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Lunedì, 2 Novembre 2015 www.corrieredibologna.it UOMINI, AZIENDE, TERRITORI IMPRESE EMILIA -ROMAGNA California dreamin’ Missione della Regione in Silicon Valley: promuovere le nostre aziende, ma anche inaugurare un presidio che aiuti le startup a crescere. Palma Costi: «Una volta rientrate creeranno lavoro». Intanto aumentano i fondi alle imprese innovative, mentre l’ultima Start Cup premia progetti biomedicali e legati all’alimentare. Le idee del TedX L’analisi Progetto Fico, una narrazione per Bologna di Dario Di Vico I l progetto Fico è stata presentato in pompa magna lunedì 26 ottobre all’Expo ed è quindi iniziato il count down ma la presentazione milanese si presta a tutta una serie di considerazioni che vanno al di là del conteggio-di-quanto-manca all’apertura. L’aspetto più interessante sul quale riflettere è il rapporto che va delineandosi sin dalle prime battute tra Oscar Farinetti e Bologna. L’impressione che si è avuta è che ciascuno abbia bisogno dell’altro, che l’inventore di Eataly cerchi un retroterra culturale e produttivo più largo e robusto del suo «vecchio» Piemonte e che Bologna necessiti hic et nunc di un acceleratore d’impresa o se preferite di una iniezione di adrenalina. Farinetti dà (in abbondanza) all’Emilia entrambe queste cose e le condisce con quella capacità di narrazione che oggi in loco purtroppo manca. Se dovessi coniare uno slogan direi «con Oscar non ci si annoia» ovvero la discussione diventa immediatamente verticale, è proiettata in avanti ed ha come naturale palcoscenico la dimensione globale. Per carità i successi internazionali dell’Emilia industriale parlano abbondantemente — e con profitto — la lingua del mondo ma quando il territorio deve presentarsi come sistema in una vetrina internazionale come è la Milano di oggi allora finisce per diventare subito «orizzontale», si carica di procedure e di riti, perde spontaneità e proiezione. continua a pagina 15 L’intervento Il Trattato transatlantico è un’occasione: non bisogna avere paura G li incontri per definire i contenuti del Ttip — il Trattato transatlantico su commercio e investimenti che punta a creare una zona di libero scambio, così come le contestazioni — sono entrati nel vivo. È quindi il momento giu- sto per approfondire il tema, evitando i pregiudi- zi e cercando di avere un approccio «positivo», perché un Ttip definito da norme condivise e trasparenti è una grande opportunità per soste- nere le produzioni e le esportazioni italiane. Così come avrà un significato politico, perché dovrà essere approvato dal Parlamento europeo e rati- ficato dalle assemblee nazionali. Ci sono quindi ragioni urgenti per trovare un accordo: l’economia europea deve mantenersi concorrenziale e dobbiamo esplorare ogni op- portunità in grado di aiutare la ripresa, dando ossigeno alle imprese e sostenendo, cosa fonda- mentale, l’occupazione. Come ha ricordato in più occasioni il membro della commissione agricola dell’Ue Paolo De Castro, grazie al Ttip saranno rimossi ostacoli tecnici e regolamentari con ef- fetti positivi per molti settori: soprattutto l’agroa- limentare, in particolare quello italiano, perché dopo quelli tedesco e francese, il mercato statu- nitense con il 9% è la terza destinazione delle nostre esportazioni nel settore, per un totale di 3 miliardi, che ci vede al primo posto per vino, olio, formaggi, salumi e prosciutti. continua a pagina 15 di Gianni Bessi Ingegno una sessione di scribing per sviluppare meglio le idee a cura di Housatonic Poste Italiane Sped. in A.P. D.L. 353/2003 conv. L.46/2004 art. 1, c1 DCB Milano. Non può essere distribuito separatamente dal Corriere della Sera L’intervista Vittorio Sgarbi: «Emilia-Romagna togliti il velo» 5 La strategia Academy con Bocconi, Unieuro forma i retailer di domani 8 Negozi Immobili commerciali, Bologna è l’ultima nelle compravendite 12 Primo piano

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Lunedì, 2 Novembre 2015 www.corrieredibologna.it

UOMINI, AZIENDE, TERRITORI

IMPRESEEMILIA-ROMAGNA

California dreamin’Missione della Regione in Silicon Valley: promuovere le nostre aziende, ma anche

inaugurare un presidio che aiuti le startup a crescere. Palma Costi: «Una volta rientrate

creeranno lavoro». Intanto aumentano i fondi alle imprese innovative, mentre l’ultima

Start Cup premia progetti biomedicali e legati all’alimentare. Le idee del TedX

L’analisi

Progetto Fico, una narrazione per Bolognadi Dario Di Vico

Il progetto Fico è stata presentato in pompa magna lunedì 26 ottobreall’Expo ed è quindi iniziato il count down

ma la presentazione milanese si presta a tutta una serie di considerazioni che vanno al di là del conteggio-di-quanto-manca all’apertura. L’aspetto più interessante sul quale riflettere è il rapporto che va delineandosi sin dalle prime battute tra Oscar Farinetti e Bologna. L’impressione che si è avuta è che ciascuno abbia bisogno dell’altro, che l’inventore di Eataly cerchi un retroterra culturale e produttivo più largo e robusto del suo «vecchio» Piemonte e che Bologna necessiti hic et nunc di un acceleratore d’impresa o se preferite di una iniezione di adrenalina. Farinetti dà (in abbondanza) all’Emilia entrambe queste cose e le condisce con quella capacità di narrazione che oggi in loco purtroppo manca. Se dovessi coniare uno slogan direi «con Oscar non ci si annoia» ovvero la discussione diventa immediatamente verticale, è proiettata in avanti ed ha come naturale palcoscenico la dimensione globale. Per carità i successi internazionali dell’Emilia industriale parlano abbondantemente — e con profitto — la lingua del mondo ma quando il territorio deve presentarsi come sistema in una vetrina internazionale come è la Milano di oggi allora finisce per diventare subito «orizzontale», si carica di procedure e di riti, perde spontaneità e proiezione.

continua a pagina 15

L’intervento

Il Trattato transatlantico è un’occasione: non bisogna avere paura

G li incontri per definire i contenuti del Ttip— il Trattato transatlantico su commercioe investimenti che punta a creare una zona

di libero scambio, così come le contestazioni —sono entrati nel vivo. È quindi il momento giu-sto per approfondire il tema, evitando i pregiudi-zi e cercando di avere un approccio «positivo»,perché un Ttip definito da norme condivise etrasparenti è una grande opportunità per soste-nere le produzioni e le esportazioni italiane. Cosìcome avrà un significato politico, perché dovrà

essere approvato dal Parlamento europeo e rati-ficato dalle assemblee nazionali.

Ci sono quindi ragioni urgenti per trovare unaccordo: l’economia europea deve mantenersiconcorrenziale e dobbiamo esplorare ogni op-portunità in grado di aiutare la ripresa, dandoossigeno alle imprese e sostenendo, cosa fonda-mentale, l’occupazione. Come ha ricordato in piùoccasioni il membro della commissione agricoladell’Ue Paolo De Castro, grazie al Ttip sarannorimossi ostacoli tecnici e regolamentari con ef-fetti positivi per molti settori: soprattutto l’agroa-limentare, in particolare quello italiano, perchédopo quelli tedesco e francese, il mercato statu-nitense con il 9% è la terza destinazione dellenostre esportazioni nel settore, per un totale di3 miliardi, che ci vede al primo posto per vino,olio, formaggi, salumi e prosciutti.

continua a pagina 15

di Gianni Bessi

Ingegnouna sessione di scribing per sviluppare meglio le idee a cura di Housatonic

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L’intervistaVittorio Sgarbi: «Emilia-Romagna togliti il velo»

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La strategiaAcademy con Bocconi, Unieuro forma i retailer di domani

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NegoziImmobili commerciali,Bologna è l’ultimanelle compravendite

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Primo piano

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2 Lunedì 2 Novembre 2015 Corriere Imprese

PRIMO PIANO

La Regione apre un presidio per startup in California e aumenta i fondi per gli innovatori. Costi: «Tornino qua e creino occupazione»

L’Emilia-Romagna sogna la sua Silicon Valley

Nel ‘66, come cantavanoi Dik Dik, la Californiasi sognava. Oggi la terradel sole non è più unadestinazione mitica,

ma un traguardo alla portata dimolti. Per lo meno di quei moltiche hanno in valigia una bellaidea e tanto ingegno. La giuntaBonaccini finalmente ha capitol’immenso patrimonio di giovaniinnovatori che abita la via Emiliae su di loro ha deciso di scom-mettere. Prova provata sono gliultimi sommovimenti nati in se-no a via Aldo Moro.

A cominciare dalla missioneistituzionale che il presidentedella Regione — assieme agli as-sessori Simona Caselli e PalmaCosti, aziende leader dell’agroali-mentare, atenei e industrialiemiliani — condurrà in SiliconValley da giovedì all'11 novembre.Sei giorni in cui Bonaccini in-contrerà il governatore dello sta-to americano Jerry Brown e ilsuo ministro dell’agricoltura, vi-

siterà il quartier generale di Go-ogle e il campus Apple, promuo-verà la rete regionale Alta tecno-logia e la Smart specialisationstrategy dell’Emilia-Romagnanell’alimentare, ma soprattuttolancerà a Menlo Park il program-ma «Emilia-Romagna Technolo-gy venture launch program». Equi sta il bello. Perché 10 startupnostrane, grazie alla vittoria diun bando frequenteranno uncorso intensivo di formazione,tra lezioni di finanza, esplorazio-ni di incubatori e workshop conpromettenti aziende california-ne. Per la cronaca le startup so-no FruttaWeb di Marco Biasin,Sgnam di Giovanni Cavallo, EasyDinner di Nicola Calboli, GoViddi Fabio Catani, Tickete di Massi-mo Giacchino, LocalJob di An-drea Lugli, Elements di FedericoThei, Plumestars di Anna GiuliaBalducci, Saladz di Elena Galli,SpesaCasa di Roberto Pasi.

La visita istituzionale portaperò con sé un’altra novità: l’uffi-cializzazione del primo presidiodella Regione in Silicon Valley,rappresentato da Irene Mingozzi,che si occuperà del tutoraggiodelle nostre imprese innovative.

Si trova a Downtown San

Francisco, per ora all’interno diun coworking: «Collaboriamoperò con una società americanache è il nostro punto di appog-gio fisico e operativo qua, a SanMateo in particolare — raccontaMingozzi — e nel 2016 prevedia-mo diverse tipologie di supportoalle startup regionali in Califor-nia, dall’educational al fund rai-sing».

«Ci sono già soggetti efficien-tissimi che lavorano in SiliconValley per facilitare l’accesso allestartup, il nostro ruolo non vuo-le essere quello di sostituirci aloro — precisa la ricercatrice —,

ma quello di fare rete per massi-mizzare le loro opportunità».

Lo ribadisce chiaro e tondol’assessore alle Attività produtti-ve, Palma Costi, «Attraverso ilconsorzio Aster abbiamo attivatoquesto presidio per aiutare i gio-vani startupper a trovare oppor-

tunità di networking con investi-tori, imprese e università ameri-cane affinché ritornino qua, ap-plichino le ulteriori conoscenzeacquisite e creino occupazione».La cura startup per aumentarel’occupazione. A riprova, confer-ma Costi, entro dicembre usciràun nuovo bando per startup espin-off universitari da 10 milio-ni, mentre il fondo StartEr è sta-to incrementato a 20,5 milioni efinanzierà anche le nuove impre-se innovative, ma non tecnologi-che.

Un altro propellente per gliaspiranti innovatori è invece già

stato battezzato: si chiama Kick-Er, è stato ideato da Aster incollaborazione con la piattafor-ma Ginger, e da venerdì scorsooffre un servizio di accompagna-mento alla raccolta fondi onlineper costituire il capitale di par-tenza.

«All’inizio ci siamo buttati suifondi Por Fesr, poi c’è stata lalinea dei bandi Spinner per nuo-ve imprese, poi ancora i Tecno-poli e la ricerca agricola — rac-conta Patrizio Bianchi, assessoreregionale alla Formazione — og-gi stiamo unificando tutto que-sto e lo chiamiamo Smart spe-cialisation strategy per fare sem-pre più politiche coordinate».

Bianchi da ex rettore è unoche si è sempre speso per inte-grare il mondo delle aziende conquello delle università. Le sueparole cadono infatti dopo lasessione finale della sedicesimaStart Cup. La competizione trastartup, organizzata quest’annodal consorzio Aster, ha cono-sciuto quest’anno una nuova evivace spinta: di 140 idee perve-nute, solo 10 sono arrivate alla

finale del 26 ottobre e la sceltadelle tre vincitrici (5.000 eurociascuna il premio finale, vediarticolo a pagina 3) ha eviden-ziato chiaramente qual è la stra-da che si vuole imboccare per ilfuturo: biomedicale e salute. Dal2010 sono state oltre 500 idee diimpresa candidate alla gara cheha distribuito 18 premi regionali,altrettanti locali, ha coinvoltodue assessorati e 6 atenei.

