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1 Capaccio-Paestum e il suo Knowledge Politico “La forza, senza la saggezza, crolla sotto il suo stesso peso” -Ode IV - Libro III, Orazio- Capaccio-Paestum e il suo Knowledge Politico “politicizzare la civicità, denigrando politica e partiti” Glicerio Taurisano ______________________________________________________________ Glicerio Taurisano Aprile 2012 – Il Knowledge Politico a Capaccio-Paestum

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Capaccio-Paestum e il suo Knowledge Politico

“La forza, senza la saggezza, crolla sotto il suo stesso peso” -Ode IV - Libro III, Orazio-

Capaccio-Paestum e il suo Knowledge Politico

“politicizzare la civicità, denigrando politica e partiti”

Glicerio Taurisano

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Tanto … per iniziare

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Aprile 2012 – Il Knowledge Politico a Capaccio-Paestum

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Capaccio-Paestum e il suo Knowledge Politico

Ci sono così tante persone che attualmente si interessano ad una campagna elettorale, almeno questo accade per lo più in forma 2.0. Internet è ormai il palco dei comizi, delle insinuazioni, dei commenti a volte piacevoli nel leggerli, altre volte impropri e stimolatori di acrimonie, spesso ben lontani dalla verità.Essere custode di informazioni e di convinzioni o meglio talune volte presupporle, ci porta a costruire un dialogo con il nostro prossimo basato essenzialmente sul “ti dico e non dico” “so ma non parlo” “è così ma devo sostenere il contrario”: affermazioni, contesti e credi utilizzati a seconda della necessità del momento, ma rigorosamente tutto in salsa Net.Resta poco o niente da comunicare attraverso i tradizionali canali del linguaggio umano oppure attraverso un diretto scambio di “informazione – commento”, ma si sa, siamo nell’epoca degli internauti e occorre adattarsi.

Restano vivi, comunque, solo alcuni manifesti affissi per la città più per colorare piuttosto che per dire, manifesti attaccati più per disorientare i lettori imbattutosi nei dintorni delle griglie preposte all’affissione, piuttosto che destinar loro un messaggio chiaro, comprensibile ma soprattutto univoco, tipo: “ecco il progetto sul quale stiamo lavorando” oppure “intendiamo realizzare ciò che diciamo in questo modo piuttosto che nell’altro” – invece - sulla maggior parte dei manifesti che si sono succeduti prima di chiudere i “giochi di alleanza” leggevamo: “Mi candido non mi candido” – “Rappresento il nuovo (ma con antropologiche figure in liste)” – “Siamo dalla parte della Gente (e lo si ricorda solo in vista delle elezioni)” – “Non faccio un passo indietro, assolutamente no (e poi ci si ritrova candidati in liste dapprima criticate)” e così via fino a creare un disorientamento totale per chi legge ciò che è stato stampato sul manifesto di turno.Vi sono poi dei comunicati stampa che si fanno spazio tra i quotidiani i quali sono sempre più ricercati per leggerli gratuitamente, dove in tanti, facendosi largo nei bar attendono il proprio turno di lettura per buttarsi poi, con indescrivibile concentrazione, in un incomprensibile quanto austero commento: “ti dico che è così … vuoi insegnare a me che di politica ne so più di te?..” – oppure – “faccio politica da quando portavo i calzoni corti, qua nessuno ne capisce, nessuno è in grado di”… e via via discorrendo fino a farsi mezzodì, ora di tregua per un salubre pasto, magari a volte contornato, non dai dubbi di ciò che si è letto, ma dalla soddisfazione che si è l’unico ad averlo compreso.

A Capaccio, come altrove, è così che ormai si manifesta il dovuto informarsi con il necessario informare. Comunicazione: assenza totale. Per non parlare poi dei colloqui, degli incontri politici (..politici..?..) e delle riunioni le quali avrebbero dovuto determinare, in chiaro, i progetti, le idee e il nuovo; destinando a questo territorio una possibilità vera, senza inciuci e personalismi, capace di sollevare - e far soltanto questo dato i tempi che corrono - questa città un po’ greca, un po’ romana e un po’ troppo babilonese.Tuttavia non è l’informazione giornalistica o data dalla lettura di manifesti che qui ci interessa, ma siamo presi ancora una volta dalla meravigliosa ignoranza, e vi assicuro che prima di qualsiasi altro è lo scrivente che si pregia di averne, la quale ci impone a cercare, lanterna alla mano, una comprensibile chiarezza nella comunicazione politica e

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ancor di più nella conoscenza politica in relazione a questa “ribellione civica” che è venuta a crearsi su Capaccio-Paestum.

La “necessità” del momento ha prodotto ciò che mai avrei sperato accadesse in modo così eloquente in un contesto “politico”: politicizzare la civicità attraverso il costante denigrare la politica e i partiti, e di conseguenza con la tracotanza del “siamo una forza vincente”; “o così o fuori”; “della gratuita altezzosità”, qualche volta insinuata nei discorsi con eccellente fare, altre volte imposta con sovrannaturale spietatezza, certe altre invece celata dietro argomentazioni di futile e ingenua credenza “o ti adegui o scompari”. Quanto mi garba questo scomparire; e già, tanto per sfatare un’altra credenza, non è vero che chi non si adegua si arrende ed è perdente, semmai è vero il contrario.

