capitolo 12 - la biblioteca

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371 Capitolo 12 La biblioteca uando, alcuni secondi dopo, si trovò di nuovo circondato dalla campagna, distan- te pochi metri dalla casa del suo migliore amico, Harry notò con piacere che la sua ultima Materializzazione era stata meno sgradevole del solito. Purtroppo, però, il suo buonumore venne su- bito calpestato non appena un secondo "crac" annunciò il ritorno alla Tana di un'altra perso- na. Harry, che non era molto distante dal punto in cui era riapparso solo pochi istanti prima, si voltò per salutare il nuovo arrivato, e non si stupì affatto nel vedersi venire incontro un Ron dall'aria quanto mai furibonda. « Come è andata ai Tiri Vispi? » chiese im- mediatamente, saltando i soliti convenevoli. Ron rispose con un grugnito. Q

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Capitolo 12 - La Biblioteca

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Capitolo 12

La biblioteca

uando, alcuni secondi dopo, si trovò di nuovo circondato dalla campagna, distan-te pochi metri dalla casa del suo migliore

amico, Harry notò con piacere che la sua ultima Materializzazione era stata meno sgradevole del solito. Purtroppo, però, il suo buonumore venne su-bito calpestato non appena un secondo "crac" annunciò il ritorno alla Tana di un'altra perso-na. Harry, che non era molto distante dal punto in cui era riapparso solo pochi istanti prima, si voltò per salutare il nuovo arrivato, e non si stupì affatto nel vedersi venire incontro un Ron dall'aria quanto mai furibonda. « Come è andata ai Tiri Vispi? » chiese im-mediatamente, saltando i soliti convenevoli. Ron rispose con un grugnito.

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« Credo che dovrai fare di meglio se vuoi ve-ramente entrare nel Corso per Auror » ironizzò Harry, gli occhi fissi sull'amico che si stava pe-ricolosamente avvicinando. Harry rimase basito di fronte a quella strana lamentela, ma non ebbe neanche il tempo di aprire bocca, perché l'amico aveva già ripreso ad inveire. « Scusa, avete un prodotto che possa rendere invisibile l'inchiostro del mio vicino di banco? Avete ancora qualche riserva di Merendine Marinare? Non è che per caso avete una specie di polvere che faccia nascere una pianta di fa-gioli nello stomaco del Serpeverde che odio di più? » iniziò a scimmiottare i vari clienti, in-framezzando le false richieste con commenti del tipo "E' accaduto veramente!" e "Non l'ho inventato adesso!". « In fondo questo sarebbe il tuo lavoro » in-tervenne ad un tratto Harry, con la speranza di troncare le scenette che Ron aveva ormai ini-ziato a mimare con le mani.

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« Questo sarebbe il lavoro di George » ribatté lui prontamente « Tu invece, cosa hai fatto mentre io mi divertivo a Diagon Alley? » « Sono andato a trovare Andromeda e Teddy. Mi sono accorto di non aver mai veramente passato del tempo con loro, e Teddy è il mio fi-glioccio... » « Hai fatto bene » commentò Ron, cercando di abbozzare un sorriso « E' da un po' che mi chiedevo quando ci saresti andato… E anche quando saresti tornato a Godric's Hollow » Quelle parole fecero improvvisamente irrigidi-re Harry. Non era mai tornato a fare visita alle tombe dei suoi genitori, dopo quanto era acca-duto alla Vigilia di Natale dell'anno precedente. In realtà, l'idea lo aveva sfiorato in parecchie occasioni, ma ogni volta si era ripromesso che vi sarebbe tornato solamente quando si fosse sentito realmente pronto. « Non ho ancora intenzione di tornarci » dis-se, allora, a Ron « Non dopo tutto quello che è accaduto l'anno scorso. Non oso immaginare cosa sarebbe successo se Hermione... » « Ah » lo interruppe Ron « Hermione... »

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« Beh, tu non c'eri, ricordi? Ci avevi lasciati soli in mezzo ad una foresta in piena notte! » « Non mi riferivo a quello » la voce di Ron era stranamente inespressiva, o perlomeno ten-tava di esserlo « Ho ricevuto una sua lettera, stamattina » « Chi ti ha scritto? » chiese subito Harry, te-mendo la reazione di Ron a quella domanda. Il ragazzo non rispose subito, ma si limitò a prendere la bacchetta dalla tasca posteriore dei jeans e ad alzarla. In pochi istanti, una busta stranamente grande e di un colore rosa pallido gli atterrò nella mano libera. « Eccola qui » disse, porgendola a Harry « Erroll l'ha portata in camera mia stamattina. Non saprei dirti il perché, dato che è indirizzata ad entrambi » « Ti sei esercitato con gli incantesimi non verbali di Appello? » chiese Harry, leggermen-te stupito, mentre estraeva il foglio di perga-mena dall'interno della busta che recava la scritta "Per Ron e Harry" con l'inconfondibile calligrafia di Hermione.

