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della persona umana in particolare nelle sue fasi più delicate (inizio vita, maternità, malattia, handicap, anzianità, fine vita), diventando l’interlocutore delle istituzioni europee per intervenire concretamente nelle politiche comunitarie che riguardano questi temi. ndispensabile anche un incisivo ruolo culturale in Europa, per giocare attivamente il quale è già stata creata una prima équipe scientifica, protagonisti Gian Luigi Gigli, Massimo Gandolfini, Pino Noia e Monica Lopez Barahona, con l’obiettivo di creare consiglio scientifico europeo. Questo gruppo di lavoro, già in fase di allargamento, sta preparando una Dichiarazione scientifica a sostegno di «Uno di noi». All’orizzonte infatti c’è la pubblica udienza del comitato promotore della petizione popolare davanti alle istituzioni Ue (Commissione e Parlamento) prevedibilmente in calendario per il prossimo febbraio. Gli organizzatori sottolineano che la federazione non vuole assumere alcun ruolo politico ma intende influire sulle politiche europee. La coordinatrice I esecutiva di «Uno di noi, l’avvocato Ana del Pino, precisa che si è chiusa solo la prima fase dell’iniziativa, cioè la raccolta delle firme, ma ora si apre ora la seconda, mirata alla preparazione dell’udienza alla luce della quale le istituzioni dell’Unione saranno chiamate a decidere cosa fare della proposta legislativa contenuta in Uno di noi. er questo il primo giorno del congresso di Cracovia, svoltosi presso il santuario della Divina misericordia, è stato interamente dedicato alla preparazione del decisivo incontro con le autorità di Bruxelles e Strasburgo. Puppinck ha sottolineato che è la prima volta nella storia che i movimenti per la vita europei si riuniscono insieme: «Possiamo raggiungere un successo legislativo, possiamo modificare la legge – ha detto –. Abbiamo molte aspettative nei confronti di Commissione e Parlamento, speriamo che la composizione del nuovo Europarlamento uscito dalle elezioni della primavera prossima sarà più favorevole alle nostre iniziative». Secondo Ana del Pino «con oltre un milione e 800mila firme siamo la prima iniziativa dei cittadini europei a raccogliere un così alto numero di adesioni, e in così tanti Paesi. È una vittoria degli europei che difendono i diritti umani e principalmente il diritto alla vita». Un successo, e ora anche una grande responsabilità. © RIPRODUZIONE RISERVATA P racovia, da giovedì a domenica della scorsa settimana: i coordinatori nazionali dell’iniziativa popolare europea «Uno di noi» si incontrano per fare festa. La petizione ha raggiunto quasi due milioni di firme, il doppio di quelle necessarie, e il minimo richiesto dalla Ue in ben 20 Paesi (il triplo di quanto richiesto). Un successo inaspettato pure per gli organizzatori. È così che i movimenti per la vita dei 28 Paesi Ue uniscono l’Europa, e la convinzione di essere stati testimoni di un’impresa dal profondo significato spinge ora a creare una federazione europea per la vita. Gregor Puppinck, portavoce del comitato dei cittadini verso la Commissione europea, dichiara che «quello che siamo riusciti a raggiungere è un miracolo». Così l’assemblea generale di «Uno di noi» riunita nell’antica città polacca ha gettato le basi per una vera e propria rete continentale. Nella «Dichiarazione» finale votata dall’assemblea sono stati confermati gli organismi costitutivi: l’assemblea generale formata dai rappresentanti dei 28 Stati membri, i coordinatori nazionali, la coordinatrice esecutiva, la spagnola Ana del Pino, il comitato esecutivo composto da Carlo Casini, Jaime Mayour Oreja, Pablo Siegrist, Michele Trotta, Jakub Baltroszewicz ed Edit Frivaldszky. Il lavoro di preparazione per la neonata federazione (statuto, struttura, équipe) e la responsabilità delle comunicazioni è stato affidato al comitato esecutivo, che a breve si troverà per definire un piano di azione. erché una «federazione per la vita»? Anzitutto non bisogna disperdere la rete pro-vita nata spontaneamente in questi mesi di raccolta firme grazie al lavoro dell’ufficio di