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AUTO AIUTO Associazione Parenti ed Amici di Malati Psichici Poste Italiane Spa - Spedizione in abbo- namento postale - D.L. 353/2003 (Conv: in L. 27/02/2004, n. 46) art. 1, comma 2, DCB Bolzano Reg. 3.7.1995, n. 17/95, Nr. 2/2012 PSICOFARMACI - maledizione o benedizione? CAMPAGNA STOP OPG ? VERGESSEN VERGESSEN ein ein ein ein eingesic esic esic esic esicht ht ht ht ht ein ein ein ein ein name name name name name identität, geschichte und bürgerrechte zurückgeben ? für die abschaffung der einrichtungen der forensischen psychiatrie (opg)

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giornale dell'Associazione Parenti ed Amici di Malati Psichici, Bolzano, Alto Adige

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Page 1: Auto Aiuto 02-2012

Auto Aiuto

Associazione Parenti ed Amici di Malati Psichici

Poste italiane Spa - Spedizione in abbo-namento postale - D.L. 353/2003 (Conv: in L. 27/02/2004, n. 46) art. 1, comma 2, DCB Bolzano Reg. 3.7.1995, n. 17/95, Nr. 2/2012

psicofarmaci- maledizioneobenedizione?

campagnastopopg

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SENVERGESSEN

eineineineineingggggesicesicesicesicesichththththteineineineineinnamenamenamenamenameidentität, geschichte und bürgerrechte zurückgeben? La legge “emergenza carceri” (legge 9/2012) pre-

vede che entro marzo 2013 vengano chiusi i seiospedali psichiatrici Giudiziari esistenti in Italia ela conseguente presa in carico da parte delleRegioni e Province Autonome dei “folli-rei” in strut-ture alternative a gestione sanitaria e vigilanzagiudiziaria esterna. Le nuove strutture rischiano,però, di riprodurre, su scala territoriale, lo stessomodello manicomiale e destrutturante degli attualiO.P.G. e di rimanere luoghi di emarginazione/se-gregazione se non vengono attivati veri progettiterapeutici individuali per il recupero della sofferen-za psichica degli internati. Come agire dunque ?

Das sog. Gesetz “emergenza carceri” - (Ges. 9/2012) sieht vor, dass ab dem 31. März 2013 dieEinrichtungen der forensischen Psychiatrie (sog.OPG - “Ospedali Psichiatrici Giudiziari” ) geschlos-sen werden. Vorgesehen sind nun alternativeEinrichtungen mit geschultem Personal und einemSicherheitsdienst außerhalb der Einrichtung.Allerdings besteht die Gefahr, dass die Wider-sprüche und Problematiken der sechs italienweitexistierenden OPG’s nun nur auf eine kleinereVersion der OPG’s auf Provinzebene verschobenwerden und diese weiterhin Orte der Ausgrenzungund Isolation bleiben, falls nicht individuelle Thera-pieprojekte für die Insassen vorgesehen werden.

Bolzano 30 maggio 2012presso EURAC sala ViolaDalle ore 9.00 alle 13.00

Bozen, 30. Mai 2012EURAC - Violetter Saalvon 9.00 bis 13.00 Uhr

für die abschaffung der einrichtungen derforensischen psychiatrie (opg)

für die abschaffung der einrichtungen derforensischen psychiatrie (opg)

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Auto Aiuto

Editoriale

Aderenza alla terapia

Psicofarmaci - Miti e pregiudizi

Psichofarmaci - i 4 gruppi più importanti

Psichofarmaci - i costi della terapia farmacologica

Psichofarmaci - Si o No? Parlano gli utenti...

Medicina dell’anima?! La testimonianza di un parente...

Medicina complementare e malattia psichica

un volto un nome Campagna „Stop oPG trentino Alto Adige“

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IndiceiMPRESSuM

opuscolo informativo quadri- mestrale dell‘Associazione Parenti ed Amici di Malati Psichici

Registrato al tribunale di Bolzano: Nr. 17/95 R.St. del 3.7.1995

Editore:Associazione Parenti ed Amici di Malati PsichiciVia G. Galilei, 4/a39100 Bolzanotel. 0471 260 303 Fax 0471 408 [email protected]

Responsabile:Prof.ssa Carla Leverato

Redazione:Martin Achmüller, Margot Gojer, Lorena Gavillucci, Laura Kob, Car-la Leverato, Carmen Premstaller,

traduzione:Martin Achmüller, Margot Gojer, Klaudia Klammer, Carla Leverato, Carmen Premstaller

Foto:Archivio, Martin Achmüller, Mar-got Gojer, Karl Mumelter, Carmen Premstaller

impostazione e veste grafica:Carmen Premstaller

Stampa:Karo Druck, Frangarto

La redazione ringrazia per la preziosa collaborazione tutti co-loro che hanno contribuito alla pubblicazione di quest‘edizione. Si riserva il diritto di effettuare ab-breviazioni ai testi.

Con il sostegnodella Città di Bolzano

Con il sostegno della

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EDitoRiALE

Cari lettori!Carla Leverato

p sicofarmaci sì, psicofarmaci no; sono una benedizione, sono una

maledizione; si danno giudizi, si han-no pregiudizi.

Per cercare di avere idee chiare in proposito abbiamo chiesto la colla-borazione degli esperti, abbiamo in-tervistato chi li usa. Ne è uscita un’edi-zione interessante della nostra rivista, che, come al solito, senza voler essere esaustiva, desidera fornire a tutti gli interessati un motivo di riflessione, per chi lo ritiene importante anche nei gruppi di auto aiuto, nonché uno spunto per approfondire personal-mente quanto è rimasto incompleto.

Dalle interessanti relazioni pervenu-teci abbiamo tutti noi della redazione

imparato anzitutto che l’opinione che soltanto i malati psichici rifiutino di curarsi e di assumere i farmaci fa parte dello stigma con il quale i malati stes-si vengono considerati. Perché poi soltanto loro dovrebbero avere paura degli effetti collaterali dei farmaci e dovrebbero essere da questi disturba-ti e tutti gli altri pazienti invece no?

Dai pazienti intervistati, circa una trentina di persone depresse che partecipano ai gruppi di auto mutuo dell’AMA, risulta che la loro qualità di vita è molto migliorata grazie agli psi-cofarmaci e che quando è necessario li prendono, sempre su prescrizione medica. Hanno per fortuna capito quanto possa essere rischioso il “fai da te”. Nei gruppi di auto aiuto ci sono poche proibizioni, ma una è categori-ca: scambiarsi informazioni e consigli su eventuali farmaci, del tipo: ”A me ha fatto tanto bene, provalo anche tu!”Qualcuno non desidera far sapere che assume psicofarmaci: si sente mar-chiato, si vergogna.tutti desiderano avere dal proprio medico informazioni precise sul tipo di farmaco, gli effetti benefici e la du-rata eventuale della cura, gli effetti collaterali e come alleviarli.

