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- David Bohm e il principio olografico di Mariangela Ferrara (anno 2006) David Bohm nacque nel 1917 in Pennsylvania-Usa da genitori ebrei e morì nel 1992 a Londra. Dopo essersi brillantemente laureato in fisica con una specializzazione in meccanica quantistica, esercitò la sua attività come fisico teorico nelle più importanti università americane, come Berkeley e Princeton. E’ stato sicuramente tra i più originali ed evoluti scienziati del secolo scorso, famoso per le sue innovative ipotesi scientifiche, per la sua collaborazione con il fisico Einstein e con il maestro spirituale Krishnamurti. Cercando di riassumere in maniera sintetica il pensiero di David Bohm possiamo cominciare dicendo che dietro alla nostra realtà fenomenica si cela un fattore nascosto che guida l’esistenza e che non obbedisce alle leggi della fisica tradizionale vincolate alla limitatezza della velocità di propagazione delle onde elettromagnetiche ( es velocità della luce ) ma obbedisce a un c.d. Principio di non località. Questa istantaneità di comunicazione non era un’invenzione fantasiosa a cui Bohm aveva fatto ricorso per giustificare la sua teoria ma era un reale paradosso della meccanica quantistica supportato successivamente dall’esperimento di Alan Aspect del 1984 : se noi spezziamo una particella senza rotazione in due particelle, queste dovranno ruotare l’una in senso opposto all’altra. Se poi inviamo una di queste particelle a distanza grandissima anche a un miliardo di anni luce, e poi decidiamo di cambiare il senso di rotazione della particella vicino a noi, la particella lontana dovrà per forza cambiare a sua volta anche il suo senso di rotazione e questo lo dovrà fare istantaneamente.

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Bohm David - principio olografico

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- David Bohm e il principio olografico

di Mariangela Ferrara

(anno 2006)

David Bohm nacque nel 1917 in Pennsylvania-Usa da genitori ebrei e morì nel 1992 a Londra. Dopo essersi brillantemente laureato in fisica con una specializzazione in meccanica quantistica, esercitò la suaattività come fisico teorico nelle più importanti università americane, come Berkeley e Princeton. E’ stato sicuramente tra i più originali ed evoluti scienziati del secolo scorso, famoso per le sue innovative ipotesi scientifiche, per la sua collaborazione con il fisico Einstein e con il maestro spirituale Krishnamurti.Cercando di riassumere in maniera sintetica il pensiero di David Bohm possiamo cominciare dicendo che dietro alla nostra realtà fenomenica si cela un fattore nascosto che guida l’esistenza e che non obbedisce alle leggi della fisica tradizionale vincolate alla limitatezza della velocità di propagazione delle onde elettromagnetiche ( es velocità della luce ) ma obbedisce a un c.d. Principio di non località.Questa istantaneità di comunicazione non era un’invenzione fantasiosa a cui Bohm aveva fatto ricorso per giustificare la sua teoria ma era un reale paradosso della meccanica quantistica supportato successivamente dall’esperimento di Alan Aspect del 1984 : se noi spezziamo una particella senza rotazione in due particelle, queste dovranno ruotare l’una in senso opposto all’altra. Se poi inviamo una di queste particelle a distanza grandissima anche a un miliardo di anni luce, e poi decidiamo di cambiare il senso di rotazione della particella vicino a noi, la particella lontana dovrà per forza cambiare a sua volta anche il suo senso di rotazione e questo lo dovrà fare istantaneamente. Questo processo non fa pensare ad una reale propagazione di segnali dal momento che nessun segnale si può propagare in maniera istantanea, si deduce quindi che a certi livelli le particelle che apparentemente fanno parte di un mondo completamente frammentato, non comunicano realmente fra loro, ma fanno parte di un unico organismo unitario dove tutto coesiste in una Grande Totalità  dove la reale locazione del tutto risiede in un regno che si trova fuori dal tempo e dallo spazio e che Bohm denominò prespazio.Ciò che guida tutto all’interno del prespazio è il potenziale quantico, un’onda pilota in grado di dare forma al mondo partendo dalle sue fondamenta elementari , un campo che pervade l’intero spazio, la cui influenza non diminuisce  con la distanza e i cui effetti seppure sottili sono ugualmente potenti ovunque.E’ questa onda pilota che porta informazione e guida le particelle entrando in risonanza con esse  in maniera non locale. Il potenziale quantico potrebbe essere inteso come la coscienza della materia.

Come le particelle non sono frammenti dell’ universo  ma sono i componenti di un unico immenso organismo cosciente, così l’uomo non è una singolarità ma è parte di una molteplicità che vive in sincrono con tutte le sue componenti. Il comportamento delle parti è organizzato dall’insieme in una interazione fra la parte ed il Tutto.Una delle asserzioni più sensazionale di Bohm è che la realtà tangibile della nostra vita quotidiana è una sorta di illusione, come un’immagine olografica. Sotto di essa c’è un ordine di esistenza più profondo, più vasto e più fondamentale che dà origine al nostro mondo fisico in modo molto simile a quello in cui una porzione di pellicola olografica dà origine ad un ologramma. Bohm definisce questo ordine di realtà più profondo  ORDINE IMPLICITO.Per capire questi concetti aiutiamoci con delle immagini e con facilità comprenderemo che i veri processi fisici dell’universo si potrebbero svolgere su una remota superficie che lo circonda tutto  di cui noi  vediamo solo le proiezioni. Forse l’universo è davvero soltanto un ologramma e le leggi fisiche agirebbero come un laser  che illuminando i processi del cosmo situati su una remota superficie  darebbe vita alle nostre illusioni quotidiane, a quella realtà che già il misticismo orientale chiamava maya. Nel 97 Juan Maldacena ha esibito una esplicita seppur teorica realizzazione del principio olografico per mezzo  della teoria delle stringhe. Dunque oggi sappiamo che tale teoria che prevede l’esistenza di ben undici dimensioni  ha la capacità di inglobare il concetto di olografia. Il fisico teorico B. Green ritiene che il principio olografico sia il candidato più serio a ruolo di osservato speciale nelle prossime ricerche e che l’olografia continuerà ad essere un’idea di grande importanza.  Ma vediamo cosa è un ologramma.

Proprietà dell'ologramma: 1   un ologramma può registrare una informazione tridimensionale;2   un ologramma può registrare molte diverse informazioni nello stesso spazio senza che queste interferiscano fra loro;