A far fronte alla necessità di esprimersi nel periodo ante elezioni ricorre in aiuto un’arte, impropria alla politica, ma adattabile ai “politicanti del momento”: questi non è altro che il far tacere la propria coscienza ed attivare i propri scopi; è un po’ come dire “silent enim leges inter arma” – tacciano le leggi in mezzo alle armi - oppure, “per vincere una battaglia ogni arma è lecita e quindi nessuna legge è valida”; o per meglio intenderci e restare nel contesto:

“per essere eletti e/o vincere con certezza,a mare la dignità e la virtù,

in barca i personalismi”.

Già la virtù, o per essere più chiari, quell’ emblema recondita di una ricchezza inestimabile, dov’è? Viene accantonata per far spazio alla necessità del momento e l’attimo si sa, va colto al volo, “è come un treno che passa”, mi diceva qualcuno di alto lignaggio politico proprio in merito a queste elezioni, “se non lo prendi rischi di esserne travolto”. Ebbene, anche qui si esercita una scelta, la mia! … quella personale è di non prenderlo quel treno e non viaggiare nei vagoni fecondi di iniquità e velleità. Il rischiare poi di essere travolto sotto le rotaie credo sia un rischio non percorribile per chi nulla ha da difendere negli ambienti politici (scusate, Partitici) se non solo la propria onorabilità, unitamente ad anni di intenso lavoro. Ma questo, quel qualcuno di alto lignaggio politico, abituato ormai a sedere su varie poltrone e tutte dotate di un eccellente confort, per capirlo ci impiegherà forse anni o tutta la sua vita politica.

Ma lasciamo la virtù un momento da parte, anche per non incappare nel mistico, antico, dialogo tra Protagora e Socrate sulla possibilità o meno che la virtù sia insegnabile, anche perché non si ha tale pretesa, per analizzare con umile fare, una storia che ormai si ripete da sempre.

Knowledge Politico, c’è non c’è …

Knowledge: non spaventi il termine, in ambito aziendale lo si utilizza giornalmente e vuole indicare “il trasferire la conoscenza da chi la possiede a chi la richiede”. Ma qui, a Capaccio, parlando di conoscenza politica, seppur nessuno ne fa richiesta altrettanto nessuno di noi si adopera per divulgarla.

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Sarà forse perché assente? o perché magari intendiamo con questo termine tutt’altro fuorché ciò che esso vuole significare in ambito politico, quindi veridicità, realtà, oggettività. Corre quasi l’obbligo a dover dire che se ti azzardi a portare conoscenza, quindi verità, corri il rischio che nessuno ti creda e forse sarà perché non la sai raccontare, perché ognuno vorrebbe quella che più gli confà; eh già, la verità è un po’ come il tallone di Achille, lascia che sia trafitto e la morte ti sconfigge. Dovremo, quindi, adattare il Knowledge Management al contesto politico-comunicativo attraverso la dottrina della gestione politica e del suo incrementarne la cultura, incentivandone lo scambio di padronanza, il sapere delle sue funzioni, l’accreditamento che essa ottiene tra la grande massa sociale di individui, se desideriamo calarci in un pacifico scambio di opinioni sulla “conoscenza politica”. E se lo facciamo, lo faremo non per aver pretesa di spiegazione, ma per soddisfare una curiosità che infiltratasi nella nostra mente ci spinge, per atto di dovere, a cercar risposta alla domanda: “quanta conoscenza politica c’è a capaccio-paestum?” e inoltre “può una conoscenza politica essere così straordinariamente energica da trasformare i partiti in civicità?”La scelta: politica e partiti o civicità e antipolitica?In qualsiasi caso, l’individuo si pone di fronte ad una scelta, la quale se ben esercitata potrà, più o meno, produrre un risultato soddisfacente interessando la personale aspettativa, condizione che si verifica, come per magia, ad ogni anniversario elettorale. Ma qui però caschiamo nel discusso familismo amorale del noto politologo Banfield; lo stesso familismo amorale che ci tornerebbe utile se lo trasformassimo in “familismo comunitario”; la differenza sta nell’accontentare una comunità intera, per mezzo del fare, della concretezza e dell’utilità della “politica” piuttosto che il singolo individuo il quale, fatto capolino in prossimità di elezioni, artefatto nella propria dignità, si sente potente nel certo vincere per mezzo di strane, ma note, alchimie. Ed ecco che si innesta la frenetica e ardente voglia di esserci a tutti i costi, battendosi e dimenandosi contro tutto e tutti, “bellum omnium contra omnes”.Ebbi a dire tempo fa che ciò che si stava realizzando nel territorio di Capaccio-Paestum avrebbe intriso questa campagna elettorale di stravaganza, eccentricità, astrusità, ma ancor più di giochi e compromessi i quali ne avrebbero minato la genuinità e l’integrità politica e partitica come essenza di appartenenza e di idee.E tutto si sarebbe realizzato nel totale silenzio, nell’assoluta segretezza, nella piena necessità di mantenere nascosto alla cittadinanza e soprattutto alla politica territoriale, cosa si stava realizzando. Troppi nominati, molte riunioni, troppi relatori, molto tempo perso e ancor più, molte “politiche” di invasione territoriale lasciavano segni evidenti che qualcosa di antipolitico stava per realizzarsi.E così fu.Ma cos’è la conoscenza politica e quanto essa può incidere sulle scelte elettorali? inoltre, che valore ha la conoscenza per la politica e per la civicità? Non dobbiamo andare lontano per cominciare a tessere una risposta che sia, almeno da parte dello scrivente, esauriente sul fronte etico.

