capitolo 15 - collaborazione

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483 Capitolo 15 Collaborazione arry inalava l’acre odore del soffice strato di foglie umide che ricoprivano il terreno sotto la boscaglia. Non riusciva a muove- re un muscolo, e per quanto s’impegnasse a pensare la parola “Finitus”, non otteneva alcun risultato. In compenso, sentiva i passi del suo aggressore avvicinarsi sempre più. Si ritrovò a riflettere su chi poteva averlo Pie- trificato. Possibile che un'altra persona avesse utilizzato la sua stessa strategia? Poco prima di nascondersi aveva osservato il luogo intorno a sé, e non si era accorto di alcun movimento anomalo nei dintorni. Oppure, pensò, il suo ag- gressore avrebbe potuto essere Disilluso. A quel pensiero, s'immaginò automaticamente l'espressione soddisfatta di McLaggen che lo eliminava dal gioco. Sentiva i passi avvicinarsi sempre più. Il fru- H

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Collaborazione

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Capitolo 15

Collaborazione

arry inalava l’acre odore del soffice strato di foglie umide che ricoprivano il terreno sotto la boscaglia. Non riusciva a muove-

re un muscolo, e per quanto s’impegnasse a pensare la parola “Finitus”, non otteneva alcun risultato. In compenso, sentiva i passi del suo aggressore avvicinarsi sempre più. Si ritrovò a riflettere su chi poteva averlo Pie-trificato. Possibile che un'altra persona avesse utilizzato la sua stessa strategia? Poco prima di nascondersi aveva osservato il luogo intorno a sé, e non si era accorto di alcun movimento anomalo nei dintorni. Oppure, pensò, il suo ag-gressore avrebbe potuto essere Disilluso. A quel pensiero, s'immaginò automaticamente l'espressione soddisfatta di McLaggen che lo eliminava dal gioco. Sentiva i passi avvicinarsi sempre più. Il fru-

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scio che raggiungeva le sue orecchie, però, sembrava più attutito del normale. Gli tornò in mente il Folletto da lui Pietrificato. Come aveva fatto a non pensarci prima? Tutti erano a conoscenza della profonda solidarietà che vige tra i Folletti, e non poteva negare la possibilità che ve ne fossero due a partecipare alla Selezione. Possibile che il primo Folletto si fosse fatto Pietrificare apposta, per permettere al secondo di colpire lui? Poi, la voce dell'aggressore gli tolse ogni dubbio. « Cavolo, amico, non pensavo fossi tu! » Harry sentì il cuore tornargli al giusto posto, mentre riprendeva la facoltà di muoversi. Si voltò in posizione supina, e vide il braccio di Ron teso verso di lui. Afferrò la sua mano e si rialzò, respirando affannosamente. « Pensavo di essere spacciato » confidò all’amico, che lo salutò con una pacca sulla spalla. « Non avresti avuto scampo, se al mio posto ci fosse stato un altro » commentò lui, lo sguardo rivolto oltre le spalle di Harry, verso il

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Folletto pietrificato. « Questo qua, invece » riprese poi, mentre si dirigeva nella sua direzione « ha terminato la Prova » Cercò l’Oggetto tastando gli indumenti della creatura finché non lo trovò nascosto all’interno della fibbia della cintura: era una specie di galeone, molto simile a quelli creati da Hermione per le riunioni dell’Esercito di Si-lente. Poi, senza esitare, lo polverizzò con un pigro colpo di bacchetta, provocando la Smate-rializzazione istantanea dell’escluso. « Quanti ne hai fatti fuori? » chiese poi a Harry. « Solo uno, per ora » rispose lui « Ma so per certo che ne abbiamo quattro in meno, Folletto incluso » « Bene » commentò Ron « Io ne ho fatti spa-rire altri due. Due ragazzi un po’ stupidi, a dire il vero » « Allora siamo a buon punto. Continuiamo insieme? » buttò lì Harry. Ron annuì con espressione contrita e comin-ciò a guardarsi intorno; senza più parlare, poi,

