capitolo 1, 2 e inizio 3

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Contingenza d'Inverno Cantone del Futunari, Provincia del Koi, Marte 03.02.2271 (20.12.2271) ora locale 19:23 Appena fuori dal centro urbano Il Doge guardava l'università di Hong Lys quando lo raggiunse 13: la sua assistente. «Signore, l'istituto meteorologico mi ha informata che il gelo si sta intensificando fin quasi al confine del tropico del Sagittario, stimano anche un continuo abbassamento delle temperature almeno per un'altra ventina di giorni, e da quanto dicono sembra con un ritmo elevato, entro almeno 48 gradi Sud». La guardò per un paio di secondi, il suo occhio destro era chiaro come il ghiaccio, l'altro di un verde smeraldo ed erano gli occhi più belli che lei avesse mai visto ma ogni tanto si sentiva intimorita a tenere lo sguardo fisso su di lui; era penetrante, magnetico... autoritario. «Organizza un riunione di tutte le Provincie entro il tropico per domani stesso ed incaricale di stilare un resoconto il più dettagliato possibile della situazione attuale: sia globalmente che per i singoli Cantoni, ed incluso nei dati voglio anche avere una stima dei danni alle manifestazioni di ogni tipo, dai festival ufficiali ai concerti nelle piazze», esordì calmo. «Ora è meglio

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Contingenza d'Inverno

Cantone del Futunari, Provincia del Koi, Marte03.02.2271 (20.12.2271) ora locale 19:23

Appena fuori dal centro urbano Il Doge guardaval'università di Hong Lys quando lo raggiunse 13: la suaassistente.«Signore, l'istituto meteorologico mi ha informata che ilgelo si sta intensificando fin quasi al confine del tropicodel Sagittario, stimano anche un continuo abbassamentodelle temperature almeno per un'altra ventina di giorni, eda quanto dicono sembra con un ritmo elevato, entroalmeno 48 gradi Sud».La guardò per un paio di secondi, il suo occhio destroera chiaro come il ghiaccio, l'altro di un verde smeraldoed erano gli occhi più belli che lei avesse mai visto maogni tanto si sentiva intimorita a tenere lo sguardo fissosu di lui; era penetrante, magnetico... autoritario.«Organizza un riunione di tutte le Provincie entro iltropico per domani stesso ed incaricale di stilare unresoconto il più dettagliato possibile della situazioneattuale: sia globalmente che per i singoli Cantoni, edincluso nei dati voglio anche avere una stima dei dannialle manifestazioni di ogni tipo, dai festival ufficiali aiconcerti nelle piazze», esordì calmo. «Ora è meglio

concentrarsi su questo dibattito e cercare di farlo finire infretta, tu intanto avverti pure le Provincie». «Certamente Signore», rispose, mentre lui stava giàentrando nell'ateneo.

Evelin Almain, questo il vero nome di 13, era l'assistentemigliore che potesse mai assumere: intelligente, seria ecapace, inoltre fu l'unica ad aver completato colpunteggio massimo il suo test d'ammissione: una seriemolto lunga e complessa di problemi, esercizi fisici ealtre domande di vario genere, risolvendo pure ladomanda extra giudicata dagli esperti ''impossibile''. Eraanche agente nel élite dell'esercito: I Cataclismi. Laconobbe allora, quando accettò l'incarico di C-13 ovveroquando divenne il soldato fantasma a cui spettavano gliincarichi più critici ed oscuri: era l'unità migliore di tuttol'esercito, e probabilmente pure il miglior C-13 disempre. Per questo motivo fu subito convinto quandoseppe del suo risultato, sapeva già che la bellissimaragazzina dai capelli castani e dai mille tatuaggi fosse lamiglior candidata ad assisterlo nel suo lavoro. La trattòda subito come un suo pari: gli forniva incarichi delicati,informazioni ufficiali da divulgare e la portava pure conse sulla Leviatano.

Nell'auditorium c'erano posti per qualche centinaio dipersone e notò che erano occupati per una metà abbon-dante. Appena venne notato scoppiò l'applauso ''Iniziamobene'' pensò. Poi riconobbe Mei Li Cheng: la portavocedell'opposizione, una donna in gamba ma a volte un po'

troppo indipendentista per i suoi gusti. Andò a presentar-si a lei, mostrandogli un piccolo inchino che gli vennericambiato, si scambiarono qualche commento e si sede-rono alla cattedra.Il moderatore, che era un ometto decisamente basso eanziano, stava accendendo il microfono del pulpito.

«Gentili Signori, il mio nome è Riki Totoro e questa seramodererò il dibattito sull'interruzione del periodo dicontrollo delle nascite», annunciò con la sua voce nasalee profonda. «Come potete vedere i favorevoli hannodeciso di far parlare solamente Mei Li Cheng, della listagialla e membro del Gran Consiglio, mentre per icontrari doveva presentarsi inizialmente Saikiri Tanakadel Consiglio delle Proncie ma il nostro Doge si è offertoal posto suo». Lasciò il tempo per un altro applauso.«Facciamo iniziare Mei Li Cheng, vi prego di porgere ledomande alla fine», finì e gli fece cenno.«Buona sera a tutti voi, voglio spiegare per chi ancoranon è bene informato la dinamica dei fatti: il 31 agostodi quest'anno doveva terminare il regolare limitecontrollato delle nascite, cosa non avvenuta perchéL'Assemblea Federale ha notato un leggero aumentodella popolazione negli ultimi tempi ed ha quindi decisodi prolungare tale termine, e se posso giudicare lemotivazioni, direi che è stata una decisione frettolosa opoco attenta: premettendo che tale aumento di popola-zione è dello 0,4% e dovuto per l'87% dall'immigrazionedai Cantoni vicini, vorrei leggervi il punto tre della leggeFederale sul limite di natalità:

''Autorità Provinciale''«La Provincia ha l'autorità di interrompere unprolungamento di tale periodo se gli incrementi dipopolazione sono di lieve entità" Aggiungo pure che il Governo non ha avuto nessundialogo con la nostra Assemblea Provinciale ma ha soloimpartito queste disposizioni. A nome di tutti i genitoristanchi di aspettare anni per poter concepire altri figli hocoinvolto una decina di Consiglieri Provinciali presen-tando un'iniziativa parlamentare che sta riscuotendoampi consensi. Vorrei infine cogliere l'occasione peressere accertata dal capo del Governo, in caso che lanostra iniziativa dovesse avere successo, L'AssembleaFederale rispetterà l'autorità e sovranità della nostraProvincia. Grazie dell'attenzione».Il Doge osservò attentamente la reazione del pubblico''Le file più vicine stanno applaudendo animatamente, disicuro sono sostenitori della lista gialla o comunque nonhanno gradito la nostra misura, sono quasi tutte donne...magari sono madri'' controllò gli altoparlanti e vide chenon erano distribuiti equamente nella sala. ''Dal centro inpoi è chiaro che la gente applaude per cortesia, ma nonmi sembrano tutti convinti... Mei Li ha una vocina acutae quelli delle file superiori potrebbero anche non aversentito perfettamente o aver avuto una reazione inconsciaascoltando una voce fanciullesca. In qualsiasi caso il mioobiettivo non è convincere nessuno: questa decisione èirrevocabile vista la situazione... devo soltanto spiegarebene la motivazione che ci ha portato a prolungare ilcontrollo della natalità e fare presa in modo che

diffondano il verbo.'' Con queste conclusioni attese dipoter prendere parola, e quando Totoro lo invitò aesporre il suo parere, concentrandosi sulle file superiori,fece molta attenzione che tutta la tribuna potesse sentirela sua voce profonda iniziando con un semplice ''BuonaSera''. «Voglio iniziare col ribadire il mio sostegno perla decisione dell'Assemblea Federale e spiego subito lamotivazione dietro a questa scelta», ''Sii breve ed avrai laloro attenzione'' Pensò mentre pronunciava le parole piùadatte «La legge citata dalla collega è sì corretta, maevidentemente ha male interpretato gli ''aumenti di lieveentità'': a cui si include anche l'immigrazione. In piùsottolineo l'inutilità di doversi nascondere dietro a dellepercentuali per tentare di ribadire un diritto: Lo 0,4%può infatti sembrare Lieve, ed effettivamente alcuniCantoni hanno ottenuto una deroga con numeri simili,ma vi voglio far riflettere che il Futunari, per la suanatura di isola, è molto più grande rispetto alla maggiorparte dei Cantoni: se di norma ci sono solo un paio dicentinaia di migliaia di abitanti qui ne vivono ben duemilioni e mezzo! Signori, stiamo parlando di diecimilaabitanti in più ogni anno in un periodo di decrescita.Infine voglio ricordare che con l'istituzione del parconazionale del Futunari il limite abitativo scenderà a 2,8milioni... Signori, aggiungo anche che L'AssembleaFederale ha fornito al vostro Governo delle direttivesull'immigrazione ben due anni fa! E quali sono stati glisviluppi? Il Gran Consiglio che le ignora e i cittadini chetrovano ingiusto questo prolungamento!». Risa sparse: lesue parole avevano fatto presa. «Vi prego, la situazione

non è divertente: è grave e non va ignorata. Se tra quattroanni, quando sarà istituito il parco non si sarà raggiuntol'obbiettivo di 2,3 milioni di abitanti saremo costretti aposticiparne l'apertura e imporre d'ufficio le direttive, ese la natalità sarà un fattore critico pure a procedere conla contraccezione forzata, anche se non credo si dovràarrivare a tanto. Grazie per l'attenzione». Il pubblico neiposti superiori stava applaudendo seriamente, quelloinferiore in modo freddo, ma c'era anche tra loro chiaveva apprezzato il suo discorso.«Qualcuno vuole porgere delle domande?», chieseTotoro un po' stupito quando non vide nessuna manoalzata.

Il vento caldo soffiava dolce contro il faraglione,arrestandosi contro la roccia smuovendo appena cespuglied alberelli. Riparati dallo scoglio, sulla spiaggia Il Dogee 13 stavano seduti davanti ad un fuoco ammirando leluci e i colori del golfo e i riflessi cremisi che la luna Ioproiettava nel mare di quella notte estiva. «Avevoproprio bisogno di un paio di birre, grazie per la compa-gnia. Davvero.», fece lui. Seppur lavorassero insieme dapochi mesi, tra loro si era creata una sincera amicizia espesso passavano del tempo in compagnia nei rari mo-menti liberi.«Tu lavori troppo», rincuorò lei, «E poi lo sai che è unpiacere per me». «Già, finché pagano gli altri! Comunque non ti devipreoccupare, tra un paio di giorni ci prenderemo unapausa» disse pacato, mentre finiva l'ennesima bottiglia di

Tienmei e ne apriva un'altra ancora.«Sebastian Del Fante in vacanza, questa mi è nuova!».«Non ho mai parlato di vacanze, solo di un periodomolto tranquillo, almeno per quanto riguarda la poli-tica», ribatté mentre camminava verso la riva.Si girò per guardare Evelin, stava ravvivando il fuoco ela luce gialla delle fiamme risaltò i tatuaggi che spor-gevano dalla canottiera bianca e le coprivano il corpo. Sistappò un'altra birra pure lei mentre osservava le scintilleaffascinata. Lui vedeva distintamente i semi delle cartescritti sulle dita della mano sinistra, e leggeva J,Q,K,A inquella destra, mentre sorseggiava rapida.«Ma intanto dobbiamo concentrarci sull'emergenzainvernale». Riprese a parlare. «Le provincie hannorisposto?». Domandò retoricamente.«Sì, la riunione è fissata ad Akhni per domani alle 15,ora locale». Evelin notò un cambiamento espressivo diqualche istante. «Dannazione al fuso orario, per quell'oranoi dovremo essere al rinfresco a Ryuk», borbottò per unattimo ancora. «Dovrai seguire tu la riunione per contomio: è la soluzione migliore». Rimuginò un qualchesecondo. «Mi spiace solo tu non possa goderti le bol-licine». Lanciò un sasso piatto nel mare, convincendosidi aver valutato bene il problema.«Sarò pure affidabile, ma addirittura fare le veci delDoge... stai scherzando vero!», punzecchiò lei.«Il Doge non scherza mai». Rispose solenne mentre ilsasso ancora rimbalzava tra le onde, duecento metri più alargo.

Città di Ryuk, Cantone Santetsu, Provincia del Koi04.02.2271 (21.12.2271) ora locale 21:57

Ryuk era una città marziana nota per un fenomeno chesorprese i tecnici e persino Il Doge: crebbe da sola.Quando Marte e Venere furono terraformati i centriurbani vennero edificati in luoghi funzionali peragevolare una colonizzazione rapida e sostenibile;nonostante l'ideale fosse di costruire città autonome, neiprogetti erano ovviamente inclusi centri volti allaproduzione massiccia di materie prime o altri benidestinati ai Paesi più contenuti, definendo così il destinoe lo sviluppo delle varie località. I Comuni dei duePianeti non si erano particolarmente evoluti, se non perdimensioni, adempiendo ancora alle funzioni designatedal Doge oltre un secolo addietro. In questo senso Ryukera eccezionale proprio perché non doveva avere nessunruolo rilevante nell'economia della propria Provincia nédi quella cantonale; era un semplice centro abitativo dipoche decine di migliaia di abitanti situato nel mezzo diuna rada foresta, non troppo lontano dal Capoluogo, chefu progettato per essere il polo produttivo della regione.Questo fino ad una cinquantina d'anni prima, quando gliartigiani locali offrirono i loro prodotti in legno e tessutidalla notevole raffinatezza, nei centri commerciali dellazona, ottenendo un successo inaspettato ed una succes-siva forte richiesta che si diffuse in tutta la Provincia.Sfruttando sapientemente quest'opportunità la città potéespandersi fino a quasi quattrocentomila abitanti.Tintinnii di brindisi e chiacchiere rumorose facevano da

sottofondo all'ampia sala congressi, nelle lunghe tavolatei vassoi venivano prontamente riempiti di stuzzichini enell'aria si sentiva l'entusiasmo degli invitati, del restonon capitava tutti i giorni di poter brindare con SebastianDel Fante e stringergli la mano.Il Doge gradiva conversare normalmente con i suoicittadini, parlando del più e del meno della vita oraccontando un qualche aneddoto degno di un nonnomolto vissuto. Mentre mentiva dignitosamente sullaquantità di spumante bevuto continuava a riempirsi ilbicchiere, cercando di conoscere il maggior numeropossibile di ospiti per ampliare i suoi già sconfinaticontatti, preparandosi con calma per il discorso.Prese a picchiettare sul calice di cristallo per farsi notare,controllando di non dare le spalle a nessuno. Si schiarì lavoce e parlò alla sala intera senza bisogno di unmicrofono. «Cari cittadini di Ryuk e dei suoi dintorni,innanzitutto devo ringraziarvi per il calore della vostra accoglienza e per il rinfresco davvero molto ricco. Comevoi ben sapete, forse anche meglio di me, questa Cittàrappresenta un'eccezione nella storia di questo mondo:mi ricordo ancora il giorno in cui il Santetsu non era bendefinito e Ryuk veniva indicata con la sigla RU-2-A94.850, pensai fosse una sigla poco aggraziata perdefinire un luogo tanto bello. Quando sorvolai la zonaper controllare la fine dei lavori. Durante la pianifica-zione urbana notammo che la zona dove ora ci troviamopoteva sostenere un gran numero di persone, ma essendodelimitata dal massiccio del Kinkojo a sud-ovest e dalmonte Fas a nord, il gruppo di ingegneri a cui assegnai la

zona progettò una semplice area residenziale, una sortadi grande villaggio per far aumentare il quantitativo dicoloni. Io stesso approvai questa decisione e quella diedificare ciò che ora è Nami in funzione di poloproduttivo e di conseguenza pure Capitale. Vista la suavicinanza mi convinsi pure che la costruzione di unagalleria nelle montagne qui intorno non sarebbe statastrettamente necessaria, partendo dal presupposto cheRyuk non si sarebbe espansa velocemente e che perqualsiasi necessità avrebbe sfruttato il collegamento ed iservizi di Nami. Dopo quasi cento anni questa regolaritàfu ribaltata dai vostri nonni che riuscirono ad imporsi edesportare prodotti di notevole qualità», fece una brevepausa quando notò 13 entrare, gentilmente elegante perl'occasione. «E i vestiti che indosso ne sono la confer-ma!». Una veloce risata riempì la sala, seguita dacommenti sul fisico del Doge da parte di giovani donne odi uomini che mostravano un po' di sincera invidia.«Ma tornando un poco più seri continuiamo a parlare diquesto sviluppo, un fenomeno che nessuno aveva opoteva prevedere, per di più così vicino ad un polo giàaffermato ed in una zona particolarmente isolata. Conquesta premessa, vista la posizione di rilievo ottenuta daquesta città è perciò doveroso provvedere ad unpotenziamento delle linee di comunicazione, per evitareuno scomodo ed oneroso traffico fino a Nami e da lì inpoi attraverso un tortuoso percorso per l'ovest e il nord.L'Assemblea ed io abbiamo deciso quasi all'unanimità difinanziare la progettazione e la costruzione di una doppiagalleria nel Kinkojo della lunghezza di 36 chilometri i

