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La straordinaria rilevanza storica e cul-turale dell’Umanesimo si spiega col fatto che, essendo una civiltà in fieri, non ha offerto anco-ra tutti i suoi frutti: essenzialmente è cultura di semi, il cui sviluppo non è prevedibile. Esigen-ze primarie della civiltà umanistica sono la ri-flessione condotta sull’individuo, concepito co-me tesoro di possibilità non definibili; l’esaltazione della dignità dell’uomo, secondo cui le prerogative umane risiedono tutte nell’esercizio libero della ragione; l’affermazione dell’autonomia di pensiero; il primato della coscienza; la ricerca della verità saldamente ancorata alla pratica del dubbio.
Giovanni Pico della Mirandola, detto il Principe del Rinascimento, riconobbe all’individuo l’autorità sul mondo visibile e la capacità di giungere con le sue risorse critiche alla verità. Pico è convinto che la dignità dell’uomo sia fondata sulla ragione che si nutre di libertà e che ciò renda la persona imago Dei, immagine di Dio. La filosofia pichiana coltiva il sogno di conciliare ricerca e amore, di pacifica-re l’uomo con se stesso e con i suoi simili, di ricomporre in unità la diversità e la molteplici-tà delle credenze, al fine di realizzare una sorta di concordia universale delle idee filosofiche e
religiose: «varia senza dubbio, o Padri, è in noi la discordia; abbiamo gravi lotte interne e peg-gio che guerre civili, che solamente la filosofia potrà del tutto sedare e comporre, se ad esse noi vorremo sfuggire, se vorremo ottenere quella pace che ci sollevi tanto in alto da collo-carci fra gli eletti del Signore» (PICO DELLA MI-
RANDOLA, Discorso sulla dignità dell’uomo).
La civiltà umanistica concepisce l’essere come un individuo-soggetto che antepone la dimensione della libertà all’appagamento effimero nelle autorità ordinatrici, scegliendo di vivere nel dubbio civile e nella dimensione
ATTUALITÀ E UNIVERSALITÀ DELL’UMANESIMO
Sommario:
Attualità e universalità dell’Umanesimo 1
Dedicato a Galileo Galilei 3
Un mondo che non ci vuole più 6
S.O.S. Volontariamo 7
Italia in festa 10
La nostra voce 13
Genitori e figli 14
Sport 17
La bellezza a passeggio nel tempo 19
Oltre le parole 20
ISIS “E. DE NICOLA”
Periodico a cura della redazione dell’Istituto Statale Istruzione Superiore “E. De Nicola”, via E.A. Mario Napoli Autorizzazione Tribunale di Napoli n° 17/2005. Elaborazione grafica a cura della prof.ssa Laura D’Eliseo. www.isisdenicola.it
di Prof. Stefano Zen
Dirigente Scolastico
Continua pag.2
ZOOMPS n.1 anno 2011
etica o, come affermerà a fine Seicento Pierre Bayle nel suo Dictionnaire historique et critique, di essere senza genealogia come Melchisedech. Il che fu compreso bene da Leonardo – «uomo di lettere» viene definito da uno dei suoi più raffinati esegeti novecenteschi (cfr. C. DIONI-
SOTTI, Leonardo uomo di lettere, «Italia medievale e umanistica», V, 1962, pp. 183-216) –, il quale, richiamandosi ad una celebre sentenza di Ora-zio (Satira X, vv. 59-60), fece osservare che «Iddio ci vende tutti li beni per prezzo di fatica (LEONARDO DA VINCI, Codice Windsor del Win-dsor Castle, f. 12642v).
In un momento come quello attuale, ca-ratterizzato da pesanti confusioni mentali e da profonde crisi morali e sociali, l’Umanesimo, come cultura universale e patrimonio irrinun-ciabile di valori, va preservato e interrogato. Esso soltanto può aiutare l’individuo critico e interrogante a non disperdere l’unità del sape-re, evitando di incorrere nelle aberranti conse-guenze della divisione fra pensiero e scienza. In questo contesto, è opportuno richiamare du-e principî peculiari dell’Umanesimo. In primo luogo, per gli umanisti risulta essenziale il pri-mato della coscienza. Da Lorenzo Valla a Mon-taigne, l’Umanesimo esprime una religiosità che coincide con la ricerca stessa della verità, non con il suo possesso. La stessa esperienza religiosa è considerata veramente autentica e profonda solo se vissuta nella dimensione eti-ca, come itinerarium verso il trascendente. Sotto questo aspetto, momenti di profondissima reli-giosità si sono avuti specialmente con i mistici e gli anticlericali cristiani – come ebbe a osser-vare Delio Cantimori, il più grande storico ita-liano del Novecento –, quali ad esempio Tho-mas More, Erasmo da Rotterdam e Michelan-gelo. In seguito, grazie soprattutto a Spinoza e a Leibniz, il concetto umanistico di verità si affina, si arricchisce e viene trasmesso come frutto maturo all’Illuminismo (fonti e biblio-grafia in S. ZEN, Monarchia della verità. Modelli culturali e pedagogia della Controriforma, Napoli, Vivarium, 2002, pp. 17-32).
ISIS DE NICOLA
In secondo luogo, l’Umanesimo è alieno dalle gerarchie della civiltà e del sapere, dalle culture dogmatiche e dalle costruzioni apriori-stiche, come testimoniano i casi emblematici di Giordano Bruno, morto martire per difendere senza condizioni la libertas investigandi, e di Ga-lilei, che per non cedere all’arroganza dell’Inquisizione, si chiuse nella pratica del ni-comedismo: ossia, abiurò solo formalmente, ri-servandosi di disobbedire all’autorità ecclesia-stica nell’intimo della propria coscienza. Del resto, nel replicare ai suoi giudici e censori, che erano teologi, lo scienziato diede un saggio im-peccabile di esegesi biblica invitandoli ad osser-vare il rispetto delle competenze: «se bene la Scrittura non può errare, potrebbe nondimeno talvolta errare alcuno de’ suoi interpreti ed e-spositori», il cui compito è «affaticarsi per tro-vare i veri sensi de’ luoghi sacri, concordanti con quelle conclusioni naturali delle quali pri-ma il senso manifesto o le dimostrazioni neces-sarie ci avesser resi certi e sicuri» (GALILEO GA-
LILEI, Lettera a Benedetto Castelli, 21 dicembre 1613, in GALILEO GALILEI, Opere, ed. nazionale a cura di A. Favaro, voll. 20, Firenze 1968: vol. V, pp. 281-288).
Tale osservazione richiamava quanto gli aveva suggerito anni prima una «persona eccle-siastica costituita in eminentissimo grado», da individuare nel cardinal Baronio, secondo cui «l’intenzione dello Spirito Santo essere d’insegnarci come si vadia al cielo, e non come vadia il cielo» (GALILEO GALILEI, Lettera a Cristi-na di Lorena Granduchessa di Toscana [1615], in GALILEI, Opere, cit., vol. V, pp. 309-348: 319; e cfr. S. ZEN, Baronio storico. Controriforma e crisi del metodo umanistico, prefazione di R. De Maio, Napoli, Vivarium, 1994, p. 324).
CULTURA ZOOMPS
Continua da pag.1
S alve a tutti. Mi presento. Mi chiamo Luna… Sì, lo so, sono un po’ rotondetta, con qualche imperfezione qua è là, ma in fondo
non sono così male! Nessuno, e ribadisco nessuno, mi aveva mai
notata per quella che realmente sono. Poi, un giorno, grazie al cielo (!),
qualcuno decise di guardarmi meglio. Galileo Galilei, che uomo straordi-
nario! Non si fermò a ciò che dissero prima di lui. Non era una tra le tante
caprette del gregge, ma il pastore. È riuscito a sconvolgere tutti con le sue
grandi intuizioni. Ne ha la prova anche la mia cara amica, vero Venere?”
“Puoi dirlo forte, sorella! Se non fosse stato per lui nessuno avrebbe
mai capito che anche io sono baciata dal sole, del resto, si sa, il sole bacia
solo i belli!”…” Scusate, ma noi non veniamo presi in considerazione?-
dissero all’improvviso quattro gemellini – Galilei ci ha portati alla vita!
Grazie a lui abbiamo ritrovato papà Giove! Poi, modestamente, siamo im-
portanti, perfino la famiglia dei Medici ha voluto che portassimo il loro
nome!!”
Questa e tante altre conversazioni “sarebbero potute avvenire” nei cieli
in quei giorni in cui Galilei rivoluzionò l’astronomia.
L’olandese Hans Lippehery ebbe la grande intuizione: perché non co-
struire qualcosa che permettesse all’uomo di vedere meglio da cosa è cir-
condato? Galilei non poté che essere incuriosito da questa nuova inven-
zione! Il tempo di fabbricare il cannocchiale, alzare il naso all’in su e il gioco è fatto! Subito a scrivere! Ci
rendiamo conto che in meno di dieci pagine quest’uomo ha rivoluzionato l’intero creato? Infatti, nel 1610 egli pubbli-
cò il Sidereus Nuncius (magna longeque ad mirabilia spectacula pan deus) che ha solo il titolo lungo!
continua a pag.4
ISIS DE NICOLA TRA LE STELLE ZOOMPS
dedicato a….dedicato a….dedicato a….dedicato a….