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si diressero verso una zona ricca di arbusti bas-si. Harry si sentiva decisamente più sicuro sa-pendo che il suo miglior amico gli guardava le spalle. Quella prova era davvero molto impe-gnativa: tutti contro tutti. Poter contare su qual-cuno era molto rassicurante, e lui e Ron ne avevano passate tante insieme; ma non poteva-no abbassare la guardia. « Harry! » esclamò Ron, dopo pochi minuti « Ci troviamo nella stessa foresta in cui ho di-strutto il Medaglione di Serpeverde! » Harry si voltò, e vide in lontananza il laghetto da lui prima visitato. Non fece in tempo a ri-spondere all'amico però, che un rumore sulla loro destra li fece arrestare. Si sentivano passi molto pesanti tra le foglie, uniti al l'inconfon-dibile crepitio di fronde che venivano spezzate. Immediatamente, entrambi si nascosero dietro ad una siepe, e videro arrivare un uomo molto alto e robusto, dalle sembianze simili a quelle di Hagrid. Harry segnalò all'amico che lo avrebbe attaccato sul lato destro, mentre Ron avrebbe dovuto sorprenderlo dal lato sinistro.

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Appena furono entrambi in posizione, lo Schiantarono da entrambi i lati; gli incantesimi, però, sembrarono rimbalzargli sul corpo pos-sente. L'uomo gigantesco scosse la testa come per allontanare un moscerino e si guardò intor-no, molto lentamente. Leggermente sorpreso dal mancato effetto degli incantesimi, Harry, incrociò lo sguardo di Ron, che gli fece intuire il suo piano. Senza perdere neanche un secondo, lanciò un fiotto di luce rosata in direzione del mago, che si voltò nella sua direzione. Sollevato dall'aver capito dove si trovava il suo avversario, quest'ultimo iniziò a correre verso di lui, ma non riuscì a raggiungerlo. Una grossa pietra ricadde sulla sua testa, facendolo svenire e cadere rovinosamente a terra. « Immobilus » pronunciò Ron, avvicinandosi alla sua vittima. « Per un secondo ho creduto che non saresti riuscito a colpirlo prima che mi riducesse a pezzetti » commentò Harry, leggermente scos-so. « Come hai potuto anche solo pensare una

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cosa del genere? » lo rimbeccò Ron, con tono divertito « Ho fatto esperienza con un Troll, ri-cordi? » Detto questo, si avvicinò per prendere l'Og-getto, frugò a lungo, poi alzò lo sguardo sull'a-mico e scosse la testa. Così anche Harry iniziò a cercare nelle tasche della casacca che l'omone indossava. I pantaloni erano aderenti e non sembravano nascondere nulla. Possibile che l'enorme mago non facesse parte della Selezione? Possibile che si trovasse sola-mente nel posto sbagliato al momento sbagliato? « Accio Oggetto » bisbigliò, preso dallo scon-forto. Subito dopo, apparve un ferro di cavallo at-taccato al cordino che chiudeva la casacca al collo. Harry si arrampicò sull'immenso torace del mago e lo liberò, per poi passarlo a Ron, che lo distrusse. « Ormai sono bravissimo a distruggere ogget-ti di qualsiasi genere » scherzò quest'ultimo. Proprio in quel momento, però, sentirono dei bisbigli poco lontani. Il frastuono del colosso

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che cadeva non e doveva essere passato inos-servato, così si guardarono un istante negli oc-chi e si Disillusero, cercando di allontanarsi ve-locemente da quel luogo. Harry si inoltrò nel bosco, stando attento a do-ve metteva i piedi per cercare di non attirare gli altri concorrenti. trovato un tronco caduto, vi si accovacciò dietro e si voltò per cercare Ron, ma non sentì nè passi nè altri segni di vita. Era nuovamente solo. Dopo aver atteso qualche secondo, decise di procedere sempre dritto, con la sicurezza di es-sere diretto verso Nord. Ad un certo puntò, però, intravide, in lonta-nanza, un’inconfondibile divisa rossa che si stagliava contro i colori autunnali dell’ambiente. Si avvicinò e notò che l'uomo rimaneva imperturbabile. Gli ricordò le guardie della Regina d'Inghilterra fuori da Buckingham Palace. Quando era andato in gita scolastica a Londra con la sua classe Babbana, i suoi com-pagni avevano cercato con smorfie e versacci di far distrarre la guardia al cancello, senza ot-tenere alcun risultato.

