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Phōs – Collettiva d’autore A cura di Demetrio Di Grado 20.06.2015 opening ore 20 – 22 ManSourcing Spazio Contemporaneo Via Acquanuova, 244 Caltagirone (CT) Artisti in mostra: Andrea Branciforti /// Gino Casavecchia /// Francesco Contarino Alberto Finocchiaro /// Marzia Paladino Lady Led

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Dal 20 Al 28 Giugno 2015

Mansourcing Spazio Contemporaneo

Via Acquanuova 244 Caltagirone (CT)

Testo In Catalogo Giorgio Franco

Claudio Lorenzoni

Foto e Biografia Archivio degli Autori

Impaginazione

Demetrio Di Grado

Contatti: [email protected]

Mansourcing.Wix.Com/Spaziocontemporaneo Facebook.Com/Associazionemansourcing

Page 3: Catalogo phos

PHOS - luce - per il solstizio d'estate

Non si può trasformare il buio in luce e l’apatia in movimento senza l’Emozione. Tutto ciò che è Luce emoziona. Emotivamente lo sguardo conduce l’anima all’azione. Visivamente la luce conduce l’occhio ai colori. Vedere è emozionarsi, ancora. Vedere è eventuarsi, svanendo. Dalla figura le parole, blu notte, portano a fonemi quello che puntualmente si fa Evento. Solstitium, solo il tema di stare, o restare. Fermare, fermarsi alla Luce. Illuminarsi! Illuminarsi mentre ovunque la luce mutata nel complementare esalta la potenza verde generante. Rigenerante. Come a dire che la natura, reale o astratta, è la vera forza unificatrice. Nulla nasce o muore, che dir si voglia, tutto si trasforma! E’ puro inconscio, sussurratoci secoli fa da Empedocle, nel suo teorema della Natura. L'inconscio non è soltanto male, ma è anche la sorgente del bene più alto; non è solo buio ma anche Luce, non solo bestiale, semi-umano, demoniaco, ma sovrumano, spirituale e, nel senso classico del termine, illuminato. Il nato sotto un lume. Ma la missione più autentica non rimane quella del nascere sotto una buona luce, bensì quella del portare con sé la Luce. Come fiammiferi, farci phōsphóros, come un cosmo che arde di sé stesso, dopo totale Morìa degli altri pensieri che urgono e spingono. Ben lungi dal vedere nella Luce solo processi psicoidi e la Luce stessa come "luogo" o "cosa". La luce è Anima e dovunque anche Arte, Pensante per il semplice fatto che, dice, se c'è processo sensato c'è chi decide; dunque la Luce è soggetta e, proprio in virtù di ciò, la nostra visione del mondo non può essere che provvisoria e deformata perché se tutta la Luce si facesse ombra necessariamente noi percepiremmo un ben altro mondo!

Giorgio Franco

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Com'è grande il mondo alla luce delle lampade, e come è piccolo agli occhi del ricordo.

C. Baudelaire

Quando il curatore chiama io rispondo. Quando Demetrio mi chiede cosa ne penso della “luce” la prima cosa che mi è viene in mente è la declinazione di Lux. La seconda il famoso Istituto cinematografico. La terza il nome di mia mamma: Lucetta. Quando il curatore Demetrio mi dice che a questo punto non rimane che mettere nero su bianco le mie impressioni, io eseguo. Ma perché il curatore mi chiede di scrivere di Luce? Ad uno poi che ama l’oscurità!! Forse perché in fondo alle mie tenebre sono sentimentale? Perché quando mi faccio cogliere dalle emozioni forti divento un essere viscerale? Perché in fondo per uscire dal tunnel serve sempre un incentivo? Ragazzi !?! Tenetevi pronti !!! Tutti i miei interrogativi si sono sciolti in un batter d’occhio innanzi all’anteprima delle opere selezionate. Tutti gli artisti hanno cercato di rappresentarla, di catturarla e di restituirla sotto altra veste. Luce naturale o luce artificiale, luce diffusa, radente, irreale o soprannaturale. E’ luce. E’ vita. In un click.