Per capire come sta lievitandola competizione aiuta anche pe-sare la qualità, non solo la quan-tità. Quest’anno i candidati han-no presentato la loro startup condei pitch di 4 minuti di fronte adue imprenditori esperti che nehanno evidenziato su un palco ilati deboli, in pure stile televisi-vo a la «Shark Tank».

«Questa è una terra dove lepersone sono abituate a faresquadra», osserva Gianluca Det-tori, il fondatore di DPixel chevuole fare di Bologna un hubdell’innovazione con le 50 mi-gliori startup italiane. «E poi c’èstato un grosso mutamento cul-turale, 10 anni fa radunavamo 60proposte imprenditoriali, oggisono arrivate a 140».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Kick-ErDa venerdì scorsoi nuovi startupper possono essere aiutati nel fare collette online

MissioneLo scopo della visita di Bonaccini è affiancare le nostre imprese sul mercato americano

FinanziamentiEntro dicembre un nuovo bando da 10 milioni, mentre il fondo StartEr è salito a 20,5

di Andrea RinaldiChi sono

Palma Costi, assessore regionale alla Attività produttive

Patrizio Bianchi, assessore regionale alla Formazione

Fabio Rangoni, presidente di Aster

LE STARTUP IN REGIONE

I CAPOLUOGHI DOVE NASCONO% del totaleregionale

2015

SETTORI

COSA CERCANO

2013

1.719

3.842

+123%+123%+123%

500.000 euroFatturato medio(+35% in 4 anni)

77%Tasso di sopravvivenzaelevato

12,05%Rispetto al totale nazionale

9Numero medio di addetti

Consulenzespecialistiche

Concorsie premi

per le imprese

Formazione Informazionee orientamento

62,5%57,5% 57,5%

45%

Il resto meccanica, designe architettura, agroalimentare,energia e salute

Servizi internet

Comunicazione e new media

Ambiente e territorio

Microelettronicae sensoristica

Edilizia, nuovi materialie nanotecnologie

35,5%

27,1%

20%

11,4%

10%

27,1

10

8,6

7,1

4,31,4

32,1settima provincia

italiana

Bologna1

Modena2

Reggio Emilia3

Ferrara4

Forlì-Cesena

e Parma

5

Piacenza6

Ravenna e Rimini7

1

23

4

5

5

6

7

7

La mappa dell’innovazione

Fonte: Aster-Università di Bologna

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3Lunedì 2 Novembre 2015Corriere Imprese

La locomotiva dell’innovazioneL’analisi di Crif: la percentuale di imprese innovative sul totale delle società di capitale è superiore alla media italiana. Siamo primi anche per il numero di brevetti

La kermesse

Dai regali salva CO2ai «mille»dei Foo Fighters:idee esplosive al TedX

S ono emiliano-romagno-li, sono giovani innova-tori e hanno partecipato

assieme ad altri italiani, sa-bato 24 ottobre, alla quintaedizione di TedX a Bologna.Un evento, nato in California25 anni fa e diffusosi poi nelresto del mondo, per portaresul palco alcune «idee chemeritano di essere conosciu-te». Come quella di PaoloFerri, cresciuto in Emilia,che ha creato « Wecity»,l’app che trasforma ognigrammo di Co2 emesso inatmosfera in moneta virtualeper premiare gli spostamen-ti urbani sostenibili. «Vai inbici o viaggi su di un’autocondivisa? Wecity ti regalacrediti Co2 per aggiudicartialcuni prodotti per la tuamobilità. Dagli eco-viaggi, aivoucher per il car-sharing,agli accessori intelligenti.Più ti sposti in maniera so-stenibile più diventi ecologi-camente ricco», ha spiegatoFerri sul palco sottolineandocome gli sconti e i vantaggisu prodotti e servizi possanoessere utilizzati all’internodello store online Wecity. Ol-tre all’app di Ferri, sul palcodi TedX è stata presentataanche quella dedicata ai FooFighters del faentino FabioZaffagnini per r iviverel’emozione di quest’estate,quando il giovane è riuscitoa riunire a Cesena 1.000 mu-sicisti pronti a suonare «Le-arn to Fly» e a convincere laband statunitense a fare tap-pa in Emil ia-Romagna.Un’idea fortunata, quella diZaffagnini, concretizzatasi quasi da sola. Ma quandoquesto non avviene, a corre-re in aiuto c’è MillenniaMIn-ds Ltd, un azienda di succes-so situata in Silicon Valleyspecializzata a sfruttare intoto il potenziale della gene-razione identificata come«Millennials», quella natadall’82 in poi. A presentarlaa TedX c’era il suo fondatoreromagnolo Luca Rossetti:«Le vecchie generazioni di-cono che i millennials sonoegocentrici, ma in realtà so-no molto più determinati ein loro vedo molto potenzia-le, per questo ho deciso diappoggiarli» ha spiegato ilgiovane. Per Forlì invecec’era anche Lucia Chierchia,che ha raccontato della suasfida per portare il modellodell’Open innovation, teoriz-zato dall’economista statuni-tense Henry Chesbrough, nelgruppo della multinazionalesvedese Electrolux, creandonuove alleanze con partneresterni. «L’obiettivo delleimprese è fare innovazione.Da qui nasce la necessità dicreare un ecosistema, comeOpen innovation. Un nuovomodo di fare business, co-struito in sinergia con le aziende e un network ester-no rappresentato da invento-ri, startup e spin-off univer-sitari».

Francesca Candioli© RIPRODUZIONE RISERVATA

A Bologna

Da un lato 541 startupinnovative che spin-gono ricerca e hi-techcontaminando il ter-r i to r i o ; d a l l ’a l t ro

3.000 società internazionaliz-zate con più di 25 anni di atti-vità che fungono da apripistaper intere filiere di subforni-tura e trainano l’occupazione.È il ritratto dell’eccellenza in-dustriale emiliano-romagnolarealizzato dal gruppo bologne-se di analisi finanziaria Criffondato e guidato dall’impren-ditore bolognese Carlo Ghe-rardi.

Crif ha scandagliato il bruli-chio di imprenditorialità chesi colloca tra giovani realtà al-l’avanguardia, come Bio-On eSilicon Biosystem, e colossimanifatturieri mondiali, comeIma e Ducati, facendo oggidella nostra regione la loco-motiva del Paese. La via Emiliaguida infatti la classifica dellegrandi regioni manifatturiereitaliane, se si guarda all’inci-denza delle startup innovative(quelle iscritte alla sezionespeciale del Registro delle im-prese, ex Dl 79/2012) sul tota-

le delle società di capitale:0,49% contro lo 0,45% del Pie-monte, lo 0,32% della Lombar-dia, lo 0,31 del Veneto e lo0,28 della Toscana. Ed è primaanche per innovazione, con3,46 brevetti ogni mille impre-se contro i 3,32 della vicinaLombardia (che con 2.708brevetti nel 2014, contro i

1.427 dell’Emilia-Romagna, cibatte solo in numeri assolutisecondo i dati del Mise).

È allineato invece alla me-dia italiana il dinamismo dellegiovani imprese della via Emi-lia, quelle con meno di tre an-ni di vita e già internazionaliz-zate (tra attività di import-export e partecipazioni azio-

narie estere): il loro fatturato èpiù che quintuplicato tra 2012e 2013, secondo le elaborazio-ni Crif (+410%, ma si parte danumeri assoluti bassi essendosocietà appena nate). Ma è al-trettanto sorprendente anchela tenuta della aziende «stori-che», attive da più di un quar-to di secolo, che hanno coltola sfida globale aprendo il lorobusiness oltreconfine, tra atti-vità commerciali e investi-menti diretti esteri in entratae in uscita. Dai bilanci di que-ste 3.000 società risulta chedall’inizio della crisi del 2007a fine 2013 i ricavi sono salitiin media di oltre il 20% e illoro fatturato nel 2013 era giàrisalito sopra il dato pre-crisi(+7,5%) mentre le loro omolo-ghe italiane hanno ancoraquasi 5 punti da recuperarerispetto alle performance del2007. Segno forse che il dina-mismo delle nuove generazio-ni imprenditoriali ha dato lasveglia anche alle «vecchie si-gnore» del capitalismo emilia-no-romagnolo.

M. D. E.© RIPRODUZIONE RISERVATA

I traguardi del 2014 in EmiliaRomagna Startup

Bandiper startuppubblicatinella sezionededicata

Startupportatein fiera

Startup cheusufruiscono

dei percorsidi Emilia

RomagnaStartup

Tutoraggidi orientamento

online

63

98

62 166

71

42

Incontridi orientamentocon teamcon progettid'impresa

Startupaccompagnate

da un mentor

Le vincitrici della Start Cup 2015

BY-entoIl mangime del futuro arriverà da colonie di insetti

«N el 2050 la popolazione umana raggiun-gerà i 9 miliardi: dovremo pensare be-ne come procurarci il cibo per nutrire

tutte queste persone». Basta questa premessa dalpalco della Start Cup per attirare l’attenzione delpubblico e svelare il core-business di BY-ento, lastartup di 4 piacentini che si è meritata il podiopiù alto della competition. «Gli insetti possonodiventare fonte proteica per la nutrizione animalee fornire così una risposta alla spirale dei prezziche innescherà la domanda crescente di cibo»,osserva Irina Vetere al lavoro sulla parte finanzia-ria della startup. La cui origine scaturisce dallatesi di laurea di Francesco Meles, 26 anni. Con luiin squadra anche Maria Cristina Remuzzi, agro-nomo, e Claudia Sotgia, entomologa (nella foto).«Vogliamo allevare insetti in un substrato ottenu-to dagli scarti aziendali della mondatura dei vege-tali, come bucce e pane secco — spiega Meles —qui cresceranno la tarma della farina, della cera ola mosca soldato nera, in un ambiente con umidi-tà e temperatura controllate». Gli insetti così cre-sciuti verranno poi disidratati o essiccati per crea-re farine ad alto contenuto proteico destinati alcomparto zootecnico. All’inizio, prevedono glistartupper, i destinatari saranno gli animali do-mestici per poi passare ai grandi allevamenti avi-coli, suinicoli e dell’acquacoltura. Il primo stabili-mento dovrebbe sorgere a metà dell’anno prossi-mo. Una vittoria che arriva proprio nella settima-na in cui l’Ue dà il via libera alle nuove misure peralghe e artropodi come «nuovi alimenti»

A. Rin.© RIPRODUZIONE RISERVATA

ArtL’idrogel con dna sintetico che rigenera i tessuti

F orse in regione passerà come la startup piùveloce della storia. Art è stata costituita solo aluglio e già a fine ottobre è riuscita ad aggiudi-

carsi il suo primo finanziamento classificandosi se-conda alla Start Cup. Tutto scaturisce dalla visionedi sei persone: Simone Lumetti ed Edoardo Manfre-di, i due fondatori, Guido Macaluso, attuale presi-dente e Carlo Galli, vicepresidente (nella foto); aloro si affiancano la cto Paola Lagonegro e AlbertoFerrara. «Ogni anno milioni di persone si sottopon-gono a interventi di ricostruzione dei tessuti; soloquello osseo ha un mercato di 2 miliardi e mezzo didollari», ragiona Galli, 37 anni, piacentino, ricerca-tore e titolare del corso di Rigenerazione dei tessutimineralizzati al centro di Biotecnologie per la Salutedell’Università di Parma. «I fallimenti di molte tera-pie a riguardo sono ancora un problema rilevante,perché molti biomateriali sono privi di quei segnaliche dicono all’organismo come reagire». Art propo-ne una soluzione, il suo nome infatti è un acronimoche sta per Apta Regenerative Technologies: biomo-lecole intelligenti arricchite con aptametri, dna sin-tetico che favorisce la risposta del corpo umanocatturando dall’organismo stesso quelle proteine ingrado di dirigere l’attività cellulare. «Il nostro proto-tipo è un idrogel che, una volta iniettato, produceuna proteina per favorire la sua colonizzazione daparte del tessuto cellulare circostante». Le primeapplicazioni saranno in odontoiatria, stima Galli,poi in ortopedia, ma ci vorranno 4-5 anni primadell’arrivo sul mercato: le sperimentazioni cliniche eprecliniche hanno lunghe gestazioni.

A. Rin.© RIPRODUZIONE RISERVATA

BioridisDiagnostica, un prototipo riduce tempi e inefficienze

«P artiamo da tecnologie con cui la-voro da anni: il nostro prodotto vaa ricercare il maker di intervento

che richiama la malattia o risponde al far-maco, come una freccia che indica l’obietti-vo». Andrea Tortori (nella foto), 34 anni daPerugia, a Bologna ha trovato le basi percostruire la sua Bioridis, terza classificatanella Start Cup 2015. Una laurea in Biotec-nologie poi un dottorato in Biologia mole-colare, cinque anni fa l’imprenditore hamaturato sotto le Due Torri le competenzee la voglia per creare la sua startup biome-dicale. Il suo prodotto è ancora top secret,per questo con la somma ricevuta e altrifinanziamenti per cui è cominciata la cac-cia, Tortori conta di depositare nel più bre-ve tempo possibile la richiesta di proprietàintellettuale. «Speriamo di avere completa-mente finanziato il nostro prototipo entrola prima metà del 2016 e avviare le praticheper il brevetto». Ad accompagnare questogiovane scienziato nella sua avventura cisono altre tre menti: Mia Minashvili, eco-nomista, Gianmario Nieddu, esperto inchimica organica, e Nicolò Rossi, ingegne-re chimico. «La nostra ambizione è ridurrele inefficienze dei laboratori research anddiagnostics, i tempi dei loro esami, maaumentarne stabilità ed efficienza». Biori-dis punta al 30% del mercato dei life rea-gent.

