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Semestrale dell’Associazione Grafologica Italiana attualità grafologica 127 Anno XXIV n. 2 luglio-dicembre 2015

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Semestrale dell’Associazione Grafologica Italiana

attualitàgrafologica

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Anno XXIV n. 2 luglio-dicembre 2015

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Quote associative A.G.I. 2015100 € soci ordinari, 40 € soci aderenti

Associazione Grafologica ItalianaCorso Mazzini, 111- 60121 AnconaTel. 071.206100 - Fax 071.2117158www.a-g-i.itc.c. postale n. 10225613 Poste ItalianeCIN O ABI 07601 CAB 02600 cc bancario CREDEMcodice IBAN IT62 X030 3202 6000 1000 0000 239

Per informazioni a carattere generale,tesseramento, pagamento delle quote e iscrizioni ai corsi: [email protected] di Segreteria per contatti telefonici:lunedì e giovedì dalle 10.00 alle 12.00

Direttore:Alessandra CervellatiDirettore responsabile:Marta VolterraComitato di redazione:Antonella Foi, Gabriella Gabrielli, Silvia Lazzari Alessandra Millevolte. Editing: Elena Manetti.Recapito: [email protected] e Amministrazione:A.G.I. Corso Mazzini 111, 60121 AnconaTel. 071.206100 - Fax 071.2117158Registrazione:Tribunale di Pesaro n.195 del 20.1977 e 14.5.1986

attualitàgrafologica

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3Indice

attualità grafologica 127Anno XXIV n. 2

luglio - dicembre 2015

IntroduzIone .............................................................................. 4

edItorIALe ...................................................................................... 6

VItA deLL’A.G.I. ............................................................................... 15Il direttivo informa ........................................................................ 15Calendario formazione AGI 2016 .................................................. 18

ContrIButI ..................................................................................... 26Antonio Gaudì (Anna Baraldi) ................................................................ 26

Un contributo scientifico riguardo tracciati manoscrittie a stampa sovrapposti o vicini (Francesco Dellavalle) ............................... 33

formAzIone .................................................................................. 52L’analisi grafologica in azienda, uno specchiodell’economia postfordista (Valeria Zeetti) ............................................. 52

Lo sviluppo del personale in azienda (Maria Manuela Pacelli) ..................... 58

Il fenomeno delle on-line community (Roberta Cupiccia) ......................... 63

Una parola al giorno troppo su, troppo giù: il disturbo bipolare(Rita Milesi) .......................................................................................... 70

ruBrICHe ......................................................................................... 75Notizie dall’Italia ........................................................................... 75Notizie dal web ............................................................................. 92Who is who dalla grafologia ......................................................... 97Segnalazioni e recensioni ............................................................. 100

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Introduzione Silvia LazzariAlessandra Cervellati

Notizie dalla RedazioNe

Dopo quattro anni di conduzione della rivista è venuto per me il momento di cedere il passo; gli impegni di lavoro non mi consentono più di portare avanti questo incarico con tutta l’energia, la tenacia e l’at-tenzione che Attualità grafologica comporta. Guardandomi indietro e considerando il lavoro fatto in questi anni, mi rendo conto dei grandi cambiamenti che la nostra Associazione ha compiuto; un processo di trasformazione non ancora concluso. La rivista ha cercato in questi anni di essere testimone di questi importanti passaggi, segnalando e sotto-lineandone le vicende più significative, proponendosi come luogo per raccogliere idee e progetti, scambio di esperienze, procedure e buone prassi, stimolo ad una continua e progressiva crescita professionale ed umana. Di fatto Attualità grafologica negli ultimi anni ha mutato le sue forme e ampliato i suoi contenuti, specchio dei cambiamenti dell’as-sociazione e della professione grafologica. Quando si guarda al lavoro fatto, è inevitabile considerare l’altra faccia della medaglia, che consiste in quello che non è stato fatto e c’è ancora da fare. È vero che siamo di-ventati un po’ più grandi e consapevoli della nostra professionalità, che siamo usciti “allo scoperto” cercando un confronto leale e vitale con le altre discipline e professionalità, ma è certo che dobbiamo rafforzare i “nostri confini” attraverso la ricerca e la formazione continua, così come continuare a dialogare con le discipline limitrofe. E Attualità grafologica dovrà essere sempre di più il segno rigoroso e appassionato di questo processo. Sono sicura che Alessandra Cervellati, lavoratrice capace e te-nace, valida professionista dotata di energia ed entusiasmo non comuni di cui conosco già le doti, saprà dirigere la rivista, insieme a tutto il comi-tato di redazione di cui continuerò a far parte. A lei l’augurio che questa esperienza impegnativa ed entusiasmante possa essere, come è stato per me, motivo di arricchimento e di crescita.

Silvia Lazzari

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5Introduzione

Quando a settembre mi ha telefonato il Presidente Roberto Bartolini per propormi di subentrare a Silvia Lazzari nel coordinamento del comi-tato di redazione di Attualità Grafologica, “di pancia” ho risposto di no: non mi sentivo assolutamente in grado di addossarmi un incarico così impegnativo, difficile, particolare. E siccome di pancia – ahimè – ne ho in abbondanza, fu un NO deciso che credevo definitivo. Ma non avevo fat-to i conti con il grado di Angolo C che molto probabilmente è presente in alto grado nella scrittura del nostro Presidente, perché dopo alcune al-tre telefonate sono, come si dice, capitolata, ed ora eccomi qui, insieme a Silvia, a comunicarvi questo passaggio di testimone. Confesso che le prime tre o quattro notti dopo la mia accettazione non ho praticamente dormito poiché la consapevolezza della mia assoluta inesperienza, del-le difficoltà, delle aspettative, dell’impegno che rappresenta coordinare una rivista che deve fare cultura e informazione, essere rappresentativa di AGI, dare risposte agli associati e suscitare curiosità presso gli altri let-tori non si era assolutamente acquietata, anzi!

Mi sono anche chiesta come avevo potuto accettare questa propo-sta, come era successo che avevo accettato l’incarico. Ma poi, come in genere accade, ci si “centra” nuovamente e si parte, pur con la preoccu-pazione, con le perplessità e le incertezze, ma anche con tanta voglia di imparare e di poter rendere un servizio all’Associazione, sostenuta dall’esperienza e dall’entusiasmo degli altri membri del Comitato di Re-dazione e dalla speranza di riuscire a mantenere la rivista in linea con i continui mutamenti (non solo in ambito grafologico) del mondo, della cultura e della società intorno a noi.

Con l’impegno quindi di rendere Attualità Grafologica uno strumento sempre più efficace e prezioso per i grafologi e per coloro che intendo-no avvicinarsi al mondo della Grafologia, colgo l’occasione per chiedere alle mie collaboratrici un po’ di pazienza nei miei confronti; e mi auguro che questo incarico sarà per me e per tutto il gruppo di lavoro una espe-rienza entusiasmante.

Alessandra Cervellati

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Editoriale Roberto Bartolini

Presenti ma un po’ affannati… la seconda parte di questo 2015 ci tro-va così. Sono stati mesi intensi, pieni di contatti interessanti, idee nuove, proposte e ipotesi di collaborazione che speriamo si traducano presto in traguardi raggiunti con soddisfazione per tutte le parti coinvolte.

Ma andiamo con ordine.Il 30 ottobre si è svolto a Genova, presso la Sala polivalente San Salva-

tore, il Convegno “SCUOLA E SCRITTURA: È SEMPRE FACILE IMPARARE?”, organizzato dall’AGI, da Giunti Scuola, dal centro psicopedagogico “Il Timone” di Genova e patrocinato dall’Angris. L’iniziativa, grazie alle in-dubbie capacità organizzative di Maria Teresa Morasso e alla sua abilità di mettere assieme studiosi di chiara fama del settore, ha destato un ampio interesse riscuotendo un grande successo.

Per l’AGI sono intervenute in ordine: • PaolaGardoniproponendouninterventodaltitolo:“Il grafologo ri-

educatore e il recupero della scrittura”• IsabellaFantozzi:“Esperienza di una didattica del gesto grafico dalla

scuola dell’infanzia alla scuola primaria”• RebeccaTarello:“Risultati di una ricerca esplorativa nelle scuole” (ri-

cerca condotta da Restani, Morasso, Tarello, Sarto)• MariaTeresaMorasso“Traccia, gesto, forma: dal processo all’obiettivo”. La giornata è stata intensa sia per le tematiche affrontate dai vari re-

latori sia per i contatti che si è avuto modo di instaurare con alcuni di loro. Il professor Francesco Benso, la professoressa Michela Borean, la professoressa Maria Rosaria Russo e il professor Giacomo Stella si sono dichiarati molto interessati a cooperare con AGI su tematiche relative ai disturbi dell’apprendimento correlati alle difficoltà grafomotorie. La proposta che AGI intende portare avanti è un progetto di ricerca sulla tematica gesto grafico/difficoltà di apprendimento, che integri gli in-teressi dei vari interlocutori universitari sopra menzionati in un’ottica unitaria, nella quale ognuno nel proprio specifico settore contribuirà ad apportare maggiore conoscenza sulle difficoltà grafomotorie e sui DSA.

L’auspicio è che detta collaborazione possa sfociare anche nella ste-sura di una procedura di intervento, che avalli e integri la metodica già adottata dall’educatore e rieducatore della scrittura su base grafologica.

Al momento il contatto più stretto è con il professor Benso – Professo-re di Psicologia Fisiologica all’Università di Genova – con il quale, grazie

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anche a Rebecca Tarello, grafologa, rieducatrice e psicologa tirocinante presso la divisione gestita dallo stesso professore, vi è già la possibilità di un incontro entro gennaio.

Sempre in occasione del convegno di Genova un altro importante contatto è stato stabilito con la casa editrice “GIUNTI SCUOLA”, nelle fi-gure di Andrea Chiaramonti, amministratore delegato e Carla Ida Salvia-ti, con i quali si è prospettata l’ipotesi di inserire nel catalogo formativo “Giunti Scuola” 2016 due proposte formative AGI, rivolte agli insegnanti, sulle tematiche della educazione e rieducazione della scrittura. Al mo-mento si sta ancora verificando la fattibilità del progetto, ideato da Isa-bella Fantozzi e Paola Gardoni. Ciò che è certo è che in questa prima fase saranno coinvolti, oltre alle autrici del progetto proposto, professionisti del settore selezionati sulla base del curriculum, che verrà valutato nella doppia matrice in termini di competenze ed esperienze professionali. Questa possibilità, che ha la valenza di un progetto pilota, potrebbe aprire anche l’opportunità di pubblicare una collana dedicata alla grafo-logia dell’età evolutiva e, nello specifico, alla educazione e rieducazione della scrittura. La stessa ipotesi, ossia di creare una collana grafologica dedicata, mi è stata rappresentata dalla “Epsylon Editrice” di Roma, sicu-ramente più piccola rispetto alla Giunti Scuola e di più recente costitu-zione, ma distribuita da Mondadori e guidata con determinazione dalla grafologa Elena Bracci Testasecca.

Altro aspetto decisamente importante è l’avvio di un GRUPPO DI LAVORO PER LA DEFINIZIONE DI UN PROTOCOLLO OPERATIVO DEL-LA FIGURA PROFESSIONALE DELL’EDUCATORE E RIEDUCATORE DELLA SCRITTURA SU BASE GRAFOLOGICA. Allo stimolo iniziale di creare un “metodo Agi” che conferisse uniformità alle prassi operative adottate dai vari professionisti dell’Educazione e Rieducazione della scrittura su base grafologica, si è aggiunta anche la possibilità di definire una serie di strumenti che consenta di raccogliere i dati in modo già preordinato e funzionale per future ricerche scientifiche. Componenti del gruppo di lavoro sono M. Chiara Acazi, Michela Bertoli, Fabrizia Corradini, Isabella Fantozzi, Gabriella Gabrielli, Gardoni Paola, Antonella Zauli Sajani.

Questa iniziativa si inserisce in un più ampio progetto, ancora in fase di definizione, di RIORGANIZZAZIONE DELL’A.G.I.

È prevista la creazione di cinque “divisioni” o “reparti”, ognuno dedi-cato ad una delle cinque aree di specializzazione – grafologia peritale, evolutiva, professionale, delle relazioni ed educazione e rieducazione

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della scrittura -. Ciascuna divisione sarà coordinata da tre referenti no-minati dal Direttivo nazionale, che a loro volta si potranno avvalere di un team finalizzato sia alla definizione di un “protocollo di lavoro” – co-stituito dalle buone prassi, così come definito per la figura professionale dell’Educatore e Rieducatore della scrittura su base grafologica -, sia per migliorare l’efficienza e l’efficacia dei professionisti grafologi specializza-ti nell’area rappresentata.

La squadra dovrà inoltre occuparsi di:• organizzareattivitàdiricerca,(focusimprescindibiledeiprossimianni)• promuovereorganicitàoperativaall’internodell’area• fornirestimolinuovistabilendocontatticonleistituzioni,facendo

partnership con altre associazioni che in qualche modo rappresen-tino discipline collaterali all’area grafologica rappresentata

• organizzareecoordinarelaformazione,convegni,momentidi in-contro e di confronto con i rappresentanti di altre discipline.

I tre coordinatori avranno gli obiettivi di sondare e raccogliere le ne-cessità dell’area rappresentata e sulla base di tale analisi potranno pro-porre un piano di intervento triennale suddiviso in step annuali interme-di. Per raggiungere gli scopi di cui sopra, ogni divisione avrà un budget a disposizione che potrà usare per le iniziative concordate con il Direttivo nazionale. Il mandato, inoltre, prevede una stretta collaborazione con i Direttivi regionali i quali, evidenziando le necessità dei singoli territori, riceveranno il supporto necessario.

I coordinatori di area risponderanno direttamente al Direttivo nazio-nale, a cui è demandato il compito di valutare i progetti proposti dai primi, stabilire il budget di area e di vigilare e controllare l’operato dei referenti di area.

Il disegno di questa nuova struttura organizzativa è nato dalla neces-sità di sostenere gli orientamenti grafologici che in questi ultimi anni hanno subito una battuta di arresto, ma che, a nostro avviso, rappre-sentano una buona proposta al benessere individuale e sociale. Chiara-mente la definizione del piano è in corso d’opera, e nel momento in cui scrivo sono state nominate le coordinatrici dell’area dell’Educazione e Rieducazione della scrittura nelle figure di Isabella Fantozzi, Paola Gar-doni e Antonella Zauli Sajani

Quest’ultimo nome mi consente di introdurre la prossima grande, e spero piacevole, novità.

Negli ultimi mesi c’è stato un fervente confronto con Antonella Zau-li Sajani, presidente Angris, con cui stiamo portando avanti il progetto ambizioso di UNIRE LE DUE ASSOCIAZIONI: AGI-ANGRIS.

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Le ragioni e la previsione dei futuri vantaggi che ci hanno condotto a perseguire questo obiettivo, anche se intuibili, sono molteplici e posso-no essere sintetizzate nei seguenti punti:

• ottimizzareglisforzi,siainternialledueassociazioni,siaesterni,ri-spetto alle istituzioni, di una definizione organica della figura pro-fessionale dell’Educatore e Rieducatore della scrittura su base gra-fologica

• favorire l’organicità formativa,sia in terminidiprogrammi,chediformazione continua e di aggiornamento del professionista che in-tenda lavorare con Enti, Istituzioni e/o privati

• evitareilpagamentodelladoppiaquotaassociativaaiprofessioni-sti iscritti ad entrambe le associazioni

• evitareagliassociatididoverfareildoppioaggiornamento• ottenereun reciproco vantaggio individuabile, per l’AGI, nel portare

all’interno dell’associazione una competenza forte, per Angris nel far parte di un contesto associativo più ampio, forte e strutturato.

Attualmente stiamo definendo gli aspetti burocratici della fusione (questo il termine tecnico) delle due associazioni e la proposta dovrà essere avallata dall’assemblea nazionale dell’Angris.

In linea generale la divisione della Educazione e Rieducazione del-la scrittura sarà rappresentata all’esterno dal doppio logo AGI-Angris, e all’interno del sito istituzionale dell’AGI sarà creata la divisione dell’a-rea in questione in cui compariranno tutte le tesi e gli articoli, nonché il patrimonio informativo Angris già esistente. Rimarrà attivo il numero verde già presente in Angris e non ultimo, stiamo pensando di garantire la partecipazione di un referente Angris in ogni sezione AGI regionale che avrà il compito specifico di creare alleanze con le varie istituzioni. Maggiori dettagli saranno forniti non appena avremo definito tutti gli aspetti sia burocratici che operativi.

Questo traguardo, a mio avviso eccezionale, vuole essere anche una testimonianza concreta di quella che deve essere l’aspirazione e la vi-sione del professionista grafologo in termini di progettualità rispetto ai colleghi e ai professionisti collaterali alla disciplina grafologica. Occorre porsi nell’ottica dell’alleanza, nella convinzione che il tutto sia maggiore della somma delle parti e che non si può essere dei “tuttologi”, perché ogni professionista che si occupa del benessere rappresenta lo spicchio di un intero che è l’uomo.

Attualmente, per L’AREA PERITALE, è stato dato l’incarico di costitu-ire il gruppo di lavoro per la definizione del “protocollo operativo e di

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ricerca” ad Antonella Foi, professionista in ambito forense, consigliere del Direttivo Nazionale, per delega del quale ha organizzato, coordinato e svolto attività di docenza fin dal 2008 in tutte le attività nazionali in ambito peritale.

Altra novità è rappresentata dal COMITATO PER LA RICERCA. È no-tizia di qualche giorno fa quella comunicatami da Maria Rocca, presi-dente del Comitato Tecnico Scientifico dell’AGI, della individuazione dei componenti di detto comitato che, convocati, hanno accettato con entusiasmo l’incarico. La finalità del Comitato per la Ricerca è di vagliare la validità dei disegni di ricerca che ci auguriamo saranno presentati dagli associati e vuole essere un segnale di chiaro intento di questo Direttivo di favorire la ricerca scientifica nel settore grafo-logico, anche con l’aiuto di una équipe di grafologi, studiosi e tecnici.

La commissione è composta da:• GuglielmoAntonutto,laureatoinScienzeBiologicheeinMe-

dicina e Chirurgia presso l’Università di Trieste. Specialista in Ematologia generale e in Medicina Legale e delle Assicura-zioni. Già professore ordinario di “Metodi e didattiche delle attività motorie” presso il Dipartimento di Scienze Mediche e Biologiche dell’Università di Udine. È autore e co-autore di più di un centinaio di lavori a stampa pubblicati da riviste, sia nazionali che internazionali, con politica editoriale. Dal 2008 si occupa di neurofisiologia del gesto grafico e ha relazionato in molti incontri di formazione e aggiornamento AGI naziona-li e regionali.

• Maria Claudia Canella, fisioterapista. Ha approfondito il temadella ricerca in medicina e del “evidence based practice” in riabili-tazione. Diplomata in grafologia della consulenza professionale ad Urbino, è stata docente di metodologia della consulenza pro-fessionale presso la Scuola Diretta a fini speciali. Componente per diversi mandati del Direttivo Nazionale AGI, si è occupata della formazione del grafologo e di accreditamento degli eventi formativi. In particolare ha curato l’organizzazione di iniziative sullametodologiadellaricerca.Hapartecipatoalgruppodi la-voro per la stesura del job profile del grafologo.

• Dario Cingolani, già dirigente scolastico, ha condotto ricerchecon relative pubblicazioni sulla storia della cultura medievale e umanistica. In ambito grafologico ha ricoperto incarichi presso l’università Carlo Bo di Urbino in qualità di docente di storia del-la scrittura e della grafologia, della perizia grafica e di grafologia

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comparata, con ricerche ed elaborati su argomenti inerenti tali discipline.

• ElenaManetti,vicepresidenteARIGRAF,referenteperAGPdellaregione Lazio, docente di grafologia nonché studiosa e grafolo-ga rinomata, vanta diverse pubblicazioni che spaziano dai ritrat-ti grafologici di personaggi illustri, Verdi e Mussolini, a tematiche specifiche dell’applicazione grafologica. Ultimo lavoro è il titolo: “Osservazioni sulla scrittura dei bambini” pubblicato da Epsylon Editrice.

Un ulteriore contatto è stato avviato con l’ASSOCOUNSELING, associazione professionale ai sensi della Legge n. 4 del 14 gennaio 2013, che riunisce al proprio interno più di novanta scuole di counse-ling e più di milleottocento iscritti. Con Lucia Fani, presidente, stia-mo vagliando la possibilità di un accordo che consenta ai counse-lor di diplomarsi in grafologia e ai grafologi di conseguire il titolo di counselor, con una serie di crediti in entrata sul monte ore delle reciproche discipline. Osservata dal nostro punto di vista, l’idea na-sce dalla necessità di dotare il professionista grafologo di una com-petenza sempre più in linea con l’utenza a cui si rivolge. La capacità relazionale, infatti, è una competenza necessaria per i grafologi sia che lavorino in ambito dell’età evolutiva, professionale, peritale o nel settore della rieducazione. Intraprendere un percorso di counseling non si esplicita nella sola acquisizione di una tecnica, ma è molto di più: consente di stabilire una relazione efficace con se stessi per rap-portarsi meglio all’altro. In un certo qual modo, il counseling è com-plementare al processo introspettivo che lo studente grafologo deve necessariamente percorrere nel corso della propria formazione: se quest’ultimo offre la possibilità di contattare i propri aspetti tempe-ramentali, il primo ne favorisce l’armoniosa comprensione. L’accordo si dovrebbe siglare nei primi mesi del prossimo anno e di certo la no-tizia vi sarà comunicata con una news letter appositamente dedicata.

Un sentito plauso va alla nostra tesoriera Olimpia Bassi, che con pazienza è riuscita, grazie alla Namirial, società fornitrice di software, a mettere a punto il DUI, Documento Unico d’Iscrizione. Brevemente, cos’è il DUI? È un sistema che consentirà alla segreteria nazionale e alle sezioni regionali, di caricare nel sistema operativo i corsi organiz-zati e permetterà agli associati di iscriversi direttamente senza dover inviare la scheda di iscrizione tramite mail o fax. A fine corso ogni partecipante potrà scaricare l’attestato senza dover attenderne l’in-

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vio da parte della segreteria nazionale o regionale. Si potrà accedere al DUI immettendo il proprio nome e cognome tutto attaccato nel login, seguito dall’inserimento della password che dovreste aver già ricevuto via email dalla società che gestisce il software, la Namirial. Unica raccomandazione è di inserire gli estremi del pagamento entro le quarantotto ore successive e di presentarsi al corso con la propria tessera AGI, nel cui retro è presente il bar code – codice a barre – che consentirà di registrare la propria entrata e uscita al corso.

Sempre rimanendo nell’ambito della formazione continua è stata inviata una email relativa alla PROMOZIONE FORMATIVA 2016, in cui si comunica la possibilità di poter usufruire di uno sconto, che varia a seconda del numero degli eventi che si intende frequentare, facendo una preiscrizione agli eventi a cui si è interessati. Come avrete avuto modo di constatare, quest’anno il programma formativo è particolar-mente ricco di appuntamenti sia in presenza che in Fad. Questi ultimi consentiranno a tutti di conseguire i crediti nel numero previsto dal regolamento.