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Cercò di farsi notare, ma sembrava che l'uo-mo non lo potesse vedere. Poi, all'improvviso, un notò rumore spostò l'at-tenzione di Harry alla destra dell'uomo in rosso. « Sei stanco, Herman? » chiese un secondo mago in uniforme, che si era Materializzato poco distante « Il tuo turno è finito. Ora tocca a me » « Grazie, Greg. In effetti questi ragazzini ci stanno impiegando più del previsto » commen-tò Herman, sciogliendosi dalla sua posizione statuaria. « Notato qualcosa di strano? » chiese ancora Greg. « Ho dovuto Obliviare un vecchio Babbano che ha attraversato la Barriera » rispose Her-man « Era nella foresta in cerca di funghi » « Questi Babbani! » scherzò l'altro Auror. Subito dopo, l'Auror di nome Herman di Sma-terializzò, e Harry decise di rituffarsi nella Fo-resta. Non aveva compiuto il terzo passo, però, che sentì una strana sensazione. « Chi è lei? » chiese la voce di Greg, l'Auror

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appena entrato in servizio. Harry si voltò di scatto, per vedere quest'ul-timo penetrare quella che sembrava una bolla trasparente che avvolgeva parte della foresta per avvicinarsi a lui. « E' un candidato? » domandò nuovamente l'Auror, la bacchetta alzata nella sua direzione. « Sono Harry Potter » ammise Harry, che nel frattempo si era reso conto di essere nuovamen-te visibile. « Mi mostri il suo Oggetto » Harry obbedì, e l'Auror sembrò tranquilliz-zarsi. « Mi scusi, signor Potter, ma non possiamo permetterci che degli ignari Babbani vengano a contatto con degli adolescenti con i nervi a fior di pelle » Harry sorrise debolmente e si congedò, no-tando con disappunto che l'Auror aveva iniziato ad osservare la sua fronte. Colto in flagrante e perciò leggermente imbarazzato, poi, quest'ul-timo riattraversò la Barriera e tornò in posta-zione, osservandolo mentre si inoltrava nel fitto

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del bosco. Pochi istanti dopo, un rumore e alcune voci in lontananza gli fecero capire che probabil-mente qualcun altro era stato eliminato dalla prova. Arrivato a quel punto forse la soluzione migliore sarebbe stato nascondersi e aspetta-re che gli altri si eliminassero a vicenda; ma lui non era così, lui non era un codardo. Voleva ot-tenere quel posto e avrebbe combattuto per far-lo. All'improvviso, un fruscio lo fece voltare. Si concentrò sulla direzione dalla quale era pro-venuto il suono, ma i rumori della foresta si erano totalmente spenti. Quel silenzio gravava come un masso. Poi, di nuovo il fruscio. Il sudore cominciò a colargli sulle tempie. Gli parve di captare dei passi sulla sua destra. Passi leggeri. Probabilmente su trattava di una persona sola. Si fermò e si guardò velocemente intorno, ma gli alberi erano troppo fitti per vedere qualcosa. Di nuovo un paio di passi. Questa volta, però, il

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suono arrivò dalla sua sinistra. Quanti erano? Cominciava ad essere confuso; la tensione gli faceva girare la testa. Decise di muoversi verso la fonte del rumore, cercando di evitare di farsi sentire dal suo avversario. Girò intorno ad un grosso faggio e si trovò di fronte una cia, dietro la quale spuntava un lungo ciuffo di capelli biondi. Si fermò di scatto e ritornò al riparo del tron-co. Chiunque fosse, sembrava che non si deci-desse ad agire. Girare intorno alla roccia poteva fargli perdere secondi preziosi, ma da quella posizione rischiava di non colpire l'avversario. Il tempo passava e non accadeva niente di nuo-vo. Aveva due possibilità: allontanarsi o affron-tare l'avversario. Decise per la seconda, così piano piano, con molta circospezione, si avvicinò alla roccia. Un lampo giallo gli sfiorò una spalla facendolo arretrare in cerca di un rifugio tra i cespugli. Ebbe l'impressione che tutta la foresta potesse sentirlo. La spalla gli faceva male, era stato colpito di striscio. Cercò di cambiare veloce-mente posizione, ma fece appena in tempo a

