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1 notes n. 5/2016 SPECI ECI ECI ECI ECIALE ALE ALE ALE ALE Udienza G dienza G dienza G dienza G dienza Giubilare Conveg eg eg eg egno nazio o nazio o nazio o nazio o naziona na na na nale le le le le“Radici adici adici adici adici di f di f di f di f di futur ur ur ur uro. I 70 a . I 70 a . I 70 a . I 70 a . I 70 anni de nni de nni de nni de nni dell’AIM AIM AIM AIM AIMC” Poste Italiane S. P. A. Spedizione in abbonamento postale D. L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/04 n. 46) Art. 1, comma 1, DCB - Roma Direttore: Giuseppe Desideri - Direttore responsabile: Mariella Cagnetta Reg. Tribunale di Roma n. 8617 del 1962 - Quota annua di abbonamento euro 11,00 C. C. P. n. 37611001 Direzione - Redazione - Amministrazione - Stampa Clivo di Monte del Gallo, 48 00165 Roma Tel. 06634651-2-3-4 Fax 0639375903 [email protected] marzo 2016 I n questo numero 5 n. T utta l’AIMC ha festeggiato i suoi “primi” 70 anni di vita. Con una nutrita rappresentanza di oltre settecento soci provenienti da varie parti d’Italia, il 12 marzo scor- so l’Associazione ha partecipato con entusiasmo all’Udienza Giubilare con Papa Francesco in piazza San Pietro e, nel pomeriggio della stessa giorna- ta, ha varcato la Porta Santa della Basilica di San Pietro. Il giorno dopo, 13 marzo, ci si è dati appuntamento presso l’Hotel Nh Midas a Roma per il Convegno nazionale “Radici di fu- turo. I 70 anni dell’AIMC”. Dedichiamo questo numero spe- ciale di Notes ai due eventi, voluta- mente pensati e realizzati insieme non solo per “fare memoria” di quan- to iniziava proprio settant’anni fa – grazie al provvidenziale sollecito di S.S. Pio XII e al generoso impegno di Carlo Carretto e Maria Badaloni (fondatori e primi presidenti) – ma anche per “gettare lo sguardo in avanti” nella realtà sociale e scola- stica di oggi e “risignificare” l’espe- rienza associativa, che mantiene ancor oggi tutta la sua attualità. Sin dall’inizio, l’Associazione, diffusa in tutte le Diocesi prima e in tutte le Province del territorio na- zionale poi, ha promosso la compe- tenza professionale di docenti e diri- genti scolastici alla luce dei valori evangelici, unitamente ad altre as- sociazioni similari, collaborando at- tivamente con la comunità ecclesia- le e le istituzioni scolastiche ai vari livelli. Sono questi gli obiettivi fon- danti – professionalità, socialità, ec- clesialità – che, in occasione della celebrazione del 70° anniversario, i “maestri cattolici” dell’AIMC han- no voluto riconfermare a se stessi e alla società tutta, quale occasione di verifica costante dell’impegno, di ri- flessione e di stimolo a fare sempre meglio per rendere un servizio effi- cace alle giovani generazioni, in par- ticolare là dove necessita una mag- giore e più incisiva presenza di inse- gnanti competenti e coraggiosi, ispi- rati dai valori del Vangelo. Nelle pagine che seguono, è pre- sentata una sintesi delle due giorna- te celebrative che, se pur in parte, rendono la ricchezza dell’esperienza vissuta e possono aiutare quanti non sono intervenuti direttamente a vi- vere una bella occasione di recupero di entusiasmo, di gioia e di festa.

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Direttore: Giuseppe Desideri - Direttore responsabile: Mariella CagnettaReg. Tribunale di Roma n. 8617 del 1962 - Quota annua di abbonamento euro 11,00 C. C. P. n. 37611001

Direzione - Redazione - Amministrazione - Stampa Clivo di Monte del Gallo, 48 00165 RomaTel. 06634651-2-3-4 Fax 0639375903 [email protected]

marzo

2016

In questo numero

5n.

T utta l’AIMC ha festeggiato isuoi “primi” 70 anni di vita.

Con una nutrita rappresentanzadi oltre settecento soci provenienti davarie parti d’Italia, il 12 marzo scor-so l’Associazione ha partecipato conentusiasmo all’Udienza Giubilare conPapa Francesco in piazza San Pietroe, nel pomeriggio della stessa giorna-ta, ha varcato la Porta Santa dellaBasilica di San Pietro. Il giorno dopo,13 marzo, ci si è dati appuntamentopresso l’Hotel Nh Midas a Roma peril Convegno nazionale “Radici di fu-turo. I 70 anni dell’AIMC”.

Dedichiamo questo numero spe-ciale di Notes ai due eventi, voluta-mente pensati e realizzati insiemenon solo per “fare memoria” di quan-to iniziava proprio settant’anni fa –grazie al provvidenziale sollecito diS.S. Pio XII e al generoso impegno diCarlo Carretto e Maria Badaloni(fondatori e primi presidenti) – maanche per “gettare lo sguardo inavanti” nella realtà sociale e scola-stica di oggi e “risignificare” l’espe-rienza associativa, che mantieneancor oggi tutta la sua attualità.

Sin dall’inizio, l’Associazione,

diffusa in tutte le Diocesi prima e intutte le Province del territorio na-zionale poi, ha promosso la compe-tenza professionale di docenti e diri-genti scolastici alla luce dei valorievangelici, unitamente ad altre as-sociazioni similari, collaborando at-tivamente con la comunità ecclesia-le e le istituzioni scolastiche ai varilivelli. Sono questi gli obiettivi fon-danti – professionalità, socialità, ec-clesialità – che, in occasione dellacelebrazione del 70° anniversario, i“maestri cattolici” dell’AIMC han-no voluto riconfermare a se stessi ealla società tutta, quale occasione di

verifica costante dell’impegno, di ri-flessione e di stimolo a fare sempremeglio per rendere un servizio effi-cace alle giovani generazioni, in par-ticolare là dove necessita una mag-giore e più incisiva presenza di inse-gnanti competenti e coraggiosi, ispi-rati dai valori del Vangelo.