coordinamento europeo e ai comitati nazionali. Inoltre ancora non esiste alcuna federazione per la vita europea. Infine, in questo lavoro per promuovere la vita umana si è scoperta una nuova unità europea forte, capace di creare ponti ecumenici e integrazione tra le nazioni. La federazione «One of us» (Uno di noi) ha come fine prima di tutto mantenere e migliorare la rete tra le realtà pro-vita, che anche nella loro diversità sono enti sociali, assistenziali, culturali che si fondano sul volontariato. La federazione vuole mettersi al servizio di queste realtà, con varie proposte. Allo stesso tempo intende rappresentare le associazioni a difesa P C Una federazione europea dalla parte della vita di Elisabetta Pittino Sull’onda del successo di «Uno di noi» è nata la prima rete continentale tra le realtà che nei 28 Paesi Ue hanno promosso la raccolta di firme «Insieme possiamo influire su cultura e politica» 1.885.000 È il totale delle firme raccolte nei 28 Paesi Ue per la petizione popolare che chiede a Commissione e Parlamento europeo la tutela dell’embrione umano. «No alla legge abortista» La Spagna sveglia Rajoy igliaia di spagnoli domenica sono scesi in piazza in 46 città per dire basta all’aborto. «La Spagna per l’aborto zero» è stato lo slogan che ha animato la marcia, iniziativa organizzata da «Derecho a Vivir» e «HazteOir.org», due associazioni spagnole impegnate per la difesa della vita umana e della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna. «Aborto zero» è anche il titolo della petizione che i cittadini spagnoli sono stati invitati a sottoscrivere. Pochi ed efficaci punti, con richieste precise al premier popolare Rajoy. Alla manifestazione hanno aderito sigle prolife da tutto il mondo, per unirsi in un unico coro nella richiesta al primo ministro spagnolo di porre fine alla diffusione dell’aborto causata dalle leggi varate dal governo Zapatero. «Ingiusta, crudele, incostituzionale»: così viene definita la legge vigente sull’aborto, di cui i manifestanti hanno chiesto l’abrogazione lamentandosi delle promesse sinora tradite dal nuovo governo. Rajoy aveva infatti annunciato in campagna elettorale che a gennaio 2012 avrebbe modificato i provvedimenti entrati in vigore nel 2010, ma a oggi nulla è stato fatto. aborto è parte della crisi, non un problema a se stante» si legge nel manifesto che raccoglie le dieci motivazioni che hanno animato la marcia. È necessario, secondo gli animatori del movimento spagnolo, tutelare veramente il diritto alla vita e sostenere le donne che si trovano ad affrontare una gravidanza. Tutele che la legge attuale – nella quale si consente l’aborto fino alla quattordicesima settimana di gravidanza senza motivi specifici, fino alla ventiduesima quando si configura il rischio per la salute o la vita della madre, e in ogni momento quando il bambino presenti gravi malformazioni, oltre a permettere l’aborto per minorenni senza il consenso dei genitori – è ben lontana dal garantire. Sono ben più di 100mila gli aborti che ogni anno si registrano in Spagna (118mila nel 2011, quando si è toccato il picco). Numeri inaccettabili – sono oltre 300 i bambini uccisi nel grembo materno ogni giorno – come ha affermato Ignacio Arsuaga, presidente di HazteOir.org. «Non possiamo permettere che l’aborto diventi un semplice servizio socio-sanitario», ha aggiunto Gador Joya, portavoce di Derecho a Vivir. ra le richieste avanzate ai governanti spagnoli anche quella di attivare un piano nazionale per le adozioni e di impedire che denaro pubblico finisca per finanziare iniziative volte a diffondere la cultura che attenta alla vita in ogni sua fase. I cortei di domenica si sono svolti pacificamente, salvo l’intervento di cinque militanti delle Femen, il noto gruppo di attiviste pronte a tutto per un’inquadratura tv, una delle quali portava scritto sul proprio corpo lo slogan «L’aborto è sacro». La marcia ha visto anche la partecipazione a distanza di spagnoli residenti all’estero, che si sono radunati di fronte alle ambasciate in Perù, Argentina, Ecuador, Costa Rica, Porto Rico e Svizzera. Lorenzo