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BILANCIO DELLA CASSA RURALE DOLOMITI DI FASSA PRIMIERO E BELLUNO Banca di Credito Cooperativo ABI soc. coop. con sede in Moena Cod. fisc. - Partita Iva 00135870228 e Iscriz. Reg. Imprese CCIAA di Trento 9397 R.E.A 1228 Vol VI - Iscritta nell'Albo Nazionale degli Enti Cooperativi n° A157646 RELAZIONE SULLA GESTIONE BILANCIO 2017

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BILANCIO DELLA CASSA RURALE DOLOMITI DI FASSA PRIMIERO E BELLUNO

Banca di Credito Cooperativo ABI

soc. coop. con sede in Moena

Cod. fisc. - Partita Iva 00135870228 e Iscriz. Reg. Imprese CCIAA di Trento 9397

R.E.A 1228 Vol VI - Iscritta nell'Albo Nazionale degli Enti Cooperativi n° A157646

RELAZIONE SULLA GESTIONE

BILANCIO 2017

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Care Socie, cari Soci, il 2018 traccia una linea di confine nella storia bancaria e cooperativa italiana. Le circa 290 Banche di Credito Cooperativo, Casse Rurali e Casse Raiffeisen fra pochi mesi completeranno la realizzazione di un’originale processo di integrazione, dando vita ad un nuovo modello d’impresa, definito non a caso Gruppo Bancario Cooperativo. Con l’emanazione delle Disposizioni di vigilanza relative alle BCC-CR, si completa l’ultimo tassello della più significativa riforma del settore varata in Europa da quando esiste l’Unione bancaria. Innovativa negli esiti e nel metodo, volendo comporre un quadro normativo consono ai valori fondanti delle banche mutualistiche e coerente con l’esigenza di non snaturarne l’originale funzione di sviluppo inclusivo e durevole a beneficio dei territori e delle comunità locali. In occasione dell’approvazione del bilancio 2016, l’Assemblea ordinaria ha deliberato l’adesione al costituendo Gruppo Bancario cooperativo facente capo a Cassa Centrale Banca – Credito Cooperativo del NordEst s.p.a.. La scelta è stata comunicata alla Capogruppo e alla Banca d’Italia nel rispetto del termine indicato dall’Organo di Vigilanza, dei dieci giorni dallo svolgimento dell’Assemblea 2017. Nel corso del 2017, la banca ha aderito all’aumento di capitale sociale di Cassa Centrale Banca, autorizzato dalla Banca d’Italia il 25 ottobre scorso e deliberato dall’Assemblea straordinaria della costituenda Capogruppo il 13 novembre scorso. Il capitale sociale deliberato da Cassa Centrale Banca ammonta complessivamente a euro 1.263.600.000; il capitale sociale sottoscritto è pari a euro 952.031.808. In occasione di tale aumento di capitale, la Cassa Rurale ha sottoscritto nuovo capitale sociale di Cassa Centrale Banca per un ammontare di euro 8,000.000; l’ammontare complessivo della partecipazione in CCB al 31.12.2017 ammonta a euro 12.605.941. Al 1 dicembre sono 99 le BCC, Casse Rurali e Raiffeisen che hanno scelto il progetto di Cassa Centrale dalle 120 iniziali. Un numero destinato ancora a scendere per il semplice effetto delle fusioni in atto. Non calano invece le masse. Forte di una struttura operativa di circa 11.100 collaboratori, 1570 filiali, una raccolta di 74,5 miliardi di euro e impieghi per oltre 47 miliardi, il futuro Gruppo Bancario si collocherà fra il settimo e ottavo posto fra i gruppi bancari italiani. I numeri sono la più chiara testimonianza di come il passaggio da un sistema a rete a Gruppo Bancario cooperativo produrrà vantaggi per tutti. L’essere l’espressione di un sistema di banche di comunità che fanno del presidio del territorio e della vicinanza al socio e al cliente un imprescindibile modo di agire otterrà un nuovo impulso dalla costituzione del gruppo bancario. Le risorse economiche che si libereranno per effetto dello sviluppo di sinergie di ricavi e costi con la razionalizzazione delle strutture e dei processi ma anche grazie alla valorizzazione dei centri di eccellenza come sono le società di sistema saranno utilizzate anche per implementare la capacità di essere promotori di sviluppo riversando sulle comunità e sui territori il risultato del processo di efficientamento. Il 2018 sarà un altro anno impegnativo, sul piano gestionale ed organizzativo. L’applicazione del principio contabile IFRS 9 richiederà significative e onerose attività di adeguamento dei sistemi informativo-gestionali, dei profili procedurali e delle interazioni tra le diverse strutture interne della banca. Dall’applicazione delle nuove regole di classificazione e con riferimento al nuovo modello di impairment derivano impatti quantitativi sugli aggregati di bilancio e regolamentari. Secondo le analisi dell’EBA, potrebbero essere maggiori proprio per le piccole banche che utilizzano l’approccio standard.

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Le nuove disposizioni della MIFID 2 impongono requisiti impegnativi a tutti i soggetti operanti nei mercati finanziari e richiedono l’adozione di nuove strategie, di nuove politiche commerciali e di una ancora più attenta qualificazione del personale chiamato alla relazione con soci e clienti. La fusione con la Cassa Rurale Valli di Primiero e Vanoi, approvata in occasione dell’ultima Assemblea Straordinaria e divenuta operativa già a partire dal 1° novembre 2017, ha rappresentato il raggiungimento di un obiettivo strategico molto importante per il percorso evolutivo della nostra Cassa Rurale. L’integrazione e l’aggregazione costituiscono, infatti, un obiettivo oggi non più rinviabile per le Banche di Credito Cooperativo, che sono chiamate ad individuare soluzioni tali da favorire un assetto del sistema meno frammentato e meglio strutturato, capace di superare gli svantaggi della piccola dimensione ma, allo stesso tempo, di preservare i valori della cooperazione e della prossimità con il territorio che, da sempre, costituiscono il punto di forza delle banche locali. Per affrontare le complesse sfide che la quotidianità pone ad un Istituto di Credito Cooperativo, in un tempo di crisi com’è quello che stiamo vivendo, si rende quindi, sempre più necessaria la capacità di leggere il cambiamento e di declinare lo spirito cooperativo in modo nuovo, efficace ed idoneo ad affrontare il futuro. In una fase storica in cui non è più possibile dare per scontato lo sviluppo economico, aver coronato attraverso la fusione il percorso di aggregazione, iniziato molti anni fa dalla nostra Cassa, ha creato, a nostro avviso, le premesse necessarie per affrontare in maniera consapevole e vincente la sfida del mercato che, sia sul piano economico sia su quello sociale e culturale, chiede ad un Istituto come il nostro di partecipare alla costruzione di un modello di sviluppo sostenibile dove la banca mantenga elevati standard di efficienza e, nel contempo, la persona sia sempre tenuta al centro. É con questo pensiero che guardiamo al futuro con fiducia, nella convinzione che nella sua realizzazione molto dipenda dal coraggio di cambiare e di mettersi in gioco. Impegno ed entusiasmo, dedizione e disponibilità, sono gli atteggiamenti che devono pervadere anche tutti i collaboratori, dai dirigenti agli impiegati, in una apertura al cambiamento che la naturale e per certi versi tumultuosa evoluzione del mondo bancario, richiede. Sicuramente il salto dimensionale presuppone una nuova e più composita organizzazione. Ma anche ai Soci e ai Clienti è richiesto qualcosa come impegno, pazienza e fedeltà; la Cassa Rurale è un patrimonio della Comunità, è una espressione economica del territorio ed è al servizio del territorio. Lo abbiamo detto ancora, noi non possiamo garantire sempre le migliori condizioni, ma ciò che possiamo assicurare, sempre, è l'impegno nei confronti del nostro territorio e il sostegno delle attività di volontariato della nostra comunità, il tutto naturalmente in un clima di reciprocità senza la quale nulla è garantito. La fusione non è solo numeri, è innanzitutto persone, deve essere impegno ed entusiasmo, ad iniziare dagli Amministratori e a seguire da tutti i collaboratori, che dovrebbero e devono guardare avanti con la lungimiranza e la saggezza necessaria a dare il giusto peso alle cose importanti, svestendosi di preconcetti e diffidenza, nella consapevolezza che tutti devono remare nella stessa direzione: in un organismo collegiale i risultati si ottengono solamente lavorando insieme. Sul piano del modello di servizio ai nostri Soci e alle comunità locali, non possiamo non sentirci interrogati dal processo di costante digitalizzazione dell’operatività bancaria, che le analisi documentano crescere ad un ritmo di poco inferiore al 10% ogni anno. Ma, poiché il “fare banca” non può ridursi a semplice transazione, essendo anche consulenza, supporto, accompagnamento, possiamo affermare che restano spazi di servizio per la Cassa da occupare e re-interpretare.

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Soci e Clienti chiedono soluzioni, non semplicemente prodotti. E l’offerta di soluzioni, adeguate e convenienti, debbono essere sostenute da un tessuto solido di fiducia e relazione, elementi che tradizionalmente costituiscono “fattori della produzione” nel modello della nostra Cassa. L’esercizio 2017 è stato caratterizzato da una flessione della domanda di credito anche se in misura minore rispetto alle medie di sistema. L’economia dei territori di riferimento della cassa ha dato interessanti segnali di ripresa dopo un periodo di stagnazione. Confortanti segnali provengono dal comparto turistico settore trainante per l’economia di quasi tutti gli ambiti in cui opera la Cassa, ne è dimostrazione l’andamento delle ultime stagioni turistiche, se l’invernale 2016/17 aveva risentito degli effetti metereologici avversi con una leggera contrazione delle presenze, di tutt’altro tenore la stagione estiva 2017 che, stando ai dati statistici della PAT, presenta un segno positivo in termini di presenze del 5,12% attestatesi sui livelli mai raggiunti negli ultimi anni. Ma soprattutto a indurre l’ottimismo sono i primi dati seppur ufficiosi relativi alla stagione invernale 2017/18 in via di chiusura che la configurano come stagione “record”. Il presidio della qualità del credito è stato e rimane uno degli obiettivi strategici insieme alla gestione degli NPL (non performing loss – ovvero crediti che presentano elevati livelli di criticità), a riguardo di quest’ultima fattispecie con l’avvento del Gruppo Bancario sono in via di definizione operazioni straordinarie di cessione di crediti NPL a società veicolo specializzate a cui la Cassa ha dato adesione. Operazioni che hanno l’obiettivo primario di abbattere l’incidenza degli NPL sui bilanci delle singole Casse migliorandone i ratio patrimoniali e il contenimento dei costi di gestione. Nell’esercizio 2017 l’entità dei crediti NPL è diminuita di 22,9 mln invertendo il trend di crescita che aveva caratterizzato gli ultimi esercizi, questo a controprova che la Cassa può contare su un tessuto economico ancora sano e produttivo seppur alcune zone presentino ancora delle criticità. L’indicatore NPL ratio (rapporto tra crediti NPL sul totale dei crediti) a fine 2017 si attesta al 22,6% contro il 25,7% del 2016. Importante è stato lo sforzo profuso per elevare i livelli di copertura, ovviamente con un’ingente sacrificio di risorse patrimoniali in particolare per la Cassa incorporata il cui stock di credito NPL era elevato, l’impatto delle svalutazioni operate ha pesato in misura importante sul risultato del bilancio di fusione. I coverage a fine 2017 sono in linea con il sistema bancario e con quanto richiesto dalla costituenda capogruppo CCB e vedono le sofferenze coperte al 63,3%, le inadempienze probabili coperte al 35,8% e le esposizioni scadute/sconfinanti al 5%. La composizione per settori del credito evidenzia la Cassa Rurale particolarmente proiettata verso le imprese sulle quali è concentrato il 64,5% del credito conto un dato medio delle CR Trentine al 54,6%. All’interno delle imprese, il ramo economico di riferimento è quello degli alberghi e pubblici esercizi 48,9% chiaramente in rappresentazione della preponderanza dell’economia turistica della zona dove opera la Cassa Rurale. Appare degna di evidenza anche la bassa esposizione verso i rami economici legati all’edilizia 16,1% (dato medio delle CR Trentine 31,6%), il cui comparto ha presentato i maggiori segnali di crisi da cui stenta ancora a riprendersi e il cui relativo credito è stato oggetto di importanti rettifiche di valore ma, grazie al contenimento dell’esposizione settoriale, l’impatto economico per la Cassa Rurale è stato ridotto. Le dinamiche del credito confermano l’attenzione della Cassa nei confronti dell’imprenditoria locale, il credito verso le imprese seppur presenti un segno negativo -3,1%, se raffrontato al dato provinciale -10,2% rafforza quanto detto in merito alla vitalità economica dei territori in cui la Cassa opera. In controtendenza rispetto al dato provinciale il credito erogato alle famiglie -1,5% a fronte di un +0,8% del sistema trentino. Nel loro insieme i crediti verso clientela a valori lordi segnano un calo del -2,3% a fronte di un dato provinciale del -5,3% e un dato del sistema bancario di -1,6%.

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cr Dolomiti cr trentine

SETTORI DI ATTIVITA' var % annua Comp. %

var % annua Comp. %

Ammistrazioni pubbliche -11,0% 0,0% 17,1% 0,4%

Società finanziarie -5,5% 0,5% 33,9% 1,7%

Istituzioni sociali private e altre unità non cl. 8,2% 0,5% -6,6% 0,4%

Famiglie consumatrici -1,5% 34,5% 0,8% 40,9%

altre unità non classificabili 1,0% 0,1% 12,6% 0,1% Totale settori non produttori -1,4% 35,5% 1,9% 43,6%

Società non finanziarie -5,7% 15,0% -13,4% 29,1%

Artigiani e altre famiglie produttrici -2,2% 49,5% -6,6% 27,3% Totale imprese -3,1% 64,5% -10,2% 56,4%

TOTALE CREDITI -2,3% 100,0% -5,3% 100,0%

RAMI DI ATTIVITA' ECONOMICA (aggregazione per macro settori) var %

annua Comp. % var % annua Comp. %

a) Agricoltura 8,6% 6,0% -3,0% 10,8%

b) Attività manifatturiera -1,4% 8,6% -6,6% 15,8%

c) Costruzioni -12,1% 13,2% -20,6% 21,1%

d) Commercio -3,1% 10,7% -8,0% 13,8%

e) Alberghi e pubblici esercizi -1,4% 48,9% -1,9% 18,2%

f) Attività immobiliari -16,4% 2,9% -17,8% 10,6%

g) Altri Servizi -1,3% 9,6% -6,2% 9,8%

TOTALE RAMI ATTIVITA' ECONOMICA -3,1% 100,0% -10,2% 100,0%

Edilizia (costruzioni + attività immobiliari (c+f ) -12,9% 16,1% -19,7% 31,6%

L’intermediazione con la clientela, che rappresenta l’insieme tra raccolta diretta e indiretta, anche nel 2017 presenta un segno positivo +2,17%, il sistema delle CR trentine segna un +1,7%, l’indice misura indirettamente il livello di fiducia della clientela oltre alla bontà dei prodotti e servizi offerti dalla Cassa. La raccolta diretta che rappresenta le forme più tradizionali del risparmio, sconta il permanere del livello dei tassi di mercato su valori prossimi allo zero, e di conseguenza la remunerazione della raccolta si comprime sempre di più, inducendo i risparmiatori incerti da un lato a preferire strumenti di liquidità e dall’altro a cercare forme più remunerative attraverso prodotti del risparmio gestito. Nel corso del 2017 ha registrato valori in calo del -1,8% il sistema delle Cr Trentine presenta una stabilità rispetto al 2016 mentre a livello di sistema bancario il calo e del -2,0%. E’ proseguito nel 2017 il flusso di crescita della raccolta indiretta, in particolare per i prodotti del gestito (fondi comuni, gestioni patrimoniali e altri prodotti finanziari) trend ormai consolidato negli ultimi anni. La raccolta indiretta a valori di mercato ammonta a dicembre 2017 è crescita del 19,4% a fronte di una crescita a livello provinciale del 6,4% rispetto al 2016. La redditività è ancora fortemente dipendente dal margine di interesse, risulta però in costante miglioramento l’apporto che deriva dai ricavi da servizi, in particolare i comparti legati al risparmio gestito e alla bancassicurazione. I costi operativi mantengono una forte rigidità, dovuta in parte anche alla scelta di salvaguardare le relazioni con il territorio (rete commerciale), benefici sono attesi nei prossimi esercizi dal completamento della riorganizzazione post fusione con l’efficientamento dei processi produttivi e la realizzazione di alcune economie di scala. L’indice di efficienza cost/income (rapporto tra costi operativi e margine di intermediazione) si attesta al 75,22%, la media del sistema delle BCC (dato Federcasse) pari 74,2%. Hanno inciso negativamente la contrazione del margine

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di interesse e dell’utile da cessione di attività finanziarie ma soprattutto l’aumento dei costi operativi per oneri straordinari legati alla fusione. L’esercizio si chiude con un utile netto di €uro 2.975.222 con un incremento del 60,64% rispetto i 1,852 mln del 2016. Il patrimonio e i fondi propri, l’adeguatezza patrimoniale attuale e prospettica hanno da sempre rappresentato un elemento fondamentale nell’ambito della pianificazione aziendale. Ciò a maggior ragione nel contesto attuale, in virtù dell’importanza crescente che la dotazione di mezzi propri assume per il sostegno all’operatività del territorio e alla crescita sostenibile della Banca. Al 31/12/2017 il patrimonio netto contabile ammonta a € 69.134.333 I fondi propri ai fini prudenziali, sono calcolati sulla base dei valori patrimoniali e del risultato economico determinati in applicazione dei principi IAS/IFRS e delle politiche contabili adottate, nonché tenendo conto della disciplina prudenziale applicabile. A fine dicembre 2017, il capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 - CET1) della Banca, determinato in applicazione delle norme e dei riferimenti dianzi richiamati, ammonta a 59.749.495 euro. Il capitale primario di classe 1 (Tier 1) è pari a 59.749.495 euro. Il capitale di classe 2 (Tier 2) è pari a 66.734.140 euro. La Cassa presenta un rapporto tra capitale primario di classe 1 ed attività di rischio ponderate (CET 1 capital ratio) pari al 13,184%; un rapporto tra capitale di classe 1 ed attività di rischio ponderate (T1 capital ratio) pari al 13,184%; un rapporto tra fondi propri ed attività di rischio ponderate (Total capital ratio) pari al 14,725%. La consistenza dei Fondi Propri al 31 dicembre 2017 risulta pienamente capiente su tutti e i livelli di capitale rappresentati. Risulta, inoltre, pienamente rispettato il requisito combinato di riserva di capitale, nonché la capital guidance. Va evidenziato che la normativa di vigilanza in materia di Fondi Propri impone di computare tra gli elementi da dedurre dal capitale primario le quote di partecipazione in strumenti del CET1 di soggetti del settore finanziario che eccedono la soglia consentita del 10% del capitale primario al lordo degli effetti transitori e degli elementi da dedurre. Nel momento in cui il Gruppo Bancario diverrà operativo, sicuramente entro il 31/12/2018, dal computo degli elementi da dedurre verrà esclusa la partecipazione in Cassa Centrale Banca, i fondi propri così determinati assommeranno per Cet1 e Tier1 66,675 mln e Tier2 74,420 mln, il rapporto tra capitale primario di classe 1 ed attività di rischio ponderate (CET 1 capital ratio) risulterà pari al 14,712%; il rapporto tra capitale di classe 1 ed attività di rischio ponderate (T1 capital ratio) pari al 14,712%; il rapporto tra fondi propri ed attività di rischio ponderate (Total capital ratio) pari al 16,421%. GLI SCENARI ECONOMICI La situazione economica internazionale, nazionale e provinciale, nonché l’andamento generale del Sistema bancario - e delle Casse Rurali Trentine in particolare - rappresentano fondamentali punti di partenza per meglio comprendere il quadro di riferimento entro cui si muove anche la nostra Cassa. La relazione dedica a questi importanti temi un’apposita panoramica, riportata in appendice.

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LA GESTIONE DELLA BANCA: ANDAMENTO DELLA GESTIONE E DINAMICHE DEI PRINCIPALI AGGREGATI DI STATO PATRIMONIALE E DI CONTO ECONOMICO. Possiamo sicuramente affermare che il vero primo bilancio della Cassa Rurale Dolomiti di Fassa Primiero e Belluno sarà quello relativo al prossimo esercizio in cui poter valutare a pieno la bontà delle scelte operate lo scorso anno con la fusione. Le due Casse Rurali che hanno dato vita a questa nostra attuale realtà, rappresentando fedelmente l’andamento economico del rispettivo ambito, hanno visto crescere negli ultimi esercizi lo stock di credito deteriorato, provocando la necessità di destinare ingenti risorse alla relativa copertura. La buona dotazione patrimoniale ha fortunatamente consentito adeguate svalutazioni mantenendo una solidità d'insieme di assoluto rispetto. La chiusura in area positiva del bilancio 2017 e in prospettiva la possibilità di riduzione dei costi insieme con gli effetti del venturo Gruppo Bancario, danno buone prospettive per gli esercizi futuri e la consapevolezza di poter affrontare le nuove sfide che ci attendono con la necessaria serenità per operare le scelte migliori per la nostra Cassa e i nostri territori. Il bilancio al 31 dicembre 2017 è redatto in conformità ai criteri di valutazione e di misurazione stabiliti dagli International Financial Reporting Standard (IFRS) e dagli International Accounting Standard (IAS) – emanati dall’International Accounting Standard Board (IASB) ed adottati dalla Comunità Europea secondo la procedura di cui all’articolo 6 del Regolamento (CE) n. 1606/2002 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 19 luglio 2002 – e secondo le disposizioni della Circolare della Banca d’Italia n. 262 del 22 dicembre 2005 “Il bilancio bancario: schemi e regole di compilazione” e successivi aggiornamenti. Il Regolamento comunitario ha trovato applicazione in Italia per mezzo del D.Lgs. n. 38 del 28 febbraio 2005, entrato in vigore il 22 marzo 2005, il quale ha (tra l’altro) previsto l’applicazione obbligatoria dei suddetti principi internazionali ai bilanci individuali delle banche a partire dal 2006. Nell’ambito di tale contesto normativo, la Cassa Rurale ha redatto il bilancio al 31 dicembre 2017 (così come avvenuto per i bilancio 2016) in ossequio ai nominati standard internazionali IAS/IFRS e nel rispetto delle citate disposizioni che la Banca d’Italia ha emanato nell’ambito dei poteri regolamentari a essa attribuiti in materia di “forme tecniche” dei bilanci bancari. Il 31/12/2017 si chiude il primo bilancio della Cassa Rurale Dolomiti di Fassa Primiero e Belluno nata il 1° novembre 2017 dalla fusione per incorporazione della Cassa Rurale Valli di Primiero e Vanoi nella Cassa Rurale Val di Fassa e Agordino. La normativa prevede, nei casi di fusione per incorporazione, che il raffronto dei dati di bilancio avvenga con i dati dell’esercizio precedente della Cassa Rurale incorporante, in questo caso con i dati di fine 2016 della Cassa Rurale Val di Fassa e Agordino. Tuttavia, al fine di fornire un raffronto omogeneo, nella presente sezione, si propone il confronto con l’aggregazione dei dati dell’attivo e del passivo dello stato patrimoniale 2016 delle due Casse Rurali al quale si riferiscono anche le parti testuali di analisi e di commento. 2.1 Gli aggregati patrimoniali L’intermediazione con la clientela Al 31 dicembre 2017, le masse complessivamente amministrate per conto della clientela -costituite dalla raccolta diretta, amministrata e dal risparmio gestito - ammontano a 904,5 mln di euro, evidenziando un aumento di 19,168 mln di euro su base annua (+ 2,17%).

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La raccolta totale della clientela

31/12/2017 31/12/2016 Variazione assoluta Variazione %

Importi in migliaia di euro Raccolta diretta 705.826 412.842 292.984 70,97%

Raccolta indiretta 198.690 56.866 141.824 249,4%

di cui :

��� risparmio amministrato� 50321 19907 30.414 152,8%

��� risparmio gestito� 148.369 36.959 111.410 301,4%

Totale raccolta diretta e indiretta 904.516 469.708 434.808 92,57%

31/12/2017 31/12/2016 Variazione assoluta

Variazione %

Importi in migliaia di euro aggregato

Raccolta diretta 705.826 718.971 - 13.145 -1,83%

Raccolta indiretta 198.690 166.377 32.313 19,4%

di cui :

��� risparmio amministrato� 50321 50116 205 0,4%

��� risparmio gestito� 148.369 116.261 32.108 27,6%

Totale raccolta diretta e indiretta 904.516 885.348 19.168 2,17%

A fine anno il rapporto tra le due componenti della raccolta da clientela è il seguente. COMPOSIZIONE % DELLA RACCOLTA DA CLIENTELA 31/12/2017 31/12/2016 dato aggregato

2016

Raccolta diretta 78,03% 87,89% 81,21%

Raccolta indiretta 21,97% 12,11% 18,79%

La raccolta diretta La raccolta diretta nel corso del 2017 ha registrato valori in calo attestandosi a 705,826 mln di euro con un decremento pari a 13,145 mln di euro. Stante il permanere del livello dei tassi di mercato su valori prossimi allo zero, la remunerazione della raccolta si comprime sempre di più, inducendo i risparmiatori incerti da un lato a preferire strumenti di liquidità e dall’altro a cercare forme più remunerative attraverso prodotti del risparmio gestito. Quanto alla composizione della raccolta diretta, è aumentato ulteriormente il peso dei conti correnti (dal 60,2% del 2016 al 68,4% del 2017), il peso dei certificati di deposito (dall’8,7% del 2016 all’10,0% del 2017) mentre cala in maniera significativa il peso delle obbligazioni (dal 26,8% del 2016 al 18,4% del 2017). In coerenza con le tendenze generali di sistema la Banca ha operato una revisione in diminuzione delle condizioni applicate, in specie sulle partite più onerose. L’azione è stata agevolata da una minore necessità di funding, in ragione della favorevole situazione di tesoreria e dell’andamento degli impieghi.

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RACCOLTA DIRETTA 31/12/2017 31/12/2016 Variazione Variazione

Importi in migliaia di euro assoluta %

Conti correnti e depositi a risparmio 482.900 255.210 227.690 89,22%

Pronti contro termine passivi 0 0

Obbligazioni 130.281 124.750 5.531 4,43%

-di cui:

Valutate al fair value* 9.832 10.813 -981 -9,07%

Certificati di deposito 70.980 22.110 48.870 221,03%

Altri debiti 21.665 10.772 10.893 101,12%

-di cui:

Passività a fronte di attività cedute non cancellate dal bilancio **

455 1.304 -849 -65,11%

Totale raccolta diretta 705.826 412.842 292.984 70,97%

* Valori inclusi nello stato patrimoniale nel passivo nella voce “passività finanziarie valutate al fair value” ** L’importo indicato tra le passività a fronte di attività cedute e non cancellate è relativo alla/e operazione/i di

cartolarizzazione di mutui ipotecari. RACCOLTA DIRETTA 31/12/2017 31/12/2016 Variazione Variazione

Importi in migliaia di euro aggregato assoluta %

Conti correnti e depositi a risparmio 482.900 432.725 50.175 11,60%

Pronti contro termine passivi 0 0

Obbligazioni 130.281 192.829 -62.548 -32,44%

-di cui:

Valutate al fair value* 9.832 10.813 -981 -9,07%

Certificati di deposito 70.980 62.545 8.435 13,49%

Altri debiti 21.665 30.872 -9.207 -29,82%

-di cui:

Passività a fronte di attività cedute non cancellate dal bilancio **

455 2.375 -1.920 -80,84%

Totale raccolta diretta 705.826 718.971 -13.145 -1,83%

Composizione percentuale della raccolta diretta 31/12/2017 31/12/2016 Variazione

dato aggregato 2016 % sul totale % sul totale %

Conti correnti e depositi 68,42% 61,82% 6,60% 60,19%

Pronti contro termine passivi 0,00% 0,00% 0,00%

Obbligazioni 18,46% 30,22% -11,76% 26,82%

Certificati di deposito 10,06% 5,36% 4,70% 8,70%

Altri debiti 3,07% 2,61% 0,46% 4,29%

di cui:

0,00%

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Passività a fronte di attività cedute non cancellate dal bilancio

0,06% 0,32% -0,25% 0,33%

Totale raccolta diretta 100% 100%

100%

La raccolta indiretta da clientela E’ proseguito nel 2017 il flusso di crescita della raccolta indiretta, trend ormai consolidato nel corso degli ultimi anni. La raccolta indiretta a valori di mercato ammonta a dicembre 2017 a 198,691mln di euro in crescita del 19,4% rispetto al 2016 pari a 32,314 mln di euro. Il risparmio gestito a dicembre 2017 ammonta a 148,369 mln in crescita rispetto a un anno prima del 27,6%. Segnano il maggior incremento le gestioni patrimoniali con +37,1%; buone le performance per i prodotti assicurativi +15,3% ma soprattutto per i fondi comuni e sicav +26,9%. I titoli in amministrazione a valori di mercato pari a 50,322 mln risultano sostanzialmente stabili a fine 2017. La diversa dinamica delle componenti della raccolta complessiva ha portato a un aumento del rapporto indiretta sulla diretta, dal 23,1% del 2016 al 28,2% del 2017 e così pure del gestito sul totale dell’indiretta (dal 69,9% del 2016 al 74,7% del 2017).

RACCOLTA INDIRETTA DA CLIENTELA 31/12/2017 31/12/2016 Variazione

Variazione % (Importi in migliaia di euro) assoluta

Fondi comuni di investimento e Sicav 65.512 16.686 48.826 292,62%

Gestioni patrimoniali mobiliari 52.342 8.827 43.515 492,98%

Polizze assicurative e fondi pensione 30.515 11.446 19.069 166,60%

Totale risparmio gestito 148.369 36.959 111.410 301,44%

Titoli obbligazionari 31.552 11.549 20.003 173,20%

Azioni e altre 18.770 8.358 10.412 124,58%

Totale risparmio amministrato 50.322 19.907 30.415 152,79%

Totale raccolta indiretta 198.691 56.866 141.825 249,40%

RACCOLTA INDIRETTA DA CLIENTELA 31/12/2017 31/12/2016 Variazione Variazione %

(Importi in migliaia di euro) aggregato assoluta

Fondi comuni di investimento e Sicav 65.512 51.608 13.904 26,94%

Gestioni patrimoniali mobiliari 52.342 38.179 14.163 37,10%

Polizze assicurative e fondi pensione 30.515 26.473 4.042 15,27%

Totale risparmio gestito 148.369 116.260 32.109 27,62%

Titoli obbligazionari 31.552 33.537 - 1.985 -5,92%

Azioni e altre 18.770 16.580 2.190 13,21%

Totale risparmio amministrato 50.322 50.117 205 0,41%

Totale raccolta indiretta 198.691 166.377 32.314 19,42%

Gli impieghi con la clientela

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I crediti per cassa lordi erogati ammontano a dicembre 2017 a 622,332 mln di euro, in calo del 2,3% rispetto all’anno precedente, calo che sconta anche la cessione di crediti deteriorati perfezionata negli ultimi mesi dell’anno per 4,3 mln. La modesta ripresa del ciclo economico che interessa alcuni territori in cui opera la Cassa seppur al permanere dei tassi su livelli estremamente ridotti non ha generato una solida ripresa della domanda di credito. L’abbondante liquidità immessa sui mercati dalla politica monetaria espansiva della BCE ha prodotto i suoi effetti che si sono manifestati soprattutto nel calo del costo dei finanziamenti per le famiglie e per le piccole e medie imprese. Ciononostante è rimasta debole la domanda di credito a causa della scarsa dinamica degli investimenti e dei consumi. Sul fronte dell’offerta - dove è in aumento la pressione competitiva tra gli intermediari bancari - a consigliare prudenza sono rimaste le difficoltà inerenti alla qualità del credito. In un contesto generale ancora caratterizzato da incertezze la nostra Banca ha comunque privilegiato il rapporto di servizio alle economie dei territori serviti, in particolare alle famiglie e alle piccole imprese. Rimane elevata l’incidenza delle domande di finanziamento accolte dalla Cassa rispetto a quelle pervenute da parte della clientela nel corso del 2017come si può rilevare dalla tabella sottostante.

FINANZIAMENTI OLTRE IL BREVE TERMINE mar­2017 giu­2017 set­2017 dic­2017

Totale dei finanziamenti oltre il breve

Consistenze dei finanziamenti (dato di stock) 477.076 478.914 478.624 474.893

Erogazioni (valori cumulati da inizio anno) 21.901 44.324 62.491 82.188

Estinzioni e rimborsi (valori cumulati da inizio anno) 24.305 44.890 63.384 86.360

Domande pervenute (ammontare cumulato da inizio anno) 22.975 44.807 68.346 92.111

Domande accolte (ammontare cumulato da inizio anno) 20.593 41.497 62.705 86.162

Domande accolte / domande pervenute 89,6% 92,6% 91,7% 93,5%

Finanziamenti erogati nel trimestre a famiglie per l'acquisto

della prima casa (escluse le rinegoziazioni)

Erogazioni (ammontare ­ valori cumulati da inizio anno) 3.528 6.269 8.823 12.616

Numero dei finanziamenti (valori cumulati) 22 43 65 94

Composizione del portafoglio crediti.