Le riflessioni di un psichiatra ci danno un quadro chiaro e completo sulle problematiche dell’”aderenza alla te-rapia“ da parte dei pazienti, delle pro-

blematiche sociali ad essa connesse e dell’importanza della relazione tera-peutica alla quale partecipa non solo il medico curante, ma anche tutti gli operatori dei servizi con anche il coin-volgimento dei familiari.Ci sono anche alcune risposte ai più comuni pregiudizi relativi agli psi-cofarmaci e informazioni basilari sui quattro fondamentali gruppi di psico-farmaci.

un familiare ci ha inviato la sua testi-monianza, che pone l’accento su un altro aspetto da non sottovalutare a proposito dell’assunzione dei farmaci, e che corrisponde un po’ a quanto un altro paziente ci ha detto, e cioè che nessuna medicina può fare miracoli senza l’impegno e la volontà di stare meglio da parte del paziente stesso. Nel caso descritto viene delegata al-l’esterno, in questo caso al farmaco, la responsabilità della guarigione con il conseguente impiego di farmaci ad effetto placebo, per non danneggiare il paziente.

Ed infine troverete un accenno alla medicina alternativa, usando la quale alcune persone hanno trovato sollie-vo ai loro sintomi.

Augurandovi buona lettura ringra-zio di cuore tutte le persone che con grande competenza e disponibilità hanno contribuito a rendere interes-sante questa edizione.

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m olte malattie ad andamento cronico o ricorrente richiedono

terapie che si protraggono a lungo nel tempo, talvolta per tutta la vita. L’effi-cacia di tali terapie viene variamente compromessa nel caso in cui i pazien-ti non aderiscano (in modo parziale o totale) sia alle prescrizioni terapeu-tiche che ai consigli e alle indicazioni relative allo stile di vita ed alla salute in generale da parte del medico. Si parla in questi casi di scarsa o assente “compliance”.

“CoMPLiANCE”

La “compliance” viene definita come la misura in cui il comportamento del paziente, in termini di assunzione di farmaci, mantenimento di una dieta o di altre variazioni dello stile di vita, coincide con le prescrizioni del me-dico. Dato che tale concetto finisce per mettere in risalto solo il ruolo e l’autorità del medico, considerato quasi esclusivamente in termini di prescrittore di farmaci, si preferisce

oggi parlare di “aderenza” (adherence in inglese).

“ADERENzA”

Questo termine implica il consenso informato, un maggiore coinvolgi-mento del paziente nei confronti delle indicazioni del medico e una di-mensione di interazione e responsa-bilità reciproca, condivisa sia dal me-dico che dal paziente. tali aspetti non sono purtroppo garantiti in partenza, ma dovrebbero costituire le basi della costruzione della cosiddetta “alleanza terapeutica”.

Come già accennato, il problema del-la scarsa aderenza alla terapia è co-mune a tutto l’ambito medico e non solo alla psichiatria. Considerando, ad esempio, l’aterosclerosi, principale causa di mortalità nei paesi industria-lizzati, emerge chiaramente che quasi tutti i fattori di rischio (esclusi ovvia-mente il sesso e l’ereditarietà) sono modificabili con una terapia medica

e/o con un cambiamento nello stile di vita. Nonostante sia risaputo e am-piamente divulgato che abitudini ali-mentari malsane, fumo, scarsa attività fisica, ecc. incidano pesantemente sulle aspettative di vita, non si è anco-ra riusciti a far retrocedere l’ateroscle-rosi e le patologie che ne derivano dal suo primato di milioni di decessi ogni anno.

Altro esempio: il problema della scarsa aderenza al trattamento del-l’ipertensione arteriosa è uno dei più studiati. Si tratta infatti di un modello ideale che riguarda una malattia che nella maggior parte dei casi è asinto-matica, ma comporta col tempo gra-vi complicanze e necessità pertanto sia di variazioni dello stile di vita che di una terapia farmacologica. Para-dossalmente tale terapia, a causa dei possibili effetti collaterali dei farmaci, può provocare talvolta, nella perce-zione del paziente, fastidi maggiori della situazione patologica non trat-tata. Ne consegue che, come emerge

ADERENZA ALLA TERAPIALuigi Basso

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da ricerche effettuate in vari paesi occidentali, circa il 50 % delle perso-ne in trattamento per ipertensione arteriosa abbandona il trattamento farmacologico entro un anno dall’ini-zio della terapia, esponendosi a gravi rischi.Altri esempi macroscopici di malattie in cui si evidenziano alte percentua-li (dal 30 al 50 %) di scarsa aderen-za al trattamento sono le patologie cardiovascolari, il diabete, l’obesità, la broncopneumopatia cronica ostrutti-va, l’asma bronchiale e, indubbiamen-te, anche le patologie psichiatriche.

E’ importante quindi vedere il pro-blema dell’aderenza alla terapia in ambito psichiatrico in questa corni-ce generale, altrimenti si commette l’ennesima operazione stigmatizzan-te di pensare ad un mondo di malati “normali” che assumono corretta-mente le terapie prescritte e ai soliti “pazienti psichiatrici” che invece non ne vogliono sapere. Ci sono però delle specificità in ambito psichiatrico, che andremo a vedere meglio in seguito.

Parlando ancora in generale, è ampia-mente dimostrato che un’adeguata aderenza incide in modo rilevante sulla prognosi complessiva e pertan-to è necessario esaminare quali siano i fattori di rischio più frequentemente associati ad una scarsa aderenza alla terapia, per riuscire il più precoce-mente possibile a intervenire su di essi. i fattori che possono influenzare l’aderenza alla terapia sono moltepli-

ci. L’organizzazione Mondiale della Sanità (oMS) descrive il comporta-mento di ciascun paziente come il frutto di una combinazione di tali ele-menti che è possibile raggruppare in quattro grandi categorie:

fattori individuali (la persona);fattori sociali (l’ambiente di vita);fattori relativi al trattamento

(la terapia);fattori relativi alla relazione

terapeutica (il rapporto).

Li prenderemo brevemente in esame facendo adesso particolare riferimen-to all’ambito psichiatrico ed in par-ticolare ai disturbi più gravi, di tipo psicotico.

FAttoRi iNDiViDuALi

Per quanto riguarda i fattori indivi-duali, vi sono caratteristiche non mo-dificabili (età, sesso, gruppo etnico di appartenenza), che non sembrano correlate all’aderenza, anche se vie-ne da alcune ricerche segnalata una minore aderenza tra i pazienti mol-to giovani o tra quelli molto anziani. Sono sicuramente in gioco elementi quali le risorse della persona, il livel-lo di istruzione, gli atteggiamenti, le convinzioni, le aspettative, la motiva-zione a curarsi e la fiducia nelle pro-prie capacità di gestire il trattamento. Fondamentali sono la coscienza di malattia e la percezione dell’utilità della terapia per alleviare i sintomi (sia relativamente al soggettivo bisogno

•••

di farmaci che rispetto ad una visione più o meno negativa degli stessi). Nel disturbo schizofrenico in particolare si possono avere vari gradi di compro-missione di questa consapevolezza (chiamata anche “insight”), legati alla compromissione cognitiva e alla sin-tomatologia allucinatoria e delirante.