3   un ologramma registra l'informazione su tutto il supporto, ed essa è quindi presente - e accessibile - in ogni suo punto.  Questo nuovo rivoluzionario paradigma potrebbe aiutarci a comprendere tutta quella fenomenologia considerata “misteriosa” e che abbraccia  scienze di confine tra cui la parapsicologia, l’ufologia, le medicine alternative e tutte quelle manifestazioni di tipo spirituale che a tutt’oggi non hanno trovato spiegazione.Il modello olografico ha portato molti ricercatori a fare luce su un crescente numero di fenomeni prima inesplicabili.Eccone qualche esempio tratto da “Tutto è uno” di M. Talbot- Nel 1980 il dottor Kenneth Ring, psicologo presso la University of Conneticut, suggerì che le esperienze di pre morte siano null’altro che lo spostamento della coscienza di una persona da un livello dell’ologramma della realtà ad un altro.- Nel 1985 il dottor Stanislav Grof, capo della ricerca psichiatrica presso il Maryland Psychiatric Research Center pubblicò un libro nel quale concludeva che i modelli neurofisiologici del cervello esistenti sono inadeguati e che solo un modello olografico è in grado di spiegare cose come esperienze archetipiche, incontri con l’inconscio collettivo e altri insoliti fenomeni sperimentati  durante stati alterati di coscienza.- All’incontro annuale dell’Association for the Study of dreams svoltosi a Washington nel 1967, il fisico Fred Alan Wolf asserì che i sogni lucidi possono essere in effetti visite a realtà parallele e che il modello olografico ci fornirà la possibilità di iniziare ad esplorare questi livelli di esistenza appartenenti ad altre dimensioni. - Nel suo libro del 1987 Synchronicity: the Bridge Berween Matter and Mind, il dottor F. David Peat, fisico presso la Queen University in Canada, asserì che le sincronicità (coincidenze talmente insolite e psicologicamente significative da non sembrare il risultato del solo caso) rivelano che i nostri processi di pensiero sono connessi molto più intimamente al mondo materiale di quanto non abbiamo finora sospettato.- L’astrofisico JaqueVallèe, uno degli studiosi di UFO più stimati nel mondo,  ritiene che il fenomeno sia uno dei modi attraverso i quali una forma di intelligenza aliena di incredibile complessità sta comunicando  con noi simbolicamente. Non vi sono indicazioni che sia di origine extraterrestre. Vi sono invece crescenti prove che essa provenga da altre dimensioni al di là dello spazio-tempo, da un multiverso che ci circonda.

Concludiamo riportando un estratto di un articolo apparso su un numero di Focus nel quale viene presa in seria considerazione in ambiente accademico l’ipotesi di un universo olografico così come teorizzata da David Bohm negli anni ’50 ed infine una riflessione  del fisico teorico Brian Green. da Focus: Il mondo potrebbe essere una gigantesca illusione. I volumi, le profondità dello spazio e anche la gravità potrebbero non essere proprietà così fondamentali come crediamo. La realtà ultima,la verità delle leggi della natura, sarebbe forse scritta su una superficie, come un'immensa pagina di un libro che contiene il cosmo. O meglio, una pellicola dalla quale si può proiettare il mondo che percepiamo.  Lo afferma un principio ipotizzato anni fa dal fisico olandese Gerard't Hooft docente all'università di Utrecht  e premio Nobel per la fisica nel 1999. Un principio controverso, che recentemente è tornato ad animare le discussioni, perché è stato applicato alla Teoria delle stringhe e si spera che possa aprire nuove strade alla Teoria del Tutto, è il "Principio dell'ologramma".Le radici dell'idea risalgono agli anni 70 quando i fisici cominciarono a studiare i corpi celesti detti 'Buchi neri' : stelle teoricamente puntiformi, perché la loro gravità è talmente intensa che stando alle teorie attuali, tutta la materia che li compone è destinata a cadere nel punto centrale. I buchi neri sono delimitati da una superficie (quasi) nera detta "orizzonte degli eventi" : tutto ciò che si trova all'interno, perfino la luce resta intrappolata nel campo gravitazionale e non può uscire.

Fin dall'inizio si sospettava che l'informazione contenuta nei buchi neri (sotto forma di atomi e radiazioni) si potesse interamente ritrovare e leggere sulla loro superficie. Strano!?  Sì:sarebbe come "leggere" tutto l'interno del corpo umano -cellule-malattie-geni- su una superficie piana a due dimensioni. Più precisamente,la superficie del buco nero risulterebbe suddivisa in tante cellule invisibili dette "aree di Planck", qualcosa di simile ad "atomi di superficie". Sarebbero piccolissime e sarebbero come i pixel (quadratini) di cui si compone un'immagine digitale o un'area di memoria di un computer:ogni area può,semplificando, contenere un bit d'informazione, cioè 0 o 1.L'idea è che sulla superficie rimanga memoria "scritta" sotto forma di bit di tutto ciò che cade nel buco nero. Queste considerazioni portarono Gerard'tHooft a ipotizzare il "Principio olografico":è possibile cioè "proiettare" la superficie di un buco nero e ricostruire tutto ciò che vi cade dentro.Si chiama così perché è simile al principio sul quale si basano gli ologrammi tradizionali, che sono registrati su una pellicola 2D e, proiettati, generano un'immagine tridimensionale. Per spiegare come sia possibile, Hooft ricorre a un esempio,un "esperimento pensato": immaginiamo un oggetto-per esempio una mela-che cada in un buco nero.Un osservatore lontano non vede la mela oltrepassare l'orizzonte degli eventi, ma la vede sempre fissa lì, perché (questo lo dicono le leggi della relatività ) all'orizzonte il tempo sembra fermarsi. Spiega  Hooft "Accade una cosa strana: la mela che è un'oggetto 3D, a un certo punto diventa 2D all'orizzonte". L'informazione della mela, che era scritta nelle sue fibre e nelle sue molecole,si distribuisce su una superficie sferica ed è come se si trasformasse in bit. 

“Forse i veri processi fisici dell’Universo si svolgono su una remota superficie che lo circonda tutto e noi ne vediamo solo le proiezioni. Forse l’Universo è in realtà un ologramma.” B.Green

Per approfondimenti:Tutto è uno, M. Talbot Osservando la sfinge, I. Licata La trama del cosmo, B. Green Il campo del punto zero,  L. Mc Taggart Il punto di svolta , F. CapraLa scienza e il campo akashico , E, Laszlo

65. IL PRINCIPIO OLOGRAFICO (1° PARTE)   by Sananda

Il Principio Olografico è forse l'argomento che più ci permette di capire come funzioni il Gioco della Vita creato da Dio Padre molto

tempo fa. Ora lo descriveremo sinteticamente nella speranza di poter essere d'aiuto nella comprensione del suo funzionamento.

Tale principio indica semplicemente che in ogni piccola parte del tutto è contenuto il tutto stesso. Tecnicamente parlando, nella vostra realtà significa che in ogni singolo quark (materia) ed in ogni singolo bosone (antimateria, spazio interstiziale) è contenuta tutta la realtà

dello spazio-tempo. Cosa si intende però con "tutta la realtà contenuta nella singola particella"?

Si intende semplicemente che l'informazione che sta alla base di ogni particella si trasferisce a livello animico a tutte le altre particelle

nell'istante stesso in cui tale particella manifesta quella data informazione. Ora, non abbiamo mai parlato finora di un'Anima per le singole particelle elementari, ma in realtà anch'esse contengono un

aspetto animico che ora andremo meglio a definire.Ogni singolo quark contiene in sé una componente di Spirito, che è

quella componente che dà Vita ad ogni singola particella. Tale Spirito si trova nel nucleo di tale quark, nucleo che consiste di un apparato solare, cioè una sorta di fuoco interiore presente nel singolo quark. Potremmo paragonarlo all'Aurora (il sole al centro della Terra) per il

pianeta Terra, sebbene però il quark non sia cavo.All'interno di tale apparato solare in ogni singolo quark (ed in ogni

singolo bosone) è contenuto lo Spirito di tale particella. O meglio, tale minuscolo sole di fuoco rappresenta proprio lo Spirito stesso di tale

minuscola particella.Ora, un altro passo in avanti. Abbiamo detto in passato che lo Spirito

è un'energia non spazio-temporale, è un'energia di Luce che è connessa al Regno di Dio ed all'energia su cui tale Regno si basa.