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La conoscenza politica è il senso stesso della Politica, mi piace traslitterare il mio pensiero su tale intuizione il quale rispecchia in toto la sua epistemologia:

“la politica, esercitata per tramite di un organizzazione o associazione tra persone accomunate da una stessa visione o scopo inerente alla gestione della cosa pubblica è indispensabile per l’esistenza sociologica dell’individuo e della sua identità, allorché posizionandosi nel contesto partitico, Essa, è la base di supporto per ogni comunità al fine di riconoscerla nell’ assoluta convivenza sociale, democratica e liberale tra più soggetti, di  idee diverse ma di pari dignità”.

Quindi, se ben inteso il mio pensiero, il quale corre parallelamente allo studio del noto politologo Weber, riscontriamo per dovere accademico che in entrambi i casi, organizzazione e associazione, se questi hanno carattere politico sono da intendersi “partiti politici”, allorché distanti sia per concetto interpretativo che per sinossi esistenziale da ciò che vorrebbe rappresentare la civicità attraverso la politica. Ma se la politica si occupa di cosa pubblica, è consequenziale che si occupi di civico, ovvero, la mission di una rappresentazione civica è intrisa dello stesso senso e nello stesso fine di una rappresentazione politica. Vero è che la politica attualmente e nella sua nuova eccezione ci porta verso una dimensione percettiva più di Stato e non comunitario, di città, di aggregazione sociale e culturale, ma altrettanto vero è che la società moderna cerca di disinteressarsi alle condizioni in cui versa la politica attualmente, senza domandarsi o ancor meglio attivarsi per far si che questa volga il suo esistere e il suo senso nella direzione della “compartecipazione” attraverso la ferma volontà di scelta e di appropriazione del ruolo fondamentale che ogni cittadino ha proprio nella scelta, sia di uomini che di partiti.Un esempio genuino lo possiamo riscontrare dagli ultimi eventi consumatosi nel nostro territorio provinciale:‹‹ si da addosso ad un sistema gestionale di un partito e a chi di quella gestione magari non è stato in grado di onorarla o di espletarla in modo positivo e produttivo, per confluire poi al primo “ordine” verso l’identica equazione ›› Pertanto, se alla base vi è l’insano pensiero defenestratore di dignità e coerenza, figuriamoci in alti loghi. Aver preferito la politica spettacolo-consumistica–velleitaria, alla politica esogena al suo vero scopo e pressoché compatta nella sua espressione culturale, ha generato autoreferenzialità, didascalie politiche negative e contesti non solo di corsie preferenziali ma anche e soprattutto di estrosità civica. E’ così che si vuole delegittimare la politica per creare una legittima antipolitica, e quando questa fase sarà finalmente terminata, cosa otterremo se non la stessa, identica bizzarria? Allora perché denigrare i partiti e organizzarsi in movimenti civici?Analizziamo la situazione a noi più vicina, quella di capaccio-paestum, ebbene, nell’ ipotesi più remota si vuole trovare, a tutti i costi, una collocazione delle liste e delle coalizioni civiche nell’approssimativismo partitico associativo, ovvero, aggregazioni di più persone, provenienti da tutte le aree politiche, con idee e tessere diverse, al fine di raggiungere (paragona con cit. di cui sopra) uno scopo prefisso, unico e condiviso.

