care lettrici e cari lettori · 2014-03-28 · marzo-aprile 2014 care lettrici e cari lettori,...
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Marzo-Aprile 2014
Care lettrici e cari lettori, continua con fervore l'attività della Biblioteca di Sallustiosostenuta da una appassionata partecipazione dei nostri
studenti. Ci scusiamo anzi con coloro che, per vedere pubblicato il loro contributo, dovranno pazientare fino
alla prossima uscita.
A due anni esatti dalla scomparsa del grande scrittore Antonio Tabucchi, lo ricorda un articolo della rubrica
topo di biblioteca, scritto da uno studioso di importaza internazionale, che è a sua volta un affermato r
manziere: il prof. Maurizio Bettini dell'Università di Siena. La sua recensione si chiude con una nota pers
nale che ci rammenta come la letteratura sia qualcosa di
vivo, e gli scrittori non siano entità astratte, ma si frquentino tra loro e si possano incontrare nella quotidi
nità, per esempio in un ristorante. A proposito: vi ricordiamo che il giorno 2 aprile il n
stro Istituto ospiterà il celebre Marco Malvaldi: non perdete questa occasione di incontrare uno degli autori
attualmente di maggior successo. La nostra biblioteca si è dotata di diverse copie dei suoi libri: già quasi tutte
prese in prestito, anche in vista del Concorso
'cartella' più alta. Chi la scrive vince (il cui regolamento è disponibile sul sito della scuola). Le migliori recensioni
saranno premiate in occasione dell'incontro con lo steso Malvaldi. Siete ancora in tempo per partecipare...
Filomena Giannotti
Intervista ad Alberto Prunetti “Se avete un problema, scrivete, vi può aiutare; se siete
vittime di un’ingiustizia, denunciatela con rabbia e irnia. La scrittura è uno strumento potente per sanare le
ferite piccole e grandi”. Così ha esordito lo scrittore, “storyteller”, Alberto Prunetti nel presentare il suo te
zo romanzo, Amianto. Una storia operaia, agli studenti e ai docenti che lo hanno incontrato nel nostro Istituto lo
scorso 8 febbraio. Nella narrazione del dramma pers
nale e sociale, l’autore ha deciso di non indulgere al vitimismo, all’autocommiserazione, né al nichilismo d
struttivo, scegliendo l’ironia, amara è vero, ma anche propositiva perché generata da un’idea del mondo di
lettica in cui non manca l’impegno civile e cul
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2014 – Anno 1 – Numero 3 – www.istitutobandini.it
Biblioteca di Sallustio, sostenuta da una appassionata partecipazione dei nostri
Ci scusiamo anzi con coloro che, per vedere pubblicato il loro contributo, dovranno pazientare fino
A due anni esatti dalla scomparsa del grande scrittore Antonio Tabucchi, lo ricorda un articolo della rubrica Il
scritto da uno studioso di importan-za internazionale, che è a sua volta un affermato ro-
manziere: il prof. Maurizio Bettini dell'Università di Siena. La sua recensione si chiude con una nota perso-
nale che ci rammenta come la letteratura sia qualcosa di
, e gli scrittori non siano entità astratte, ma si fre-quentino tra loro e si possano incontrare nella quotidia-
A proposito: vi ricordiamo che il giorno 2 aprile il no-
stro Istituto ospiterà il celebre Marco Malvaldi: non perdete questa occasione di incontrare uno degli autori
attualmente di maggior successo. La nostra biblioteca si è dotata di diverse copie dei suoi libri: già quasi tutte
prese in prestito, anche in vista del Concorso La
(il cui regolamento è disponibile sul sito della scuola). Le migliori recensioni
saranno premiate in occasione dell'incontro con lo stes-so Malvaldi. Siete ancora in tempo per partecipare...