FAttoRi SoCiALi

Per quanto riguarda i fattori sociali, l’aderenza è fortemente influenzata dalle opinioni di coloro con i quali sono in relazione i pazienti. L’atteg-giamento della famiglia, dei caregiver e dell’ambiente sociale di riferimento ha una grande rilevanza nel favorire l’accettazione della malattia e della conseguente terapia farmacologica (e non), nel momento in cui è impronta-to alla comprensione ed al sostegno e non alla commiserazione o all’evi-tamento. E’ noto infine che lo stigma sociale può spingere la persona a ne-gare la malattia e ad evitare i contatti con i servizi.

FAttoRi RELAtiVi AL tRAttAMENto

Per quanto riguarda i fattori relativi al trattamento, molti studi hanno di-mostrato che l’eccessiva complessità del trattamento (numero e frequenza delle somministrazioni) influenza ne-gativamente il grado di aderenza. Per quanto riguarda il profilo di efficacia e la tollerabilità dei farmaci legata agli effetti collaterali che provocano, è

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ma a tutti gli operatori delle diverse professionalità presenti nel servizio e alle caratteristiche del servizio stesso (più o meno accogliente, accessibile, ecc.) entro cui tale rapporto si espli-ca. E’ importante che le persone per-cepiscano il medico o l’operatore di riferimento come competenti, coin-volti, sinceramente interessati a loro come individui. Abilità quali l’ascolto e l’empatia, la creazione di un rap-porto basato sulla fiducia, sulla co-municazione trasparente, orientato al benessere, alla responsabilizzazione ed all’empowerment della persona, sono aspetti di grande importanza in tal senso.

Se infatti la consapevolezza della malattia viene accresciuta e sostenu-ta grazie a questo tipo di relazione ed a programmi di intervento specifici, ad esempio di tipo psicoeducativo, può essere sviluppata la capacità del-la persona di riconoscere e gestire i sintomi della malattia, così come ri-conoscere il ruolo positivo svolto sia dai farmaci che dagli altri interventi terapeutico-riabilitativi ed utilizzarli al meglio.

il coinvolgimento dei familiari e dei caregiver su tutti questi aspetti è al-trettanto importante, proprio per creare quelle condizioni favorevoli di fondo che consentano il decorso più favorevole possibile del disturbo e una buona qualità della vita di tutti i soggetti coinvolti.

sicuramente vero che in particolare la terapia della schizofrenia ha notevol-mente beneficiato dell’utilizzo nella pratica clinica degli antipsicotici di nuova generazione, che sembrano essere più efficaci, rispetto ai vec-chi neurolettici, sui sintomi negativi, cognitivi e affettivi, e meglio tollerabi-li, mostrando soprattutto una minore incidenza di effetti collaterali motori “extrapiramidali” (rigidità, tremore, discinesia tardiva), anche se nessun farmaco può essere considerato privo di potenziali effetti collaterali.

Anche con questi ultimi farmaci è pre-sente infatti il rischio di aumentare di peso, sviluppare diabete o malattie cardiovascolari ed una serie di altri di-sturbi più o meno rilevanti. E’ oppor-tuno segnalare però che le ultime re-visioni sistematiche della letteratura scientifica hanno evidenziato che gli effetti collaterali determinati dall’uso dei farmaci non sembrano essere il fattore più importante nel determina-re l’aderenza alla terapia e avrebbero un impatto inferiore rispetto alla loro efficacia.

Sembra quindi che sia più incisiva sull’aderenza la percezione dell’azio-ne positiva sui sintomi di quanto lo sia quella negativa dovuta agli effetti collaterali. A questo proposito è bene ricordare che spesso la valutazione clinica non è in grado di analizzare la percezione soggettiva dell’effetto collaterale da parte del paziente, fat-

tore decisivo per l’orientamento ver-so l’aderenza al trattamento. Non è raro, infatti, che un sintomo giudicato clinicamente non gravissimo venga vissuto dal paziente come fastidioso e disagevole, più preoccupante o stres-sante dei sintomi stessi, con l’ovvia conseguenza della riluttanza nell’as-sunzione della terapia.

ogni effetto viene percepito in modo diverso dal singolo individuo: per alcuni soggetti, per esempio, potrà essere più stressante un disordine motorio, per altri un disturbo della sfera sessuale, per altri un eccesso di salivazione. Spesso, inoltre, gli effetti collaterali all’inizio di un trattamento precedono quelli terapeutici e quindi risulta ancora più difficile, per un sog-getto che ha scarsa consapevolezza di malattia, accettare di assumere la terapia.

infine, dal momento che la maggior parte delle ricadute si verificano dopo una certa latenza rispetto alla sospen-sione della terapia, il paziente tende a non associare i due eventi tra loro, non attribuendo alla sospensione del farmaco la causalità primaria della ri-caduta.

FAttoRi RELAtiVi ALLA RELAzioNE tERAPEutiCA

Assolutamente fondamentali sono infine i fattori relativi alla relazione te-rapeutica, non solo relativi al medico,

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g li psicofarmaci non godono di buona fama, anche se è scienti-

ficamente documentato e dimostra-to che essi hanno un ruolo determi-nante nel trattamento delle malattie psichiche.

Ecco i più comuni pregiudizi in propo-sito.

tutti GLi PSiCoFARMACi CREANo DiPENDENzA

Cadono in questo errore non soltanto i profani, ma anche medici che non abbiano una profonda preparazione in psicofarmacologia. La verità è che soltanto un unico gruppo di psicofar-maci possono potenzialmente creare dipendenza: le benzodiazepine. Questi farmaci vengono impiegati primariamente nel trattamento del-l‘ansia e dei disturbi del sonno. Ma an-che questo potenziale di dipendenza è ben controllabile e governabile.

GLi PSiCoFARMACi SERVoNo SoLtANto A CoPRiRE i SiNtoMi

un minimo di verità qui c‘è, in quan-to noi psichiatri non siamo in grado di curare la maggior parte delle ma-lattie psichiche intervenendo sulle cause. Però in questo siamo in buona compagnia, perché in medicina in quasi tutte le malattie si curano anzitutto i sintomi. Però gli psicofar-maci non servono semplicemente a coprire i sintomi, ma li curano effetti-vamente.

Psicofarmaci -

mITI E PREgIuDIZIWolfgang Fleischhacker

Riportiamo una parte di un articolo dell‘autore Wolfgang Fleischhacker, pubblicato sulla rivista dell’Associa-zione HPE Austria, Kontakt 1/2008.

PSiCoFARMACi E PSiCotERAPiA Si ESCLuDoNo A ViCENDA

Questo errore ha procurato a molti pazienti gravi danni. Sappiamo inve-ce che terapie combinate ottengono i migliori risultati e che queste opinioni unilaterali sbagliate fanno sì che i pa-zienti vengano esclusi da altre impor-tanti terapie.