ESPOSIZIONI PER CASSA LORDE VERSO

CLIENTELA

Attività deteriorate Attività non deteriorate TOTALE

Fino a 3 mesi

Da oltre 3 mesi fino a 6

mesi

Da oltre 6 mesi fino a

1 anno

Oltre 1 anno

a) Sofferenze ­ ­ ­ 60.092 ­ 60.092

b) Inadempienze probabili 55.682 10.545 5.733 6.412 ­ 78.372

c) Esposizioni scadute deteriorate 1.518 324 178 81 ­ 2.101

d) Esposizioni scadute non deteriorate

­ ­ ­ ­ 19.271 19.271

e) Altre esposizioni non deteriorate ­ ­ ­ ­ 462.497 462.497

TOTALE CREDITI LORDI 57.200 10.870 5.911 66.585 481.767 622.332

CREDITI LORDI dic-2017 dic-2016 Var. % dic-17 dic-16

SETTORI DI ATTIVITA' importi importi annua Comp. % Comp. %

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Ammistrazioni pubbliche 123 138 -11,0% 0,0% 0,0%

Società finanziarie 2.940 3.111 -5,5% 0,5% 0,5%

Istituzioni sociali private e altre unità non cl. 2.898 2.680 8,2% 0,5% 0,4%

Famiglie consumatrici 214.864 216.671 -1,5% 34,5% 34,1%

Resto del mondo e altre unità non classificabili 407 403 1,0% 0,1% 0,1%

Totale settori non produttori 221.232 223.003 -1,4% 35,5% 35,1%

Società non finanziarie 93.539 99.245 -5,7% 15,0% 15,6%

Artigiani e altre famiglie produttrici 307.561 314.622 -2,2% 49,5% 49,3%

Totale imprese 401.100 413.867 -3,1% 64,5% 64,9%

TOTALE CREDITI 622.332 636.870 -2,3% 100,0% 100,0%

CREDITI LORDI dic-2017 dic-2016 Var. % dic-17 dic-16

RAMI DI ATTIVITA' ECONOMICA (aggregazione per macro settori) importi importi annua Comp. % Comp. %

a) Agricoltura (1) 24.237 22.314 8,6% 6,0% 5,4%

b) Attività manifatturiera (2+3+4+5) 34.528 35.031 -1,4% 8,6% 8,5%

c) Costruzioni (6) 52.873 60.181 -12,1% 13,2% 14,5%

d) Commercio (7) 42.825 44.190 -3,1% 10,7% 10,7%

e) Alberghi e pubblici esercizi (8) 196.269 198.970 -1,4% 48,9% 48,1%

f) Attività immobiliari (9) 11.719 14.020 -16,4% 2,9% 3,4%

g) Altri Servizi (10+11+12+13+14+15+16+17) 38.649 39.163 -1,3% 9,6% 9,5%

TOTALE RAMI ATTIVITA' ECONOMICA 401.100 413.867 -3,1% 100,0% 100,0%

Edilizia (costruzioni + attività immobiliari (c+f ) 64.592 74.201 -12,9% 16,1% 17,9%

I crediti alle famiglie consumatrici nel 2017 sono in leggera contrazione -1,5% e rappresentano il 34,5% del portafoglio crediti, più marcato è il calo riscontrato per i prestiti alle imprese -3,1% e rappresentano il 64,5% del portafoglio. Per quanto riguarda la distribuzione per rami di attività economica si rileva in crescita il settore agricolo +8,6%, in leggera regressione i settori manifatturiero -1,4%, il commercio -3,1%, alberghi e pubblici esercizi -1,4%, il comparto che maggiormente risente della congiuntura negativa continua ad essere l’edilizia e le attività immobiliari che segnano un -12,9%. Il calo della raccolta diretta per effetto della ricomposizione dei portafogli della clientela verso il risparmio gestito è stato assecondato da una dinamica negativa dei crediti che ha portato ad una stabilità del rapporto crediti lordi su raccolta diretta, che dall’88,58% di fine 2016 è attestato all’88,17% di fine 2017. IMPIEGHI NETTI

31/12/2017 31/12/2016 Variazione Variazione %

(Importi in migliaia di euro) assoluta Conti correnti 52.984 31.647 21.337 67,42%

Mutui 398.830 228.361 170.469 74,65%

di cui:

Attività cedute non cancellate* 1.177 2.261 - 1.084 -47,94%

Altri finanziamenti 26.683 20.487 6.196 30,24%

Attività deteriorate 74.363 51.515 22.848 44,35%

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Totale impieghi con clientela 552.860 332.010 220.850 66,52%

Titoli di debito 1.384 581 803 138,21%

Totale crediti verso la clientela 554.244 332.591 221.653 66,64%

* L’importo indicato tra le “attività cedute e non cancellate” si riferisce a posizioni relative a mutui cartolarizzati nel 2005

IMPIEGHI NETTI

31/12/2017 31/12/2016 Variazione assoluta Variazione %

(Importi in migliaia di euro) aggregato Conti correnti 52.984 57.176 - 4.192 -7,33%

Mutui 398.830 385.937 12.893 3,34%

di cui: -

Attività cedute non cancellate* 1.177 4.042 - 2.865 -70,88%

Altri finanziamenti 26.683 27.520 - 837 -3,04%

Attività deteriorate 74.363 107.609 - 33.246 -30,90%

Totale impieghi con clientela 552.860 578.242 - 25.382 -4,39%

Titoli di debito 1.384 1.136 248 21,83%

Totale crediti verso la clientela 554.244 579.378 - 25.134 -4,34%

Composizione percentuale degli impieghi a clientela IMPIEGHI

31/12/2017 31/12/2016 Variazione % dato aggregato

2016

Conti correnti 9,56% 9,52% 0,04% 9,87%

Mutui 71,96% 68,66% 3,30% 66,61%

Altri finanziamenti 4,81% 6,16% -1,35% 4,75%

Crediti rappresentati da titoli 0,25% 0,17% 0,08% 0,20%

Attività deteriorate 13,42% 15,49% -2,07% 18,57%

Totale impieghi con clientela 100% 100%

100%

Qualità del credito Quanto alla qualità del credito, nonostante il perdurare di una difficile situazione generale, l’entità delle partite deteriorate è diminuita del 14,0% per un ammontare pari a 22,9 mln di euro. Sul portafoglio non performing sono state effettuate consistenti rettifiche determinate secondo criteri di prudente apprezzamento delle possibilità di recupero. In coerenza con le vigenti definizioni di vigilanza, le attività finanziarie deteriorate sono ripartite nelle categorie delle sofferenze; delle inadempienze probabili; delle esposizioni scadute e/o sconfinanti deteriorate. Dal novero delle esposizioni deteriorate sono escluse le esposizioni classificate nel portafoglio contabile delle attività finanziarie detenute per la negoziazione e i contratti derivati. Sono infine, individuate, le esposizioni forborne, performing e non performing

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Nello schema seguente viene sintetizzata la situazione dei crediti verso la clientela alla data di redazione della segnalazione:

BILANCIO 2017 BILANCIO 2016 BILANCIO 2016 aggregato

crediti lordi rettifiche di

valore valore netto crediti lordi

rettifiche di valore valore netto crediti lordi

rettifiche di valore valore netto

% su totale % di

copertura % su totale % su totale % di

copertura % su totale % su totale % di

copertura % su totale

Sofferenze forborne 1.603 607 996 1.545

557 988 1.545 557 988

37,88% 36,04% 36,04%

NON forborne 58.488 37.432 21.057 15.009

7.970 7.039 56.464 27.112 29.352

9,40% 64,00% 3,80% 4,22% 53,10% 2,12% 8,87% 48,02% 5,07%

totale sofferenze

60.092 38.039 22.053 16.554

8.527 8.027 58.009 27.669 30.340

9,66% 63,30% 3,98% 4,65% 51,51% 2,41% 9,11% 47,70% 5,24%

Inadempienze probabili

forborne 39.853 11.839 28.013 30.228

7.649 22.580 43.993 11.018 32.976

6,40% 29,71% 5,05% 8,50% 25,30% 6,79% 6,91% 25,04% 5,69%

NON forborne 38.519 16.217 22.302 17.896

5.818 12.077 50.534 15.836 34.698

6,19% 42,10% 4,02% 5,03% 32,51% 3,63% 7,93% 31,34% 5,99%

totale inadempienze

probabili

78.372 28.057 50.316 48.124

13.467 34.657 94.527 26.853 67.674

12,59% 35,80% 9,08% 13,53% 27,98% 10,42% 14,84% 28,41% 11,68%

Esposizioni scadute

forborne 1.284 64 1.219 5.801

174 5.628 5.801 174

5.628

0,21% 5,00% 0,22% 1,63% 2,99% 1,69% 0,91% 2,99% 0,97%

NON forborne 818 42 776 4.230

214 4.014 5.145 366

4.779

0,13% 5,15% 0,14% 1,19% 5,07% 1,21% 0,81% 7,12% 0,82%

totale esposizione

scadute

2.101 106 1.995 10.031

388 9.642 10.946 540 10.406

0,34% 5,06% 0,36% 2,82% 3,87% 2,90% 1,72% 4,93% 1,80%

forborne 42.740 12.511 30.229 37.574

8.379 29.195 51.339 11.748 39.591

NON forborne 97.825 53.691 44.134 37.135

14.004 23.131 112.143 43.314 68.829

totale non performing

140.565 66.202 74.363 74.709

22.383 52.326 163.482 55.062 108.420

22,59% 47,10% 13,42% 21,00% 29,96% 15,73% 25,67% 33,68% 18,71%

CREDITI IN BONIS 481.767 1.887 479.880 281.085

817 280.267 473.388 2.427 470.961

di cui Forborne 25.631 132 25.499 13.894

51 13.843 20.281 145 20.136

TOTALE CREDITI 622.332 68.090 554.243 355.794

23.200 332.593 636.870 57.490 579.381

Nel dettaglio, rispetto alla situazione al 31 dicembre 2016, si osservano i seguenti principali andamenti:

� la dinamica delle esposizioni a sofferenza lorde è stata interessata da 11,8 mln di nuove classificazioni, rimborsi per complessivi 9,8 mln, di cui 4,2 per cessione. Il valore lordo delle sofferenze al 31 dicembre 2017 registra un aumento del 3,6% rispetto a fine 2016, attestandosi a euro 60,1 mln. L’incidenza delle sofferenze lorde sul totale degli impieghi si attesta al 9,66%, in aumento rispetto al 9,11% di fine 2016.

� nel corso dell’esercizio sono state classificate a inadempienze probabili posizioni provenienti da bonis per 5,302 mln di euro e posizioni provenienti dalla categoria delle esposizioni scadute/sconfinanti per 1,244 mln di euro mln; il valore lordo delle inadempienze probabili a

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fine esercizio si attesta a euro 78,372 mln, rilevando un decremento rispetto al dato comparativo al 31 dicembre 2016 pari a 94,527 mln (-14,0%). L’incidenza delle inadempienze probabili sul totale degli impieghi si attesta al 12,6% (rispetto al dato 2016 pari al 14,8%,);

� le esposizioni scadute/sconfinanti confermano il trend in diminuzione evidenziato per tutto il 2017 e si attestano a euro 2,1 mln (- 83,6% rispetto a fine 2016) con un’incidenza del 0,4% sul totale degli impieghi.

L’incidenza dei crediti deteriorati lordi sul totale dei crediti si attesta al 22,6% in diminuzione rispetto a dicembre 2016 (25,7%). Con riferimento all’andamento dei crediti deteriorati netti, si evidenzia una flessione a euro 74,363 mln rispetto a euro 108,420 mln del 2016. Il grado di copertura del complesso dei crediti deteriorati è aumentato al 47,1% (valore a fine 2016 33,7%). In dettaglio: � la percentuale di copertura delle sofferenze si è attestata a 63,3%, in aumento rispetto ai livelli

di fine 2016 (47,7%). � il coverage delle inadempienze probabili è pari al 35,8%, rispetto ad un dato al 31 dicembre 2016

pari al 28,4%. La dinamica rappresentata va letta anche alla luce della progressivamente diversa e maggiormente eterogenea composizione della categoria delle inadempienze probabili, funzione anche dei vincoli di classificazione derivanti dal riconoscimento delle misure di forbearance. A tale riguardo si evidenzia come, scomponendo le rettifiche di valore per le principali componenti di analisi, la percentuale media di rettifica delle esposizioni classificate a inadempienze probabili non forborne risulti pari a 42,1%. La percentuale media di rettifica delle inadempienze probabili forborne per le quali si è osservato il puntuale rispetto dei nuovi termini e condizioni in un intervallo temporale di osservazione ritenuto - in conformità con le politiche adottate - congruo, si attesta invece al 29,7%.

� con riferimento alle esposizioni scadute/sconfinanti deteriorate (che evidenziano un coverage medio del 5,0% contro il 4,9% del dicembre 2016).

� la percentuale di copertura del complesso dei crediti deteriorati è aumentata di 13,4 punti rispetto al dato di fine 2016, attestandosi al 47,1%.

� la copertura dei crediti in bonis è complessivamente pari al 0,4% in diminuzione rispetto al corrispondente dato di fine 2016 (0,5%).

Il costo del credito, pari al rapporto tra le rettifiche nette su crediti per cassa verso la clientela e la relativa esposizione lorda, passa dallo 9,02% dell’esercizio precedente al 10,94% del 31 dicembre 2017. Tale incremento risente in particolare dell’aumento delle rettifiche di valore sui crediti dell’esercizio, pari a 11,1 mln di euro. Nelle tabelle che seguono vengono forniti dettagli in merito alla distribuzione dei crediti non performing per settore economico e alla concentrazione delle sofferenze per scaglioni di importo.

Debito residuo rettifiche di valore Valore netto copertura

Inad.probabile ALTRI PRODOTTI INDUSTRIALI 1.465 340 1.124 23,25%

ALTRI SERV.DEST.ALLA VENDITA 12.231 4.382 7.849 35,83%

EDILIZIA E OPER.PUBBLICHE 8.641 2.622 6.019 30,34%

Famiglie consumatrici 8.685 3.089 5.595 35,57%

MACCHINE AGRICOLE E INDUSTR. 857 628 229 73,25%

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PR.ALIM.,BEVANDE E BASE TABACC 520 75 445 14,44%

PROD. AGRICOL, SILVICOL, PESCA 971 196 774 20,22%

PROD.METALLO ESCL.MACCH.E MEZZ 561 420 141 74,86%

PRODOTTI ENERGETICI 262 102 160 38,97%

SERV.ALBERGHI E PUBBL.ESERCIZI 31.819 8.846 22.972 27,80%

SERV.COMMERC.,RECUP.E RIPARAZ. 11.880 7.264 4.617 61,14%

SERV.DEI TRASPORTI INTERNI 466 76 390 16,33%

Altri settori residuale 17 17 ­ 100,00%

Inad.probabile Totale 78.372 28.057 50.316 35,80%

Sofferenza ALTRI PRODOTTI INDUSTRIALI 5.919 4.059 1.860 68,58%

ALTRI SERV.DEST.ALLA VENDITA 1.300 698 601 53,72%

EDILIZIA E OPER.PUBBLICHE 8.379 6.286 2.092 75,03%

Famiglie consumatrici 6.002 3.134 2.868 52,21%

MACCH.UFF.,ELAB.DATI,PREC,OTT. 643 457 186 71,14%

MACCHINE AGRICOLE E INDUSTR. 620 362 258 58,45%

MIN.E PROD.A BASE MIN.NON MET. 354 192 163 54,14%

PR.ALIM.,BEVANDE E BASE TABACC 421 291 130 69,07%

PR.TESS.,CUOIO,CALZ.,ABBIGLIAM 317 113 205 35,53%

PROD. AGRICOL, SILVICOL, PESCA 799 526 273 65,84%

PROD.IN GOMMA E PLASTICA 148 46 101 31,37%

PROD.METALLO ESCL.MACCH.E MEZZ 2.070 949 1.121 45,86%

SERV.ALBERGHI E PUBBL.ESERCIZI 29.735 18.962 10.773 63,77%

SERV.COMMERC.,RECUP.E RIPARAZ. 2.883 1.460 1.423 50,65%

Altri settori residuale 503 503 ­ 100,00%

Sofferenza Totale 60.092 38.039 22.053 63,30%

CONCENTRAZIONE SOFFERENZE per scaglioni di importo

scaglione

numero

clienti

incidenza clienti

Debito

residuo

Incidenza

Debito

residuo

Somma di

rettifiche % copertura

Valore di

bilancio

Incidenza

Valore netto

< 50.000 39 26,17% 535 0,89% 345 64,47% 190 0,86%

da 50,000 a 100,000 22 14,77% 1.631 2,71% 882 54,12% 748 3,39%

da 100,000 a 250,000 26 17,45% 3.935 6,55% 2.141 54,41% 1.794 8,14%

da 250,000 a 500,000 25 16,78% 9.431 15,69% 4.815 51,06% 4.615 20,93%

da 500,000 a 1,000,000 22 14,77% 15.655 26,05% 9.848 62,91% 5.807 26,33%

da 1,000,000 a 2,000,000 10 6,71% 13.997 23,29% 9.637 68,85% 4.360 19,77%

da 2,000,000 a 3,000,000 3 2,01% 7.700 12,81% 5.176 67,22% 2.524 11,45%

oltre 2 1,34% 7.209 12,00% 5.195 72,06% 2.014 9,13%

Totale complessivo 149 100,00% 60.092 100,00% 38.039 63,30% 22.053 100,00%

Indici di qualità del credito

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Indicatore 31/12/2017 31/12/2016 dato aggregato 2016

Crediti deteriorati lordi/Crediti lordi 22,59% 21,00% 25,67%

Crediti forborne/Crediti lordi 10,99% 14,47% 11,25%

Sofferenze lorde/Crediti lordi 9,66% 4,65% 9,11%

Inadempienze probabili lorde/Crediti lordi 12,59% 13,53% 14,84%

Crediti deteriorati netti/Crediti netti 13,42% 15,73% 18,71%

Indice di copertura crediti deteriorati 47,10% 29,96% 33,68%

Indice di copertura sofferenze 63,30% 51,51% 47,70%

Indice di copertura inadempienze probabili 35,80% 27,98% 28,41%

Indice di copertura crediti verso la clientela in bonis 0,39% 0,29% 0,51%

Indice di copertura crediti forborne performing 0,51% 0,37% 0,71%

Indice di copertura crediti forborne deteriorati 29,27% 22,30% 22,88%

Grandi esposizioni

incidenza dei primi clienti/gruppi sul complesso degli impieghi per cassa 31/12/2017 incidenza % tot

crediti Primi 10 37.626 6,05%

Primi 20 63.251 10,16%

Primi 30 83.404 13,40%

Primi 40 101.020 16,23%

Primi 50 117.250 18,84%

Alla data del 31 dicembre 2017 si evidenziano 3 posizioni che rappresentano una “grande esposizione” secondo quanto disciplinato dalle disposizioni di riferimento, riferite a Intermediari Bancari e alla Amministrazione Statale. Come precisato in nota integrativa, il valore complessivo ponderato delle attività di rischio relative è pari a 47,821 mln di euro. Nessuna posizione eccede i limiti prudenziali posti dalla disciplina vigente.

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Ai sensi della disciplina prudenziale in materia di attività di rischio e conflitti di interesse nei confronti di soggetti collegati, si evidenzia che al 31 dicembre 2017 non sono presenti posizioni di rischio verso soggetti collegati che eccedono i limiti prudenziali di riferimento. Le attività di rischio complessive verso soggetti collegati, nominali e ponderate, ammontano, rispettivamente, a 5,716 mln di euro e a 3,411 mln di euro per 6 posizioni di rischio.

La posizione interbancaria e le attività finanziarie Composizione della posizione interbancaria netta e delle variazioni delle attività finanziarie Posizione interbancaria netta

31.12.2017 31.12.2016 Variazione Variazione %

Assoluta

Crediti verso banche 30.340 31.020 - 680 -2,19%

Debiti verso banche - 119.162 - 129.066 9.904 -7,67%

Totale posizione interbancaria netta

- 88.822 - 98.046 9.224 -9,41%

Posizione interbancaria netta 31.12.2017 31.12.2016 Variazione Variazione %

aggregato Assoluta

Crediti verso banche 30.340 50.118 - 19.778 -39,46%

Debiti verso banche - 119.162 - 139.278 20.116 -14,44%

Totale posizione interbancaria netta

- 88.822 - 89.160 338 -0,38%

Al 31 dicembre 2017 l’indebitamento interbancario netto della Banca si presentava pari a 88,8 mln di euro a fronte dei 89,2 mln di euro al 31 dicembre 2016. L’esposizione interbancaria netta include le operazioni di rifinanziamento presso la BCE e CCB, pari a 118 mln di euro, a cui la Banca ha partecipato attraverso la costituzione di attivi eligibili a garanzia. Il ricorso al finanziamento presso la BCE e CCB ha permesso alla Banca di disporre di una provvista sostitutiva stabile, più coerente con la politica di bilanciamento delle scadenze prevista dalla policy aziendale. Esse comprendono operazioni di rifinanziamento cd. TLTRO2 (Targeted Long Term Rifinancing Operation) poste in essere dalla Banca Centrale Europea nel 2016 nella quale la Cassa si è aggiudicata complessivamente 68,160 mln con scadenza (38,160 mln al 06/2020 e 30,000 mln al 03/2021) il cui obiettivo è stimolare l’erogazione di finanziamenti al settore privato non finanziario. Altri 50 mln sono costituiti da rifinanziamenti di breve durata. Attività Finanziarie 31/12/2017 31/12/2016 Variazione Variazione %

Attività finanziarie detenute per la negoziazione

635 927 - 292 -31,50%

Attività finanziarie valutate al fair value - - -

Attività finanziarie disponibili per la vendita 262.899 203.338 59.561 29,29%

Attività finanziarie detenute sino alla scadenza

20.686 20.728 - 42 -0,20%

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Totale Attività finanziarie 284.220 224.993 59.227 26,32%

Attività Finanziarie

31.12.2017 31.12.2016 Variazione Variazione %

aggregato Assoluta

Attività finanziarie detenute per la negoziazione

635 1.236 -601 -48,62%

Attività finanziarie valutate al fair value - - -

Attività finanziarie disponibili per la vendita 262.899 262.819 80 0,03%

Attività finanziarie detenute sino alla scadenza

20.686 20.728 -42 -0,20%

Totale Attività finanziarie 284.220 284.783 -563 -0,20%

Il portafoglio titoli risulta stabile rispetto al dato di fine 2016. A fine dicembre 2017, tale voce era costituita in prevalenza da titoli di Stato italiani, per un controvalore complessivo pari a 260,7 mln di euro; le altre componenti erano costituite da titoli di debito emessi da primarie istituzioni creditizie per 5,6 mln di euro. Nel corso del 2017, la banca ha aderito all’aumento di capitale sociale di Cassa Centrale Banca, autorizzato dalla Banca d’Italia il 25 ottobre scorso e deliberato dall’Assemblea straordinaria della costituenda Capogruppo il 13 novembre scorso. Il capitale sociale deliberato da Cassa Centrale Banca ammonta complessivamente a euro 1.263.600.000; il capitale sociale sottoscritto è pari a euro 952.031.808. In occasione di tale aumento di capitale, la Cassa rurale ha sottoscritto nuovo capitale sociale di Cassa Centrale Banca per un ammontare di euro 8,0 mln; l’ammontare complessivamente detenuto nel Gruppo CCB al 31.12.2017 risulta, quindi, pari a euro 12,605 mln. La quota residua di titoli di capitale è rappresentata da altre partecipazioni non di controllo in organismi di categoria ed enti territoriali. Dal punto di vista del profilo finanziario i titoli a tasso variabile rappresentano il 32,3% del portafoglio, i titoli a tasso fisso il 67,7%. Composizione attività finanziarie Attività finanziarie disponibili per la vendita 31/12/2017 31/12/2016 Variazione Variazione %

Assoluta

Titoli di debito 246.328 197.372 48.956 24,80%

di cui Titoli di Stato 240.708 191.809 48.899 25,49%

Titoli di capitale 14.180 3.792 10.388 273,96%

Quote di OICR 2.391 2.174 217 9,98%

Totale AFS 262.899 203.338 59.561 29,29%

31/12/2017 31/12/2016 Variazione Variazione %

aggregato Assoluta

Titoli di debito 246.328 254.461 -8.133 -3,20%

di cui Titoli di Stato 240.708 248.898 -8.190 -3,29%

Titoli di capitale 14.180 6.184 7.996 129,31%

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Quote di OICR 2.391 2.174 217 9,98%

Totale AFS 262.899 262.819 80 0,03%

Attività finanziarie detenute sino a scadenza

31/12/2017 31/12/2016 Variazione Variazione %

Assoluta

Titoli di debito 20.686 20.728 -42 -0,20%

di cui Titoli di Stato 20.686 20.728 -42 -0,20%

Titoli di capitale 0 0

Quote di OICR 0 0

Totale AFS 20.686 20.728 -42 -0,20%

31/12/2017 31/12/2016 Variazione Variazione %

aggregato Assoluta

Titoli di debito 20.686

20.728 -42 -0,20%

di cui Titoli di Stato 20.686 20.728 -42 -0,20%

Titoli di capitale 0 0

Quote di OICR 0 0

Totale AFS 20.686 20.728 -42 -0,20%

Nella tabella che segue è riportata la distribuzione per scadenza dei titoli di Stato italiani in portafoglio. Maturity Titoli Stato Italiani

MATURITY TITOLI DI STATO Attività finanziarie

disponibili per la

vendita

Attività finanziarie

detenute sino alla

scadenza Totale complessivo incidenza

fino a 6 mesi 16.332 ­ 16.332 6,2%

da 6 mesi fino a 12 mesi 24.999 ­ 24.999 9,6%

da 1 anno fino a 3 anni 59.756 ­ 59.756 22,9%

da 3 anno fino a 5 anni 72.904 ­ 72.904 27,9%

da 5 anno fino a 10 anni 62.360 15.286 77.646 29,7%

oltre 10 anni 4.356 5.400 9.755 3,7%

Totale complessivo 240.708 20.686 261.393 100,0%

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Derivati di copertura Derivati esposizione netta 31/12/2017 31/12/2016 Variazione Variazione assoluta %

Derivati connessi con la fair value option 177 516 -339 -65,70%

Derivati di copertura 458 410 48 11,71%

Totale derivati netti 635 926 -291 -31,43%

Derivati esposizione netta 31/12/2017 31/12/2016 Variazione Variazione aggregato assoluta %

Derivati connessi con la fair value option 177 516 -339 -65,70%

Derivati di copertura 458 719 -261 -36,30%

Totale derivati netti 635 1.235 -600 -48,58%

Il valore della voce derivati connessi alla fair value option si riferisce al valore al 31 dicembre 2017 di opzione per un’operazione di copertura sul tasso (ceduto il tasso fisso di un prestito obbligazionari di nostra emissione). La copertura è stata attuata al fine di ridurre l’esposizione a variazioni avverse di fair value dovute al rischio di tasso d'interesse. Il contratto derivato utilizzato è stato del tipo “interest rate swap”. Il valore di tale opzione di copertura è di 0,177 mln e si è ridotto di 0,339 mln rispetto dicembre 2016. I derivati altri sono la valorizzazione del “derivato implicito non scorporabile” integrato nel vincolo di tasso minimo (floor) applicato ai finanziamenti concessi alla clientela a partire dall’esercizio 2011 ed ha un valore di 0,458 mln meno 0,261 mln rispetto fine 2016. Entrambe le voci connesse ai derivati hanno valenza di bilancio attiva. In relazione all’operatività in derivati la Cassa Rurale ha posto in essere i necessari presidi, contrattuali e operativi, funzionali agli adempimenti introdotti dalla nuova regolamentazione europea in materia di derivati OTC (c.d. EMIR).

Le immobilizzazioni materiali e immateriali Al 31 dicembre 2017, l’aggregato delle immobilizzazioni, comprendente le attività materiali e immateriali, si colloca a euro 10,702 mln, in aumento rispetto a dicembre 2016 (+ 0,4 mln di euro; +3,8%). Le attività materiali si attestano a 10,223 mln di euro, in flessione rispetto a dicembre 2016 (-0,7%), riflettendo la dinamica degli ammortamenti. Gli immobili sia ad uso funzionale che gli investimenti immobiliari della BCC incorporata sono stati oggetto di una valutazione secondo una perizia redatta da un professionista del settore da noi incaricato. Il valore di acquisizione al fair value ha determinato una rivalutazione degli stessi per 0,158 mln di euro con iscrizione a “Riserva da differenze da fusione IFRS3”: Le attività immateriali si attestano a 0,479 mln di euro, variate rispetto a dicembre 2016 (+0,467 mln di euro).