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Qualcosa non torna.C’è molto di fuori luogo e di improprio nel sostenere quanto detto; infatti, non ci si può dichiarare e tesserare con un partito per poi emigrare nella civicità, sbandierata tra l’altro come aggregazione di persone non legate a nessun partito.Sarebbe lecito tesserarsi ad una associazione o ad un movimento civico, dalle caratteristiche non partitiche, eppure, anche questo sarebbe improprio, politicamente parlando, ai fini di una attività politica.Nel tempo che è stato, sin’ora consumato, in fatto di riunioni, incontri, inviti e quant’altro conducibile alla (falsa) ricerca di un accordo politico tra più partiti e contesti associativi, per lo più creati all’unico scopo di apparire, è stato insalubre il conoscere l’incoerenza di alcune persone, insano invece l’ascoltare maldicenze sui partiti e sulla politica. Tuttavia però tutti coloro i quali hanno criticato e tutt’ora denigrano la politica: la vogliono, la cercano, desiderano esercitarla, ci sono dentro, ne sono magari avvezzi ma continuano a voler essere presenti.Identica cosa per i partiti, quante voci si sono elevate nel dichiarare spudoratamente che i partiti sono finiti, non esistono più, sono ormai cosa vecchia, ma costoro continuano a dichiararsi di questo o quell’altro partito, orgogliosamente tesserati e se cercate bene, addirittura, trovate anche “signorotti” importanti ai quali sono state consegnate tessere “double face”, così, tanto da utilizzare all’occorrenza la facciata richiesta dalle condizioni che si creano o dalle presenze puritane di politici di alto rango. Tutto questo se mescolato in un calderone potrà mai deliziarci di un ottimo quanto salubre pasto culturale?Difficile.Le condizioni esposte ci portano lontano da ciò che la politica è, ci distanziano da ciò che i partiti devono rappresentare.La cultura e la conoscenza politica in forma accademica o laica che possediamo in termini di esperienza acquisita, ci insegna che questa va esercitata, specialmente nella fase post-amministrativo-gestionale, per mezzo o tramite un Partito il quale, nella forma più prossima alla compartecipazione associativa (quindi di tesseramento) si esprime con dei programmi organizzativi ed esplicativi fini alla creazione di un progetto sul quale convenire, tutelandolo e promulgandolo nonché sottoscrivere un percorso da seguire dall’inizio al termine della fase preparatoria alla campagna elettorale o elezione e onorarlo nell’eventuale gestione amministrativa.Quindi ci viene facile comprendere che se un soggetto è iscritto/tesserato ad un partito, deve per cause di obbligatorietà, coerenza e credo politico, condividere quel tal progetto e non traslare il suo senso di far politica e di partito nella civicità presentata come “soggetto privo dell’una e dell’altra identità”.Ebbene, c’è chi sostiene che la civicità potrebbe essere la politica emergente, quella che sostituirà i partiti: quale insana mente può generare tale credenza, lo insegnano noti politologi, la civicità non prevede una continuità, anzi, essa si manifesta come uno nugolo provvisorio destinato a dissolversi una volta raggiunto l’obiettivo per cui era stato creato.

Ciò regala alla politica solo inquietudinee alla cittadinanza solo dubbi.

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Non vi è ricordo, in nessun caso, dove la civicità sia poi rimasta tale una volta al governo.Essa infatti non è altro che un mezzo “persuasivo” ed “ingannevole” per l’elettorato al quale si vuol fare credere la possibilità di risoluzione dei problemi esistenti di un territorio attraverso una disposizione dei candidati al di fuori della politica. Anche qui, c’è un contraddittorio fluente: fare politica senza la politica; fare associazionismo politico senza partito.Secondo una visione razionale all’analisi sulla civicità, dove quest’ultima dovrà interessarsi alle politiche pubbliche, ci si trova di fronte ad un altro dubbio, che è proprio della scientificità della politica:

“la conoscenza politica è data anchedall’ esatta percezione che l’eletto

ha nell’espletare le funzioni di governance?”

La conoscenza politica è l’insieme delle cognizioni sia del territorio che delle esigenze sociali, sia del senso di appartenenza ad un progetto politico che all’intendo di diffonderlo, sia all’esperienza partitica che di attività svolta sul territorio, e così via.La civicità nella sua forma più variegata non contiene tali prerogative, quindi è esente da “conoscenza politica” in quanto rappresenta un interludio da ciò che si vuole ottenere a ciò che sarà poi la scelta di ogni consigliere eletto nel dichiararsi appartenente a questo o quell’altro partito. In ogni caso, ogni lista civica una volta eletta si richiamerà ad un partito, in forma spettacolare o in quella prettamente ufficiosa e silenziosa, ma lo farà, lo si voglia o no.Una lista civica per essere tale, secondo il mio parere, dovrebbe rispettare la seguente definizione:

“ … lista di candidati non noti al contesto politico i quali,privi di identificazione partitica conducibile

ad identità politiche nazionali,si presenta alla cittadinanza per scopi

“politici” prettamente locali”.

Quindi, dovrebbe avere la genuinità non solo del nuovo ma anche e soprattutto dell’estraneità alla vita partitica sia durante la fase costituente che in quella elettorale, ma soprattutto nel periodo, eventualmente, amministrativo; ma comunque lo scopo sarà e resterà sempre “politico”.

Vi sono alcune definizioni comunque importanti, almeno per quello che desidero significare in queste pagine, le quali ravvedono le molteplicità dichiarative fin’ora date dalle coalizioni civiche :“dicasi di lista civica quell’ organizzazione la cui definizione consente ad ogni cittadino (art.49 Costituzione) di associarsi liberamente in partiti per concorrere a determinare la vita politica nazionale”.Vi è poi una definizione laico - dizionaristica che recita: “è una lista civica quella lista che, autonomamente rispetto ai partiti nazionali, ha un programma attraverso il quale mira a risolvere i problemi locali per mezzo della politica”.

