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2 dueruote.it dueruote.it 3 T Testo e foto di Anna e Fabio Stojan UNA DELLE METE PIÙ MITICHE DEI MOTOCICLISTI SI PUÒ RAGGIUNGERE PARTENDO DAL CILE ED ENTRANDO IN ARGENTINA, CON UN VIAGGIO EMOZIONANTE E ALLA PORTATA DI TUTTI CILE E ARGENTINA PATAGONIA HASTA LA FIN DEL MUNDO L'ITINERARIO IN PILLOLE Partenza Arica (Cile) Arrivo Buenos Aires (Argentina) Lunghezza 15000 km Quando partire Da dicembre a marzo Moto Crossover con gomme che abbiano mordente e con serbatoio maggiorato Ideale per Avventura, strade, paesaggi, spunti folcloristici, storici e culturali Tem qui voluptatiam, consequi alia quam verae nime ercilibea desectis sae nisquid uciditatur sed quias plicieni dolut mo dic tem aut incimetus dias illoreiusam,

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Testo e foto di Anna e Fabio Stojan

UNA DELLE METE PIÙ MITICHE DEI MOTOCICLISTI SI PUÒ RAGGIUNGERE PARTENDO DAL CILE ED ENTRANDO IN ARGENTINA, CON UN VIAGGIO EMOZIONANTE E ALLA PORTATA DI TUTTI

CILE E ARGENTINA PATAGONIA

HASTA LA FIN DEL MUNDOL'ITINERARIOIN PILLOLE

PartenzaArica (Cile)

ArrivoBuenos Aires (Argentina)Lunghezza15000 km

Quando partireDa dicembre a

marzoMoto

Crossover con gomme che

abbiano mordente e con serbatoio

maggioratoIdeale per

Avventura, strade, paesaggi, spunti

folcloristici, storici e culturali

Tem qui voluptatiam, consequi alia quam verae nime ercilibea desectis sae nisquid uciditatur sed quias plicieni dolut mo dic tem aut incimetus dias illoreiusam,

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nusdae nonet volorio doluptatem

ipicidiscias cullum

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PParlando di America Latina, l’interes-se si alza quando comincio a parlare Patagonia. È fin troppo evidente che, nell’immaginario dei motociclisti, rap-presenta una meta mitica.

Una meta che, con la giusta prepara-zione e un po’ di fortuna, è alla portata di tutti, partendo dal Cile e affrontando l’Argentina.

La nostra partenza è Arica, che pare quasi una cittadina europea a confron-to con gli altri Paesi sudamericani. Passando la dogana, con tanto di co-da agli uffici doganali con i piedi im-mersi in vaschette di disinfettante, ec-co che il Cile è di fronte alle nostre ruo-te e ci schiaccia con distanze immense e paesaggi maestosi ma poco ospitali. Il viaggio che vi proponiamo, che noi abbiamo affrontato in coppia su una BMW alterna tratti di costa a tratti di Panamericana: cinquecento chilometri fino a Iquique, altri cinquecento per raggiungere Antofagasta. Torniamo sui nostri passi fino a San Pedro de Ataca-ma: questo sembra un villaggio del far west con case di fango, strade sterrate, polvere. Però, ci sono un sacco di turi-sti e l’unico distributore (nel cortile di

un hotel di lusso) ci costringe ad attese lunghissime. Attorno al paesotto c’è un reticolo di piste: ne percorriamo alcune, per divertimento. Fatto il nostro dove-roso giretto, ci rimettiamo sulla Pana-mericana. Antofagasta, Bahia Inglesa, La Serena. Duemila chilometri con una duna altissima a destra, rocce nere e lunghe spiagge, completamente vuote, a sinistra. E tutto questo è interamente a disposizione di pellicani e leoni mari-ni. A Valparaiso, invece, entriamo in un paesaggio rassicurante: una campagna ben curata, un po’ di traffico privato. C’è il grand hotel, il casinò, i giardini, la passeggiata fronte mare e una piace-vole atmosfera demodé. Questo è un ottimo posto per fare un buon pranzo e riposare qualche ora.

CAPPUCCINI ED EMPANADASLa prossima tappa è Santiago: qui

cambiamo le gomme, una lampadina, sostituiamo l’alimentatore del GPS, be-viamo molti ottimi cappuccini e ci rim-pinziamo di empanadas: mettiamo su un mezzo chilo a testa e riprendiamo la Panamericana fino a Los Angeles, poi deviamo verso est per attraversare le

Ande. A destra e sinistra c’è una gran quantità di vulcani. Sono perfetti: coni-ci e con la cima spruzzata di neve, che li fa sembrare molto più alti di quanto non siano. Fino a Puchon la strada è piuttosto buona, poi inizia la pista (ab-bastanza impegnativa) che attraversa la frontiera con l’Argentina e raggiunge la Ruta 40 a Junin de los Andes. Da qui fino a Trevelin, passando per San Car-los de Bariloche, il paesaggio fa gli straordinari: laghi, montagne e foreste. Una specie di Svizzera colossale. Poi, passando il 45° parallelo, il paesaggio cambia improvvisamente.