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Ron annuì appena, aspettando che Harry leg-gesse la missiva. Cari Harry e Ron, vi scrivo alle cinque del mattino perché ho ap-pena ricevuto un gufo da Hogwarts in cui la Preside McGranitt mi informa della mia nomi-na a Caposcuola! Sono veramente entusiasta! Non vedo l'ora che inizi il nuovo anno scolasti-co, anche se questo ruolo implicherà maggiori impegni rispetto a quanti ne ho mai avuti. De-vo persino preparare un discorso rivolto a tutti i Prefetti da leggere sull'Espresso per Hogwarts! In ogni caso, come state? Qui a Londra fila tutto liscio. Dopo la visita di Harry, i miei ge-nitori sembrano più tranquilli nel lasciarmi tornare a Hogwarts, e per questo lo ringrazio. Non so se sarei stata capace di partire imma-ginando la preoccupazione che li affliggeva. Mi dispiace per come ho lasciato la Tana ieri sera, e soprattutto per la mia reazione verso Xenophilius, ma non sono proprio riuscita a fermarmi.

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Spero che ci incontreremo sul binario nove e tre quarti, il primo settembre, anche se po-tremmo sempre vederci durante le visite a Hogsmeade. Un bacio, la vostra Hermione « Non noto nulla di così strano » commentò Harry, dopo aver letto con la massima concen-trazione quanto la ragazza aveva scritto « che la facessero caposcuola era più che probabile, quindi, non capisco per cosa tu sia tanto arrab-biato » Ron fece un profondo respiro. « Per prima cosa, perché scrive sempre il tuo nome » iniziò, guardandolo di sottecchi. « Spero ci siano ragioni più importanti » commentò Harry con voce forzatamente ine-spressiva « Soprattutto per il fatto che la busta riporta prima il tuo del mio » Ron lanciò un'occhiata veloce alla mano con cui Harry teneva la lettera, e poi liquidò l'ar-gomento con un sospiro indignato.

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« Poi » riprese, come a sottolineare che le sue ragioni erano più che fondate « nelle sue lettere non c'è mai un riferimento a me » Harry alzò gli occhi, pensando a come fare a non urlargli contro; in certe occasioni non po-teva che dare ragione a Ginny, quando diceva che suo fratello era un bambino troppo cresciu-to. « Probabilmente non ha fatto riferimenti a te perché la lettera è indirizzata anche a me » dis-se, tentando di mantenere un tono calmo. Calcò notevolmente la parola "riferimenti", perché sapeva su che argomento Ron sarebbe andato a parare. « Dovresti prendere la situazione di petto » commentò, infine, restituendogli la lettera « Sappiamo entrambi a cosa mirate tutti e due, e sono sicuro che, se lo chiedessi a qualsiasi membro della tua famiglia, ti risponderebbe come me » « Però Hermione non mi ha mai dato l'occa-sione per... » cercò di giustificarsi lui, ma Har-ry lo bloccò sul nascere.

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« Non so cosa passi per la mente di quella ra-gazza... » « Sicuramente troppe pozioni » « ...e ho visto che ti ha ignorato spesso... » « Sempre » « ...ma posso immaginare cosa stia cercando di fare » « E cosa? » Harry lo guardò dritto negli occhi, per cercare di capire se era serio o meno. « Si aspetta che sia tu a fare la prima mossa » Quelle parole sembrarono piovere su Ron come acqua gelida. Il ragazzo assunse un'espressione sbalordita, e si appoggiò con un braccio alla staccionata della Tana come se non riuscisse a stare in piedi. « Cosa? » chiese, poi, in preda al panico. « Ho visto cosa è successo nella Stanza delle Necessità » riprese Harry « E' stata lei a pren-dere, diciamo, l'iniziativa! » Attese qualche istante, per cercare di capire se l'amico avesse intuito dove voleva arrivare; tut-tavia, pensò, Ron aveva bisogno di sentirsi dire cosa avrebbe dovuto fare, sebbene in cuor suo

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sicuramente lo sapeva già « Ora tocca a te fare il passo successivo. E ho detto tutto! » Poi, notando che l’amico era in procinto di ri-battere qualcosa, gli voltò persino le spalle e iniziò ad avviarsi verso la Tana. « Ma... » « Ho detto tutto! » ripeté Harry, ormai lonta-no, voltandosi verso l'amico con espressione falsamente astiosa « Ora tocca a te! » Detto questo, poi, aumentò il passo, desideroso di incontrare un Weasley qualsiasi per poter cambiare discorso, lasciando Ron immobile al confine della proprietà, forse finalmente consa-pevole di cosa doveva fare.

*** Quella stessa notte, Harry aveva continuato ad agitarsi nel letto per lungo tempo. Il caldo nella stanza di Percy era soffocante. All’improvviso, come se un grosso macigno gli gravasse sul petto, un senso di oppressione lo assalì, seguito da una sensazione di umido e

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appiccicoso sul viso. Lentamente e col respiro affannoso aprì gli occhi. Si trovò ad osservare una grossa lince accocco-lata sul suo torace che gli leccava le guance con lo scopo di farlo uscire dal torpore senza grossi traumi. Harry, stordito dall’ora e dall'arrivo inaspet-tato del Patronus di Kingsley, biascicò qualco-sa di incomprensibile e indistinto, con voce an-cora impastata dal sonno. Ottenuta tutta la sua attenzione, la lince aprì le fauci e iniziò a parlare con la voce calda e mel-liflua del Ministro della Magia. « Caro Harry, ho cercato di mantenere la promessa fatta. Vediamoci il primo settembre al mattino presto a Grimmauld Place » Harry trasalì leggermente, ma si ricordò subito che era notte inoltrata, e che rischiava di sve-gliare i Weasley. Detto questo, la lince fece l'occhiolino e svanì, dissolvendosi nell'aria come Harry era solito vedere fare solamente ai fantasmi di Hogwarts. A quel punto, tutto il sonno che aveva gli sparì in un lampo. Era tutto vero; lui e Ron

