catalogue kubikoff 2012

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magazine di arte e design _gennaio 2012 n. 0 L’arte degli anni ‘60 incontra il design contemporaneo Sixties art meets contemporary design artgallery

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Page 1: Catalogue Kubikoff 2012

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012 n. 0

L’arte degli anni ‘60 incontra il designcontemporaneoSixties art meets contemporary design

artgallery

Page 2: Catalogue Kubikoff 2012

Magazine di arte, design e fotografia. Art, design and photography magazine

artgalleryn. 0Le Torri di Calonaci Calonaci TowersL’arte degli anni ‘60 incontra il designcontemporaneo

PhotoGiampiero Muzziper Centro Fotografico

TextMartina CorgnatiClaudia Corti

GraphicVisiva Graphic design

TranslationAnse

PrintTap Grafiche

Le Torri nell’astrattismo classico, Le Torri in Classic Abstractism

Kubikoff srlVia Pisana, 80 Loc. Le Grillaie 50021 Barberino Val d’Elsa Firenze Italy+39 055 5359087

info@kubikoff. com www.kubikoff.com

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Page 3: Catalogue Kubikoff 2012

un’icona del design icon of design Matthieu e Gino Lemson

la produzione Kubikoff Kubikoff production

Giuseppe Calonaci

Le Torri nell’astrattismo classico, Le Torri in Classic Abstractism

la sede Kubikoff K

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ed in Barberino Val d

’Elsa

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Page 4: Catalogue Kubikoff 2012

Matthieu e Gino Lemson Il design è un affare di famiglia e i fratelli Lemson prendono se-riamenrte la loro grande passione. A soli 19 e 17 anni aprono il primo negozio di arredamento a Rotterdam, dove gli affari vanno così bene che in breve tempo i negozi diventano quattro.Il primo approccio con il design è del 1992 quando riescono ad aprire una piccola fabbrica a Rotterdam per produrre un divano componibile in molte varianti: braccioli, dimensioni e tessuti. Un’idea semplice per un prodotto di alto gradimento che si tra-duce in una successo commerciale. Sarà successiva l’apertura di nuovi negozi per i quali progettano articoli realizzati da aziende Italiane e poichè buona parte dei for-nitori si trovano in Italia ed in particolare in Toscana nasce l’idea di spostarsi. Nel 2004 nasce la Kubikoff Italia. Nel 2006 presentano, alla fiera di Milano, prodotti che ottengono grande interesse spingendoli a concretizzare una serie di progetti ispirati al Design Moderno, che con modifiche di struttura e uti-lizzo di materiali attuali come il policarbonato, siano in grado di renterpretare delle vere e proprie icone del design. Per questo restyling collaborano con giovani e brillanti architetti come Sander Mulder, Ruud Bos, Jutta Friedrichs ed il gruppo Stolt Design. Il progetto Kubikoff nasce da uno spirito internazionale e mano d’opera italiana. L’idea commerciale vincente è di immettere sul mercato un prodotto immediatamente riconoscibile con un prez-zo accessibile. DESIGN WITHIN REACH, IN STOCK AND READY TO SHIP. Non solo uno slogan, ma un modus operandi per la gestione della distribuzione del prodotto, ispirato al design di massa che oggi torna protagonista.Internazionalità, tecnologia, dutilità, componibilità e vivacità sono i termini che Kubikoff estrae dalla storia del design.Il risultato però più eclatante è l’ottimismo e l’euforia delle soluzi-oni, la versatilità delle forme e degli abbinamenti in combinazioni sempre nuove. Forme che attraggono per i contrasti e conquista-no per la piacevolezza estetica

Matthieu and Gino Lemson Design is a family affair and the Lemson brothers take their great passion seriously. They opened their first furniture shop in Rotterdam when they were just 19 and 17 years old, and business was so successful that they soon had four shops.Their first approach to design was in 1992, when they managed to open a small factory in Rotterdam to produce a modular sofa in numerous variants: arms, dimensions and fabrics. A simple idea for a highly appealing product which translated into a commercial success.This was followed by the opening of new shops for which they designed articles made by Italian companies and, since many of the suppliers are in Italy and particularly in Tuscany, the idea to move was born. Kubikoff Italia was established in 2004. In 2006, at the Milan Furniture Show they presented products which received considerable interest, encouraging them to pursue a series of products inspired by Modern Design which, with structural alterations and the use of modern materials such as polycarbonate, are able to reinterpret authentic icons of design. For this restyling they worked with brilliant young architects as Sander Mulder, Ruud Bos, Jutta Friedrichs and the Stolt Design group.The Kubikoff project is the product of an international spirit and Italian labour. The winning commercial idea is to release onto the market an immediately recognisable product at an accessible price.DESIGN WITHIN REACH, IN STOCK AND READY TO SHIP.Not just a slogan, but a modus operandi for the management of product distribution, inspired by mass design which regains a leading role today.Internationality, technology, flexibility, modularity and vivacity are the terms that Kubikoff extracts from the history of design. The most remarkable result, however, is the optimism and euphoria of solutions, the versatility of shapes and matching of constantly new combinations. Shapes that attract with their contrasts and conquer with their aesthetic appeal.

