carta stagnola - orconero · intorno: munitevi di una lente di ingrandimento, un’aria...
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Bentornati cari lettori!
Come avrete potuto notare finalmente sono riuscito a dare un’ aspetto più
serio alla grafica della nostra rivista, per troppi anni costretta a una povera ma
funzionale impaginazione Word. Ancora c’è da lavorarci sopra visto che sto
litigando con Indesing, ma spero ora vi piaccia.
Visto che questa nuova impaginazione renderà l’Orco Nero più pesante in
termini di Kb, ora verrà inviato per posta solo l’avviso di uscita del nuovo
numero della rivista con un comodissimo link per scaricarlo, senza intasare
caselle postali. Abbonarsi quindi conviene sempre.
L’illustrazione di copertina è il mio personalissimo omaggio ai protagonisti di
“Tristano” che mi sembrava a tema visto la bella novità di questo numero:
infatti proprio con “Tristano” si inaugura la nuova serie di articoli di
Alessandro Forlani: si tratta di saggi, racconti e altro legati al Fantasy che ha
scritto per conferenze nel corso del tempo. Penso sia interessante per tutti
appassionati di Warhammer che voglio approfondire alcuni argomenti. Non vi
preoccupate, questi articoli saranno solo un’aggiunta alla normale quantità di
articoli dedicati al nostro Hobby preferito!
Prima di lasciarvi vi informo di un piccolo evento:
Sabato 19 e Domenica 20 Settembre si terrà a Gradara (PU) la manifestazione
ludica Marca ludens ( http://www.gdrmarche.it/marcaludens09/ ).
Durante il sabato a partire dalle ore 16, Alessandro Forlani terra la conferenza
del suo libro fantasy “Tristano” e del suo nuovo seguito “Anges”, subito dopo
toccherà a me con il mio fumetto “Assedio del castello” e dove parlerò anche
del mio lavoro di disegnatore professionista a tutti gli interessati. Per chi vuole
venire siete i benvenuti.
Ciao e alla prossima!
Alan D’Amico
REDAZIONE ORCO NERO
Vuoi collaborare anche tu all’Orco Nero?
Puoi spedire foto o articoli per vederli pubblicati con la
tua foto e il nome nel prossimi numeri della rivista,
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ALAN D'AMICO ALESSANDRO FORLANI THOMAS D'AMICO GAMBERINI ANDREA
Carta stagnola Per tutti quelli che non sanno che... anche la piu’ comunissima carta stagnola
trovata in cucina puo’ servire a creare delle perfette modifiche e arricchire le nostre miniature con qualcosa di unico.
Ebbene si eccomi ancora tra voi; pensavate che con questa nuova veste grafica il vostro
modellista/convertitore/pittore di fiducia avrebbe rinunciato ad apparire sprecando questo tempo in altro modo, ed
invece sono pronto a stupirvi con nuove stravaganti idee.
Come dite? Perché parlare di carta stagnola? Non serve solo per incartare il pollo e magari giocarci a rugby (come
in una famosa pubblicità)? Quanto vi sbagliate… Per prima cosa vi posso dire che quando cercate di fare una
modifica o quando cercate qualcosa di originale per realizzare il vostro esercito la prima cosa da fare è guardarsi
intorno: munitevi di una lente di ingrandimento, un’aria investigativa e magari anche un bella giacca da Sherlock
Holmes con tanto di pipa e via alla ricerca anche dentro casa. Proprio così ho trovato questa meravigliosa carta
utilissima per creare molte cose utili e di grande effetto con la classica soddisfazione di aver speso meno di zero
ed aver creato qualcosa di unico.