Per quanto vorremmo scegliere la definizione migliore o peggiore resta di fatto che una lista civica, in tutti i casi o per tutte le definizioni, ci

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porta verso un “partito politico” il quale si differenzia da quelli tradizionali assumendo un ruolo opinionistico locale prettamente temporaneo.In nessun caso e sin’ora nessuna autorevole fonte ha classificato le liste civiche: apartitiche o al di fuori della politica; anzi esse sono state sempre embrioni di collocazioni, adesioni o appartenenze ad uno piuttosto che all’altro partito una volta ascesi al parlamentino comunale.Allora perché qui a Capaccio-Paestum ci si sgola per gridare, a più riprese e in più occasioni, che nulla si ha a che fare, udite, udite, con la “politica” e con i “partiti”?Il senso della civicità e del suo sbandierarne l’esistenza, chiamandosi fuori dalla politica e dai partiti, dov’è? Sarà forse che la civicità da più possibilità di essere eletti? o la si sceglie per convenienza momentanea?Probabilmente sarà perché, la civicità, una volta al governo, sarà più spendibile nei salotti dei partiti i quali sicuramente mireranno, una volta conclusosi la campagna elettorale, all’acquisizione o per meglio intenderci all’acquisto di intere amministrazione? I dubbi sono tanti, ma tutti riconducibili alle più ovvie ragioni “di stato”. Tuttavia, per Capaccio-Paestum, la risposta è anche radicata negli eventi che si sono succeduti piuttosto che nelle scelte strategiche elettive: succeduti?... No, probabilmente creati ad arte, nel senso che tutto era già predisposto, sin dal primo momento.Le velleità di qualcuno che desidera vendersi la campagna elettorale in alti lochi per poi trarne profitto per le personali ambizioni di crescita e la fortuna di ritrovarsi nelle altrui grazie; le “convenzioni” politiche di quest’ultimo con altri soggetti deputati alla gestione politica del territorio; la scusante di non essere presenti con il simbolo qualora quella coalizione dovesse perdere; il vantaggio di dichiararsi vincitori, non come partito, ma come soggetto politico-istituzionale qualora detta coalizione dovesse vincere; i benefit degli eletti in quanto nel dopo elezioni potranno sbandierare l’appartenenza a chicchessia; il privilegio nell’ottenere “chiamate” da ogni parte ricambiandone poi l’accettazione con altrettanti corrispettivi in termini di candidature, incarichi e nomine; eccetera, eccetera, eccetera! E non per ultimo, tanto per non tradire la fantapolitica: sarà perché Capaccio-Paestum fa parte di un disegno strategico territoriale (in termini di rappresentanza) il quale interesserà tutta la provincia? E da qui il territorio regionale? Conquistando quindi un “coupon” spendibile nei salotti romani? Sarà, ma tutto ciò però è segnato da un’altra estrosa considerazione espressa a più ripresa e da più parti attraverso colorati comunicati stampa: da una, quella a noi più prossima e nota vi è la ferma convinzione che tale coalizione è nata civica e resterà civica (vedremo); dall’altra, cioè quella proveniente da alti lochi c’è l’autorevole e altrettanta ferma convinzione che detta coalizione è espressione di quel preciso partito seppur al suo interno annovera tesserati di ogni dove e non vi sono presenti simboli partitici (futuro marketing di acquisto .. sic!); da un’altra ancora, invece, guardando più a sinistra, vi è l’ opinione che il tutto riporta ad un esperimento politico richiamandosi alla composizione attuale del governo tecnico e all’unità di tutti i partiti presenti alle camere nel sostenere tale governo, quindi un sano esperimento politico territoriale al quale porre attenzione (già, e quale altra spiegazione si poteva trovare).

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Non è tanto facile spiegarlo quanto non è altrettanto difficile comprenderlo questo pensiero “contemporaneo” del far politica.Se leggiamo i vari comunicati rilasciati dalle camere “oscure” dei poltronisti provinciali, sia dell’una che dall’altra parte, inerente alle amministrative di Capaccio-Paestum, rischiamo davvero di perderci nelle caverne dell’ipocrisia. No! l’evento “civicità” a Capaccio-Paestum non è dato dalla scia di intolleranza ai partiti o alla mancanza di attività politica, questo è accaduto in altri luoghi; qui è invece il risultato di un’ampia strategia, proveniente dal di fuori e totalmente coadiuvata da parte dei “politici-ruolisti-internisti” la quale per ovvietà ha interessato più soggetti del territorio; una strategia, artefatta nella sua integrità politica, che riguarda obiettivi e traguardi ben distanti da ciò che gli attuali partiti rappresentano o che danno in termini di potere e protagonismo, e non in termini di evoluzione, rinnovamento, ristrutturazione, ma nella spaventosa certezza che si vuole navigare un mare di sabbia con una barca a remi facendo vogare i Cittadini, gli Elettori; si vuole, in pratica, creare i presupposti utili alla pianificazione del percorso “politico futuro” attingendo risorse, voti e consensi popolari al fine di non restare fuori gioco, oltre che puntare ad obiettivi di potere politico. L’assenza quindi di partiti nel nostro territorio è stata voluta, per diverse ragioni, ma tutte riconducibili ad un unico traguardo.

