bilancio ai confini della realtà
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Viaggio Nella Spesa E Nello Spreco Delle Pubbliche RisorseTRANSCRIPT
Mario Albrizio
Bilancio Ai Confini Della Realtà
Viaggio nella spesa e nello spreco delle pubbliche risorse
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 2 di 76
La storia di questo Paese e di questa Città, sbranata dal clientelismo e dissanguata
da patti politicamente incestuosi i cui effetti sono, con ogni evidenza, vivi ancor oggi.
Il codice genetico di un disastro senza precedenti.
mario albrizio
Filosofo (non è una
parolaccia…;),
docente, specialista
di Corporate
identity e
Comunicazione per
imprese ed enti
pubblici
Community &
Knowledge manager
Fondatore e
direttore di
RuvoLibera.it e
CittaLibera.it
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 3 di 76
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Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 4 di 76
Tutto è cominciato da un articolo della Caritas dei primi di luglio. Che senso ha, suggeriva,
abbondare in costose feste cittadine, patronali o meno, mentre l’emergenza avanza e c’è
gente che ha perso tutto?
L’articolo ci colpì perché era in sintonia con quello che pensavamo.
Ma ancora di più ci colpirono i numeri.
Il nostro Comune, come quelli vicini, non trovava che briciole per fronteggiare
l’emergenza. Poche migliaia di euro.
Non potevamo certo far finta di niente.
Abbiamo perciò chiesto al Comune quello che a noi sembrava e sembra il minimo
indispensabile.
Portare quella cifra vergognosa ad almeno 100.000 euro per l’emergenza straordinaria.
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LA CITTÀ SENZA FESTA
Martedì, 09 Luglio 2013 21:57
di Mario Albrizio
Quanto manca all'irreparabile?
Stavamo giusto pensando di fare una proposta analoga al Comune: risparmiare sulle feste
di qualunque tipo e convertire le somme in assistenza sociale.
Perché non si può far festa mentre c'è chi piange. E mentre il pianto si diffonde e sale ben
oltre i limiti della normale infelicità sociale.
La Città sia piena di Feste fatte gratuitamente.
Specie se utilizzano fondi pubblici. Oppure non
se ne facciano affatto.
E mentre ci accingevamo a mettere su carta,
per così dire, questa idea, ecco arrivare questo
analogo e sovrapponibile, accorato appello
della Caritas diocesana per quanto riguarda le
feste patronali (leggi in fondo).
Da laici, ma indissolubilmente legati al Bene
Comune, non possiamo che condividerlo
totalmente e senza riserve.
Allora che la parola d'ordine sia: Festa Per
Tutti. O per nessuno. Che la Solidarietà
cominci ad essere la Festa più sentita e
diffusa. Sarebbe sì, una bella svolta di Cultura.
E mentre rimuginavo questi pensieri - immaginavo già la risposta del mio amico Pasquale
De Palo, Assessore alla Cultura appunto, che ha dichiarato al PFest che il suo ufficio
gestisce non più del 2% del budget comunale. Mentre il grosso è (sarebbe) gestito dai
Servizi Sociali.
Poi guardi le cifre riportate dalla Caritas e ti si rizzano i capelli in testa (quelli che
rimangono...;)
Ruvo nel 2012 ha erogato in sussidi straordinari, per contrastare la povertà dilagante,
poco più di 10.000 euro - in tutto l'anno scorso! Quest'anno è già oltre 7.000. E non si
capisce se la cifra sia destinata ad aumentare o se ci si fermi comunque alle cifre dell'anno
scorso.
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Ma anche se la cifra finale raddoppiasse - è davvero ammissibile una tale miseria in
periodi così tristi e duri? È accettabile, in un ente il cui bilancio è di diverse decine di
milioni annuali? Mentre si sperperano in maniera discutibile i soldi pubblici in tanti altri
capitoli?
Ma che cosa si aspetta, in un contesto tanto eccezionale? Il primo o il prossimo suicidio?
Sono sicuro delle buone intenzioni di tutti. Ma questo immobilismo (su cui spero di
sbagliarmi), questo lasciar correre, questo tamponare con mezzi usuali il disastro, come
un medico che fronteggi un'amputazione con i cerottini casalinghi - beh, francamente
tolgono il sonno.
Andremo a chiedere copia del Bilancio comunale e specificamente quello dei Servizi
Sociali e degli altri assessorati.
Sono sicurissimo che ci sono mille vincoli, mille buone volontà più o meno frenate,
probabilmente altri capitoli di spesa assimilabili e "sociali" - ma le cifre sopra riportate sono
francamente inaccettabili, specie mentre si spendono milioni in rifacimenti di piazze che,
seppure abbiano la loro importanza in tempi normali, rischiano ora di diventare una sorta
di muto cimitero sociale.
E la brutta avventura della Villa comunale, il triste biglietto da visita di una città distrutta,
sta lì muta ma significativa testimone.
Non è più tempo di mezze misure. E neanche di misure ordinarie. Non è più tempo di
prassi consuete e desuete. È tempo straordinario, che richiede idee straordinarie e
un'energia e capacità innovative straordinarie.
È tempo di misure straordinarie, di mobilitare tutte le risorse, di raschiare il barile, di
interessare la Regione, Roma, Bruxelles e se necessario anche il padreterno. La litania
del "non ci sono soldi" non basta e non può bastare.
Certo, le altre città non stanno molto meglio. Ma questo non è certo motivo per starsene
ancora a guardare.
La vera Festa è far ripartire la Città. Creare lavoro e sviluppo, rivoluzionando l'apatia
pluridecennale che ci contraddistingue. La vera Festa è quando tutti hanno delle
opportunità, e nessuno è al di sotto della soglia minima di dignità sociale.
Noi di RuvoLibera non abbiamo alcuna intenzione di starcene con le mani in mano ad
aspettare il primo che non ce la farà più.
E su questo chiediamo l'aiuto e il sostegno di tutti i cittadini, delle associazioni, dei partiti,
movimenti e di chiunque abbia voglia di lavorare e dare il suo contributo per evitare il
peggio.
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Non è più tempo di attese. Ma di agire. Noi faremo la nostra parte. Ciascuno è chiamato a
fare la sua. Ora.
Chiediamo con forza che la cifra di interventi sociali straordinari sia almeno decuplicata
per il 2013. Centomila euro, in una città che ne spende più di 800.000 solo di spese legali
(riuscendo tra l'altro a perdere quasi tutte le cause e accollando allegramente alle
pubbliche casse gli oneri dei più grandi scempi amministrativi degli ultimi 20 anni, senza
neanche la pubblica soddisfazione di vedere denunciati i responsabili).
Governare meglio significa questo: spendere meno in avvocati, avere meno contenzioso,
aumentare la salute pubblica e conservare la tranquillità sociale col prendersi cura, ma in
maniera finalmente trasparente e non più clientelare, di chi ha davvero bisogno.
Potremmo una volta tanto sentire parole coraggiose e veder prendere impegni seri da
questa Amministrazione, maggioranza o opposizione che sia? Noi ancora vogliamo
sperarci. Ma il tempo corre e il disastro si avvicina. Fate presto!
Subito almeno altri 100.000 euro di ulteriore solidarietà concreta e di concreta opportunità
sociale ed economica (perché questo è, anche, la solidarietà: economia, benessere che
gira e si diffonde: si moltiplica).
100.000 euro in una Città che tra l'altro ne spende 130.000 per il Talos Festival, diverse
decine di migliaia nei vari Concato, Bennato e trullalleri vari; 70.000 per sussidi alle scuole
private, che raddoppiano abbondantemente se includiamo il Liceo Linguistico e i vari
collaterali;
sono solo alcune tra la più curiose delle cifre messe a bilancio 2012, specie da parte di
un'Amministrazione nata da una vera rivoluzione popolare e democratica nel 2011, e che
dovrebbe avere la solidarietà sociale tra le sue massime priorità. Sulle altre voci, spesso
non meno inquietanti, indagheremo. Vi terremo informati.
Intanto cominciamo, TUTTI, a far sentire la nostra voce firmando la Petizione per i 100.000
euro straordinari, subito, ora. Bastano una manciata di secondi e pochi clic.
Centomila euro subito (firma anche tu e fai firmare la petizione!) per tamponare
l'emergenza, e l'avvio di una seria politica di rilancio del lavoro in questa città. Ciò che
manca davvero da troppo tempo.
mario albrizio
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Articolo allegato:
Dalla Caritas diocesana riceviamo e volentieri pubblichiamo
Diocesi di Molfetta Ruvo Giovinazzo Terlizzi Ufficio Comunicazioni sociali
La forte crisi in atto non tollera sperperi nelle feste patronali
Appello della Caritas di Molfetta Ruvo Giovinazzo Terlizzi ai Parroci, ai Comitati Feste
Patronali e ai cittadini di buona volontà. Nel primo semestre 2013 erogati contributi per
quasi tutto l'importo dell'intero 2012.
In questi giorni il Direttore della Caritas diocesana don Francesco de Lucia, insieme a tutti
i volontari operanti nei quattro centro Caritas cittadini, hanno inviato una lettera ai Parroci
e ai Comitati Feste Patronali per richiamare e sollecitare un'attenta riflessione nella
programmazione delle feste patronali.
L'allarme è provocato dall’ondata di richieste d’aiuto alla Caritas, presente capillarmente
sul territorio (anche in estate) che in questi ultimi mesi si fanno sempre più complicate: la
perdita di lavoro e la stagnazione della crisi hanno portato diverse famiglie a prosciugare i
propri risparmi, attingendo ai parenti e indebitandosi, con palpabile vergogna nell'atto di
chiedere aiuto.
Se nell’anno scorso si rivolgevano alla Caritas persone con 2 fitti d’arretrato o una bolletta
in scadenza, adesso i fitti son diventati 6, accompagnati da lettere di diffida degli avvocati,
ingiunzioni di sfratto e le bollette non pagate sono quelle già scadute e rateizzate.
Di fronte a questi disagi economici, che si accompagnano a disagi psicologici per difficoltà
relazionali e crollo di ogni tipo di speranza, nessuno può rimanere indifferente.
E a dimostrare quanto detto, se fosse necessario, la Caritas ha riportato gli importi erogati
sottoforma di sussidi alle famiglie che, nel primo semestre 2013, sfiorano già quasi tutta la
cifra impegnata nell’intero 2012:
Molfetta: € 18.000 euro (primo semestre 2013) - € 18.000 intero 2012
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Ruvo: € 7.380,00 (primo semestre 2013) - € 10.570,00 intero 2012;
Giovinazzo: € 9.200,00 (primo semestre 2013) - € 10.570,00 intero 2012.
Terlizzi: € 13.000,00 (primo semestre 2013) - € 20.000,00 intero 2012.
Molti interventi vengono fatti in accordo con le parrocchie che contribuiscono per la loro
parte e con il Comune che, per quanto conceda sussidi, di fatto non è in grado di risolvere
alla radice le richieste di aiuto.
La Caritas quindi chiede a tutti e a ciascuno di individuare ulteriori scelte di sobrietà e
solidarietà, soprattutto nell’organizzazione delle imminenti feste religiose patronali, per
dare spazio ad opere di misericordia.
L'appello è quindi rivolto a quanti si occupano di organizzare qualsiasi tipo di evento,
specialmente quelli a sfondo religioso, perché si evitino sperperi di denaro e, le eventuali
economie, siano destinate ad alimentare il fondo Caritas perché si possa in qualche modo
continuare ad aiutare le famiglie anche nei prossimi mesi.
Lo chiedono i poveri e forse tutti quei credenti che aspettano di essere convertiti dalle
nostre scelte, coerenti con il Vangelo.
Per prendere contatti con la Caritas: [email protected] - cell. 3382115389 (don
Francesco de Lucia)
Si prega di darne comunicazione. Cordialmente!
Luigi Sparapano direttore ucs
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A questa nostra denuncia, supplica, segnalazione, preghiera o la si chiami come si crede,
il Comune non ha risposto.
O meglio ha risposto, in qualche modo. Ma inviando la risposta a un altro sito…
“Un errore dell’Ufficio comunicazione”, si sono giustificati in privato.
Sarà…
In ogni caso, la “risposta” del Sindaco era inequivocabilmente diretta a noi.
“Non ho la bacchetta magica” si è difeso il Primo cittadino.
Ma ci sono espressioni davvero indigeribili. “Non ho la bacchetta magica” è appunto una di
quelle. Specie se viene da un pubblico amministratore.
Potevamo non rispondere?
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LA BACCHETTA MAGICA
Giovedì, 11 Luglio 2013 12:37
di Mario Albrizio
Lettera aperta a Vito Ottombrini
Caro Vito, Signor Sindaco,
leggo con stupore la Tua replica al nostro articolo di ieri - replica mandata peraltro ad altro
sito, con una dinamica che mi piacerebbe essere all’altezza di capire...
Eravamo stati noi a commentare, criticare, incitare - dato lo scarso attivismo (cifre alla
mano) dell’Amministrazione che Tu rappresenti, come testimoniato dall’appello della
Caritas.
Pazienza. Sappiamo bene che la critica non è mai apprezzata, nonostante sia da sempre
fondamentale per la crescita civile. Ce ne faremo una ragione.
Piuttosto vorremmo entrare nel merito del dichiarato.
Tu dici, da Sindaco: “ma io non ho mica la bacchetta magica. Se l’avessi, non ci penserei
due volte”.
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E ci mancherebbe solo questo, che qualcuno, avendo la bacchetta magica, ci pensi su, se
usarla o meno per risolvere i problemi e far vivere meglio tutti.
Sai bene che ho sostenuto la Tua campagna elettorale con tutta la forza. E sai
altrettanto bene che mi sono esposto quanto te, se non di più. Senza peraltro averne né
aspettarmi alcun vantaggio di sorta. Si chiama passione civile, ed è una malattia
incurabile...;)
Ora, se una campagna elettorale che sembrava perduta in partenza, la Tua, è diventata
un successo, certamente le ragioni sono molteplici, ma non si può negare che un
contributo significativo sia arrivato dal sottoscritto, col proprio attivismo, con qualche scritto
particolarmente riuscito (la mano di Dio, piuttosto che la mia), e non secondariamente
attraverso l’elaborazione di strategie di intesa oltre i normali recinti di partito (“Vota un
Sindaco Nuovo”) che hanno preparato ben per tempo il terreno ad un’alleanza
altrimenti impossibile.
Gli storici misureranno magari quanto il mio apporto sia stato significativo, o meno.
Non dico questo per vantarmi o acquisire meriti. Sai che non ti ho mai chiesto niente e
così intendo continuare.
Dico questo perché sia chiaro a tutti, anche ai più distratti, perché, quanto, e quanto a
fondo, io mi senta legato all’attività di questa Amministrazione, che ho contribuito come
mai a far nascere. E questo credo sia innegabile da parte di chiunque abbia un po’ di
senno.
Ma, come un padre dal figlio, voglio sempre il meglio per lui e allo stesso tempo lo
pretendo.
Voglio che sia in gamba, colto, umano, attento, forte e gentile. Interessato al bene
comune e schierato contro tutte le camarille e tutte le forze oscurantiste che legano
braccia e gambe a un Città che può rifiorire - camarille e combriccole che non mancano
neanche a Sinistra, e che da sempre si fanno beffe di sigle e schieramenti, seguendo il
loro istinto insopprimibile della pagnotta e della greppia, per così dire l’odore del cibo.
Se questa Amministrazione, di cui perciò mi sento un po’ padre (per quanto non
esclusivo);
se questa Amministrazione, nata sull’onda di una imprevista (salvo che da chi l’ha
organizzata), imprevedibile e inaspettata, dai più, Rivoluzione Democratica;
se questa Amministrazione anziché rivoluzionare e democratizzare si è ben presto
adeguata all’andazzo e pare oggi così immobile e rassegnata da far quasi rimpiangere la
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precedente Amministrazione, a lungo considerata (a torto o a ragione) l’emblema
dell’immobilismo;
se questa Amministrazione anziché affrontare i problemi si chiude nel fortino del “non ci
sono soldi”, o, nella variante odierna, del “non abbiamo la bacchetta magica”;
se questa Amministrazione anziché travolgere i problemi ne viene travolta;
se questa Amministrazione in DUE anni NON è stata capace di prendere posizione e di
risolvere il problema dei comparti, degli espropri e dei rimborsi - che ci sta letteralmente
affossando;
se questa Amministrazione in DUE anni non è stata capace di prendere una posizione
chiara sul debito extra bilancio e sul rischio (ormai quasi certezza) di Default;
se questa Amministrazione in DUE anni non è stata capace neanche di spiegare ai
Cittadini qual è la vera situazione della Città e di chi sono le reali responsabilità
storiche, politiche e giuridiche del disastro;
se questa Amministrazione in DUE anni non ha fatto nulla di ciò, né risolto altri problemi
strutturali, dall’assistenza all’ospizio, dalla Ruvo Servizi alla nettezza urbana; dalla povertà
dilagante all’afasia produttiva e sociale;
se questa Amministrazione in DUE anni non è stata capace di varare un Pug già pronto
nel 2011, quali che ne siano le varianti suggerite ma ancora non approvate - privando così
la Città delle positive ricadute occupazionali, due volte preziose in questa crisi
drammatica;
se questa Amministrazione che nel 2012 ha pagato 848 mila euro solo di spese legali (in
contenziosi tra l’altro quasi sempre persi, quasi sempre affidati alla solita pattuglia di
legali...), o 130.000 euro per il Talos Festival, o decine di migliaia di euro per i Concato, i
Bennato e trullalleri vari - ma non ha trovato che 10.000 euro, secondo la Caritas, per
sussidi straordinari alla povertà che cresce;
e tralasciamo tutte le altre spese su cui senza dubbio torneremo nei prossimi giorni;
se questo è il quadro e così prona e impotente appare l’Amministrazione, mi spieghi,
Vito, che senso ha andare avanti?