Iniziamo con qualcosa di semplice, per creare questa semplice staffa basta arrotolare
qualche centimetro di carta stagnola in modo irregolare; se vi risulta troppo sottile non
esitate a fare altre prove aumentando le dimensioni della carta tanto neanche la vostra
madre si accorgerà di qualche metro in meno nel rotolo da 64m. Una volta arrivati al giusto
spessore vi ritroverete con una specie di corda di carta stagnola lunga diversi centimetri;
ora tagliate un paio di centimetri da entrambi i lati
per eliminare le estremità che di solito sono troppo
sottili. Iniziate a curvare con le dita la carta stagnola
in modo da fare un piccolo semicerchio come nella
foto; fatto ciò vi basterà tagliare la parte inferiore
del bastone prendendo bene le misure con la
miniatura finale e dove la vorrete sistemare. Se
usate la miniatura solo per esposizione lasciate pure
il bastone così com’è, se invece dovrete anche
giocarci vi consiglio di inserire un po’ di fil di ferro
dentro la corda di carta stagnola (anche molto sottile) in modo da renderla
più resistente.
Vi ricordo che una volta che avrete preso manualità con la suddetta carta
stagnola sarà un gioco da ragazzi realizzare dei piccoli dettagli e magari
anche modificare intere unità come ad esempio questa corona: basta creare
la solita corda più o meno spessa, aiutarvi con una penna che abbia la
stessa circonferenza della testa dove poter appoggiare in seguito la corona,
arrotolare la corda alla penna, una volta sfilata la corda dalla penna tagliare
l’anello venuto meglio e realizzarci la corona. Magari aggiungendo
qualche dettaglio come quella mostrata. Con questa corona si potrebbe
creare una intera unità di scheletri del ghiaccio con tanto di corona e
scudo ghiacciato (che vedremo in seguito).
Ma non finisce qua: realizzare effetti magici come fulmini e saette che
erompono dal braccio del mago o dalla spada dell’eroe di turno con
questa tecnica e l’aiuto della carta stagnola tutto sembrerà
estremamente semplice. Basta munirvi della solita corda di carta
stagnola, penna e realizzare tutti i cerchi che vi servono; fatto questo
togliete la penna ed inserite la corta sul braccio attaccando con
l’Attack la parte iniziale. Una volta seccato create le spirali sempre più
grandi, ricordando di non esagerare per non perdere la stabilità della
miniatura ed il gioco è fatto.
Lasciando perdere la corda (anche perché tre esempi sono più che sufficienti a
farvi capire le potenzialità di questa tecnica) si potrebbe usare la carta stagnola
per realizzare delle basi ghiacciate. Per prima cosa dovete realizzare nella vostra
basetta un po’ di “movimento” e spessore. Per creare questo potete usare pezzi
di scarto come sprue vuoti o semplici stuzzicadenti. Ora strappate piccoli fogli
(2x2 cm massimo) di carta stagnola, accartocciatela, stendete uno stato di
vinavil sulla basetta e stendeteci il foglio in modo da coprire tutti gli spazi e
testurizzare gli scarti. Infine una volta seccata la colla basta colorare tutta la
basetta con il classico color ghiaccio ed aspettare che i vostri avversari si
inchinino dinnanzi a cotanta bellezza.
Questo effetto si può benissimo applicare anche sulle miniature creando
scudi (come nell’esempio sopra), vestiti, mantelli. Vi consiglio sempre di
stendere un velo di vinavil dietro per rendere tutto più stabile e se non volete
avere l’effetto ghiaccio basta stendere un velo di vinavil anche sopra per
ammorbidire l’effetto crespo e magari stenderci sopra un ulteriore stato di
erbetta sintetica in modo da creare un mantello di lupo (ovviamente
colorandolo con colori appropriati e non lasciarli il verde erbetta).
Per tutto questo ed altro come sempre i tre consigli principali
sono: aprire la mente e provare ad immaginare cosa poter
realizzare con questo materiale, far molte prove e non fermarsi
mai ai primi fallimenti. Basta poco per poter realizzare
fantastiche modifiche a costo zero ed utilizzando oggetti di uso
comune. Buon modellismo e buona ricerca.