Nelle pagine che seguono, è pre-sentata una sintesi delle due giorna-te celebrative che, se pur in parte,rendono la ricchezza dell’esperienzavissuta e possono aiutare quanti nonsono intervenuti direttamente a vi-vere una bella occasione di recuperodi entusiasmo, di gioia e di festa.

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GIUBILEO STRAORDINARIO DELLA MISERICORDIA

PAPA FRANCESCOUDIENZA GIUBILARE

Sabato, 12 marzo 2016, ore 10.00

Una folta rappresentanza dell’Associazione – circa 700 partecipanti provenienti da ogni parte d’Italia –ha partecipato al Giubileo straordinario della Misericordia organizzato dall’AIMC e ha potuto ascoltarela Catechesi di Papa Francesco durante l'Udienza Giubilare di sabato 12 marzo 2016.

Di seguito pubblichiamo integralmente il discorso che il Santo Padre ha rivolto ai fedeli presenti inPiazza San Pietro.

Misericordia e ServizioMisericordia e ServizioMisericordia e ServizioMisericordia e ServizioMisericordia e ServizioCari fratelli e sorelle,

buongiorno!Ci stiamo avvicinando

alla festa di Pasqua, misterocentrale della nostra fede. IlVangelo di Giovanni – comeabbiamo ascoltato – narrache prima di morire e risor-gere per noi, Gesù ha com-piuto un gesto che si è scol-pito nella memoria dei disce-poli: la lavanda dei piedi. Ungesto inatteso e sconvolgen-te, al punto che Pietro nonvoleva accettarlo. Vorrei soffermarmi sulle parolefinali di Gesù: «Capite quello che ho fatto per voi?[...] Se io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi avoi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri»(13,12.14). In questo modo Gesù indica ai suoi di-scepoli il servizio come la via da percorrere per vi-vere la fede in Lui e dare testimonianza del suoamore. Gesù stesso ha applicato a sé l’immaginedel “Servo di Dio” utilizzata dal profeta Isaia. Lui,che è il Signore, si fa servo!

Lavando i piedi agli apostoli, Gesù ha voluto ri-velare il modo di agire di Dio nei nostri confronti, edare l’esempio del suo «comandamento nuovo» (Gv13,34) di amarci gli uni gli altri come Lui ci ha ama-to, cioè dando la vita per noi. Lo stesso Giovanni loscrive nella sua Prima Lettera: «Da questo abbiamoconosciuto l’amore: Egli ha dato la sua vita per noi;quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli[…] Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua,ma coi fatti e nella verità” (3,16.18).

L’amore, quindi, è il servizio concreto che ren-diamo gli uni agli altri. L’amore non sono parole,sono opere e servizio; un servizio umile, fatto nelsilenzio e nel nascondimento, come Gesù stesso hadetto: «non sappia la tua sinistra ciò che fa la tuadestra» (Mt 6,3). Esso comporta mettere a disposi-zione i doni che lo Spirito Santo ci ha elargito, per-ché la comunità possa crescere (cfr 1Cor 12,4-11).Inoltre, si esprime nella condivisione dei beni mate-riali, perché nessuno sia nel bisogno. Questo dellacondivisione e della dedizione a chi è nel bisogno èuno stile di vita che Dio suggerisce anche a moltinon cristiani, come via di autentica umanità.

Da ultimo, non dimentichiamo che lavando ipiedi dei discepoli e chiedendo loro di fare altret-tanto, Gesù ci ha invitato anche a confessare a vi-cenda le nostre mancanze e a pregare gli uni pergli altri per saperci perdonare di cuore. In questosenso, ricordiamo le parole del santo vescovo Ago-stino quando scriveva: «Non disdegni il cristiano

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di fare quanto fece Cristo. Perché quando il corposi piega fino ai piedi del fratello, anche nel cuore siaccende, o se già c’era si alimenta, il sentimento diumiltà […] Perdoniamoci a vicenda i nostri torti epreghiamo a vicenda per le nostre colpe e così inqualche modo ci laveremo i piedi a vicenda» (InJoh 58,4-5). L’amore, la carità è il servizio, aiutaregli altri, servire gli altri. C’è tanta gente che passa

la vita così, nel servizio degli altri. La settimanascorsa ho ricevuto una lettera di una persona chemi ringraziava per l’Anno della Misericordia; michiedeva di pregare per lei, perché potesse esserepiù vicina al Signore. La vita di questa persona ècurare la mamma e il fratello: la mamma a letto,anziana, lucida ma non si può muovere e il fratellodisabile, sulla sedia a rotelle. Questa persona, la suavita, è servire, aiutare. E questo è amore! Quandotu ti dimentichi di te stesso e pensi agli altri, que-sto è amore! E con la lavanda dei piedi il Signore ciinsegna ad essere servitori, di più: servi, come Luiè stato servo per noi, per ognuno di noi.

Dunque, cari fratelli e sorelle, essere misericor-diosi come il Padre significa seguire Gesù sulla viadel servizio. Grazie.

Saluti:Saluti:Saluti:Saluti:Saluti:Con gioia accolgo i fedeli di lingua francese, in

particolare i pellegrini venuti da Francia, Svizzerae Costa d’Avorio. Vi invito a ricordarvi che esseremisericordiosi come il Padre significa seguire Gesùsulla strada del servizio. A tutti auguro un buoncammino verso la Pasqua!

Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti al-l’odierna Udienza, specialmente quelli provenientida Irlanda, Filippine, Canada e Stati Uniti d’Ame-rica. Ringrazio i cori per la loro lode a Dio attra-

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verso il canto. Con fervidi au-guri che il presente Giubileodella Misericordia sia per voi eper le vostre famiglie un tempodi grazia e di rinnovamento spi-rituale, invoco su voi tutti la gio-ia e pace del Signore Gesù. Diovi benedica!