Non è per questo che vi abbiamo votato.
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Non è per questo che abbiamo riposto la nostra fiducia in voi. Tutti, i Cittadini: non soltanto
quelli dei recinti partitici consolidati. Cittadini, semplicemente. Al di là di Destra e Sinistra,
in uno slancio di democrazia vera che la Città non aveva mai visto.
Altro che bacchetta magica, Vito. Ti abbiamo eletto con un mandato preciso:
DISCONTINUITÀ.
Discontinuità dall’immobilismo (apparente o reale) dell’amministrazione precedente.
E Discontinuità dalla peggiore prassi clientelare, dallo stupro delle istituzioni compiuto
sistematicamente dal noto personaggio su cui anche tu ti sei scagliato in un comizio
elettorale.
Ora questo spirito dove è andato a finire? Era tutto solo tattica? Solo per prendere voti?
Acchiappare il malloppo e via?
Io non lo credo. Non posso crederlo e non voglio crederlo.
Come tutti i padri, ho bisogno che mio figlio mi faccia essere orgoglioso e fiero, non
vergognoso e criptovago.
Chissà quante volte vi sarete chiesti, davanti a quello che scrivevo, “ma questo è con noi o
contro di noi”?
Ma un padre può mai essere contro il figlio?
E se lo critica, può essere altro che per il suo bene, perché consegua il meglio e non si
pieghi al peggiore andazzo?
È questa, Vito, l’origine della mia profonda delusione. Che è la stessa di tutti i Cittadini.
Io non riconosco più questo figlio. Né lo riconosce la Città.
Non è questo che abbiamo messo al mondo e non è per questo che vi abbiamo votato.
Te lo chiedo da due anni e fate finta di niente.
Come anche riuscite a fare finta di niente davanti a tutto, persino al rischio concreto di
fallimento finanziario del Comune, con pesanti ricadute su tutti i Cittadini.
Eppure ti invito a leggere questa dichiarazione:
È una vittoria epocale per la città di Ruvo. Perché Ruvo finalmente ha dato
dimostrazione di saper votare, di dare un senso al proprio voto. Finalmente ha detto
che a Ruvo deve governare la buona politica.
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Ricordi chi l'ha detta? Tu, a fine maggio 2011, all'indomani della insospettata vittoria. (Vedi
video)
A due anni di distanza vien da dire: beh? Tutto qui?
Hai promesso una buona politica, Vito. Qui invece non si vede neanche una Politica così
così. Solo il solito (ahinoi) tirare a campare.
È arrivato il tempo di mantenere le promesse, Vito. È arrivato il tempo della Svolta.
È arrivato il tempo di cambiare e di cominciare a rispettare fino il fondo il mandato ricevuto:
DISCONTINUITÀ.
Ora. Non abbiamo un giorno da perdere.
La Città va salvata. Subito. Oppure non starò certo a rendermi complice di un suicidio.
I 100.000 euro che l’Amministrazione DEVE TROVARE subito PER CONTRASTARE IL
SURPLUS DI POVERTÀ SONO SOLO L’INIZIO. Solo il minimo indispensabile per aprire
un discorso ben più vasto, profondo e complesso.
La Città deve tornare a Vivere. Deve tornare a respirare. E non secondariamente a
Sperare...
Se siete in grado di fare questo, bene. Fatelo. Ora.
Se non siete in grado, passate la mano.
Dire “non abbiamo la bacchetta magica” è davvero un’auto-condanna imperdonabile, e
che non vi sarà perdonata.
La bacchetta magica, Vito, in una democrazia ce l’hanno gli Elettori. E la usano in
cabina elettorale.
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E quegli illuminati Elettori, in quella Cabina Elettorale, due anni fa, la Magia l’hanno già
fatta e la Bacchetta Magica l’hanno usata come si deve. Lo hai detto anche tu.
A voi toccava solo realizzare quella Magia già scritta. E non l’avete saputo fare.
Ora basta arrampicarsi sugli specchi e cominciamo a Rinnovare. Anzi a Rivoluzionare la
Città e riportarla in Vita.
Oppure a casa e cedere il posto a chi ha voglia e capacità per farlo.
Ma questa Città merita di Vivere e Rifiorire. Non di sopravvivere di stenti e di vane
speranze.
Il futuro dipende da noi. Saperlo vedere, per poterlo costruire, è la bacchetta magica più
potente che c’è.
mario albrizio
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 17 di 76
Ma dal Comune, ancora, non è arrivata alcuna risposta.
Solo in privato, via Facebook, un membro della Giunta ci ha comunicato che “non ci sono
soldi” e che tutte le voci del Bilancio comunale sono/sarebbero “incomprimibili”.
Noi, per la verità, ci abbiamo provato. Ma questa parolina, “incomprimibili”, è un’altra di
quelle: proprio non andava giù. Più che incomprimibile, era indigeribile.
Così abbiamo cercato il Bilancio 2012 sul sito del Comune. Lo abbiamo trovato, scaricato,
stampato. E letto.
Subito si sono presentate alla nostra mente decine di domande una più inquietante
dell’altra. E allora, prima di partire in quarta, siamo andati a chiedere lumi all’assessore al
Bilancio, Rino Lovino.
Il quale si è detto disponibilissimo a un incontro la settimana successiva.
Settimane ne sono passate tre, e non si è visto nessuno.
Allora, la santa pazienza, abbiamo ripreso il Bilancio e abbiamo cominciato a studiarlo. A
fondo. Senza risparmio. Sacrificandogli mezza estate.
E da lì è cominciata la nostra via crucis.
Perché uno dopo l’altro sono caduti i più elementari pilastri. Quelli che, siamo certi,
albergano ancora nella mente del Cittadino comune.
A cominciare dall’idea che almeno il Bilancio sia una cosa non solo seria, ma per così dire
asettica, neutra, super partes. Una mera cosa contabile, insomma.
Un grumo di numeri che solo a guardarli ti viene di gettare un grido e scappare, o buttarli
via.
Beh. Era tutto sbagliato. Tutto.
Il Bilancio non è per niente asettico e per nulla una mera roba contabile.
E l’ultima, davvero l’ultima cosa che il Cittadino deve fare, è evitare di leggerlo.
Qui di seguito c’è tutto quello che abbiamo scoperto. E anche qualcosa in più…
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CHIUDI TU? NO, CHIUDE IL COMUNE
Sabato, 27 Luglio 2013 00:18
di Mario Albrizio
Le spese pazze del Comune. 1: la bolletta telefonica.
Chi se la ricorda, quella pubblicità di tanti anni fa? I due innamorati che sottolineano
l'economicità delle tariffe telefoniche prolungando all'infinito la durata della conversazione
anche quando non rimane altro da dire: "chiudi tu?", "no, chiudi tu", "ma no, chiudi tu" e
così via.
Il Bilancio consuntivo (cioè l'elenco delle spese effettivamente sostenute) del Comune di
Ruvo per il 2012 è una gigantesca e pesantissima torta di 136 pagine, ma in compenso
piena di ciliegine. Almeno, per chi apprezza il genere...
Prendiamo per esempio, appunto, le spese telefoniche. Il Comune ha speso in telefonate
nel 2012 la bellezza di 155.495,40 euro.
Centocinquantacinquemilaquattrocentonovantacinque euro e 40 centesimi. Poco più di
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426 euro al giorno! Compresi festivi, ferie e quant'altro.
Chi sa spiegarlo?
Ora, sicuramente vi sono soluzioni più tecnologiche e risparmiose. Ma anche facendo il
semplice conto della massaia sul sito di una qualunque compagnia telefonica, e
considerando che il Comune ha sparse in vari uffici, secondo Paginebianche, circa 50
utenze in due distinte sezioni - molte delle quali in realtà doppioni, ma vogliamo essere di
manca larga. Cinquanta utenze, ma facciamo anche cento.
Anche nell'assurda ipotesi che avessero ciascuna non uno solo ma ben due piani
telefonici, con adsl e telefonate illimitate verso fissi e cellulari - costerebbero meno di un
terzo di quella cifra, circa 48000 euro. E ripetiamo che il conto è molto ma mooolto di
manica larga.
Come diavolo hanno fatto a spendere il triplo del massimo dei massimi ipotetici? Una cifra
spropositata che grida giustizia. E poi dovremmo rassegnarci a non poter trovare
100.000 euro per l'emergenza povertà? Neanche due terzi di una semplice bolletta
telefonica?
Inutile dire che lo sconcerto tra gli addetti ai lavori è grande, e che girano voci di tutti i tipi.
C'è chi giura di aver visto impiegati entrare nottetempo per parlare a gratis con i figli
all'estero. Probabilmente solo leggende metropolitane. Ma certo è che per arrivare a quelle
cifre ci sarebbe voluto il Comune al gran completo, di sera, a parlare con pargoli e
commare. Ci dev'essere dell'altro.
Per il 2013 il Comune, accortosi forse di aver calcato troppo la mano, "prevede" (prevede,
spera: ma non è detto...) di poter risparmiare qualcosa e nella più rosea tra le sue
previsioni pensa di riuscire a... contenere la spesa telefonica a 140.000 euro.
"Contenere"? Ma signori: è ancora uno sproposito! E c'è gente che ha perduto anche la
speranza. Non vi pare che sia necessaria una ben più decisa inversione di tendenza?
Altro che "chiudi tu - chiudi tu". Qui il rubinetto degli sprechi lo deve chiudere il Comune.
mario albrizio
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 20 di 76
CALATI IUNCU
Giovedì, 08 Agosto 2013 09:10
di Mario Albrizio
Di fronte alla nostra precisa denuncia di un incredibile spreco nella gestione
delle spese telefoniche, tutto tace.
È un classico, lo so. Una sindrome da sostituzione.
Stai via per un po’ di giorni, ti riempi gli occhi e la mente di tutto un altro mondo, e al tuo
ritorno inconsapevolmente ti aspetti che qualcosa sia cambiato anche qui.
Qualunque cosa. Che il perduto amore abbia preso a cercarti, o l’amico moribondo si sia
ripreso. O, salendo nella scala delle difficoltà, che il Comune abbia risposto, cambiato
passo, aperto, innovato...
Naturalmente nulla di tutto ciò si realizza. Mai. Il perduto amore è più perso di prima,
l’amico è tanto se non è peggiorato, e il Comune... beh, c’è da dirlo?
In Comune tutto tace.
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 21 di 76
Di fronte alla nostra precisa denuncia di un incredibile spreco nella gestione delle spese
telefoniche, tutto tace.
Di fronte a un fatto di una estrema gravità etica, civile, sociale e non secondariamente
politica, in un momento drammatico per tutti, tutto è fermo.
Un fatto che altrove avrebbe provocato dimissioni in massa o energici provvedimenti, qui
passa sotto silenzio.
Non si contestano le nostre cifre, ovviamente. E come si potrebbe? Sono le cifre ufficiali
del bilancio comunale.
La cosa davvero incredibile è che NON succede nient’altro. Né in Comune (maggioranza e
opposizione), né da parte di partiti vecchi e nuovi, né da sindacati o associazioni:
insomma, da nessuno.
Nessuno trova la cosa abbastanza scandalosa da prendere pubblicamente
posizione. Nessuno.
E c’è una sola possibile spiegazione - che lasciamo alla fantasia e alla logica del Lettore.
Non solo non si ribatte, il che come abbiamo detto non sorprende. Ma non si prende
NESSUN altro provvedimento.
Non si ha notizia che il Sindaco o altri abbiano sbattuto i pugni sul tavolo e chiesto
spiegazioni su quell’intollerabile sperpero di pubblico denaro. Denaro tolto alle tasche di
ognuno di noi. All'assistenza ai poveri, alla solidarietà sociale, o semplicemente alla sana
e corretta amministrazione.
Non risulta che il Sindaco o altri abbiano chiesto i tabulati telefonici per capire chi è che
si diverte a far lievitare le bollette a nostre spese, di tutti.
Non pare che il Sindaco o altri abbiano convocato il personale e detto chiaramente che chi
sperpera in tal modo il denaro non suo è un ladro o un parassita - se non tutt’e due.
Anche a garanzia degli impiegati che svolgono il loro lavoro con correttezza, e soprattutto
per rispetto verso un'intera Città.
E neanche si sono sentite scuse per la evidente colpa “in vigilando” di chiunque abbia
ruolo nell’Amministrazione. Compresa l’opposizione rancorosa e cavillosa che più di tutti
dovrebbe controllare e prevenire; che interroga e interpella su tutto, su ogni quisquilia
magari, ma su questo no. Chissà perché...
Se si applicasse a questo caso il principio del “non poteva non sapere” che si applica
altrove, allora sì che ne vedremmo delle belle.
Né tantomeno è pervenuto l’impegno del Sindaco o di altri a vigilare affinché un simile
scandalo, che probabilmente dura da anni, o da sempre, non si ripeta in futuro.
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 22 di 76
Nessuna scusa. Nessuna spiegazione. Nessun impegno.
Neanche una nota affidata al neonato Ufficio stampa.
Muti.
Al confronto, le tre famose scimmiette sono delle inguaribili chiacchierone.
Altro che “calati iuncu” in attesa che passi la piena. Qui siamo piuttosto all’ultimo atto del
lungo dramma di politici e di Cittadini sempre più lontani e incompatibili.
Fino a quando?
Per parte nostra, in assenza di spiegazioni e di precisi impegni, non possiamo che
continuare la nostra indagine e la nostra denuncia.
Se la logica è quella del calati iuncu finché passa la piena, ci si troverà davanti alla dura
realtà che la piena non passa, ma aumenta.
Continuate a seguirci. Perché il bello, ahinoi, deve ancora venire.
mario albrizio
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 23 di 76
AVVOCATI DELLE CAUSE PERSE
Lunedì, 12 Agosto 2013 08:55
di Mario Albrizio
Le spese pazze del Comune. 2: Le spese legali.
Alzi la mano chi non ha mai usato l’espressione “avvocato delle cause perse” per
ironizzare su un legale poco simpatico o poco efficiente. O entrambi.
Beh, c’è poco da ridere. O meglio, sono molto più loro che devono ridere di noi. Perché gli
avvocati guadagnano fior di quattrini, anche con le cause perse.
Specie se il loro cliente è il generosissimo e di bocca buona Comune di Ruvo di Puglia.
Che nel 2012 ha speso la bellezza di 842.545,66 euro in avvocati, nelle sue tante cause,
quasi sempre perse. Ottocentoquarandadue mila euro e rotti.
Un anno sfortunato, direte voi.
Mica tanto. Perché per l’anno in corso il Comune prevede di spenderne (tenetevi forte!)
1.806.175,00. Un milione e ottocentomila e rotti. C'è bisogno di commentare?
E poi si scandalizzano se chiediamo uno sforzo ulteriore contro la povertà dilagante.
Per capire una tale enorme massa di denaro per un Comune medio-piccolo come il nostro,
bisogna come sempre risalire all’origine del disastro, al Diluvio, per così dire. O meglio
alle invasioni barbariche. Ovvero alle amministrazioni Paparella che nell’ultimo decennio
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 24 di 76
del millennio scorso hanno fatto carne da macello di quel poco di legalità e trasparenza
presente in questi luoghi politicamente dimenticati da Dio.
Imponendo la più bieca politica clientelare, stuprando il Liceo Linguistico, castrando il
Polivalente, spremendo fino all’osso i soci delle cooperative edilizie a fini elettorali,
espropriando a man bassa e a prezzi ridicoli i terreni dove far costruire gli amici elettorali
delle cooperative, bloccando l’edilizia privata (e provocando quindi un aumento dei prezzi
spaventoso, che dura ancor oggi) per punire i "nemici" costruttori.
Con l'effetto di bloccare sostanzialmente l'edilizia e l'economia cittadine, di far lievitare i
prezzi delle case a vette assurde, di costringere conseguentemente molti ruvesi a cercare
casa fuori, e non ultimo di massacrare le finanze pubbliche con un contenzioso pressoché
infinito.
E in mezzo, la vittima sacrificale di sempre. La Città. I Cittadini. Quelli che non stanno
né con le Cooperative né con i Costruttori, né con questo né con quel partito o
beneficiario, ma che nondimeno si trovano a dover pagare i danni immensi di quella
guerra e delle sue conseguenze, ancor vivissime al giorno d'oggi.