Schoepflin © RIPRODUZIONE RISERVATA T L « M A Bologna il Festival targato Scienza & vita rte, filosofia e scienza a confronto. Il Festival di Scienza & Vita «La vi- ta non è sola» (Bologna, 30 no- vembre e 1 dicembre 2013) sarà pre- sentato domani a Roma. La prima e- dizione della manifestazione si pro- pone come uno spazio culturale e informale in cui declinare attraverso i linguaggi dell’arte, della letteratura, del- la filosofia e della scienza, temi quali paternità e maternità, amicizia e amo- re, convivenza sociale e politica, scien- za e biopolitica. Alla conferenza stam- pa interverranno Paola Ricci Sindoni e Domenico Coviello, presidente e co- presidente nazionali dell’associazione, Massimo Gandolfini, vicepresidente nazionale, Davide Rondoni, direttore artistico del Festival. (Em.Vi.) A [email protected] 397 sul campo di Marcello Palmieri Crema da dieci anni, per «aiutare chi è proiettato verso la morte a vivere serenamente questo passaggio della vita». Il 28 novembre 2003 Lucia Pratesi c’era. E c’erano anche Luciano Orsi, primo responsabile dell’Unità di cure palliative presso l’ospedale di Crema, così come il familiare di un malato terminale, Guido Torriani: ecco i fondatori dell’Associazione cremasca di cure palliative «Alfio Privitera» onlus. Un organismo nato per assistere l’hospice, gestito dalla Fondazione benefattori cremaschi, e l’ospedale stesso, che eroga invece le «amorevoli» cure con assistenza prevalentemente domiciliare. «Con queste due realtà, su nostro impulso abbiamo costituito a livello locale un’unica rete di cure palliative, che garantisse più efficienza rispetto al passato. Così, siamo entrati a far parte della federazione nazionale». Luigi Massaglia, vicepresidente dell’associazione, spiega la cifra del sodalizio: «Semplicità di gestione. Nel senso che, per mettere a bilancio nuovi acquisti, le due strutture hanno un iter molto lungo. Così, spesso, attrezzi e macchinari li compriamo noi, per poi donarli a ospedale e hospice». Semplicità, certo. Ma anche trasparenza. Pratesi, fin dall’inizio tesoriera dell’associazione, il bilancio lo rendiconta al centesimo. «E con le 1409 preferenze del 2012 – considera – quanto a 5x1000 siamo la prima associazione del cremasco». Eppure la vera ricchezza della onlus è costituita volontari. «Siamo 58 – spiega Luciella Campi, la loro coordinatrice – ripartiti quattro gruppi»: hospice, segreteria Unità operativa di cure palliative, segreteria in associazione ed eventi, scuole. Già, perché «c’è chi è chiamato ad ascoltare gli ammalati con gli occhi e col cuore, chi a far conoscere l’associazione sul territorio, e chi a diffondere la cultura delle cure palliative nelle scuole. E poi c’è chi si occupa di cose più pratiche». Tanti strumenti, insomma, ma un’unica armonia. Quella che canta «la bellezza della vita – scandisce il presidente Ermete Aiello – e dell’amore per il prossimo». © RIPRODUZIONE RISERVATA A Compie dieci anni a Crema l’associazione nata per aiutare chi è colpito da mali incurabili L’impegno accanto ai familiari Cure palliative, la mano aperta dei volontari Giovedì, 21 novembre 2013 In 46 città manifestazioni in piazza per reclamare dal governo del premier popolare la svolta «pro life» promessa in campagna elettorale ma che ancora non si è vista unedì, in tre ore di diretta streaming, sono stati raccolti oltre 53mila dollari. È il risultato del primo Telethon (per definizione una maratona televisiva che serve a finanziare la ricerca, quindi a curare malattie e salvare vite) a favore dell’aborto. Intitolato «Clear Eyes, Full Hearts, Can Choose» («Sguardo chiaro, cuori pieni, possono scegliere», riadattamento del motto usato in una nota serie tv sul football), è stato messo in piedi a New York dall’organizzazione prochoice Naral, con il sostegno delle cliniche abortiste, per raccogliere fondi a favore delle associazioni che finanziano l’aborto in Texas. Ovvero lo Stato in cui da mesi il dibattito sull’interruzione di gravidanza è molto acceso. Giusto martedì la Corte Suprema degli Stati Uniti s’è espressa con un verdetto che ha sorpreso molti. l