Nel corso di questo secondo semestre il “parco scuole” accreditate dall’AGI si è arricchito di due nuovi istituti: l’ARIGRAF, sedi di Roma, Catania e Palermo; e CGM – Consulenti Grafologi Morettiani – Scuola Grafologica Morettiana di Verona. Un grazie speciale va ad Elena Ma-netti dell’ARIGRAF e a Maria Grazia Rizzoni del CGM, per l’incessante lavoro svolto nel corso dell’adeguamento dei programmi formativi delle scuole da loro rappresentate con quanto previsto nel regola-mento AGI a riguardo.

UN ESEMPIO DI “BUONA PRASSI” di collaborazione tra una sezione AGI e un Ente Comunale, è stato realizzato dalla sezione AGI Toscana, rappresentata dalla Presidente Valeria Angelini. Il comune di Firenze anche quest’anno sovvenziona corsi di 20 ore sul pre-grafismo diretti agli insegnanti e prevede crediti di formazione continua. Il corso, or-ganizzato in dieci incontri di due ore ciascuno con cadenza settima-nale, è alla quarta edizione e ha riscosso un tale successo che ci sono liste di attesa anche per l’anno prossimo.

ANCORA IN BREVE• L’AGINazionalehatraslocatoinunanuovasede,sempreadAn-

cona, spostandosi da Viale Trieste a Corso Garibaldi 111; la nuo-va sede, rispetto alla precedente, è più ampia e confortevole.

• Al finedimantenereun rapportopiù stretto con iDirettivi re-

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gionali, sono già state stabilite delle date di incontro on-line: 15 gennaio, 11 marzo, 13 maggio, 15 luglio, 16 settembre, 11 no-vembre; resta invariato l’incontro in presenza in concomitanza dell’assemblea annuale la cui location sarà la città i Bologna.

• Le sezioni potranno contattare il Direttivo per avere delucida-zioni su qualsiasi tematica, oltre che con i soliti canali di comu-nicazione, telefono o email, avvalendosi del programma “Team Viewer”.

• È inatto lastesuradiunaproceduraperuniformaregliaspettiamministrativi legati ai rimborsi spese dei relatori, docenti dei corsi, sia in caso che siano in possesso di Partita Iva, sia che pre-stino la propria opera con parcella con ritenuta di acconto alla fonte.

• Lesezioni localisarannodotatediunprogrammaAccess“data base AGI”, dotato di un vademecum che ne spiega il funziona-mento, per gestire gli aspetti amministrativi.

• Ènell’ordinedelgiornodellaprossimaAssembleaNazionale laproposta di una nuova procedura che disciplini la morosità dei soci che, se approvata, entrerà in vigore con il pagamento della quota associativa dell’anno 2017. A tal riguardo, raccomando la puntualità nel rinnovo secondo i termini previsti.

• Laquotasocialeperilmomentorimaneinvariata:100europerisoci ordinari e 40 euro per gli aderenti; alla quota sociale andrà aggiunta la quota assicurativa.

• Stiamo chiedendopreventivi per riproporre la rivista su carta-ceo: probabilmente ciò sarà possibile con un piccolo contributo per entrambi i numeri.

• ÈobiettivodiquestoDirettivoaprirsiadaltridueambitiapplica-tivi: la grafologia dello sport e la grafologia criminalistica. Anche su questo stiamo lavorando alacremente, ma siamo solo all’ini-zio.

Mettendo il tutto nero su bianco, e sicuramente avrò dimenticato qualcosa, comprendo la ragione della stanchezza degli ultimi mesi. Abbiamo realizzato tante cose e tante ancora ne dobbiamo realiz-zare. Non smetterò mai di dire che l’AGI non è costituita solo dal Di-rettivo Nazionale, ma da ogni associato che crede in ciò che sta por-tando avanti, nel contributo che la grafologia è in grado di offrire e nella propria professionalità. Per realizzare gli obiettivi che ci siamo prefissati, è importante essere uniti, fare corpo unico e soprattutto

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non prestare il fianco all’esterno, proponendosi con atteggiamenti non consoni da un punto di vista etico e morale. Sono ancora troppe, anche se meno rispetto allo scorso anno, le segnalazioni di “atteggia-menti non etici” che arrivano alla nostra attenzione in ambito peri-tale, situazioni che denunciano di fatto una nostra debolezza. Sono comunque certo che la generosità e la voglia di migliorare saranno le doti che ci renderanno credibili agli occhi di chi, ancora oggi, nutre qualche diffidenza. Quindi avanti con forza, insieme, sempre.

A questo punto non mi rimane che salutarti, e porgere a nome di tutto il Direttivo a te e alla tua famiglia, i migliori auguri per un meravi-glioso 2016.

ROBERTO BARTOLINIPresidente AGI

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15Vita dell’AGI

Vita dell’A.G.I. Alessandra Millevolte

Lo scorso 13 novembre si è svolto a Roma, presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum il grande evento organizzato dal CoLAP – Coordi-namento Libere Associazioni Professionali – “rIPArte L’ItALIA con la road map del CoLAP”, per discutere con esponenti del Governo e del-le Istituzioni le proposte contenute nella Road Map, affinché entrino nel dibattito legislativo e si tramutino in atti concreti. L’iniziativa di dare un contributo di idee e proposte concrete alla ripresa economica e sociale dell’Italia nasce lo scorso aprile, durante una full immersion a Sabaudia dei Presidenti delle Associazioni aderenti al CoLAP: due giorni di intenso lavoro e confronto che hanno prodotto un documento – la Road Map del CoLAP, appunto – contenente le proposte delle Professioni Associative volte a ripensare le politiche economiche, sociali e occupazionali del no-stro Paese. Nella Road Map del CoLAP sono presenti proposte innovative sui temi: Previdenza, Formazione e Politiche Attive, Fisco e Lavoro, ruolo delle Regioni e dell’Europa nel sistema delle professioni e della compe-titività; vengono anche presentati contributi ideativi per i beni cultura-li, la semplificazione amministrativa e le potenzialità del rapporto tra le professioni del benessere e quelle sanitarie; e infine vengono illustrati i contributi riguardanti i tavoli di confronto organizzati dal CoLAP presso i tre Ministeri chiave per le Professioni Associative: Ministero della Salute, Ministero dei Beni Culturali e Ministero della Funzione Pubblica.

La giornata di lavoro e confronto, aperta dalle parole del Presidente del Comitato scientifico del Colap, Stefano Cordero di Montezemolo, è stata strutturata in un Talk Show – evento clou della mattinata – a cui hanno partecipato rappresentanti del Governo e delle Istituzioni, espo-nenti delle Associazioni Professionali, del mondo dell’Informazione e studenti, i cui interventi sono stati abilmente sollecitati e coordinati dal-la giornalista Vicsia Portel, da tempo sensibile e vicina alle attività del CoLAP; e in una tavola rotonda che ha visto dialogare insieme per la prima volta professionisti associativi e professionisti ordinistici: Stefano Cuzzilla (Federmanager Nazionale), Roberto Orlandi (Collegio Naziona-le degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati), Pietro Sapia (Consiglio Nazionale Biologi), Armando Zambrano (Consiglio Nazionale Ingegneri) e Armando Zingales (Consiglio Nazionale dei Chimici).

Nel pomeriggio le Associazioni aderenti al CoLAP hanno organizzato seminari tematici aperti nei tanti spazi messi a disposizione dall’Ateneo,

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mentre per tutto il giorno, parallelamente alle altre attività, si è svolto l’e-vento #BeCOME – Benessere Creatività Olismo Movimento Empowerment, dedicato alle Professioni del Benessere e alle Professioni delle Relazioni d’Aiuto alla Persona, che ha visto svolgersi workshop, attività dimostra-tive offerte dalle Associazioni Professionali e una tavola rotonda con i Professionisti e gli esponenti istituzionali, incentrata sulle sinergie e sui confini tra professioni del benessere e professioni sanitarie. Foltissima la partecipazione del pubblico e delle Associazioni e tanti anche i politici e i rappresentanti istituzionali che hanno partecipato e animato il dibat-tito: Ignazio Abrignani (Commissione Attività Produttive della Camera), Cesare Damiano (Presidente della Commissione Lavoro presso la Came-ra), Gessica Rostellato, Alessia Rotta e Chiara Gribaudo (membri della Commissione Lavoro della Camera), Filippo Taddei (Responsabile Eco-nomia del PD). Particolarmente interessante il momento del Question Time, svoltosi durante il dibattito della mattina, che ha visto la parteci-pazione anche di giovani studenti di una scuola secondaria superiore romana, che hanno rivolto ai politici presenti in sala domande stimolan-ti, mirate a far luce sul mondo del lavoro e in particolare sul loro futuro professionale.

Si è trattato una giornata ricca di stimoli, di incontri e di confronti, utile anche per creare sinergie e reti collaborative con gli esponenti di professioni associative limitrofe alla nostra, ma soprattutto per com-prendere meglio il panorama sociopolitico ed economico in cui si muo-vono le professioni associative, le battaglie che sono chiamate a fare, le alleanze possibili. I professionisti che hanno animato #RIPARTELITALIA hanno scelto di dare, con la loro presenza e partecipazione al dibattito politico, una testimonianza attiva e propositiva, optando per la strada più faticosa e complessa, ma anche più entusiasmante e qualificante. Forte è emersa la necessità di collaborazione fra tutti i professionisti, per creare una grande rete di sostegno, protezione e supporto reciproco, rete a cui il COLAP crede molto e che costantemente cerca, anche attra-verso eventi come quello del 13 novembre, di stimolare e concretizzare. “Le Associazioni Professionali – ha affermato la Presidente del CoLAP Emiliana Alessandrucci – sono dei poli di eccellenza per veicolare com-petenze, innovazione ma anche garanzie per l’utenza e per le istituzio-ni. Le Associazioni Professionali che afferiscono alla Legge 4/2013 sono dalla stessa parte del cittadino e dell’impresa, nel voler offrire al cliente dei servizi professionali, all’interno di un mercato libero e competitivo, gli strumenti giusti per identificare il professionista qualificato riducen-do pericoli di frode, incompetenza e anche truffe”. Particolarmente den-

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17Vita dell’AGI

so di stimoli e toccante è stato il discorso conclusivo della Presidente, disponibile come gli altri materiali della Road Map sul sito del CoLAP www.colap.it, che ha affidato il suo messaggio conclusivo alle parole della canzone “Chiamami ancora amore” di Roberto Vecchioni, dove si dice che “le idee sono come le stelle che non le spengono i temporali”: la stessa convinzione con cui il CoLAP conduce da sempre le sue battaglie e le sue iniziative.

Nell’ ambito degli eventi pomeridiani di “RIPARTE L’ITALIA con la Road Map del CoLAP”, l’A.G.I. ha organizzato il seminario “A.G.I. 2.0”, rivolto alla informazione, all’ascolto e al confronto con i rappresentanti delle sezio-ni locali, che sono intervenuti numerosi da varie regioni e province.

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caleNdaRio foRmazioNe agi 2016

Legenda: Formazione in presenza Formazione a distanza

GennAIo

16 gennaio RimiNi “Ho PerSo IL LAVoro: e AdeSSo?” 6h La consulenza della Grafologia professionale a soste-

gno di chi vive una fase di disorientamento in seguito alla perdita del lavoro e nel momento della riallocazio-ne, aiutandolo a mettere in chiaro i propri punti di for-za sia in termini professionali che personali.

Relatore: Roberto Bartolini

30 gennaio “InCertezzA, IrreSoLutezzA: SCeGLIere dI non SCeGLIere” 6h È il primo di quattro incontri di un progetto biennale

in cui si riconsidera la Grafologia alla luce delle neuro-scienze.

In questo primo appuntamento si propone una lettura alternativa del problema della scelta, quando questa è caratterizzata da indecisione o esitazione, in cui si ab-bandonano gli schematismi per mettere in luce come l’umana saggezza scelga la propria condizione biologi-ca estrapolandone la polarità funzionale.

Relatore: antonella Roggero

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19Vita dell’AGI

feBBrAIo

13 febbraio fiReNze “Come utILIzzAre IL CounSeLInG GrAfoLoGICo

In un PerCorSo dI ConSAPeVoLezzA” 6h La consapevolezza del grafologo, in qualunque ambito

professionale egli operi, di avere un ruolo nelle relazio-ni di aiuto si fa sempre più strada, e diventa quindi im-pellente conoscere e padroneggiare strumenti che ne potenziano la professionalità permettendo anche una crescita personale. All’incontro parteciperanno la Presi-dente di Assocounseling e il Presidente AGI per illustra-re i punti di incontro delle due discipline nell’attenzione alla Persona, e le prospettive di una reale collaborazio-ne/partnership delle due Associazioni di categoria.

Relatori: lucia fani, Roberto Bartolini, alessandra caporale

27 febbraio “Le funzIonI neuroPSICoLoGICHe Come Pre­SuPPoSto dI ConoSCenzA deLLA neurodI­VerSItà” 6h

Il documento denominato PARCC 2011 (Panel Aggior-namento e Revisione della Consensus Conference) ha posto un interrogativo sulla natura dei DSA, quesito non discusso nei manuali di classificazione: si tratta di Disturbi, di Disabilità o di Caratteristiche individuali? La conoscenza di:

•Funzioniesecutive •Attenzione •Memoriadilavoro •Consapevolezzafonologica •Metacognizione •Velocitàdielaborazione come strumento per comprendere le caratteristiche

neuropsicologiche individuali, necessario bagaglio di conoscenza che indirizza il lavoro del rieducatore ver-so un approccio pedagogico capace di valorizzare le differenze individuali.

Relatore: Barbara di giusto

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mArzo

5 marzo “uGuALI ePPur dIVerSI: I GemeLLI e LA Loro SCrItturA” 6h

I gemelli a tutt’oggi rappresentano un oggetto di stu-dio interessante, una realtà complessa ancora da deci-frare a pieno. Se risulta significativo cogliere analogie e differenze di comportamento all’interno della coppia gemellare – dizigote o monozigote che sia – diventa motivo di interesse, per il grafologo, prendere in conto le manifestazioni grafiche dei gemelli per coglierne le peculiarità.

Relatore: iride conficoni

19 marzo milaNo “reLAzIone trA SCrItture e AddICtIon

CHImICHe” 7h Alcune sostanze chimiche – nello specifico droghe

ed alcool – alterano i processi biochimici e metabolici dell’organismo con conseguente riflesso sulla produ-zione grafica individuale. Lo studio, che non ha prete-se esaustive sull’argomento, intende comunque for-mulare ipotesi sostanziali su casi di addiction chimica rilevando informazioni utili a comprendere particolari disagi importanti per le competenze grafologiche sia in ambito peritale che nel caso in cui il grafologo lavori a sostegno della persona.

Relatore: antonello Pizzi

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21Vita dell’AGI

APrILe

9 aprile “IL fALSo doCumentALe neLL’eSPerIenzA ItALIAnA e StAtunItenSe: Confronto, LImItI e PoSSIBILItà deLLe AnALISI doCumentALI” 6h

La branca delle scienze criminalistiche che mira ad in-dividuare l’alterazione e la contraffazione di un docu-mento nelle sue varie forme è quella dell’Analisi Do-cumentale Forense. L’evento ha lo scopo di proporre un parallelo tra le diverse modalità di indagine svol-te in Italia e negli Stati Uniti, mettendo in evidenza le competenze, le qualificazioni, le modalità operative e le strumentazioni che i singoli professionisti adottano nei rispettivi ambiti giudiziari.

Relatore: maurizio castaldi

16 aprile VeRoNa “IL dIVerSItY mAnAGer – LA VALorIzzAzIone

deLLA dIVerSItà In AzIendA” 7h Nella società odierna valorizzare le differenze non si-

gnifica solo andare oltre il colore della pelle, ma com-prendere i potenziali di minoranze diverse, dar voce e valore alle loro esperienze, culture, competenze. Ne parliamo con una counselor specializzata nell’inte-grazione delle diversità in azienda, con una grafologa aziendale e con responsabili delle Risorse Umane.

Relatori: alessandra caporale e Silvana Bevilacqua

23 aprile BologNa “…e Se SBAGLIo? Le ConSeGuenze dI un errore

In PerIzIA” Programma e relatori da definire

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mAGGIo

21 maggio BologNa “GIoIA e PAurA: LuCI e omBre deLLA noStrA

PrImA dISPoSIzIone emotIVA” 7h Secondo incontro del ciclo Grafologia e Neuroscienze

sulla valorizzazione delle diversità. Si tratterà in modo articolato della gioia e della paura per comprendere i “sentimenti primigeni” di queste due emozioni e osser-varne la natura di induttori – funzionali o disfunziona-li – del sentimento che si autogenera dall’emergere di altre emozioni.

Relatore: antonella Roggero

22 maggio BologNa ASSemBLeA AnnuALe

GIuGno

11 giugno “IL ProBLemA deLLA ProVA SCIentIfICA neL­L’In dAGIne GrAfICA forenSe. teorIe Proto­CoLLArI e StAndArd APPLICAtIVI neLL’eSPe­rIenzA ItALIAnA e StAtunItenSe” 6h

Nel panorama dell’attuale processo l’accertamento peritale è il mezzo attraverso il quale si può pervenire alla verità tecnica. La scientificità della stessa è il fon-damento per pervenire ad una corretta indagine e di-scriminare fra “pseudo” e “vera” scienza. Si tratterà dei nuovi modi di intendere la scienza nei processi norda-mericani e dell’opportunità di redigere protocolli con-divisibili e verificabili da esperti e magistrati.

Relatore: giuseppe Santorelli

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23Vita dell’AGI

18 giugno PeSaRo “L’InteGrAzIone frAGILe deLLe emozIonI

InfAntILI” 7h Paura, rabbia, apatia, malinconia entrano inevitabil-

mente fra le esperienze emotive dell’individuo fin dalla più tenera età, prima sotto forma di reazione poi come forme immaginarie di natura simbolica. Un corretto atteggiamento degli adulti diventa decisivo per uno sviluppo psicofisico integrato e non permettere che l’immaginario simbolico del bambino sconfini nel rea-le accompagnato da angoscia intensa.

Relatore: erika moretti

SettemBre

17 Settembre “GrAfoLoGIA e ProGrAmmAzIone neuroLIn­GuIStICA – 1° PArte” 6h

È il primo di due incontri sulla sintesi tra PNL e Grafolo-gia, che illustra le basi teoriche della Programmazione Neurolinguistica e consente di rilevare nella scrittura lo Stato e il Funzionamento dei canali Sensoriali Visivo, Auditivo e Cinestesico attraverso la semeiotica grafo-logica, per ottenere un nuovo modo di definire un pro-filo individuale. Questo approccio non solo favorisce una sintesi più immediata delle caratteristiche dello scrivente, ma offre strumenti che facilitano al grafolo-go l’approccio al cliente.

Relatore: Nicola lamacchia

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ottoBre

1 ottobre Roma “orIGInALItà e CreAtIVItà deL GeSto: QuAndo

LA dIVerSItà dIVentA Arte” 8h L’idea che genio e follia siano in qualche modo con-

nessi è arrivata come luogo comune attraverso i secoli, validata dalla biografia di molti artisti. Sembra quindi giusta l’ipotesi del “dovere” per l’artista di creare per non restare vittima delle proprie sofferte bizzarrie. In questa giornata apprenderemo come la sofferenza si sublima in arte attraverso le relazioni di:

Nicole Boille – elena manetti – Renzo cevro Vukovic – antonio martini

8 ottobre SaleRNo LABorAtorIo dI PrAtICHe PerItALe a numero chiuso

Relatore: antonella foi

29 ottobre “LA rIeduCAzIone deLLA SCrItturA Come PerCorSo CoStruIto SuLLA BASe deLLe neurodIfferenze” 6h

La conoscenza delle caratteristiche neuropsicologiche individuali e la capacità di comprenderle dalla lettura di una diagnosi come importante strumento di cono-scenza dei punti di forza e delle criticità del bambino. Consente la pianificazione dell’attività di rieducazione della scrittura tenendo conto delle caratteristiche indi-viduali e la consapevolezza delle possibilità e dei limiti dell’intervento.

Relatore: Barbara di giusto

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25Vita dell’AGI

noVemBre

11-12 novembre Sede da defiNiRe 24° WorKSHoP dI GrAfoLoGIA PerItALe Come di consueto il workshop prevede aspetti pratici

ed esperianziali.

26 Novembre “GrAfoLoGIA deLL SPort: nuoVI orIzzontI deLLA rICerCA GrAfoLoGICA” 6h

Analogamente alle applicazioni consuete in ambito aziendale e orientativo, la grafologia può intervenire in aiuto sia della psicologia sportiva che della medicina dello sport. Le caratteristiche temperamentali e carat-teriali, diverse per ogni tipo e natura di sport (già am-piamente studiate in ambito psicologico) hanno una loro definizione e caratterizzazione anche in ambito grafologico. La sezione AGI TOSCANA già da tre anni ha iniziato a strutturarne e delinearne le basi, concen-trandosi prevalentemente su sportivi professionisti, ma anche con un piccolo studio su non professionisti che mantengono però un’attività agonistica di rilievo.

Relatore: Valeria angelini

dICemBre

3 dicembre “GrAfoLoGIA e ProGrAmmAzIone neuroLInGuIStICA – 2° PArte” 6h

Il seminario è prosecuzione e approfondimento del precedente, e darà maggior spazio al lavoro di integra-zione fra PNL e Grafologia.

Relatore: Nicola lamacchia

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Contributi Anna Baraldi

“Non c’è nessuna ragione per non provare qual-cosa solo perchè nessuno l’ha ancora provato”

Antonio Gaudì

Gaudì è universalmente conosciuto come l’architetto geniale, uno dei massimi esponenti del modernismo e artefice del-la nascita di un linguaggio architettonico personale e incomparabile, difficilmente etichettabile.

Nacque il 25 giugno 1852 a Reus, da una famiglia di calderai, circostanza che permi-se al giovane Gaudí di acquisire, nell’epoca in cui aiutava il padre e il nonno nel labo-ratorio famigliare, una particolare abilità nella gestione dello spazio e del volume. La sua facilità nel concepire gli spazi e la trasformazione dei materiali prospererà fino a convertirsi nella genialità di cui diede prova nella po-steriore creazione in tre dimensioni.

Gaudí fu un bambino dalla salute delicata e per questa ragione era obbligato a trascorrere lunghi periodi di riposo nelle montagne di Riu-doms, dove passava ore ed ore a contemplare i segreti della natura, che col tempo imparò a considerare sua grande maestra e fonte della cono-scenza più elevata, in quanto opera di Dio. Fu così che da adulto, Gaudí tornò a ricercare l’essenza e il senso dell’architettura seguendo i modelli ispirati dalla natura, di cui rispettò sempre le leggi. Gaudí affermava che: “L’originalità consiste nel ritorno alle origini”e “Il mio maestro è l’albero del giardino di fronte alla mia finestra»

Nel 1870 si traferì a Barcellona per frequentare i corsi di architettura e svolgere contemporaneamente vari lavori che gli permettessero di pa-garsi gli studi. Fu uno studente irregolare ma che manifestava comun-que già indizi della genialità che l’avrebbe condotto a rapporti di colla-borazione con alcuni dei suoi professori. Quando, nel 1878, concluse gli studi presso la scuola di Architettura, il direttore, Elies Rogent, dichiarò: “Non so se abbiamo conferito il titolo a un pazzo o a un genio, con il tempo si vedrà.” Era innegabile che le idee di quel giovane fossero auda-

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27Contributi

ci, bizzarre, non certo una mera ripetizione di quello che era stato fatto fino ad allora e che non avrebbero lasciato nessuno indifferente.