Wonderful ! E così che i loro pensieri e sentimenti si identificano nell'immagine della luce. C’è un senso del divino, di sperimentazione pura, particolari virtuosismi artificiali, situazioni prese di petto. I ragazzi esposti al Mansourcing hanno adoperato il basso ventre, la pancia, la passione, l’amore puro. Istinto e gestualità performativa. Sculture di Luce ed espressioni senza mai una fine. Un trionfo visivo insomma. Un autocompiacimento alla diversità espositiva. L’arte che vedrete vi farà stare bene. Come dare acqua ad un assetato. Oltrepasserete la soglia dei contenuti, nuoterete leggeri tra la bellezza e il mistero delle questioni intellettuali. Vi tufferete dentro voi stessi sintetizzando il detto che la verità è quella che ti trovi sempre davanti. L’arte potrà anche non cambiare la vita ma sicuramente questa mostra te la rende più piacevole. Grazie ragazzi. Luce è stata fatta !!

Claudio Lorenzoni

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ANDREA BRANCIFORTI /// GINO CASAVECCHIA /// FRANCESCO CONTARINO /// ALBERTO FINOCCHIARO /// MARZIA PALADINO LADY LED

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ANDREA BRANCIFORTI

(Caltagirone 1971) si laurea nel 1998, presso l’Università degli studi di Palermo, in Architettura indirizzo Disegno Industriale e Arredamento, con la tesi su “ La Ceramica Calatina dal ʻ700 ai giorni nostri ” e la realizzazione di un servizio da tavola in ceramica. Durante gli anni universitari partecipa (1996) al corso europeo di formazione “Arte Ceramica” con ceramisti-artisti provenienti dalla Spagna e dal Belgio. Nel 1998 è selezionato al concorso “ Designin Craft Europe ” indetto dalla Camera di Commercio di Torino con il progetto consistente in una seduta in legno: la Panca Da-Dà. Questa viene prototipata e realizzata da un’azienda torinese ed esposta a Torino, Monaco e Barcellona per il made in Italy (Pubblicazione in catalogo). L’anno successivo, è nuovamente selezionato al concorso “Designin Craft Europe” con il progetto consistente in un contenitore per liquidi in ceramica.(Pubblicazione catalogo) 2005 viene invitato per una mostra di design e arte a Bova (RC) con pubblicazione in catalogo “ Bovarchè ”. Nello stesso anno nasce la collezione Improntabarre: ..un luogo di idee, sogni e utopie che si proiettano nella realtà. Nel 2006 partecipa a Xixème Biennale Internationale de Céramique Contemporaine de Vallauris, ed è partner tecnico al concorso Siciliarchitettura presso l'Expa - galleria di architettura- di Palermo. Presentata l’installazione Il Mare Parla con il poeta Yves Bergeret (2006) alla Pinacoteca della Provincia Regionale di Catania e successivamente esposta a Venezia su invito dell’associazione Ceramisti Veneziani « Bochalieri ». Nel 2008 presenta, in occasione del congresso internazionale degli Architetti a Torino, la collezione Ceramiche Contaminate. Dal 2009 al 2010 è Partner tecnico e curatore del Museo Hoffmann di Caltagirone. Nel novembre del 2010 partecipa a Paratissima (Torino) presentando il progetto: Tutti a Tavolata! Si gioca (servizio da tavola dinamico) Nel 2011 viene selezionato al concorso « 150 Mani Collezione Italiana » con il progetto Art.in Tavola – 12 piatti per i 12 articoli fondamentali della costituzione Italiana, (Progetto – A. Branciforti, Grafica – F. Quaranta – C. Barone) scelto successivamente per la Biennale bis, curata da Vittorio Sgarbi e presentato anche al MIC di Faenza nella mostra « La conquista della libertà ». Nello stesso anno è a Pescara presso Usomagazzino per altre architetture con il progetto Onde a Sud Ovest con Lucio Rosato. Vive e lavora a Caltagirone