un progetto per restare fuori dagli schemi

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Page 5: Catalogue Kubikoff 2012

un progetto per restare fuori dagli schemi

Matthieu e Gino Lemson

a project to stay out of the ordinary

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Page 6: Catalogue Kubikoff 2012

Sander MuLderNato nel 1978, intraprende gli studi di design nel 1996, spinto dalla

creatività e dall’ingegno dimostrati da bambino. E colpisce nel segno: il

design diventa la passione della sua vita. La brillante laurea conseguita

presso la Design Academy di Eindhoven nel 2002 determina l’avvio del

suo studio di design.Sempre alla ricerca di nuove sfide e ispirazioni, da allora Sander

lavora costantemente al proprio portfolio diversificando tra progetti di

illuminazione, arredamento e decorazione di interni per una clientela

internazionale e per le proprie collezioni. Il suo lavoro è prova della

ferma convinzione che le buone idee dovrebbero esistere esclusivamente

a fianco di una buona realizzazione.

Mulder indaga nuovi modi di affrontare la costruzione, la funzionalità

e l’estetica di oggetti e spazi di uso quotidiano. L’opera che ne risulta

combina linee forti e dettagli sottili con tecniche innovative e audaci

asserzioni, spesso indagando gli archetipi e la loro interpretazione da

parte dell’uomo.Born in 1978, he started studying design in 1996, sparked by the

creativity and ingenuity he displayed as a child. It soon hit home; this

would become his life long passion. His successful graduation from the

Design Academy Eindhoven in 2002, resulted in the start-up of his own

design studio.Always seeking new challenges and inspirations he has since then

steadily been working on a diverse portfolio containing lighting, furniture

and interior designs for international clients and his own collection. His

work is proof of the firm believe that good concepts should only exist in

symbiosis with a good execution.It investigates new ways of approaching the construction, functionality

and aesthetics of everyday objects and spaces. The resulting work

is a combination of strong lines and subtle details with innovative

techniques and bold statements, often questioning archetypes and their

interpretations by mankind.

ruud BOS

1965. Senza alcuna formazione di design specifica, ho iniziato nel 1993

con la progettazione di sedie per il mercato del contract. In genere lavoro

a contatto diretto con l’utente finale.

La mia specialità è avvicinarmi al design dal punto di vista produttivo,

ma senza perdere di vista la concezione del prodotto.

Progettare la sedia Angel per Kubikoff è stata una sfida: la creazione di

una sedia a basso costo ma dall’alto valore progettuale.

Credo che con l’introduzione della nuova sedia Angel siamo riusciti a

rendere il design accessibile a un pubblico più ampio.

1965. Without any specific design education, I started in 1993 with

designing chairs for the contract market. I do this usually in direct

contact with the end user.

My speciality is to approach the design from the manufacturing point of

view. This without losing sight on the good design of the product.

The challenge in designing the Angel chair for Kubikoff was to create a

low cost chair with a high end design value.

By introducing the new Angel chair, I think we have succeed in making

good design more accessible for a wider range of people

il design è una cosa viva

in continua e perenne mutazione6

design is a constantly and perennially changing thing

Page 7: Catalogue Kubikoff 2012

JuTTa FriedriChS

Jutta Friedrichs è una designer poliedrica. I suoi progetti, minimal ma

dai forti riferimenti astratti alla natura, riflettono i contrasti vissuti durante

la permanenza in Cina. Nelle sue opere accosta superfici finemente

realizzate a materiali naturali.

Jutta si trasferisce a Shanghai nel 2005 per co-fondare il dipartimento di

design di un’azienda olandese di regalistica al dettaglio; la sua creatività

è stata premiata con due “Red Dot Design Award”. Oggi Jutta è la forza

creativa dietro molte iniziative a Shanghai: è membro fondatore del

collettivo creativo [lo studio] e progettista volontaria per il D4D (Design

per le Persone Svantaggiate). Il suo impegno le è valso recentemente il

premio “Elle Decoration International Design Award”.

Nata a Colonia, in Germania, nel 1979, Jutta si laurea nel 2004 in

Product Design presso il Central Saint Martin’s College of Art and Design

di Londra. Nel design come nella vita l’artista plurilingue trae ispirazione

dai lunghi viaggi in tutto il mondo che l’hanno portata finora in 35 paesi.

Jutta Friedrichs is a creative designer. Her designs, minimal yet with

a strong abstract reference to nature, reflect the contrasts that she has

encountered during her life in China. In her works she uses sleekly

manufactured surfaces next to natural materials.

Through this juxtaposition she strives to energize everday envirements.

Jutta moved to Shanghai in 2005 to co-found the design department

of a Dutch gifts and retail company, where she was recognized for her

imaginative work with two Red Dot Design awards. Today Jutta is the

creative force and involved in many activities in Shanghai, as a founding

member of [the studio], a creative collective and as a volunteer design

lead for D4D (Design for the Disadvantaged). Her design efforts have just

been rewarded with the “ Elle Decoration International Design Award “.