Dopo aver ottenuto la laurea, Gaudí si stabilì definitivamente a Bar-cellona dove, con il massimo impegno, cominciò a lavorare sulla sua in-confondibile eredità architettonica, in gran parte classificata come Patri-monio dell’Umanità.

Oltre ai lavori svolti per Güell, cono-sciuto nel 1878 e con cui iniziò un rap-porto di grande amicizia, in quegli anni Gaudí ricevette moltissime commissio-ni e iniziò un’innumerevole quantità di progetti, alcuni dei quali, probabilmen-te per la loro eccentricità, restarono solo sulla carta.

Durante la maturità i capolavori si succedettero uno dopo l’altro: la Tor-re Bellesguard, il parc Güell, il restauro della cattedrale di Maiorca, la chiesa di Colonia Güell, la Casa Batlló, la Pedrera e, infine, la Sagrada Familia.

Curiosamente, lo splendore dell’ar-chitettura gaudiana coincise con una

svolta personale che cambiò radicalmente la sua vita: il progressivo riti-ro dalle apparizioni pubbliche. Gaudí, che in gioventù aveva partecipato intensamente alla vita mondana di Barcellona frequentando teatri, con-certi e dibattiti, da giovane dandy dai gusti raffinati, passò a trascurare il proprio aspetto personale, a mangiare poco e rifuggire la vita sociale per dedicarsi con fervore crescente a un sentimento mistico e religioso: una vita di povertà e solitudine spesa a servizio della sua professione, ma con un fine più alto: costruire la città di Dio nella città degli uomini.

Per quarantadue anni, dal 1884 fino al giorno dell’improvvisa mor-te, Gaudí lavorò instancabilmente alla cattedrale dei poveri. Negli ultimi tempi non si allontanava più dal gigantesco cantiere neppure per dor-mire. Nonostante avesse una piccola casetta nel centro storico di Barcel-lona, si era ricavato un angolino nella Sagrada Família, dove studiava e lavorava, giorno e notte. Non si sposò mai e non ebbe figli.

Morì il 10 giugno 1926, investito da un tram mentre si stava recan-do, come ogni sera, alla Sagrada Família, partendo dalla chiesa di San

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Filippo Neri. Nessuno immaginò che quell’anziano trasandato e senza docu-menti fosse il celebre architetto; venne trasportato all’Ospedale della Santa Croce dove, successivamente, venne riconosciuto dal prete della Sagrada Família. Il funerale venne celebrato due giorni dopo nella Sagrada Família e fu una cerimonia a cui i barcellonesi par-teciparono in massa per poter dare l’ul-timo addio all’architetto più famoso ed ecclettico che la città avesse mai avuto.

Nel 1992, in un bar di Barcellona, lo Xamfrá Gaudí, a pochi passi dalla Sagrada Familia, nasce, dall’iniziativa

di cinque amici, l’Associazione per la beatificazione di Antonio Gaudí, giunta in pochi anni ad un considerevole successo: l’apertura del pro-cesso diocesano di beatificazione, annunciata pubblicamente dal car-dinale Ricardo María Carles Gordó in un’affollata conferenza stampa nell’aprile del 2000.

La scrittura di Gaudi, se ci riferiamo alla teoria di Jung sulle funzioni, per la decisione del tracciato, la regolarità delle forme, e una certa ele-gante staticità, appare caratterizzata dalla funzione principale Sensazio-ne, indice di spiccata disposizione all’osservazione e valutazione della realtà oggettiva esterna a lui. La funzione Sensazione è in grado di tra-smettere e conferire alle percezioni uno stimolo fisico, tangibile.

Come artista si ispira quindi al mondo esterno, alla natura (tipo Sen-sazione estroverso), che osserva in modo curioso e quasi sensoriale, (Pendente e LTL adeguato), e di cui imprime nella memoria tutti i parti-colari in modo realistico (Angoli e Pressione) e alle varie forme di bellez-za riconosciute come tali dalla cultura catalana del tempo.

Fig.1, vergata nel 1912 – Il tipo Sensazione estroversa agisce seguen-do parametri di concretezza e fattibilità, mette in pratica ciò che ha ap-preso, ama la vita e sa godere dei piaceri che questa offre; pur con una tendenza così spiccata, Gaudì non arriva tuttavia ad eccessi di tipo fisico e materiale, che sono vissuti invece più a livello di fantasia e rielabora-zione inconscia (allunghi inferiori ma in contesto sostanzialmente parco e misurato, Chiara, Distinta). La scrittura suggerisce bisogno di intera-zione interpersonale (Pendente, largo tra lettere medio -anche se non sempre costante- e curvilineità dei collegamenti), anche attraverso la

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ricerca di provocazioni (Angoli A), che sempre cercherà di stimolare con la sua arte.

L’esagerata ricerca di fatti ed elementi oggettivi o comunque esterni a sè, e il bisogno di tradurli in concreto, lo porta gradualmente lontano dall’interiorità, col rischio di mortificare le esigenze dello spirito: la fun-zione Intuizione introversa repressa può produrre inquietudine e tratti ossessivi (Angoli A, Accurata compita, cenni di ricci Mitomania 1° tipo), che trovano comunque sempre sostegno creativo nel pensiero diver-gente (Disuguale metodico e non), e realizzativo nella continuità (Attac-cata), nella tenacia (Angoli B), nella fermezza (Mantiene il rigo), nel saper gestire in modo anche audace le competenze professionali (Tecnica).

La particolare accuratezza fa nascere interrogativi sulla particolarità delle sue creazioni, che certamente si distinguono per innovazione e non convenzionalità. L’elevato senso estetico che domina la scrittura gioca sicuramente un ruolo fondamentale in tutta l’opera di Gaudì,. ma non è sicuramente sufficiente a giustificare l’originalità della sua arte.

Fig. 1

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Si potrebbe affermare che Gaudi ha indagato il mondo dell’irrazio-nale e dell’eccentricità perché ne ha sentito la potenza e il fascino su di sé, tentando di tradurlo in realtà con le sue opere che cercano di unire architettura, scultura, natura e spiritualità in un insieme estetizzante ed eclettico.

L’architettura non è solo razionalità e rigore, ma anche eleganza e luminosa armonia. Non si nutre solo di oggettività e di freddezza ma anche di passione e talvolta irragionevole immaginazione.

Il pericolo di questa ricerca estetizzante è stato infatti quello di sfo-ciare in una sensualità ossessiva e autoreferenziale, che lo porterà infatti gradualmente, dopo i 50 anni, ad allontanarsi dalle relazioni sociali per chiudersi in una sorta di ascetismo spirituale e di rapporto ossessivo unilaterale con le opere che realizzava in quel momento (Acuta, Ricci Mitomania 1° tipo, Ricci Soggetismo, rigidità complessiva, Intozzata 2° modo).

La scrittura in Fig. 2 mostra tutte le tematiche descritte. La velociz-zazione della scrittura e la presenza di Scattante e Slanciata 2° tipo ci parlano di un temperamento più insofferente, che segue i suoi pensie-ri e perde curiosità dell’altro, meno attento all’osservazione del mondo esterno visto in chiave oggettiva, e sempre più chiuso in se stesso. Il rapporto col divino si sta trasformando in pensiero magico; il bisogno di singolarità lo porta a divenire un esteta provocatore, che sfida in ma-niera ingegnosa il gusto estetico della Spagna del tempo. Il suo “essere” tipo Sensazione lo porta a creare opere artistiche che vogliono stupire per scuotere proprio le sensazioni del pubblico – più che i sentimenti o i pensieri – attraverso una riproposizione singolare della natura.

Fig. 2

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31Contributi

La ricerca continua di una firma efficacemente ed esaurientemente significativa della sua personalità viene qui riassunta nelle presentazio-ne di alcuni autografi. Nella prima firma escono prepotentemente la ri-cerca di originalità e il senso estetico. La “G” unita alla “A” in una sorta di arabesco e l’inflazione della “d” lirica esprimono la sua “fantasiosa realtà”, che si traduce in progetti architettonici che fondono in sé grande bellez-za (morbidezza e disomogeneità di spessore del tratto) e calcolo tecnico (la “A” sembra un compasso perfettamente inserito nel tonfo della “G”)

Nel secondo campione la rielaborazione elegante della “A”, la singo-larità dei puntini sulle “i”, e la paraffa artistica perfettamente equilibrata manifestano l’ordine che si esprime in originalità ideativa.

La firma della lettera in Fig.1, in calce ad un documento ufficiale, man-tiene alcune particolarità delle due firme precedenti, ma senza conces-sioni artistiche, coerente con il testo e l’ufficialità del contenuto.

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Si riporta per curiosità l’immagine di una firma del 1864 su un docu-mento scolastico, quando Gaudì aveva soltanto 12 anni in cui si rileva già l’impronta della firma della maturità

BiBliografia

cvc.cervantes.es/actcult/  gaudi  /chueca.htm  https://it.wikipedia.org/wiki/Antoni_ gaudí www. barcelonadesapareguda .com / 

Hauser “Storia sociale dell’arte”, Einaudi 1995N. Boille “il gesto grafico, gesto creativo”, Borla 2006a. Teillard “L’anima e la scrittura”, Bollati Boringhieri 1997N. Palaferri “L’indagine grafologica e il metodo morettiano”, Ed. Il Messaggero

2005

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33Contributi

Contributi Francesco Dellavalle1

UN coNtRiBUto ScieNtifico RigUaRdo tRacciati maNoScRitti e a StamPa SoVRaPPoSti o ViciNi1

Stabilire l’ordine di apposizione tra due o più grafismi sovrapposti tra loro è ancor oggi oggetto di ricerca della comunità scientifico-forense. Tale argomento è stato ampiamente dibattuto dallo scrivente che ha messo a punto nel 2001 la “metodica interferenziale” eseguita in Olo-grafia Conoscopica2, ovvero l’analisi tridimensionale dei tracciati grafici utilizzando un profilometro laser. Per completare l’indagine, negli anni successivi sono stati realizzati apparati opto elettronici in abbinamento a microscopi ottici e digitali.

In questo articolo si affronteranno le sovrapposizioni di tipo eteroge-neo complesso e, in particolare, tra penne a sfera e testo a stampa laser, presentando un caso con intersezione (A) e uno senza intersezione (B).

Caso A Caso B

1 Francesco Dellavalle – fondatore della Soc.FORINST (Forensic Instruments di Torino http://www.forinst.it) – vanta tre decenni di esperienza, in tema di sistemi di misura dimensionali e superficiali 2D/3D non a contatto per il mondo della Ricerca e dell’Industria. Nel 1988 affronta le prime analisi morfologiche di grafismi mediante microscopia ottica e image processing.Ha svolto Seminari all’Università di Napoli, Roma, Wroclaw (Polonia) e Convegni a Torino presso l’Istituto di Metrologia Colonnetti, a Cluj-Napoca (Romania), Parigi (Francia), Buenos Aires (Argentina) Brasilia, Rio de Janeiro (Brasile) e alla sede dell’Interpol di Lione (Francia), con la presenza dei maggiori esperti nel settore. Partecipa attivamente in qualità di relatore a Congressi e Work Shop Nazionali e Internazionali ad indirizzo criminalistico, grafotecnico e grafologico oltre a tenere lezioni e dimostrazioni pratiche presso Associazioni /Scuole/Laboratori di Grafologia Peritale.

2 F. Dellavalle, La sovrapposizione dei tratti e il sistema Grafiscan 3D, rivista Scrittura n.126 (Luglio 2003). Questo primo articolo ne ha sancito la paternità del metodo allo scrivente. La tecnica è stata successivamente validata anche da un punto di vista scientifico, grazie dal Prof.G.S.Schirripa dell’Università di Roma3.

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Caso AUna breve premessa riguardo alle due tipologie di inchiostri di firma e

stampaGli inchiostri delle penne a sfera sono composti da uno o più colo-

ranti miscelati a solventi e altri additivi, di solito incolori, che servono a mantenere e migliorare la fluidità del preparato e la sua stabilità rispetto a fattori esterni come temperatura, luce, umidità, ecc.

L’inchiostro della penna a sfera penetra nelle fibre del tessuto superfi-ciale cartaceo; al contrario l’inchiostro generato da una stampante laser (monocromatico) è costituito da una polvere che viene fusa e solidifica-ta sul tessuto fibroso della carta, senza essere assorbito.

La “sospetta apposizione di una firma in modo fraudolento”, è più facil-mente risolvibile se firma e testo presentano delle sovrapposizioni.

Una delle tecniche più semplici è l’impiego di un microscopio da la-boratorio, con il quale, variando angoli e intensità della luce, è possibile evidenziare la morfologia dell’incrocio dei tratti per cercare di stabilire l’ordine di apposizione.

Occorre prestare molta attenzione ai punti di intersezione per ve-rificare se il toner risulta o meno “corrotto” (pigmentato) dai pigmenti contenuti nell’inchiostro della penna a sfera e, dunque, se il tracciato manoscritto è posto sopra o sotto la stampa.

Nel Caso A – da un punto di vista morfologico – avremo due condi-zioni distinte:

– lungo il tratto a mano ci sarà un solco più o meno profondo in fun-zione del quantum pressorio esercitato dalla mano scrivente. La sua profondità, determinata con metodica interferenziale, può variare da pochi micrometri (per un tratto leggerissimo, che quasi si con-fonde con la rugosità della carta) a una quindicina di micrometri e oltre3:

3 La modulazione pressoria (oltre che dipendere dal soggetto) varia anche in funzione dello strumento scrittorio che ha vergato i solchi, così come anche dal supporto sul quale è stato scritto il documento. Analizzando le incisioni lasciate sulla carta nella scrittura di un manoscritto, si può determinare se durante la scrittura (o durante due scritture successive) sia stato cambiato il supporto sottostante il foglio. È possibile per esempio verificare se due scritte sono state effettuate, sullo stesso foglio, dalla stessa persona, utilizzando la stessa penna e la stessa pressione. Se la prima è stata effettuata appoggiando il foglio su una superficie dura (per esempio il piano in formica di un tavolo) e la seconda su uno scrittoio in pelle, si noterà come la scritta effettuata appoggiando il foglio sullo scrittoio è molto più marcata. Tale marcatura viene evidenziata dalla maggior “visibilità” delle rugosità

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– nella stampa a mezzo toner non vi è alcun solco, ma un “rilievo” pro-dotto dal materiale carbonioso, (il toner) che può avere uno spes-sore variabile tra i 10 e i 14 micrometri. Nel caso delle stampanti di ultima generazione (a led, ecc.) essendo le particelle di forma sferi-ca è quasi impossibile misurare lo spessore del deposito.

Purtroppo l’impiego del microscopio ottico non è sempre sufficien-te per risolvere questo tipo di intersezioni a causa delle seguenti limi-tazioni:

– il basso ingrandimento che non consente all’operatore di visionare nel dettaglio la zona di intersezione;

– se da un lato lo stereo microscopio dispone di una elevata profon-dità di campo dovuta al modesto fattore di ingrandimento, che consente (limitatamente agli occhi dell’osservatore) una visione tri-dimensionale del particolare, per contro non è in grado di vedere un singolo piano, ad esempio quello della cuspide della crosta di toner.

– Ne consegue che molto difficilmente è possibile visualizzare con-temporaneamente il bassorilievo rappresentato dalle fibre carta-cee, per poter distinguere se il tracciato con penna a biro è sopra-stante o meno alla crosta di toner.

– Pertanto è preferibile utilizzare un microscopio da ricerca a forte in-grandimento, in modo da sfruttare differenti piani focali: ad esem-pio uno sul tessuto superficiale del toner, uno successivo sul piano di riferimento della carta e il restante all’interno del solco generato dalla punta della penna a sfera, ecc. Solamente disponendo di ele-vati ingrandimenti è possibile dirimere la questione osservando se l’inchiostro della penna a sfera è stato deposto sopra lo strato di toner oppure se quest’ultimo lo ha ricoperto. Occorre anche consi-derare che lo strato di inchiostro della penna (se comparato a quel-lo solido del toner) è sottilissimo; conseguentemente lo strumento deve essere in grado di consentire l’osservazione della superficie del toner con una minima profondità di campo.

In altre parole: occorre poter mettere a fuoco solo e unicamente la superficie del to-

ner per stabilire se quest’ultima è rimasta integra, oppure alterata (so-

della carta. Nella prima scritta invece, i solchi sono molto meno profondi e la tecnica 3D consente di verificare giusto appunto tali differenze di rugosità sul documento in esame.

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prattutto da un punto di vista cromatico) dal colore dell’inchiostro della traccia a mano.

– Un ulteriore aspetto negativo – nel caso di impiego di uno stereo microscopio – riguarda l’angolazione della sorgente di illuminazio-ne della intersezione, perché con questo tipo di strumento ottico la stessa è ottenuta (tipicamente) con sonde a fibre ottiche puntifor-mi orientabili a piacere.

Tale sistema di illuminazione, certamente utile per l’osservazione vi-siva di minuterie in tridimensionalità per la notevole flessibilità di ma-novra, nel caso in specie risulta non ottimale perché si rischia di rendere soggettiva l’immagine, a seconda dell’angolazione della luce.

Al contrario un microscopio di tipo biologico e, meglio ancora di tipo metallografico, dispone di un sistema di illuminazione episcopico (cioè attraverso il percorso ottico delle lenti). Questo fa si che il grafismo in osservazione venga sempre illuminato nelle medesime condizioni ope-rative, prerequisito fondamentale per eseguire delle comparazioni og-gettive al fine di non creare dei falsi positivi.

Per ovviare ai problemi su esposti, nel caso di intersezioni sia di tipo omogeneo che eterogeneo, lo scrivente predilige l’utilizzo della “meto-dica interferenziale”, in quanto la tecnica consente:

– La ricostruzione della morfologia degli incroci anche attraverso la mappa topografica della zona dove sono presenti gli stessi;

– di non risentire minimamente della tipologia e colore degli inchio-stri a penna, da stampa, della tipologia e colore del foglio cartaceo, ecc.;

– di oggettivare – nella stragrande maggioranza dei casi – la dina-mica con cui sono stati impressi i due tracciati grafici sul foglio in verifica.

La Slide4 qui di seguito riportata rappresenta le risultanze di una

4 La Slide sopra riportata rappresenta la nuvola di punti della scansione 3D in assonometria. Ricordando che la rappresentazione in falsi livelli di colore (in questo caso in toni di marroncino) evidenzia con la medesima tonalità le grandezze con uguale misura, si può facilmente dedurre quanto segue:

– Il rigo in stampa è a base di Toner (lo si evince chiaramente dal fatto che il medesimo è in rilievo rispetto al piano carta;

– Si nota chiaramente la presenza di solco generata dalla punta della penna (vedi “il letto dei piccoli fiumi” in marrone più scuro);

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scansione 3D della porzione dei tracciati grafici visibili all’interno del ret-tangolo tratteggiato in rosso, di cui al Caso A.

– Il foglio di carta presenta una “fisiologica” ondulazione: basti osservare la neve sulle colline (di colore biancastro) e i bassorilievi (di colore marroncino chiaro, marrone e marrone più scuro.

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La tecnica delle profilometrie per oggettivare la sequenza appo-sitiva tra firma e rigo in stampa

A sinistra la foto della porzione del foglio in esame, a Dx la medesi-ma immagine acquisita (da microscopio multispettrale) mediante una sorgente IR: trattasi di una tecnica molto efficace per verificare se il trac-ciato a mano presenta un solco e il quantum pressorio esercitato dalla mano scrivente5.

L’istogramma rappresenta un esempio di misurazione: l’estrapola-zione di un profilo lungo una porzione del rigo in stampa nel punto in cui troviamo un paio di intersezioni con la manoscrittura. È chiaramente

5 Le immagini sono state acquisite utilizzando il microscopio digitale tascabile della Forinst, serie MSM, che ha la peculiarità di operare in modalità “multispettrale”: visibile, UV e NIR (infrarosso vicino).

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visibile e misurabile la “compressione” che ha esercitato la punta della penna abbattendo il “muretto” nelle due intersezioni di cui sopra, vedi all’interno dei due ovali tratteggiati in rosso6. I valori sono espressi in µ (micrometri)7.

Una ulteriore tecnica proposta dallo scrivente – per questo specifico tipo di intersezioni – consiste nella osservazione degli inchiostri in pola-rizzazione della luce riflessa, in quanto è sempre opportuno reiterare le misurazioni con altri approcci strumentali, al fine di dare maggior credi-to alle risultanze ottenute, ad esempio con la metodica interferenziale, microscopia ottica a elevato ingrandimento, ecc.

La foto di Dx è stata acquisita con il sistema sopra descritto: si può os-servare l’effetto di brillantezza generato dai pigmenti contenuti nell’in-chiostro della penna a sfera. Tale effetto persiste anche nei due punti di intersezione con il rigo in stampa, segno evidente che quest’ultimo è sottostante al manoscritto.

Caso B

Nel caso B la sottoscrizione non interseca in alcun punto il testo a stampa: laser printer, fotocopiatrice, stampante multifunzione, ecc.

6 Per ulteriori approfondimenti, vedi: Pubblicazione: “F. Dellavalle – La strumentazione per l’analisi documentale in ambito forense” Sulla Rotta del Sole S.r.l. – Giordano Editore.

7 Il micrometro è la millesima parte di un millimetro.

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Supponiamo che il Giudice ponga al grafologo giudiziario il seguente quesito peritale:

“accerti il CTU, anche avvalendosi di un ausiliario tecnico, la natura e la dinamica di formazione del documento, con particolare riguardo all’appo-sizione della firma in calce, rispetto al contenuto del documento stesso”

Se le parti in stampa sono state generate da un mezzo meccanico, basato sul metodo xerografico (toner) è facilmente riscontrabile, sulle parti bianche del foglio, la presenza di micro residui di particelle carbo-niose.

La tecnica:

La tecnica consiste nell’individuare sia la presenza che la collocazione spaziale delle micro particelle rilasciate dall’inchiostro da stampa anche lungo il solco del tracciato manoscritto, per analizzare l’ordine di appo-sizione tra le stesse e il tracciato in manoscrittura.

Nei casi più fortunati, si è in presenza di un considerevole numero di residui carboniosi, tuttavia soprattutto quando le penne sono a base di inchiostro nero, il rischio è quello di confondere una particella con una macchia generata dall’inchiostro della penna.