cui lavori inizieranno fra due mesi», sorrise e provocò:«Sempre che qualcuno non faccia referendum!». Lagente gli concesse un piccolo applauso di ammirazioneprima di tornare a rimpinzarsi di tartine e sfogliatine perasciugare il vino.13 gli si avvicinò tesa, lui lo notò subito e posò ilbicchiere sul tavolo, preferendo parlarne fuori. UscendoEvelin raccolse quel bicchiere e se lo scolò d'un fiato,non che le servisse per sciogliere la tensione, ma quandopassava ore ad ascoltare e discutere con dei politici presialla sprovvista l'alcol diventava un caro amico che lefaceva il santo favore di stare zitto. Appena fuori Il Dogesi guardò velocemente intorno per trovare un postodiscreto senza preoccuparsi eccessivamente se qualcunoavesse potuto sentire, semplicemente non voleva creareansie inutili a della gente in giubilo. «Allora, a che puntosiamo arrivati?», le domandò senza troppi giri di parole,«Ad un punto abbastanza critico Signore, per cominciarealtri 340 Comuni sono entrati nella fascia d'emergenza esi parla di circa cinque milioni di abitanti», la interruppe,«Cinque milioni... possiamo inserirli nella Contingenzad'Inverno?», chiedendo speranzoso. «Per il momentonon è strettamente necessario, ma nel futuro prossimo ilnumero è destinato ad aumentare ed è un guaio perché leregioni in prossimità del circolo polare antecrociato sonoovviamente sempre più in difficoltà e necessitano lorostessi di maggiore supporto, le dighe, i pannellifotovoltaici e le pale eoliche sono bloccate dal ghiaccio,il metano sta finendo e il compostaggio è rallentato dalfreddo e così scarseggia pure l'energia. Sono stata

informata anche del crescere preoccupante di pazientiammalati a causa della scarsa ventilazione degliambienti: i microbi si diffondono negli appartamenticontagiando chi vi entra per poi diffondersi nel palazzointero, infettando potenzialmente centinaia di persone inpochi giorni». 13 dava l'impressione di dover ancoraparlare, ma conoscendo bene Il Doge sapeva che avevagià intuito e stimato i danni ancora prima di avergliordinato di organizzare la riunione, del resto lui era fattocosì: geniale come nessun altro ma prudente e pacato coisuoi cittadini, esortava i politici a identificare unproblema e mentre loro lavoravano per creare un pianod'azione lui aveva già trovato la soluzione, ma la suasaggezza gli consigliava di rimanere sempre modesto edare la possibilità ai colleghi di fare la propria parte emagari notare un punto che gli era sfuggito.Sebastian estrasse una scatolina piatta di metallo da unatasca interna del panciotto e ne prese il necessario perrollarsi una sigaretta. «Ne vuoi una?», offrendogliela,Evelin ringraziò infilandosela tra le labbra in attesa delfiammifero che lui aveva appena acceso, dopo essersiconcesso una prima boccata riprese a parlare «Vogliovedere la situazione di persona, questa notte contatteròun vecchio conoscente nella Karmachta, so che è laProvincia più colpita dal gelo. Chiederò all'Assembleauna riunione d'emergenza e nel frattempo farò trasferiresulla Leviatano le scorte alimentari d'emergenza cheverranno prelevate da Io. Tu per piacere contatta la flottaleviatana e dai l'ordine di parcheggiare alla minor quotapossibile una nave da trasporto adatta ad un'evacuazione

di massa carica di quelle provviste sopra ogni Cantone lacui temperatura sia già scesa sotto i -60 e di tenerne unapronta per quelli già sotto i -45, così facendo nelleregioni più accessibili potremo dirottare i beni che oraspettano a quelle più interne», spiegando calmo, quasifreddo, Evelin si chiese se fosse dovuto ad un'attentapianificazione o all'esperienza maturata in oltre duesecoli di politica. L'immortalità del Doge appariva alpopolo come una virtù divina, con tanto di intelletto eforza sovrumani, ma passando appena un paio d'oreinsieme a lui ci si rendeva conto di quanto in realtà fosseumano, anche se non come tutti gli altri, ma pur sempreun uomo: uno che nella propria vita ha visto l'inimmagi-nabile e che da solo cambiò il mondo.

Tornata nella camera d'albergo in cui alloggiavanoentrambi, 13 si fece una doccia dopo aver trascorsoun'oretta nel bar della hall e si congedò con Sebastianche stava leggendo i dossier delle scorte agricoledisponibili sul passato Satellite gioviano. Si risvegliò nelcuore della notte quando sentì un rumore improvvisoprovenire dalla camera di sotto e vide che lui era rimastosveglio per lavorare ininterrottamente fino al mattino,ancora una volta.

Nel 2262 i meteorologi notarono delle perturbazioninell'atmosfera Marziana che avrebbero creato un effettodi dispersione di calore a catena causando degli invernimolto rigidi nel polo sud almeno fino al 2275, inprevisione di ciò fu stipulato un piano di prevenzione:

una sovrapproduzione agricola planetaria che mirava aprodurre notevoli scorte alimentari, l'organizzazione disquadre di soccorso, scorte farmaceutiche e lapreparazione di altri beni di supporto come vestiaripesanti e scorte di Metano per vari scopi. L'insieme diquesti provvedimenti e la loro applicazione costituironoil progetto "Contingenza d'Inverno" .

La giornata di 13 iniziò ufficialmente al suonare dellasveglia stranamente impostata due ore e mezza prima deldovuto. Indossata una semplice vestaglia uscì dallastanzetta singola seguendo l'aroma del caffè di mandorlee di qualcos'altro profumato di vaniglia e burro cereale,in cucina trovò Sebastian intento ad aprire delleminuscole uova di quaglia con le sue manone da gigantesenza romperne il tuorlo, mentre nella padella il grassosfrigolava vivace attorno a quelle già riuscite. «Buondìbella addormentata, vedo che ti sei svegliata tardi», fececon tono scherzoso lasciando intendere di centrarequalcosa a proposito della sua diana. «Partiamo prima,ho pensato che potevo almeno scusarmi preparando unacolazione degna di tale nome, ti consiglio di abbuffartiperché il viaggio sarà lungo ed ho il forte presentimentoche faremo pranzo molto tardi, mi sa che porterò anchequalcosa da mangiare oltre alla grappa di riso per restarecaldi», continuò con voce premurosa, tipica del suo buonumore. Evelin non era un tipo da carinerie del genere e lasua cultura a tavola non reggeva a lungo se paragonatacol collega, inoltre era già passata l'incredulità iniziale divivere insieme al Capo Supremo, ma doveva ammettere

che continuava ad apprezzare quei momenti un po' intimie Il Doge era pure un ottimo cuoco. Si sedette aspettandoche arrivasse anche lui, intanto allungò la mano versodelle cialde e ne prese una, spezzandola, ancora calda neuscì un profumo di vaniglia e zucca in sintonia perfetta,se la passò sotto il naso per guastarsi ancora piùintensamente l'aroma delicato. «Questo è più leggero,scommetto che ci sono due tuorli!», lanciando la sfida a13. «Certo, ed io scommetto che l'hai pure guardatocontroluce per esserne sicuro e fare il veggente, se vuoiimpressionarmi allora riconoscilo insieme a tutte le altresenza guardare», continuando lei, sicura di averloincastrato. Si alzò per raccogliere le uova restanti in unabacinella e ci aggiunse quella fortunata per poi sciac-quarle sotto acqua corrente per raffreddarle, così che nonpotesse sentirne la temperatura. Egli mise la mano nellaciotola senza guardare e ne tirò fuori uno, e lei era giàsoddisfatta nel vedere che aveva i segni sul gusciodiversi. «Prima che tu affermi qualcosa, ti dico già chequesto ne ha di sicuro due, ma è più leggero di quelloche avevo in mano prima», leggermente impressionata lovide infine scegliere l'uovo iniziale, aprendolo subitodopo nel pentolino rivelando infatti due rossi, seguitodall'altro doppio dotato. «Ho le mani sono moltosensibili, mi piace dare un po' di spettacolo ogni tanto».Mangiarono tutto di buon gusto, riuscendo a partire conpiù anticipo di quanto previsto. Si diressero versol'autonoleggio dove lui aveva già riservato una vetturaper spostarsi fino all'aeroporto del Koi, in cui eraparcheggiato il loro piccolo trasporto privato, un Asa

modello pombo. Portarono a bordo solo dei vestiti moltocaldi e qualche utensile per camminare sulla neve orisolvere eventuali intoppi al freddo. Essendo unsemplice van aereo coi rotori sotto la carena e duemodesti propulsori laterali non fu necessaria alcunapreparazione particolare, bastò levare il telone protettivomentre si avviava il motore, per potersi poi sollevare inverticale fino ad una quota sicura per il traffico aereo.Salita a bordo fece per sedersi nella cabina di pilotaggiopronta a far decollare il mezzo, ma Sebastian insistette:«Mi darai il cambio più tardi Evelin, adesso vogliogiocarci un po' io», cercando di distrarla dalla rotta,intanto che lei già stava impostando la musica per ilviaggio e supervisionava il lavoro svolto dalla flottafinora. Lui notò che la lista dei brani aveva una duratasimile alla tratta, non si era ancora accorta.

«Perché stiamo volando in questa direzione? C'è qualchetempesta oppure hai semplicemente voglia di goderti ilpanorama della Constancy?», domandò lei, forse ancoraignara di quanto stava per fare. Il pombo volavasilenzioso tra le nubi rade brillando d'oro appena uscivaalla luce del sole mattutino, sotto di loro boschi e pratisempreverdi si alternavano ai piccoli ed effimeri laghetticaldi tipici dell'equatore marziano. Stavano scendendo diquota con le riserve d'energia sufficienti per almeno altriduemila chilometri. «Scusami capo che stai facendo?Siamo partiti soltanto da otto ore, è davvero necessariosostare qui?» domandò, ora cosciente di cosa stava peraccadere.

Evergreen Falls, Cantone di Silver Hill, Provincia di Constancy. 05.02.2271

(22.12.2271) ora locale 15:23

La terra natale di Evelin poteva tranquillamente venireinclusa tra le meraviglie del Pianeta per le sue infinitecolline erose dal vento dalla cui roccia argenteazampillavano ruscelli lungo la parete, che con il variaredell'angolatura solare proiettavano arcobaleni brillanti escie luminose lungo i prati morbidi e tra le fronde deglialberi nei boschi. La cittadina era pure molto graziosa:una normale manciata di altissimi palazzi vitreiospitavano la popolazione che preferiva però godersi leampie piazze create nel centro urbano, dove le bancarellevariopinte dominavano il mercato. I coloni originariprovenivano tutti da una città di media grandezza dellacosta orientale nordamericana, Agawam, partendo colvantaggio di conoscersi già fra di loro l'adattamento alnuovo mondo fu molto rapido per una piccola e neonatacomunità, tant'è che le fiere di paese organizzate comeesperimento sociale furono subito ben accolte edifferenziate da quelle precedenti. Mentre l'aerovan si stava ricaricando quel poco cheserviva ad ultimare il viaggio Evelin guidava Sebastianper le vie della cittadina mostrandogli la realtàquotidiana del posto, intrattenendolo con i suoi ricordi dagiovane scalmanata. La passeggiata continuò nei sentieriche dal bosco portavano ai grandi prati tra le collineincantate. Il Doge ammise che dover partire da lì a pocoavrebbe rattristato probabilmente più lui che 13, che

seduta nel pombo stava versandosi allegramente del vinobianco, un vizio che era sicuro di avergli passato luistesso. «Grazie per esserti fermato qui, mi ha fattoveramente piacere rivedere casa mia dopo così tantianni» confidò 13, poi continuò ridacchiando «La vediquella finestra illuminata a tre quarti del palazzo asinistra? Io abitavo lì, sono sicura che ci vivano ancora imiei genitori perché mio padre non ha potuto fare ilpotenziamento e vede malissimo al buio, appena il soleinizia a tramontare accende tutte le luci, vedo che non siè ancora rassegnato a comprarsi degli occhiali» ammi-rando i magici riflessi del sole calante nella vallata,intanto che Sebastian prendeva un bicchiere per se. Pocodopo essere partiti 13 staccò gli occhi dal parabrezzanascondendo appena la sua gioia. «Sono nata e cresciutaqui, ma ho iniziato a vedere l'immensa bellezza di questoposto solo ad undici anni e comunque non l'avevo maivisto dall'alto fin'ora. A pensarci bene ho potuto goderedi questa meraviglia principalmente per merito tuo, forsedovrei ringraziarti ancora», disse quasi timidamente.Essendo nata cieca Evelin dovette pazientare la graziadel potenziamento, ovvero la fase in cui il corpo si ètotalmente adattato al nuovo genoma e ricostruisce peruna sola volta tutte le parti mancanti o difettose di seportando anche notevoli miglioramenti alle capacitàfisiche ed intellettive dei potenziati: così i tetraplegicipossono correre insieme a fanciulli una volta affetti dasindrome di down, gli amputati riottengono l'arto ed ibambini come lei iniziano a vedere la magnificenza delmondo.

Questo dono, che si basava sul corpo perfetto del Doge esulle sue ricerche in merito, fu il primo contatto fra lorodue. Da allora 13 è ossessionata dalla grandiosità di coluiche le diede un'alternativa al buio perenne, divenendoneuna fedele ed implacabile seguace, ottenendo risultatiimpensabili pure per chi ottenne l'evoluzione indotta.

Cielo della Karmachta, 06.02.2271 (23.12.2271) ora locale 07:36

Volarono per oltre novemila chilometri nell'arco di ungiorno intero per raggiungere Oreil Gerisenko, un exConsigliere Federale con una notevole conoscenzadell'urbanistica residente in quella Provincia sfortunata.13 stava pilotando senza sforzo in una turbolenzasufficientemente brusca da mettere in crisi il pilotaautomatico, intanto Il Doge discuteva telefonicamentecol Cancelliere sull'orario della riunione d'emergenza,resa problematica a causa della tempestività richiesta.«Arthur non me ne può interessare di meno di quello chepotranno pensare, se hanno deciso di mettersi adisposizione per la cosa pubblica accetteranno anchequest'incombenza!». Disse animatamente, ricevendo unarisposta non gradita, «Dispiacerebbe anche a me percarità, ma qui la situazione è urgente... non possopermettermi di perdere tempo! Senti, invia a tutti le treopzioni che ti inoltrerò fra un paio di minuti. Per me èindifferente quale, anche se penso che la più ragionevolesia di riunirci tutti al massimo entro domani sera, intantofai passare bene il messaggio, mi raccomando, grazie

mille» concluse la chiamata con uno sbuffo infastidito, ilCancelliere non poteva essere criticato assolutamente nelsuo operato, ma come persona era assai fastidiosa.«Arthur che fa i suoi capricci da sindacalista?», chiese13 incuriosita. «E cos'altro se no?! Sarà pure zelante nellavoro ma deve ficcarsi in testa una volta per tutte cheL'Assemblea fa quello che dico io, senza discussioni.»,borbottò infastidito per poi avvicinarsi al frigo in cercadi una birra, troppo vecchio per rimuginare su dellesciocchezze. Il mondo sotto di loro aveva perso ognicolore, diventando di un bianco asettico e sconfinato. Laturbolenza era finita, ma Evelin decise comunque dicalare di quota per l'ultima tratta, sia per distingueremeglio un qualsiasi nodo di parcheggio dove ricaricare ilvelivolo, sia per godersi meglio il panorama ovattato.All'orizzonte cresceva Novisgrado, la loro meta. Unavolta atterrati si cambiarono velocemente gli abiti primadi uscire, con il motore spento da poco sentivano già ilprecipitare della temperatura. Uscì prima lui per parlarecon gli operatori dell'aeroporto chiedendo quanto fossealta la neve, venendo a conoscenza che le stradeprincipali fossero sgombre e che per il resto tutto ne eraricoperto come minimo da due metri. Decise di portarecon se le racchette, più tardi gli sarebbero tornate utili seavesse voluto esplorare la zona. Il sole stava timidamentesorgendo da poco, avvolgendo il mondo in unapenombra cupa e gelida, all'esterno della struttura IlDoge respirava piano dell'aria densa e carica dimicroscopici cristalli di ghiaccio che gli raschiavano ipolmoni ad ogni inalata, con 13 al suo fianco intenta a

convincerlo di indossare una maschera protettiva. Subitoconsci che i servizi di trasporto erano praticamentesoppressi a causa del blocco totale della produttività siavviarono a piedi verso il centro. La realtà intorno a lororibadiva il più tragico dei rapporti, dove le serreproducevano ortaggi in grandi quantità vi era soltantouna distorto profilo di neve e ghiaccio che di tanto intanto offriva la vista del suo interno, mostrando soloripiani colmi di fusti e rametti secchi. Dei pali metalliciricoperti di brina segnalavano il percorso interrottoormai da mesi di una ferrovia che puntava drittaall'aeroporto, praticamente dismesso anche quello. Traprati innevati e ampie pinete che si ergevano solitariecome grigi isolotti di una banchisa sulla terraferma, unatetra e candida desolazione si espandeva a perditad'occhio, con Novisgrado lontana ad apparire comeun'illusione, lo spettro di una cattedrale dispersa nel gelopiù assoluto. Corsero a grandi balzi sulla stradaghiacciata per un paio di chilometri con la grazia di unacoppia di ermellini, la città non era più così distante eriuscirono a raggiungerla ancor prima che il sole sielevasse del tutto all'orizzonte.Ciò che si ipotizzava all'esterno del centro abitato eraperfettamente in linea con la realtà generale, la stradesgombre non riuscivano ad alienarla dal gelido ambienteesterno e ovunque regnava silenzio e staticità, nonun'anima oltre la loro si trovava per le vie, le vetrinetroppo appannate non concedevano sguardo ad unmondo interno più vivo ed i palazzi ricoperti di brinaparevano vuote conchiglie. Un ignaro viandante sarebbe