“Carpe diem cur panta rei,quod acta exteriora indicant,

interiora secreta”

Inoltre, seppur vero è che i partiti sono diventati una casta, una lobby come qualcuno li definisce e che proprio grazie ad essi la politica si allontana sempre più dai cittadini, come si spiega che “questa civicità” è stata non solo acconsentita ma addirittura voluta e benedetta dai partiti stessi della provincia di Salerno?Altro punto di non ritorno.Tutto questo ci conduce ad un’attenta valutazione, ad un’ attento esame sulla nostra conoscenza politica e sull’ipocrisia politica, ovvero, fin dove posso ritenermi consapevole del “funzionamento del potere politico” e fin dove posso spingermi nel cercare risposte a questa domanda … ci resta un ultima chance, quella di estraniarci, di metterci in stand by e lasciare che il flusso dell’antipolitica faccia il suo corso fino a quando non ci renderemo davvero conto che vi è una netta differenza tra la politica e chi la esercita, sia sotto i simboli di partito o nella rispettata, ma assolutamente non condivisa, civicità.Attendere si .., ma non senza dare corso ad una determinata quanto desiderata volontà di lavorare nel senso “politico” e “partitico” smettendo di criticare l’uno piuttosto che l’altro o di rimproverarli entrambi, senza darci il minimo dubbio che politica e partito sono forme a sé stante, mentre sono gli uomini che dell’una e dell’altro vogliono a tutti i costi trasformarli (così com’è stato sino ad oggi) in concetti pressoché personali e non confacenti allo spirito di aggregazione, utilità, significato, conoscenza e coerenza. Capaccio-Paestum aveva ben intenso queste positive nozioni, lo aveva fatto attraverso alcuni partiti i quali, sul territorio, avevano ben recepito il senso del far politica, senza personalismi, senza velleità, senza condizione alcuna a meno che non fosse proiezione utilitaria per la cittadinanza e il territorio; avevamo ottenuto la giusta risposta da

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parte della gente, in fatto di avere i partiti presenti nella campagna elettorale, nonché la giusta domanda alla quale sono state date risposte sempre più estranee alla verità: ‹‹Perché in questa elezione amministrativa dopo che alcuni partiti hanno lavorato e dato tanto in termini di “politica” oggi sono assenti? ››Tante, molte risposte sono arrivate a questa domanda ed ognuna diversa dalla precedente. Abbiamo avuto spiegazioni di ogni tipo, di ogni personale condizione, ma a sentire la gente di Capaccio, il dubbio c’è, rimane: perché civico? Tuttavia possiamo stare tranquilli, per chi ha voglia di comprendere un significato più profondo, analitico e quasi convincente sulla civicità, c’è chi ne ha tentato, con garbo fare, di dare una spiegazione eccelsa a questa domanda; peccato però che, tra le righe ci si richiama spesso, troppo volte, alla politica ( la stessa più volte criticata e infangata) e ad un partito (anche se sotto mentite spoglie) che si vuol far credere non esista ma che in realtà è ben strutturato ed organizzato il cui nome è ben presto individuato nel Partito dell’Approssimativismo e dell’ Occasionalità. Ma niente timori, ci spiegano anche che “civico” non solo è bello, ma necessario … sarà ciò frutto di una sapienza sofistica? Se si, di certo sarà un estemporaneo pensiero, seppur utile al momento gioioso di una campagna elettorale, vissuta non si sa in che modo, sicuramente confuso e indefinibile nel momento in cui si dovrà dar risposta a chi, di questa civicità, ne reclamerà la patria potestà.

Coerentemente assenti, responsabilmente presenti.

Nello scenario, complesso, instabile e politicamente amorale come quello attuale, creatosi a Capaccio-Paestum (ma non solo) in vista delle amministrative, vi è orgogliosamente uno spirito di coerenza che non solo è emerso ma che si è ben distinto da più parti.Della coerenza solo in pochi ne hanno attinto il senso, la fermezza e l’umile recondito sovvenire ad un tacito, ma eloquente commento.Spesso, la coerenza, è stata richiamata in più fasi durante le decine e decine di riunioni che ante-preparazione elettorale si tengono a più riprese e sovente con attori imprevedibili e sconosciuti alle più elementari attività politiche, i quali si accingono al debutto nella vita politica per il breve periodo della campagna elettorale, con facile intercalarsi nelle parti più difficili di una fiction la cui scenografia è stata scritta già da tempo, dove il regista, calatosi negli attesi e accordati compromessi, si riserva di distribuire copioni da recitare a chiunque dimostri interesse verso uno Stage Back d’occasione per aspirare poi a far parte di un casting d’eccezione. Non si immagina quante volte tale termine ha accompagnato altre statutarie menzogne ed inezie, favellate da grandi profeti della politica nostrana ma anche da chi la politica la “esercita” nei grandi saloni delle feste in palazzi principeschi e decorati di evidenti arazzi che richiamano chiaramente a personalismi ed egocentrismi. Che tu abbia corrispondenza tra le tue convinzioni e il tuo agire o che alimenti, con naturale fare, i tuoi discorsi di logicità ciò segna la tua evidente coerenza. Ma se sostieni con occhi e gola gonfi di arroganza che ciò che dici ha del sacrosanto valore e poi scegli la strada dell’ irrispettabilità soprattutto verso il tuo credere, ebbene ecco allora che le porte dell’incoerenza si aprono e ti accolgono nel vortice della superficialità e del contare se sai computare.

