atti del convegno - ristrettiatti del convegno - prima parte un’esistenza libera e dignitosa...

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Il sindaco di Novara inteviene al convegno “Carcere e territorio” or- ganizzato dal nostro gior- nale Un Educatore di Novara illustra quel che si è fatto nel 2007 per sensibiliz- zare i cittadini sui problemi del carcere Lo Psicologo di Novara ri- flette sugli in- trecci razionali ed emotivi che rendono diffi- cile l’approc- cio alla pena Il Presidente dell’A.S.S.A. spiega i motivi che hanno convinto la so- cietà a dare un’opportunità ai detenuti per collaborare e ricevere la gazza: www.lagazzaladra.org [email protected] tel. 0321 20 50 78 fax 0321 20 50 79 per sottoscrivere l’abbonamento e sostenere il progetto de La Gazza ladra tutte le informazioni a pagina 16 / GLI INTERVENTI: PRIMA PARTE / atti del convegno atti del convegno GIORNALE DEI DETENUTI DI NOVARA ANNO II N. 4 15 DICEMBRE 2007 / giordano / 3 / alessi / 8 / borgia / 10 / cantoni / 14

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  • Il sindaco di Novara intevieneal convegno“Carcere eterritorio” or-ganizzato dalnostro gior-nale

    Un Educatore di Novara illustraquel che si èfatto nel 2007per sensibiliz-zare i cittadinisui problemidel carcere

    Lo Psicologo di Novara ri-flette sugli in-trecci razionalied emotivi cherendono diffi-cile l’approc-cio alla pena

    Il Presidente dell’A.S.S.A.spiega i motiviche hannoconvinto la so-cietà a dareun’opportunitàai detenuti

    per collaborare e ricevere la gazza: www.lagazzaladra.org • [email protected] • tel. 0321 20 50 78 • fax 0321 20 50 79per sottoscrivere l’abbonamento e sostenere il progetto de La Gazza ladra tutte le informazioni a pagina 16

    / GLI INTERVENTI: PRIMA PARTE /atti

    del

    conv

    egno

    atti

    del

    conv

    egno

    GIORNALE DEI DETENUTI DI NOVARA • ANNO II • N. 4 • 15 DICEMBRE 2007

    / giordano / • 3 / alessi / • 8 / borgia / • 10 / cantoni / • 14

  • sommario

    In questo numero:

    copertina: 1^ parte degli atti del convegno • 1

    intervento del sindaco di novara • 3

    editoriale: e due... • 2

    intervento dell’assessore contaldo • 4

    il sommario del numero quattro • 2

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    LA GAZZA LADRAperiodico dei detenuti di NovaraRegistrazione n. 249 18/07/2007 - Tribunale di NovaraDirettore responsabileEnrico RuggeroneRedattoriDaniele Bonandini, Egidio Giuliani, ChedliHazgui, Francesco Pagani Cesa, Giuseppe

    Larosa, Giuliana Osella, Clara ClericiHanno collaborato a questo numeroAngelo Vittorio CantoniCooperativa Sociale MultideaAss. La luna dal pozzoProgetto editorialeCoop. Sociale Multidea - Ass. La luna dal pozzo

    Redazione e amministrazione

    via Ranzoni, 1 - 28100 Novara

    tel. 0321 205078 - fax 0321 205079

    cell. 329 73 10 126 - 329 73 10 127

    Stampato presso

    Tipografia Tiponova - via Fermi, 24 - 28100 Novara

    “A volte ritornano”, diceva un insuperato maestro del-l’horror. Questa volta, per fortuna, a ritornare non sono statii morti ma i vivi: i più vivi di tutti, si potrebbe sostenere.Era in effetti una componente particolarmente vitale dellasocietà civile e politica novarese, quella che si è ritrovata il27 ottobre alla sala Borsa - a meno di un anno di distanzadal convegno “Carcere e informazione” del 6 dicembre2006 - per discutere del rapporto tra carcere e territorio.

    L’incontro che abbiamo cercato di organizzare, al reso-conto del quale dedichiamo questo quinto numero delgiornale e parte del prossimo numero, voleva essere so-prattutto una sorta di bilancio ragionato delle diverse ini-ziative che anche a Novara sono state poste in essere perrendere più trasparente e fruttuoso il rapporto tra città li-bera e città coatta.

    Ed in realtà questo bilancio c’è stato: gli interventi diaziende, cooperative e scuole coinvolte nei diversi progettidi risocializzazione e comunicazione portati avanti negli ul-timi anni hanno testimoniato ad abundantiam - ci pare -quanta strada sia stata fatta rispetto ad un passato nonlontano e quante potenzialità ancora da sfruttare esistanosul campo.

    “Missione compiuta”, potremmo quindi limitarci a dire,prendendo a prestito una frase non molto fortunata del pre-sidente Bush.

    Ma il convegno del 27 non è stato solo questo: si èdiscusso sulla più generale tematica della penalità, si sonoconfrontate diverse esperienze internazionali, si è preso inesame lo stato dell’arte circa la ormai indifferibile riformadel codice penale.

    E si è ascoltata la voce dei ragazzi delle scuole novaresiche ci hanno spiegato, con tutta la chiarezza del caso, per-ché abbiamo ragione di esere ottimisti sul nostro futuro.

    Buona lettura, dunque. E perdonateci se - per motivi dispazio - siamo costretti a dividere gli atti del convegno indue diversi numeri del giornale: le nostre risorse arrivanosin qui, a voi l’onere e l’onore di modificare la situazione.

    la gazza ladra • numero 4 • dicembre 2007

    giornale dei detenuti di novara • approfondimenti, notizie, eventi ed iniziative sul carcere e dintorni

    intervento dell’assessore tosi • 5

    intervento del presidente alessi • 8

    intervento del magistrato cali • 6

    intervento di multidea • 12

    intervento dell’educatore borgia • 10

    è solo un mio problema: cantoni • 14

  • ■ Avevo piacere di portarviil mio saluto, che è il salutod e l l ’ a m m i n i s t r a z i o n ecomunale.

    Non avevo intenzione difare un vero e proprio inter-vento ma un saluto, che hopiacere di fare perché misembra che stamattina si diaun messaggio molto bello,che è stato raccontato illavoro che c’è stato dietro;racconto di questo lavoroche è stato fatto, che peraltroha visto l’amministrazionecomunale avere un ruoloimportante attraverso una

    delle sue società. E c’è quapoi il suo presidente chesaluto come saluto le altreautorità presenti e i magi-strati di sorveglianza che hovisto con grande piacere par-tecipare.

