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I GEOFISICA La storia del mondo plasmato dai ghiacci MEDICINA Le terapie contro l’epidemia di diabete BENESSERE Il drenaggio contro le gambe gonfie BECCARIA PAGINA II ARCOVIO PAGINA IV DI TODARO PAGINA VI TUTTOSCIENZE MERCOLEDÌ 14 NOVEMBRE 2012 NUMERO 1536 A CURA DI: GABRIELE BECCARIA REDAZIONE: CLAUDIA FERRERO GIORDANO STABILE [email protected] www.lastampa.it/tuttoscienze/ L a nostra mente affronta continuamente viaggi nel tempo. Viviamo in un mondodiieriedidomani, ricordandoeventipassati e progettando quelli futuri, dalla compilazione della lista della spesa all’organizzazione di un viaggio. Questa capacità, alla base della no- stra vita sociale, coinvolge sofistica- ti processi cognitivi, come la co- scienza di sé e la facoltà di formula- re pensieri, desideri e intenzioni. Per molto tempo si è creduto - e al- cuniricercatorilocredonotutt’ora- chequestaabilitàsiaunicadellano- stra specie e che gli animali vivano inuneternopresente.Manonèpro- prio così. «Il punto critico della pianifica- zione del futuro - sostiene Giorgio Vallortigara, professore di Neuro- scienze e direttore del “Center for Mind/Brain Sciences” dell’Univer- sità di Trento che ha dedicato al te- ma parte del suo ultimo libro (“La mente che scodinzola”) - è che il comportamento dell’animale deve essere orientato verso un obiettivo futuro, ma senza essere spinto da una motivazione contingente». Un uccello che migra probabilmente non prevede l’arrivo dell’inverno, ma segue i propri cambiamenti or- monali. O un ratto che impara ad abbassare una leva per ricevere in unfuturo,piùomenoprossimo,una ricompensa,lofainpredaallafame. «Per pensare che ci sia una sorta di visione del futuro - continua Vallor- tigara - il ratto dovrebbe cercare di ottenere qualcosa a cui, in quel mo- mento, non è interessato, ma che sa che potrebbe desiderare in un mo- mento e in un contesto futuro». Di recente, però, sempre più esperimenti sembrano provare che, almeno alcuni animali, siano in gra- do di effettuare i viaggi mentali nel tempo, con tutte le carte in regola. L’ultima ricerca, realizzata da Mi- chael Delgado dell’Università di Be- rkeley, ha analizzato l’abilità degli scoiattoli di fare le provviste per l’inverno. Questi mammiferi cerca- no alimenti diversi - noci, nocciole, pinoli - per nasconderli in modi e luoghi diversi. Secondo il ricercato- re,gliscoiattolisicomportanocome abilifinanzieri,investendoiloro«ri- sparmi» in prodotti differenziati e non in un unico capitale a rischio. Ma gli studi più originali, condot- ti da un team dell’Università svedese di Lund, riguardano le vicende di Santino, uno scimpanzé dello zoo di Furuvik. La mattina, quando ancora i cancelli dello zoo erano chiusi, racco- glieva e impilava dei sassi. Una volta che entravano i visitatori, Santino aspettava di averli a tiro e iniziava il suodisplayaggressivo,lanciandonel- la direzione degli ospiti, evidente- mente non graditi, i suoi «proiettili». Ma non è tutto. Ultimamente, però, ha fatto di più. Santino, resosi conto che gli spettatori indietreggiavano quando si avvicinava, ha nascosto i sassi sotto un po’ di paglia. Una volta poi che gli umani erano vicini, simu- lando un comportamento disinteres- sato, si è avvicinato al cumulo di pa- glia e rapidamente ha raccolto i sassi, tirandoli al pubblico stupito. Secondo i ricercatori, che per 10 anni hanno studiato il diabolico scimpanzé, ciò dimostra che anche un primate non umano possa avere una mente in gra- do di pianificare il futuro. Sempre per sottolineare queste abilità, lo stesso team ha rilevato co- me due scimpanzé e un orango, posti di fronte alla scelta tra poter mangia- re un frutto subito o prendere una cannuccia con cui avrebbero potuto mangiare, dopo un’ora, una deliziosa zuppa di frutti, hanno preferito la cannuccia, dimostrando grande «self-control». «Ma, secondo me, gli esperimenti più convincenti - dice Vallortigara-sonoquelliconleghian- daie studiate da Nicky Clayton del- l’Università di Cambridge». Questi uccelli sono soliti nascondere il cibo e a volte tornano per cambiare il luogo dove hanno nascosto le provviste. In un primo esperimento si è notato che cambiano molto più spesso il nascon- diglio quando vengono osservati da un «conspecifico». MONICA MAZZOTTO Santino, lo scimpanzè più furbo di noi umani Mente superiore Lo scimpanzè Santino vive nello zoo di Furuvik in Svezia: astuto e aggressivo si comporta con logiche che hanno stupito etologi e neuro- scienziati L’INVENZIONE S fere gelatinose capaci di muoversi autonoma- mente: grazie alla biomimetica - la scienza che imita la natura - la materia diventa «attiva». Sfruttando le componenti dei «motori molecolari» dellecellule,unteamdellaBrandeisUniversity,negli Usa,harealizzatoungelchesispostadasolo,consu- mando energia come gli esseri viventi. Il movimento è reso possibile dal «citoscheletro», un’impalcatura deformabile che modifica la cellula, permettendole - si dice in gergo - di «strusciare». I ricercatori hanno usato microtubuli, cioè filamenti che danno forma al materiale, e molecole di chinesina, vale a dire mini- motori che «camminano» nei microtubuli stessi. A dare l’energia è una molecola, l’adenosintrifosfato. N asce il laser delle dimensioni di un virus. Il dispositivo in miniatura funziona a temperatura ambiente e sfida i limiti di diffrazione della luce. Protagonista è un team della Northwe- stern University, negli Usa, che ha indivi- duato un nuovo modo per produrre «rag- gi singoli». Detti «nanolaser plasmonici», possono essere integrati in dispositivi fo- tonici a base di silicio, nei circuiti ottici e anche nei biosensori, tutti su scala nano- metrica. Si tratta di una vera rivoluzione, fondamentale per l’elaborazione e la me- morizzazione ultraveloce dei dati. Queste fontidiluceascalananometrica-haspie- tatoilleaderdellaricercaTeriOdom-so- no possibili grazie all’utilizzo di particelle metalliche molto particolari, caratteriz- zate da strutture con una forma che ri- corda «un papillon tridimensionale». Il gel ha imparato a camminare Piccolo come un virus: è il nano-laser L’INVENZIONE tutto SCIENZE & salute ... . P L’invenzione Il prototipo CONTINUA A PAGINA III