Con affetto do il benvenutoai pellegrini di lingua tedescaprovenienti dalla Germania,dall’Austria e dalla Svizzera. Sa-luto in particolare i membri del-l’Associazione dei Lavoratori

cattolici di Mannheim. Guardiamo a Cristo e se-guiamo il Suo esempio mettendoci al servizio gliuni degli altri in modo concretonella vita di ogni giorno. LoSpirito Santo vi guidi sul vo-stro cammino.

Saludo cordialmente alos peregrinos de lenguaespañola, en particular a losgrupos provenientes deEspaña, Latinoamérica yGuinea Ecuatorial. Que en lafiesta ya cercana de la Pa-scua, aprendamos que sermisericordiosos como el Pa-dre significa seguir a Jesúspor el camino del servicio.Que Dios los bendiga.

Un cordiale saluto ai pel-legrini di lingua portoghese!Cari amici, in quest’ultimatappa quaresimale, vi auguroun servizio generoso ai fratel-li che aiuti ad aprirvi alla lucepasquale. E vi chiedo di pre-gare affinché le porte della mi-sericordia si aprano in tutti icuori. Benedico voi e le vostrecomunità!

Rivolgo un cordiale ben-venuto ai pellegrini di linguaaraba, in particolare a quelliprovenienti dal Medio Orien-te! Cari fratelli e sorelle, il ser-

vizio è la via da percorrere per vivere la fede in Gesù

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e dare testimonianza del suo amore. Il Signore vibenedica!

Saluto cordialmente i polacchi giunti a que-st’udienza giubilare. Oggi fissiamo lo sguardo sul-la figura di Gesù che si manifesta come umile ser-vo: “Io sto in mezzo a voi come colui che serve”(Lc 22, 27). Imitiamolo, memori che suo vero di-scepolo è soltanto colui che, come Lui, è dispostoa servire i fratelli. La nostra vita sia per gli altriuna testimonianza del suo amore. Sia lodato GesùCristo.

Saluto cordialmente i pellegrini slovacchi, inparticolare la comunità del Seminario diocesano diSan Gorazd di Nitra che celebra il terzo centenariodi fondazione e il venticinquesimo anniversario del-la riapertura dopo la caduta del regime comunista.

Cari seminaristi, vi auguro che il pellegrinag-gio alle tombe dei Santi Apostoli nell’Anno Giubi-lare della Misericordia rafforzi la vostra fedeltà aCristo e una generosa risposta alla sua chiamata.Volentieri benedico voi ed i vostri cari.

* * *Porgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lin-

gua italiana. Sono lieto di accogliere con affetto euna certa nostalgia i fedeli dell’Arcidiocesi di Na-poli – che la Madonna vi accompagni! – con il Car-dinale Crescenzio Sepe; quelli di Lecce, Piacenza-

Bobbio e delle Diocesi della Romagna, accompa-gnati dai rispettivi Pastori.

Saluto le Suore Salesiane dei Sacri Cuori, chericordano il decimo anniversario della canonizza-zione del fondatore San Filippo Smaldone, aposto-lo dei sordomuti; e il gruppo amici del CardinalePironio.

Saluto i giovani partecipanti all’Incontro dei volonta-ri del Servizio Civile; i ragazzi dell’esperienza Cavalieri elllll’’’’’AAAAAssssssssssooooociciciciciazioazioazioazioazionnnnne dei Me dei Me dei Me dei Me dei Maesaesaesaesaestttttrrrrri Ci Ci Ci Ci Caaaaattttttttttooooolicilicilicilicilici, in o, in o, in o, in o, in oc-c-c-c-c-casione del settantesimo anno di fondazione,casione del settantesimo anno di fondazione,casione del settantesimo anno di fondazione,casione del settantesimo anno di fondazione,casione del settantesimo anno di fondazione,come pure l’Adiconsum e l’OFTAL di Vercelli.

Invito a vivere quest’Anno Santo come espe-rienza forte di riscoperta delle opere di miseri-cordia verso i fratelli, sull’esempio del gesuita SanBernardino Realino, apostolo della carità, di cuiquest’anno ricordiamo il IV centenario dellamorte.

Saluto i giovani, i malati e gli sposi novelli. Oggiricorre la memoria liturgica di San Massimilianodi Tebessa, martire per obiezione di coscienza du-rante l’impero romano. Cari giovani, imparate dalui a difendere i valori in cui credete; cari ammala-ti, offrite le vostre sofferenze per quanti ancora oggisubiscono persecuzioni a causa della fede; e voi,cari sposi novelli, siate collaboratori di Dio nell’im-pegno di educatori dei vostri figli.

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Signor Presidente nazionale dell’AssociazioneItaliana Maestri Cattolici (A.I.M.C.),

Rev.do Assistente ecclesiastico,Cari membri dell’Associazione Italiana Maestri

Cattolici,

Cari fratelli e sorelle nel Signore,sono lieto di essere qui con voi e vi ringrazio

per il gradito invito a celebrare l’Eucaristia in oc-casione del 70° anniversario della costituzione del-la vostra Associazione nel cuore dell’Anno Giubi-lare della misericordia.

L’A.I.M.C., fondata nel 1945 da Maria Badalonie da Carlo Carretto, ha concorso a scrivere alcunepagine di storia della scuola italiana – almeno di quel-la elementare – dando un notevole contributo af-

OMELIA S. MESSAS. Em. Card. Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano

Sabato, 12 marzo 2016, ore 12.00

Alla conclusione dell’Udienza giubilare in piazza San Pietro con Papa Francesco, tutto il folto gruppodei maestri cattolici dell’AIMC si è recato nella Chiesa di Santa Maria del Santo Rosario in Prati – pocodistante dal Vaticano – per partecipare alla celebrazione eucaristica presieduta da S. Em. il CardinalePietro Parolin. Hanno concelebrato l’assistente nazionale p. Salvatore Currò, don Giulio Cirignano, giàassistente nazionale e don Antonio Bollin, assistente sezionale dell’AIMC di Vicenza.

Durante l’omelia, il Cardinale Parolin ha pronunciato parole di apprezzamento per l’attività svolta dal-l’Associazione in tutti i sett’anni di vita e ha incoraggiato a continuare con impegno l’esperienza associativa.