giorno dopo la maratona, con cinque voti contro quattro, i giudici hanno infatti respinto il ricorso presentato dalla rete di cliniche abortiste Planned Parenthood contro la legge firmata a luglio dal governatore texano Rick Perry. In particolare, cliniche e associazioni contestavano i nuovi requisiti resi obbligatori per poter offrire il servizio, che hanno già fatto chiudere molte strutture: che i medici operanti possiedano la facoltà speciale (chiamata admitting privilege, una sorta di convenzione formale) di poter usufruire, in caso di necessità, di un ospedale a un massimo di 30 miglia, e che le strutture dove si praticano aborti rispettino gli stessi standard delle altre. La battaglia si riaprirà però a gennaio, quando una corte d’appello a New Orleans ascolterà le parti in un ricorso simile. ntanto, come hanno annunciato durante il telethon, fra sei mesi arriverà un sito che "inchioderà" chiunque in politica si opponga al diritto di abortire in Texas. A suo favore, lunedì, si sono invece schierati volti noti (padroni di casa due comiche, ospiti cast di serie tv, e pure un cuoco-star). Lo show ha incassato via Twitter anche il sostegno di Wendy Davis, democratica che ha annunciato la sua corsa a governatore dello Stato nel 2014, diventata famosa per aver parlato al Senato del Texas 10 ore di fila con lo scopo di fare ostruzionismo alla legge. Fra i diversi interventi, sul seguitissimo sito Daily Beast, con la testatina «Guerre culturali», Sally Kohn – commentatrice liberal, clintoniana di ferro (nel senso di Hillary) e attivista a favore dell’aborto – ha spiegato la sua partecipazione all’evento. Per il Texas, «terra di Jane Roe»: pseudonimo della donna che ha prestato il nome alla «Roe vs Wade», la sentenza che ha legalizzato l’aborto negli Stati Uniti. Per «il diritto delle donne di controllare il proprio corpo», per «ridere e sentirsi potenti» invece che arrabbiate. , alla maratona online, di risate se ne sono sentite, condivise soprattutto da chi ha in amore metafore anatomiche ed è poco schizzinoso. Così, ad esempio, l’effige dell’animale simbolo dello Stato (il longhorn) è stato sostituito da un profilo simile fatto da un utero con le ovaie al posto delle corna, e sul palco è stato messo all’asta un assorbente. A cantare la canzone-inno della serata è stata la stessa autrice, Leslie Gore, con la sua You don’t own me: «Io non ti appartengo, non cercare di cambiarmi in alcun modo, non trattenermi perché non mi fermerò... Sono felice e amo essere libera di vivere la vita come voglio». Che l’avesse scritta a 17 anni per un fidanzatino geloso, in una lieve e sognante fase prefemminista fatta di gonnelle a ruota (e ben prima di dichiararsi gay), conta poco: è il riadattamento liberal, bellezza. © RIPRODUZIONE RISERVATA E I I L il caso di Valentina Fizzotti Texas, per l’aborto maratona in tivù In onda negli Usa uno show per la raccolta di fondi, sul modello di Telethon, con l’obiettivo di dar battaglia alla legge texana che limita il ricorso all’interruzione di gravidanza. Intanto però la Corte suprema Usa respinge il ricorso contro la norma recento studenti italiani celebreran- no a Strasburgo la Giornata mon- diale dell’infanzia e l’anniversario della Dichiarazione universale dei di- ritti del fanciullo. Sono i vincitori del concorso «Uno di noi, la persona u- mana nel cuore dell’Europa», proposto dal Movimento per la vita nello scorso anno scolastico e al quale hanno par- tecipato diecimila ragazzi di tutte le re- gioni italiane. Con questa XXVII edi- zione salgono a 900mila i giovani che hanno preso parta all’iniziativa dal 1987 ad oggi. Ieri i giovani hanno da- to vita 30, nell’emiciclo del Consiglio d’Europa alla simulazione di una se- duta parlamentare con tanto di discus- sione, mozioni e votazione di un do- cumento finale, sui temi del concorso. Il testo sarà poi consegnato alle istitu- zioni europee e nazionali e alle scuole. Oggi l’incontro col presidente del Par- tito popolare europeo, Joseph Daul, e con l’europarlamentare Carlo Casini. © RIPRODUZIONE RISERVATA T Strasburgo Arriva la voce degli studenti