Abbiamo detto anche che il Regno di Dio originario si trova al centro dello spazio-tempo, ed è un pianeta delle dimensioni del pianeta Terra. Abbiamo detto anche che l'energia pura divina è l'energia

puramente magnetica, costituita da triplette neutre di quark e bosoni con cariche (+1,-1,0). Possiamo meglio affermare ora che lo Spirito, cioè la Luce, e quindi anche l'Anima (Corpo di Luce) che di Spirito è costituita non sono altro che energie non spazio-temporali in quanto lo spazio-tempo è ancora molto lontano dall'incorporare questo tipo di energie, ma in un certo senso non si tratta che dello stesso tipo di energia in cui però le triplette di quark e bosoni sono tutte neutre e

con cariche (+1,-1,0). Questa è la Luce, ed è l'Essenza Divina di ognuno di noi. Questa è l'Energia pura.

Quindi esiste un solo tipo di Energia il cui aspetto più puro ed elevato è quello che noi chiamiamo Spirito o Luce. A livello umano, una volta che avrete incorporato in voi in modo completo il Corpo di Luce ed

avrete quindi una forma basata su materia ed antimateria di triplette puramente neutre (+1,-1,0), allora a quel punto sarete voi stessi degli dei incarnati, ed a quel punto potrete realmente godere dei

vostri reali poteri divini in modo completo. Tuttavia, anche quando il Corpo di Luce sarà completamente incorporato nella forma, il

percorso di crescita non sarà finito. Allora infatti inizierà un' altra fase di crescita individuale, che Dio ha chiamato "crescita mentale".

Diciamo quindi che la prima fase del Gioco è quella di completare la "crescita spirituale", cioè integrare in sé il proprio Spirito (Corpo di

Luce). Dopodiché inizia la fase della "crescita mentale", fase che sarà ancora più lunga e che si baserà su una crescita dello Spirito stesso incarnato in modo completo, la cui caratteristica prima è la Mente,

l'Intelligenza. Dopo questa fase, che sarà ben più lunga della fase di "crescita spirituale" (che è durata in sostanza tutta la espansione e

contrazione dello spazio-tempo), vi saranno altre fasi ancora più lunghe denominate fasi di "crescita emotiva", di "crescita intuitiva" e di "crescita creativa". Dopo queste fasi, una consapevolezza umana incarnata si potrà considerare un vero dio incarnato, e potrà a sua

volta pian piano avere le capacità e l'energia per creare un suo spazio-tempo ed un suo proprio Gioco con delle sue regole.

Finora nessuno ha mai creato alcuna Creazione a parte Dio Padre. Erroneamente infatti si usa chiamare Creatori i diversi responsabili

eterici dei vari pianeti, sistemi solari, galassie, ecc. Non sono Creatori nel senso che hanno creato tali realtà, sono semplicemente dei

gerenti di tali luoghi nel piano di realtà in cui si trovano. Ad esempio Rama non è il creatore della nostra creazione, ma è semplicemente il responsabile della nostra creazione, sia a livello animico sia a livello

eterico e fisico.

66. IL PRINCIPIO OLOGRAFICO (2° PARTE)   by Sananda

(prosegue)Il principio olografico abbiamo quindi detto essere un principio di

passaggio istantaneo dell'informazione da una particella all'altra, ed in particolare a livello di quark dal nucleo solare di un quark al nucleo

solare degli altri quark. Tale passaggio energetico di informazioni

avviene attraverso un'irradiazione di raggi divini, che corrispondono ai 12 raggi divini connessi ai 12 chakra di ogni essere.

Tali raggi sono raggi eterici che hanno la capacità di trasportare l'informazione a livello animico da un'anima all'altra, cioè da

un'energia puramente magnetica costituente lo spirito di un essere all'energia puramente magnetica costituente lo spirito di un altro

essere.La comunicazione olografica è esclusivamente puramente magnetica e si differenzia da altri tipi di comunicazione proprio per tale fatto. Per

questo motivo la comunicazione olografica può avvenire solo tra esseri che hanno in sé una determinata percentuale di energia

puramente magnetica, cioè di Spirito.L'affermazione quindi che il tutto è contenuto in ogni singola

particella elementare è corretta solo in questo senso, cioè vi è una comunicazione istantanea attraverso i 12 raggi divini tra ogni singola particella elementare al fine di trasmettere ad ogni singola particella (alla sua parte spirituale) ogni singola informazione delle esperienze

di tutte le altre particelle. In questo senso si può dire che Tutto è Uno: nel senso cioè che vi è una condivisione senza alcun limite di tutte le esperienze e conoscenze accumulate da ogni singolo essere, e di ciò ne può beneficiare chiunque. Questo principio rappresenta il concetto

di "Unità in azione".Vi è stato detto anche che gli ologrammi non sono altro che degli

archetipi, cioè delle caratteristiche che rappresentano le pure caratteristiche divine. In effetti è proprio così, in quanto un

ologramma divino (così come spiegato in questo sito) non è altro che l'insieme di tutte le esperienze di Dio Padre che lo hanno portato ad

assumere una certa identità con determinate caratteristiche. Gli ologrammi divini rappresentano in sostanza l'insieme delle

esperienze di Dio Padre che egli mette a disposizione di tutti, e tali esperienze e saggezza si incorporano man mano che si ascende e si incorpora in sé il proprio corpo di luce o Anima, che altro non è che

una parte dell'essenza di Dio Padre copiata dalla sua essenza.I 18 ologrammi divini stessi sono in continua evoluzione in quanto Dio

Padre stesso è in continua evoluzione e continua a fare nuove esperienze che poi attraverso la comunicazione olografica passa a

tutte le anime. Egli in questo senso si può dire che è la nostra guida perché condivide con noi tutto ciò che sa e tutte le sue esperienze, al

fine di supportarci nella nostra crescita.Le comunicazioni non olografiche non condividono tutte le esperienze

e la saggezza accumulata ma sono in qualche modo distorte. La comunicazione fisica è limitata anche per i limiti del linguaggio stesso

che richiederebbe troppo tempo per spiegare tutte le esperienze a

livello istantaneo, ma è anche limitata perché spesso non si condivide con altri ciò che si sa per paura di perdere le proprie informazioni. La comunicazione eterica è quella più manipolata perché inconscia. E' a

quel livello che grandi quantità di informazioni vengono continuamente "rubate" e spostate da un essere all'altro attraverso l'utilizzo di attaccamenti energetici (cordoni energetici eterici che

fungono da condotti per il passaggio di singole particelle eteriche che contengono informazioni di un altro essere).

La condivisione è infatti corretta quando è la persona stessa a condividere le proprie esperienze e informazioni, ma non lo è quando tali conoscenze vengono inconsciamente prelevate senza il consenso dell'interessato (così come avviene con gli attaccamenti energetici).

Ed il principio olografico rappresenta proprio il mezzo di comunicazione corretto, in quanto tale condivisione di informazioni

basata sull'energia puramente magnetica comprende in sé una condivisione automatica e libera da parte di ogni singola particella di

tutto ciò che si sa. E questa è la vera Unità in azione.Con la speranza che possa essere di vostro aiuto, vi auguro un buon

proseguimento nel vostro viaggio spirituale.Sananda

http://www.ascensione.com/il_principio_olografico_2.html

L'Universo è un'illusioneovvero, il "paradigma olografico"

di Richard Boylan(per gentile concessione di www.extraterrestre.it)

con commenti e immagini a cura di XmXrif. 310102-050402

Le teorie di Aspect, Bohm, Pribram sulla nuova fisica scuotono i principi della scienza tradizionale:  dalle particelle subatomiche alle galassie giganti, tutto è parte infinitesimale e totalità di "Tutto"

<< Nel 1982 un'équipe di ricerca dell'Università di Parigi, diretta dal fisico Alain Aspect, condusse forse il più importante esperimento del 20º secolo.  Aspect ed il suo team scoprirono che, sottoponendo a determinate condizioni delle particelle

Alain Aspect

subatomiche come gli elettroni, esse sono capaci di comunicare istantaneamente una con l'altra indipendentemente dalla distanza che le separa, sia che si tratti di 10 metri o di 10 miliardi di chilometri.  Come se

ogni singola particella sappia esattamente cosa stiano facendo tutte le altre.