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La banca incorporante secondo quanto disposto dal principio contabile IFRS3 ha provveduto al calcolo e all’iscrizione nell’attivo di stato patrimoniale dei cosiddetti “intangibili” ossia degli elementi immateriali acquisiti nell’operazione di aggregazione aziendale, nella fattispecie l’intangibile “asset under management” è riferito al valore attribuibile alle nuove opportunità di business generate con la clientela esistente alla data di acquisizione per i rapporti di raccolta amministrata e gestita. Ai fini della stima del valore dell’intangibile legato al risparmio amministrato, sono stati attualizzati gli utili rivenienti da tale categoria di intangibile lungo l’orizzonte di vita residua stimato per gli stessi. E’ stata quindi iscritta un’attività immateriale per 0,471 mln di euro. Immobilizzazioni: composizione 31/12/2017 31/12/2016 Variazione Var.ne %

Partecipazioni 0 0 Attività materiali 10.223 4.430 5.793 130,77%

Attività immateriali 479 9 470 5222,22%

Totale immobilizzazioni 10.702 4.439 6.263 141,09%

Immobilizzazioni: composizione 31/12/2017 31/12/2016 Variazione Var.ne %

aggregato

Partecipazioni 0 0

Attività materiali 10.223 10.295 - 72 -0,70%

Attività immateriali 479 12 467 3891,67%

Totale immobilizzazioni 10.702 10.307 395 3,83%

I fondi a destinazione specifica: fondi per rischi e oneri Fondi per rischi ed oneri: composizione

31/12/2017 31/12/2016 Variazione assoluta Variazione %

1. Fondi di quiescenza aziendali 0 0

2. Altri fondi per rischi e oneri 463 317 146 46,06%

2.1. controversie legali 0 0

2.2. oneri per il personale 139 92 47 51,09%

2.3. altri 324 225 99 44,00%

Totale Fondi per rischi e oneri 463 317 146 46,06%

31/12/2017 31/12/2016 Variazione assoluta Variazione %

1. Fondi di quiescenza aziendali 0 0

2. Altri fondi per rischi e oneri 463 606 -143 -23,60%

2.1. controversie legali 0 0

2.2. oneri per il personale 139 163 -24 -14,72%

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2.3. altri 324 443 -119 -26,86%

Totale Fondi per rischi e oneri 463 606 -143 -23,60%

In particolare la diminuzione dei fondi rischi e oneri “altri” è ascrivibile all’utilizzo per spese previste per beneficenza e mutualità (+0,061 mln) e per costi sostenuti per interventi verso il sistema cooperativo (+0,123 mln). Patrimonio netto, fondi propri e adeguatezza patrimoniale L’adeguatezza patrimoniale attuale e prospettica ha da sempre rappresentato un elemento fondamentale nell’ambito della pianificazione aziendale. Ciò a maggior ragione nel contesto attuale, in virtù dell’importanza crescente che la dotazione di mezzi propri assume per il sostegno all’operatività del territorio e alla crescita sostenibile della Banca. Per tale motivo la Banca persegue da tempo politiche di incremento della base sociale e criteri di prudente accantonamento di significative aliquote degli utili, largamente eccedenti il vincolo di destinazione normativamente stabilito. Anche in ragione delle prudenti politiche allocative, le risorse patrimoniali continuano a collocarsi al di sopra dei vincoli regolamentari. Al 31/12/2017 il patrimonio netto contabile ammonta a € 69.134.333 che, confrontato con il medesimo dato al 31/12/2016, risulta diminuito del 13,66%, per effetto del risultato economico fatto registrare dalla cassa incorporata nel bilancio intermedio di fusione al 31/10/2017 per i cui dettagli si fa rimando alla Nota Integrativa sezione G. Il patrimonio è così suddiviso: Voci

31/12/2017 31/12/2016 Variazione assoluta Variazione %

Capitale 3.165 3.154 11 0,35%

Sovrapprezzi di emissione 469 439 30 6,83%

Riserve 60.851 48.036 12.815 26,68%

Riserve da valutazione 1.674 2.857 - 1.183 -41,41%

Utile/(Perdita) di esercizio 2.975 1.852 1.123 60,64%

Totale patrimonio netto 69.134 56.338 12.796 22,71%

Voci 31/12/2017 31/12/2016 Variazione Variazione %

aggregato assoluta

Capitale 3.165 3.165 - 0,00%

Sovrapprezzi di emissione 469 441 28 6,35%

Riserve 60.851 71.234 - 10.383 -14,58%

Riserve da valutazione 1.674 2.904 - 1.230 -42,36%

Utile/(Perdita) di esercizio 2.975 2.327 648 27,85%

Totale patrimonio netto 69.134 80.071 - 10.937 -13,66%

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Le movimentazioni del patrimonio netto sono dettagliate nello specifico prospetto di bilancio. Tra le “Riserve da valutazione” figurano le riserve relative alle attività finanziarie disponibili per la vendita pari a 1,604 mln di euro, le riserve iscritte in applicazione di leggi speciali di rivalutazione pari a 0,282 mln di euro, nonché le riserve attuariali su piani previdenziali a benefici definiti pari a -0,211 mln di euro. Il decremento rispetto al 31/12/2016 è connesso alle variazioni di fair value delle attività finanziarie disponibili per la vendita contabilizzate nell’esercizio 2017 ed inoltre va evidenziato che le riserve positive e negative iscritte a voce 130. Stato Patrimoniale Passivo della cassa incorporata, al netto della fiscalità, presenti sui titoli alla data del 31 ottobre 2017, sono trasferite alla “Riserva da differenze da fusione IFRS3” per un ammontare di 0,372 mln di euro. Le riserve da valutazione delle attività finanziarie disponibili per la vendita sono così composte:

riserva da valutazione titoli AFS

31/12/2017 totale 31/12/2016 totale

positiva negativa Riserva positiva negativa Riserva

titoli di debito 1.716 - 431 1.285 2.993 - 270 2.723

titoli di capitale 669 - 411 258 - - -

OICR 99 - 38 61 30 - 48 - 18

Totale immobilizzazioni 2.484 - 880 1.604 3.023 - 318 2.705

riserva da valutazione

titoli AFS 31/12/2017 totale 31/12/2016 aggregato totale

positiva negativa Riserva positiva negativa Riserva

titoli di debito 1.716 - 431 1.285 3.369 - 524 2.845

titoli di capitale 669 - 411 258 - - -

OICR 99 - 38 61 30 - 48 - 18

Totale immobilizzazioni 2.484 - 880 1.604 3.399 - 572 2.827

Le “Riserve” includono le Riserve di utili già esistenti (riserva legale) nonché le riserve positive e negative connesse agli effetti di transizione ai principi contabili internazionali IAS/IFRS non rilevate nelle “riserve da valutazione”. Tra le “Riserve” è inclusa anche una Riserva di fusione ai sensi dell’IFRS3, principio per il quale le operazioni di fusione per incorporazione, nella misura in cui trasferiscono il controllo, sono considerate come operazioni di acquisizione e pertanto ai sensi dell’IFRS3 §6 le attività e le passività dell’incorporata vanno considerate al fair value alla data di acquisizione delle proprie interessenze trasferite come corrispettivo. Il processo valutativo e relativi effetti trovano descrizione nella Nota integrativa parte G. L’ammontare della riserva di fusione al netto degli oneri fiscali risulta pari a 1,709 mln di euro. Fondi propri I fondi propri ai fini prudenziali, sono calcolati sulla base dei valori patrimoniali e del risultato economico determinati in applicazione dei principi IAS/IFRS e delle politiche contabili adottate, nonché tenendo conto della disciplina prudenziale applicabile. Conformemente alle citate disposizioni, i fondi propri derivano dalla somma di componenti positive e negative, in base alla loro qualità patrimoniale; le componenti positive sono nella piena disponibilità

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della Banca permettendone il pieno utilizzo per fronteggiare il complesso dei requisiti patrimoniali di vigilanza sui rischi. Il totale dei fondi propri è costituito dal capitale di classe 1 (Tier 1) e dal capitale di classe 2 (Tier 2 – T2); a sua volta, il capitale di classe 1 risulta dalla somma del capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 - CET 1) e del capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier 1 – AT1). I predetti aggregati (CET 1, AT 1 e T2) sono determinati sommando algebricamente gli elementi positivi e gli elementi negativi che li compongono, previa considerazione dei c.d. “filtri prudenziali”. Con tale espressione si intendono tutti quegli elementi rettificativi, positivi e negativi, del capitale primario di classe 1, introdotti dall’Autorità di vigilanza con il fine di ridurre la potenziale volatilità del patrimonio. Indici di patrimonializzazione e solvibilità

2017 2016

aggregato 2016 VFA Fondi Propri/raccolta diretta 9,45% 11,71% 12,86% Fondi Propri/impieghi clientela netti 12,04% 14,53% 15,96% Fondi Propri/crediti deteriorati netti 89,74% 78,22% 103,06% Fondi Propri/sofferenze nette 302,61% 277,43% 661,41%

A tale ultimo proposito, si rammenta che la Banca ha optato per la sterilizzazione totale dei profitti e delle perdite derivanti da esposizioni verso amministrazioni centrali classificate nel portafoglio contabile AFS, funzione della facoltà a riguardo esercitata, ai sensi dell’art. 473 del CRR, dalla Banca. La mancata applicazione di tale filtro avrebbe comportato l’aumento del CET1 di un ammontare pari a euro 1,3 mln. Il filtro prudenziale in argomento viene meno a partire dal 1° gennaio 2018. A fine dicembre 2017, il capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 - CET1) della Banca, determinato in applicazione delle norme e dei riferimenti dianzi richiamati, ammonta a 59.749.495 euro. Il capitale primario di classe 1 (Tier 1) è pari a 59.749.495 euro. Il capitale di classe 2 (Tier 2) è pari a 66.734.140 euro. I fondi propri si sono attestati, pertanto, a 66.734.140 euro. Nella quantificazione degli anzidetti aggregati patrimoniali si è tenuto conto anche degli effetti del “regime transitorio”, ammontanti complessivamente a 588 mila euro, più dettagliatamente illustrati nella Nota integrativa (Parte F, Sezione 2) cui pertanto si rinvia per ulteriori ragguagli.

ADEGUATEZZA PATRIMONIALE

31-dic-17

Dato banca

requisito

patrimoniale

specifico

Requisito minimo

vincolante

Avanzo/ Disavanzo

Requisito minimo con

riserve aggiuntive

Avanzo/ Disavanzo

capital guidanc

e

Requisito minimo per B.I. (cfr lett. 20/04/2017)

Avanzo/ Disavanzo

CET1 (Common Equity Tier 1)

13,184% 0,800%

5,300% 7,884% 6,550% 6,634% 0,750%

7,300% 5,884%

59.749.495 24.020.218 35.729.277 29.685.364 30.064.131 33.084.451 26.665.044

Tier1 Capital Ratio 13,184%

1,100% 7,100% 6,084% 8,350% 4,834%

1,000% 9,350% 3,834%

59.749.495 32.178.028 27.571.467 37.843.174 21.906.321 42.375.290 17.374.205

Total Capital Ratio 14,725%

1,500% 9,500% 5,225% 10,750% 3,975%

1,300% 12,050% 2,675%

66.734.140 43.055.108 23.679.032 48.720.254 18.013.886 54.612.005 12.122.135

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ESPOSIZIONI PONDERATE PER IL RISCHIO TOTALI 453.211.663

RISERVA DI CONSERVAZIONE DI CAPITALE 5.665.146

INDICATORE DI LEVA FINANZIARIA - A REGIME 6,388%

INDICATORE DI LEVA FINANZIARIA - TRANSITORIO 6,321%

Nel 2016 la Banca è stata autorizzata preventivamente ex artt. 28, 29, 30, 31 e 32 del Regolamento Delegato (UE) N. 241/2014 ed ex artt. 77 e 78 del Regolamento UE n. 575/2013 a operare il riacquisto / rimborso di strumenti del CET 1 di propria emissione per l’ammontare, rispettivamente, di 250.000 euro. Conformemente alle disposizioni dell’articolo 28, par. 2, del citato regolamento delegato, l’ammontare del citato plafond autorizzato, al netto degli importi già utilizzati, è portato in diminuzione della corrispondente componente dei fondi propri, per un ammontare pari, al 31 dicembre 2017, rispettivamente, a 250.000 euro. Tutto ciò premesso, la Banca presenta un rapporto tra capitale primario di classe 1 ed attività di rischio ponderate (CET 1 capital ratio) pari al 13,184% (18,050% al 31.12.2016); un rapporto tra capitale di classe 1 ed attività di rischio ponderate (T1 capital ratio) pari al 13,184% (18,050% al 31.12.2016); un rapporto tra fondi propri ed attività di rischio ponderate (Total capital ratio) pari al 14,725% (18,050% al 31.12.2016). Il peggioramento dei ratio patrimoniali rispetto all’esercizio precedente è da attribuirsi oltre alla contrazione delle riserve per effetto del risultato negativo nel bilancio della incorporata, alla necessità di computare tra gli elementi da dedurre dal capitale primario le quote di partecipazione in strumenti del CET1 di soggetti del settore finanziario (in particolare vedi Cassa Centrale Banca), che eccedono la soglia consentita del 10% del capitale primario al lordo degli effetti transitori e degli elementi da dedurre, elementi da dedurre dal Cet1 che ammontano a 7,501 mln di euro. Si evidenzia che, a partire dalla data del 24/04/2017, la Banca è tenuta al rispetto di coefficienti di capitale aggiuntivi rispetto ai requisiti minimi normativi richiesti a fronte della rischiosità complessiva della Banca, attribuiti a esito dello SREP 2017, nel rispetto di quanto previsto dalla Direttiva 2013/36/UE (CRDIV) – così come recepita in Italia – e in conformità con quanto previsto dalle pertinenti Linee guida dell’EBA. Le ulteriori richieste di capitale sono definite in termini di:

- requisito vincolante (cd. “Total SREP Capital Requirement – TSCR- ratio) ossia la somma dei requisiti regolamentari e del coefficiente aggiuntivo vincolante fissato dall’Autorità di Vigilanza. La somma tra il predetto requisito vincolante e la riserva di conservazione del capitale corrisponde all’ Overall Capital Requirement (OCR) ratio;

- orientamenti di II Pilastro, (c.d. “capital guidance”) che l’Autorità si aspetta che la Banca soddisfi nel continuo al fine di assicurare il rispetto delle misure vincolanti anche in caso di deterioramento del contesto economico e finanziario.

In particolare, la Banca è destinataria di un: - coefficiente di capitale primario di classe 1 (“CET 1 ratio”) pari al 6,55%,tale coefficiente è

vincolante nella misura del 5,30%, di cui 4,5% a fronte dei requisiti minimi regolamentari e 0.80% a fronte dei requisiti aggiuntivi ad esito dello SREP; la parte restante è costituita dalla riserva di conservazione del capitale, nella misura applicabile ai sensi della pertinente disciplina transitoria, pari al 31.12.2017 all’1,25%;

- coefficiente di capitale di classe 1 (“Tier 1 ratio”) pari al 8,35%: tale coefficiente è da ritenersi vincolante nella misura del 7,10%, di cui 6% a fronte dei requisiti minimi regolamentari e 1,10% a fronte dei requisiti aggiuntivi ad esito dello SREP; per la parte restante dalla componente di riserva di conservazione del capitale nella misura già in precedenza indicata;

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- coefficiente di capitale totale (“Total Capital ratio”) pari al 10,75%: tale coefficiente è da ritenersi vincolante nella misura del 9,50%, di cui 8% a fronte dei requisiti minimi regolamentari e 1,50% a fronte dei requisiti aggiuntivi ad esito dello SREP; per la parte restante dalla componente di riserva di conservazione del capitale, nella misura già in precedenza indicata.

Qualora uno dei ratio dovesse scendere al di sotto della misura vincolante, si dovrà tempestivamente dar corso a iniziative atte al ripristino immediato del ratio su valori superiori al limite vincolante. Al fine di assicurare che le misure vincolanti siano rispettate anche in caso di deterioramento del contesto economico e finanziario, la Banca d’Italia ha fissato per la Cassa Rurale dei livelli di capitale prudenziali da mantenere nel continuo c.d. capital guidance: - coefficiente di capitale primario di classe 1 (CET 1 ratio) pari a 7,30%, composto da un OCR

CET1 ratio pari a 6,55% e da una capital guidance, a fronte di una maggiore esposizione al rischio in condizioni di stress, pari a 0,75%;

- coefficiente di capitale di classe 1 (Tier 1 ratio) pari a 9,35%, composto da un OCR T1 ratio pari a 8,35% e da una capital guidance, a fronte di una maggiore esposizione al rischio in condizioni di stress, pari all’1%;

- coefficiente di capitale totale (Total Capital ratio) pari a 12,05%, composto da un OCR TC ratio pari a 10,75% e da una capital guidance, a fronte di una maggiore esposizione al rischio in condizioni di stress, pari a 1,30%.

Laddove almeno uno dei coefficienti di capitale della banca scenda al di sotto dei livelli attesi di capitale sopra indicati, la Cassa dovrà senza indugio fornire specifica informativa alla Banca d’Italia, accludendo dettagliati riferimenti sulle motivazioni per cui i livelli di capitale sono inferiori a quanto richiesto dall’Autorità di Vigilanza nonché sul piano di riallineamento che dovrà consentire di ritornare al livello atteso entro un periodo massimo di non oltre due anni. Alla data del 31 dicembre 2017 la Banca è tenuta al rispetto dei seguenti coefficienti minimi di capitale:

requisito minimo

requisito patrimoniale

specifico

Requisito minimo

vincolante

OCR / Requisito minimo con

riserve aggiuntive

capital guidance

Requisito minimo per B.I. (cfr lett. 20/04/2017)

CET1 (Common Equity Tier 1) 4,500% 0,800% 5,300% 6,550% 0,750% 7,300%

Tier1 Capital Ratio 6,000% 1,100% 7,100% 8,350% 1,000% 9,350%

Total Capital Ratio 8,000% 1,500% 9,500% 10,750% 1,300% 12,050%

La consistenza dei fondi propri al 31 dicembre 2017 risulta pienamente capiente su tutti e i livelli di capitale rappresentati. Risulta, inoltre, pienamente rispettato il requisito combinato di riserva di capitale, nonché la capital guidance. Da ultimo si rammenta che il 12 dicembre 2017 il Parlamento europeo e il Consiglio hanno adottato il regolamento (UE) 2017/2395 con il quale sono state apportate modifiche al Regolamento (UE) 575/2013 sui requisiti prudenziali per gli enti creditizi e le imprese di investimento inerenti, tra l’altro, l’introduzione di una specifica disciplina transitoria volta ad attenuare gli impatti sui fondi propri derivanti dall’applicazione del nuovo modello di impairment basato sulla valutazione della perdita attesa (c.d. expected credit losses - ECL) IFRS 9. In particolare, le disposizioni in argomento introducono un nuovo articolo 473 bis inerente alla possibilità di diluire, su cinque anni, l’impatto registrato a seguito dell’applicazione del nuovo modello valutativo introdotto dall’IFRS 9 per le attività finanziarie valutate al costo ammortizzato o al fair value con impatto rilevato nel prospetto della redditività complessiva. Pertanto la norma permette di diluire

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su cinque anni sia l’impatto incrementale della svalutazione sulle esposizioni in bonis e deteriorate rilevato alla data di transizione all’IFRS 9 (c.d. componente statica del filtro) conseguente all’applicazione del nuovo modello di impairment, sia l’eventuale ulteriore incremento delle complessive svalutazioni inerente alle sole esposizioni in bonis, rilevato a ciascuna data di riferimento rispetto all’impatto misurato alla data di transizione al nuovo principio (c.d. componente dinamica del filtro). La Banca, esperiti opportuni approfondimenti sugli impatti attesi dall’applicazione del nuovo modello di impairment, con delibera del 16/01/2018 ha aderito alla citata opzione con riferimento a entrambe componenti, statica e dinamica, del filtro. 2.2 I RISULTATI ECONOMICI DEL PERIODO 2017 Il conto economico a forma scalare e a orientamento verticale mostra le dinamiche e i flussi che hanno generato il risultato d’esercizio, raffrontando, voce per voce, i valori di fine 2017 con quelli dell’anno precedente e riportandone le variazioni assolute e percentuali. La redazione del conto economico, secondo questa configurazione, consente di trarre utili informazioni sul modo con cui la tipica attività creditizia, il settore dei servizi e dei costi operativi, hanno influito sulla misura del risultato. La fusione per incorporazione avvenuta in data 1° novembre 2017 ha influenzato il risultato economico dell’esercizio appena concluso; le risultanze del 2017 sono infatti costituite in parte dall’attività svolta dalla sola Cassa Rurale Val di Fassa a Agordino ed in parte dai risultati conseguiti dalla Cassa Rurale Dolomiti di Fassa Primiero e Belluno nell’ultima parte dell’esercizio. Conseguentemente a ciò, le variazioni sulle voci economiche non sono correlabili né con i risultati 2016 della Cassa Rurale incorporante né, contrariamente a quanto fatto per le voci patrimoniali, al dato aggregato delle due Casse Rurali dell’esercizio 2016. Coerentemente con quanto esposto in nota integrativa secondo le disposizioni normative, le tabelle sotto riportate riportano il raffronto con i dati di fine 2016 riferiti alla Cassa Rurale Val di Fassa e Agordino, l’ analisi delle principali voci del conto economico vengono commentate comparando un conto economico riclassificato che vede per il 2016 l’aggregazione dei dati di bilancio delle due casse e per il 2017 l’aggregazione dei dati del bilancio intermedio della Cassa Rurale incorporata con i dati finali della nuova Cassa Rurale Dolomiti al 31/12/2017 al fine di meglio poter cogliere le dinamiche intervenute sulle componenti che maggiormente concorrono alla determinazione del conto economico. I proventi operativi - Il margine di interesse Il margine di interesse misura la redditività dell’operatività caratteristica della Cassa Rurale (intermediazione del denaro). Il risultato deriva dalla differenza fra gli interessi attivi e proventi assimilati e interessi passivi e oneri assimilati. Le componenti si sono mosse in maniera differente, in quanto influenzate dalle diverse variazioni delle masse di impieghi e raccolta e dalla diversa tempistica di repricing (velocità e frequenza di adeguamento dei tassi applicati). La dinamica dei tassi di interesse attivi ha inciso in misura importante su tale voce, che nel 2017 si presenta significativamente ridotta. Il calo del margine è riconducibile alla contrazione generalizzata della redditività di tutte le forme di impiego, non solo quindi dei finanziamenti alla Clientela, ma anche dei flussi cedolari dei titoli di proprietà e interessi su rapporti interbancari. Fra le cause non va dimenticato il livello particolarmente contenuto dei tassi di riferimento a cui sono indicizzati la quasi totalità degli impieghi, soprattutto la notevole quantità di mutui contratti anni or sono con spread limitati. Anche riguardo agli interessi passivi si riscontrano cali su tutte le forme tecniche in particolare su quelle a scadenza i cui rendimenti si sono significativamente ridotti.

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Margine di interesse 31/12/2017 31/12/2016 Variazione

assoluta Variazione

%

10. Interessi attivi e proventi assimilati 15.199 16.317 - 1.118 -6,85%

20. Interessi passivi e oneri assimilati - 3.809 - 4.678 869 -18,58%

30. Margine di interesse 11.390 11.639 - 249 -2,14%

Margine di interesse 31/12/2017

aggregato 31/12/2016 aggregato

Variazione assoluta

Variazione %

10. Interessi attivi e proventi assimilati 22.664 25.736 - 3.072 -11,94%

20. Interessi passivi e oneri assimilati - 5.494 - 7.524 2.030 -26,98%

30. Margine di interesse 17.170 18.212 - 1.042 -5,72%

Il margine di intermediazione Il margine commissionale determinato come differenza fra le commissioni attive e quelle passive, registra un leggero aumento. Fra le commissioni attive in aumento spiccano quelle relative ai servizi d’investimento legate all’aumento della raccolta gestita e al comparto Bancassicurazione. Un ruolo meno significativo rispetto al passato ma comunque importante per la formazione del margine di intermediazione è da attribuire alla gestione delle attività finanziarie (titoli di proprietà) e la realizzazione delle plusvalenze presenti sul portafoglio, le dinamiche dei mercati finanziari non favorevoli del 2017 hanno compresso l’ utile da cessione di attività finanziarie., Per quanto appena descritto relativamente all’andamento negativo del margine di interesse, compensato solo in parte dalla crescita delle commissioni nette e la forte contrazione degli utili realizzati dalla cessione di attività finanziarie, il margine di intermediazione ha registrato un sensibile decremento. L’apporto della varie componenti alla formazione del margine di intermediazione si può riassumere: utile da cessione rappresenta il 4,80%; le commissioni rappresentano il 25,83% e il margine di interesse continua a pesare in maniera determinante sull’aggregato 69,46%. Voce di bilancio

31/12/2017 31/12/2016 Variazione assoluta Variazione %

30. Margine di interesse 11.390 11.639 - 249 -2,14%

40. commissioni attive 4.671 3.857 814 21,10%

50. commissioni passive - 536 - 431 - 105 24,36%

60. Commissione nette 4.135 3.426 709 20,69%

70. dividendi e proventi simili 87 101 - 14 -13,86%

80. risultato netto dell’attività di negoziazione - 204 19 - 223 -1173,68%

90. risultato netto dell’attività di copertura -

100. Utili (perdite) da cessione riacquisto di 1.241 3.653 - 2.412 -66,03%

a) crediti 105 105

b) attività disponibili per la vendita 1.114 3.664 - 2.550 -69,60%

d) passività finanziarie 22 - 10 32 -320,00%

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110. risultato netto delle attività e passività finanziarie valutate al fair value

- 3 54 - 57 -105,56%

Margine dell’attività finanziaria 1.121 3.827 - 2.706 -70,71%

-

120. Margine di intermediazione 16.646 18.894 - 2.248 -11,90%

Voce di bilancio 31/12/2017

aggregato 31/12/2016 aggregato

Variazione assoluta Variazione %

30. Margine di interesse 17.170 18.212 - 1.042 -5,72%

40. commissioni attive 7.108 6.884 224 3,25%

50. commissioni passive - 722 - 664 - 58 8,73%

60. Commissione nette 6.385 6.220 165 2,65%

70. dividendi e proventi simili 121 152 - 31 -20,39%

80. risultato netto dell’attività di negoziazione - 271 59 - 330 -559,32%

90. risultato netto dell’attività di copertura -

100. Utili (perdite) da cessione riacquisto di 1.316 4.704 - 3.388 -72,02%

a) crediti 105 105

b) attività disponibili per la vendita 1.186 4.736 - 3.550 -74,96%

d) passività finanziarie 25 - 32 57 -178,13%

110. risultato netto delle attività e passività finanziarie valutate al fair value

- 3 54 - 57 -105,56%

Margine dell’attività finanziaria 1.163 4.969 - 3.806 -76,59%

120. Margine di intermediazione 24.719 29.401 - 4.682 -15,92%

Il risultato netto della gestione finanziaria Il risultato netto della gestione finanziaria rappresenta il rendimento della normale attività bancaria, al margine di intermediazione va sommato o sottratto il risultato della valutazione del credito. La metodologia utilizzata per il processo valutativo dei crediti non performing è illustrata nella parte A della Nota Integrativa. Le rettifiche su crediti, come già evidenziato analizzando i crediti deteriorati, sono state calcolate applicando la Policy delle Svalutazioni approvata dal Consiglio di Amministrazione, in maniera analitica sulle singole posizioni deteriorate, per cercare una valutazione atta a rappresentare correttamente il valore dei nostri crediti anche in questo difficile periodo. L’impatto della voce 130 sul risultato netto della gestione finanziaria per il 2017, valutato su dati aggregati, risulta molto più pesante rispetto agli ultimi esercizi, ad incidere sul dato aggregato sono soprattutto gli effetti dell’applicazione della Policy delle svalutazioni in essere presso l’incorporante al portafoglio crediti dell’incorporata. Alla lettera d) è invece esposto l’importo per gli interventi richiesti o deliberati dal Fondo di Garanzia dei Depositanti del Credito Cooperativo nell’anno.

31/12/2017 31/12/2016 Variazione assoluta Variazione %

120. Margine di intermediazione 16.646 18.894 - 2.248 -11,90%

130. Rettifiche/riprese di valore per deterioramento -786 -6.395 5.609 -87,71%

a) crediti -542 -6.404 5.862 -91,54%

b) attività finanziarie disponibili per la vendita

c) attività finanziarie fino a scadenza

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d) altre operazioni finanziarie -245 9 -254 -2.822,22%

140. Risultato netto della gestione finanziaria 15.860 12.499 3.361 26,89%

31/12/2017

aggregato 31/12/2016 aggregato

Variazione assoluta Variazione %

120. Margine di intermediazione 24.719 29.401 - 4.682 -15,92%

130. Rettifiche/riprese di valore per deterioramento -16.402 -9.524 -6.878 72,22%

a) crediti -16.052 -9.470 -6.582 69,50%

b) attività finanziarie disponibili per la vendita

c) attività finanziarie disponibili per la vendita

d) altre operazioni finanziarie -350 -54 -296 548,15%

140. Risultato netto della gestione finanziaria 8.317 19.877 - 11.560 -58,16%

Gli oneri operativi Figurano sotto questa voce le spese relative al personale, le altre spese amministrative, gli accantonamenti netti ai fondi rischi e oneri, le rettifiche di valore (ammortamenti) su attività materiali e immateriali, oltre agli altri oneri e proventi di gestione. Le ricadute positive in termini di risparmi economici sulle spese amministrative connesse alle attività di riorganizzazione ed efficientamento tuttora in corso, legate alla fusione intervenuta nell’ultimo trimestre, avranno certamente rilievo nei prossimi anni, mentre il risultato 2017 è influenzato dai costi straordinari sostenuti per il processo aggregativo. Il cost/income, vale a dire il rapporto tra costi operativi e margine di intermediazione, rappresenta l’indice di efficienza e accurata politica gestionale, che si attesta al 75,22% il dato del 2016 era pari a 59,63%, l’indice è pesantemente condizionato dalla riduzione del margine di intermediazione come sopra evidenziato e dai costi straordinari sostenuti per il processo di fusione (costi informatici, organizzativi, incentivazione all’esodo ecc.). Il rapporto fra spese del personale e margine di intermediazione è pari al 40,76%, mentre quello fra costi operativi e margine d’interesse, influenzato della sensibile riduzione dello sbilancio interessi e dall’andamento dei costi, si attesta a 108,30%.

31/12/2017 31/12/2016 Variazione assoluta

Variazione %

150. Spese amministrative - 13.238 - 11.334 - 1.904 16,80%

a) spese per il personale - 6.304 - 5.801 - 503 8,67%

b) altre spese amministrative - 6.934 - 5.533 - 1.401 25,32%

160. Accantonamenti netti ai fondi rischi e oneri 43 - 124 167 -134,68%

170. Rettifiche/riprese di valore su attività Materiali - 570 - 481 - 89 18,50%

180. Rettifiche/riprese di valore su attività Immateriali - 12 - 8 - 4 50,00%

190. Altri oneri/proventi di gestione 1.744 1.477 267 18,08%

200. Costi operativi - 12.033 - 10.470 - 1.563 14,93%

31/12/2017 aggregato

31/12/2016 aggregato

Variazione assoluta

Variazione %

150. Spese amministrative - 20.041 - 18.602 - 1.439 7,74%

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a) spese per il personale - 10.077 - 9.575 - 502 5,24%

b) altre spese amministrative - 9.964 - 9.027 - 937 10,38%

160. Accantonamenti netti ai fondi rischi e oneri - 24 - 145 121 -83,45%

170. Rettifiche/riprese di valore su attività Materiali - 906 - 854 - 52 6,09%

180. Rettifiche/riprese di valore su attività Immateriali - 14 - 10 - 4 40,00%

190. Altri oneri/proventi di gestione 2.388 2.253 135 5,99%

200. Costi operativi - 18.597 - 17.358 - 1.239 7,14%

Le spese per il personale risentono degli accantonamenti per l’adesione a prepensionamenti di personale che ne maturerà i requisiti solo nei prossimi anni. Le spese del personale e le altre spese amministrative sono così suddivise:

31/12/2017 31/12/2016 Variazione assoluta Variazione %

Salari e stipendi -4.104 -3.983 -121 3,04%

Oneri sociali -1.124 -929 -195 20,99%

Altri oneri del personale -859 -671 -188 28,02%

Amministratori e sindaci -217 -218 1 -0,46%

Spese del personale -6.304 -5.801 -503 8,67%

Spese di manutenzione e fitti passivi -519 -503 -16 3,18%

Spese informatiche -1.523 -1.218 -305 25,04%

Spese per servizi professionali -721 -609 -112 18,39%

Spese di pubblicità e rappresentanza -516 -392 -124 31,63%

Spese di trasporto e vigilanza -134 -106 -28 26,42%

Premi Assicurativi -405 391 -796 -203,58%

Spese generali -1.793 -2.170 377 -17,37%

Imposte e tasse -1.323 -926 -397 42,87%

Altre spese amministrative -6.934 -5.533 -1.401 25,32%

31/12/2017

aggregato 31/12/2016 aggregato

Variazione assoluta Variazione %

Salari e stipendi -6.245 -6.505 260 -4,00%

Oneri sociali -1.651 -1.562 -89 5,70%

Altri oneri del personale -1.766 -1.151 -615 53,43%

Amministratori e sindaci -415 -358 -57 15,92%

Spese del personale -10.077 -9.576 -501 5,23%

Spese di manutenzione e fitti passivi -693 -722 29 -4,02%

Spese informatiche -2.300 -1.959 -341 17,41%

Spese per servizi professionali -1.260 -915 -345 37,70%

Spese di pubblicità e rappresentanza -681 -600 -81 13,50%

Spese di trasporto e vigilanza -168 -138 -30 21,74%

Premi Assicurativi -484 -479 -5 1,04%

Spese generali -2.753 -2.527 -226 8,94%

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Imposte e tasse -1.625 -1.686 61 -3,62%

Altre spese amministrative -9.964 -9.026 -938 10,39%

La partecipazione della Cassa ai vari Fondi di Garanzia ha comportato oneri per 741 mila euro contabilizzati a seconda della natura, interventi diretti di cassa o svalutazioni per titoli o finanziamenti, alle specifiche voci di conto economico.

L’utile di periodo Come già sottolineato, i ricavi della Cassa Rurale dipendono in gran parte dall’evoluzione del margine d’interesse, e al contempo si è evidenziato quanto le rettifiche per il deterioramento dei crediti condizionino il risultato economico aziendale. Il risultato aggregato risente pesantemente delle rettifiche di valore operate sul portafoglio crediti della cassa incorporata. Il risultato dell’operatività corrente che presenta la Cassa Rurale Dolomiti di Fassa Primiero e Belluno al lordo delle imposte è positivo per l’importo di euro 3.825.901. La voce “imposte sul reddito dell’esercizio” è calcolata applicando le aliquote stabilite dalla normativa. Le imposte dirette (correnti e differite) portano ad un saldo negativo di 850.679 rispettivamente per IRES (con aliquota al 27,5 %) 620 mila euro e per IRAP (con aliquota al 4,65 %) 231 mila euro. Ha inciso sulla determinazione del carico fiscale il compimento, nel corso del 2017, della riforma della disciplina fiscale delle rettifiche di valore su crediti verso la clientela iscritti in bilancio, che ne comporta, a decorrere dall’esercizio in corso al 31 dicembre 2017, la deducibilità integrale ai fini IRES e IRAP. Nell’introdurre tale deducibilità, è stato previsto un regime transitorio per le rettifiche di valore già in essere, volto ad assicurarne, secondo percentuali annue fisse stabilite dalla norma, la piena rilevanza fiscale entro il 2025. L’esercizio si chiude con risultato netto positivo di euro 2.975.222. Voce di bilancio 31/12/2017 31/12/2016 Variazione

assoluta Variazione %

Utile/perdita dell’operatività corrente al lordo delle imposte

3.826 2.044 982 48,04%

Imposte sul reddito dell’esercizio - 851 - 192 - 659 343,23%

Utile/perdita dell’operatività corrente al netto delle imposte

2.975 1.852 1.123 60,64%

Utile/perdita dell’esercizio 2.975 1.852 1.123 60,64%

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Indici economici, finanziari e di produttività

I principali indicatori economici, finanziari e di produttività relativi alla Cassa Rurale, dettagliatamente esposti nelle pagine precedenti con l’analisi degli aggregati di stato patrimoniale e di conto economico, sono qui di seguito sintetizzati.