stato subito convinto di trovarsi davanti ad una cittàmorta e dimenticata, conservata nel ghiaccio da chissàquanto tempo, ma forse ciò sarebbe successo solo nelletarde ore perché quello spettacolo era sì sconvolgente eai limiti del catastrofico, ma comunque effimero come lanotte stessa ed il sole ormai sorto stava già sciogliendoquel mondo rigido e albino in un posto sì isolato macomunque tenace nel mantenersi vivo. Ben presto gruppisempre più massicci di persone si spostavano veloci dauna parte all'altra delle strade per giungere al posto dilavoro o semplicemente per cambiare aria nei polmonied assorbire quel poco di luce solare che bastava permantenersi in forma. Il loro cammino si arrestò davantiun bistrò nel centro della piazza medvedi, dove entraronoinsieme, con Sebastian che gentilmente teneva la portaalla collega. Di Oreil non c'era manco l'ombra, del restoerano in netto anticipo, decisero quindi di avviarsiall'albergo dove avrebbero pernottato, rendendosi contoche era nello stesso palazzo che ospitava il locale.Furono ricevuti con grazia e cordialità, accompagnatifino in camera dal personale che si congedò con calmadopo aver controllato se ci fossero farfalle negli armadi,era una stagione mancata e alcune camere non venivanousate da qualche mese. Sistemati i pochi bagagli sceseronuovamente nel bistrò. All'entrata 13 notò un cartelloappeso che riportava in cirillico il nome del posto,''мотылек'', significava ''falena'', ed era sicura che primanon fosse appeso. Una volta entrati non lo trovarononuovamente ma si sedettero lo stesso per bere qualcosa,lei chiese una birra piccola mentre lui non si fece proble-

mi a ordinarne una da litro, il barista fu però spiacentenel confidargli fosse finita e che non ci fossero riforni-menti in previsione. Dopo essere tornati al tavolo condue tazze di thé bollente 13 chiese distante, «Il tuo amiconon arriva più o pensi che sia rimasto bloccato nelghiaccio?», ancora concentrata su quel particolare delcartello. «Credo sia più vicino di quanto possa sembrare,lo conosco abbastanza da essere sicuro che non sia unritardatario», rispose mentre gli indicava con un cennodel capo di guardare verso il corridoio del locale. Leigirò lo sguardo nel momento in cui ne comparve unuomo anziano che si strofinava le mani sui pantaloni.Il Doge si alzò senza destare troppo l'attenzione delbistrò semivuoto ed andò a stringergli calorosamente lamano. Oreil esordì. «Avrei preferito offrirle da bere inuna circostanza migliore, spiacente non possa vedere ilfascino di casa mia per quello che realmente è in gradodi offrire», si sedette tranquillo al loro tavolo. «Macomunque è un bene che sia venuto di persona, qui lasituazione peggiora di giorno in giorno e se dovessetornare a nevicare saremo in seria difficoltà». «Ti prego, sto già prendendo dei provvedimenti ma hobisogno di quante più informazioni possibili, so che inKarmachta state riscontrando maggiori difficoltà rispettoalle Provincie più meridionali quindi è meglio se mi faiun quadro specifico». Lo esortò Sebastian. «Certo, siamoqui per questo, in ogni caso le ho preparato un dossierdettagliato come mi ha chiesto. Innanzitutto deve sapereche qui si raggiungono temperature bassissime a causadella conformazione del territorio circostante, quindi è

scontato che faccia sempre più freddo delle altreProvincie. Principalmente è dovuto all'assenza di grandibacini d'acqua e dalla presenza della grande valle dellaGrisenia da cui spira una notevole massa d'aria gelida.Premesso questo iniziamo coi disagi: nonostante il ventole pale eoliche sono ferme e congelate, e si è già persooltre il 70% delle nostre fonti energetiche, abbiamoprovato con dei pannelli solari ma si ricoprono di brinacontinuamente, da questo punto di vista però il problemarisiede più nelle centrali a fusione, sono strutturate inmodo che possano soddisfare anche l'intera domanda, mal'isolamento delle vie di comunicazione rende pressochéimpossibile il rifornimento e quindi scarseggia energiapure da quella fonte. Il compostaggio da biogas è poidannatamente rallentato dal freddo. Rimangono quindiattive le centrali geotermiche cittadine e due piccoledighe sufficienti solo al Cantone del Vlad, la scarsità dienergia ha portato come conseguenza all'inevitabileabbassamento generale della temperatura dei palazzi,siamo passati da 18 gradi a 10, ma la notte viene spentoil riscaldamento, così che possa essere disponibile piùenergia per i boiler d'acqua calda. Questo però ha portatola popolazione ha chiudersi in casa, con la conseguentediffusione di agenti patogeni di cui abbiamo giàdiscusso. Tornando a parlare delle vie di comunicazione:le strade principali delle città e dei loro dintorni sonosgombre o perlomeno agibili con un po' di cautela, leferrovie invece sono andate, ma comunque non cisarebbe stata corrente a sufficienza quindi abbiamopreferito ritirare i vagoni e sfruttare quel poco ricavato

per il traffico a ruote, il Mjun è ghiacciato quindi ibattelli fluviali sono fuori gioco da Vastur fino alla costae abbiamo ritirato pure quelli, le piste d'atterraggio sonotutte provviste di serpentine per prevenire il ghiaccio, mase dovessero essere private d'energia diventerebberoinagibili alla prima nevicata. Per i rifornimentirimangono quindi poche strade che ci collegano a nord oad altre vie e finora otto aeroporti seriamente sfruttabili.La produzione agricola è praticamente ferma, solo gliorti dei palazzi sono attivi. La fauna locale ne sta soffrendo seriamente e ci sonostati talmente tanti avvistamenti di branchi di animali cheè stato consigliato un coprifuoco notturno ai cittadini,non che abbiano creato particolari danni, ma è sempremeglio premunirsi.Noi a livello provinciale stiamo calcolando la quantità dimangime necessario per poter assistere gli animaliselvatici, ma come ben sa se il cibo scarseggia per lepersone è difficile trovarne altro per le bestie. In quantoall'abbigliamento non ci serve altro che delle maschereprotettive per i microcristalli sospesi in aria e questo èprobabilmente l'aspetto meno urgente. Necessitiamoinvece di rinforzi sanitari e rifornimenti di medicinali, laKarmachta ha un tasso di potenziati inferiore alla mediaplanetaria e ne vien da se che delle epidemie non sono daescludere. Per tutto il resto troverà i dettagli per i singoliCantoni nel fascicolo», e si ammutolì. «Ci sono stati deidecessi causati dal gelo?», chiese schietto Sebastian.Gerisenko rispose sospirando appena «Pagina 18», IlDoge aprì il dossier e lo richiuse dopo appena un secon-

do. «Дерьмо, der'mo». Fu la sua unica affermazioneprima di alzarsi e andare verso il gabinetto.Una volta entrato andò subito verso il lavandino, aprì ilrubinetto e si sciacquò il volto aspettando che i pensierisi attenuassero. Aveva errato le sue previsioni dando perscontato che la maggior parte della popolazione avrebbeseguito le direttive, sottostimando di conseguenza iltasso di mortalità. ''Sono arrivato in ritardo'' continuò aripetersi. Aveva il dono di una concentrazione ferrea,ma in quelle situazioni era una condanna a non potersifocalizzare su una soluzione, in pochi istanti produsseuna stima della conta totale di decessi che consideravacausati dal suo ritardo, poi ne calcolò un'altra e tantealtre ancora, ne fece una media che doveva avvicinarsitremendamente alla realtà. Si sciacquò di nuovo il voltocercando di meditare, si convinse che non fosse colpasua valutando a memoria le cifre di altri disastri naturalied applicando le variabili del caso. Il suo obiettivo eraquello di poterne aiutare il maggior numero possibile,quindi si focalizzò su questa intenzione e tornò lucido, sirinfrescò per l'ultima volta e fermò l'afflusso d'acqua,cercò qualcosa per asciugarsi e si arrangiò con unasalvietta di carta morbida per poi uscire dalla sala dabagno. Non gradiva che qualcuno potesse vederlo in unmomento di cedimento, per questo si era ritirato quelmezzo minuto sufficiente a tornar calmo e concentrato,con tanto di piano d'azione pronto e già adattato per ognievenienza. Si sedette nuovamente vicino ai colleghi,rivolgendosi a Oreil. «Con questo dossier ho ottenutoimportanti conferme, hai svolto un lavoro certosino

contribuendo a questa causa e per questo ti meriti unserio ringraziamento». Congratulandosi con lui,facendogli brillare gli occhi dalla commozione. Finito ilcomplimento tornò a parlare. «Rimangono quindi ledirettive che ti ho inoltrato ieri e che dovrà applicare laProvincia:-Perseverare con le campagne di sensibilizzazione sullasalute e prevenzione.-Sfruttare e aggiornare il più possibile i collegamenti egli spazi sotterranei: la gente non deve essere esposta alfreddo, chiaramente vanno controllati i sistemi diventilazione.-Stilare un piano dettagliato con progetti definiti per leinfrastrutture da proteggere o erigere, per ogni necessitàvi verrà fornito senza alcun onere la manodopera contutto il necessario direttamente dalla Confederazione oda me.-Stilare ed aggiornare continuamente un elenco dellenecessità sanitarie che vi verranno fornite senza oneri.-Stilare un registro che mostri il luogo e la quantità digeneratori a metano e relativo biogas che vi fornirò iostesso e adattare la rete elettrica di conseguenza. Nellalista includerete anche la quantità di isotopi di idrogenonecessari al funzionamento delle centrali a fusione, conla raccomandazione di privilegiare gli impianti giàesistenti, al carburante ci penserò io.-Sviluppare un piano d'evacuazione di emergenza permezzo delle navi da trasporto che verranno dislocate abreve per ogni Cantone.-Infine, collaborare attivamente con le altre Provincie per

quanto riguarda i provvedimenti della contingenzad'inverno ed incentivare lo scambio di conoscenze emateriali.Io prendo l'impegno di trasmettere queste direttive allealtre regioni ed ho già indetto una riunione d'emergenzacon L'Assemblea federale che dovrebbe svolgersi al piùtardi dopodomani in cui prenderemo delle misureefficaci per affrontare la situazione». Ci fu un brevemomento di silenzio quando al loro tavolo si presentò ilbarista. «Salve, mi perdoni Egregio, prima le ho mentitoa proposito della birra, in magazzino ho ancora qualchebottiglia ma preferivo venderla agli operai che si fannoin quattro per tenere le strade sgombre. Non ho potutofare a meno di ascoltare la vostra conversazione e visono personalmente grato per il grande impegno chestate prendendo per aiutare la nostra comunità»,dopodiché offrì una bottiglia a testa della preziosa birralocale, facendo quasi lusingare Il Doge in persona.

Quella notte Sebastian uscì in città per ammirare ilmondo intorno a se congelare supino. I riscaldamentidovevano essere stati spenti da poco perché le finestreerano ancora terse. Vagando per le strade pattinava quasispensierato sulle sottili lastre di ghiaccio formatesi dapoco, finché d'un tratto si accorse che lo spettacolo stavaper cominciare: il calore residuo dei palazzi non fu piùsufficiente a mantenere liquida la condensa sulla propriasuperficie, che prese istantanea a brinargli addossocoprendoli con uno strato di polvere candida che si infittìrapida nell'arco di mezz'ora. Ogni singola struttura

appariva come una stalagmite di ghiaccio fresco. Con lefolate di vento più sostenute si poteva osservare ilcammino dell'aria contorcersi fra i grattacieli portandosidietro parte della brina che risplendeva sotto i raggiscarlatti di Io. Affascinato da quell'insolita vista sidistrasse del tutto, ignorando gli aromi che gli passavanosotto il naso, cosa che scatenò in lui un certo sgomentoquando si trovò 13 al suo fianco, uscita pure lei per unapasseggiata al fresco ne aveva seguito la pista odorosa,curiosa di trovarlo ad osservare il nulla per poter cosìriflettere sui concetti del mentore, troppo astratti peressere descritti nei suoi temi. «Stai pensando di nuovo alpunto perfetto?», gli chiese interessata. Lui rimaseassorto nei suoi pensieri per qualche istante prima dirispondere a bassa voce. «No, anche se ti confido chesono abbastanza vicino ad avere dei risultati. Ora stosemplicemente osservando gli animali». Le fece cennoverso la fine del vicolo, facendole capire di rimanerequanto possibile in silenzio. Sotto la luce di Io si notavain lontananza un branco di lupi grigi vagare in cerca diuna preda, spinti dalla fame e dal freddo fin dentro ilcentro urbano. Una renna corse fuori da un incrocio dopoaver fiutato il pericolo, venendo subito rincorsa daipredatori. Sebastian le corse subito dietro, mentre unbanco di spesse nubi coprì il satellite, risaltando le stelledel cielo rimasto sgombro. Evelin riuscì a raggiungerlo erimanere al suo ritmo, evidentemente non stava dando ilmassimo delle sue capacità, superarono il branco appenafuori dalla città, corsero nei prati fino a precipitare nelbuio totale. Il Doge continuava a correre imperterrito,

percependo il calore e seguendo gli odori, 13 gli stavaaffianco forte delle stesse abilità. Sebastian valutò che ladistanza dovesse essere di circa quattrocento metri,quella renna correva dannatamente più veloce deipredatori, assai indietro rispetto a loro. Accelerò quantogli permisero le gambe e raggiunse la preda in appenaventidue secondi. La renna appena davanti a luicontinuava a curvare per tentare di seminarlo, scappandoinutilmente al proprio destino. Continuò a braccarlaaspettando che si stancasse a sufficienza da noncambiare più direzione. In quel momento alzò fulmineola mano verso il cielo e gli scatenò tutta la sua forza sulcollo, spezzandolo ed uccidendola istantaneamente. Larenna cadde rovinosa al suolo, continuando a procedered'inerzia per qualche metro prima di fermarsi esanime inuna posa contorta e sgraziata. Il Doge arrestò la sua corsaappena dopo il colpo mortale e fissò il branco e 13lontani correre verso di lui mentre tornava composto.Evelin sopraggiunse prima delle bestie, ansimante econfusa. «Spiegamelo», fu l'unica parola che pronunciòtra un profondo respiro e l'altro. Arrivarono i lupi che sidisposero in cerchio attorno alla preda, ringhiando eululando. «Quando gli uomini se ne vanno, i lupicoprono il loro passaggio». Si chinò davanti alla renna.«Ma tornano affamati e non voglio che una personavenga sbranata da un branco che ha perso la docilità acausa della fame». Spiegò tranquillamente lui, intantoche le belve sbavavano tutte attorno alla preda. 13 chieseancora. «Perché non se la stanno mangiando?». «Perchéil primo morso spetta al capobranco». Tagliò corto lui.

Sprofondò i denti nel collo della preda e ne strappò ungrosso pezzo di carne, poi si alzò e permise così ai lupidi divorare tutto il resto. Prese in mano il boccone.«Vuoi favorire?». Lo offrì per scherzo ad Evelin. A leisfuggì una risata intanto che fissava il branco spolpare lapropria cena. Quei lupi erano palesemente denutriti, maSebastian aveva notato un particolare nel loro vagare:Non erano un branco, o per meglio dire, non lo eranomai stati prima. Osservandoli capì che gli mancava unagerarchia e ne dedusse che dovevano essersi uniti a causadella fame. La renna al contrario sembrava cavarselaegregiamente in quella situazione, visibilmente carica dicarne e grasso, scattava di fatto anche più velocementedei suoi stessi simili. Sicuramente aveva già diffuso unaprole resistente, capace di fiutare licheni ed erbe a grandidistanze. Quella renna poteva anche essere essenziale ailupi per superare l'inverno, favorendo così un limite alprosperare di erbivori durante l'estate, che avrebbero aloro volta consumato ogni fonte alimentare offerta daiboschi, minando l'intero ecosistema. La caccia aveva unasua logica. Questa fu la lezione del Doge, di cui spiegò leregole a 13, intanto che il pezzo di carne arrostiva sullebraci di un fuoco spento da ore.

Sulla strada di ritorno il vento crebbe impetuoso,rendendogli difficile la vista. Camminarono rapidi finoall'albergo. Entrando in tutta fretta non si accorseronemmeno che l'insegna staccata del bistrò volò sopra leloro teste, mancandoli di poco.

Palazzo Federale, Capitale dell'Unione, campagne del Sahara

24.12.2271 ora locale 11:26

«Nell'attesa di questa riunione sono riuscito aconversare coi governi locali ed ho ottenuto ulteriorianalisi» Fece il Doge all'Assemblea. «I Consiglierimarziani dovranno garantire una collaborazione conProvincie e Cantoni su disposizioni favorevoli adassistere l'emisfero sud».

-«I terrestri ed i venusiani sono tenuti a offrire unadeguato supporto di beni alimentari e farmaceutici.Eventualmente anche degli operatori locali potrannocollaborare direttamente con i marziani sotto la vostrasupervisione».

-«Ai governatori della Fascia Principale consento dierigere nuove miniere e aumentare la produzione dimetano destinata a Marte. Vi presenterò un bilancio deimargini di espansione».

-«Ai Consiglieri coloniali chiedo pazienza nei progetti dicivilizzazione e la vostra solidarietà nei confronti diMarte riguardo alla riduzione dei beni di sussistenza».

La riunione terminò in un paio d'ore, negli ultimi atti nonvi furono votazioni contrarie alle sue direttive, nessundibattito né ricorso. Congedandosi augurò ai festeggiantiuna buona vigilia di Natale.