Born in Cologne, Germany in 1979, Jutta graduated 2004 in Product

Design from the Central Saint Martin’s College of Art and Design in

London. In design as in life, the multi-linguist draws inspiration from

around the world trough her extensive travels, which taken her to 35

countries so far.

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1965. Senza alcuna formazione di design specifica, ho iniziato nel 1993

con la progettazione di sedie per il mercato del contract. In genere lavoro

a contatto diretto con l’utente finale.

La mia specialità è avvicinarmi al design dal punto di vista produttivo,

ma senza perdere di vista la concezione del prodotto.

Progettare la sedia Angel per Kubikoff è stata una sfida: la creazione di

una sedia a basso costo ma dall’alto valore progettuale.

Credo che con l’introduzione della nuova sedia Angel siamo riusciti a

rendere il design accessibile a un pubblico più ampio.

1965. Without any specific design education, I started in 1993 with

designing chairs for the contract market. I do this usually in direct

contact with the end user.

My speciality is to approach the design from the manufacturing point of

view. This without losing sight on the good design of the product.

The challenge in designing the Angel chair for Kubikoff was to create a

low cost chair with a high end design value.

By introducing the new Angel chair, I think we have succeed in making

good design more accessible for a wider range of people

il design è una cosa viva

in continua e perenne mutazione

reinterpretare le icone del design

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reinterpreting the icons of design

Page 8: Catalogue Kubikoff 2012

l’arte è sempre contemporanea

Giuseppe Calonaci nel suo studio

Il progetto Kubikoff Artgallery propone attraverso un magazine semestrale un’interpretazione fuori dagli schemi per i suoi pro-dotti inseriti nel contesto di altre espresione artistiche quali la pittura, l’architettura e la fotografia.

Questo primo numero è un omaggio all’artista Calonaci in par-ticolare alle sue opere degli anni ‘60, frutto di un incontro che coinvolge vari aspetti, non ultimo la particolarità di insediare la sede Kubikoff in una creazione architettonica del Calonaci.

In a twice-yearly magazine, the Kubikoff Artgallery project pro-poses a very different interpretation of its products, set within the scope of other artistic expressions, such as painting, archi-tecture and photography.

This first issue is a tribute to the artist Calonaci and particularly to his works from the Sixties, the fruit of an encounter that in-volves various aspects, not least the particular way of setting Kubikoff premises in an architectural creation by Calonaci.

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art is always contemporary

Page 9: Catalogue Kubikoff 2012

Di tutti gli artisti italiani che si sono formati e hanno esordito nell’ambito del MAC (Movimento Arte Concreta), Giuseppe Calonaci è uno dei pochi che ha saputo raccogliere una delle componenti più significative e, tuttavia, più ignorate e difficili della cultura del movimento: la sua necessità di operare tanto all’interno quanto all’esterno delle arti belle, di attraversare i contesti e di applicarsi, senza dogmatismo ma invece con versatilità, elasticità e apertura mentale, al design, alla pro-gettazione, all’educazione, alla cultura dell’oggetto. Una dif-ficoltà che ben si spiega riflettendo sulla cultura largamente prevalente nel contesto artistico degli anni Cinquanta in Ita-lia: idealista e ancora caratterizzata da una nitida, e gerarchica distinzione fra “arti belle” e “applicazioni tecniche”, cioè utili.Se, infatti, alcuni artisti del MAC milanese, come Nino Di Salvatore, Tito Varisco, Augusto Garau, Mario Ballocco e soprattutto Bruno Munari, avevano trovato nella prossimità geografica con la Svizzera e con un mondo di lingua tedesca ispirato dal Bauhaus, oltre che nella necessità di un’urgente ricostruzione della città, dei suoi valori e delle sue “forme”, un clima più favorevole alla sperimentazione di linguaggi oltre le tecniche tradizionali dell’arte; in Toscana, ambiente general-mente conservatore e sempre ispirato dal proprio passato, è forse il solo Calonaci a superare velocemente le frontiere dei generi e a dedicarsi alla sperimentazione nell’ambito delle materie cromatiche e degli smalti (già nel 1955 apre una fab-brica di smalti d’arte su acciaio) e, successivamente, in tutti i campi della “progettazione” di opere, spazi, ambienti.Per questo, per questa sua speciale e profonda “vocazione”, la collaborazione con Kubikoff, una delle aziende di design più innovative e sperimentali in Italia, è davvero adatta e cal-zante.I quadri selezionati per prendere parte a queste immagi-ni “composite”, fonte d’ispirazione e veri e propri prototipi per una ricerca capace di superare i limiti e le discontinuità fra i generi e le esperienze, sono opere storiche degli anni Cinquanta o dei primi anni Sessanta, della serie Astrattismo Classico. Torri. Opere, come dice il titolo, elaborate in rela-zione ai principi, almeno formali, dell’Astrattismo Classico (sciolto peraltro già nel 1951 e a cui Calonaci non partecipa mai direttamente, essendo troppo più giovane dei suoi mem-bri ufficiali) e, in particolare, agli esempi di Bruno Brunetti e di Gualtiero Nativi.Per realizzarle Giuseppe Calonaci sceglie accostamenti cro-matici sobri, rigorosi, quasi severi; predilige toni “difficili” come le gradazioni di grigio, gli ocra e le carte da zucchero, “accesi”, ogni tanto, da squillanti irruzioni di rosso e di gial-lo. L’artista lavora su sovrapposizioni di forme pure, aperte, segmentate e quasi materiche, qualche volta indugiando nel-le trasparenze e qualche volta sovrapponendo una sull’altra queste costruzioni pseudo-geometriche, battezzate appunto Torri - geometrie aperte, complesse, memori quasi, vorrei dire, di combinazioni molecolari o organiche; il colore la-vora, uno strato sopra l’altro, in modo da esaltare la forma stessa in una specie di rilievo che si delinea sullo spazio e nello spazio, ottenuto esclusivamente grazie all’incidenza re-ciproca delle campiture cromatiche. Va rilevato anche come queste opere anticipino la struttura plastica e l’incidenza di-namica, a volte quasi aggressiva, delle recenti Città vertica-li, sculture in bronzo eseguite negli ultimi anni riprendendo quasi quegli spunti antichi ma ancora vivi, messi a fuoco nella fase dell’astrattismo classico.Perché non si tratta, va chiarito, di suggestioni “negativo-po-sitive” della specie di quelli elaborati negli anni Cinquanta da Bruno Munari, ma invece di costruzioni plastiche, di strutture solide, quasi architettoniche (non a caso, come si è detto, Torri e, più genericamente, elementi costruttivi sviluppati in verticale ma anche in profondità, per sovrapposizioni), atten-te alle lezioni più avanzate e originali dell’astrazione di segno, come quella di Giuseppe Capogrossi, di Achille Perilli e, per altri versi, di Gianni Monnet.Si può ben immaginare come questa ricerca sui generis, seria e rigorosa risultasse isolata allo scadere del sesto de-