    Un messaggio bello daparte di chi ha dimostrato divoler cancellare, o meglio, divoler superare un momentodifficile della propria vita,guardare avanti, cercare dirisocializzarsi, di inserirsi inuna città, che è la nostracittà, dove c’è un carcereimportante, che io ho avuto

    tra l’altro modo di conoscere,spesso anche come avvo-cato, dove c’è una piccolacittà nella città, dove c’è tuttauna vita che gli operatori, oaltri hanno avuto modo dicapire e conoscere.

    E secondo me il messag-gio di oggi, attraverso espe-rienze concrete e non attra-verso chiacchiere, ai giovaniè bello soprattutto, permet-tetemi un passaggio critico,in un paese dove purtropposul tema non sempre sidanno dei messaggi.

    È di qualche mese fa l’in-dulto, un provvedimentosecondo me che va assoluta-mente in contrasto per comeè stato fatto, con un obiettivodi reinserire i carcerati e dirisocializzarli, perché il nostroparlamento ha votato unalegge che di fatto ha apertole carceri a tutti, senza distin-guere tra chi la volontà direinserimento e risocializza-zione effettivamente ce l’ha esenza distinzione anche pervalutare chi aveva la possibi-lità, una volta uscito dal car-cere, di poter svolgere una

    vita dignitosa, un’esistenzalibera e dignitosa, che è l’o-biettivo che un paese deveporsi nel momento in cuiparla di persone, cercare didare questa possibilità.

    Oggi io sono intervenuto,anche se avevo parecchi pro-

    blemi per farlo, perché citenevo, perché gli organizza-tori, che ringrazio, me neavevano spiegato la ragione,me ne avevano spiegato lafilosofia di fondo e soprat-tutto mi avevano spiegato illavoro fatto che credo meritigrande approvazione e percui complimenti a voi e buonconvegno a tutti.

    avv. Massimo GiordanoSindaco di Novara

    giornale dei detenuti di novara • approfondimenti, notizie, eventi ed iniziative sul carcere e dintorni

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    atti del convegno - prima parte

    Un’esistenza libera e dignitosaIntervento dell’avv. Massimo Giordano, Sindaco di Novara

    Un messaggio belloda parte di chi ha

    dimostrato di voler can-cellare, o meglio, di volersuperare un momentodifficile della propria vita,guardare avanti, cercaredi risocializzarsi, di inse-rirsi in una città,che è la nostra città.

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    ■ Io sono particolarmentesoddisfatto di questa inizia-tiva e vi devo dire anche conun pizzico di emozione per-ché l’altro giorno propriopensavo mentre leggevo unlibro una frase che dice checi sono cose che non pos-sono assolutamente tornareindietro: una freccia scagliataè un’occasione perduta.

    Beh, io sono convinto chequesta sia un’occasione danon perdere per iniziare unpercorso che noi abbiamogià iniziato come assessoratoalle politiche sociali in unrapporto non solo di merolavoro ma soprattutto unrapporto umano che ci halegato che ha fatto vera-mente conoscere quella cheè la realtà del mondo delladetenzione.

    Dire che questi ragazzihanno operato nel territorioa servizio della città secondoil mio punto di vista è vero,questa è stata un’esperienzaveramente interessante io lichiamo i ragazzi - se permet-tete - i ragazzi hanno colla-borato con noi, con i servizisociali e con l’Assa, che si è

    prestata - e colgo anche l’oc-casione per ringraziare il pre-sidente, dott. Alessi - che si èprestata per dare un servizioalla nostra città.

    Ma vi faccio un esempio.Quando questi ragazzi hannodeciso di fare un lavoro, chia-miamolo di pulizia, in un’a-rea che è Villa Segù. VillaSegù è abitata dai nostriragazzi portatori di handicap,è un bellissimo parco, dovec’è una villa molto bella, abi-tata da questi ragazzi chevivono lì tutto il giorno. Nonè stato solo un rapporto diandare lì con un rastrello epulire le quattro foglie chec’erano. È stato un rapportotra di noi, tra questi ragazzi,tra i detenuti che in quelmomento hanno fatto que-sta - secondo il mio punto divista - questa bellissima cosa.

    Io sono convinto proprioche questa è un’occasioneda non perdere perché credoche sia fortemente educativoper voi ragazzi conoscereuna realtà del mondo delladetenzione, ma sono altret-tanto convinto che è impor-

    tante conoscere l’uomo chein questo momento ha vis-suto un periodo – o vivrà oha vissuto – un periodo dellapropria vita perché ha fattoun errore, ha fatto un erroree davanti a noi ci dice: Scusa-temi, mi sono sbagliato, vor-rei recuperare. E quale modomigliore è quello di recupe-rare se non instaurare unrapporto umano.

    Io sono convinto e sicura-mente mi impegnerò perquesto a sponsorizzare que-sto aspetto, che è un aspettoche ci consentirà di lavorarebene per una forma di inte-grazione.

    Sono altrettanto convinto- e sono d’accordo col Sin-daco - che l’indulto, se fossestato preparato meglio, orga-nizzato meglio, se l’Assessorealle Politiche Sociali avesse,

    attraverso un progetto sull’in-dulto, organizzato, preparatoun’accoglienza diversa conmezzi e possibilità, sono con-vinto che molte persone sisarebbero integrate in questasocietà.

    Purtroppo questo non èpotuto avvenire per millemotivi che probabilmente inquesto convegno sarannosviscerati, ma io credo che,ancora per la terza voltavoglio dire, che questa non èun’occasione da perdere,dobbiamo coltivarla e soprat-tutto voi ragazzi dovete vera-mente impegnarvi a starevicino ai ragazzi per aiutarliin questa integrazione nellasocietà e perché non sonodiversi da noi. Grazie.

    dott. Massimo ContaldoAssessore alle Politiche

    Sociali del Comune di Novara

    atti del convegno - prima parte

    Un’occasione da non perdereIntervento di Massimo Contaldo, assessore alle politiche sociali del Comune di Novara

    la gazza ladra • numero 4 • dicembre 2007

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    giornale dei detenuti di novara • approfondimenti, notizie, eventi ed iniziative sul carcere e dintorni

  • ■ La nostra squadra giocacon un pubblico numeroso,che fa un grande tifo. Cisono a sostenerla detenuti,familiari di detenuti, ci sonodelle prostitute che sonostate salvate dalla tratta eanche altre che non sonoancora salvate, ci sono i Pre-sidenti delle Associazioni didisabili, ci sono molti disabiliurlanti e con le bandiere,sono gli ultimi, ma propriogli ultimi, ci sono i disperatie ci sono gli ultimi anchedegli immigrati.