Realizzato da Thomas D’Amico
Inauguro questo nuovo spazio riguardante sempre le nostre amate miniature, ma stavolta
pubblicando i meravigliosi lavori ottenuti ispirandosi a disegni ed immagini degli artisti
più famosi di Warhammer.
In questo numero ho l’onore di presentare i capolavori “Scibor”.
Brucia la strega
Oggi vi mostro questo originale
esercito di Khrangar che ho trovato
nello splendido sito dedicato all’Impero:
http://www.warhammer-
empire.com/warroom/ .
Quest’ Impero è la dimostrazione di
com’è possibile creare un esercito a
tema , unico e molto d’effetto,
semplicemente mischiando tra di loro le
miniature delle varie razze di
Warhammer senza troppe conversioni.
La concezione dell’ esercito è quello di
armata di Cacciatori di streghe: come
Potete vedere già dalle foto, si sono
utilizzate maggiormente le miniature dei
Bretoniani per rendere
più pratica e vissuta l’intera armata, per
dare un aspetto di “medioevo oscuro” in
confronto ai colori sgargianti delle livree
imperiali. Con questa scelta, si è passato
poi a caratterizzare meglio le truppe:
oltre le unità provinciali che sono
combinazioni dei villici
Bretoniani e armi imperiali, i
distaccamenti sono diventati
sapientemente mastini e folle
inferocite. Oltre agli immancabili
Flagellanti fatti con le vecchie
miniature, troviamo i cannoni: a
parte solo delle piccole
pergamene, qui la genialità è
stata realizzare i serventi con
pezzi dei ratti della peste per farli
sembrare una specie di reietti.
Per la cavalleria sono stati
utilizzati gli erranti Bretoniani
con gli scudi raffiguranti la
cometa a due code.
Per gli eroi è stato semplice rovistare
nell’enorme gamma Gw, ma anche
convertendo a Hoc i modelli
come il generale realizzato con vari
Bitz. Infine per render tutto l’esercito
omogeneo, tutto l’esercito è stato
colorato con varie tonalitè di
marrone e imbasettate con dei fogli
adatti di plasticare raffiguranti un
pavimento pietroso.
L’ALTRA REALTA’
Da oggi si inaugura una la rubrica di approfondimento del panorama Fantasy che ci
terrà compagnia per molti mesi,, scritta interamente da Alessandro Forlani e a cui lascio
presentarla a dovere:
“Lo studio, la scrittura letteraria e saggistica fanno parte del mio lavoro, anzi ne costituiscono la maggior parte. Poiché la passione per la Storia, il gioco di ruolo e di strategia mi hanno sempre accompagnato nella mia formazione - dai primi anni di scuola fino ad oggi! - è inevitabile che aspetti dell'una o dell'altra disciplina o hobby si presentino non di rado nelle diverse attività che svolgo. E' facile che nei miei racconti e articoli dedicati all'universo Games Workshop abbiate trovato suggestioni o citazioni esplicite di autori che amo, o riproposizioni in chiave fantastica di episodi storici. Così come non è improbabile che nelle mie prose "serie" accenni - da vero nerd nel cui cervello rotolano sempre dadi a sei facce! - a situazioni che solo un warhammerista può avere vissuto e può comprendere. Ciò mi ha consentito, nel corso di sono ormai ventidue anni!, di vivere il nostro hobby con inesausto entusiasmo
e come forma di cultura della generazione cui appartengo.
Gli articoli che seguono sono la messa in pratica di questa "filosofia".”
Assaggi di “Tristano”
Però quelli non mollano. Ne restano una decina. Hanno fatto, visto arretrare un Avvilente e un
Uomonero, li hanno sconfitti, li hanno visti ritirarsi, li hanno visti temere e scappare. Sono insieme,
sono tanti, sono armati, forti. Sono caduti i capitani, sono morti gli Eroi. Sul terreno per cui si
battono, su quel sozzo pavimento, scivolano sui loro umori gli calpestano le cervella. Scavalcano
irrispettosi i cadaveri dei compagni, ma li infoia la morte, la violenza li incendia. Più entusiasti,
motivati, coraggiosi. Bestie. Si eccitano. Vendichiamo i compagni! Bestie. All’assalto! Gli entusiasmi
bestiali. Il loro fuoco, la loro brama di fare a pezzi.