Volutamente nel test proposto, il colore dell’inchiostro dalla penna a biro è nero, al fine di dimostrare le potenzialità della tecnica. In lettera-tura scientifica uno dei fautori della stessa è sicuramente Aginsky V.N.8

Per eseguire i test sperimentali, il ricercatore aveva utilizzato 10 penne a

8 Aginsky, V.N. Determining the Sequence of Non-Intersecting Media on Documents: Ballpoint Pen Ink and Laser Toner Entries, Journal of the American Society of Questioned Document Examiners, Vol. 5, No. 1, 2002, pp. 1.

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sfera con diversi colori: nero, viola, blu, rosso e verde; e un solo modello di stampante Laser.

Le limitazioni di questa prima sperimentazione erano dovute: ai po-chi test eseguiti, al fatto che non veniva fatto cenno delle dimensioni (minime) che dovevano avere le particelle di toner e a come poter iden-tificare le stesse rispetto agli inchiostri a penna, quando questi erano di colore nero e/o di colore molto scuro.

Al contrario lo scrivente ha eseguito centinaia di prove utilizzando 52 penne a sfera (26 blu e 26 nere), e svariati strumenti meccanici di stampa come da tabelle qui di seguito riportate9:

9 In verità sono stati sfruttati questi fogli di test che erano stati precedentemente realizzati per validare l’apparato Forinst modello XT-PL basato dalla polarizzazione della luce riflessa. Vedi Raise L. “Dispositivo optoelettronico per analisi di incroci eterogenei complessi in ambito peritale” Relatore: Prof. G.Candeo – Scuola Triennale Patavina di Grafologia A.S. e R.Graf. - Anno accademico 2009/2010.

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note: – volutamente, sono stati scelti solo i colori blu e nero perché sono

quelli normalmente utilizzati per firmare un documento;– per ciascuno dei mezzi meccanici sono state generate differenti stam-

pe (e/o copie fotostatiche) in modalità: bassa risoluzione e hi res.

I fogli campione per il test

Per eseguire il test, sono stati utilizzati dei comuni fogli di carta bian-ca formato UNI A4 da 80g./m2

I fogli sono stati divisi in due tipi, denominati rispettivamente: Foglio di tipo A e Foglio di tipo B. Ciascun foglio è stato a sua volta suddiviso in due parti uguali, uno superiore ed uno inferiore.

Foglio di tipo A

Nella parte superiore, sono state vergate 26 linee parallele per quasi tutta la larghezza del foglio, equidistanti una dall’altra. Ogni linea è stata impressa con una penna diversa. La stessa operazione è stata eseguita sulla parte inferiore del foglio aggiungendo altre 26 linee con le restanti penne, fino a ottenere un totale di 52 linee verticali/foglio. A ogni tipo di penna è stato assegnato un numero (da 1 a 52), e la numerazione (a stampa) è stata riportata anche su ciascun foglio di tipo B.

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Foglio di tipo B

Sul foglio di tipo B, sia in alto sia in basso, sono stati stampati diversi caratteri alfanumerici con ciascuno dei mezzi meccanici mostrati in ta-bella. Ogni foglio risultava composto da una serie di righe seguendo la sequenza e numerazione del tipo penna del foglio di tipo A.

Infine, per ogni mezzo meccanico di stampa, sono stati compilati e stampati svariati fogli al fine di ottenere le due condizioni desiderate: 52 tracciati a penna a sfera soprastanti ai caratteri in stampa a toner e altri 52 tracciati con penna a sfera sottostanti ai grafismi in stampa sem-pre a base di toner. Grazie a queste due differenti combinazioni è stato possibile osservare – per ogni tipo di mezzo meccanico da stampa – il comportamento del toner, quando era sopra o sotto i 52 differenti in-chiostri delle penne nei punti di intersezione tra i medesimi e i caratteri alfanumerici in stampa (e/o in fotocopia).

Successivamente, sono state analizzate solo delle singole particelle di toner presenti lungo le 52 linee a penna, nei punti in cui le linee ma-noscritte non si intersecavano con i caratteri alfanumerici in stampa.

Specifiche del microscopio utilizzatoper eseguire l’analisi strumentale

L’autore ha utilizzato un microscopio metallografico in quanto è ri-sultato più idoneo (rispetto a un microscopio biologico da ricerca) per questa specifica applicazione, anche al fine di renderlo in versione tra-sportabile per un impiego fuori da un laboratorio.

Le modifiche apportate riguardano:

a) Il sistema di illuminazione in trasmissione, per operare nel NIR;b) La telecamera, per operare indifferentemente in True Color e NIR;c) Il supporto di sostegno del microscopio, sostituito con una struttu-

ra alleggerita, sulla quale è stata fissata una slitta a croce (per movimen-tare il microscopio sui due assi X e Y) per una corsa di alcuni millimetri.

Le modifiche meccaniche e strutturali hanno consentito di ridurre il peso complessivo dello strumento di oltre la metà rispetto alla versione da laboratorio, che all’origine pesava oltre 25 kg.

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Il microscopio da ricerca (Meiji, di fabbricazione giapponese) dopo aver subito le modifiche sopra descritte. Nella foto di sinistra si osser-va: l’illuminazione coassiale, la slitta XY per movimentare il microscopio (con una risoluzione di 10 micron/asse), la sorgente di illuminazione di potenza nel NIR, il prototipo di fotocamera digitale denominata “Star Gate” realizzato presso il laboratorio della Forinst per operare indif-ferentemente in modalità True Color e NIR, la sorgente addizionale di illuminazione in UV e infine la struttura di alluminio per alleggerire lo strumento.

Nella foto di Dx: la sorgente esterna di radiazione UV orientata di c.a. 20° rispetto al foglio di analisi.

La metodica di analisi

Primo step Innanzi tutto occorre osservare a basso ingrandimento gli inchiostri della penna a sfera e il tessuto cartaceo, per rilevare la presenza o l’assenza di toner sul bianco carta. Per tale scopo è preferibile utilizzare uno strumento che operi a relativamente basso ingrandimento, come nel caso del microscopio digitale MSM10, rappresentato in immagine.

10 In ambito nazionale è stata discussa una relazione di tirocinio dal titolo: “Tecniche di elaborazione d’immagini in ambito forense per la discriminazione d’inchiostri”. Sviluppo di un sistema basato sulla spettrofotometria per l’analisi di inchiostri di strumenti scrittori ” (Marco Perlo, Relatore: Prof. Nello Balossino – Università degli Studi di Torino, Facoltà di

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il target osservato nello spettro del visibile

Il nostro target è rappresentato dall’inchiostro della penna a sfera. La porzione dell’immagine di sinistra è stata acquisita a c.a. 140 ingrandi-menti nello spettro del visibile. Se si osserva l’immagine di Dx è possibile notare svariate micro particelle carboniose di toner depositate sul bian-co carta (aree cerchiate e tratteggiate in rosso). Con elevata probabilità tecnica, alcune di queste si dovrebbero ritrovare anche lungo il solco del tracciato a penna.

Scienze Matematiche Fisiche e Naturali, Corso di Laurea in Informatica. Anno accademico 2007 – 2008) Correlatore: Francesco Dellavalle. In U.S.A. troviamo questo articolo: Progress in Digital Microscopy – a technical review of the Miscope Digital Microscope, Emily J. Will, Journal of Forensic Document Volume 20; 2010.

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il target osservato nello spettro del visibile e UV

Secondo step Il secondo step consiste nella verifica della presenza o meno di particelle carboniose lungo la manoscrittura sempre con un microscopio multispettrale. La porzione dell’immagine di sinistra è stata acquisita a c.a. 140 ingrandimenti nello spettro del visibile. Al contrario per ottenere l’immagine di Dx il grafismo è stato illuminato con una sor-gente nel NIR e UV. Si può osservare quanto segue:

– la “semi scomparsa” dell’inchiostro a penna;– la presenza, il numero e le dimensioni delle micro particelle carbo-

niose;– la collocazione spaziale lungo il tracciato a penna delle stesse: quel-

la più grande è stata evidenziata all’interno dell’area cerchiata, trat-teggiata in rosso.

Una volta rilevate almeno tre particelle tra quelle ritenute più idonee come dimensioni, si procede alla analisi delle sovrapposizioni, attraver-so il microscopio metallografico.

terzo step L’analisi delle particelle a elevato ingrandimento, attraver-so il microscopio metallografico

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Nella immagine di sinistra – acquisita dal microscopio metallografico in episcopia, nello spettro del visibile – si può osservare la porzione del tracciato a penna a un maggiore ingrandimento rispetto a quello otteni-bile con il microscopio MSM. Tuttavia risulta estremamente difficoltoso individuare la particella in esame, in quanto la stessa si confonde con il nero dell’inchiostro della penna, che ha ricoperto, al proprio passaggio, il tessuto fibroso cartaceo. Al contrario, nella immagine di Dx acquisi-ta con il particolare sistema di illuminazione realizzato dallo scrivente, emerge chiaramente la presenza della particella carboniosa.

Nelle successive slide: la medesima particella di toner via via sempre più ingrandita, variando la lente del microscopio metallografico. A sini-stra le acquisizioni in modalità IR, mentre a destra il medesimo campo di ripesa in true color.

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Conclusioni

l’ immagine di Dx è acquisita con obiettivo 50x. Il colore è stato volu-tamente esasperato, per evidenziare più chiaramente la sequenza di ap-posizione della particella di toner e del tracciato a penna. L’osservazione consente di stabilire quanto segue:

– i pigmenti contenuti nell’inchiostro della penna a sfera, grazie alla loro componente chimica (cristal violetto) emettono brillantezza;

– le due particelle di toner rimangono di colore nero e nero pece. Inoltre sulla cuspide delle medesime si osserva “uno sparo di luce” biancastro, dovuto al riflesso, in quanto sono molto lucide;

– in base a quanto asserito al punto precedente, le particelle di toner non sono state corrotte dall’inchiostro della penna biro. Ne conse-gue che: la manoscrittura è precedente la stampa.

Per dimostrare tale assunto, viene ripresentato il “Caso A” in cui sap-piamo che il test consisteva nel compilare prima il testo a macchina, tracciando la firma successivamente.

Riprendiamo l’immagine del Caso A:

Nella carrellata di foto in sequenza: il target osservato nello spettro del NIR e UV con il microscopio multispettrale MSM a 40 e 140x

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Nelle successive: il medesimo target ripreso con il microscopio metal-lografico, via via a sempre più elevato ingrandimento, nelle medesime modalità descritte nelle pagine precedenti.

In queste ultime due immagini le risultanze ottenute con l’obiettivo da 100X:

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note conclusive

Per brevità di trattazione sono stati presentati solamente due esem-pi: nel caso di una particella di toner soprastante e uno in cui la stessa è sottostante al tracciato manoscritto. Riguardo all’impiego di questa metodica per risolvere tutti quei casi in cui non vi è una vera e propria intersezione tra manoscritto e testo a stampa – a seguito dei numerosi test eseguiti – lo scrivente suggerisce un protocollo di misurazione11 nel rispetto delle seguenti condizioni operative:

– i micro residui devono essere a contatto con almeno una delle fibre di carta ricoperta dall’inchiostro della penna a sfera, e i dati stru-mentali devono fornire gli stessi risultati in almeno tre punti analiz-zati (particelle di toner sopra l’inchiostro della penna o viceversa);

– la tecnica è in grado di fornire eccellenti risultati (senza falsi positivi) quando le dimensioni delle particelle sono di dimensioni pari o su-periori a circa 10 micron, indipendentemente dal tipo di inchiostro della stampa e della penna.

In alcuni casi può verificarsi una situazione ambigua, con micro particelle sia sopra che sotto un tracciato a penna. Questo può signi-ficare che il foglio di carta è transitato attraverso il mezzo meccanico di stampa per più di una volta. Si veda ad esempio, nel caso in cui è stata aggiunta una parte di testo, una correzione, etc., al fine di alte-rare il reale contenuto del reperto in esame, quando il documento era già stato sottoscritto. Ovviamente, in questo caso, è opportuno ripetere le misurazioni in molti altri punti, per dimostrare l’assunto sopra descritto.

Una ultima nota riguarda la stampa da Ink Jet: la tecnica è stata sperimentata anche nel caso di testo impresso con un mezzo mec-canico a inchiostro liquido. Tuttavia molto dipende dal fabbricante

11 Francesco Dellavalle – Near-Infrared (NIR) lighting, in support of determining the sequence of non-intersecting media on documents: Ballpoint Pen Ink and Laser Toner entries. Abstract: Certifying the entry chronology of signatures or printed text on documents represents an important issue for the examination of forged documents. While in the case of intersecting signatures, numerous analysis techniques have been reported in the literature, much less is known about non-intersecting signatures, which also occur very often in practice. Volume 18, Number 1 – The American Society of Questioned Document Examiners, Inc. – All Rights Reserved – June 2015.

http://www.asqde.org/journal/journal_abstracts.html

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degli inchiostri da stampa, in quanto taluni di questi “scompaiono” in presenza di una radiazione nel NIR.

Si ritiene, pertanto, che le sperimentazioni con inchiostri da stam-pa Ink Jet vadano ulteriormente vagliate, ma che rappresentino, co-munque, un importante tentativo di risoluzione del problema di ri-empimento fraudolento di testi.

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Formazione Valeria Zeetti*

L’AnALISI GrAfoLoGICA In AzIendA,uno SPeCCHIo deLL’eConomIA PoStfordIStA

La storia dei cambiamenti produttivi è la storia del cambiamento del-la gestione e dell’impiego della forza lavoro. In quest’articolo si cercherà di analizzare cosa comportano tali mutazioni a livello di gestione delle risorse umane e soprattutto il ruolo che la grafologia potrebbe avere in questo settore, ovvero come la sua applicazione potrebbe essere un efficace ed innovativo esempio che ci aiuti a comprendere il nuovo pa-radigma dell’economia postfordista.

La grafologia in questi anni sta attirando l’attenzione delle aziende ed in particolare dei responsabili della selezione e gestione delle risorse umane, trasformandosi da strumento per la conoscenza del sé a prati-ca di gestione aziendale. Il fenomeno è particolare e potrebbe essere giudicato inusuale, dai più ritenuto come un capriccio di originalità del direttore dell’ufficio risorse umane. In realtà esso sembra rappresentare un indicativo esempio di un fenomeno ben più complesso che ci rac-conta di un vero e proprio passaggio di paradigma, di una trasformazio-ne lenta e profonda della concezione del lavoro, sia a livello di gestione dello stesso, sia a livello del significato ad esso attribuito.

L’analisi grafologica quale strumento per la selezione e gestione delle risorse umane ci pare suggerire e lasciare intravedere una realtà sociale che si sta delineando in maniera precisa. Occorre per prima cosa fare una panoramica del contesto, per comprendere per quale ragione pos-siamo affermare che essa rappresenti un esempio concreto e non sot-tovalutabile di un fenomeno sociale ampio che riguarda i cambiamenti produttivi, dunque organizzativi ed economici, perciò non catalogabile semplicemente come un omaggio alla passione per la disciplina o addi-rittura il vezzo di un manager annoiato.

*Laureata in Sociologia presso l’Università di Bologna, ha frequentato un tirocinio sul tema delle responsabilità sociali di impresa. Si occupa dello studio dei cambiamenti organizzativi ed economici. L’articolo nasce da un approfondimento sull’utilizzo della grafologia in azienda effettuato per lo svolgimento della tesi “Il capitale umano come fattore di produzione. Le soft skills nell’economia postfordista”.

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53formazione

Per comprendere il passaggio è necessario constatare come questa pratica aziendale trovi la sua forza ed il suo successo nell’ambito di un’e-conomia in cui la domanda definisce l’offerta, ovvero in cui i beni ed i servizi debbono essere su misura del consumatore, il quale non è più disposto ad accontentarsi di beni standardizzati, ma al contrario desi-dera che essi siano il più possibile personalizzabili ed unici. I cangianti e particolari gusti dei consumatori debbono essere captati e soddisfatti il prima possibile, per assicurarsi un buon vantaggio competitivo sul-le imprese concorrenti. Si mostra lo specchio di un’economia che deve essere in linea con mode e desideri, nella quale spaziano le più varie e affinate tecniche di marketing e nella quale i prodotti debbono arrivare just in time, per evitare lo spreco di risorse e l’accumulazione di scorte in magazzino; un’ economia in cui occorre che i prodotti siano il più pos-sibile in linea con le specifiche esigenze di ciascun consumatore, in una parola: flessibile.

Ma procediamo per gradi, facendo un piccolo excursus sui sistemi di produzione prima di questo cambio di paradigma, quando ancora non si parlava di risorse umane, ma anzi di spersonalizzazione, alienazione del lavoro, nell’epoca in cui chiunque poteva e doveva essere sostitui-bile, in cui i task, i compiti erano “a prova di scimmia” perché tutto il sa-pere veniva frantumato, codificato e poi reimmesso sotto forma di task, semplici ed elementari, nella catena di montaggio dall’ufficio Tempi e Metodi della vecchia fabbrica fordista.

“Ogni cliente può ottenere una Ford T di qualunque colore desideri, purché sianera”, ironizzavaHenryFordneiprimiannidelNovecento.Nessuna casa automobilistica oggi, Ford in primis, adotterebbe mai que-sto slogan di vendita. Il motivo è mostrato in ogni settore del consu-mo e momento di acquisto, in cui si richiede che il prodotto sia unico, differenziato dagli altri per caratteristiche e carica simbolica; per usare ancora l’esempio delle automobili, basti pensare alla varietà di model-li, colori, ed optional che possono essere richiesti, per non parlare poi dell’attenzione ed il servizio al cliente che sono necessari per conqui-starne la fidelizzazione e quindi vantaggio competitivo. Vale per le auto-mobili, vale per tutti gli altri beni: il prodotto base, non costituisce più il fondamento dell’economia occidentale, la loro produzione si è spostata ad est e a sud del mondo, il semi-lavorato deve venire raffinato, arric-chito di significati, per poi essere immesso in un mercato che non è più disposto a comprare beni omologati e in serie.

In questo senso si parla di postfordismo, il passaggio dal momento in cui è la società dei consumi a determinare le caratteristiche di un bene,

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al momento in cui si richiede che il bene non sia solamente funzionale al soddisfacimento di un bisogno, ma che racchiuda in sé significati, co-munichi status, preferenze e personalità del consumatore.

La vecchia Ford T nera, come tutti gli altri beni omologati, non accon-tentano più una società in cui la parola d’ ordine è distinguersi e diffe-renziarsi, in cui il vantaggio competitivo delle aziende è dato dall’ abilità nell’offrire beni unici e diversificati, accompagnati da servizi di assisten-za per una soddisfazione perfetta del cliente.

Cosa c’entra tutto questo con la grafologia?In un’economia tanto flessibile, mutevole ed ambiziosa, alla produzio-

ne di cose si affianca e subentra un’offerta crescente di servizi interperso-nali; è a questo punto che la valorizzazione è prevalentemente riconduci-bile a processi cognitivi e a relazionalità comunicative ed informazionali, il che comporta un indebolimento del momento produttivo a favore di quello relazionale-organizzativo. Si ha allora bisogno di un completo coinvolgimento dei lavoratori, non è più sufficiente che essi eseguano un task, un compito predefinito; ma occorre che essi impieghino tutte le loro doti, creative, relazionali, organizzative per garantire il miglior pro-dotto e il miglior servizio. Si parla oggi della fabbrica della qualità totale, in cui sono i lavoratori a tutti i livelli che assicurano la perfetta produzio-ne del bene, in cui al soldering, ovvero al rallentamento deliberato della produzione, viene sostituito il fenomeno dell’autonomazione, la crasi fra autonomia ed azione rappresentata dalla possibilità per il lavoratore di interrompere in qualsiasi momento la catena di montaggio qualora ri-scontri un difetto di produzione. È chiaro dunque che il coinvolgimen-to dei lavoratori deve essere totale, non possono più esistere compiti “a prova di scimmia”, e le doti, l’attenzione, il coinvolgimento del lavoratore divengono parte fondamentale del processo produttivo.

Questo è vero per il miglioramento di un prodotto, è ancor più vero per tutte quelle attività prevalentemente di servizio, linguistiche, rela-zionali, che oggi entrano come parte fondamentale di un’economia sa-tura di beni standardizzati, o meglio di quella che viene oggi romantica-mente definita come fabbrica dell’immateriale.

Occorre allora che il coinvolgimento del lavoratore sia totale, si assi-ste ad una riorganizzazione del lavoro che produce uno svuotamento delle posizioni gerarchiche a favore del lavoro in team e dell’autocon-trollo, o meglio della responsabilizzazione della risorsa, in cui il capitale umano diviene fattore essenziale di produzione in una logica che mette al centro del lavoro il soggetto portatore di una specifica individualità che rappresenta il punto di forza della produzione.

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Com’è possibile riconoscere tale individualità? Il modo in cui sia possibile riconoscere preventivamente le persona-

lità più adatte a quelle specifiche mansioni è l’interrogativo fondamen-tale del neomanagement, di una nuova concezione di gestione delle risorse umane. È a questo punto che la grafologia entra in scena, come strumento essenziale ed innovativo per un’azienda orientata al miglio-ramento continuo e alla gestione della conoscenza. La valutazione as-sume allora un ruolo di apprendimento, condivisione di valori e cono-scenze, individuazione e rafforzamento dei comportamenti ritenuti più coerenti rispetto alla cultura aziendale.

Il sociologo Erving Goffman già nel 1968 affermava: “la struttura so-ciale di qualsiasi organizzazione comprende la definizione minuziosa ed accurata delle caratteristiche che dovrebbero contraddistinguere i pro-pri membri; e non solo in quanto membri, ma in quanto esseri umani”1; diremmo oggi che la job evaluation ed le teorie tayloristiche che ne co-stituiscono il presupposto, vengono affiancate ed offuscate dalla skill evaluation; in questo modo si mettono al centro della valutazione le ca-ratteristiche personali dell’individuo nella sua unicità, determinando se il soggetto possiede le peculiarità di cui l’azienda abbisogna.

Le caratteristiche valutate non sono soltanto tecniche, legate alla sfe-ra del “saper fare”, ma abbracciano anche il concetto di “saper essere”, sottintendendo la logica per cui occorre che tutte le doti della persona vengano messe al lavoro. La grafologia diviene allora disciplina preziosa per l’indagine di tutte quelle caratteristiche nascoste e latenti che non riescono ad essere espresse durante un semplice colloquio di selezio-ne, diviene strumento d’individuazione di un potenziale che fatica ad emergere, ma che potrebbe costituire una grande risorsa per l’organiz-zazione.

L’adozione di questo nuovo strumento da parte del management, come di tanti altri che non è possibile descrivere in questa sede, ci con-ferma una focalizzazione sull’individuo, che rappresenta ormai il fulcro dell’ingranaggio, o meglio del dispositivo del governo dell’impresa.

La persona giusta al posto giusto è la catena di montaggio della co-noscenza, che stavolta non deve essere più frantumata, ma comunicata, condivisa ed assorbita, in modo tale che la risorsa umana, sia una “risor-sa in toto” ovvero che possa mettere in gioco non solo le competenze tecniche, ma anche relazionali, creative, caratteriali che le permettono

1 Goffman E., Asylums. Le istituzioni totali., Einaudi, Torino 1968, p.180.

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di focalizzarsi sull’obiettivo senza più bisogno di sistemi di controllo e linee gerarchiche rigide.