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Una federazione europea dalla parte della vita

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Page 1: Avvenire 211113

della persona umana in particolare nellesue fasi più delicate (inizio vita, maternità,malattia, handicap, anzianità, fine vita),diventando l’interlocutore delle istituzionieuropee per intervenire concretamentenelle politiche comunitarie che riguardanoquesti temi.

ndispensabile anche un incisivo ruoloculturale in Europa, per giocareattivamente il quale è già stata creata una

prima équipe scientifica, protagonisti GianLuigi Gigli, Massimo Gandolfini, Pino

Noia e Monica LopezBarahona, con l’obiettivodi creare consiglioscientifico europeo.Questo gruppo di lavoro,già in fase diallargamento, stapreparando unaDichiarazione scientificaa sostegno di «Uno dinoi». All’orizzonte infattic’è la pubblica udienzadel comitato promotoredella petizione popolaredavanti alle istituzioniUe (Commissione eParlamento)prevedibilmente incalendario per ilprossimo febbraio. Gliorganizzatorisottolineano che lafederazione non vuoleassumere alcun ruolopolitico ma intendeinfluire sulle politicheeuropee. La coordinatrice

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esecutiva di «Uno di noi, l’avvocatoAna del Pino, precisa che si è chiusasolo la prima fase dell’iniziativa, cioè laraccolta delle firme, ma ora si apre orala seconda, mirata alla preparazionedell’udienza alla luce della quale leistituzioni dell’Unione sarannochiamate a decidere cosa fare dellaproposta legislativa contenuta in Unodi noi.

er questo il primo giorno delcongresso di Cracovia, svoltosipresso il santuario della Divina

misericordia, è stato interamentededicato alla preparazione del decisivoincontro con le autorità di Bruxelles eStrasburgo. Puppinck ha sottolineatoche è la prima volta nella storia che imovimenti per la vita europei siriuniscono insieme: «Possiamoraggiungere un successo legislativo,possiamo modificare la legge – hadetto –. Abbiamo molte aspettative neiconfronti di Commissione eParlamento, speriamo che lacomposizione del nuovoEuroparlamento uscito dalle elezionidella primavera prossima sarà piùfavorevole alle nostre iniziative».Secondo Ana del Pino «con oltre unmilione e 800mila firme siamo laprima iniziativa dei cittadini europei araccogliere un così alto numero diadesioni, e in così tanti Paesi. È unavittoria degli europei che difendono idiritti umani e principalmente il dirittoalla vita». Un successo, e ora anche unagrande responsabilità.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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racovia, da giovedì a domenicadella scorsa settimana: icoordinatori nazionalidell’iniziativa popolareeuropea «Uno di noi» siincontrano per fare festa. La

petizione ha raggiunto quasi duemilioni di firme, il doppio di quellenecessarie, e il minimo richiesto dallaUe in ben 20 Paesi (il triplo di quantorichiesto). Un successo inaspettatopure per gli organizzatori. È così che imovimenti per la vita dei 28 Paesi Ueuniscono l’Europa, e la convinzione diessere stati testimoni di un’impresa dalprofondo significato spinge ora acreare una federazione europea per lavita. Gregor Puppinck, portavoce delcomitato dei cittadini verso laCommissione europea, dichiara che«quello che siamo riusciti araggiungere è un miracolo». Cosìl’assemblea generale di «Uno di noi»riunita nell’antica città polacca hagettato le basi per una vera e propriarete continentale. Nella«Dichiarazione» finale votatadall’assemblea sono stati confermati gliorganismi costitutivi: l’assembleagenerale formata dai rappresentanti dei28 Stati membri, i coordinatorinazionali, la coordinatrice esecutiva, laspagnola Ana del Pino, il comitatoesecutivo composto da Carlo Casini,Jaime Mayour Oreja, Pablo Siegrist,Michele Trotta, Jakub Baltroszewicz edEdit Frivaldszky. Il lavoro dipreparazione per la neonatafederazione (statuto, struttura, équipe)e la responsabilità delle comunicazioniè stato affidato al comitato esecutivo,che a breve si troverà per definire unpiano di azione.