A. Rin.© RIPRODUZIONE RISERVATA

MelesVogliamo allevare insetti in un substrato ottenuto dagli scarti aziendali della mondatura dei vegetali

GalliIl nostro idrogel, una volta iniettato, produce una proteina per favorire la sua colonizzazione da parte del tessuto cellulare circostante

TortoriSperiamo di avere completamente finanziato il nostro prototipo entro la prima metà del 2016 e avviare le pratiche per il brevetto

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4 Lunedì 2 Novembre 2015 Corriere Imprese

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5Lunedì 2 Novembre 2015Corriere Imprese

L’arte antica come marchio di fabbrica.Un’eccellenza che può convivere conaltre eccellenze dell’universo della pro-duzione culturale o della produzioneindustriale. Dal cibo di Fico al rombo

della Ferrari di Maranello. E l’Emilia-Romagna,insomma, parola di Vittorio Sgarbi, può anno-verare Guido Reni tra gli ambasciatori dellapropria cultura per rilanciare l’economia. Senzascandali. Perché, riassume il noto critico d’arteferrarese, «valorizzare il territorio, ritagliareuna propria vetrina nel mondo, è un’operazio-ne che passa necessariamente dalla moltiplica-zione di reddito e di benessere». E non è nem-meno più uno scandalo, anzi è una «scoperta»che andrebbe meglio sfruttata, che con la cul-tura si fa impresa. Sostenibile. Il come è il veronucleo di un dibattito senza fine.

Lei ha di recente concluso a Palazzo Favaa Bologna la mostra «Felsina Pittrice, da Ci-mabue a Morandi»: un’operazione virtuosa?

«Non ho fatto altro che ripetere quello cheaveva iniziato Roberto Longhi concentrando isuoi studi sulla storia dell’arte partendo dall’ar-te padana. Con la prolusione del 1934 che die-de inizio al suo insegnamento all’Alma Materrivoluzionò il pensiero attorno alla pittura bo-lognese: una scuola per tutto il 300, il 500 e il600».

Dunque, ha riportato in luce questo pri-mato. Il risultato in termini economici?

«Più di 80.000 presenze e una grande oppor-tunità per Bologna e per la regione di tornareal centro della storia dell’arte. Una spinta ulte-riore a fare del capoluogo una meta di turismoculturale. In un palazzo privato, Genus Bononi-ae, con la collaborazione del pubblico».

Bologna è già orientata al contempora-neo...

«L’arte antica può convivere con il contem-poraneo. Ma i momenti più felici per l’artesono stati quelli delle grandi mostre curate daArcangeli, Emiliani, Gnudi, Riccomini. Finoagli ani 70. Ma anche negli anni 80 c’è statauna bella mostra di Benati sui Carracci. Prima,nel 1956, Denis Mahon aveva organizzatol’esposizione sui Carracci poi ha portato l’arteemiliana alla National Gallery».

La nostra prima vetrina europea?

«L’arte di Guido Reni, i Carracci, Guercino,erano al centro dell’arte europea, questo varibadito e spiegato. Soprattutto adesso che lagente si muove per visitare mostre, è più con-sapevole. Bologna e l’Emilia-Romagna sembraPalmira distrutta dall’Isis».

In che senso?«Una civiltà sepolta minacciata dall’ignoran-

za. Ora va ri-esplorata. I prossimi passi sono ilRinascimento e il Barocco».

Il cibo, però, sembra «tirare» più dell’ar-te...

«La mostra che ho curato per Eataly a Expo“Il Tesoro d’Italia” attira almeno 3.000 visitatorial giorno. È una bella idea di Farinetti coniuga-re le eccellenze enogastronomiche con quelleartistiche. Una formula che può essere utilizza-ta anche a Fico, la cittadella dell’agroalimentareche sorgerà a Bologna».

E Arte Fiera può essere una vetrina?«Lo è, ma solo per tre giorni all’anno. Bolo-

gna è stata davvero capitale dell’arte contempo-

ranea fino al 1964 grazie alla presenza di Gior-gio Morandi».

Tutt’oggi con le opere di Morandi si orga-nizzano mostre in tutto il mondo e da Shan-ghai a New York si parla di Bologna.

«È giusto così, fa bene l’Istituzione Musei avalorizzarlo. Ma il dopo Morandi è una dispe-razione. La bellezza di Bologna è di epocheprecedenti. Sono Jacopo della Quercia, Niccolòdall’Arca, geni come Crespi e Gandolfi. Ancheper l’urbanistica: il Collegio di Spagna è ungioiello. La Fiera e Kenzo Tange, per esempio,sono il peggio della città».

Continuiamo a parlare del capoluogo: laRegione deve contare soprattutto su Bolo-gna?

«Il capoluogo è il nastro di partenza. È ilpunto più centrale d’Italia. Qui si arriva facil-mente con le reti ferroviarie e autostradali, matutta la regione è una miniera. Va solo tolto ilvelo. L’arte può attirare turismo e interesseinternazionale per quasi tutte le città o i borghidella regione. Può creare, da sola, ricchezza eanche diventare indirettamente un sostegnoper le eccellenze industriali che, anche in que-sto caso, già ci sono».

A quali altre città va tolto il velo?«A Ferrara e Parma sicuramente. Ferrara,

partendo da de Chirico e la metafisica potevadiventare il centro dell’arte contemporanea. Perun po’ ci ha creduto. Ma sembra finita la gran-de stagione del Palazzo dei Diamanti. Parmacon il Parmigianino e il Correggio fino al 2006ha messo in piedi mostre da 350.000 visitato-ri».

Qual è, secondo lei, il modo vincente percontinuare a valorizzare certe eccellenze?

«Creando collegamenti con diverse arti. Mu-sica, cinema e teatro, per esempio, altro bacinoricchissimo cui la regione può attingere. O conautori di diverse epoche. Così si realizzano mo-stre, percorsi di rilettura, spettacoli. Si puòlavorare sul modello alla Farinetti in cui l’artesi fruisce anche attraverso il cibo. E tanta pro-mozione».

E il modello di gestione?«Si possono costruire società tra pubblico e

privato. L’importante è tenere alto il valore cul-turale e scientifico di ogni operazione.Poi arri-vano anche i profitti, su cui si può reinvestire».

Molte realtà sono carenti in promozione?«Credo di sì. Se no non si spiega come

nessuno sembra sapere che a Faenza c’è ilmuseo della ceramica più importante del mon-do. Che lì si produce la ceramica più preziosa.Se fosse a Parigi ci andrebbero 100.000 personeal mese. Ravenna, ancora, è il simbolo dellacultura bizantina. È come Venezia. Molti turistilo sanno, ma perché non ne parla tutto ilmondo?»

Quali tesori nelle province?«I castelli del Piacentino o Brisighella, un

borgo che non ha eguali, nemmeno in Tosca-na, più famosa per i borghi. L’Emilia-Romagnaè un concentrato di eccellenze. Con tutto ilbello che ha non dovrebbe temere rivali».

[email protected]© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il personaggio

Un ferrarese poliedrico, polemista in bilico tra arte e politica

P ersonaggio poliedrico.Molto noto al grandepubblico come critico e

storico dell’arte è spesso sottoi riflettori, in qualità di opi-nionista un po’ a tutto tondo(lui stesso si è definito «pole-mista»), per le sue invettive —contro personalità della cultu-ra o della vita pubblica — eper gli interventi sopra le ri-ghe. Dai libri, dagli schermitelevisivi (è stato ospite e pro-tagonista di numerose tra-smissioni di successo a partiredal Maurizio Costanzo Showdegli anni 80), o da diversipalcoscenici pubblici.

Vittorio Sgarbi è stato di re-cente protagonista a Bolognaper aver curato a Palazzo Fava(la più prestigiosa sede espo-sitiva di Genus Bononiae) lamostra «Da Cimabue a Mo-randi. Felsina Pittrice» in cuivenivano analizzati oltre settesecoli di arte emiliana, met-tendo al centro la scuola bolo-gnese come attrattiva di diver-se correnti pittoriche. L’espo-sizione, da febbraio ad agosto,ha collezionato 80.000 presen-ze. Il critico ha già in cantiere,sempre insieme al circuito diGenus Bononiae — e con lacollaborazione del Comune —altre esposizioni incentraresul Barocco e sul Rinascimen-to.

Come provocazione ha of-ferto anche la propria candi-datura a sindaco della cittàper le elezioni amministrativedel 2016 chiedendo appoggioad ogni schieramento. Sempresull’orlo della provocazione siè anche candidato a sindacodi Milano e assessore a Roma.

Nato a Ferrara nel 1952 elaureato in filosofia con spe-cializzazione in Storia dell’Arteall’Università di Bologna, Sgar-bi è stato più volte discussomembro del Parlamento sottodiverse e opposte formazionipolitiche, e di amministrazio-ni comunali tra cui quella diMilano. Ha collezionato ancheincarichi ministeriali, susci-tando polemiche di vario ge-nere. Nel 2011 è incaricato dalministero per i Beni e le Atti-vità Culturali come curatoredel Padiglione Italia per laBiennale di Venezia. Quest’an-no è ospite fisso del talk-showtelevisivo di Rai 2 Virus - Ilcontagio delle idee con unospazio personale riservato atemi artistici-culturali. Colla-bora, tra le altre riviste, con ilCorriere della Sera e il setti-manale Sette sempre su temiriguardanti l’arte, il mercatodell’arte e le attribuzioni. AExpo, nel padiglione di Eatalyha curato la mostra «Il tesorod’Italia» in cui ha inteso fareuna sintesi delle eccellenze ar-tistiche della storia italiana.

Personaggio istrionico, tra-smette il suo stile diretto eappassionato degli interventidal vivo anche negli scritti. Èautore infatti di numerosi sag-gi e pubblicazioni sull’arte esulla critica d’arte tra mono-grafie e cataloghi incentratisulla pittura.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

La storia

di Luciana Cavina

«Emilia togliti il velo»

La valorizzazione si fa collegando per esempio musica, cinema e teatro, altro bacino ricchissimo cui la regione può attingere. O con autori di diverse epoche. Così si realizzano mostre, percorsi di rilettura, spettacoli. Si può lavorare sul modello alla Farinetti

L’INTERVISTA

Vittorio SgarbiLa ricetta del critico per rivalutare il nostro patrimonio: collegamenti tra arti diverse, legami con il cibo e società di gestione pubblico-privato

Chi è

Vittorio Sgarbi, Ferrara 1952, è critico d’arte e assessore comunale a Urbino. È stato parlamentare, l’ultimo incarico con Forza Italia (2001-06), e Sottosegretario ai Beni Culturali nel governo Berlusconi II.

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6 Lunedì 2 Novembre 2015 Corriere Imprese

Due come i mondi del-l’elettronica di consu-mo e degli elettrodo-mestici. Due come i«Mr trade» del Forlive-

se che hanno prima acquisito epoi rilanciato Unieuro. Una larete di punti vendita, la piùestesa d’Italia, che «batte fortesempre» dal quartier generaledi Forlì. E un mercato da 14miliardi di euro che «può cre-scere di più».

La storia che ha portato Sgma gestire Unieuro dopo l’excur-sus d’Oltremanica degli inglesidi Dixons è lunga quasi 80 annie ha ancora un capitolo decisivoda scrivere. Ci sono stati cambinelle quote e nel mercato; si èpassati dall’ingrosso al retail,ma non è cambiato il patronforlivese Giuseppe Silvestrini.Cresciuto nella bottega del pa-dre dove in principio si vende-vano radio, macchine da cuciree bombole del gas, oggi a 74anni è presidente di Unieuro,colosso del retail guidato dal-l’ad Giancarlo Nicosanti.

Fondata nel 1937 dal padreVittorio, è ora guidata dai figliGiuseppe e Maria Grazia (daqui il nome Sgm). Nel 1982, in-sieme all’attuale ad Nicosanti, èstato inaugurato a Forlì il primo«megastore» Marcopolo dellaRomagna da 1500 metri quadri.«Lo abbiamo chiamato cosìperché l’ingrosso dell’attività precedente era in via Marco Po-lo — ha spiegato Silvestrini —e il caso volle che abbiamoinaugurato nei giorni in cui suRai 1 c’era la serie omonima emolte persone venivano allostore pensando di andare al ci-nema Marco Polo».