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Page 1: BECCARIA PAGINAII ARCOVIO PAGINAIV …r.unitn.it/filesresearch/images/cimec-abc/Press_and...lPSCIENZE lP GEOFISICA O ggisonoilpara-diso dei vacan-zieri. Diecimila annifaeranoun altrotipodipa-radiso,

I

GEOFISICA

Lastoriadelmondoplasmatodaighiacci

MEDICINA

Leterapiecontrol’epidemiadidiabete

BENESSERE

Ildrenaggiocontrolegambegonfie

BECCARIA PAGINA II ARCOVIO PAGINA IV DI TODARO PAGINA VI

TUTTOSCIENZEMERCOLEDÌ 14 NOVEMBRE 2012

NUMERO 1536

A CURA DI:

GABRIELE BECCARIAREDAZIONE:

CLAUDIA FERREROGIORDANO [email protected]/tuttoscienze/

La nostra mente affrontacontinuamente viaggi neltempo. Viviamo in unmondodi ieri e di domani,ricordando eventi passati

e progettando quelli futuri, dallacompilazione della lista della spesaall’organizzazione di un viaggio.Questa capacità, alla base della no-stra vita sociale, coinvolge sofistica-ti processi cognitivi, come la co-scienza di sé e la facoltà di formula-re pensieri, desideri e intenzioni.Per molto tempo si è creduto - e al-cuni ricercatori lo credono tutt’ora -che questa abilità sia unica della no-stra specie e che gli animali vivanoin un eterno presente.Manon è pro-prio così.