    Si gioca. Si gioca controvarie squadre e devo direcon piacere che dopobattaglie lunghe e faticosesi vince.

    A questo punto c’è il pre-mio di partita, una partitalunga. E il premio è deciderecome vanno ripartite lerisorse.

    Quindi si scelgono trecapitoli: la sanità che comun-que è una sanità decente, amio parere, tutti hanno unmedico di base, anche semancano delle risorse.

    Molte risorse sulla scuola.Si investe di più soprattuttoper chi a scuola va, magari

    come disabile ma è ancoraun corpo morto, per cui civogliono degli insegnantiattrezzati perché questiragazzi possano moltomigliorare.

    E l’investimento maggiore,almeno per quel che miriguarda, è sui detenuti, suidisabili, sugli ultimi.

    Qui investiamo propriomolto all’insegna di unamore compassionevole, ouna compassione amore-vole, come si vuol dire. Cioènoi riossigeniamo questasquadra di calcio e questasquadra riossigena la società.

    Quindi alla fine della garasi piange e si ride, maabbiamo davvero vinto? Sì,abbiamo vinto.

    In qualche modo vuol direche noi accendiamo dei fuo-chi in una notte buia che siillumina. E diciamo alla senti-nella di guardia: a che puntoè la notte?

    La notte è ancora nottema in fondo c’è un bagliore ec’è l’aurora. Si intravede cioèun mondo dove la scuola

    vera per tutti per i disabilianche e soprattutto, c’è laformazione al lavoro, a tutti eil lavoro per tutti. Ci sonodelle case-appartamentosparse qua è là in provinciaper i “durante noi” e per il“dopo di noi”, c’è qualchelocale per detenuti e per ifamiliari che non dormonopiù sul marciapiede pervenire a trovare il lorocon-giunti, e quindi davvero sipiange e si ride.

    E la domanda è: abbiamoproprio vinto?

    Io dico: sì, abbiamo pro-prio vinto.

    Ma le risorse ci sono?

    Sì, abbiamo sequestrato isoldi che servono per il pros-simo anno all’”Isola deifamosi” e per “Il grande fra-tello” e abbiamo deciso dibruciare chi fa questi spetta-coli con i nostri fuochi, nelsenso che siamo abbastanzadecisi questa volta. Li bru-ciamo. Li bruciamo, così inostri fuochi sono alimentati.

    Volevo dire anche dueparole sull’indulto. Io sonol’unico favorevole all’indulto,credo, qua dentro, all’indultoche c’è stato. Sono favore-vole perché questo indultoha messo in evidenza quelloche avveniva comunque tuttii giorni, con i carcerati, i dete-nuti che se ne vanno senzacasa, senza lavoro e questoche cosa può essere se nonuna coazione a ritornare incarcere?

    Ci sono delle esperienzein Italia, per esempio aPadova perché là ci sono lestrutture.

    E allora questo indultoalmeno ha messo a fuocoquello che non è più soppor-tabile, ma che con le nostrerisorse nuove cercheremoinvece di rimediare. E ci saràallora un nuovo indulto, iospero, un nuovo indultoancora per cui ci sarannoqueste strutture. Insommac’è un entusiasmo fino allestelle.

    Contro l’indifferenza, con-tro l’inerzia, contro l’assenzadi attese, di speranze e diricerca, contro una vita chenon merita neanche diessere vissuta, questa partitaè la partita davvero dellarivoluzione. Abbiamo accesoi fuochi, c’è qualche bagliored’aurora, non vogliamo, oltrei fuochi portare anche acquapulita per alimentare l’acqua-rio in cui vivono gli uomini.

    dott. Massimo TosiAssessore alle Politiche Sociali

    della Provincia di Novara

    giornale dei detenuti di novara • approfondimenti, notizie, eventi ed iniziative sul carcere e dintorni

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    atti del convegno - prima parte

    A che punto è la notte?Intervento di Massimo Tosi, Assesore alle politiche sociali della provincia di Novara

    Io sono l’unicofavorevole all’indulto,

    credo, qua dentro, all’in-dulto che c’è stato. Sonofavorevole perché questoindulto ha messo in evi-denza quello che avvenivacomunque tutti i giorni,con i carcerati, i detenutiche se ne vanno senzacasa, senza lavoro e questoche cosa può essere se nonuna coazione a ritor-nare in carcere?

  • ■ Tutta una serie di iniziativepromosse e portate avanti inquesti anni presso gli Istitutidi Pena su cui ho giurisdi-zione, e che hanno coinvoltotutta una serie di attori (isti-tuzioni penitenziarie, forzepolitiche Magistrati di Sorve-glianza enti presenti ed ope-ranti sul nostro territorio)hanno testimoniato che unincontro è possibile, perchéci riguarda tutti.

    Mi permetto di citare la te-stimonianza che Roberto Be-nigni nel leggere il V Cantodell'Inferno ai detenuti delCarcere di Opera ha spiegatoparlando del male, dellapietà, della speranza di ri-scatto e della grandezza delnostro essere uomini e chela collega, amica, promotricedi questa mirabile iniziativa

    che tanto ha commosso i de-tenuti (chiaro esempio dicosa voglia dire preoccuparsidi esserci più e meglio den-tro al carcere) mi ha inviato.

    "Guardate che questo li-bro è stato scritto non persoldi, ma Dante ci ha volutofare un regalo, un regalo atutti noi, che ci fa capire cheper vincere il male non biso-gna far fìnta di non vederlo,bisogna guardarlo fino infondo nell’affrontarlo, attra-versarlo, bisogna attraversarel'Inferno per andare in Para-diso. E quando alla fine dellaCommedia esci dal Paradisocon il poeta, vedi che ci haportati tutti con sé. Sostan-zialmente Dante ci dice che ilmondo fa un po' schifo, eche noi siamo tremendi,tutti, ma ti fa anche pensare

    che dentro di noi, dentroognuno di noi c'è una parteimmensa. Stiamo sempre apensare alla nostra partepeggiore, ma abbiamo unaparte immensa e ognuno dinoi è protagonista assolutodi una cosa unica, irripetibilememorabile unica, la suavita, che non si ripeterà maipiù per l'eternità sul palcodel mondo. Ognuno di noine è protagonista ora, inquesto momento. Dante cidice che nella nostra vitapossiamo scegliere e ci dicela maniera. Ci dice che i fattidel mondo non sono la finedella questione e che ilmondo è molto di più diquello che pensiamo. Ci diceche ognuno di noi è qui percompletare l'affresco delmondo e nessuno, nessunodi noi è così strano da nonpoter essere capito. Dantecon la sua poesia ci regalaquesta bellezza e ci dice cheognuno di noi non può sce-gliere il suo destino, ma c'èuno spazio infinito che è ilproprio desiderio e può sce-gliere liberamente di andarefino in fondo a quel deside-rio. Lì qualsiasi cosa ci tocchidi vivere, anche in catene, c'èper ciascuno di noi questospazio libero che nessuno cipuò togliere.