Filomena Giannotti
te un problema, scrivete, vi può aiutare; se siete
vittime di un’ingiustizia, denunciatela con rabbia e iro-nia. La scrittura è uno strumento potente per sanare le
ferite piccole e grandi”. Così ha esordito lo scrittore, presentare il suo ter-
, agli studenti e ai docenti che lo hanno incontrato nel nostro Istituto lo
scorso 8 febbraio. Nella narrazione del dramma perso-
nale e sociale, l’autore ha deciso di non indulgere al vit-ll’autocommiserazione, né al nichilismo di-
struttivo, scegliendo l’ironia, amara è vero, ma anche propositiva perché generata da un’idea del mondo dia-
lettica in cui non manca l’impegno civile e culturale di
un intellettuale che “lavora sul campo” e
rifiuta il ruolo di
scrittore separato. Elena Bonci e gli stu-
denti della V A Erica lo hanno intervistato.
Alessandra Gentili - Che funzione assegna alla scrittura?La scrittura è una freccia che deve saper raggiungere il
proprio obiettivo e che si nutre dcontinuare il suo percorso. A obiettivo raggiunto, d
nuncia un problema e alimenta un immaginario diverso da quello, triste e conformista, che spesso ci viene i
corniciato addosso da altri
realtà (giornalismo, TV, ad esempio). - Perché ha deciso di ripercorrere in modo parallelo la vita del padre attraverso la sua?Perché credo che la scrittura sia un atto fisico e costi f
tica. Non avranno la stessa bellezza, ma le mie carte son sudate quanto quelle di L
tastiera da doverne ricomprare una ogni pochi mesi e i miei tendini si sono infiammati per questi eccessi di ba
titura. La scrittura, però, al contrario dell’epoca di Lepardi, non porta alcun privilegio. Ormai è puro cottim
come traduttore o giornalista tute. Mi è venuto spontaneo fare un confronto sulla fat
ca del mestiere di vivere per come la conosceva mio p
dre che era un operaio e per come la conosco io. Nelle differenze, ci sono molte somigl
mio padre andava anche meglio. Di qui l’idea di scrivre saldando scene come lui saldava angolari in ferro. Di
coibentare, ovvero di proteggere con un materiale islante, una vicenda troppo pesante, con l’arma
dell’umorismo, come lui coibentava il calore del metallo con l’amianto. Che però gli ha rovinato i polmoni.
–Diritto al lavoro e diritto alla salute: come conciliarli?
In teoria i due diritti non esistono l’uno senza l’altro, in pratica non succede quasi mai. È per colmare
stanza tra la teoria e la pratica che dobbiamo impegnaci continuamente, con la scrittura e con l’impegno soci
le. In genere chi impiega i lavoratori però si pone solo il problema del profitto e del rispetto appena formale de
la normativa sulla sicurezza e sull’impatto ambientale.
www.istitutobandini.it
Che funzione assegna alla scrittura? La scrittura è una freccia che deve saper raggiungere il
proprio obiettivo e che si nutre di storie e memorie per continuare il suo percorso. A obiettivo raggiunto, de-
nuncia un problema e alimenta un immaginario diverso da quello, triste e conformista, che spesso ci viene in-
corniciato addosso da altri media più pacificati con la
smo, TV, ad esempio). Perché ha deciso di ripercorrere in modo parallelo la
vita del padre attraverso la sua? Perché credo che la scrittura sia un atto fisico e costi fa-
tica. Non avranno la stessa bellezza, ma le mie carte son sudate quanto quelle di Leopardi. Batto così forte sulla
tastiera da doverne ricomprare una ogni pochi mesi e i miei tendini si sono infiammati per questi eccessi di bat-
però, al contrario dell’epoca di Leo-pardi, non porta alcun privilegio. Ormai è puro cottimo:
come traduttore o giornalista freelance, mi pagano a bat-tute. Mi è venuto spontaneo fare un confronto sulla fati-
ca del mestiere di vivere per come la conosceva mio pa-
dre che era un operaio e per come la conosco io. Nelle differenze, ci sono molte somiglianze. Per certi aspetti a
mio padre andava anche meglio. Di qui l’idea di scrive-re saldando scene come lui saldava angolari in ferro. Di
coibentare, ovvero di proteggere con un materiale iso-lante, una vicenda troppo pesante, con l’arma
lui coibentava il calore del metallo con l’amianto. Che però gli ha rovinato i polmoni.
Diritto al lavoro e diritto alla salute: come conciliarli?