erché una «federazione per la vita»?Anzitutto non bisogna disperderela rete pro-vita nata

spontaneamente in questi mesi diraccolta firme grazie al lavorodell’ufficio di coordinamento europeoe ai comitati nazionali. Inoltre ancoranon esiste alcuna federazione per lavita europea. Infine, in questo lavoroper promuovere la vita umana si èscoperta una nuova unità europeaforte, capace di creare ponti ecumenicie integrazione tra le nazioni. Lafederazione «One of us» (Uno di noi)ha come fine prima di tutto manteneree migliorare la rete tra le realtà pro-vita,che anche nella loro diversità sono entisociali, assistenziali, culturali che sifondano sul volontariato. Lafederazione vuole mettersi al serviziodi queste realtà, con varie proposte.Allo stesso tempo intenderappresentare le associazioni a difesa

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CUna federazione europea dalla parte della vita di Elisabetta Pittino

Sull’onda del successo di«Uno di noi»è nata laprima retecontinentaletra le realtàche nei 28Paesi Uehannopromosso la raccolta di firme«Insiemepossiamoinfluire su cultura e politica»

1.885.000È il totale dellefirme raccolte nei28 Paesi Ue perla petizionepopolare chechiede aCommissione eParlamentoeuropeo la tuteladell’embrioneumano.

«No alla legge abortista»La Spagna sveglia Rajoy

igliaia di spagnoli domenica sono scesi in piazza in46 città per dire basta all’aborto. «La Spagna perl’aborto zero» è stato lo slogan che ha animato lamarcia, iniziativa organizzata da «Derecho a Vivir» e«HazteOir.org», due associazioni spagnole impegnateper la difesa della vita umana e della famiglia fondata

sul matrimonio tra uomo e donna. «Aborto zero» è anche iltitolo della petizione che i cittadini spagnoli sono stati invitati asottoscrivere. Pochi ed efficaci punti, con richieste precise alpremier popolare Rajoy. Alla manifestazione hanno aderito sigleprolife da tutto il mondo, per unirsi in un unico coro nellarichiesta al primo ministro spagnolo di porre fine alla diffusionedell’aborto causata dalle leggi varate dal governo Zapatero.«Ingiusta, crudele, incostituzionale»: così viene definita la legge

vigente sull’aborto, di cui imanifestanti hanno chiestol’abrogazione lamentandosi dellepromesse sinora tradite dal nuovogoverno. Rajoy aveva infattiannunciato in campagna elettoraleche a gennaio 2012 avrebbemodificato i provvedimenti entratiin vigore nel 2010, ma a oggi nulla èstato fatto.

aborto è parte della crisi,non un problema a sestante» si legge nel

manifesto che raccoglie le diecimotivazioni che hanno animato la

marcia. È necessario, secondo gli animatori del movimentospagnolo, tutelare veramente il diritto alla vita e sostenere ledonne che si trovano ad affrontare una gravidanza. Tutele che lalegge attuale – nella quale si consente l’aborto fino allaquattordicesima settimana di gravidanza senza motivi specifici,fino alla ventiduesima quando si configura il rischio per la saluteo la vita della madre, e in ogni momento quando il bambinopresenti gravi malformazioni, oltre a permettere l’aborto perminorenni senza il consenso dei genitori – è ben lontana dalgarantire. Sono ben più di 100mila gli aborti che ogni anno siregistrano in Spagna (118mila nel 2011, quando si è toccato ilpicco). Numeri inaccettabili – sono oltre 300 i bambini uccisinel grembo materno ogni giorno – come ha affermato IgnacioArsuaga, presidente di HazteOir.org. «Non possiamo permettereche l’aborto diventi un semplice servizio socio-sanitario», haaggiunto Gador Joya, portavoce di Derecho a Vivir.

ra le richieste avanzate ai governanti spagnoli anche quella diattivare un piano nazionale per le adozioni e di impedire chedenaro pubblico finisca per finanziare iniziative volte a

diffondere la cultura che attenta alla vita in ogni sua fase. I corteidi domenica si sono svolti pacificamente, salvo l’intervento dicinque militanti delle Femen, il noto gruppo di attiviste pronte atutto per un’inquadratura tv, una delle quali portava scritto sulproprio corpo lo slogan «L’aborto è sacro». La marcia ha vistoanche la partecipazione a distanza di spagnoli residentiall’estero, che si sono radunati di fronte alle ambasciate in Perù,Argentina, Ecuador, Costa Rica, Porto Rico e Svizzera.