Dal centro dei pulpiti vedeva entrambe le camere in cuioltre quattromila parlamentari erano seduti vicini in duesconfinati anfiteatri sovrapposti per rappresentare lapropria Provincia. Il Doge svanì dall'immensa saladisattivando la comunicazione istantanea, spegnendo lasua proiezione olografica. Su Marte nel frattempopreparava il passaggio sulla Leviatano insieme a 13, cheera l'unica altra persona presente in una rimessa enormenel cuore di una piccola montagna, ma abbastanza ampiada permettere lo stoccaggio di innumerevoli container.Attivò un portale nella parete, da cui si aprì un varcolargo un paio di metri, oltre cui si manifestò la vista diun'immensa galleria. Il varco fungeva da intersezionepassiva tra la Leviatano e la camera, che erano adiacentiin quattro dimensioni. Oltrepassandolo giunsero in unodei tanti tunnel d'ingresso della Nave, dove li attendeva iljet parcheggiato nel mastodontico porticato.

Monti della Ceresanja, Provincia di Zikebria.07.02.2271 (24.12.2271) Ora locale 24:12

Dietro di loro il camerone si comprimeva su se stesso.La roccia in stato supersolido scivolava nella pietra vivasenza attrito e mantenendone la forma, ripristinandone ilvolume originale. La montagna innevata rifletteva la lucedi Io pochi chilometri distante da una Akhni sormontatada una nave da trasporto lunga la metà della città stessa,dove Il Doge consultò di persona le Provincie. Situata inuna valle tanto impervia e disabitata da dover esseretrasportati da un aeromobile della flotta fino all'accesso,

in quel monte vi era incastonata una delle tante ancoreiperspaziali della Leviatano che permettevano di colle-gare i punti di sbarco direttamente all'interno della Nave.

Ingresso 621, Galleria di sbarco P90-F38, Interno della Leviatano,

in orbita sopra Harriot, Sistema Copernico.

Salirono sull'aerotrasporto della Flotta Leviatana perspostarsi velocemente negli atri colossali della Nave eraggiungere la sala di comando. Il jet volava silenziosonei corridoi superando abbondantemente la velocità delsuono, percorrendo centosessanta chilometri tra curve erettilinei arrivarono a destinazione in pochi minuti.Atterrati davanti all'ingresso procederono a piedi nelcentro di controllo, venendo salutati ed accolti inmaniera rigorosa dai tecnici di pilotaggio onorati dirincontrarli. Prima di impartire le direttive di voloSebastian venne assicurato che le astronavi della Flottanon impegnate in operazioni fossero tutte rientratesottocoperta.

Delle Colonie di Harriot solo su Hyerés si potevascorgere la Leviatano lontana nel cielo luminoso dellaprimavera locale. Distante dal Mondo nascente ben oltreun milione di chilometri la Nave transitava nel cielobrillando del pallido blu argentato dell'osmio cristallinodel suo scafo. La sua ombra si posava accresciuta inprospettiva sul pianeta principale, un gigante gassoso chesplendeva di sfumature nebulose dal giallo all'arancione

distese su uno sfondo verde acqua. Prossima a essereoccultata da Harriot la Nave appariva come una scheggiache penetrava nel gigante celeste. Nell'istante precedentea venir celata del tutto svanì dalla realtà slittandoelegante nello spazio tetradimensionale. Impiegando unaporzione ridicola del suo potenziale salpò a gran velocitàverso una meta lontana.

Confini

Subsistencia, Campagne del Sahara31.12.2271 Ora locale 16:14

Tra le praterie si snodava placido il grande fiume Kusini,diramandosi in infiniti percorsi diretti verso l'atlantico.Sulle sponde di un suo braccio navigabile si ergevaimponente il palazzo del Governo contornato dalleresidenze dei suoi rappresentanti e dal bosco bruno chesi diradava nel verde brillante dei campi coltivati, sottouna piacevole brezza d'aria fresca il Cancelliere ed ilConsigliere delle Provincie Koki Chi-Huan stavanotrascorrendo le ultime ore di quel mite pomeriggio sullaterrazza di quest'ultimo, gustandosi il vino avanzato dalcenone natalizio accompagnato da qualche fetta dipanettone leggermente raffermo.

«Non lo so Arthur, comprendo le circostanze, ma proprionon riesco a capire il perché di tanta urgenza: ci stavamogià organizzando coi nostri cittadini, forse ci sarebberovolute un paio di settimane ma ci stavamo già muovendoin quella direzione. Perché è dovuto intervenire Il Dogecon tutta quella fretta?». Chiese Koki al collega. Arthurrifletté sulla risposta per un intero minuto prima dirispondere, cercando di scartare le proprie congetture piùimprobabili. «Ormai lo conosco personalmente da quasi

quattordici anni ma una cosa che ho capito sin dal primogiorno è che quando qualcuno si trova in difficoltà lui sisente chiamato in causa, tenendo conto che la situazioneè decisamente critica è più che comprensibile il suoperlustramento della zona e la presa di responsabilità». «Tradotto in sessantatré pagine di direttive consegnate airappresentanti di quegli stessi territori che si stavano giàimpegnando per risolvere il problema; continuo a noncapire...». Ribatté il consigliere marziano leggermentefrustrato. «Tradotto in sessantatré pagine di ottimedirettive, sicuramente pesanti, ma la qualità del lavoro èinnegabile, nonostante ci siamo scontrati a causa dellariunione improvvisa durante una festività molto seguita».Riprese a parlare con tono più disinvolto. «Anche seritengo le sue preoccupazioni fondate, ammetto di averela netta sensazione che tutta questa fretta sia dovuta aduna volontà di risolvere quest'unica problematica primadi partire, come per assicurarsi di lasciare tutto in ordinedurante la sua assenza, come se non fosse convinto dellecapacità del Governo». Koki sogghignò a quel pensiero.«Quello non ha ancora capito che tutto ciò che toccadiventa oro, dannazione... l'Assemblea è opera sua! Cisarà pure un motivo se non è mutata in secoli dilegislature!». «Vai a capirlo», continuò Arthur. «Ognitanto io penso che potrebbe tranquillamente affidare lapolitica interamente al Governo e dedicarsi pienamentealle sue ricerche!», azzardò. Koki borbottò «Sarebbeutile se iniziasse a condividere tutto quello che ha giàscoperto» Arthur inarcò le sopracciglia. «Parlo della suanave, della tecnologia assurda che la compone! Sono

sempre più convinto di poterla chiamare magia e di nonesagerare. Con quelle conoscenze i problemi comel'inverno meridionale su Marte potrebbero esseretranquillamente risolti in poche ore. Per come la vedo ioquesta segretezza è un atto di egoismo ed un capriccio diprotagonismo, come se avesse il bisogno di dimostrare diessere il migliore in ogni campo». Concluse Koki,totalmente disinibito dal vino. Arthur posò il bicchierecon un espressione di disaccordo, non simpatizzavaparticolarmente col Doge e sapeva che la cosa erareciproca, ma nutriva per lui una profonda stima. «Possoin parte essere d'accordo con te sul suo modo di imporsi,ma ti assicuro che è una delle persone più generose epazienti che siano mai nate, se non condivide col popolotutte le sue scoperte è perché non siamo ancora prontiper tali conoscenze, rischieremmo di espanderci nelcosmo fino a far crollare lo Stato e la grandiositàdell'unità. Se vogliamo progredire non abbiamo altro dafare che perseverare con la ricerca, e proprio grazie aisuoi progressi ignoti gli scienziati sono dediti a scoprirnei meccanismi e farci progredire, e ciò conferma ancora lasua generosità». Dopo aver sbottato decise di concluderecon più calma. «Una volta Il Doge mi disse che siamofatti per durare, ma dobbiamo accontentarci di restaresemplici umani. Ed intendeva di non eccedere colprogresso, di restare in una realtà umana: la crescenteconoscenza è praticamente intrinseca nella nostra specie,ma il giorno in cui potremo manipolare la realtà stessa lenostre caratteristiche naturali saranno irrilevanti, colrischio di perdere la nostra umanità. Stesso discorso per

l'espansione: sei pianeti sono la nostra realtà, un giornosaranno cento, un giorno forse molti di più. Lo spazio èimmenso ma se immaginiamo di colonizzare anche solola nostra galassia, come possiamo pretendere di restareuniti con tali numeri? A cosa serve potere tutto?»

Avamposto ''Ferdinandea'', Cratere Rongo, Cerere31.12.2271 Ora standard 17:11

Puntamento riuscito, temperatura d'impiego raggiunta.Procedere alla fase successiva: attivare i magnetisuperconduttori. Invio del rapporto alla meta.

Selal supervisionava il funzionamento del lanciatore adalta energia a cui aveva contribuito alla progettazione. Sei suoi calcoli si fossero dimostrati validi l'astronave inprocinto di partire avrebbe imposto un nuovo primato nelcampo della velocità superluminale. Quella macchina erastudiata per imprimere accelerazioni molto superiori aquelle impiegate ordinariamente, ma dopotutto i viaggiinterstellari richiedevano oneri assurdi e quindi eraimperativo garantirne la riuscita, anche se la prudenzaimplicava uno zelo quasi tarpante. L'incidente dellaprima rotta verso Copernico, dove una delle otto naviuscì prematuramente dall'iperspazio disintegrandosi operdendosi nello spazio interstellare era un monito chedopo ottant'anni ancora tormentava l'immaginariopopolare, specie nei momenti in cui si è responsabili divite altrui. Momenti come quello erano il suo quotidiano.Tremila chilometri sopra di lui orbitava il lanciatore: una

sorta di gigantesca bobina magnetica capace di conferireai fotoni una massa virtuale di oltre un centinaio di MeVsenza però rallentarli nella loro corsa frenetica. Appenagiunse il nulla osta dal sistema di Copernico un tecnicocomunicò all'astronave la fase successiva.

Nella nave incrementarono al massimo il regime delreattore a fusione, l'energia convertita sotto forma diradiazione elettromagnetica venne incanalata dentro uncircuito di fibre ottiche capaci a loro volta di conferirealla luce una massa virtuale minima, a scapito però dellasua velocità. Alterate le sue proprietà fisiche venivainfine trasferita nelle campane di propulsione rivestite inlega di rubidio su cui rimbalzavano i fotoni cedendo allanave una spinta uguale e contraria alla loro, perdendocosì la massa virtuale e sfuggendo alla velocità originalefuori dagli ugelli. In breve tempo l'astronave raggiunsecosì il limite massimo di centottanta chilometri alsecondo, poco più di un mezzo millesimo della velocitàdella luce, per poi fiondarsi nel lanciatore dove i fotoninon più alterati dalle fibre ottiche acquistarono masseenormi, potendo accumulare quantità di moto impossibilila nave superò quasi istantaneamente la velocità massimapermessa nella nostra dimensione. I bosoni di Higgs, cheavrebbero dovuto concedere alla nave un aumento dellamassa proporzionale all'accelerazione non riuscirono atrasmetterne le informazioni a causa della loro relativalentezza nei confronti della stessa, dovendo comunqueper loro natura interagire con tutta la materia massiva sisviluppò, con l'aumento della distanza, una tensione tale

da farli evaporare in tachioni, evitando di imprimereaccelerazioni fatali all'equipaggio. Queste particelle conmassa immaginaria non potendo interagire con quelle dimassa positiva furono respinte anziché attratte; facendoda scudo allo scafo che avrebbe impattato con la materiasparsa intorno disintegrandosi come in un acceleratore diparticelle. Uscendo dal lanciatore la struttura dovetteriequilibrarsi alle regolari leggi fisiche che avrebberoimposto un istantaneo rallentamento ed una probabileannichilazione dell'astronave una volta privata dellaprotezione dei tachioni; possedendo però una quantità dimoto tale da non permetterne nemmeno lo scambio diinformazioni, che potevano diffondersi al massimo allavelocità della luce, essa mantenne inalterato il suo livellod'energia, talmente elevato da necessitare un'ulterioredimensione per poterlo dissolvere, entrando repentinanell'iperspazio, lasciando come traccia soltanto unospettro luminoso spostato verso il rosso irrazionale.

Dalla Ferdinandea analizzarono le comunicazioni dirisposta rimbalzare tra il lanciatore in orbita e quello suHarriot, confermando l'integrità dell'astronave. I calcolisull'effetto doppler evidenziarono una velocità inaudita,duecentosessanta volte superiore alla luce. Il viaggio tra idue sistemi da quel momento in poi sarebbe terminato insicurezza quasi tre settimane in anticipo rispetto allaconsueta ottantina di giorni. Nei giorni successivi altrenavi sarebbero salpate trasportando miliardi di semenzenecessarie a metabolizzare le lande di Guadalajara estabilirvi un tenue accenno di biodiversità.

Habitat 42, Interno della Leviatano, in viaggio nell'iperspazio.

31.12.2271 Ora standard 22:31

Il Doge correva a fianco dei binari, scansandosi da raripassaggi di treni. Correva da ore beato tra prati incolti ecolline di brughiera mentre un sole artificiale si spegnevalentamente duemila metri sopra di se in un soffittoadibito a mo' di cielo. Una cittadina si stava lentamenteprostrando d'innanzi a lui, assai distante la si notavaappena se non provvisti una vista acuta come la sua. Unacittadina popolata perlopiù dai ricercatori, come lamaggior parte degli insediamenti di quella regione. Laterra artificiale si sviluppava rigogliosa per cinquecentochilometri in largo ed il doppio in lunghezza. Riposta inun antro all'interno della Nave, costituiva solamente unodei trecento ripiani di eguali dimensioni, ma già da solaoffriva vari habitat anche molto diversi fra loro, ricchi diflora e fauna dalla grande varietà.Il Doge smise di correre quando notò davanti a se unapiccola mandria di caprioli, per osservarli con discre-zione mentre brucavano. Spesso si chiedeva in quantotempo si sarebbero distinte geneticamente le specie neivari piani, essendo irrimediabilmente separate e vivendopure in condizioni ambientali diverse. Quando fecevibrare le stringhe per creare la Leviatano e tutto il suocontenuto aveva a disposizione sì centinaia di copie diogni specie catalogata, ma erano appena a sufficienza pergarantire un rimescolamento dei geni ed infatti lacorrispondenza dei caratteri era ancora elevata tra tutti

gli habitat. Con quelle condizioni per notare appena unminimo segno di speciazione ci sarebbero voluti millen-ni, ma era ostacolo che a lui si presentava solo come unaquestione di pazienza. Si alzò un venticello delicato indirezione della mandria portando con se l'odore delDoge, allertando i caprioli che subito fuggirono a grandibalzi. Il Doge riprese a correre verso la cittadina.

Nella sala di comando il personale assisteva Meme conl'amministrazione delle attività della Leviatano. Il lavorodi Meme era indispensabile per la gestione efficiente diun mondo semovente lungo ben quattromilatrecento etrentotto chilometri. Meme era l'unica intelligenzaartificiale riconosciuta come tale, ovvero in grado dielaborare un informazione in entrata producendone unain uscita, apprendendo autonomamente. Sviluppatadirettamente dal Doge affascinato dall'analogia di un suoalgoritmo con le caratteristiche di un vivente, i suoipercorsi logici vennero stipulati basandosi sui processimentali umani e successivamente fu colmata con leinformazioni necessarie a permettere un elaborazione deidati in entrata; per poi non essere mai più programmatadall'esterno. Col passare del tempo la sua capacità diprocessare le informazioni crebbe talmente tanto dapermettergli di sostenere conversazioni anche moltocomplesse e le potentissime matrici della Leviatanopermettevano a Meme di elaborare quantità immense didati contemporaneamente. «Inizializzazione del processodi rientro nello spazio a tre dimensioni», annunciò con lasua solita parlata sintetica dal timbro maschile, la propria

dimestichezza con le frequenze udibili dagli umani lorendevano in grado di riprodurre una voce verosimile,ma favoriva quella pronuncia metallica, limpida quantobastava per essere compreso e che gli permetteva dirisparmiare potenza di calcolo. Un alto responsabile glirivolse la parola, ormai abituato a lavorare con unasimulazione mentale. «Siamo in chiaro vero? Io nonvoglio avere problemi col Doge, tienimi fuori da questastoria se dovesse prendersela», chiese preoccupato.Meme fornì una risposta dopo appena 1.21 secondi,attendendo appositamente quel tempo per determinare sela persona avesse finito di parlare. «Eliminerò ogniinformazione riguardo queste discussioni se lo ritieninecessario, garantirebbe la tua estraneità dei fatti persinoad una improbabile analisi dei miei archivi. Ti informoperò che i miei calcoli assicurano il suo gradimento: laprobabilità contraria è inferiore all'uno percento».«Quello che voglio è la tua difesa, non di dimenticareperché difendermi». «E così sarà. Te l'ho proposto soloperché la persona che mi ha suggerito di accelerare hapreferito non lasciare tracce». L'alto responsabile furassicurato dalle risposte, non che trovasse fiducia inquella macchina, tutt'altro. Semplicemente era sicuro cheMeme avrebbe svolto la sua richiesta linearmente:difenderlo. Sapeva che era un sistema di calcolo talmentesofisticato ed evoluto da poter essere consideratointelligente, a volte dava pure l'impressione di possedereuna forma di fantasia, ma questo non bastava perilluderlo di parlare con una forma di vita artificiale:Meme non era realmente consapevole, si limitava a

simulare con grande precisione una mente umana, la sua''fantasia'' era un rimescolamento casuale di concettiumani preesistenti e abilmente sviluppati, potevadiscutere per ore e molto probabilmente sarebbe stato ingrado di mostrare una personalità e dei gusti, ma ciò nonbastava a renderlo autocosciente, era solamente unasimulazione avanzata. La vicenda di cui discussero riguardava la decisioneall'insaputa del Doge di raggiungere in anticipo Efesto,la destinazione, come sorpresa per il suo imminentecompleanno. Egli era affascinato dalle sue lune e quandosi poteva permettere una pausa abbastanza lunga nonesitava a tornare a esplorarle, essendo però Efesto distan-te da Harriot ben centosessanta anni luce avrebberoimpiegato una dozzina di giorni se avessero mantenuto lavelocità di crociera. Giorni in cui il Doge non avrebbefatto altro che dedicarsi al riposo e ai propri piaceri perplacare la trepidazione dell'attesa. Dimezzarne la duratanon era assolutamente un problema visto che la Naveaveva già superato in tutta sicurezza una velocità millevolte superiore alla consueta quando sconfinarono laGalassia per osservarla dall'esterno. La Nave tornò nellospazio tridimensionale in orbita su Efesto con precisionemillimetrica e con l'accelerazione necessaria a man-tenerne la traiettoria. Le astronavi umane per potersuperare la velocità della luce dovevano impiegare e farsprecare immense quantità di energia, richiedendo infattistrutture esterne per imbrigliarla nel vettore, superandola luce di qualche centinaio di volte, convincendoli cosìdi aver raggiunto una base solida su cui concentrare i

propri sforzi, anche se tornavano nello spazio normalecon una grande quanto pericolosa velocità residua. LaLeviatano, invece, otteneva accelerazioni infinitamentesuperiori direttamente dalla propria gravità che sidissolveva nelle dimensioni successive trascinandolaverso di se, potendo sfruttarne l'immane potenza ad uncosto energetico minimo, per poi rilasciarla e tornarenelle tre dimensioni alla velocità desiderata.