Galileo GalileiGalileo GalileiGalileo GalileiGalileo Galilei
L’UOMO CON LA TESTA TRA I PIANETL’UOMO CON LA TESTA TRA I PIANETL’UOMO CON LA TESTA TRA I PIANETL’UOMO CON LA TESTA TRA I PIANETIIII
di Carlangela Causa
IV B L
ISIS DE NICOLA TRA LE STELLE ZOOMPS
Galilei fu diverso dagli altri … Perché? Bè, perché usò la
ragione. Che cretinata, direte voi! Tutti sappiamo ragionare …
Ne siete sicuri? L’intelletto è di tutti, ma non per tutti, un po’
come il pensiero.
Il pensare -diceva lo Scienziato- è uno dei massimi piaceri
concessi al genere umano”. Ragione e pensiero, che binomio me-
raviglioso! Solo loro possono zittire l’uomo, che non può nulla di
fronte all’evidenza. Peccato che la Chiesa non la pensasse così…
Ma che dico! La Chiesa non pensava! Le sue credenze si erano
fermate ad anni luce di distanza.
“La luna è stata creata da Dio. Dio è perfetto. La luna è perfet-
ta”. Punto. No! Il mondo non gira in questo modo!
Ormai tutti questi dogmi si erano radicati nella mente
dell’uomo a causa delle Sacre Scritture, Non dimentichiamo di
storicizzare, però! Poveri espositori del tempo! Come avrebbero
potuto spiegare le somme verità di Dio con un linguaggio così
poco chiaro? Semplice: non potevano. Una volta capito l’errore,
si doveva riparare con una nuova interpretazione del Testo Sa-
cro, magari. Dio : x = la natura : la scienza. Bè, la matematica
non è un’ opinione (per molti di noi sì, però!). Dio è
un’incognita, presente in ogni uomo, non un’identità metafisica
capace di far girare i pianeti come tante trottole.
Galilei espose solo la pura, ma scomoda, verità.
Egli aveva le prove, poteva dimostrare ogni sua singola parola,
ma c’era qualcosa di ancor più forte: la negazione di ciò che è
sotto il naso di tutti, la negazione della realtà.
Tutti, al suo tempo, avrebbero dovuto ringraziarlo solo per il
metodo da lui teorizzato. E invece? Processato! Gli mancò solo
un po’ di coraggio, perché rinnegò ciò in cui aveva creduto. Ma
vogliamo condannarlo per questo? Chi siamo noi per giudicare?
Sfido chiunque di noi a presentarsi davanti i propri oppositori
con un cappio al collo e portare avanti le proprie tesi.
È vero, Giordano Bruno lo fece, ma la vita di Galilei non poteva
finire così!
In un secolo in cui tutto era creduto e niente dimostrato,
Galilei seppe fare la differenza, ma soprattutto a dimostrare che
siamo “figli delle stelle”!
Il segreto per scrivere
un buon articolo di giornale?
Semplicità e creatività.
Ma non basta!!
Dobbiamo anche ringraziare tutti
i nostri professori, che si sono
resi sempre disponibili a trattare
argomenti per la buona
riuscita del nostro percorso!
Noi alunni della IV B liceo
dedichiamo la pubblicazione
dei nostri articoli alla
Prof.ssa Taglialatela,
che ci ha fatto “sudare”,
consapevole, però, che alla
fine saremmo stati ripagati
dei tanti sforzi!!!
continua da pag. 3
ISIS DE NICOLA TRA LE STELLE ZOOMPS
T ante, piccole, lucenti; il cielo se ne vanta come fossero diamanti. Brillano come lei,
donna misteriosa, che vestita d’argento
illumina i nostri sogni e le nostre speranze.
Quando la città di notte si spegne è possibile alzare
lo sguardo e perdersi nella maestosità della sua bel-
lezza.
Tutto quello che è più lontano da noi spesso ci
affascina e vorremmo saperne di più.
Se non fosse stato per il cannocchiale di Galileo
probabilmente la realtà celesti ci parrebbero ad oggi
del tutto sconosciute! Straordinaria la genialità di
un uomo comune che è stato di dare inizio ad
un’epoca di molteplici trasformazioni. Egli capì che
era la Terra a ruotare intorno al Sole e non vicever-
sa. Comprese che non vi fosse distinzione tra terra e
cielo, che la superficie lunare fosse “scabra e inegua-
le” anziché liscia e perfetta e che il Sole fosse “a pois”, perché caratterizzato da macchie che ne determinano. Ma voi
pensate al caos che Questi abbia potuto generare? Gli uomini che vissero in quel tempo videro le loro certezze sgreto-
landosi come coriandoli ed i loro dubbi crescere come germogli. Se oggi qualcuno scoprisse “l’isola che non c’è” oppu-
re Zeus cadesse dal cielo perché scacciato dall’Olimpo, credo che noi tutti avremmo dei seri problemi! E di problemi,
ahimè, ne ebbe molti anche Galilei, che fu costretto ad abiurare le sue tesi, giacché la Chiesa riteneva fossero
e r e - tiche.
Certo è, che se a quei tempi ci fosse stata la libertà di stampa. Egli avrebbe meritato di sicuro
il Premio Nobel! I suoi scritti, come ad esempio il Sidereus Nuncius o le lettere Copernica-
ne, facevano di lui anche un esperto scrittore. Le sue innovazioni, il suo atteggiamento me-
todologico rivoluzionarono anche il campo letterario. Attraverso la “favola dei suoni” Ga-
lilei pose l’accento sulla necessità della ricerca scientifica, spiegò che la conoscenza non
avesse confini e fosse sempre pronta ad approdare presso porti sconosciuti.
Nel XXVI canto dell’Inferno della Divina Commedia lo stesso Ulisse invita a riflettere di-
cendo: “Considerate la vostra semenza; fatti non foste per vivere come bruti, ma per
seguir virtute e conoscenza”.
L’unico che difese la sua figura nell’ 600 fu Tommaso Campanella, che , per evadere da
quella realtà in cui furono capovolti i presupposti ideologici dell’ 500, creò una città ideale,
nella quale vi era serenità, la stessa ormai persa. Solo con l’età dei Lumi venne apprezzato lo
Scienziato pisano e le sue opere poterono circolare liberamente.
Nell’800 molti letterati trassero spunto da lui, come ad esempio il celebre Alessandro Manzoni; l’ironia taglien-
te che presiede alla creazione del personaggio di Don Ferrante sarebbe incomprensibile senza il precedente del Sim-
plicio galileiano. Gli intellettuali del XX secolo offrirono interessanti interpretazioni di Galilei, ma solo nel !992 con il
Papa Giovanni Paolo II la Chiesa ammise pubblicamente di aver sbagliato.
Chissà se Galileo sia riuscito a toccare le stelle e da lì osservare da lontano. Magari a quest’ora starà disegnando
una nuova costellazione utilizzando le nuvole “a mo’” di gomma e la scia di una cometa “a mo’” di matita.
COLUI COLUI COLUI COLUI CHECHECHECHE CAPÌCAPÌCAPÌCAPÌ COMECOMECOMECOME GIRAVAGIRAVAGIRAVAGIRAVA IIII LLLL MONDO…MONDO…MONDO…MONDO… di Vincenza Palmieri VI B L
“Considerate
la vostra se-
menza; fatti
non foste per
vivere come
bruti, ma per
seguir virtute
e conoscenza”
ISIS DE NICOLA
UUUUN MONDO CHE NON CI VUOLE PIÙN MONDO CHE NON CI VUOLE PIÙN MONDO CHE NON CI VUOLE PIÙN MONDO CHE NON CI VUOLE PIÙ di Gaetano Caccavallo IV B L
USA, NEW YORK
ore 5.00
Il timer della macchina per l’espresso dei signori Robinson
si attiva e in pochi attimi un buon aroma di caffè inonda tutta
la grande casa
BRASILE, FAVELA DI RIO DE JANEIRO
ore 5.00
Carlos,un bambino di otto anni,viene svegliato dalla ma-
dre. È già ora di tornare in quella discarica, dove il suo unico
compito è quello di arrampicarsi sui cumuli di spazzatura per
racimolare qualcosa di utile che il padre possa vendere sulla
s u a b a n c a r e l l a .
Questo è il mondo in cui
viviamo . Spesso ci vantia-
mo di avere pieno controllo
sul mondo che ci circonda.
Ogni giorno vengono
annunciate nuove rivolu-
zionarie scoperte, che , si
dice, miglioreranno la vita
di tutti … Forse dovremmo
cercare sul dizionario il
significato della parola
“tutti”, perché questi mi-
glioramenti non penso sia-
no arrivati al 33 % della
popolazione mondiale che
oggi non ha l’elettricità in
casa e combatte per la vita
contro le malattie e la fame.