INDICI ECONOMICI, FINANZIARI E DI PRODUTTIVITÁ 2017 2016 aggregato 2016 VFA

Indici di bilancio (%)

Impieghi su clientela/totale attivo 60,96% 60,83% 54,67%

Raccolta diretta con clientela/totale attivo 77,64% 75,49% 67,85%

Impieghi (lordi)I su clientela/raccolta diretta clientela 88,17% 88,58% 86,20%

Raccolta gestita/raccolta indiretta 74,67% 69,88% 64,55%

Raccolta amministrata/raccolta indiretta 25,33% 30,12% 35,45%

Titoli di proprietà/su totale attivo 31,19% 23,53% 36,99%

Indici di redditività (%)

ROE Utile netto/ (patrimonio netto – utile netto) 4,50% 2,99% 3,40%

ROA ­ Rendimento delle attività (Utile netto/totale attivo ) ai

sensi dell’art. 90 della Direttiva 2013/36/UE (CRD IV) 0,33% 0,24% 0,30%

Margine di interesse/margine di intermediazione 69,46% 61,94% 61,60%

Commissioni nette/margine di intermediazione 25,83% 21,16% 18,14%

Margine di intermediazione su totale attivo 2,72% 3,09% 3,11%

Risultato lordo di gestione/Patrimonio netto 5,53% 3,16% 3,63%

Margine di interesse/totale attivo 1,89% 1,91% 1,91%

Indici di struttura (%)

Patrimonio Netto/totale attivo 7,60% 8,41% 9,26%

Patrimonio Netto/Impieghi lordi 11,11% 12,57% 15,83%

Patrimonio Netto/raccolta diretta clientela 9,79% 11,14% 13,65%

Patrimonio Netto/crediti clientela netti 12,47% 13,82% 16,94%

Crediti verso clientela/totale attivo 60,96% 60,83% 54,67%

Indici di rischiosità (%)

Sofferenze nette/crediti verso clientela netti 3,98% 5,24% 2,41%

Sofferenze nette/patrimonio netto 31,90% 53,85% 14,25%

Indici di efficienza (%)

Spese amministrative/margine di intermediazione -81,08% -63,27% 59,99%

Costi/ricavi (cost/income)* -75,23% -59,04% 55,41%

costi operativi/margine di interesse -108,31% -95,31% 89,96%

spese del personale/margine di intermediazione -40,77% -32,57% 30,70%

Indici di produttività (migliaia di Euro)

Raccolta diretta per dipendente 5.347 5.373 5.438

Impieghi su clientela per dipendente 4.199 4.330 4.382

Margine di intermediazione per dipendente 187,27 219,74 248,93

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Costo medio del personale -76,34 -71,56 76,42

Indici di esposizione al rischio (%)

Garanzie e impegni/patrimonio netto 79,4% 70,7% 76,0%

Garanzie e impegni/totale attivo 6,0% 5,9% 7,0%

Garanzie e impegni/crediti verso clientela 9,90% 9,77% 12,88%

* Il Cost/Income è calcolato rapportando i costi operativi (voce 200 del conto economico ) al margine di intermediazione (voce 120 del conto economico).

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2. LA STRUTTURA OPERATIVA

LA RETE TERRITORIALE Al 31/12/2017 la Cassa Rurale contava 23 sportelli compresa la Sede di Moena. Sono distribuiti sul territorio come segue: 8 sportelli sono ubicati in Val di Fassa, 6 nelle Valli di Primiero e Vanoi e 9 nella provincia di Belluno. Con l’operazione di fusione non si sono verificate nuove aperture / chiusure di sportelli rispetto all’esercizio precedente. LE RISORSE UMANE L’organico al 31 dicembre 2017, adeguato alle esigenze gestionali della Cassa Rurale, era pari a 139 unità e rispetta il piano industriale per la fusione. Rispetto all’esercizio precedente, calcolato per la somma delle due Banche pre-fusione, l’organico si è ridotto di 6 unità, per cessazione del rapporto di lavoro. Sono previste ulteriori uscite nell’esercizio 2018. Del personale in forza, 2 collaboratori hanno un contratto a tempo determinato, 20 collaboratori hanno un orario part-time e 3 collaboratori sono assenti con diritto alla conservazione del posto di lavoro. La forza lavoro presente in azienda era pari quindi a 130,89 unità.

Nel corso del 2017 sono stati realizzati interventi formativi per circa 2.431 ore (circa 30 ore medie pro-capite non considerando i soli due mesi nei quali si è aggiunto il personale della banca incorporata) a cui si aggiunge la formazione in materia assicurativa, realizzate mediante la partecipazione ad eventi formativi esterni e seminari interni organizzati in giornate di chiusura pomeridiana nei periodi al di fuori della stagione turistica e con formazione a distanza. 3. ATTIVITÀ ORGANIZZATIVE Sul piano organizzativo/procedurale l'anno 2017 è stato caratterizzato dalle attività necessarie a giungere alla fusione giuridica del 1.11.2017 e alla fusione tecnica del 27.11.2017. Si è trattato di un’attività complessa, dalla redazione del piano industriale, all’iter autorizzativo, alla revisione e realizzazione delle previsioni organizzative del piano industriale, alla revisione progressiva della normativa interna, attività che prosegue nell’esercizio 2018, alla pianificazione e realizzazione di tutte le attività tecniche ed organizzative che hanno permesso di raggiungere l’obiettivo della fusione secondo il calendario stabilito dal piano industriale. Il processo di fusione ha visto la rivisitazione del parco hardware installato presso la Banca, con la riconfigurazione ed eventuale sostituzione delle macchine che non fornivano sufficienti garanzie di operatività.

Aggiornamenti sulle progettualità connesse all’implementazione dell’IFRS 9 A partire dal 1° gennaio 2018 entra in vigore il nuovo Standard contabile internazionale IFRS 9 Strumenti Finanziari (di seguito anche “Standard” o “IFRS 9”) che - nell’ambito dei principi e regole di valutazione e contabilizzazione degli strumenti finanziari - sostituisce integralmente l’attuale IAS 39 Strumenti finanziari: rilevazione e valutazione, modificando significativamente le modalità di classificazione e misurazione delle attività finanziarie, nonché quelle di determinazione delle rettifiche di valore (impairment) delle stesse. La Banca partecipa e fa riferimento alle iniziative progettuali di Categoria per l’applicazione dell’IFRS 9 avviate, in prima battuta, da Federcasse (limitatamente alla declinazione dei requisiti normativi) e sviluppate dalla futura capogruppo e dalla struttura tecnica delegata (centro servizi informatici) di riferimento.

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Stanti gli impatti pervasivi attesi dalle nuove disposizioni, le progettualità in argomento sono state indirizzate a definire i diversi ambiti di inferenza del principio (sommariamente riconducibili alle tematiche di “classificazione e misurazione”, “impairment”, “hedge accounting”), declinandone gli impatti quali/quantitativi e individuando e realizzando i conseguenti interventi applicativi, procedurali e organizzativi per un’adozione organica, coerente ed efficace delle nuove regole. Più in particolare, al fine di realizzare le condizioni per un’applicazione del principio da parte delle BCC-CR allineata con le best practices e quanto più possibile coerente con gli obiettivi e il significato sostanziale delle nuove regole contabili, Federcasse ha avviato nel primo trimestre del 2016 un tavolo nazionale (al quale hanno partecipato referenti tecnici sulle tematiche in ambito delle strutture applicative di Categoria, delle banche di secondo livello, future capogruppo, di un campione di BCC-CR rappresentativo dei diversi ambiti geografici e operativi) con la principale finalità di coadiuvare i gruppi di lavoro attivati presso le diverse strutture tecniche di Categoria referenti dello sviluppo delle soluzioni metodologiche e applicative per l’adeguamento. Il progetto in argomento, avente esclusivamente finalità di indirizzo metodologico ha traguardato le sole tematiche attinenti alle nuove regole di classificazione e misurazione e al nuovo modello di impairment, ritenute di maggiore cogenza e rilevanza. Le attività di declinazione operativa dei riferimenti di indirizzo condivisi e di sviluppo delle soluzioni metodologiche, tecniche e applicative necessarie alla compliance alle nuove regole delle BCC-CR, nonché di elaborazione dei nuovi riferimenti di policy, sono state portate avanti, invece, dai gruppi di lavoro tematici coordinati dalla futura capogruppo e/o dalla struttura tecnica delegata di riferimento. A tutte le citate attività la Banca prende parte e fa riferimento per la declinazione degli aspetti di diretta competenza, tramite il coinvolgimento attivo dei responsabili dell’Area Amministrazione e Bilancio, del Risk Management, dei Crediti, della Finanza, ciascuno individualmente per i profili realizzativi di diretta competenza e, collegialmente - sotto il coordinamento della Direzione Generale - per la definizione delle scelte sottoposte alle valutazioni e deliberazioni degli organi competenti.

Classificazione e misurazione Lo standard prevede nuove regole per la classificazione delle attività finanziarie nelle seguenti categorie:

- Costo Ammortizzato (di seguito anche “CA”); - Fair value con impatto sulla redditività complessiva (Fair Value through Other

Comprehensive Income, di seguito anche “FVOCI”); - Fair value con impatto a conto economico (ovvero Fair Value through Profit and Loss, di

seguito anche “FVTPL”). Per quanto concerne i titoli di debito e i crediti, il nuovo principio contabile richiede una valutazione condotta sulla base dei seguenti elementi:

1. l’associazione del modello di business ai portafogli omogenei identificati (laddove l’aggregazione per portafogli omogenei deve essere determinata a un livello che rifletta il modo in cui gruppi di attività finanziarie sono gestiti, monitorati, valutati e misurati collettivamente per perseguire un determinato obiettivo aziendale);

2. l’analisi delle caratteristiche dei flussi di cassa contrattuali dello strumento, svolta sulle singole attività finanziarie alla data di origine (prima iscrizione) delle stesse (c.d. Solely Payment of Principal and interest test di seguito anche “SPPI test”).

Sulla base delle nuove regole contabili, pertanto, le attività finanziarie rappresentate da titoli di debito ed esposizioni creditizie devono essere valutate in base sia al modello di business secondo il quale sono gestite, sia alla natura dei flussi di cassa contrattuali che originano. La combinazione di questi due aspetti determina se le attività finanziarie sono rilevate al costo ammortizzato, al fair value rilevato a conto economico oppure al fair value rilevato a riserva di patrimonio.

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In conformità alle nuove regole, ai fini della transizione alle stesse (first time adoption, FTA), la Banca ha quindi proceduto: (i) all’individuazione e adozione dei modelli di business aziendali; (ii) alla declinazione delle modalità di effettuazione del test di verifica delle caratteristiche dei flussi di cassa contrattuali e adozione dei sottostanti riferimenti e parametri; (iii) anche sulla base degli esiti delle attività di cui ai due punti precedenti, alla finalizzazione dell’analisi della composizione dei portafogli di proprietà, al fine di individuarne la corretta classificazione in FTA e attivare le opzioni esercitabili. Ai fini del censimento e analisi dei business model (attuali e “a tendere”), sono state attentamente valutate, oltre alle prassi gestionali pregresse, anche le implicazioni connesse all’evoluzione intervenuta o attesa nel complessivo quadro operativo e regolamentare di riferimento. L’operatività sui mercati finanziari ha subito nel corso degli ultimi anni numerosi e rilevanti cambiamenti a seguito della crisi finanziaria globale iniziata nel 2008; una proliferazione normativa senza precedenti e il mutato contesto dei mercati hanno costretto le banche a rivedere i propri modelli di business e strategie, ad aggiornare e perfezionare modelli e strumenti di controllo dei rischi, a considerare nuove opportunità e minacce per il business. Assumono rilievo in tale ambito circostanze quali i tassi di interesse negativi, il quantitative easing, le operazioni di rifinanziamento presso la BCE tramite LTRO e TLTRO, il “pricing” del rischio sovrano e del rischio interbancario, l’attesa graduale attenuazione delle politiche monetarie espansive da parte della BCE. Con uno sguardo al futuro prossimo, nuovi ed importanti cambiamenti normativi sono all’orizzonte (alcuni dei quali collegati all’applicazione dello standard, quali il venire meno del filtro prudenziale che ha permesso sino a tutto il 2017 alle banche c.d. “less significant” di non imputare ai fondi propri le riserve di valutazione dei titoli governativi dell’area euro detenuti nel portafoglio “disponibili per la vendita” - available for sales, AFS). Importanti sono anche le modifiche al contesto organizzativo di riferimento, collegate alla riforma legislativa che interessa l’assetto del credito cooperativo italiano e alla conseguente creazione del nuovo Gruppo bancario cooperativo Cassa Centrale Banca, cui la Banca aderisce. Nel nuovo assetto, la Banca manterrà autonomia giuridica e nella relazione con la clientela di riferimento all’interno di un contesto regolamentare e operativo tipico di un gruppo bancario, con riferimento in particolare a:

� regole e politiche di gruppo; � metodologie, strumenti e sistemi operativi comuni nel processo di selezione, assunzione e

monitoraggio del rischio, nell’operatività della finanza, nel supporto ai processi decisionali; � sistema dei controlli interni e di gestione dei rischi; � processi di governance comuni e macchina operativa progressivamente convergente; � modello di gestione e coordinamento risk-based basato su indicatori coerenti con il quadro

di vigilanza prudenziale. Nel più ampio ambito dei complessivi elementi di evoluzione del contesto normativo e operativo di riferimento, la prossima costituzione del Gruppo bancario cooperativo ha, in particolare, reso necessario integrare le analisi basate sulle modalità di gestione che in passato hanno caratterizzato la Banca – rivalutate- come detto - alla luce del mutato scenario regolamentare e di mercato - con riferimenti di pianificazione strategico/operativa e indirizzi di contenimento dei rischi definiti anche nella prospettiva del futuro assetto consolidato. Pertanto, ai fini della definizione dei business model, la valutazione di tutti gli elementi a ciò rilevanti (core business e mission della Banca, modello di governance aziendale, informazioni relative alla gestione prospettica delle attività per il raggiungimento degli obiettivi strategici e operativi aziendali, modalità di misurazione e remunerazione delle performance e di identificazione dei rischi assunti) è stata operata considerando la naturale evoluzione degli stessi una volta costituito il gruppo bancario cooperativo di riferimento. Tutto ciò premesso, con riferimento ai modelli di business inerenti alle esposizioni creditizie, la modalità di gestione dei crediti verso la clientela ordinaria (controparti sia retail, sia corporate)

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detenuti al 31 dicembre 2017 nel portafoglio contabile IAS 39 “finanziamenti e crediti - L&R”, appare riconducibile nella sua interezza al modello di business IFRS 9 “Detenuto per incassare flussi di cassa contrattuali” (Hold to Collect, di seguito anche “HTC”), secondo il quale il credito viene concesso per essere gestito - in termini finanziari e di rischio - fino alla sua naturale scadenza e, verificato il superamento dell’SPPI test, si operano la valutazione al costo ammortizzato e la misurazione dell’impairment secondo il modello di perdita attesa (expected credit losses – ECL) introdotto dal nuovo principio. Analoghe considerazioni sono applicabili ai finanziamenti e sovvenzioni operati nei confronti dei Fondi di garanzia interni alla Categoria. I titoli di debito detenuti dalla Banca al 31 dicembre 2017 si riferiscono in misura prevalente a obbligazioni e titoli emessi dallo Stato italiano, classificati ai sensi dello IAS 39 nelle voci dell’attivo dello stato patrimoniale 40 “attività finanziarie disponibili per la vendita - AFS” e 50 “attività finanziarie detenute sino a scadenza - HTM”. Sono inoltre presenti prestiti obbligazionari emessi da banche di Categoria o da altri enti finanziari, polizze di capitalizzazione e quote di OICR (attualmente detenuti nei portafogli IAS 39, “finanziamenti e crediti - L&R” e “AFS”). Tutti i citati strumenti rientrano nel portafoglio bancario ai fini di vigilanza. In misura solo residuale, la Banca detiene titoli di debito con finalità di trading, attualmente classificati, ai sensi dello IAS 39, nella voce 20 dell’attivo di stato patrimoniale “attività finanziarie detenute per la negoziazione - HFT”. Tali strumenti fanno parte del portafoglio di negoziazione ai fini di vigilanza. I titoli di debito del portafoglio bancario ai fini di vigilanza sono dalla Banca detenuti con diverse finalità, tutte sostanzialmente riconducibili ai modelli di business, a seconda dei casi, “HTC” e “Detenuto per incassare flussi di cassa contrattuali e per la vendita” (o Hold to Collect and Sell, di seguito anche “HTCS”), modello, questo ultimo, che prevede la realizzazione dei flussi di cassa sia tramite la detenzione, sia tramite la vendita. Con specifico riguardo ai titoli detenuti nei portafogli contabili IAS 39 “HTM” e “L&R”, titoli di debito con pagamenti fissi o determinabili a scadenza che la Banca ha in prospettiva sia l’intenzione, sia la capacità di detenzione sino a scadenza, si sono evidenziate le condizioni per qualificare, in continuità con il precedente, un modello di business “HTC” secondo il quale i titoli in argomento sono gestiti in termini finanziari e di rischio di credito fino alla scadenza e, verificato il superamento dell’SPPI test, si opera la valutazione al costo ammortizzato e la determinazione dell’impairment secondo il modello di perdita attesa (expected credit losses – ECL). Relativamente invece ai titoli detenuti nel portafoglio contabile IAS 39 “AFS”, sono enucleabili alcuni sotto-portafogli caratterizzati, anche in chiave prospettica, da più obiettivi gestionali (in parte congiunti): costituire e mantenere riserve di liquidità strutturale; assicurare margini reddituali aggiuntivi; sopperire alle esigenze di tesoreria e gestione corrente della liquidità; ottimizzare i profili di rischio mediante una strategia di rifinanziamento volta a minimizzare l’esposizione ai rischi di tasso di interesse, liquidità e variabilità del margine di interesse. Tali obiettivi, portano, a seconda dei casi, all’attribuzione di un modello di business “HTC” o “HTCS”. La prospettiva gestionale futura inerente a tali specifiche componenti operative è stata peraltro indirizzata, come anticipato, anche alla luce del diverso scenario strategico e operativo configurabile nell’immediato futuro a seguito della prossima costituzione del gruppo bancario cooperativo. Le analisi conseguentemente condotte in termini di sostenibilità dei rischi assunti - oltre che in ottica individuale, anche in chiave consolidata - con particolare riferimento all’esposizione al rischio sovrano (legata al dimensionamento della componente di titoli di stato attualmente detenuti nel portafoglio in argomento, alla relativa duration media, alla volatilità implicita dei relativi valori qualora si configurassero scenari di stress) e di diverso assetto operativo, conseguente al previsto accentramento di determinate operatività, hanno inciso sulla definizione dei modelli di business. Le valutazioni in tal senso complessivamente sviluppate determinano una parziale discontinuità rispetto alla configurazione contabile al 31 dicembre 2017 (con futura valutazione di una parte (significativa) di titoli attualmente valutati a fair value con impatto a patrimonio netto, al costo ammortizzato).

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I titoli di debito del portafoglio di negoziazione ai fini di vigilanza vengono detenuti dalla Banca allo scopo di beneficiare di differenze tra i prezzi di acquisto e di vendita al verificarsi delle attese di movimenti del mercato di riferimento di breve periodo e/o riconducibili a opportunità di arbitraggio. Per tali titoli, sulla base delle analisi condotte, è stato definito un modello di business “Other”. La valutazione conseguente è al fair value con impatto a conto economico. In merito all’SPPI test sulle attività finanziarie, è stata definita la metodologia da utilizzare e, al contempo, finalizzata l’analisi della composizione dei portafogli titoli e crediti al 31 dicembre 2017 al fine di individuarne la corretta valutazione in sede di transizione alle nuove regole contabili (first time adoption, FTA). Per quanto attiene i titoli di debito, è stato finalizzato l’esame di dettaglio delle caratteristiche dei flussi di cassa degli strumenti “eletti” ai business model “HTC” e “HTCS”, al fine di identificare quelle attività che, non superando il test, dovranno essere valutate al fair value con impatto a conto economico. Dalle analisi condotte si evidenzia che solo una quota non significativa - rispetto al complessivo portafoglio delle attività finanziarie - non supera il test, principalmente titoli junior di cartolarizzazione e alcuni titoli strutturati. Si segnala, inoltre, che, anche alla luce dei chiarimenti in proposito forniti dall’IFRS Interpretation Committee, i fondi di investimento (aperti o chiusi), al 31 dicembre 2017 detenuti nel portafoglio AFS, saranno valutati al fair value con impatto a conto economico. Infine, con riferimento alle attività finanziarie detenute sulla base del modello di business “HTC”, saranno definiti i criteri e le soglie che individuano le vendite ammesse in quanto frequenti ma non significative, a livello individuale e aggregato, oppure infrequenti anche se di ammontare significativo; contestualmente saranno anche stabiliti i parametri per individuare le vendite, quale che ne sia l’ammontare e la frequenza, coerenti con il modello di business in argomento in quanto riconducibili a un incremento del rischio di credito della controparte. Anche eventuali vendite di attività finanziare nell’ambito di operazioni di cartolarizzazione che non ottengono la c.d. derecognition sono considerate conformi a un modello di business HTC. Sono in corso, a cura della struttura tecnica di riferimento, le attività di implementazione del processo automatico di relativo monitoraggio; nelle more di tale sviluppo applicativo il monitoraggio è assicurato dagli operatori del desk finanza sulla base di strutturati reporting giornalieri. Per quel che attiene agli strumenti di capitale, la Banca detiene esclusivamente strumenti acquisiti con finalità strumentali o nell’ambito di operazioni di sostegno, eventualmente per il tramite dei Fondi di Categoria, di consorelle in momentanea difficoltà patrimoniale. Sulla base degli approfondimenti sviluppati, tali strumenti, non detenuti per finalità di trading, sono stati eletti all’opzione OCI, con conseguente valutazione a FVOCI senza ricircolo a conto economico né applicazione dell’impairment

Impairment Con riferimento all’impairment delle attività finanziarie, l’IFRS 9 introduce sul piano contabile:

- un modello univoco, applicabile alle attività finanziarie (esposizioni creditizie e titoli di debito), agli impegni a erogare fondi, alle garanzie finanziarie non valutati a FVTPL;

- una definizione degli accantonamenti sulla base della perdita attesa (“Expected Credit Loss” - ECL), già utilizzata nella regolamentazione prudenziale, che si contrappone al modello basato sulla perdita effettiva (“Incurred Loss”) disciplinato dallo IAS 39.

La stima della perdita attesa dovrà avvenire in funzione dell’allocazione di ciascun rapporto in uno dei tre stage (o “bucket”) disciplinati dal principio:

- stage 1, nel quale sono allocate le attività finanziarie originate e/o acquisite che non presentano obiettive evidenze di perdita alla data di prima iscrizione o che non hanno subito un deterioramento significativo della loro qualità creditizia dalla data di prima iscrizione; su tali esposizioni la perdita attesa deve essere calcolata su un orizzonte temporale di 12 mesi;

- stage 2, nel quale vengono allocate le attività finanziarie la cui qualità creditizia è peggiorata significativamente dalla data di prima iscrizione; per tali esposizioni la perdita attesa deve essere calcolata considerando tutte le perdite che si presume saranno sostenute

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durante l’intera vita dell’attività finanziaria (lifetime expected loss); inoltre, lo standard richiede di adottare delle stime forward-looking per il calcolo della perdita attesa lifetime; risulta pertanto necessario considerare gli scenari previsti di variabili macroeconomiche (ad esempio PIL, tasso di disoccupazione, inflazione, etc.) che attraverso un modello statistico macroeconomico sono in grado di condizionare le variabili rilevanti di stima lungo tutta la vita utile dell’attività finanziaria;

- stage 3, nel quale vengono allocate singole attività finanziarie che presentano obiettive evidenze di perdita alla data di reporting. La popolazione di tali esposizioni risulta sostanzialmente coerente con quella dei crediti considerati “impaired” in base allo IAS 39 (esclusi gli IBNR); la perdita attesa deve essere calcolata, come per le esposizioni in bonis allocate nello stage 2, con una prospettiva lifetime e incorporando elementi forward looking, ma con modalità analitica.

Con riferimento al nuovo modello di impairment le attività progettuali di maggiore rilievo hanno riguardato:

- la definizione delle modalità di tracking della qualità creditizia; - la definizione e adozione dei parametri per la determinazione del significativo deterioramento

del rischio di credito ai fini della corretta allocazione delle esposizioni in bonis negli stage1 o 2;

- l’elaborazione dei modelli, inclusivi delle informazioni forward looking, per lo staging delle esposizioni e per il calcolo della perdita attesa (expected credit loss - ECL) a un anno (esposizioni classificate nello stadio 1) e lifetime (esposizioni allocate negli stadi 2 e 3);

- la determinazione delle regole di allocazione delle esposizioni nello stadio 3. A tale riguardo, la sostanziale convergenza dei riferimenti identificativi delle esposizioni impaired ai sensi dello IAS 39 con i criteri disciplinati per lo stadio 3 e il mantenimento, anche nel nuovo contesto normativo, dell’allineamento tra le definizioni di esposizione deteriorate adottate ai fini contabili e ai fini prudenziali, permette di mantenere le pregresse logiche di classificazione delle esposizioni, al netto della rinuncia, da parte della Banca, alla confutazione della presunzione opponibile definita dal principio sulla cui base i crediti che evidenziano sconfinamenti/scaduti continuativi maggiori o uguali a 90 giorni, quale che ne sia la materialità, sono allocati allo stadio 3.

Con riguardo alle esposizioni creditizie non deteriorate, gli elementi che costituiscono le principali determinanti ai fini della valutazione del passaggio di stage sono quindi:

- la variazione - rispetto al momento di prima iscrizione - della probabilità di default (PD) lifetime (a 12 mesi, con riferimento alle controparti corporate e retail, verificato che la stessa costituisce un’adeguata proxy della PD lifetime) qualificabile, sulla base dei parametri definiti, come significativo incremento del rischio di credito (SICR); si tratta di un criterio “relativo” che costituisce il principale driver sottostante all’allocazione dell’attività finanziaria nei diversi stage previsti dal principio; la valutazione del SICR avviene per singolo rapporto sulla base delle misure di PD assegnate alla controparte;

- l’eventuale presenza di uno sconfinamento/scaduto maggiore o uguale a 30 giorni; tale fattispecie costituisce di per sé una presunzione di significativo incremento del rischio creditizio, comportando il passaggio del rapporto allo stadio 2 a prescindere dagli esiti della valutazione di cui al punto precedente;

- la presenza di una rinegoziazione qualificabile come misura di concessione ai sensi della pertinente disciplina prudenziale; anche in tale circostanza si presume l’evidenza di un significativo incremento del rischio di credito e la necessità di classificare l’esposizione tra quelle il cui merito creditizio risulta significativamente aumentato dopo l’iscrizione iniziale, a prescindere dalle evidenze di cui ai due punti precedenti. Al termine del probation period regolamentare, in assenza di evidenze qualificanti comunque il SICR o il permanere nella condizione di esposizione forborne, l’esposizione può essere riportata in stadio 1.

Fermo quanto sopra richiamato e solo in sede di FTA, per limitate componenti del portafoglio in bonis, la Banca ricorre alla semplificazione della c.d. low credit risk (LCR) exemption prevista dal

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principio, in base alla quale i rapporti per i quali non è stato possibile acquisire la PD lifetime alla data di prima iscrizione e che presentano le seguenti caratteristiche alla data di riferimento:

� classe di rating minore o uguale a un parametro assimilabile all’”investment grade”; � assenza di past due uguali o superiori a 30 giorni; � assenza di misure di forbearance;

sono identificate come esposizioni a basso rischio di credito, di conseguenza allocate nello stage 1. La Banca applica alle esposizioni in bonis svalutazioni collettive (con l’eccezione di alcune posizioni “large corporate”, per le quali sono previste analisi specifiche). Con riferimento alle esposizioni dello stage 3, come anticipato, le rettifiche di valore sono determinate come svalutazioni analitiche. Sempre per quanto attiene alle esposizioni creditizie allocate nello stage 3, oltre a quelli - pur trascurabili - legati all’ampliamento del perimetro (derivante dall’inclusione nello stesso delle esposizioni che presentano past due 90 giorni anche in assenza del superamento delle soglie di materialità prudenziali), si evidenziano gli impatti incrementali delle rettifiche di valore attesi nella valutazione sviluppata con il nuovo modello di impairment a seguito della inclusione di variabili forward looking nelle valutazioni di scenario (valore futuro dei collateral in caso di realizzo, tassi di re-default, ecc.) e alla considerazione di scenari di vendita di parte del portafoglio deteriorato, ponderati per la relativa probabilità di accadimento, collegati agli obiettivi aziendali di conseguimento e mantenimento di specifici obiettivi di NPL-ratio. Come richiesto dal principio, sono stati applicati condizionamenti forward looking alle misure di PD e di LGD mediante l’applicazione di moltiplicatori desunti da modelli satellite Per il portafoglio titoli (in particolare, la componente emessa da amministrazioni centrali) è utilizzata in via estensiva la low credit risk exemption. Nel caso di non utilizzo di tale semplificazione operativa, il modello di stage allocation definito prevede il ricorso al confronto tra il rating/PD all’origination e alla data di riferimento. Differentemente dai crediti, per questa tipologia di esposizioni le operazioni di compravendita successive al primo acquisto di uno specifico ISIN possono rientrare nell’ordinaria attività di gestione degli strumenti detenuti. Ne è derivata l’esigenza di definire la metodologia da adottare per l’identificazione delle vendite e dei rimborsi che portano alla determinazione delle quantità residue delle singole transazioni cui associare il rating/PD all’origination da confrontare con quello riferito alla specifica data di reporting. A tali fini, la Banca ha adottato la metodologia “first in first out”, ritenuta in linea con quanto richiesto dal principio poiché permette, in presenza di acquisti effettuati in tempi differenti, di identificare correttamente la variazione intervenuta nel rischio di credito rispetto alla iscrizione iniziale dello strumento. Inoltre, tale modalità supporta una gestione più trasparente anche dal punto di vista operativo, consentendo il continuo aggiornamento della valutazione del merito creditizio sulla base dei nuovi acquisti intervenuti rispetto a un medesimo titolo.

Hedge accounting Per quanto attiene alle nuove disposizioni in tema di Hedge Accounting, tenuto conto che le novità contenute nel nuovo standard IFRS 9 riguardano esclusivamente il General Hedge e che il medesimo principio prevede la possibilità di mantenere l’applicazione delle regole IAS 39 (IFRS 9 7.2.21), la Banca ha deciso di esercitare l’opzione “opt-out” in first time adoption dell’IFRS 9, per cui tutte le tipologie di operazioni di copertura continueranno ad essere gestite nel rispetto di quanto previsto dallo IAS 39 (carve-out).

Impatti economici e patrimoniali I principali impatti attesi dall’adozione del nuovo principio sono riconducibili all’applicazione del nuovo modello di impairment e in particolare, in tale ambito, alla stima della perdita attesa “lifetime” sulle esposizioni creditizie allocate nello stadio 2, nonché alla considerazione dei già citati scenari di cessione nella determinazione del valore delle rettifiche applicabili alle esposizioni creditizie deteriorate. Solo in misura residuale si profilano impatti riconducibili alle nuove regole di classificazione e misurazione.

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Sulla base delle analisi effettuate e delle implementazioni in corso si stima che gli impatti in argomento, da rilevare in sede di prima applicazione del nuovo principio in contropartita del patrimonio netto, non risulteranno in alcun caso critici rispetto al profilo di solvibilità aziendale, tenuto conto dell’adesione da parte della Banca all’opzione regolamentare che permette di diluire su 5 anni l’impatto, sia statico, rilevato in FTA, sia dinamico, rilevato sulle sole esposizioni in bonis a ciascuna data di reporting, collegato all’applicazione del nuovo modello di impairment. Gli impatti puntuali delle nuove regole in FTA, alla luce della composizione finale dei portafogli di attività finanziarie e delle previsioni macroeconomiche per gli esercizi futuri, sono in via di finale determinazione.