La valutazione del potenziale costituisce un momento essenziale per l’azienda contemporanea, in cui viene indagato e messo in discus-sione non l’operato passato della risorsa, ma quello futuro, plausibile, auspicabile. Diviene oggetto di ricerca il capitale umano, ovvero quelle caratteristiche che fanno sì che una persona differisca dalle altre, una misurazione delle particolarità, autenticità e peculiarità dell’individuo; in questo senso il “saper essere” entra nelle griglie di valutazione, il po-tenziale si affianca alla performance.

La nuova economia reticolare e flessibile ha bisogno del coinvol-gimento di tutte le qualità relazionali ed umane per sopravvivere in un’ottica di innovazione e concorrenza continua. Una nuova tecnologia che concili coinvolgimento dei lavoratori e controllo su di essi appare dunque necessaria laddove i dispositivi disciplinari fordisti, basati su punizioni e sanzioni, sembrano non essere più adatti alla nuova logica produttiva in cui si manifesta il bisogno che la risorsa sia disposta ad investire e mettere in gioco tutte le proprie doti personali per il raggiun-gimento dell’obiettivo.

L’analisi grafologica risulta essere allora un considerevole esempio di-mostrativo di un’innovativa filosofia di gestione delle risorse umane, un segnale lieve, ma importante, che racchiude rilevanti indicazioni sulla direzione verso cui si sta dirigendo il nuovo paradigma economico.

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Formazione Maria Manuela Pacelli*

Lo SVILuPPo deL PerSonALe In AzIendA

In un contesto di crisi del mercato del lavoro, come quello attuale, diventa importante concentrare gli sforzi aziendali nel promuovere lo sviluppo delle proprie risorse in un’ottica di un potenziamento e miglio-ramento delle proprie performance organizzative.

Secondo la mia personale esperienza negli anni, tanto è importante l’accuratezza della valutazione di una persona all’interno del processo selettivo, quanto lo è l’aver cura della sua crescita all’interno dell’azien-da. L’evoluzione della carriera professionale di un dipendente è impor-tante quanto delicata, l’immobilismo infatti non è adeguato ad ogni persona, così come l’assegnazione ad un ruolo sbagliato comporta nu-merosi rischi. Il pericolo è quello dell’abbassamento della motivazione al lavoro e di un rendimento in calare, fino all’estremo della fuoriuscita della persona dall’azienda.

In un’azienda ideale, ogni individuo può esprimere al meglio le sue po-tenzialità per arrivare a prestazioni eccellenti che permettono quindi all’or-ganizzazione di svilupparsi.

Un piano di carriera può essere identificato sin dall’ingresso della per-sona in azienda e poi successivamente rivisto periodicamente, durante le valutazioni del personale e in concomitanza di particolari eventi aziendali (ad esempio fuoriuscite di colleghi e fusioni aziendali). All’interno del pro-cesso di valutazione delle persone, una parte importante riveste quella dedicata alle indicazioni delle potenzialità dei differenti collaboratori. La valutazione in sé infatti riguarda gli eventi passati, ma la valutazione dei potenziali riguarda il futuro delle persone. Il responsabile che esegue que-sta valutazione dovrà specificare, in base alle sue osservazioni quotidiane, oltre al rendimento lavorativo, se secondo determinati indicatori, quella persona può evolvere in azienda ed eventualmente, in che modo.

La carriera di una persona può procedere in tre direzioni:1) specializzazione2) trasversalità3) linearità

* Psicologa del lavoro, Grafologa forense e Professionale nell’area delle Risorse Umane per la selezione e la formazione.

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Nel primo caso troviamo le persone che possono specializzarsi all’in-terno di una mansione, per fare un esempio un impiegato dell’ufficio del personale che diventa specialista di selezione. Questo è indicato per quelle persone che dimostrano curiosità ad approfondire tematiche specifiche del proprio lavoro. Questo tipo di sviluppo di carriera presen-ta alcuni vantaggi, come ad esempio il miglioramento della motivazio-ne del personale e una maggiore competenza specialistica in azienda che consente in alcuni casi di non dover ricorrere a consulenti esterni.

Il secondo caso riguarda le persone che possono reimpiegare le pro-prie competenze in un’altra area aziendale. Per fare un esempio, all’in-terno dell’area amministrativa, un impiegato che dall’amministrazione finanziaria entra nella gestione amministrativa del personale. Questo sviluppo di carriera consente la creazione un’immagine più ampia e completa dell’azienda nella quale si opera e per l’azienda non comporta costi aggiuntivi, poiché non prevede un avanzamento economico o di livello. Questa strategia presenta diversi vantaggi come partire dal ri-sultato di tenere alta la motivazione dei collaboratori; l’organizzazione inoltre migliora la propria flessibilità interna, promuove lo scambio di mentalità tra i diversi settori aziendali e tutela il collaboratore da un po-tenziale fallimento come manager.

Al terzo livello si situano tutte le persone che nello sviluppo della propria carriera vedono un accrescimento delle responsabilità e delle mansioni, e che ambiscono ad esempio a diventare manager. Il grande vantaggio di questo percorso di carriera è quello di riuscire a trattenere in azienda i migliori talenti

Le aziende maggiormente evolute e strutturate predispongono an-nualmente una serie di attività volte alla valutazione dei propri colla-boratori e all’individuazione di possibili attività/percorsi formativi che possano aiutare la persona a risolvere i gap che vengono riscontrati o a sviluppare potenziali che vengono evidenziati nel corso dell’anno lavo-rativo.

La definizione e lo sviluppo del piano di carriera avviene generalmen-te al termine della valutazione annuale delle prestazioni lavorative, che ogni responsabile esegue individualmente insieme ai suoi collaboratori, e che poi viene riportata al dipendente in un feedback completo.

Il feedback è fondamentale per permettere alla persona di poter ra-gionare essa stessa sulle proprie capacità, sul proprio rendimento e sulle proprie potenzialità e aiuta a creare un rapporto con il proprio responsa-bile basato sulla trasparenza e sulla fiducia.

Le capacità dei collaboratori vengono di volta in volta valutate at-

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traverso strumenti che consentono al diretto responsabile di elaborare una valutazione precisa del rendimento del collaboratore (questionari e interviste strutturate appositamente studiati per lo scopo).

Queste valutazioni hanno un doppio significato, da un lato permet-tono di mantenere sotto controllo il rendimento dei propri collaboratori e di spingendoli verso il costante raggiungimento degli obiettivi, dall’al-tro rendono chiari i percorsi di promovibilità all’interno dell’azienda.

L’indicazione dei potenziali viene indicata dal responsabile all’interno della scheda di valutazione, ma un modo più specifico di poter avere chiare le possibilità di ogni collaboratore è quella di effettuare un’ana-lisi, diluita nel tempo, con strumenti di indagine psicologica come ad esempio gli assessment center, o più in riduzione con questionari di per-sonalità associati ad un importante colloquio di analisi e di restituzione. Gli assessment center sono gruppi di prove a ruoli definiti e a ruoli liberi che simulano situazioni reali lavorative o ipotetiche situazioni sfidanti, atte ad indagare i comportamenti delle persone all’interno dei gruppi di lavoro. Danno elementi in termini di leadership, tensione al risultato, gestione del tempo, collaboratività, capacità relazionali, capacità comu-nicative; elementi che possono essere direttamente osservati tramite i comportamenti eseguiti durante lo svolgimento delle prove assegnate. A queste prove spesso si associano questionari di personalità, che dan-no ulteriori elementi di valutazione. In questi casi, proprio a questo li-vello, la figura del grafologo può accostarsi a quella dello specialista che segue questi percorsi, o qualora egli stesso sia uno specialista, eseguirli direttamente. All’interno di un percorso di valutazione per un ipoteti-co sviluppo, l’analisi grafologica può trovare un suo specifico impiego, proprio per portare un risultato ulteriore e consegnare in mano al valu-tatore una quantità di informazioni importanti per consentirgli di farsi un’idea della persona che andrà a considerare. Attraverso l’indagine gra-fologica, sono numerosi gli spunti che si possono fornire al valutatore che poi li verificherà in colloquio e al termine della valutazione li porterà nel feedback finale.

Per un avanzamento verticale di carriera sarà importante che siano presenti competenze e attitudini relative alla leadership, le capacità co-municative, la resistenza allo stress, la presa di responsabilità, le capa-cità di pianificazione, tutte qualità fondamentali per un manager. Per carriere con sviluppo orizzontale o in profondità, si troveranno invece elementi come flessibilità mentale, gregarietà, autonomia, tensione al risultato, collaboratività, ecc…

Purtroppo molto spesso accade che le promozioni vengano fatte

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esclusivamente sulla base delle performance lavorative, credendo così, ad esempio, che un ottimo venditore sarà anche un ottimo area mana-ger, non considerando tutte le competenze che deve avere un manager per poter eseguire il suo lavoro in termini di pianificazione, gestione del-le risorse umane ed economiche. Quando accade questo, si crea un inci-dente in azienda su due fronti: da un lato l’azienda stessa che si trova ad avere performance insufficienti per la mansione e dall’altro il lavoratore che di colpo non si sente più apprezzato e all’altezza della situazione. Questo potrebbe portare alla perdita della persona che, non trovando-si più a suo agio, potrebbe demotivarsi e uscire dall’azienda. Un’analisi grafologica avrebbe forse fatto scoprire che un venditore mediocre po-teva invece essere potenzialmente un bravo manager.

Questi errori sono difficili poi da correggere, anche a livello contrat-tuale, una cosa è far crescere una persona, tutt’altra problematica è farla retrocedere.

Percorsi di sviluppo delle risorse umane vengono progettati in diver-se situazioni, oltre a quelle precedentemente enunciate, ad esempio nel momento in cui due aziende si vanno a fondere. In questi casi, all’inter-no della valutazione delle persone ritenute più interessanti dalle due aziende, si inserisce per le più meritevoli un percorso di crescita che possa consentire di aumentare le proprie skills per entrare nella nuova organizzazione con un ruolo anche superiore al precedente. Di norma la fusione di due realtà porta a una somma degli elementi sempre pari a uno per le figure gemelle che devono essere valutate, e per entrambe considerare le possibili potenzialità di crescita o l’uscita dall’attività, in modo da garantire all’azienda un futuro più sicuro o maggiormente bril-lante. L’analisi grafologica può portare in evidenza le potenzialità delle persone sottoposte a valutazione e consentire di indirizzare meglio la persona e il suo responsabile nella creazione di un percorso di crescita. Al termine di una valutazione del potenziale si possono pensare percor-si di formazione o di coaching che possano far emergere compiutamen-te le reali possibilità della persona coinvolta nel processo di crescita.

Come Psicologa e Grafologa, negli anni sono intervenuta più volte, sia durante il processo di valutazione nel processo selettivo, sia per svol-gere interi assessment, o nelle valutazioni anche più sporadiche, richie-ste in emergenza al momento di una improvvisa fuoriuscita aziendale, momenti in cui bisognava decidere rapidamente e bene su chi puntare fraicolleghideldimissionario.Hoquindiapplicatoinbasealleesigenzee alle richieste sia questionari e colloqui psicologici che l’analisi grafolo-gica. In caso debba svolgere un’analisi grafologica, personalmente, oltre

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all’analisi attitudinale classica, preparo una sintesi schematica che dia una chiara indicazione ai valutatori, in modo da aiutarli nella scelta, met-tendo allo stesso tempo in evidenza le potenziali criticità con gli aspetti più positivi della persona. Il tutto ovviamente va declinato in base alla mansione per la quale viene richiesta l’analisi.

Per fare un esempio, mi è stato richiesto di considerare di valutare una serie di curriculum vitae e scritti per una crescita di carriera, passan-do da un ruolo più tecnico a uno più gestionale in ambito Information Technology, tra persone già presenti in azienda. In questo caso, oltre alle specifiche capacità di analisi e problem solving che richiedeva il ruolo di provenienza(quasituttisistemistieanalistiafferentiall’HelpDeskazien-dale), si è dovuta considerare la capacità di gestire persone, relazionarsi in modo assertivo e autorevole nei confronti degli altri, sostenere im-portanti periodi di stress e rapidità di esecuzione e problem solving, infi-ne la capacità di assumersi le responsabilità del proprio operato e quello della propria squadra. Le competenze possono essere indicate di volta in volta dall’azienda, ma sta soprattutto al consulente, in base alla sua esperienza, suggerire ed inserire dettagli che sa essere importanti nella quotidianità del lavoro.

Il grafologo quindi può essere coinvolto in questi processi, portando uno strumento utile alla evidenziazione delle attitudini delle persone coinvolte e, maggiore sarà la sua esperienza del mondo aziendale, mag-giore potrà essere il suo apporto nel sostenere l’azienda durante i pro-cessi delicati di valutazione del potenziale.

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Formazione Roberta Cupiccia

IL fenomeno deLLe on­LIne CommunItY

“Lathe biosas” – “Vivi nascosto” diceva Epicuro. Ai suoi tempi era la vita politica e sociale quella da cui rifuggire per

perseguire, indisturbati, la propria felicità. Ma oggi questa frase assume altri significati, completamente diversi.

Oltre alla vita di relazioni, fatta di incontri, cene, uscite e chiacchiere si vive anche in rete: il luogo più raggiungibile della terra.

Le informazioni, le notizie, le opinioni sono create per essere esposte, condivise, compartecipate in maniera così corposa da innescare quello che si chiama l’overflow: l’eccesso di informazioni!

Sempre più la rete sta assumendo un ruolo importante non solo per informarsi, ma anche per potersi costruire un’opinione delle persone e delle community: luoghi virtuali in cui risiede una conoscenza diffusa tra i membri che vi partecipano.

In esse le persone condividono volontariamente le proprie cono-scenze, esperienze e opinioni, che diventano nuove fonti (non sempre attendibili) da cui trarre informazioni fondamentali per migliorare il pro-cesso di conoscenza e di apprendimento.

Le online community1 sono concepite come strutture di coordina-mento che non hanno una base contrattuale né gerarchica, bensì socia-le. La diffusione delle online community, include il cambiamento orga-nizzativo, la reputazione, la conoscenza e i correlati processi di appren-dimento organizzativo.

Esse si articolano su tre diverse dimensioni:L’ambiente che comprende tutto ciò che è esterno, come la tecnologia2

che può innescare una trasformazione alla community ed è in grado di in-fluenzarne l’operatività e la capacità di accedere alle risorse di cui neces-sita. Basti pensare alla possibilità attuale di accedere in rete da uno smart

1 Claudia Dossena “Reputazione, apprendimento e innovazione nelle imprese Il ruolo delle online community”, Franco Angeli, 2012.

2 Per estensione, la tecnologia comprende tutte le attività preposte alla produzione nel cui ambito rientra anche la diffusione del sapere (strumenti, impianti e materiali, e know-how).

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phone (perciò da qualunque posto senza la necessità di avere a disposi-zione un ingombrante computer). Cosa impensabile solo un decennio fa.

Gli attori che sono i soggetti, appartenenti o meno alla community, i cui comportamenti sono mossi da aspettative, esigenze e pulsioni emo-tive oltreché dalla razionalità (Costa e Gubitta, 2008).

Nell’approccio evolutivo la community viene interpretata come un sistema che cambia sotto la spinta di una pluralità di attori (stakeholder) che interagiscono con l’ambiente. Di conseguenza, l’ambiente influenza l’organizzazione e a sua volta viene influenzato dall’attività di attori in-terni ed esterni alla community.

Infine il tipo di relazioni tra gli attori come possibilità di rete colla-borativa, al modo in cui gli attori coinvolti nel processo di cambiamento pensano che ciò accadrà.

Le comunità virtuali sono aggregazioni di soggetti che nell’ambito di uno spazio condiviso, danno vita a una fitta rete di relazioni al fine di soddisfare esigenze diversificate di natura economica e sociale.3

Le motivazioni che spingono a partecipare alle community sono il desiderio di costruire relazioni e la necessità di ottenere informazioni dalla stessa comunità.

In che modo di può fare apprendimento nelle community?4

3 Albero Pastore e Maria Vernuccio, CEDAM 2004, “Marketing Innovazione e tecnologie digitali”.

4 Claudia Dossena, CEDAM 2004, “Reputazione, apprendimento e innovazione nelle imprese Il ruolo delle online community”.

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Le potenzialità di una on-line community nei processi di apprendi-mento si basano tanto sull’eterogeneità delle conoscenze in essa scam-biate quanto sullo sviluppo di legami interpersonali tra i membri della community, che favoriscono il trasferimento di conoscenza di tipo taci-to. I due concetti sono riconducibili al tema della distanza cognitiva.

La distanza cognitiva rappresenta la differenza fra gli schemi cogniti-vi dei diversi attori coinvolti nel processo di apprendimento. Tali schemi fanno principalmente riferimento al modo in cui vengono interpretati i fenomeni ambientali, che dipendono in ultima istanza dalla cultura, dai valori, dalle attitudini, dalle esperienze e dalle conoscenze possedu-te dai soggetti coinvolti nel processo di apprendimento (Nooteboom e Gilsing, 2004).

Il concetto di distanza cognitiva ha trovato ampia diffusione nella letteratura sui network e sull’apprendimento inter-organizzativo, ove si afferma che per un efficace processo di apprendimento è necessario raggiungerne un livello ottimale (Nooteboom and Gilsing, 2004).

Conseguentemente, l’efficacia del processo di apprendimento è fun-zione della varietà ed eterogeneità della conoscenza scambiata tra i soggetti e dell’effettiva capacità di assorbimento della stessa da parte dei soggetti coinvolti.

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Per quanto concerne la diversità della conoscenza posseduta e la di-stanza degli schemi cognitivi delle parti coinvolte nel processo di ap-prendimento, diversi studi hanno dimostrato la loro importanza nell’ap-prendimento in quanto stimolano la generazione di nuove idee e l’ap-plicazione di diversi utilizzi della conoscenza stessa.

In altre parole l’incontro della diversità stimola lo sviluppo di nuova conoscenza. Questo ci porta ad affermare che all’aumentare della di-stanza cognitiva tra i membri di una online community si verificherà un aumento dell’efficacia dei processi d’apprendimento.

Tuttavia, poiché la distanza cognitiva esprime la differenza tra gli schemi cognitivi e lo stock di conoscenza posseduta dai membri della community, all’aumentare della stessa diminuirà necessariamente il li-vello relativo di absorptive capacity, in quanto capacità dei soggetti di “assorbire” la conoscenza.

L’eterogeneità delle conoscenze scambiate e il livello di absorptive ca-pacity si presentano quindi in relazione di trade-off 5 tra loro.

In questi spazi le persone, eterogenee tra di loro, si aggregano perché accomunate da una passione comune o perché sono interessate allo stesso argomento.6

Ogni cerchio rappresenta una persona, mentre il colore un interesse affine. Quindi nello stesso spazio ci sono tante persone che hanno in-teressi affini.

5 È una situazione che implica una scelta tra due o più possibilità, in cui la perdita di valore di una costituisce un aumento di valore in un’altra.

6 Le immagini ricalcano quanto in http://communitymanagerfreelance.it/

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La community progettata e ben gestita organizzerà le persone in sot-togruppi e motiverà l’interazione e la comunicazione. Esisteranno per-sone che, seppure interessate agli argomenti comuni, non aderiranno al processo comunicativo della community.

Lo step successivo è fare in modo che le persone presenti nei sin-goli gruppi possano iniziare a comunicare tra di loro. Chi ha deciso di rimanere fuori dal flusso della comunicazione, continuerà a rimanere fuori anche se potrà aver cambiato la sua posizione relazionale.

Una volta messe in contatto le persone e offerta loro la possibilità di interagire, è possibile mettere in contatto i vari gruppi.

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La community nasce, perciò, dalla voglia di appartenere ad un grup-po e dal desiderio di rafforzare la propria identità.

Riepilogando, gli elementi costitutivi e le motivazioni di una commu-nity sono:

•condividerenuoveideeesuggerimentipratici;•innovareattraversoilbrainstorming;•collaborareattraversodiscussioniaperte;•impararecosenuovedaglialtrimembridellacommunity.

Tutto questo può riguardare il mondo della grafologia?Certamente sì. Un esempio, fra tanti, è il portale Grafologia7 che na-

sce con l’intento di creare una community di grafologi che possano inte-ragire tra di loro e con altri gruppi limitrofi per interessi.

I dati desunti da google analytics parlano chiaro: c’è un forte interes-se all’argomento e migliaia di persone che interagiscono con il portale e con la relativa pagina di Facebook, ma poca disponibilità all’interazione ed alla valorizzazione degli argomenti trattati.

Drammaticamente si evince che i professionisti grafologi italiani si trovano ancora nel primo step del processo costituente la community

7 www.puntografologia.it

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e questo ritardo implica un impoverimento della cultura grafologica e un ritardato inserimento all’interno di community limitrofe (psicologi, sociologi, etc.).

Le conseguenze sono ben visibili a livello sociale: la percezione della grafologia ed ancor più la sua possibile validazione scientifica sono ben lungi dall’essere presenti. Diversamente in altre nazioni dove la figura del grafologo ha altra dignità e diverso peso nell’interazione con la co-munità scientifica.

Anche per la grafologia dobbiamo sperare in qualche piano Marshall, proveniente dai nostri colleghi esteri?

Purtroppo, così è… anche se non vi pare.

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Formazione Rita Milesi

unA PAroLA AL GIorno troPPo Su, troPPo GIù: IL dISturBo BIPoLAre

Tutti conoscono o hanno sentito parlare della depressione, meno co-nosciuto è invece un altro disturbo dell’umore, il Disturbo Bipolare. Viene definito “bi-polare” perché è caratterizzato da due condizioni cliniche tra loro contrapposte che si alternano nel tempo: una in cui l’umore è eccessi-vamente euforico (polarità maniacale) e una in cui l’umore è molto basso (polarità depressiva). La persona affetta da tale disturbo può presentare unicamente episodi maniacali, anche se frequentemente si manifestano anche le fasi depressive. Esiste anche una forma più lieve delle fasi mania-cali, note come “ipomaniacali”.

La persona affetta da Disturbo Bipolare soffre di gravi sbalzi dell’umo-re: periodi di euforia ed energia esagerate si alternano a fasi di grande infelicità e disperazione. Purtroppo, per molte persone si tratta di una malattia con cui convivere per molti anni, a volte anche per tutta la vita. Può comportare gravi ripercussioni nelle relazioni interpersonali, nella vita scolastica e lavorativa, con un notevole scadimento della qualità di vita. Fortunatamente, se correttamente diagnosticato, vi sono efficaci trattamenti che possono controllare i cambiamenti di umore e migliora-re la qualità di vita del paziente.

troppo giùLe fasi depressive che hanno luogo nel corso del Disturbo Bipolare

sono clinicamente uguali a quelle che si verificano nel corso della ma-lattia depressiva.

I sintomi della fase depressiva coinvolgono i seguenti aspetti:• UMORE:tristezza,diminuzioneoperditadi interessi,diminuzione

o perdita delle capacità di provare piacere, sentimenti di inutilità, sentimenti di disperazione.