Un fenomeno che può essere spiegato solo in due modi:  o la teoria di Einstein - che esclude la possibilità di comunicazioni più veloci della luce - è da considerarsi errata, oppure le particelle subatomiche sono connesse non-localmente.

La maggior parte dei fisici nega la possibilità di fenomeni che oltrepassino la velocità della luce, ma l'esperimento di Aspect rivoluziona il postulato, provando che il legame tra le particelle subatomiche è effettivamente di tipo non-locale.  David Bohm, celebre fisico dell'Università di Londra recentemente scomparso, sosteneva che le scoperte di Aspect implicassero la non-esistenza della realtà oggettiva.  Vale a dire che, nonostante la sua apparente solidità, l'Universo è in realtà un fantasma, un

ologramma gigantesco e splendidamente dettagliato.

Ologrammi, la parte e il tuttoPer capire la sbalorditiva affermazione di Bohm gettiamo uno sguardo alla natura degli ologrammi.  Un ologramma è una fotografia tridimensionale prodotta con l'aiuto di un laser:  l'oggetto da fotografare viene prima immerso nella luce di un raggio laser, poi un secondo raggio laser viene fatto rimbalzare sulla luce riflessa del primo e lo schema risultante dalla zona di interferenza dove i due raggi si incontrano viene impresso sulla pellicola fotografica. Quando la pellicola viene sviluppata risulta visibile solo un

intrico di linee chiare e scure ma, illuminata da un altro raggio laser, ecco apparire il soggetto originale.  La tridimensionalità non è l'unica caratteristica interessante degli ologrammi:  se l'ologramma di una rosa viene tagliato a metà e poi illuminato da un laser, si scopre che ciascuna metà contiene ancora l'intera immagine della rosa. Anche continuando a dividere le due metà, vedremo che ogni minuscolo frammento di pellicola conterrà sempre una versione più piccola, ma intatta, della stessa immagine. Diversamente dalle

normali fotografie, ogni parte di un ologramma contiene tutte le informazioni possedute dall'ologramma integro. * [vedi riquadro a destra - XmX] Si schiude così una nuova comprensione dei concetti di organizzazione e di ordine.

David Bohm

UNA PRECISAZIONE...(inserto di XmX)

L'affermazione secondo la quale ogni frammento dell'ologramma conterrebbe tutta l'informazione, non è esatta:  si verifica sempre una certa perdita di informazione, tanto maggiore quanto più è piccolo il frammento. Questo però non invalida affatto l'ipotesi dell'Universo olografico, ma anzi, restringe le reciproche influenze delle cose - da una precedente inconcepibile infinitezza ad ambiti più circoscritti - rendendo tutta la teoria ancor più credibile.  XmX

La rana, l'atomo e la rosaPer quasi tutto il suo corso la scienza occidentale ha agito sotto il preconcetto che il modo migliore di capire un fenomeno fisico, che si trattasse di una rana o di un atomo, era quello di sezionarlo e di studiarne le varie parti.  Gli ologrammi ci insegnano che alcuni fenomeni possono esulare da tale approccio.  Bohm lo intuì, aprendo una strada alla comprensione della scoperta del professor Aspect.

Per Bohm il motivo per cui le particelle subatomiche restano in contatto indipendentemente dalla distanza che le separa risiede nel fatto che la loro separazione è un'illusione.  Era infatti convinto che, ad un livello di realtà più profondo, tali particelle non sono entità individuali, ma estensioni di uno stesso "organismo" fondamentale.  Bohm semplificava con un esempio:  immaginate un acquario contenente un pesce.  Immaginate che l'acquario non sia visibile direttamente, ma solo attraverso due telecamere, una posizionata frontalmente e l'altra lateralmente rispetto all'acquario.[vedi disegno a destra - XmX]

Guardando i due monitor televisivi possiamo pensare che i pesci siano due entità separate, la differente posizione delle telecamere ci darà infatti due immagini lievemente diverse.  Ma, continuando ad osservare i due pesci, alla fine ci accorgeremo che vi è un certo legame tra loro:  quando uno si gira, anche l'altro si girerà;  quando uno guarda di fronte a sé, l'altro guarderà lateralmente.  Essendo all'oscuro dello scopo reale dell'esperimento, potremmo credere che i due pesci comunichino tra loro, istantaneamente e misteriosamente.  Secondo Bohm il comportamento delle particelle subatomiche indica che esiste un livello di realtà del quale non siamo consapevoli, una dimensione che oltrepassa la nostra.  Se le particelle subatomiche ci appaiono separate è perché siamo capaci di vedere solo una porzione della loro realtà, esse non sono "parti" separate bensì sfaccettature di un'unità più profonda e basilare, che risulta infine altrettanto olografica ed indivisibile quanto la nostra rosa.  E poiché ogni cosa nella realtà fisica è costituita da queste "immagini", ne consegue che l'Universo stesso è una proiezione, un ologramma.

Il magazzino cosmicoOltre alla sua natura illusoria, questo universo avrebbe altre caratteristiche stupefacenti:  se la separazione tra le particelle subatomiche è solo apparente, ciò significa che, ad un livello più profondo, tutte le cose sono infinitamente collegate.  Gli elettroni di un atomo di carbonio del cervello umano sono connessi alle particelle subatomiche che costituiscono ogni salmone che nuota, ogni cuore che batte ed ogni stella che brilla nel cielo.  Tutto compenetra tutto. Sebbene la natura umana cerchi di categorizzare, classificare e suddividere i vari fenomeni, ogni suddivisione risulta necessariamente artificiale e tutta la natura non è altro che una immensa rete ininterrotta.

In un universo olografico persino il tempo e lo spazio non sarebbero più dei principi fondamentali.  Concetti come la località vengono infranti in un universo dove nulla è veramente separato dal resto, sicché anche il tempo e lo spazio

tridimensionale (come le immagini del pesce sui monitor TV) dovrebbero venire interpretati come semplici proiezioni di un sistema più complesso.  Al suo livello più profondo la realtà non è altro che una sorta di super-ologramma dove il passato, il presente ed il futuro coesistono simultaneamente. Disponendo degli strumenti appropriati un giorno potremmo spingerci entro quel livello della realtà e cogliere delle scene del nostro passato da lungo tempo dimenticato.  Cos'altro possa contenere il super-ologramma resta una domanda senza risposta.  In via ipotetica, ammettendo che esso esista, dovrebbe contenere ogni singola particella subatomica che sia, che sia stata e che sarà, nonché ogni possibile configurazione di materia ed energia:  dai

fiocchi di neve alle stelle, dalle balene ai raggi gamma.  Dovremmo immaginarlo come una sorta di magazzino cosmico di Tutto-ciò-che-Esiste.  Bohm si era addirittura spinto a supporre che il livello super-olografico della realtà potrebbe non essere altro che un semplice stadio intermedio oltre il quale si celerebbe un'infinità di ulteriori sviluppi.

Poiché il termine ologramma si riferisce di solito ad una immagine statica che non coincide con la natura dinamica e perennemente attiva del nostro universo, Bohm preferiva descrivere l'Universo col termine "olomovimento".  Affermare che ogni singola parte di una pellicola olografica contiene tutte le informazioni in possesso della

pellicola integra significa semplicemente dire che l'informazione è distribuita non-localmente.  Se è vero che l'Universo è organizzato secondo principi olografici, si suppone che anch'esso abbia delle proprietà non-locali e quindi ogni particella esistente contiene in se stessa l'immagine intera.  Dato il presupposto, tutte le manifestazioni della vita provengono da un'unica fonte di causalità che include ogni atomo dell'Universo.  Dalle particelle subatomiche alle galassie giganti, tutto è allo stesso tempo parte infinitesimale e totalità di "tutto".