Impatti, IT, organizzativi e sviluppi ulteriori

Il processo di implementazione delle novità introdotte dal principio ha comportato l’esigenza di effettuare interventi significativi sull’infrastruttura tecnologica in uso; a tal fine, sono state poste in essere apposite analisi, in coordinamento con la corrispondente progettualità del Centro Servizi informatici di riferimento, che hanno portato all’identificazione delle principali aree di impatto e alla definizione delle architetture applicative target da realizzare; sono stati inoltre identificati gli applicativi e le procedure da adeguare, nonché le modifiche da apportare in base ad un approccio modulare per priorità di intervento, atte ad assicurare il rispetto dei nuovi requisiti contabili. Gli interventi, attualmente in via di finalizzazione, hanno quindi riguardato sia l’implementazione delle funzionalità necessarie sulle procedure già esistenti, sia l’integrazione di nuovi applicativi. Più nel dettaglio, per quel che attiene all’area della Classificazione e Misurazione, una volta delineate le modalità con cui effettuare il test SPPI, sono stati individuati e, ove necessario, adeguati gli applicativi e le procedure per la sua implementazione, sia per quel che riguarda i titoli di debito che per le esposizioni creditizie. In relazione all’area dell’Impairment, effettuate le principali scelte sui parametri da considerare ai fini della valutazione del significativo deterioramento, nonché sulle modalità di calcolo dell’ECL (expected credit loss) tenendo anche conto delle informazioni forward-looking, sono stati individuati gli applicativi di risk management su cui effettuare il tracking del rischio creditizio a livello di singola posizione ed il conteggio della relativa ECL, nonché gli interventi di adeguamento necessari. Analoghe analisi ed interventi sono in corso per l’adeguamento degli applicativi contabili, anche al fine di supportare le aperture informative richieste dai nuovi schemi FINREP e dal V° aggiornamento della circolare 262 di Banca d’Italia in vigore dal 1° gennaio 2018. Oltre agli interventi di natura informatica, sono in fase di definizione, in stretto raccordo con la futura capogruppo, interventi di natura organizzativa attinenti alla revisione e dei processi operativi esistenti, al disegno e implementazione di nuovi processi (attinenti, ad es. la gestione e il monitoraggio dell’esecuzione del test SPPI, il monitoraggio dei limiti di vendita delle attività gestite nell’ambito del modello di business HTC,…) e delle corrispondenti attività di controllo, alla ridefinizione delle competenze all’interno delle diverse strutture coinvolte, sia operative sia amministrative e di controllo. Per quanto riguarda l’impairment, l’obiettivo degli adeguamenti programmati concerne un’implementazione sempre più efficace ed integrata delle modalità di monitoraggio on-going del rischio creditizio, al fine di agevolare interventi preventivi atti a evitare potenziali “scivolamenti” dei rapporti nello stage 2 e a rilevare rettifiche di valore coerenti e tempestive in funzione del reale andamento del rischio creditizio. L’introduzione dell’IFRS 9 riverbererà i suoi impatti anche in termini di offerta commerciale e, conseguentemente, in termini di revisione e aggiornamento del catalogo prodotti. Nell’ambito della revisione in corso delle policy saranno innovati anche i riferimenti e le procedure per definire e accertare il momento in cui scatta il write-off contabile dell’esposizione in coerenza con la definizione di write-off inserita all’interno del 5° aggiornamento della Circolare 262 (dove viene richiamato sia quanto previsto dal principio contabile IFRS9 ai paragrafi 5.4.4, B5.4.9 e B3.2.16 (r) e quanto richiesto nell’Allegato III, Parte 2, punti 72 e 74 del Regolamento di esecuzione (UE) 2017/1443. Ai sensi delle richiamate disposizioni il write-off non sarà infatti più legato, come in precedenza, all’evento estintivo del credito (irrecuperabilità sancita da atto formale/delibera oppure rinuncia agli

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atti di recupero per motivi di convenienza economica), bensì dovrà anticipare tale effetto ed essere rilevato dal momento in cui si hanno ragionevoli certezze in merito all’irrecuperabilità delle somme. Altri profili di adeguamento dei presidi organizzativi e dei processi operativi. Nel corso del 2017 sono proseguite, in aderenza alle attività progettuali in proposito sviluppate dalle strutture associative e di servizio di Categoria, nonché in stretto coordinamento e raccordo con i riferimenti prodotti dal centro servizi informatici di riferimento, le attività di adeguamento ai requisiti introdotti dalle nuove disposizioni in materia di sistema informativo inerenti, in particolare, ai presidi di sicurezza per la corretta gestione dei dati della clientela, alla sicurezza dei servizi di pagamento via internet, alle misure di sicurezza ICT in ambito PSD2 e la gestione dei gravi incidenti di sicurezza informatica. L’ICAAP e l’Informativa al Pubblico ex III Pilastro sono stati negli ultimi esercizi significativamente impattati dalle novità regolamentari connesse all’attuazione di Basilea 3 e dalle nuove disposizioni di vigilanza in materia di sistema dei controlli interni. Sulla base dei chiarimenti e delle posizioni via via pubblicati dalle autorità competenti, sono stati continuativamente aggiornati i riferimenti metodologici e le procedure per la determinazione dei fondi propri e dei requisiti patrimoniali, nonché rivisti in coerenza, laddove necessario, i ruoli e le responsabilità delle funzioni coinvolte. Tenuto conto anche delle novità da ultimo intervenute nei criteri adottati dalle Autorità di Vigilanza per il processo supervisione e valutazione prudenziale (c.d. SREP), nell’ambito delle consuete attività propedeutiche allo sviluppo dell’ICAAP e dell’informativa al Pubblico, sono stati anche nell’esercizio di riferimento rivisti e adeguati: � i riferimenti metodologici sottostanti

o la misurazione/valutazione dei rischi di I e di II Pilastro, la conduzione delle prove di stress sui principali rischi assunti, la determinazione del capitale complessivo;

o l’autovalutazione dell’adeguatezza del capitale in ottica attuale, prospettica ed in ipotesi di stress;

� lo sviluppo e l’articolazione del processo ICAAP e della redazione della relativa rendicontazione.

In relazione alle attività di adeguamento organizzativo e procedurale si richiamano inoltre:

� l’adeguamento dei processi e presidi interni al fine di conformarsi agli adempimenti previsti dalla Direttiva 2014/65/UE (c.d. MiFID II) e dalla relativa normativa attuativa, entrata in vigore il 3 gennaio 2018, in aderenza alle attività progettuali in ambito sviluppate dalle strutture associative e di servizio di Categoria, nonché in stretto coordinamento con la futura Capogruppo, inerenti in particolare la disciplina: o della c.d “Product governance”, volta ad assicurare la formalizzazione del processo di

realizzazione e approvazione degli strumenti finanziari nonché di definizione del target market di clientela al quale la Banca intende distribuire prodotti e servizi;

o della valutazione e revisione del possesso delle competenze ed esperienze del personale addetto alla prestazione dei servizi di investimento e alla fornitura di informazioni alla clientela;

o della prestazione del servizio di consulenza in materia di investimenti, o dell’ammissibilità degli inducement; o della trasparenza informativa nei confronti della clientela;

o l’aggiornamento delle “Linee guida per la prevenzione e la gestione degli abusi di mercato” contenenti i riferimenti metodologici per consentire alle banche la corretta gestione, il monitoraggio e la prevenzione del rischio di abusi di mercato, nonché l’accertamento e la segnalazione delle operazioni c.d. “sospette”, al fine di recepire l’innalzamento, da 5.000 euro a 20.000 euro, della soglia al superamento della quale devono essere notificate le operazioni effettuate dalle persone che esercitano funzioni di amministrazione, di controllo o di direzione nonché delle persone loro strettamente associate;

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o l’aggiornamento delle regole di scambio di garanzie con riferimento all’operatività in derivati OTC, non compensati presso controparti centrali, alla luce dell’entrata in vigore del Regolamento delegato (UE) n. 2016/2251, attuativo del Regolamento EMIR.

Con riferimento alla disciplina dell’offerta al pubblico, è stata data concreta applicazione alle procedure adottate per assicurare nell’ambito degli eventuali prospetti di offerta al pubblico degli strumenti finanziari di propria emissione, la conformità alla Raccomandazione Consob n. 0096857 del 28-10-2016, con cui l’Autorità di vigilanza ha emanato linee guida in materia di compilazione delle "Avvertenze per l'Investitore", e alle linee di indirizzo fornite a riguardo a livello di Categoria. Con riferimento alle quote sociali, la Banca, in linea con i riferimenti di Categoria, ha adottato una scheda informativa con la quale viene fornire in modo chiaro e sintetico un quadro esaustivo delle informazioni rilevanti, utile al trasferimento al soggetto, potenziale sottoscrittore o acquirente di azioni della banca, della necessaria conoscenza delle connotazioni di tali strumenti.

4. ATTIVITÀ DI RICERCA E DI SVILUPPO

La proposta di nuovi prodotti e servizi alla clientela parte sempre dall’esigenza di soddisfare le richieste del cliente, aumentando la gamma dei prodotti a sua disposizione ed aiutandolo a razionalizzarne l’uso. Per questa attività ci si organizza e si agisce nella continua ricerca delle migliori soluzioni ed opportunità.

Parte dell’attività di ricerca e di sviluppo viene svolta attraverso gli organismi di categoria, provinciali e nazionali. Federazione Trentina della Cooperazione, Cassa Centrale Banca e Phoenix-Informatica promuovono, per quanto di rispettiva competenza e con il coinvolgimento reciproco, lo studio di progetti di interesse comune a tutte le Casse per migliorare l’efficienza e l’efficacia del nostro operare.

I soci sono stati al centro di tutte le azioni della Cassa Rurale. Esiste, infatti, un patto di reciprocità che lega la Cassa Rurale e i suoi soci, ed è proprio il rapporto di fiducia che tramite esso si instaura, che rende possibile e vantaggioso per i soci avere accesso ai servizi offerti.

Ai soci la Cassa offre beni e servizi in condizioni di massima competitività e propone iniziative che sono occasioni d’incontro e socializzazione oltre che di crescita culturale e professionale.

Ogni qualvolta si presenta l’occasione, la Cassa Rurale organizza incontri con famiglie o imprenditori per approfondire temi di comune interesse. Iniziative di questo tipo si sviluppano su un sistema di azioni professionali efficaci, personalizzate, e vicine al socio-cliente, basato su un chiaro contratto di reciprocità.

Nel 2017 sono proseguiti i consueti incontri formativi con le scuole, dalle primarie alle secondarie, per avviare la conoscenza di base di economia bancaria. La Cassa Rurale ha contribuito anche con un’attività formativa nelle locali Università della Terza Età, articolata su tematiche finanziarie e cooperazione. Proprio in materia di cooperazione, anche l’esercizio 2017 ha visto impegnata la Cassa Rurale nel ruolo di tutor verso la costituzione di Associazioni Cooperative Scolastiche. La costante alta percentuale di clientela sotto i 45 anni, testimonia quanta attenzione venga rivolta alla popolazione giovanile, verso la quale sono sempre numerose le iniziative e le campagne commerciali. Questo per impostare un'attività di "coordinamento" dell'offerta per i giovani, che abbia un filo conduttore e che permetta alla Cassa di muoversi sia dal punto di vista commerciale, con l'offerta di prodotti e servizi specifici per i giovani, sia in ambito più sociale in linea con la "mission" della Cassa Rurale.

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5. Il PRESIDIO DEI RISCHI E IL SISTEMA DEI CONTROLLI INTERNI Coerentemente con il proprio modello di business e operativo, la Banca è esposta a diverse tipologie di rischio che attengono principalmente alla tradizionale operatività di intermediazione creditizia e finanziaria. La responsabilità primaria di assicurare la completezza, l’adeguatezza, la funzionalità e l’affidabilità del Sistema dei Controlli Interni è rimessa agli Organi Aziendali, ciascuno secondo le rispettive competenze. Il complesso dei rischi aziendali è, inoltre, presidiato nell’ambito di un preciso modello organizzativo impostato sulla piena separazione delle funzioni di controllo da quelle produttive, che integra metodologie e presidi di controllo a diversi livelli, tutti convergenti con gli obiettivi di assicurare efficienza ed efficacia dei processi operativi, salvaguardare l’integrità del patrimonio aziendale, tutelare dalle perdite, garantire l’affidabilità e l’integrità delle informazioni, verificare il corretto svolgimento dell’attività nel rispetto della normativa interna ed esterna. In linea con le disposizioni in materia di Corporate Governance, il modello adottato delinea le principali responsabilità in capo agli Organi Aziendali al fine di garantire la complessiva efficacia ed efficienza del sistema dei controlli interni. Il Consiglio di Amministrazione è responsabile del sistema di controllo e gestione dei rischi e, nell’ambito della relativa governance, della definizione, approvazione e revisione degli orientamenti strategici e delle linee guida di gestione dei rischi, nonché degli indirizzi per la loro applicazione e supervisione. Anche sulla base dei riferimenti allo scopo prodotti dalla Direzione Generale, verifica nel continuo l’efficienza e l’efficacia complessiva del sistema di gestione e controllo dei rischi, provvedendo al suo adeguamento tempestivo in relazione alle carenze o anomalie riscontrate, ai cambiamenti del contesto di riferimento, esterno o interno, o derivanti dall’introduzione di nuovi prodotti, attività o processi rilevanti. Il Direttore Generale rappresenta il vertice della struttura interna e come tale partecipa alla funzione di gestione, nell’ambito della quale opera, in un sistema a “geometria variabile” con il Consiglio di Amministrazione. Il Direttore Generale dà esecuzione alle delibere degli organi sociali, persegue gli obiettivi gestionali e sovrintende allo svolgimento delle operazioni e al funzionamento dei servizi secondo le indicazioni del C.d.A., assicurando la conduzione unitaria della Società e l’efficacia del Sistema dei Controlli Interni. In tale ambito, predispone le misure necessarie ad assicurare l’istituzione, il mantenimento ed il corretto funzionamento di un efficace sistema di gestione e controllo dei rischi. L’Organo con funzioni di controllo, rappresentato dal Collegio Sindacale, ha la responsabilità di vigilare, oltre che sull’osservanza della legge e dello statuto e sul rispetto dei principi di corretta amministrazione, sulla funzionalità del complessivo sistema dei controlli interni, accertando l’efficacia delle strutture e funzioni coinvolte nel sistema dei controlli e l’adeguato coordinamento delle stesse, promuovendo gli interventi ritenuti necessari per rimuovere le carenze rilevate e correggere le irregolarità emerse, verificando e approfondendo cause e rimedi delle irregolarità gestionali, delle anomalie andamentali, delle lacune eventuali degli assetti organizzativi e contabili. Tale Organo è sempre preliminarmente e specificatamente interpellato con riguardo alla definizione degli elementi essenziali del complessivo sistema dei controlli interni, quali poteri, responsabilità, risorse, flussi informativi, conflitti di interesse. Il Collegio è sempre preliminarmente sentito con riferimento alle decisioni attinenti la nomina e la revoca dei responsabili delle Funzioni aziendali di controllo.

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La Banca ha istituito le seguenti funzioni aziendali di Controllo - permanenti e indipendenti - dedicate ad assicurare il corretto ed efficiente funzionamento del Sistema dei Controlli Interni: - Funzione di Revisione Interna (Internal Audit); - Funzione di Controllo dei rischi escluso rischio operativo (Risk Management); - Funzione di Conformità alle norme e rischio operativo (Compliance); - Funzione Antiriciclaggio. Il personale che partecipa alle funzioni aziendali di controllo non è coinvolto in attività che tali funzioni sono chiamate a controllare. Ad esso, è assicurato l’inserimento in programmi di formazione nel continuo. I relativi criteri di remunerazione sono definiti in modo tale da non comprometterne l’obiettività e concorrere a creare un sistema di incentivi coerente con le finalità della funzione svolta. I responsabili delle funzioni aziendali di controllo: - non hanno responsabilità diretta di aree operative sottoposte a controllo né sono

gerarchicamente subordinati ai responsabili di tali aree; - sono nominati e revocati (motivandone le ragioni) dal Consiglio di Amministrazione, sentito il

Collegio Sindacale; - fermo il raccordo funzionale con la Direzione Generale, le Funzioni aziendali di controllo hanno

accesso diretto al Consiglio di Amministrazione e al Collegio Sindacale. Tale accesso si palesa attraverso l’invio di tutti i flussi informativi prodotti e partecipando alle adunanze di tali organi nelle circostanze in cui l’argomento trattato è di specifica competenza ovvero si manifesta un parere discordante con la Direzione Generale su tematiche critiche per il perseguimento degli obiettivi definiti e la stabilità della Banca.

Conformemente a quanto previsto dalle disposizioni di vigilanza, le funzioni oltre ad adire direttamente agli organi di governo e controllo aziendali, hanno la possibilità di: - accedere senza restrizioni ai dati aziendali e a quelli esterni necessari per lo svolgimento dei

compiti assegnati; - ricorrere per quanto di competenza ai servizi offerti dalla Federazione locale e, laddove

necessario, disporre di risorse economiche per il ricorso a consulenze utili allo svolgimento dei compiti assegnati.

La Funzione di Revisione Interna è volta, da un lato, a controllare, anche con verifiche in loco, il regolare andamento dell'operatività e l’evoluzione dei rischi, dall'altro, a valutare la completezza, l’adeguatezza, la funzionalità e l’affidabilità della struttura organizzativa e delle altre componenti dello SCI, portando all'attenzione degli Organi aziendali i possibili miglioramenti, con particolare riferimento al RAF, al processo di gestione dei rischi nonché agli strumenti di misurazione e controllo degli stessi. In particolare, le principali responsabilità attribuite alla funzione sono:

- la valutazione in termini di completezza, adeguatezza, funzionalità e affidabilità delle altre componenti del Sistema dei Controlli Interni, del processo di gestione dei rischi e degli altri processi aziendali;

- la valutazione di efficacia del processo di definizione del RAF, la coerenza interna dello schema complessivo e la conformità dell’operatività aziendale al RAF;

- la verifica della regolarità delle attività aziendali, incluse quelle esternalizzate e l’evoluzione dei rischi con impatto sia sulle strutture di sede sia sulle filiali;

- la verifica dell’adeguatezza dei presidi organizzativi e di controllo adottati dalla Banca; - l’accertamento del rispetto dei limiti previsti dai meccanismi di delega; - la verifica del monitoraggio della conformità alle norme dell’attività di tutti i livelli aziendali; - la verifica di adeguatezza, affidabilità complessiva e sicurezza del sistema informativo (ICT audit)

e del piano di continuità operativa;

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- la verifica della rimozione delle anomalie riscontrate nell’operatività e nel funzionamento dei controlli.

La Funzione di Conformità alle norme presiede, secondo un approccio risk based, alla gestione del rischio di non conformità con riguardo a tutta l’attività aziendale, verificando che le procedure interne siano adeguate a prevenire tale rischio. I principali adempimenti che la funzione di conformità alle norme è chiamata a svolgere sono: - l’identificazione nel continuo delle norme applicabili e la misurazione/valutazione del loro impatto

su processi e procedure aziendali; - l’individuazione di idonee procedure per la prevenzione del rischio di non conformità e la verifica

della loro adeguatezza e corretta applicazione; - la proposta di modifiche organizzative e procedurali finalizzate ad assicurare un adeguato

presidio dei rischi di non conformità identificati e la verifica dell’efficacia degli adeguamenti organizzativi adottati;

- la valutazione ex ante della conformità alla regolamentazione applicabile di tutti i progetti innovativi che la Banca intenda intraprendere, nonché nella prevenzione e nella gestione dei conflitti di interesse;

- la prestazione di consulenza e assistenza nei confronti degli Organi Aziendali della banca in tutte le materie in cui assume rilievo il rischio di non conformità.

Il presidio del rischio di non conformità è assicurato, come detto a proposito dei presidi specialistici, mediante un coinvolgimento della funzione proporzionato al rilievo che le singole norme hanno per l’attività svolta e alle conseguenze della loro violazione. La Funzione di Controllo dei Rischi ha la finalità principale di collaborare alla definizione e all’attuazione del RAF e delle relative politiche di governo dei rischi, attraverso un adeguato processo di gestione dei rischi. In particolare, le principali responsabilità attribuite alla Funzione sono: - il coinvolgimento nella definizione del RAF, delle politiche di governo dei rischi e delle varie fasi

che costituiscono il processo di gestione dei rischi nonché nella definizione del sistema dei limiti operativi;

- la proposta di parametri quantitativi e qualitativi necessari per la definizione del RAF, che fanno riferimento anche a scenari di stress e, in caso di modifiche del contesto operativo interno ed esterno della Banca, l’adeguamento di tali parametri;

- la verifica di adeguatezza del RAF, del processo di gestione dei rischi e del sistema dei limiti operativi;

- il supporto nello svolgimento del processo di autovalutazione dell’adeguatezza patrimoniale; - il supporto agli Organi Aziendali nella valutazione del rischio strategico, monitorandone le

variabili significative; - presidiare la coerenza dei sistemi di misurazione e controllo dei rischi con i processi e le

metodologie di valutazione delle attività aziendali, coordinandosi con le strutture aziendali interessate;

- la verifica dell’adeguatezza ed efficacia delle misure prese per rimediare alle carenze riscontrante processo di gestione dei rischi;

- il monitoraggio del rischio effettivo assunto dalla Banca e della sua coerenza con gli obiettivi di rischio, nonché la verifica del rispetto dei limiti operativi assegnati alle strutture operative in relazione all’assunzione delle varie tipologie di rischio;

- il coinvolgimento nella valutazione rischi sottesi ai nuovi i prodotti e servizi e inerenti all’ingresso in nuovi segmenti operativi e di mercato

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- la formulazione di parere preventivi sulla coerenza con il RAF delle Operazioni di Maggiore Rilievo, acquisendo, in funzione della natura dell’operazione, il parere di altre funzioni coinvolte nel processo di gestione dei rischi;

- la verifica del corretto svolgimento del monitoraggio andamentale sulle singole esposizioni creditizie.

La Funzione Antiriciclaggio verifica nel continuo che le procedure aziendali siano coerenti con l’obiettivo di prevenire e contrastare la violazione della normativa esterna ed interna in materia di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo. In particolare, le principali responsabilità attribuite alla funzione sono: - l’identificazione delle norme applicabili e la valutazione del loro impatto su processi e procedure

aziendali; - l’individuazione dei presidi interni finalizzati alla prevenzione e al contrasto dei rischi di riciclaggio

e finanziamento al terrorismo e la verifica della relativa idoneità ed efficacia; - la proposta di modifiche organizzative e procedurali necessarie o opportune al fine di assicurare

un adeguato presidio dei rischi; - la prestazione di consulenza e assistenza agli Organi Aziendali; - la verifica sull’affidabilità del sistema informativo di alimentazione dell’archivio unico informatico

aziendale e la trasmissione alla UIF dei dati aggregati concernenti le registrazioni nell'Archivio Unico Informatico.

Il complessivo sistema dei controlli interni aziendali si incardina inoltre sui seguenti presidi di controllo - Controlli di linea La Banca ha attivato i controlli di primo livello demandando alle strutture preposte ai singoli processi aziendali la responsabilità di attivarsi affinché le attività operative di competenza vengano espletate con efficacia ed efficienza, nel rispetto dei limiti operativi loro assegnati, coerentemente con gli obiettivi di rischio e con le procedure in cui si articola il processo di gestione dei rischi, nonché in maniera conforme al vigente sistema di deleghe. Le strutture responsabili delle attività operative e dei relativi controlli di primo livello, sono tenute a rilevare e segnalare tempestivamente alle funzioni aziendali competenti i rischi insiti nei processi operativi di competenza e i fenomeni critici da tenere sotto osservazione nonché a suggerire i necessari presidi di controllo atti a garantire la compatibilità delle attività poste in essere con l’obiettivo aziendale di un efficace presidio dei rischi. Esse svolgono pertanto un ruolo attivo nella definizione dell’impianto dei controlli di primo livello. La Banca agevola tale processo attraverso la diffusione, a tutti i livelli, della cultura del rischio anche mediante l’attuazione di programmi di formazione per sensibilizzare i dipendenti in merito ai presidi di controllo relativi ai propri compiti e responsabilità. I controlli di linea sono disciplinati nell’ambito delle disposizioni interne (politiche, regolamenti, procedure, manuali operativi, circolari, altre disposizioni, ecc.) dove sono declinati in termini di responsabilità, obiettivi, modalità operative, tempistiche di realizzazione e modalità di tracciamento. - Revisione legale dei conti Il soggetto incaricato della revisione legale dei conti, nell’ambito delle competenze e responsabilità previste dalla normativa vigente, ha il compito di controllare la regolare tenuta della contabilità sociale e la corretta registrazione dei fatti di gestione nelle scritture contabili, nonché quello di verificare che il Bilancio d’esercizio corrisponda alle risultanze delle scritture contabili e sia conforme alle norme che lo disciplinano.

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Qualora degli accertamenti eseguiti emergano fatti ritenuti censurabili, la società incaricata informa senza indugio il Collegio Sindacale e le autorità di vigilanza competenti. Il soggetto incaricato della revisione legale dei conti nell’esercizio dei propri compiti interagisce con gli Organi Aziendali e le funzioni aziendali di controllo (compliance, risk management, internal audit); in particolare nei confronti del Collegio Sindacale, ottempera a quanto previsto dal D.L.gs. 39/2010. - Responsabile delle Segnalazioni di Operazioni Sospette Ai sensi dell’art. 42 del D.lgs. 231/2007, il legale rappresentante della Banca o un suo delegato, in possesso dei necessari requisiti di indipendenza, autorevolezza e professionalità, deve: - valutare le segnalazioni di operazioni sospette pervenute; - trasmettere alla unità di informazione finanziaria (U.I.F.) le segnalazioni ritenute fondate. Il soggetto delegato per la segnalazione delle operazioni sospette non ha responsabilità dirette in aree operative né è gerarchicamente dipendente da soggetti di dette aree. Il responsabile delle segnalazioni ha libero accesso ai flussi informativi diretti agli Organi Aziendali e alle strutture, a vario titolo, coinvolte nella gestione e contrasto del riciclaggio e del finanziamento al terrorismo. Intrattiene i rapporti con la UIF e risponde tempestivamente alle eventuali richieste di approfondimento provenienti dalla stessa Unità. Nel processo di valutazione delle operazioni sospette il legale rappresentante può acquisire informazioni utili dal Responsabile della Funzione Antiriciclaggio. Il responsabile delle segnalazioni di operazioni sospette comunica, con le modalità organizzative ritenute più appropriate, l’esito della propria valutazione al responsabile della unità organizzativa da cui ha avuto origine la segnalazione. Stante la rilevanza che tale informazione può rivestire in sede di apertura di nuovi rapporti contrattuali, ovvero di valutazione dell’operatività della clientela già in essere, il responsabile delle segnalazioni di operazioni sospette può consentire che i nominativi dei clienti oggetto di segnalazione di operazione sospetta siano consultabili - anche attraverso l’utilizzo di idonee basi informative – dai responsabili delle diverse strutture operative aziendali. - Referente delle Funzioni Operative Importanti Laddove esternalizzate, la Banca ha mantenuto internamente la competenza richiesta per controllare efficacemente le funzioni operative importanti (FOI) e per gestire i rischi connessi con l’esternalizzazione, inclusi quelli derivanti da potenziali conflitti di interessi del fornitore di servizi. In tale ambito, è stato individuato all’interno dell’organizzazione, un referente interno (referente interno per le attività esternalizzate) dotato di adeguati requisiti di professionalità. La principale responsabilità attribuita al suddetto referente (di seguito “referente FOI”) riguarda il controllo del livello dei servizi prestati dall’outsourcer e sanciti nei rispettivi contratti di esternalizzazione. In particolare, il referente per le attività esternalizzate ha come principale mandato il monitoraggio, nel continuo, dell’attività svolta dal fornitore, attività che deve esplicarsi attraverso: - la predisposizione e messa in opera di specifici protocolli di comunicazione con il fornitore; - il presidio dei rischi sottesi alle attività esternalizzate; - la verifica del rispetto dei livelli di servizio concordati; - l’informativa agli Organi Aziendali sullo stato e l’andamento delle funzioni esternalizzate; - la stretta collaborazione con la funzione di revisione interna. La Funzione ICT La Funzione ICT esercita il ruolo di controllo sulle componenti del sistema informativo esternalizzate, verificando l’adeguatezza dei livelli di servizio erogati dal fornitore e valutandone gli eventuali risvolti

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sul livello di soddisfazione dei clienti della Banca, nonché l’efficienza operativa e la disponibilità delle infrastrutture IT, in coerenza con il framework di rischio IT definito. La Funzione di Sicurezza Informatica La Funzione di Sicurezza Informatica, nell’ottica di ottimizzazione delle competenze tecniche presenti nella Banca risulta collocata all’interno della Funzione ICT. La Funzione è deputata allo svolgimento dei compiti in materia di sicurezza delle risorse ICT della Banca, con il supporto del Centro Servizi di riferimento e degli eventuali fornitori terzi attivi in tale ambito. Principale finalità della Funzione è quella di assicurare che il livello di sicurezza offerto sulle risorse ICT sia allineato agli obiettivi di sicurezza che la Banca si è posta. Il ricorso all’esternalizzazione di funzioni aziendali, anche importanti e di controllo, rappresenta un elemento strutturale e imprescindibile del modello organizzativo della Banca in considerazione non solo delle dimensioni aziendali e della limitata complessità operativa che la caratterizza, ma anche della sua appartenenza al Sistema del Credito Cooperativo. La Banca si avvale infatti dei servizi offerti dagli organismi promossi dalla Categoria, come previsto dallo stesso statuto sociale, con riguardo all’esternalizzazione di parte delle funzioni di controllo e del proprio sistema informativo e altre funzioni aziendali importanti, quali servizi di back office e valutazione degli strumenti finanziari. Con particolare riguardo alle funzioni aziendali di controllo, la Banca ha deciso di avvalersi della possibilità, già consentita dalle disposizioni previgenti, di esternalizzare la funzione di Internal Audit presso la Federazione Trentina della Cooperazione dopo aver valutato l’adeguatezza della struttura all’uopo costituita presso la stessa. Questa scelta è stata indirizzata anche dalla circostanza che la struttura in argomento è costituita ed opera in aderenza ai riferimenti organizzativi, metodologici e documentali relativi alla prestazione in outsourcing di funzioni di controllo definiti nell’ambito della Categoria, ritenuti atti ad assicurare l’adeguatezza ai modelli operativi e di controllo di una Banca di Credito Cooperativo nonché la conformità e aderenza alle migliori pratiche della professione e ai riferimenti regolamentari e principi applicabili. A tale riguardo, si evidenzia, in particolare, che il modello di governo della Federazione non consente alla singola banca associata di esercitare un ruolo dominante, anche qualora gli esponenti di questa ricoprano ruoli di rilievo negli organi della stessa. Gli accordi di esternalizzazione della Funzione di Internal Audit prevedono che le attività in capo alla stessa siano svolte da strutture autonome, reciprocamente indipendenti, con responsabili e risorse umane dotate di adeguate capacità professionali, assegnate stabilmente. Specifici riferimenti dispositivi assicurano che responsabile e addetti non operino in conflitto di interessi con le attività della funzione né svolgano attività che sarebbero chiamati a controllare. La Funzione di Internal Audit della Banca ha ottenuto la certificazione di conformità relativamente all’organizzazione e allo svolgimento delle proprie attività agli Standard per la pratica professionale dell’Internal Auditing e al Codice Etico della Professione; tale giudizio è stato elaborato da parte di un ente terzo indipendente al Sistema a fronte di un processo di analisi e verifiche condotte secondo la metodologia definita nel “Quality Assessment Manual” pubblicato dall’Institute of Internal Auditors (IIA). Per una più compiuta illustrazione dell’assetto organizzativo o e delle procedure operative poste a presidio delle principali aree di rischio e delle metodologie utilizzate per la misurazione e la prevenzione dei rischi medesimi si rinvia all’informativa qualitativa e quantitativa riportata nella parte E della nota Integrativa – informazioni sui rischi e sulle relative politiche di copertura. Nel seguito si riportano alcuni riferimenti di generale indirizzo a riguardo.