GLi PSiCoFARMACi HANNo SoLtANto EFFEtto SEDAtiVo

Molti psicofarmaci hanno anche effi-cacia sedativa, ma questo non è l‘ef-fetto terapeutico primario.

GLi PSiCoFARMACi DANNEGGiANo iL CoRPo E Lo SPiRito

Se confrontiamo gli psicofarmaci con gli altri medicinali che vengono im-piegati per malattie del corpo, ci ac-corgiamo che lo spettro degli effetti collaterali degli psicofarmaci viene drammaticamente sopravvalutato.in questa falsa opinione si verifica un allargamento della stigmatizzazione e della discriminazione, che colpisce le persone con malattia psichica e le istituzioni che di esse si curano, anche verso i metodi di cura.

GLi PSiCoFARMACi SERVoNo SoPRAttutto A RENDERE DoCiLi i PAziENti

Sappiamo che in determinati periodi ci sono stati abusi nella psichiatria, per rendere docili nei propri riguardi persone politicamente ostili. Fortu-natamente questi tempi non hanno più nulla a che vedere con l‘odierna psichiatria e speriamo anche che non si ripresentino più.

GLi PSiCoFARMACi DiStRuGGoNo LA PERSoNALità

Questa falsa credenza ampiamente diffusa che gli psichiatri con gli psi-cofarmaci possano togliere ad un paziente la sua personalità dipende fortemente dal fatto che, specialmen-te nelle fasi acute, l‘immagine di sé di persone con malattie psicotiche è molto fragile ed essi hanno molta paura di influenze esterne. E‘ vero piuttosto che è la malattia psichica stessa che, quando assume un decor-so cronico, ha effetto distruttivo sulla personalità di base di una persona e che i farmaci vogliono aiutare a tene-re lontane le ricadute e quindi anche il processo distruttivo.

GLi PSiCoFARMACi SoNo tERAPiE Di SECoNDA o tERzA ELEzioNE

L‘errore che nel trattamento delle malattie psichiche prima debbano essere esauriti tutti gli altri metodi terapeutici e che i farmaci vengano impiegati per così dire come terapia di ultima scelta, quando proprio nien-te altro è servito, è fondamentalmen-te sbagliato e procura, come già ricor-dato, grossi danni, perché i pazienti vengono esclusi da un trattamento efficace.

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L a paura praticamente di tutte le persone è quella che il meta-

bolismo del cervello, l’organo più deli-cato e aggredibile, venga influenzato chimicamente. Al contrario, la spe-ranza di alcune persone va nella dire-zione che anche la felicità può essere creata e mantenuta chimicamente. Entrambe le posizioni sono parzial-mente giuste.

Effettivamente tutti gli psicofarmaci influiscono in un modo desiderato e ampiamente prevedibile sul meta- bolismo dei cosidetti neurotrasmetti-tori del cervello.

i neurotrasmettitori trasferiscono da una cellula nervosa all’altra segnali per mezzo della chimica: se il neuro- trasmettitore serotonina è troppo poco attivo, ne consegue sconten-tezza e insicurezza. i pazienti badano poco a se stessi e alla loro sicurezza e vivono la loro situazione come so-stanzialmente negativa. Se invece è l’adrenalina che nel cervello è poco attiva, non si riesce più ad essere te-naci e costanti.

Fondamentalmente si distinguono 4 grandi gruppi di psicofarmaci:

CALMANti (tRANQuiLLANti) E SoNNiFERo

in italia sembra che negli anni il tavor sia il medicinale più consumato. Non si tratta di una sostanza che cura una frequente malattia fisica, ma del cal-mante Lorazepam. Entro 15 minuti riduce in modo evidente le paure, ri-lassa piacevolmente i muscoli, rende calmi, con anche un po’ di stanchez-za e con difficoltà di concentrazione. Naturalmente serve anche contro gli effetti fisici della paura, come accele-razione cardiaca, testa pesante, sensa-zione di peso sul torace, disturbi della digestione, tremore, sudore freddo e senso di vertigine da causa psichica. L’effetto dura in media 6-8 ore. in dosi più forti procura il sonno.

Del tutto note sono le più frequenti situazioni, nelle quali vengono im-piegati medicinali, cioè momenti di difficoltà psichici o psicosomatici. Co-lui al quale succede dovrebbe sapere,

quale consumatore di questi rimedi, a che cosa va incontro. occorrono infor-mazioni obiettive piuttosto che scene di panico.

in dosi molto elevate, ad esempio, il tavor può paralizzare il respiro e se lo si assume a lungo per molti mesi o anni, può portare ad assuefazione o a dipendenza.

Assuefazione significa: una quantità che giornalmente riesce ad essere ben eliminata dal fegato, che è una fabbrica chimica viene assunta dal pa-ziente per anni, per favorire il sonno. Se tralascia di prendere questa unica pillola, subito compare insopportabi-le insonnia. Se continua a prenderla regolarmente il suo organismo non viene danneggiato dalla piccola, sem-pre uguale quantità di medicinale.Diversamente succede con la dipen-denza: l’effetto del Lorazepam di fa-vorire il sonno diminuisce col tempo. Consumatori poco attenti e curiosi scoprono che con due pastiglie rie-scono nuovamente a dormire meglio, dopo qualche settimana o mese ne

Psicofarmaci -

I 4 gRuPPI PIù ImPoRTANTIRoger Pycha

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adoperano tre e così via, finché quan-tità di sostanza che disturbano l’or-ganismo e sono dannose per la vita quotidiana vengono ricercate avida-mente.

Circa il 5 % dei consumatori di tavor ne diventano dipendenti, il che si-gnifica uno ogni 20. Esiste pertanto un certo rischio, ma non così grande da impedire che esso venga usato. La miglior difesa contro la dipendenza è la paura del consumatore di diventare dipendente. Egli stesso sta scrupo-losamente attento a non assumerne troppi.

ANtiDEPRESSiVi

Le depressioni, la sofferenza mondia-le del 21. secolo, sono caratterizzate da troppo debole attività di entrambi i neurotrasmettitori nel cervello. i pa-zienti vedono se stessi, il loro futuro e il mondo intorno a sé neri, e manca loro l’energia interna per padroneg-giare situazioni spiacevoli. Entrambe le situazioni possono essere modifi-cate biochimicamente, nuovamen-te equilibrate e in tal modo guarite, anche se nella buona metà dei casi negli anni successivi si possono pre-sentare nuovamente depressioni (si parla allora di depressione ricorrente) e nel 10 % dei casi più tardi si possono presentare stati maniacali come esat-to contrario (anche dal punto di vista biochimico) della depressione.

i cosidetti antidepressivi non han-no niente in comune con i calmanti come il tavor. Non hanno effetto sul

cervello entro pochi secondi o minuti. Sostanze che modificano con grande velocità il metabolismo del cervello causano un “kick”, un’attimo di gran-de euforia, che, può causare rischio di dipendenza.