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vedere partire un raggio rosso cui reagì istinti-vamente con un Sortilegio Scudo. Lanciò subito uno Schiantesimo nella dire-zione da cui era arrivato il raggio, nella dire-zione della roccia alle spalle del suo avversario e sperando che lo colpisse di rimbalzo. Dopo essere tornato dietro il tronco, sentì il rumore del corpo che si accasciava sul terreno. Con un respiro di sollievo, si guardò intorno, per rischiare di essere colpito mentre era impe-gnato a controllare la sua vittima. Poi, aggirata la roccia, si trovò di fronte una ragazza svenuta, accasciata su un fianco. Si av-vicinò per controllare chi fosse, rivoltandola sulla schiena. Gli parve di riconoscere una stu-dentessa di Corvonero dello stesso anno di McLaggen. Doveva sbrigarsi a trovare la Pas-saporta della ragazza, prima che rinvenisse. Dopo aver distrutto il suo Oggetto (un ferma-glio rosa che la ragazza indossava tra i capelli), riprese il cammino, fermandosi continuamente con il cuore in gola ad ascoltare i rumori intor-no a lui.

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In quel punto della foresta, gli alberi erano molto fitti e l'umidità ad alti livelli. Sentì il ru-more di acqua che scorre, ma non riuscì a vede-re il ruscello. Quello scroscio gli avrebbe im-pedito di sentire i passi di qualcuno in avvici-namento, così cercò di accelerare il passo per allontanarsi da quel luogo oscuro e freddo. Procedette nel silenzio tombale; si chiese se fosse il caso di tornare indietro, quando im-provvisamente dietro una fitta siepe di bosso si aprì una radura completamente illuminata; do-veva essere passato molto tempo da quando era entrato nella foresta, a giudicare dalla posizione del sole nel cielo. Dopo essersi guardato incontro ancora una vol-ta, si fece velocemente strada tra gli alberi, nel-la speranza di riuscire a trovare un corso d’acqua. Quando fu abbastanza vicino, però, notò due profili maschili che parlavano ad alta voce, proprio al centro della piana illuminata. Erano Ron e McLaggen. « Ne ho sentite molte sul tuo conto, durante lo scorso anno » stava dicendo McLaggen .

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« Non vedo cosa possa interessarti » rispose prontamente Ron, osservandolo con sguardo fisso. Entrambi avevano sguainato le bacchette, e se le stavano puntando l’uno contro l’altro. Nes-suno dei due, però, sembrava intenzionato ad iniziare il duello. « Abbiamo un conto in sospeso, noi due » esordì poi McLaggen « Non mi è mai andata giù la sconfitta alle Selezioni di Quidditch di due anni fa » « Non riesci proprio a credere di essere stato battuto lealmente, eh? » si difese Ron, sicuro di ciò che diceva. Purtroppo, però, Harry sapeva che, in realtà, lui aveva vinto solamente grazie ad un incantesi-mo Confundus pronunciato da Hermione. Tut-tavia, nessuno dei due aveva mai svelato il se-greto al diretto interessato. « Come puoi dire una cosa del genere? » ri-batté McLaggen « Lo sanno tutti che hai vinto solamente grazie alla Felix Felicis che ti ha da-to il tuo amico Potter! Quella che ha vinto da Lumacorno! Tutta la Scuola ne parlava… »

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Harry si avvicinò sempre più, cercando di fa-re meno rumore possibile. « Sai » continuò McLaggen « L’ho incontrato poco fa, Potter. E non ti dico la fine che ha fat-to! » A quanto parve, aveva superato il limite. « Expelliarmus! » urlò Ron, tradendo con la voce tutto il rancore che provava. « Petrificus Totalus! » ribatté l’altro. Nessuno dei due incantesimi andò a buon fine. Da quel momento, numerosi fiotti di luce co-lorata illuminarono la radura. Nel frattempo, Harry si era posizionato dietro ad uno degli ultimi tronchi della foresta, e os-servava la scena da lontano. Ad un certo punto, McLaggen venne colpito in pieno volto da una Fattura Pungente di Ron. « Rictusempra! » fu la sua risposta. Ron attutì il colpo con lo stomaco, cadendo in avanti in preda ad una crisi di solletico. Fu un attimo. McLaggen mosse ancora una volta la bacchetta, e il ramo più robusto di un abete lì vicino cinse la vita di Ron, rivoltandolo a mezz’aria.