E per "vivissime" intendiamo che bisognerà, tra l'altro, mettere di nuovo mano al
portafogli e/o veder scomparire quel minimo di servizi sociali, poco oltre la soglia
dell'indigenza (o dell'indignazione) che ancora abbiamo. Una vergogna millenaria.
Insomma gli anni di Attila e della sua devastazione.
Tanto per essere chiari: io che scrivo, tu che stai leggendo e tutti quanti, anche se non
siamo soci di cooperative e non abbiamo alcun ruolo della vicenda - stiamo già pagando,
TUTTI. Paghiamo intanto la salatissima parcella degli avvocati.
Per essere più chiari, tra il 2012 e il 2013 (se la previsione del Comune sarà confermata e
non peggiorerà) tutti pagheremo 2.648.720,66 euro. Ovvero circa 103 euro a testa, tutti,
compresi vecchi, bambini, disoccupati ecc... Stiamo già pagando, sotto forma di maggiori
tasse e minori servizi. E tutto questo SOLO per le spese legali.
E poi, come premio per questi sacrifici, otterremo comunque il Default e dovremo pagare
tutto il resto.
Grazie a Paparella e alle amministrazioni più o meno inette che si sono succedute
lasciando incancrenire il problema o addirittura facendolo lievitare.
Ma c’è di più.
Il Comune paga le cause perse come prevede la legge. Immaginiamo, a tariffa piena, date
le cifre incredibili.
Ora, Lettore, che faresti tu, se il tuo avvocato perdesse la causa? Gli affideresti un nuovo
incarico? Probabilmente no.
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 25 di 76
Il Comune invece è di bocca buona. E gira e rigira, nei secoli fedele, punta sempre sulla
solita pattuglia di legali, che ruotano tra loro, ma sono fondamentalmente gli stessi, con
poche eccezioni.
Perdono. Ma guadagnano. Le cause perse, infatti, non le pagano loro. E non le pagano
quelli del Comune. Le paghiamo NOI. Tutti.
E dovendo pagare quelle cifre stratosferiche, ovviamente, non abbiamo poi soldi per fare
una seria politica sociale e/o di rilancio dell’occupazione e/o di incentivo alle imprese che
assumono.
Semplice, no? Tragico, ma semplice.
Per esempio è noto il caso di un avvocato che smista piccole cause-fotocopia, piccole
pratiche da 300/700 euro l’una, passate dal nostro Comune. Ma sono decine e decine. Per
cui questo avvocato intasca cifre rilevanti facendo sostanzialmente un lavoro di copia-
incolla.
Per non parlare del caso, famoso nell’ambiente, del luminare chiamato da fuori e che non
solo ha perso (...) la causa, come molti suoi colleghi ruvesi, ma è riuscito anche a far
imbufalire il giudice contro il Comune. Perché infatti il luminare, a quella causa, neanche
si è presentato.
Ma tranquilli. Lo paghiamo lo stesso.
E noi dovremmo accettare tutto questo?
Tu Lettore non avresti fatto causa a questo legale e chiesto i danni? Il Comune non l'ha
fatto. Chissà perché.
E non avresti contrattato sulla tariffa di avvocati che perdono cause a ripetizione, a volte
addirittura richiamati dal Tribunale e segnalati all’Ordine?
E se è vero che “squadra che vince non si cambia”, non avresti cambiato mille volte una
squadra che sa quasi solo perdere?
Anche noi avremmo fatto così. Ma non il Comune. Maggioranza e "opposizione",
nessuno ha trovato da ridire su questo enorme scandalo.
Un amico avvocato mi ha detto che con un quarto della somma spesa il Comune potrebbe
mettere su un SUO ufficio legale, calmierando così la spesa e inoltre “affittando” l’ufficio ad
altri enti pubblici.
Sarebbe già un bel risparmio, e un controllo sicuro sulla spesa.
Ma non possiamo fare a meno di notare che il vero risparmio è NON avere un
contenzioso MOSTRUOSO come il nostro. Non è difficile. Basta avere rispetto dei
Cittadini e delle Leggi, e, al nostro livello di Cittadini, votare per i candidati che siano più
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 26 di 76
credibili come portatori dell'interesse comune - non i soliti portaborse, teste di legno e
sparaballe a ripetizione.
Cominciamo ad essere noi esigenti e incontentabili. Chiediamo competenza, onestà
e trasparenza - e non accontentiamoci di niente di meno. Perché poi saremo noi tutti,
come sempre, a pagarne in solido le conseguenze.
E per non avere un contenzioso mostruoso, per recuperare fiducia e speranza, per seguire
un’idea e un Progetto di Città al passo coi tempi, c’è bisogno di tagliare i ponti col
passato e di costruire insieme una Politica nuova, con i Cittadini al centro.
Per questo è necessario che i Cittadini prendano l’iniziativa, si informino, si organizzino,
facciano e sentano propria la cosa pubblica come ciò che è sacro, perché è di tutti e di
ciascuno.
Lo spirito dei tempi e le nuove tecnologie, finalmente, lo consentono. I vecchi partiti (e i
nuovi) si adegueranno, o scompariranno. Ma bisogna che i Cittadini diventino protagonisti,
senza più delegare ad oligarchie già condannate dalla Storia e che oggi, preda della paura
di perdere la poltrona, si piegano ad ogni inciucio pur di resistere.
È necessario uno slancio vitale civile, un salto che trasformi cittadini volutamente
disinformati e tenuti ai margini, in Cittadini informati e attivi, liberi, indipendenti e
appassionati del vivere civile.
Cittadini risvegliati, che riscoprano la Politica come la cosa bellissima, alta e nobile che
può essere: l’arte di vivere insieme progredendo verso il meglio.
Tutto il contrario della politichetta che vediamo.
Ma come non dubitiamo della Medicina solo perché gli ospedali non funzionano, allo
stesso modo non dobbiamo scambiare la Politica con la bassa macelleria elettorale che
è sotto i nostri occhi, il governo con il potere, il progresso con la poltrona, la solidarietà
fruttuosa col privilegio sterile, il merito con la raccomandazione. Né, tantomeno, una triste
realtà con un destino ineluttabile.
Quella che vediamo è solo la caricatura della politica. Il festival della mediocrità che si
recita in tutte le chiuse e fumose segreterie di partito. Ed è così brutta proprio perché
manca il protagonista più importante: i Cittadini attivi, con il respiro, la trama e il finale che
essi soli possono dare.
mario albrizio
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 27 di 76
PARIGI SULLE MURGE
Venerdì, 16 Agosto 2013 23:40
di Mario Albrizio
Le spese pazze del Comune. 3: La bolletta della luce.
Tutti sanno da dove è incominciato il nostro viaggio nel Bilancio comunale. E perché ci
siamo presi, in piena estate, con la calura opprimente e mentre non si vorrebbe pensare
ad altro che alle vacanze - la briga e l'onere di questo lavoraccio infame, anche se (è il
caso di dire) illuminante.
Il nostro viaggio è iniziato dal grido di dolore di chi non ha più nulla, e dalla nostra
conseguente richiesta di uno stanziamento straordinario di almeno 100.000 euro per la
pura emergenza.
La risposta che ci è giunta ufficiosamente e per le vie dirette da autorevoli voci dell'attuale
Amministrazione è che (ovviamente...) "non ci sono i soldi", e che le altre voci del Bilancio
sono/sarebbero "incomprimibili".
Ora, il nostro stile è sempre lo stesso. Lasciamo ai nostri interlocutori piena libertà di
espressione e, per così dire, "prendiamo tutto per buono". Ma poi verifichiamo.
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 28 di 76
E questa odissea nel bilancio comunale non è che il risultato di quella verifica, di quel
lungo fact-checking cui sentiamo di doverci sottoporre per il consueto amore della verità e
la solita passione civile.
Nella prima puntata abbiamo dimostrato come di "incomprimibile" ci sia ben poco nella
spesa comunale, e che si potrebbero risparmiare facilmente ben più dei 100.000 euro
richiesti solo ottimizzando la bolletta telefonica e dichiarando guerra agli sprechi.
Nella seconda puntata abbiamo dimostrato che si potrebbero risparmiare milioni di euro
ottimizzando la spesa legale e soprattutto evitando di avere un contenzioso
MOSTRUOSO, frutto nel migliore dei casi di incapacità politica e amministrativa, ma come
sempre pagato e a carico dei Cittadini.
Un modo per ottenere questo risultato sarebbe intanto quello di DENUNCIARE
pubblicamente e chiaramente le responsabilità dell'incredibile balzello giudiziario che tutti
stiamo già pagando, in modo tale che politicanti di vario genere e livello capiscano il
messaggio elementare che l'epoca dell'impunità è alle spalle, finita per sempre. E che si
deve da oggi rendere davvero conto ai Cittadini.
Il secondo modo, non alternativo ma successivo, e sul lungo periodo più importante, è di
scegliere i politici da mandare in Comune e altrove sulla base dei meriti, delle
competenze e di un controllo continuo, attraverso elezioni primarie aperte. E NON
votare MAI, per nessun motivo, candidati che siano solo espressione di segreterie di
partito a qualunque livello.
In attesa che tutto ciò sia compiuto, noi non possiamo fare altro che continuare il nostro
viaggio.
E, a proposito di cose (e corpi) illuminanti, parliamo proprio di illuminazione. Sperando che
abbia effetto su qualche mente. Tenetevi forte.
L'Italia è il Paese che spende di più di tutti in Europa per la pubblica illuminazione: più di
un miliardo di euro l'anno. Più di Germania o Francia o Inghilterra. Il doppio della media
europea. E poiché la spesa pubblica italiana corrente è di 460 miliardi e rotti secondo la
Ragioneria dello Stato, ciò equivale a dire che per illuminare il nostro Paese spendiamo
circa lo 0,21 per cento della nostra disponibilità.
Lo 0,21 per cento.
Il Comune di Ruvo, invece, con una spesa corrente 2012 di 21 milioni e 490 mila euro, è
riuscito a spendere solo per la pubblica illuminazione la bellezza di 624.954,48 euro. Che
fa quasi il 3%. Ovvero circa 15 volte l'equivalente e generosa percentuale nazionale.
Se rifacciamo il calcolo in relazione alla popolazione, l'Italia spende 16,6 euro/anno per
abitante; Ruvo circa 24 euro.
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 29 di 76
Per avere un'idea spendiamo per abitante quanto Milano, che è di gran lunga la più
spendereccia in Italia, ma con ben altre esigenze che le nostre ed ha 4 volte il nostro
reddito pro-capite; spendiamo molto di più di Roma (18,97) che è 100 volte più grande ed
ha esigenze enormemente più complesse - si pensi ai monumenti, alla sicurezza ecc... e
via via tutti gli altri a scendere.
Qualcosa non quadra?
Magari no, anche se il dubbio, gigantesco, c'è. Magari c'è una spiegazione perfettamente
credibile e documentata che ci verrà data e chiarirà ogni dubbio; sempre che il Comune
abbia voglia di dare qualche spiegazione...
E badate bene che non parliamo dell'illuminazione del Comune in quanto tale (altri 63.920
euro, cui se ne aggiungono ben altri 85.549 per il riscaldamento - e detto per inciso, ma
come si riscaldano al Comune? Bruciando quadri d'autore nel camino?); o di quelle
Scuole, della Pretura o altri enti che dipendono dal Comune.
E non stiamo neanche parlando della manutenzione, che è una voce a parte che costa la
bellezza di altri 149.621 euro. Più di 12.000 euro al mese. Più di 400 euro al giorno. Non
so perché, mi viene di pensare al vecchio refrain con cui ci torturavano l'infanzia: chi ha
rotto la lampada ai Cappuccini? Ovvero vicino alla ex chiesa di S. Lucia di fianco alla
scuola Bovio?
Un interrogativo drammatico con cui ci siamo confrontati tutti, tentando giocosamente ma
disperatamente di scaricare le responsabilità su qualche altro (abilità infantile che solo
alcuni hanno conservato - e quelli fanno i "politici"...;)
Oggi alla domanda "chi ha rotto la lampada ai Cappuccini" forse, bilancio alla mano,
qualche risposta la si potrebbe tentare...
Ricapitolando, tra una cosa e l'altra, spendiamo solo per pubblica illuminazione, tra
consumi e manutenzione, la strepitosa cifra di 774.575 euro. Più qualche centinaio di
migliaia per gli uffici comunali e le dipendenze varie. Spendiamo in proporzione più
dell'Italia, che spende più della ricca Germania (che tra l'altro ha una volta e mezza la
nostra popolazione) e il doppio della media europea. Dovremmo essere la ville lumière del
Sud, la Parigi sulle Murge. E invece...
Invece l'illuminazione è generalmente mediocre, in molte parti della città carente o
francamente insufficiente. E quando, come a Ferragosto scorso, chiudono i negozi, anche
in centro la passeggiata diventa o un esercizio di coraggio o un ritorno alla luce lunare di
tanti decenni fa.
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 30 di 76
C'è rimedio a tutto questo?
Si può avere più luce, cioè più vita ma anche più sicurezza, come è necessario,
spendendo meno e contribuendo a far quadrare il bilancio comunale (supponendo che
questa quadratura sia una priorità non solo per noi che ci stiamo dedicando l'estate...)?
La risposta è sì. Il rimedio c'è. Anzi ce ne sono un'infinità. Anche senza ricorrere a
soluzioni geniali come le bottiglie di plastica sperimentate con successo a Manila.
Alcune cose si possono fare subito e a costo zero: controllare e settare al meglio
l'accensione e lo spegnimento delle luci. Anche mezz'ora in più o in meno, all'alba e al
tramonto, a fine anno fa la sua differenza, dal momento che il consumo per l'illuminazione
pubblica si stima sia il 50% del totale cittadino.
Cioè che tutte le lavatrici, i televisori, i pc, i forni elettrici e microonde, i frigoriferi e tutti gli
altri consumi domestici, di TUTTI, sono equivalenti a quanto si consuma per l'illuminazione
pubblica. Uno spreco enorme. Anche scendere al 40 non sarebbe affatto male. Almeno
come inizio.
Poi si possono controllare i contatori e vedere dove c'è consumo giustificato e dove c'è
spreco. E dove c'è spreco, fare integrare la bolletta dai responsabili.
Nel frattempo si può passare alla soluzione radicale ristretta (della soluzione radicale
generale parleremo nel prossimo appuntamento).
Ovvero affidarsi a una Esco, cioè a una compagnia specializzata che cambi le lampadine
e inserisca le centraline per lampione, senza spese per il Comune, ma prendendo una
parte del canone.
I piani finanziari sono tanti ed è impossibile sintetizzarli tutti. Ma concettualmente l'azienda
Esco prescelta sostituisce tutte le lampade con led a risparmio energetico, aggiorna
l'infrastruttura per poterla controllare telematicamente, e cura la manutenzione.
Il consumo si abbatterebbe anche del 70% a parità di punti luce. Il 70% in meno della sola
componente consumo vuol dire che quella bolletta di 624.954 euro diventerebbe di
187.486, con un risparmio di 437.468 euro- una parte dei quali andrebbe a ripagare
l'azienda suddetta, e l'altra potrebbe essere utilizzata per scopi migliori dello spreco.
Senza contare che la manutenzione è in genere compresa. Altro risparmio; altro denaro
che può essere investito meglio.
Per esempio per contrastare la povertà, o per incentivare assunzioni, lavoro e talenti.
Borse di studio e ricerca, magari. Invece no. Preferiamo buttare tutto al vento.
Quanto costerebbe al Comune questa meraviglia? Nulla. Si ripaga tutto in bolletta. E nel
tempo ci si guadagna alla grande.
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 31 di 76
Qui sotto trovate tutti i link per iniziare ad approfondire. Le Esco sono tante. C'è perfino la
proposta della Consip, l'ente parastatale che ogni comune conosce bene - in partnership
con Enel.
Vi lascio con una domanda: ma è normale che queste ricerche, questi approfondimenti e
queste soluzioni debba trovarle io? Un normale cittadino che per la verità avrebbe ben
altro di cui occuparsi? Ma quelli che abbiamo mandato in Comune e i loro uffici tecnici e
consulenti che ci stanno a fare? Perché se non fanno quel che devono fare, a cominciare
dal rispettare come sacro il danaro pubblico, meglio vadano a casa.
E se invece lo stanno facendo (nella beneaugurata e auspicata per quanto utopica
ipotesi), il fatto che non lo comunichino è una colpa doppiamente grave, perché vuol dire
che non solo non c'è abbastanza rispetto per il denaro pubblico, ma neanche per il
pubblico tout court, per i Cittadini.
Ma va beh. Doveva andare così. Non importa. Continuerò a studiare il bilancio, a perderci
su quel che resta dell'estate e a scontare così le mie colpe più grandi: rispettare come
sacro ciò che è pubblico/di tutti, e non credere minimamente alle spese "incomprimibili",
dietro cui troppo spesso si nascondono sprechi inconfessabili.
mario albrizio
Per approfondire:
Esternalizzare e risparmiare
Come fanno a Bristol
Bristol è troppo lontana? Ecco come fanno a BARI e BARLETTA ;)
Le smart cities
Cos'è una Esco
Esempi in giro per l'Italia
Città che si muovono verso il futuro mentre noi restiamo fermi allo spreco
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 32 di 76
L'ASINO DALLE UOVA D'ORO
Giovedì, 22 Agosto 2013 23:39
di Mario Albrizio
Le spese pazze del Comune. 4: La spazzatura.