Alla fine della Messa, il presidente nazionale ha ringraziato a nome dei presenti e di tutta l’Associazio-ne mons. Parolin per il “dono” della Sua presenza e per le parole di stima rivolte ai maestri dell’AIMC.

Di seguito, il discorso del cardinal Parolin ai presenti.

finché l’educazione e l’istruzione fossero la leva perricostruire il Paese all’indomani del conflitto belli-co. In quegli anni l’Associazione ha lavorato assi-duamente per cancellare l’analfabetismo e curare laformazione di tante generazioni di insegnanti.

Il suo compi-to è ben lungi dal-l’essere concluso,poiché oggi comeieri si ravvisa lanecessità di colti-vare la formazio-ne professionale ecristiana di coloroche svolgono l’av-vincente compitodi insegnare, ditrasmettere allefuture generazio-ni le basilari co-noscenze e i valo-ri fondamentali

sui quali si costruisce la vita della persona, dellafamiglia e della società.

Diffusa in tutte le regioni italiane, l’A.I.M.C. con-tinua – con modalità, forme e strumenti rinnovati –la sua presenza nel contesto pluralistico della scuo-la, seminando, nel rispetto di tutti, i valori tipici diun’Associazione laicale cristiana: la solidarietà, l’in-clusione e la centralità della persona e della sua for-mazione integrale, sostenendo la validità dell’inse-gnamento della religione cattolica, l’eticità e la com-

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petenza professionale, in vi-sta del bene comune.

Proseguite perciò lungoquesta strada, approfondi-te la conoscenza e la solle-citudine quotidiana nellatrasmissione dei valori au-tenticamente cristiani, peressere nella società e speci-ficamente nella scuola unfermento di novità, “sale” e“luce”, come recita il Van-gelo (cf. Mt 5,13-16), pernon scolorare la vostra iden-tità cristiana, stimolati an-che dal pensiero di S. Gio-vanni Crisostomo: “Non può la luce di un cristia-no restare nascosta; non può restare nascosta unafiaccola così splendente” (Omelie sugli Atti degliApostoli, 20,4).

Vorrei suggerirvi di privilegiare nel vostro gene-roso e qualificato servizio all’interno della scuola dueambiti operativi di chiaro timbro evangelico.

Abbiate sempre, come insegnanti, un occhiodi riguardo, un’attenzione speciale per i ragazzi indifficoltà, quelli con famiglie disagiate; alunni chefanno fatica nello studio, che sono irrequieti, chesentono la mancanza di amore, di affetto, di atten-zione, di stima; ragazzi più indigenti che vivononelle periferie dei nostri paesi e città. Siate per loro“la carezza di Dio”, memori dell’insegnamento delSignore: “Chi accoglie uno solo di questi bambininel mio nome, accoglie me” (Mc 9,37). A tal fine,invocate fiduciosi lo Spirito del Signore, che ac-compagni e fortifichi la vostra azione e la rendapienamene efficace.

Privilegiate inoltre nel vostro impegno associa-tivo, la cura delle relazioni e la formazione perma-nente dei nuovi docenti. La scuola ha bisogno diinsegnanti motivati e generosi, professionalmentecompetenti e con la passione per l’educazione, ca-paci di testimoniare la carità intellettuale e, me-diante il proprio vissuto credente, la bellezza delVangelo.

La scuola, che rappresenta un’istituzione car-dine in ogni Nazione, è e rimarrà “buona” in rap-porto alla qualità degli insegnanti, la cui nobile edelicata professione va maggiormente consideratanella società contemporanea, perché dalla qualitàe intensità del loro lavoro dipende, in modo signi-ficativo e ragguardevole, il futuro di un Paese.

Le maggior risorse investite nell’educazione enella valorizzazione degli insegnanti sono destina-te ad avere effetti benefici ad ampio raggio per l’in-sieme della società e non in modo effimero, maduraturo. Per tale ragione, un Paese che intendadavvero affrontare con successo i problemi e le sfi-de del nostro tempo, ha l’obbligo di compiere ognisforzo per garantire all’educazione un’adeguata di-sponibilità di risorse.

Cari amici, siamo giunti alla conclusione dellaquarta settimana di Quaresima. I testi biblici, chela liturgia oggi ci ha offerto, sono il biglietto davisita del Signore, costituiscono il suo augurio, ilsuo ammonimento, la sua proposta per cammina-re e crescere nella fede in questi giorni in cui ciprepariamo alla grande festa di Pasqua.

Nel passo della prima lettura, tratto dalle “con-fessioni” di Geremia (VII-VI sec. a.C.), il profetasi vede tradito, perseguitato e si lamenta, perché sisente “come un agnello mansueto che viene porta-to al macello” (Ger 11,19), anticipando quanto ac-cadrà a Gesù in Gerusalemme. Il profeta tuttavia,pur nello sconforto, ha la forza di affidare la suacausa a Dio. È un invito che vogliamo cogliere pertante situazioni, in momenti particolari della no-stra esistenza: affidarci, abbandonarci a Dio, rifu-giarci in Lui, come abbiamo pregato con il Salmo7, questa mattina: “Signore, mio Dio, in te mi rifu-gio”. Affidiamoci a Dio, mettiamoci nelle sue manioggi e in ogni giorno della vita!

Anche nel brano evangelico si registra una situa-zione di contrasto, questa volta nei riguardi di Gesù.Si è all’ultimo giorno della festa delle Capanne, Gesùè salito al Tempio e predica. I capi dei sacerdoti e dei

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farisei avevano mandato delle guardie per arrestarlo,ma nessuno aveva il coraggio di catturarlo. Le sueparole, però, colpiscono il cuore degli ascoltatori, chesi interrogano sulla sua identità: è un profeta? È ilCristo? “E tra la gente”, annota l’Evangelista, “nacqueun dissenso riguardo a lui” (Gv 7, 43).

Ancora una volta Gesù porta ad interrogarcisulla sua persona, che non può lasciarci indiffe-renti: chi è Gesù per me? Quanto conta nella miavita l’incontro con Lui?