Forzano la porta che conduce alla darsena. Irrompono in un cortile, giù alla riva per una scala,
precipitano alle barche spintonandosi nel fango. Cadono – troppo buio, non sono pratici delle rive
– cadono, il coltello sempre in pugno. Si sostengono, si rialzano – il coltello sempre fra i denti,
sempre bestemmie sempre il ringhio assassino. Indovinano i passaggi, si abituano all’oscurità. La
linea blu profondo, tumultuosa dell’acqua, il parco aguzzo e nero delle polene dormienti. Di qua, di
qua! Si radunano presso i moli. Trafiggono di grida la notte piena del fiume.
Scrutano. Eccoli! La loro chiatta, di quei gran figli di puttana, ha già preso la corrente già mollati
gli ormeggi, già il Traghettatore spinge a fondo il suo remo già sa evitare le rocce lisce che
affiorano. Già la prua scolpita fende l’acque sabbiose, già striscia di schiuma l’onde placide e
brune. L’Uomonero e l’Avvilente riparati sul fondo, l’ampio manto di Tristano li camuffa di buio.
Ma è facile, sono loro, solo loro traversano: eccoli! Là! Sporchi bastardi, dàgli! E poi scorgono bene
e riconoscono Agnes. La ragazza ritta a poppa, esposta, incosciente, cerca di indovinare
quell’agitarsi di ombre. La riva già brulica e già sfrigola di micce, azzurri alla luna balenano gli
archibugi. Le sponde vociano, maledizioni, comandi; Tristano rapido afferra Agnes per le caviglie
la trascina la costringe nella pancia della barca. Ora cerca una voce di strategia e di
combattimento.
“Idiota, stai giù, ché hanno bocche da fuoco.”
La ragazza è guida utile. Preziosa. Mi serve viva.
Dalla riva le spingarde spianate. Fuoco! Bruciateli! Scoppiano, detonano: la notte fulmina,
s’incendia, si impuzzisce di zolfo. Il cielo all’improvviso è un pandemonio di uccelli, il canneto e le
ninfee sono un panico di gracidii. La riva ronza tutta di insetti. Ma le fiamme soffocano subito in
vapori ed aloni umidi, l’acqua e il buio rorido smorzano il tuono e la salva. Grazie al Regno. Utile. Il
tiro è fiacco, le pallottole cadono. Utile. Impossibile mirare. Impossibile ricaricare.
Qualcuno si rassegna, abbandona, fa spallucce. Ci sfuggono. E’ andata. Non si può fare
nient’altro.
Bravi. Perfetto. State cheti. Così.
Qualcuno, che imbecille, gli lancia dietro un pugnale. La lama affonda stupida nel fondale
limaccioso. Che iracondo. Che iracondo imbecille.
Col cazzo. Animo. Col cazzo. Li riprendiamo.
Altre barche, tante; altre chiatte ormeggiate e pronte. Basta sciogliere il nodo, basta spingere, dar
di remi. Lesti! Sotto! Montare in tre su ognuna! Saremo più leggeri. Più veloci di loro!
Santo Regno, non si fermano. E’ finita. Ci raggiungono. Ci affondano. Ci uccidono. Santo Regno, è
finita. Perché questo servo non sa remare più svelto?!
Il barcaiolo, ad occhi chiusi, indifferente al tumulto, spinge lento la chiatta nell’ampio grembo del
fiume. Senza parlare, senza gemere mai. Neppure sussulta al fischio dei pallettoni, neppure storce
la bocca al maledire degli inseguitori. L’acre odore della polvere da sparo svanisce al lezzo
immondo delle sue sudice vesti.