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molto probabilmente avrebbero frequentato il Corso per Auror. Iniziò ad immaginare come sarebbero state le loro giornate: quali materie avrebbero dovuto studiare, dove si sarebbero svolte le lezioni, e in particolare chi le avrebbe tenute. Gli Auror al Ministero erano rimasti in pochi per poter fare anche da insegnanti. All'improvviso l'immagine di Grimmauld Place gli si parò davanti. Un'idea gli balenò in testa.

*** I giorni passavano con una lentezza impres-sionante; la Tana non era un posto molto mo-vimentato. Harry cercava di distrarsi trascorrendo ore e ore con Ginny in angoli sperduti della casa, dove c’erano poche possibilità che la signora Wea-sley potesse trovarli. Ron, però, non se la passava così bene. Da quando loro due avevano deciso di uscire allo scoperto, doveva rimanere solo tutte le volte che il suo amico e sua sorella avevano voglia di

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“starsene tranquilli”. In aggiunta, era molto su-scettibile dopo la sua ultima conversazione se-ria con Harry e, al solo accennare al nome di Hermione o a qualsiasi cosa che la riguardasse dava in escandescenze. A peggiorare la situazione ci pensava la si-gnora Weasley che, da quando Harry le aveva accennato al fatto di volersi trasferire a Grim-mauld Place in occasione dell'incontro con Kingsley e di voler portare con sé Ron e Ginny per la notte del trentuno agosto, non si era ras-segnata all’idea di lasciarlo partire così presto, per non parlare della sua bassissima soglia di sopportazione dovuta alla loro decisione di non tornare a Hogwarts per l'ultimo anno scolasti-co. « Quanto pensavi che sarebbe rimasto, Mol-ly? Sai che quando Harry ha intenzione di fare una cosa non è facile dissuaderlo! » chiese il signor Weasley alla moglie, all'alba del giorno della partenza per Londra. Quella mattina Harry si era svegliato in anti-cipo, e quando era sceso per andare a fare cola-zione, diestro la porta della cucina, aveva sen-

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tito i genitori di Ron immersi in una fitta di-scussione che non aveva potuto fare a meno di origliare. « E' passato pochissimo tempo da quando è morto Tu-Sai-Chi. Inoltre Harry non è ancora pronto per vivere da solo! » commentò severa-mente lei, cercando di mantenere basso il tono di voce. « Non dire stupidaggini! E' vissuto da solo per quasi un anno intero. Non possiamo nem-meno immaginare quante ne abbia passate e dove sia stato con Ron e Hermione. Di certo non hanno avuto una dimora fissa come Grim-mauld Place e mi pare che se la siano cavata egregiamente! Di cosa ti preoccupi? » « Non lo so, Arthur. Per me è troppo presto e basta » Dopo l'ultima battuta della signora Weasley però, Harry scelse di fare finta di nulla e scese gli ultimi gradini che lo avrebbero condotto verso una ricca colazione. Si presentò con uno sbadiglio, come a voler dimostrare di essersi svegliato da pochi minuti.

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« Harry caro, come mai in piedi così presto? Non ti aspettavo per almeno un'altra ora! » lo salutò la signora Weasley, esibendo un sorriso forzato « Dovrai aspettare un po’ per la cola-zione, temo. Devo ancora andare nel pollaio a prendere le uova da cucinare! » Detto questo, corse fuori dalla cucina, diretta al recinto sul retro. Harry e il signor Weasley la osservarono fino a quando non fu sparita dietro la casa. « Per stasera è tutto pronto. Partirete subito prima di cena » esordì quest’ultimo, non appe-na fu rimasto da solo con Harry « Spero tu non ritenga che sia troppo tardi » « Non si preoccupi » ridacchiò Harry, ricor-dando il disordine che regnava in camera di Percy « Penso proprio che non avrei fatto in tempo a mettere tutto a posto prima di sera » Dopo pochi minuti comparve anche Ginny, in tempo per salutare il padre prima che partisse per andare al Ministero. « Arthur mi ha riferito che partirete prima di cena... » esordì, poi, la signora Weasley con to-no seccato, subito dopo aver servito ad entram-

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bi un piatto con due uova e tre fette di pane to-stato. « A quanto ha detto papà » rispose Ginny, con voce ancora assonnata « dovrei caricare i bauli in macchina entro le cinque » « Certo che tuo padre vi asseconda sempre in tutto! E poi... dormire da soli in quella casa... non sarebbe meglio che venissi anche io? » Harry la guardò atterrito, ma cercò di cambiare espressione. « Non deve preoccuparsi signora Weasley, c'è Kreacher a occuparsi di noi! » rispose, con tono forzatamente rassicurante. « Un elfo domestico! » ribatté lei, facendo con la mano un gesto simile a quello utile per scacciare un insetto. Per fortuna, pensò Harry, il discorso venne troncato dall'arrivo di un grosso gufo, che atter-rò rumorosamente sulla sedia di fianco a Gin-ny. La ragazza afferrò prontamente la busta indi-rizzata a lei e la lesse ad alta voce con espres-sione perplessa; portava l'inconfondibile stem-ma di Hogwarts.