    Da questo punto di vistasiamo invincibili, nessunopotrà piegare questa libertàche ci è stata data."

    Un altro esempio miviene da quello che propriodi recente una mia amicami ha scritto a proposito diun laboratorio teatrale cheha svolto con detenuti tra i35 e i 65 anni

    "Incontro da subito negliocchi di queste persone il bi-sogno di essere guardati conpassione, di essere perdo-nati, valorizzati. In questosiamo davvero tutti uguali,anche se le scelte di vita nonsono le stesse.

    In classe leggevano Dantee hanno incontrato nel Xcanto la figura di Giotto. Cosìho proposto loro un testoteatrale dove trasparivanovalori come la scoperta, lavalorizzazione del talento, lapresenza di un Bene in que-sta realtà che va costante-mente guardata ed amata.Ho dunque riscritto questotesto riadattandolo e pen-sando al loro modo di muo-versi in scena, al loro ac-cento dialettale. Insiemeabbiamo fatto un vero e pro-prio laboratorio, fatto diascolto reciproco, confronto,valorizzazione delle caratteri-stiche personali di ognuno,incoraggiamenti. Abbiamosuperato assieme scettici-smo e paura di non farcela.Ho chiesto a dei miei cariamici, compagni ed esperti

    di vita, di teatro ad aiutarmiin questa avventura. Cosìsono venuti più di una voltaa lavorare con noi.

    Colpita dal loro atteggia-mento alla fine del corso edalla positiva riuscita finaledello spettacolo avvenuto da-vanti alle autorità carcerarie,

    atti del convegno - prima parte

    Prendere sul serio la nostra umanitàIntervento di Monica Cali, Magistrato di Sorveglianza di Novara

    la gazza ladra • numero 4 • dicembre 2007

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    giornale dei detenuti di novara • approfondimenti, notizie, eventi ed iniziative sul carcere e dintorni

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    per vincere il malenon bisogna far fìnta

    di non vederlo, bisognaguardarlo fino in fondo nel-l’affrontarlo, attraversarlo,bisogna attraversare l'In-ferno per andare inParadiso

    “”

  • ho scritto ad ognuno di que-sti detenuti una lettera per-sonale e sincera ed uno diloro mi ha risposto in questomodo:

    "Quando le cose sem-brano crollarti addosso ve-dendo svanire tutto ciò che

    avevi costruito, ti senti perso,sfinito, pensi addirittura dinon andare più avanti, tichiedi se nella vita possa es-serci ancora una possibilitàper dimostrare ciò che dibuono puoi costruire, di po-tercela fare; soprattutto tichiedi se puoi ottenere fidu-cia da qualcuno per dimo-strare ciò, perché nella vitacredo non basti mettersi ingioco, ma serve che qual-cuno ti dia la possibilità difarlo. Tu hai creduto in noi,ti sei dedicata con passioneal progetto che seppur pic-

    colo, è stato grande nel no-stro interiore, personalmentehai creduto in me e mi haifatto fare qualcosa che cre-devo di essere inadatto, in-capace di fare".

    E' quanto ho io stessa horiscontrato nell'opinione dialcuni detenuti che hannopartecipato ai lavori di recu-pero del patrimonio am-bientale che ormai daqualche anno il Comune diNovara nella persona del-l'ASSA da la possibilità disvolgere ai detenuti del car-cere di Novara, vero e pro-prio esempio, a miogiudizio, di modo di starecon gli altri e per gli altri.

    "Io già lavoro in carcereeppure sono stato felicissimodi partecipare all'esperienzadei lavori di recupero del pa-trimonio ambientale, anzispero che la cosa continui. E'una possibilità per farsi co-noscere per farsi vedere perfar conoscere chi sei real-mente se fai una cosa buonaper la collettività. . Abbiamosentito la città più vicina.

    Il fatto di non essere re-munerati non è importante,quando vedo che gli altrisono felici per quello che hai

    fatto anch'io lo sono, perchéil lavoro oltre che per il man-tenimento, è un bisogno perl'uomo è per l'uomo" (dete-nuto extracomunitario delMarocco).

    "Sono d'accordo con que-sta iniziativa, mi è piaciutamoltissimo è davvero buona.Stare insieme con altragente, dare una mano e sen-tire gli altri vicino è una cosache dà speranza e ti fa capireche non sei poi così diversoperché gli altri non ti vedonocosì diverso.

    Questa esperienza hacambiato il clima anche tranoi in carcere, c'è moltameno pressione, si litiga dimeno. E' stata una grande op-portunità. E' importante, co-municare, incontrare. Primanon sentivamo tutta questavicinanza" (detenuto extraco-munitario ecuadoregno).

    "È stata la prima volta cheuscivo dopo otto lunghi annidi detenzione. Credevo fossetraumatico, ma il fatto di es-sere uscito per la comunitàdi Novara ha attenuato l'im-patto, mi sono subito trovatomolto bene, a mio agio,probabilmente era l'idea difare qualcosa di molto utile

    per gli altri. Non essere retri-buiti è relativo, lo scopo diquesto progetto è già unagrande retribuzione, il fattodi essere accettati e accoltidalla comunità alla quale haifatto dei danni è già un re-galo, un compenso. Pensoche per un detenuto la cul-tura del lavoro debba pren-dere le mosse proprio dalcarcere. Non si possono pas-sare anni a parlare di coseestremamente negative (e incarcere oggi purtroppo ècosì). Il lavoro in carcere do-vrebbe essere obbligatorio, aprescindere dalla retribu-zione. Il lavoro è un bisognouna necessità per l'uomo.Grazie per l'opportunità checi avete dato" (detenuto perun grave reato di detenzionee spaccio).

    Occorre prendere sul se-rio la nostra umanità nelrapporto con qualcuno chele dia credito altrimentiqualsiasi intervento è e ri-marrà inconcludente senzaun'esperienza di educazioneviva.

    dott.ssa Monica CaliMagistrato di Sorveglianza

    Novara

    giornale dei detenuti di novara • approfondimenti, notizie, eventi ed iniziative sul carcere e dintorni

    la gazza ladra • atti del convegnoIl m

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    •atti del convegno - prima parte

    7

    Tu hai creduto innoi, ti sei dedicata

    con passione al progettoche seppur piccolo, è statogrande nel nostro interiore,personalmente hai credutoin me e mi hai fatto farequalcosa che credevo diessere inadatto,incapace di fare

    “”

  • ■ Sono molto contento diavere ricevuto questo invitoche mi sembra una cosamolto importante.