• PENSIERO: povertà del pensiero, polarizzazione su temi negativi,diminuzione o perdita dell’autostima, idee di morte e di porre fine alla vita, idee di colpa, idee di rovina.

• VOLONTÀ-MOTIVAZIONE:abulia (inattivitàe incapacitàdiqual-siasi iniziativa), inerzia, rallentamento, inibizione, condotte di morte.

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• FUNZIONI COGNTIVE: diminuzione dell’attenzione, diminuzionedella concentrazione, alterazioni della memoria.

• ASPETTISOMATICIENEUROVEGETATIVI:pianto,rallentamentomo-torio, riduzione della mimica facciale, disturbi dell’appetito, disturbi del sonno, disturbi della sfera sessuale, astenia (stanchezza), dolore, cefalea, somatizzazioni.

troppo suI sintomi della fase maniacale, invece, sono i seguenti:• L’UMOREneipazienticonDisturboBipolareècostantementeele-

vato e/o irritabile: la persona è euforica e allegra senza motivo. A questo stato d’animo può alternarsi irritabilità, soprattutto se il sog-getto viene contrariato o contraddetto.

• IlPENSIEROècaratterizzatodaunottimismoesagerato, l’autosti-ma e la sicurezza nelle proprie capacità sono spropositate, nascono molte idee nuove ed eccitanti, si prendono decisioni senza riflette-re, si salta da un pensiero all’altro. La persona è molto distraibile. Vi è una scarsa capacità di giudizio; infatti la persona non è consape-vole di essere malata, in quanto la percezione soggettiva è di estre-mo benessere, forza ed energia.

• Il COMPORTAMENTOèalterato: vi èunaumentodelmovimentoe della spinta a parlare (i toni sono elevati, la persona canta, urla, parla velocemente, attacca bottone con gli estranei), ride molto (anche per cose che non sono divertenti). Vi possono essere com-portamenti dannosi per il soggetto (spese eccessive, esibizionismo, aggressività).

• ASPETTISOMATICIENEUROVEGETATIVI:ilritmosonno-vegliaèal-terato, infatti diminuisce il bisogno di sonno. La mimica facciale è molto vivace. Gli impulsi sessuali sono esagerati: la sessualità può essere agita impulsivamente, con il rischio di contrarre malattie in-fettive o avere gravidanze indesiderate.

Sono comuni anche sintomi psicotici (vi è cioè la presenza di un al-terato rapporto con la realtà), come sentire voci o il delirio (la persona è fermamente convinta di cose non vere, non reali).

L’alternanza delle fasi depressive e maniacali è legata alle cadenze stagionali: le fasi depressive tendono a manifestarsi in autunno/inverno, mentre le fasi maniacali nel periodo primaverile/estivo.

Gli stati mistiAccano al quadro classico sopradescritto del Disturbo Bipolare, in

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cui fasi maniacali si alternano a fasi depressive, vi è la possibilità di manifestazioni che includono contemporaneamente sia le caratte-ristiche maniacali che quelle depressive. In altre parole, la persona sperimenta nel contempo euforia, agitazione, irritabilità, rabbia, ag-gressività.

Il Disturbo Bipolare colpisce dal 3 al 5% degli adulti nel mondo (Meri-kangas et al., 2007) e si presenta con uguale frequenza nei due sessi. In genere, la persona manifesta questo disturbo intorno ai 30 anni.

Problematiche del trattamento del disturbo BipolareMolto spesso, per la persona che inizia a manifestare questo distur-

bo, non è facile riconoscere che si tratta di una malattia psichiatrica, soprattutto quanto l’esordio è caratterizzato da un episodio maniacale. Infatti, la persona tende a negare la malattia, sostenendo che i sintomi maniacali (o ipo-manicali, quando i sintomi della fase maniacale sono mento intensi) non fanno parte di un disturbo ma semplicemente è il loro modo di essere.

Questo crea moltissime difficoltà per i familiari, che sono alle prese con le spese eccessive del proprio caro e con altri comportamenti alte-rati senza riuscire a convincerlo che deve farsi curare.

In questi casi, il medico di famiglia può essere una figura fondamen-tale nello stabilire un canale di comunicazione adeguato con il paziente, magari attraverso una visita domiciliare. Il medico di famiglia può essere il giusto intermediario per l’invio allo specialista psichiatra. La fase ma-niacale, infatti, deve per prima cosa essere controllata farmacologica-mente. Purtroppo, in taluni casi, si rende necessario un trattamento sa-nitario obbligatorio con il ricovero in ospedale, perché niente e nessuno riesce a persuadere il paziente a farsi aiutare.

I farmaci per la cura del disturbo BipolareNel caso di un episodio maniacale con sintomi moderati, l’obietti-

vo dell’intervento farmacologico è di garantire il giusto numero ore di sonno del paziente. La deprivazione di sonno volontaria può infatti ag-gravare il quadro clinico del paziente. In genere viene impostata una terapia con benzodiazepine (ansiolitici) e con i Sali di Litio. Il Litio è uno dei farmaci più utilizzati per il trattamento del Disturbo Bipolare, può stabilizzare l’umore e trattare gli episodi maniacali, misti o depressivi. Il paziente dovrà sottoporsi regolarmente ad esami del sangue per accer-tare che il dosaggiosia adeguato.

In alternativa possono essere somministrati farmaci Anticonvulsivi.

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Alcuni di questi farmaci (utilizzati per la cura dell’epilessia) sono anche impiegati per trattare gli episodi maniacali o misti.

Quando la fase maniacale è di forte entità, può essere necessario ricorrere a farmaci Antipsicotici; alcuni farmaci utilizzati per trattare le psicosi si sono infatti dimostrati utili anche negli episodi maniacali acuti.

Il grosso problema del Disturbo Bipolare è la periodicità, infatti il ri-schio di ricaduta è molto alto. Per questo motivo la vera terapia di que-sto disturbo è quella volta alla stabilizzazione e alla prevenzione di nuovi episodi. Il trattamento è studiato per impedire la ricorrenza di episodi maniacali e/o depressivi acuti: il Litio e gli Anticonvulsivi sono i farmaci di elezione per proteggere il paziente dal ripresentarsi di nuovi episodi.

I trattamenti psicologici e psicoterapici del disturbo Bipolare INTERVENTO PSICOEDUCAZIONALEPuò essere molto utile, sia per il paziente che per i familiari, un in-

tervento psicoeducazionale. È fondamentale spiegare che il comporta-mento del paziente è causato da una malattia, dunque non va colpe-volizzato e stigmatizzato. È basilare fornire informazioni sulle caratteri-stiche del disturbo, per cercare di individuare precocemente i sintomi maniacali e depressivie per impedire che i sintomi precoci si sviluppino in episodi conclamati.

I familiari possono essere addestrati a sfruttare, nella fase maniacale, la distraibilità e l’aumento di energie del loro familiare. Ad esempio, si può coinvolgere il paziente in attività manuali (lavare l’automobile, or-dinare la cantina, etc.). Si può sfruttare la distraibilità del paziente per rimandare il soddisfacimento di richieste non realizzabili: invece di fare lunghi discorsi, meglio invitarlo a fare una passeggiata, un giro in bici-cletta.

È importante anche spiegare la funzione dei farmaci, come ricono-scere gli effetti collaterali e cosa fare al riguardo, i rischi connessi all’in-terruzione del trattamento.

OBIETTIVI DELLA PSICOTERAPIAA prescindere dall’approccio utilizzato, la psicoterapia dovrebbe fo-

calizzarsi sui seguenti obiettivi.Innanzitutto, occorre aiutare il paziente ad aumentare la consapevo-

lezza rispetto alla malattia. Molti pazienti bipolari continuano a negare gli episodi maniacali anche quando sono in condizioni di umore norma-le. Possono sostenere che il loro comportamento era semplicemente il risultato di una scarsa cura di sé, e frequentemente insistono in modo inflessibile sul fatto che ciò che è accaduto non si verificherà mai più.

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La gestione clinica del paziente richiede un lavoro a livello psicotera-peutico per cercare di ricucire i frammenti del Sé in un continuum nar-rativo nella vita del paziente, in modo da rendere per lui più importante il bisogno di seguire la terapia farmacologica prescritta (Gabbard, 2002).

Inoltre, la psicoterapia dovrebbe aiutare il paziente a ritrovare un equilibrio psicologico stabile e duraturo, a sostenere progetti di vita re-alistici e realizzabili invece di quelli grandiosi ispirati dalle fasi maniacale e favorire di conseguenza un maggior controllo della propria vita. È fon-damentale aiutare il paziente nella prevenzione delle condotte impulsi-ve e autodistruttive (abuso di droghe, alcol, guida spericolata, rapporti sessuali promiscui e non protetti).

Nelle fasi depressive, il lavoro psicoterapeutico deve essere orientato a sostenere l’autostima e prevenire le condotte suicidarie.

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Rubriche Maria Teresa Morasso

Notizie dall’italiaConVeGno “SCuoLA e SCrItturA: è SemPre fACILe ImPArAre?”

Si è svolto a Genova il 30 ottobre 2015 Il Convegno “Scuola e scrittura: è sempre facile imparare?”, organizzato da A.G.I. con il Centro Il Timone, in collaborazione con Giunti Scuola e SOS Dislessia.

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All’iniziativa, patrocinata da Regione Liguria, Comune di Genova DISFOR (Dipartimento Scienze della Formazione dell’Università di Ge-nova), ANPE (Associazione Nazionale Pedagogisti Italiani), Associazio-ne Antrim Centro Medico Psico-Pedagogico e da Angris (Associazione Nazionale Grafologi Rieducatori della scrittura), hanno partecipato il nostro Presidente Roberto Bartolini, alcuni nostri soci esperti di educa-zione e rieducazione della scrittura e alcuni dei più noti studiosi a livello nazionale, fra i quali Giacomo Stella, Francesco Benso, Michela Borean, Maria Rosaria Russo, Franco Boscaini, Paola Viterbori.

Francesco Benso Paola Viterbori

Durante la Giornata di studio sono stati affrontati, da vari punti di vista, gli aspetti della ricerca e della pratica più recenti inerenti il tema della scrittura: dal suo insegnamento, ai Disturbi Specifici di Apprendi-mento (DSA), dalle esperienze per la didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, ai test per la prevenzione della disgrafia, dai prerequisiti lingui-stici, alle funzioni attentive, esecutive e motricità, dalla psicomotricità ed attività motoria e scrittura, ai principi metodologici di educazione al gesto grafico, focalizzando il ruolo del grafologo rieducatore della scrit-tura, nel contesto del grafismo nell’era dei bambini digitali.

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Giacomo Stella

Particolare attenzione è stata posta alla prevenzione e ai possibili interventi operativi da attuare per affrontare il fenomeno sempre più diffuso delle difficoltà grafo-motorie e dei DSA, in modo specifico della disortografia e della disgrafia.

Paola Gardoni

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A tal proposito sono stati presentati i risultati di una ricerca esplora-tiva effettuata in alcune classi seconde di scuola primaria del territorio genovese, volta a valutare la competenza ortografica, le abilità grafo-motorie e la velocità di scrittura degli alunni, al fine di evidenziare even-tuali problemi nella scrittura (Sarto, Tarello, Restani, Morasso).

L’analisi dei dati evidenzia che, a livello ortografico, il 43% dei bambini rientra nella fascia di prestazione R.A (Richiesta di attenzione 23%) e R.I.I. (Richiesta di intervento immediato 20%). A livello periferico grafo-mo-torio emergono differenze significative fra le classi per quanto riguarda il modo di formare le lettere, mentre le difficoltà finomotorie appaiono trasversali; un ristretto numero di bambini presenta serie difficoltà nella disposizione spaziale: le ipotesi riguardano il mancato consolidamento dei prerequisiti di una buona scrittura, con problemi di efficienza neu-romotoria/oculomotoria o di scorretta postura/impugnatura dello stru-mento scrittorio.

grafia II^ primaria

Risultati da cui si evince l’opportunità di interventi formativi per gli insegnanti, al fine di incrementare lo sviluppo dei prerequisiti della scrit-

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tura e le attività di pregrafismo, a partire dalle prime fasi educative nella scuola dell’infanzia.

A conferma di tale ipotesi, il dato centrale di una piccola indagine svolta nei mesi precedenti il Convegno, presso un campione di educa-trici della scuola dell’infanzia, sempre in area genovese: il 74% ritiene le attività di pregrafismo molto importanti e il 38% dichiara l’esigenza di una formazione specifica sul tema.

Rivolto al mondo della scuola – in primis insegnanti di scuola dell’in-fanzia e primaria, dirigenti scolastici, referenti DSA e BES – ma anche alle famiglie degli alunni e a tutti gli operatori del settore – pedagogi-sti, educatori, grafologi rieducatori della scrittura, logopedisti, psicologi, medici, neuropsichiatri infantili, neuropsicomotricisti ecc.- il Convegno ha avuto una forte adesione di pubblico, oltre 300 iscrizioni (e molte richieste sono state necessariamente respinte per problemi di capienza della sala), confermandosi l’interesse e la necessità di continuare a lavo-rare, in chiave multidisciplinare, ai temi trattati.

Negli ultimi anni, infatti, abbiamo assistito ad un progressivo incre-mento degli studi sul tema dei DSA e dei Bisogni Educativi Speciali (BES). Il problema, in espansione nelle nostre scuole, ha stimolato un

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interesse sempre più ampio da parte degli insegnanti, dei tecnici e degli specialisti, chiamati ad adottare idonee metodologie didattiche, abilita-tive/riabilitative, di recupero e potenziamento.

La capacità di osservazione degli insegnanti, in particolare, ha assun-to un ruolo fondamentale lungo tutto il percorso scolastico e, soprat-tutto, a partire dalle prime fasi educative e dell’istruzione, proprio per poter individuare precocemente le caratteristiche cognitive e le abilità evolutive da sviluppare, per il raggiungimento del successo formativo.

Scopo principale della giornata del 30 ottobre scorso è stato, dun-que, operare un’analisi degli aspetti preventivi e di promozione di un corretto e armonioso sviluppo del bambino, in tutto il percorso scolasti-co ed evolutivo.

Andrea Chiaramonti AD Giunti Scuola

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La presenza a Genova per l’occasione dell’Amministratore Delegato di Giunti Scuola Andrea Chiaramonti ha rafforzato il rapporto di collabo-razione nato in fase di progettazione del Convegno, aprendo orizzonti per future attività formative congiunte A.G.I. e Casa editrice, in ambito scolastico.

Anche sul fronte della ricerca sono state poste le basi per collabora-zioni con docenti dell’Università di Genova e di altre istituzioni, mirate all’indagine scientifica nell’ambito della scrittura.

Gli organizzatori e i responsabili del coordinamento scientifico della giornata di studio ringraziano tutti coloro che, a vario titolo, hanno cre-duto in questa piccola sfida e hanno contribuito al successo dell’evento.

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RubricheDaniela Conti

Cristina PinedaPatrizia Rizzi

Notizie dall’italiafeStIVALetterAturA dI mAntoVA

edIzIone 2015

Un momento dell’incontro con i ragazzi

Dal 9 al 13 settembre 2015 si è tenuto il diciannovesimo Festivalet-teratura di Mantova, al quale ha preso parte con uno spazio dedicato alla scrittura e al suo apprendimento, e soprattutto all’interpretazione grafologica della scrittura manuale, l’associazione AGI Lombardia.

In molti tra i partecipanti e visitatori della manifestazione si saranno chiesti: che ci azzecca la grafologia con la letteratura? In realtà il mondo della scrittura, dei libri, della stampa, della grafica ruota tutto attorno alla scrittura manuale. Si parla di fine di un’epoca, sostituita ormai dal digitale in tutte le sue forme e sfaccettature. Ma è poi così vero?

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Il nostro spazio è stato letteralmente preso d’assalto da visitatori di ogni età, ma in particolare dal mondo della scuola: insegnati, genitori, studenti, tutti curiosi di sapere che cos’è e come funziona questa no-stra bella disciplina. I grafologi convenuti si sono dati da fare per spie-gare non solo in teoria ma anche sul campo come si “legge” un foglio di scrittura manuale, quali osservazioni si fanno, quali informazioni ci dà il foglio scritto a mano. È stato bello vedere i visitatori aspettare con ansia il proprio turno per scrivere seduti ai banchi di scuola per poi sentire le parole del grafologo descrivere i margini, l’andamento delle righe, la pressione sul foglio, le forme geometriche, chiare o illeggibili, gli svolaz-zi o la semplicità delle forme.

Il nostro modo di scrivere e la nostra firma sono il nostro autoritratto, contengono “tutti i nostri ieri”, tutti i nostri desideri, le ferite, ma anche le risorse per andare avanti, rinascere, crescere ancora, vivere e cercare il modo più consono a noi di farlo.

Anche i bambini hanno avuto l’opportunità di scrivere osservati da un rieducatore della scrittura: oggi più che mai lo spontaneismo nell’ap-prendimento della tecnica scrittoria va combattuto; i bambini vanno istruiti e incoraggiati a scrivere, a tenere in mano la penna in modo appropriato e a stare seduti ergonomicamente. Le regole base sono semplici e facili da apprendere, a patto che si inizi presto a far copia-re ai bambini postura e presa, per far loro acquisire da subito agilità e destrezza anche disegnando e colorando. Oltre al gazebo dedicato alla salvaguardia del corsivo, (che come le specie in estinzioni ha bisogno di essere tramandato) e allo spazio-bambini, durante lo svolgimento del festival è intervenuto il collega Antonello Pizzi sulla scrittura manuale di grandi scrittori (Leopardi, Calvino, Kafka) affiancato durante il breve spa-zio concessogli dall’organizzazione da un esperto-appassionato-cultore del rispettivo scrittore. Gli interventi sono visibili su www.festivalettera-tura.it.

Ci siamo anche resi conto di quanto ancora ci sia da fare per far ap-prezzare e diffondere la conoscenza della nostra materia presso il gran-de pubblico. Al di là dell’interesse spicciolo del sentirsi dire qualcosa di sé, magari più ciò che di noi stessi consideriamo doti che le nostre manchevolezze, si coglieva nel pubblico la curiosità verso una scienza umana capace di descrivere e cogliere appieno gli stili e le peculiarità di ciascuno, senza presunzione e senza intenzioni di potere sull’altro, ma per farci conoscere a noi stessi, per aiutarci a crescere e a scoprire nuo-vi talenti innati e mai valutati appieno. Uno strumento grandioso, dalle molteplici possibilità e impieghi fruttuosi; noi grafologi lo sappiamo già,

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Accoglienza dei visitatori

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ma fatichiamo a far riconoscere queste qualità ad un pubblico e una utenza più vasta.

L’afflusso di pubblico è stato veramente notevole e costante, da mer-coledì sino all’ultimo momento dell’ultimo giorno. Lo spazio dedicato ai bambini in modo particolare, viste le richieste, dall’impegno iniziale che doveva essere dalle 16 alle 18, si è esteso a tutto il giorno. L’atti-vità era focalizzata sulla corretta postura e prensione dello strumento scrittorio, presentate anche dalle grandi e chiare figure dei cartelloni esposti all’interno dello spazio e che le persone adulte utilizzavano per verificare e confrontare con la propria prensione. Inevitabile che questo fosse il preludio per la richiesta successiva di informazioni ulteriori e, in molti casi, di manifestazioni di passaparola per accompagnare presso il nostro spazio anche il proprio figlio, nipotino o conoscente, allargando così la cerchia delle persone interessate.

L’attività di osservazione, verifica dei prerequisiti corretti è stata ri-chiesta sia dai genitori di bimbi che da ragazzi e persone adulte. Moltis-sime le insegnanti di ogni ordine e grado che si sono avvicinate per sa-pere di più. Come invito, sul tavolo posto all’ingresso dello spazio, sono stati esposti testi relativi alla scrittura in corsivo ed alla tecnica di riedu-cazione della scrittura. E’ stato spiegato alle persone che l’approccio del grafologo rieducatore della scrittura è di tipo educativo-pedagogico, precisazione fondamentale per identificare al meglio il nostro ambito di applicazione.

Durante l’attività, sono state suggerite le diverse modalità di posizio-ne, i diversi atteggiamenti del corpo per arrivare alla postura quanto più possibile corretta, dall’appoggio corretto dei piedi a terra (ad hoc si è utilizzato un adeguato sostegno), dalla schiena dritta e rilassata, dal busto leggermente distaccato dal tavolo, dalle spalle il più possibile ri-lassate, dai gomiti appoggiati sul tavolo, dalla mano non scrivente aper-ta sul foglio. In alcuni casi si è suggerita una leggera inclinazione del foglio a seconda della mano scrivente e dell’occhio dominante, a destra per i mancini o sinistra per i destrimani. Si è proceduto a semplici sug-gerimenti, poi anche concretamente dimostrati anche se il contesto non rendeva possibile una vera e propria normale seduta di rieducazione, per mancanza di spazi adeguati e della riservatezza necessaria. Per la prensione, si è potuto rilevare quanto siano diffuse le prese disfunziona-li, un problema a dir poco dilagante nella popolazione non solo scola-stica. Conseguentemente, con i ragazzi, le persone, i bimbi i cui genitori lo richiedevano, si è proceduto a mostrare diverse tecniche per poter arrivare almeno ad una presa tripode più funzionale.

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Accoglienza dei visitatori

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L’interesse da parte dei visitatori di apprendere l’ABC grafologicodai testi da loro vergati

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Molti sono stati i ringraziamenti ricevuti ed alcune persone si sono sentite di lasciare testimonianza scritta di questa esperienza positiva. E’ stato svolto anche un piccolo laboratorio di manipolazione della pasta da modellare, creando, insieme ai bambini partecipanti, piccole forme di animali (chiocciola, polipo, bruco) in cui i bambini venivano invita-ti ad usare i polpastrelli delle dita, soprattutto pollice, indice e medio, coinvolti nella prensione dello strumento. Alla fine si sarebbero portati a casa il lavoro di quel giorno.

Per quanto attiene i contatti, sono stati numerosissimi e tutti molto interessanti, provenienti da ogni città.

Persone adulte che si rammaricavano e chiedevano le ragioni per cui il corsivo viene sempre meno insegnato ed usato, che raccontavano la loro esperienza di apprendimento della scrittura confrontandola con quella attuale dei propri figli e nipoti, notando come questa sia notevol-mente cambiata. Molti gli insegnanti, di ogni ordine e grado, che si sono avvicinati per conoscere i nostri orientamenti sull’insegnamento della scrittura e del corsivo in particolare. Molte le richieste di un nostro inter-vento nelle scuole, intervento rivolto sia agli insegnanti che ai genitori.

Gratificati dalla numerosità delle richieste e dalla positività dei pareri, si è potuto toccare con mano come l’esigenza delle persone sia vera-mente rivolta all’uso della scrittura, soprattutto del corsivo, dimostran-do la necessità del nostro lavoro, impegnato nel risalire questa corrente che porta la scrittura a mano lontana dal nostro vivere quotidiano, a scapito dell’Uomo.