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« Expelliarmus » pronunciò infine la voce del ragazzo, leggermente storpiata a causa dell’ ef-fetto della Fattura Pungente. « Ora vediamo chi è il più abile » riprese, poi, dopo che la bacchetta di Ron fu caduta a terra. A quel punto, Harry non riuscì più a tratte-nersi. « Stupeficium! » urlò, mentre correva verso il ragazzo. Quest’ultimo schivò fortuitamente lo Schian-tesimo, e ribatté con un Incantesimo di Disar-mo. Lo stesso fece Harry. Le loro bacchette vennero colpite contempo-raneamente, e volarono entrambe lontano dai rispettivi padroni. Nonostante ciò, Harry e McLaggen non si per-sero di vista un secondo; anzi, si avvicinarono l’un l’altro. « E ora cosa vorresti fare? » chiese il secondo, quando furono a pochi centimetri di distanza « Ti ho già risparmiato poco fa, non accadrà di nuovo! » Senza pensarci due volte, Harry alzò la mano sinistra e gli tirò un pugno dritto sul naso, fa-

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cendolo barcollare e cadere a terra. Poi, cer-cando di fare più in fretta che poteva, corse in-dietro per prendere la sua bacchetta. Appena l’ebbe trovata la puntò in direzione dell’avversario, che si trovava ormai a pochi centimetri dalla sua, e mormorò “Accio bac-chetta di McLaggen”. Istantaneamente quest’ultima si librò in aria e si diresse nella mano sinistra di Harry, che la afferrò senza esitazione. « Fermo lì » disse poi al ragazzo, che lo stava osservando con espressione sbalordita, prima di irrigidirsi a causa della Pietrificazione. Riuscendo nuovamente a respirare, Harry li-berò Ron dalla presa dell’albero, permettendo-gli di riappropriarsi della sua arma. « Grazie, amico » commentò lui, con tono af-fannoso e tenendosi la spalla sinistra. « Ho ricambiato il favore » rispose Harry, mentre si avvicinava a McLaggen Pietrificato. « Ma allora non sei stato sconfitto! » riprese poi, Ron, il volto sciolto in un sorriso. « Non ancora, per lo meno » disse Harry, volgendo lo sguardo su McLaggen, ancora im-

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mobile a pochi passi da loro « Te l’ha detto so-lo per farti cedere. Ma ora vediamo dove tiene nascosto il suo Oggetto… » Non aveva ancora coperto metà della distanza, che sentì un nuovo e inaspettato strappo all’ombelico. Dopo pochi attimi si ritrovò nella Saletta Ovale, con McLaggen accasciato davanti a sé e Ron alla sua sinistra, con dipinta sul volto un’espressione stupita quasi pari alla sua. « Complimenti ai vincitori! » iniziò, poi, la voce neutra di Ernest Van Pride. Harry non riusciva a capire. Si osservò intor-no e notò Dean Thomas, Ernie McMillan, Katie Bell e altre persone sconosciute sparse per la stanza, ma tutti apparentemente disorientati. « Bene, ragazzi! La prova è terminata! » « Che sfortuna! Ce l'ha fatta anche McLag-gen! » bisbiglio Ron all'orecchio di Harry. « Ora, seguitemi » continuò Van Pride, diri-gendosi verso una porta verde appena Materia-lizzata; Harry passò vicino a McLaggen e lo li-berò con un colpo di bacchetta; il ragazzo si alzò fulminandolo con lo sguardo.

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Appena oltre la soglia notò che li aspettava un banchetto degno di Hogwarts. Gli occhi di Ron si illuminarono. Con espressione soddisfatta, tutti i presenti sedettero. Harry apprezzò in modo particolare la torta di crema e lamponi. Mentre si stava apprestando a prendere la seconda fetta, però, Cormac McLaggen gliela fregò da sotto il naso. « Stai attento! » gli bisbigliò all'orecchio, sogghignando tra i denti « Vedrai quando do-vremo andare di pattuglia insieme! » Mentre tutti banchettavano allegramente, Harry notò che, in disparte, Van Pride e un paio di Auror, tra cui quello che lo aveva avvistato nella foresta, stavano discutendo abbastanza animatamente. « Bel lavoro, Harry! » si congratulò Dean Thomas, distogliendolo dall'osservazione « Mi dispiace molto per Seamus, ma la Prova è stata molto crudele. Non mi sarei mai aspettato un trattamento del genere » « Nemmeno noi » disse Ron, che sembrava essere ormai sazio « E' stato veramente terribile!