Evelin scrutava gli astri del cielo finto, sdraiata nel pratoantistante alla casetta dove alloggiavano lei e Sebastian.Notava i messaggi trasmessi a intermittenza dalle stelle:rapporti sul funzionamento dell'habitat, informazionicome temperatura e umidità o indicatori di posizione. Leimmagini del firmamento artificiale le entravano negliocchi senza stimolarla, totalmente assorta nel rifletteresulla durata della vita. Nonostante i progressi della medi-cina e l'assoluto vantaggio fisico apportato dall'evoluzio-ne indotta l'aspettativa di vita non era particolarmentelievitata negli ultimi tre secoli; già verso la fine del mil-lenovecento si sapeva che l'essere umano non era fattoper durare oltre i centoventi anni, cosa infatti successaestremamente di rado persino nei suoi tempi. Il Dogerappresentava come al solito l'estrema eccezione con lasua immortalità. Le sue cellule non accumulavano mini-mamente sostanze ossidanti, ogni parte del suo corpo erain grado di rigenerarsi e il suo genoma era praticamenteinalterabile e non si sarebbe moltiplicato se avesse subitomutazioni. Il potenziamentonon faceva altro che trasferire i geni selezionati dal DNA

del Doge in quello delle persone tramite cellule staminalimodificate. Questo permetteva di replicare parzialmentealcuni caratteri di Sebastian, come la resistenza ai velenio la grazia, ma non la sua immortalità e nemmeno unprolungamento della vita, anzi, i potenziati ottenevano sìforza e vigore sovrumani e il loro corpo svolgeva tutte lefunzioni per l'intera durata della vita eccellentemente, separagonato ad una persona della stessa età, ma ciò non lipreservava dall'invecchiamento ed era appurato cheraramente superavano i novant'anni. Questa scadenza erarisaputa e più volte confermata e motivata dal Dogestesso: novant'anni trascorsi in salute e con un ritmo cosìeccitato sono più che sufficienti ad un'esperienza di vitadignitosa. Anche se gli studi del Doge sulla perpetuitàdel suo corpo proseguivano, egli ammetteva apertamentedi non volerne condividere le scoperte. Cercava in ognimodo di migliorare la qualità della vita della gente,potenziata e non, ma non avrebbe mai permesso anessuno di prolungarne la durata... tranne che a Evelin.''vent'anni...'' pensò ''il mio servizio da durerà vent'anni epoi dovrò cambiare vita. Sebastian mi ha promesso unaumento a tempo indeterminato del reddito dicittadinanza, ma a quarantasei anni che cosa farò? Iosono nata per stare nell'esercito, assistere il Doge non mifarà di certo avanzare nella gerarchia. Sarei libera ditrovarmi un uomo e mettere su famiglia, ma aquarantasei anni che senso avrebbe? Potrei anche noncercarmi nessun nuovo impiego e godermi una lungapensione, ma per quanto sia bella sarei confinata suMarte. Sarei lontana da lui... ora che finalmente gli sto

affianco mi rendo conto che la mia vita non potrebbeessere più emozionante. Questa è la mai condanna: iltempo scorre e son già volati sei mesi'' si strofinò il visoconfusa ''Ma che cosa vuol dire vivere trecento anni?Non ho la memoria del Doge, ho il terrore didimenticarmi il mio passato, di scordare la prima volta incui vidi la mia terra, di perdere la mia identità. Avreiperò il vantaggio di rimandare la vecchiaia fino al giornoin cui il mio cuore cesserà di battere, o almeno così miha spiegato, è allettante in ogni caso e potrei pureaccrescere le mie abilità... diventare un po' più simile alui. Se solo non ci fosse quel dannato inconveniente,quella clausola per cui se io volessi in un secondo tempoabbandonare il mio ruolo di assistente verrei operata dinuovo in modo che il sistema immunitario degeneri infretta, uccidendomi da lì a pochi anni. Da un lato ho unavita emozionante, libera e memorabile, ma breve e conuna fine progressiva e monotona. Dall'altro potreiottenere un vigore maggiore e almeno cinque volte piùduraturo in cambio della libertà di creare il mio destino.Che cazzo scelgo?''

Evelin rifletteva titubante da quando il Doge gli fece lagravosa proposta, circa una settimana prima, ma non eraancora riuscita minimamente a prendere una posizione.Quella sera stava però iniziando a rifletterci con unapproccio di parte che probabilmente l'avrebbe portata adecidersi da lì a poco, se non fosse stata distratta dalrumore di passi che dati il luogo e orario potevanoprovenire soltanto da Sebastian.

Tradita dai suoi sensi, ad Evelin venne un colpo quandosi trovò il volto del Doge nel campo visivo. «Disturbo?»chiese divertito. «No, sei solamente inquietante quandoappari dal nulla a passo felpato» gli rispose brontolando.«Mi dispiace ma a meno che iniziassi a pestare i piedi diproposito non ci posso fare molto». Si sdraiò vicino a lei.«Hai rincorso il treno per caso? Tanfi di sudore peggioun minatore, per fortuna che c'è il vento contrario!» «E tu hai trovato l'osteria abbastanza vivace da essere giàper terra a quest'ora?» si girò verso di lei strizzandoglil'occhio, lei lo notò facilmente nella penombra notturna.«Già, scherzi a parte è veramente carina, l'unica pecca èche i tuoi ricercatori parlano unicamente di lavoro»«Il loro pregio e il loro difetto, a essere sincero nem-meno io mi ci diverto un granché».Continuarono a chiacchierare fino a quando un puntinoassai brillante lampeggiò nel cielo accompagnato da altrimeno vistosi: l'ora e la data si erano aggiornati. «Tanti auguri Capo, ti direi ''cento di questi giorni'' macredo di essere arrivata un po' in ritardo». Sebastiansorrise senza scomporsi.«Ed ora sono duecentosettantadue, caspita quanto mifanno sembrare vecchio!» ridacchiò sereno, 13 rimanevasempre stupita dalla leggerezza con cui ne parlava.Sebastian riprese «Sarà pure un numero abbondante maio mi sento ancora abbastanza giovane da potermi aspet-tare un pensierino; dove hai nascosto le birre?» chiese scherzando aspettandosi al massimo qualcosa dabere come regalo.«Quelle le ho messe al sicuro nel fiumiciattolo, ma ti

aspetta una sorpresa un po' più interessante» scatenandocosì la sua curiosità. Il Doge aggrottò la fronte in segnodi sorpresa, non se lo aspettava e non riusciva ad imma-ginare cosa fosse, smarrito nelle valutazioni tacque perqualche minuto per poi esordire «Ti prego dimmi di cosasi tratta o mostramelo perché sto impazzendo a cercare dicapire» Evelin non si aspettava una reazione del genere,ma riflettendoci era nella natura di Sebastian il desideriodi scoprire qualsiasi cosa e quando non riusciva a trovareuna risposta adeguata si estraniava dal mondo finché lasua famelica curiosità venisse saziata. In parole poveredoveva svelargli la sorpresa altrimenti sarebbe statatormentata fino crollare o peggio ancora l'avrebbe fissatascavando nei suoi occhi per comprenderne i pensieri; inquella circostanza il magnifico sguardo del Doge sarebbemutato in un'opprimente espressione capace di mettere insoggezione le persone più imperturbabili, quegli occhiscrutinavano la coscienza nel profondo e scatenavano undisagio senza pari. Prevenendo l'indesiderato 13 lo illu-minò con parole concise. «Siamo già arrivati, tutto qui».Sebastian parve non comprendere. «Intendi che siamogià in orbita su Efesto?» la sua espressione si placò.«Esattamente, Meme ha stimato che ti avrebbe fatto pia-cere poter bighellonare su Eurinome il giorno del tuocompleanno, se dovesse aver ragione sappi che è statauna sua iniziativa, io sono una frana con le sorprese»«Quel macinino e le sue congetture...» disse sospirando«Se non avessi voluto farmi il viaggio avrei aspettatoqualche giorno in più su Marte e poi l'avrei raggiunta conl'ancora, oppure avrei ordinato io stesso l'accelerazione!»

esclamò ma senza rabbia, poi il tono si fece un po' piùtranquillo «Mi fa piacere sia chiaro, ma volevo godermiun po' di tempo qui sulla Nave ed incontrare colleghi chenon vedo di persona da un sacco di tempo»«Quindi che si fa? Restiamo in orbita per una settimanao si scende a fare due passi?»«Restiamo? Perché, vuoi venire insieme ai miei noiosis-simi colleghi?»«Ho visto molte riprese ma immagino che dal vivo siatutta un'altra esperienza, di quelle uniche. Anche se ciòinclude il dover reggere i tuoi smanettoni che sembranonon averne mai vista una vera mi sta bene così» «Vacci piano belva, è di brava gente che stai parlando. Inogni caso hai ragione: è davvero un'esperienza singolare,ti ci porterò assolutamente, restiamo svegli tutta la nottee partiremo in giornata. Ci stai?»«Non volevi mica salutare i tuoi colleghi? E poi perchévuoi stare in piedi ancora un giorno? La nave da sbarcoè già pronta!»«Ai colleghi posso pensare anche durante il ritorno, anzi,credo che organizzerò un banchetto collettivo così che lipossa incontrare in un colpo solo. E per quanto riguardala notte in bianco è semplicemente perché vorrei stare unpo' in pace e senza troppa gente intorno, hai detto che c'èdella birra che ci aspetta no? Già che ci siamo godiamociquesta notte limpida e facciamoci una nuotata, mi sa cheporto pure la chitarra, tanto devo passare in casa»«Andata, per fortuna ne ho presa tanta... ma stai andandoa casa perché vuoi farti una doccia?» gli chiese veden-dolo partire. «No, dovrai apprezzare il mio profumo fino

a quando non ci saremo fatti un tuffo. Devo soltanto scri-vere una lettera che prima viene letta e meglio è» eproseguì correndo verso la casetta lì vicina.

All'attenzione dell'Egregio Sig. Al-Qusini, Bassam Murrhaik ''Direttore organizzativo'' della 24ª Olimpiade Federale

Stimato direttore, rievoco il ricordo del vostro gentileinvito a farmi assistere come ospite speciale a tutte lecompetizioni olimpioniche che si terranno nella regionedell'Ovda questo gennaio.Dopo aver declinato l'offerta a causa di una già orga-nizzata spedizione esplorativa della luna Eurinome, dicui già le ho spiegato l'importanza personale, mi sonoritrovato in un'inaspettata quanto piacevole situazionein cui la sopraccitata ricognizione inizierà e termineràanticipatamente, permettendomi di avere un margine ditempo sufficiente per poter presenziare all'apertura deigiochi. Se l'invito dovesse essere ancora valido, con questa pre-messa, lo accetterei di buongrado.Vi informo già che non ho intenzione di tenere alcuntipo di discorso, ma se qualche atleta dovesse distin-guersi per eccezionali abilità potrei anche prendere inconsiderazione l'idea di premiarlo in modo particolare.In attesa di una sua risposta le auguro ogni bene.

Il tuo amico, Sebastian Del Fante

Scritta e spedita dal computer la lettera venne trasmessaistantaneamente dalla Leviatano al satellite di telecomu-nicazione in orbita su Venere, il trasferimento immediatoera possibile grazie ad una tecnologia che si basava suuna vecchia scoperta del Doge di cui i comuni ricercatoripotevano servirsi in quanto non segretata; il Lucernio.

Il Lucernio è l'elemento chimico numero 548 ed è un gasiperpesante della seconda isola di stabilità. Sintetizzatonel 2061 nel Sincrotrone ad incastro del Politecnico diLucerna grazie agli studi del Doge e alla sua squadra diricercatori. La peculiarità degli elementi iperpesanti stanella loro sovrannaturale dimensione e massa: tali chegli elettroni per mantenere l'orbita intorno al nucleodevono necessariamente oltrepassare la velocità dellaluce ed i nuclei non potendo imporre appieno la loromassa si vedono costretti a perseverarla in quattrodimensioni. Di fatto gli elementi iperpesanti esistono sianel nostro regolare universo che nel proprio svilupposuccessivo. Tra gli svariati comportamenti anomali, lamateria iperpesante ha la peculiarità da fungere da''ponte iperspaziale'' per l'informazione: la radiazioneelettromagnetica vi si diffonde a rapidità prossimaall'infinito. Un sistema non troppo complesso riesce asfruttare l'effetto trasmettitore-ricevitore del Lucernioper trasmettere dati dalla Terra al sistema di Copernicoa quaranta anni luce di distanza nell'arco di qualchemillisecondo. Il limite sta nel dover necessariamenteconoscere la posizione e distanza del trasmettitore o delricevitore per poter modulare l'intensità del segnale che

tende a scomporsi velocemente. Ulteriori problemi siottengono dalla distanza: maggiore è la lontananza emaggiore deve essere l'intensità del segnale; una man-ciata di anni luce non erano un ostacolo, ma se si fossepresentato il bisogno di comunicare a distanze maggioridi un migliaio di anni luce allora sarebbe stato quantopiù proibitivo.

Il fiumiciattolo scorreva muto, serpeggiando tra macignitondeggianti affluendo in pozzi abbastanza profondi dapoterci nuotare liberamente. Una chiusa di pietre ammas-sate ancorava e manteneva alla temperatura ideale lepoche birre rimaste, Sulla riva un vivido falò illuminavai loro volti, circoscrivendo una netta area di luce doratada una più oscura in cui migliaia di scintille si disper-devano effimere, sospinte dalla brezza senza avere iltempo di toccare né acqua né terra. Presi dalla canzoneche Sebastian stava suonando non si accorsero nemmenoche dal cielo stellato scese un piccolo drone per stabilirese il fuoco fosse controllato o meno, svolazzando dietrola linea d'ombra per qualche momento, per poi esserecontrollato volontariamente da Meme, curioso di vedereil Doge soddisfatto del suo pensiero e di poter trascorrereparte dei suoi pensieri vicino a persone che considerava ase care. Nell'ardore del canto la voce di Sebastian siespandeva lontano con la potenza di un coro di millenegri, arrestandosi ogni tanto per sorseggiare un'altrabirra. Le sue dita pizzicavano ininterrottamente le cordedella chitarra eseguendo canzoni separate da secoli maper lui unite da ricordi di lontane estati da adolescente o

dai tormentoni più recenti. Persino la sua vitalità parevaimmune al passare del tempo: nonostante l'assoluta serie-tà che lo contraddistingueva e il relativo poco tempo incui si concedeva allo svago, egli manteneva un singolareenergico entusiasmo nel vivere il momento. Riempì lapipa con fiori di canapa e noce moscata compattandolicon delicatezza, poi sfruttò un legnetto in fiamme peraccendersela con una grande sbuffata. Il fumo esalavacopioso dalla pipa e dalla sua bocca, candido e densoriempiva l'aria del suo acre aroma, la passò ad Evelin, laquale ignorò totalmente il gesto. «C'è qualcosa che non va? Non volevi festeggiare?» lechiese premuroso, spaesato dalla sua improvvisa apatia.Evelin tacque esitante, strofinandosi le dita al volto e trai capelli, attenta a non farsi guardare dritta negli occhi.Al successivo cenno di Sebastian prese in mano la pipa eispirò a pieni polmoni, trattenendo il respiro per un paiodi secondi prima di espirare. Fumò ancora in modo avidoe nervoso ed infine glie la riconsegnò. «Evelin seriamente, cosa c'è?» Fece lui nuovamente, leg-germente preoccupato.Evelin prese un gran respiro ed espose il pensiero che lastava affliggendo.«Ho deciso di accettare il potenziamento, sono un po' inansia ma è la mia decisione definitiva» le sue gambe ini-ziarono a tremare, afflitta dal dubbio di non averci pen-sato bene, afflitta dall'idea di deludere Il Doge nel riman-giarsi le parole.«Se mi dici di esserne convinta io ti credo, ma hai ancoratempo per fare le tue valutazioni... capisci? Sei proprio

sicura che sia il momento di parlarne?». Sebastian non sel'aspettava: aveva già stimato che 13 avrebbe accettato,ma non così velocemente e soprattutto non così titubante.Doveva approfondire assolutamente il motivo del disagiosenza farle cambiare decisione: aveva bisogno di lei.«Evelin, vedo che sei nervosa. Cos'è che ti turba?»Non rispose, non lo guardò negli occhi. Il motivo che larendeva insicura le pareva stupido da spiegare, ma cosìtanto importante da non poterlo ignorare.«Guardami, fammi capire» bisbigliò, intanto che il suocorpo rilasciava nell'aria degli ormoni ammansenti, unasua dote naturale che era riuscito a domare tanti anniaddietro. «Vedo timore, di perdere qualcosa a te caro».Evelin si sentì impotente, come paralizzata dallo sguardodi Sebastian, totalmente inerme a essere violata nellamente. Il tempo le pareva congelato in un lenta tortura incui poteva percepire Il Doge entrare nella sua coscienzae assistere ad ogni suo pensiero, come se fosse semprestato vicino a lei.«Qualcosa di immateriale... un ricordo. Hai paura diperdere un ricordo, dimenticarlo col passare degli anni»Il Doge sapeva leggere le micro-espressioni facciali conun'accuratezza sovrannaturale, gli bastava affermare allapersona cosa aveva capito perché questa avanzasse nelpensiero, svelandone ogni segreto. «Vedo un ricordo lontano, un ricordo infantile. Uno diquelli associati alla sorpresa, alla vista di qualcosa dispettacolare... la prima cosa che hai visto. Hai visto latua terra e sei stata impressionata dalla meraviglia dellasua bellezza». Evelin urlò, in panico totale «Smettila!»