Magari Apuleio non c'entra nulla, chissà. Ma il suo Asino d'Oro deve aver nutrito millenni di
storie e leggende popolari che sono arrivate fino a noi, con la filastrocca dialettale del
"ciuccio da polta" - e la "polta" è pur sempre parola antico-romana per indicare la polenta,
insomma roba che si mangia.
Della filastrocca udita di sfuggita nell'infanzia ricordo solo i primi due versi; non ricordo più
la storia, né la trama, né il finale, né tantomeno la morale. Ma ricordo bene che questo
"ciuccio", almeno per parte della storia, "produceva" dall'altro pertugio, opposto a quello
della bocca, dei veri tesori, se non proprio oro. Più o meno come narrato in questa
variante popolare della storia.
Chissà se la mia memoria/immaginazione ha lavorato bene nel ri-portare a galla questa
immagine - ma è proprio quello che è successo quando ho letto quel che paghiamo per
smaltire l'immondizia.
Certo si poteva titolare "gallina dalle uova d'oro", ma non avrebbe reso il senso. E d'altra
parte gli equini hanno tutt'altra dignità politica, dal cavallo fatto senatore (secondo la
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 33 di 76
traslitterazione storica) da Caligola, fino al recentissimo Asino candidato Sindaco in
Bulgaria.
Ma torniamo a noi. Siamo, come Comune, un asino che escrementa oro? O per essere più
chiari, che paga per lo smaltimento dei rifiuti come se li ricomprasse a peso d'oro?
La spesa per i rifiuti è una delle superstar del già nutrito parterre del Bilancio comunale.
Stiamo parlando infatti di quasi 4 milioni di euro nel 2012. 4 milioni! Precisamente
3.973.082.
È appunto il caso di dire: un servizio pagato a peso d'oro.
Ora: c'è qualcuno, tra i nostri numerosi lettori, che è contento del servizio di raccolta?
Domanda retorica. Siamo abbastanza certi di no. Il servizio è molto mediocre, se non
scadente. E se pensiamo a quel che costa, il magone è inevitabile.
Ma siamo davvero condannati a svenarci per avere una raccolta così scadente e vedere
così spesso i cassonetti pieni e puzzolenti per le strade?
Per fortuna no.
Al contrario, il mondo e la stessa Italia pullulano di soluzioni.
È necessario però un cambiamento radicale di paradigma: una rivoluzione che, prima
ancora di essere sociale, è mentale e culturale.
La spazzatura è ricchezza. Non peso.
La spazzatura può produrre reddito, energia, posti di lavoro.
La spazzatura non va "buttata". Va "venduta" o meglio ancora riciclata e riutilizzata.
Non è facile cambiare uno schema millenario. Eppure dobbiamo. Perché le nuove
tecnologie ci permettono oggi possibilità davvero impensabili fino a pochi anni addietro.
Fino ad oggi, paghiamo (e quanto!) per liberarci dall'immondizia.
Da oggi in poi possiamo guadagnare vendendola o trasformandola.
Capiamo che non è facile da interiorizzare. Ma è proprio così.
In Europa già si fa - non è fantascienza. Date un'occhiata al video per vedere come si può
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 34 di 76
facilmente e produttivamente riciclare la plastica. Ecco la Norvegia:
Più o meno la stessa cosa si fa a Berlino:
In Italia siamo molto indietro. Ma non uniformemente, come al solito. Al Sud va molto
peggio, Puglia compresa. Con i picchi negativi della Sicilia e del Lazio.
La regione più virtuosa d'Italia per lo smaltimento rifiuti è la Lombardia, che spende 124
euro per abitante. La peggiore il Lazio, 196.
I dati Ispra ufficiali:
Tariffa e costi dei servizi di igiene urbana
I dati 2011 dei costi di gestione del servizio di igiene urbana riferiscono di un costo medio
annuo
pro capite di 157,04 euro (+4,6% rispetto all’anno 2010), imputabili alla gestione dei rifiuti
indifferenziati per il 42,6%, alle raccolte differenziate per il 24%, allo spazzamento e al
lavaggio
delle strade per il 14,4% e la rimanente percentuale ai costi generali del servizio ed ai costi
del
capitale investito. Una cifra che cresce in proporzione alle dimensioni del comune di
appartenenza: da 117,87 euro pro capite in comuni con meno di 5.000 abitanti, fino a
182,22 euro,
per i comuni con più di 50.000 abitanti. Ogni abitante spende in media all’anno 144 Euro al
Nord, 193 Euro al Centro e 157 Euro al Sud.
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 35 di 76
L'equazione è semplice: chi differenzia di più, paga meno.
La Puglia non brilla di certo, né la provincia di Bari o il nostro distretto... tra le peggiori e
solo superata (in negativo) dalla Sicilia.
E Ruvo?
Se dividiamo la suddetta spesa di quasi 4 milioni per la popolazione, otteniamo la cifra di
circa 154 euro per abitante/anno.
Più o meno in linea con le (pessime) performances meridionali.
Insomma, nonostante la spesa enorme, e i risultati scadenti - non spendiamo mediamente
di più degli altri Comuni assimilabili (teniamo infatti presente quali sono, ahinoi, i "criteri di
spesa" specie meridionali e clientelari).
Allora perché ce ne stiamo occupando?
Innanzitutto, perché far parte del gruppo fanalino di coda non è un'attenuante né
tantomeno una giustificazione. Anzi dev'essere di stimolo a cambiare marcia, ruolo e
posizione.
Poi perché comunque il servizio reso alla Città appare davvero insoddisfacente,
nonostante i costi stratosferici.
Inoltre perché uniformarsi al peggio non è mai un buon viatico per il futuro.
Ma soprattutto, soprattutto - soprattutto: perché si può e si deve fare di meglio. Anzi, di più.
Si deve rovesciare il fronte - trasformando, come dicevamo, una grossa spesa in un triplo
guadagno, economico, occupazionale e sociale.
La Rivoluzione Ecologica e Culturale
Come fare è un piano complesso, che non si può qui riassumere facilmente - ma non si
tratta di fantasie. Tutt'altro.
In Europa è caccia ai rifiuti per riscaldamento - e noi dormiamo. Preferiamo buttarli. E se
talvolta li proponiamo, ce li rifiutano perché sono "sporchi", cioè poco differenziati. Altri
soldi buttati via.
Ruvo ovviamente non fa eccezione. La nostra raccolta differenziata, come in tutto il Sud, è
molto molto al di sotto della necessità.
Oggi per quasi 26.000 abitanti ci sono solo 8 spazzini, ai limiti della resistenza umana
("dobbiamo badare a tutta la città").
Con una decisa riconversione ecologica, puntando massicciamente sulla differenziata,
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 36 di 76
sulla raccolta porta a porta e sul riciclo, potremmo trasformare la perdita in guadagno, e
vincere la nostra partita.
Non è una favola. È successo davvero, succede, e proprio in Italia. A Capannori, in
Toscana. E non ci vuole un genio: basta un maestro elementare, come il sindaco Ercolini:
andate a vedere che miracolo ha fatto quest'uomo, trasformando un problema in affare,
facendo assumere 60 unità per la raccolta porta a porta, e tra l'altro ricevendo il c.d. Nobel
per l'ambiente. Andate a leggere questa storia straordinaria, che dovrebbe essere
d'esempio a tutto il Paese, e che riportiamo a fondo articolo per comodità del Lettore. Altro
che genio.
Sembra quasi la realizzazione di quell'altra fiaba, dove l'asino diventa un bellissimo
principe. E noi? Fino a quando resteremo asini spreconi?
Continuare a spendere quasi 4 milioni l'anno in un Consorzio inefficiente per dare lavoro a
soli 8 operatori super-stressati quando potremmo ridurre la spesa, col tempo trasformarla
parzialmente in utile, e dar lavoro a parecchie decine di operatori, magari ragazzi, o
cinquantenni capifamiglia di difficile ricollocazione lavorativa - con un risultato complessivo
infinitamente migliore?
Il movimento ecologico è la risorsa del futuro e vive ovunque un grande e salutare (per
tutti) risveglio. Qui, come sempre, tutto tace. Letargizza senza posa. Ma intorno è tutto un
fermento. Europa? Italia? Certo. Ma guardate cosa succede a due passi, a Gioia del Colle,
o a Bari.
C'è persino un'app Facebook per il riciclo domestico col proprio cellulare. Possibile che
solo qui il tempo si sia fermato? Che siamo capitati in uno squarcio spazio-temporale dove
le leggi einsteiniane non valgono? Impossibile. Perché le salatissime bollette della Tarsu
arrivano puntualissime. Il sonno è altrove. È nella mente degli uomini. Ma a chi conviene
questo disastro?
È stato detto: "Il nemico pubblico numero uno, per chiunque veda nel rifiuto una risorsa da
valorizzare per un avvenire diverso partendo dalla raccolta differenziata spinta porta a
porta, è la discarica. Più sono voluminose (e, contestualmente, anche pericolose visto che
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 37 di 76
i percolati possono infiltrarsi nelle falde acquifere) più ci si allontana dalla possibilità di
fare a meno degli inceneritori. O, come si chiamano in Italia, termovalorizzatori. Strumenti,
benvoluti da una classe politica avida e collusa..."
E questo spiegherebbe tante sonnolenze. Ovviamente parliamo in generale...
Ruvo sarà in grado di fare eccezione? Di entrare a far parte in tempi rapidi dei Comuni
italiani a rifiuti zero? È quello che speriamo tutti, si spes licet, se si può ancora sperare in
qualcosa.
Piano Energetico Integrato
Ma si può fare ancora di più. Sinergizzando i bisogni e le energie, le competenze tecniche
e le potenzialità, le esigenze dei privati e quelle del Pubblico, nell'ambito di visioni più
avanzate.
Si può pensare a un Piano Energetico Integrato che metta insieme la raccolta/smaltimento
dei rifiuti, l'illuminazione pubblica e la produzione di energia in loco da fonti alternative.
Che renda Ruvo non solo "Comune virtuoso", ma autosufficiente. La famosa soluzione
radicale generale di cui abbiamo parlato nel precedente articolo.
Anche qui serve una nuova visione. Uomini nuovi, probabilmente. Abituati a ragionare in
termini di problemi/soluzioni, non a perpetuare le stanche e sonnacchiose liturgie di un
mondo che non c'è più.
Ma non è un sogno. È possibile eccome. Anzi, è stato già fatto anche questo. Lecce
(Lecce! qui a due passi) e Agrigento sono tra i principali Comuni già autosufficienti sul
piano energetico. In Abruzzo (Abruzzo!, non Norvegia) c'è Tocco da Casauria, il Comune
che gli americani hanno indicato come modello per l'intero Pianeta. In Italia un Comune su
8, cioè circa 1.000 Comuni, è autosufficiente con solare, vento, geotermia e biomasse.
Uno-su-otto!
E noi? Sempre quelli dell'ultimo tram - quando non quelli che devono tornare a piedi?
Forza, signori. Sveglia! Il mondo corre e noi ancora strisciamo.
C'è bisogno di una rivoluzione civile pacifica, di una mobilitazione di energie, di una gara di
idee e di impegni. E, bisogna pur dirlo, c'è bisogno di tagliare il nodo gordiano del totale
rinnovamento di una classe politica ormai più insufficiente dei nostri 8 spazzini.
Quest'Amministrazione ha esaurito da un pezzo la sua spinta propulsiva. Prendiamone
atto e voltiamo pagina. Ridiamo la parola agli elettori ed evitiamoci ulteriore agonia e
magari un anno di commissariamento, se l'infarto amministrativo dovesse arrivare più in là.
Smettiamola di essere l'asino sprecone. E possibilmente di essere un asino tout court.
E sarebbe bello se l'Amministrazione non sbagliasse anche il finale, chiudendo finalmente
con quello che avrebbe dovuto fare dall'inizio: parlare. Spiegare. Mettersi in gioco, aprirsi e
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 38 di 76
comunicare. Fare della trasparenza e della partecipazione i suoi valori fondanti. Ora
l'occasione è perduta. Ma non per questo bisogna lasciare che si perda anche la Città.
Diamoci un'altra possibilità. Torniamo al voto su una scelta di Futuro. Consentiamo alla
nostra Città e ai Cittadini di prendere almeno l'ultimo tram, prima di sprofondare nella
notte.
mario albrizio
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 39 di 76
BILANCIO AI CONFINI DELLA REALTÀ
Venerdì, 23 Agosto 2013 00:10
di Mario Albrizio
Le spese pazze del Comune. 5: La Resa dei Conti.
Benvenuti alla nostra penultima puntata. Doveva essere l'ultima, il fuoco d'artificio finale;
ma quello che abbiamo scoperto indagando e parlando e ascoltando, ci ha consigliato di
anticipare il finale, e di lasciare per ultimo quello che è venuto fuori... che è un po' la
chiave per capire tutto quanto.
Finita questa inchiesta, naturalmente rimarranno/rimarrebbero ancora tonnellate di cose
da dire. Ma non vogliamo tirarla troppo per le lunghe e rischiare di annoiare il
Lettore/Cittadino con una disamina minuziosa voce per voce.
E d'altra parte, al di là di qualche dettaglio in più o in meno, il messaggio ormai è chiaro ed
evidente: c'è bisogno di un'altra idea di Città, al passo con i tempi, e di gente nuova che
abbia la capacità, la motivazione, la credibilità e l'autorevolezza per realizzare l'obbiettivo
e trasformare una città a rischio sprofondamento in un modello per tutti. Di cambiare i
difetti in opportunità. Sopra ogni cosa, di dare lavoro e speranza.
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 40 di 76
Partiamo allora con questa veloce disamina almeno di alcune delle tante voci che
avrebbero comunque meritato attenzione, che la meritano ancora, più breve magari ma
non per questo meno importante.
Il Bilancio, un'opera teatrale
Nessuna di queste voci è lì per caso. Ognuna ha il suo significato. Di incuria, di ignoranza
o noncuranza del denaro pubblico, di "tanto paga Pantalone", di passiva riproduzione di
una prassi di spreco, di spesa "allargata", di spartizione, di rapporti di forza fra gruppi di
potere e relative clientele.
Il Bilancio comunale, a saperlo leggere, è una grande rappresentazione teatrale, non
meno ricca di scoperte e colpi di scena di una grande prima. Vi si leggono lotte, trame e
finali peraltro sempre provvisori: fili scoperti che aspettano di essere riannodati nel bilancio
dell'anno successivo alla voce "rivincita" o "continuità".
Un po' come quei costoni di roccia stratificati, che al profano strappano un "wow", e al
geologo rivelano la storia epocale di milioni di anni.
È un dramma rappreso, congelato ma non per questo meno istruttivo. Vi si intravedono
ancora i colpi di scena, le alleanze, le "motivazioni", la spartizione e tanto altro ancora.
Ma quello che più si nota, proprio come a teatro, è la netta separazione tra i protagonisti e
gli spettatori. Tra chi paga e chi si divide i proventi dell'incasso. Tra chi ha rappresentanza
in Consiglio e chi no. Noi, Cittadini ridotti a spettatori paganti, no.
È tutto un magna magna? Non avrei mai pensato, avendo una formazione specifica alle
spalle, che avrei usato questa espressione anche una sola volta in tutta la mia vita.
Ma, leggendo questo dramma pietrificato (mentre stiamo già scrivendo, senza saperlo,
con le nostre vite, quello dell'anno in corso) mi sono
dovuto fermare tante volte a rendere omaggio alla
saggezza popolare, sempre troppo avanti quando è così
diffusa e generale. Chapeau.
Seguiteci nell'ultimo tratto di questo viaggio al di là
dell'Incredibile. In un Bilancio ai confini della Realtà.
Senza dimenticare che quella realtà siamo noi, tutti, e che
pertanto abbiamo il potere, e il dovere, di cambiarla.
E ribadiamo che quello di leggere il Bilancio comunale
DEVE diventare un esercizio abituale di TUTTI. Ogni
anno. È l'unico modo. Fatelo anche voi. Da soli o in
famiglia. O chiedete di farlo insieme al vostro partito o alla
vostra associazione, di qualunque cosa si occupi. Non potrete fare cosa migliore.
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 41 di 76
Troppo o troppo poco
Ci soffermeremo solo su alcune delle spese del 2012, le più significative per qualche
motivo, spesso - ma non sempre - per l'importo: a volte perché troppo elevato, altre perché
troppo poco.
Stipendi e altri assegni dei soli organi istituzionali (cioè, ai sensi art. 36 del Tuel - Sindaco,
Giunta, Consiglio comunale) più oneri previdenziali, 577.786,16; più indennità di carica,
presenza ecc... per Sindaco e amministratori/consiglieri, 226.306,83. TOTALE A
BILANCIO compresi oneri secondari per i soli organi costituzionali: 808.100,75euro.
Ovvero 67.341 euro al mese. 2213 euro al giorno. Circa 31 euro a testa per ogni cittadino,
dai neonati agli utracentenari. Ogni anno.