Gli antidepressivi modificano il me-tabolismo del cervello lentamente e durevolmente. Soltanto nel giro di 2 o 3 settimane si arriva ad un aumento nel cervello di serotonina e, a seconda della sostanza, anche di Noradrenali-na o Dopamina. L’effetto dipendenza non si verifica mai. Succede invece che il farmaco rafforzi specialmente la parte indebolita della personalità, che si ristruttura e migliora. in media dopo circa 10 giorni inizia un primo impulso di energia, il depresso divie-ne più attivo e più agile mentalmente. Da 3 a 5 giorni più tardi migliora an-che l’umore e il paziente si accorge nuovamente di sensazioni positive e riesce a sorridere.

Dopo altri 3-5 giorni si sviluppa un effetto combinazione che viene de-scritto dai pazienti come la capaci-tà di prendere più distacco dai loro problemi (che tali rimangono) – e ciò costituisce spesso la premessa per una positiva soluzione di essi. Se i problemi non cambiano, cambia però l’atteggiamento dei pazienti nei loro riguardi (secondo la massima: se non posso sciogliere il problema mi sciol-go almeno dal problema). in questo periodo torna lentamente il sonno, l’appetito migliora e la sensibilità al dolore è meno acuta. Depressioni non curate durano me-

diamente 6 mesi. Perciò nella mag-gior parte dei casi un trattamento con antidepressivi deve durare circa altret-tanto. Ciò significa però che il farmaco deve essere ben tollerato, altrimenti non può diventare una protezione e un „accompagnatore“ per mesi, tal-volta anni. i moderni antidepressivi hanno fortunatamente relativamente pochi effetti collaterali. Dalla ricerca sappiamo quello che più disturba i pazienti: aumento di peso, stanchez-za e abbassamento della pressione e problemi sessuali a causa dei farmaci.

Se i pazienti sono disposti a cer-care sufficientemente a lungo l’„accompagnatore“ adatto, (possi-bilmente con lo stesso medico, per non incominciare sempre daccapo) si possono trovare sostanze che in-vece fanno dimagrire, alzano perfino leggermente la pressione del sangue e non disturbano la sessualità. Natu-ralmente ciò richiede una ricerca e un impegno per molte settimane e occorre pazienza.

ANtiPSiCotiCi

un terzo gruppo di farmaci sono i molto più raramente prescritti anti-psicotici. Essi agiscono nelle manie, nelle schizofrenie, nell’effetto da stupefacenti, e nel delirio delle perso-ne anziane dementi. Essi attenuano l’effetto di troppa dopamina nel cer-vello. La dopamina rende attivi, curio-si e sconsiderati. troppa dopamina fa apparire una realtà sdoppiata, causa allucinazioni (si sentono voci, si vedo-no forme, si avvertono raggi e contatti

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corporei, odore di gas, sapore di vele-ni che non ci sono) e vaneggiamenti (la certezza di essere seguiti, amati, osservati, di venire esclusi o ricercati).Naturalmente si tratta di fenomeni di immaginazione. Però i pazienti sono fermamente convinti della loro realtà e non accettano di essere contrad-detti. i farmaci antipsicotici agiscono bene contro questa anomala perce-zione della realtà, ma i pazienti non vedono nessun motivo per assumerli. Per farlo bisogna insistere, spingerli, controllarli, costringerli, e ciò costitui-sce una fatica emozionale ed educati-va. i familiari e i medici curanti hanno bisogno a tal fine di chiare motivazio-ni etiche. infatti gli effetti collaterali sono frequenti e riguardano disturbi della mobilità (crampi, tremori, an-datura a passettini, incapacità di sta-re seduti e fermi) aumento di peso, stanchezza ed eventuali disturbi della sessualità.

in questo caso, dove l’organizzazio-ne Mondiale della Sanità (oMS) dopo una prima psicosi schizofrenica pro-pone uno o due anni di protezione farmacologica, è particolarmente importante trovare un lungo accom-pagnamento possibilmente „grade-vole“. i pazienti di solito non hanno consapevolezza della loro malattia e rifiutano categoricamente qualsiasi farmaco. Ma anche in questo molto complicato caso si possono trovare farmaci o combinazioni, i cui effet-ti collaterali non disturbino. Se però non disturbano per niente il medico deve fare attenzione, perché circa i 2/3 di tutti i pazienti schizofrenici as-sumono i farmaci diversamente da

quanto concordato e per lo più non li prendono per niente.

StABiLizzAtoRi DELL’uMoRE

un’ultima classe di farmaci viene indi-cata come „stabilizzatori dell’umore“. Essa viene impiegata, quando insorge il cosidetto disturbo bipolare, o ma-lattia maniaco depressiva, che colpi-sce circa il 3 % della popolazione. Gli stabilizzatori dell’umore sono i farma-ci psichiatrici con l’effetto più lento: esso risulta evidente soltanto dopo mesi od anche dopo uno o due anni. il più forte stabilizzatore dell’umore è rappresentato dai sali di litio, che sono presenti in natura.

Le persone con disturbo bipolare sof-frono continuamente di lunghi episo-di depressivi e di brevi episodi mania-cali, che normalmente fanno a pezzi la loro vita. i sali di litio attutiscono e ab-breviano la mania, e inoltre nel 70 % dei casi hanno anche efficacia preven-tiva, di modo che gli episodi maniaca-li e depressivi si presentano con fre-quenza del 50 % inferiore, durano la metà e sono della metà così intensivi come prima. Ciò riduce il problema di dover vivere e sopportare le fasi della malattia a un ottavo.

in questo caso i farmaci possono ac-compagnare per anni e decenni. Essi non creano dipendenza. Ma il litio è capace di penetrare attraverso i tes-suti.

Qualche volta esso viene scambiato dalla tiroide con lo iodio, se ne im-possessa e causa in determinate cir-

costanze una sottofunzione. Poiché esso è un sale, viene eliminato dai reni e li può danneggiare. Nello stesso tempo è relativamente velenoso – già una dose tripla può procurare perico-losi avvelenamenti. Si devono perciò tenere sempre sotto controllo il qua-dro ematico ed anche periodicamen-te la funzione renale e tiroidea. il litio viene anche eliminato con il sudore, perciò il quadro ematico può variare fra l’estate e l’inverno. Perché si im-piegano sostanze relativamente così complicate da usare?

Perché la loro efficacia è altrettanto frequente quanto benefica, e perché esse abbassano in modo significativo il rischio di suicidio, che è molto alto nel passaggio da una fase depressiva a quella maniacale o viceversa.

tutte queste informazioni stanno a di-mostrare che le malattie mentali oggi possono essere curate con l’aiuto dei farmaci in modo molto più veloce e duraturo di quanto avveniva 60 anni fa. Le persone con malattia psichica hanno così anche enormi prospettive davanti a sé di poter condurre una vita completa o in larga misura normale, e sono molto più protetti contro un suicidio da disperazione. Ma l’impie-go degli psicofarmaci va lasciato alla competenza degli specialisti, in primo luogo di psichiatri, neurologi, interni-sti, e medici generali, e deve basarsi su un buon rapporto di sostegno e di fiducia tra medico e paziente (e non raramente tra la sua famiglia). Ciò si-gnifica per il medico saper curare ma anche saper trattare, e richiede spes-so una grande diplomazia.