Siamo oggi raggiunti da innumerevoli messag-gi provenienti da una crescente quantità di mezzidi comunicazione che facilitanole relazioni, ma sembrano ren-derle al tempo stesso più superfi-ciali; sperimentiamo la facilità divenire in contatto con tante per-sone appartenenti alle più svaria-te categorie e della più varia pro-venienza, ma, sappiamo ancoradistinguere tutto questo da un in-contro personale e autentico conil Signore Gesù in grado di coin-volgere e trasformare la vita? Av-vertiamo la necessità di conoscer-lo meglio, di seguirlo più da vici-no, di approfondire ogni giornoil dialogo con Lui?

C’è un’espressione pronuncia-ta dalle guardie, un’affermazione bellissima suGesù, che la storia anche oggi conferma: “Mai unuomo ha parlato così!” (Gv 7,46).

Nessuno ha proclamato parole di vita comeGesù. Nessuno come Gesù ha offerto risposte aiproblemi più profondi dell’esistenza umana comeil dolore, l’incomprensione, la malattia, la morte.Nessuno ha potuto immergersi come Lui, salendosulla croce in obbedienza al disegno d’amore delPadre, nell’abisso delle conseguenze prodotte dalmale, assumerlo nel dono gratuito della propria vitae trasformarlo nella vittoria del bene.

Custodiamo e meditiamo le sue parole: esse cidanno speranza, luce, forza di risurrezione. “Mai unuomo ha parlato così” (Gv 7,46). Custodiamo nelcuore e nella mente che Egli è unico, non parago-nabile a nessun altro personaggio della storia, cheEgli è Dio, che si è voluto fare uomo perché ciascu-no di noi possa partecipare della sua vita divina. Egliè “il volto della misericordia del Padre” (MV 1). Edè questa la sintesi del mistero della fede cristiana. IlPadre, “ricco di misericordia” (Ef 2,4), nella “pie-

nezza del tempo” (Gal 4,4), quando tutto era dispo-sto secondo il suo piano di salvezza, mandò suo Fi-glio nato dalla Vergine Maria per rivelare a noi inmodo definitivo il suo amore. Chi vede Lui vede ilPadre (cfr Gv 14,9). Gesù di Nazareth con la suaparola, con i suoi gesti e con tutta la sua personarivela la misericordia di Dio (cfr. MV 1).

Cari amici, siete qui per celebrare, come Asso-ciazione ecclesiale, il vostro appuntamento giubi-lare. Domani attraverserete la Porta Santa, la portadella misericordia. La misericordia è lo sguardo diDio sulla vita per far emergere il bene. È lo sguar-

do del Padre, che offre a tutti in modo incondizio-nato il suo perdono e la possibilità di ripartire nelcammino verso di Lui. La misericordia manifestaper così dire il cuore di Dio, che sta dalla parte deimiseri, di coloro che, riconoscendosi bisognosi delsuo aiuto e della sua grazia, ricorrono a Lui consemplicità, umiltà e fiducia. “La misericordia – cidiceva qualche mese fa Papa Francesco – è ciò chea Dio piace di più” (9 dicembre 2015).

Passando per la Porta Santa, apritevi alla mise-ricordia divina e siate anche voi misericordiosi coni fratelli, le sorelle, gli alunni, in famiglia, nella vitaquotidiana, in classe, negli incontri con le perso-ne, come ci insegna il nostro Divino Maestro (cf.Mt 23,8): “Beati i misericordiosi, perché troveran-no misericordia” (Mt 5,7).

A Maria, Madre della misericordia, raccoman-do la Vostra Associazione. Ella ascolti le vostre ne-cessità e le presenti al Suo Divino Figlio. Mariacustodisca tutti voi e tutte le persone che vi sonocare sotto il suo ampio manto e vi renda semprepiù generosi e gioiosi testimoni del Vangelo.

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IN PELLEGRINAGGIO ALLA PORTA SANTADELLA BASILICA DI SAN PIETRO

Sabato, 12 marzo 2016, ore 16.30

Come da programma, dopo la pausa pranzo tutti i partecipanti all’evento giubilare si sono dati ap-puntamento in via della Conciliazione e, accompagnati dall’assistente nazionale p. Salvatore Currò, sisono incamminati verso la Porta Santa della basilica di San Pietro.

Guidati dalla croce del Giubileo in testa alla processione e con canti e preghiere tutti hanno compiutoil gesto più significativo del Giubileo – varcare la Porta della Misericordia – portando nel cuore le propriesperanze e tutti coloro che, per diversi motivi, non erano presenti (ammalati, anziani, defunti,...). Unavolta giunti in basilica la processione si è conclusa sulla tomba dell’apostolo Pietro.

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“Il grande incontro romanodel 4 novembre 1945,

davanti a Pio XII, diventa l’eventodel “battesimo ufficiale”

e, ad un tempo,della “confermazione” delle scelte e

degli orientamentidella nascente Associazione”.

(da A.A.V.V., Radici di futuro. I 70 anni dell’AIMC.

I Parte, G. Boccardi, La storia dell’AIMC, p. 12)

HHHHHooooottttteeeeel Nl Nl Nl Nl Nh Mh Mh Mh Mh Midididididaaaaas, vs, vs, vs, vs, viiiiia Aa Aa Aa Aa Aururururureeeeelililililia, 800a, 800a, 800a, 800a, 800

ROMA, 13 marzo 2016ROMA, 13 marzo 2016ROMA, 13 marzo 2016ROMA, 13 marzo 2016ROMA, 13 marzo 2016

AAAAAttttttttttenzioenzioenzioenzioenzionnnnne e ce e ce e ce e ce e cura nura nura nura nura nei coei coei coei coei confnfnfnfnfrrrrrooooonnnnntttttiiiiidella persona e dell'educazionedella persona e dell'educazionedella persona e dell'educazionedella persona e dell'educazionedella persona e dell'educazionenella professione insegnantenella professione insegnantenella professione insegnantenella professione insegnantenella professione insegnanteLuigina Mortari, docente di Epistemo-logia della ricerca pedagogica,Università di Verona

Il contributo della prof.ssa Mortariha evidenziato che la cura è un “feno-meno ontologico sostanziale all’esserci”.