«Il punto critico della pianifica-zione del futuro - sostiene GiorgioVallortigara, professore di Neuro-scienze e direttore del “Center forMind/Brain Sciences” dell’Univer-sità di Trento che ha dedicato al te-ma parte del suo ultimo libro (“Lamente che scodinzola”) - è che ilcomportamento dell’animale deveessere orientato verso un obiettivofuturo, ma senza essere spinto dauna motivazione contingente». Unuccello che migra probabilmentenon prevede l’arrivo dell’inverno,ma segue i propri cambiamenti or-monali. O un ratto che impara adabbassare una leva per ricevere inun futuro, più omeno prossimo, unaricompensa, lo fa in preda alla fame.«Per pensare che ci sia una sorta divisione del futuro - continua Vallor-tigara - il ratto dovrebbe cercare diottenere qualcosa a cui, in quel mo-mento, non è interessato, ma che sache potrebbe desiderare in un mo-mento e in un contesto futuro».

Di recente, però, sempre piùesperimenti sembrano provare che,almeno alcuni animali, siano in gra-do di effettuare i viaggi mentali neltempo, con tutte le carte in regola.L’ultima ricerca, realizzata da Mi-chael Delgado dell’Università di Be-rkeley, ha analizzato l’abilità degliscoiattoli di fare le provviste perl’inverno. Questi mammiferi cerca-no alimenti diversi - noci, nocciole,pinoli - per nasconderli in modi eluoghi diversi. Secondo il ricercato-re, gli scoiattoli si comportano comeabili finanzieri, investendo i loro «ri-sparmi» in prodotti differenziati enon in un unico capitale a rischio.

Ma gli studi più originali, condot-

ti da un team dell’Università svedesedi Lund, riguardano le vicende diSantino, uno scimpanzé dello zoo diFuruvik. Lamattina, quando ancora icancelli dello zoo erano chiusi, racco-glieva e impilava dei sassi. Una voltache entravano i visitatori, Santinoaspettava di averli a tiro e iniziava ilsuo display aggressivo, lanciando nel-la direzione degli ospiti, evidente-mente non graditi, i suoi «proiettili».Ma non è tutto. Ultimamente, però,

ha fatto di più. Santino, resosi contoche gli spettatori indietreggiavanoquando si avvicinava, ha nascosto isassi sotto un po’ di paglia. Una voltapoi che gli umani erano vicini, simu-lando un comportamento disinteres-sato, si è avvicinato al cumulo di pa-glia e rapidamente ha raccolto i sassi,tirandoli al pubblico stupito. Secondoi ricercatori, che per 10 anni hannostudiato il diabolico scimpanzé, ciòdimostra che anche un primate non

umano possa avere unamente in gra-do di pianificare il futuro.

Sempre per sottolineare questeabilità, lo stesso team ha rilevato co-me due scimpanzé e un orango, postidi fronte alla scelta tra poter mangia-re un frutto subito o prendere unacannuccia con cui avrebbero potutomangiare, dopo un’ora, una deliziosazuppa di frutti, hanno preferito lacannuccia, dimostrando grande«self-control». «Ma, secondo me, gli

esperimenti più convincenti - diceVallortigara - sono quelli con le ghian-daie studiate da Nicky Clayton del-l’Università di Cambridge». Questiuccelli sono soliti nascondere il cibo ea volte tornano per cambiare il luogodove hanno nascosto le provviste. Inun primo esperimento si è notato checambiano molto più spesso il nascon-diglio quando vengono osservati daun «conspecifico».

MONICAMAZZOTTO

Santino, lo scimpanzèpiù furbodinoiumani

MentesuperioreLo scimpanzèSantinovive nello zoodi Furuvikin Svezia:astutoe aggressivosi comportacon logicheche hannostupitoetologie neuro-scienziati

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fere gelatinose capaci di muoversi autonoma-mente: grazie alla biomimetica - la scienza cheimita la natura - la materia diventa «attiva».

Sfruttando le componenti dei «motori molecolari»delle cellule, un teamdellaBrandeisUniversity, negliUsa, ha realizzato un gel che si sposta da solo, consu-mando energia come gli esseri viventi. Il movimentoè reso possibile dal «citoscheletro», un’impalcaturadeformabile che modifica la cellula, permettendole -si dice in gergo - di «strusciare». I ricercatori hannousatomicrotubuli, cioè filamenti che danno forma almateriale, e molecole di chinesina, vale a dire mini-motori che «camminano» nei microtubuli stessi. Adare l’energia è una molecola, l’adenosintrifosfato.