Orizzonte piatto e strada dritta a per-dita d’occhio, pochissimo traffico. In una giornata “tipo” si possono percor-rere circa 600 chilometri, interrotti ver-so mezzodì dall’unico distributore di-sponibile, dove si fermano tutti. Perciò, quando ci arrivate, preventivate almeno un’ora di coda. E, soprattutto, comin-cia il ripio. Fino a una ventina di anni fa tutta la Ruta 40 era fatta così, per circa 5000 km. Oggi è in gran parte asfaltata, salvo il tratto a sud del 45°, in cui sono conservati, come una reliquia, alcune centinaia di chilometri di sterrati. Noi

abbiamo alcuni amici che arrivano da Buenos Aires lungo la Ruta 3. Perciò da Rio Mayo, lasciamo la 40 tagliando ver-so Comodoro Rivadavia, e puntiamo verso Rio Gallegos. Da qui in avanti, siamo ufficialmente in Patagonia.

LA FINE DEL MONDOPartiamo da Rio Gallegos la mattina

prestissimo. Ripio, cielo plumbeo, nu-vole basse, molto freddo. Alle 8 siamo alla frontiera con il Cile. E’ un valico molto frequentato ma le pratiche sono farraginose e ci passiamo più di un’ora. A pochi km c’è il traghetto che attraver-sa lo stretto di Magellano. Allo sbarco, ci aspettano altri 150 km di ripio, un’al-tra dogana e altri 100 km di pista fino alla costa atlantica. Qui c’è di nuovo l’asfalto, ma piove a dirotto. Raggiun-giamo Tolhuin all’ora di cena. E’ un’otti-ma sistemazione: costa molto meno di Ushuaia e l’albergo gode di una splen-dida vista sul lago Fagnano. La mattina partiamo per Ushuaia insieme a una flotta di motociclisti provenienti da tut-to il mondo. Statunitensi, canadesi, su-dafricani, europei. Tutti disciplinata-mente in attesa per fare l’inevitabile fo-

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IL “RIPIO”

Si tratta di un “brecciolone” sparso su una strada sterrata “stabilizzata”. L’idea, visto il clima inclemente e la difficoltà di fare adeguata manutenzione, è quella di creare uno strato drenante che eviti la formazione di fango e offra un grip decente anche in caso di neve. In genere ci trovate tre tracce relativamente pulite lasciate dai camion. Il problema sorge quando la strada è poco frequentata o dovete passare da una traccia all’altra. Fra le tracce si forma un bel mucchio di pietrisco che dà delle pessime sensazioni. Non resta che aprire il gas, cercando di alleggerire la ruota anteriore e guidare “a orecchio”. Le gomme fanno un rumore diverso secondo la quantità di pietrisco che vi trovate sotto le ruote. La velocità che conviene tenere (con una moto che raggiunge i 400 kg) è attorno ai 60 all’ora, senza spaventarsi troppo se la moto va un po’ dove vuole. Il vantaggio è che le curve sono poche…

tografia “alla fine del mondo”. Il giorno successivo dobbiamo ripassare in Cile e raggiungere Porvenir, da dove parte il traghetto per Punta Arenas. La pista è molto bella: per un tratto corre lungo il mare, ma è in pessime condizioni e ci costa una gran fatica.

GHIACCIAI E CASCATEDa Punta Arenas (dove potete trovare

anche assistenza competente per la moto) ci muoviamo verso Puerto Nata-les, la porta d’ingresso per il parco di Torres del Paine. Fa molto freddo: sem-bra che dalle Ande scenda una corren-te ghiacciata che spazza la strada da ovest. Il cielo è cupo e, appena più in alto di noi, si vede la neve. Viaggiamo fra un’infinità di fiordi in cui si riflette il paesaggio. Il parco di Torres del Paine è splendido e pieno di possibilità. Fra ghiacciai, cascate e montagne spetta-colari ce n’è anche per una settimana, scorrazzando per centinaia di km di pi-ste sterrate. Ma noi abbiamo ancora tanta strada da fare e un sacco di cose da vedere. Ripassiamo in Argentina a Rio Turbio e puntiamo verso El Calafate per vedere il ghiacciaio del Perrito Mo-

reno. Per un lungo tratto, la pista è piut-tosto mal messa ma, volendo, c’è un’alternativa asfaltata. El Calafate è una cittadina molto turistica e offre pa-recchie opportunità piacevoli oltre a godere, inspiegabilmente, di un clima particolarmente buono.