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Cara signorina Weasley, ho il piacere di informarLa che durante il prossimo anno scolastico a Hogwarts ricoprirà il ruolo di Capitano della Squadra di Quid-ditch di Grifondoro. A tempo debito sarò lieto di consegnarLe la lista degli iscritti alle selezioni, in modo che Lei possa formare una squadra che spero ci porti nuovamente alla conquista della Coppa. Cordiali saluti, Rubeus Hagrid Direttore di Grifondoro « Hanno nominato Hagrid Direttore? » chiese la signora Weasley, visibilmente stupita. Ginny annuì, sorridendo, mentre passava a Harry un secondo foglio di pergamena, molto più consumato del primo, che il ragazzo lesse di nascosto sotto il tavolo, mentre la signora Weasley si congratulava con la figlia per la nomina appena ricevuta.

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Cara Ginny, mi hanno appena nominato Di-rettore! Non ci credevo quando la professores-sa McGranitt me l'ha detto. Prima professore, adesso Direttore. Sono stracontento! Questa è la prima lettera ufficiale che spedi-sco, spero di essermela cavata bene, nonostan-te arriverà sicuro all’ultimo secondo. E scusami per il ritardo, ma con tutte le cose che dovevo fare, mi ci sono proprio dimentica-to di mandare le lettere. Ti spiego poi a Hogwarts. Manda un saluto a tutti. Hagrid Ah, quasi dimenticavo. Dicci a Harry che do-vrà fare i conti con me. Non può decidere di la-sciare la Scuola senza avvertirmi. E spero per lui che ogni tanto venga a trovarmi altrimenti, Prescelto o no, lo uccido io con le mie mani! Dopo aver letto la postilla, Harry rise silen-ziosamente, ma dentro di sé iniziò a temere il

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suo primo confronto con il Mezzogigante, che non avrebbe potuto evitare molto a lungo. Si congratulò con Ginny, e subito dopo deci-sero entrambi che era giunto il momento di svegliare Ron per dargli la bella notizia, ma la signora Weasley li informò che quest'ultimo era andato ai Tiri Vispi Weasley molto presto quella mattina. Durante il pomeriggio, la Tana venne invasa da momentanee visite dei membri della fami-glia Weasley, che, a turno, salutarono caloro-samente Ginny, congratulandosi per il nuovo impegnativo ruolo e augurarono buona fortuna a Harry per la sua nuova vita a Grimmauld Pla-ce. Quando giunse il momento della partenza, mentre Ginny era alle prese con Arnold che non voleva saperne di scendere dall'armadio e Ron stava aiutando Harry a portare al piano ter-ra i suoi bauli, arrivò silenziosamente la mac-china del Ministero che i signori Weasley ave-vano richiesto affinché li portasse a Londra in tutta sicurezza. Un taciturno autista caricò i bauli di Harry, Ron e Ginny nel capiente por-

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tabagagli, incantato per farlo adattare alla di-mensione degli oggetti che conteneva. « Non cacciarti nei guai, una volta a Hogwarts! » disse la signora Weasley a Ginny, visibilmente scossa, mentre la abbracciava forte « Io starei anche meno in pensiero se po-tessi venire … » « Non ti arrendi mai, mamma? » le chiese Ron. Lei lo abbracciò, scompigliandogli i capelli. « E tu stai attento, o dovrò mandare i tuoi fra-telli a cercarti » Poi, fu la volta di Harry. « Harry, caro, sei proprio sicuro di volerti tra-sferire a Grimmauld Place per sempre? Puoi rimanere quì quanto vuoi e... » « Molly, ne abbiamo già parlato » la inter-ruppe il signor Weasley. Harry si apprestò a rispondere, prima che rico-minciasse col solito sermone « Grazie di tut-to quello che ha fatto per me. Sono stato molto bene con voi, ma ora devo andare.»

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La signora Weasley soffocò a stento un sin-ghiozzo, mentre lo stringeva forte per nascon-dere le lacrime che già le inumidivano gli occhi e che da un momento all'altro le sarebbero roto-lare giù sulle guance. « Devo dare a Harry e Ron alcune informa-zioni sulla loro futura partecipazione al Corso per Auror. E’ meglio se ne parliamo un pò da soli » si intromise il signor Weasley, prima che la moglie potesse aggiungere qualcosa. Harry si staccò dall'abbraccio e seguì Ron e suo padre fino quasi alla porta del capanno per gli attrez-zi, lasciando Ginny alle prese con le ultime raccomandazioni della madre. « Domani mattina Kingsley verrà a Londra per un incontro molto importante, e non avrà molto tempo da dedicarvi; quindi devo dirvi io alcune cose » « Con chi deve vedersi Kingsley di così im-portante? » chiese subito Ron, con le orecchie tese. « Non sono affari tuoi » lo rimbeccò Harry, e lui abbassò lo sguardo per un secondo e rimase zitto.