Miliardi di informazioni...

Lavorando nel campo della ricerca sulle funzioni cerebrali, anche il neurofisiologo Karl Pribram, dell'Università di Stanford, si è convinto della natura olografica della realtà. Numerosi studi, condotti sui ratti negli anni '20, avevano dimostrato che i ricordi non risultano confinati in determinate zone del cervello:  dagli esperimenti nessuno però riusciva a spiegare quale meccanismo consentisse al cervello di conservare i ricordi, fin quando Pribram non applicò a questo campo i concetti dell'olografia.  Egli ritiene che i ricordi non siano immagazzinati nei neuroni o in piccoli gruppi di neuroni, ma negli schemi degli impulsi nervosi che si intersecano attraverso tutto il cervello, proprio come gli schemi dei raggi laser che si intersecano su tutta l'area del frammento di pellicola che contiene l'immagine olografica.

Quindi il cervello stesso funziona come un ologramma e la teoria di Pribram spiegherebbe come il cervello riesca a contenere una tale quantità di ricordi in uno spazio così limitato.  Quello umano può immagazzinare circa 10 miliardi di

Karl Pribram

informazioni, durante la durata media di vita (approssimativamente l'equivalente di cinque edizioni dell'Enciclopedia Treccani!).  Di converso, si è scoperto che gli ologrammi possiedono una sorprendente possibilità di memorizzazione, infatti semplicemente cambiando l'angolazione con cui due raggi laser colpiscono una pellicola fotografica, si

possono accumulare miliardi di informazioni in un solo centimetro cubico di spazio.

...ma anche di ideeLa nostra stupefacente capacità di recuperare velocemente una qualsivoglia informazione dall'enorme magazzino cerebrale risulta spiegabile più facilmente, supponendone un funzionamento secondo principi olografici. Inutile, quindi, scartabellare nei meandri di un gigantesco archivio alfabetico cerebrale, perché ogni frammento di informazione sembra essere sempre istantaneamente correlato a tutti gli altri:  si tratta forse del massimo esempio in natura di un sistema a correlazione incrociata.  Nell'ipotesi di Pribram si analizza la capacità del cervello di tradurre la valanga di frequenze luminose, sonore, ecc. ricevute tramite i sensi, nel mondo concreto delle percezioni. Codificare e decodificare frequenze è esattamente quello che un ologramma sa fare meglio, fungendo da strumento di traduzione per convertire un ammasso di frequenze prive di significato in una immagine coerente:  il cervello usa gli stessi principi olografici per convertire matematicamente le frequenze ricevute in percezioni interiori.

Vi è una impressionante quantità di dati scientifici a conferma della teoria di Pribram, ormai condivisa da molti altri neurofisiologi.  Il ricercatore italo-argentino Hugo Zucarelli ha applicato il modello olografico ai fenomeni acustici, incuriosito dal fatto che gli umani possono localizzare la fonte di un suono senza girare la testa, pur sordi da un orecchio.  Ne risulta che ciascuno dei nostri sensi è sensibile ad una varietà di frequenze molto più ampia.  Ad esempio:  il nostro sistema visivo è sensibile alle frequenze sonore, il nostro olfatto percepisce anche le cosiddette "frequenze osmiche" e persino le cellule biologiche sono sensibili ad una vasta gamma di

frequenze.  Tali scoperte suggeriscono che è solo nel dominio olografico della coscienza che tali frequenze possono venire vagliate e suddivise.[sui suoni olografici, o meglio, olofonici vedi links alla fine - XmX]

IL CERVELLO RIMESCOLATO(inserto di XmX)

Paul Pietsch, critico verso la teoria olografica della mente, provò a confutarla (libro Shufflebrain, vedi links a fine pagina). Poichè aveva scoperto che le salamandre sono capaci di ampie capacità di rigenerazione del tessuto nervoso (nervi e cervello), ipotizzò che la localizzazione delle funzioni cerebrali potesse essere evidenziata "scambiando" fra loro parti di cervello. Lo fece, sezionando il cervello di alcune salamandre in parti uguali, per poi risistemarle nella scatola cranica ruotate, scambiate di posto, e così via. Pietsch si aspettava di osservare gravi disfunzioni o strani comportamenti, invece la maggior parte delle salamandre continuò a comportarsi come prima.   XmX

La realtà?  Non esiste.Ma l'aspetto più sbalorditivo del modello cerebrale olografico di Pribram è ciò che risulta unendolo alla teoria di Bohm.  Se la concretezza del mondo non è altro che una realtà secondaria e ciò che esiste non è altro che un turbine olografico di frequenze e se persino il cervello è solo un ologramma che seleziona alcune di queste frequenze trasformandole in percezioni sensoriali, cosa resta della realtà oggettiva?  In parole povere:  non esiste.  Come sostenuto dalle religioni e dalle filosofie orientali, il mondo materiale è una illusione. Noi stessi pensiamo di essere entità fisiche che si muovono in un

mondo fisico, ma tutto questo è pura illusione.  In realtà siamo una sorta di "ricevitori" che galleggiano in un caleidoscopico mare di frequenze e ciò che ne estraiamo lo trasformiamo magicamente in realtà fisica:  uno dei miliardi di "mondi" esistenti nel super-ologramma.

Questo impressionante nuovo concetto di realtà è stato battezzato "paradigma olografico" e sebbene diversi scienziati lo abbiano accolto con scetticismo, ha entusiasmato molti altri.  Un piccolo, ma crescente, gruppo di ricercatori è convinto si tratti del più accurato modello di realtà finora raggiunto dalla scienza.  In un Universo in cui le menti individuali sono in effetti porzioni

indivisibili di un ologramma e tutto è infinitamente interconnesso, i cosiddetti "stati alterati di coscienza" potrebbero semplicemente essere il passaggio ad un livello olografico più elevato.  Se la mente è effettivamente parte di un continuum, di un labirinto collegato non solo ad ogni altra mente esistente o esistita, ma anche ad ogni atomo, organismo o zona nella vastità dello spazio, ed al tempo stesso, il fatto che essa sia capace di fare delle incursioni in questo labirinto e di farci sperimentare delle esperienze extracorporee, non sembra più così strano.

Coscienza e visualizzazioneIl paradigma olografico presenta implicazioni anche nelle cosiddette scienze pure, come la biologia.  Keith Floyd, uno psicologo del Virginia Intermont College, ha sottolineato il fatto che se

la concretezza della realtà non è altro che una illusione olografica, non potremmo più affermare che la mente crea la coscienza (cogito ergo sum).  Al contrario, sarebbe la coscienza a creare l'illusoria sensazione di un cervello, di un corpo e di qualunque altro oggetto ci circondi che noi interpretiamo come "fisico".

Una tale rivoluzione nel nostro modo di studiare le strutture biologiche spinge i ricercatori ad affermare che anche la medicina e tutto ciò che sappiamo del processo di guarigione verrebbero trasformati dal paradigma olografico. Infatti, se l'apparente struttura fisica del corpo non è altro che una proiezione olografica della coscienza, risulta chiaro che ognuno di noi è molto più responsabile della propria salute di quanto riconoscano le attuali conoscenze

nel campo della medicina.  Quelle che noi ora consideriamo guarigioni miracolose potrebbero in realtà essere dovute ad un mutamento dello stato di coscienza che provochi dei cambiamenti nell'ologramma corporeo.  Allo stesso modo, potrebbe darsi che alcune controverse tecniche di guarigione alternative come la "visualizzazione" risultino così efficaci perché nel dominio olografico del pensiero le immagini sono in fondo reali quanto la "realtà".