Credo che tali benefici riguardino più che altro quel 20%
della popolazione più ricca, che da sola il 58 % dell’energia
mondiale.
ORMAI SIAMO GRANDI
Tutto questo sviluppo così veloce in campo tecnologico ha
fatto nascere nell’uomo la convinzione di essere
ormai indipendente dal mondo, come un bambino che si
sente “grande”.
Ma cosa faremo quando le riserve idriche saranno troppo
inquinate da bere? , oppure qualcosa a più breve termine:
quando il petrolio verrà a mancare? “L’oro nero” non è infini-
to, ne abbiamo per altri 20, massimo 25 anni.
Mi chiedo solo una cosa : quando tra 10 o 15 anni la nazioni
ricche si accompagneranno di non averne abbastanza come
reagiranno? Non sarebbe di certo la prima volta che una
guerra scoppi per fini economici.
A tutto ciò va aggiunto il fatto che, grazie ai progressi in
campo medico che hanno ridotto la mortalità e i progressi
nelle scienze agrarie che hanno portato cibo per tutti ( o qua-
si), la popolazione è in crescita esponenziale. Ma il
nostro pianeta è ormai stanco e chissà se riuscirà a darci sup-
porto, considerando che noi non facciamo nulla per non ag-
gravare la situazione.
UN COMPUTER IN OGNI CASA
Bill Gates negli anni ’80 pronunciò questa frase: “Entro
20 anni ci sarà un computer in ogni casa”.
La sua previsione si è avverata
per metà.
Nei paesi industrializzati non c’è
solo un computer in ogni casa,
ma spesso e volentieri anche tre.
Però ora c’è da pensare all’altra
“scomoda” faccia di quella meda-
glia che chiamiamo mondo, cioè
quella parte della popolazione
che non ha un computer in ca-
sa, perché sprovvisto di un pic-
colissimo dettaglio: la casa!
Come ci dice nelle sue opere il
sociologo Stewart Richards, so-
no ormai anni che noi occidenta-
li proviamo a esportare i nostri
valori in altre realtà sociali, an-
che con la forza (vedi IRAQ). Ma
è giusto interferire ancora in pae-
si come l’Africa o il Sud America, ai quali abbiamo e stiamo
ancora rubando ogni risorsa naturale? Abbiamo “tirato giù”
tre quinti della foresta continua Amazzonica, il più grande
polmone verde del mondo e innescato guerre sanguinarie
(nelle quali combattono anche bambini) in Africa per il con-
trollo delle miniere di diamanti (i“blood-diamond”).
Vogliamo portare anche a loro un computer in ogni casa,
magari se ne vince uno come premio, per ogni bambino mor-
to in guerra?
Non siamo liberi dal mondo, ma ormai oggi siamo ancora
più legati ad esso, poiché sta a noi prendercene cura prima
che sia troppo tardi.
SOCIALE ZOOMPS
C omunità di accoglienza, case famiglia, as-sociazioni, parrocchie, sono luoghi questi
che raccontano storie di gente comune che
ha deciso di aprire la porta del proprio cuore a chi
la società ha escluso.
In una comunità parrocchiale ai Camaldoli, ogni
anno si organizza il “campo di solidarietà” che consiste
nel raccogliere vestiti, prodotti alimentari, piatti, bic-
chieri, penne e quaderni, per poi donare tutto ai centri di
assistenza. Il campo dura tre giorni.
Il primo giorno si organizzano le squadre per la di-
stribuzione sul territorio dei volantini informativi della
nostra iniziativa invitando le persone a donare a chi è
bisognoso di aiuto. Il secondo giorno si procede con la
raccolta. Il terzo giorno ci si incontra tutti nel luogo di
raccoglimento e si aspetta l’arrivo degli operatori delle
case famiglie per consegnare i pacchi.
Oltre ai “campi di solidarietà” ci sono
anche altri incontri con alcuni centri di
assistenza come il “Centro Layla” che
ospita adolescenti e bambini stranieri im-
migrati.
Ogni anno il 6 gennaio, giorno dell’Epifania,
si organizza un’intera giornata dedicata a loro. Si
comincia dalla mattina con giochi e altri intratteni-
menti, si mangia tutti insieme con allegria e si distri-
buiscono doni, caramelle e dolciumi.
Tocca il cuore vedere gli occhi tristi di bambini che, a
differenza di altri, dalla vita hanno avuto poco o nulla
illuminarsi di gioia e di felicità. Queste piccole esperien-
ze le ho ripetute per tre anni e ne sono orgogliosa
Un campo di lavoro e solidarietà rappresenta sicu-
S. O. S. S. O. S. S. O. S. S. O. S. VOLONTARIAMOVOLONTARIAMOVOLONTARIAMOVOLONTARIAMO SOCIALE ZOOMPS
di Cristina Minopoli V C IGEA - Filomenta Totaro V C IGEA
ISIS DE NICOLA
ramente il primo passo per affacciarsi al mondo del vo-
lontariato, ma è anche un'occasione per allargare i propri
orizzonti quotidiani.
Nella società di oggi superficiale, frenetica,
materialista che sottovaluta i veri valori
della vita che dovrebbero essere i punti di
forza di ogni individuo, mi riferisco all’
amore, all’ amicizia, al rispetto degli altri,
alla solidarietà e che, invece, ci ha abituato alla
cultura del denaro e all’individualismo, sicura-
mente l'opera di diffondere tra i giovani l'importan-
za vitale del volontariato è un’impresa ardua.
Raramente vediamo trasmissioni o leggiamo articoli
sull’opera della Caritas, dei Medici senza frontiere, di E-
mergency, di Save the Children o dell’AVSI.
Bisognerebbe, a mio parere, sensibilizzare maggior-
mente l’opinione pubblica e pubblicizzare maggior-
mente con tutti i mezzi d'informazione a disposizione
(giornali, televisione, radio) il prezioso servizio che offre
il volontario. Invece rende molto di più la cronaca nera
(delitti descritti nei minimi particolari), la politica, gli
scoop sui personaggi spettacolo o peggio su tro-
nisti e veline perché fanno vendere, fanno au-
dience.
Il volontariato, invece, dona e non vende nulla e quin-
di non entra nel circuito del profitto.
Per questo è ammirevole riscontrare la partecipazione
di tanti ragazzi che come me dedicano con entusiasmo
Dove vi è
sofferenza
il volontario
è sempre presente
continua a pag.8
ISIS DE NICOLA SOCIALE ZOOMPS
L o scrittore verista Giovanni Verga nella famosa novella “Rosso Malpelo” parla di un ragazzino
dai capelli rossi che è costretto a lavorare in
una miniera. «Nessuno badava al ragazzo che si graffia-
va la faccia e urlava; scavava con le unghie; le unghie gli
si erano strappate e gli pendevano dalle mani tutte in
sangue». Queste poche frasi descrivono la pessima si-
tuazione del Sud Italia; tuttavia, in quel periodo, Verga
non era l'unico che denunciava quei disagi e questo ci fa
capire che, nonostante nel secolo scorso le condizioni di
vita fossero, per tutti, meno favorevoli, tuttavia la con-
dizione dei bambini sfruttati e maltrattati creava un
profondo senso di sdegno e di ingiustizia perché un
bambino è l’essere più indifeso e al contempo più biso-
gnoso di attenzione.
Paradossalmente, a distanza di tanto tempo, ma so-
prattutto in un mondo dove il progresso, il benessere,
l ’ e s a l t a z i o n e
dell’uomo moderno
sono diventati dei
nuovi valori, ancora
oggi esiste questo
terribile fenomeno di
sfruttamento e mal-
trattamento minorile
I N F A N Z I A R U B A T AI N F A N Z I A R U B A T AI N F A N Z I A R U B A T AI N F A N Z I A R U B A T A di Martina Esposito V C IGEA - Daniele Di Bello V C IGEA Giuseppe Carleo Junior V C IGEA
Giacarta - lavoro in discarica
che non si registra solo nei cosiddetti Paesi in via di svi-
luppo, ma anche nei Paesi del ricco occidente.
Spesso si dice che i giovani sono il futuro di un Paese;
io mi chiedo come possono essere il futuro di una nazione
ragazzini che sono maltrattati e costretti a lavorare
il proprio tempo libero, sottraendolo magari ad altre atti-
vità più divertenti, per aiutare chi è in difficoltà e ha biso-
gno di noi. Il volontariato deve essere un'attività svolta
con il cuore e deve essere sentita come una spinta interio-
re che porti ad aiutare le persone più sfortunate:
questo è il bene.
Sono esperienze che arricchiscono la propria vita e
una volta vissute cambia la visuale della propria esisten-
za, si modifica il proprio stile di vita in una quotidianità
più responsabile e sobria.
Gli Stati riconoscono il diritto di ogni bambino ad essere protetto contro lo sfruttamento economico e a non essere costretto ad alcun lavoro che comporti r ischi o sia suscettibile di porre a repentaglio la sua educazione o di nuocere alla sua salute o al suo sv iluppo fisico, mentale, spirituale, morale o social e”
Articolo 32 della convenzione ONU sui diritti dell' infanzia.