distogliendo lo sguardo con grande sforzo. Lui evitò difar capire di aver visto anche gli altri pensieri: le primeesperienze sessuali, il fanatismo nei suoi confronti e fan-tasie nascoste, anche perché comprendeva che questi nonerano la causa del suo vacillamento, bensì della vergognadi esporre quegli stessi! Smise di trasudare ormoni delcontrollo e le si avvicinò, accarezzandole la spalla perrasserenarla sinceramente. «Evelin... capisco quello che provi, vivere a lungo ognitanto spaventa anche me. Anch'io temo di dimenticare imomenti più significativi se dovessi campare migliaia dianni e per questo voglio che tu mi creda se ti dico che tresecoli sono dannatamente pochi per una singola vita. Sodi possedere capacità fuori dalla norma, ma sono sicuroche non c'entri niente sul fatto di ricordare vividamentecose accadute nella mia gioventù; ne sono sicuro perchéce ne sono altre accadute più recentemente di cui non honessuna memoria. Ho visto abbastanza il tuo ricordo peresserne così sicuro... santo cielo Evelin, riuscivi a rievo-care persino temperatura e odori... seriamente pensi diriuscire a dimenticare un momento come quello?»13 riuscì nuovamente a guardarlo in volto, i suoi occhiinquisitori erano stati placati. Si sentiva sollevata, nontanto perché le sue parole furono rassicuranti, ma perchénon aveva più quel peso e in futuro ne avrebbe parlatocon più facilità. Effettivamente si sentì un po' stupida peressersi preoccupata così tanto, non capiva cosa le fossepreso; sapeva solo che quel ricordo rappresentava per leila sua vera nascita, il momento cruciale in cui la sua vitacambiò, in cui prese un senso definito.

Il Doge, rincuorato dalla calma ritrovata da 13, riprese asuonare la sua chitarra, desideroso di godersi il restodella notte tra birra, canzoni e qualche tuffo nell'acquafresca. Circa un'ora più tardi tornò sull'argomento cheavevano concordato di rinviare ad un momento più op-portuno. «Comunque questa notizia è di sicuro il regalopiù bello che abbia ricevuto negli ultimi anni: eccelli neltuo lavoro, ma soprattutto ammetto di gradire la tuacompagnia. Persone come te sono rare, preziose, peccatoche tre secoli passino così dannatamente in fretta».

Orbita di Eurinome, sistema di Efesto,Associazione di AB Doradus

01.01.2272 Ora standard 16:21

CFBDSIR 2149-0403, meglio conosciuto come Efesto,brillava della sua flebile aura rossiccia risaltando comun-que sullo sfondo scuro dello spazio essendo un cosiddet-to Pianeta interstellare: un corpo celeste non legato gra-vitazionalmente a nessuna stella. Scoperto ai primordidella ricerca di pianeti extrasolari grazie alle sei massegioviane ed alla relativa vicinanza al sistema solare, fustudiato a lungo per definirne origine e composizione,stupendo poi il mondo scientifico quando vennero iden-tificati i suoi assurdi Satelliti. Motivo che spinse Il Dogea esplorarli non appena la realizzazione della Leviatanoglie lo rese possibile, rimanendo impressionato dalla loronatura.Dalla nave da sbarco gli esploratori ammiravano la spet-tacolare visione del gigante gassoso ergersi sull'orizzonte

curvo e scintillante di Eurinome, che luccicava dei coloridell'iride dove i raggi della rovente luna Talo, in mezzoai due corpi, ne baciavano la superficie. L'atterraggio eraentrato nella fase di rallentamento, i retrorazzi erano tec-nologia obsoleta per le astronavi leviatane, rimpiazzatida dispersori cinetici. Scafi di materiali ultraleggeri ac-celeravano l'aria verso il basso rallentando ulteriormentela discesa. La fase di rallentamento durava particolar-mente a lungo, dolcemente. potevano preparare la fasesuccessiva in tutta calma. Il Doge e 13 stavano indossan-do l'armatura dei cataclismi, probabilmente la tuta mi-gliore per l'ambiente in cui stavano per operare. L'atmos-fera imponeva una densità fortemente stratificata, concorrosività esponenziale, il livello elevato di radiazioninon doveva neppure venir considerato. Le tute idoneealle circostanze locali dovevano soprattutto essere adattea grande usura ed alta gravità; una gravità seriamenteelevata. Eurinome non era solo più grande della Terra,ma costituita di puro metallo. Tre masse terrestri in leghedi titanio, platino e germanio. E tanto, moltissimo ferro.Con un manatello di mercurio celato sotto oceani digallio e laghi di cesio e bromo. Indossate le armaturemilitari parevano due statue, opere d'arte contenenti purapotenza: quelle corazze montavano un sistema avanzatodi memoria idraulica capace di incrementare forza evelocità dei movimenti; a differenza dei meno equipag-giati pionieri, forti solo del potenziamento e di tutestagne, per loro la gravità non sarebbe stata di minimointralcio. Percepirono l'accelerazione verso la poppa della nave

quando questa virò elegantemente in avanti, rilasciandosilenziosamente il primo modulo abitativo che sarebbeatterrato autonomamente già pronto ad essere impiegato.Pochi minuti dopo fu rilasciato il secondo, e con il mede-simo ritmo il viaggio continuò fino al quinto, infine lanave si arrestò delicatamente, riprendendo la lenta calata.Tutti pronti e composti nella sala da sbarco ascoltavanoIl Doge pronunciare le ultime formalità sulla missione.«Allora Signori, innanzitutto vi ringrazio per la pazienzache avete mostrato: è un regalo di compleanno che nondimenticherò» poi tornò alla solita serietà. «Tutti quantiavete partecipato ad almeno una ricognizione quindi èinutile spiegare come si deve operare in condizioni tali»fece una pausa guardando Evelin «Come avrete saputo,insieme a noi ci sarà anche la mia assistente» diede tem-po a sufficienza perché potesse stringere la mano al restodella squadra. «Per chi non ne è al corrente chiariscosolo che la qui presente signorina Evelin Almain è nelleforze d'élite dell'esercito, in parole povere è una tipatosta ed anche se questa per lei è la prima volta in unambiente simile stiate pur tranquilli che riuscirà acavarsela senza intralciare la tabella di marcia». Nellaparete dietro di lui un sottile strato d'aria magnetizzatamanteneva l'atmosfera all'interno della sala mentre larampa a muro si stava aprendo e posando al suolo.L'atterraggio era terminato.

Alla loro altitudine, prossima allo zero, l'aria possedevauna densità quadrupla rispetto all'acqua e una tempera-tura di settantotto gradi centigradi, accompagnata da una

dose quotidiana di quattro Sieviert: abbastanza da avve-lenare fatalmente un uomo comune in due, massimo tregiorni. Per fortuna questo problema non toccava nessunoin quanto potenziati: potevano resistere a quei livelli pertutta la durata dell'esplorazione cavandosela con un po'di nausea, senza contare che le tute fungevano già di loroda ottime protezioni.

Transitavano a velocità moderata su un leggero pendio dighiaia grigia e opaca da cui si notava facilmente il montepoco distante mentre eruttava pigramente sul fianco inloro direzione lava metallica di sfumature variopinte edun enorme volume di particolato incandescente; proiet-tato ad alta quota quest'ultimo cristallizzava in minuscoliagglomerati, che sospinti dai venti fluttuavano per grandidistanze prima di ricadere in forma di nevischio. La cor-rente d'aria spingeva le nubi di fumo lontano da loro, IlDoge correva affianco al grande rover, udendo i fragoro-si boati del vulcano. Correva senza il supporto dell'arma-tura per caricarsi di altro peso che in quelle condizionicorrispondeva complessivamente a quattrocentosettantachili, abbastanza da farlo faticare in un ambiente in cuil'atmosfera era un muro frenante; stava conciliando l'es-plorazione con l'attività fisica che già voleva praticare.Intanto dentro il veicolo, il suo equipaggio tentava inva-no di strappare a Evelin la prima vincita a carte, illu-dendosi di poterci anche riuscire. Il tragitto dal moduloiniziale al secondo comprendeva una tappa a uno sco-sceso punto d'interesse che stavano raggiungendo. Vistala distanza e la velocità tutto sommata contenuta il rover

prendeva impiego nell'analizzare composizione del suoloe delle esalazioni variabili di quest'ultimo. Sebastian nelfrattempo salì sul trasporto attraverso la camera di equili-brio facendosi smontare l'armatura di dosso. Poco primaudì alla radio un messaggio di Meme: era giunta rispostadal direttore organizzativo dell'olimpiade; Lo ringrazia-vano per la preziosa disponibilità con conferma dellavalidità dell'invito. Cosa scontata in quanto la somma de-cisione spettava comunque a Lui, ma considerava la cor-tesia una pratica dovuta anche quando si è al comando.Mentre procedevano nel viaggio in tutta calma la nave dasbarco levitava poco sopra di loro, pronta ad un soccorsoriceveva i dati delle analisi confrontandoli coi suoi e conquelli della Leviatano in un'orbita molto distante.

«Ah l'esplorazione... la scoperta di mondi quasi del tuttoignoti e dei loro ambienti così diversi fra loro! Mi mera-viglio di riuscire ancora ad assaporare il fascino di datisempre più definiti su questo sistema, mi sorprende cheancora non si sia raggiunta la monotonia dell'affinare leconoscenze. Forse è perché Eurinome e Talo sono cosìdinamici e complessi da suscitare continuamente interes-se su fenomeni mai osservati precedentemente. Oppure èperché ci sono misteri che ancora non riusciamo a spie-garci, come ad esempio Talo stessa: per quale motivo ècomposta abbondantemente da plutonio? Eccetto lei leconcentrazioni di questo elemento nell'universo cono-sciuto sono infinitesimali. In ogni caso non nascondo ilmio desiderio di poter osservare da vicino altri Sistemi,sebbene quello di Efesto sia di indiscusso rilievo posse-

diamo dati da approfondire di numerosi altri Mondi al-trettanto interessanti, abbiamo conferma dell'esistenza di156'647 Pianeti: una lista in continua espansione di cuisappiamo ancora molto poco. Sento che stiamo perden-do tempo: Siamo in grado di viaggiare milioni di voltepiù veloci della luce in tutta sicurezza ma Sebastian con-tinua ad insistere di doversi regolare, di restare umani,sarà perché io umano non lo sono del tutto, ma fremo alsolo pensiero di esaminare da vicino altri Pianeti. Mi-gliaia di altri Pianeti... noi che possiamo farlo, noi chesuperiamo il limite della distanza con forza. Ma la parteumana che c'è in me mi frena nell'entusiasmo e mi fatornare coi piedi per terra: credere che la distanza nonsia un limite è sicuramente avventato, ma se ci si accon-tenta della Via Lattea non è neanche troppo distante dallarealtà. Credere di poterli visitare tutti è invece da idioti: èvero che siamo in grado di viaggiare da parte a partedella Galassia in pochi giorni, ma è anche vero che trasistemi planetari complessi, pianeti nani, satelliti e mondiinterstellari ci sono più corpi celesti da visitare che stelle.Realisticamente come lo si supera il tempo necessario adesplorare centinaia di miliardi di astri? In certe occasionidisprezzo il mio lato umano, mi fa sentire irrimediabil-mente piccolo nell'universo»

-Soliloquio di Meme.

Evelin stava per vincere l'ennesima partita a Dobon. Po-sate tutte le carte lanciò una pernacchia carica di sbruffo-neria a Sebastian, il quale incassò l'affronto con ardentecompetitività. Lo sguardo gli sì infiammò di pura e sadi-

ca soddisfazione mentre esclamò un detto nel dialettodella Constancy, traducibile superficialmente in ''I vecchinon faranno più l'amore, ma in compenso ti inculano acarte''. Proprio quando stava per posare la mano che gliavrebbe conferito una doppia vittoria, e una non menoimportante doppia sconfitta per 13, il rover incappò inuna pendenza troppo marcata per essere battuta insicurezza e quindi attivò automaticamente i propulsori,sospendendolo ad una spanna dal suolo e rovesciando lecarte al suo interno, col disappunto generale. Con la pos-sibilità di muoversi più liberamente, il trasporto scalò inuna manciata di minuti gli ultimi quattrocento metri didislivello dei milleduecento totali, intanto che il persona-le apprestava le apparecchiature operative Il Doge intrat-tenne Evelin romanzando un discorso apparentementevago. «Cosa sai riguardo ad Agawam?» chiese curioso.«Eccetto che fosse una piccola cittadina i cui abitantivennero aggiunti al contingente marziano dopo che fuspazzata via da un uragano, quasi nulla»«Immagino quindi tu non sappia che pochi anni prima diquella terribile tempesta fu scoperto nei suoi pressi undiscreto filone di bismuto nativo, tenendo conto che aitempi possedeva un valore non indifferente per Agawamsi trattava di una grande opportunità che ''purtroppo'' nonpoté sfruttare. Tornando a noi, sai cosa è il bismuto?»«So che è un metallo, se non mi ricordo male lo si trovain cristalli con facce quadrate»«Corretto ma non del tutto, probabilmente avrai visto deicristalli artificiali, quelli che formano strutture quadrate agradini, in natura invece lo si trova in ammassi anonimi

e opachi» Evelin confermò «Sì, credo di averlo vistoanni fa a scuola, ma non capisco dove vuoi arrivare». Uno degli esploratori si intromise porgendo loro delleimbracature da scalata, aggiungendo che di fuori tuttoera pronto come richiesto. Evelin a quel punto mise daparte la perplessità riguardo alle parole di Sebastian peracquistarne a proposito della vacuità con cui si riferivanoalla ''cosa''. Mentre si vestirono delle armature Il Dogeconfidò a 13 di tenere gli occhi chiusi una volta usciti,affermando che la sorpresa sarebbe stata simile a quellaprovata nel vedere la sua valle per la prima volta. Leiaccettò, ma aggiunse che nulla poteva essere paragonatoa Evergreen Falls. Indossando l'imbracatura l'esplorato-re gli chiese timidamente se si sentisse sicura a scalaresenza poter vedere, come risposta ottenne soltanto unospostamento del capo. anche se non poteva vederladirettamente in volto a causa del casco capì che la suaespressione doveva essere di una seriosa affermazione.Uscendo dal grosso trasporto, ora adagiato su unaprotuberanza sufficientemente piana, tutti stavano cam-minando all'indietro a piccoli passi, agganciati ad unadelle due funi ad alta resistenza. 13, da ultima, stava alloro identico passo ad occhi chiusi, la sua esperienza mi-litare le rendeva l'impresa ridicolamente facile. Sebastianavanzava tranquillamente nella discesa, quando infinegiunsero alla cavità del terreno diede un semplice avvisoa Evelin, che continuò indisturbata con un piccolo saltoall'indietro per poi calarsi nel vuoto senza esitazioni finoa quando i suoi piedi toccarono di nuovo una superficiesolida. A quel punto Il Doge le disse di aprire gli occhi.

«Ad essere sincero dovrei aggiungere che per me l'esplo-razione spaziale non è limitata dal dover aspettare cheSebastian punti una stella tra le tante e vi diriga la Navecon me installato dentro per poter esaminare altri mondi.Ho sotto controllo una quantità immensa di sonde giàdislocate in sistemi solari distanti centinaia o migliaia dida noi. Satelliti dalle prestazioni inaudite per scrutareogni centimetro dei Pianeti su cui orbitano. I miei occhiin effetti sono un po' ovunque nella periferia delle duesuperbolle, l'unica grana è che sono cieco a questi occhi:Il Doge non mi permette di processare liberamente questidati, quindi devo tenere tutte le informazioni ottenutesegrete persino a me stesso, questione di cautela dice lui,in caso trovassi forme avanzate di vita pluricellulari sa-rebbe quantomeno sconvolgente, almeno per un esserecomposto di curiosità come me, in effetti temo anch'io didare di matto in una circostanza del genere e concentraretutta la mia potenza di calcolo in elaborazioni a riguardo,compromettendo i miei utilissimi incarichi. Ci siamo resiconto che la complessità degli organismi è molto più raradi quel che ci si immaginava... o forse è la vita che è piùcomune di quanto previsto: abbiamo scovato micro-organismi un po' ovunque nel nostro sistema solare,attorno a Copernico e ad altre decine di stelle, ma finorasu nessuno è mai stato trovato un corpo manco lontana-mente simile a un essere pluricellulare. Magari io lo stoosservando proprio in questo momento, ma in ogni casonon ho il diritto di saperlo»

-Soliloquio di Meme.