……
Tristano resta immobile, in piedi sull’asse. Cerca una maschera di certezza ineluttabile. Io lo so.
Lo so che cos’è. Questo è il Lago. Questo è il Regno. Sono un Grande Avvilente.
Qualcosa sale. Qualcosa affiora. Un fragore di cataratta, di frana, di disastro. Qualcosa appare
alla luce del sole. Qualcosa si scuote, si agita. Si vede. Questo è un Pesce. Una Bestia nell’Acqua.
Un dorso di squame brume incrostato di teredini, cespuglioso di alghe radicate fra enormi
branchie. Una pinna. Un’ala. Una cresta di spine scure che si rizza furiosa, turgida, velenosa,
ferrosi pungiglioni come denti di forcone. Una coda: lunga – troppi metri per sopportarlo – lucida,
ratta, spaventosa, nera; un’appendice serpentina molle. Che si biforca in una falce nera che
schiaccia taglia spazza e s’inabissa. Vertebre mostruose viscide chitinose che si abbattono spietate
sulle barche e sugli uomini. Non per ingoiarli azzannarli divorarli: cieca, feroce. Per macellarli.
Che già sospinti in alto dalla schiena smisurata precipitano fatti a pezzi nelle schiume ribollenti.
Qualcuno subito galleggia cadavere, corpo spezzato alla mercé dei flutti. Già le chiatte nere sono
solo relitti, sporcizia, schegge, segatura sull’acqua. Chi vivo è rovesciato nelle onde si riprende e
tenta a nuoto la vita: subito soffoca, l’acqua lo avvinghia, gli tracima la gola lo rinchiude in un
gorgo. Finché dal fondo non affiora anche una testa, un muso mostruoso, bruciante di occhi ciechi.
Si spalanca una fauce, una voragine di denti, trappola pallida carnosa flaccida di succhi zanne
viscosi acuminate. Una lingua appiccicosa lecca avvolge e stritola, brucia, corrode, fa le carne in
poltiglia. La bocca enorme quindi vomita, sbava, spande sull’acqua un umore rossocupo, viscere,
ossa, arti mutili fra i relitti.
Però il Grande Avvilente può restare sull’asse, l’Uomonero può badare alla manovra, Agnes
acquattata sul fondo della barca accanto al Traghettatore che poco a poco rinviene. La bestia non li
vede, non li sente, non li sfiora. Neppure nuota loro minacciosa attorno neppure li investe del getto
del suo sfiato. Eppure le squame lucide riflettono le loro ombre, eppure la loro chiglia galleggia a
un pelo dal dorso. Ma scivolano con l’acqua e come l’acqua sul mostro, la chiatta docile s’impenna
alle sue onde o ruota incolume ed esce presto dai gorghi. Come loro neppure esistessero. Come
fossero folata d’aria sull’acqua, una canna, una foglia, fanghiglia, un pugno della mota e dell’argilla
dei fondali.
Poi con un muggito, un fischio, un tuono la creatura esce intera dall’acqua: salta, s’avvita,
s’avvolge in spire in cielo. Stende le ali, le pinne, gli artigli, torce la rugosa antica bruna corazza e il
ventre pallido molle e butterato. L’odore è insopportabile, il ruggito assordante. Tristano chiude gli
occhi. La ragazza perde i sensi. Otre non si muove. Si avvinghia, tiene il remo. La bestia si rituffa,
si dilegua sul fondo. Scompare subito fra le tenebre e le schiume.
Tutto torna quieto, immobile, torpido di foschia. Gracidii. Voli d’uccello. Gli spifferi fra le canne.
Certo, quell’odore. Il barcaiolo. La sua sozzura. Tristano riapre gli occhi. Le rive. Indifferenti.
Piano il Traghettatore, come desto dal sonno, si leva e riprende il remo e conduce fra le nebbie.
Disegno di Andrea Alemanno, altre sue opere le troverete a httpwww.flickr.comphotosandreaalemanno .
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