Perciò, primo insegnamento: gli Organi Istituzionali ci costano, e anche tanto. Impariamo a
usarli, a seguirli, a stimolarli e, quando serve, a criticarli. Ne abbiamo il diritto e il dovere.
Sono cosa nostra. Espressione di tutti i cittadini, compresi quelli che non votano o votano
da un'altra parte.
È giusto che i nostri rappresentanti siano pagati, perché svolgono un lavoro fondamentale.
Ma allo stesso tempo è nostro preciso DIRITTO e DOVERE, di fronte a una spesa così
significativa (oltre a tutte le ovvie conseguenze delle loro decisioni) che lavorino bene e
producano meglio e che abbiano di mira esclusivamente il bene comune,
indipendentemente dal partito che li ha candidati.
Che stiano attenti al controllo della macchina pubblica, all'erogazione e alla qualità dei
servizi, al miglioramento generale della condizione cittadina, e non ultimo ad una radicale
ottimizzazione delle spese e ad un sacrale rispetto del denaro dei cittadini. Insomma che
gestiscano la Cosa Pubblica da buoni padri di famiglia, come tra l'altro prescrive la legge,
e non come passivi operatori o peggio scialacquatori.
Ovviamente quella degli Organi istituzionali è solo una minima parte del costo del
personale. Che supera i 7 milioni. Ben oltre il 25% della spesa percentuale nazionale.
Per esempio il misterioso capitolo "Segreteria generale, personale e organizzazione"
spende nel 2012 la bellezza di 986.758 euro. Quasi un milione, di cui la stragrande
maggior parte è dovuta a una sola enigmatica voce: il "Fondo per il miglioramento
dell'efficienza dei servizi".
Ora, con tutti questi soldi spesi, ogni anno, per il non meglio precisato "miglioramento
dell'efficienza dei servizi", dovremmo avere dei servizi assolutamente perfetti. C'è, tra i
nostri Lettori, qualcuno che lo può confermare? Ok. Domanda retorica pure questa. ;)
Ma non finisce qui, perché ovviamente anche i servizi dei dirigenti vanno sottoposti al
"miglioramento dell'efficienza", così che il totale del "miglioramento dell'efficienza dei
servizi" tra dipendenti normali e dirigenza ammonta alla bella cifretta di euro 2.057.528,73.
Più di due milioni. L'8,3% dell'intera spesa corrente comunale. Una cifra incredibile. Con
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 42 di 76
tutta questa spesa, c'è qualcuno che possa vantare servizi migliori e più efficienti dei
nostri? ;)
Per il 2013 sono previsti stanziamenti sostanzialmente analoghi. Insomma una maxi spesa
annuale. Un "miglioramento" senza fine... chissà se un giorno magari lontano, di questa
migliorata qualità ed efficienza finiranno per accorgersi anche i Cittadini.
Secondo insegnamento: paghiamo abbastanza da PRETENDERE servizi adeguati,
perfetti, o quanto meno migliori ed efficienti. Anzi paghiamo anche troppo. Impariamo a
pretendere una pari qualità ed efficienza di servizio.
E non si dica che i servizi migliorano ma il personale no. Perché ci sono168.406,09 euro
per la "Formazione e qualificazione del personale". Chissà se si potrà mai sapere in che
cosa è consistita, quali corsi o attività, tenuti da chi, dove, con quali contenuti e abilità
acquisiti... L'unica cosa che sappiamo è che il personale è formato e qualificato. E i servizi
migliorati ed efficientati. Anno dopo anno. Dovremmo vivere nell'Eden o giù di lì. Risulta a
qualcuno?
Per la formazione dei dirigenti solo 2.000 euro. Non è che erano già formati. È che proprio
non abbiamo i dirigenti. Tranne uno. Anche se nel bilancio preventivo 2013 si riporta,
come accertato 2012 alla stessa voce, la cifra di 118.200,00 tra oneri diretti e riflessi.
Chissà qual è la cifra da prendersi per buona... 2.000 o 118.200? Mistero.
Storie di ordinaria follia
Pulizia uffici: 140.275,21 euro. Quasi 12.000 euro al mese. Sembra la casa di
Mastrolindo.
Consulenze urbanistica 66.794,80.
Consulenze lavori pubblici 23.489,22.
Mai soldi furono spesi meglio, a giudicare dalla villa comunale e altre amenità...;)
Uffici giudiziari: luce, telefono ecc... (ovviamente non compresi nelle precedenti bollette):
102.756,17 euro. A gennaio la Pretura sarà chiusa. Chissà se riusciremo a risparmiare
qualcosa almeno allora...
Talos Festival 131.764. Per quest'anno meno della metà, 60.000 euro, sempre nella
speranza che arrivino sponsor sostitutivi; caso contrario, il Comune dovrà ovviamente
integrare. Sarà bellissimo far vedere a chi viene la villa comunale in quelle condizioni, i
cassonetti in quelle condizioni, le strade sporche, gli splendidi viali semibui di sera. Un bel
biglietto da visita, non c'è che dire.
Ruvo Sicura (se qualcuno ha capito cos'era) 14.000 euro.
Trasporto pubblico 208.273,65. Per quanti passeggeri? Per quali necessità? Individuate
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 43 di 76
in base a quali criteri? Perché giudicando così a occhio è difficile individuare un servizio
più diseconomico di quei pullman eternamente vuoti o giù di lì.
Sembra che godiamo a pagare per sprecare e inquinare. Si può fare di meglio e
risparmiare.
Tutela dell'ambiente e arredo urbano: solo 62.020,00. A chi serve un Ambiente tutelato?
Che sia risorsa e non spesa? Non al Comune...
Canile (che per motivi inspiegabili è inserito nel capitolo Protezione Civile: forse in caso di
catastrofe utilizzeranno i randagi reclusi per le ricerche? Mah...) la bellezza di 227.658,42
euro.
Cani felici, senza dubbio. A chi non piace stare recluso?;) Quasi 19.000 euro al mese. 623
euro al giorno. Addirittura più del telefono...;) Per dare lavoro a quanti? Ci risulta, a
nessuno, oltre il proprietario del terreno.
Capiamo che il problema non è di facile soluzione. Ma un lager primitivo, brutale e tra
l'altro costosissimo NON è la soluzione. Bisogna guardare oltre. La città pullula di singoli e
associazioni che possono suggerire soluzioni migliori e più economiche.
Vestiario personale manutenzione ville e giardini: 80.654,34. Ottanta mila euro? E che
cos'è, divise Armani, collezione giardini pubblici? ;)
Però subito dopo si legge che il servizio manutenzione verde pubblico è stato
esternalizzato, e ci costa altri 120.100 euro. 10.000 euro al mese. 330 e spiccioli al
giorno. In totale 200.000 euro e rotti.
Ma non ho capito. Noi esternalizziamo il servizio e poi gli paghiamo le divise?
Qualcosa non quadra?
Più di 1 milione, tramite RuvoServizi, per la Casa di Riposo, che ospita 23 ricoverati.
Si potrebbe darli in affido familiare con un terzo della somma, moltiplicando la loro umanità
e la loro vita sociale. E migliorando l'umanità e il reddito di 23 famiglie volenterose e
bisognose. Troppo difficile?
Esternalizzazione servizio di pulizia bagni pubblici. Non dice se è la stessa società del
Comune. Ma sono altri 68.200 euruzzi che prendono il volo. Più di 5 mila euro al mese. I
nostri bagni pubblici devono essere talmente puliti che ci potreste mangiare dentro. O no?
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 44 di 76
I Fuochi Finali
E infine una breve carrellata di voci curiose, o a volte francamente scandalose, anche e
soprattutto quando sono a zero euro - sempre comunque piene zeppe di significato. I
fuochi d'artificio finali.
Servizi per la comunicazione: zero euro. In altri capitoli, poche centinaia di euro.
L'Amministrazione evidentemente NON comunica. Non ne ha bisogno...
Prestazioni servizi per interventi a favore politiche giovanili: zero euro. (Pag. 72)
Interventi a favore delle politiche giovanili e attività del forum: zero euro. (Pag. 76)
A chi servono i giovani?
E qualche chicca veloce dal bilancio di previsione dell'anno corrente. Perché è qui che
troviamo le voci più interessanti tra tutte; quelle che, non avendo ricevuto stanziamenti,
sono rimaste a secco e quindi non vengono riportate nel bilancio consuntivo. Insomma, gli
sconfitti della grande guerra di accaparramento delle risorse.
Indennità di Carica al Difensore Civico: zero euro. Eh sì, sic transit gloria mundi. Il
Difensore Civico: il sogno civile e l'ennesima vuota promessa di un ceto politico già allora
impresentabile, che se ne è lautamente riempito la bocca negli anni '90 per poi lasciarla
inapplicata quasi ovunque. Potevamo noi fare eccezione? Ovviamente no... Se ne sono
guardati bene tutti, destra, centro, sinistra - o sedicenti tali.
Ma resta il fatto che un Difensore Civico avrebbe reso oro a questa città, evitandole il
macello in cui è finita. Avrebbe difeso i proprietari dei terreni dagli espropri capestro, i soci
delle cooperative dai raggiri elettorali, i Cittadini dal dover ora fronteggiare il relativo debito
extra-bilancio (di 13, 15 o 17 milioni a seconda dei calcoli) che sta schiacciando
un'Amministrazione ormai rassegnata e che porterà il Comune al dissesto. Un Difensore
Civico serio, lontano dai partiti e vicino ai Cittadini, avrebbe potuto evitarci il disastro.
Ricordiamocelo almeno per il futuro.
Iniziative a sostegno delle popolazioni terremotate d'Abruzzo: zero euro. Se l'Aquila
aspetta noi, fa prima a diventare un pollo.
E udite udite: Istituzione Ufficio di Relazioni con il Pubblico: zero euro. "Relazioni con il
pubblico? - si saranno detti in Comune - E che è, roba che si mangia?"
Ahinoi, non lo è. E quindi un URP, che ci servirebbe come il pane, non lo avremo neanche
nel 2013.
Spesa per studi, ricerca e propaganda ai fini della sicurezza stradale, zero euro. Come nel
2012. E qui, francamente, si sfiora la complicità in tragedie che stravolgono famiglie e
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 45 di 76
comunità, e verso cui ci dovrebbe essere una lotta quotidiana, o meglio una guerra senza
quartiere. Almeno su questo il Comune darà segni di vita? Certo questo è uno di quei punti
in cui il dramma di cui il Bilancio è rappresentazione si mostra più crudamente come fatto
di potere. Perché con ogni evidenza le vittime della strada non fanno lobby.
E sentite questa: spese una tantum allo Stato per emissione dei Boc: zero euro. I Boc,
Buoni Obbligazionari Comunali, potevano essere un'elegante soluzione al problema del
dissesto finanziario. Chissà perché non è stata perseguita e probabilmente neanche presa
in seria considerazione. Certo, significava preparare per tempo il terreno, e ingenerare
nella cittadinanza abbastanza fiducia da comprare quei titoli. In effetti un obbiettivo forse
troppo ambizioso per un'Amministrazione così poco disposta a osare e innovare.
Dopo il teatro
Il consiglio è sempre di verificare di persona, ogni anno, costantemente, il Bilancio
comunale, che dovrebbe entrare in ogni famiglia al pari di una Bibbia laica. Da qui bisogna
ripartire, per salvare la Città non meno che il Paese. Da Cittadini informati e consapevoli.
Perché quelle vite congelate nei bilanci, sotto la veste fredda e respingente dei numeri,
sono le nostre vite, e quelle dei nostri figli. E lo "spettacolo" di un Bilancio ci racconta
molto del perché stiamo messi come stiamo, e perché i nostri figli avranno il futuro che
avranno.
Un Bilancio è come un campo di battaglia alla fine dello scontro. Pieno di morti, di feriti, di
grida e di lamenti. E di puzza.
Basta alzare quella fragile veste di numeri, e lo "spettacolo" è lì. Uno spettacolo incredibile
dove lo spettatore vede se stesso sul palco, e quindi su quel campo di battaglia: è lui,
siamo noi, a subire le conseguenze di una rappresentazione messa su da così cattivi
registi, interessati ognuno non al pubblico né al teatro, ma solo a mettere al sicuro la sua
pagnotta elettorale.
Le voci zero euro sono quelle che parlano più di tutte. E raccontano di un Bilancio, cioè di
un armistizio tra potentati clientelari, giocato e scritto come sempre sulla pelle dei Cittadini.
Perché hanno eliminato drasticamente tutto ciò che poteva rafforzare il Cittadino,
difendere i suoi diritti, raccogliere le sue istanze, realizzare le sue aspettative; e hanno
invece abbondantemente foraggiato tutto quanto favoriva la loro gestione personale, o al
massimo di partito, della cosa pubblica.
Dove per partito si deve troppo spesso intendere forse una decina di persone, nel più
ottimistico dei casi, che si sono appropriate di un simbolo e di una bandiera che consente
loro di attrarre voti ingenui e di continuare a fare i propri stretti interessi una volta nel
palazzo.
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 46 di 76
La gestione clientelare di sempre, a spese dei cittadini; e doppiamente a spese dei
cittadini che credono e si impegnano e affidano il loro voto a un'idea così spesso tradita da
chi dovrebbe rappresentarla.
La Classe Digerente
È solo il bilancio di un medio-piccolo Comune del Sud. Ma è allo stesso tempo la
radiografia, precisa ed evidente, di una classe politica nazionale - di cui quella locale non è
che un'appendice - che ha spolpato il Paese potenzialmente più prospero del mondo e lo
ha portato sul ciglio del burrone per la propria somma di incapacità e avidità, per la propria
debolezza che li spinge a chiudersi nelle segreterie piuttosto che confrontarsi con i
Cittadini - per la colpa imperdonabile di non conoscere la vera storia d'Italia al di là della
mistificazione mediatica; o, peggio, se la conoscono, di aver fatto a gara per peggiorarla e
portarla all'estremo.
Si legge tutto, in quel Bilancio.
E sono certo che i bilanci delle altre città, delle province, delle regioni, mutatis mutandis,
non sono granché differenti.
Perché hanno tutti lo stesso codice genetico di una classe politica che almeno da un
trentennio ha perso il contatto col Paese, al di là di poche e lodevoli eccezioni, che tuttavia
non mutano il quadro generale; ed è andata sempre più arroccandosi in difesa dei propri
privilegi anche a costo di fare affondare tutti gli Italiani in una crisi perenne e in un disastro
senza sbocco e vie di fuga.
Una classe dirigente che non è in grado di dirigere nulla, che è dominata dalla propria
pancia elettorale, dalla necessità di depredare lo Stato e ciò che è di tutti per comprarsi
consenso clientelare - e che pertanto è stata ed è, tutt'al più, una classe digerente.
La Buona Notizia
Chiudiamo, come è d'uopo, con una buona notizia. Si fa per dire...
Dalla gestione degli impianti sportivi - tra i quali ricordiamo che il solo manto erboso del
campo di calcio è costato 500.000 euro, e altrettanto o più la sola ristrutturazione della
Piscina - il Comune ha ricavato finalmente il profitto di ben 48 euro. No. Non c'è errore.
Quarantotto euro.
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 47 di 76
Saremmo ancora contenti se gli sport fossero gratuiti per tutti i non abbienti. Lo sono?
Altrimenti il gioco non vale la candela, ed è la solita spartizione a vantaggio di pochi e a
spese di tutti.
Questo nel 2012. Ed è stata una tale sorpresa - ben 48 euro di utile! ...;) - che per il 2013 il
Bilancio non osa fare previsioni: si aspetta zero euro. Eh sì, i miracoli capitano una volta
sola. Se capitano. ;)
D'altra parte quello 2013 è solo un bilancio preventivo, una pura ipotesi, un pour-parler; e
come si suol dire, tra il dire e il fare...
Continuate a seguirci. Nella prossima e ultima puntata condivideremo con voi nientemeno
che la chiave di lettura di tutto questo, e di molto altro. Forse di tutto.
mario albrizio
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 48 di 76
AUTOBIOGRAFIA POLITICA DI UNA CITTÀ
Sabato, 31 Agosto 2013 00:14
di Mario Albrizio
Genesi, nascita e fine della Ruvoservizi
Il 30 settembre prossimo, come impone la legge, e nonostante le ripetute proroghe,
integrazioni e salvataggi di amministrazioni di ogni colore - dovrà avere fine la lunga
vicenda della Ruvoservizi.
Fra un mese. Praticamente domani. Allora perché ce ne occupiamo e le dedichiamo
addirittura il finale di questa lunga inchiesta che ha sconvolto tutte le certezze più
consolidate dei Cittadini? Fidatevi e seguiteci. Non ve ne pentirete.
Siamo nel 2001, all'alba dell'euro e alla fine (credevamo) dalla lunga marcia di sacrifici per
l’avvicinamento dell'Italia a Bruxelles, a partire dal terrificante governo Amato dei primi
anni '90 per finire in bellezza con Prodi e i conti truccati che ci permisero, con l'interessata
complicità dei nostri partner, di entrare a gonfie vele nella trappola europea.