In teoria i due diritti non esistono l’uno senza l’altro, in pratica non succede quasi mai. È per colmare questa di-
stanza tra la teoria e la pratica che dobbiamo impegnar-ci continuamente, con la scrittura e con l’impegno socia-
le. In genere chi impiega i lavoratori però si pone solo il problema del profitto e del rispetto appena formale del-
icurezza e sull’impatto ambientale.
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Provate in questi tempi a proporre una norma molto
forte sulla sicurezza: le aziende vi diranno che sono co-strette a licenziare o a scappare all’estero, dove pagano
di meno il lavoro e possono inquinare di più. Purtroppo i diritti non sono solo questioni di etica formale, ma
hanno a che fare con pratiche economiche tutt’altro che illuminate filosoficamente. La vile moneta vale più della
salute dei lavoratori e dell’aria che respiriamo. - La questione della sicurezza sul lavoro è attuale, ma non viene adeguatamente affrontata, rischiando così di divenire un tabù. Perché, a suo avviso, questo alo-ne di omertà? Penso di aver già risposto in parte nella domanda pre-
cedente. Sulla questione dell’amianto, per anni la mul-tinazionale Eternit è riuscita a guadagnarsi il favore di
chi doveva controllare gli stabilimenti. Le visite degli
ispettori erano telecomandate e il giorno prima di un controllo gli operai dovevano ripulire tutta la polvere
nociva, così tutto appariva regolare. Per fortuna c’è chi ha rotto questo muro d’omertà. Ma per avere ragione
da un tribunale, per una cosa evidente, a Casale Mon-ferrato ci sono voluti quarant’anni di lotte, tra le strade
e i tribunali, e intanto sono morte tremila persone, tra lavoratori e cittadini. - Cosa ne pensa della questione dell'Ilva? È una situazione simile a quella di Casale, temo anche
nel numero dei decessi. Io sono cresciuto in un luogo
che ha ospitato la prima Ilva d’Italia (Follonica) e so che la fabbrica era il pane dei nostri padri. Ma è anche il
drago che li ha uccisi. È giusto che per farci mangiare e studiare siano morti? No, non è giusto. Taranto è diven-
tata una strada senza sfondo: hanno creato una catte-drale nel deserto, che ha fatto il vuoto delle altre prezio-
se risorse economiche. Almeno a Piombino il turismo e l’agricoltura non sono stati azzerati, anzi. Il problema è
complesso, ha a che fare anche con le privatizzazioni e
la globalizzazione. Però così non possono andare avan-ti. Meglio se riducono e se obbligano i Riva a pagare per
pulire, dando lavoro nelle bonifiche per anni. Ma non posso essere io a dare soluzioni a problemi che gli im-
prenditori e i politici italiani hanno creato. Il mio com-pito è dare un segnale d’allarme.
Elena Bonci e gli studenti della V A Erica
Ultimi acquisti Nel corso di quest’anno scolastico di-
versi libri sono andati a incrementare la già vasta dotazione della nostra Bi-
blioteca. Si tratta di testi di genere sia
narrativo sia saggistico e attinenti a varie discipline, anche di interesse
scientifico. Alcuni acquisti sono stati suggeriti dagli stessi alunni, anche tramite la nostra rubrica Prossima-
mente in Biblioteca. Altri sono stati richiesti dai docenti, per colmare qualche lacuna, oppure per permettere agli
studenti di conoscere gli autori che sono stati o saranno ospiti del nostro Istituto e discutere di quanto scritto da
loro. Ci sembra di offrire un servizio utile a tutti gli u-
tenti riportandone l'elenco (i numeri tra parentesi ac-canto ai titoli indicano il numero di copie disponibili).
Antonietta Maria Bernardi
Prossimamente in Biblioteca I passi dell'amore è uno dei best sellers
di Nicholas Sparks. Scritto nel 1999, è diventato un film nel 2002, come
altri sette dei suoi diciannove ro-manzi.