    Un convegno che metteveramente in evidenza qualisono le problematiche diqueste persone.

    Rispetto agli interventiche ci sono stati preceden-temente vorrei metterequanto meno in evidenza laparte tecnica e quindi

    diciamo così portare a cono-scenza di tutti i presenti ciòche queste persone fannoall’interno dell’Assa.

    Poi vorrei dire ancheun’altra cosa. Sono rimastomolto colpito dall’interventodella dottoressa Cali, in par-

    ticolar modo un passaggio,dove la dottoressa Cali di-ceva che questi ragazzi chepartecipano a questi progettiringraziano il giudice di sor-veglianza e quelli che orga-nizzano questi progetti per-ché loro possonopartecipare, diciamo così, aquesti lavori. Io devo direcon molta sincerità che, se-condo il mio punto di vista,non sono loro che devonoringraziare, bensì siamo noi.In questo caso parlo comecittadino. Perché dobbiamoringraziare queste persone?Perché effettivamente offread impegnarsi in manieraveramente molto seria e conuna bontà di spirito eccel-lente, per quello che ne soio nel seguire, diciamo così,questi percorsi di quest’ul-timo anno, visto che io sonopresidente da un anno, ef-fettivamente ci hanno datola possibilità di rendere an-cora più bella e pulita le no-

    stre vie, i nostri parchi, i no-stri giardini, di rendere piùpulita anche la nostra città.Quindi un ringraziamento vaa loro, non soltanto appuntocome presidente di Assa, macome cittadini di Novara. Equesto vorrei che fosse rico-nosciuto.

    Per quanto riguarda,diciamo così, la questioneAssa, io faccio soltanto unapiccola relazione, tantoappunto per portar a cono-scenza i presenti di ciò chefa Assa.

    Dal 2004 Assa collaboraalle iniziative promosse dalComune di Novara per ilreinserimento sociale e lavo-rativo dei detenuti. Sia nell’e-dizione degli interventi dedi-cati al recupero delpatrimonio ambientale, sianei progetti relativi alla leggeregionale 45/95, che preve-dono l’impiego di detenuti inlavori socialmente utili a pro-tezione dell’ambiente finan-ziati dalla Regione Piemonte.

    Negli interventi dedicati alrecupero del patrimonioambientale si prendono inconsiderazione aree periferi-che oggetto di abbandono edegrado.

    Il tipo di intervento inizial-mente riguarda rimozione

    dei rifiuti, raccolta foglie,diserbo manuale, mondaturainfestanti e rovi.

    Poiché questo tipo di ini-ziativa si integra con i per-corsi intrapresi dalla leggeregionale 45/95, Assa forni-sce supporto logistico tra-mite il personale impegnatoin progetti legge 45 in corso,oltre ai mezzi ed alle attrez-zature necessari per svolgereil lavoro. Più precisamenteAssa mette a disposizione:autocarri cassonati per ilcaricamento e il trasportodei rifiuti, delle foglie e per laconsegna delle attrezzaturesul luogo dell’intervento;operatori di supporto per itrasporti; dotazioni perso-nali: guanti, visiere, occhiali

    atti del convegno - prima parte

    Con loro la nostra città è più bellaIntervento di Giovanni Alessi, Presidente A.S.S.A. SpA di Novara

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    Ci hanno dato lapossibilità di rendere

    ancora più bella e pulita lenostre vie, i nostri parchi, inostri giardini, di renderepiù pulita anche lanostra città.

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    Dal 2004 Assa col-labora alle iniziative

    promosse dal Comune diNovara per il reinserimentosociale e lavorativo deidetenuti. Sia nell’edizionedegli interventi dedicati alrecupero del patrimonioambientale, sia nei progettirelativi alla legge regionale45/95, che prevedono l’im-piego di detenuti in lavorisocialmente utili a prote-zione dell’ambiente finan-ziati dalla RegionePiemonte.

  • protettivi, mascherinemonouso; materiali edattrezzature varie a secondodel tipo di intervento e delmodulo dei partecipanti:decespugliatori, pale,rastrelli ed altri attrezzi e sac-chi per rifiuti.

    L’edizione del 2007 pre-vede dieci interventi perognuno dei quali sono coin-volti circa dieci detenuti dellaCasa Circondariale di Novara.

    Le aree interessate dagliinterventi periodici sono: ilparco di Villa Segù, l’areaAgogna, zona quella dedicataagli spettacoli viaggianti, l’a-rea del parco della Battagliae la zona del Cim.

    Nei progetti relativi allalegge 45 che prevedono la

    bonifica di discariche abusivee interventi di manutenzionestraordinaria verde sita nelComune di Novara, Assa sioccupa della gestione e del-l’organizzazione del perso-nale da inserire nell’ambitodei lavori, del coordinamentospecifico con la Casa Circon-dariale per la definizione deiluoghi di lavoro, del coordi-namento con gli altri serviziper la gestione del progetto -i servizi sociali del Comunedi Novara, i servizi del Mini-stero di Grazia e Giustizia, iservizi per gli anziani – delmonitoraggio bimestrale del-l’andamento del progetto,della fornitura delle dota-zioni antinfortunistiche, dellagestione, dell’informazioneda fornire ai soggetti da inse-rire nel progetto e relativeindicazioni tecnico operativenecessarie allo svolgimentodei lavori.

    Assa garantisce inoltre aibeneficiari i mezzi necessariagli spostamenti ed alleescursioni dei lavori previstidal progetto.

    Inoltre la sede di Assa è ilcentro dell’attività lavorativae un punto di ritrovo quoti-diano.

    Il referente di Assa forni-sce le indicazioni per lo

    svolgimento delle attività daattuarsi durante la setti-mana lavorativa e la tempe-stiva comunicazione allaCasa Circondariale di even-tuali variazioni.

    L’orario di lavoro è di 36ore settimanali, dal lunedì alvenerdì, dalle ore 7.30 alleore 12.30 e dalle ore 14.00alle ore 16.12.

    I costi a carico di Assasono relativi ai buoni pastodi mezzogiorno. Speriamoche prossimamente si possafare qualcosa di più.

    La durata del progetto. Ilprogetto in corso, denomi-nato “Belli dentro”, è di 12mesi. È partito il 2 maggio2007 e terminerà il 30aprile 2008.