Continua da pag.7
continua a pag.9
in posti squallidi, sotto la sferza dei loro datori di la-
voro, che non si curano delle terribili condizioni in cui si tro-
vano questi bambini, perché il loro unico interesse è arric-
chirsi? E ancora, che futuro può avere un Paese in cui vi sono
bambini soldato, che vengono privati della loro infanzia, che,
invece di stringere le mani un giocattolo, sono costretti nono-
stante la giovane età, ad adoperare mitra, bombe ed altre
armi pericolose, rischiando tutti i giorni le loro vite per qual-
che soldo o un pugno di riso?
I bambini sfruttati in Asia sono per lo più impiegati nelle
cave, nelle miniere, nei laboratori tessili e nelle aziende di
giocattoli, in Africa vengono sfruttati soprattutto nel settore
agricolo, in Sud America vengono impiegati nelle piantagio-
ni, nelle miniere e nelle fabbriche di abbigliamento.
Nei nostri Paesi ricchi, le forme di sfruttamento sono
diverse, ma non meno scioccanti.
Anche noi ci serviamo di loro con produzioni delocalizza-
te per ottenere una mano d’opera a basso costo e avere pro-
fitti in tal modo profitti più alti. Anche noi siamo complici di
queste atrocità.
Questo è uno dei tanti aspetti negativi della globalizzazione.
Ricordate il caso NIKE? Due anni fa l'immagine della
Nike subì un duro colpo proprio a causa delle accuse di sfrut-
tare manodopera infantile in Cambogia e fu seriamente mi-
nacciata dal boicottaggio dei consumatori "politically cor-
rect". Ora, a distanza di tempo, tenta di rifarsi e annuncia
"Mai più sfruttare i bambini" e cerca il riscatto con stabili-menti controllati dall’Organizzazione Internazionale del La-
voro.
In Italia, secondo l’Istat lavorano 144000 bambini tra i 7
e 14 anni e di questi 31500 sono da considerarsi dei veri e
propri casi di sfruttamento
I nostri telegiornali parlano spesso di ragazzine molto
giovani, spesso di nazionalità straniera, che vengono costret-
te a prostituirsi per sopravvivere alle minacce dei loro cosid-
detti protettori, o di bambini costretti all’accattonaggio o ad
altre forme di lavoro umiliante e nocivo sotto minaccia di
vessazioni e maltrattamenti.
Di tanto in tanto, le nostre coscienze sono scosse da in-
chieste, (ma sono sempre troppo poche) che portano alla
luce questi atti criminali che vengono perpetrati contro i
bambini, ma sono ancora insufficienti le azioni e gli interven-
ti di organizzazioni umanitarie, anche perché, spesso devo-
no combattere contro gli stessi governi di Stati che si
rendono complici riconoscendo e tutelando le grandi
multinazionali che si trovano nei paesi poveri “ lega-
lizzando” indirettamente, ma di fatto, lo sfruttamento
minorile.
ISIS DE NICOLA
REDAZIONE ZOOMPS
Direttore Editoriale DIRIGENTE SCOLASTICO
Prof. Stefano Zen
Docenti RESPONSABILE PROGETTO Prof.ssa Laura D’Eliseo Prof.ssa Carla Crescenzi
PROGETTO GRAFICO Prof. ssa Laura D’Eliseo Alunni Redattori
Martina Marzano IVG
Gaetano Ciccarelli IVG
Amelia Amico IVE
Christian Leto IIIC
Gisa Maiello IIIC
Danilo Tenizio IIIC
Guseppina De Gregorio VDL
Giovanna Sanzone VDL
Valeria Laino VDL
Nicola Liccardo VDL
Valentina Di Ianni IIIE
SOCIALE ZOOMPS
Anna Giorio IIIE
Salvatore Carola VB
Antonio Carola VB
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Giuseppe Carleo VC
Giulio Pellecchia VC
Ferdinando Amato VC
Fabrizio Zona VD
Claudio Belardo VD
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Filomena Totaro VC
Andrea D'alessio VC
Stefano Matera VC
Gennaro Modestino IIID
Alessio Mohamed IIIIC
Federica Moccia IIID
Francesco Caprio IIID
Vincenzo De Simone IIID
Lorenzo De Carolis VC
Martina Esposito YC
Cimmino Giovanni IIICL
Iaccarino Giorgia VC
Galardo Luca VC
Continua da pag.9
La Redazione ZOOMPS porge un
augurio speciale di buon lavoro alla
prof.ssa Carla Crescenzi che è al suo primo anno di vicepresidenza. I docenti, gli alunni e il personale tutto, grati per la premura con
cui cura le questioni scolastiche,
le rivolgono un affettuosissimo
GRAZIE
ISIS DE NICOLA
ITALIA IN FESTAITALIA IN FESTAITALIA IN FESTAITALIA IN FESTA “17 marzo 1861- 17 marzo 2011”
I l 17 marzo 1861 il Parlamento Italiano (formatosi per la prima volta a Torino il 18 febbraio 1861)
adottò il disegno di legge che proclamava il Regno
d’ Italia e Vittorio Emanuele II assunse il titolo di So-
vrano per grazia di Dio e volontà della Nazione.
Il Regno d’ Italia appena proclamato non ebbe vita
facile per i tanti problemi che da anni minavano il paese
come ad esempio la questione meridionale e il brigan-
taggio entrambi provocati da degrado, malcontento e
povertà.
La nuova Italia, appena nata, era già divisa in due: il
Nord più ricco, istruito e operaio e il Sud
povero, analfabeta e contadino.
Sono trascorsi 150 anni da quel giorno
storicamente così importante e il suo anni-
versario è stato celebrato solennemente da
tutte le Istituzioni: nella nostra scuola, in
ogni classe docenti e studenti hanno appro-
fondito il periodo storico che ci ha portato
ITALIA ZOOMPS
all’unificazione della nostra Italia. Il nostro Preside,
prof. Stefano Zen, ha tenuto interessanti conferenze in
Aula Magna su “"L'identità italiana: spazio politico, co-
scienza letteraria e prospettiva storica".
Questo evento è stato vissuto con grande emozione e
partecipazione in tutta Italia; in tutte le città ci sono state
manifestazioni ed eventi culturali per festeggiare, ovun-
que c’era il nostro tricolore, gli italiani si sono sentiti
finalmente uniti con una sola identità, appartenenti ad
un’ unica nazione
A questo punto, permettetemi, però, una riflessione,
forse un po’ amara: l’Italia è sì una sola nazione da 150
anni, ma, purtroppo, a mio avviso, resta ancora netta-
mente separata tra nord e sud. Mi chiedo cosa sia cam-
biato oggi rispetto a centocinquanta anni fa? Tecnologia,
progresso e risorse non hanno eliminato i problemi del
passato. L’ Italia è sempre divisa in due: il Nord Italia da
sempre con fabbriche, industrie e condizioni economi-
che e sociali medio-alte, il Sud Italia con poche indu-
strie, disoccupazione e condizioni economiche e sociali
medio- basse; in alcune zone c’è povertà e degrado.
La crisi economica che stiamo vivendo, purtroppo ha
colpito tutti, ma sicuramente non ha accorciato le di-
stanze tra Nord e Sud.
È vero non c’è più il brigantaggio, ma esiste la malavi-
ta organizzata. Negli anni queste organizzazioni sono
state contrastate, sventrate, private dei loro uomini più
potenti, ma continuano purtroppo a dominare, comanda-
re e gestire settori di ogni genere droga, prostituzione,
rifiuti, appalti impedendo al Sud di riprendersi dal de-
grado che lo sta portando sempre più in basso. Invece di
pensare di dividere con politiche discutibili un’ Italia
unita che il coraggio, il patriottismo e la morte di migliaia
di uomini hanno faticosamente raggiunto dopo anni e
anni, bisognerebbe rimboccarsi le mani-
che: lo Stato e i cittadini insieme, Nord e
Sud insieme per evitare che il 1861 non sia
stato una data inutile per il nostro Paese.
di Antonio Carola VB IGEA
O gni cultura e ogni epoca hanno portato con sé canoni di bellezza diversi.
L’uso dei cosmetici è antichissimo, in ogni
epoca e in ogni società donne e uomini hanno cer-
cato di valorizzare il proprio aspetto.
I primi grandi esperti nell’arte della bellezza
furono i Sumeri. Questo popolo dedicava grande
attenzione alla cura del corpo e al trucco. Il make-
up doveva esprimere aggressività e, a questo sco-
po, uomini e donne sottolineavano il contorno de-
gli occhi con una linea nera molto marcata e ridi-
segnavano l’intera arcata sopraccigliare, in questo
modo i diretti interessati, strano a dirsi, si consi-
deravano molto affascinanti.