Il mondo è una tela biancaPerfino le visioni ed altre esperienze di realtà non ordinaria possono venire facilmente spiegate se accettiamo l'ipotesi di un universo olografico.  Nel suo libro "Gifts of Unknown Things", il biologo Lyall Watson descrive il suo incontro con una sciamana indonesiana che, eseguendo una danza rituale, era capace di far svanire istantaneamente un intero boschetto di alberi.  Watson riferisce che mentre lui ed un altro attonito osservatore continuavano a guardare, la donna fece velocemente riapparire e scomparire gli alberi diverse volte. Sebbene le conoscenze scientifiche attuali non ci permettano di spiegarle, esperienze come queste diventano più plausibili qualora si ammetta la natura olografica della realtà.  In un universo olografico non vi sono limiti all'entità dei cambiamenti che possiamo apportare alla sostanza della realtà, perché ciò che percepiamo come realtà è soltanto una tela in attesa che noi vi si dipinga sopra qualunque immagine vogliamo.  Tutto diviene possibile, dal piegare cucchiai col potere della mente, ai fantasmagorici eventi vissuti da Carlos Castaneda durante i suoi incontri con Don Juan, lo sciamano Yaqui.  Nulla di più, né meno, miracoloso della capacità che abbiamo di plasmare la realtà a nostro piacimento durante i sogni.  E le nostre convinzioni fondamentali dovranno essere riviste alla luce della teoria olografica della realtà. >>

Dr. Richard BoylanBehavioral Scientist

RUMORE QUANTICO E UNIVERSO OLOGRAFICO

Sono ormai circa sessant'anni che l'idea di universo olografico ha fatto irruzione sulla scena scientifica mondiale. Cercare di dare una spiegazione al fenomeno dell'entaglement tra particelle o interrogarsi sul contenuto di entropia dell'universo ha comportato un'incredibile sforzo immaginativo che ci ha portato a rappresentazioni dell'universo decisamente fuori dall'ordinario. Per decenni si è discusso tra gli addetti ai lavori della possibilità che il nostro universo non sia ciò che di esso percepiamo a livello sensoriale ed intuitivo. Invece di tre dimensioni spaziali infatti ne potrebbero esistere solo due. Una sorta di enorme pellicola cosmica piatta da cui promana una rappresentazione tridimensionale che non è altro che l'universo in cui viviamo. Noi stessi siamo un fenomeno talmente distante da ciò che percepiamo da diventarci totalmente alieno.Certo sono considerazioni affascinati e stimolanti. La realtà non è quello che sembra. Si schiudono infinite possibilità da valutare, sondare. Ciononostante finora sono state solo questo: considerazioni. Certa la teoria è solida, suggestiva ed affascinante, ma pur sempre solo una teoria.Fino a qualche tempo fa sembrava anche impossibile poter indagare sperimentalmente su tale argomento. Se infatti viviamo in un universo olografico come possiamo verificarne la natura? Un ipotetico microscopio olografico che cercasse di evidenziarne i limiti sarebbe soggetto esso stesso agli stessi limiti esistenziali e quindi non potrebbe evidenziarli.

Sarebbe come se un omino di un videogame cercasse di analizzare la natura dello schermo su cui è proiettato con un microscopio costruito dagli stessi bit di informazione di cui è fatto lui. Impossibile ricavare alcunché da esso, potrebbe solo vedere ciò che si trova all'interno del gioco stesso.Questa considerazione è sconfortante, in fondo chi non vorrebbe dare uno sguardo al di fuori del proprio mondo manifesto che, per quanto vario ed enorme nelle sue molteplici implicazioni, tende a manifestarsi con una ripetitività opprimente? Sembra però che le cose non siano proprio così. Forse c'è un modo per verificare la natura olografica dell'universo e la cosa impressionante è che sta succedendo proprio adesso. Forse un fastidioso rumore di fondo che disturba un sofisticato strumento di indagine cosmica è la prima prova sperimentale che le teorie sull'universo olografico non sono solo teorie.Ma quest'avventura non comincia con un rilievo casuale al contrario inizia ancora una volta con una teoria. Craig Hogan è un fisico appena promosso direttore del Fermilab, un laboratorio per lo studio delle particelle a Batavia, Illinois. Hogan ha fatto alcune considerazioni cruciali partendo dai risultati di Bekestein sull'universo olografico (2). Infatti se l'informazione contenuta nell'universo non può che essere quella che è contenuta nei suoi confini esterni allora la grandezza dei bit come si manifestano all'interno dell'universo deve essere più grande di quella teorizzata in base alla lunghezza di Planck, in altre parole l'universo appare come fuori fuoco, sfumato quando lo si osserva a livello ultramicroscopico.Fermiamoci un attimo per comprendere meglio questo punto.Max Plank è stato uno dei padri fondatori delle fisica quantistica. Egli ha concepito per primo il concetto di quantum ovvero quantità base di energia. In fisica classica esisteva il concetto di continuum. Ad esempio possiamo suddividere all'infinito lo spazio che c'è tra due corpi senza mai arrivare ad una lunghezza minima. Questo concetto sembra intuitivamente accettabile, se infatti arrivassimo ad una grandezza molto piccola cosa ci potrebbe impedire a livello teorico di suddividerla ulteriormente? Osservando meglio il concetto di continnum però sorgono non pochi problemi. Si vedano ad esempio i famosi paradossi di Zenone che portano la mente in stallo proprio di fronte al concetto di infinitamente divisibile. Anche se poi questi paradossi sono stati spiegati rimane il fatto che di fronte all'idea di infinitamente divisibile ad un certo punto la nostra mente si ribella, è come se dicessimo "ci sarà un limite ad un certo punto!" Infatti c'è.Lo stesso ragionamento di infinitamente divisibile potrebbe essere fatto per le quantità di energia, di massa eccetera. Planck ha invece dimostrato che l'energia si trasmette in quantità definite, discrete, per l'appunto in quanti. In altre parole non potremo mai avere mezzo fotone di luce ma sempre e soltanto multipli di un fotone. Questa concezione ha rivoluzionato la fisica nelle sue fondamenta più basilari. L'universo non è infinitamente divisibile ne lo sono il tempo, la materia, l'energia, l'informazione ecc. Tutto si muove a scatti, a valori discreti.Plack nella sua lunga e feconda vita di scienziato ha anche concepito numerose unità di misura allo scopo di definirle in relazione a costanti universali non concepite dall'uomo. Una di queste unità di misura è la lunghezza di Planck. Misura un valore molto piccolo circa 1,6 x 10-35mm. Molto più tardi, negli anni '80, questa misura assunse un significato molto importante. Infatti con la nascita della teoria delle super stringhe si assunse che la stringa base dell'universo avesse diametro uguale proprio alla lunghezza di Plack e che non ci sia alcun senso in grandezze inferiori a questa. Al di sotto di questo limite lo spazio ed il tempo non hanno più significato.La teoria delle stringhe prevede che tutte le forme di energia e di particelle siano costituite da componenti base, per l'appunto le stringhe, che vibrando in un universo a 11 dimensioni si manifestano nel nostro universo ordinario come particelle, o fotoni, o quanti di altre energie. In altre parole le stringhe sono i mattoni base del nostro universo. E queste stringhe hanno come diametro la lunghezza di Planck.A quest'ordine di grandezza lo spazio-tempo stesso diventa instabile. Soggetto alle leggi della probabilità, in perenne stato di agitazione quantistica. Per definire questo stato la meccanica quantistica parla di "quantum foam" o spuma quantistica. È come se a livelli sub-microscopici ci fosse una sorta di schiuma in perenne fluttuazione, un ribollire quantico di spazio-tempo. Purtroppo non c'è modo di darci uno sguardo, le grandezze sono troppo piccole ed anche a livello teorico non è concepibile alcun mezzo per arrivare a questi valori minuscoli. Ne siamo tagliati fuori in modo irrimediabile. Almeno fino ad ora.Qui entra in gioco l'intuizione di Hogan. Come si è detto il fisico americano è partito dalla concezione di universo olografico di Bekestein. Secondo tale concezione l'entropia (e l'informazione) che è possibile racchiudere in una certa porzione di spazio è equivalente alla superficie del buco nero equivalente a quella stessa porzione di spazio. In parole più semplici riducete la Terra ad un buco nero di 9 mm di diametro e la sua superficie sarà il limite massimo di informazione che possiamo