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La chiara ed esaustiva identificazione dei rischi cui la Banca è potenzialmente esposta, costituisce il presupposto per la consapevole assunzione e l’efficace gestione degli stessi, attuate anche attraverso appropriati strumenti e tecniche di mitigazione e traslazione. Nell’ambito dell’ICAAP la Banca aggiorna la mappa dei rischi rilevanti che costituisce la cornice entro la quale sono sviluppate le attività di misurazione/valutazione, monitoraggio e mitigazione dei rischi. A tal fine provvede all’individuazione di tutti i rischi verso i quali è o potrebbe essere esposta, ossia dei rischi che potrebbero pregiudicare la propria operatività, il perseguimento delle strategie definite e il conseguimento degli obiettivi aziendali. Per ciascuna tipologia di rischio identificata, vengono individuate le relative fonti di generazione (anche ai fini della successiva definizione degli strumenti e delle metodologie a presidio della loro misurazione e gestione) nonché le strutture responsabili della gestione. Nello svolgimento delle attività citate la Banca tiene conto del contesto normativo di riferimento, dell’operatività in termini di prodotti e mercati di riferimento, delle specificità connesse alla propria natura di banca cooperativa a mutualità prevalente operante in un network e, per individuare gli eventuali rischi prospettici, degli obiettivi strategici definiti dal Consiglio di Amministrazione e declinati nel piano annuale, nonché di quanto rappresentato nel Risk Appetite Statement. Sulla base di quanto rilevato dalle attività di analisi svolte, la Banca ha identificato come rilevanti i seguenti rischi: rischio di credito e di controparte; rischio di concentrazione; rischio derivante da cartolarizzazioni; rischio di mercato; rischio operativo; rischio di tasso di interesse; rischio di liquidità; rischio strategico; rischio di reputazione; rischio residuo, rischio di leva finanziaria eccessiva, rischi connessi con l’assunzione di partecipazioni, rischi connessi con le attività di rischio e i conflitti di interesse nei confronti di soggetti collegati. Le valutazioni effettuate con riferimento all’esposizione ai cennati rischi e ai connessi sistemi di misurazione e controllo sono oggetto di analisi da parte dei vertici aziendali. Il secondo livello dei controlli (controllo dei rischi, compliance, antiriciclaggio) assume un rilievo strategico con riguardo alla capacità di coniugare il governo del rischio con la pratica d’affari e nel supportare la declinazione della cultura aziendale in materia di gestione del rischio nei comportamenti e nelle scelte strategiche. La Funzione di controllo dei rischi ha tra gli altri compiti, quello di individuare le metodologie di misurazione dei rischi, sviluppare e manutenere i modelli e gli strumenti di supporto per la misurazione/valutazione ed il monitoraggio dei rischi, individuare i rischi cui la Banca è o potrebbe essere esposta, controllare la coerenza dell’operatività delle singole aree/unità di business con gli obiettivi di rischio, quantificare/valutare il grado di esposizione ai rischi. Più in generale, la funzione ha tra i propri compiti principali, la verifica del rispetto dei limiti assegnati alle varie funzioni operative e il controllo della coerenza dell’operatività delle singole aree aziendali con gli obiettivi di rischio definiti dal Consiglio di Amministrazione, quantificando il grado di esposizione ai rischi e gli eventuali impatti economici. La Funzione garantisce inoltre l’informativa inerente ai citati profili di analisi e valutazione attraverso opportuni reporting indirizzati alle funzioni operative, alle altre funzioni aziendali di controllo, alla Direzione Generale, agli Organi aziendali. Anche i risultati delle attività di verifica condotte dalla Funzione di conformità sono formalizzati in specifici report presentati con cadenza trimestrale e/o annuale, agli Organi aziendali cui spetta la complessiva supervisione del processo di gestione del rischio di non conformità normativa e, in tale ambito, la periodica valutazione dell’adeguatezza della funzione nonché la definizione del programma di attività della stessa. I risultati delle attività di controllo della Funzione di antiriciclaggio sono formalizzati in specifici report e oggetto di illustrazione agli Organi aziendali.

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La Funzione di Internal Audit, ha svolto la propria attività prevalentemente sulla base del piano annuale delle attività di auditing approvato nel mese di febbraio 2017. In tale ambito ha effettuato la verifica e l’analisi dei sistemi di controllo di primo e secondo livello, attivando periodici interventi finalizzati al monitoraggio delle variabili di rischio. Gli interventi di Audit nel corso del 2017 si sono incentrati sull’analisi dei seguenti principali processi: -Credito -Finanza e Risparmio -II.PP. e Normative -IT c/o Phoenix -IT c/o la Banca L’attività è stata articolata prevedendo momenti di follow-up per i processi sottoposti ad audit nel corso dei piani precedenti, nell’ottica di verificare l’effettiva implementazione ed efficacia degli interventi di contenimento del rischio proposti. L’informativa di sintesi delle attività svolte dalle Funzioni aziendali di controllo nel corso dell’anno è stata esaminata dal Consiglio di Amministrazione che ha definito sulla base dei relativi contenuti uno specifico programma di attività per la risoluzione delle problematiche evidenziate e l’adeguamento del sistema dei controlli interni. 5.1 Informazioni sulla continuità aziendale, sui rischi finanziari, sulle verifiche per riduzione di valore delle attività e sulle incertezze nell’utilizzo di stime. Con riferimento ai documenti Banca d’Italia, Consob e Isvap n.2 del 6 febbraio 2009 e n.4 del 3 marzo 2010, relativi alle informazioni da fornire nelle relazioni finanziarie sulle prospettive aziendali, con particolare riferimento alla continuità aziendale, ai rischi finanziari, alle verifiche per riduzione di valore delle attività (impairment test) e alle incertezze nell’utilizzo delle stime, il Consiglio di Amministrazione conferma di avere la ragionevole aspettativa che la banca possa continuare la propria operatività in un futuro prevedibile e attesta pertanto che il bilancio dell’esercizio è stato predisposto in tale prospettiva di continuità. Nella struttura patrimoniale e finanziaria della Banca e nell’andamento operativo non sussistono elementi o segnali che possano indurre incertezze sul punto della continuità aziendale. Per l’informativa relativa ai rischi finanziari, alle verifiche per riduzione di valore delle attività e alle incertezze nell’utilizzo di stime si rinvia alle informazioni fornite nella presente relazione, a commento degli andamenti gestionali, e/o nelle specifiche sezioni della Nota Integrativa. 6. LE ALTRE INFORMAZIONI 6.1 Informazioni sulle ragioni delle determinazioni assunte con riguardo all’ammissione dei nuovi soci ai sensi dell’art. 2528 del codice civile Ai sensi dell’art. 2, primo comma della legge 31 gennaio 1992 n. 59, il Consiglio di Amministrazione indica riassuntivamente i criteri seguiti nella gestione sociale per il conseguimento degli scopi statutari in conformità al carattere cooperativo della società. A tal fine si precisa di seguito:

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- nella raccolta del risparmio, nell’esercizio del credito ed in tutte le operazioni e servizi bancari è stato costantemente perseguito il fine di migliorare le condizioni economiche di tutti i membri della comunità e dei soci attraverso l’offerta dell’esercizio della funzione creditizia alle più vantaggiose condizioni praticabili; - è stato conseguito il miglioramento delle condizioni economiche, morali e culturali della comunità attraverso un costante sostegno finanziario alle attività imprenditoriali e alle famiglie con l’obiettivo di stimolare la crescita complessiva dell’intera area di competenza della Cassa Rurale. Anche nel 2017 non è venuto a mancare l’appoggio alle iniziative e alle manifestazioni sociali e culturali attuate nelle comunità. Nello specifico la Cassa Rurale ha sostenuto eventi ed associazioni sportive con 172.000 euro, la scuola e la cultura con 66.000 euro, protezione civile e solidarietà con 40.000 euro, gli eventi per la promozione e manutenzione del territorio e le attività ricreative con 145.000 euro, Enti Religiosi e Sanità con 15.000 euro. Sono state poi curate varie iniziative in favore dei Soci con altri 255.000 euro, mentre le associazioni in genere hanno potuto beneficiare di un ulteriore contributo ad abbattimento dei costi fiscali per la tenuta del conto corrente, con ulteriori 22.000 euro. La Cassa Rurale Dolomiti di Fassa Primiero e Belluno è un’istituzione inserita in un contesto economico e sociale di cui i soci rappresentano una porzione significativa. Essi rappresentano l’elemento centrale della Cassa, l’importanza non è legata solo al rispetto di regole di mutualità prevalente dettate dall’Organo di Vigilanza, bensì al fatto che i soci sono proprietari e al tempo stesso i primi gestori e promotori che accompagnano con il loro coinvolgimento e la loro fiducia le azioni poste in essere dalla Cassa. La filosofia nella relazione con i soci viene riassunta con la necessità di non limitare la loro appartenenza alla società in funzione della sola convenienza economica: ci sono altri valori, sociali e locali, che vanno attentamente valutati anche perché vanno ben oltre l’interesse del singolo, avendo come finalità la crescita umana e civile dell’intera comunità. Obiettivo primario è il continuo incremento della compagine sociale, riducendo per quanto possibile l’età media; pertanto l’interesse della Cassa è rivolto soprattutto ai giovani affinché continui, anche nella compagine sociale, un ricambio generazionale in linea con l’attività di un’azienda vivace che rappresenta appieno il proprio territorio. Così come per la clientela, anche la compagine sociale ha mostrato un sensibile aumento percentuale dei soci sotto i 45 anni, merito questo delle numerose iniziative ed attività intraprese per allargare la base sociale e per qualificare il rapporto con i soci sotto il profilo dell’informazione sulla vita della società stessa. 6.2 Indicatore relativo al rendimento delle attività Ai sensi dell’art. 90 della Direttiva 2013/36/UE, cd. CRD IV, si riporta di seguito l’indicatore relativo al rendimento delle attività (cd Public Disclosure of return on Assets), calcolato come rapporto tra gli utili netti e il totale di bilancio1 al 31 dicembre 2017 è pari a 0,327.

1Ai sensi della Circolare n. 262/2005 della Banca d’Italia le voci da considerare sono, rispettivamente per il bilancio individuale e consolidato la “Totale dell’attivo” e la voce 290 “Utile/(Perdita) di esercizio del bilancio individuale e la voce “Totale dell’attivo” e la 320 “Utile (Perdita) d’esercizio del bilancio consolidato.

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6.3 Eventuali accertamenti ispettivi dell’Organo di Vigilanza Nel corso dell’esercizio 2017 la Cassa non è stata oggetto di accertamenti ispettivi da parte dell’Organo di Vigilanza. In aprile 2017 lo stesso Organo di Vigilanza, a conclusione del periodico processo di revisione prudenziale (SREP) condotto sulla Cassa Rurale Val di Fassa Agordino BCC, ha rilevato le seguenti aree di miglioramento: 1. rafforzare i sistemi di governo e controllo e i presidi organizzativi, con particolare riferimento al processo di pianificazione strategica; 2. rafforzare la gestione dei rischi creditizi e i livelli di coverage delle partite deteriorate; 3. rafforzare la gestione del rischio di tasso di interesse e ridurre la relativa esposizione; 4. rafforzare il profilo della redditività e l’efficienza aziendale. ed ha assegnato i seguenti Overall Capital Requirement (OCR): - coefficiente di capitale primario di classe 1 (CET 1 ratio) pari al 6,55%, composto da una misura

vincolante del 5,3% (di cui 4,5% a fronte dei requisiti minimi regolamentari e 0,8% a fronte dei requisiti aggiuntivi determinati a esito dello SREP) e per la parte restante dalla componente di riserva di conservazione del capitale;

- coefficiente di capitale di classe 1 (Tier 1 ratio) pari al 8,35%, composto da una misura vincolante del 7,1% (di cui 6% a fronte dei requisiti minimi regolamentari e 1,1% a fronte dei requisiti aggiuntivi determinati a esito dello SREP) e per la parte restante dalla componente di riserva di conservazione del capitale;

- coefficiente di capitale totale (Total Capital ratio) pari al 10,75%, composto da una misura vincolante del 9,50% (di cui 8% a fronte dei requisiti minimi regolamentari e 1,50% a fronte dei requisiti aggiuntivi determinati a esito dello SREP) e per la parte restante dalla componente di riserva di conservazione del capitale.

Qualora uno dei ratio dovesse scendere al di sotto della misura vincolante, si dovrà tempestivamente dar corso a iniziative atte al ripristino immediato del ratio su valori superiori al limite vincolante. Al fine di assicurare che le misure vincolanti siano rispettate anche in caso di deterioramento del contesto economico e finanziario, la Banca d’Italia si aspetta in ogni caso che codesta banca mantenga nel continuo i seguenti livelli di capitale: - coefficiente di capitale primario di classe 1 (CET 1 ratio) pari a 7,30%, composto da un OCR

CET1 ratio pari a 6,55% e da una capital guidance, a fronte di una maggiore esposizione al rischio in condizioni di stress, pari a 0,75%;

- coefficiente di capitale di classe 1 (Tier 1 ratio) pari a 9,35%, composto da un OCR T1 ratio pari a 8,35% e da una capital guidance, a fronte di una maggiore esposizione al rischio in condizioni di stress, pari all’1% ;

- coefficiente di capitale totale (Total Capital ratio) pari a 12,05%, composto da un OCR TC ratio pari a 10,75% e da una capital guidance, a fronte di una maggiore esposizione al rischio in condizioni di stress, pari a 1,30%.

Laddove almeno uno dei coefficienti di capitale della banca scenda al di sotto dei livelli attesi di capitale sopra indicati, la Cassa dovrà senza indugio fornire un’informativa alla Banca d’Italia, accludendo dettagliati riferimenti sulle motivazioni per cui i livelli di capitale sono inferiori a quanto richiesto dall’Autorità di Vigilanza nonché sul piano di riallineamento che dovrà consentire di ritornare al livello atteso entro un periodo massimo di non oltre due anni. L’Organo di Vigilanza ha confermato tali livelli di capitale anche dopo il perfezionamento della fusione per incorporazione della CR Valli del Primiero e Vanoi.

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7. FATTI DI RILIEVO INTERVENUTI DOPO LA CHIUSURA DELL'ESERCIZIO Uno degli obiettivi primari del costituendo Gruppo Cassa Centrale Banca è la riduzione dello stock di crediti a sofferenza per riportare l’indice NPL ratio al livello indicato dalla Vigilanza, problematica quanto mai attuale e cruciale per tutto il settore bancario nel suo complesso. Consapevole della necessità di agire tempestivamente Cassa Centrale Banca già nei primi mesi del 2018 ha avviato un progetto di “cessione di NPLs” (vendita e/o cartolarizzazione) per le Banche aderenti al gruppo. La Cassa si è attivata da subito per cogliere l’opportunità ed ha provveduto all’individuazione del possibile portafoglio a sofferenza oggetto di cessione nel corso del prossimo biennio. Il progetto è articolato su 3 fasi, nel 2018 una prima operazione di cessione denominata NPL 7 cui la Cassa dovrebbe partecipare con circa 12 mln di gross book value, nel 2019 un’operazione di cartolarizzazione per circa 32,2 mln e un’altra operazione di cessione per 10,4 mln. L’inclusione degli scenari di cessione in sede della prima applicazione del nuovo principio contabile IFRS 9 consente alcuni benefici di seguito sintetizzati:

- di natura contabile, far transitare a patrimonio netto anziché a conto economico l’eventuale differenza tra prezzo di cessione e valore contabile della posizione a sofferenza;

- sul patrimonio regolamentare, possibilità di beneficiare delle misure di phase-in per minimizzare gli impatti sul CET1 nel periodo 2018-2022 (c.d. periodo transitorio) delle maggiori rettifiche sui crediti oggetto di cessione;

- in termini di indici di qualità del credito, un deciso miglioramento del NPLs ratio nel momento in cui si perfeziona la cessione.

8. INFORMATIVA SULLE OPERAZIONI CON PARTI CORRELATE Le informazioni sui rapporti con parti correlate, come definite dallo IAS 24, sono riportate nella “parte H - operazioni con parti correlate” della nota integrativa, cui si fa rinvio. Ai sensi della disciplina prudenziale in materia di attività di rischio e conflitti di interesse nei confronti di soggetti collegati, si evidenzia che nel corso del 2017 sono state effettuate 1 operazioni verso soggetti collegati, (diverse dalle operazioni di importo esiguo ai sensi delle disposizioni di riferimento e dei parametri definiti dalla Banca) per un ammontare complessivo di 1,050 mln euro. Non sono state effettuate, nel corso dell’esercizio, operazioni di maggiore rilevanza. Si comunica inoltre che, la banca ha interpretato le “Politiche in materia di controlli sulle attività di rischio e sui conflitti di interesse nei confronti dei soggetti collegati”, esplicitamente previste dalle disposizioni di Vigilanza, come l’insieme delle Delibere, dei Regolamenti e delle Deleghe già presenti in banca. Si comunica all’Assemblea che detti documenti sono stati opportunamente integrati, ove necessario, per renderli conformi alla novellata normativa. 9. EVOLUZIONE PREVEDIBILE DELLA GESTIONE Per il 2018 è stato redatto, con criteri prudenziali e oggettivi, un budget patrimoniale ed economico nel rispetto delle linee guida definite nel Piano Industriale di Fusione e che vede tra i principali obiettivi la stabilizzazione della liquidità aziendale (mantenere sugli attuali livelli il rapporto

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raccolta/impieghi), perseguire ulteriormente l’azione di contenimento del costo della raccolta già intrapreso nel 2017 al fine di salvaguardare la forbice creditizia pur in un contesto in cui l’abbondante liquidità immessa sui mercati dalla politica monetaria espansiva della BCE ha prodotto i suoi effetti, che si sono manifestati soprattutto nel calo del costo dei finanziamenti per le famiglie e per le piccole e medie imprese. Sul fronte dell’offerta di credito - dove è in aumento la pressione competitiva tra gli intermediari bancari – ancora maggiore attenzione andrà posta nella valutazione del merito creditizio. In un contesto generale ancora caratterizzato da incertezze la Cassa comunque intende privilegiare il rapporto di servizio alle economie dei territori serviti, in particolare alle famiglie e alle piccole imprese. Le previsioni ipotizzano una richiesta di credito ancora debole, pertanto una modesta crescita del portafoglio crediti oltre al reimpiego delle quote in scadenza, un leggero rallentamento della crescita della raccolta complessiva, il mantenimento del livello attuale di liquidità attraverso la trasformazione di parte delle disponibilità liquide in capo alla clientela dalla raccolta diretta tradizionale all’ indiretta, in particolare prodotti del gestito, il che oltre ad assicurare un’interessante apporto commissionale agevola anche nell’obbiettivo di contenere il costo della provvista. Sul fronte della tesoreria aziendale, stante l’attuale livello dei rendimenti dei titoli, l’obiettivo è cogliere eventuali opportunità offerte dall’andamento dal mercato e dalla oscillazione dei prezzi al fine di sostenere il margine di intermediazione con un apporto derivante da utili da negoziazione. Nel 2018 entreranno a regime gli interventi organizzativi e di razionalizzane avviati nel 2017 con il processo di fusione per il contenimento dei costi operativi, mentre sul fronte ricavi da servizi sempre più importante è la componente che deriva dai comparti finanza e bancassicurazione che integra l’apporto dei ricavi da servizi bancari tradizionali di incasso e pagamento. Contenuto dovrebbe essere l’impatto delle rettifiche di valore sui crediti stante il livello di coverage raggiunto a fine 2017 e le evoluzioni attese del portafoglio crediti NPL. Con il raggiungimento degli obiettivi il risultato operativo stimato dovrebbe attestarsi sui 4,5 mln di euro al lordo del carico fiscale. 10. PROGETTO DI DESTINAZIONI DEGLI UTILI L’ utile di esercizio ammonta a € 2.975.222,40. Si propone all'Assemblea di destinare l’utile di esercizio come segue:

a Riserva legale L904-77: 2.656.836,74

a Fondo mutualistico 89.256,67

a Dividendi 79.128,99

a disposizione del Consiglio di Amm.ne per beneficienza e mutualità 150.000,00

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11. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE Care Socie, cari Soci, se ci preoccupassimo soltanto di adempiere alle regole, senza continuare a sentire la sollecitazione e la sfida a compiere la missione per cui le nostre banche sono nate, avremmo ridotto di troppo i nostri obiettivi. Fenomeni dirompenti – le disuguaglianze antiche e nuove, la demografia, le migrazioni, la sicurezza, il cambiamento climatico e la salute, l’automazione del lavoro – non sono affrontabili con vecchie ricette e richiedono un orizzonte condiviso e l’unione delle forze. Alle nostre comunità serve ancora la mutualità. Nel senso letterale, dell’aiuto scambievole e reciproco tra soggetti diversi. Nel senso economico, del volontario mettersi insieme per perseguire più efficacemente un interesse comune. Nel senso imprenditoriale inteso dal nostro codice civile, ovvero “fornire ai soci beni o servizi o occasioni di lavoro a condizioni più vantaggiose di quelle che otterrebbero dal mercato”. Nel senso finanziario, del riconoscere spazio e ruolo a banche che perseguono specifiche finalità d’impresa, diverse da quelle delle società di capitale e orientate a promuovere un vantaggio a favore dei Soci e delle comunità locali. Noi ci siamo. Siamo presenti ed impegnati per questi obiettivi. Ad attuare un modello di banca controcorrente. Anche sul piano culturale. Di mutualità e cooperazione c’è bisogno anche nell’era dei Gruppi Bancari Cooperativi. 70 anni fa veniva scritto nella Costituzione italiana l’art. 45. Fu il frutto di un dibattito politico assolutamente trasversale, ma unanime nel sostenere il valore dell’esperienza cooperativa che rappresenta – sono le parole di uno dei Deputati intervenuti nel dibattito – una “forza viva e operante, in cui si assommano desiderio di rinascita, fede nell’avvenire, dignità del lavoro”. Per questo la cooperazione “deve essere riconosciuta dal popolo e dallo Stato come elemento di vita democratica, di progresso sociale”. Quest’anno in tutta Europa si ricorderanno i 200 anni della nascita di Federico Guglielmo Raiffeisen, fondatore della cooperazione di credito. La Costituzione e lo spirito del fondatore alimentano la voglia delle Casse Rurali di essere e restare vicine ai territori ed autenticamente, “nel cuore del Paese”. Questo “capitale di relazione” va meglio messo a frutto, perché continui a produrre vantaggi per Soci e comunità locali e sostenibilità prospettica per le nostre banche. La mutualità è necessaria ai nostri contemporanei e alle generazioni di domani. Il Consiglio di Amministrazione Data 30 marzo 2018

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Appendice IL CONTESTO GLOBALE E IL CREDITO COOPERATIVO 1.1 Lo scenario macroeconomico di riferimento

Nel 2017, l’economia mondiale è tornata a rafforzarsi in modo deciso dopo il rallentamento evidenziato tra il 2014 e il 2016. L’indice PMI composito dei responsabili degli acquisti lo scorso dicembre è salito a 54,4 punti da 54,0 del mese precedente, grazie al contributo sostanziale delle economie avanzate e il recupero di quelle emergenti, in particolare Cina ed India. Il commercio internazionale nei primi undici mesi del 2017 è aumentato in media su base annua del 4,4 per cento (+1,5 per cento nel 2016). La produzione mondiale ha a sua volta accelerato (+3,5 per cento da +1,8 per cento), grazie al notevole incremento registrato nelle economie avanzate (+2,9 per cento annuo da +0,2 per cento nel 2016) e il consolidamento delle economie emergenti (+3,9 per cento annuo in media da +3,4 per cento). L’inflazione mondiale a settembre ha decelerato (+3,6% annuo da +3,8%), riportandosi sui livelli di dicembre 2016. L’economia cinese, secondo le stime del governo centrale, dovrebbe chiudere il 2017 con un tasso di crescita del Pil pari al 6,9%, superiore alle attese degli analisti (6,8%) ed al target fissato del governo (6,5%). Il prezzo del petrolio ha continuato la ripresa graduale avviata nel 2016, sospinta dalle tensioni politiche in Arabia Saudita. Il prezzo del Brent si è attestato sui 66,5 dollari al barile a dicembre 2017 (era pari a 58,5 dollari a fine 2016 e a 51,2 dollari a fine 2015). Tale congiuntura tendenzialmente favorevole si sta delineando in un contesto di permanente (anche se in moderata riduzione) incertezza della politica economica mondiale. Lo specifico indice di Baker, Bloom e Davies nel 2017 è sceso solo marginalmente (180,2 punti di media) dal picco toccato nel 2016 (189,6 punti di media), anche se i primi dati del 2018 sono attestati su valori decisamente più bassi.

Negli Stati Uniti, la crescita annualizzata del PIL in termini reali ha evidenziato un’accelerazione nella seconda metà del 2017 (rispettivamente +3,2 per cento e +2,6 per cento rispettivamente nel terzo e quarto trimestre) facendo registrare una crescita media (+2,6 per cento) significativamente superiore a quella del 2016 (+1,9 per cento). L’attività economica è stata persistentemente in aumento su base annua lungo tutto il 2017, ad eccezione di gennaio, con una forte accelerazione nel quarto trimestre (+3,5 per cento di media rispetto a +2,0 per cento medio del 2017 e -1,2 per cento medio del 2016). Il grado di utilizzo degli impianti è stato in forte aumento a fine 2017 (77,9 per cento di fine anno, 77,5 per cento medio nel quarto trimestre, 76,5 per cento medio nel 2017, 75,7 per cento medio nel 2016). D’altra parte, gli indicatori congiunturali e anticipatori come il leading indicator (+0,6 per cento su base annua a dicembre) e l’indice dell’Institute for Supply Management (ISM) manifatturiero (salito da 54,3 punti di dicembre 2016 a 59,3 punti di dicembre 2017) lasciano intravedere prospettive di espansione anche nella prima metà del 2018. In chiusura d’anno, l’inflazione al consumo tendenziale è tornata ad attestarsi poco al di sopra del livello obiettivo fissato dalla Federal Reserve (+2,1 per cento, come nel 2016), mentre i prezzi alla produzione a dicembre sono aumentati dell’1,8 per cento annuo (+2,2 per cento a dicembre 2016). Sul mercato del lavoro, la creazione di nuovi posti è rimasta robusta a dicembre e in leggera diminuzione rispetto all’anno precedente. Si è attestata di poco sopra le 180 mila unità in media d’anno nei settori non agricoli (a fronte di 195 mila nel 2016). In ogni caso, il tasso di disoccupazione si è consolidato su un livello di poco superiore al 4,0 per cento (4,1 per cento, 4,4 di media annua dal 4,9 per cento dello scorso anno), mentre il tasso di sottoccupazione è sceso dal 4,4 al 4,0 per cento. Nella Zona Euro il prodotto interno lordo ha segnato nel terzo e quarto trimestre del 2017 un rialzo rispetto alla prima metà dell’anno (+2,7 per cento a dicembre e +2,8 per cento a settembre rispetto a +2,4 per cento a giugno e +2,1 per cento a marzo).

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I consumi privati hanno continuato ad offrire un contributo positivo, come confermato anche dalla dinamica favorevole delle vendite al dettaglio (+1,9 per cento su base annua a dicembre, +2,6 per cento di media annua rispetto a +1,5 per cento nel 2016). La produzione industriale si è intensificata nella seconda metà dell’anno (+3,0 per cento di crescita media nel 2017, a fronte di +1,5 per cento nel 2016). L’indice sintetico Eurocoin, che fornisce una misura aggregata dell’attività economica, è stato positivo lungo tutto l’anno e ha superato 0,9 punti a dicembre (aveva chiuso il 2016 a 0,6 e il 2015 a 0,4) con una media annua di 0,7 punti a fronte di 0,4 nel 2016. Il Purchasing Managers’ Index relativo al settore manifatturiero si è confermato tutto l’anno in zona di espansione, come nel 2016 e nel 2015, attestandosi su valore di chiusura più elevato dell’anno precedente (60,6 punti rispetto a 54,9 punti del 2016; 57,4 punti di media annua rispetto a 52,5). L’inflazione dell’area, misurata come tasso di variazione annuo dell’indice dei prezzi al consumo, si è collocata all’1,4 per cento in chiusura d’anno, da +1,1 per cento di dicembre 2016. I prezzi alla produzione hanno chiuso il 2017 in aumento del 2,1 per cento annuo, con una media di +3,1 per cento (+2,3 per cento il dato puntuale relativo al 2016, -1,4 per cento la media). In Italia, il prodotto interno lordo è tornato a crescere più delle attese, anche se in misura ancora moderata. Il dato reale di chiusura del 2017 è stato in crescita annua dell’1,6 per cento (+1,0 per cento nel 2016). Contestualmente, si sono manifestati segnali coerenti di intensificazione dell’attività economica. La produzione industriale a dicembre è aumentata del 4,9 per cento annuo (+3,0 per cento in media da +1,9 per cento del 2016 e +1,0 per cento del 2015). Il clima di fiducia delle imprese e dei consumatori (entrambi gli indici sono stari continuativamente al di sopra della soglia di espansione di 100 punti nel corso del 2017, ed in aumento rispetto all’anno precedente) è migliorato nonostante la perdurante fragilità del mercato del lavoro. La disoccupazione a fine dicembre è scesa sotto l’11,0 per cento (11,8 per cento nel 2016). La situazione occupazionale comunque sfavorevole ha continuato a frenare l’espansione dei salari (-1,1 per cento annuo i salari lordi a giugno 2017, +0,4 per cento di media annua), mentre sembra aver avuto meno presa sulla dinamica del reddito disponibile (+2,1 per cento annuo a settembre 2017) e dei consumi (+2,2 per cento annuo). L’inflazione, misurata dalla variazione annua dell’indice nazionale dei prezzi al consumo, è scesa nella seconda metà dell’anno (+0,4 per cento annuo a dicembre).

1.2 La politica monetaria della BCE e l’andamento dell’industria bancaria europea. Il Consiglio direttivo della BCE nel corso del 2017 ha lasciato inalterati i tassi ufficiali sui depositi, sulle operazioni di rifinanziamento principale e sulle operazioni di rifinanziamento marginale rispettivamente al -0,40, allo 0,00 e allo 0,25 per cento. Nello stesso anno, a novembre, è stato annunciato il dimezzamento a partire da gennaio 2018 degli importi di titoli acquistati mensilmente all’interno del cosiddetto Quantitative Easing. La riduzione degli acquisti da 60 miliardi di euro attuali a 30 miliardi è stata associata anche ad una estensione di nove mesi del piano. Il Federal Open Market Committee (FOMC) della Federal Reserve a marzo, giugno e dicembre del 2017 ha modificato i tassi di interesse ufficiali sui Federal Funds rialzandoli ogni volta di 25 punti base per un totale di 75. L’intervallo obiettivo sui Federal Funds è stato portato ad un livello compreso fra 1,25 e 1,50 per cento. 1.2.1 Andamento strutturale dell’industria bancaria europea In continuità con l’evoluzione degli ultimi anni, il settore bancario dell’Area Euro ha proseguito il processo di razionalizzazione in termini di banche e sportelli. Il numero di istituti di credito a dicembre 2017 si è attestato a 4.773 unità, quasi duemila in meno rispetto a fine 2008 (6.768 unità). Questa contrazione ha riguardato tutti i paesi dell’Eurozona. Un andamento analogo è stato evidenziato dall’evoluzione del numero di sportelli. Tra il 2008 e il 2016 (ultima data disponibile a livello europeo) la riduzione è stata di circa il 20 per cento, quasi 37mila sportelli in meno, di cui circa 7mila sportelli sono stati chiusi tra il 2015 e il 2016. Quasi la metà di questo calo è attribuibile alla Spagna, ma ulteriori contrazioni rilevanti sono avvenute in tutti i principali grandi paesi (in particolare in Germania, Italia, Francia e Olanda). Parallelamente, anche il numero di dipendenti ha mantenuto un trend decrescente, anche se diversificato (ad esempio tra il 2012 e il 2016 mentre in Spagna e

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Olanda la contrazione è stata del 20 e del 17 per cento rispettivamente, in Italia Germania e Francia si è attestata intorno al 4,5 per cento). A fine 2016 i principali indicatori strutturali riferiti al sistema bancario italiano sono risultati in linea con quelli dei paesi con simile struttura bancaria (in particolare la Germania)

Popolazione per: banca sportello ATM dipendente Attivi per addetto Germania 48.462 2.575 951 131 12.406 Francia 150.243 1.749 1.101 166 20.725 Spagna 224.484 1.613 931 249 14.589 Olanda 177.396 10.173 2.417 189 28.732 Austria 14.210 2.221 641 120 11.579 Finlandia 19.694 5.288 2.687 250 24.916 Italia 99.218 2.067 1.202 205 13.290 Area Euro 2015 62.155 2.170 1.035 169 15.330

Fonte: BCE, Report on financial structures, ottobre 2017 A fronte della continua contrazione del settore bancario, è proseguita l’espansione delle componenti non bancarie della struttura finanziaria europea (Fondi di investimento, Fondi Monetari, ecc.). Nel 2016 questa componente del settore finanziario è cresciuta di oltre il 4 per cento ed ha rappresentato il 55 per cento dell’industria finanziaria (43 per cento nel 2008).

1.2.2 Andamento dell’attività bancaria L’andamento del sistema bancario europeo nel 2017 è stato caratterizzato da una prosecuzione della fase espansiva, guidata dalla ripresa del quadro congiunturale macroeconomico dell’Eurozona. In linea generale, si è assistito ad un mantenimento della crescita dei prestiti al settore privato, sostenuta dall’incremento della domanda di credito e dall’allentamento dei criteri di affidamento. Dal lato degli impieghi, nel 2016 si è invertito il trend negativo che aveva caratterizzato i prestiti alle società non finanziare, con una contrazione che aveva interessato quasi tutti i paesi dell’Eurozona. Tale tendenza sembra essersi confermata anche nel primo semestre del 2017. A livello europeo, gli impieghi a società non finanziarie, dopo essere scesi dello 0,3 per cento nel 2015, sono aumentati dell’1,9 per cento nel 2016. La crescita si è poi consolidata nell’anno successivo (1,7 per cento su base annuale nel I trimestre, 1,2 per cento nel II e 1,4 per cento nel III), fino ad arrivare, nell’ultima rilevazione disponibile riferita al mese di novembre 2017, a 4.344 miliardi. L’incremento ha interessato maggiormente gli impieghi con durata compresa tra 1 e 5 anni (+5,0 per cento la variazione su base annuale nel III trimestre del 2017) e superiore ai 5 anni (+2,0 per cento), a fronte di una contrazione di circa 1,1 punti percentuali della componente con durata inferiore ad 1 anno, una riduzione comunque meno marcata rispetto ai valori riscontrati nel biennio precedente (nel 2015 era risultata pari a -5,6 punti percentuali, mentre nel 2016 è stato registrato un decremento dell’1,7 per cento). Per quanto riguarda gli impieghi destinati alle famiglie, nell’anno appena concluso si è assistito ad un consolidamento ed irrobustimento del trend di crescita iniziato nel 2015. Nel primo trimestre del 2017 l’aggregato è aumentato sui 12 mesi del 2,5 per cento, mentre nel trimestre successivo l’incremento annuale è stato pari a 3 punti percentuali, per poi salire di 3,1 punti percentuali (sempre su base annua) nel III trimestre. La crescita è stata alimentata dalla ripresa delle componenti legate al credito al consumo ed ai mutui per l’acquisto di abitazioni, che nel III trimestre sono cresciute rispettivamente del 6,8 e del 3,4 per cento annuo, mentre si è mantenuta in calo la voce legata agli “altri prestiti” (-1,2 per cento). A novembre 2017, il totale dei prestiti alle famiglie è stato pari a 5.549 miliardi di euro (5.851 miliardi se si tiene conto delle correzioni per cessioni e cartolarizzazioni), di cui 4.166 miliardi per mutui e 651 miliardi destinati al credito al consumo. Dopo aver registrato una sostanziale riduzione durante la crisi, i depositi delle istituzioni bancarie europee sono tornati ad aumentare ed hanno confermato il trend positivo del 2016.