Tra le tappe fondamentali diquesta lunga carriera ce n’è unache è ancora da scrivere. Il fon-do Rhone Capital, che detiene il70% delle quote Unieuro (il re-stante: 15% Dixons, 15% famigliaSilvestrini e management), nonè impegnato nella gestione del-

l’azienda e dopo dieci anni diinvestimenti ha due strade percapitalizzare: «Può quotare il ti-tolo Unieuro in Borsa — ha det-to Nicosanti — o vendere a unaltro fondo che lo quoterà. Ilmio auspicio personale è quellodi poter essere a guida dellaprima azienda italiana del set-tore quotata in Borsa. Poi che afare questo passo ci accompa-gni Rhone o un altro fondocambia poco per noi. Chi oggipuò acquisire la nostra azienda— continua — può avere comeobiettivo solo la quotazione, mai tempi sono dettati da logicheche non governiamo noi comemanagement».

Il cruccio di Nicosanti e Sil-vestrini è il mercato italiano. Lohanno ribadito più volte en-trambi, domenica 25 ottobre, inoccasione della giornata di for-mazione dedicata a dipendentie affiliati al Centro Commercia-le Punta di Ferro di Forlì: «Ilmercato interno degli elettro-domestici – hanno detto — svi-luppa un fatturato di circa 14miliardi mentre in Germania è

di oltre 42 e i tedeschi sonosolo 20 milioni in più. Il nostroobiettivo è quello di fare meglioil nostro mestiere e questo si-gnifica far crescere tutti». Daqui l’importanza per la forma-zione di chi gestisce i negoziaffiliati, culminata quest’annocon il lancio dell’Academy Al-lievi Direttori: i corsi formeran-no gli store manager in collabo-razione con l’Università Bocconidi Milano nei settori VisualMerchandising e Sviluppo Ma-nageriale.

La nuova sfida è iniziata il 29novembre 2013 quando Sgm haperfezionato l’acquisizione dellacatena Unieuro, fondata dal pa-pà di Oscar Farinetti, poi cedutaagli inglesi di Dixons nel 2002per oltre 500 milioni di euro.

L’appuntamento

Riciclo ed economia greenDa domani torna Ecomondo con 1.200 espositori e 400 buyerTaglia il nastro il ministro Galletti

I l grande salone dedicato alla green economy eall’economia circolare a Rimini dal 3 al 6 no-vembre. Ritorna, per la sua 19esima edizione,

Ecomondo, la fiera internazionale del recuperodi energia e materia e dello sviluppo sostenibile.All’expo romagnolo saranno oltre 1.200 le azien-de espositrici, organizzate su 16 padiglioni e 400i buyer provenienti da 90 Paesi per un totale,come sperano gli organizzatori, di oltre 100.000visitatori.

Tra aree espositive e convegni, la fiera apriràmartedì 3 novembre con la quarta edizione degliStati generali della green economy, durante iquali sarà presentata la prima fotografia delleimprese sostenibili a livello nazionale. A conclu-dere l’incontro ci sarà Gian Luca Galletti, mini-stro dell’Ambiente. I lavori poi proseguirannocon cinque sessioni tematiche di approfondi-mento con circa 70 relatori su diversi argomenti.Dall’internazionalizzazione delle imprese del-l’economia verde e la collaborazione ambientaleItalia-Cina, al capitale naturale, all’appello delleimprese ecosostenibili per l’accordo globale sulclima, alla prevenzione del dissesto idrogeologi-co, alle politiche per il territorio, alla nuova

economia dei rifiuti. Tra gli ospiti ci sarà anche lo storico dell’arte

e docente universitario Philippe Daverio, invita-to dal consorzio Corepla, che, il 4 novembre alle15, parlerà delle mille vite della plastica tra rici-clo e innovazione. L’intervento di Daverio riguar-derà un mondo particolarmente virtuoso, quellodella raccolta differenziata degli imballaggi inplastica, saliti nel 2014 dell’8%, con una copertu-ra della popolazione arrivata al 97%. Arricchiran-no la kermesse, altri eventi come Key Energysulla mobilità sostenibile, Key Wind, il meetingper le aziende del settore eolico, e Key Energywhite evolution sull’efficienza energetica.

Francesca Candioli© RIPRODUZIONE RISERVATA

A Rimini

Florim apre le porte ai nuovi talenti, anche filosofi e letteratiIn ballo più di 20 posti per laureati under 30 nell’impresa modenese: obiettivo l’assunzione diretta

L’ idea è quella di scovarei talenti appena metto-no piede fuori dall’Uni-versità o addirittura

dalle scuole, allevandoli poidirettamente in azienda. Econsiderando che «strategiache vince, non si cambia»,avanti tutta con la formazionefatta in casa, in modo che ifuturi impiegati conoscanogià (e perfettamente) comefunziona la macchina.

Sono già 26 i giovani under30 assunti in questi anni daFlorim grazie al master che lastorica azienda di ceramichedi Fiorano Modenese pro-muove dal 2011. E adesso sireplica, con la quarta edizionedel percorso didattico cheprevede 800 ore di formazio-ne per una durata di sei mesitra lezioni frontali e affianca-mento nei vari reparti del-l’azienda: «La peculiarità checaratterizza questo progetto è

proprio la formazione profes-sionale di stampo nordeuro-peo — spiega Davide Mucci-nelli, Project Manager — I ra-gazzi hanno così l’opportunitàdi entrare in contatto con tut-ti i reparti, dal processo pro-duttivo fino alla commercia-lizzazione del prodotto, viven-do l’azienda a 360 gradi».

Un approccio che sembraribaltare la formula standarddella selezione in base aglistudi e alle esperienze lavora-tive, delle settimane (o mesi)di contratto a tempo determi-nato o di stage. Nulla di tuttoquesto nell’azienda guidata daClaudio Lucchese, figlio del fondatore Giovanni: l’aziendamodenese che tra unità pro-duttive, società commerciali opartnership in Europa, Ameri-ca e Asia conta 1.300 dipen-denti (e un fatturato 2014 dicirca 330 milioni di euro) eche ha da poco brevettato —

con il Centro Softech dell’Uni-versità di Modena e ReggioEmilia — il primo pavimentosensoriale in ceramica, hascelto di andare oltre facendouna sorta di passo indietro,puntando cioè direttamente achi si è appena laureato (odiplomato): una formazione «made in Florim» con un ma-ster gratuito, che prevedeinoltre un rimborso spese di500 euro (oltre ai buoni pa-sto) col fine di un’assunzionediretta in azienda. La sceltasembra funzioni, con oltre l’80% dei partecipanti allescorse edizioni entrato poi afar parte del gruppo che nonè alla ricerca di soli ingegneri.

Sono più di venti i profilirichiesti per questa edizioneche apre le porte, ad esempio,anche ai laureati in Lettere eFilosofia, Scienze Politiche,Giurisprudenza, Economia,Architettura (oltre a chi ha

una laurea in Ingegneria ge-stionale, informatica, am-bientale, materiale, civile) apatto che abbiano meno di 27anni e una conoscenza del-l’inglese di livello B1-C2.Chance anche per i neodiplo-mati con massimo 20 anni:«In senso più ampio l’obietti-vo del progetto è facilitarel’incontro tra i giovani e ilmondo delle imprese attra-verso un’articolata attività diorientamento alle scelte pro-fessionali dei singoli candida-ti» evidenzia Muccinelli. I po-sti disponibili saranno 12, inlinea con le passate edizioni,anche se potranno aumenta-re: per partecipare alle sele-zioni bisogna inviare unamail a [email protected], inpochi giorni le richieste diiscrizione hanno già superatoquota 100.

Gaetano Cervone© RIPRODUZIONE RISERVATA

Unieuro, Academy con la Bocconie un futuro da leader dell’elettronicaFormerà i retailer dei nuovi negozi. Intanto «Batte forte» la voglia di Borsa

di Alessandro Mazza

Nel 2013 il matrimonio conSgm ha fatto lievitare la rete didistribuzione: da 93 punti ven-dita diretti e 88 affiliati oggiUnieuro conta 3.923 dipendentie «454 negozi (tra diretti e affi-liati) sul territorio nazionale»secondo i dati snocciolati daNicosanti. Che aggiunge: «Cisono 273 imprenditori affiliatiche hanno fame di formazionee informazione per affrontaremeglio il mercato».

Per poter dare lustro a«un’attività in crisi» come eraUnieuro prima del passaggio èstato necessario uno sforzomassiccio in comunicazioneper dare corso alla nuova era.Tra i frutti c’è anche il nuovobrand presentato il 9 maggio2015. «L’esercizio del 2014 – harivelato Silvestrini — si è chiusocon un fatturato di 1,397 miliar-di di euro superando gli obietti-vi che ci eravamo dati». Sui ri-cavi hanno inciso anche gli ulti-mi acquisti del presidente «Hocomprato due cellulari per imiei nipoti», ha detto ridendo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIANETA LAVORO

In mostra Una lampadina intelligente presentata all'ultima edizione di Ecomondo

Il gruppo

Dipendenti

Punti vendita

3.923 I competitor

Mediamarket(Media World e Saturn),Expert, Euronics

Fatturato

1,397miliardi di euro

Negozi454

181Diretti

273Affiliati

Compagine societaria

Dixons Retail(franchisingleader inglesedi negozi dielettrodomestici)

Sgmdistribuzionee management

70%

15%

15%

RhoneCapital

Mercatodegli elettrodomestici

42miliardi

in Germania

14miliardiin Italia

La storiaFondata nel 1937 la Sgm nel 1982 apre Marcopolo. Nel 2013 rileva Unieuro

Fiorano A lezionedi prodotti nella sede della Florim

Chi sono

Giuseppe Silvestrini, presidente di Sgm

Giancarlo Nicosanti, amministratoredelegato di Sgm

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7Lunedì 2 Novembre 2015Corriere Imprese

Art Bonus, ai mecenati emiliani piace la liricaA sette mesi dal varo del decreto del ministro Franceschini in regione sono stati donati quasi 4,5 milioni, più da privati che da aziende. Sedici beneficiati, in testa i teatri dell’opera di Bologna, Modena e Parma

Considerando che Parma conil suo teatro fu uno dei primiquattro progetti pilota dell’ArtBonus, c’è da dire che quel se-me non fu gettato proprio alvento. Sette mesi dopo l’intro-duzione della misura voluta dalministro Dario Franceschini,l’Emilia-Romagna può dire diaverne capito bene le intenzionie di aver dimostrato un solidosenso civico. L’Art Bonus con-sente una detrazione del 65%fiscale sulle somme donate daimprese per tutelare il patrimo-nio artistico italiano.

Al 23 ottobre — giorno in cuiil titolare dei Beni Culturali hapresentato a Roma il primo bi-lancio dell’iniziativa per attrarrecapitali privati nella gestione etutela del patrimonio artisticoitaliano — nella nostra regioneerano stati donati quasi 4,5 mi-lioni di euro, di cui benefice-ranno per restauri o finanzia-menti 16 tra teatri e monumen-ti, sulle 36 istituzioni culturaliche si erano candidate. Un pla-fond che ci colloca al terzo po-sto in Italia, dopo Lombardia(13 milioni) e Veneto (12 milio-ni, ma a farle schizzare in testasono anche donazioni monstrecome i 7 milioni di Unicreditper l’Arena di Verona).

«Se si guarda agli interventi,si scopre che i privati pesano

per una percentuale molto al-ta», dice Carolina Botti, direttri-ce centrale di Arcus, la societàpubblica a cui è stato affidata lagestione del meccanismo del-l’Art Bonus. «In Italia le perso-ne fisiche che hanno contribui-to finora sono state 567 sui 773mecenati totali e anche in Emi-lia-Romagna registriamo moltavivacità: i donatori sono stati109 e in questo insieme i citta-dini privati sono una buona fet-ta, dopo le imprese».

In cima alla top 36 degli entibeneficiari nella nostra regionefigura la Fondazione Teatro Co-munale di Bologna con la bel-lezza di 2.807.800 milioni di eu-ro: ci sono due privati che hancontribuito con 300 e 500 euroe poi mecenati del calibro diAlfa Wassermann (100.000 eu-ro) e Manifatture Sigaro Tosca-no (120.000 euro), ma anche laCoop Ansaloni (25.000 euro) el’azienda di trasporti Tper(33.000 euro).

Il Teatro Comunale di Mode-na invece ha raccolto 619.551,62euro, mentre il Teatro Regio diParma 318.000 euro: qui un pri-vato ha versato la bellezza di100.000 euro, nel complessopiù di tutto quello donato da 9aziende. Record di elargizionidi privati per la Fondazione ITeatri di Reggio Emilia: 52 me-

lomani, che però non possonocompetere con i 250.000 eurodi Iren Spa.