stipare sul pianeta.Questa equivalenza manifesta una sorta di vincolo olografico. In altre parole sembra che l'universo sia un enorme ologramma cosmico. Hogan è partito da questa considerazione ed ha notato che se l'universo è solo un ologramma allora anche le grandezze base dell'universo non sono quelle che pensiamo. In particolare la lunghezza di Planck presente sulla superficie di proiezione dell'ologramma si manifesterebbe all'interno di esso come sfocata, sfumata e molto, molto più grande. Siamo nell'ordine di 10-16mm. Per capire come questo accada immaginate di vedere un gioco di ombre cinesi, le immagini sono proiettate su uno schermo da un raggio luminoso posto dietro di esse. Come tutti sanno se avviciniamo gli oggetti alla fonte di luce (o allontaniamo lo schermo) l'immagine diviene più grande e viceversa. Hogan è partito dalle dimensioni stimate dell'universo e si è chiesto che dimensione potrebbe avere la lunghezza di Planck se fosse proiettata da un'ipotetica fonte luminosa all'interno di un enorme ologramma sferico (l'universo per l'appunto). Ed ecco la risposta: 10-16mm. Questa non è più una grandezza impossibile da determinare con esperimenti fisici reali. Ed è qui che Hogan ha cominciato a pensare a come avrebbe potuto dare uno sguardo all'infinitamente piccolo. Ad esempio a queste grandezze sarebbe forse percepibile la schiuma quantistica come perenne ribollire, fluttuare dello spazio-tempo. Diventerebbe una sorta di rumore di fondo, un disturbo sonico di quelli che danno fastidio quando si sentono alla radio ma di fondamentale importanza se coinvolge la natura dell'universo. Dunque ha cominciato a domandarsi come poter rilevare questo rumore di fondo ed incredibilmente non ha dovuto fare molto sforzo per trovare un riscontro già bello che pronto, ad Hannover in un impianto costruito per studiare tutt'altro. IL GEO600 è una sorta di grande righello lungo 600 m. Esso è stato concepito per rilevare le onde gravitazionali. Secondo la teoria della relatività quando una stella esplode in una nova lo spazio ne viene talmente scosso da creare delle increspature, delle onde di gravità che si muovono nello spazio alla velocità della luce. Tali onde quando attraversano una certa porzione di spazio la allungano in un senso e la contraggono nell'altro. Tali allungamenti e contrazioni sono rilevabili in diversi modi. Nel caso del Geo600 sono stati posti ai due estremi del righellone due interferometri laser ovvero due lettori di luce laser. Se inviamo una luce coerente (cioè una luce che è fatta di fotoni che vibrano all'unisono) attraverso uno specchio argentato semitrasparente siamo in grado di riflettere metà del fascio e lasciar passare l'altra metà. Se dirigiamo i due fasci coerenti ai due estremi del Geo600 possiamo farli interferire in modo molto preciso e rilevare se ci sono deformazioni dello spazio dovute all'arrivo di onde gravitazionali. A questo punto possiamo tradurre i messaggi laser in suoni e restare all'ascolto. Prima o poi una stella esploderà e noi potremo vedere le increspature dello spazio sotto forma di suono. Quando Hogan ha scoperto il Geo600 ha capito che forse il suo peculiare modo di funzionare avrebbe potuto rilevare il ribollire quantico della schiuma dello spazio-tempo. E' entrato in contatto con il direttore del Geo600 e gli ha esposto le sue teorie. A questo punto la storia sembra diventare un libro d'avventura. Il direttore del Geo600, Danzmann, ha subito confermato ad Hogan che è circa un anno e mezzo che registrano un fastidioso rumore di fondo proveniente dallo strumento, un rumore di natura sconosciuta. Hanno pensato che potesse essere un disturbo di tipo termico ma i valori rilevati non sono spiegabili interamente con questa origine. E siamo arrivati ad oggi. Si stanno mettendo a punto alcune varianti nel sistema di misura del rumore, in particolare misurare a diverse frequenze e forse realizzare una protezione sottovuoto del Geo600, tecnologia in cui i tedeschi eccellono. Tutto questo per cercare di avere ulteriori dimostrazioni e riscontri del fenomeno. Ci si attende un'evoluzione dei rilievi entro un anno. E nel frattempo la comunità scientifica tiene gli occhi ben puntati sul Geo600 che è balzato al centro dell'attenzione mondiale. Ma tutto questo cosa significa in pratica? L'universo potrebbe essere un ologramma e noi come parte di esso non saremmo che delle evanescenti proiezioni di una sorta di universo-base bidimensionale spalmato su una pellicola cosmica. Hogan ha fatto un parallelo tra ologramma universale ed ologrammi di nostra conoscenza ordinaria e forse ha dato il via alla prima scoperta sperimentale della nautura olografica dell'universo. E se anche altri paralleli fossero possibili? Si sa ad esempio che su una stessa pellicola olografica si possono incidere molti ologrammi che si rendono visibili modificando l'angolo di incidenza della luce. Un esempio sono gli ologrammi presenti sulle banconote. In un cubo di quarzo di pochi centimetri è possibile imprimere anche un milione di ologrammi uno accanto all'altro. E se anche la nostra pellicola cosmica avesse le stesse proprietà? Non conosciamo la natura della luce che può proiettare una cosa come l'intero universo e non conosciamo di certo la natura della pellicola cosmica bidimensionale sulla quale il tutto è presente. Ma se su questa pellicola ci fossero impressi altri universi? Uno accanto all'altro in una successione di realtà parallele il cui pensiero lascia sgomenti.