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RINGRAZIAMENTIUn grazie allo staff di grafologi che si sono prestati per questo grande contributo: Lucia Benedos, Galileo Cingolani, Donatella Conti, Margherita Daverio, Sauro Ghiselli, Linda Liguori, Lucilla Maffei, Giulia Marchiori, Patrizia Rizzi, Cristina Pineda, Emilia Salvarezza.E un grazie a Guglielmo Incerti Caselli per la grafica e per il materiale illustrativo e a Francesco Scarongella per i supporti informatici.

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Rubriche Antonella Foi

Notizie dall’italiaIL dIG.eAt 2015

L’InContro AnnuALe deLL’ASSoCIAzIone nAzIonALePer oPerAtorI e reSPonSABILI deLLA ConSerVAzIone dIGItALe

(AnorC)

L’innovazione digitale, per essere attuata realmente, ha bisogno di interventi governativi concreti, investimenti economici, una normativa più snella e molto know how.

Questa è una delle istanze più forti emerse nel corso del DIG.Eat 2015, evento annuale sulla digitalizzazione tenutosi lo scorso 14 ottobre a Roma a cura dell’Associazione Nazionale per Operatori e Responsabili della Conservazione Digitale (ANORC), l’associazione con cui l’AGI ha un filo diretto.

Gli oltre 1000 iscritti hanno dimostrato un’attenzione crescente e consapevole verso le tematiche digitali della manifestazione. Nelle cin-que tavole rotonde, in cui esperti, esponenti della pubblica amministra-zione (PA) e del mercato si sono confrontati tra loro, sono state messe in luce alcune esigenze principali: la digitalizzazione a costo zero non esiste, è necessario prevedere degli investimenti governativi per ade-guare processi e competenze alla nuova realtà; la normativa di settore deve essere semplificata e resa più omogenea; le PA che non si adegua-no alla normativa digitale devono essere sanzionate; la governance digi-tale va centralizzata rafforzando il ruolo e i poteri dell’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID); la trasparenza è un obiettivo importante e una garanzia per il cittadino, da perseguire attraverso una gestione corretta di dati e documenti; innovare è impossibile se non vengono formate adeguate competenze e professionalità che possano occuparsi correttamente di questi processi.

Durante l’evento sono stati comunicati i primi dati dell’indagine che ANORC sta svolgendo sui siti web istituzionali della PA per verificare lo stato di attuazione delle norme che disciplinano le modalità di pubbli-cazione on line di dati e documenti pubblici, nonché il livello di usabilità dei servizi offerti ai cittadini tramite il sito web istituzionale: l’indagine, che per ora si è soffermata sui siti web dei 20 Comuni capoluogo di Re-gione e di altri 20 Comuni selezionati in base al numero maggiore di

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residenti, restituisce per il momento uno spaccato piuttosto desolante, con piani di informatizzazione e manuali di gestione spesso assenti e atti pubblicati nell’albo online con formati di frequente non conformi alla norma.

“Ci auguriamo che il digitale continui ad avanzare e lo faccia bene e ve-locemente” afferma Andrea Lisi, Presidente ANORC “e come associazione lavoriamo affinché ciò accada. È però necessaria una presa di coscienza collettiva del fatto che per realizzare un progresso concreto in questo set-tore non serve una modernizzazione di facciata, non è utile dare una river-niciata digitale fatta di parole a vecchi processi, occorre intervenire in pro-fondità agendo al cuore dei vecchi sistemi, ripensandoli, e occorre ancora di più diffondere negli operatori del settore competenze digitali specifiche e sicure”.

Appuntamento quindi al prossimo DIG.Eat, che si terrà a Milano nella primavera del 2016, con un’edizione che sarà maggiormente orientata al mercato e alle sue esigenze, dando ampio spazio alle competenze di-gitali che ANORC Professioni sta contribuendo a definire e valorizzare, ma anche alle firme elettroniche, alla biometria e grafometria e quindi alla privacy, all’e-commerce e ai contratti IT.

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Rubriche Roberta Cupiccia

Notizie dal weBLInKedIn è un “BuSIneSS SoCIAL netWorK”

LinkedIn è il social network dedicato al mondo del lavoro e delle pro-fessioni. Fondato nel 2003 da Konstantin Guericke, Eric Ly e Jean-Luc Vaillant, LinkedIn basa il suo funzionamento sul principio dei “sei gradi di separazione”, ovvero l’ipotesi secondo la quale una persona è collegata alle altre per mezzo di una serie di conoscenze che prevede non più di cinque intermediari.

Nella rete, LinkedIn è il terzo motore al mondo, preceduto solo da Google e YouTube e, ad oggi, gli utenti sono 400 milioni, cresciuti di 20 milioni di unità dallo scorso luglio. Un dato che conferma la crescita co-stante della piattaforma che nell’aprile del 2014 era a quota 300 milioni.1

1 Fonte web: http://www.agoravox.it/

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Oggi il modo di cercare lavoro è cambiato, facilitato dai nuovi stru-menti tecnologici e informatici di cui il professionista può disporre: il curriculum diventa digitale, si aggiorna, si può cambiare in qualsiasi mo-mento e con poche semplici operazioni gestibili dal proprio pc.

Analogamente su LinkedIn ci si iscrive, si crea un profilo basato sulle esperienze professionali e si inizia a costruire una rete di relazioni, non personali come spesso si fa con Facebook, ma professionali.

LinkedIn offre una possibilità di confronto e permette di accedere a notizie circa possibili opportunità lavorative, che sarebbero, diversa-mente, di difficile reperibilità. È appena utile osservare che lo strumen-to, travalicando i confini geografici, consente ai professionisti un inseri-mento possibile su tutti i mercati esteri.

LinkedIn utilizza tre paradigma fondamentali per la presenza on-line:

1. Identità – competenze2. Network – relazione tra gli utenti3. Conoscenza – tool

1) Identità: LinkedIn permette di costruire, rafforzare e amplificare la propria identità professionale, contribuendo a creare l’identità lavorati-va mediante la costruzione del profilo, la pubblicazione e condivisione di contenuti, l’attivazione di un blog e la partecipazione a gruppi pro-fessionali.

2) networking: LinkedIn è il luogo, il social network, più adatto per sviluppare ed espandere la propria rete di contatti professionali, dove creare le relazioni in chiave business, per trovare contatti qualificati.

3) Conoscenza: LinkedIn permette al professionista di rimanere ag-giornato sui temi del settore a cui appartiene, di seguire influencer e per-sonaggi chiave per la sua carriera.

L’iscrizione ai gruppi professionali del proprio settore lo terrà aggior-nato sulle novità professionali che ha deciso di seguire.

Un ulteriore vantaggio è dato dai tool: una volta creato il profilo, i tool dedicati permettono una ricerca mirata alle aziende così che il profes-sionista non deve creare curricula diversi a seconda del settore che gli interessa.

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Presenza, azione e interazione Sono questi gli elementi per una pre-senza ed un’attività efficace su LinkedIn: tutti e tre vanno egualmente coltivati per ottenere i risultati desiderati in termini di occupazione o di marketing dell’immagine.

Grazie alla possibilità di definire meglio la propria identità profes-sionale online, LinkedIn permette ai professionisti di connettersi alla propria rete di contatti di fiducia, di avere accesso a insights relativi al proprio settore di appartenenza ed anche a nuove opportunità. “I pro-fessionisti scelgono di essere su LinkedIn per risparmiare tempo, non per perderlo. Non è mai stato importante come adesso, per i professionisti, ave-re una presenza attiva su network online come LinkedIn”.2

Come già detto, a causa dell’incertezza economica, sono in aumento anche la mobilità e la possibilità di trovare lavoro in un altro Paese: se la concorrenza per “accaparrarsi” il lavoro migliore non è mai stata così forte, è ugualmente vero che le società possono usufruire, ed attingere, ad un ampio mercato di risorse umane e di eterogenee professionalità.

LinkedIn avvicina i talenti alle opportunità, ma le opportunità si evol-vono nel tempo. È per questo che in un ambiente competitivo come

2 Da una intervista a Marcello Albergoni (country manager per l’Italia di LinkedIn).

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quello odierno, fare personal branding, acquisire maggiore visibilità e fare networking sono elementi essenziali per il successo professionale.

Avere quindi un profilo professionale online non è più un’ag-giunta alla propria immagine professionale, ma diventa l’immagine professionale.

Ricapitolando: LinkedIn offre ai suoi utenti qualcosa di unico, aiutan-doli attraverso la:

Presenza (Identità): affermare la propria identità professionale onli-ne (fondamentale per i professionisti moderni, che vivono in un mon-do “digitale” dove una ricerca su Google rivela una serie di informazioni personali). LinkedIn consente di mostrare il lato migliore di ognuno: un esempio ne è la possibilità, riservata agli utenti, di scrivere e ricevere raccomandazioni, da pubblicare sul proprio profilo.

Azione (Approfondimenti): poter accedere alle informazioni e alle competenze di business, seguire e trovare informazioni sulle aziende, partecipare alle discussioni e ai gruppi. Inoltre poter essere aggiornato e condividere la conoscenza con strumenti come Linkedin Today e Signal che informano costantemente su ciò che potrebbe succedere nel pro-prio settore di appartenenza, attraverso news giornaliere. Il poter essere incluso all’interno della community, nei gruppi (sono oltre 1 milione), permette di discutere e condividere le proprie conoscenze con gli altri professionisti del settore sugli argomenti di comune interesse.

Interazione (ovunque) ci si può connettere con il proprio network di contatti di fiducia anche in modalità mobile, attraverso uno smartphone o un tablet, grazie alla specifica applicazione mobile di LinkedIn, recen-temente aggiornata.

una “spruzzata” etica. Il tema trattato non si deve fermare solo ad un discorso tecnico o, peggio, utilitaristico. Infatti “…è ormai tempo che il professionista abbia chiara la differenza tra competenza e professionalità (…) è doveroso l’aumento costante della prima (…) indispensabile trasfor-mare le proprie capacità percettive dei fenomeni relazionali sociali per aver accesso alla seconda. (…) Una competenza senza professionalità è come un dentista senza trapano: può solo estirpare, ma non curare.” 3

3 Dal seminario “La gestione dell’attività professionale” (Roma – 26.02.2007) tenuto

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Per il grafologo, la prima, la competenza, si muove all’interno di teatri conosciuti: si intende qui la grafologia con tutte le variazioni sul tema e con tutte le integrazioni auspicabili e possibili (dalla scuola francese a quella morettiana, dalle neuroscienze alla psicologia,…).

La seconda implica, fra tanto altro, la capacità (ed il dovere etico) di trasferire le conoscenze all’altro in termini di azioni non solo mercantili (la perizia, il profilo, la scheda per l’azienda con il conseguente paga-mento dell’onorario), ma in termini culturali ampi che diano un signifi-cativo contributo all’edificazione di una società migliore.

E questo sarà possibile solo se si conoscono i processi comunicativi della società in cui si vive e si opera e, se i social network sono diventati un mezzo di questi processi; non è onesto valutare con banale “disde-gno aristocratico” le azioni che ivi si svolgono.

L’udito ritornello “A me i social non interessano, non mi piacciono!” di-segna, tristemente, il gap culturale che c’è tra chi possiede un sapere che non trasmette con chi, invece, è presente ed incide nella realtà cul-turale della società e dimostra, con il proprio impegno nel conoscere (almeno!) nuove realtà, l’etica profonda che lo muove.

Perché crediamo profondamente che: “È dovere di chi sa diffondere il sapere”.

da Maurizio Bottino (psicologo e formatore) indirizzato a psicologi, counselor e consulenti famigliari).

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wHo iS wHo dalla gRafologiaProfILo dI mArIAnne LeIBL

Tra gli anni Trenta e Cinquanta del No-vecento nella storia della grafologia ita-liana si registra la presenza di Marianne Leibl come figura di grande interesse per aver significativamente contribuito allo studio, all’approfondimento e alla divul-gazione della disciplina grafologica.

Di origini austriache, ma attiva in Ita-lia, la Leibl fu un personaggio per tanti aspetti esuberante e allo stesso tem-po riservato, di cui non si conoscono le date di nascita (fine Ottocento) e di mor-te (primi anni 80 del Novecento). Visse prevalentemente a Roma ed è ricordata come grafologa, ma anche come attrice. Partecipò a film di Federico Fellini e di Luchino Visconti e nel mondo del cinema veniva considerata la «veggente degli attori», come la definì Marcello Mastroianni nel 1964 (Biagi, 2006, p. 8). Sembra che Fellini non procedesse alla scelta dei suoi attori e collaboratori senza prima aver consultato la Leibl. Oggi, grazie alle ricerche di Pacifico Cristofanelli, alle quali si rimanda per un più approfondito profilo, è possibile conoscere alcune notizie e curiosità della sua enigmatica vita, delle sue relazioni e soprattutto della sua attività grafologica (Cristofanelli, 2000-2001, pp. 105-106; 2001, pp. 61-68; 2003, pp. 47-60).

Marianne Leibl contribuì alla letteratura grafologica dell’epoca con le seguenti opere:

Grafologia psicologica (1935), cui seguirono negli anni successivi edi-zioni ampliate (1942, 1946, 1955) e in epoca più recente ristampe ana-statiche (1976, 1980, 1983, 1989).

Caratterologia grafologica (1942), con successiva edizione (1950) e ri-stampa (1989).

Psicologia della donna (1950), con altra edizione nel 1954 e traduzio-ne in spagnolo nel 1955.

Rubriche a cura diDario Cingolani

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Si hanno notizie anche di sue collaborazioni grafologiche in riviste dell’epoca (Scienze del Mistero, Ulisse).

Nella prima opera, Grafologia psicologica (citata anche dal Moret-ti nelle edizioni VI e VII del suo Trattato), la Leibl affronta le tematiche psicologiche desumibili dalla grafologia, e si ricollega, pur con interpre-tazioni personali, alla teorie dei capiscuola (Klages, Crépieux-Jamin, e soprattutto Pulver) con continui rimandi a Jung. Il lavoro si articola in quattro ampi capitoli (I. L’uomo attraverso il suo sviluppo; II. L’uomo che lavora e crea; III. L’uomo traviato; IV. L’uomo malato). Presenta anche un riferimento a Moretti (IV ed. 1955, p. 5): «Il padre Moretti arricchisce la letteratura di voluminose opere».

Nell’Introduzione a Caratterologia grafologica afferma che, mentre nel suo primo lavoro ha presentato «le analisi grafologiche di una vasta serie dei più vari tipi umani, dal bambino al giovane, dall’uomo che lavora e che crea, fino all’uomo asociale, deviato o malato […], lo scopo del presente libro sarà invece quello di presentare al pubblico italiano un riassunto del-le indagini, delle leggi e delle teorie della tecnica grafologica sviluppata in questi ultimi anni dai più noti grafologi appartenenti alle varie scuole e na-zioni e di tentare nello stesso tempo di stabilire una caratterologia, poiché non basta scoprire dalla scrittura le qualità ed i difetti dello scrivente, ma occorre anche sapere con questi comporre sinteticamente un quadro del carattere» (citazione dalla seconda ed. del 1950). L’opera, dopo un’ampia introduzione, si sviluppa in tre parti per complessivi nove capitoli (stu-dio dell’individuo nelle sue disposizioni e componenti temperamentali, sotto le fondamentali categorie di movimento, spazio e forma, fino al processo di un’analisi grafologica). Anche qui, in bibliografia, cita il Mo-retti relativamente alla V ed. del Trattato.

In queste sue opere Marianne Leibl non tralascia mai di accentuare la dimensione umanistica, psicologica e pedagogica della grafologia.

In Psicologia della donna affronta le relative tematiche nelle varie fasi della vita (fanciullezza, pubertà, adolescenza, maturità) soffermandosi sulla psicologia dell’amore, sul matrimonio e sulla maternità. Nella bi-bliografia compaiono molte opere in lingua tedesca e numerosi contri-buti di Jung.

Ebbe conoscenze e rapporti con personalità del mondo culturale ed accademico del tempo, come Mario Ponzo dell’Istituto di Psicologia dell’Università di Roma (ricordato e ringraziato in Caratterologia grafolo-gica per aver messo a sua disposizione materiale dell’Istituto) e gli psico-logi Antonio Miotto, che curò la prefazione di Psicologia della donna, ed Enrico Fulchignoni (Cristofanelli, 2003, p. 54).

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La sua è una grafologia eclettica, come risulta da una lettera che ella scrisse ad Aldo Squadroni, sacerdote e grafologo jesino, il 25 febbraio 1947: «Seguo principalmente il metodo di Klages e Pulver con l’aggiunta di [mie] proprie scoperte. […] Per rimediare la mancanza di traduzioni di opere straniere ho riassunto nei miei propri trattati […] la tecnica di Pulver, Klages, Crépieux-Jamin ecc. con aggiunta di [mie] proprie indagini» (Cristo-fanelli, 2003, pp. 51-52).

In un’altra lettera dell’8 giugno 1947 allo stesso Squadroni la Leibl, pur riconoscendo che il Moretti è un grande intuitivo, esprime tuttavia alcu-ne riserve sul suo metodo: «Conosco il metodo del padre Moretti e – per lo studio stesso – non mi convince affatto. Il Moretti è lui stesso un intuitivo che sa, con straordinaria chiaroveggenza, dire cose giuste; la tecnica sua però non è solo complicata ma nemmeno giusta in molte regole e dettagli che stabilisce». Manifesta invece apprezzamenti sulla grafologia francese e tedesca: «A base di lezioni di grafologia che da 15 anni sto tenendo, ho avuto la prova che per lo studio sono più interessanti le opere del Crépieux-Jamin, del Klages e del Pulver. Questi tre metodi ho cercato di riunire nei miei trattati che offre [sic] così metodi e regole che anche ai congressi in-ternazionali di grafologia ormai da tutti vengono sostenute ed approvate. Robert Saudek è utile, ma non dice niente di nuovo; non è stato tradotto». Nella stessa lettera lamenta per l’Italia la mancanza di riviste specifiche a causa di un accentuato individualismo, «perché i vari cultori si detestano l’un l’altro. Così si deve pubblicare in singole riviste»; consiglia il metodo elaborato nella sua Caratterologia e l’utilità di raccogliere «scritture di va-rie categorie, scritture anche della stessa persona di varie età». Sottolinea infine la necessità di conoscere le tipologie e la psicologia junghiana: «Indispensabile la conoscenza delle tipologie e dei vari sistemi di psicologia fra i quali i metodi di C. G. Jung i più interessanti anche per scopi terapeutici e pedagogici» (Cristofanelli, 2003, pp. 52-53).

BibliografiaBiagi e. (2006), La bella vita. Marcello Mastroianni racconta, Milano, BUR. crisTofaNelli P. (2000-2001), Il carteggio grafologico Squadroni, Scienze Umane &

Grafologia, 9-10, pp. 95-110.crisTofaNelli P. (2001), Un’analisi grafologica inedita di Marianna Leibl, Scrittura,

118, pp. 61-68.crisTofaNelli P. (2003), Marianna Leibl. Donna, attrice e grafologa, Scienze Umane

& Grafologia, 12, pp. 47-60.leiBl m. (1935), Grafologia psicologica,Milano,Hoepli.leiBl m. (1942), Caratterologia grafologica, Milano, Bocca.leiBl m. (1950), Psicologia della donna, Milano, Garzanti.

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SegNalazioNi e ReceNSioNi

Isca Salzberger WittenbergSulla fine e sull’inizioEd. Astrolabio-UbaldiniRoma 2015, pp. 202€ 21,00

“La vita è piena di esperienze di inizio e di fine che ci obbligano ad affrontare il cambiamento” si sottolinea nel primo ca-pitolo dal titolo “Apprendere dall’esperien-za delle fini e degli inizi (pp.13-28)”. L’A., a quasi novant’anni e con un poderoso ba-gaglio umano e professionale alle spalle, riflette, in questo suo lavoro, su una tematica probabilmente troppo tra-scurata per le implicazioni che coinvolge. Il cambiamento conseguente la fine e l’inizio di un’esperienza, infatti, non è mai esente da turbamento emotivo che può essere affrontato in diversi modi a seconda dell’indivi-duo o dei gruppi in cui tale esperienza si manifesta.

Sussiste un intimo collegamento tra fine ed inizio: ogni fine infatti ob-bliga a venire a patti con quanto perduto per iniziare qualcosa di nuovo. Molti inizi poi implicano l’abbandono di qualche aspetto della vita ed il fatto di vivere esperienze, specie se emotivamente intense e preziose, rende spesso penoso il separarsene (cfr. p.17). Si tratta di valutazioni che inevitabilmente ognuno di noi si è trovato a fare lungo il proprio cam-mino.

Il libro fa luce sulle diverse tappe della vita che, a ben guardare, si caratterizzano tutte per esperienze di fine e di inizio, a partire “Dalla vita dentro il corpo materno alla vita fuori (pp. 29-41)”, per passare a “Se-parazione e nuove connessioni (pp. 42-50)” rispettivamente oggetto del secondo e del terzo capitolo quindi ai successivi che vanno da “Lo svez-zamento (pp.51-63)” fino, all’ultimo “Invecchiare ed affrontare la morte (pp.178-194)” tema del tredicesimo capitolo, quello conclusivo appunto.

Si comprende come in successione vengano trattate tutte le fasi del-la vicenda umana che include, tra l’altro, la scolarizzazione nell’infanzia,

Rubriche Iride Conficoni

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le difficoltà dell’adolescenza, il periodo dell’università fino al matrimo-nio, la genitorialità ed il pensionamento.

Senz’altro interessanti le annotazioni poste a partire dalla vita prena-tale così come emerge dalle scoperte neuroscientifiche, oltreché dall’os-servazione dei bambini e dei relativi studi longitudinali (cfr.p.29). Così la voce della madre in gravidanza vero “oggetto sonoro” udita a partire dal quinto mese secondo le ricerche di Tomatis (1981) e Prechtl (1989), può comunicare amore, vitalità ed animare il feto, ma può anche risultare spaventosa e comunicare odio (cfr. p.33). Si è infatti scoperto che “quan-do la madre parla aumenta la motilità del feto, come se la sua voce lo animasse (p.32)”.

La nascita, inizio di un’esistenza separata nel mondo esterno, risulta il cambiamento più drammatico in assoluto, essendo passaggio da uno spazio limitato con confini sempre più stretti ad un universo che sem-bra non avere confini e provoca la sensazione di cadere in un abisso e di subire una perdita (cfr. pp.34-35). Certamente la qualità delle cure genitoriali è fondamentale per lo sviluppo fisico, mentale ed emotivo del bambino unitamente alle sue predisposizioni innate. La proiezione da parte del piccolo di emozioni positive e distruttive, influisce sul suo modo di percepire il mondo esterno e permane nel corso dell’intera vita (cfr.p.39). Esattamente come il feto che spinto fuori, spinge a sua volta per aprirsi una strada verso l’esterno, molti di noi nella vita sono deside-rosi di espandere la loro comprensione, di entrare in relazione, di trova-re collegamenti con il passato, il presente ed il futuro per giungere alla consapevolezza dell’interconnessione di tutto ciò che ha vita. Questo però genera anche paura, paura di perdere sicurezza e di essere indifesi di fronte al nuovo. Dalla risposta data da ciascuno di noi a tale possibile conflitto dipende la crescita mentale ed emotiva lungo il percorso op-pure il suo arresto (cfr.p.41).