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« Come potrete leggere sulla Gazzetta del Profeta di domani, non sarete in pochi a con-tendervi i posti per il Corso. Molti dei vostri ri-vali - se così vogliamo chiamarli - saranno si-curamente più preparati di voi » mise subito in chiaro il signor Weasley « Dovete cercare di esercitarvi in vista degli esami d'ingresso » « Ovviamente » commentò amaramente Har-ry, ricordando la grande massa di giovani che Percy aveva detto trovare sempre davanti all’Ufficio Immatricolazioni degli Auror, dopo che il Ministero ebbe reso pubblica la decisione sulle nuove possibilità di iscrizione. « Ora passo ai consigli che sento di darvi come padre e amico » continuò poi il signor Weasley, mentre sia Harry che Ron lo osserva-vano concentrati « Non sarà sicuramente una passeggiata. Non posso aiutarvi, perché ogni anno gli esami variano moltissimo. L'unica co-sa che posso dirvi è che, secondo me, voi due non avete niente da temere nei confronti degli altri contendenti »

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Ron annuì con la testa, ma dalla sua espressio-ne si notava che non aveva molta fiducia in se stesso. « Se mai doveste passare, per voi questo sarà un anno molto difficile e impegnativo » Cadde il silenzio, accompagnato solamente dal rombo del motore acceso della macchina del Ministero. « Non ho altro da dire, ragazzi » aggiunse, in-fine, il padre di Ron « Ora è meglio che andia-te; domani sarà una lunga giornata » Harry e Ron si scambiarono uno sguardo deci-so e ringraziarono il signor Weasley, per poi avvicinarsi nuovamente alla macchina, dove la signora Weasley era ancora intenta a parlare con Ginny. « Spero proprio che vada tutto bene » com-mentò Ron, quando fu sicuro di non potere es-sere udito da nessuno tranne che da Harry « Altrimenti mamma non ci perdonerà mai di non essere tornati a Scuola » Harry annuì amaramente, sperando che ciò non fosse necessario; lo studio non era mai sta-to il loro forte, anche se avrebbero dovuto im-

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pegnarsi notevolmente a partire dal giorno suc-cessivo. « Oh, Ginny cara! Non ci posso neanche pen-sare... » riprese la signora Weasley quando l’autista sottolineò che era ora di partire; la sua voce era rotta dal pianto, mentre due grossi la-crimoni le scendevano lungo le guance « Per la prima volta non sarò a King's Cross ad accom-pagnarti! » « Suvvia Molly! Smetti di piangere! Non stanno mica andando al patibolo! » aggiunse prontamente il signor Weasley, ormai sul pun-to di spazientirsi. Quando, dopo l’ennesimo giro di abbracci, Harry salì sull'automobile, notò che il sedile posteriore era diventato grande come un divano a tre posti, in modo che potessero stare molto comodi. Mentre lasciavano la Tana, poi, volse lo sguardo per un'ultima volta alle sue spalle, os-servando la sagoma dei signori Weasley diven-tare sempre più piccola fino a scomparire. Dopo poco più di un'ora arrivarono nel traffi-co urbano di Londra, mentre in cielo le stelle

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avevano preso il posto della splendida giornata che si era mantenuta limpida fino alla fine. Quando raggiunsero la piazza antistante la vec-chia casa di Sirius, era ormai buio e solamente poche luci, fiocamente visibili a causa della fit-ta nebbia che annunciava l’approssimarsi dell’autunno, erano accese nelle villette adia-centi. Scaricarono velocemente i bauli dalla mac-china del Ministero, salutarono in fretta l’autista, che si congedò con un cenno della te-sta prima di partire, e si diressero verso la nera porta col battacchio d’argento. La forma di ser-pente contorto era lì a ricordargli che quella era stata la casa di una famiglia di Serpeverde. Harry diede un colpetto con la bacchetta, e subito le serrature scattarono con un rumore di ferraglia arrugginita, facendo aprire la porta. Al loro ingresso nella casa, le vecchie lampa-de a gas sibilarono e si accesero, proiettando la loro calda luce sulle pareti. Durante le giornate trascorse lì, Harry e i suoi aiutanti si erano preoccupati di togliere tutte le maledizioni che Moody aveva messo a prote-

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zione della casa contro l’intrusione di Piton po-co più di un anno prima, così il loro ingresso fu del tutto tranquillo. Nell'atrio non c’era più quel tanfo di muffa che Harry aveva sentito la prima volta che era tornato in quella casa e, al suo posto, un pro-fumo di bosco, come di foglie bagnate e mu-schio, regnava su tutto, tocco inconfondibile di Ginny. La tappezzeria e la moquette erano vi-stosamente nuove, mentre dai quadri e dal lam-padario che pendeva dal soffitto era sparita la polvere. Attraversarono in silenzio il corridoio, stando attenti a non inciampare nel portaombrelli che Tonks era solita rovesciare, mentre Harry si chiedeva dove fosse finito Kreacher. Subito dopo che Kingsley l’aveva informato dell’imminente incontro a Grimmauld Place, infatti, Harry aveva comunicato all'elfo che i suoi amici avrebbero passato lì la notte Appena ebbero raggiunto il pianerottolo delle scale che portavano ai piani superiori, però, Kreacher apparve davanti a loro con indosso un grembiule pieno di macchie di salsa.