Nella storia dell'umanità il concetto di "dimensione parallela" è presente da sempre in un modo o nell'altro. Pensiamo ad esempio alla favolosa isola di Avalon, un posto concreto ma separato dal nostro mondo. E non si parla qui di mondi dell'al di là a cui si può accedere in vari modi, in particolare morendo. L'al di là sembra essere descritto in modo diverso da queste dimensioni parallele. Immaginiamo di essere un omino da video game che vive il proprio programma proiettato su uno schermo cosmico in un'illusoria immagine 3D. Ci muoviamo nel contesto del nostro video game convinti della sua realtà ed immanenza. Ma ecco che accanto al nostro universo ne esiste un altro, ed un altro ancora assolutamente invisibili a noi. Come potremmo entrare in contatto con essi? Nel campo dell'indagine ufologica si è parlato spesso di esseri venuti da dimensioni parallele tramite strumenti tecnologici. D'altronde non avremmo i vincoli teorici presenti per esempio nella teoria dei molti mondi di Everett, che prevede l'esistenza di un'enorme quantità di universi paralleli però inellutabilmente separati tra loro. Lo stesso J.Allen Hynek, il famoso ufologo che analizzò il "Blue Book" asserì che "gli UFO potrebbero essere un'interfaccia tra la nostra realtà e una realtà parallela" ed ancora egli affermò che il viaggio intergalattico non è fisicamente possibile ma che gli UFO potrebbero rappresentare una realtà alternativa o addirittura delle "porte" che connettono il nostro universo a qualche dimensione parallela. Quante volte, nelle varie cosmogonie presenti nei miti di tutto il pianeta, si è parlato, in un modo o in un altro, di piani esistenziali posti su livelli di "vibrazione" diversi, posti incantati a cui si accede con parole magiche, terre poste "altrove", e via dicendo. Un'altra peculiarità degli ologrammi è la singolare capacità che ha ogni parte della pellicola di mantenere impresso l'intero ologramma. Se si rompe una pellicola olografica ogni parte di essa riproduce l'intero ologramma con l'unica differenza che la sua riproduzione è di qualità inferiore a quella originale. Essa appare meno precisa e dettagliata. Se applicassimo questa qualità alla pellicola cosmica potremmo forse riprodurre un universo in miniatura tramite la riproduzione in laboratorio di una piccola porzione della "pellicola" universale? Non intendo una copia del nostro universo in particolare ma magari realizzando in laboratorio una pellicola con le sue proprietà di base essa potrebbe costituire un vero e proprio universo in provetta. Ma allora il nostro stesso universo potrebbe essere in un certo senso di "seconda mano". Un esperimento in provetta di uno scienziato che cerca di comprendere il proprio universo. Naturalmente siamo in piena fantascienza e non sembra che sia neanche lontanamente concepibile una cosa simile, almeno per ora. Le prospettive sono però affascinati e non possiamo non interrogarci sulle implicazioni di un universo olografico. Se fossimo omini olografici e scoprissimo che il nostro universo è una proiezione tridimensionale potremmo forse cominciare a studiarne le caratteristiche, la natura e magari riuscire a scoprire che queste "realtà parallele" sono separate da noi solo dall'inclinazione della luce cosmica da cui tutto promana. Magari conoscendone la natura potremmo metterci in sintonia con essa e viaggiare da una dimensione all'altra. E, naturalmente, se ciò e possibile è anche molto probabile che siamo a nostra volta visitati da esseri di altre dimensioni. In questo caso essi sono qui, tra noi. Ma soprattutto potremmo chiederci chi è il programmatore ed il costruttore di questo schermo cosmico. Perchè lo ha fatto e che senso ha la nostra presenza al suo interno. E' solo un video game fine a se stesso o reca un significato particolare per noi che ci troviamo intrappolati in esso? Vi è una via d'uscita? Naturalmente una moltitudine di altre domande affolleranno la vostra mente come la mia.

L'universo Digitale

Nel corso degli ultimi vent'anni i fisici hanno capito molto di come l'universo immagazzina informazione, arrivando a ipotizzare che sia l'informazione, e non la materia e l'energia, a costituire l'unità fondamentale dell'esistenza. L'informazione si trasmette in frammenti minuscoli; da questi frammenti deriva lo spazio.

Siamo tutti degli ologrammi?

Il mondo potrebbe essere una gigantesca illusione. I volumi, le profondità dello spazio e anche la gravità potrebbero non essere proprietà così fondamentali come crediamo. La realtà ultima, la verità delle leggi della natura, sarebbe forse scritta su una superficie, come un'immensa pagina di un libro che contiene il cosmo.O meglio, una pellicola dalla quale si può proiettare il mondo che percepiamo. Lo afferma un principio ipotizzato anni fa dal fisico olandese Gerard't Hooft docente all'università di Utrecht e premio Nobel per la fisica nel 1999. Un principio controverso, che recentemente è tornato ad animare le discussioni, perché è stato applicato alla Teoria delle stringhe e si spera che possa aprire nuove strade alla Teoria del Tutto, è il "Principio dell'ologramma" (principio olografico).Le radici dell'idea risalgono agli anni 70 quando i fisici cominciarono a studiare i Buchi neri. Essi sono delimitati da una superficie (quasi) nera detta "orizzonte degli eventi" : tutto ciò che si trova all'interno, perfino la luce resta intrappolata nel campo gravitazionale e non può uscire.Fin dall'inizio si sospettava che l'informazione contenuta nei buchi neri (sotto forma di atomi e radiazioni) si potesse interamente ritrovare e leggere sulla loro superficie. Strano!? Sì: sarebbe come "leggere" tutto l'interno del corpo umano su una superficie piana a due dimensioni. Più precisamente, la superficie del buco nero risulterebbe suddivisa in tante cellule invisibili dette "aree di Planck". Sarebbero piccolissime e sarebbero come i pixel (quadratini) di cui si compone un'immagine digitale o un'area di memoria di un computer: ogni area può, semplificando, contenere un bit d'informazione, cioè 0 o 1.L'idea è che sulla superficie rimanga memoria "scritta" sotto forma di bit di tutto ciò che cade nel buco nero. Queste considerazioni portarono Gerard't Hooft a ipotizzare il "Principio olografico": è possibile cioè "proiettare" la superficie di un buco nero e ricostruire tutto ciò che vi cade dentro. Si chiama così perché è simile al principio sul quale si basano gli ologrammi tradizionali, che sono registrati su una pellicola 2D e, proiettati, generano un'immagine tridimensionale. Per spiegare come sia possibile, Hooft ricorre a un esempio, un esperimento mentale: immaginiamo un oggetto -per esempio una mela- che cada in un buco nero. Un osservatore lontano non vede la mela oltrepassare l'orizzonte degli eventi, ma la vede sempre fissa lì, perché (questo lo dicono le leggi della relatività ) all'orizzonte il tempo sembra fermarsi. Spiega Hooft "Accade una cosa strana: la mela che è un'oggetto 3D, a un certo punto diventa 2D all'orizzonte". L'informazione della mela, che era scritta nelle sue fibre e nelle sue molecole, si distribuisce su una superficie sferica ed è come se si trasformasse in bit.“Forse i veri processi fisici dell’Universo si svolgono su una remota superficie che lo circonda tutto e noi ne vediamo solo le proiezioni. Forse l’Universo è in realtà un ologramma.”

Forse il mondo è sfuocato. E non è una metafora. Craig Hogan, fisico all'Università di Chicago e direttore del Fermilab Particle Astrophysics Center, ritiene che se potessimo scrutare le più minuscole suddivisioni dello spazio e del tempo scopriremmo un universo pervaso da un tremolio intrinseco, il ronzio sonnolento di una radio non sintonizzata. Questo non ronzio non deriva da particelle che appaiono e scompaiono (le particelle virtuali) o da qualche altro tipo di schiuma quantistica di cui hanno discusso i fisici in passato. Il rumore di Hogan si verificherebbe, invece, se lo spazio non fosse liscio e continuo, un fondale levigato per la danza di campi e particelle come lo immaginiamo da tempo. Il rumore di Hogan compare se lo spazio è fatto di pezzi. Blocchi. Frammenti. Il rumore di Hogan implicherebbe che l'universo sia digitale.

Nel film StarTrek: Il futuro ha inizio, Spock consegna l'equazione che consente di poter effettuare il teletrasporto su una nave che viaggia a velocità curvatura ad uno scienziato che, alla vista di ciò, esclama:Non avrei mai pensato che fosse lo spazio a muoversi!