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A Bologna il Festivaltargato Scienza & vita

rte, filosofia e scienza a confronto.Il Festival di Scienza & Vita «La vi-ta non è sola» (Bologna, 30 no-

vembre e 1 dicembre 2013) sarà pre-sentato domani a Roma. La prima e-dizione della manifestazione si pro-pone come uno spazio culturale einformale in cui declinare attraverso ilinguaggi dell’arte, della letteratura, del-la filosofia e della scienza, temi qualipaternità e maternità, amicizia e amo-re, convivenza sociale e politica, scien-za e biopolitica. Alla conferenza stam-pa interverranno Paola Ricci Sindoni eDomenico Coviello, presidente e co-presidente nazionali dell’associazione,Massimo Gandolfini, vicepresidentenazionale, Davide Rondoni, direttoreartistico del Festival. (Em.Vi.)

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vita». Il 28 novembre 2003 Lucia Pratesic’era. E c’erano anche Luciano Orsi,primo responsabile dell’Unità di curepalliative presso l’ospedale di Crema, cosìcome il familiare di un malato terminale,Guido Torriani: ecco i fondatoridell’Associazione cremasca di curepalliative «Alfio Privitera» onlus. Unorganismo nato per assistere l’hospice,gestito dalla Fondazione benefattoricremaschi, e l’ospedale stesso, che erogainvece le «amorevoli» cure con assistenzaprevalentemente domiciliare. «Conqueste due realtà, su nostro impulsoabbiamo costituito a livello localeun’unica rete di cure palliative, chegarantisse più efficienza rispetto al

passato. Così, siamo entrati a far partedella federazione nazionale». LuigiMassaglia, vicepresidentedell’associazione, spiega la cifra delsodalizio: «Semplicità di gestione. Nelsenso che, per mettere a bilancio nuoviacquisti, le due strutture hanno un itermolto lungo. Così, spesso, attrezzi emacchinari li compriamo noi, per poidonarli a ospedale e hospice». Semplicità,certo. Ma anche trasparenza. Pratesi, findall’inizio tesoriera dell’associazione, ilbilancio lo rendiconta al centesimo. «Econ le 1409 preferenze del 2012 –

considera – quanto a 5x1000 siamo laprima associazione del cremasco».Eppure la vera ricchezza della onlus ècostituita volontari. «Siamo 58 – spiegaLuciella Campi, la loro coordinatrice –ripartiti quattro gruppi»: hospice,segreteria Unità operativa di curepalliative, segreteria in associazione edeventi, scuole. Già, perché «c’è chi èchiamato ad ascoltare gli ammalati congli occhi e col cuore, chi a far conoscerel’associazione sul territorio, e chi adiffondere la cultura delle cure palliativenelle scuole. E poi c’è chi si occupa dicose più pratiche». Tanti strumenti,insomma, ma un’unica armonia. Quellache canta «la bellezza della vita –scandisce il presidente Ermete Aiello – edell’amore per il prossimo».

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A Compie dieci anni a Cremal’associazione nata per aiutarechi è colpito da mali incurabiliL’impegno accanto ai familiari

Cure palliative, la mano aperta dei volontari Giovedì,21 novembre 2013

In 46 cittàmanifestazioni in piazza perreclamare dalgoverno del premierpopolare la svolta«pro life» promessa in campagnaelettorale ma cheancora non si è vista

unedì, in tre ore di diretta streaming, sonostati raccolti oltre 53mila dollari. È il risultatodel primo Telethon (per definizione unamaratona televisiva che serve a finanziare laricerca, quindi a curare malattie e salvare vite)a favore dell’aborto. Intitolato «Clear Eyes,

Full Hearts, Can Choose» («Sguardo chiaro, cuoripieni, possono scegliere», riadattamento del mottousato in una nota serie tv sul football), è stato messoin piedi a New York dall’organizzazione prochoiceNaral, con il sostegno delle cliniche abortiste, perraccogliere fondi a favore delle associazioni chefinanziano l’aborto in Texas. Ovvero lo Stato in cuida mesi il dibattito sull’interruzione di gravidanza èmolto acceso. Giusto martedì la Corte Supremadegli Stati Uniti s’è espressa con un verdetto che hasorpreso molti.