Nell’antico Egitto l’incarnazione stessa della
bellezza era Nefertiti, moglie del faraone Akhena-
ton. La donna aveva un collo lunghissimo, sul viso
affilato e nobile spiccavano due magnifici occhi a
mandorla, le sopracciglia rasate e ridisegnate con
il Kohl erano lunghe e sottili, mentre le labbra car-
nose erano colorate di rosso. Gli Egizi depilavano
l’intero corpo utilizzando creme a base di olio e
miele, rasoi e pietra pomice. Non si trattava solo di
una pratica estetica: le temperature calde e
l’umidità favorivano la proliferazione di parassiti e
batteri e la mancanza di cure adeguate rendeva tali
inconvenienti pericolosi oltre misura.
L’unica forma di protezione era quindi costitui-
ta da una pulizia accurata e costante. Poiché co-
smesi e bellezza erano strettamente collegate alla
salute, tutti (uomini e donne, vecchi e bambini)
seguivano le stesse cure quotidiane, a cui si ag-
giungevano l’abitudine del riposo durante le ore
più calde della giornata e il bagno giornaliero.
L’ideale di bellezza degli antichi Greci era inve-
ce più sobrio e maggiormente legato a canoni atle-
tici. Le donne avevano un’enorme attenzione per la
pelle e le chiome, le loro acconciature erano molto
curate, i capelli erano intrecciati e fermati con un
nastro sulla fronte o con una retina e, nelle grandi
occasioni, si faceva uso di diademi. Gli uomini gre-
ci si facevano radere quotidianamente da un bar-
biere e si sottoponevano a bagni e massaggi.
Dal XV sec. si assiste ad una regressione delle
pratiche igieniche, il bagno è giudicato nocivo e la
conseguenza è che l’uso dei profumi e unguenti
diventa indispensabile.
Nel XVII sec. Parigi diviene il centro
dell’eleganza e tutto ciò che vi accade, fa tenden-
za. I capelli devono essere rigorosamente bianchi
e, per raggiungere l’intento, gli uomini ricorrono a
parrucche, mentre le donne cospargono le chiome
con una polvere d’amido. Tutti si truccano visto-
samente spalmando sul viso uno spesso strato di
biacca, poi con un pennello stendono un liquido
rosso su guance, mento, naso, fronte e lobi delle
orecchie. Le donne vivacizzano con questo sistema
anche le spalle e con un pastello azzurro disegna-
no le vene delle tempie! Sono molto usati i nei po-
sticci, sia di raso, sia di velluto.
Dall’800 si assiste a un ritorno alla misura, ma
soprattutto alla pulizia. Uomini e donne guardano
alla bellezza con semplicità, liberi dagli eccessi del
passato. Il “make-up” femminile diventerà più
leggero e l’abitudine al trucco maschile scompari-
rà del tutto.
Oggi le mode si susseguono a ritmo serrato e
bisogna dire che la vera moda è quella che tutti
noi continua a creare ogni giorno, quella che ci fa
star bene con noi stessi e con ciò che ci circonda.
LA LA LA LA LA LA LA LA LA LA LA LA BELLEZZABELLEZZABELLEZZABELLEZZABELLEZZABELLEZZABELLEZZABELLEZZABELLEZZABELLEZZABELLEZZABELLEZZA AAAAAAAAAAAA PASSEGGIOPASSEGGIOPASSEGGIOPASSEGGIOPASSEGGIOPASSEGGIOPASSEGGIOPASSEGGIOPASSEGGIOPASSEGGIOPASSEGGIOPASSEGGIO NELNELNELNELNELNELNELNELNELNELNELNEL TEMPOTEMPOTEMPOTEMPOTEMPOTEMPOTEMPOTEMPOTEMPOTEMPOTEMPOTEMPO di Amelia Amico
IV E IGEA
SENZA TEMPO ZOOMPS ISIS DE NICOLA
GLI EVENTI A NAPOLI GLI EVENTI A NAPOLI GLI EVENTI A NAPOLI GLI EVENTI A NAPOLI
ISIS DE NICOLA
22 aprile al 29 maggio 2011
MAGGIO DEI MONUMENTI 2011.
Centro storico –Napoli
La Città di Pulcinella si prepara ad accogliere
i turisti già da aprile; già, perché secondo
quanto annunciato alla Bit di Milano,
quest’anno il Maggio dei Monumenti, manife-
stazione napoletana tesa a valorizzare il
patrimonio storico-artistico della città bor-
bonica, comincerà in corrispondenza della
Pasqua 2011, precisamente dal 22 e durerà
per 5 settimane, quindi fino al 29 maggio,
con una serie di appuntamenti degni di nota.
PER CHI AMA L’ARTE
17 marzo – 17 luglio 2011
Palazzo Reale di Napoli
Piazza del Plebiscito, 1
Aperto tutti i giorni dalle 9 alle 20.
Chiuso il mercoledì
MOSTRA "REGINA MARGHERITA"
Il mito della modernità nella Napoli
postunitaria
Napoli celebra i 150° dell'Unità Italiana
aprendo al pubblico le sale auliche di
Palazzo Reale, presentate in un inedito
percorso storico e multimediale, con la prima
nazionale della mostra Regina Margherita.
OCCASIONI DA NON PERDERE
7 maggio al 19 giugno 2011
Villa Pignatelli
Riviera di Chiaia, 200
Aperto tutti i giorni 8.30-14.00
Chiuso il martedì
MOSTRA RICCARDO CARBONE
fotoreporter partenopeo
La mostra sarà composta da una selezione di circa
140 scatti.
Nella sua oltre quarantennale attività, principal-
mente come collaboratore del quotidiano Il Matti-
no, Carbone ha documentato la storia dell'Italia
dal Fascismo alla seconda guerra mondiale, dalla
ricostruzione post-bellica al boom economico degli
anni Sessanta.
LO SAPEVATE CHELO SAPEVATE CHELO SAPEVATE CHELO SAPEVATE CHE…
La leggenda del Palazzo RealeLa leggenda del Palazzo RealeLa leggenda del Palazzo RealeLa leggenda del Palazzo Reale
[Il Palazzo Reale di Napoli è una delle quattro
residenze reali usate dai regnanti borbonici
durante il Regno delle Due Sicilie; le altre tre
sono la reggia di Capodimonte, la reggia di
ARTE ZOOMPS
Caserta e la reggia di Portici alle pendici del Vesuvio. Si affaccia
su Piazza del Plebiscito. La costruzione fu iniziata nei primi anni
del ‘600, su progetto di Domenico Fontana. Le stanze del palazzo
riassumono svariati stili architettonici ed artistici; di particolare
rilievo monumentale sono lo scalone d'onore in marmo e il giar-
dino esotico del 1841. La facciata risale al XIX secolo, ed è ornata
da una serie di statue rappresentanti i monarchi più influenti che
hanno governato direttamente o indirettamente la città: Ruggero
il Normanno, Federico II di Svevia, Carlo I d'Angiò, Alfonso I
d'Aragona, Carlo V d'Asburgo, Carlo III di Borbone, Gioacchino
Murat, Vittorio Emanuele II di Savoia.
Il fantasma del Palazzo realeIl fantasma del Palazzo realeIl fantasma del Palazzo realeIl fantasma del Palazzo reale Si aggira tra le sale affrescate di Palazzo Reale. Un’ombra un
po’ curva che, all’imbrunire, si muove lentamente tra quelle mu-
ra nelle quali le “ragioni di Stato” segnarono duramente il suo
destino. Qualcuno, fra i tanti visitatori dell’imponente palazzo di
piazza Plebiscito, l’ha incontrato. Per i custodi è un ospite fisso.
Il principe Carlo, fratello di Ferdinando II di Borbone, è il più
romantico tra gli spettri coronati, che, da secoli, errano nei pa-
lazzi nobiliari napoletani. Il signore di Capua riconobbe un unico
sovrano: l’amore. E solo alla sua legge volle inchinarsi.
26 novembre 2010
Aule vuote, corridoi deserti, libri chiusi…finalmente gli alunni dell’ I.S.I.S. E. De Nicola decidono anche loro di
aderire alla protesta studentesca contro la legge 133 e la riforma Gelmini che ha coinvolto tutte le scuole d’Italia.
Modalità della protesta: OCCUPAZIONE Una protesta attiva e organizzata, come tengono a sottolineare i rap-
presentanti d’istituto, nata in seguito all’assemblea che gli studenti avevano chiesto al Dirigente Scolastico.
Per saperne qualcosa in più abbiamo intervistato uno dei nostri rappresentante d’istituto: Fabrizio Bellomo.
D- Cosa è realmente per te l’occupazione?
R- L’ occupazione è una forma di protesta molto aggressiva e data la seria motivazione è stato l’unico modo per
farci sentire “ siamo studenti che rivendicano il nostro diritto d’ istruzione; è scritto nella costituzione e noi preten-
diamo di poter studiare , con questi tagli della riforma Gelmini dovrà studiare solo chi ha i soldi”
D- Come è nata questa occupazione ?
R- Questa occupazione non è nata perché avevamo voglia di fare confusione, divertirci la sera all’interno della
scuola ma abbiamo occupato, a mio avviso, per un motivo serio! Molti professori sono stati fortemente critici nei
nostri confronti, e per la modalità della protesta e perché convinti che noi studenti emulavamo altri e non eravamo
informati adeguatamente sul contenuto della riforma .