“La separazione conduce, fin dall’inizio della vita al desiderio di trovare nuovi modi per entrare in relazione (p.45)”. Lo stare insieme madre-bam-bino crea tra loro uno “spazio per giocare” nel quale i contributi di entram-bi si combinano per creare qualcosa di nuovo. “Tali esperienze gettano la base per il successivo rapporto creativo con gli altri nel gioco, nel lavoro e nell’intimità (p.46)”. È poi inevitabile l’esperienza dell’assenza che “stimola il bambino a riempire lo spazio vuoto con pensieri e quindi incoraggia lo sviluppo della vita mentale e delle risorse interiori (p.48)”.

Lo svezzamento è noto essere “una fase cruciale dello sviluppo che mette alla prova, come ogni altra perdita successiva, la capacità di con-servare l’amore e la gratitudine, nonostante la frustrazione e il dolore

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emotivo (61)”. Ognuno di noi si trova costantemente di fronte alla scelta se eludere o fronteggiare la sofferenza emotiva. La seconda opzione è possibile solo se c’è speranza, fiducia nella vita, al di là della fonte di sod-disfazione immediatamente presente (cfr. p.61).

Tutti conosciamo l’importanza dei primi cinque anni di vita del bambi-no: è qui che si gettano le fondamenta dello sviluppo fisico, mentale ed emotivo, ed è qui che si fanno anche significative esperienze di separa-zione e di allontanamento dalla figura materna. Risulta fondamentale il ruolo svolto dai genitori e dagli altri adulti presenti nel fornire un ambien-te stimolante, ricco e positivo. È qui che, a partire dalla dotazione unica di ciascuno, si sviluppa il carattere in forza dello scambio posto in essere. Il bambino sarà notevolmente aiutato da genitori che rispondono one-stamente alle sue domande, ne comprendano gli sforzi e siano tolleranti, sapendo ad un tempo porre precisi limiti e dare chiare regole (cfr. p.71).

Il tempo dell’infanzia è quello in cui il bambino acquisisce maggio-re consapevolezza della propria identità, del suo posto all’interno della famiglia, di se stesso come individuo in mezzo ad una moltitudine di persone. È il periodo delle scoperte che permette di offrire eccitazione e gioia ed in cui la consapevolezza delle ricchezze naturali presenti può essere alimentata o limitata dall’amore dei genitori o dalla mancanza di apprezzamento di costoro per la vita nelle sue diverse forme (cfr. p.72). Il periodo dell’asilo in particolare può risultare un passaggio cruciale dello sviluppo. Ciò peraltro dipende da una serie di fattori: le risorse interne del piccolo, lo scarto tra la nuova esperienza e le precedenti, il modo in cui altre esperienze di fine e di inizio sono già state vissute ed infine la modalità di approccio alla nuova esperienza (cfr. p.81).

Ulteriore, importante momento è costituito dall’ingresso alla scuola elementare in cui va affrontata una situazione del tutto nuova e carica di incognite. Ancor più problematico l’avvio verso la scuola secondaria in considerazione del subbuglio emotivo collegato alla pubertà nonché la confusione circa la propria identità (cfr. p.88). Non vanno poi trascurate le difficoltà insite nel fine-scuola, quindi ricollegabili alle stesse vacanze scolastiche o al conseguimento del diploma superiore. Questo infatti se-gna la fine di un periodo senz’altro importante per il giovane che richie-de l’assunzione di nuove responsabilità ed il venir meno di un periodo di relativa sicurezza (cfr. p. 89).

Andare all’università, altra tappa di rilievo, offre ricche opportunità di conoscenze ed amicizie e di stimoli intellettivi, nello stesso tempo può costituire una minaccia al senso di identità in quanto si sperimentano anche sentimenti di insicurezza. Mettere in campo nuove idee cam-

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bia l’immagine che abbiamo della realtà, “può dare l’impressione che il proprio mondo si sia capovolto (p.100)”. Identicamente l’ingresso nel mondo del lavoro risulta un altro importante cambiamento nello stile di vita, senza contare poi le difficoltà connesse alla fase di crisi in atto. Ciò che appare necessario al giorno d’oggi è la capacità di tollerare di vivere nell’incertezza, mostrare intraprendenza e usare l’ingegno per inventar-si da sé un lavoro (cfr. p.108).

Lo stesso matrimonio risulta essere ad un tempo esperienza di fine e di inizio in quanto sposarsi implica sempre alcune perdite, alcuni abban-doni e richiede un nuovo modo di stare in relazione: è infatti importante imparare a distinguere tra la propria immagine interna e la realtà esterna attuale (cfr. p. 117). Pensieri su come cambieranno le rispettive vite aleg-giano sinistri non solo nella mente della coppia, ma anche in quella del-le rispettive famiglie (cfr. p.111). E’ importante valutare se l’altro/a può accettare l’aggressività di cui si è portatori, se la relazione è abbastanza forte da resistere al conflitto visto che le proprie attività influiranno sul partner, andranno valutati i bisogni dell’altro/a e le relative implicazioni, come i legami familiari e le rispettive interferenze (cfr. p. 120).

Avere un figlio, altro momento di fine e di inizio, modifica lo stile di vita di entrambi ed incide sul senso di identità, così come influisce sul rapporto di coppia e carica al tempo stesso di responsabilità (cfr. p. 129). Inevitabilmente la madre si trova a svolgere un ruolo particolarmente impegnativo che sottrae tempo per sé e porta a doversi sintonizzare sui bisogni di un altro essere, mentre il padre viene a perdere il ruolo privi-legiato all’interno della coppia. Resta comunque il fatto che diventare genitori ed il prendersi cura di un bambino consente in genere di ma-turare il proprio sviluppo psichico anche se non tutto è sempre ovvio e scontato (cfr. p. 144).

Il lutto, perdita per definizione, ed esperienza che ognuno si trova a fare nel corso della vita, scatena una complessa tempesta interiore e pone di fronte ad una totale impotenza, anche quando l’evento era atteso (cfr.p.146). Se la persona perduta nel mondo esterno si è insediata salda-mente in quello interno, il che richiede un grosso sforzo di ricostruzione, l’elaborazione diventa più facile e consente un dialogo interno (cfr. p. 149). Il lavoro del lutto anche se in parte svolto in privato, appare meno pro-blematico nella condivisione, specie se altri ha sofferto perdite simili (cfr. p.151). Certo poi che sono diverse le situazioni e gli stati emotivi generati dal lutto a seconda del ciclo vitale in cui questo si manifesta. Se accade nell’infanzia il bambino può vedere danneggiata la fiducia nell’affidabilità e nella forza degli adulti, se si verifica nell’adolescenza i ragazzi si trova-

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no di fronte a difficoltà speciali proprio nel momento della loro fioritura come persone (cfr. p.159), se accade nella mezza età emerge la consape-volezza che sia stato rimosso lo schermo che si immaginava tra se stessi e la morte, se infine si verifica in età avanzata tende ad aumentare il senso di solitudine ed allenta il legame con la vita (cfr. p. 161).

Nei confronti del pensionamento, altro periodo significativo, si ve-rifica uno sconvolgimento emotivo di non poco conto: sussiste infatti l’ambivalenza tra il superamento delle limitazioni imposte dal lavoro e la consapevolezza del proprio diventare vecchi (cfr. p.162). La stessa liber-tà conquistata “costringe l’individuo a confrontarsi con il proprio mondo interno, a considerare le sue priorità (p.166)”. Tutte le paure e i dubbi su di sé tenuti precedentemente a bada emergono in superficie e non possono essere facilmente allontanati. Diventa allora fondamentale ri-modellare la propria vita per darle un nuovo significato (cfr. p.176). Così riconoscere il nostro essere mortali ci fa sentire piccoli ed insignificanti, ma ci rende ad un tempo consapevoli che ciò che facciamo o non faccia-mo e come comunichiamo il nostro interessamento crea differenza per gli altri esseri, per l’ambiente e per le generazioni future cui passeremo il testimone e favorisce la nostra stessa esistenza (cfr. p.177).

Di fronte al declino e alla morte, infine, i sentimenti di impotenza possono portare ad esercitare un controllo tirannico per contrastare la perdita di potere, a lamentarsi, a dimostrare mancanza di fiducia in chiunque. Per contro si vedono persone anziane che hanno continuato a crescere in forza emotiva, in saggezza e amore. Solo se si rinuncia alla possessività e si realizza umiltà, gratitudine per l’amore e la vita vissuta e per quanto ancora resta, si arriva ad apprezzare di più e meglio quanto normalmente viene considerato banale e scontato (cfr. p.180). Particola-re valore può averlo il ricostruire la storia familiare e quella della propria vita, trasmettere alle nuove generazioni tradizioni familiari, superare i ri-sentimenti, manifestare senso dell’umorismo e amore per il prossimo. Si tratta di modi che rendono più agevole il percorso da compiere, percor-so a cui nessuno può sottrarsi (cfr. p.184). Arrivare ad un’età avanzata e fronteggiare la fine della vita fa emergere angosce primitive precedenti e non digerite connesse alla perdita. Cercare di esplorare in profondità il dolore emotivo che ad ogni perdita si connette è compito importante cui nessuno dovrebbe sottrarsi.

Il testo, corredato da numerosi esempi clinici collegati alla pratica professionale dell’A. offre una panoramica interessante e si presenta come un’occasione di ripensamento e di riflessione di indubbia utilità per il lettore.

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SegNalazioNi e ReceNSioNi

Shaun usherL’arte delle lettere – 125 corrispondenzeindimenticabiliFeltrinelli, 2014traduzione di Silvia Rota Sperti, pp. 368 € 35,00

Mi sono trovata tra le mani, quasi per caso, grazie alla cortesia di un’amica, que-sto libro davvero interessante e ne sono rimasta affascinata come penso potrà ac-cadere a tutti i lettori che lo prenderanno in visione. Ne risulta protagonista la cor-rispondenza epistolare, una delle forme espressive più intense e coinvolgenti a nostra disposizione, che rischia purtroppo di venire meno per l’utilizzo sempre più sistematico delle nuove tecnologie comunicative che stanno eliminando carta e penna dalle nostre vite. In tal senso il testo diventa documento davvero prezio-so perché ci rimanda ben 125 corrispondenze indimenticabili – come cita il sottotitolo – che coprono un arco di tempo davvero ampio, dal XIV secolo a.C., testo inciso su una tavoletta d’argilla, a tempi assai recenti.

La maggior parte delle missive è scritta a mano, alcune sono dattilo-scritte. L’autore, il solo custode del blog www.lettersofnote.com, dopo un percorso durato quattro anni in cui ha letto biglietti, lettere, telegram-mi di personaggi diversi – famosi, problematici e del tutto sconosciuti – ha pensato di raccogliere l’imponente materiale in una sorta di “libro-museo” -universo affascinante- in quanto diretto spaccato di un mondo vivo e capace di suggestionare.

Sono davvero tante le “perle” che meriterebbero di essere segnalate, ma diventa necessaria una selezione pertanto si rinvia, per l’opportuna presa-visione, direttamente al testo. Questo prende immediatamente la vista ed il cuore del lettore, in specie quando la grafia di tanti perso-naggi, assai spesso illustri, entra con la sua forza ed immediatezza nel campo visivo di chi osserva.

Rubriche Iride Conficoni

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Ogni corrispondenza è preceduta dalla traduzione e dalla motiva-zione che ha originato la comunicazione scritta: diventa quindi facile entrare nel vivo della situazione sperimentata e trasmessa da chi scrive.

Si vogliono ricordare qui alcune lettere che hanno destato interes-se in modo del tutto particolare: spesso si tratta di manoscritti che ine-vitabilmente fanno risaltare l’autore all’occhio del grafologo. Si ritiene così utile segnalare la lettera, datata 24 gennaio 1950, scritta dalla regi-na Elisabetta II al presidente degli Stati Uniti Eisenhower (pp.2-7) con la trascrizione della ricetta personale degli “scones”, dolci di Sua Maestà. Colpiscono in essa il calibro importante, il significativo sviluppo della zona superiore ed inferiore, nonché la continuità e la vivacità esecutiva.

Ancora interessante la lettera di un Fidel Castro ragazzino dodicenne al presidente Roosvelt datata 6 novembre 1960 (pp.60-63). Il giovanis-simo Fidel fa una richiesta di denaro che resterà del tutto ignorata. Tale richiesta appare un poco sfrontata: ottenere una banconota verde da dieci dollari ed offre in cambio la rivelazione circa il luogo delle principa-li miniere di ferro cubane. La grafia appare significativamente evoluta per l’età in cui venne redatta. Tale lettera è stata ritrovata nel 1977 da alcuni studiosi presso gli Archivi Nazionali statunitensi.

Degna di menzione risulta (pp.144-152) la lettera dello scienziato Francis Crick, premio Nobel 1962 con i collaboratori Watson e Wilkins, al figlio Michael del 19 marzo 1953 in cui viene rivelato con entusiasmo la scoperta della struttura del DNA, la molecola responsabile della trasmis-sione del patrimonio genetico degli organismi viventi. La grafia presen-ta chiarezza, compostezza, rigo ascendente ed una significativa distanza tra parole. Come curiosità ulteriore si segnala la vendita all’asta di tale lettera nell’aprile 2013 per 5 milioni e trecentomila dollari.

Si vuole ricordare ancora la lettera di Elvis Presley al presidente Nixon datata 21 dicembre 1970 (pp.158-163) scritta in volo sulle American Ai-rlines. Motivazione è la richiesta di un distintivo della Sezione narcotici e droghe pericolose essendo il rocker collezionista di distintivi della po-lizia. Per raggiungere il suo obiettivo il cantante offre il suo aiuto nella lotta alla droga nelle vesti di “Agente federale straordinario”. La richiesta venne accolta da Nixon con tanto di foto ufficiale. La grafia di Presley, alquanto angolosa secondo lo stile americano, presenta amplificazione nelle asole inferiori, forme spavalde e numerose stentatezze che devono comunque tener conto della particolare condizione di scrittura.

Diversa per tenore e comunque interessante risulta la lettera di Mark TwainaJ.H.Tood(pp.206-208))del20novembre1905incuiloscrittore,provato da gravi lutti familiari, risponde infastidito al destinatario che

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vorrebbe alleggerire la pesantezza dei giorni con la vendita di un “elisir di lunga vita”. Twain augura al mittente di assumere lui stesso una dose del suo veleno. La grafia si qualifica per notevole scorrevolezza, contenu-tezza di calibro e frequenti collegamenti tra parole (segno legata).

Si desidera ancora citare, da ultimo, la lettera di Abram Lincoln alla piccola Grace Bedell, datata 15 ottobre 1860 (pp.218-219), in cui il futuro presidente precisa la composizione familiare e si rivolge alla ragazzina undicenne in modo semplice e delicato. La grafia per quanto emerge da un foglio carico di macchie risulta assai scorrevole e minuta con una firma del tutto proporzionata al testo.

Sono tante le missive che si potrebbero ancora citare, ma si ritiene

opportuno fermarsi qui per non togliere a un ipotetico lettore, che ci si augura di avere incuriosito con questi frammenti, la gioia di scoprire il meraviglioso mondo delle lettere, quello cui forse ricercatori futuri non potranno più accedere se non in modo assai marginale, con riguardo all’attuale periodo storico.

Si ritiene che una tale perdita, sia un grosso limite sul piano patrimo-niale, culturale e della stessa ricchezza espressiva dell’uomo.

Si sollecitano i grafologi ed in generale gli studiosi della scrittura a consultare il testo, senz’altro interessante e prezioso.

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SegNalazioNi e ReceNSioNiQuAndo I LIBrI deLLA nonnA fAnno tendenzA

Può un grafologo stupirsi se, nell’epoca dei nativi digitali, di manager che sanno scrivere solo in stampatello, di giovani che dichiarano il loro amore con un TVB sul telefonino, coglie casualmente in libreria la peren-toria richiesta che una signora rivolge alla commessa “Voglio il libro con le ricette della cucina romagnola scritte a mano. Solo quello, gli altri non mi interessano”!

Sussulto, mi giro con calma, mi spingo gli occhiali più su sul naso e osservo la signora, un po’ sorpresa, un po’ divertita, un po’ ammirata: questa sì che sa quello che vuole! Le ricette rigorosamente scritte a mano.

La signora (una robusta “settantina” -come direbbe Camilleri- dai ca-pelli nero corvino) se ne sta in mezzo al negozio con le braccia conserte, l’espressione vagamente seccata, gambe divaricate e piedoni ben anco-rati al pavimento: aspetta la commessa che senza esitazioni ha girato su se stessa ed è andata a prenderle il libro richiesto.

La ragazza torna con un sorriso e le porge il libro… e il viso della si-gnora si addolcisce, si vena quasi di commozione mentre lo sfoglia, ne accarezza la copertina, segue docilmente l’addetta alle casse raccontan-dole che anche lei è romagnola, e che anche la sua nonna e la sua mam-ma avevano un libro di ricette scritte diligentemente a mano, proprio come quelle. “Poi bisogna vedere se rispettano davvero le tradizioni ca-salinghe…” dice col dito puntato in alto… ma non è più un rimprovero, forse appena appena una sfida.

Allora, incuriosita, mi sposto di qualche scaffale alla ricerca dei libri di cucina… e li trovo! Sono decine e decine di titoli: cucine di ogni parte del mondo, cucina coi fiori, cucina e arte, cucina vegana, le ricette dei grandi cuochi, mangiare per vivere e vivere per mangiare, libri interi su pasticcini, sughi, pesce, polpette, torte salate, le ricette della tradizione. E fra questi ultimi ritrovo libri con le ricette regionali, ricette “di nicchia” (come mi spiega più tardi l’addetta alle vendite), stampati su carta gialla, cartoncini, con arabeschi simili a miniature medioevali, disegni a china, ricette diligentemente manoscritte. Uno addirittura è un quaderno che, oltre al nome dell’autore e dell’illustratore riporta “Scritto in bella calli-grafia da…”

Rubriche Alessandra Cervellati

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Sorrido compiaciuta mentre la commessa mi illustra la particolarità, la preziosità, di questo tipo di pubblicazione che sa di nostalgia.

“È come avere nella propria biblioteca un piccolo gioiello di famiglia, un ricettario veramente scritto dalla nonna” cinguetta la signorina “Que-ste edizioni coniugano due tipi di tradizione: quella culinaria e quella della scrittura a mano”

Brava!!! penso fra me e me. Ma poi mi domando: sono proprio cose d’altri tempi? Oggetti per intenditori magari un po’ attempati?

E mi si stringe un po’ il cuore.“Vedrà a Natale!” continua “ A parte qualche titolo che “tira” perché

scritto da qualche cuoco famoso che si vede in televisione, chi vuole regalare un VERO libro di cucina, un libro di classe, lo sceglie fra questi con le ricette scritte a mano”

Allora la manoscrittura non è moderna ma “fa tendenza”? Chissà, al-meno a Natale, nonna batte nativo digitale 4 a 3!

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SegNalazioNi e ReceNSioNi

elisabeth romarLas Inteligencias Múltiples y la Vocación en Grafología. Descubriendo aptitudes vocacionales y profesionales medianteel Análisis GrafológicoClube dos Autores, pp. 179Rio de Janeiro, 2015€ 18,00

Elisabeth Romar, grafologa brasiliana, direttrice de l’Academia Internacional de Estudos Grafologicos di Rio de Janeiro, da tempo partecipa a diversi convegni e con-ferenze a livello internazionale.

La sua notorietà esce a buon titolo dai confini nazionali ed il suo libro solo in parte racchiude le sue estese conoscenze.

Esso si focalizza sulle Intelligenze Multiple di Gardner (logico-mate-matica, linguistico-verbale, visivo-spaziale, cinestesica, musicale, intra-personale ed interpersonale) apportando un nuovo approccio e nuovi strumenti, significativi sia per l’orientamento agli studi ed alla professio-ne, che per la selezione del personale.

Gardner sostiene che tutti possiamo sviluppare le nostre diverse in-telligenze se siamo messi nelle condizioni appropriate di incoraggia-mento, arricchimento e istruzione. Inoltre le intelligenze sono stretta-mente connesse tra di loro e interagiscono in modo molto complesso.

Contestato da alcuni colleghi per la scarsa misurabilità in termi-ni psicometrici delle forme di intelligenza da lui teorizzate, Gardner è sostanzialmente interessato ad incoraggiare lo sviluppo delle po-tenzialità e dei talenti umani, obiettivo che si pone anche la nostra disciplina.

Elisabeth Romar, con i parallelismi tra scrittura ed intelligenze mul-tiple, dimostra che la nostra disciplina può dare un serio supporto, al giovane e all’adulto, nella scelta dei propri progetti professionali e nel career counselling.

Rubriche Antonello Pizzi

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Sono particolarmente onorato di scrivere la sua recensione, è stata un’autentica emozione aprire il libro e leggere la dedica: “Este libro está dedicado a mi querido amigo y gran Maestro Antonello Pizzi, a quien agra-dezco por compartir siempre con mucho amor sus conocimientos.”

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SegNalazioNi e ReceNSioNi

Antonello PizziPsicología de la Escritura. Interpretación grafológica de signos y tendencias del lenguaje escritoAIPS-España Edizioni, pp. 571Madrid, 2014€ 30,00

Risulta difficile presentare un autore che per molti aspetti ti supera. E penso, con questa affermazione a cui credo pie-namente, di avere già detto tutto.

Quando lessi il suo testo Psicologia del-la Scrittura in italiano mi meravigliai per diversi motivi: alla profondità unisce una encomiabile estensione argo-mentativa. La sua conoscenza grafologica e la sua visione penetrante erano già evidenti nei suoi articoli pubblicati dalla nostra rivista Gram-ma. Il suo modo di esporre ci ha abituati ad un livello difficile da egua-gliare.

Le conoscenze, i dati, la scientificità che caratterizza la sua esposizione non sono solo il prodotto di anni di impegno e di lavoro: la sua produzio-ne raggiunge il culmine quando sui dati stessi realizza un costante lavoro di dissezione lucida ed analitica, come può constatare qualsiasi lettore.

Si rimane colpiti dal suo approccio multidisciplinare e multifocale dei diversi temi in esso trattati: non si limita agli aspetti grafo-tecnici, ma affronta in profondità altri temi come la neurofisiologia di ogni segno con lunghe, precise ed articolate appendici, difficilmente commentabili in queste poche righe.

È pure raro che autori italiani inseriscano nei loro testi conoscenze provenienti da altre scuole di grafologia, come fa Pizzi.

Hoquindi l’onoreed ilpiaceredipresentare laprimaedizionein lingua spagnola del suo libro, accuratamente tradotta da Rafael Cruz Casado, che raccomando vivamente a tutti grafologi, augurandogli un meritato successo editoriale.

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A.G.I. Associazione Grafologica ItalianaCorso Mazzini, 111- 60121 Ancona

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ISSN 0394-3747

CatalogCN/AN1132/2013/SCCI