"Spesso ripercorro mentalmente quell'anno, lo riporto in vita e mi rendo conto di provare immancabilmente
uno strano sentimento, fatto di dolore e di gioia. In certi
Allende Isabel Zorro
Angela Alberto Impero
Bagni Giorgio Tomaso
Curiosità e divertimenti con i numeri (9)
Bales Kevin I nuovi schiavi
Benni Stefano Il bar sotto il mare; Le Beatrici; Pane e
tempesta; Saltatempo
Bocca Giorgio Le mie montagne
Brunel Philippe Gli ultimi giorni di Marco Pantani
Capote Truman Colazione da Tiffany (2)
Constant
Benjamin Adolphe (2)
D'Avenia
Alessandro Cose che nessuno sa (2)
De Luca Erri Il peso della farfalla
Fante John La confraternita dell'uva
Gibran Kahlil Il Profeta. Il giardino del Profeta
Giustolisi Franco L'armadio della vergogna
Grossman Vasilij L'inferno di Treblinka (5)
Levi Primo I sommersi e i salvati (5);
Se questo è un uomo
Lucarelli Carlo Misteri d'Italia
Malvaldi Marco
La briscola in cinque (2); Il gioco delle tre carte (2); Il re dei giochi (2); La carta
più alta (2); Odore di chiuso (2); Milioni di milioni (2); Argento vivo (2)
Mandela Nelson Lungo cammino verso la libertà
Mastrocola Paola
Che animale sei? Storia di una pennuta; E se covano i lupi; La felicità del
galleggiante; La gallina volante; La narice del coniglio; La scuola raccontata al mio cane; Non so niente di te; Palline
di pane; Più lontana della luna; Togliamo il disturbo; Una barca nel
bosco
McConnon Aili La strada del coraggio. Gino Bartali,
eroe silenzioso
Nissim Gabriele Il tribunale del bene;
L'uomo che fermò Hitler
Pacifici Noja Ugo Il cacciatore di Giusti
Pineiro Claudia Betibù
Prunetti Alberto Amianto (20)
Saletti Carlo Visitare Auschwitz
Saviano Roberto La bellezza e l'inferno; ZeroZeroZero
Silone Ignazio Fontamara (2)
Verri Melo Ilda La speranza tradita
Zecchina Adriano Alchimie nell'arte (6)
momenti vorrei tornare indietro nel tempo per spazzare
via tutta la tristezza, ma ho la sensazione che, se lo fcessi, se ne andrebbe anche la gioia. Così prendo i r
cordi come vengono, accettandoli in tutto, lasciando che mi guidino tutte le volte che si affacciano alla memoria".
Sono le parole di un anziano signore, Landon Carter, che con un lungo flashback racconta un anno decisivo
nella sua vita, l'anno in cui s'innamorò perdutamente della figlia del pastore, Jamie, una ragazza
tutti. Siamo negli anni '50 a Beaufort, una cittadina della
località costiera del Nord Carolina. Jamie porta con sé sempre una Bibbia, quella di sua madre che morì da
dola alla luce. Landon è stato lasciato dalla fidanzata pochi giorni prima del ballo di fine anno e si ritrova ad
invitare Jamie per non andarci da solo. Lui e Jamie si conoscono in realtà fin da piccoli, perché hanno sempr
frequentato le stesse classi. Così, fin dall'iniziospiega a Landon che lui non può innamorarsi di le
glielo promette. Ma i colpi di scena saranno tantissimi...
E quella che può sembrare la storia di un anziano che ha nostalgia della sua adolescenza diventerà una storia
di amore e di dolore tra due diciassettenni. I passi dell'amore è infatti un romanzo che insegna a v
dere il dolore in una maniera diversa, perché ci fa capre che i dolori si possono talora superare, ma quelli di
alcune persone, come la povera Ja-mie nel romanzo, no. Lo consiglio
vivamente a chi crede di avere tutti i
problemi del mondo, a chi dice di non avere voglia di vivere e a chi
crede che l'amore sia un sentimento stupido. Ma l'amore non è solo quel-
lo tra fidanzati, ma anche quello tra padre e figlia, quello tra amici: per-
ché Jamie, se avesse potuto, sarebbe rimasta in vita per il suo amore...
Micaela Escoval
Letti e riletti “Ho percorso questo lungo cammino verso la libertà sforzandomi di non
esitare, e ho fatto alcuni passi falsi lungo la via. Ma ho scoperto che d
po aver scalato una montagna ce ne sono sempre altre da scalare. Adesso
mi sono fermato un istante per rip
sare, per volgere lo sguardo allo splendido panorama che mi circonda, per guardare la strada che ho percorso.