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Auto Aiuto

n on è incoraggiante, ma è una realtà, il dover parlare di costi

delle terapie farmacologiche, per le persone e per le famiglie che si trova-no ad affrontare prospettive di cura di lungo periodo. Questo soprattut-to nella convivenza con la sofferenza psichica, in particolare in questi mo-menti di pesante crisi economica.

tERAPiA tRADizioNALE

il dottor Stefano toresani però, del Centro di Salute Mentale di Bolzano, non ha dubbi nel spezzare una lancia in favore di una visione serenamente ottimistica. in realtà, spiega, solo le benzodiazepine sono considerate far-maci non ‘salvavita’ o comunque non così strettamente necessari – e per questo inserite in fascia “C”, di con-seguenza non coperte dal Servizio Sanitario Nazionale – ma un motivo c’è. Sono poco costose e solitamente vengono utilizzate solo per brevi pe-riodi, nell’attesa che facciano il loro effetto i farmaci di fascia “A” che rap-presentano, invece, il vero e proprio piano terapeutico. in questa ottica non avrebbe nessun senso, né bene-ficio, assumere benzodiazepine per periodi più lunghi rispetto alla fun-zione consigliata. Parimenti, viene contenuto di molto il costo sostenu-to dalla persona privatamente e vi è sempre, volendo, il risparmio che si ha acquistando il farmaco generico (“equivalente”) che è in media del 30 per cento.

tutti gli altri farmaci, compresi gli psi-cotici di ultima generazione, sono in fascia “A”, quindi coperti dal Servizio

Sanitario. Vi sono regole precise sul-le ricette che possono riguardare il medico di base o prevedere la pre-scrizione da parte del solo medico specialista, ma questo non comporta differenze per la persona assistita. Vi sono alcune regioni in cui si è prov-veduto a contenere l’utilizzo dei pre-parati più recenti preferendo (ma per motivi economici) quelli tradizionali, però, come sottolinea il dottor toresa-ni, non è questo il caso dell’Alto Adige dove la spesa farmaceutica in gene-rale è la più bassa d’italia e dove – a Bolzano come a trento – la predispo-sizione del piano terapeutico è com-petenza solo dei centri specialistici.

un problema dell’uso del farmaco per una malattia psichica può essere in-vece legato al “come” lo si usa: avere la pazienza necessaria per seguire i consigli del medico, sopportando per esempio gli effetti collaterali le-gati al cambio della medicina, può aiutare a non buttar via tempo prezioso per la te-rapia e le medicine stesse. il tutto, naturalmente, nel contesto di un piano terapeu-tico individuale che si basa su una diagnosi chiara e su un intervento preciso che tiene conto di tutti gli aspetti psicologici e so-ciali.

oMEoPAtiA

Diverso è il discorso sull’omeopatia o su altre cure alternative. ognuno ha diritto al rispetto delle proprie con-vinzioni, ma in termini di copertura economica, da parte del pubblico, di strumenti di cura non ufficiali, sicura-mente il momento non è dei migliori e purtroppo non lo sarà per un po’ di tempo. E uno dei motivi è che l’effica-cia dei farmaci alternativi – di cui mol-te persone sono convinte e soddisfat-te – non è stata ancora documentata da procedure di sperimentazione e di verifica codificate.

Psicofarmaci -

I cosTI DELLE TERAPIE fARmAcoLogIchELorena Gavillucci

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Auto Aiuto

Psicofarmaci -

sI o No?Parlano gli utenti...Carla Leverato

Quandocivoglionocivogliono.

glieffetticollateralimifannounpo‘paura,quandoquesticonsistononelfarmitornare

allamentericordisgradevolilontanichecredevodiaversepolto.

sicuramenteunbuonfarmacopuòaiutareasuperarelafaseacuta,

maavolteèmoltodifficiletrovarequellogiusto.

adessomitrovobeneconglipsicofarmaci,mail“rodaggio”nonè

statofacile.comunqueiohoavutounaricadutanonostanteifarmaci.

formedidepressionefortihannobisognodiunabuonacopertura

farmacologica.peròcisonoalcunifarmacichetilascianoancorapiùspossatidella

malattiastessa.

iosonoriuscitoastarbeneusandoifioridiBach.

nellefasiacutedellamalattiac‘èl‘esigenzadiassumerepsicofarmaci.ifarmaciperò

nonrisolvonoilproblema.nessunamedicinapuòfarmiracolisenzalavolontà

distarmeglio.

E‘probabilechedebbaprenderefarmacipertuttalavita.D‘altraparteèquello

chesuccedeancheachisoffredidiabeteodipressionealta.

Lapaurachehoioèquelladiaverliincasaechemivenga

lavogliadiabusarne.

iononlivogliopiùusare,daquandomisonotrovataincrisi

diastinenzaperaversmessodiprenderli.

menomalecheglipsicofarmacicisono,peròènecessariousarlisoloincasodi

bisogno,masoprattuttosuprescrizionemedicaenonperconsigliodiun‘amica,

pertirarsiunpo’su.

Hodeidubbisull‘efficaciadegliantidepressivi,perchémièvenutaunacrisipropriomentrelistavoprendendo.

nonbastanoglipsicofarmaci,occorreanchelapsicoterapia.

nonmifannopaura,esecen‘èbisognoliprendo,

perchévogliostarbenepresto.

iohoseguitoanchecureomeopaticheinsiemeconifarmacitradizionali,manonnehoavutogiovamento.

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Auto Aiuto

L ’atteggiamento nei confronti del farmaco, dello psicofarmaco in

particolare, credo sia sempre piutto-sto complesso ed articolato: frutto della storia personale, di convinzioni, aspettative, pregiudizi, maturati nel contesto della relazione con sé stessi, con il terapeuta, con l’ambiente. Probabilmente anche il grado stesso di efficacia del farmaco, in qualche misura, risente di tutto questo.

il mio congiunto malato ha sviluppa-to verso il farmaco un atteggiamen-to che potrei definire di “delega” e che personalmente mi appare come estremamente pericoloso.

Nessun impegno personale, nessuna vera assunzione di responsabilità, esi-to di un’inesistente stima nelle proprie reali capacità e potenzialità di miglio-ramento, che pure ci sarebbero. “io non ce la faccio, il farmaco agisce per me, in mia sostituzione” e parten-do da questo presupposto il passo verso la dipendenza farmacologica è molto breve.

Richieste continue di farmaci, sfinenti patteggiamenti sui dosaggi e le tipo-logie, ricorso frequente all’ospedaliz-zazione per rimarcare quanto si sia “paziente” nel senso etimologico del termine: patire, subire, essere passivo.

Questo modo di delegare ad altro, all’”esterno”, la soluzione dei propri problemi, nel caso specifico affonda le proprie radici nel percorso della malattia, nelle dinamiche che l’hanno se non causata, fortemente favorita e che non è il caso qui di approfondire.