Nasce il laser delle dimensioni di unvirus. Il dispositivo in miniaturafunziona a temperatura ambiente

e sfida i limiti di diffrazione della luce.Protagonista è un team della Northwe-stern University, negli Usa, che ha indivi-duato un nuovo modo per produrre «rag-gi singoli». Detti «nanolaser plasmonici»,possono essere integrati in dispositivi fo-tonici a base di silicio, nei circuiti ottici e

anche nei biosensori, tutti su scala nano-metrica. Si tratta di una vera rivoluzione,fondamentale per l’elaborazione e la me-morizzazione ultraveloce dei dati. Questefonti di luce a scala nanometrica - ha spie-tato il leader della ricerca Teri Odom - so-no possibili grazie all’utilizzo di particellemetalliche molto particolari, caratteriz-zate da strutture con una forma che ri-corda «un papillon tridimensionale».

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lPSCIENZE

lP GEOFISICA

Oggi sono il para-diso dei vacan-zieri. Diecimilaanni fa erano unaltro tipo di pa-

radiso, per antenati intra-prendenti. Le isole dell’Egeo- come le conosciamo - nonesistevano. L’arcipelago so-speso tra Grecia e Turchiaera un vasto altopiano. Nonc’era bisogno di traghetti.Bastavano gambe allenateper spostarsi da un punto al-l’altro ed è grazie alla facilitàdegli spostamenti che dev’es-sere nata la prima civiltà delSud Europa, quella neolitica.Poi tutto cambiò. Brusca-mente.Kurt Lambeck indica le

mappe e racconta il suo en-nesimo viaggio nel tempo.Scienziato multidisciplinare,oggi sarà a Roma, al Quirina-le, insieme con gli altri pre-miati dalla Fondazione Inter-nazionale Balzan per gli stu-di sul passato e sul futurodella Terra. L’Egeo - spiega -è uno dei luoghi che testimo-niano quanto sia stata tor-mentata la storia recente delnostro pianeta, periodica-mente ricreato dalle bizzar-rie del clima. E che ci ricordache ulteriori cambiamentisono alle porte.

Professore, al cuore dellesue ricerche ci sono moltielementi, ma il più spetta-colare - quello che colpiscela nostra immaginazione esconvolse i nostri antenati -sono ibruschi cambiamentidel livellodeimari.

«I cambiamenti dei mari fu-rono processi complessi, di-versi a seconda dei luoghi.Sono stati il risultato delloscioglimento di enormi diste-se di ghiaccio alla fine di ogniglaciazione, ma anche deimodi in cui il pianeta reagì, acominciare dal campo gravi-tazionale. Ecco perché lo stu-dio dei cambiamenti nel-

l’Egeo ha richiesto l’accumulodi dati diversi, da quelli ocea-nografici a quelli archeologici,in una continua oscillazionemultidisciplinare».

I suoi viaggi nel tempo, in re-altà, si spingono più indietro:finoaquando?

«Fino a 20mila e a 140-150milaanni fa, in corrispondenza del-le ultime ere glaciali. Studiareciò che accadde nei periodi in-termedi - quelli interglaciali - èimportante, perché permette

di raccogliere informazionicon cui capire meglio sia il cli-ma attuale sia come potràevolvere».

Se tra 20 e 10 mila anni fal’Egeo era una terra com-patta, com’era il resto delmondo?

«I ghiacci ricoprivano il NordEuropa così come l’Americasettentrionale e tutte quellemasse d’acqua risucchiate daimari e dagli oceani ne fecerocrollare il livello».