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« Benvenuti! » li accolse, con la voce bene-vola che lo aveva caratterizzato negli ultimi tempi « Kreacher stava preparando la cena e non vi ha sentiti arrivare » « Non preoccuparti » lo rassicurò Harry, memore delle scenate dell’elfo Dobby quando commetteva un errore. « Ehi » s’intromise Ron, con un sorriso stam-pato sul viso « Cosa stai preparando di buono? Si sente un profumino... » « Sei sempre il solito! Quand’è che cambie-rai? » sbottò Ginny, scuotendo la testa « Piutto-sto mi accompagnate a portare su i bauli prima di cena? » Detto questo, agitò la bacchetta, mormorando "Wingardium Leviosa"; il suo baule si sollevò immediatamente e la precedette, fluttuando su per le scale. Ron la imitò, per poi seguirla. Appena i due fratelli salirono al piano di sopra, Harry si sentì sommergere dai ricordi: Sirius, le riunioni dell'Ordine della Fenice, il periodo tra-scorso lì con Ron e Hermione mentre si na-scondevano dai Mangiamorte. Sembrava fosse passato un secolo. Con il cuore gonfio, poi, si

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avviò su per le scale, mentre Kreacher bofon-chiava qualcosa sul cibo lasciato sui fornelli e si avviava verso la cucina. Mentre saliva, notò con piacere che i trofei con le teste degli elfi domestici che avevano servito la famiglia Black erano spariti dalle pa-reti. Sotto consiglio di Bill, non li aveva rimos-si per timore che Kreacher s'infuriasse e tornas-se a comportarsi come quando lo aveva cono-sciuto; evidentemente, però, lo stesso elfo ave-va deciso che era meglio chiudere i battenti con il passato. Mentre attraversava il pianerottolo del primo piano, Harry vide che la porta della vecchia camera della signora Black era aperta, così si affacciò; Ron l’aveva ripulita a dovere, ma sul pavimento si notavano ancora le unghiate di Fierobecco. Sirius aveva tenuto rinchiuso lì l'Ippogrifo dopo la sua fuga da Hogwarts, or-mai cinque anni prima. Mentre stava chiudendo la porta, cercando di scacciare quei ricordi, un bisbiglio riecheggiò nella stanza vuota; Harry si riaffacciò lenta-mente nella stanza, mentre il suo cuore rim-

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bombava sonoramente. Rimase un attimo inde-ciso se chiamare in aiuto Ron, ma poi decise di entrare da solo. Una volta dentro, la bacchetta pronta ad essere sferrata, si guardò intorno, ma l’unico partico-lare degno di nota era un quadro vuoto sopra il letto. Mentre perlustrava la stanza con gli oc-chi, poi, si chiese se fosse stata solo la sua im-maginazione, ma alla fine uscì senza aver otte-nuto alcun risultato e salì al piano superiore. Tutto nella stanza di Sirius era stato pulito dalla polvere e rimesso al suo posto: i libri era-no di nuovo sugli scaffali, i candelabri non era-no più rovesciati, i cassetti erano stati riparati, il grande letto intarsiato era finalmente in ordi-ne. I colori delle pareti, il rosso e l'oro di Gri-fondoro, erano più brillanti che mai. Gli stessi stendardi che Harry aveva visto un anno prima erano appesi ai muri, insieme alle fotografie delle moto per le quali Sirius aveva una vera passione. Ginny gli aveva, invece, proibito di aggiustare i poster delle ragazze Babbane che tanto avevano fatto infuriare la signora Black.

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C'era voluto tutto il loro impegno, ma alla fine erano riusciti a scaccarli dalle pareti. Harry fece posare il baule sul pavimento e si buttò sul letto, ma fu interrotto da Kreacher, che era salito per informarlo che la cena era pronta. Senza proferire parola, seguì l’elfo lungo le scale e scese i due piani che lo separavano dalla cucina. Ginny e Ron erano già seduti uno di fronte all’altra, e il tavolo, adorno di una bellissima tovaglia ricamata, era ricoperto da tre piatti vuoti e un'enorme tegame contenente quelle che sembravano lasagne al ragù. Dopo che Harry si fu accomodato di fianco a Ginny, tutti e tre cominciarono a mangiare in silenzio, finché non fu proprio quest'ultima ad iniziare un discorso. « Cosa ne hai fatto delle teste dei tuoi paren-ti, Kreacher? » L'elfo, che stava rovistando nel forno, si fer-mò, come bloccato, e si voltò in direzione della ragazza con uno sguardo vitreo.