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Solitamente non è la persona coerente a soffrire per ciò che viene realizzato tra i banchi di prova, sotterfugi e accordi nascosti, a soffrire è il territorio, la comunità, i cittadini la cui dignità viene spazzata via da soggetti senza scrupoli e da volgari compromessi, soggetti i quali si ritengono soccorritori verso un male che affligge la società di cui ci si ricorda di appartenere solo nel fatidico momento delle elezioni. Ebbene, non mi aspettavo tanta coerenza così come non immaginavo che vi fosse altrettanta incoerenza, la prima seppur è, religiosamente, facile da comprendere, la seconda è altrettanto difficile sceglierla per ovvi motivi etici ma che comunque pare abbia una strada preferenziale almeno per chi è abituato al gioco del funambolismo circense della politica sempre più litopica, non per effetto di anagramma del termine ma inteso come forme che, originate in più luoghi e distanti tra di loro, si ritrovano poi confluire nella similitudine. Oggi e per il futuro occorre fare richiamo e proselitismo alla coerenza manifestatasi in questa fase elettorale, una coerenza che parte da lontano mantenendo invariato fino ad ora il senso della logicità e della fermezza nelle proprie idee e scelte.Un nuovo soggetto politico deve nascere attraverso la responsabilità sociale, politica e morale, il quale deve ripensare alle azioni politiche proprie della cultura e dell’impegno condiviso tra operatore politico, partito e cittadino. Una nuova quanto emergente fase di laboriosità deve prevenire il diffondersi dell’approssimativismo e dell’acquisto e consumo di opere personalistiche e fantasiosamente accreditate al concetto del merito, solo perché ci si annovera nella lunga lista dei Bandwagon piuttosto che esigere un merito per effetto produttivo verso la cittadinanza.A Capaccio-Paestum è assente la socializzazione politica, ovvero quel processo attraverso il quale si imperniano i valori politici da trasmettere alle generazioni presenti e future. Non abbiamo capacità comunicative volte per lo più al rapporto esigenza-soluzione, politica-cittadino, etica-virtù.Le risorse umane di questa comunità dovranno lavorare per rendere possibile lo sviluppo del proprio territorio traendo forza dall’impegno e dalla responsabilità che ognuno deve avere verso l’ improcrastinabile urgenza di sollevare in alto la propria coerenza e la propria dignità. Sono queste due ricchezze che se perseverate sapranno orientare verso un'unica identità con spirito di appartenenza e scrupolosità nell’operato che ognuno dovrà sostenere se vorremmo che in futuro le nostre, le vostre e le mie parole non restino solo un suono o una lettura, ma sappiano, invece, indirizzarci verso il crescere e il realizzare. Vero è che attualmente e ancor più per le prossime amministrative una moltitudine di liste spaziano in contesti “civici” vuoi per effetto di allontanamento dai partiti, i quali per lo più assenti sui territori; vuoi perché le condizioni politiche, almeno nei piccoli comuni, non ci sono; vuoi perché è usuale ormai, da alcuni anni, non presentare simboli in quei comuni al di sotto dei quindicimila abitanti, ma per Capaccio-Paestum non sono state queste condizioni a creare potestà genitoriale alla civicità, sono state altre situazioni le quali credo verranno rese evidenti una volta che sarà composta l’amministrazione comunale, tempo al tempo quindi, e saranno palese, non per volontà degli eletti, ma per cause dapprima e originariamente ideate per scopi di marketing personale e non solo, al fine di ridisegnare non i confini, ma l’allargamento di consensi spendibili sull’olimpo politico nazionale.

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Già, cose che sono da sempre accadute, non scopriamo l’acqua calda, ma ciò che ha urtato, e di molto, la sensibilità politica e partitica che mi appartiene, non è tanto il fatto di non vedere su Capaccio-Paestum liste di partiti (specialmente del partito al quale credo di aver, in tanti anni, cercato di dare piccoli contributi, probabilmente insignificanti e inappropriati, ma sicuramente sinceri e coerenti) ma il fatto del “come” sia nata la civicità in alcuni ambienti e tra alcuni “soggetti”; del perché sia stata benedetta e ratificata dall’alto e da più parti; del tragitto che si è consumato per addivenire verso tale contesto; dei modi in cui, elegantemente e spietatamente, si è voluto eliminare presenze partitiche e non per ultimo e forse più incisivo, del modo in cui è stata presentata “questa” civicità e del suo costante contraddittorio che ne ha accompagnato la nascita, la strutturazione e sicuramente la sua prossima configurazione amministrativa la quale, seppur sono ripetitivo, dovrà rispondere alla “chiama” che qualcuno intenderà presentare per un conto da saldare a fronte di un debito che ancora una volta sarà a carico dei cittadini per mezzo di una ennesima presa in giro.Non si può immaginare la politica senza partiti, dobbiamo invece risanare quest’ultimi e consequenzialmente la politica e gli uomini che la esercitano; dobbiamo una volta per tutte resettare il contesto sia interpretativo che quello della “conoscenza politica” nonché eludere quello in cui si alimentano figure autocrate, spasmodiche e vogliose di potere sempre più espando, generando a loro volta sub protagonisti della politica territoriale, della cui vita e attività ne sono totalmente assenti e ingerenti soltanto di apparizioni, manifestazioni e personalismo puro.