Ma posso riposare solo qualche attimo, assieme alla lbertà vengono le responsabilità… il mio lungo cammino
non è ancora alla fine.” Nell’autobiografia Lungo cammino verso la libertà
nelli, 1995), Nelson Mandela ripercorre le tappe delsua vita, contrassegnata da ingiustizie, emarginazio
sofferenza, ma anche dai risultati ottenuti: la sua nascita
e la sua giovinezza in un povero villaggio di capanne, dove trascorreva le giornate correndo a piedi nudi per i
campi e giocando alla lotta con il bastone con i compgni, la maturità e la militanza politica, i ventisette terr
bili anni di prigionia e infine l’elezione come primo pr
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momenti vorrei tornare indietro nel tempo per spazzare
via tutta la tristezza, ma ho la sensazione che, se lo fa-cessi, se ne andrebbe anche la gioia. Così prendo i ri-
andoli in tutto, lasciando che ino tutte le volte che si affacciano alla memoria".
Sono le parole di un anziano signore, Landon Carter, racconta un anno decisivo
nella sua vita, l'anno in cui s'innamorò perdutamente della figlia del pastore, Jamie, una ragazza evitata da
tutti. Siamo negli anni '50 a Beaufort, una cittadina della
località costiera del Nord Carolina. Jamie porta con sé sempre una Bibbia, quella di sua madre che morì dan-
dola alla luce. Landon è stato lasciato dalla fidanzata l ballo di fine anno e si ritrova ad
invitare Jamie per non andarci da solo. Lui e Jamie si conoscono in realtà fin da piccoli, perché hanno sempre
le stesse classi. Così, fin dall'inizio, Jamie non può innamorarsi di lei e lui
glielo promette. Ma i colpi di scena saranno tantissimi...
E quella che può sembrare la storia di un anziano che ha nostalgia della sua adolescenza diventerà una storia
diciassettenni. romanzo che insegna a ve-
dere il dolore in una maniera diversa, perché ci fa capi-re che i dolori si possono talora superare, ma quelli di
Micaela Escoval (II TUR)
Ho percorso questo lungo cammino verso la libertà sforzandomi di non
esitare, e ho fatto alcuni passi falsi lungo la via. Ma ho scoperto che do-
po aver scalato una montagna ce ne altre da scalare. Adesso
mi sono fermato un istante per ripo-
sare, per volgere lo sguardo allo splendido panorama che mi circonda, per guardare la strada che ho percorso.
Ma posso riposare solo qualche attimo, assieme alla li-il mio lungo cammino
Lungo cammino verso la libertà (Feltri-
nelli, 1995), Nelson Mandela ripercorre le tappe della emarginazione e
uti: la sua nascita
e la sua giovinezza in un povero villaggio di capanne, dove trascorreva le giornate correndo a piedi nudi per i
campi e giocando alla lotta con il bastone con i compa-gni, la maturità e la militanza politica, i ventisette terri-
di prigionia e infine l’elezione come primo pre-
sidente nero del Sudafrica.
Il libro dà voce all’incredibile forza di volontà e all’indignazione per l’ingiustizia che ha sempre co
traddistinto Mandela, premio Nobel per la Pace, fin dai tempi dell’università, dalla quale fu espulso dopo aver
protestato per ottenere delle condizioni migliori per gli studenti. La politica cominciò poi a giocare un ruolo
molto significativo nella sua vita, quando, mosso dall’umiliazione e dalle sofferenze della sua gente e o
feso dalle leggi sempre più ingiuste e intollerabili imp
ste dal governo razzista, che era al potere in Sudafrica, costituì la Lega Giovanile dell’
Mandela fu arrestato per la prima volta nel 1952, ma già da tempo era divenuto un cr
per ciò che aveva fatto, ma per quello in cui credeva. Nel 1964 fu condannato all’ergastolo a Robben Island,
un isolotto in mezzo alle onde dell’Oceano Atlantico. Ai prigionieri era permesso di scrivere e ricevere solo una
lettera e una visita ogni sei mesi: un isolamento in un
vero e proprio inferno, dove ogni diritto era negato. Per riempire le giornate erano sottoposti a lavori forzati
spaccare pietre da trasformarschiavi nella vicina cava di calcare
accecante. La vita era tremendamente dura. Cominciò così una nuova e diversa battaglia: quella per miglior
re le condizioni di prigionia, terribilmente ingiuste e dsumane. A metà degli anni ’80, la crescente pressione
internazionale portò finalmente, dopo ventisette anni di
prigionia, alla sua scarcerazione. Nel 1994, una volta sconfitto l’apartheid, Mandela venne eletto presidente
del Sudafrica. La sua storia ha ispirato e continua a ispirare, nelle loro
piccole e grandi sfide, migliaia di uomini e leader in tutto il mondo.