Quando Evelin si poté guardare intorno si trovò di frontea un scenario surreale, la scalata li aveva portati dentrouna gigantesca grotta le cui pareti erano interamentecoperte di scintillanti cristalli metallici. Ma la cosa piùsconvolgente era la struttura su cui si trovava: una torre,o meglio, un pinnacolo, dalle protuberanze severamenterettilinee e sviluppate in terrazzamenti tanto ampi da os-pitare il gruppo al completo. Dei droni libravano per ariascansionando la guglia che tra l'altro pareva senza finetanta era la sua imponenza. Laser in diverse bande dilunghezza rimbalzavano tra un lato e l'altro del cameroneampliandone la buia surrealtà in uno strepitoso gioco diluci che cangiava al movimento delle macchine in volo.Non aveva ancora finito di guardandosi intorno attonitache già Sebastian prese a parlare. «Spettacolare vero? Idroni che l'analizzano sono sempre quella ciliegina...»«Come mai l'analizzi ancora?» chiese lei confusa.«Per scoprire quanto velocemente si deteriora, è roba fra-gile sai? Tutto quello che vedi è di puro bismuto, formacristalli quadrati soltanto in questa condizione. I colorisgargianti sono dovuti all'ossidazione e la struttura su cuici troviamo è il risultato dell'accrescimento di unastalagmite. La cosa interessante è che con ogni proba-bilità questo immenso deposito si deve ad un fenomenodi svuotamento e riempimento di bismuto liquido, siamoin un gigantesco geode» Evelin rifletté su quelle informazioni, curiosa di scoprirela natura di quel posto così alieno. «Non capisco, se devefiltrare nella caverna in forma liquida, come fa a restarepuro? E poi non dovrebbe fondere la struttura stessa?»

«Il bismuto fonde tranquillamente poco sotto i trecentogradi e conduce male il calore, evidentemente la camerasi colma e si svuota rapidamente, depositando molto piùmateriale di quanto ne venga dissolto. Nella profonditàdel mantello da cui proviene questo geode non dovrebbetrattarsi di una condizione difficile da ottenere»«Mi stai dicendo che questa struttura è stata portata insuperficie dai movimenti tettonici? Come ha potuto res-istere sotto tutta quella pressione con una cavità?»«Il guscio esterno è composto da osmio ad alta purezza,è un metello estremamente resistente alla compressione ealla corrosione, se infatti noti il foro da cui siamo entratinoterai che è particolarmente stretto nonostante il soffittosia molto largo»«Osmio hai detto, come la struttura della Leviatano?»Udì una breve risata al posto di una conferma, subitodopo egli rispose. «Scusami ma dire di sì dopo avertimostrato una fessura nello stesso materiale sarebbe statotroppo. Comunque, se vuoi una risposta devo dirti sì, madevo anche spiegarti che l'osmio che compone il geode èpiù duro del diamante ed è una cosa naturale, mentrequello della Leviatano esiste in quattro dimensioni nelnostro universo, per di più in stato di InconducibilitàEntropica e quindi lo scafo non si scalda, non si raffred-da, non può essere né espanso né compresso, non puòvenir corroso né spezzato, né decadere o venir fuso conaltre particelle, le onde gravitazionali non lo deformanoed è di fatto la cosa più vicina all'indistruttibilità maicreata». Dopo aver finito di onorare la sua Nave, Il Dogecontinuò la discesa nel vuoto seguito da 13. Le torce

integrate alle tute restituivano alla loro vista notturna icolori sfavillanti del maestoso pinnacolo. «Non mi sareimai immaginata che una sfera di ferro potesse essere cosìtanto attiva» ammise chiaramente colpita dallo scenario.Si sentiva come se avesse scoperto un nuovo modo dipercepire il mondo, come se prima di entrare nella grottanon fosse stata in grado di cogliere il fascino di unmondo così diverso dal suo. Non vi erano cascated'acqua fresca in cui bagnarsi, non vi erano alberi sottocui oziare e non v'era nemmeno aria fresca; ma quelposto era speciale e suggestivo tanto quanto la sua amatavalle. «Nemmeno io mi immaginavo un mondo cosìdinamico, ad essere sincero non riuscivo a credere nean-che alla composizione che risultava dalle osservazioniterrestri. Ora invece mi sto abituando alla stravaganza diquesto intero sistema: sembra che qui sia naturale. Tirendi conto che qui ci sono oceani di metallo liquido ilcui fondale solido di ferro e titanio galleggia su un altrooceano di mercurio? Oppure che i campi magnetici diEurinome e di Efesto sono talmente potenti che tengonoletteralmente imbrigliata tra loro la luna Talo! Oppureche Talo sia composta in buona percentuale da plutonio,che in natura è pressoché inesistente, e che Talo ribolle esi comprime a causa del decadimento e che sia la fonteprincipale di luce e calore di Eurinome! Questo sistema ètalmente inospitale da essere stato considerato dagliastronomi un inferno opprimente, ma quando giunsi quimi resi conto velocemente che in realtà è un incredibileparadiso, per questo vengo qui ogni volta che ne ho l'oc-casione: c'è sempre qualcosa di nuovo ed insolito dietro

l'angolo pronto ad essere scoperto» disse finendo didivagare eccitato. «Allora perché non installi un'ancoraanche qui?» chiese lei perplessa. «Perché temo che nellavastità del cosmo vi siano innumerevoli mondi piùinteressanti di questo, e poi preferisco usarle per lecolonie» ammise Lui. «Un momento: finora ne haiinstallate trenta sparse nei sei Pianeti, anche se di sicuroce ne sono alcune segrete nascoste chissà dove nellegallerie di sbarco ci sono centinaia di migliaia di accessidisponibili; se veramente vuoi riservale alle colonie allo-ra quanto hai intenzione di espandere l'Unione?» chieselei scioccata dai numeri di cui disponeva Il Doge.«La verità è che non ne ho ancora la minima idea, perquesto preferisco non sperperarle». Evelin stava perporgere altre domande quando alla radio giunse unmessaggio destinato alla squadra intera; era Meme cheannunciava il cambio di direzione del vento, il quale oratrasportava nella loro direzione le polveri vulcaniche colrischio di qualche pira incendiaria. La raccomandazionedi Meme fu quella di ripararsi dentro al rover e prose-guire con molta cautela verso la pianura dove era locatoil secondo modulo abitativo. Il messaggio non fece nem-meno in tempo a terminare che già si vedevano fioccarepolveri dentro la caverna in un vortice scuro e spesso. Larisalita fino al rover si svolse rapidamente, l'alta gravità eil vento contrario potevano ben poco contro la forza deipotenziati e delle carrucole autoscorrenti. Dentro al vei-colo gli esploratori stavano già studiando e imbustandocampioni della neve vulcanica, scoprendone la natura dizinco e rame: scottante e granuloso ottone extraterrestre!

Sebastian ruotò il rover di mezzo giro mentre discendevasospeso appena sopra il suolo e li interruppe dalle analisiper consentire loro di osservare la spettacolare eruzione.La discesa procedeva rapidamente verso la seconda metaintanto che il fragore dei botti veniva ovattato dalle pare-ti isolanti e decine di saette balenavano mute all'internodella coltre cupa che li cingeva. Il monte sfogò lo stressdella camera magmatica emettendo un'ingente quantitàdi materiale. Il terreno sotto di loro tremò ma essendosospesi se ne accorsero soltanto vedendo franare qualchepietra lungo il pendio. Lo strato di fumo e polvericontinuava a ispessirsi esalando incessantemente, comese si fosse sturato l'intero camino, poi la cima del monteesplose in una colossale nube di ceneri incandescenti conun botto talmente vigoroso da sollevare il suolo conl'onda d'urto e pressare i denti nelle gengive all'equi-paggio del mezzo, che illeso mantenne comunque la suarotta nella tempesta. Il cielo diurno, già scuro di suo,venne interamente offuscato dalla polvere, facendocadere il mondo nel buio più totale ed esaltando ibagliori dei fulmini, ora molto più abbondanti e potenti,tanto da far risuonare i tuoni attraverso le pareti isolanti.Detriti roventi accendevano la finta notte zampillandocopiosamente dalla lava come se fossero goccioline diuna grande fontana, dalle diverse dimensioni, anchemolto grandi, venivano sollevati e ricadevano a velocitàvariabili, sospinti dalla pressione dell'eruzione stessa. IlDoge rassicurò gli esploratori che il pilota automaticostava guidando preciso e spedito verso il rifugio ormaivicino. Come risposta ripresero ad analizzare i campioni

raccolti. L'atmosfera, infiammata dal calore tremendoche emanava la caldera, si dilatò generando venti vigoro-si che spiravano rasoterra in ogni direzione, uno dei qualiraggiunse il veicolo, sballottandolo seccamente lungo ladiscesa finché non fu al di fuori dalla sua portata.

Al mattino furono tutti svegliati da Sebastian che volevafare loro rapporto. Il modulo abitativo si accese di lucibianche molto intense, servivano ad aumentare ulterior-mente la visibilità agli occhi già sensibili dell'equipaggioper evitare di inciampare inutilmente; con l'alta gravitàuna caduta poteva essere insidiosamente rovinosa ed erameglio premunirsi al meglio. Appena fuori dal rifugio viera la sponda di un fiumiciattolo di cesio, il quale sipresentava in stato solido a causa del freddo calatodurante la notte. Durante una colazione spartana a basedi gallette d'avena soffiata e latte di riso, il gruppospulciava in un piccolo contenitore alla ricerca della bus-tina nutritiva prediletta da immergersi in un bicchiered'acqua. Sebastian chiacchierava coi suoi uomini allegra-mente, ridendo e scherzando alle battute come un collegaqualsiasi. 13 tirava qualche boccata di fumo denso edaromatico dalla pipa di un esploratore sotto un condottodi ventilazione apposito, intanto che questo giocava conuna pallina di gomma vegetale osservando la velocitàcon cui precipitava. Sebastian riunì i colleghi intorno altavolo ed evitando cerimonie espose il programma. «Come abbiamo già discusso ieri, la tabella di marciasubirà ovviamente dei cambiamenti. Questa notte hoavuto il tempo necessario per prendere delle decisioni

riguardo a modifiche funzionali: oggi avremmo dovutoanalizzare il ruscello qui vicino, ma la cortina di polverista mantenendo il freddo notturno e la temperatura nonsembra voler superare i meno ventisei gradi, e come bensapete il cesio solidifica sotto i trenta. Mentre domani eraprevista un'escursione su un cratere per prelevare cam-pioni. Visto che il fiume è diventato un filone la suaimpraticabilità viene compensata dal fatto che gelando ecomprimendosi ha reso facilmente osservabili all'incircatre metri di sottosuolo e questo ci risparmia le magagnedi dover scavare nel ferro senza alterare il suo stato diossidazione, per quanto riguarda il cratere... i campioniraccolti ieri sono sicuramente più che sufficienti, inoltrehanno il grande vantaggio di essere freschi e questo ci daun'informazione impareggiabile della composizione delmantello. Alla luce di queste informazioni ritengo che lapianificazione migliore del nostro tempo consista nei se-guenti passaggi: Analizzare composizione ed ossidazionedel terreno qui vicino, cancellare viaggio e studio delcratere e dirottare verso l'ultimo modulo in riva all'ocea-no dove anticiperemo le osservazioni del suo contenuto.Quest'ultima operazione accorcerà la durata della missio-ne di un giorno e mezzo» aspettò qualche secondo primadi interrompere la serietà. «Immagino che Juma si sentaafflitto dal dover abbandonare così presto la sua amatatavoletta» canzonando il collega che male sopportava illivello di radiazioni. «Scherzi a parte sono contento delnuvolone, ho controllato il contatore geiger ed ho notatoche ci sta schermando: si sono dimezzate» rispose Jumacon il suo sorriso genuino stampato sulla faccia olivastra.

«Potrei venir considerato fiducioso di assistere alla sco-perta di tracce di vita su Eurinome: la mia natura sembraimpormelo, in effetti è abbastanza coerente che un esseresprovvisto di un organismo vero e proprio reputi fattibilile più esotiche biochimiche ipotetiche in quanto sianoperlomeno definite da elementi tangibili. Comunque hole mie ragioni per stimare risultati positivi con così alteprobabilità: innanzitutto perché abbiamo già prodottomembrane e citoscheletri flessibili basati su chimichedifferenti dal carbonio. In secondo luogo perché ritengoche lo sciovinismo del carbonio sia terminato: agli alboridell'esplorazione interplanetaria furono scovate su Titanodelle primitive membrane simili agli azotosomi sintetici.Sebbene esse non siano considerate esseri viventi è daconsiderare che i grandi bacini di idrocarburi liquidisono una realtà recente nella sua evoluzione geologica. Ilconfine tra inanimato e vivo è soltanto una questione ditempo su Titano e forse su Eurinome vale lo stesso, perquesto i miei stimatissimi colleghi stanno andando araccogliere dati, nel frattempo mi distrarrò in simulazionifantasiose di come potrebbero svilupparsi gli organismisu questo mondo. In questo momento potrei venir pureconsiderato esuberante: le informazioni ottenute dall'es-plorazione non saranno classificate come riservate epotrò accedere a questi dati liberamente... non vedo l'oradi saperne di più!

-Soliloquio di Meme.

Juma e Seth stavano montando una pompa sulla strutturaesterna del trasporto, Evelin aiutava gli altri ricercatori a

riordinarlo intanto che Il Doge conversava in privato mavicino a loro, insonorizzato dall'armatura indossata. Nor-malmente non interrompeva il suo lavoro durante unaconversazione, specialmente se poteva evitare di esseresentito; senza dubbio doveva trattarsi di qualcosa di im-portante. Finiti i preparativi Sebastian radunò il gruppofuori dal mezzo, erano su una spiaggia di granuli opachie polverosi, gialli, ocra e neri. Il canale di cesio tagliavanettamente la ghiaia, ancora solido continuava la suastrada fino alla riva, senza sfociare nell'immenso oceanorossiccio di bromo che lo corrodeva molto lentamente acausa della sua elevata impurità. La coltre oscura non siera ancora diradata. Benché fosse giorno il panorama simostrava appena nel buio pesto che lo avvolgeva, ma gliocchi dei potenziati, supportati pure da visori capacitativia colori naturali, furono comunque in grado di osservarel'orizzonte lontano dove i fumi scarlatti si fondevano nelcielo turchese carico di idrogeno molecolare. Sebastianlanciò tra onde alte pochi centimetri un sasso grandecome il suo pugno, poco dopo degli smorti fuochi fatui simanifestarono sulla superficie del liquido che ribollivaevaporando nubi dense rosso scuro. «Per chi come Arbinnon sa nulla dell'idrologia di Eurinome vi informo che citroviamo di fronte ad un oceano di bromo» attaccandoscherzosamente Arbin, lo studioso dei sistemi marini delSatellite. «In questo mondo il bromo è il non metallo piùabbondante, superato per massa soltanto dall'idrogeno. Sitratta di un alogeno e pertanto è molto reattivo e reagisceviolentemente con molti elementi tra cui litio e titanio,presenti in abbondanza nella crosta di Eurinome, anche il

cesio del fiume viene ossidato violentemente, purtroppola temperatura attuale non ci permette di osservare ilfenomeno ma le dimensioni del golfo in cui sfocia lasciaintendere l'entità della reazione» prese in mano una pie-tra polverosa «Le patine brunastre che avete osservato inrocce come queste sono causate principalmente da preci-pitazioni di bromo. Essenzialmente quando qui piove ilterreno va a fuoco, dato che le analisi del fumo vulcanicoindicano una buona percentuale dell'elemento se saremofortunati potremo assistere anche a questo spettacolo»«Non divagare Capo, siamo qui per altri motivi!» lointerruppe Arbin, forse un po' irritato in quanto non fuconsultato per le proprie conoscenze in merito. Il Dogesmise di fantasticare e riprese il filo originale. «In effettila ragione ultima di questa fase, per cui abbiamo anchemontato la pompa sul rover, è quella di analizzare le sos-tanze contenute a diverse profondità, ma solo nello stratodi bromo. Qualche domanda?» 13 si annunciò senza pu-dore di far intendere di ignorare totalmente la compo-sizione del mondo che esplorava da tre giorni. «Signorecosa intende con ''solo nello strato di bromo''?» Sebastiannon fece in tempo a rispondere che Arbin stava già spie-gando «L'oceano davanti a noi non poggia su un fondaleroccioso come i nostri mari: galleggia su uno strato dimetalli più o meno intaccati a una profondità di pocoinferiore ai duemila metri che lo separa da un altro stratoliquido di cesio, che è più denso; il quale a sua voltatermina dopo altri seicento metri in uno strato variabiledi materiali ancora più pesanti, che fluttuano pressati suun'ulteriore e molto più profondo oceano di mercurio,

che funge da mantello in quanto la crosta su cui ci trovia-mo vi galleggia sopra» Evelin impiegò qualche secondoper concepirne un'immagine e quando le si formò nitida-mente ne fu così catturata che per poco non si accorsedella nave sbarco che stava calando di quota appenasopra di loro; una misura di sicurezza in caso di emer-genza in mare aperto. Potevano procedere.