«Al momento dell’iscrizionegli enti che si candidano a inca-merare i fondi dell’Art Bonusdevono indicare un obiettivo diraccolta da sommare ad altri in-cassi per raggiungere la cifranecessaria alla gestione di eser-cizio o all'intervento di restauro— spiega Botti — le fondazionilirico-sinfoniche per esempio

hanno messo anche il loro bi-lancio, che però è coperto dabigliettazione, sponsor ed ero-gazioni pubbliche». Bologna eModena ad esempio lo hannostabilito in 5 milioni, Parma in3 milioni, Reggio in 6. Tornan-do all’elenco, alla GalleriaEstense un’impresa ha concesso32.456,89 euro; per il restaurodella fontana del Nettuno Val-soia ha elargito 10.000 euro, ilCircolo della caccia 5.600 euro,

Le donazioni Erogazioni liberali ricevute in euro

Fondazione TeatroComunale di Bologna

2.807.800

Fondazione TeatroComunale di Modena

619.551,62

Teatro Regio di Parma

318.000

Fondazione I Teatri(Reggio Emilia)

298.950

Musei civici di Imola

142.000

Fontana del Nettuno(Bologna)

59.400

Galleria Estense(Modena)

32.456,89

Casa Piani sezioneragazzi dellaBiblioteca comunaleImola)

10.000

Biblioteca comunaledi Imola

8.000

Lapide marmoreadi Cesare Battisti(Parma)

4.880

Cripta Rasponi(Ravenna)

4.800

Museo delle Storiedi Pieve - Rocca(Pieve di Cento)

4.000

Torre dell'Orologio(Novi di Modena)

1.150

Istituzione BolognaMusei

1.000

Rocca Rangonidi Spilamberto

1.000

Restauro del colonnatodi piazza Municipale(Ferrara)

88

la Termal 5.000, solo per citar-ne alcuni. Singolare la voce Tor-re dell’orologio di Novi di Mo-dena, danneggiata dal sismadel 2012: due cittadini hannoregalato rispettivamente 1.000 e150 euro. Ancora a Parma infi-ne, per ora sono le Assicurazio-ni Generali a curarsi della Lapi-de di Cesare Battisti con 4.880euro.

Andrea Rinaldi© RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARI

Chi è

Dario Franceschini, Ferrara, 1958, è Ministro dei Beni Culturali. È stato deputato e segretario nazionale del Partito Democratico

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8 Lunedì 2 Novembre 2015 Corriere Imprese

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9Lunedì 2 Novembre 2015Corriere Imprese

Anche il Titano volge losguardo verso il GolfoPersico. Dopo averaperto, a febbraio2014, uno showroom a

Dubai, il Gruppo Colombini,appartenente all’omonima fa-miglia, orgogliosamente sam-marinese da oltre quattro gene-razioni, ha ora inaugurato il se-condo. Ma, questa volta, lo spa-zio espositivo da 400 metriquadrati porta le insegne di Fe-bal Casa, eccetto una sola sezio-ne, dedicata invece a Rossana: idue marchi sono stati entrambiacquisiti nel 2009 dall’aziendadi Falciano, che, fondata esatta-mente mezzo secolo fa per pro-durre arredamenti per gli hoteldella Riviera, con la diversifica-zione sia della proposta com-merciale sia dei mercati di de-stinazione ha registrato, nel2014, 160 milioni di euro di ri-cavi, con una crescita annuadell’8,7% nel non facile mercatointerno, e punta per l’esercizioin corso verso quota 170.

Pochi chilometri più in là,Febal era nata nel 1959, all’alba,superfluo aggiungerlo, delboom economico, divenendopoi alfiere del distretto marchi-giano delle cucine con Berloni

e Scavolini. E, proprio comequest’ultimo concorrente, l’im-presa del patron Armando Ferrisi era fatta conoscere anche grazie alla pallacanestro: già sponsor a fine anni ‘70 di unasquadra pesarese, il DelfinoPorto, nel 1983-84 era passatain A1 sulle maglie del NapoliBasket. Brevi, invece, le avven-ture calcistiche: sulle divise delBologna, nel 1981-1982, quandoin campo emergeva un giova-nissimo Roberto Mancini, e co-me fornitore dell’ultima grandeInter, nel 2008, quando Manci-ni aveva appena lasciato la pan-china a Mourinho. Tuttavia,l’appeal rimaneva essenzial-mente limitato all’Italia. Lanuova proprietà, al contrario, siè issata al comando forte diuna notorietà acquisita soprat-tutto oltre i patri confini, doveoggi gli showroom di Colombi-ni Casa si apprestano a varcarela cinquantina, includendoquella Cina nella quale, nel2006, è stata anche creata unafiliale, dopo i tre poli produttividi San Marino. La formula deinegozi è in genere il franchi-sing, tuttavia con un forte con-trollo e coordinamento da par-te della casa madre, che inoltre

garantisce la formazione dellarete commerciale con la Co-lombini Academy.

Anzi: se Colombini aveva giàtestato sul proprio nome ilcompletamento verticale del-l’offerta, accostando alle came-rette da notte le proposte per ilreparto giorno, con il brandmarchigiano l’operazione è sta-ta di fatto replicata su una piùelevata gamma. Da Febal è nata

Febal Casa: l’intento è trasferirea tutta l’abitazione, dai divani ailetti, dalle poltrone agli armadi,il taglio concettuale prima ap-plicato alle sole cucine, un ta-glio condiviso con una serie dimatite d’eccellenza del panora-ma tricolore. Emanuel Colom-bini, 36enne amministratoredelegato, sottolinea il «rinnova-mento continuo di tutte le no-stre linee prodotto, per un bud-

Laboratori e filosofia fast fashion: la Colombini punta a crescere con FebalUno stile italiano, ma adatto a un cliente globale: ora va all’assalto di Dubai

get di investimenti che oscillatra i 5 e i 6 milioni l’anno»:l’ultima frontiera si chiama Fe-bal Lab, un incubatore di speri-mentazioni in materia di desi-gn tutto interno al gruppo, chenel proprio processo creativocoinvolge, ormai da due anni,gli studenti internazionali delloIed di Milano. «Siamo convintiche nel nostro settore ci sia an-cora molto spazio per creareuna rete di punti vendita vicinaalla filosofia dei brand del fastfashion», continua Emanuel, fi-glio di Ivo, fondatore e tuttorapresidente. Febal Casa ha per-tanto avuto i propri monomar-ca, e non solo i 31 in patria, maanche, appunto, i 15 esteri.L’apertura a Dubai confermache la proposta total look è im-prontata a uno stile di vita ita-liano sì, ma adeguato alle esi-genze del consumatore globale,perché «Febal è un marchio or-mai pronto per raccogliere sulmercato internazionale i suc-cessi che merita. Lavoreremo afondo perché questo accada intempi brevi».

Quattro giorni fa pure Rossa-na, brand che invece è rimastoconfinato alle cucine, cucineperò di alto lignaggio, con unmodello esposto perfino al Mo-ma di New York, ha inauguratoun nuovo showroom nell’ele-gantissimo quartiere londinesedi Mayfair. È pertanto evidentecome il gruppo Colombini,giunto ormai ai 900 dipenden-ti, punti ad aumentare unaquota di export che l’anno scor-so, pur in ascesa del 5,7% ri-spetto al 2013, si è fermata a14,7 milioni.

Nicola Tedeschini© RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARI

DesignUna delle moderne cucine con isolaprogettate dal gruppo sanmarinese Colombini in mostra allo showroom di Dubai

ColombiniSiamo convinti che nel nostro settore ci sia ancora molto spazio per creare una rete di punti vendita vicina alla filosofia deibrand del fast fashion

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10 Lunedì 2 Novembre 2015 Corriere Imprese

Una burocrazia più velocee la messa in rete di in-frastrutture e servizi perrendere più competitivele imprese che da Pia-

cenza a Modena formano l’ossa-tura imprenditoriale medio pa-dana. Sarebbe questo il risultatodi un riassetto istituzionale chepreveda la creazione dell’Areavasta Emilia, secondo Unindu-stria Reggio Emilia, Confindu-stria Piacenza e l’Unione par-mense degli industriali che, inun protocollo congiunto, lancia-no un appello alla Regione per-ché acceleri i tempi di attuazio-ne della legge Delrio sul riordinodei sistemi amministrativi localie l’abolizione delle province.

Peccato che proprio il sistemaconfindustriale abbia preso unastrada diversa, con l’aggregazio-ne della territoriale di Modena aquelle di Bologna e Ferrara. Unprogetto al quale inizialmenteavrebbe dovuto aderire ancheReggio Emilia, poi sfilatasi perguardare verso Nord Ovest. Ora ilprotocollo congiunto formalizza

in qualche modo la nascita dellanuova aggregazione confindu-striale Nord emiliana, ma sem-bra anche l’estremo tentativo disfilare Modena dall’abbracciocon Bologna. Insomma, siamoagli sgoccioli di una partita cheallo stato vede all’orizzonte trenuovi soggetti di rappresentanzadegli industriali: la Confindu-stria Romagna, la ConfindustriaEmilia-centro, e la ConfindustriaEmilia-Nord.

La base da cui sono partite letre associazioni per caldeggiareun’aggregazione sull’asse Mode-na-Piacenza è uno studio realiz-zato da Prometeia che ha presoin considerazione diversi aspettidelle quattro ex province: il mer-cato del lavoro, la specializzazio-ne dei settori produttivi, le retidi imprese e le infrastrutture. Nerisulta la fotografia una realtàterritoriale omogenea dal puntodi vista storico, culturale, socialeed economico, in grado di gene-rare il 4% del Pil nazionale e diincidere per il 7,6% sull’exportnel settore agro-industriale.

«La condivisione di una visio-ne comune da parte delle azien-de di Piacenza, Parma, ReggioEmilia e, sottolineiamo, auspica-bilmente Modena, testimoniacome questi territori sentanoforte l’esigenza di una nuova di-mensione amministrativa chepermetterebbe di avere rispostetempestive e di dare soluzioniomogenee ai problemi delleaziende in modo da evitare dif-ferenze di trattamento fra terri-tori» rilancia Alberto Figna, pre-sidente dell’Unione Parmensedegli Industriali. E Mauro Severi,presidente di Unindustria ReggioEmilia aggiunge che «l’Area va-sta Emilia ci consentirebbe disuperare le logiche conservative

del vecchio sistema delle provin-ce garantendo da un lato rilevan-ti economie di scala e di specia-lizzazione nella fornitura di ser-vizi pubblici e dall’altro un’im-portante capacità d’interazionecon le città metropolitane di Bo-logna e Milano o con sistemi so-vraordinati come la Regione, ilGoverno o l’Unione europea».

Dalla ricerca di Prometeia ri-sulta che le imprese attive sulterritorio da Piacenza a Modenasono poco più di 185.000 e nel2014 hanno realizzato un valoreaggiunto di circa 55 miliardi dieuro. Un dato che, anche se incalo rispetto ai valori pre-crisi(dal 2008 al 2014 la variazionemedia annuale è stata del -1,5%),

Area vasta Emilia: il rilancio di Piacenza, Parma e Reggio Qui il 4% del Pil italiano e le tre confindustrie vogliono Modena nel nuovo assetto

I dati economici

Fonte: Prometeia su elaborazione Istat

VALORE AGGIUNTO TOTALEValori reali in milioni di euro

Il settore più rilevante tra le provincie dell'Area vasta Emiliaè rappresentato dalla manifattura

Personein cerca

Parma Reggio Emilia Modena Area vasta EmiliaPiacenza

7.526 13.175 14.913 55.863

ESPORTAZIONI DI BENIValori in milioni di euro

DOMANDAE OFFERTA DI LAVOROValori in migliaia

SPECIALIZZAZIONE PRODUTTIVAIndice di specializzazione (Italia=100) calcolato sul valoredella produzione delle imprese

RILEVANZA SETTORIALE SULL'ECONOMIA NAZIONALEValore della produzione delle impreseincidenza sul totale nazionale in %

20.250

3.53

1

5.47

6 8.47

6

10.7

69

28.2

53

1,1-0,20Var. % ’08-’143,26,1

Agricoltura Manifattura Costruzioni Commercio Logisticae trasporti

313129108120139

137172162173166

91180117110127

9571979389

13198716280

1,41,41,32,06,1

0,61,82,02,87,3

0,41,91,41,85,5

0,40,71,21,53,9

0,61,00,91,03,5

OccupatiForzalavoro

12

15

16

26

70

120

199

231

300

850

133

215

247

326

920

ha continuato a generare ric-chezza in termini di export, 28miliardi di euro nell’ultimo an-no, in aumento del 7% rispetto al2008. I comparti più attivi sonoquello agricolo e manifatturierocon un’incidenza del 6,1% e 7,3%a livello nazionale. I mercati diriferimento per i prodotti del-l’area vasta Emilia sono per il50,7 % l’Europa occidentale, perl’11,2% il Nord America, per il 10% l’Asia e per l’8,1% la zona delnord Africa e del Medio oriente.

Numeri positivi che devonoperò fare i conti, dice Prometeia,con ritardi legati al settore logi-stico e che rischia di inciderenegativamente sulla competitivi-tà delle imprese. Un ritardo chela creazione dell’Area vasta, tran-sitando dal modello della cittàdiffusa al modello delle reti dicittà, potrebbe aiutare a colmaresia perché sarebbe in grado diprogrammare l’utilizzo e lo svi-luppo delle infrastrutture di tra-sporto, sia perché promuovereb-be politiche mirate ponendosicome interlocutore tra i diversioperatori.

«L’Area vasta sarebbe una sin-tesi di quelle che sono le specia-lizzazioni presenti nelle diverseprovince – spiega Alberto Rota,presidente Confindustria Piacen-za – In questo modo si permette-rebbe di mettere in connessionerealtà che già da tempo lavoranoinsieme ma lo si farebbe avendocome interlocutore un soggettounico in grado di esercitare fun-zioni di pianificazione territoria-le, infrastrutturale e ambientaleche consentono una semplifica-zione e una maggiore opportu-nità di sviluppo per le imprese».