Resta il fatto che un atteg-g i a -men-to di questo tipo richie-de uno sforzo terapeutico ulteriore e oneroso di accompa-gnamento e rilettura del-l’utilizzo del farmaco e non sempre nel corso della sua storia il mio con-giunto ha trovato chi fosse disposto a compierlo, per mancanza di tempo o di reale consapevolezza diagnostica.

Ricordo periodi, per fortuna ormai molto lontani nel tempo, in cui il solo intervento nei suoi confronti era una massiccia prescrizione di farmaci, al punto che in famiglia, con una scelta forse azzardata, ma sicuramente in-dicativa della condizione, si decise di sostituire uno degli psicofarmaci con acqua aromatizzata.

mEDIcINA DELL’ANImA?!La testimonianza di un parente...Luce

Esiste anche l’effetto placebo. Ho potuto vederne gli esiti sul mio fa-

miliare: queste nuove gocce (acqua di rubinetto!!!) lo facevano stare me-glio. Affermava di sentirsi meglio dopo qualche minuto dall’assunzione.

A quei tempi si discuteva ancora se l’ef-fetto placebo esistesse davvero o no, ora la scienza ha dato la propria rispo-sta e la sperimentazione avviene non sul “se” agisce, ma sul “come”. Natural-mente la somministrazione d’acqua non poteva risolvere la grave situa-zione psicologica del mio con-g i u n t o,

che aveva bisogno di ben

altro sostegno ed intervento, ma era mol-

to significativa rispetto al suo reale bi-sogno di farmaci. Purtroppo il segnale non fu colto.

Dalla mia esperienza ho maturato la convinzione che senza un adegua-to sostegno psicoterapico l’efficacia dello psicofarmaco sia molto relativa. Definirlo poi “medicina dell’anima”... ...beh, non voglio addentrarmi in giudizi che non mi competono, mi consolo pensando che l’anima fortu-natamente non è un brevetto delle multinazionali.

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oMEoPAtiA

un trattamento omeopatico mirato crea spazio per un ulteriore sviluppo psichico, attenuando i sintomi, quali ad esempio pensieri insistenti, distur-bi di concentrazione e del sonno, apa-tia ecc, o comunque contribuendo a lenire i sintomi.

Già l‘anamnesi ha risonanza nei riguardi di un discorso psicoterapeu-tico: il trattamento non è diretto solo verso i sintomi, ma anche verso la per-sonalità e le reazioni individuali a uno stimolo. Così i disturbi psichici come la depressione, l‘ansia, e le compul-sioni sono un classico dominio del-l‘omeopatia.

Nelle depressioni gravi, nelle psico-si ecc. giova in aggiunta la medicina tradizionale. importanti per la ricerca del rimedio sono nell‘anamnesi le do-mande sulla biografia, gli attuali fat-tori scatenenti, le modalità: che cosa peggiora e che cosa migliora lo stato di salute, come pure particolari vistosi sintomi. Ci sono molti possibili rimedi, sempre in forma potenziata (dinami-camente diluiti) dal mondo dei me-talli, dei minerali, delle piante, degli animali e altri veleni dei quali ci sono quadri provati e elencati ed anche usati con successo dai medici, ormai da più di 100 anni.

FitotERAPiA

Anche nella fitoterapia troviamo piante medicinali efficaci, come l’ipe-rico, la valeriana, l’elleboro, il ginseng siberiano, e altri ancora, che però non sempre vanno bene insieme con i medicinali tradizionali. Poiché gli ormoni sono portatori di sentimenti i fitoormoni hanno buona efficacia nelle depressioni psichiche da meno-pausa.

MEDiCiNA ANtRoPoSoFiCA

Nella psichiatria di orientamento antroposofico si amplia questo ambi-to dell’omeopatia e si cerca con deter-

mEDIcINA comPLEmENTAREe malattia psichicaMaria Paregger

omeopatia

L‘omeopatia è un metodo terapeu-tico alternativo, i cui principi teorici sono stati formulati dal medico te-desco Samuel Hahnemann verso la fine del 1700.

Alla base dell‘omeopatia vi è il „principio di similitudine del far-maco“, secondo il quale il rimedio appropriato per una determinata malattia sarebbe dato da quella sostanza che in una persona sana produce sintomi simili a quelli os-servati nella persona malata.

tale sostanza, detta an-che „principio omeo-patico“, una volta individuata, viene somministrata al malato in una quantità forte-mente diluita. La misura del-la diluizione è definita dagli omeopati „poten-za“.

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Auto Aiuto

minati rimedi naturali di trattare, insie-me con il rafforzamento delle energie psichiche e dell’io, il relativo organo malato o il processo metabolico.

Si sa ad esempio che esperienze tristi non elaborate affaticano il fegato e possono portare a una depressione reattiva con ansia nei riguardi di tutto ciò che la vita porta. Come paralizzata

Fitoterapia

La fitoterapia è la più antica pratica terapeutica umana comune a tutte le culture e le popolazioni fino dalla preistoria. Essa prevede l‘utilizzo di pian-te o estratti di piante per la cura delle malattie e per il mantenimento del benessere. Le piante sono considerate produttori e contenitori dinamici di sostanze chimiche .

Le moderne preparazioni fitoterapiche sono ottenute a partire dal materiale vegetale tramite estrazioni con solventi e metodiche diverse. Alcune prepa-razioni sono costituite da estratti di singole piante, altre da combinazione di estratti da diverse piante. oggi in italia esiste una specifica regolamentazio-ne di prodotti naturali.

Vanno comunque sempre valutate con attenzione sia le interazioni con i far-maci tradizionali che gli effetti collaterali.

Medicina antroposofica

E‘ un tipo di medicina alternativa, nata in Svizzera e diffusa succes-sivamente in Europa e nel mondo agli inizi del 1900, inizialmente for-mulata dal filosofo austriaco Rudolf Steiner.

Nelle sue concezioni la malattia è sempre la rottura dell‘armonia fra le componenti dell‘essere uma-no cioè di un equilibrio che non è non solo fisico, ma anche psichico, e spirituale. Perciò il trattamento farmacologico, per il quale comun-que si preferiscono sostanze natu-rali, da solo è inadeguato alla cura delle malattie.

Nelle cliniche di medicina antro-posofica si presta molta attenzione a tutto ciò che possa assicurare al malato un benessere completo, sia fisico che psichico.

e senza speranza, questa persona rie-sce soltanto a considerare un passato sgradevole.

Ne consegue che nel fegato si accu-mula glucosio e subentra una tipica debolezza della volontà, che non fa seguire al pensiero l’azione, cosa che succede molto spesso nella depres-sione da esaurimento.

i reni partecipano ad uno stato di larvata depressione. Questa si espri-me con malessere fisico come sensa-zione di tensione e oppressione ad esempio con fissazione angosciante su singoli sintomi fisici, conosciuta come ipocondria.

Si pensa ai polmoni quando la per-sona reagisce con esagerato ordine e scrupolosità, quasi con angoscia e compulsivamente alle richieste del-l’ambiente.