Nella mattinata di domenica 13 marzo, all’indomani dell’entusiasmante ed emozionante esperienzadel Giubileo della Misericordia dei “maestri cattolici”, si è svolto come previsto il Convegno nazionale“Radici di futuro. I 70 anni dell’AIMC”.

Nella sala gremita dell’Hotel Midas, oltre 300 convegnisti hanno seguito i lavori che si sono aperti conla solenne concelebrazione dell’assistente nazionale p. Salvatore Currò, don Giulio Cirignano già assistentenazionale e don Antonio Bollin, assistente sezionale dell’AIMC di Vicenza.

A seguire, coordinati da Paolo Centomani del Gruppo operativo nazionale, sono intervenuti, come daprogramma, la prof. Luigina Mortari, il presidente nazionale Giuseppe Desideri, Giancarlo Boccardi,“memoria storica” dell’esperienza associativa e Mariella Cagnetta, responsabile della Comunicazione AIMC,i quali hanno illustrato a grandi linee il contenuto del libro “Radici di futuro. I 70 anni dell’AIMC” pubbli-cato nelle Edizioni AIMC per celebrare il traguardo ragguardevole dei primi settant’anni di vita dell’AIMC.

Molti ospiti hanno accolto l’invito a partecipare al Convegno; tra gli altri, l’ex Ministro della P. I. LuigiBerlinguer, la presidente dell’Uciim Rosalba Candela, e numerosi soci di “vecchia” data che hanno volutotestimoniare con la loro presenza attaccamento e affetto all’Associazione.

Ad allietare la mattinata, l’esibizione della Corale polifonica Cingolana di Macerata che ha presentatoalcuni brani del proprio repertorio e, ciliegina sulla torta, ha cantato per la prima volta l’Inno dell’AIMC.

Nelle pagine che seguono, sono presentati in sintesi alcuni passaggi delle relazioni presentate e la sintesidella presentazione del libro, oltre ad alcune slide e foto esplicative che, se pur in parte, rendono meritodella ricchezza del lavoro svolto e consentono anche a chi non è potuto intervenire direttamente di sinto-nizzarsi su un momento importante della vita associativa.

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Sentirsi dentro una relazio-ne di cura è una necessità ine-ludibile che ci accompagna pertutto il tempo della vita.

La cura è un atto culturalee non esiste vita senza cura.Eppure, nella pratica, rischia diessere svilita anche in campoeducativo, poiché manca unasana riflessione sull’umano.

Secondo la prof.ssa Morta-ri, il pensiero è alla base di ogniazione di cura; per questo allacura si può essere educati.

L’educazione è cura dei gio-

vani e la cura è educa-zione dell’anima; ciò si-gnifica coltivare noistessi e la nostra anima,dare una forma miglio-re al nostro essere.

Il segreto è presta-re attenzione, consen-tire all’altro di mostra-re le sue esigenze, ac-cogliere quello che dicedi sé, interpretare ledifferenti necessità.

Il primo gesto dicura è tenere l’altro nelproprio sguardo, è lacura che fabbrica l’es-sere.

Infine, LuiginaMortari, ribadendol'essenzialità dellacura in ambito edu-cativo, ha sostenutoche la cura di sé si-gnifica fondamen-talmente aver curadella vita della men-te ed è in questaprospettiva che as-sume un ruolo fon-damentale l’educarea pensare.

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Abbiamo vissuto duegiornate a mio parere mol-to belle. Quella di ieri, inparticolare, è stata unagiornata densa, emozionan-te e significativa per tutti.Siamo stati in tanti, comenon lo eravamo da tantotempo. Anche questo è unfatto positivo che va consi-derato come elemento diriflessione.

La giornata è iniziata in Piazza San Pietro conl’Udienza Giubilare insieme a Papa Francesco e,poi, si è sviluppata nel momento molto intenso dellacelebrazione eucaristica con S.Em. il card. Parolin,che ha rivolto a tutti parole molto significative enon formali che, penso, abbiano fatto effetto a mecome a voi. Sicuramente, le Sue parole sono statedettate – come Egli stesso ha ricordato – dal fattoche sua madre è stata una maestra dell’AIMC e, diconseguenza, sapeva bene cosa fosse l’impegno inAssociazione e lo spendersi per i propri alunni. Poi,nel pomeriggio, il pellegrinaggio alla Porta Santadi San Pietro. Una bella giornata ieri con tantissi-me persone, eravamo circa 750, un dato molto si-gnificativo e importante.

Oggi concludiamo con il convegno nazionale“Radici di Futuro. I 70 anni dell’AIMC”: abbiamovoluto essere meno celebrativi possibile, “radicati”nella memoria, con lo sguardo prospetticamenterivolto verso il futuro.

In apertura del mio intervento mi preme darviil saluto di due persone che hanno scritto pa-ginedi storia dell’Associazione: Bruno Forte e Marian-gela Prioreschi, i due presidenti nazionali che mihanno preceduto e che, oggi, per motivi diversi nonsono potuti essere qui con noi. Entrambi mi han-no chiesto di porgere a tutti un saluto calorosissi-mo e un abbraccio forte perché siamo tutti nei loropensieri.

Vorrei ringraziare anche tanti amici che hannoinviato messaggi e quelli presenti in sala. Tra glialtri Mario Boschi, Ambrogio Ietto, Vittorino La-placa e tanti altri. Un ringraziamento particolaredevo rivolgere a Giancarlo Boccardi – dopo lo rin-grazieremo in maniera consistente, dandogli la

LLLLL’’’’’AIMAIMAIMAIMAIMC, sC, sC, sC, sC, spppppazio di crazio di crazio di crazio di crazio di cresesesesescicicicicittttta dea dea dea dea del pl pl pl pl prrrrrooooofffffesesesesessiosiosiosiosionininininisssssttttta di sa di sa di sa di sa di scccccuououououollllla iera iera iera iera ieri e ogi e ogi e ogi e ogi e oggggggiiiiiGiuseppe Desideri, presidente nazionale AIMC

parola – perché Giancarlo è la nostra “memoria sto-rica”. Come avete visto nel libro edito per questaricorrenza, tutta la prima parte è a firma sua, per-ciò tutta l’Associazione lo ringrazia perché è statocostretto a lavorare in tempi strettissimi per con-sentire la pubblicazione del testo.