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HOPE Ceramica cm 40 x30

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GINO CASAVECCHIA

Nasce a Roma nel 1960. Frequenta la Scuola d’arte di Roma, sezione plastica. Segue i corsi dell’Accademia di Belle Arti di Roma. Nella seconda metà degli anni ottanta inizia ad esporre i suoi primi lavori, sperimentando vari materiali. Negli anni novanta espone anche in molti paesi europei, tra i quali Francia, Olanda, Belgio. Espone in Spagna durante le Olimpiadi di Barcellona del 1992. Numerosi gli incarichi d’arte per la realizzazione di opere pubbliche. Le ultime opere di Gino Casavecchia hanno assunto il dubbio a disciplina quotidiana, tendendo a recuperare i fenomeni della superficie e dello spazio, nella campitura di tracce antropomorfe ed essenziali, volte all’evanescenza, in una piena fragilità che però le conduce in zone di vibrato equilibrio, sul filo sottile che separa l’apparizione dall’assenza, il silenzio dal vuoto. Il mondo di Casavecchia è ricco e complesso per cui per meglio comprendere la sua natura artistica e nel contempo per avere un’idea di come dialoghi con la realtà che lo circonda, secondo una dinamica propria e personale, parte significante del suo mondo interiore, non si può non parlare del suo amore per l’elemento “spazio”, del suo essere scultore e di come la sua scultura ricerchi e utilizzi una materia giovane e seduttiva come è la pietra lavica

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FIORE

pietra, alluminio cm 175

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FRANCESCO CONTARINO

"Sento la necessità interiore di descrivere stati d'animo che convivono nel mio «Io» in una lotta spesso cruenta ma comunque sempre costruttiva. Terra, madre, argilla in ebollizione, argilla in fusione con le mie mani, con il mio pensiero, con il mio essere tutto coinvolto al fine della creazione, non dell'oggetto fine a se stesso ma ricerca infinita della pura forma legata si da amorevoli legacci con la mia essenza. Ciò che viene ad esistenza per le mie mani, dalle mie mani si distingue quasi dolorosamente da me per assumere nuova vita sua propria, una dimensione spazio - temporale che quasi più non mi compete, ma venuto ad esistenza, mi guarda pregno d'anima, pronto al confronto se e se del caso a quel conflitto, che io auspico ogni qual volta creo qualcosa, che è il vettore verso nuove mete e migliori specchi della mia anima. E' attraverso le prove, la ricerca, lo studio, il lavoro di mente e mano che si può mutare entità e significazione, quanto forma alla materia." Francesco Contarino, scultore, nasce a Caltagirone il 12 ottobre 1959, conduce studi tecnici ma è attratto dalle fucine d'arte sin dalla più giovane età. Già a quindici anni incomincia a studiare scultura presso i laboratori della sua città natale. Scopre che “Arte – Estro – Ricerca”, che peraltro sono intessute nella sua trama famigliare, hanno per lui una valenza irrinunciabile, il peso e la possanza di una “chiamata”. Rinuncia con risolutezza ma non senza dolore agli studi universitari, non chetando la sua sete di sapere, “nutrimento dell'anima”. In lui si fondono “l'artista, l'esteta e il ricercatore”. Nel 1985, ha già un suo laboratorio di scultura e studio dell'antico figurino, nei locali di un antico convento, questo diviene ben presto luogo di ritrovo di artisti dalle più svariate forme espressive. Scultori, musicisti, pittori, scrittori, poeti, con i quali condivide forti esperienze formative artistiche ma in special modo umane, si fa forte dentro di lui la necessità d'altre forme attraverso le quali parteciparsi e partecipare all'esterno le urgenze del suo animo, nascono così nei primi anni del 1990 le prime riflessioni in forma di studio di componimento poetico. Nelle sue mani rivivono, trasfuse dai suoi occhi, antiche evocazioni. Continuando i suoi studi, è stato spontaneo rivolgere lo sguardo all'universo dei colori e degli smalti ceramici, con tutte le implicazioni artistiche a esse associate, nascono così le ricerche di smalti dissolventi, fiammati e le sperimentazioni con i lustri metallici, in un crogiolo di colori sensazioni e emozioni che disorientano l'osservatore, in un crescendo che dalla spazialità prende la forza vitale.