Dino Collazzo© RIPRODUZIONE RISERVATA

Sul webPuoi leggere, commentare e condividere gli articoli di Corriere Imprese su www.corrieredibologna.it

L’EMILIA-ROMAGNA DEI CAMPANILI

Alberto Rota, presidente Confindustria Piacenza; Alberto Figna, presidente Unione Industriali Parma; Mauro Severi, numero uno Confindustria Reggio Emilia

Chi sono

a FAENZA dal 1981

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C.so Saffi, 48 - Tel. 0546.664341 - Si eseguono restauro e lavaggio specializzato

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11Lunedì 2 Novembre 2015Corriere Imprese

Quando, a gennaio2015, il governo Ren-zi si astenne dall’in-tervenire per via nor-mativa sulle Bcc, non

escludendo tuttavia di ripen-sarci in futuro, il sistema pro-mise in cambio una seria auto-riforma, che includesse un’ac-celerata sulle aggregazioni, oche almeno le agevolasse. Ora,in attesa che prenda corpo ilprogetto dei superpoli naziona-li, vedi quella Cassa Centrale dicui Corriere Imprese ha parlatoil 28 settembre, le aggregazioniin effetti iniziano.

Domenica mattina, al Pala-Congressi di via della Fiera, l’at-tuale Banca di Rimini approve-rà il matrimonio con la Bcc Val-marecchia, la cui assembleastraordinaria si svolgerà in con-temporanea nella relativa sedelegale. Le previsioni dicono chele voci critiche non manche-ranno, ma non saranno tali daimpedire l’entrata in operativi-tà, dall’1 gennaio, della nuovaRimini Banca, un soggetto ar-chitettato dai due cda già lascorsa primavera, e che avrà4.500 soci e quasi 1,5 miliardidi euro di raccolta da clientela.La presidenza andrà a Fabio

Pula, mentre la direzione gene-rale spetterà a Massimo Conti.

Per un verso, dunque, consi-derando che entrambe le figu-re sono ascrivibili al mondo diComunione e Liberazione, ilcostituendo istituto nasce sottoil segno dell’organizzazione cheproprio in riva all’Adriatico tie-ne il Meeting. Per altro verso, èstato rispettato il «cencelliano»dogma, considerando che Con-ti lavora in Banca di Rimini ePula già presiede la Valmarec-chia. Quest’ultimo, in un cdaidealmente paritetico con seipoltrone, avrà però voto doppioin caso di stallo. È uno dei det-tagli in virtù dei quali, sebbeneformalmente si tratti di una fu-sione alla pari che darà vita auna società nuova tout court,persone addentro la materiaparlano di un’incorporazione dell’istituto del capoluogo daparte dei cugini.

Invero, i numeri dicono chenello scorso esercizio hannosorriso sia la Valmarecchia, inutile per 2,8 milioni; sia la pro-messa sposa, il cui utile di 1,3milioni contrasta con un rossoattestatosi attorno ai 14 milionitanto nel 2012 quanto nel 2013,anno in cui si è chiuso il piano

di rientro avviato con il com-missariamento a cavallo delledue decadi. Sotto il profilo del-la qualità degli impieghi, tutta-via, al 31 dicembre scorso Ban-ca di Rimini registrava creditideteriorati lordi per quasi unterzo degli impieghi totali, paria 515 milioni, mentre per laValmarecchia i l dato, del18,26%, era molto più rassicu-rante. E a favore di quest’ultima

pendono, se si eccettua la rac-colta, altri indicatori.

Ulteriori rumors suggerisco-no che l’operazione sia stata adir poco caldeggiata dalla Fe-derazione regionale delle Bcc,che puntava sulle parallele noz-ze, in origine ritenute più pro-babili, tra gli altri due istitutidella provincia, Malatestiana eRomagna Est. Queste ultime,interrompendo bruscamente le

Banca di Rimini e Bcc Valmarecchia, a nozze 4.500 soci con la benedizione di ClDomenica il via libera alla fusione: direttore Massimo Conti, presidente Fabio Pula

trattative in estate proprio perdisaccordi sulla governance,hanno anche congelato il pro-getto di arrivare, in un secondomomento, a un polo unico delRiminese: un polo in grado,più che di far concorrenza aBanca Carim, di riempire lospazio che si aprirebbe con ilpossibile passaggio della stessaCarim in mani forestiere.

Di certo, nell’attuale conte-sto, appare pericolosa la tenta-zione della concorrenza reci-proca, tuttora presente tra leBcc nonostante qualche recen-te fusione, considerando pureil crescente numero di cittadiniche si servono di sistemi infor-matici anziché degli sportelli.Soprattutto in Romagna sonofrequenti gli sconfinamenti de-gli istituti dal comune di origi-ne a quelli limitrofi e meno li-mitrofi. La sovrapposizione eracomunque un problema limita-to nel caso di Banca di Riminie Valmarecchia, che uniteavranno 210 dipendenti, e il 9ottobre hanno rinunciato ai 24esuberi preventivati, grazie aun accordo con i sindacati ba-sato su incentivi all’esodo e im-plementazione del part-time.Ora non resta che smentire l’ul-timo precedente, quello delleBcc di Macerone e RomagnaCentro, le cui nozze, nel 2008,hanno fatto da anticamera alcommissariamento del nuovoCredito cooperativo di Roma-gna. Una fusione, come in cuorproprio ammette pure qualchedirigente del settore, un po’troppo rapida, risoltasi dunquein problemi a livello di gover-nance e nondimeno contabili.

Nicola Tedeschini© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’EMILIA-ROMAGNA DEI CAMPANILI

Il 2014 a confrontoBANCA DI RIMINI BCC VALMARECCHIA

Fonte: elaborazione propria basata sui bilanci depositati dalle società

0 500 1000 1500 2000 2500

0 500 1000 1500 2000 2500 30000 500 1000 1500 2000 2500 3000

0 20 40 60 80 100 120

0 5 10 15 20

0 20 40 60 80 100 120

Soci a fine anno

Crediti dubbi nettia fine esercizio*

% di crediti dubbisu totale crediti

Patrimonio nettoa fine esercizio*

Utile netto*

*Dati in migliaia di euro

2.215

2.273

1.296

2.793

112.777

41.840

18,8%

12,7%

97.536

102.329

MiliardiLa raccolta del denaro da clientela che si verrebbe a creare dalla fusione dei due istituti bancari riminesi

1,5

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12 Lunedì 2 Novembre 2015 Corriere Imprese

Il borsinoGrandi Città - solo capoluogo (compravendite)

Fonte: Elaborazione Ufficio Studi Gruppo Tecnocasa su dati Agenzia delle Entrate

Palermo

Bari

Napoli

Roma

BOLOGNAMODENA

Firenze

Genova

Torino

Milano Verona

I sem 2015 I sem 2014 Variazione %

2

3

4

5

6

7

8

910

11

1

2-21,0181

143

3+26,4144

182

4+5,0141

148

5+3,6582

603

6+37,4211

290

7+38,591

126

8+7,5650

699

9-1,7344

338

10+55,843

67

11+26,7120

152

1+10,964

71

L’idea

Trovare o vendere la casa ideale: con Morini nasce il «problem solving del real estate»

U na casupola da risistemare,un cliente alla ricerca dellacasa dei suoi sogni, e un

venditore che non riesce a con-cludere l’affare perché sbagliapubblicità. Sono solo alcuni deicasi che in questi giorni sonopassati tra le mani di MariellaMorini che a Langhirano, nelParmense, ha aperto il primostudio di problem solving im-mobiliare.

«Mi sono costruita una figuralavorativa nuova, lontana daquello che oggi è l’agente immo-biliare — spiega la giovane im-prenditrice — Faccio la consu-lente, colei che aiuta il cliente acercare la casa che desidera, o ariuscire a vendere immobili ri-masti troppo a lungo disabitati».E per farlo si è dotata di unasquadra di interior designer, ar-chitetti, geometri e altre figureche possano seguire ciascun ca-so da tutti i punti di vista.«Spesso — continua Morini —alcune compravendite non siformalizzano non tanto per fat-tori economici, ma per la diffi-coltà di comunicare e di percepi-re le potenzialità di una casa.Piccoli, ma necessari lavori di ri-strutturazione, interventi di valo-rizzazione e pratiche burocrati-che da espletare diventano a vol-te il vero ostacolo».

Da qui è nata quindi l’idea diMorini, dopo dieci anni da agen-te immobiliare, di trasformare inlavoro un tipo di aiuto che leveniva sempre richiesto, puntan-do sul recupero edilizio e su diuna rete di consulenti ad hoc,oltre che sull’home staging. Unservizio, molto diffuso negli Sta-ti Uniti, per recuperare immobilirimasti invenduti troppo a lungoattraverso un insieme di tecni-che, dal design al marketing, chepermettono, a basso costo, di ri-lanciare il valore commercialedelle case.

«Le persone che richiedonoquesto tipo di interventi sono inaumento e anche nel nostro ter-ritorio è prevedibile che la ten-denza sia destinata a consolidar-si sempre più nei prossimi an-ni», aggiunge Morini che con lasua attività di problem solving,che conta già le prime decine diclienti, cerca di invertire la rottanegativa che negli ultimi anni hacaratterizzato il mercato immo-biliare e chi opera in esso. Soloa Parma lo scorso agosto si con-tavano più di 11.200 annunci diimmobili in vendita e oltre 4.850in affitto: circa 91 annunci ogni1000 abitanti (dati OsservatorioImmobiliare, 2015). «In periodicome questo la gente fa fatica afidarsi, così vendere e comprarecase sta diventando sempre piùdifficile. Bisogna iniziare a ridareimportanza al fattore umano an-che quando si vuole concludereun buon affare» ricorda Morini.

Francesca Candioli© RIPRODUZIONE RISERVATA

A Langhirano

Apro un negozio o unbar, ma vado in affit-to. Se poi gli affarivanno bene, valutoanche l’acquisto dei

muri. Sembra pensarla così lamaggior parte dei nuovi im-prenditori del commercio. Va-le per Bologna, ma la tenden-za è generale. Eppure, mentrenelle principali città italianenei primi sei mesi del 2015 c’èstato un aumento delle tran-sazioni immobiliari del setto-re commerciale, sotto le DueTorri si assiste a un vero eproprio tracollo. Meno 21% dicompravendite rispetto al pri-mo semestre del 2014 a Bolo-gna città (i dati aggregati ri-guardano i negozi, i centricommerciali e gli alberghi). Incifre, sono stati venduti 143spazi commerciali rispetto ai181 dell’anno scorso. Lo diceTecnocasa, elaborando i datidell’Agenzia delle Entrate. Cu-rioso, se si pensa che da gen-naio a giugno la città ha assi-stito a un fiorire di negozi.

Ma otto anni di crisi sullespalle pesano, e chi scommet-te su una nuova attività prefe-risce restare cauto. Più audacisono i commercianti nel restod’Italia. Da Nord a Sud, neiprimi sei mesi dell’anno sonostate compravendute 12.634unità immobiliari, pari al+2,5% rispetto al primo seme-stre 2014. Il trend è positivoper Bari, Firenze, Genova, Mi-lano, Napoli, Palermo, Roma,e Verona. La città scaligera è alprimo posto con le sue 67compravendite (+55,8%). A se-guire ci sono Palermo e Napo-li: il capoluogo siciliano fa se-gnare 126 compravendite(+38,5%), mentre la città par-

tenopea aumenta del 37,4%(290 scambi). Roma e Milanosono sempre le realtà in cui sicompravende di più, ma conaumenti contenuti: 699 nellaCapitale (+7,5%) e 603 nel ca-poluogo lombardo (+3,6%).Oltre a Bologna, peggiore ditutte, Torino segna un leggerocalo (338 transazioni a frontedi 344). Tutte le altre realtà,invece, mostrano volumi inaumento. In Emilia-Romagnacresce anche Modena con 152immobili venduti rispetto ai120 del primo semestre 2014(+26,7%).

«In Italia c’è stato un calodei prezzi e questo sta incen-tivando gli investitori — spie-ga Fabiana Megliola, respon-sabile dell’Ufficio studi delgruppo Tecnocasa — Sonosoprattutto loro a comprareper quanto riguarda il settorenon residenziale. Si tratta diprivati che hanno dei capitalia disposizione oppure di so-cietà immobiliari-. Gli utiliz-zatori, invece, generalmentevanno in affitto per vedere co-me va l’attività, poi valutanol’acquisto in un secondo mo-mento».

Eppure Bologna non sfon-

da: anche nel 2014 la città nonaveva dato segnali positivi(-0,9% dall’analisi Tecnocasa).«Ma le transazioni del settorecommerciale sono fortementelegate all’economia della città— spiega Megliola — contanole strade pedonali e quelle dipassaggio, e le città di provin-cia hanno un comportamentodiverso rispetto alle grandipiazze».