C’erano tempi in cui ci si restava sbalorditi di fronte alle scelte di liste civiche, ancor prima addirittura inesistenti, oggi pare vadano di “moda” in una politica che seppur di tanto in tanto ti apre piccole possibilità culturali, fa di tutto, attraverso i suoi uomini di lasciare il posto a non si sa cosa tra antipolitica, anti etica o chissà, magari a qualcosa di nuovo e positivo, non sappiamo.Ma il senso non è questo. Il senso è chiedersi perché qui a Capaccio si è voluta una rappresentanza totale di liste civiche, e l’assurda, sgarbata, falsa configurazione che si vuol dare alla politica e ai partiti. Ebbene, credo ne abbia offerto una risposta che seppur personale e fantasiosa e magari anche incomprensibile, resta ex tempora nel dubbio di tanti, ma sarà domani de facto per molti Capaccesi.Una grande bugia è stata calata su Capaccio-Paestum e su questa campagna elettorale, certamente gli autori principi non sono i candidati Sindaci o Consiglieri, ma questi hanno ben assimilato la necessità della civicità anche grazie alle personali velleità, sarebbe stato onesto dichiarare alla cittadinanza il vero scopo per cui non ci sono, non i simboli, ma i Partiti in questa competizione, sarebbe stato onesto insistere per la politica e i partiti e non per la civicità, sarebbe stato logico per chi, fino a pochi giorni prima della chiusura delle alleanze non perdeva occasione per dichiararsi uomo di partito o tesserato con tizio o caio, avesse dato seguito o meglio coerenza con ciò che si sosteneva nelle grandi riunioni inter-partitiche e associative. E se il territorio avesse insistito per le liste di partito, in che modo i grandi profeti avrebbero negato i simboli? … in che modo avrebbero giustificato la non volontà a presentare la lista di partito dopo che il territorio aveva prodotto anni di intenso lavoro ed opposizione? … con

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quale scusante si sarebbero presentati agli elettori e al partito nazionale? quindi, una certa responsabilità c’è l’abbiamo un po’ tutti, chi più, chi meno, dobbiamo ritenerci fautori di distruzione unitamente a chi, con la bravura di un aracne-politicus, ha intrecciato una ragnatela nella quale la vera, coerente politica ne è rimasta impigliata. La verità è che in tanti hanno lavorato per far si che a Capaccio si verificasse ciò, chi con “ordini” nascosti sotto le sembianze di suggerimento; chi invece insinuatosi nel tessuto politico del territorio ne ha dilatato la volontà “principesca”; chi invece avendo provveduto ad eseguire una disposizione calata dall’alto, in quanto componente di quel potere politico, ha fatto il possibile per oscurare anni di attività politica, per consentire che il disegno si pronunciasse nella totale sua espressione civica (per il momento) per poi buttare la rete “acchiappa tutto” occorrente alle future, velleitarie candidature, o almeno ci si prova.Grazie signori per tutto quanto avete fatto e detto, la politica ringrazia, la civicità, invece, lo farà appena dovrà rispondere all’ appello in dove dovrà gridare: “presente”.Lo vedremo in futuro, e sapremo se ciò corrisponde al vero o è solo fantapolitica, l’importante, pero, nell’uno e nell’altro caso, è che almeno questo ai Cittadini e alla Stampa non sfugga, così, tanto per sfatare questo triste concetto che si ha sulla civicità e sulla penosa quanto contraddittoria presentazione, che della stessa, si è voluta fare, nascondendo passaggi importanti e controproducente, in termini di voti, qualora fosse stata dichiarata la vera intenzione. Ma, tranquilli, il fatto che ne abbia parlato io non comporterà nessun problema alla campagna elettorale in corso ne ai Candidati e ne tantomeno importerà, e ciò mi aggrada. Anzi, come già più volte detto, rispetto la Civicità seppur non condividendola, ed esorto tutta la Cittadinanza a recarsi al voto, momento importante e fondamentale per esprimere il proprio parere.Mi è salubre sperare, nonostante tutto, che qualcosa di buono possa realizzarsi su Capaccio-Paestum, che ciò avvenga attraverso la civicità o i partiti poco importa, interessa invece essere consapevoli che i periodi ricorrenti non ci consentono di perdere ancora del tempo utile se vogliamo fare di questa splendida città un luogo colmo di salute sociale, benessere e sviluppo, smettendola di non volerci bene e di indicarci sempre come “nemici” piuttosto che “avversari” e tentare di sfatare ciò che il già citato Banfield ebbe a pubblicare negli anni ’50. Oltre che essere coscienziosi che non si può criticare la Politica mentre si esercita, non si possono denigrare i Partiti mentre ci si richiama ad essi; non si può nascondere che la civicità non sarà in seguito quello che vuole apparire oggi.Personalmente, al di la della mia permanenza nel contesto dissociativo dalla civicità, ritengo sia utile ad onor della “Conoscenza Politica” e quindi del suo “significato” ristabilire i ruoli tra la stessa e i Partiti, tra quest’ultimi e la compartecipazione, tra l’appartenere per credi ad un Partito piuttosto sceglierlo per momenti utili e personali.Troppe machiavelliche soluzioni sono state trovate qui a Capaccio-Paestum in tal senso, e questo ha alimentato situazioni improprie alla politica, la quale pare dica:

“io, speriamo che me la cavo”.

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