“TraNoèeGilgameshlaverastoriadiAtlantide”

Glaciazioni e diluvi hannoplasmato le prime civiltà e rivelano il climadel futuro

GABRIELE BECCARIA

n Come una star che deve presentarsi sempreal meglio, Vesta «ritocca» continuamente il pro-prioaspettopersembrarepiùgiovane.Ascoprireil segreto del più grande e affascinante asteroidedel Sistema Solare è stata la missione «Dawn»della Nasa, a cui contribuisce anche l’Italia conl’Istituto Nazionale di Astrofisica: nel corso deltempo altri asteroidi, ricchi di carbonio, hanno ri-versato il loromaterialesuVesta, trasformandoloin un puzzle di elementi diversi. Così le particelledi ferro che rendono opachi tanti altri corpi cele-sti non hanno avuto la possibilità di accumularsi.

Kurt

Lambeck

GeofisicoRUOLO: È PROFESSORE EMERITO

DI SCIENZE DELLA TERRAALLA AUSTRALIAN NATIONAL

UNIVERSITY DI CANBERRALA FONDAZIONE BALZAN:

HTTP://WWW.BALZAN.ORG/

furono costrette a spostarsicostantemente. Nel Golfo Per-sico ci furono periodi in cuil’acqua allagò le terre a un tas-so di 1 km l’anno. Poi, 6mila an-ni fa, l’avanzata si interruppe einiziò l’era degli insediamentipermanenti. Credo che i sume-ri abbiano risalito la Mesopo-tamia, finché si fermarono perfondare le loro città. Ma solol’archeologia subacquea potràfornirci le prove definitive».

Lei è tra gli studiosi convinti

Il grande freddoFino a 20 mila anni fa i ghiacci

ricoprivano il Nord Europacosì come

l’America settentrionale

n L’Universo è in grave crisi. Uno studio inter-nazionale, guidato dall’Università di Leida, neiPaesiBassi,hadimostratoche laproduzionedellestelle è costantemente diminuita negli ultimi 11miliardidiannieoggiè30voltepiùbassarispettoal suo probabile picco. «Il “Pil cosmico” - ha spie-gato David Sobral - sta vivendo una lunga e seriadecadenza. E, se il declino dovesse continuare, siaggiungerà solo un 5% alle stelle già esistenti, daqui alla fine del ciclo vitale dell’Universo stesso».Fa eccezione la Via Lattea, che continua a esseretra le galassie più «forti» e «produttive».

Diquanto?«Di almeno 120-130 metri».

Lei ipotizza che quel mondocosì diverso dall’attuale deveavere avuto conseguenze de-cisive sugli albori della civiltà,facilitando i flussi delle mi-grazioni verso il Mediterra-neoe ilGolfoPersico.

«Quando gli strati di ghiacciocominciarono a sciogliersi, imari si innalzarono rapida-mente e la mia ipotesi è che lepopolazioni sparse sulle coste

L’Universo è in crisie nascono meno stelle

Il «make-up»dell’asteroide Vesta

IlPremioBalzannOggi,alQuirinale, iquat-tro Premi Balzan 2012 DavidCharles Baulcombe, RonaldDworkin, Kurt Lambeck eReinhard Strohm riceveran-no la pergamena dal presi-dente della Repubblica Gior-gio Napolitano. Seguirà, do-mani, il «Forum» all’Accade-mia Nazionale dei Lincei.

II .TuttoScienze .LA STAMPA

MERCOLEDÌ 14 NOVEMBRE 2012

lP SPAZIO

Da quando, nel 1957,fu lanciato loSputnik, migliaiadi missioni spazia-li si sono succedu-

te con più di 4 mila satellitimessi in orbita, producendo ilrilascio nello spazio di centina-ia di migliaia di detriti, con di-mensioni vanno da quelle di ungranello di sabbia a quelle diun autobus. Alcuni sono dive-nuti famosi, come la fotocame-ra persa daMichael Collins du-rante la missione Gemini 10,ma la maggior parte ha originimolto meno suggestive. Sitratta di satelliti dismessi oesplosi, di resti di motori e ser-batoi, di parti di navette, matutti con un elemento in comu-ne: la pericolosità.

Questi detriti viaggiano at-torno alla Terra a una velocitàfino a 20 volte superiore aquella di un proiettile. Così an-che frammenti con dimensionidi un centimetro possono ave-re effetti devastanti in casod’impatto con i satelliti opera-tivi e in particolare con la Sta-zione Spaziale Internazionale.Se la gravità porta questi pezziverso orbite sempre più basse,fino a farli interagire con l’at-mosfera, dove, nella stragran-de maggioranza dei casi, bru-ciano, la permanenza in orbitaè tanto maggiore quanto piùelevata è l’altezza di partenza:così, se i detriti prodotti a me-no di 600 kmrientrano aTerrain pochi anni, quelli rilasciatioltre i mille km possono resta-re in orbita per secoli.