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» « Però se ci pensate era anche una prova giu-sta » commentò Harry « In fondo siamo qui per diventare Auror, non per superare un esame come a Hogwarts! » Gli altri due annuirono. « Come hai passato l'estate? » Dean stava per rispondere quando, inaspetta-tamente, la porta da cui erano entrati poco pri-ma si aprì, permettendo l'ingresso di un'altra dozzina di persone, capeggiate da Kingsley Shacklebolt. Il Ministro della Magia si diresse subito verso Van Pride e gli altri Auror, mentre gli ultimi ar-rivati si sistemavano lungo la tavolata e inizia-vano a mangiare. Harry, Ron, Dean e McLaggen si scambiarono sguardi incerti, e le stesse espressioni erano di-pinte sul volto di quasi tutti i commensali, ignari di ciò che stava accadendo quanto loro. « Ho passato le vacanze con i miei genitori » riprese, poi, Dean « Non sanno nulla di ciò che è accaduto l'anno scorso, e pensano che l'anno

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scolastico sia trascorso tranquillamente come tutti gli altri » « Come se gli altri fossero passati senza peri-coli » commentò ironicamente Ron. « Ma quindi i tuoi genitori non hanno mai sa-puto niente di Voldemort? » chiese Harry, me-more della discussione a casa di Hermione. « No, al contrario! » spiegò Dean « Sapevano quasi tutto su Voldemort! Ma credono ancora che Hogwarts sia passata illesa da tutto ciò che è accaduto l'anno scorso » Harry non poté ribattere, perché la porta della stanza si aprì di nuovo, ed un terzo gruppo di persone fece il suo ingresso, con alla testa un mago sconosciuto. Tra di loro, notò Harry, vi erano un paio di Grifondoro più grandi di lui e Susan Hossas, una Tassorosso che andò imme-diatamente a salutare l'ex compagno Ernie McMillan. Quando tutti ebbero finito di mangiare, Kingsley, che nel frattempo si era spostato di fronte alle tavolate, attirò la loro attenzione, fa-cendo sparire i resti del pasto con un colpo di

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bacchetta. « Bene ragazzi, ora che vi siete rifocillati possiamo iniziare » Harry, Ron e Dean si avvicinarono, per poter ascoltare meglio. « Iniziamo dai punti meno importanti. Duran-te le prova che avete appena affrontato, ho po-tuto notare alcuni comportamenti dei quali vor-rei parlare con voi » Tutti si guardarono l'un l'altro. Probabilmente, come Harry, non capivano come il Ministro avesse potuto osservare ciò che succedeva nella foresta. « Nella nostra professione non c'è spazio per le antiche rivalità o per le antipatie. Tutti dob-biamo aiutarci a vicenda, senza remore » conti-nuò il Ministro. A quelle parole, McLaggen si voltò verso Har-ry e Ron con un'espressione di resa forzata di-pinta sul volto. Harry, di rimando, gli sorrise educatamente. « Come vi sarà sicuramente già stato detto, la parola d'ordine tra gli Auror è "collaborazione"! E se non vi adeguerete o vi comporterete in

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modo sbagliato, verrete espulsi immediatamen-te! » L'aula si riempì di un brusio sommesso; Kingsley fece un cenno e tutti si zittirono. « Passando ai particolari più importanti » continuò poi « Come avete potuto notare, siete stati divisi in tre gruppi per affrontare la prima Prova e presto verrete invitati a presentarvi per una seconda Prova con cui potremo giudicarvi ulteriormente » A quelle parole, molti tra i presenti iniziarono a commentare ad alta voce. La maggior parte sembrava essere contrariata per il fatto di dover sostenere un altro esame. Harry notò che tra di loro vi erano sia McLaggen sia Ernie McMillan, che sembravano aver creduto con troppa cer-tezza che si fosse concluso tutto con la Sele-zione da poco terminata. « Ora lascio la parola a chi, più di me, avrà in futuro a che fare con voi » aggiunse poi King-sley « Ancora congratulazioni per la Prova ap-pena conclusa e, soprattutto, in bocca al lican-tropo per il futuro! » Detto ciò, rivolse un ultimo sguardo a Harry

