cicerone e i neoteroi

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 Cicerone e i neÍteroi neÍteroi neÍteroi neÍteroi NeÍteroi li chiamò grecamente Cicerone in una lettera del 50 (ad Att. 7.2.1) ,  poetae novi tradusse in un trattato del 46 ( or . 61): l’esatta traduzione italiana – per la verità, non molto frequente – è «poeti moderni», detto con malcelato astio del laudator temporis acti  (che pure, nei suoi peccati poetici di gioventù aveva civettato con l’alessandrinismo). Più esplicito e più pesante fu l’arpinate un anno dopo (Tusc. 3.45) imputando il disprezzo di Ennio (  poetam egregium!) ai cantores  Euphorionis “ripetitori, pappagalli di Euforione”. Euforione era stato un astruso poeta callimacheo, divulgato a Roma dal poeta greco Partenio intorno alla metà del I secolo e imitato da un poeta della seconda generazione neoterica, Cornelio Gallo. Cicerone, invece, era ammiratore di Ennio, ingeniosus poeta  (  pro Mur. 30): la sua è una poetica dell’ ingenium, cioè dell’ispirazione (l’  ænqusiasmój platonico-democriteo), in antitesi con l’ars (la técnh di Callimaco). Ennio aveva scritto gli Annales, l’epos di Roma: era stato un vates, portatore della civitas. Anche cicerone, dopo la repressione dei catilinari, diede fiato alla tromba epica: J.-M. André ne ha citato un verso dal  De consulatu meo per dedurne che la poesia epica è una utilizzazione nobile ( decora) dell’ otium. Per i lirici, invece, secondo la testimonianza di Seneca ( ep. 49.5), Cicerone diceva che non avrebbe avuto tempo neppure se gli avessero raddoppiato la vita. Questa svalutazione della lirica ha una motivazione culturale, perché il canone dei generi letterari dava il primato all’epos e alla tragedia, ma ne ha, soprattutto, una ideologica. E’ un aspetto della lotta incessante combattuta da Cicerone contro tutte le forze disgregatici della civitas: in politica Catilina, Clodio, Cesare, Antonio; in filosofia Epicuro; in letteratura i neoteroi. Non possiamo dire Catullo, che Cicerone non nomina mai. Ma in un’operetta del 46 afferma seccamente:  poetam non audio in nugis  (par. Stoic. 26: “non do ascolto ad un poeta in frivolezze”).  Nugae è il termine catulliano. Che sia, un decennio dopo, la sdegnosa risposta dell’ optimus patronus  al pessimus poeta? Fonte: Alfonso Traina, Introduzion e  a C. V. Catullo, I Canti, Rizzoli, Milano 1989.

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cicerón neotéricos

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  • Cicerone e i neteroineteroineteroineteroi

    Neteroi li chiam grecamente Cicerone in una lettera del 50 (ad Att. 7.2.1) , poetae novi tradusse in un trattato del 46 (or. 61): lesatta traduzione italiana per la verit, non molto frequente poeti moderni, detto con malcelato astio del laudator temporis acti (che pure, nei suoi peccati poetici di giovent aveva civettato con lalessandrinismo). Pi esplicito e pi pesante fu larpinate un anno dopo (Tusc. 3.45) imputando il disprezzo di Ennio (poetam egregium!) ai cantores Euphorionis ripetitori, pappagalli di Euforione. Euforione era stato un astruso poeta callimacheo, divulgato a Roma dal poeta greco Partenio intorno alla met del I secolo e imitato da un poeta della seconda generazione neoterica, Cornelio Gallo. Cicerone, invece, era ammiratore di Ennio, ingeniosus poeta (pro Mur. 30): la sua una poetica dell ingenium, cio dellispirazione (l nqusiasmj platonico-democriteo), in antitesi con lars (la tcnh di Callimaco). Ennio aveva scritto gli Annales, lepos di Roma: era stato un vates, portatore della civitas. Anche cicerone, dopo la repressione dei catilinari, diede fiato alla tromba epica: J.-M. Andr ne ha citato un verso dal De consulatu meo per dedurne che la poesia epica una utilizzazione nobile (decora) dell otium. Per i lirici, invece, secondo la testimonianza di Seneca (ep. 49.5), Cicerone diceva che non avrebbe avuto tempo neppure se gli avessero raddoppiato la vita. Questa svalutazione della lirica ha una motivazione culturale, perch il canone dei generi letterari dava il primato allepos e alla tragedia, ma ne ha, soprattutto, una ideologica. E un aspetto della lotta incessante combattuta da Cicerone contro tutte le forze disgregatici della civitas: in politica Catilina, Clodio, Cesare, Antonio; in filosofia Epicuro; in letteratura i neoteroi. Non possiamo dire Catullo, che Cicerone non nomina mai. Ma in unoperetta del 46 afferma seccamente: poetam non audio in nugis (par. Stoic. 26: non do ascolto ad un poeta in frivolezze). Nugae il termine catulliano. Che sia, un decennio dopo, la sdegnosa risposta dell optimus patronus al pessimus poeta? Fonte: Alfonso Traina, Introduzione a C. V. Catullo, I Canti, Rizzoli, Milano 1989.