Lungo cammino verso la libertàque un libro da leggere o da rilegg
re, mentre scaliamo le nostre mo
gne e combattiamo le nostre baglie, incontrando l’avversario pe
persuaderlo con il rispettoal diritto naturale dell’uguaglianza
Lorenzo Sani
Lo scaffale di Anna FrankAvete mai provato a chiedervi
come vi sentireste se un giorno qualcuno vi togliesse la libertà?
Se qualcuno vi strappasse dalla vostra casa privandovi di tutto:
di un pasto caldo, del vostro letto confortevole, dell'
more dei vostri cari? Io non riesco a immaginarlo un mondo del genere; eppure le testimonianze e la storia ci
insegnano che tutto questo, e molto altro, è realmente accaduto.
Tra le tante storie che raccontano la tragica realtà dell'locausto degli ebrei, una delle più toccanti è il romanzo
di Elie Wiesel, La notte. In questo libro viene raccontato lo sterminio degli ebrei visto dagli occhi di un ragazz
no di quindici anni, Eliezer
Auschwitz viene separato dalla madre e dalla sorellina,
sidente nero del Sudafrica.
Il libro dà voce all’incredibile forza di volontà e all’indignazione per l’ingiustizia che ha sempre con-
traddistinto Mandela, premio Nobel per la Pace, fin dai , dalla quale fu espulso dopo aver
protestato per ottenere delle condizioni migliori per gli studenti. La politica cominciò poi a giocare un ruolo
molto significativo nella sua vita, quando, mosso dall’umiliazione e dalle sofferenze della sua gente e of-
o dalle leggi sempre più ingiuste e intollerabili impo-
ste dal governo razzista, che era al potere in Sudafrica, costituì la Lega Giovanile dell’African National Congress.
Mandela fu arrestato per la prima volta nel 1952, ma già da tempo era divenuto un criminale per la legge, non
per ciò che aveva fatto, ma per quello in cui credeva. Nel 1964 fu condannato all’ergastolo a Robben Island,
un isolotto in mezzo alle onde dell’Oceano Atlantico. Ai prigionieri era permesso di scrivere e ricevere solo una
e una visita ogni sei mesi: un isolamento in un
vero e proprio inferno, dove ogni diritto era negato. Per riempire le giornate erano sottoposti a lavori forzati:
spaccare pietre da trasformare in ghiaia e lavorare come schiavi nella vicina cava di calcare bianco, sotto il sole
accecante. La vita era tremendamente dura. Cominciò così una nuova e diversa battaglia: quella per migliora-
re le condizioni di prigionia, terribilmente ingiuste e di-A metà degli anni ’80, la crescente pressione
portò finalmente, dopo ventisette anni di
prigionia, alla sua scarcerazione. Nel 1994, una volta , Mandela venne eletto presidente
La sua storia ha ispirato e continua a ispirare, nelle loro
migliaia di to il mondo.
Lungo cammino verso la libertà è dun-que un libro da leggere o da rilegge-
re, mentre scaliamo le nostre monta-
gne e combattiamo le nostre batta-glie, incontrando l’avversario per
persuaderlo con il rispetto e piegarlo al diritto naturale dell’uguaglianza.
Lorenzo Sani (III RIM)
Lo scaffale di Anna Frank Avete mai provato a chiedervi
come vi sentireste se un giorno qualcuno vi togliesse la libertà?