    Il numero dei detenutiimpegnati è di due, a frontedei cinque previsti dal pro-getto, in condizione di semi-libertà, o ammessi al lavoroesterno, o affidati ai servizisociali, o in detenzionedomiciliare.

    La Giunta comunale diNovara, con deliberazione 23maggio 2007, ha approvato ilprogetto anche per l’anno2008-2009.

    La partecipazione di Assaa queste iniziative, unicaazienda in Piemonte, costi-tuisce un’esperienza ed un’i-

    niziativa molto importanteed apprezzata a livello nazio-nale, nonché orgoglio posi-tivo d’immagine, in quanto

    l’iniziativa del Comune diNovara è l’unico esempio alivello nazionale che prevedeuna continuità di interventiintegrati articolati durantel’anno e che si aggiunge alpiano di reinserimento.

    Giovanni AlessiPresidente di A.S.S.A. SpA

    Novara

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    Assa si occupa dellagestione e dell’orga-

    nizzazione del personaleda inserire nell’ambito deilavori, del coordinamentospecifico con la Casa Cir-condariale per la defini-zione dei luoghi di lavoro,del coordinamento con glialtri servizi per la gestionedel progetto, del monito-raggio bimestrale dell’an-damento del progetto,della fornitura delle dota-zioni antinfortunistiche,della gestione, dell’infor-mazione da fornire ai sog-getti da inserire nel pro-getto e relative indicazionitecnico operative necessa-rie allo svolgimentodei lavori.

    L’edizione del 2007prevede dieci inter-

    venti per ognuno dei qualisono coinvolti circa diecidetenuti della Casa Circon-dariale di Novara.Le aree interessate dagliinterventi periodici sono: ilparco di Villa Segù, l’areaAgogna, zona quella dedi-cata agli spettacoli viag-gianti, l’area del parco dellaBattaglia e la zonadel Cim.

  • ■ Da diversi anni si parla diCarcere non come unastruttura isolata bensì comeuna comunità che non soloè parte integrante del tes-suto cittadino, ma anche esoprattutto è un soggettoattivo nella vita della so-cietà stessa.

    Da questi presuppostisono nate iniziative socialiche hanno visto come prota-gonisti i detenuti e come be-neficiari i cittadini. Ricordobrevemente le giornate diRecupero del PatrimonioAmbientale, gli inserimentilavorativi presso l’AziendaAssa, il progetto con alcunescuole di Novara sulla penae il suo significato.

    Iniziative che hanno coin-volto gli operatori peniten-ziari (educatori, assistenti so-ciali, polizia penitenziaria), ilComune, la Provincia, leAziende, gli Istituti scolastici,le Associazioni culturali.

    Lungo e faticoso è stato illavoro svolto da tutti coloro

    che hanno partecipato a taliiniziative, un lavoro che nonè stato privo di intralci, con-trattempi, difficoltà. La faticaè stata comunque ripagatacon i risultati ottenuti a di-versi livelli, non ultimo il ri-trovarci qui in questo Con-vegno, che è solo un puntodi partenza e non di arrivo:molto ancora si deve fare af-finché il detenuto acquisti di-gnità e possa sentirsi con-cretamente l’anello di unacatena sociale.

    Oggi si punta sulla cen-

    tralità dell’uomo prima an-cora della pena e questocomporta un’attività tratta-mentale continua; fare atti-vità trattamentale, vuol direstare a fianco del detenuto,capirne i bisogni, le carenze,avere la necessaria sensibi-lità affinché si possa com-prendere su cosa far leva perrimotivare, perché possa av-venire un cambiamentonella sua vita, perché i valorisocialmente riconosciuticome validi diventino valoriinteriori su cui riprogettare lapropria esistenza.

    Rimanere chiusi all’in-terno del carcere e lavoraresolo all’interno di esso, vuoldire – a mio parere – non ri-conoscere che la vita (quellaautentica, fatta di quotidia-nità, di lavoro, di affetti, didifficoltà, di gioia e di do-lore) è quella che si vivedopo l’espiazione dellapena. All’interno del carcerela vita è programmata e re-golata da quotidiane sca-denze e l’unica assunzionedi responsabilità da parte deldetenuto consiste nel man-tenere la cosiddetta “rego-lare condotta”.

    Poco, troppo poco, a mioavviso, perché l’operatore so-ciale possa dire di aver as-solto ai propri compiti; troppopoco per il detenuto perchépossa uscire dal carcere conun’esperienza positiva spen-dibile all’esterno, poco per-ché possa dire che il carcere èanche un luogo dove ci puòfermare a riflettere, dove im-parare a conoscersi meglio,ad utilizzare le proprie poten-zialità in maniera utile e co-struttiva per se stessi e per lacomunità in cui si vive.

    Da qui l’importanza e lanecessità di iniziare un per-corso che porterà al rientronella società libera già du-rante la detenzione, un per-corso che pertanto deve pas-

    sare attraverso unacondivisione, un confronto,da parte di chi opera nel so-ciale, ma non solo.

    Da qui, ancora, la fermaconvinzione che offrire al de-tenuto la possibilità di assi-stere a spettacoli teatrali (ri-cordo gli spettacoli che ognianno organizza il Comune diNovara con il settore dell’-handicap ad esempio), amanifestazioni sociali, alMeeting sulla libertà tenutosia Rimini 3 anni fa e a cuihanno partecipato 5 dete-nuti, al recupero del Patri-monio ambientale, ad inizia-tive promosse dalla LegaAmbiente siano, tutte, op-portunità preziose che richie-dono assunzione di respon-sabilità da parte di chipermette che esse si realiz-zino (Magistrati, Direttore,Educatori) nella misura incui si crede che uscire dalcarcere significa far cono-scere, arricchire di espe-rienze che hanno un valorela vita di chi sta espiandouna pena; sollecitare una ri-flessione profonda su ciò

    atti del convegno - prima parte

    Passare attraverso la condivisioneIntervento di Patrizia Borgia, capo area Educatori Casa Circondariale di Novara

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    La fatica è stata co-munque ripagata

    con i risultati ottenuti a di-versi livelli, non ultimo ilritrovarci qui in questoConvegno, che è solo unpunto di partenza e non diarrivo: molto ancora sideve fare affinché il dete-nuto acquisti dignità epossa sentirsi concreta-mente l’anello diuna catena sociale.

    Da qui l’importanza ela necessità di ini-

    ziare un percorso che por-terà al rientro nella societàlibera già durante la deten-zione, un percorso che per-tanto deve passare attra-verso una condivisione, unconfronto, da parte di chiopera nel sociale, manon solo.