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VELE terracotta, maiolicata

cm 100x55

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ALBERTO FINOCCHIARO

L’approccio di Alberto al mondo dell’arte nasce dal suo amore per la musica e la matematica. Lo studio della musica barocca sin dall’infanzia e del jazz in seguito, ha sviluppato in lui, sempre un più vivo interesse verso la creatività. In modo naturale verso lo stesso atto creativo. L’improvvisazione primogenia ed il controllo della conoscenza, sono i temi che l’accompagnano sin dall’adolescenza e sviluppate successivamente nell’atto concreto nell’ambito delle arti visive. Nelle sue opere i brani musicali (composizioni inedite dell’artista), danno ritmo alla visione e amplificano la “ragione” o il non sense di immagini e ne completano i contenuti. Il percorso dell’artista tiene conto contemporaneamente, in un susseguirsi di interessanti esperienze di studio, sia dell’essenza artistica del reale che della sua natura scientifica e matematica. I lavori sono permeati da un senso di lacerazione e dalla forte dicotomia tra le certezze del mondo matematico da un lato, ed il caos creativo dell’atto artistico dall’altro. La ricerca di Alberto Finocchiaro si compie, attraverso delicati disegni, installazioni fotografiche e video installazioni, nella contrapposizione tra razionale ed irrazionale, tra caos ed ordine, tra abbandono e sfruttamento, tra potere e sottomissione, tra libertà di coscienza e cultura massmediatica.

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LA CRÈCHE Light box

70x30

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MARZIA PALADINO – LADY LED Non ho un preciso ricordo di quanto ho iniziato ad interessarmi delle forme delle cose che mi circondavano ma sicuramente questo deve essere accaduto nei primissimi anni della mia vita, i miei genitori mi ricordano spesso di essersi quasi allarmati quando a due o tre anni rimanevo per ore a fissare oggetti, animali, luoghi come una semplice foglia, io ricordo che provavo curiosità e piacere nell’osservare come gli oggetti attorno a me avessero forme e dessero sensazioni diverse tra loro, poi gli anni della prima scolarità e del liceo ma sempre caratterizzati da questo perdermi in ciò che solo da grande ho capito essere una predisposizione umorale alle forme, alle sensazioni con una particolare ammirazione per l’arte che le ritraeva. Dopo un primo diploma di tipo umanistico ed un secondo più tecnico preso per esser vicina all’azienda di famiglia, intraprendo gli studi universitari nella facoltà di Scienze della Comunicazione ramo beni culturali. Fin qui niente di strano se non questa grande curiosità e questo magone, quasi una nostalgia per qualcosa che non riuscivo a mettere a fuoco ma che adesso ho realizzato essere la voglia di poter esprimere anch’io con immagini, colori e forme quelle sensazioni che fino ad ora erano prigioniere dentro di me. In realtà qualche avvisaglia di quello che mi sarebbe piaciuto fare “da grande” si era già manifestata ad esempio in occasione di alcuni viaggi ed in particolare di uno fatto in Cina, non da turista ma per vedere dal vivo applicazioni importanti realizzate con nuove tecnologie come l’illuminazione a LED. Shanghai ed Hong Kong sono state una folgorazione, di notte lo sky line di Hong Kong è uno spettacolo meraviglioso di colori e forme che mutano lungo le pareti verticali dei grattacieli. Nel frattempo l’attività di famiglia che mi legava al mondo dell’elettronica civile e industriale, pur piacendomi, incominciava a evolversi con la creazione da parte mia di una nuova azienda in cui amalgamare tecnologia, design futuribile e arte anche arcaica con un occhio all’aspetto del basso impatto ambientale, del rispetto della natura e del riciclo. Nasce così LADYLED s.r.l.

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PCB PLEXIGLASS fresato e LED

cm 63 x 80

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GIUGNO 2015

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