La stima è di decine di mi-gliaia di oggetti potenzialmen-te distruttivi, il cui numero staaumentando. La situazione èdiventata così pericolosa cheNasa, Esa e le principali agen-zie spaziali mondiali stanno in-vestendo grandi risorse in«programmi dedicati». L’Esa,per esempio, ha avviato unprogramma per la sicurezzaspaziale («Ssa», «Space situa-

tional awareness»), con l’obiet-tivo di realizzare una rete dimonitoraggio basata su senso-ri e radar. Con le tecnologie og-gi disponibili è impensabile ri-pulire lo spazio e, quindi, nonresta che cercare di scoprire lamaggior parte dei «pezzi», de-terminarne l’orbita e mante-nerli sotto sorveglianza perconsentire che le future mis-sioni non corrano il rischio dicollisioni accidentali.

Ma come osservaremigliaia

di corpuscoli distanti centina-ia o migliaia di km in modo ra-pido ed efficace? Un team ita-liano, composto da ricercatoridell’Università di Pisa, del-l’Istituto Nazionale di Astrofi-sica, dell’Istituto di Fisica Ap-plicata del Cnr, di SpaceDyS(spin-off dell’Ateneo pisano,coordinato da Compagnia Ge-nerale per lo Spazio Spa), hatrovato la soluzione al proble-ma, ideando un rivoluzionariotelescopio a grandissimo cam-po, che riproduce l’architettu-ra dell’occhio della mosca.Questo «prodigio» dell’otticaavanzata è stato possibile gra-zie alle intuizioni degli espertidel gruppo, che si sono ispiratiagli occhi degli insetti, formatida tanti piccoli occhi semplici,ognuno dei quali osserva unaporzione del campo visivo. Leimmagini fornite da ogni oc-

chio vengono poi composte co-me le tessere di un puzzle, ot-tenendo l’immagine continuae ad altissima definizione di uncampo di vista molto ampio.

Questa idea rivoluzionariaha portato il team coordinatoda Cgs all’ideazione di unanuova generazione di telesco-pi, definiti «Fly-eye telescope»,in grado di osservare vasteporzioni di cielo: il prototipopotrà essere realizzato già en-tro l’inizio del 2014 e si fotogra-feranno così rapidamente inuna notte grandi porzioni dicielo (operazione pressochéimpossibile con i telescopi oggidisponibili) e si inizierà la cac-cia alla spazzatura spaziale.

Fondamentali sono le tecni-che di calcolo orbitale messe apunto dai ricercatori dell’Uni-versità di Pisa: unici al mondo,riescono con metodi matema-tici di loro ideazione a calcola-re l’orbita di un determinatodetrito con due sole osserva-zioni e, così, diventerà possibi-le una più efficiente cataloga-zione dei detriti spaziali.

Ora per l’Italia si apre unapossibilità straordinaria, quel-la di diventare un punto di rife-rimento in un settore altamen-te strategico come quello dellasicurezza spaziale. Ma servo-no i giusti «sponsors» (a co-minciare dall’Asi) e i necessarifondi: l’occasione strategicasarà il 20 novembre, quando aCaserta si riuniranno i mini-stri della Ricerca dei Paesi eu-ropei che collaborano nell’Esa.

MARIODIMARTINO

INAF - OSSERVATORIO DI TORINO

Larivoluzionemade in Italy

per ripulire lo spazioUn’occasioneunica.Maora ci vogliono i fondi

nÈcomesericonoscessero lapossibilitàchechili ha osservati potrà poi rubare loro il cibo. «Ma ciòche è fantastico - aggiunge Vallortigara - è che tor-nano a cambiare il nascondiglio solo gli uccelli chehanno avuto esperienze da ladri nelle tane altrui».Questo sembra dimostrare che le ghiandaie sonoin grado di associare informazioni ottenute daproprie esperienze passate - come il furto - allepossibili e future strategie di un altro individuo. Enon solo. Usano quest’associazione per modifica-