cennio, quando tutti o quasi tutti gli artisti che avevano col-tivato l’astrazione geometrica o ripetevano instancabilmente un proprio formulario “di successo”o si abbandonavano già da tempo a rigogli informali e pseudo-espressionisti, anch’es-si, peraltro, già in ritardo ed epigonali rispetto al movimento internazionale dell’Informel e dell’Action Painting. Lo stesso MAC all’epoca si era ormai diluito nel MAC Espace e, di fatto, aveva concluso la propria esistenza di gruppo.Ma Calonaci non era affatto turbato di questa apparente inat-tualità del suo lavoro: l’artista articolava già i suoi interventi in un campo molto vasto, a 360° fra pittura, scultura e deco-razione, intesa nel senso più aulico e nobile che risale alla tradizione mediterranea e bizantina, muovendosi pienamente a suo agio fra i materiali più diversi, dal vetro alla ceramica, dallo smalto a fuoco all’olio su tela. Inoltre, dalla metà degli anni Cinquanta, l’artista aveva saputo individuare una vena “morfogenetica” da cui scaturivano vere e proprie forme sim-boliche ricche di futuro: per esempio il cerchio radiante, che vent’anni più tardi si trasformerà in un grande sole inteso come centro di energia e messaggio di vita.Ma torniamo alle Torri e agli esempi di Astrattismo Classico che compaiono oggi accanto e alle spalle delle sofisticate creazioni di design Kubikoff: esse sembrano partecipare con assoluta naturalezza all’ambiente fisico in cui le sedie si col-locano, quasi come se i loro rapporti spaziali interni avessero in qualche misura precorso e annunciato le soluzioni stati-che, le forme e i volumi di questi oggetti contemporanei. È una prova di come l’arte sia, sì, sempre figlia del suo tempo, parafrasando Kandinsky, ma talvolta contenga l’intuizione del tempo e delle forme a venire. Martina Corgnati

Of all the Italian artists who were educated and made their debut within the sphere of the MAC (Movimento Arte Con-creta – Concrete Art Movement), Giuseppe Calonaci is one of the few, who has succeeded in grasping one of the most significant yet most frequently ignored and difficult compo-nents of the movement’s culture: he needs to work both inside and outside the fine arts, crossing the contexts and apply-ing himself, without dogmatism but with heaps of versatility, elasticity and open-mindedness to the design, education and culture of the object. This difficulty is clearly explained if we reflect on the widely prevalent culture in the artistic atmo-sphere of the 1950s in Italy: idealist and still characterised by a clear and hierarchical distinction between “fine arts” and useful “technical applications”.While certain artists from the Milanese MAC, such as Nino Di Salvatore, Tito Varisco, Augusto Garau, Mario Ballocco and especially Bruno Munari, found in their geographical prox-imity to Switzerland and a German-speaking world inspired by the Bauhaus and in the need for an urgent reconstruction of the city, its values and its “shapes”, a climate more favour-able to the experimentation of languages in addition to the traditional techniques of art, in Tuscany, a generally conser-vative environment always inspired by its own past, possibly the only artist that has quickly overcome the boundaries of genres and dedicate his efforts to experimentation within the sphere of chromatic materials and enamels, was Calonaci. As early as 1955 he opened a laboratory of artistic enamels on steel and later worked in all the fields of “design” of works, spaces and environments.Thanks to his special and deep “vocation”, the collaboration with Kubikoff, one of Italy’s most innovative and experimental design companies, is really appropriate and successful.The paintings selected to be part of these “composite” pic-tures, source of inspiration and authentic prototypes for a research capable of exceeding the limits and discontinuities between genres and experience, are historical works from the Fifties and early Sixties, from the Astrattismo Classico. Torri [Classic Abstractism. Towers] series. Works, as the title sug-gests, developed in relation to the (at least formal) principles