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  • che si sta facendo, significa -insomma - credere che que-

    sta è la strada giusta affinchéla detenzione non sia merapunizione o un periodo incui si affinano le “compe-tenze delinquenziali”, in cuici si arricchisce di rabbia e sichiudano gli occhi al mondodelegando agli altri le pro-prie responsabilità, bensì unmomento della vita in cui sipuò riflettere intimamentesu ciò che è stato e ciò chesi vorrebbe in futuro, sucome riparare al danno pro-vocato a se stessi, alla pro-pria famiglia, alla collettività.

    Perché ciò avvenga è ne-cessario convogliare le ri-sorse di tutti coloro chehanno il compito istituzio-

    nale di occuparsi del carcere(legislatori, operatori peni-tenziari), ma anche di coloroche rappresentano le Istitu-zioni locali; solo attraverso lasinergia e l’attenzione di tuttisi possono affrontare per-corsi condivisi che portino arisultati attesi.

    Da alcuni anni, in effetti,il carcere sta cambiando,forse non con lo stessoritmo della società libera. Icambiamenti sono lenti, per-ché occorre essere cauti eprudenti: la giustizia, il dete-nuto, le vittime dei reati, ri-chiedono una riflessioneprofonda, perché le idee diognuno vanno rispettate eperché ogni pensiero puòessere condiviso o ripudiatoma comunque è, e deve es-sere, degno di rispetto e ri-flessione.

    Per questo ho parlato inprecedenza di difficoltà e difatica nello svolgimento deicompiti istituzionali. Nessuncambiamento è indolore,nessun uomo che voglia at-tuare un cambiamento puòesimersi dall’assumersi re-sponsabilità o può pensaredi rimanere fermo quando isegnali esterni indicano di

    muoversi.Responsabilità: se ne è

    parlato molto in questi ultimitempi a seguito di fatti por-tati alla cronaca dai media.Detenuti usciti per conces-sione di indulto e tornati incarcere per aver commessonuovi reati. Nei tanti anni dilavoro ho visto molti uominientrare in carcere, uscirneper fine pena e rientrarvi 1,2, 3 e più volte. Ma ho co-nosciuto anche tanti uominidi cui la cronaca non si oc-cupa che definirei semplice-mente speciali…, specialinella loro semplicità.

    Li ho visti lavorare nellapulizia delle strade e dei par-chi di Novara, al freddo di di-cembre e al caldo afoso diagosto. Li ho visti entusiastidi sentirsi utili, soddisfattiper i lavori di recupero am-bientale portati a termineper la collettività, li ho visticontenti di fare parte di ungruppo di lavoro, atipico, maspeciale.

    Ho conosciuto uominicon una dignità ed onestàinteriore esemplari.

    E’ soprattutto per loro cheposso affermare di aver vis-suto negli ultimi anni espe-rienze di lavoro che hannosoddisfatto il bisogno di dare

    un significato autentico almio ruolo di educatore, chenon poteva limitarsi ad unaosservazione effettuataesclusivamente all’internodel carcere dove la strumen-talizzazione del rapportoeducatore/detenuto direi

    che è un naturale dato difatto. Lavorare per il dete-nuto e con il detenuto vuoledire capire, condividere, en-trare in empatia. Vuol direarricchire la propria vita ed ilproprio ruolo, vuol dire, an-cora, intervenire nel mo-mento giusto per fornire so-stegno nella risoluzione diproblemi importanti, come illavoro, la ricerca di un’abita-zione, ma anche meno im-portanti; vuol dire, infine sta-bilire una relazione di aiutoautentica che possa arric-chire e non mortificare, vuoldire dare dignità alla per-sona detenuta e al nostrostesso compito istituzionale.

    Rivolgo un ringrazia-mento particolare ai Magi-strati di Sorveglianza chehanno creduto in questonuovo modo di operare,spesso sollecitando e propo-nendo attività importanti edutili al cosiddetto recuperodel condannato.

    Ringrazio la Multidea, chegrazie all’impegno encomia-bile ha dato e sta dando unarisposta concreta ad uno deiprincipali problemi del dete-nuto dimettendo come la ri-cerca di un lavoro.

    Patrizia BorgiaCapo area Ufficio Educatori

    Casa CircondarialeNovara

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    Da alcuni anni, in ef-fetti, il carcere sta

    cambiando, forse non conlo stesso ritmo della so-cietà libera. I cambiamentisono lenti, perché occorreessere cauti e prudenti: lagiustizia, il detenuto, le vit-time dei reati, richiedonouna riflessione profonda,perché le idee di ognunovanno rispettate e perchéogni pensiero può esserecondiviso o ripudiato macomunque è, e deve es-sere, degno di ri-spetto e riflessione.

    Lavorare per il dete-nuto e con il dete-

    nuto vuole dire capire, con-dividere, entrare inempatia. Vuol dire arric-chire la propria vitaed il proprio ruolo.

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    Credere che questaè la strada giusta af-

    finché la detenzione nonsia mera punizione bensìun momento della vita incui si può riflettere inti-mamente su ciò che èstato e ciò che si vor-rebbe in futuro, su comeriparare al danno provo-cato a se stessi, alla pro-pria famiglia, allacollettività.

  • ■ Buongiorno a tutti. Vorreiinnanzitutto, a nome dell’as-sociazione “La Luna dalPozzo”, che ha cercato di or-ganizzare questo incontro,ringraziare tutti i relatori chemi hanno preceduto. E vorreiringraziare tutti i presenti perla loro partecipazione: unapartecipazione che da sola te-stimonia - a mio giudizio - ilsuccesso di questo convegno.

    Molti di noi si erano giàincontrati, poco meno di unanno fa, in una sala poco di-stante da questa, per discu-tere del rapporto - non certoidilliaco - tra carcere ed infor-mazione. Si era trattato, inquella circostanza, di un con-vegno essenzialmente di de-nuncia: di denuncia dellemolte storture che purtropposegnano la relazione tra uni-verso mediatico e universopenitenziario. Oggi mi paredi poter dire che le cosesiano andate e stiano an-dando diversamente. Certo,non è mancata e non potevamancare la denuncia delmolto che ancora non fun-ziona come dovrebbe, nelrapporto tra carcere e territo-rio: e tuttavia abbiamo sinorasoprattutto discusso di ciòche di positivo è stato fatto,abbiamo soprattutto ragio-nato intorno alle diverse ini-ziative ed esperienze chesono state poste in essere –nella nostra città - per ren-dere un po’ più sottile e tra-sparente il muro che separala città “esterna” dalla città“interna”.

