali della penisola di Kowloon è una vera delizia per gli

occhi e per i geologi che potranno dilettarsi con formazioni rocciose incredibilmente arcaiche come rocce vulcaniche risalenti a 140

milioni di anni fa e rocce sedimentarie di addirittura mezzo miliardo di anni. Proprio per la sua caratura geologica l’area del Global

Geopark è oggi persino posta sotto tutela dell’UNESCO come patrimonio dell’umanità. Per approfondire la vostra esperienza in

merito vi consigliamo di dilettarvi anche in semplici ma illuminanti passeggiate presso l’High Island Reservoir East Dam, l’unica area

percorribile a piedi del Global Geopark che vi consentirà di toccare con mano le formazioni basaltiche esagonali presenti. Fatto

curioso è che la creazione di questo bacino si deve interamente a una moderna necessità di approvvigionamento idrico da parte di

Hong Kong avvenuta nel 1967 quando il governo cinese per ritorsione tagliò le forniture d’acqua alla città-stato. Mai come in questo

caso l’uomo ha, involontariamente, plasmato la natura facendone un palcoscenico spettacolare. Terminata l’escursione diurna in

questi luoghi potrete quindi, per un’ultima volta, fare rientro a Hong Kong Island per la serata, godendovi l’ultima estrosa e sfrenata

notte nella perla delle città della Cina meridionale.

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Ed infine alcune immagini che difficilmente l’immaginario collettivo associa con la dinamica, antropizzata e metropolitana Hong

Kong. In prima foto il delizioso villaggio hakka di Lai Chi Wo, principale lascito urbanistico di questo popolo a Hong Kong. Quindi

due istantanee che ritraggono le possenti forza della natura che si esplicano nel Global Geopark, area geologica di valenza mondiale.

24° giorno: trasferimento fino in Italia

Fare rientro da Hong Kong verso l’Italia è oggi una possibilità semplice, veloce e spesso anche molto più economica di quanto si possa

pensare. L’Hong Kong International Airport è infatti uno dei quattro principali scali aerei cinesi (con Pechino, Shanghai e Guangzhou) e

smista oltre 65 milioni di persone annualmente, fatto che gli ha permesso negli anni di essere collegato con voli di linea diretti sia con Milano

che Roma, sebbene a giorni alterni. Nel caso sceglieste l’opzione del volo diretto sappiate che in sole 13 ore potrete fare rientro in Italia, e

grazie al cambio di fuso orario favorevole espletare tale percorso nell’arco di una singola giornata di viaggio. Nel caso decideste di

risparmiare un poco e optaste per voli che prevedano uno scalo intermedio (tipicamente a Wuhan, Mosca, Pechino, Doha, Abu Dhabi,

Shanghai, Seoul, Dubai, Singapore o Bangkok) sappiate che la tratta si dilungherà inevitabilmente tra le 18 e le 22 ore ma sempre per il fuso

orario a ritroso accade spesso al medesimo modo di completare il viaggio di ritorno verso l’Italia in un’unica giornata di calendario.