of Classic Abstractism (a movement which broke up way back in 1951 and which Calonaci was never directly part of, being much younger than its official members) and, in particular, to the examples of Bruno Brunetti and Gualtiero Nativi.To create them, Giuseppe Calonaci chooses sombre, plain, almost severe colour combinations; he prioritises “difficult” shades such as grey, ochre and sugar paper, “brightened up”, every now and then, by shrieking eruptions of red and yellow. The artist works on superimpositions of pure, open, segmented and almost textured shapes, sometimes dallying with transparencies and sometimes overlapping one of these pseudo-geometric constructions, named Towers, on another, creating open, complex geometries, almost reminiscent of molecular or organic combinations; the colour works, layer over layer, in such a way as to enhance the shape, creating a sort of relief which is outlined against space and in space, obtained exclusively thanks to the reciprocal incidence of co-lour blocks. It should also be noted how these works precede the sometimes almost aggressive plastic structure and dy-namic incidence of the recent Città Verticali [Vertical Towns], bronze sculptures created in recent years, almost reflecting ancient but still alive objects, brought into focus in the phase of Classic Abstractism.We must point out that, not being “negative-positive” sug-gestions like those elaborated in the Fifties by Bruno Munari, but plastic constructions of solid structures that are almost architectural (as mentioned earlier, Towers and, more gen-erally, constructions developed vertically but also in depth, due to superimpositions), attentive to the most advanced and original lessons of sign abstraction, like those by Giuseppe Capogrossi, Achille Perilli and, in another sense, Gianni Monnet.It’s easy to imagine how this research sui generis, serious and rigorous, was isolated at the end of the sixth decade, when all (or almost all) the artists that had cultivated geomet-ric abstraction, either tirelessly repeated their personal for-mula “of success”, or had long since given in to informal and pseudo-expressionist luxuriance, also dated and epigonal with respect to the Informel and Action Painting international movements. At the time, the MAC had been diluted into the MAC Espace and had completed its existence as a group. But Calonaci wasn’t in the least worried by the apparent dat-edness of his work: the artist articulated his interventions in a very extensive field, covering 360° with painting, sculpture and decoration, considered in its most dignified and noble sense, which dates back to the Mediterranean and Byzantine tradition, moving, entirely at ease, among the most diverse materials, from glass to ceramic, from fired enamel to oil on canvas. Moreover, in the mid-Fifties, the artist had succeeded in identifying a “morphogenetic” vein, which triggered au-thentic symbolic forms with a very rich future: for example, the radiant circle which, twenty years on, was to become a huge sun, considered as a centre of energy and message of life.But let’s return to the towers and examples of Classic Ab-stractism which appears today alongside and behind the sophisticated Kubikoff design creations: they seem to partici-pate with absolute naturalness in the physical environment in which the chairs are placed, almost as though their inner spatial relations had to some extent preceded and announced the static solutions, shapes and volumes of these contempo-rary objects. This is proof of how art is always a child of its time, to paraphrase Kandinsky, but sometimes contains the intuition of the time and shapes still to come.

Martina Corgnati

l’arte è sempre contemporanea

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Page 10: Catalogue Kubikoff 2012

ICONDesign Shell: Kubikoff Lab / Base: Sander Mulder

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Page 11: Catalogue Kubikoff 2012

N, 3 ASTRATTISMO CLASSICO

1957/1969, primo periodo (Le Torri)“Gruppo rosso” 1959Olio su tela 70x50 cm

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Page 12: Catalogue Kubikoff 2012

N, 5 ASTRATTISMO CLASSICO

1957/1969, primo periodo (Le Torri)“La torre rossa” 1961Olio su tela 70x50 cm

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Page 13: Catalogue Kubikoff 2012

DIAMOND Design Shell: Kubikoff Lab / base: Stolt Design

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Page 14: Catalogue Kubikoff 2012

ZIG ZAGDesign Shell: Kubikoff Lab / Base: Jutta Friedrichs

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ZIG ZAGDesign Shell: Kubikoff Lab / Base: Jutta Friedrichs

Page 15: Catalogue Kubikoff 2012

N, 1 ASTRATTISMO CLASSICO1957/1969, primo periodo (Le Torri)“Spazio e riflessione” 1959Olio su tela 70x50 cm

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Page 16: Catalogue Kubikoff 2012

DIAMONDDesign Shell: Kubikoff Lab / base: Stolt Design

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Page 17: Catalogue Kubikoff 2012

N, 8 ASTRATTISMO CLASSICO

1957/1969, primo periodo (Le Torri)“Spazio rosso composto” 1961Olio su tela 65x87 cm

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Page 18: Catalogue Kubikoff 2012