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e Ron e raggiunse velocemente gli altri Auror in fondo alla stanza, mentre lo stesso uomo che aveva condotto lì il terzo gruppo di concorrenti prendeva il suo posto: era piuttosto giovane, di carnagione chiarissima, con lunghi capelli neri e scomposti, la camicia aperta sul petto ed un gilet nero. Aveva una luce strana negli occhi e non dava l'impressione di essere molto interes-sato a trovarsi in quel luogo. Rimase in silenzio per qualche istante, fis-sando ad uno ad uno i ragazzi che gli stavano davanti. Quando si schiarì la gola, un silenzio di tom-ba calò sui presenti, zittendo anche gli ultimi bisbigli. « Non basta sapersela cavare solo nei com-battimenti. La professione di Auror richiede ben altre conoscenze » sentenziò improvvisa-mente con un tono di voce freddo ed apatico. Le sue parole causarono l'ammutolimento si-multaneo di tutti i ragazzi. « Mi chiamo Oleg Vladimir Kamenev. Sarò il vostro insegnante di Difesa Avanzata e sono stato incaricato di giudicare la vostra prova di

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oggi. Avete fatto un buon lavoro, ma non can-tate vittoria troppo presto. Come detto dal Mi-nistro della Magia, vi attende un'altra Prova che, mi sento di dire, sarà ancora più dura di quella che avete appena sostenuto » A quelle parole, Ron sbiancò. « Professor Kamenev » iniziò timidamente una ragazza dai corti capelli neri corti che ave-va alzato la mano chiedendo di parlare « Pos-siamo sapere di cosa tratterà la prossima Prova? » Kamenev la guardò con un sorrisetto com-piaciuto sul volto. « Mi dispiace signorina, dovrete essere pronti a tutto! Ricordate solo che un buon Auror deve sapersi destreggiare in tutte le Arti Magiche » rispose, per poi lasciare la parola a Van Pride, che nel frattempo lo aveva raggiunto. « Dovrete presentarvi qui il 30 settembre alle ore nove in punto » annunciò quest'ultimo « L'Oggetto che vi abbiamo consegnato oggi vi servirà per poter prendere parte alla prossima Prova, quindi assicuratevi di portarlo con voi. Ora potete andare »

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Immediatamente il brusio conquistò l'intera stanza. « Chissà cosa ci aspetterà alla prossima Prova! » mugugnò Ron « Temo che dovremo chiedere aiuto a Hermione. Lei saprà sicuramente consi-gliarci cosa studiare per il prossimo esame. Se solo avessi saputo che avremmo dovuto ripren-dere in mano i libri, sarei rimasto a lavorare nel negozio di George! » Harry, interiormente, non potè che dargli ra-gione, ma il suo caso era diverso. Suo padre era stato un Auror e lui voleva seguire le sue orme. E, in fondo, pensò, non potevano sperare di chiudere per sempre con libri, incantesimi e pozioni. « Non immaginavo che queste Prove fossero così difficili » commentò la voce di un ragazzo vicino a loro, che stava parlando con Dean Thomas « Io sono venuto fino in Inghilterra per entrare a far parte degli Auror » Nella sua voce, Harry riconobbe un accento straniero, vagamente simile a quello di Victor Krum. Doveva provenire dall'Europa dell'Est. « Non saprei dirti come hanno organizzato gli

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anni passati » cercò di tranquillizzarlo Dean « Ma non possiamo lamentarci » « Però dopo una Prova come quella di oggi potevano anche lasciarci in pace! » s'intromise Ron, con una vena d'astio nella voce. Harry sapeva che il suo rancore non era dovuto alla mancata concezione della Seconda Prova, ma all'ansia di doverla sostenere. « Piacere, Djmitri Van Pride » si presentò il ragazzo straniero, rivolto a Harry e Ron « Voi non eravate nel mio gruppo, vero? » « Credo di no » rispose Ron, dopo essersi presentato « Noi eravamo nella Foresta di Dean » « Io nell'Hampshire, credo » aggiunse Djmitri, per poi fermarsi ad osservare Harry, che non aveva ancora detto il suo nome. « Io sono Harry Potter. Tanto piacere » si presentò lui. « Ho sentito parlare di te » commentò lui. Harry era pronto a qualche domanda di routine, ma il ragazzo lo stupì, iniziando un discorso su quale tipo di Prova avrebbero dovuto affrontare di lì a due settimane.