l giorno dopo la maratona, con cinque voti controquattro, i giudici hanno infatti respinto il ricorsopresentato dalla rete di cliniche abortiste Planned

Parenthood contro la legge firmata a luglio dalgovernatore texano Rick Perry. In particolare,cliniche e associazioni contestavano i nuovi requisitiresi obbligatori per poter offrire il servizio, chehanno già fatto chiudere molte strutture: che imedici operanti possiedano la facoltà speciale(chiamata admitting privilege, una sorta diconvenzione formale) di poter usufruire, in caso di

necessità, di un ospedale a un massimo di 30miglia, e che le strutture dove si praticano abortirispettino gli stessi standard delle altre. La battagliasi riaprirà però a gennaio, quando una corted’appello a New Orleans ascolterà le parti in unricorso simile.

ntanto, come hanno annunciato durante iltelethon, fra sei mesi arriverà un sito che"inchioderà" chiunque in politica si opponga al

diritto di abortire in Texas. A suo favore, lunedì, sisono invece schierati volti noti (padroni di casa duecomiche, ospiti cast di serie tv, e pure un cuoco-star).Lo show ha incassato via Twitter anche il sostegnodi Wendy Davis, democratica che ha annunciato lasua corsa a governatore dello Stato nel 2014,diventata famosa per aver parlato al Senato del Texas10 ore di fila con lo scopo di fare ostruzionismo allalegge. Fra i diversi interventi, sul seguitissimo sito

Daily Beast, con la testatina «Guerre culturali», SallyKohn – commentatrice liberal, clintoniana di ferro(nel senso di Hillary) e attivista a favore dell’aborto– ha spiegato la sua partecipazione all’evento. Per ilTexas, «terra di Jane Roe»: pseudonimo della donnache ha prestato il nome alla «Roe vs Wade», lasentenza che ha legalizzato l’aborto negli Stati Uniti.Per «il diritto delle donne di controllare il propriocorpo», per «ridere e sentirsi potenti» invece chearrabbiate.

, alla maratona online, di risate se ne sonosentite, condivise soprattutto da chi ha in amoremetafore anatomiche ed è poco schizzinoso.

Così, ad esempio, l’effige dell’animale simbolo delloStato (il longhorn) è stato sostituito da un profilosimile fatto da un utero con le ovaie al posto dellecorna, e sul palco è stato messo all’asta unassorbente. A cantare la canzone-inno della serata èstata la stessa autrice, Leslie Gore, con la sua Youdon’t own me: «Io non ti appartengo, non cercare dicambiarmi in alcun modo, non trattenermi perchénon mi fermerò... Sono felice e amo essere libera divivere la vita come voglio». Che l’avesse scritta a 17anni per un fidanzatino geloso, in una lieve esognante fase prefemminista fatta di gonnelle aruota (e ben prima di dichiararsi gay), conta poco: èil riadattamento liberal, bellezza.

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Texas, per l’aborto maratona in tivùIn onda negli Usa uno show per la raccoltadi fondi, sul modello di Telethon, conl’obiettivo di dar battaglia alla legge texanache limita il ricorso all’interruzione digravidanza. Intanto però la Corte supremaUsa respinge il ricorso contro la norma

recento studenti italiani celebreran-no a Strasburgo la Giornata mon-diale dell’infanzia e l’anniversario

della Dichiarazione universale dei di-ritti del fanciullo. Sono i vincitori delconcorso «Uno di noi, la persona u-mana nel cuore dell’Europa», propostodal Movimento per la vita nello scorsoanno scolastico e al quale hanno par-tecipato diecimila ragazzi di tutte le re-gioni italiane. Con questa XXVII edi-zione salgono a 900mila i giovani chehanno preso parta all’iniziativa dal1987 ad oggi. Ieri i giovani hanno da-to vita 30, nell’emiciclo del Consigliod’Europa alla simulazione di una se-duta parlamentare con tanto di discus-sione, mozioni e votazione di un do-cumento finale, sui temi del concorso.Il testo sarà poi consegnato alle istitu-zioni europee e nazionali e alle scuole.Oggi l’incontro col presidente del Par-tito popolare europeo, Joseph Daul, econ l’europarlamentare Carlo Casini.

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StrasburgoArriva la vocedegli studenti

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