Se qualcuno vi strappasse dalla vostra casa privandovi di tutto:
di un pasto caldo, del vostro letto confortevole, dell'a-
more dei vostri cari? Io non riesco a immaginarlo un mondo del genere; eppure le testimonianze e la storia ci
insegnano che tutto questo, e molto altro, è realmente
raccontano la tragica realtà dell'o-locausto degli ebrei, una delle più toccanti è il romanzo
In questo libro viene raccontato lo sterminio degli ebrei visto dagli occhi di un ragazzi-
no di quindici anni, Eliezer. Al momento dell'arrivo ad
Auschwitz viene separato dalla madre e dalla sorellina,
e l'unico motivo che lo aiuta ad andare avanti è la pr
senza del padre al suo fianco. Prova sulla sua pelle l'iferno del campo di concentramento, di cui non diment
cherà mai il fumo che usciva dal forno crematorio e “il volto dei bambini di cui aveva visto i corpi trasformarsi
in volute di fumo sotto un cielo muto”. I nazisti gli fano perdere la fede in Dio e nell'umanità, gli uccidono
l'anima e i sogni. Suo padre non riesce a sfuggire alla morte, ma Eliezer è uno dei pochi sopravvissuti. E
quando il campo di concentramento viene liberato dagli
Americani, i pochi superstiti non pensano alla vendetta, né ai parenti, ma solo al pane.
Impossibile non chiedersi come tutto quesuccedere. Come si sia potuto organizzare un genocidio
di queste proporzioni ed annientare un'intera etnia. Come il resto del mondo abbia potuto tacere così a
lungo prima di intervenire. Ma ancora più costernante è che esiste ancora chi sostiene che
tutto questo non sia mai accaduto.
Di fronte a tanta cecità, non si può far altro che rimanere avviliti e
senza parole. Io, dal canto mio, dopo aver letto questa ennesima
testimonianza, ho imparato ad apprezzare maggiormente la
vicinanza delle persone che amo, il cibo caldo e il mio letto accogliente.
Urim Qovanaj
Il topo di bibliotecaImmaginate un uomo grasso, traquillo, non più giovane, che vive in
un paese affacciato sull’Oceano: il Portogallo. Si chiama Pereira, fa il
giornalista e la sua vita è monotna, quasi stanca. Praticamente non
ha amici, parla solo con un prete, a cui pone domande
astruse – monotone e stanche come la sua vita fotografia della moglie morta. Eppure attorno a lui, a
Lisbona, succedono tante cose, gravi e brutte. A quell’epoca infatti il Portogallo vive sotto la dittatura di
António de Oliveira Salazar, la polizia politica arresta e imprigiona gli oppositori, l’aria è soffocante, ma Pereira
sembra quasi non accorgersene. Continua a porre dmande astruse al prete, a parlare con la fotografia della
moglie morta, a camminare per le vie di Lisbona
ché improvvisamente, per un caso, dei giovani entrano nella sua vita. E sono ragazzi vivi, appassionati, che
hanno voglia di vivere e di lottare. Accade cosgiorno dopo giorno, la vita di Pereira prend
che non aveva mai avuto prima – e questo ritmo diveta il ritmo stesso del racconto, che Antonio Tabucchi r
lancia da un capitolo all’altro in un modo sempre più trascinante, coinvolgente, finché il mite e grasso Pereira
si scoprirà un uomo completamente diverso:
perfino di vendicarsi di quel regime ottuso e crudele che ha distrutto la vita di quei ragazzi e ha soffocato a
che la sua, benché prima di averli incontrati egli non se ne fosse mai accorto.