N, 16,5 ASTRATTISMO CLASSICO

1957/1969, primo periodo (Le Torri)“Torre blu, studio” 1959Olio su tela 65x87 cm

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Page 19: Catalogue Kubikoff 2012

ANGEL

Design Shell: Kubikoff Lab / base: Ruud Bos

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Page 20: Catalogue Kubikoff 2012

SLICE

Design Shell: Kubikoff Lab / base: Sander Mulder

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Page 21: Catalogue Kubikoff 2012

N, 13 ASTRATTISMO CLASSICO

1957/1969, primo periodo (Le Torri)“Paesaggio del pensiero” 1960Olio su tela 70x50 cm

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Page 22: Catalogue Kubikoff 2012

N, 16 ASTRATTISMO CLASSICO

1957/1969, primo periodo (Le Torri)“Spazio composto” 1959Olio su tela 70x50 cm

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Page 23: Catalogue Kubikoff 2012

STACKDesign Kubikoff Lab

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Page 24: Catalogue Kubikoff 2012

GIAMPIERO MUZZI, FOTOGRAFO

Scorrendo il curriculum di Giampiero Muzzi, concepito in verità più come una storia di vita che come un asettico quadro di referenze professionali, si incontra subito l’affermazione di una grande, vitale attrazione-passione provata per il mondo delle immagini, per quell’iconosfera, che può essere variamente intesa, come fotografia o come cinema, ma che comunque, come una nebulosa, avvolge la nostra vita e determina e indirizza il nostro modo di guardare la realtà.Quella passione giovanile si è fatta col tempo mestiere e consapevolezza, si è concretizzata in maestria tecnica progressivamente affinata in anni di attività e di confronto con altre realtà professionali; si è tradotta in rapporti di lavoro e di committenza, ovverosia in cataloghi, books, repertori di immagini a carattere commerciale.Solo nelle esperienze degli ultimi anni, c’è un avvicinamento alla fotografia d’arte.Il recente lavoro fotografico di Muzzi per la produzione dell’azienda Kubikoff oscilla tra le polarità della fotografia industriale pura e semplice e della fotografia d’arte: da un lato quindi, il lavoro nelle modalità di sempre, con la pubblicizzazione visiva di un prodotto finalizzata alla commercializzazione; dall’altro, però, uno sperimentare una certa libertà di invenzione e uno sconfinare nel territorio dell’artisticità.Tra le polarità di cui dicevamo c’è in effetti una differenza sostanziale, che balza agli occhi: la fotografia industriale, piegata alle esigenze pubblicitarie e commerciali, ha necessariamente un carattere esplicativo verso l’oggetto che si vuol far conoscere, lo enfatizza e “abbellisce”, lo illustra e lo esalta al tempo stesso, ma l’operazione in sé rimane contenuta dentro le caratteristiche della “cosalità”, concreta e riconoscibile.La fotografia d’arte, invece, ha un’ambizione sintetica, vuole essere ricostruzione e libera manipolazione simbolica, che dall’oggetto si muove e nell’oggetto ha il suo punto ineludibile di partenza, ma che tende invariabilmente ad altro, ad una sublimazione arricchita e complessa dei dati.Le foto per il gruppo Kubikoff, dunque, non sono solo la rappresentazione didascalica del prodotto, tendono piuttosto a “costruire” un sentimento o un concetto, un insieme visivo e concettuale, in cui i dati che si propongono costruiscono, per un processo di “ricreazione” artistica, un’immagine che va oltre, che si pone di per sé come autonoma.Se ad esempio ci soffermiamo sulle singole foto dei prodotti Kubikoff, non possiamo non notare la multiformità dell’oggetto – una poltroncina, una sedia – che rimane in sé ben riconoscibile, ma che si rapporta in molteplici metamorfosi,