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« Kreacher ha tolto le reliquie dei suoi adorati avi perché pensava che a padron Potter non piacessero » disse, con tono piatto e inespressi-vo. « E non solo a lui! » commentò Ron, ridendo tra sé. « Così Kreacher le ha riposte in soffitta, dove può onorarle quando desidera senza dare fasti-dio al padrone e ai suoi ospiti » continuò l'elfo, imperterrito « Sempre che il padrone sia d'ac-cordo » « Non ti preoccupare » intervenne Harry « Sono d'accordissimo! » « Vorrei vedere! » ridacchiò nuovamente Ron, che aveva terminato di mangiare ancora prima che gli altri due fossero arrivati a metà « Ce n'è ancora? » Fu solo quando tutti ebbero finito le tre porta-te preparate da Kreacher (oltre alle lasagne, an-che uno stufato a pezzettoni e una squisita torta di melassa), che il campanello d'ingresso risuo-nò tre volte per tutta la casa. Ron volse lo sguardo verso la porta, in attesa di vedere chi fosse l'artefice di tanto rumore, men-

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tre Harry e Ginny si scambiarono uno sguardo complice. « Chi può essere a quest'ora? Kingsley? » chiese Ron, notevolmente spaesato « O è nostra madre che non ha resistito ed è venuta a con-trollare? » Senza dargli risposta e abbozzando uno sguardo falsamente incredulo, Harry fece loro segno di rimanere seduti e si avviò verso la porta d'ingresso. « Benvenuta nella mia umile dimora » disse mentre stava aprendo la porta, senza nemme-no controllare chi avesse suonato il campanel-lo. « Fammi entrare, presto! » ribatté subito Hermione, quasi lanciandogli addosso un om-brello blu semiaperto e bagnato fradicio « Pio-ve a dirotto fuori! » « Non mi ero accorto che il tempo fosse peg-giorato » ricominciò Harry, dopo aver aiutato la ragazza a togliersi l'impermeabile e a tirare dentro frettolosamente i suoi bauli. Si voltò per appoggiare l'ombrello che teneva in mano sul portaombrelli a zampa di elefante e ricordò

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con disagio le urla della signora Black ogni volta che la ragazza dai capelli multicolori ci inciampava. « Non so che dirti » riprese, poi, Hermione, seguendolo lungo che scale che portavano in cucina « Quando sono uscita da casa mia si ve-devano le stelle. Sembra quasi una fattura! » Harry non volle perdersi l'espressione di Ron alla vista di Hermione; e, in effetti, non rimase deluso. Appena la ragazza fece il suo ingresso in cucina, l'amico assunse un'espressione sba-lordita e preoccupata che, però, si apprestò ve-locemente a tramutare in un sorriso leggermen-te forzato. « Ciao! » la salutò, alterando notevolmente il tono di voce « Non mi aspettavo che venissi! » « In effetti non sarei dovuta essere qui » disse lei, subito dopo aver abbracciato Ginny e men-tre si accomodava su una sedia prontamente portata da Kreacher « Ma Harry, all'ultimo mi-nuto, mi ha chiesto così insistentemente di ve-nire per dargli un consiglio su come organizza-re i libri in maniera tale che la stanza della li-

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breria possa essere degna di essere chiamata biblioteca, che mi sono precipitata » Alle spalle della ragazza, Ginny ridacchiava al-legramente. « Quando io, Ron e Bill abbiamo sistemato gli scaffali non abbiamo fatto caso all'ordine dei volumi, quindi se tu ci dessi una mano... » s'inventò sul momento Harry « Non vedo l'ora! » commentò ironicamente la ragazza, accennando con la testa un "grazie" a Kreacher, che le aveva appena servito una fetta di torta di melassa. « Ehi! » s'intromise immediatamente Ron « E a noi niente? » Dopo aver parlato per un po' delle ultime no-vità da Hogwarts e dell'impegno che Hermione e Ginny avrebbero impiegato per svolgere al meglio i loro nuovi incarichi, le ragazze decise-ro di salire nelle loro stanze. « Ci vediamo tra poco, ragazzi! » aggiunse Ginny facendo l'occhiolino a Harry mentre usciva dalla porta « Io e Hermione abbiamo tante cose da dirci »

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Appena ebbero lasciato la cucina, proprio come Harry aveva immaginato, Ron iniziò a chiedere spiegazioni. « Di chi è stata l'idea? » « Di Ginny, ovviamente » rispose Harry « Per quanto possa impegnarmi, non ci avrei proprio pensato! » « Bene! » commentò l'altro, alternando alle frasi dei profondi respiri, come per infondersi coraggio « Ok! Ho l'opportunità... So cosa fa-re... Dovrei saper cosa fare... Vado in camera a pensare bene cosa dirle! Ci vediamo dopo in biblioteca! » Harry assistette al monologo dell'amico con espressione forzatamente contrita. Sebbene l'amico sembrasse molto agitato, però, si ricor-dò immediatamente che la situazione era una delle più serie da quando Ron e Hermione si conoscevano. « Sai una cosa? » Ron era appena riapparso « Vi devo un favore! Ho anche già comprato il regalo per il suo compleanno... Sai, dato che noi non saremo a Hogwarts... »

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Harry rifletté un attimo. Non aveva minima-mente pensato al compleanno di Hermione. « E quando l'hai acquistato? » « Stamattina, a Diagon Alley » rispose Ron, con il tono di chi è chiaramente soddisfatto di sé « In realtà non sono andato in negozio per lavorare. George non me l'aveva mica chiesto. E' solo che ieri notte, riflettendo, mi è venuto in mente... » « Cosa le regalerai, allora? » Ron non sembrò intenzionato a rispondere alla domanda; probabilmente sta facendo finta di non aver sentito, pensò Harry, mentre seguiva con lo sguardo l'amico che si dileguava su per le scale, lasciando il ragazzo con la sola com-pagnia di Kreacher. Dopo pochi minuti, Harry si ritrovò a salire le scale verso la camera di Sirius. Arrivato davanti alla porta della biblioteca, tut-tavia, dei rumori sommessi lo fecero fermare. Si guardò un pò intorno, ma notò con disap-punto che nessuno dei suoi ospiti si trovava nelle vicinanze.