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I depositi di società non finanziarie sono cresciuti su base annua del 7,8 per cento nel I trimestre del 2017 e dell’8,1 per cento nei due trimestri successivi, dopo l’incremento di 6,6 punti percentuali sperimentato nell’anno precedente, grazie al contributo dei depositi a vista (+11,8 per cento rispetto al III trimestre 2016), nonostante sia proseguita la contrazione registrata dai depositi con durata prestabilita inferiore ai 2 anni (-4,3 per cento annuo nel III trimestre del 2017) e dai pronti contro termine (-42,3 per cento, sempre su base annuale). A novembre, il totale dell’aggregato è stato pari a 2.244 miliardi. Parallelamente, i depositi delle famiglie, dopo l’incremento del 5,2 per cento del 2016, sono saliti del 5,3 per cento nel I trimestre, del 4,8 nel II trimestre e del 4,6 per cento nel III trimestre fino ad arrivare, nell’ultima rilevazione disponibile, a circa 6.293 miliardi di euro. Anche in questo caso, l’aumento è stato guidato dalla crescita dei depositi a vista (+11,4 per cento su base annua nel I trimestre del 2017, +10,7 per cento nel trimestre successivo e +9,3 per cento nel III trimestre). In merito ai principali tassi d’interesse, nei primi mesi dell’anno si è assistito ad una parziale inversione di tendenza rispetto alla dinamica osservata nel 2016. A novembre 2017, l’indicatore composito del costo del finanziamento alle società non finanziarie è sceso all’1,71 per cento (a dicembre 2016 l’indice era pari all’1,81 per cento), mentre lo stesso indicatore, riferito al costo del finanziamento alle famiglie per l’acquisto di abitazioni, dopo essere temporaneamente risalito nel primo semestre ed aver toccato l’1,91 per cento ad agosto, nei tre mesi successivi si è progressivamente ridotto fino a registrare l’1,87 per cento nell’ultima rilevazione disponibile. I tassi si sono dunque mantenuti su livelli prossimi o lievemente superiori ai minimi storici. 1.3 L’andamento delle BCC-CR nel contesto dell’industria bancaria Cenni sull’andamento recente dell’industria bancaria italiana2 Nel corso del 2017 è ripresa in Italia l’espansione del credito al settore privato. La tendenza positiva si è rafforzata significativamente nell’ultimo scorcio dell’anno. L’andamento dei prestiti alle famiglie consumatrici è stato vivace: +1,8% su base d’anno e +1,5% nel trimestre terminato a fine novembre; quello dei prestiti alle imprese è stato negativo nella prima parte dell’anno per poi evidenziare una ripresa nei mesi seguenti (+1,2% nel trimestre agosto-novembre 2017): la ripresa è evidente nel comparto manifatturiero ed è tornato a espandersi anche il credito al comparto dei servizi, mentre permane la flessione dei finanziamenti nel settore delle costruzioni, ma attenuata rispetto al recente passato Tra agosto e novembre la raccolta delle banche italiane è aumentata di circa 7 miliardi, riflettendo la maggiore provvista all’ingrosso presso non residenti e controparti centrali; si sono invece ridotte le obbligazioni e i depositi di residenti. Le condizioni dell’offerta di credito sono nel complesso favorevoli; la domanda da parte delle imprese è frenata dalla maggiore disponibilità di risorse interne e dal maggiore ricorso a finanziamenti non bancari. Secondo le valutazioni degli intermediari intervistati nell’ambito dell’indagine sul credito bancario nell’area dell’euro (Bank Lending Survey), nel terzo trimestre del 2017 le condizioni di offerta sono rimaste invariate per i prestiti alle imprese e sono diventate lievemente più favorevoli per i mutui alle famiglie. Il progressivo miglioramento delle prospettive del mercato immobiliare e il basso costo dei mutui hanno contribuito al rafforzamento della domanda da parte delle famiglie, mentre la domanda di credito da parte delle imprese sconterebbe l’impatto negativo legato ad una più ampia disponibilità di fondi propri. Sulla base dei sondaggi presso le aziende, condotti in dicembre dall’Istat e dalla Banca d’Italia in collaborazione con Il Sole 24 Ore, le condizioni di offerta sono migliorate soprattutto per le aziende manifatturiere di media e grande dimensione. In particolare, sulla base dell’indagine sul clima di fiducia condotta dall’Istat in dicembre, nel quarto trimestre del 2017 le condizioni di accesso al credito sono migliorate per le aziende manifatturiere di media e grande dimensione e sono rimaste sostanzialmente invariate per quelle attive nel settore dei servizi; le imprese operanti nelle costruzioni hanno invece continuato a riportare un peggioramento delle condizioni di accesso al credito. In novembre i tassi medi sui nuovi prestiti alle famiglie per l’acquisto di abitazioni e alle imprese sono scesi di un decimo di punto percentuale (a 2,0% e 1,5%, rispettivamente). Il differenziale fra i tassi sui finanziamenti di

2 Cfr. Banca d’Italia, Bollettino Economico n°1/2018; Banca d’Italia, Intervento del Governatore Ignazio Visco al 24° Congresso ASSIOM FOREX, febbraio 2018; Alcune informazioni sono tratte dal flusso di ritorno statistico BASTRA della Banca d’Italia

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importo inferiore al milione di euro e quelli di valore superiore, misura del divario tra il costo dei prestiti erogati alle piccole aziende e a quelle più grandi, si è ridotto lievemente, a poco meno di un punto percentuale. E’ proseguito il miglioramento della qualità del credito, favorito dal consolidamento della ripresa economica. In rapporto al totale dei finanziamenti, il flusso di nuove partite deteriorate è sceso su livelli inferiori a quelli precedenti la crisi finanziaria; nel terzo trimestre dello scorso anno è stato pari all’1,7% (1,2% per le famiglie, 2,6% per le imprese). Si sta riducendo, ormai da due anni, anche la loro consistenza, con un’accelerazione dovuta alle rilevanti operazioni di cessione di sofferenze portate a compimento lo scorso anno. Rispetto ai massimi del 2015 il totale dei crediti deteriorati al netto delle rettifiche è diminuito da 200 a 140 miliardi (il 7,8% dei prestiti totali), le sole sofferenze sono scese da 86 a 60 miliardi (il 3,5% dei prestiti totali). Il contesto economico consentirà alle banche di proseguire nell’azione di rafforzamento dei bilanci e di riduzione dei prestiti deteriorati. Sebbene ancora bassa, nei primi nove mesi dello scorso anno la redditività delle maggiori banche italiane è migliorata. Il rendimento annualizzato del capitale e delle riserve (ROE) è salito al 9,0% (da 1,4% nei primi nove mesi del 2016), anche a seguito dei proventi straordinari connessi con le operazioni di consolidamento realizzate da alcuni gruppi nel primo semestre del 2017; al netto di tali proventi il ROE sarebbe stato pari al 4,4%. Nelle attese delle banche la profittabilità nei prossimi anni dovrebbe essere sostenuta dalla riduzione delle rettifiche di valore sui prestiti, dall’aumento delle commissioni sui servizi di gestione del risparmio, dalla flessione dei costi operativi. Alla fine di settembre il capitale di migliore qualità (common equity tier 1, CET1) dei gruppi significativi era pari al 13,2% delle attività ponderate per il rischio, in forte incremento rispetto al valore di giugno (11,8%). A tale andamento hanno contribuito l’operazione di ricapitalizzazione precauzionale del gruppo Monte dei Paschi di Siena e il perfezionamento della cessione di un ramo di azienda da parte del gruppo UniCredit. Le BCC-CR nel contesto dell’industria bancaria3

Come recentemente sottolineato dal Governatore Visco4 , a partire dall’anno in corso si sta consolidando nel Paese una fase di recupero dell’economia accompagnata da una ripresa del credito, benché concentrata presso le famiglie e presso le imprese che hanno consolidato la posizione patrimoniale e sono ora in grado di investire e rafforzare la capacità produttiva. In tale contesto il Sistema del Credito Cooperativo si caratterizza per una complessiva tenuta, nonostante la permanenza di alcuni elementi di preoccupazione collegati alla perdurante condizione economica negativa di alcuni comparti propri della clientela elettiva delle BCC e in particolare del settore immobiliare e dell’edilizia. Nel corso dell’anno è proseguito all’interno del Credito Cooperativo il significativo processo di aggregazione già rilevato nello scorso esercizio. Sul fronte del funding, nel corso del 2017 è proseguito il trend di riassorbimento già evidenziato nel corso del 2016, sia con riguardo alla componente di raccolta interbancaria che a quella “da clientela”. Con riguardo all’attività di finanziamento, nel corso del 2017 si è registrata una sostanziale stazionarietà su base d’anno degli impieghi a clientela. La qualità del credito è in sensibile miglioramento.

3 Le informazioni sulle BCC sono di fonte B.I. (flusso di ritorno BASTRA B.I. e Albo sportelli) o frutto di elaborazioni effettuate dal Servizio Studi, Ricerche e Statistiche di Federcasse sulla base delle segnalazioni di vigilanza disponibili. Le informazioni sull’andamento del totale delle banche sono di fonte B.I. (flusso di ritorno BASTRA B.I. e Albo sportelli). 4 Banca d’Italia, Intervento del Governatore Ignazio Visco al 24° Congresso ASSIOM FOREX, febbraio 2018;

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Gli assetti strutturali Dal punto di vista degli assetti strutturali nel corso del 2017 il processo di concentrazione all’interno della Categoria è proseguito con intensità crescente. Nel corso dell’ultimo anno il numero delle BCC-CR è passato dalle 318 di dicembre 2016 alle 289 di dicembre 2017. Nello stesso periodo il numero degli sportelli è passato da 4.317 a 4.255 unità. Nel primo trimestre del 2018 il numero delle BCC-CR è diminuito ulteriormente per operazioni di incorporazione all’interno della Categoria. A metà marzo le BCC-CR risultano essere 279, per complessivi 4.252 sportelli . Il peso delle prime 20 BCC-CR in termini di totale attivo è passato dal 29% al 33% nel corso del 2017. Alla fine dell’anno 2017 le BCC-CR risultano presenti in 101 province e in 2.652 comuni. In 598 comuni le BCC-CR rappresentano l’unica presenza bancaria, mentre in 581 comuni operano in concorrenza con un solo intermediario. Tra i canali distributivi, la quota delle BCC-CR è rilevante anche nei terminali POS e negli ATM (oltre il 12% del mercato). I dipendenti delle BCC-CR sono pari alla fine del 2017 a 30.103 unità, in diminuzione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (-1,8%); alla stessa data nell’industria bancaria si registra una contrazione degli organici maggiormente accentuata (--4,4% %). I dipendenti complessivi del Credito Cooperativo, compresi quelli delle società del sistema, approssimano le 35.500 unità Il numero totale dei soci è pari, a dicembre 2017, a 1.274.568 unità, con un incremento dell’1,9% su base d’anno. Tale dinamica è il risultato della crescita dello 0,9% del numero dei soci affidati, che ammontano a 491.821unità e della crescita più significativa (+2,5% ) del numero di soci non affidati, che ammontano a 782.747unità. . Lo sviluppo dell’intermediazione In un quadro congiunturale caratterizzato da una progressiva lenta ripresa, nel corso del 2017 si è assistito per le BCC-CR ad una modesta diminuzione su base d’anno degli impieghi a clientela e ad un contestuale sensibile miglioramento della qualità del credito erogato. Parallelamente, si è rilevata la prosecuzione del progressivo contenimento della raccolta che riflette anche una maggiore domanda della clientela per strumenti di risparmio gestito e amministrato. La contrazione della raccolta da clientela è inferiore a quella registrata per l’industria bancaria nel suo complesso. In considerazione di tali dinamiche, la quota delle BCC-CR nel mercato degli impieghi e della raccolta risulta invariata rispetto a dodici mesi prima ed è pari rispettivamente al 7,2% e al 7,7% a dicembre 2017. Attività di impiego

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Gli impieghi lordi a clientela delle BCC-CR sono pari a dicembre 2017 a 131,4 miliardi di euro, con una modesta diminuzione su base d’anno (-1,1% contro il -2% registrato nell’industria bancaria (rispettivamente -0,8% e -0,6% a fine 2016). A livello territoriale la situazione appare diversificata: a Sud si rileva una crescita significativa (+4,7%), a Nord una sostanziale stazionarietà, al Centro una netta riduzione (-5,1%)5. Considerando anche i finanziamenti erogati dalle banche di secondo livello del Credito Cooperativo, gli impieghi ammontano complessivamente a 149 miliardi di euro (+0,8%), per una quota mercato dell’8,2%. Con riguardo alle forme tecniche del credito, la componente costituita dai mutui (pari ad quasi il 73% del totale) presenta a dicembre una variazione annua positiva, pari a +0,6% (+2,6% i mutui in bonis e -9,2% i mutui deteriorati). I mutui delle BCC-CR superano a tale data i 95 miliardi di euro e risultano composti per il 42,6% da mutui su immobili residenziali (39% nella media dell’industria bancaria). La quota BCC-CR nel mercato dei mutui è pari al 9,9% (9,8% a fine 2016). Con riferimento ai settori di destinazione del credito, nel corso dell’anno si conferma, anche per le BCC-CR, la tendenza alla ripresa del credito alle famiglie evidenziata nell’industria bancaria nel suo complesso: gli impieghi a famiglie consumatrici fanno registrare a dicembre una crescita su base d’anno dell’1,6%, in linea con il +1,5% registrato nel sistema bancario complessivo. Crescono anche gli impieghi alle istituzioni senza scopo di lucro (+0,5% contro -3,6% dell’industria bancaria complessiva), anche se l’importo di tali finanziamenti incide in misura ridotta sul totale dei finanziamenti delle BCC-CR. Gli impieghi a famiglie produttrici diminuiscono in misura modesta (-1%, a fronte del -3,3% rilevato nella media di sistema). In conseguenza dello sviluppo del credito descritto, le quote di mercato delle BCC-CR nei settori d’elezione di destinazione del credito risultano in crescita rispetto alla fine del precedente esercizio: a dicembre 2017 sono pari al 18,3% nel credito a famiglie produttrici (17,9% a fine 2016), all’8,6% nel credito a famiglie consumatrici (invariata rispetto a dodici mesi prima), all’8,8% nei finanziamenti a società non finanziarie (8,5% a dicembre 2016). La quota BCC nel mercato dei finanziamenti al settore non profit è pari, infine, al 14,1% (13,5% a fine 2016). Con riguardo alla dinamica degli impieghi nelle aree geografiche di destinazione del credito, la crescita dei finanziamenti alle famiglie consumatrici è particolarmente elevata in tutte le macro-aree geografiche (superiore al 3%) ad eccezione dell’area Centro. Con specifico riguardo al credito alle imprese, a dicembre 2017 gli impieghi lordi erogati dalle BCC-CR e destinati al settore produttivo sono pari a 79,5 miliardi di euro, per una quota di mercato pari al 9,8% (9,5% a dicembre 2016). La variazione su base d’anno degli impieghi alle imprese è negativa (-2,7% contro il -6% dell’industria bancaria), ma in leggera ripresa nell’ultimo trimestre dell’anno (+0,3% nel trimestre settembre-dicembre contro il -0,5% registrato dall’industria bancaria). Considerando anche i finanziamenti alle imprese erogati dalle banche di secondo livello del Credito Cooperativo, gli impieghi al settore produttivo ammontano a 90,2 miliardi di euro (-2,5% su base d’anno) e la quota di mercato della categoria approssima l’11,2%. In relazione alla dinamica di crescita, i crediti alle imprese presentano una variazione annua positiva nel comparto agricolo (+2,5%), dei servizi di alloggio e ristorazione (+3,2%) e dei servizi di noleggio, agenzie di viaggio e supporto alle imprese (+5,9%) . Permangono, invece, in contrazione su base d’anno i finanziamenti al comparto “costruzioni e attività immobiliari”(-8,5%). Anche nell’ultimo trimestre dell’anno gli impieghi BCC-CR al settore produttivo risultano in crescita in tutti i comparti ad eccezione di quello “costruzioni ed attività immobiliari”. Gran parte delle quote delle banche della categoria nel mercato dei finanziamenti al settore produttivo risultano in crescita significativa nel corso dell’anno: 19,5% nel comparto agricolo dal 18,8% di dicembre 2016), 20% nelle “attività di servizi di alloggio e ristorazione” dal 18,6% di fine 2016), 11,5% nel comparto “costruzioni e attività immobiliari” dal 10,9%. La quota di mercato relativa al “commercio” risulta stazionaria negli ultimi dodici mesi (10%). Qualità del credito Nel corso dell’anno i bilanci delle banche italiane hanno potuto beneficiare della ripresa economica che ha riportato i tassi di insolvenza di famiglie e imprese a livelli prossimi a quelli antecedenti la crisi. In tale contesto, le banche di credito cooperativo hanno fatto registrare una significativa contrazione del credito deteriorato: a dicembre 2017 i crediti deteriorati complessivi lordi della BCC-CR si sono ridotti del 10,5% su

5 L’andamento è influenzato dalla trasformazione in spa della BCC di Cambiano (42 sportelli e 3,4 miliardi di attivo) e dalla conseguente esclusione della banca dalle statistiche relative alle BCC-CR.

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base d’anno (-18,1% nell’industria bancaria ). La variazione su base d’anno delle sofferenze lorde delle BCC-CR, è di segno ampiamente negativo (-9,2%) così come le inadempienze probabili risultano in progressiva rilevante diminuzione negli ultimi dodici mesi (-10,6% su base d’anno). Il rapporto tra crediti deteriorati e impieghi lordi a clientela è passato dal 19,9% di dicembre 2016 al 18% di dicembre 2017. Il rapporto sofferenze/impieghi è pari a dicembre all’11% (12% dodici mesi prima); il rapporto inadempienze probabili/ impieghi scende al 6,5% (7,1% a fine 2016). Il rapporto sofferenze/impieghi si mantiene inferiore alla media di sistema nei settori d’elezione della categoria: famiglie consumatrici e produttrici (5,3% e 10,2% a dicembre 2017 contro 6,2% e 16,0% registrati nell’industria bancaria complessiva). Con specifico riguardo alla qualità del credito erogato alle imprese, si rileva, nel corso dell’anno, una significativa riduzione dello stock di sofferenze delle BCC-CR (-9,7% contro -17,9% del sistema bancario). Il rapporto sofferenze/impieghi alle imprese risulta in significativa diminuzione rispetto alla fine dello scorso esercizio (14,9% contro il 16,1% di dicembre 2016) e significativamente inferiore all’industria bancaria (16,2%). Per le BCC-CR si conferma, in particolare, un rapporto sofferenze/impieghi notevolmente migliore rispetto alla media di sistema in alcuni comparti rilevanti come “agricoltura” (6,8% contro 13,0% dell’industria bancaria), “commercio” (12,4% contro 15,7%) e “alloggio e ristorazione” (8,2% contro 15,2%). Il rapporto sofferenze/impieghi nel comparto “costruzioni e attività immobiliari”, benché elevato, è leggermente inferiore rispetto al sistema bancario (24,7% contro 26,2%). Da tale comparto proviene il 51,4% delle sofferenze su impieghi alle imprese delle banche della categoria. A giugno 2017, ultima data disponibile, L’NPL ratio netto medio delle BCC si attesta all’11,1% (8,7% nel sistema bancario), con una certa variabilità geografica (dal 9,8% del Nord Est al 12,3% del Centro). Il tasso di copertura del credito deteriorato delle BCC-CR si è ulteriormente incrementato passando dal 42,3% di giugno 2016 al 46,3% di giugno 2017; il fenomeno riguarda sia le sofferenze (dal 56,1% al 59,4%) che le inadempienze probabili (dal 27,6% al 30,2%). I tassi di copertura sono in linea con quelli mediamente riscontrati per le banche non significative (47,5% sul totale deteriorati), mentre nelle banche significative i tassi di copertura sono, in media, più elevati (55,3% sul totale deteriorati). Ciò è dovuto anche alla diversa incidenza delle garanzie sugli impieghi; L’incidenza delle garanzie reali sul credito deteriorato delle BCC-CR si mantiene elevata, attestandosi al 63,7% sul deteriorato lordo (51,5% la media di sistema) e al 74,3% rispetto al credito deteriorato netto; l’incidenza delle garanzie reali sulle sofferenze si colloca al 59% (48,6% la media di sistema); anche le garanzie personali sono in media più elevate nelle BCC: 20,2% sulle deteriorate (16% media di sistema) e 22,9% sulle sofferenze (19,5% nel sistema); I tassi di copertura del credito deteriorato per tipologia di garanzia sono in aumento rispetto all’anno precedente: in particolare si registra il 49% sulle sofferenze con garanzia reale, il 69,2% sulle sofferenze con garanzia personale e l’82,3% sulle sofferenze senza garanzia. - Attività di raccolta Sul fronte della raccolta, nel corso del 2017 si è registrata la prosecuzione della tendenza alla riduzione che aveva caratterizzato il precedente esercizio. La provvista totale delle banche della categoria è pari a dicembre 2017 a 190,1 miliardi di euro e fa rilevare una diminuzione del -2,5% su base d’anno (-0,4% nel sistema bancario complessivo). Alla stessa data la raccolta da clientela delle BCC-CR ammonta a 158,4 miliardi di euro (-1,4% a fronte del -3,2% registrato nella media di sistema). Le componenti della raccolta da clientela più liquide hanno mantenuto un trend positivo, mentre la raccolta a scadenza ha fatto registrare una decisa contrazione. In particolare, i conti correnti passivi sono cresciuti del 6,7%, pressoché in linea con la media dell’industria bancaria (+7,8%). Le obbligazioni emesse dalle BCC presentano, al contrario, una significativa contrazione (rispettivamente -26,4% per le BCC-CR e -15,5% per l’industria bancaria). La raccolta da banche delle BCC-CR è pari a dicembre 2017 a 31,7 miliardi di euro (-7,5% contro il +6,5% dell’industria bancaria complessiva). - Posizione patrimoniale La dotazione patrimoniale delle banche della categoria permane un asset strategico: l’aggregato “capitale e riserve” delle BCC-CR è pari a dicembre a 19,4 miliardi di euro.

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Il Tier 1/CET1 ratio ed il coefficiente patrimoniale delle BCC sono pari rispettivamente, al 16,7% ed al 17,1% (dati riferiti a un campione di 269 BCC-CR).

Il confronto con l’industria bancaria evidenzia il permanere di un ampio divario a favore delle banche della Categoria. Alla fine di settembre il capitale di migliore qualità (common equity tier 1, CET1) dei gruppi significativi era pari al 13,2% delle attività ponderate per il rischio6, Aspetti reddituali Sul fronte reddituale, le informazioni preliminari desumibili dall’andamento di conto economico indicano una situazione in progressivo miglioramento. Il margine di interesse risulta in crescita dello 0,5% su base d’anno, mentre i ricavi netti per attività di servizio negoziazione e intermediazione presentano una variazione positiva, pari a +1,4%, rispetto allo stesso periodo del 2016. I ricavi da trading (voce 100), pari a dicembre a 570 milioni di euro, risultano in forte flessione su base annua (-23,4%,). Il margine di intermediazione risulta in diminuzione (-2,5%), ma molto meno accentuata rispetto a quella rilevata nei trimestri precedenti. Si confermano, inoltre, i segnali positivi sul fronte dei costi segnalati nelle semestrali.

6 Il CET1 ratio dei gruppi significativi risulta a settembre 2017 in forte incremento rispetto al valore di giugno (11,8%). A tale andamento hanno contribuito l’operazione di ricapitalizzazione precauzionale del gruppo Monte dei Paschi di Siena (per circa 80 punti base) e il perfezionamento della cessione di un ramo di azienda da parte del gruppo UniCredit.

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Andamento del credito cooperativo trentino nel 2017

A dicembre 2017 le banche con sede amministrativa in provincia di Trento erano 27, 11 in meno rispetto all’anno precedente. Il numero degli sportelli bancari ammontava a 435 unità, con una diminuzione di 27 unità rispetto a dicembre 2016 e di 126 unità rispetto a dicembre 2010. Il numero di abitanti per sportello bancario in provincia di Trento è in crescita rispetto agli anni precedenti ed è pari a 1.241, ma rimane ancora distante dalla media italiana che è di 2.196 abitanti per sportello. A livello nazionale il numero degli sportelli bancari attivi a dicembre 2017 era di 27.543, in calo di 1.484 unità rispetto a dicembre 2016.

La gestione del risparmio

Il risparmio complessivamente intermediato dalle Casse Rurali trentine a fine 2017 - secondo i primi dati provvisori – ha raggiunto i 17.479 milioni di euro, di cui 12.628 milioni di raccolta diretta e 4.851 milioni di raccolta indiretta al valore di mercato, comprensiva dei titoli in amministrazione e del risparmio gestito.

Nel corso del 2017 la raccolta complessiva a valori di mercato delle Casse Rurali trentine ha avuto un trend moderatamente in crescita, mediamente pari a +0,36%, chiudendo a dicembre 2017 con un segno positivo (+1,7%).

Le principali grandezze delle Casse Rurali Trentine nel 2017(in milioni di euro)

CASSE RURALI TRENTINE 2015 2016 2017 Var. 2016-2017 Var. % 2016-2017

N. casse 41 36 25 ­11 ­30,6%

Sportelli 365 340 326 ­14 ­4,1%

Raccolta diretta 12.911 12.630 12.628 ­2 0,0%

Raccolta indiretta (titoli in ammin. e risparmio gestito) 4.257 4.557 4.851 294 6,4%

di cui risparmio gestito 2.461 2.907 3.253 347 11,9%

di cui titoli in amministrazione 1.796 1.651 1.598 ­53 ­3,2%

Raccolta complessiva 17.168 17.187 17.479 292 1,7%

Crediti lordi alla clientela Casse Rurali 11.218 10.857 10.279 ­578 ­5,3%

Masse intermediate (raccolta complessiva + crediti) 28.386 28.044 27.758 ­286 ­1,0%

Fondi propri * 1.653 1.515 1.504 ­11 ­0,7%

Total capital ratio * 16,00% 16,35% 16,53% 0,2% 1,1%

Sofferenze lorde 1.251 1.341 1.028 ­313 ­23,4%

Partite deteriorate 2.710 2.579 2.015 ­564 ­21,9%

Crediti lordi/Raccolta diretta 86,89% 85,96% 81,40% ­4,6% ­5,3%

Sofferenze lorde/crediti lordi 11,15% 12,36% 10,00% ­2,4% ­19,1%

Dipendenti Casse Rurali 2.275 2.212 2.109 ­103 ­4,7%

Dipendenti Enti Centrali 693 695 724 29 4,2%

Totale dipendenti credito cooperativo 2.968 2.907 2.833 ­74 ­2,5%

Soci 127.633 128.101 128.499 398 0,3%

Quota mercato crediti 51,0% 49,1% ­49,1%

Quota mercato raccolta diretta 58,6% 57,4% ­57,4%

* Dato 2018 è relativo a settembre

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La raccolta diretta nel corso del 2017 ha registrato valori in calo, con un recupero verso fine anno. A dicembre 2017 la raccolta diretta era pari a 12.628 milioni di euro, invariata rispetto a dicembre 2016.

Stante il permanere del livello dei tassi di mercato su valori prossimi allo zero, la remunerazione della raccolta si comprime sempre di più, inducendo i risparmiatori incerti da un lato a preferire strumenti di liquidità e dall’altro a cercare forme più remunerative attraverso prodotti del risparmio gestito.

Quanto alla composizione della raccolta diretta, è aumentato ulteriormente il peso dei conti correnti (dal 63,9% del 2016 al 69,9% del 2017), invariato il peso dei depositi (dall’8,6% del 2016 all’8,1% del 2017) mentre cala in maniera significativa il peso delle obbligazioni (dal 22,4% del 2016 al 16% del 2017).

E’ proseguito nel 2017 il flusso di crescita della raccolta indiretta, per il quinto anno consecutivo. La raccolta indiretta a valori di mercato ammonta a dicembre 2017 a 4.851 milioni di euro in crescita

del 6,4% rispetto al 2016, grazie all’incremento positivo del risparmio gestito (+12%) mentre continua la riduzione dei titoli in amministrazione (-3,2%).

ANDAMENTO DELLA RACCOLTA DIRETTA negli esercizio 2015­2016­2017

CASSE RURALI TRENTINE 2015 2016 2017 Flusso 2016Flusso

2017

Var 2015­

2016

Var 2016­

2017

Comp %

2016

Comp %

2017

conti correnti 7.147 8.070 8.830 923 761 12,9% 9,4% 63,9% 69,9%

depositi e conti deposito 1.238 1.082 1.020 ­156 ­62 ­12,6% ­5,7% 8,6% 8,1%

CD 527 649 762 121 114 23,0% 17,5% 5,1% 6,0%

pct 6 7 1 1 ­6 9,8% ­87,5% 0,1% 0,0%

obbligazioni 3.993 2.823 2.014 ­1.170 ­809 ­29,3% ­28,6% 22,4% 16,0%

Totale 12.911 12.630 12.628 ­281 ­2 ­2,2% 0,0% 100,0% 100,0%

in milioni di Euro

Fonte: Matrice puma

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Il risparmio gestito a dicembre 2017 ammonta a 3.253 milioni in crescita rispetto a un anno prima

dell’11,9%. I prodotti assicurativi segnano il maggior incremento con +18%; buone le performance per le gestioni patrimoniali ma soprattutto per i fondi comuni e sicav (Gespa con +5,7% e Fondi con +13,4%). I titoli in amministrazione a valori di mercato pari a 1.598 milioni risultano invece in calo a fine 2017 del 3,2%.

La diversa dinamica delle componenti della raccolta complessiva ha portato a un aumento del rapporto indiretta sulla diretta, dal 36,5% del 2016 al 38,45 del 2017 e così pure del gestito sul totale dell’indiretta (dal 63,8% del 2016 al 67,1% del 2017).

L’andamento dei crediti alla clientela

I crediti per cassa lordi erogati dalle Casse Rurali Trentine ammontano a dicembre 2017 a 10.279 milioni di euro, in calo del 5,3% rispetto all’anno precedente calo che sconta la cessione di importanti volumi di crediti deteriorati perfezionata negli ultimi mesi dell’anno.

Anche nel 2017 è proseguita la diminuzione dello stock dei crediti erogati iniziata a partire dal secondo semestre 2012, in particolar modo verso le imprese. Calano soprattutto i finanziamenti in conto corrente (-19,5%).

Le nuove erogazioni di finanziamenti oltre il breve termine sono in calo rispetto al 2016 (-5% a dicembre 2017). Le nuove erogazioni del 2017 sono state pari a 1,607 miliardi di euro rispetto a 1,694 miliardi di euro erogati nel 2016.

Rimane elevata l’incidenza delle domande di finanziamento accolte dalle Casse Rurali rispetto a quelle pervenute da parte della clientela nel corso del 2017, che è stata pari al 90% in leggera crescita rispetto al 2016.

ANDAMENTO DELLA RACCOLTA INDIRETTA negli esercizi 2015­2016­2017

CASSE RURALI TRENTINE 2015 2016 2017Flusso

2016

Flusso

2017

Var 2015­

2016

Var 2016­

2017

Raccolta indiretta 4.257 4.557 4.851 300 294 7,1% 6,4%

Titoli in amministrazione 1.796 1.651 1.598 ­145 ­53 ­8,1% ­3,2%

Gespa 939 1.100 1.162 160 63 17,1% 5,7%

Fondi comuni e sicav 796 924 1.048 128 124 16,1% 13,4%

Prodotti assicurativi 726 883 1.043 157 160 21,6% 18,1%

Totale risparmio gestito 2.461 2.907 3.253 445 347 18,1% 11,9%

Risparmio gestito /indiretta 57,8% 63,8% 67,1%

in milioni di Euro

Fonte: Matrice puma

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I crediti alle famiglie consumatrici nel 2017 sono cresciuti meno dell’1% (+0,8% a dicembre 2017). I

prestiti alle imprese hanno registrato invece una caduta ancora marcata (-10,2%), sia nei confronti degli artigiani (-6,6%) che delle imprese di capitali (-13,4%).