Era l’estate di tanti anni fa, e Tabucchi venne a trovarmi
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e l'unico motivo che lo aiuta ad andare avanti è la pre-
senza del padre al suo fianco. Prova sulla sua pelle l'in-ferno del campo di concentramento, di cui non dimenti-
ai il fumo che usciva dal forno crematorio e “il volto dei bambini di cui aveva visto i corpi trasformarsi
in volute di fumo sotto un cielo muto”. I nazisti gli fan-no perdere la fede in Dio e nell'umanità, gli uccidono
ce a sfuggire alla morte, ma Eliezer è uno dei pochi sopravvissuti. E
quando il campo di concentramento viene liberato dagli
Americani, i pochi superstiti non pensano alla vendetta,
Impossibile non chiedersi come tutto questo sia potuto si sia potuto organizzare un genocidio
di queste proporzioni ed annientare un'intera etnia. Come il resto del mondo abbia potuto tacere così a
lungo prima di intervenire. Ma ancora più costernante è
Urim Qovanaj (IV CAT)
Il topo di biblioteca Immaginate un uomo grasso, tran-quillo, non più giovane, che vive in
un paese affacciato sull’Oceano: il Portogallo. Si chiama Pereira, fa il
e la sua vita è monoto-na, quasi stanca. Praticamente non
ha amici, parla solo con un prete, a cui pone domande
monotone e stanche come la sua vita – e con la fotografia della moglie morta. Eppure attorno a lui, a
avi e brutte. A quell’epoca infatti il Portogallo vive sotto la dittatura di
António de Oliveira Salazar, la polizia politica arresta e imprigiona gli oppositori, l’aria è soffocante, ma Pereira
sembra quasi non accorgersene. Continua a porre do-se al prete, a parlare con la fotografia della
moglie morta, a camminare per le vie di Lisbona – fin-
ché improvvisamente, per un caso, dei giovani entrano nella sua vita. E sono ragazzi vivi, appassionati, che
hanno voglia di vivere e di lottare. Accade così che, giorno dopo giorno, la vita di Pereira prenda un ritmo
e questo ritmo diven-ta il ritmo stesso del racconto, che Antonio Tabucchi ri-
lancia da un capitolo all’altro in un modo sempre più é il mite e grasso Pereira
si scoprirà un uomo completamente diverso: capace
perfino di vendicarsi di quel regime ottuso e crudele che ha distrutto la vita di quei ragazzi e ha soffocato an-
che la sua, benché prima di averli incontrati egli non se
Era l’estate di tanti anni fa, e Tabucchi venne a trovarmi
a Montenero, sul mare sopra Livorno, dove abbiamo
una casa. Lo portai a cena in un ristorantino che gli piceva, mangiammo pesce alla griglia, a un certo punto
gli chiesi a che punto fosse con il romanzo che stava scrivendo. “Ho finito” disse. “E
come l’hai intitolato?” chiesi io, di impulso. Lui rimase in silenzio,
come se fosse imbarazzato, e io mi pentii di quello che ave
Ebbi l’impressione di avergli fatto
una domanda indiscreta, e focosì. “Sostiene Pereira” risp
po un secondo “si intitola Pereira”. E io ebbi l’impressione di
sentire già quel ritmo.
(prof. di Filologia greca e latina
e articolista del quotidiano
Librarsi
“Si può insegnare a un compnon gli si può insegnare ad
“Una volta un tale che doveva fare una ricerca andava
in biblioteca, trovava dieci titoli sull'argomento e li legeva; oggi schiaccia un bottone del suo computer, ric
ve una bibliografia di diecimila titoli, e rinun “Soltanto il sapere che esita conta. Questo è ciò che, più
di ogni altra cosa, manca al computer: l'esitazione.
Impaginazione e stampa a cura di Mirella Cocco
a Montenero, sul mare sopra Livorno, dove abbiamo
casa. Lo portai a cena in un ristorantino che gli pia-ceva, mangiammo pesce alla griglia, a un certo punto
fosse con il romanzo che stava scrivendo. “Ho finito” disse. “E
me l’hai intitolato?” chiesi io, di pulso. Lui rimase in silenzio,
to, e io mi evo detto.
vergli fatto
ta, e forse era ra” rispose do-
po un secondo “si intitola Sostiene E io ebbi l’impressione di
Maurizio Bettini
di Filologia greca e latina – Università di Siena
e articolista del quotidiano “La Repubblica” )
gnare a un computer a dire «Ti amo», ma gnare ad amare.”
Albert Jacquard Una volta un tale che doveva fare una ricerca andava
trovava dieci titoli sull'argomento e li leg-va; oggi schiaccia un bottone del suo computer, rice-
ve una bibliografia di diecimila titoli, e rinuncia”. Umberto Eco
apere che esita conta. Questo è ciò che, più
di ogni altra cosa, manca al computer: l'esitazione.” Elias Canetti
Impaginazione e stampa a cura di Mirella Cocco (V Mercurio)