L'Europa però già allora insiste ulteriormente col "rigore" e impone di ridurre la spesa
pubblica. Detto fatto. L'Italia recepisce. Come? Bloccando le assunzioni attraverso i
concorsi pubblici.
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 49 di 76
Ovvero togliendo l'ultimo straccio di legalità concorsuale (peraltro abbondantemente
truccata e "personalizzata") con la motivazione della necessità di contenere la spesa
pubblica.
La moglie spendacciona
Fermiamoci un attimo e cerchiamo di capire: il problema è contenere la spesa pubblica. La
soluzione? Bloccare le assunzioni tramite i concorsi pubblici. Qualcosa non quadra? Sono
i concorsi a fare la spesa pubblica?
È come se un marito economo, volendo limitare la moglie spendacciona, abolisca le
discussioni in cui stabiliscono cosa comprare. Ha senso? No. È esattamente il
CONTRARIO di quel che serve. Perché la "moglie", non essendo neanche più tenuta ad
ascoltare le formalità del marito, spenderà come le pare, con l'unico limite del portafoglio e
della disponibilità dei negozianti a farle credito. E, prima o poi, il povero marito si troverà
quei negozianti fuori dalla porta. Proprio quello che succede a noi. Come Città e come
Paese.
La "moglie spendacciona" sono appunto (tra le altre, più delle altre) le società miste.
Perché infatti dal diktat europeo italianamente interpretato deriva un irresistibile impulso
profondamente clientelare e non di rado mafiogeno.
Ovunque è un fiorire di società miste (di "mogli spendaccione") dove gli enti pubblici, cioè i
Cittadini, mettono i soldi, tutti o quasi, e i boss clientelari distribuiscono posti ai loro intimi -
a spese di tutti.
Assunzioni elettorali a gogo, a chiamata diretta, per clientes, amici, amici degli amici,
parenti, commare, figli, nipoti, portatori di voti e chi più ne ha. Insomma, il peggio del
peggio. La parte ignobilmente parassitaria dei “figli di”, e la parte più debole e ricattabile
della società, che così, per poter sopravvivere, dovrà in eterno essere schiava di qualcuno
che gli ha "dato" il posto (in realtà mettendolo a carico della collettività) e dovrà dirgli
grazie. Cioè essergli per sempre sottomesso.
Ecco cosa ne pensa Wikipedia:
"Altro modo per eludere l'imparzialità dei concorsi è la costituzione di società miste
pubblico-privato, come società per azioni controllate, o posseduto al 100%, da soggetti
pubblici.
Trattandosi di soggetti di diritto privato, pur finanziate da soldi pubblici, non sono soggette
né all'obbligo di concorso pubblico, ai tetti massimi posti per legge agli stipendi dei dirigenti
pubblici, limiti che non possono essere fissati per i settori privati senza ledere la libertà
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 50 di 76
d'impresa, ai vincoli di bilancio.
Formalmente non figurano nel bilancio dello Stato e nel debito pubblico totale, pur
essendo a carico dei cittadini. La costituzione di simili società è spesso un altro modo per
potere effettuare assunzioni con chiamata diretta e nominativa."
Così che se mentre prima ai posti pubblici si accedeva per concorsi truccati (non sempre,
ma all'incirca), ora sostanzialmente vi si accede per chiamata diretta: neanche il fastidio di
un finto esame. Sempre ovviamente a spese di Pantalone.
Un po' (tanto) pubblico, un po' privato. E già questo è singolare. Non poteva
semplicemente, l'ente pubblico che "doveva risparmiare", bandire un concorso tra le
aziende disposte a svolgere i servizi di cui aveva bisogno? In teoria sì. In pratica no.
Perché sarebbe venuto meno il grosso serbatoio di assunzioni clientelari, senza concorso,
che le "nuove" società assicurano. Una manna, per chi da sempre è abituato a comprare
il consenso con le promesse, i piccoli favori e, ai pesci un po' più grossi, con le
assunzioni. Il Clientelismo è l'autobiografia della nazione.
Anche da noi. Anche qui. Soprattutto, qui. Dove trova antenne ben sensibili e allenate, cui
neanche per un attimo passa per la mente che il Comune e i Cittadini avrebbero tutto
da guadagnare se quei servizi fossero messi a gara tra aziende private.
Voti, voti, voti
Se ne guardano bene perché la loro priorità non è il Comune e non è il benessere dei
Cittadini, o il Bilancio comunale. Sono i voti. E non c'è nulla, nulla, nulla di meglio per
comprare voti, che poter fare delle assunzioni. Ovviamente a spese della collettività.
Non solo i voti di chi poi verrà assunto; ma i molti, molti di più a cui è stata fatta la
promessa, e la cui disperazione o la cui credulità li rende del tutto indifesi, vittime
predestinate, agnelli sacrificali alla mercé di ogni lupo spelacchiato.
Comincia così la storia della Ruvoservizi, e in quella storia si può leggere in controluce
l'anatomia del potere trasversale cittadino (e non solo), il codice genetico comune che
rende così sorprendentemente simili le amministrazioni dal "colore" ufficialmente diverso.
Poteva la nostra Città fare eccezione? Puntare sulla trasparenza? Ovviamente no. E
chissà quanti erano gli occhi rapaci che bramavano la stessa ideuzza.
Ma il più svelto (c'è da dirlo?), quello nella posizione più adatta, il più capace di fare
pressioni grazie al suo passato decennale di sindaco e maestro di clientelismo spinto (lo
stupro del Linguistico, tanto per fare un esempio tra i tanti; o la castrazione del Polivalente,
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 51 di 76
nato per gli anziani e che non ne ha mai visto neanche uno; o la tragica questione degli
espropri che arriva fino a noi e ci sta affossando) - insomma il più svelto, il più cocciuto,
il più megalomane, il più ammanicato, il più supponente, o come dice il volgo in una
parola, il più furbo - fu Attila.
Che cavalcò l'onda e diventò il padrino della Ruvoservizi, colui che l'ha battezzata e
controllata.
Dall'Europa all'Africa
Era il 9 aprile 2001. Appena 4 mesi dopo che l'Italia era entrata nella zona Euro a
Bruxelles, Ruvo ri-cominciava a scivolare verso l'Africa equatoriale. Verso il deserto
civile e la devastazione che già avevano caratterizzato gli anni '90 del Millennio scorso con
le amministrazioni di Attila-Paparella.
Si parte quindi nel 2001, ma l'idea è ben precedente. Le società miste sono rese possibili
addirittura dalla legge 142/90, quindi dai primi anni '90. Ma allora le esigenze clientelari del
Paparella erano ben servite dalla cooperativa Betania - lo strumento efficacemente (e
come è ovvio illegalmente) utilizzato per espropriare il Liceo Linguistico.
Poi, anni dopo, come è noto, i rapporti si incrinano. E - ipotizziamo noi - Paparella ha
bisogno di sostituire lo strumento espropriativo clientelare. Coglie l'occasione e vi si butta,
creando l'ennesimo carrozzone clientelare a spese dei contribuenti. La Ruvoservizi,
appunto. Nata per occuparsi di assistenza agli anziani, trasporto scolastico e un sacco di
altre cose.
Fermiamoci un attimo e cerchiamo di capire: il Comune vuole esternalizzare alcuni
servizi di pubblica utilità a domanda individuale. Non fa una gara tra operatori esistenti per
vedere chi offre condizioni migliori. Invece crea una sua (costosissima e impegnativa)
società.
È un po' come se uno, avendo bisogno di tante pizze e cercando il prezzo migliore, apra
una pizzeria. Ha senso? Ovviamente no. Ma distribuisce reddito clientelare (preso dalle
tasche dei Cittadini) e porta molti voti. E allora tutto quadra.
Il Postificio
Non è che tutti stessero dormendo o fossero complici, nel 2001. Qualcuno si accorse che
stava nascendo un mostro. E lo disse più forte che poteva. Era un ex dirigente del settore
finanziario del Comune, Gino Lorusso, in pensione dal 1997.
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 52 di 76
È già stato da noi otto mesi fa a raccontarci le sue considerazioni, pochi giorni prima di
essere ricevuto in Comune per dire le stesse cose. E noi siamo andati proprio da lui per
cercare di capirne di più.
Lorusso si limita a poche battute: il resto, dice, "l'ho scritto in tanti documenti che ho fatto
pervenire al Sindaco e a tutti gli interessati". Documenti già in nostro possesso, dai quali
ricostruiamo la vicenda. Chiediamo solo al dott. Lorusso di chiarirci e spiegare meglio qua
e là alcuni passaggi delle sue memorie.
"Conoscendo bene la materia, ne parlai a Vito Ottombrini (non l'attuale Sindaco, ma un
suo cugino omonimo, ndr) allora direttore di ragioneria del Comune. Gli dissi: guarda che i
vostri dati sono sballati. Mi rispose che chi si interessava di tutto era Matteo Paparella."
Tuttavia Paparella non era più sindaco dal giugno 1999. Gli altri Sindaci non hanno
cambiato atteggiamento?
"Tutti ne hanno fatto lo stesso uso, più o meno."
Perché il lettore abbia chiaro il quadro, bisogna ricordare che nel periodo giugno 1999 -
giugno 2002, sindaco era Lia Caldarola. L'unica non democristiana negli ultimi 24 anni.
Ma Paparella era in maggioranza con 4 consiglieri ed era perciò determinante, con una
capacità di pressione/imposizione pressoché totale. Al punto da tenere sotto scacco
l'Amministrazione e farla cadere anticipatamente quando non poté ottenere ciò che
chiedeva (caso Politeama).
"All'inizio, dice Lorusso, lo Stato dava 3.000 euro per persona all'anno. Per tre anni. Perciò
le cose andavano bene. Poi i finanziamenti finirono".
E cominciarono i guai. Tanto che dopo mille difficoltà, nel 2006, appena eletto Stragapede,
i privati se ne uscirono. O meglio furono estromessi, secondo loro illegalmente: la cosa è
al vaglio dei giudici. Il Comune, che aveva già l'85% delle quote, passò così al 100% e la
salvò di nuovo.
Nel periodo d'oro Ruvoservizi era arrivata a 60 dipendenti. Un vero "postificio", lo chiama
brillantemente il mio interlocutore. Attualmente sono una cinquantina.
A un passo dalla chiusura, Ruvoservizi gestisce ancora qualcosa come 1.796.332,21 euro
annui (bilancio 2012) solo per i servizi esplicitamente ad essa riconducibili. Quasi un
milione e ottocentomila euro. Cioè 149.694 euro al mese, quasi 5.000 euro al giorno. Non
male, per un vecchio postificio in disarmo, più volte sull’orlo della chiusura e salvato in
extremis dalle più rocambolesche manovre.
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 53 di 76
Che ruolo aveva lei nella Ruvoservizi?
"Sono stato uno dei tre sindaci revisori dal 2001 al 2004, presidente del collegio sindacale
era Pina Picciarelli (attuale segretario Pd, ndr).
Nello stesso periodo 2001-2004 presidente della Ruvoservizi era Caterina Montaruli
(attuale vicesindaco e assessore all'Urbanistica, quota Pd, ndr). A lei riportavo le mie
osservazioni e le mie perplessità, ma mi rispondeva sempre in maniera dilatoria ed
evasiva."
La Ruvoservizi era evidentemente più importante delle perplessità dell'ex dirigente.
Poteva andare dal Sindaco del Comune, allora.
"Tutti i sindaci intimidivano (o peggio li escludevano) i revisori dei conti che provavano a
mettere il naso in Ruvoservizi e sulla loro possibilità, per così dire, di libera assunzione.
Così capitò per esempio all'ottimo revisore P. L., che rappresentava il Comune con
sindaco Michele Stragapede. Sta di fatto che in dieci anni non è stato fatto alcun
controllo."
La questione dell'Iva
"La Ruvoservizi, dice Lorusso, è organismo di diritto pubblico." E, se leggiamo Wikipedia,
sembrerebbe aver ragione.
"Quindi il Comune non deve pagare l'Iva sulle prestazione della Ruvoservizi. Invece la
paga. Da sempre."
Fermiamoci un attimo e cerchiamo di capire: il Comune possiede il 100% di
Ruvoservizi e ne è l'UNICO committente. La Ruvoservizi fornisce servizi all'utente finale,
che paga una quota, di solito insufficiente. "Per esempio gli anziani della Casa di riposo
Spada pagano rette mediamente di 900 -1.000 euro al mese. Ma il Comune ne paga
4.200, integrando la differenza."
Cioè, il Comune integra la quota, e in più paga l'Iva. Cosa che, dice Lorusso, non
dovrebbe fare perché Ruvoservizi è sì una srl, ma è organismo di diritto pubblico, dati i
parametri stabiliti dalla legge.
Sono centinaia di migliaia di euro l'anno; il non-dovuto-ma-pagato per 12 anni.
Non solo. Ma vi è un doppio problema.
Il primo: Il Comune fattura i suoi servizi direttamente all'utente finale, mentre
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 54 di 76
dovrebbe farlo Ruvoservizi. Il che ha pesanti conseguenze non solo fiscali, ma se è il
caso anche penali: come per esempio nel caso della anziana ricoverata morta, i cui
parenti hanno fatto causa al Comune, non alla Ruvoservizi, perché loro pagavano la retta
al Comune - anche se a gestire il servizio era Ruvoservizi.
Il secondo: il Comune paga i servizi più di quello che costano
all'affidatario/Ruvoservizi. È un po' come se un'azienda rimborsasse a suoi affidatari non
solo le spese a piè di lista, ma vi aggiungesse altri soldi. Con la differenza che, se per
l'azienda privata ci può essere discrezionalità, questo è ovviamente inammissibile per un
ente pubblico come il Comune.
Le rette incassate impropriamente dal Comune per le prestazioni fornite da Ruvoservizi
"coprono sì e no il 18% della spesa. Il resto, l'82% circa, lo paga il Comune." Più l'Iva (non
dovuta secondo Lorusso).
Come al solito, fermiamoci un attimo e cerchiamo di capire.
Dovrebbe andare così: il Comune affida un servizio, in questo caso a Ruvoservizi -
Ruvoservizi lo fornisce all'utente finale che ne ha fatto domanda e ne ha i requisiti; incassa
la retta; certifica le sue spese - il Comune ripiana la differenza tra quanto Ruvoservizi ha
speso (stipendi, forniture ecc...) e quanto ha incassato - rimanendo Ruvoservizi titolare e
responsabile del servizio ad ogni effetto di legge. E infine, essendo un servizio fornito da
un Ente pubblico (Comune) attraverso un Organismo di diritto pubblico (Ruvoservizi), a un
utente finale/cittadino, non a un'azienda, e per fini sociali e non-commerciali, tale
prestazione sarebbe - secondo Lorusso - esente Iva.
Invece va così: Il Comune fornisce il servizio all'utente finale tramite la Ruvoservizi, come
mero intermediario operativo - ne riscuote (il Comune) la retta (impropriamente, dice
Lorusso, perché dovrebbe farlo Ruvoservizi) - ripiana generosamente la differenza tra
costi e ricavi (il famoso 82%) - risulta titolare e quindi responsabile del servizio, tanto da
ricevere la citazione per la morte della paziente nella casa di riposo - e in più paga l'iva
che non è dovuta. Un bell'affare, no?
Ed è solo grazie alla generosità del Comune che Ruvoservizi, ricapitalizzata con altri
soldi pubblici (cioè nostri) nel 2007, ha potuto da allora dichiarare un attivo annuale, sia
pur striminzito, dopo anni di rosso. Un attivo che però è ingiustificato e privo di senso, dal
momento che Ruvoservizi non è un mediatore ma un affidatario, che dovrebbe chiudere in
pareggio. Insomma "il Comune dà loro più del dovuto così che essi possono vantare
addirittura un attivo". Logico, no? ;)
Non è facile afferrare il concetto, dato il suo carattere estremamente tecnico; ma quando ci
si riesce, se ne comprende l'enormità.
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 55 di 76
La linea del Piave
Lorusso ha dichiarato queste cose in diversi documenti, già otto mesi fa anche a
RuvoLibera; e le ha ripetute pochi giorni dopo, nel gennaio 2013, davanti al Sindaco e a
rappresentanti del Comune (Giunta e Consiglio) e della Ruvoservizi; informandone anche
gli Organi istituzionali di revisione (Corte dei Conti ecc...).
Risultato? Una lettera furibonda dell'avvocato-presidente della Ruvo-Servizi, Francesco
Biga, che accusa Lorusso di istigare all'evasione fiscale.
Il Comune, incredibilmente, per bocca del Sindaco, si dichiara in Consiglio Comunale
completamente dalla parte di Biga. Come se Biga/Ruvoservizi non fosse parte in causa. E
altri consiglieri calcano la mano sul povero Lorusso che viene verbalmente martirizzato.
Ma, noi, fermiamoci un attimo e cerchiamo di capire.
Tu, Lettore, sei il Sindaco di un Comune in affanno e sull’orlo del fallimento grazie
soprattutto (ma non solo) ad Attila e la sua band. Un tuo ex dipendente/dirigente,
specialista in diritto tributario, ti dice che stai pagando una marea di soldi di Iva che
NON dovresti pagare ad una società che tra l'altro è tua. Ed è, egli dice, una
società/organismo di diritto pubblico.