Ringrazio anche la professoressa Mortari el’onorevole Berlinguer per i loro interventi.

Cosa dire arrivati a settant’anni? Che siamo fe-lici di esserci arrivati per prima cosa. La secondacosa è che ci siamo arrivati in discreta salute comesi è visto ieri con oltre 700 presenze all’UdienzaGiubilare. Anche oggi siamo in molti nonostantesiamo alla fine della mattinata. Quindi, la salute c’è.

Le bellissime fotografie della storia di questi 70anni di vita, proiettate alle nostre spalle, richiama-no momenti storici ed epici della nostra Associa-zione. Momenti epici che hanno segnato la storiadella scuola del nostro Paese. Sinteticamente, mipiace ricordarne alcuni fondamentali della storiadell’AIMC.

Nelle celebrazioni di solito si è portati a sottoli-neare alcuni elementi e trascurarne altri; una dellecaratteristiche dell’AIMC è di essere un’associazio-ne di persone serie, cosa che ci è sempre stata rico-nosciuta. Ciò non significa agire in modo “serio-so”, ma assumere impegni e portarli avanti, anchedi fronte a vie non facili.

Leggendo le pagine scritte da Giancarlo Boc-cardi, è possibile ripercorrere alcune tappe signifi-cative della vita associativa per comprendere chel’AIMC è stata sempre coerente con i propri prin-cipi e convintamente indipendente. Nonostante siastata fortemente collegata con il Vaticano e orga-

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nica per molti decenni al partito di maggioranzarelativa – la DC – la classe dirigente dell’Associa-zione ha avuto il coraggio di fare le proprie scelte.

Tra le tante ne voglio ricordare due.Nel ’52 non fu facile dire un secco “no” al Papa

Pio XII quando, durante le elezioni amministrati-ve a Roma, la Chiesa scelse una strada in contrap-posizione alla DC. Non dimentichiamo che l’Asso-ciazione è nata anche per volere del Santo Padre, ilquale all’epoca, eravamo nel ’52, incaricò Maria Ba-ladoni e Carlo Carretto di fondare l’AIMC. Direchiaramente: “No, Santità, l’Associazione appog-gia una linea diversa dalla Sua” fu segno di grandeindipendenza e coraggio.

Come non ricordare, poi, la grande riflessioneassociativa sull’insegnamento della religione cat-tolica, una battaglia epica che vide protagonisteanche tante persone presenti oggi in sala. Una bat-taglia che ha lasciato cicatrici profonde che, però,hanno rafforzato il senso di identità dell’Associa-zione, la sua indipendenza, la forza di essere sem-pre per l’innovazione consapevole. Nell’innovazio-ne c’è l’azione per migliorare. Non si cambia per-ché si deve cambiare o per fare qualcosa di nuovo.L’Associazione questo non l’ha mai fatto.

Con atteggiamento propositivo, ha elaboratoproposte per i Nuovi Programmi della scuola ele-mentare, si è impegnata a portare avanti la rifles-sione a tutti i livelli, dall’aula all’accademia. All’epoca– gli anni ’50 – tutto il Paese si interessava alla scuo-la perché sentiva fortissima l’esigenza di un’atten-zione particolare ai bisogni educativi e formativinella scuola primaria. C’era la necessità di program-mi adeguati. Questa è stata una riflessione comples-sa e difficile, ma che ha portato sicuramente a un’in-novazione e non solo al semplice cambiamento.

Innovare per migliorare. Mettere in atto azioniforti che partono da una riflessione di fondo conun obiettivo ben chiaro. Anche questo è un atteg-giamento tipico della nostra Associazione: avereradici e obiettivi, idee e agire per perseguire quegliobiettivi.

Questo è stato l’impegno, anche politico, del-l’Associazione che, da sempre, ha operato per lapolitica scolastica. Le idee non rimanevano nel cas-setto, ma prendevano gambe e camminavano. Avolte correvano, a volte procedevano a passi lenti evedevano il loro coronamento anche dopo moltianni. Ma l’idea dell’Associazione è sempre stataquella di agire sempre con l’obiettivo fondamenta-le di essere attenti al fanciullo, al bambino. Lo

sguardo, gli occhi dei bambini sono sempre in cimaai nostri pensieri, anche quando si ragiona sui do-cumenti ministeriali, sulle modifiche che si vannovia via snocciolando all’interno delle commissionie delle aule parlamentari.

Sicuramente, una caratteristica dell’AIMC èessere luogo in cui si sta bene insieme, ma non èsolo questo. Non è solo il confrontarsi e riflettereinsieme. C’è anche una grande apertura versol’esterno. L’Associazione fin dal primo giorno haguardato fuori di se stessa, ha guardato alle azioniche poteva compiere, a quello che poteva signifi-care essere un gruppo di laici adulti impegnati nel-l’educazione per agire con competenza nella scuo-la del nostro Paese.

La storia dell’AIMC è tutto questo e l’identitàdell’AIMC non è altro da questo.

Un’identità che si è consolidata in 70 anni divita ed è stata costruita dalle storie di centinaia dimigliaia di soci che si sono associati e hanno fattol’AIMC dal piccolo paesino in provincia di Enna alpaesino in Friuli, alla grande città. Una storia chesi è irrobustita anche con i discorsi di tanti soci cheabbiamo avuto come parlamentari, ma anche ditanti sindaci e amministratori locali. Perché i mae-stri dell’AIMC si sono impegnati ovunque forte-mente nel sociale e nella vita politica.

L’Associazione non è mai stata autoreferenzia-le, chiusa in momenti convegnistici o in piccoligruppi. Anche i gruppi di ricerca hanno avuto sem-pre l’obiettivo di andare nell’aula e di ritornare al-l’aula per migliorare la qualità della professionalitàdocente.