Il Perrito Moreno è a mezz’ora dal cen-tro ma, spesso, ci trovate tutt’altro cli-ma. Perciò è meglio fare una verifica pri-ma di andarci. Una volta arrivati, lo spet-tacolo vi catturerà, anche se l’avete vi-sto (in fotografia) centinaia di volte. La vista sulla parete di ghiaccio dietro la quale si stende il “grande campo de hie-lo patagonico” toglie il fiato.

A noi, a questo punto, manca un’ulti-ma meta: Fitzroy e Cerro Torre, località molto meno frequentata. Il massiccio montuoso è visibile da una distanza in-credibile e per ore e ore, lo vediamo av-vicinarsi impercettibilmente sulla strada completamente deserta. Sembrano co-lossali schegge di roccia cadute dal cie-lo. Il paesino è cacciato in una gola che si insinua fra le montagne ed è inutile di-re che ci fa un freddo cane. Il panorama è impressionante ma trovare un posto decente per dormire e qualcosa da

mangiare è piuttosto complicato. Il su-permercato locale mette il codice a bar-re su ogni frutto e perfino su ogni singo-lo uovo. Ci congeliamo per un pomerig-gio e una notte e poi lasciamo la Pata-gonia.

Non resta che risalire lungo la Ruta 40 fino a Rio Mayo e poi riguadagnare la costa. Ci aspetta il tratto di ripio più lun-go. Riusciamo anche a perderci nella “pampa de la muerte” (non potevamo scegliere di meglio) e ci facciamo 200 faticosissimi e inutili chilometri. Appena ripassato il 45° parallelo, il clima ritorna caldissimo. Ora non ci resta che rigua-dagnare la costa e cercare di goderci i due o tremila chilometri di pampa, che ci separano da Buenos Aires.

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TLA SCHEDA DEL VIAGGIO

DA NON PERDERE

DOVE MANGIARE DOVE DORMIRE

LUNGO LA RUTA 40 e la Ruta 3 non avrete molte possibilità. In genere vi toccherà vivere di empanadas, caffè e mate. Con l’esclusione di Rio Gallegos, Punta Arenas, Ushuaia e El Calafate vi dovrete accontentare di quello che trovate: i ristoranti sono assai rari e piuttosto essenziali. Se siete fortunati, troverete qualche buona bistecca o vi inviteranno per qualche “asado”. In Cile si può trovare dell’ottimo pesce cucinato in tutti i mercati. A Santiago, da Zunino, ci sono le migliori empanadas del continente e numerosissimi caffè dove sarete serviti da belle ragazze in minigonna, chiamati “cafè con piernas” (caffè con le gambe).

NOI CI SIAMO AFFIDATI ai classici siti che offrono sistemazioni abbastanza economiche. Il Cile è piuttosto caro perciò conviene evitare gli hotel e puntare sugli “hostal”. Quando imboccate la Ruta 40, collegatevi al sito www.turismoruta40.com.ar: ci troverete tutte le informazioni che vi servono. Le sistemazioni sono poche ma, in caso di difficoltà, potrete accomodarvi nelle scuole, che rimangono aperte anche la notte.

TRAGHETTI, NOLEGGIO MOTO

NOI CI SIAMO ANDATI con la nostra moto, ma abbiamo incontrato diversi motociclisti con moto a noleggio, prese in Cile, che pare abbia pratiche più snelle e maggiore disponibilità di marchi. Molti, ad esempio, optano per l’Honda Tornado 350 non importata in Italia, facile e maneggevole. Per percorrere tanti chilometri si può scegliere anche una moto più strutturata, come ad esempio una BMW F650GS il cui noleggio si aggira attorno ai 130 euro al giorno. Per quanto riguarda i traghetti da prendere sono solo due: uno sullo stretto di Magellano, che parte ogni due ore e uno da Porvenir a Punta Arenas. Parte tutti i giorni verso mezzodì.

IL PERSONAGGIOQuam nem fachuit, con prox merum consultortum immorum erfessa rendin adducii sente porum ducios viri factuideri prips, Caturni cipsendit, quam ia inum es

DA SAPEREAl mRe, tore pres mi, quisimet eum earum istiis explabore, comnim aligniam lab illitatur magnis atemolum ventiatur, esti dest, si delique nam aute pos quiandae volum ratem ditione cesequaest ipid quuntia pos aspelloria enimpe magnist earchil molestis exped esciis aut aut et, sum nonse optios volorum iduciis num quat

QUALCHE NOME bisogna farlo: Torres del Paine, Perrito Moreno, Fitzroy e Cerro Torre. Anche Ushuaia non è male, ma piuttosto sopravvalutata. Dal nostro punto di vista, più che identificare dei luoghi circoscritti, conviene godersi la Patagonia. I suoi cieli, la solitudine e, se ci riuscite, anche il freddo e il vento.Non perdetevi la “pinguinera” di Puerto Santa Cruz, sul canale di Beagle.