Dovresti tirare un respiro di sollievo e verificare se sia possibile, no? Invece no.
Allora l'avvocato-presidente di QUELLA società (che tra l'altro è tua), non un consulente
super partes, scrive (comprensibilmente, dal suo punto di vista) una filippica contro l'ex
dirigente comunale. L'Iva, dice, va pagata eccome, perché la Ruvoservizi non è una
società/organismo di diritto pubblico.
Il problema è diventato perciò, semplicemente, se la Ruvoservizi sia o meno un organismo
di diritto pubblico. Dalla risposta a questa domanda dipende se si debba o meno pagare
tutta quell'iva.
E tu, pubblico amministratore, Sindaco, Comune, che fai?
Dai ragione al dipendente che ti farebbe risparmiare, e con te i Cittadini?
Scegli una via prudente e disponi una consulenza legale per aver un'opinione terza
sull'argomento, prima di decidere?
Noi avremmo fatto così.
Invece il Comune di Ruvo fa l’impensabile, e si schiera lancia in resta con l'avvocato
della controparte.
C'è qualcosa che non quadra?
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 56 di 76
Ora, se la Ruvoservizi sia o meno una società di diritto pubblico, per quanto a noi sembri
chiaro, non spetta a noi stabilirlo, né al Sindaco, né all'avvocato/presidente della
Ruvoservizi e neanche a Lorusso, ma a un giudice. Che però la questione andasse
indagata, non c'è ombra di dubbio.
Invece è prevalsa la logica di sempre. La linea del Piave di ogni Amministrazione: la
Ruvoservizi prima di tutto. In maniera così unilaterale e precipitosa, poi. Per coprire
cosa?
La Fine del Viaggio
Alla fine di questo viaggio incredibile, di cui questo articolo è quasi la conclusione
geometrica, deduttiva, che si è imposta da sé costringendoci a stravolgere l'ordine dei
pezzi - alla fine di questo viaggio in cui ci saremo di sicuro fatti qualche nemico e forse
avremo perso qualche amico: ma, come si dice, il miglior amico è la verità; alla fine di
questo viaggio drammatico, e - ve lo assicuro - faticosissimo; alla fine di questa peripezia
ai confini di una realtà da cambiare, abbiamo trovato tutte le risposte. Anche quelle che
non cercavamo; così come avviene talvolta che, cercando una scorciatoia per l'India, si
finisce per scoprire l'America.
Perché la storia della Ruvoservizi è la storia di questo Paese e in primo luogo di questa
Città, sbranata dal clientelismo e dissanguata da patti politicamente incestuosi i cui
effetti sono, con ogni evidenza, vivi ancor oggi. Il codice genetico di un disastro senza
precedenti.
Alla fine di questa brutta storia ci sono 50 dipendenti che resteranno senza lavoro. A meno
che il Comune non decida di convertire Ruvoservizi in qualcos’altro, sempre a spese dei
cittadini, ma, questa volta, tenendo presenti i criteri di economicità e concorrenza fino ad
oggi totalmente ignorati e sbeffeggiati. Insomma dovrà stare sul mercato con le sue
gambe, se ce la fa: la pacchia è finita per sempre.
La logica del silenzio
Capiamo ora chiaramente perché il povero sindaco Ottombrini non se la sente di andare
in piazza a denunciare le reali responsabilità del disastro. E perché, da brava persona
pacata qual è, si infurii (dice Ruvolive) se gli toccano la Ruvoservizi, come se non ci fosse
alternativa al mondo.
Capiamo perché chi segue i consigli comunali ci racconta di percepire ancora come
decisiva la parola di Attila-Paparella.
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 57 di 76
Capiamo perché alla logica della comunicazione e della trasparenza, di cui da tanti anni ci
facciamo portatori, si risponda ancora oggi col silenzio, col rinchiudersi nel bunker, con la
implicita complicità.
Capiamo perché il Default non si spiega ai Cittadini ma si aggira svendendo
l'argenteria di casa e indebitando di altri 7 milioni (che non basteranno) una città che già
oggi paga 426.563,33 euro solo di interessi su mutui pregressi (bilancio 2012). Quasi
mezzo milione solo di interessi!
Una gestione dissennata e forsennata. Sulla pelle di tutti e a vantaggio dei soliti noti.
Un sistema a suo modo perfetto (certo non solo ruvese, anzi nazionale, ma perfetto) per
devastare e prosciugare le casse pubbliche; per pagare campagne elettorali di politici
mediocri e senza idee; per dare posti finti, costosi come quelli veri ma che inevitabilmente
finiranno prima o poi per lasciare a terra i “favoriti”; e che nel frattempo mettono sul
lastrico tutti i Cittadini.
Visto come siamo messi, ad ogni livello, verrebbe da dire: missione compiuta.
Ovviamente enunciamo una regola generale. Sappiamo benissimo che c'era e c'è anche
chi si impegna seriamente. Ma queste lodevoli eccezioni, con ogni evidenza, non
cambiano il quadro generale delle cose.
Che ciocchi, che ingenui siamo stati, a credere che questa Amministrazione potesse far
tesoro dell’insegnamento della sua stessa elezione, e procedere al radicale
rinnovamento, alla sterzata a 180 gradi di cui la Città ha disperatamente bisogno.
La fine del clientelismo; una politica che premi il merito e curi il bisogno.
Che stupidi idealisti senza speranza. Pensare che la Politica potesse recuperare la
maiuscola, che maggioranza e "opposizione" fossero stanche di subire la dittatura dei
peggiori, la peggiocrazia come qualcuno l'ha chiamata:
Il male oscuro dell'Italia è che è governata non dai migliori né dai mediocri, ma dai
peggiori. Il nostro paese si è trasformato in una peggiocrazia; se non ricostruiamo un
senso civile e morale, se non sradichiamo il sistema creato da questa peggiocrazia non
abbiamo futuro. (Luigi Zingales)
Ci siamo davvero illusi che potessero fare una leale autocritica e cambiare. Che anche i
partiti pullulassero di giovani e meno giovani per nulla compromessi e per nulla disposti ad
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 58 di 76
essere parte e corresponsabili dello sfascio. Della lenta ma sistematica distruzione
economica, finanziaria, sociale, politica, urbanistica, ambientale - di una cittadina che era
un gioiello mondiale.
Di tutto questo non è successo nulla. E anche i giovani e meno giovani onesti militanti di
partito, di ogni partito, che senz'altro ci sono e ne conosciamo tanti - non hanno fatto che
uniformarsi alla generale, incredibile, pervicace, assordante parola d'ordine del silenzio.
Saranno capaci almeno ora, sull'orlo dell'abisso, di ritrovare uno scatto d'orgoglio?
E saranno capaci i Cittadini, quelli senza distintivo di partito, di vincere tutto questo, di non
farsi sopraffare dalla consueta apatia, di non lasciare che lo scandalo da cui si sentono ora
sconvolti appassisca e impallidisca fino a svanire, per lasciare tutto com'è - per
condannarci alla catastrofe?
La Chiave di Volta
Perché questa è la chiave di volta. O i Cittadini scendono in campo, rinnovando i partiti,
gli strumenti e gli obbiettivi della Politica e facendole recuperare la maiuscola; o non c'è
speranza per nessuno. Nemmeno per i furbetti di un tempo, la cui ignavia, la cui incapacità
e la cui vorace ambizione ci hanno condotti fin qui. Tutto crollerà inesorabilmente.
Noi abbiamo fatto il possibile, trovato e rivelato verità sconvolgenti, che hanno infatti
sconvolto in primo luogo noi stessi. Un'indagine come mai si era condotta nella storia della
Città, e non solo. E un'indagine che ha svelato i retroscena inconfessabili in cui
maggioranza e "opposizione" diventano troppo spesso, su temi rilevanti, praticamente la
stessa cosa. Un passato che lega e che pesa come in certi romanzi di Dostoevskij.
La storia della Ruvoservizi, come la Drosophila nella Genetica, ci aiuta a ricostruire in
controluce l'intreccio di cariche e responsabilità incrociate il cui significato politico è
impossibile da fraintendere o sottostimare.
Non si tratta necessariamente di immaginare chissà quali scenari nascosti (su quello, se è
necessario, indagherà la Magistratura): si tratta semplicemente di prendere atto che da 24
anni a questa parte la Città(come il Paese) è "governata", maggioranze e "opposizioni",
dalla stessa squadra di nonnetti politici (a prescindere dall'età anagrafica) cresciuti nella
logica chiusa di partito ma fin troppo pragmatici nel girarsi le cariche tra loro con perfetta
realpolitik stile politburo sovietico.
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 59 di 76
Una squadra di nonnetti affaticati, appesantiti da trent'anni o più di partito/potere sulle
spalle, estremamente a disagio nell'epoca digitale di Internet e della Comunicazione.
Una squadra di vecchie glorie che vaga per il campo e si ferma ogni due passi a prender
fiato, mancandole l'aria del ricambio dei cittadini, e che aspetta solo la fine della partita
di calcetto per riposarsi mentre tutto intorno infuria il campionato mondiale della
globalizzazione, in cui ben altre squadre, con ben altra aggressività, ci impongono di
essere competitivi o sparire.
Ora sappiamo per certo che non ci sarà incontro dell'Amministrazione con i Cittadini -
che quindi abbiamo chiesto invano per due anni e passa. Che non ci sarà la trasparenza
richiesta. Che non cambierà nulla, almeno non per loro iniziativa, nel tranquillo tran tran
di inefficienza e di spreco degli ultimi vent'anni e passa.
Ma le ragioni, ora, almeno, ci sono chiare. Sono chiare a tutti.
E la ragione più ragione di tutte è la condivisione di un passato comune, politico e amicale,
delle stesse visioni e degli stessi interessi, delle stesse scelte e non di rado delle stesse
responsabilità; rapporti troppo stretti, troppo intensi, troppo a lungo - tra politici che ora
sono (finalmente) distanti.
Tutti parte della stessa storia. Tutti dalla stessa parte della Storia, sempre più opposta a
quella dei Cittadini. Attori dello stesso dramma. Che non possono accusarsi l’un l’altro
senza cadere tutti quanti dal palcoscenico.
L’ostinazione a non voler dire pubblicamente le cose come stanno (sulla Ruvoservizi, ma
anche sugli espropri, sul Default, sull’ulteriore indebitamento a umma a umma pur di non
parlarne - e su tutto il resto) si fonda sulla coscienza di non essere super partes.
La consapevolezza che, se si apre l’armadio degli scheletri, non saranno scheletri di
una parte sola.
Noi invece, i Cittadini, quell’armadio vogliamo oggi più che mai spalancarlo. Ne abbiamo
più che mai bisogno, per dare inizio a un vero e radicale rinnovamento. Ma questa è
un’altra storia.
Cercavamo solo 100.000 euro per fronteggiare l'emergenza straordinaria della povertà.
Abbiamo scoperto tutto un sotterraneo brulicante, un inferno di cifre che gridano giustizia.
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 60 di 76
Abbiamo imparato che nel Bilancio è scritto il codice genetico e il destino di una
comunità. E che bisogna controllarlo, custodirlo come una Bibbia laica, discuterlo e
vivificarlo con la partecipazione e con l'esempio.
Chissà, forse ci ha guidato la mano di Dio. E, in questo caso, speriamo non si stanchi di
farlo.
Grazie per averci seguito.
mario albrizio
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 62 di 76
LA GUERRA DELLE MUTANDE
Martedì, 13 Agosto 2013 12:58
di Mario Albrizio
Il Comune alla gara delle svendite
Quando uno ha perso tutto, in senso economico, si dice che "è rimasto in mutande".
L'espressione non è granché elegante, ma rende l'idea.
Ma cosa succede se, dopo, ha ancora bisogno di denaro? Semplice: vende anche le
"mutande".
È quello che sta facendo il Comune, prima con la cessione della sua quota della (ormai
ex) Farmacia comunale; poi con la cauta vendita di piccoli locali e terreni di scarso valore,
probabilmente come ballon d'essai - per vedere che effetto fa sulla cittadinanza.
Ora però esce un elenco di beni ben più nutrito e corposo, dalla cui vendita il Comune
spera di guadagnare intorno ai 2 milioni e mezzo.
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 63 di 76
Di per sé, la cosa non sarebbe malvagia. Da tempo denunciamo la miopia di un
accantonamento passivo di beni che ben potrebbero essere usati per fini migliori.
Sono ormai quasi vent'anni, dall'epoca di Partecipare, che chiediamo un serio Piano del
Lavoro, finanziato proprio con la vendita dei beni pubblici improduttivi e privi di altro
interesse che quello economico, e finalizzato a promuovere la rivoluzione dei diritti e del
lavoro, la sconfitta del clientelismo e l'inaugurazione di una nuova era in cui i Meriti e i
Bisogni trovino una nuova coniugazione.
Le Amministrazioni di allora sono state sorde. E per la verità anche l'attuale pare non
sentirci affatto. Intanto però la città affonda. Dopo che sono affondate centinaia di famiglie,
costrette a emigrare, o a far scappare i propri figli, o a chiudere l'azienda.
Perché questi sono i frutti della cattiva politica: il fallimento prima dei più poveri e poi di
tutti gli altri. Perché la politica miope non vede come il benessere di tutti sia così
strettamente legato e collegato, che gli uni non possono averlo a lungo se gli altri non ne
hanno almeno una parte.
Una gestione ATTIVA dei beni pubblici
E si potrebbe anche enunciare la legge storica per cui il benessere si mantiene tanto più a
lungo quanto più si è in grado di distribuirlo intorno a sé. Chi si chiude e si arrocca, muore.
È una legge a prova di smentite.
Quindi, dopo vent'anni che ci sgoliamo nel deserto, è arrivata l'ora di una gestione ATTIVA
dei beni pubblici, per valorizzarli e creare e distribuire benessere a tutti?
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 64 di 76
Purtroppo no. Neanche per idea. Non c'è alcun Piano del Lavoro e/o dell'Impresa né del
Benessere né qualcosa che gli assomigli neanche lontanamente.
Ciò che si intravvede dietro questa improvvisa frenesìa delle vendite, dopo decenni di
sonno, è la pura e semplice, e drammatica, necessità di recuperare soldi per far fronte
all'enorme debito fuori bilancio e al rischio di default.
Ed anche qui siamo alle solite. Perché il Comune aliena, vende o più probabilmente
svende, beni che sono di tutti per tamponare un problema causato da altri, con ben
precise responsabilità; un problema che l'Amministrazione non ha la forza politica di
affrontare oggi, e che non ha avuto la lungimiranza politica di affrontare ieri, due anni fa, al
suo insediamento, quando tutto era ancora possibile.
Insomma, nello scontro tra cooperative ed espropriati/risarciti, e nel disperato (e inutile,
perché il Comune non ha 13 milioni di euro di beni da vendere) tentativo di evitare il
dissesto e salvare la propria maggioranza, ci rimettono tutti i cittadini. Si svende
l'argenteria di famiglia, dopo aver perso due anni preziosi per trovare, o meglio per non
trovare, soluzioni migliori.
E tutto senza che i cittadini possano mai conoscere la stessa esistenza del debito, né
l'entità, né tantomeno le vere cause - salvo i Lettori di RuvoLibera. Abbiamo chiesto più
volte che l'Amministrazione spiegasse come stanno le cose alla Cittadinanza, spiegando
le origini e indicando le evidenti responsabilità. Incredibilmente, preferiscono passare loro
per colpevoli. Chissà perché.
E preferiscono svendere i Beni di Tutti, piuttosto che indicare le responsabilità di qualcuno.
Pazzesco.
Ma c'è di più.
Perché il momento è quello che è. E in mutande non c'è rimasto solo il Comune. E c'è
accesa concorrenza, o meglio guerra, per vendere ognuno le proprie mutande.
Ce ne sono tanti altri in mutande, famiglie, imprese - anche grazie alla particolare inerzia
delle varie Amministrazioni succedutesi negli ultimi vent'anni a Palazzo Avitaja: una triste
tradizione a cui l'attuale maggioranza/opposizione, ahinoi, ha dimostrato di non fare
eccezione.
La Città è stata abbandonata, lasciata a se stessa mentre i soliti noti conducevano la loro
guerra delle poltrone.
Così chi stava bene oggi sta meno bene, chi poteva risalire annaspa, chi ancora
annaspava, affonda.
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 65 di 76
E insomma in giro c'è abbondanza di "mutande", cioè di proprietà in vendita/svendita; ma
c'è penuria di soldi, oggi come mai dal dopoguerra.
Non c'è bisogno di essere Keynes per capire che se diminuiscono i soldi in circolazione e
(di conseguenza) aumentano gli immobili in vendita, il risultato sarà inevitabilmente che
quegli immobili rimarranno invenduti o saranno drasticamente svenduti. La Storia è piena
di esempi. E per la verità con l'aggiunta che di solito le svendite non sono casuali, anzi
consentono agli amici e agli amici degli amici di acquistare beni preziosi a un tozzo di
pane. Speriamo non sia questo l'ennesimo caso.