Io vorrei precisare che prima di manifestare, di fare occupazione (ovviamente sempre in modo pacifico), ab-
biamo dedicato interi pomeriggi a leggere, studiare e approfondire il decreto Gelmini. Dunque nonostante la no-
stra giovane età abbiamo le nostre idee , ma soprattutto anche forti ideali”.
D- Quali sono state le iniziative e come avete organizzato l’occupazione nel vostro istituto?
R- Abbiamo iniziato da soli e poi in collaborazione con altre scuole (collettivo). Abbiamo organizzato attività al-
ternative , tra le quali anche corsi d’informazione sulla riforma”.
D- Erano tutti d’accordo con questa occupazione?
R- Molti nostri compagni han-
no condiviso pienamente le no-
stre iniziative, altri invece si sono
mostrati contrari, convinti che la
scuola pubblica già si trova in
cattive acque e non fare attività
didattica vuol dire “affondare in
queste acque”.
L’ occupazione è durata fino al
23 dicembre, data in cui il senato
ha definitivamente approvato la
riforma Gelmini diventata ormai
legge. Il provvedimento – che ga-
rantisce di combattere gli sprechi
nei quasi 100 atenei italiani, di
rivedere i criteri di assunzione e di
aprire alla meritocrazia – è stato
approvato con 162 voti a favore
134 contrari e 3 astenuti.
ISIS DE NICOLA LA NOSTRA VOCE ZOOMPS
LA NOSTRA VOCELA NOSTRA VOCELA NOSTRA VOCELA NOSTRA VOCE
CORTEO STUDENTESCO
Piazza Gesù Nuovo
di Valeria Laino VDL - Nicola Liccardo VDL
C osa farò da grande? è proprio una bella domanda, ma pur-troppo non è facile darsi una
riposta immediata e sicura. Bisogna, innanzitutto, superare il pessimismo che ci assale quando pensiamo alla grave crisi che stiamo vivendo e nella quale noi giovani ci sentiamo pienamente coinvolti. E’ necessario, comunque, decide-re, se indirizzarsi subito verso il mondo del lavoro o iscriversi all’Università. L’attività di orientamento è diventata ormai indispensabile nelle istituzioni scolastiche. Ciò, si realiz-za grazie all’interazione di aree tradi-zionalmente separate: scuola, univer-sità, enti locali. La nostra scuo-la, molto sensibile a tali problemati-che, organizza attività e iniziative per guidare i propri studenti a scel-te future più consapevoli, frutto di una ricerca delle proprie attitudini e capacità. Per gli alunni delle quinte classi ci sono interessanti incontri con do-centi di diverse facoltà universitarie.
Il Progetto “ ORIENTAMENTO ” pre-visto per le classi quarte e quinte, aiuta ad orientarsi nel mondo del lavoro. Favorisce la sinergia tra scuola, territorio e Istituzioni (CPI, Informagiovani, Enti di formazione, Imprese). Inoltre, per l’acquisizione di com-petenze apprese sul campo, sono promosse esperienze lavorative con stage presso Aziende (COIN), Istituti di Credito (Banca Nazionale del La-voro), Enti (’Agenzia delle Entrate aziende) sono svolte con grande se-rietà e impegno, con l’acquisizione di competenze apprese sul campo.
S ono un ragazzo di soli sedici anni e nell’immaginario collettivo, dovrei pensare solo a studiare, a divertirmi, giocando a calcio o corteggiando una
bella ragazza e fantasticare un futuro sereno
ricco di tante soddisfazioni.
Personalmente mi sto impegnando; cerco di studiare quanto più è possibile e
soprattutto di prepararmi al futuro acquisendo, nella scuola, competenze da
spendere poi nel mondo del lavoro. E’ questo che mi dicono i miei genitori e i
miei professori e ne sono convinto, tuttavia devo confessare che spesso mi sento
scoraggiato. Appena tendo l’orecchio verso le notizie che giungono dal mondo
degli adulti, rabbrividisco. A questo punto, tutti avete compreso di cosa sto par-
lando: mi riferisco al problema della disoccupazione. La mancanza di prospetti-
ve occupazionali dovuta anche alla crisi economica che stiamo vivendo, ha col-
pito recentemente in maniera forte e avvilente soprattutto i giovani, anche se,
un dato altrettanto drammatico è che molte persone stanno perdendo il
loro posto di lavoro che, forse, aveva- no conquistato con fatica e
sacrifici e al quale sicuramen- te avevano dedicato le loro
migliori energie.
Spesso noi ragazzi abbiamo desideri da
realizzare che sembrano importantissimi, come
è giusto che lo siano, ma quando mi fermo a
riflettere e mi chiedo quali siano gli obiettivi più
importanti da raggiungere per un essere umano, al primo
posto metto senz’altro il lavoro che oggi per la maggior parte di noi è
diventato paradossalmente quasi un sogno nel cassetto. Tutto questo non è giu-
sto! Quali progetti di vita possiamo noi avere?. Ci sentiamo privati di un nostro
sacro diritto. Non a caso mi piace citare l’art. 1 della nostra “splendida” Costitu-
zione: "L'Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro" e l’ art. 4:
“La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le
condizioni che rendano effettivo questo diritto”
Il lavoro è considerato il fondamento della società perché attraverso il lavoro
gli uomini si realizzano anche dal punto di vista morale e si sentono pienamente
parte della società e diventano essi stessi fondamenti della società. Oggi la situa-
zione sembra contraddire tutti questi principi e la mia rabbia nasce dal fatto che,
al di là della crisi economica generale,la situazione in Italia è tanto grave perché
negli scorsi anni ,in nome di una “necessaria
mobilità”,si è creata un’ indegna precarietà a
danno, naturalmente, sempre dei più deboli.
Che altro dire, per me adesso, il mio lavoro
è lo s tud io e sinceramente, in tanta incer-
tezza, lo vedo come l’unico strumento che mi
permetterà un giorno di lottare per avere ac-
cesso al più importante di ogni diritto: alla
dignità di un lavoro.
ISIS DE NICOLA LA NOSTRA VOCE ZOOMPS
............e nel frattempo studioe nel frattempo studioe nel frattempo studioe nel frattempo studio GRANDI DOMANIGRANDI DOMANIGRANDI DOMANIGRANDI DOMANI
di Gennaro Modestino III D IGEA
“L'Italia è
una repubblica
democr
atica
fondata sul la
voro”
ISIS DE NICOLA
di Federica Moccia III D IGEA
LA NOSTRA VOCE ZOOMPS
N ella comunicazione familiare il dialogo, l'ascolto, l'attenzione
sono gli elementi fondamentali
per la crescita, lo sviluppo e la
maturità dei figli.
La maturità del figlio muta in base
alla sua età e alle sue esigenze che col
passare degli anni, aumentano sempre
di più. Il bambino, ha bisogno di essere ascoltato con
attenzione dandogli la possibilità di esprimersi libera-
mente senza critiche che potrebbero causargli insicu-
rezze e mancanza di autostima.
La fase adolescenziale, poi, è quella che maggiormen-
te mette a dura prova la comunicazione fra genitori e
figli. È l’età in cui comincia ad emergere la propria
personalità e ci si sente ingenuamente “grandi” , capa-
ci di affrontare il mondo, capaci di fronteggiare le situa-
zioni difficili. Sembra che le interferenze dei genitori
sul nostro agire diano solo fastidio, nasce dentro la vo-
glia di trasgredire e, purtroppo è l’età in cui non si
comprende la paura dei genitori. Ecco che i rapporti
diventano conflittuali e i soggetti più introversi si chiu-
dono in sé e tentano di “fuggire” da ogni forma di co-
municazioni con i genitori.
Altra causa di grande disagio è, come sempre più
spesso accade, la separazione dei genitori. In tal caso ci
si sente abbandonati, tutte le sicurezze vengono meno,
si perdono i punti certi di riferimento.
Poi subentra la rabbia per una situazione non voluta,
che provoca tanta sofferenza e a volte invade anche un
assurdo senso di colpa. Il rapporto col genitore che fisi-
camente non è sempre presente spesso cambia, in
quanto condizio-
nato dai rancori
dell’altro che vive
quotidianamente
con lui.
Credo, anzi so-
no sicura, che alla
base di ogni rap-
porto, sia neces-
saria la fiducia e
il rispetto di en - “Una famiglia", di Fernando Botero
GENITORI E FIGLI : CATENA D’ AMOREGENITORI E FIGLI : CATENA D’ AMOREGENITORI E FIGLI : CATENA D’ AMOREGENITORI E FIGLI : CATENA D’ AMORE
trambe le parti.
Potremmo iniziare col dire che ogni
ragazzo ha sempre timore ad esporre i
propri problemi ai genitori, anche se in
fondo sappiamo tutti che sono le uniche
persone di cui ci si può fidare realmen-
te, ma si ha sempre paura delle reazio-
ni, a volte dure, e delle critiche che po-
trebbero esserci.