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Incuriosito dal fatto di aver sentito gli stessi rumori prima di cena nella stanza della signora Black, portò la testa oltre la soglia della stanza. I muri erano quasi completamente coperti da scaffali ricolmi di libri. Altre tre scaffalature dividevano la camera per il lungo, cosicché dalla porta non si poteva quasi vedere la parete di fondo. Si diresse verso le finestre per controllare se fuori piovesse ancora e sentì che il rumore si intensificava, ci volle poco per capire che si trattava di bisbigli. Notò che quella era l'unica parte di parete non coperta dalle scaffalature: vi erano alternati tre quadri di medie dimensioni. Nel quadro al centro della parete, infatti, due maghi e una strega dall'aria molto solenne se-devano lungo un tavolo ovale, dando le spalle alla stanza, e parlavano sommessamente. « Cosa c'è di così interessante da dire? » chiese Harry ad alta voce. All'udire le sue parole, i tre si voltarono nella sua direzione, per poi sbrigarsi a tornare nelle rispettive cornici e a mettersi in posa, con

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espressione colpevole. L'unica a rimanere fer-ma fu la strega che, avvolta in uno sfarzoso abito porpora, si sedette dietro al tavolo e iniziò a contemplare il calamaio di fronte a lei. « Parli con i ritratti ora? » chiese la voce di Hermione, proveniente dalla porta della stanza. « No, è che non avevo mai visto questi quadri prima d'ora » cercò di spiegare Harry « Proba-bilmente erano chiusi in soffitta da parecchio tempo » Cadde il silenzio, mentre Harry e Hermione si scrutavano l'un l'altro. Harry notò che la ra-gazza si era leggermente truccata il viso. « Ehm, penso che ora andrò a dormire » mormorò Harry guardando ansioso verso la porta « Non dovremmo riordinare i libri della bi-blioteca? » lo rimbeccò la ragazza. Solo allora Harry notò il fagotto rettangolare che la ragazza teneva sotto il braccio destro. « E' il ritratto di Phineas Nigellus » spiegò prontamente lei, togliendolo dall'involucro che lo ricopriva « Ho pensato che fosse meglio ri-portalo qui. E quale posto migliore che una bi-

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blioteca per appendere un ex Preside di Hogwarts? » Harry si era completamente dimenticato di quel quadro, che gli era stato molto utile pochi mesi prima, finché Hermione non lo aveva co-perto per impedirgli di vedere dove loro due e Ron si nascondevano dai Mangiamorte. « Che ne dici se lo appendiamo di fianco a questa strega del Seicento? » Harry annuì, e assistette mentre la ragazza appendeva magicamente il dipinto vuoto sulla parete. Evidentemente, pensò, Phineas Nigellus si trovava nel suo ritratto nell'Ufficio del Presi-de a Hogwarts. « Voglio dare un'occhiata a questi vecchi to-mi » disse poi Hermione, dirigendosi verso la parete di fondo della stanza. Si mise così, a leggere i titoli incisi da secoli sulle rilegature. « Sei ancora scettica sulla decisione presa da me e da Ron sul Corso per Auror? » le chiese Harry. « Non sono mai stata scettica » lo stupì lei, senza distogliere lo sguardo dallo scaffale di fronte « Ritengo solo che con i M.A.G.O. in ta-

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sca verreste sicuramente valutati di più e avre-ste meno problemi ad inseguire i vostri sogni » La risposta di Hermione sorprese notevol-mente Harry, che cercò di imitare la ragazza fingendo di interessarsi ai titoli dei polverosi tomi che aveva faticato a portare lì poche set-timane prima. «Spero solo che vada tutto bene » aggiunse, poi, Hermione, mentre si legava i capelli in una coda di cavallo «Avete già pensato a cosa farete se non doveste passare il test? » Quella domanda spiazzò Harry ancora più che la risposta precedente. In effetti, non ci aveva mai pensato. « Hermione? » Una terza voce intervenne nella discussione, pietrificando entrambi i presenti. La ragazza si voltò indietro, verso il corridoio alle sue spalle che divideva due delle scaffala-ture poste al centro della stanza. Harry sapeva che di fronte a lei vi era la porta.

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« Posso parlarti un secondo? » continuò la voce di Ron, ed Harry sentì i suoi passi avvici-narsi alla ragazza. Cercò di pensare velocemente. Probabilmente l'amico non l'aveva notato perché coperto dagli scaffali ma una volta giunto vicino a Hermione lo avrebbe visto e avrebbe rischiato di perdere il coraggio di continuare quello che aveva co-minciato. Harry vide la testa di Hermione voltarsi velo-cemente verso di lui con un'espressione imba-razzatissima sul volto e poi, senza neanche rendersi conto di quello che stava facendo, si Smaterializzò dalla stanza.