Ma, come che la si giri o la si volti, rimane che la guerra delle mutande è una cosa a cui il
Comune non dovrebbe partecipare, specie in un momento come questo. Perché si tratta
sempre di impoverire tutti i Cittadini (innocenti) a vantaggio di pochi (a partire dai
responsabili del disastro).
Insomma per salvarsi la maggioranza vende/svende Beni che NON sono i suoi, ma di tutti
noi. E tutto per evitare un Default che con questi mezzi NON può essere evitato. È
evidente che c'è qualcosa che non quadra.
E sarebbe curioso capire se dietro questa improvvisa mania di vendere/svendere,
accoppiata all'ostinazione irremovibile a NON denunciare il reale stato delle cose e delle
responsabilità - non si agiti un nuovo scenario politico, se non vi siano nuove mirabolanti
alleanze che si stanno costruendo per presentarci alle prossime elezioni la solita alternativa
inesistente, il solito menu à la carte tra zuppa e pan bagnato. Una specie di larghe intese
rubastine di ben triste memoria nazionale - anche questa volta costruite sull'impoverimento
generale della comunità.
La parola d'ordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti: salvare le poltrone (per
non dire altro). Anche a costo di affondare la Città.
È così che un'Amministrazione che ha perso da tempo la strada e una "opposizione" che
non ne ha mai avuta una, entrambe in molti esponenti pesantemente compromesse con
un passato impresentabile e dagli esiti funesti, giocano a trovare terreni d'intesa, che poi
contrabbanderanno come superiori interessi cittadini, mentre l'unico interesse della Città
sarebbe quello di diventare finalmente libera, di scrollarsi di dosso classi dirigenti incapaci.
Una Città finalmente capace di scegliere il suo futuro e i suoi rappresentanti tra i cittadini
migliori e più stimati, e non nei troppo spesso mefitici recinti imbandierati di partiti sempre
e comunque fuori dal tempo, ruderi del '900 in appalto ad oligarchie ormai politicamente
cadaveriche che pretendono di dettare legge ancor oggi e di imporre le loro logiche
familistiche, nepotistiche, clientelari e a volte francamente mafiose.
Questo è il drammatico bivio in cui siamo. Scegliere tra progresso e deriva mafiosa.
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Ritrovare la rotta ripartendo dai Cittadini; da una Idea condivisa, pubblica, globale di Città
per il Terzo Millennio.
Oppure rassegnarsi a un ulteriore declino che, nella vita quotidiana, non potrà che tradursi
in aumento di clientelismo e di barbarie civile, fino a una deriva che non sarà più mafioso-
clientelare ma sarà ristretta al primo degli aggettivi.
L'Amministrazione cambi rotta, finché è in tempo. Eviti la svendita del patrimonio pubblico
e inizi una seria politica di valorizzazione dei Beni comuni.
Quelle mutande a cui siamo costretti sono oggi la nostra bandiera.
Dobbiamo tenerle care e ripartire da lì. Perché se svendiamo anche quelle, dopo rimane
soltanto...
mario albrizio
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 67 di 76
IL DEFAULT CIVILE
Giovedì, 29 Agosto 2013 11:21
di Mario Albrizio
L'ASSESSORE LOVINO: NON CI SARA' DEFAULT
Nell'ambito di una riunione tra gruppi di impegno civile e politico che si oppongono alla
svendita almeno dei terreni comunali di interesse storico-
sociale-antropico, tra l'altro di scarsissimo valore
economico; l'assessore al Bilancio, Rino Lovino, ha
dichiarato che "non esiste rischio dissesto per il Comune".
Il Comune "venderà i suoi immobili" (o più probabilmente li
svenderà) e farà "un mutuo da 7 milioni" - sperando che
bastino, con una cifra debitoria che continua ad aumentare.
Noi, ovviamente, prendiamo atto della dichiarazione.
Tuttavia non possiamo fare a meno di tradurre il suo amaro significato per i Cittadini.
Infatti dalla (s)vendita degli immobili il Comune pensa di ricavare 2,5 milioni. Sarà tanto se
ne prende la metà, ma siamo generosi: 2,5 milioni. Più 7 di mutuo, uguale 9,5 milioni.
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 68 di 76
Come si fa ad arrivare ai 13 milioni che è la valutazione minima del debito extra-bilancio
già consolidato relativo alla questione degli espropri e dei rimborsi? Che cos'altro ci
dobbiamo vendere, oltre alle mutande già messe in palio?
Quali altri servizi essenziali dovremo ulteriormente tagliare? A quanto peso aureo
pagheremo la spazzatura? A quali vette l'Imu o come si chiamerà?
I Cittadini si troveranno così con un Comune (il loro Comune) spogliato dei suoi beni; con i
servizi ancora più tagliati e, quelli che restano, più cari; e con sul groppone un altro mutuo
da 7 milioni (senz'altro insufficienti a coprire il debito, cifre alla mano) che comunque si
dovrà restituire. Con gli interessi. Oltre alle centinaia di migliaia di euro di e interessi che
già paghiamo per mutui precedenti: oltre 450.000 per il 2012!
E teniamo conto che abbiamo considerato la voce più favorevole sul deficit extra-bilancio:
c'è chi arriva a contarne 15, o 17 milioni o anche oltre. Una dichiarazione ufficiale del
Comune su tale entità, ovviamente (c'è da dirlo?) manca.
Tutto questo - ed è forse la cosa peggiore - SENZA che i Cittadini abbiano avuto una sola
parola di spiegazione dall'Amministrazione. Sull'origine, sulla struttura e sulle pesantissime
responsabilità che ci sono dietro al disastro che tutti stiamo già pagando e saremo
chiamati a pagare ulteriormente.
Come se dopo una notte agitata ci ritrovassimo nudi, affamati e all'addiaccio - stesi fuori
dalla porta e senza, senza poterci dare una spiegazione dell'accaduto.
Un film? Un brutto sogno? Eh no: è la nostra realtà.
Con l'aggravante che il "commissario" o se preferite "lo sceriffo" del villaggio, che ha visto
e sa tutto, non ci dice niente; ma in compenso manda i suoi esattori perché intanto c'è un
debito da pagare e si sa, anche se noi nulla sappiamo di quel debito e non l'abbiamo mai
contratto - i debiti si onorano.
Noi di RuvoLibera avevamo fatto la nostra proposta, Ruvo Terzo Millennio, più di un anno
fa, come al solito con l'unico interesse di evitare un tracollo alla città e ai Cittadini. Una
proposta articolata che avrebbe risolto il problema radicalmente secondo uno schema win-
win, in cui tutti vincono: chi deve pagare paga il giusto; chi non deve pagare (i Cittadini)
non paga nulla; e chi deve riscuotere riscuote tutto, magari anche di più se ci mette
impegno.
La risposta dell'Amministrazione? Attendiamo ancora....
Si sono limitati a scopiazzare Ruvo Terzo Millennio, stravolgendola, sbrindellandola,
prendendo un po' qua un po' là senza considerare la estrema organicità e unitarietà del
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quadro risolutivo che veniva proposto; traducendola in termini davvero intollerabili di
ulteriore espansione edilizia e tirando fuori il monstre di Ruvo2, non solo inapplicabile per
veti regionali, non solo incomprensibile ed economicamente insostenibile in un momento
di spaventosa contrazione della liquidità, ma addirittura foriero di nuovi espropri e di un
nuovo possibile infinito (e costosissimo) contenzioso.
La stessa "logica" di uno che, dovendosi curare una gamba rotta, decida di rompersi
anche l'altra.
Insomma un altro disastro stile Paparella, ma se possibile peggiore, a testimonianza che
la Storia insegna, ma non ha allievi (Gramsci) preferendo i più ricadere nelle stesse
trappole.
Premesso che la Buona Politica che non abbiamo mai avuto (maggioranze e
"opposizioni") ci avrebbe evitato di finire in questo pantano - una volta cadutici dentro, e
anche non volendo per qualche incomprensibile ragione adottare la soluzione indolore di
Ruvo Terzo Millennio - si potevano comunque seguire un'infinità di altre strade per
ottenere almeno qualche risultato.
Nominare avvocati capaci anche di vincerla qualche causa, per esempio; presentare in
tempo ai giudici documentazione pervenuta fuori tempo massimo; magari studiare
un'emissione di Boc comunali e tanto altro; magari basta ottimizzare le grandiose spese
comunali, farla finita con la piovra del clientelismo, far pagare i responsabili e
risparmiare qualche milione di euro l'anno che potrebbe portarci senza colpo ferire a
risolvere tutti i nostri problemi economici.
Fatto salvo che i Cittadini hanno il diritto e DEVONO sapere di chi sono le
responsabilità del disastro.
Ma questo, purtroppo, questa Amministrazione ha dimostrato di non volerlo fare. Nulla di
tutto ciò.
E a questo punto, se vogliamo sopravvivere come Città ed evitare che il Default civile, di
democrazia e di rappresentatività, in cui già viviamo, si trasformi anche in default
economico effettivo o mascherato (attraverso un mostruoso indebitamento comunale), non
ci resta che sperare che l'Amministrazione cambi passo, denunciando la situazione,
informandone la cittadinanza e indicandone i responsabili.
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O sennò, non resta che cambiare Amministrazione (maggioranza e "opposizione")
sperando che chi ha il dovere di affrontare e risolvere i problemi della città trovi la spinta e
la motivazione che non ha avuto finora, o almeno un sussulto di dignità che porti a
dimissioni ed elezioni anticipate, per evitarci quasi tre anni di ulteriore agonia e,
probabilmente, la morte civile per asfissia.
Questa "bacchetta magica", Vito, almeno questa, ce l'hai. Usala, in un senso o nell'altro.
Ma usala.
mario albrizio
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 71 di 76
L'IRA DI STRAGAPEDE Venerdì, 06 Settembre 2013 13:22 di Mario Albrizio
Crolla il muro dei "non sapevo" e "non immaginavo"
Le nostre inchieste hanno indubbiamente lasciato il segno. Ma, in un processo di radicale
rinnovamento democratico, questo è solo l'inizio.
Molto altro dovrà seguire.
Ringraziamo anche Ruvolive e Ruvodipugliaweb, che ci hanno aiutato a diffondere il
nostro messaggio di giustizia e trasparenza praticamente alla totalità degli internauti
ruvesi.
Se solo avessero una politica più restrittiva verso l'anonimato, quante cose ancora si
potrebbero fare insieme, nell'ottica del supremo interesse della Città e dei Cittadini.
Ma, mentre il messaggio e i dati sconvolgenti della nostra inchiesta si trasformano da lettura in passaparola, ed entrano anche, sempre più, nella coscienza diffusa anche
dei non-connessi - comincia a sgretolarsi anche l'insostenibile e non credibile muro dei
"non sapevo" e "non immaginavo".
In realtà si sapeva tutto benissimo.
Autorevoli rappresentanti della precedente amministrazione ci fanno sapere di quel giorno
in cui l'allora sindaco Michele Stragapede ha tuonato per tutto il Comune cercando i
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 72 di 76
responsabili della stratosferica bolletta del telefono, di circa (dice la nostra fonte) 3-4.000
euro. Per un bimestre.
Chissà cosa pensa oggi Stragapede di quello che è emerso. Ma a noi, cittadini del 2013,
l'episodio fa quasi (amaramente) sorridere.
Perché una bolletta di 3-4.000 euro a bimestre, e per di più eccezionale, visto che fa
imbufalire il Sindaco - ma ammettiamo che fosse la norma: una bolletta da 3-4.000 euro bimestrali fa un totale di 36-48.000 euro annuali. Che è già uno sproposito di per sé.
Ma allora come diavolo hanno fatto, in pochi anni, a passare ad una cifra tre-quattro
volte superiore di quella già allora scandalosa e che giustamente ha fatto infuriare quel
sindaco?
E ora volete sapere com'è andata poi, non è vero?
Scompiglio. Fuggi fuggi. Ricerca caotica di alternative. Il consigliere comunale che trova
un'offerta alternativa di Tim/Telecom: telefonino gratis a tutti gli assessori, e
tariffe convenienti. Nell'ordine, pare, dei 3-400 euro/mese, che avrebbero ridotto la bolletta esattamente a un
quinto(!) della cifra di allora, e a un quindicesimo (!!) di quella di oggi.
Senza contare l'offerta odierna di un operatore di telefonia che offre per100 euro/mese fino
a 8 linee, con internet e telefonate illimitate verso chiunque, telefonini compresi. Siamo
nell'ordine dei 1200 euro annuali.
Che anche se dovessimo assurdamente moltiplicarli per 5 (equivalenti a 40 linee, più di
quelle che il Comune ha attive e molte più di quelle che ragionevolmente dovrebbe avere)
fanno un massimo di 6.000 euro - mentre, ricordiamolo, se ne sono pagati più di 150.000 per il 2012 ed è previsto di pagarne 140.000 per l'anno corrente. Ben oltre i limiti della
follia amministrativa.
La rincorsa allo spreco
Ma, ai tempi (2006-2011), con Stragapede infuriato, come va a finire?
Non se ne fa nulla, ovviamente. Interviene (pare) una dirigente comunale, oggi non più a
Ruvo, che trova da eccepire. Tutto si blocca. Tutto si perde. L'impeto, non ben motivato, si
dissolve ai primi ostacoli.
E dev'essere da qui che è partita la lunga rincorsa ai record dello spreco.
Qualcuno deve aver visto che, incredibilmente, gli sprechi sono coperti, blindati, difesi
da tutto e da tutti. Ed ha deciso di sfruttare l'opportunità.
Qualcuno o forse tanti. Chissà. Il messaggio era così chiaro...
Sarebbe interessante sapere perché a tutt'oggi nessuno ha chiesto i tabulati delle
telefonate. Cosa c'è da nascondere?
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 73 di 76
E sarebbe interessante ora andare a chiedere a quella dirigente cosa c'era da eccepire
all'adozione di un nuovo piano telefonico. Se ci sia una legge che impone lo spreco, tra
tante che tagliano i fondi.
E se le sue osservazioni fossero (come dobbiamo ritenere fino a prova contraria) fondate,
sarebbe interessante capire perché gli ostacoli sulla via del risparmio e dell'ottimizzazione
del pubblico denaro non siano stati sollecitamente rimossi. Chissà se almeno stavolta qualcuno si degnerà di rispondere ai Cittadini.
E sarebbe bello che la differenza tra la bolletta che abbiamo pagato e quella che
avremmo dovuto pagare sia versata da coloro che in tutti questi anni hanno fatto
finta di non vedere e di non sapere.
Politici, burocrati, dirigenti e occupanti di poltrone varie. Tutti, se nonbelli,
addormentati? Maggioranza e "opposizione", che più di ogni altro ha il dovere e l'interesse
di controllare?
E può mai il sonno essere una giustificazione per clamorose inadempienze di pubblici
ufficiali, che con ogni evidenza non hanno gestito la cosa pubblica con il rigore che la
legge impone, come buoni padri di famiglia, e con la passione civile che i Cittadini si
aspettano?
Nel migliore dei casi, davvero, un incredibile Festival
dell'Incompetenza. Il vero Festival cittadino - che va in scena tutto l'anno.
A tutti loro, della vecchia e della nuova Amministrazione, vorremmo chiedere: Signor
Sindaco, signori Assessori, signori Consiglieri di maggioranza e "opposizione", compresi i
tromboni incompetenti e supponenti di sempre; e signori Dirigenti tra l'altro così profumatamente pagati perché "migliorino" il proprio servizio: vogliamo una risposta.
Vogliamo sapere se vi ritenete o no corresponsabili.
Se siete o no disposti a chiedere scusa alla Città e ai Cittadini.
Se siete o no disposti a pagare un euro a testa, un solo euro, come risarcimento
simbolico dei danni che avete fatto. E poi sgombrare il campo perché questa Città ha
bisogno di tornare a vivere.
Ci auguriamo che sia rimasto almeno questo senso civico minimo. Perché qui qualcuno
sta scherzando col fuoco. Qualcuno coltiva lo spreco mentre c'è chi non ha da mangiare.
Qualcuno che potrebbe presto rendersi conto che l'ira di Stragapede è nulla, rispetto
all'indignazione dei Cittadini delusi e ingannati.
Ai quali, a tutt'oggi, non ci si degna di dare una sola parola di risposta e di
spiegazione. Con un silenzio intollerabile che è comunque un'offesa lacerante alla
democrazia - ed è già un'implicita ammissione di colpevolezza - ma che non basta.
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 74 di 76
Noi aspettiamo da tutti questi signori e pubblici rappresentanti di ieri e di oggi,
maggioranza e così detta "opposizione" - questo segno minimo di responsabilità e di
civiltà. Diversamente non ci resterà che chiedere l'intervento della Magistratura.
E questa volta gli avvocati abbiano almeno il buon gusto di pagarseli loro.
mario albrizio
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 75 di 76
Epilogo.
Il resto, è ancora storia da scrivere. Insieme.
Si comincia oggi, alle 17.30. In Pineta.
Vietato mancare.
Bilancio ai Confini della Realtà Pag. 76 di 76
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RuvoLibera