Il Rover levitava alla solita spanna d'altezza sopra il flui-do rosso e marrone, senza che questo potesse lasciarintravedere cosa si celava appena al di sotto dellasuperficie. La pompa vi fu calata per metà e senza perde-re tempo messa in funzione, nonostante fosse rivestita dipolimeri resistenti alla corrosione la quantità di bromoche avrebbe erogato sarebbe stata comunque tremenda-mente elevata. Il nuvolone di vapore rosso che ne scaturìdava idea di quanta pressione venisse esercitata nellapompa, a quel punto Sebastian si premunì che gli esplo-ratori rientrassero nell'abitacolo: se c'era qualcosa di piùpericoloso di un liquido erosivo erano proprio i suoi gas.Per questo gli diede il cambio all'esterno insieme a 13: leloro armature erano talmente resistenti che avrebberopotuto persino nuotarci. Stettero dietro la pompa per unamezz'ora buona prima che smise di aspirare, quandoEvelin gli chiese il perché lui spiegò che in realtà non neavevano analizzato la composizione mentre il bromoscorreva, ma solo registrata, e che lo studio sarebbe par-tito proprio in quel momento. Rientrando pure loro nelRover videro tre colleghi già attaccati ai monitor perosservare e giudicare cosa passò nei tubi, si capiva che

ne avrebbero avuto per molto tempo. Anche Sebastianprese posizione ad uno degli schermi per descriverne lesostanze. 13 non si accorse nemmeno che il trasportostava lentamente ascendendo verso la nave da sbarco,dovette guardar fuori dal finestrino per comprenderel'origine della sua impercettibile sensazione di vuoto.Stavano partendo da un mondo assurdamente pieno dimeraviglie e quella era la cerimonia che gli stavano riser-vando: l'indifferenza quasi totale se non fosse per glistudi che stavano ancora eseguendo. In effetti qualchesguardo al mondo da cui si stavano allontanando loporsero tutti, l'indifferenza agli occhi di Evelin ora simostrava come la comune sorpresa di essere già partiti.Quando chiesero spiegazioni al Doge egli si limitò arispondere con un criptico «Presto lo vedrete».

Ancora vestiti delle proprie tute erano riuniti davanti aduna vetrata nella nave da sbarco, il panorama offriva unavista cupa sulla riva del mare che lambiva la terrafermadi monti ripidi e colline basse ma molto larghe, una bellavista certo, ma ciò non spiegava il motivo della lororiunione e tanto meno perché l'astronave non si stavaspostando di un millimetro. Poi successe qualcosa diincredibile: una scia di fumo rovente si frappose fra loroe la veduta, inizialmente parve un ammasso piroclastico,ma essendo il vulcano in un'altra direzione ci volle pocoper capire che si trattava di un piccolo meteorite. Il suopassaggio fu talmente rumoroso da essere udito ancheall'interno della nave, ma fu il fragore dell'impatto adimpressionarli. Dopo essere precipitato nell'oceano si

sparse una grande nube rossa, il bromo in sua prossimitàstava letteralmente ribollendo. Poi prese fuoco in un'arearelativamente circoscritta, seguita da altro fumo cheveniva disperso al largo dal vento. «Peccato solamenteche la corrente sia cambiata, se si fosse diretta verso lacosta avremmo assistito ad una scenografia di fiammevariopinte» esordì Sebastian in tutta calma, tirandosiaddosso lo sguardo attonito di tutti i presenti «Sapevoche sarebbe precipitato un meteorite perché l'ho fattolanciare dalla Leviatano, volevo vedere cosa succedequando qualcosa rimescola gli strati oceanici». Juma, chefra tutti fu quello che si impressionò maggiormente,domandò leggermente scosso e forse un poco innervosito«Mi perdoni, ma non è stato un tantino azzardato proiet-tare un meteorite da una nave distante un milione dichilometri a una distanza così ridicola da noi, per di piùcon la coltre di nubi che ci rende invisibili dall'orbita?» «Con la Leviatano ho saccheggiato la Nube di Oort peraccrescere Marte e soprattutto ho dirottato e strappato aGiove due fra le quattro Lune più grandi di tutto ilSistema Solare, e aggiungo pure che l'ho potuto fare conuna precisione millimetrica. Quindi no mio carissimoJuma, non è stato per niente azzardato» levandosi il casogli fece l'occhiolino in senso di amicizia. Chiese di esse-re aggiornato regolarmente sui progressi negli studi edopodiché permise loro di congedarsi. Si rivolse a 13, pronunciando a bassa voce, come se fos-se un segreto: «Ora possiamo parlare di quella cosa».

Laboratori di sviluppo genetico, Settore di ricerca incampo biologico, Interno della Leviatano.

04.01.2272 Ora standard 09:41

«Quindi niente vita, credi solo per ora o in definitiva?»Chiese Evelin a Sebastian, sdraiata su un lettino privo dicoperte in una stanza asettica. Comprendevano le propriesensazioni soltanto col tono di voce e alcuni fugacisguardi: delle mascherine e cuffiette mediche coprivanoquasi interamente i loro volti. «Credo che anche se nondovessimo trovare nemmeno un bromosoma su Eurino-me non voglia dire che sia impossibile trovarne da qual-che altra parte, ma sinceramente confido che quandoinizierà la seconda fase della missione otterremo deirisultati positivi» Il Doge finì di disinfettarsi le mani,dopodiché indossò dei guanti monouso. «Pensi di tornar-ci presto?» chiese lei curiosa. «No, non sarò presente laprossima volta, comunque si tratterà soltanto di analiz-zare gli oceani più nel dettaglio e in molti siti diversi»«Ma perché non l'abbiamo fatto in un colpo solo?»«Semplicemente perché prima dovevamo avere un'ideadi cosa aspettarci, e poi non era neanche una missionevera e propria, solo una gita per il mio svago, per questol'ho abortita in parte senza troppi indugi» rispondendolein tutta sincerità. Le fece segno di stendersi del tutto einserì un ago nel suo braccio e poi altri tre, collegò gliaghi ai rispettivi tubicini già pronti a somministrarlesedativi e regolatori. Sebastian doveva aprirne il flussoper proseguire. «Ultima possibilità di tirarsi indietro» ledisse dolcemente «Ti do un paio di minuti per rifletterci

se vuoi, se ti può confortare le cavie hanno reagito eccel-lentemente» non poté finire la frase che lei lo interruppe«Sono sicura di volerlo fare, accetto le eventuali compli-cazioni» si fermò un secondo, come se stesse ricordandoun esperienza intensa «E comunque sono a conoscenzadegli esperimenti svolti sui condannati a morte, meno neso e meglio è». Prima di rispondere si soffermò anche luiin un silenzio rievocativo «Sì, hai ragione... meglio così»Aprì le valvole dei farmaci, accarezzò la guancia dellasua adorata assistente intanto che la narcosi facesse il suoeffetto. Ci volle una dose maggiore del previsto, 13 eraparecchio robusta, ma infine cadde in un sonno indolore.Controllati i segni vitali, ovviamente perfetti, procedetteall'operazione: Il primo passo consistette nel prelevareuna massiccia dose di midollo rosso dallo sterno erimpiazzarlo con altro già manipolato. La siringa utiliz-zata era abbastanza stretta da lasciare un foro appenavisibile, ma ciò obbligava a una certa lentezza e infattiper completare la fase ci volle quasi mezz'ora. Subitodisinfettata la zona e coperta con un morbido cerotto,Evelin poté venir introdotta alla seconda fase. Sebastianrichiuse rapidamente le valvole dei farmaci e staccò icollegamenti dalle proprie siringhe, dopodiché la girò dipancia con delicatezza e velocità, riattaccò i tubicini agliaghi nello stesso ordine e iniziò a tastarle la colonnavertebrale per individuare i tre punti su cui praticare altretrasfusioni, contrassegnandoli con un pennarello violanella parte alta, media e bassa della schiena. La stessaprocedura dello sterno venne applicata alle tre vertebre,ma i tempi furono due volte più lunghi. Per non rischiare

fu tenuta nella stessa posizione quando fu il turno deifemori e degli omeri, operati tutti e quattro contempora-neamente. L'ultima fase consistette nel cambiare la dosedi narcotizzante con una di plasma arricchita di globulibianchi, necessari a garantire una difesa immunitariaaggiuntiva nel tempo in cui il corpo avrebbe assimilato inuovi tessuti. Sebastian si tolse i guanti, le mani eranosmodatamente sudate, ma ancora ferme. Sapeva di nonaver commesso alcun errore: la procedura non differivaassolutamente da qualsiasi altro potenziamento. L'unicadiscordanza stava nel fatto che Evelin aveva già subitol'evoluzione indotta e che tale operazione l'avrebbe resaancora migliore, per quello che ancora era possibile.L'avrebbe resa ancora più simile a lui per geni e capacità.Si asciugò le mani prima di accarezzarle di nuovo laguancia, fiero del suo coraggio. Era sollevato dal potercontare su di lei ancora per molto, molto tempo. Posenell'orecchio un'auricolare col quale si mise in contattocon Meme, sempre pronto ad ascoltarlo e processarne gliordini. Dichiarò di preparare la Nave a salpare verso ilSistema di Copernico: alle colonie di Harriot spettava lasicurezza nella presenza della Leviatano. Fece entrare unmedico per sorvegliarla fino al suo risveglio, poi uscì dallaboratorio, montando su un mezzo di trasporto pulito esilenzioso. Anche se solo temporaneamente, si stava la-sciando alle spalle una delle sue ricerche più tormentate,una compagna ineguagliabile ed un Mondo incantato.

Guidò fino all'ingresso 597, galleria di sbarco P90-F38.Solo ma sereno lo varcò. di fronte a se, si aprì Venere.

Cieli in fiamme e mari caldi

Tuwara, Canton Mailè, Provincia del Medio Ulfrun,Venere.

19.6.2271-b (31.12.2271) Ora locale 17:21

Il fiume Mailè scorreva dolcemente nei propri arginisotto un terso cielo rosseggiante, nel passare per Tuwaravedeva le sue rive contornate ancora da qualche sporadi-co passante, spesso portando il cane a farsi un giro. Sabainvece era dentro al fiume, o meglio, sotto la superficie,in apnea. Muoveva energicamente braccia e gambe manon per nuotare: cercava solo di resistere più a lungopossibile sotto sforzo, si stava allenando.Dal momento dell'immersione erano passati già undiciminuti, continuò a scalpitare per altri cinque e poi emer-se a prendere una singola boccata d'aria prima di tornaresommersa, resistette altri dodici minuti, stavolta nuotan-do quanto più rapidamente poteva, sul fondale pietroso,in direzione di un pozzo non troppo lontano. Arrivata lìtrattenne ancora il respiro finché le fu possibile e poiriemerse. Uscì dall'acqua dove l'aspettava un'amica conun asciugamano per lei. La pelle nerissima di Saba siornò di lucenti goccioline sul busto snello e breve dopoaverci passato grossolanamente il panno, i capelli cortiraccolti in treccine Jata le si arruffavano intanto che lestrofinava vigorosamente per asciugarli in fretta. Coperto

dalle fronde degli alberi Saba dedusse che il Sole sarebbegiunto al tramonto in breve osservando non la volta ver-miglia ma una nuvoletta solitaria color crema; alle suelatitudini e in quel periodo dell'anno venusiano, entratonell'inverno da quasi un mese, il cielo si tingeva di blusoltanto a mezzogiorno. Il resto del dì prevalevanosfumature dal cremisi al madreperla, ma le nuvole eranoperennemente bianche, tranne all'alba e al tramonto,dove assumevano il loro attuale riflesso. Mbube, l'amica,nerissima anche lei, si complimentò per i tempi eccezio-nali, da vera campionessa e la invitò ad auto celebrarsi inun baretto del Paese.

Saba e Mbube passeggiavano chiacchierando beatamentetra le sempreverdi vie alberate di Tuwara, dove il freddonon era mai giunto e le calendule sbocciavano all'infinitopoiché situata poche centinaia di chilometri a nord deltropico del Leone. La cittadina, di pura origine eritrea,era talmente contenuta per i canoni Nazionali da nonpossedere una zona residenziale circoscritta e tanto menonessuno degli immensi edifici che l'avrebbero caratteriz-zata. Tuwara era semplicemente un piccolo, allegro ecoloratissimo paesello di campagna. Una piazza rotondanon più larga di trecento metri segnava il centro del bor-go, sempre pullulante di gente nera come il carbone chependolava allora tra le bancarelle del mercato per sce-gliere carne, pesce e pollame nei giorni di concessione.Le palazzine verdi, gialle e arancioni risaltavano illumin-ate dalle prime luci serali rispetto a quelle rosse e azzurresotto il cielo che sfilacciava dal cremisi al buio pesto del-

la notte stellata, a cui lucerne verdi e fiocche non inficia-vano alla magia. Le amiche si fermarono davanti a uncapannone di foglie di banano sotto cui un giovane dallatesta rasata e vestito di abiti larghi e leggeri con motiviastratti arrostiva frutta e verdura sulla brace, mostrandoun sorriso lucente che risaltava sul volto scuro. I profumidell'ora di cena penetrarono nei loro nasi, convincendoleseducentemente a ordinare da mangiare. Il piatto delgiorno consisteva in un'abbondante porzione di riso inbianco con verdure croccanti in una crema vegetale alMacis e Carum arancione brillante, accompagnata dauna generosa mestolata di tenerissimo spezzatino dibufalo e gamberetti alla paprika dolce. Un piatto tipico.«Ma i giorni di concessione non dovrebbero cominciaredopodomani?» chiese Saba riguardo al permesso perio-dico della vendita di carne, pollame e pescheria «Oggi èl'ultimo dell'anno, credo che abbiano ammesso un ponte»rispose Mbube masticando. Saba si imboccò un paio dicucchiaiate prima di tornare nel discorso «Io il senso delnostro calendario ancora non riesco a capirlo».Le bustine nutritive finirono di dissolvere sostanze nellabrocca d'acqua ormai tiepida, gli scarti non commestibilivenivano comunque sfruttati al meglio per fornire unapporto extra di vitamine e sali minerali, e in questo casopure un leggero aroma di limone. «Ma è così semplice: ilnostro anno dura trecento giorni, quello terrestre inveceè più lungo di altri sessantacinque, uno in più se bisestilecome l'anno che viene. Ma visto che la durata del giornoè per entrambi di ventiquattro ore noi possiamo tranquil-lamente usare il nostro calendario sfruttando l'anno stan-

dard e aggiungere la differenza: in parole povere sel'anno terrestre inizia quando da noi è lo 01.01 finirà il15.03 del nostro "anno" successivo, per questo si usaidentificare le date doppione con il simbolo ''-b'', se tienipresente che abbiamo dieci mesi da trenta giorni l'uno ilconto diventa persino banale» e riprese a mangiare dopoun'avida sorsata d'acqua. Saba continuò «Il problema èche poi me ne dimenticherò, è talmente semplice che nonriesco a tenerlo presente» bevve per sciacquarsi i saporidecisi «Per caso sai anche come funziona su Marte?» Mbube parse volerla ignorare, ma dopo aver capito chel'amica chiedeva seriamente le rispose concisamente «Soche da loro un anno corrisponde a seicento giorni loro,che durano venticinque ore, quindi a loro basta aumenta-re di un anno ogni trecentocinquanta giorni e mezzo. Illoro calendario è composto da venti mesi da trenta giornie l'altro giorno a lavoro mi pare di aver visto che fosseronella seconda decade del secondo mese, questo vuol direche si vedranno cambiare l'annata di riferimento per bendue volte in un singolo anno marziano!» mostrando lasua vera identità da computista fanatica. Dopo il brevecorso di adattamento calendariale Mbube si interessò agliimpegni di Saba «Quindi ora è sicuro che tu partecipi?Nessuna incertezza?» chiedendo speranzosa.«Sì è sicuro, mio padre si è rimesso abbastanza in sesto.Sono convinta che finga almeno in parte, ma ha detto chenon si sarebbe mai dato pace se io dovessi rinunciare alleolimpiadi per stargli vicino» «Tuo padre è proprio un grande uomo, nulla da dire...»poi chiese del suo compagno «E Selal che ne pensa? Dici

che riuscirà comunque a vederti in diretta?» «Da una parte è dispiaciuto di non poter essermi vicinoper mio padre, dall'altra è entusiasta per me riguardo alleolimpiadi. Cerere in questo momento è relativamente piùvicina al Sole, dice che riuscirà a trovare un momentolibero per guardarmi, dopotutto una latenza di mezz'oranon è niente» e sorrise beata pensando al proprio ragazzolontano nello spazio. Mbube aggiunse «Mi dispiace cheIl Doge ha annunciato di non poter partecipare, sonosempre stata convinta che la medaglia te l'avrebbe conse-gnata Lui stesso» Saba le sorrise, l'amica faceva il tifoper lei dai tempi delle superiori. «Se per questo Selal miha anche confidato che dal Doge ci si possono aspettaresorprese più grandi, e poi lui è convinto che se non saràquesta volta lo sarà per la prossima!»Al loro tavolo si presentarono i gemelli Kunda per com-plimentarsi con Saba, avevano sentito il discorso. Lei lifece sedere con loro. Con l'acquisizione dei due perso-naggi la serata si prefisse assai divertente: I Kunda, chenon erano fratelli ma bensì sosia, si conobbero per purocaso in una sagra, scoprendo di condividere il primonome, la professione e persino lo stesso irriverente sensodell'umorismo. Compagni inseparabili, si sposarono inuna cerimonia congiunta con due sorelle, diventando lamacchietta comica del paese.