attraverso una narrazione visiva, con lo spazio circostante.Questo processo risulta chiaro e perfettamente riuscito se consideriamo la foto in cui il modello Angel si staglia di fronte ad uno spazio “incorniciato” e aperto su un’altra dimensione, dove compare la sagoma femminile di un angelo (donna-angelo o femminilizzazione di un’entità dal sesso indefinito?). Una forte riduzione cromatica, quasi una monocromia sulla scala dei grigi, persino nella tela di Calonaci poggiata per terra, impone di focalizzare l’attenzione sui centri di colore, la sedia e, per pendant, l’immagine dentro la cornice. Allo stesso modo, la foto con il modello Diamond porta in primo piano le forme particolari delle gambe su cui poggia la sedia, evocando automaticamente l’eleganza sottile ed aerea delle zampe di un ragno, un movimento luminescente pronto a scattare in uno spazio che ha per sfondo altre forme geometriche aguzze e dinamiche, ancora quelle di alcune tele di Calonaci. Un ragno metallico, ma come non pensare al grande ragno di Louise Bourgeois?Ma lo stesso modello si trasforma anche in una simpatica, moderna sedia a dondolo (basta variare con accorta inventività il punto di appoggio) e, se l’occhio della macchina lo coglie da un’angolazione particolare, l’oggetto suggerisce la forma di un uccello, un trampoliere pronto a spiccare il balzo nell’azzurro dell’aria.Le prove a nostro avviso più interessanti e suggestive sono comunque quelle in cui Muzzi lavora sulle forme, le costruisce e le articola, le pone in relazione dinamica con lo spazio: il modello Zigzag, ad esempio, collocato nel cono di luce di un oblò con riminescenze mondrianiane, proietta un’ombra ancora zoomorfa, che si lega a distanza con il guizzo di colore suggerito dalla tela, appena visibile; al di là delle finestre, delle aperture che punteggiano la parete, si coglie il passaggio delle nubi. Uno spazio dentro, ritagliato e circoscritto, curvilineo e un ‘fuori’ aperto, in perenne movimento: al centro, l’oggetto sedia, in relazione con entrambi. Il modello Slice si trova al centro di un’altra immagine estremamente interessante, in cui si compone un raffinatissimo gioco di rimandi tra aperture di luce (ancora finestre che racchiudono movimenti di nuvole) e incorniciature, in una duplicazione differente e variata di elementi geometrici. Al centro, nella sua solida materialità, la sedia, che sembra assorbire la luce e lasciarsene fasciare. C’è in questa foto un (inconsapevole?) rimando alle inquadrature nette e definite, alla luminosità effusa e chiarissima alla Hockney; come pure un richiamo alla solida materialità degli oggetti, che però finiscono per diventare qualcosa d’altro o comunque per perdere almeno parte della loro immediata funzionalità.Ci sembra dunque chiaro, sia pure attraverso una ricostruzione solo essenziale e sommaria, come nell’ultima produzione di Giampiero Muzzi emerga la volontà di una ricerca visiva e di una sperimentazione diverse da quelle praticate finora con successo nell’ambito professionale. Il nostro personale suggerimento è quello di “osare”, di farsi cioè artista fino in fondo, investire le sue energie e la sua indiscutibile creatività sulle suggestioni di una “ricreazione” che attiene a pieno titolo al mondo dell’arte.

Claudia Corti

Scrolling down Giampiero Muzzi’s CV, which is actually conceived more like a life story than a cold list of professional references, you immediately see the consolidation of a great, vital attraction-passion for the world of pictures, for that iconosphere that can be considered in a variety of ways, as photography or film, but which envelops our lives like a mist, determining and directing the way we see reality. That youthful passion gradually became both awareness and profession, gaining tangibility in technical mastery progressively refined over years of activity and confrontation with other professional spheres; being translated into working relationships and commissions, in the form of catalogues, books and commercial repertories of pictures.Only during the last few years there has been an approach to artistic photography.Muzzi’s recent photographic work for the Kubikoff company swings between the polarities of pure and simple industrial photography and artistic photography: on one hand, working as he always has, with the visual publication of a product aimed at marketing, and on the other, an experimentation of a certain freedom of

invention and a break through into artistic territory.Between these polarities, there is however a substantial difference which becomes immediately obvious: industrial photography, moulded to suit advertising and commercial needs, requires an explicative approach to the object to be published, emphasizing and “enhancing” it, illustrating and promoting it at the same time, but the operation in itself remains confined within the characteristics of the tangible and recognisable “thingness”.Artistic photography, on the other hand, has a synthetic ambition, intending to be reconstruction and free symbolic manipulation, inspired by the object and with the object as its inevitable point of departure, but tending unfailingly towards something else, towards an enriched and complex sublimation of data.The photos for the Kubikoff group not only offer a summarised representation of the product, they also tend to “build” a feeling or a concept, a visual and conceptual combination, in which, due to a process of artistic “recreation”, the data proposed forms an image that extends further, existing in its own right, independently.If, for example, we pause to look at single photos of Kubikoff products, we can’t help but notice the multiform nature of the object – an armchair, a seat – which continues to be easily recognisable, but which relates in a variety of metamorphoses, via a visual narration, to the space around it.This process is clear and perfectly successful if we consider the photo in which the Angel model stands out against a “framed” space, opening out into another dimension, where we see the female silhouette of an angel (angel-woman or the feminine portrayal of an entity with an undefined gender?). A considerable chromatic reduction, almost monochrome on a scale of greys, even in the canvas by Calonaci on the floor, imposes the focusing of attention on the centres of colour, the chair and the matching picture inside the frame. In the same way, the photo with the Diamond model offers a close-up of the particular shapes of the chair legs, automatically evoking the subtle and airy elegance of a spider’s legs, a luminescent movement ready to be triggered in a space set against a backdrop of sharp and dynamic geometrical shapes, those of certain canvases by Calonaci once again. A metal spider leads the mind to the huge spider by Louise Bourgeois?But the same model is also transformed into an appealing, modern rocking chair (all you have to do is cleverly change the supporting point) and if the camera lens captures it from a particular angle, the object suggests the shape of a wader bird, ready to fly away into the blue sky.The examples we find most interesting and atmospheric are those in which Muzzi works on shapes, building and articulating them, placing them in a dynamic relationship with space: the Zigzag model, for example, positioned in the cone of light of a round window reminiscent of Mondrian’s works, projects another animal-like shadow, linked from a distance with the splash of colour suggested by the canvas, which is only just visible; beyond the windows and openings in the wall, we can sense the passage of the clouds. A space inside, cut out and delimited, curvaceous, and an open “outside”, constantly in motion: the centre is occupied by the chair, in relation with both spaces. The Slice model is at the centre of another extremely interesting picture, in which there is a highly refined game of references between apertures of light (once again windows framing the movement of clouds) and framings, in a different and varied duplication of geometric elements. In the centre, in its solid tangibility, stands the chair, which seems to absorb the light and to be wrapped up in it. This photo portrays a reference (unconscious?) to clean-cut and defined framings, to the effusive and very clear light typical of Hockney’s works; as well as a reference to the solid tangibility of objects, which end up becoming something else or at least end up losing some of their immediate functionality.It seems clear to us, albeit via a merely essential and concise reconstruction, that the most recent works by Giampiero Muzzi reveal the desire for visual research and a form of experimentation that differs from those practiced so far with success in the professional setting. Our personal suggestion to him is to “dare”, to deeply be an artist, to invest his energies and unquestionable creativity in the suggestions of a “recreation” that belongs completely to the world of art.