Siamo un’associazione laica e indipendente.Nella nostra storia siamo stati anche organici emolto vicini a partiti e sindacati. Abbiamo avuto –questo va riconosciuto a chi ci ha preceduto – lacapacità di essere organici e dire di no. L’AIMC hasempre dimostrato di saperlo fare con grande co-raggio.

L’Associazione rappresentava la corrente pro-gressista, ovunque fosse, dal Centro nazionale, alpartito politico, al sindacato, al piccolo centro. L’AI-MC rappresentava progresso e idee avanzate. Nonè un caso che quando l’on. Aldo Moro decise direalizzare un’alleanza politica più vasta, chiamòCarlo Buzzi a fare da messaggero in alcune Regio-ni e da mediatore con il mondo cattolico più in-transigente.

Questa è l’identità dell’AIMC. Essere AIMC si-gnifica operare nella scuola e nel Paese. Questo si-

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gnifica Associazione Italiana Maestri Cattolici. L’AI-MC, nata da una costola dell’Azione Cattolica, poise ne separò totalmente perché l’obiettivo della curae dell’attenzione alla professione era il vero trattoidentitario dell’Associazione, ben diversa dalla Se-zione Maestri di Azione Cattolica. Una scelta con-sapevole da entrambe le parti.

Settant’anni di esperienza testimoniano tuttoquesto. Le pagine della storia associativa sono sta-te scritte soprattutto da coloro che hanno più espe-rienza, più rughe, che hanno testimoniato per piùtempo l’essere socio AIMC nel territorio. Questoci fa dire che a settant’anni ci sono ancora tantecose da dire e da poter fare. Perché c’è bisogno diun’associazione come la nostra insieme ad altre

esperienze importanti, forti, generose nel loro im-pegno educativo, come i nostri “cugini” dell’UCI-IM e di altre grandi associazioni. Ma c’è bisognoche il mondo delle associazioni professionali nonarretri, non faccia passi indietro e non si chiuda inse stesso. Sarebbe molto facile chiudersi in se stes-si, ricordare i bei tempi andati, essere anche con-tentissimi di quello che si è vissuto in questi duegiorni. Se tornando a casa non avessimo la vogliadi fare qualcosa nelle nostre scuole e nel nostrocontesto locale, probabilmente queste giornate sa-rebbero servite solo ad aggiungere un libro in piùnella biblioteca di casa nostra, una cartellina in piùda conservare, qualche foto da mettere su facebookper quelli un po’ più attivi da questo punto di vista.Sicuramente, non saremmo quello che la nostra

storia ci impone di essere: vivere l’AIMC domani,anche dopodomani, andando avanti così.

Chiudo il mio intervento ricordando un’ultimacosa. L’Associazione ha iniziato il proprio cammi-no con la scuola popolare, dedicandosi a coloro cheerano più in difficoltà: 19.000 corsi avviati per com-battere l’analfabetismo, 500.000 persone coinvoltein tutti i territori, anche in piccoli centri. Non c’èstato un paese del nostro Paese in cui una sezioneo un maestro o maestra dell’AIMC non siano ri-cordati per aver fatto qualcosa per quel territorio.La grandezza dell’AIMC sicuramente deriva più daquello che si è fatto nei piccoli centri, che da quan-to realizzato a livello nazionale.

L’AIMC è innanzitutto un’associazione territo-riale. La nostra forzasono le 200 sezionisparse su tutto il ter-ritorio nazionale equesto è ciò che cidifferenzia da qualsi-asi altra associazionein Italia.

La testimonianzadei maestri e dellemaestre, allora comeoggi, sono la realeidentità dell’AIMCoggi, in questi annid’impegno comples-so e difficile. E vi as-sicuro che, se vadoindietro con la me-moria fino a immagi-nare cosa potesse si-

gnificare per una maestra di 25 anni, in un piccoloterritorio, spostarsi per seguire un corso di aggior-namento e incontrare i colleghi dell’AIMC neglianni ’50, allora penso che i nostri sono tempi mol-to più semplici e comodi di quelli di settant’anni fa.

E se l’AIMC è stata grande settant’anni fa, puòesserlo anche oggi, com’è sicuramente già grazieall’impegno di tutti gli insegnanti e delle personeche s’impegnano in AIMC, che abbiano 80 o 20anni, non ha importanza, l’importante è non es-sere cristallizzati, avere l’entusiasmo di guardareper incrociare lo sguardo dei bambini che ci chia-ma a responsabilità come insegnanti dell’AIMC,insegnanti cattolici nella scuola di tutti e di cia-scuno.

Grazie.

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A.A.V.V.RRRRRADADADADADIIIIICI DCI DCI DCI DCI DI FUI FUI FUI FUI FUTURTURTURTURTUROOOOO. I 70 a. I 70 a. I 70 a. I 70 a. I 70 anni denni denni denni denni dellllllllll’’’’’AIMAIMAIMAIMAIMCCCCCEdizioni AIMC, Roma 2016, pp. 212Mariella Cagnetta, responsabile Comunicazione AIMC

A conclusione del Convegno è stato presentato il libro pubblicatonelle Edizioni AIMC sui 70 anni dell’Associazione.

Il testo, strutturato in due parti, riporta nella prima, a cura diGiancarlo Boccardi, la “storia” dei settant’anni di vita dell’AIMC tra-scorsi; nella seconda, a cura delle realtà regionali, presenta biografiee/o interviste a “testimoni” che hanno fatto grande l’esperienza asso-ciativa in passato e, accanto a queste, narrazioni di “buone prati-che” che danno senso e significato all’esperienza ancor oggi e nelfuturo. Le slide che seguono spiegano più nel dettaglio la ratio cheha motivato la pubblicazione, voluta in ottica non celebrativa,ma prospettica in... continuità nel cambiamento.

Il testo è disponibile e può essere richiesto a Ufficio stampa AIMC,Clivo di Monte del Gallo, 48 00165 Roma ([email protected]).

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