Si pensa al cuore, quando la persona sente di perdere il suo “io”, e compaio-no o angoscia di morte o paura del-le malattie. E quando la depressione prende il cuore allora compaiono in questo organo della coscienza sensi di colpa e auto-rimproveri.

Quanto è stato qui soltanto breve-mente accennato viene sperimenta-to e impiegato da medici e psichiatri antroposofici in ambulatori medici e reparti psichiatrici ospedalieri.

Se un disagio psichico ha portato la sofferenza nella vostra vita o in quel-la di un vostro familiare, se questa situazione vi arreca insicurezza, ango-scia, solitudine, stress... vi offriamo la possibilià di avere un sostegno e una consolenza professionali, individual-mente, con la massima riservatezza e

senza risvolti burocratici.

Il nostro servizio di consulenza com-prende informazioni, interventi,

accompagnamento e mediazione.

Potete chiamare per un primo contatto:

dal lunedì al venerdì, dalle ore 10 alle 11Tel. 0471 262 262

È anche possiblie contattarci via e-mail: [email protected]

Associazione Parenti ed Amici di Malati Psichici, Bolzano

www.auto-aiuto.it

Punto di Sostegnonei momenti difficili della vita

consulenza & informazioni

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Auto Aiuto

Il 30 maggio 2012 si è tenuto presso l’EURAC a Bolzano il convegno “STOP OPG”, organizzato dalla CGIL/AGB. Il convegno ha affrontato il delicato tema della chiusura degli ospedali psi-chiatrici giudiziari (OPG).Relatori erano: Stefano Cecconi, por-tavoce del Comitato Nazionale STOP OPG, Alessandra Masiero, portavoce del Comitato Provinciale STOP OPG, Guido Rispoli, Procuratore della Repub-blica a Bolzano, Alfred König, direttore Ufficio Distretti Sanitari della Provincia di Bolzano, Lorenzo Toresini, psichiatra e direttore di “Casa Basaglia”, a Merano, Cesare Bondioli, responsabile naziona-le dei carceri e OPG-Psichiatria Demo-cratica, Wolfgang Gföllner, psichiatra e direttore comunità alternativa all‘OPG.

i l 27 gennaio 2012 il Sena-to della Repubblica con un

emendamento alla relazione della Commissione d’inchie-sta sul Servizio Sanitario Na-zionale presieduta da igna-zio Marino, ha deciso che gli ospedali Psichiatrici Giudi-ziari (oPG) “le cui condizioni offendono la coscienza civile del Paese”, chiuderanno il 31 marzo 2013. Ciò è frutto di un lavoro duro e scrupoloso sugli otto ospedali psichiatri-ci condotto dalla commissio-ne d’inchiesta per oltre due anni e che ha messo in luce le condizioni aberranti in cui versano 1.500 persone, alcu-ni nostri concittadini.

Con la campagna “un volto un nome” si è deciso di mo-bilitare il territorio perché è nelle regioni e tra ASL e CSM

che si troverà l’alternativa al vecchio sistema manicomiale.

un segno positivo sono i 15 comita-ti nati a livello nazionale che si sono presi il compito di sensibilizzare l’opi-nione pubblica ed un impegno per la salute mentale chiedendo di non tagliare oltre i fondi di un welfare già indebolito e dar spinta ad un model-lo sociale di maggiore inclusione e rispetto della convenzione oNu sui diritti dei disabili che nel articolo n.15 recita “DiRitto Di NoN ESSERE SottoPo-Sto A toRtuRA, A PENE o tRAttA-MENti iNuMANi E DEGRADANti”.

il comitato permanente per la verifi-ca per l’erogazione dei livelli essen-

uN voLTo uN NomEAPAMP e Campagna STOP OPG Trentino Alto Adige

Alessandra Masiero

ziali d’assistenza dell’intesa tra stato e regioni e le province autonome di trento e Bolzano provvederanno al monitoraggio e verifica dell’attuazio-ne della nuova strada da percorrere ma gia nel 2010 era stato deciso che non avrebbero ricevuto dei fondi ac-cessori.

Dai mass media ci è dato sapere che gli internati costano alla provincia 730.000 euro all’anno e ci auspichia-mo che l’Assessorato alla Sanità con-segni questi fondi ai Centri di Salute Mentale per stilare programmi di pre-sa in carico comunitaria e per formare del personale professionalmente pre-parato.

Altro tema importante del quale APAMP se fatto portavoce è quello della lotta contro lo stigma in quanto in alcune testate di quotidiani locali nell’arco dei mesi s’era in-trodotto l’argomento utiliz-zando termini molto pregiu-diziosi, ancora una volta si è consigliato l’utilizzo del “Lexi-con”, manuale per una corret-ta terminologia rispetto alle malattie mentali.

il convegno organizzato dalla CGiL che ringraziamo, ha vi-sto partecipi oltre 10 relatori è stato seguito da molte per-sone dal sociale al sanitario, dal pubblico al privato, dalla magistratura ai mass media e con soddisfazione l’APAMP ancora una volta sé sentita partecipe di una rete impor-tante a favore della salute mentale.

?VERGES

SENVERGESSEN

eineineineineingggggesicesicesicesicesichththththteineineineineinnamenamenamenamenameidentität, geschichte und bürgerrechte zurückgeben? La legge “emergenza carceri” (legge 9/2012) pre-

vede che entro marzo 2013 vengano chiusi i seiospedali psichiatrici Giudiziari esistenti in Italia ela conseguente presa in carico da parte delleRegioni e Province Autonome dei “folli-rei” in strut-ture alternative a gestione sanitaria e vigilanzagiudiziaria esterna. Le nuove strutture rischiano,però, di riprodurre, su scala territoriale, lo stessomodello manicomiale e destrutturante degli attualiO.P.G. e di rimanere luoghi di emarginazione/se-gregazione se non vengono attivati veri progettiterapeutici individuali per il recupero della sofferen-za psichica degli internati. Come agire dunque ?

Das sog. Gesetz “emergenza carceri” - (Ges. 9/2012) sieht vor, dass ab dem 31. März 2013 dieEinrichtungen der forensischen Psychiatrie (sog.OPG - “Ospedali Psichiatrici Giudiziari” ) geschlos-sen werden. Vorgesehen sind nun alternativeEinrichtungen mit geschultem Personal und einemSicherheitsdienst außerhalb der Einrichtung.Allerdings besteht die Gefahr, dass die Wider-sprüche und Problematiken der sechs italienweitexistierenden OPG’s nun nur auf eine kleinereVersion der OPG’s auf Provinzebene verschobenwerden und diese weiterhin Orte der Ausgrenzungund Isolation bleiben, falls nicht individuelle Thera-pieprojekte für die Insassen vorgesehen werden.

Bolzano 30 maggio 2012presso EURAC sala ViolaDalle ore 9.00 alle 13.00

Bozen, 30. Mai 2012EURAC - Violetter Saalvon 9.00 bis 13.00 Uhr

für die abschaffung der einrichtungen derforensischen psychiatrie (opg)

für die abschaffung der einrichtungen derforensischen psychiatrie (opg)