Claudia Corti

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Abbiamo deciso di riprodurre le opere originali del periodo Astrattismo Classico degli anni ‘50/’60.Numerate da 1/300 fino a 300/300 firmate dall’autore per ogni paese del mondo.Misura dell’opera 880x640 mm.

From the original works of the Fifties/Sixties period, we have decided to reproduce a limited edition of numbered copies.Copies: 1/300 to 300/300 signed by the author for all countries.Measures: 880x640 mm.

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N, 5 ASTRATTISMO CLASSICO N, 13 ASTRATTISMO CLASSICO

N, 8 ASTRATTISMO CLASSICO N, 16,5 ASTRATTISMO CLASSICO

N, 1 ASTRATTISMO CLASSICO N, 16 ASTRATTISMO CLASSICO

N, 3 ASTRATTISMO CLASSICO

Serigrafia su tela montata su telaioScreen print on framed canvas

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ANGEL Design Shell: Kubikoff Lab / base: Ruud Bos

DIAMOND Design Shell: Kubikoff Lab / base: Stolt Design

ICON Design Shell: Kubikoff Lab / base: Sander Mulder

SLICE Design Shell: Kubikoff Lab / base: Sander Mulder

STACK Design Kubikoff Lab

ZIG ZAG Design Shell: Kubikoff Lab / base: Jutta Friedrichs

Scocca in policarbonato trasparente, bianco o in ABS rivestito in pelle. Base con gambe cromate e piedini in acrilico trasparente.Polycarbonate shell in clear transparent, white or ABS shell upholstered in leather.Chromium-plated base, transparent acrylic legs.

Scocca in policarbonato trasparente, bianco o in ABS rivestito in pelle. Base in frassino naturale, laccato nero o noce. Polycarbonate shell in clear transparent, white or ABS shell upholstered in leather. Ashwood base natural, stained black or walnut.

Scocca in policarbonato traspa-rente, bianco o in ABS rivestito in pelle. Base di metallo bianco o nero. Inserti frassino naturale, nero o noce.Polycarbonate shell in clear transparent, white or ABS shell upholstered in leather. White or black powered-coated base.Insert set in ashwood natural, stained black or walnut

Scocca in policarbonato trasparente, bianco o in ABS rivestito in pelle.Gambe cromate.Polycarbonate shell in clear transparent, white or ABS shell upholstered in leather.Chromium-plated base.

Scocca in policarbonato trasparente, bianco o in ABS rivestito in pelle. Gambe in frassino naturale, tinto nero o noce. Crociera in metallo bianco o nero.Polycarbonate shell in clear transparent, white or ABS shell upholstered in leather. Legs in ashwood natural, stained black or walnut. White or black powder-coated metal cross.

Scocca in policarbonato trasparente, bianco o in ABS rivestito in pelle. Base bian-co, nero opaco o cromo.Polycarbonate shell in clear transparent, white or ABS shell upholstered in leather.Chromium-plated, white or black powder - coated base.

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MIES Table Design Gino Lemson

Piano bianco laccato o noce americano su gambe in plexiglass trasparente.White lacquered or american walnut veneer top with transparent plexiglass legs

SEATPAD Design Kubikoff Lab

Cuscino per sedia e poltroncina in feltro. 100% lana disponibile in 13 colori.Seatpad for chair and armchair. 100% woolfelt in 13 colors.

ICON Design Shell: Kubikoff Lab / base: Sander Mulder

Design Shell: Kubikoff Lab / base: Ruud Bos

Design Shell: Kubikoff Lab / base: Stolt Design

Design Shell: Kubikoff Lab / base: Sander Mulder

Design Shell: Kubikoff Lab / base: Sander Mulder

Design Kubikoff Lab

Design Shell: Kubikoff Lab / base: Jutta Friedrichs

Design Gino Lemson Design Kubikoff Lab

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L’arte degli anni ‘60 incontra il designcontemporaneoSixties art meets contemporary design

artgallery

Kubikoff srlVia Pisana, 80 Loc. Le Grillaie 50021 Barberino Val d’Elsa Firenze Italy+39 055 5359087

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