re i comportamenti. In un secondo test alcuneghiandaie venivano abituate a frequentare alter-nativamente due stanze: nella prima, la mattina,veniva servita un’abbondante prima colazione,nella seconda non ricevevano cibo. Per il resto del-la giornata le provviste nelle stanze erano abbon-danti e identiche. Al sesto giorno veniva data lorola possibilità di nascondere del cibo in una delledue stanze. In modo lungimirante - diremmo noi -le ghiandaie si sono preoccupate di nascondere lamaggior parte del cibo nella stanza dove sapeva-no che la mattina dopo non avrebbero ricevuto al-cuna colazione. Se questi uccelli appaiono in gra-do di pianificare, senza essere motivati da spinteimmediate, ciò può indicare che possiedono unarappresentazione del futuro. «E sempre più espe-

rimenti sembrano confermare che anche altri ani-mali possiedano almeno dei rudimenti di capacitàdi immaginare stati futuri - commenta il neuro-scienziato -. Purtroppo, però, nulla si sa delle basineurologiche di questi processi e, in mancanza dellinguaggio, non è facile indagare. Con l’uomo ba-sta posizionare uno scanner e poi gli si chiede dipensare a cosa vorrebbe che succedesse tra unasettimana e si può vedere l’attivazione delle areecerebrali». Con gli animali è impossibile. «Ma -conclude Vallortigara - è improbabile che almenoalcuni siano sprovvisti di una visione del futuro: lavita diventa complicata se ci si deve basare soltan-to su criteri di stimolo-risposta sganciati dal tem-po». La «nostra» e la «loro» intelligenza hanno piùpunti in comune di quanto si creda.Una ghiandaia: la sua mente sa stupirci

MONICAMAZZOTTO

SEGUE DA PAGINA I

Mario

DiMartino

AstronomoRUOLO: È RICERCATORE ASSOCIATO

DELL’INAF - OSSERVATORIOASTROFISICO DI TORINO

IL SITO DELL’INAF (ISTITUTONAZIONALE DI ASTROFISICA):

HTTP://WWW.INAF.IT/IT

che le tracce della primaespansione umana, oltrel’Africa, giacciano nascostesotto imari.

«Sì. E’ là che dovremo cercaremolte testimonianze».

Forse sono quelle prove na-scoste laveraAtlantide?

«Atlantide è la materializza-zione della memoria collettivadell’umanità, che per un lungoperiodo ha lottato contro laforza delle acque. Non a caso imiti del diluvio si diffusero inogni cultura, incarnandosi nel-l’eroe Gilgamesh e nel dio Enkifino a Noè. E, oltre che tra su-meri ed ebrei, la stessa leggen-da si ritrova ovunque, dal-l’America fino all’Australia».

Lesuericerchesonounesem-pio di scambi continui tra di-scipline diverse: in concretochecosasignifica?

«Ho cominciato la mia carrie-ra nel settore dei programmispaziali, studiando come lagravità influenzasse le orbitedei satelliti. Ma per definire

questi modelli era necessariocapire la tettonica e per quan-tificare quest’ultimahodovutorivolgermi al problema della“viscosità”, cioè come si defor-mano le placche. Così ho ap-profondito la geofisica e daquesta sono arrivato alla gla-ciologia e, mentre i dati si ac-cumulavano, ho allargato lecollaborazioni con teamdi oce-anografi e archeologi. E’ unviaggio eccitante».

Che cosa insegna il passatosul climadioggi?

«Da un secolo stiamo regi-strando cambiamenti eviden-ti, dalle temperature ai mari,ma, quando analizziamo le va-riazioni del passato, non dispo-niamo ancora di strumenti ab-bastanza sofisticati per capir-ne la velocità rispetto a quellidel presente».

Lasuaconclusione?«Che i cambiamenti a cui assi-stiamo sono anomali: non c’èdubbio che siano dovuti all’in-fluenza dell’uomo!».

Una simulazione di come apparirà il telescopio «Fly-eye»

Le ghiandaie che vedononel futuro

LA STAMPA

MERCOLEDÌ 14 NOVEMBRE 2012 .TuttoScienze .III