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« Sei per caso imparentato con il Capo del Dipartimento Auror? » gli chiese ad un certo punto una ragazza poco distante. Djimitri annuì, timidamente. « Immagino sia strano per voi sapere che il nipote del Capo sia interessato alla professione di Auror proprio in Inghilterra » « Assolutamente no! » continuò la ragazza con tono falsamente marcato « Sono Marietta, in ogni caso » Harry l'aveva già riconosciuta come l'amica di Cho Chang che aveva tradito l'Esercito di Si-lente. Memore delle parole di Kingsley, però, la salutò cordialmente. Ron non fece altrettanto. « Appartenevo al gruppo della Foresta di Sherwood, quello guidato dal professor Kame-nev » continuò lei. Quel nome portò Harry a voltarsi verso il punto in cui dovevano trovarsi gli Auror. Con sua sorpresa, però, non vide più nessuno. Spostò velocemente lo sguardo per tutta la stanza, cercando di visualizzare la figura di Kingsley, sicuramente il più vistoso di tutti, e infine lo trovò vicino alla porta, mentre stava

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uscendo con i suoi collaboratori. « Kingsley! » iniziò ad urlare mentre si diri-geva verso di lui, senza preoccuparsi di salutare i presenti « Ministro! » Il Ministro si voltò meccanicamente verso di lui, rivolgendogli un largo sorriso. « Harry! » gli fece eco, con tono falsamente amareggiato « Sapevo che ce l'avresti fatta! » « Grazie! » concluse velocemente lui; il di-scorso che gli premeva affrontare, però, era un altro. « Se l'è cavata egregiamente nella Foresta di Dean, signor Potter » disse la voce di Oleg Kamenev « E anche lei, signor Weasley » Harry si voltò indietro, per vedere Ron che lo aveva appena raggiunto. « Non serve che te li presenti, allora? » chiese Kingsley a Kamenev. « Assolutamente no. Tutti nel Mondo Magico li conoscono, e io ho dovuto sopportare i rac-conti di Hagrid per qualche mese, ricordi? Non la smetteva mai di parlare di loro due e delle loro bizzarre imprese » Kingsley si abbandonò ad una sonora risata.

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« Immagino proprio di no. Anche se si tratta di parecchi anni fa, ormai! » « Siete veramente crudeli a non rivelare nulla riguardo alla Seconda Prova » disse allora Ron, approfittando di un secondo di silenzio e bat-tendo Harry sul tempo. « Come ha detto Oleg, un Auror deve saper padroneggiare ogni tipo di situazione » fece no-tare Kingsley, con aria risoluta. « Questo è il mondo degli Auror » sentenziò poi Kamenev, con tono di ironica saggezza « Sempre colmo di imprevisti » « E non farai mai in modo di prevenirli tutti, vero Oleg? Dopo tutti gli anni di monotonia che hai scontato! » ironizzò nuovamente il Mi-nistro A quanto pareva, lui e l'insegnante di Difesa Avanzata dovevano conoscersi da parecchio tempo. « Vale sempre quello che ho detto prima » continuò Kamenev « Un Auror deve essere pronto a tutto » « La Seconda Prova sarà, se possibile, ancora più dura di quella di oggi. Verrete valutati su

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argomenti molto più vasti » aggiunse Kingsley « E per voi due, se posso dirlo, sarà sicuramen-te più difficile che per gli altri. Non avete mai digerito fino in fondo... » « Basta, Kingsley! » lo fermò Kamenev, ri-volgendogli uno sguardo truce « Stai rivelando troppe informazioni! » « Un po' di rispetto, professore! Sono pur sempre il Ministro della Magia. Per di più non ho detto nulla di compromettente per avvan-taggiarli » ribatté allora Kingsley, in tono sar-castico, per poi continuare, rivolto a Harry e Ron « Purtroppo vi dobbiamo lasciare. Il tempo è prezioso, amici miei! » Detto ciò, voltò loro le spalle e uscì dalla stanza, seguito a ruota dal professore che, pri-ma di scomparire oltre l'uscio, ebbe ancora il tempo di fare loro l'occhiolino. Quando i due furono scomparsi alla vi-sta, Harry e Ron si guardarono negli occhi. La certezza di poter frequentare il Corso per Auror sembrava ancora molto lontana.