Per quanto riguarda le famiglie, queste hanno visto diminuire i fidi in conto corrente (-18% a fine 2017) mentre i mutui sono aumentati (+2% fine 2017). Il numero dei clienti affidati dal sistema del credito

SETTORI E RAMI DI ATTIVITA' ECONOMICA

CREDITI lordi (compresi i crediti cartolarizzati) ( dicembre- 2017 - dicembre- 2017 )

TOTALE CASSE RURALI TRENTINECASSA RURALE

dic-2016 dic-2017 Var. % dic-16 dic-17importi importi annua Comp. % Comp. %

SETTORI DI ATTIVITA'Ammistrazioni pubbliche 34.486 40.396 17,1% 0,3% 0,4%Società finanziarie 132.902 178.000 33,9% 1,2% 1,7%Istituzioni sociali private e altre unità non cl. 48.468 45.273 -6,6% 0,4% 0,4%Famiglie consumatrici 4.168.687 4.203.289 0,8% 38,4% 40,9%Resto del mondo e altre unità non classificabili 10.482 11.808 12,6% 0,1% 0,1%Totale settori non produttori 4.395.026 4.478.766 1,9% 40,5% 43,6%

Società non finanziarie 3.450.970 2.989.749 -13,4% 31,8% 29,1%Artigiani e altre famiglie produttrici 3.010.827 2.810.771 -6,6% 27,7% 27,3%Totale imprese 6.461.797 5.800.520 -10,2% 59,5% 56,4%

TOTALE CREDITI 10.856.822 10.279.286 -5,3% 100,0% 100,0%RAMI DI ATTIVITA' ECONOMICA(aggregazione per macro settori)a) Agricoltura (1) 646.546 627.182 -3,0% 10,0% 10,8%b) Attività manifatturiera (2+3+4+5) 981.319 916.850 -6,6% 15,2% 15,8%c) Costruzioni (6) 1.538.835 1.221.940 -20,6% 23,8% 21,1%d) Commercio (7) 867.596 798.267 -8,0% 13,4% 13,8%e) Alberghi e pubblici esercizi (8) 1.075.072 1.054.668 -1,9% 16,6% 18,2%f) Attività immobiliari (9) 746.391 613.179 -17,8% 11,6% 10,6%g) Altri Servizi (10+11+12+13+14+15+16+17) 606.037 568.413 -6,2% 9,4% 9,8%

TOTALE RAMI ATTIVITA' ECONOMICA 6.461.797 5.800.499 -10,2% 100,0% 100,0%

Edilizia (costruzioni + attività immobiliari (c+f ) 2.285.226 1.835.118 -19,7% 35,4% 31,6%

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cooperativo ammonta a dicembre 2017 a 103. 317unità, in calo di oltre 3.000 unità rispetto al 2016. Le famiglie consumatrici affidate sono 75.153 mentre le imprese ammontano a 26.179.

Il calo progressivo della raccolta diretta a fronte di una dinamica negativa dei crediti, ha portato ad una ulteriore riduzione del rapporto crediti su raccolta diretta, che dall’85,9% di fine 2016 è sceso all’81,4% di fine 2017.

Il 2017 segna un deciso miglioramento del credito deteriorato, anche a seguito delle cessioni: le partite deteriorate lorde pari a 2,015 miliardi di euro a dicembre 2017 sono in calo del 21,9% sul 2016, grazie ad una riduzione sia delle sofferenze che delle inadempienza probabili; le sofferenze lorde (esclusi gli interessi di mora) pari a 1,028 miliardi di euro a dicembre 2017 registrano un calo annuo del 23,4% (dopo +27% nel 2015) e sono pari al 10% degli impieghi complessivi (contro l’12,5% del dicembre 2016). La sofferenze sono in calo per le famiglie consumatrici (-20%) che per le imprese (-23,9%). L’incidenza delle sofferenze sul portafoglio crediti è in miglioramento sia per le famiglie consumatrici (dal 4,68% di fine 2016 al 3,7% di fine 2017) che per le imprese (dal 17,9% di fine 2016 al 15,2% di fine 2017).

Partite deteriorate lorde dic­2016 dic­2017 Var. % dic­16 dic­17

(sofferenze + Inadempienze probabili + scadute ) importi importi annua Comp. % Comp. %

SETTORI DI ATTIVITA'

Ammistrazioni pubbliche 1 1 23,4% 0,0% 0,0%

Società finanziarie 12.813 11.155 ­12,9% 0,5% 0,6%

Istituzioni sociali private e altre unità non cl. 5.884 2.521 ­57,2% 0,2% 0,1%

Famiglie consumatrici compresi i cartolarizzati 397.578 323.562 ­18,6% 15,4% 16,1%

Resto del mondo 654 485 ­25,8% 0,0% 0,0%

Totale settori non produttori 416.929 337.723 ­19,0% 16,2% 16,8%

Società non finanziarie 1.396.822 1.028.582 ­26,4% 54,2% 51,0%

Artigiani e altre famiglie produttrici 765.309 648.819 ­15,2% 29,7% 32,2%

Totale imprese 2.162.131 1.677.401 ­22,4% 83,8% 83,2%

TOTALE Partite deteriorate 2.579.060 2.015.124 ­21,9% 100,0% 100,0%

Sofferenze lorde (*esclusi interessi ) dic­2016 dic­2017 Var. % dic­16 dic­17

importi importi annua Comp. % Comp. %

SETTORI DI ATTIVITA'

Ammistrazioni pubbliche 0 0 0,0% 0,0% 0,0%

Società finanziarie 6.791 5.290 ­22,1% 0,5% 0,5%

Istituzioni sociali private e altre unità non cl. 1.323 1.068 ­19,3% 0,1% 0,1%

Famiglie consumatrici 194.090 154.653 ­20,3% 14,5% 15,0%

Resto del mondo 301 349 16,0% 0,0% 0,0%

Totale settori non produttori 202.506 161.360 ­20,3% 15,1% 15,7%

Società non finanziarie 824.164 597.675 ­27,5% 61,4% 58,1%

Artigiani e altre famiglie produttrici 314.600 268.999 ­14,5% 23,5% 26,2%

Totale imprese 1.138.764 866.674 ­23,9% 84,9% 84,3%

TOTALE Sofferenze 1.341.270 1.028.034 ­23,4% 100,0% 100,0%

Inadempienze probabili dic­2016 dic­2017 Var. % dic­16 dic­17

importi importi* annua Comp. % Comp. %

SETTORI DI ATTIVITA'

Ammistrazioni pubbliche 0 0 0,0% 0,0% 0,0%

Società finanziarie 5.294 5.496 3,8% 0,5% 0,6%

Istituzioni sociali private e altre unità non cl. 4.391 1.327 ­69,8% 0,4% 0,1%

Famiglie consumatrici 183.899 156.587 ­14,9% 15,8% 16,4%

Resto del mondo 301 122 ­59,4% 0,0% 0,0%

Totale settori non produttori 193.885 163.532 ­15,7% 16,7% 17,2%

Società non finanziarie 546.376 424.322 ­22,3% 47,0% 44,6%

Artigiani e altre famiglie produttrici 423.085 364.521 ­13,8% 36,4% 38,3%

Totale imprese 969.462 788.843 ­18,6% 83,3% 82,8%

TOTALE Incagli 1.163.347 952.375 ­18,1% 100,0% 100,0%

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Quote di mercato in provincia di Trento

I crediti erogati dall’intero sistema bancario alla clientela residente in provincia di Trento a dicembre 2017 ammontano a 18,916 miliardi di euro in calo dello 0,5% rispetto all’anno precedente.

Di questi la quota delle Casse Rurali Trentine e Cassa Centrale è stata pari al 46,6%, rispetto al 48,4% di dicembre 2016.

L’ammontare delle sofferenze lorde relative alla clientela residente in provincia di Trento di tutto il sistema bancario è pari a dicembre 2017 a 1,788 miliardi di euro (-20,8% rispetto al 2016), con un’incidenza del 10,7 % del portafoglio crediti.

La raccolta in forma di deposito (conti correnti, depositi a risparmio, certificati di deposito, escluse le obbligazioni e pct) effettuata dall’intero sistema bancario dalla clientela residente in provincia di Trento a dicembre 2017 ammonta a 16,562 miliardi di euro in crescita del 6,8% rispetto all’anno precedente.

Di questi la quota delle Casse Rurali Trentine e Cassa Centrale è stata pari al 57,5% a dicembre 2017, rispetto al 55,9% di dicembre 2016.

I tassi di remunerazione della raccolta e il rendimento dei crediti La BCE ha mantenuto anche nel 2017 il tasso ufficiale di riferimento allo 0,00% fissato a partire dal 16 marzo 2016. Recentemente il Consiglio direttivo ha deciso di lasciare invariati i tassi di interesse di riferimento della BCE e continua ad attendersi che rimangano sui livelli attuali per un prolungato periodo di tempo, al fine di garantire un ritorno durevole dell’inflazione verso livelli inferiori ma prossimi al 2 per cento. A partire dall’autunno 2016 si erano manifestate tensioni rialziste sui rendimenti a lungo termine a livello globale. La spinta iniziale al rialzo era venuta dai tassi a lunga americani che si era poi trasferita in Europa provocando significative tensioni sugli spread rispetto al Bund tedesco fino alla metà del 2017; dalla seconda parte dell’anno in poi grazie al buon andamento dell’economia, i differenziali di rendimento fra i titoli di Stato decennali e i corrispondenti titoli tedeschi sono scesi significativamente in Italia ma anche in Portogallo, Irlanda e Belgio. Lo spread BTP e Bund decennale che nella prima metà del 2017 era tornato su valori al di sopra dei 200 punti base, dal mese di luglio è tornato a normalizzarsi attestandosi a fine settembre 2017 a 171 p.b.

Partite deteriorate lorde / Crediti lordi dic­2016 dic­2017

SETTORI DI ATTIVITA'

Ammistrazioni pubbliche 0,00% 0,00%

Società finanziarie 9,67% 6,28%

Istituzioni sociali private e altre unità non cl. 12,16% 5,58%

Famiglie consumatrici compresi i cartolarizzati 9,59% 7,74%

Resto del mondo 6,28% 4,14%

Totale settori non produttori 9,54% 7,58%

Società non finanziarie 41,29% 35,05%

Artigiani e altre famiglie produttrici 25,72% 23,33%

Totale imprese 34,00% 29,35%

TOTALE partite deteriorate 24,04% 19,81%

Sofferenze lorde / Crediti lordi dic­2016 dic­2017

SETTORI DI ATTIVITA'

Ammistrazioni pubbliche 0,00% 0,00%

Società finanziarie 5,12% 2,98%

Istituzioni sociali private e altre unità non cl. 2,74% 2,36%

Famiglie consumatrici 4,68% 3,70%

Resto del mondo 2,89% 2,98%

Totale settori non produttori 4,63% 3,62%

Società non finanziarie 24,36% 20,36%

Artigiani e altre famiglie produttrici 10,57% 9,67%

Totale imprese 17,91% 15,16%

TOTALE Sofferenze 12,50% 10,11%

TOTALE CASSE RURALI

TRENTINE

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Il rendimento dei BTP (misurato dall’indice Rendistato) che nella media del 2016 era pari al 0,91% è

salito all’1,28% nella media del 2017 (ma dal punto massimo toccato a marzo 2017 con l’1,5% è sceso all’1,05% a dicembre 2017).

Nel corso del 2017 i tassi di mercato bancario hanno invece subito invece un’ulteriore pressione al

ribasso. L’analisi dei tassi del mercato bancario evidenzia come l’euribor 3 mesi, abbia proseguito il percorso

in area negativa iniziato a metà del 2015, mantenendo un livello medio annuo negativo intorno -0,33 %. Passando ai tassi bancari praticati dalle Casse Rurali Trentine, si evidenzia come il costo medio della

raccolta si sia ridotto di 20 pb nel corso del 2017, passando dallo 0,7% di dicembre 2016 allo 0,5% di dicembre 2017, grazie anche alla ulteriore forte ricomposizione della raccolta a favore di strumenti più liquidi. In maniera analoga il rendimento medio dei prestiti (al netto delle sofferenze) ha segnato una ulteriore riduzione pari a 35 pb, passando dal 3,11% di dic 2016 al 2,76% di dic 2017.

La forbice dei tassi è anch’essa diminuita di 15 pb (dal 2,41% di dic 2016 al 2,26% di dic 2017).

La redditività ed il patrimonio

Il margine di interesse dell’insieme delle Casse Rurali Trentine nel corso del 2017 ha registrato un calo del 2% rispetto all’anno precedente (inferiore a quello del 2016 con -12%), dovuto ad un leggero calo del margine da clientela (-0,8%), mentre il margine da tesoreria si è ulteriore ridimensionamento (-7,6%).

L’area servizi registra un incremento dello 1,6% delle commissioni nette. In forte ripresa le plusvalenze da negoziazione titoli con +54% rispetto al 2016. Il margine di intermediazione come sintesi della gestione denaro e della gestione servizi, a fine 2017

risulta in ripresa per oltre il 4% rispetto al 2016. I costi operativi complessivamente risultano in calo per oltre il 6%, grazie alla riduzione sia degli altri

costi operativi (-5,7%), che dei costi del personale (con -6,4%). In sintesi il risultato lordo di gestione (al lordo delle rettifiche su crediti) delle Casse Rurali Trentine

con 141 milioni di euro, mostra a fine 2017 una buona ripresa rispetto all’anno precedente. Importanti sono state le rettifiche nette su crediti realizzate anche nel 2017, pari a 119 milioni di euro

(rispetto a 140 del 2016). Il risultato finale delle Casse Rurali trentine, dopo tre esercizi di perdite nette complessive, è tornato in

positivo, con oltre 30 milioni di utili netti.

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I Fondi Propri delle Casse Rurali si sono attestati a settembre 2017 a 1.504 milioni di euro, con un calo del 3% rispetto al 2016

Il coefficiente di solvibilità ovvero il rapporto tra il patrimonio di vigilanza e le attività di rischio ponderate a settembre 2016 è pari al 16,53%, di poco superiore al 16,37% di dicembre 2016. Il contesto economico provinciale nel 2017 Secondo le stime dell’ISPAT (Istituto provinciale di statistica) il PIL in Trentino nel 2016 si attesta sul valore di 19.123 milioni di euro, in crescita dell’1,1%, in linea con la media italiana. Il Trentino ha già recuperato la perdita di ricchezza rispetto al 2008 e nel trend di avvicina più all’Area Euro che non all’Italia. La dinamica dell’economia provinciale nel 2017 e gli elementi qualitativi registrati hanno portato ad un incremento delle stime dei crescita del PIL trentino per il 2017, che si attestano tra +1,6% e 1,7%. Sul lato della produzione, il valore aggiunto dei servizi, risulta in aumento di 8 decimi di punto percentuale nel periodo 2008-2016 e supera il valore di inizio periodo. Anche l’industria in senso stretto e l’agricoltura sono manifestamente in crescita, dopo le perdite dovute alle crisi di periodo. Il settore, invece, ancora in difficoltà è quello delle costruzioni che risulta in contrazione di 22 punti percentuali rispetto al 2008. Secondo le indagini periodiche effettuate dalla Camera di Commercio di Trento, il trend positivo che aveva caratterizzato il fatturato delle imprese nel 2016 (var.% annua dell’1,6%) è proseguito nel 2017, con un terzo trimestre che segna +1,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

La domanda interna evidenzia dei segnali contrastanti analoghi a quelli rilevati nei tre mesi antecedenti: prosegue l’ottima evoluzione delle vendite in Italia, ma fuori provincia (+6,4%), mentre le vendite sul territorio locale si connotano ancora una volta per una lieve contrazione (-1,3%). Il dato sul fatturato estero permane decisamente favorevole (+5,8%). L’analisi settoriale

1° trim 2° trim 3° trim 4° trim anno 1° trim 2° trim 3° trim 4° trim anno

Estrattivo 7,2 14,9 18,6 1,1 10,5 26 ­20,3 ­16 ­3,4

Manifatturiero ­2,1 1,2 ­3,1 ­3,9 ­2,0 6,3 1,4 6,1 4,6

Costruzioni ­7,5 ­7,2 11 ­5,7 ­2,4 0,1 ­3,2 ­8,7 ­3,9

Commercio ingrosso 5,9 6,1 3,8 6,9 5,7 5,7 7,6 1,7 5,0

Commercio dettaglio 6,8 1,4 9,4 9,1 6,7 2,3 1,2 ­0,4 1,0

Trasporti 3,6 6,3 3,7 5,9 4,9 7,2 0,9 5,1 4,4

Servizi alle imprese 3,7 8,1 2,6 ­1 3,4 ­3,2 ­2,3 3 ­0,8

Totale 1,1 1,9 3,1 0,3 1,6 3,9 1,1 1,8 2,3

1 ­ 10 addetti ­2,9 ­1 3,3 0,7 0,0 2,3 ­0,8 1,9 1,1

11 ­ 50 addetti 3,5 2,1 5 ­2,3 2,1 3,7 0 ­0,9 0,9

oltre 50 addetti 2,3 3,5 2,3 1,1 2,3 4,8 2,5 3 3,4

Fonte: Camera di Commercio Trento

2016 2017

Variazione Tendenziale del FATTURATO per settore e classe dimensionale (valori %)

Campione imprese Trentine

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I settori che si caratterizzano per una variazione decisamente positiva del fatturato su base tendenziale, secondo l’ultima rilevazione disponibile relativa al 3 trimestre 2017, sono il manifatturiero (+6,1%) e i trasporti (+5,1%), sostenuti dall’ottima evoluzione delle esportazioni. I comparti del commercio all’ingrosso (+1,7%) e dei servizi alle imprese (+3,0%) si connotano per una dinamica positiva, ma più contenuta, mentre il commercio al dettaglio propone una variazione sostanzialmente nulla (-0,4%), da imputarsi all’andamento non brillante della domanda locale. Viceversa, le costruzioni (-8,7%) e soprattutto il settore estrattivo (-16,0%) evidenziano una dinamica decisamente negativa. Si tratta di due settori che da alcuni anni sono in una situazione di criticità che ha assunto natura strutturale, pur evidenziando segnali intermittenti di dinamismo. Nel periodo esaminato, la variazione tendenziale della consistenza degli ordinativi risulta decisamente positiva (+7,7%) e, pur con intensità diverse, trasversale a buona parte dei settori esaminati. I giudizi degli imprenditori sulla redditività e sulla situazione economica dell’azienda evidenziano una situazione in ulteriore sensibile miglioramento rispetto a quella già piuttosto positiva evidenziata nei periodi precedenti e ritornano sostanzialmente sui livelli antecedenti la crisi. Alcuni segnali significativi per il settore edile sembrano indicare un allentamento della difficile situazione che persiste ormai da parecchi anni. Infatti, le compravendite immobiliari e i finanziamenti per l’acquisto di immobili risultano in crescita da diversi trimestri, contribuendo a ridurre l’invenduto. Nel 1° semestre 2017 i nuovi permessi di costruzione per edifici residenziali sono in crescita del 9%. Pure le richieste di nuove costruzioni produttive mostrano un’evoluzione chiaramente positiva che sembra anticipare i piani di investimento delle imprese. Questi dovrebbero rafforzarsi già nella seconda parte dell’anno, in risposta al clima di fiducia in consolidamento degli imprenditori, agli stimoli governativi e alle condizioni creditizie meno frenanti. Le medie e le grandi imprese reagiscono con celerità ai mutamenti di contesto. La domanda estera ha nuovamente trovato una vivace dinamica positiva con incrementi, nel semestre, pari al 10%. Buoni risultati si riscontrato sui mercati significativi per l’export delle imprese trentine: si registra un +10,7% verso la Germania, un +8,7% verso la Francia e un +12,4% verso gli Stati Uniti. Anche verso gli altri paesi di sbocco per i beni trentini si hanno buoni riscontri: per i BRIC si rileva un +16,4% e per gli altri Paesi un +9,0%. Nel 2017 hanno ripreso vigore le esportazioni verso i paesi dell’Unione europea (UE), rilevando un incremento del 12,8%. Si osservano andamenti positivi, pure, sui mercati extra UE (+4,2%). Le esportazioni trentine potrebbero subire ripercussioni dall’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea, che rappresenta il quarto mercato per le esportazioni trentine, con un incidenza prossima al 9% sul totale. Analogo andamento delle esportazioni si osserva per le importazioni. Nel 1° semestre 2017 l’incremento è pari all’8,3%. L’aumento delle importazioni riflette la ripresa della produzione trainata anche dal buon momento delle esportazioni. Gli scambi commerciali sui mercati esteri per il Trentino avvengono ancora prevalentemente nei paesi dell’Unione europea, con una maggior concentrazione delle importazioni rispetto alle esportazioni. Le importazioni dai paesi dell’Unione europea rappresentano l’82% del complesso; le esportazioni verso i paesi dell’Unione europea si fermano al 66%. A rafforzare l’apertura del Trentino si aggiunge il turismo che mostra risultati notevoli nelle ultime stagioni. Il 2017 rileva un aumento delle presenze negli esercizi alberghieri e negli esercizi complementari pari al 4,0%, con un miglior apprezzamento degli stranieri (+4,4%) e delle strutture complementari21 (+7,0%). La stagione turistica estiva ha fornito ottime performance con un aumento delle presenze del 7,2%. Le presenze degli ospiti stranieri sono cresciute del 8,0%. La scelta dell’offerta ricettiva conferma una tendenza degli ultimi anni: le presenze negli esercizi alberghieri aumentano del 5,4%; in quelli complementari del 10,7%. I turisti che scelgono di trascorrere le vacanze estive in Trentino sono prevalentemente tedeschi, olandesi, lombardi, veneti ed emiliani. Le presenze dei turisti contribuiscono a sostenere anche i consumi delle famiglie e il settore commerciale. I consumi si stimano in aumento nell’anno dell’1,6% e dovrebbero proseguire con un trend similare nel triennio 2018-2020. I dati congiunturali confermano la crescita in rafforzamento dell’1,8% nel semestre. Medesimo riscontro dal grocery (alimentari, cura della persona, cura della casa) che nel mese di luglio è incrementato dell’1,4%. Il buon andamento dei consumi delle famiglie è sostenuto principalmente dalla ritrovata fiducia delle famiglie, in particolare dall’andamento positivo del mercato del lavoro. Per quanto riguarda le imprese cooperative, secondo le prime stime per il 2017, si rileva una tenuta del fatturato delle famiglie cooperative che ha superato i 474 milioni di euro in crescita dell’1,1% rispetto al 2016, dopo tre anni di segno negativo. L’agricoltura

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Il bilancio del settore agricolo in Trentino nel 2017 è stato particolarmente negativo a causa delle condizioni atmosferiche avverse che hanno accompagnato l’intera stagione agraria. Siccità, gelate, grandinate, vento si sono susseguite per tutto l’arco dell’anno mettendo a dura prova i bilanci delle aziende agricole. Fortunatamente la copertura assicurativa delle produzioni è molto alta (90% a fronte di un 20% degli agricoltori a livello nazionale) ma questa ovviamente non copre i posti di lavoro persi nell’indotto (circa 1.200 lavoratori stagionali del comparto agricolo che hanno perso o che si sono visti ridurre il lavoro a seguito delle avversità meteorologiche). Il comparto più colpito è quello frutticolo che vede una riduzione della produzione in Val di Non del 70%, un po’ meno in Valsugana, mentre la Valle dell’Adige ha avuto danni minori, con una perdita del 10%. A fronte dei 5.350.000 quintali del 2016 la produzione è scesa a poco più di 2 milioni. Fortissimi i danni anche sulle ciliegie colte in piena fioritura dalle gelate tardive. Meglio per i piccoli frutti, che hanno comunque segnato una riduzione del 12% della produzione. Anche la vendemmia è stata molto scarsa con una produzione che non ha raggiunto il milione di quintali d’uva con un calo del 15% sul 2016 e del 20% sul 2015 (migliore comunque della media nazionale che ha visto una riduzione della produzione del 25% a causa della siccità). La qualità è stata ottima per i vini della base spumante, meno esaltante la qualità dei rossi. Per quanto riguarda il settore zootecnico si è registrato un consistente calo di produzione di foraggio in molte zone montane a causa della siccità e del freddo primaverile, obbligando gli allevatori ad approvvigionarsi all’esterno con un aumento dei costi di produzione. Dall’altra il mercato dei prodotti lattiero caseari è stato invece molto vivace, grazie anche all’obbligo dell’etichettatura del latte e dei suoi derivati che ha premiato il prodotto locale. Nell’Export l’agroalimentare ha trainato gli altri settori: sono stati superati i 40 miliardi con +6% rispetto al 2016. Il merito va a vino, salumi e formaggi. Positivi risultano i bilanci delle cooperative agricole che fanno riferimento alla campagna di commercializzazione 2016-2017 e che ancora non incorporano i risultati negativi dell’annata agraria 2017: le cooperative dell’ortofrutta registrano un aumento del fatturato dell’11%, mentre le cantine sociali del 3%. Il mercato del lavoro I dati del 3 trimestre 2017 rafforzano i risultati positivi del 2° con la crescita, su base annua, delle forze di lavoro e degli occupati e il calo dei disoccupati e degli inattivi in età lavorativa. Il 3° trimestre per caratteristiche strutturali del sistema produttivo trentino è il periodo con maggior espansione dell’occupazione. I dati confrontati con lo stesso trimestre dell’anno precedente confermano, comunque, il consolidamento di una ripresa economica con occupazione. Nel 3° trimestre 2017 gli occupati sono prossimi alle 246mila unità con le donne che sono circa il 45% del complesso e chiaramente sopra le 100mila unità. E’ una crescita determinata dall’aumento dei lavoratori alle dipendenze (5,9%). Per settore, l’occupazione diminuisce in agricoltura (-3.700 unità), in coerenza con i problemi del comparto per le evidenze atmosferiche, mentre l’industria è in aumento (2.200 unità). A questo dato, per la prima volta dopo parecchi trimestri, contribuiscono sia l’industria manifatturiera che le costruzioni. Quest’ultimo dato potrebbe indicare un punto di svolta, da confermare, della difficile situazione del comparto. Di rilievo la crescita del settore dei servizi (13mila unità), che conferma l’importanza del comparto per l’economia trentina. L’evoluzione del settore è il risultato del buon andamento del commercio, alberghi e ristoranti (circa 8mila unità), in linea con l’ottima performance della stagione turistica estiva, ma anche delle altre attività dei servizi (oltre 4mila unità). I disoccupati sono meno di 12mila unità, ripartiti in modo pressoché uguale fra uomini e donne. Circa il 40% sono ex-occupati, in netta contrazione rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. Un altro 40% proviene dall’inattività. In diminuzione anche i disoccupati alla ricerca di prima occupazione (-3,5%), gruppo residuale della disoccupazione trentina. I tassi rappresentativi del mercato del lavoro, su base annua, rilevano un tasso di attività pari al 73,3%, rispetto al 70,9% di un anno fa; un tasso di occupazione prossimo al 70%; un tasso di disoccupazione pari al 4,6%, in diminuzione su base annua di oltre un punto percentuale (5,9% nel 3° trimestre 2016) e in chiaro calo e sotto il 5% sia quello maschile (4,3% dal 5,5% dello stesso trimestre 2016) che quello femminile (4,9% conto il 6,5%); un tasso di inattività al 26,7% dal 29,1% dello stesso trimestre dell’anno scorso. Andamento demografico delle imprese Al 31 dicembre 2017 presso il Registro Imprese della Camera di Commercio di Trento risultavano iscritte 51.024 imprese, di cui 46.425 attive. Rispetto al 31 dicembre 2016 le imprese registrate mostrano un calo di 725 unità, pari al -1,4%. Nel corso dell’anno le iscrizioni di nuove imprese sono state 2.686, mentre le cancellazioni “volontarie” sono state 2.579;

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a queste ultime sono da aggiungere ulteriori 843 cancellazioni d’ufficio, adottate a seguito dell’accertamento dell’inattività operativa, amministrativa e fiscale dell’azienda per almeno tre anni consecutivi. Sulla base di questi dati il saldo naturale tra imprese iscritte e cancellate nel corso del 2017 è positivo per 107 unità. Esaminando la forma giuridica alla fine dell’anno appena concluso, in Trentino risultavano 28.181 imprese individuali, 11.097 società di persone, 10.475 società di capitale e 1.271 di altra natura (per lo più cooperative e consorzi). Nel complesso l’unica forma giuridica che risulta in costante aumento negli ultimi anni è quella delle società di capitale (s.r.l. in particolare), mentre tutte le altre evidenziano un calo, contenuto ma costante. In termini strettamente numerici – slegati da valutazioni in termini occupazionali o di volume d’affari - il settore con la più alta numerosità di imprese si conferma essere anche nel 2017 l’agricoltura (11.946 imprese), seguito da commercio (8.742) e costruzioni (7.427). Delle 51.024 imprese registrate 12.313 svolgono attività artigianali. Fallimenti Per quanto concerne i dati relativi ai fallimenti, nel corso dell’anno appena passato le procedure avviate sono state 98, il 32% in meno rispetto al 2016 (145). La lunga coda della crisi iniziata nel 2008 e le difficoltà incontrate dalle imprese negli anni successivi producono ancora effetti tangibili su una parte rilevante del sistema imprenditoriale. Ne sono testimonianza il consistente numero di cancellazioni d’ufficio registrato nel 2107. Lentamente la situazione sembra normalizzarsi, ma la selezione c’è stata ed è stata pesante. In questa fase occorre riportare fiducia nella capacità di fare impresa e sostenere quelle aziende che, pur in una situazione critica, hanno saputo resistere e reagire. Le imprese individuali fallite sono risultate essere 5 mentre le società 93. L’analisi territoriale evidenzia come Trento risulti il comune con il maggior numero di imprese fallite (29), seguito da Rovereto (13) e Pergine Valsugana (7). Quattro fallimenti hanno interessato i comuni di Ala e Borgo Valsugana e tre Riva del Garda. L’esame dei singoli settori rivela che l’edilizia rappresenta anche nel 2017 il comparto maggiormente interessato dai fallimenti. Le imprese di costruzione o gli impiantisti dichiarati falliti sono 39, a cui si aggiungono 8 società immobiliari, quota che rappresenta il 48% del totale delle procedure concorsuali considerate. Segue il settore manifatturiero con 16 fallimenti e alberghi, bar e ristoranti con 9 procedure fallimentari aperte in corso d’anno. Il commercio ha totalizzato complessivamente 7 procedure concorsuali, mentre altri settori sono stati interessati più marginalmente come i trasporti (4), i servizi di supporto alle imprese (4), i servizi di informazione e comunicazione (5) e altri settori (6). L’analisi in serie storica, riferita all’ultimo quindicennio, evidenzia che solo negli ultimi cinque anni, dal 2013 al 2017, in provincia si è avvicinato o superato il valore delle cento aperture di fallimento all’anno, mentre in precedenza il dato rimaneva al di sotto di questa soglia con numeri che oscillavano tra i 30 e i 70 casi. In questo ultimo quinquennio le imprese fallite sono circa 600, un dato che rappresenta oltre l’1,2% delle imprese attive in Trentino. Rispetto ai valori medi del quadriennio 2013-2016, nel 2017 la distribuzione percentuale dei fallimenti per settore ha evidenziato un ulteriore aumento per quanto riguarda il comparto dell’edilizia-immobiliare – la cui incidenza è ora prossima al 50%, rispetto a una media del 43% – mentre risulta solo leggermente superiore nel settore manifatturiero (16% dei fallimenti nello scorso anno, rispetto ad una media del 14%) e in netta diminuzione se riferita al commercio (7% nel 2017 rispetto a una media del 18%). Cresce invece l’incidenza dei fallimenti di alberghi, bar e ristoranti (9% nel 2017 rispetto a una media del 5%) pur rappresentando un numero esiguo in termini assoluti. Per una corretta interpretazione dei dati si sottolinea come il numero dei fallimenti in provincia non sia direttamente collegato alla situazione economica attuale, che le indagini congiunturali confermano essere in ripresa: il fallimento, infatti, rappresenta spesso l’ultimo atto di una situazione di criticità che si protrae da molto tempo. Piuttosto, sono la testimonianza che la fase recessiva degli scorsi anni è stata decisamente marcata. Solo a partire dal 2017, infatti, anche il numero delle aperture di fallimento inizia a registrare una positiva inversione di tendenza che riflette il moderato recupero economico provinciale rilevato, con intensità diverse, da due-tre anni a questa parte. Il comparto edile-immobiliare – particolarmente colpito in questi anni di congiuntura economica negativa e ancora in crisi strutturale – concorre a mantenere elevato il numero dei fallimenti in provincia che altrimenti si avvicinerebbe a valori più in linea con quelli rilevati nei periodi precedenti le fasi recessive.

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