Generalmente il figlio inizia a capire in età più adulta
che spesso è necessario consigliarsi con persone sicura-
mente più esperte di lui dato che dalla vita bisogna aspet-
tarsi di tutto e spesso ci si trova in situazioni “difficili” da
affrontare.
I genitori dovrebbero, però, essere più comprensivi
nei confronti dei loro figli e trasmettere loro fiducia per
poterli aiutare davvero. In altre parole, potremmo dire
che nonostante ognuno debba mantenere il proprio ruolo,
i genitori dovrebbero fungere da “migliori amici” dei pro-
pri figli. Tutto questo non è semplice da realizzare.
ISIS DE NICOLA
F in dall’inizio i giocatori sono ansiosi e preoccupa-ti per quello che potrà accadere nel corso
dell’incontro, ma sono consapevoli che, con la
giusta carica e preparazione potrebbero affrontare nel
migliore dei modi, l’ostico avversario.
La preparazione nasce negli spogliatoi dove noi ra-
gazzi non ci attrezziamo di scarpette, calzettoni o divise,
bensì di penne, libri e quaderni, accrescendo in noi la
speranza di cogliere di sorpresa il nemico, con il nostro
miglior giocatore, il nostro Maradona.. i fogliettini.
Una volta scesi in campo è fondamentale interpretare
il metro di giudizio dell’arbitro. Severo o lascerà correre
il più delle volte? ..Questo si vedrà.
L’arbitro è una donna! Essa si presenta con una folta
capigliatura bionda, occhi di ghiaccio talvolta coperti da
occhiali per nascon-
dere i fulminei sguar-
di rivolti a chi doves-
se commettere brutti
falli.
Lo schieramento è
insolito, ci schieria-
mo su tre linee equa-
mente divise, il pri-
mo ad entrare in campo per il riscaldamento è il nostro
portierone Addezio il quale setaccia il campo di gioco
illustrandoci poi sulle insidie nelle quali potremmo im-
batterci. A questo punto si può ini-
ziare: la linea difensiva, quella che ci
permetterà di affrontare e risolvere i
problemi, è formata da Fabrizio
(grande marcatore a Zona) e Belardo
abile nel disimpegno.
Avanzando nello schieramento,
arriviamo al centrocampo composto
da buoni giocatori disposti a sacrifi-
carsi per i compagni, al centro Gri-
maldi, mentre sulle fasce anche se
nel percorso abbiamo perso un Ciuc-
cio per la strada ci è rimasto un Ca-
vallo di razza, spiazzante nelle sue
finte e dirompente nelle sue galoppate.
Spostandoci di qualche metro troviamo la linea offen-
siva della V D composta da un ambizioso tandem formato
da Frascione e Oliviero che con agilità, unita alla loro ve-
locità, riescono a finalizzare il gioco della squadra.
Partita nervosa e molto accesa in alcuni momenti, ab-
biamo capito che l’arbitro è intransigente e non cade nelle
numerose simulazioni degli avversari, la V D è dirompen-
te al 15’ il nostro bomber ha un guizzo geniale, ed è go-
al! ..Però il direttore di
gara è molto sveglio e si
accorge di un tocco di
mano e prontamente an-
nulla la rete ammonendo
il giocatore.
Un solo minuto dopo,
l’estremo difensore si
lascia prendere dal pani-
co, fallo da ultimo uomo,
si sporge fin troppo e
l’arbitro lo espelle senza esitazione e così la partita si
complica ma il nostro coraggio e la nostra voglia di fare
bene prevale su ogni complicazione, a questo punto c’è
una sostituzione esce dal campo il nostro metronomo,
Meglio, apparso poco in luce e subentra il nostro fuori-
classe “Maradona”. A causa di questo cambio l’arbitro sembra “stranamente” infastidito e il suo arbitraggio con-
fuso tende a far alterare gli animi ren-
dendo la partita più fisica che tecnica,
però anche se con un uomo in meno
con le giocate dei nostri migliori ele-
menti riusciamo comunque a renderci
pericolosi.
Dopo 5 minuti di recupero l’arbitro
dà uno sguardo al cronometro, chiude il
registro e mette fine alla partita, non
importa se alla fine non è uscito nessun
vincitore, l’importante e averci provato
ed aver giocato una partita nel comples-
so regolare e entusiasmante.
TUTTO IL COMPITO TUTTO IL COMPITO TUTTO IL COMPITO TUTTO IL COMPITO MINUTO PER MINUTOMINUTO PER MINUTOMINUTO PER MINUTOMINUTO PER MINUTO di Claudio Belardo V D IGEA
Luigi Frascione VD IGEA
LA NOSTRA VOCE ZOOMPS
IN VD SI GIOCA UNO DEI MATCH PIÙ IMPORTANTI: IL COMPITO DI
ECONOMIA AZIENDALE È’ DURA ARRIVARE AL CENTOTTANTESIMO
C ari ragazzi, mi è capitato di leggere un artico-lo di Marco Lodoli, un giornalista e inse-
gnante, pubblicato su “Repubblica” nel
2007.
Ne sono rimasto molto impressionato. Lo spunto era
una sua conversazione con una ragazza di nome Jessica
che affermava con tutte le sue forze il suo desiderio di
dimostrare la sua voglia di emergere, di diventare ricca,
di raggiungere il suo unico scopo: riuscire a fare la bella
vita, a qualunque prezzo:il fine giustifica ogni mezzo .
Ma lo faceva nel modo sbagliato: addirittura disono-
rando suo padre poiché non guadagna abbastanza per
garantirle una vita fatta di lussi. Da qui, la voglia di scri-
vervi, forse perché temo che in molti condividano le
idee della nostra coetanea. Innanzitutto, non dobbiamo
criticare Jessica perché è una di noi e come tanti, pur-
troppo, conosce fin troppo bene la sconfitta; come mol-
ti, poi, crede che i soldi facciano la felicità.
Tutti noi, ogni giorno, ci sentiamo dire l'esatto con-
trario dai nostri genitori, dai nostri insegnanti, ed è
senz’altro la verità, ma non
è facile crederci. In tanti
non capiscono tutta la rab-
bia e la delusione che ci
portiamo dentro, non capi-
scono che cosa si provi a
essere accostati alla parola
"perdente", una parola che,
soprattutto nella mia città,
ti resta attaccata e non vor-
resti altro che togliertela da
dosso, una volta per tutte.
Lo so, sembrano parole
troppo grosse per qualcu-
no, ma chi è nella realtà sa
che è così.
Ora, non intendo star
qui a credere di poter dire,
né a Jessica né a voi, cosa
fare ma mi piacerebbe dar-
ISIS DE NICOLA LA NOSTRA VOCE ZOOMPS
di Pasquale Sbarra III B liceo
vi un consiglio: cerchiamo di guadagnarci la possibilità di
vivere bene, sì, ma giustamente. Sarà più difficile, ma sarà
anche più bello. Continuiamo a studiare, a resistere e a
percorrere la strada giusta senza cadere in tentazioni che
spesso sono troppo forti.
Capita che noi giovani, per colpa anche di cattivi mes-
saggi che riceviamo dalla società di oggi arrivista e consu-
mistica, utilizziamo le definizioni di "mito","eroe" o
"numero 1" per persone che non lo meritano: ora final-mente l’ho capito. E sapete chi sono, secondo me, i veri
eroi? Quelli che si alzano alle 6 del mattino o anche pri-
ma, quelli che per poter portare avanti la loro famiglia
sono pronti ai mestieri più umili, quelli che "oggi si lavora
ma domani si spera". Non dobbiamo cadere nell'errore di
Jessica, non dobbiamo mai screditare nostro padre, ma
dobbiamo farlo sentire il nostro vero idolo perché solo
così potrà avere forza a sufficienza per andare avanti.
Infine, ragazzi, cerchiamo di non far diventare la bella
vita un' ossessione, ma un sogno, un sogno da realizzare
con sacrificio, con lo studio e con le nostre sole forze e
capacità, lo dobbiamo a noi ma anche ai nostri genitori.
Avete mai provato a immaginare i vostri genitori
quando un giorno arriveremo alla laurea ? Li renderemo i
più felici del mondo ed è anche con questo scopo che non
dobbiamo arrenderci: siamo
la loro ultima speranza di
riscatto. Vi auguro buona
fortuna e spero che, se un
giorno saremo ricchi, non ci
dimentichiamo di ciò che
eravamo e, magari, quando
ci troveremo con qualche
persona importante o po-
tente le parleremo, pieni di
orgoglio, di quanto abbiamo
sudato per arrivare. Resterà
a bocca aperta, carica di
ammirazione. E capirà che
la vera ricchezza è dentro di
noi.
Non mollate mai !
IL SOGNO:LA BELLA VITAIL SOGNO:LA BELLA VITAIL SOGNO:LA BELLA VITAIL SOGNO:LA BELLA VITA
INTERNI SPORT ZOOMPS
L ’ISIS De Nicola” è ormai da anni impegnato nell’organizzazione di tornei sportivi. I tornei,
organizzati scrupolosamente dai nostri prof. di
educazione fisica, riguardano la pallavolo, il calcetto e il
basket.