«Il calo è coerente con lasituazione di difficoltà che c’ènel settore del commercio —riflette il direttore di Confe-sercenti Bologna, Loreno Ros-si — Il dato segnala che danoi persiste la difficoltà delcommercio: le attività cheaprono sono poche e spessochiudono nei primi 3 o 4 annidi vita. In più c’è una stretta

creditizia che non facilita l’ac-quisto: le banche hanno ridot-to di molto la copertura finan-ziaria, se prima erano dispo-ste a erogare anche il 70% delprezzo dell’immobile, ora sifermano al 50% o anche me-no. L’altro problema — conti-nua Rossi — è la forte tassa-zione a cui è sottoposto il pro-prietario. Per stimolare il mer-c a t o , s o p r a t t u t t o i nriferimento ai negozi di vici-nato, Confesercenti ha lancia-to l’idea di una legge naziona-le che porti ai cosiddetti pattidi deroga: il proprietario delnegozio paga una cedolaresecca e il comune potrebbealleggerire l’Imu a chi affitta acanone concordato». Secondoil direttore dell’associazione,inoltre, le strade non legate alpasseggio stanno perdendoappeal. Lo conferma ancheMarco Rizzardi, affiliato Tec-nocasa Immobili per l’Impre-sa: «A Bologna un negozio invia dell’Indipendenza non èmai vuoto, le cose cambianogià nella in via de’ Falegnami.Le differenze si calcolano nelgiro di pochi metri quadrati».

Mara Pitari© RIPRODUZIONE RISERVATA

Immobili commerciali a piccoBologna fa peggio di tutta ItaliaNei primi sei mesi del 2015 tracollo delle compravendite: -21% Tecnocasa: «Le Due Torri si comportano come una città di provincia»

RossiLe banche hanno ridotto la copertura finanziaria e i proprietari son sottoposti a una forte tassazione

TERRITORI E CITTÀ

Chi è

Loreno Rossi, direttore Confesercenti Emilia-Romagna

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13Lunedì 2 Novembre 2015Corriere Imprese

Come funziona

Informazioni generali(Codice Codentify, produttoree tipologia confezionamento)

1

Link a informazionidi geolocalizzazione5

2 Codice valido

3Informazioni del prodotto(Codice, descrizionee mercato di riferimento)

4Informazioni del produttore(Stabilimento, datae linea produziuone)

6 Tab di risultato

1

2

3

4

5

6

Pallet

Contenitore

Cartone

Formaggi

Unitàdi Vendita

Bevande

Negli Usa

Il Consorzio Vini di Romagna va in Usa a caccia di nuovi clienti

S angiovese e Albana sonotornati nel cuore degli StatiUniti. Per la terza volta ne-

gli ultimi anni una nutrita dele-gazione di consorzi di aziendevinicole ha fatto assaporare ilfrutto delle proprie vigne alpubblico di potenziali importa-tori Oltreoceano. Al Simply Ita-lian Great Wines US Tour hapartecipato anche il ConsorzioVini di Romagna che raggruppa112 tra cantine e aziende asso-ciate da Rimini a San Lazzaro.Con una propria delegazione di7 esperti ha fatto tappa a Chica-go e San Francisco dal 26 al 28ottobre per favorire il contattotra produttori romagnoli e im-portatori e distributori a stelle estrisce.

«In questi anni — ha dichia-rato il presidente del ConsorzioVini di Romagna, Giordano Zin-zani (nella foto) — abbiamo no-tato un interesse crescente per inostri vini anche negli Stati Uni-ti. Lì preferiscono vini profuma-ti e morbidi al gusto; è calatol’interesse per la barrique a fa-vore di rossi in cui si possa assa-porare il gusto dell’uva e, per ifruttati, della ciliegia marasca».

Per Iem, International Exhibi-tion Management, il promotoredell’evento rappresentati da Ma-rina Nedic «gli Stati Uniti sonoil primo mercato al mondo perimportazione di vino. Nel corsodel primo semestre del 2015l’export tricolore nel mercatostatunitense ha registrato un in-cremento in valore del +16,8%per gli imbottigliati e del +47,3%per gli spumanti, pari a più di631 milioni di euro totali. Questidati confermano ancora l’Italiacome primo partner commer-ciale».

Ale. Ma.© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’evento

Presto il consumatoreUsa potrà verificare seil prodotto è made inItaly semplicementecon l’ausilio di uno

smartphone. «È una rispostaconcreta a ciò che in teoriapotremmo ottenere, ma saràmolto difficile, dalla firma delTtip — il trattato di liberoscambio tra Usa e Ue — ossiail pieno riconoscimento del si-stema europeo delle Dop e Igpe delle relative tutele giuridi-che. Conviene quindi focaliz-zare l’attenzione sulla traccia-bilità dei prodotti agroalimen-tari investendo in nuove tecno-logie che possano permetteredi risalire alla zona di origi-ne», dice Denis Pantini re-sponsabile settore Agroali-mentare di Nomisma.

Lo studioso sottolinea comeda un recente studio condottoin sei metropoli degli Statessia emerso che: primo, l’ameri-cano è davvero attento allaprovenienza e all’autenticitàdei prodotti che acquista(l’85% degli intervistati); se-condo: «il made in Italy è digran lunga il food importatopiù richiesto e il 74% sarebbeaddirittura disposto a spende-re di più per avere la certezzadell’origine italiana». Il merca-to statunitense rappresentacirca il 20% dell’export agroali-mentare Dop e Igp dell’EmiliaRomagna «ma lo sbocco di-venta ancor più interessante inprospettiva futura — avvertePantini — considerata l’altapropensione all’acquisto e ilreddito medio pro capite pre-visto in crescita del 4 per centoannuo nel prossimo quin-quennio, che si aggira attual-mente sui 42 mila dollari men-tre in Italia è circa la metà».

Ma quanto ancora dovremoaspettare prima di vedere ilParmigiano Reggiano «codifi-cato»? «I test sperimentali, ter-minati proprio in questi giornie effettuati su campioni di for-maggio stagionato Dop, dimo-strano che la tecnologia Co-dentify TM può essere estesaanche ai prodotti agroalimen-tari e che si può procederestampando il codice diretta-mente sulla crosta di formag-gio e non solo sull’etichetta,

contribuendo così a rendereancora più attendibile il siste-ma di tracciabilità», affermaGuido Calliano account mana-ger della Fata Logistic Systems(Finmeccanica), l’azienda chesta implementando in Italia latecnologia inventata dieci annifa da Philip Morris, al momen-to applicata esclusivamenteper combattere la contraffazio-ne e il contrabbando di siga-rette.

«Si tratta di un codice alfa-numerico di dodici cifre stam-pato sul pacchetto, che si puòleggere su smartphone tramiteun’apposita applicazione at-tualmente in fase di sperimen-tazione presso la Guardia diFinanza nell’ambito di un pro-tocollo di collaborazione tec-nologica con la Philip Morris.Fornisce tutte le informazioniche servono all’identificazionedel prodotto: si riesce a capirese è autentico oppure no e lasua origine grazie a un con-trollo facile e immediato».

La Fata Logistic ha fornito laApp alla Guardia di Finanzainsieme ad un portale dedica-to a coloro che sono deputatial controllo dei carichi chetransitano in Italia e ad un op-

portuno addestramento, conl’intento di coinvolgere un do-mani anche la Dogana. Se ap-plicato all’agroalimentare, ilCodentify TM può diventareun valido sistema di tutela del-l’origine di un prodotto a van-taggio non solo delle singoleaziende ma dell’intera filiera.Addio, dunque, all’«italiansounding» e ai falsari del cibotricolore che oltre a rappresen-tare un mancato introito permolti, creano confusione neiconsumatori americani tant’èche «9 su 10 sarebbero interes-sati all’utilizzo di sistemi ingrado di identificare l’autenti-cità dei prodotti visto che conla tracciabilità si sentono ga-rantiti in termini di sicurezzaalimentare, di origine e quali-tà».

Il codice, fanno sapere dallacasa madre, «è protetto e sicu-ro; viene generato con un al-goritmo molto complesso di-rettamente dal computer checomanda la stampante della li-nea produttiva dopo che que-sto, insieme al computer dellostabilimento, è stato autorizza-to dal server centrale della FataLogistic Systems. Il collega-mento tra i pc ed il server cen-

trale avviene tramite connes-sione internet sicura».

La tracciabilità è garantitada un processo di aggregazio-ne dei codici, abbinati tra loro,dal code sul prodotto a quellosul cartone e infine sul pallet.In questo modo si possono se-guire in tempo reale tutti ipunti critici della movimenta-zione. Non solo. «È un modoper rafforzare il canale di fide-lizzazione con il cliente dandomagari consigli utili sulla cor-retta consumazione del pro-dotto, talora una ricetta, oppu-re offrendo un semplice bene-fit come un codice sconto o lapossibilità di partecipare ad unconcorso a premio con estra-zione del numero cifrato».

Tutto ciò a che prezzo?«Molto ridotto, se tutto il Con-sorzio del Parmigiano Reggia-no utilizzasse tale sistema perl’autenticazione e il traccia-mento dell’origine del prodot-to (che verrebbe personalizza-to e messo a disposizione daFata Logistic Systems in quali-tà di Service Provider), il costoal chilo aumenterebbe solo dipochi centesimi di euro».

B. B.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Un codice che dialoga con lo smartphone traccia il prodotto italiano Dop e IgpIl Parmigiano Reggiano avvia la sperimentazione con tecnologia Codentify TM

Stagione per stagione

di Barbara Bertuzzi

Lotta agli insetti con gli insetti e cura dei boschiEcco come le castagne mantengono la loro bontà

«Sono tornate a volare le api sui ca-stagni, significa che la lotta biolo-gica contro la vespa cinese ha pro-dotto buoni risultati e che gli albe-ri sono sani» dice soddisfatto El-

vio Bellini, presidente del Centro di studio edocumentazione sul castagno di Marradi, sull’Ap-pennino tosco-romagnolo. Il merito è un po’ an-che suo, oltre che dell’Università di Torino e delleAssociazioni Castagno che insieme al Mipaaf han-no effettuato in questi ultimi anni migliaia dilanci del Torymus, l’imenottero antagonista natu-rale del cinipide.

Le varietà di castagne in Italia sono circa 300.Lunghe, corte o tozze; quelle medio piccole chevanno bene da essiccare e si contano in 120-130frutti al chilo. Poi ci sono i marroni, dai 50 ai 70frutti al chilo (prezzi nella Gdo-Grande distribu-zione da 3,9 a 6,4 euro/kg per le castagne; da 6,9a 10 per i marroni; fonte: Cso). Il patrimonio

genetico del frutto è sempre lo stesso, ma ciò checambia sono gli ecotipi e i fenotipi sicché ognilocalità esprime una propria peculiarità dalla ca-stagna di Zocca (Modena) al marrone di Casteldel Rio Igp (Imola-Bologna).

Il nostro territorio produce qualità, manca peròuna pianificazione produttiva. Cosa dobbiamo fa-re per rafforzare la filiera? «Curare meglio i casta-gneti con potature e concimazioni — suggerisceBellini — e fare nuovi impianti sfruttando letecniche della frutticoltura moderna: l’Emilia-Ro-magna insegna». Poi il nodo cruciale è il mercato:«soprattutto le importazioni selvagge dalla Tur-chia e dai paesi dell’Est che abbassano di moltola qualità del prodotto in commercio; spesso que-sta materia prima viene utilizzata dall’industriaper fare farine e derivati invece di privilegiare leproduzioni di eccellenza Dop e Igp italiane».

«Qualità ottima, buon calibro e maturazioneomogenea, è il marrone degli Appennini che ave-

vamo oramai dimenticato», sbotta Gabriele Fran-ceschelli, 76 ettari di castagneti nella vallata delSanterno (Imola). «In agosto — racconta — co-mincio la pulizia nel bosco poi raccolgo ad otto-bre. La potatura? Ogni cinque-sei anni. Gli alberisono secolari, alti anche trenta metri talvolta inzone impervie e serve personale specializzato».Quest’anno la resa è stata «a macchia di leopar-do», da 6 quintali per ettarofino a 14-15 nelle zonepiù alte per un totale di 400 quintali di marronidi Castel del Rio Igp (Azienda agricola La Vallata,vendita diretta sui 5 euro al chilo). Dopo la «cura-tura», il metodo di mantenimento naturale che sifa immergendo le castagne in acqua fredda perotto-nove giorni (periodo di novena), la conserva-zione in celle frigorifere dura fino a marzo. «Il 50frutti, così si chiama il marrone perfetto – diceFranceschelli – lo vendo ai caldarrostai tutto l’in-verno».

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Il fruttoL’albero che produce le castagne è la Castanea sativa, una pianta appartenente alla famiglia delle Fagacee. La forma dei frutti dipende, oltre che dalla varietà delle castagne, anche dal numero e dalla posizione che essi occupano all’interno del riccio

L’agenda 3 novembreA Bologna è possibile visitare fino al 6 dicembre la mostra fotografica «L’industria bolognese: un dna riconosciuto» a Palazzo De’ Toschi, in piazza Minghetti 4/D

4 novembreA Bologna l’incontro dalle 14.30 «L’evoluzione digitale per il settore ricettivo a portata di bonus» in via San Domenico 4

5 novembreAll’Università di Ferrara giornata di formazione «Horizon 2020 Sc6: Europe in a changing world - inclusive, innovative and reflective societies» dalle 9 alle 13 in via Voltapaletto 11

6 -7 novembreA Bologna è in programma dalle 9 la prima Iasc, l’International association for the study of commons. Una conferenza dal titolo «The city as a commons: reconceiving urban space, common goods and city governance » organizzata da LabGov all’Opificio Golinelli in via Paolo Nanni Costa.