E’ proprio da quest’ultima attività che vorrei parti-
re, poiché è stata proprio la squadra di pallacanestro a
regalarci una grande soddisfazione nel passato anno
scolastico vincendo il torneo interscolastico.
I ragazzi impegnati in questa cavalcata trionfale
di Claudio Belardo
Luigi Frascione
I NOSTRI TORNEI SPORTIVII NOSTRI TORNEI SPORTIVII NOSTRI TORNEI SPORTIVII NOSTRI TORNEI SPORTIVI ISIS DE NICOLA
hanno letteralmente stracciato ogni rivale dimostrando oltre ad un grande impegno, la capacità, e lo dico con
grande orgoglio, che ha la nostra scuola nello scovare e
valorizzare le diverse eccellenze nei vari campi scolastici e
in questo caso possiamo dire che il risultato è stato
ce ntrato in pieno.
Nei tornei maschili e femminili di pallavolo i nostri
sportivi, spinti dalla passione per questo splendido sport,
tornano di pomeriggio a scuola per cercare la giusta amal-
gama di squadra durante gli allenamenti.
Questo torneo, così come gli altri, oltre a far divertire i
ragazzi cerca di formarli e di trasmettere quei “valori
chiave” che solo lo sport sa dare.
Naturalmente si comprende anche che per i professori
questo impegno è un onere non indifferente e bisogna
dimostrare di sapersi controllare e comportare.
E’ tanto innegabile quanto scontato, che il torneo pro-
mosso e curato dal nostro prof. Ennio Perrelli, “il Gran-
de”, vissuto con maggior interesse, maggiore patos e an-
che maggiore numero di iscritti è sicuramente il torneo di
calcetto. In questo il De Nicola si muove su due fronti: il
primo è formare una squadra che possa competere a li-
vello provinciale con altre scuole, il secondo è organizzare
un torneo interno nel quale le varie classi (divise tra bien-
nio e triennio) si sfidano per la conquista dell’am-
bito primato. A mio avviso , è quest’ ultimo l’aspetto più inte-ressante poiché sono poche le scuole che organizzano tornei così
acclamati dai ragazzi.
Continua a pag.18
ISIS DE NICOLA SPORT ZOOMPS
continua da pag. 17
Denicoliani al De Nicola Day
I n questa pagina dedicata allo sport ci è piaciuto raccontarvi qualcosa del mondo della boxe, fino-
ra mai trattato sul nostro giornale. Noi siamo
grandi appassionati di pugilato e seguiamo con molto
interesse tutti gli avvenimenti e gli incontri più impor-
tanti.
Recentemente è andato in onda sul canale di SKY FX
“Fino all’ultimo round”, un docu-reality di undici epi-
sodi. È un viaggio alla scoperta del lato nascosto di un
mondo come quello del pugilato fatto di sacrifici, co-
stanza, amore e passione, uno sport individuale ma con
un profondo spirito di squadra che porta gli atleti a bat-
tersi sul quadrato per la gloria dell’intera squadra sup-
portati costantemente dai coach e dai compagni.
Sotto la guida di Francesco Damiani, insieme a Raf-
faele Bergamasco, responsabile della Squadra Azzurra
Elite, le telecamere seguono da vicino le vicende sporti-
ve, nonché personali degli atleti italiani che nell’ultimo
triennio hanno raggiunto traguardi importanti come
Roberto Cammarelle (campione olimpico e due volte
campione mondiale dei super-massimi), Clemente Russo
(oro mondiale nel 2005 e argento olimpico dei pesi mas-
simi), Domenico Valentino (oro mondiale dei pesi legge-
ri), e Vincenzo Picardi (medaglia di bronzo alle ultime
olimpiadi).
Le telecamere accendono, dunque, i riflettori sul dietro
le quinte, documentando da vicino i duri allenamenti, gli
incontri preparatori, i tornei internazionali ma anche i
momenti di crisi degli atleti che sono chiamati ad affron-
tare queste importanti sfide e che quindi subiscono una
pressione sia fisica che psicologica notevole.
La nuova sfida che attende Damiani, forse ancora più
difficile, è quella di confermare il valore del nuovo pugila-
to italiano e riac-
cendere i riflettori
su uno degli sport
più spettacolari al
mondo .
In bocca a l
lupo !
FINO FINO FINO FINO ALL’ULTIMOALL’ULTIMOALL’ULTIMOALL’ULTIMO ROUNDROUNDROUNDROUND di Andrea D’Alessio V C - Daniele Di Bello VC
Martina Esposito VC
Il venerdì, per noi ultimo giorno scolastico della settimana e
quindi di inizio relax, si trascorre il pomeriggio, fino a tarda ora
concentrandosi nell’organizzazione della partita del sabato.
ll servizio giornalistico è una delle novità apportate al tor-
neo negli ultimi anni, esso prevede uno staff giornalistico
“altamente qualificato” formato quest’anno dal capo redattore
Claudio Belardo, i giornalisti Salvatore Meglio, Emanuele Co-
cozza, Riccardo Della Vecchia e Emanuele Addezio e il “web-
boy” Stefano Messere.
Il commento o articolo giornalistico è ciò che aspettano
con maggior ansia i partecipanti al torneo, i quali si sentono
protagonisti anche leggendo il proprio nome. Le finali del tor-
neo di calcetto così come degli altri tornei di cui vi abbiamo
parlato si svolgono al De Nicola Day, giornata nella quale diver-
timento e sport sono a stretto contatto e alla quale possono
partecipare tutti gli studenti del nostro istituto. I nostri tornei ,
sono un qualcosa di unico, in quanto riescono ad aggregarci e
ad aiutarci nella scoperta delle nostre passioni in modo sano.
ISIS DE NICOLA POESIA ZOOMPS
S crivere non ha stagioni perché dà sempre la possibilità di esprimersi liberamente. Quale esempio migliore di una delle poesie più famose di Ungaretti: “Mattino”, scritta nel 1917. E incredibile come con due parole
unite tra loro da fitti richiami sonori il poeta riesca ad esprimere un concetto di dimensioni non misurabili :
Nell’ illuminazione del cielo, al mattino il poeta riesce a intuire e cogliere l’immensità, lo splendore del sole sorto
da poco che trasmette al poeta l’idea dell’infinita grandezza. Ungaretti ha voluto esprimere la gioia di immergersi nel-
la luminosa bellezza del creato, negli spazi infiniti di una mattina piena di sole, in cui percepisce una sensazione di
benessere e allora si riempie di gioia che lo fa sentire in armonia con la natura.
Il poeta è uno scultore che trasforma la materia grezza (parole e pensieri astratti) in una bellissima scultura
(la poesia).
La poesia non nasce, ma vive dentro di noi. È frutto di amore e sensibilità, è un modo di sentire ed esprimere la
realtà che ci circonda, il risultato del cammino della vita, il cuore che bussa alla mente.
La poesia ha la capacità di comunicare emozioni o suscitare riflessioni, le parole scorrono l’una dopo l’altra con
semplicità e il risultato è una composizione diretta e coinvolgente capace di regalare sensazioni. Essa rappresenta
uno strumento per comunicare i più diversi punti di vista. Va da sé che, per produrre parole e versi. è di grande aiu-
to la cultura e non intendo solo quella scolastica, ma l’istruzione a trecentosessanta gradi: leggendo e informandoci
nutriamo il nostro spirito e il nostro cervello.
I componimenti poetici sono la risposta ad impressioni e sollecitazioni del vivere quotidiano. Ogni cosa, ogni ge-
sto, ogni avvenimento, piccolo o grande che sia, può risvegliare in noi pensieri e riflessioni poetici.
Una poesia non ha un significato necessariamente e realmente compiuto come un brano di prosa, o, meglio, il
significato è solo una parte della comunicazione che avviene quando si legge o si ascolta una poesia; l'altra parte non
è verbale, ma emotiva. Poiché la lingua nella poesia ha la doppia funzione di vettore (sia di significato sia di suono) e
di contenuto (sia informativo sia emotivo), la sintassi e l'ortografia possono subire variazioni (le cosiddette licenze
poetiche) ai fini della comunicazione complessiva.
Essere poeti non significa semplicemente scrivere dei versi in rima, ma è uno stato dell'anima, un modo per tra-
smettere emozioni e stati d'animo in maniera più evocativa e potente di quanto faccia la prosa.
OLTRE LE PAROLEOLTRE LE PAROLEOLTRE LE PAROLEOLTRE LE PAROLE
Giuseppe Ungaretti
(Alessandria d'Egitto, 10 febbraio 1888 – Milano, 1º giugno 1970)
È considerato il fondatore dell'Ermetismo, corrente letteraria
che si diffonde in Italia più o meno a partire dagli anni Venti . Giuseppe Ungaretti
di Amelia Amico
IV E IGEA
M'illumino
d'immenso