7 novembreContinuano i sabati dell’Università di Parma per Expo. La rassegna in programma dalle 10 alle 13 a Palazzo del Governatore. Questa volta si parla di gusto e identità

FOOD VALLEY

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14 Lunedì 2 Novembre 2015 Corriere Imprese

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15Lunedì 2 Novembre 2015Corriere Imprese

L’analisi

Progetto Fico, una narrazione per Bologna

SEGUE DALLA PRIMA

La retorica si so-stituisce all’in-novazione e piùche la voglia discalare la di -

mensione globale quel-lo che i protagonisti co-municano è il timore dialterare le distanze tra iterritori.

Fico si presenta, dun-que, come una scossaper la cultura emiliana,supera lo sterile dibatti-to sul policentrismo ele competizioni di cam-panile (che dovrebberoservire a sedurre i turi-sti e non a giustificarerendite di posizione) esi pone l’obiettivo diconquistare «i cittadinidel mondo». Ci riusci-rà? Lo speriamo forte-mente perché in fondoFico è la vera continuitàdel miracolo Expo e diuna rinnovata propen-s i o n e a « ve n d e r e »l’identità italiana. E separliamo di agro-ali-mentare non c’è alcundubbio che Bologna siapiù vocata di Milano.

Lo storytelling di Fa-rinetti in questo lungopercorso si rivelerà si-curamente utile, hapromesso che il giornodell’inaugurazione diFico ci saranno schiera-te «tutte le televisionidel mondo», ha presen-tato le nuove bicicletteBianchi con due ruotedavanti e il carrello del-la spesa come «unabomba» e ha ribaditocome gli italiani — ov-vero lo 0,83% della po-polazione del mondo— hanno un grande fu-turo davanti a sé bastache la smettano diguardarsi indietro. PerBologna è chiaro che sitratta di una sfida cheha pochi precedenti, at-tirare in città 6 milionidi visitatori l’anno, dicui 2 milioni di stranie-ri, è un obiettivo cheoggi ha quasi dell’incre-dibile. Per vincerla pareevidente che bisognamettere da parte i vec-chi vestiti (il localismominore e rissaiolo) eacquistarne di nuovi. Etutto sommato c’è iltempo per provarli esentirseli addosso.

Dario Di Vico© RIPRODUZIONE RISERVATA

OPINIONI

& COMMENTI

Il controcanto di Massimo Degli Esposti

EATALYWORD, COME CI VAISE IL TRENO NON CE L’HAI?

Il sindaco di Bologna Virginio Merola nonscherza e sul progetto Fico ha deciso di cala-re il suo asso nella manica. «Stiamo valu-tando la possibilità di una rete di trasportodedicata, magari dei bus elettrici», ha infat-ti annunciato lunedì scorso a Milano, pre-sentando la Disneyworld del cibo bolognesedal palcoscenico scintillante di Expo. I bolo-gnesi, e i 6 milioni di visitatori di tutto ilmondo attesi a Fico, avranno tirato un so-spiro di sollievo. Pensavano forse di doversifare a piedi i 7-8 chilometri che separano

l’area del futuro parco agroalimentare dallastazione Centrale, come profughi siriani alconfine ungherese; oppure di mettersi in filain piazza Medaglie d’Oro alla fermata diuna linea suburbana (quelle azzurrine, chepassano una volta all’ora, esclusi serali efestivi, ma ancor meno quando scatta l’ora-rio estivo). Invece no: se la valutazione incorso avrà esito positivo, avranno a disposi-zione per il viaggio un «trasporto dedicato»tutto loro, forse addirittura un bel filobusecologico. Da godersi, però, a lungo, anche

un’oretta nei momenti di punta. Se poi l’af-fluenza rispetterà previsioni e auspici, pertrasportare i 6 milioni di visitatori in 360giorni — cioè in media 16.600 al giorno —ci vorranno 700-800 corse andata-ritorno.Vale a dire un centinaio di bus «dedicati»,perennemente in movimento su uno dei per-corsi già oggi fra i più congestionati dell’in-tera città. Tanto per avere un’idea, per l’areaNord di Bologna sarà come dover «digerire»,ogni giorno dell’anno, un big match Bolo-gna-Juve in zona Stadio.

Non sappiamo se il sindaco abbia abboz-zato questi calcoli prima di presentare lasua idea di «rete di trasporto dedicata».Pensiamo di no, altrimenti sarebbe stato zit-to, o avrebbe promesso qualcosa di menogrottesco. Soprattutto trovandosi a Milano,in un quartiere fieristico servito da una li-nea di metropolitana ad alta capacità (unacorsa da 500 passeggeri ogni 5 minuti), duesvincoli autostradali, una stazione ferrovia-ria con tanto di Alta Velocità. Ma lì il 21°secolo è arrivato puntuale. Qui a Bologna,invece, Civis non docet, Crealis e Peple Mo-ver nemmeno; qui il tempo si è fermato alfilobus.

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È di due settimane fa circa la quotazione diFerrari. Sulla quotazione dell’azienda di Ma-ranello oltre Atlantico molti commentatorihanno individuato nella valutazione della

società un dato stellare, cercando di motivarla.Ma i più hanno definito la Ferrari modenesecome il titolo azionario più costoso in circolazio-ne. Mercoledì scorso 28 ottobre l’azienda ha resonoti al mercato i dati del terzo trimestre 2015.Valori in linea con le aspettative del mercato.Ovvero, sottolinea Matteo Zardoni di Banca Alber-tini Syz, ricavi a 723 milioni di euro, Ebitda a 214milioni di euro e utile netto a 94 milioni di euro.La reazione del mercato a caldo è stato quello diriportare il prezzo sotto il valore di collocamento.Secondo il consenso medio degli analisti finan-ziari, Ferrari dovrebbe chiudere il 2015 con ricaviattorno a 2.850 milioni di euro ed un utile nettodi 260 milioni di euro. Ai prezzi attuali di merca-to significherebbe che Ferrari è valutata circa 35volte gli utili e più di 4 volte i ricavi. In effetti,questi rapporti sono riscontrabili solo per alcunititoli del lusso, quali Hermes, oppure ultratecno-logici. Per Hermes tali multipli sono motivati

dall’altissima riconoscibilità del marchio e dallaforte affezione della sua clientela per il marchiostesso. Per titoli di tipo tecnologico i multiplisono motivati dalla possibile crescita futura deiricavi e quindi degli utili. Zardoni si chiede: «Pos-siamo considerare Ferrari al pari di Hermes?»Ferrari è una azienda eccezionale e il suo fattura-to nei prossimi anni potrà anche crescere per vienuove, quali merchandising o parchi a tema.Sempre nei prossimi anni il numero dei superricchi sarà in continua crescita e se Ferrari sarà ingrado di produrre auto con lo stesso outstandingattuale è prevedibile che l’azienda possa cresceresenza grossi problemi. Ne consegue che le attualiquotazioni potrebbero essere plausibili. Attenzio-ne, conclude Zardoni, che la parte preponderantedei ricavi rimarrà pur sempre la vendita di auto,con tutte le relative variabili legate all’acquisti diuna supercar. Forse i potenziali clienti saranno glistessi per Hermes e Ferrari, ma il modello dibusiness e le variabili di contorno rimangonomolto lontane. Un accostamento troppo vicino trai due marchi forse non ha molto senso.

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SEGUE DALLA PRIMA

C ome dimostra una re-cente ricerca di Nomi-sma, la «richiesta» di

prodotti alimentari italiani èin forte crescita negli Usa(dal 2004 al 2014 è aumenta-ta del 56%). Inoltre il Ttip cipermetterebbe anche di tu-telare le nostre produzioniagroalimentari dal fenome-no dell’imitazione: negli Sta-ti Uniti il business dei pro-dotti made in Italy taroccatiè di circa 20 miliardi di dol-lari. Il tutto senza mettere inpericolo la sicurezza alimen-tare: il principio di precau-zione non verrà toccato enon saranno commercializ-zati prodotti che non passe-ranno la verifica sulla noci-vità o meno per la salute. Eil Ttip non toccherà le rego-le che l’Ue si è data in mate-ria di Ogm e carne agli or-moni.

Le cifre dell’export italia-no verso gli Usa confermanoche è necessario firmarel’accordo con gli Usa: soloprendendo in esame il pri-mo semestre 2015, le espor-tazioni italiane sono aumen-tate del 27,5%. Per quantoriguarda la regione Emilia-Romagna, il dato dell’exportnella prima metà dell’annomostra un incremento del24,2%, dovuto per oltre il70% ai prodotti metalmecca-nici, sui quali non gravanole barriere non tariffarie, adifferenza dei prodotti agro-alimentari.

Cosa se ne può dedurre?Che rimuovere gli ostacolitecnico-regolamentari alcommercio di beni e serviziporterebbe ulteriori beneficiin molti settori, soprattuttoin quello agroalimentare: lebarriere non tariffarie ri-guardano prosciutto di Par-ma, formaggi di latte vacci-

no, prodotti ortofrutticolifreschi, tutti prodotti in cuil’Emilia-Romagna vanta ec-cellenze mondiali, con oltre41 Dop e Igp. L’abbattimentodelle barriere commerciali,infine, avvantaggia le picco-le e medie imprese, perchétendono a gravare su di loroin modo sproporzionato: ledifferenze di norme e rego-lamenti costringono oggi leaziende a compiere passaggiaggiuntivi per realizzare lostesso prodotto in due tipo-logie o a rispettare due di-verse procedure, con un ag-gravio dei costi di produzio-ne che si calcola arrivino fi-no al 20-25%.

Occorre compiere unascelta lungimirante: in mon-do globale le difficoltà si ri-solvono solamente costruen-do accordi e facilitando imeccanismi di scambio. So-lo così si può riuscire a so-stenere la ripresa e a creareoccupazione.

Gianni BessiConsigliere Regione

Emilia-Romagna© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’interventoIl Trattato transatlantico è un’occasione: non bisogna avere paura

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Piazza Affari di Angelo Drusiani

Ferrari, quotazione da ritorno al futuro

Fatti e scenari

A Rimini nasce la No tax areaUn «gratta e vinci» per gli ultimiche fa mugugnare tutti gli altri

R imini Rimini. Da commedia all’italiana deglianni 80 a richiamo generoso per i piccoli im-prenditori e gli esercizi commerciali che abbia-no iniziato (o si precipitino a farlo) una nuova

attività nel 2015, con almeno un dipendente. Martedìscorso il capoluogo romagnolo ha annunciato la «Notax area», un fondo da 400.000 euro per rimborsarealle nuove attività il corrispettivo delle imposte locali(Imu, Tari, Icp) e del canone per occupazione di suolopubblico (Cosap). Nell’Italia che pare aver ritrovato lafiducia certificata dall’Istat, la provincia romagnola hacolto al volo la buona notizia registrata da Movimprese(il sistema informativo delle Camere di commercio): aRimini il terzo trimestre 2015 segna, dopo molto tem-po, un piccolo saldo positivo tra nuove iscrizioni ecancellazioni all’anagrafe camerale: 22 imprese in più,che portano il totale da 34.498 iscrizioni a 34.520. Unagoccia, ma pur sempre un segnale, che l’assessore alleattività economiche di Rimini, Jamil Sadegholvaad,con il consenso della giunta e in particolare dell’asses-sore al Bilancio Gian Luca Brasini, vuole incoraggiare:«È una scommessa sulla ripresa. Vogliamo sostenerein modo concreto e tangibile gli imprenditori chehanno deciso di investire su loro stessi e sul nostroterritorio, e contribuito a creare occupazione». Il rim-borso potrebbe interessare fino a un centinaio diimprese, con un importo medio di 3.600 euro.

Tutto ciò che sostiene la ripresa economica, leimprese, i consumi delle famiglie è cosa buona egiusta. Però a volte si ha la tentazione di fare il lavorodegli altri e magari, senza volerlo, falsare la concor-

renza. «No tax area», naturalmente, è un modo didire, perché non si tratta di esenzione d’imposta, madi un contributo «pari» a un’imposta versata. I comunihanno già strumenti per esentare fasce di contribuentidalle imposte locali. E la legislazione fiscale e contri-butiva già prevede incentivi alle startup (la legge diStabilità 2016 rafforza gli strumenti sul fronte fiscale,pur attenuandoli un po’ su quello contributivo). Unincentivo in più per pochi, annunciato sul finire del-l’anno e perciò casualmente retroattivo, è una sorta di«gratta e vinci» che regala un sorriso agli ultimi arri-vati e strappa una smorfia alla maggioranza degliesclusi. Un po’ come nella parabola dei lavoratori dellavigna. Ma quello è vangelo, e il «padrone» usava soldisuoi.

Angelo Ciancarella© RIPRODUZIONE RISERVATA

Sindaco Andrea Gnassi, primo cittadino di Rimini

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16 Lunedì 2 Novembre 2015 Corriere Imprese