    Tra queste esperienze, ul-tima in ordine di tempo edultimissima in ordine di gran-dezza, c’è anche Multidea, lacooperativa sociale a cui ab-

    biamo dato vita circa unanno fa e che rappresenta -nella provincia - il primo ten-tativo di costruire un’unità diproduzione interamente ge-stita da ex detenuti o da de-tenuti in esecuzione penaleesterna.

    Quello che ci animava eche ancora ci anima, aldilàdella passione personale edella speranza di poter com-binare qualcosa di buono,era ed è una convinzione for-temente radicata: la convin-zione che davvero il carcerecostituisca uno spaccatodella società nel suo com-plesso, e che dunque fareimpresa o cooperazione per icarcerati e con i carceratipossa incontrare le stessedifficoltà e le stesse opportu-nità che può trovarsi difronte un qualunque impren-ditore o cooperatore nellasocietà libera.

    Oggi, a distanza di circaun anno, crediamo di poterdire che questa convinzionesia stata largamente suffra-gata dai fatti. All’inizio del2007 eravamo in effetti duesoli soci lavoratori: adessoMultidea inquadra una quin-dicina di persone - quasitutte ex detenuti o detenuti

    in esecuzione penale esterna- e siamo alla ricerca di nuovisoci che ci consentano di svi-luppare, oltrechè di onorare,i diversi rapporti di collabora-zione e di lavoro che ab-biamo instaurato con unamolteplicità di sogetti pub-blici e privati - molti sonopresenti in questa sala e lisaluto - nei diversi campi diattività in cui la cooperativa èpresente.

    Nel frattempo abbiamocercato di dare continuità alnostro giornale, “La Gazza la-dra”, che è giunto al suoquinto numero e che staconcludendo la sua primacampagna abbonamenti. Esempre nello stesso tempo,attraverso l’associazione “Laluna dal pozzo”, abbiamoprovato a organizzare eventicome questo e ad alleviare -sia pure in piccolissima mi-sura - lo stato di indigenzaassoluta in cui versa granparte della popolazione de-tenuta a Novara come dap-pertutto.Quello che si è ten-tato di mettere in piedi, inaltre parole, è un polo di at-tenzione e di intervento sullarealtà della detenzione nelsuo complesso: un polo chesappia articolarsi tanto inuna dimensione economicae lavorativa quanto in unaproposta comunicativa e cul-turale.

    Tutto ciò è stato fatto - vo-glio metterlo in evidenza -con un tasso di recidiva nelcorso dell’anno pari a zero, afronte di statistiche nazionaliche ci parlano - lo abbiamosentito - di percentuali oscil-lanti tra il cinquanta e il set-tanta per cento.

    Naturalmente si tratta

    solo dei primissimi passi: sa-rebbe sbagliato, io credo,cercare di redigere già oggidei bilanci in negativo o inpositivo circa quello che si èriusciti o non si è riusciti acostruire. E sarebbe addirit-tura comico, di fronte all’e-normità del lavoro che restada fare, indulgere ad unqualsiasi sentimento di ap-pagamento.

    E tuttavia l’esperienza diquesti mesi ci permette, senon altro, di raccoglierequalche piccolo insegna-mento utile per il futuro.Qualche picolo insegna-mento che può forse sinte-tizzarsi in poche parole: lecose si possono fare.

    Si possono fare anchesenza grandi mezzi, e si pos-sono fare anche su di un ter-reno obiettivamente difficilee “scivoloso” come quellorappresentato dal reinseri-mento sociolavorativo deidetenuti e degli ex detenuti.

    Si possono fare, io credo,a condizione di mettere alcentro del discorso un valoreuniversalmente predicatoma non sempre universal-mente praticato: la dignitàdelle persone.

    Detta così, me ne rendoconto, la faccenda apparebanale: chi può dichiararsi inlinea di principio contrarioalla dignità delle persone? Eallora credo che convengaprovare a declinare in terminioperativi questo concetto,che così può forse perdereun po’ della sua ovvietà.

    Perché parlare di dignitàdelle persone, in riferimentoal reinserimento sociolavora-tivo dei detenuti, significa peresempio offrire stipendi nor-

    atti del convegno - prima parte

    Le cose si possono fareIntervento della “Luna dal Pozzo” e di “Multidea”

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    La convinzione chedavvero il carcere co-

    stituisca uno spaccato dellasocietà nel suo complesso,e che dunque fare impresao cooperazione per i carce-rati e con i carcerati possaincontrare le stesse difficoltàe le stesse opportunità chepuò trovarsi di fronte unqualunque imprenditore ocooperatore nella so-cietà libera.

  • mali e non elemosine varia-mente rinominate: stipendicioè equiparabili a quelli per-cepiti da qualunque lavora-tore - a parità di mansioni -nel settore pubblico oprivato. Stipendi che consen-tano perciò ad un individuodi mantenersi e non soltantodi tirare avanti alla bell’e me-glio. A volte questo succedee a volte meno.

    Parlare di dignità dellepersone significa proporreposti di lavoro continuativi enormalmente tutelati, anzi-chè parcheggi a tempo: postidi lavoro che permettanoquindi al soggetto un mi-nimo di programmazione delproprio futuro. A volte que-sto succede e a volte meno.

    Parlare di dignità dellepersone - ancora - significaanche e forse soprattutto of-frire e pretendere prestazionilavorative normalmente im-pegnative, faticose e respon-sabilizzanti: non paralavorivariamente assistiti e tolle-rati. Anche questo a voltesuccede e a volte meno.

    Parlare di dignità dellepersone, in definitiva e inuna parola, significa rifiutarealla radice ogni politica assi-stenziale se rivolta a personenormodotate. E i detenutisono persone normodotate,credetelo.

    Ecco, io credo che a que-ste condizioni l’idea forzadella risocializzazione possacessare di costituire unasemplice parola d’ordine po-liticamente corretta e possasul serio diventare una realtàempiricamente misurabile everificabile. Misurabile e veri-ficabile in termini di posti dilavoro, di fatturato e di pro-duttività, naturalmente. Maanche in termini di parteci-pazione e persino di entusia-smo. Quest’ultimo è unaspetto della nostra espe-rienza che ci tengo partico-

    larmente a sottolineare, per-chè in corso d’opera ci siamoresi in effetti conto che dav-vero investire in diglità e inresponsabilità può produrredelle risposte straordinarie.Straordinarie sul piano del-l’orgoglio, dell’abnegazione,della volontà di riscatto, del-l’autostima individuale e digruppo. Noi tutti i giorni -tuttii giorni - vediamo personeche fanno più di quello che

    devono, che si dimenticanodi segnarsi le ore di lavoro,che vantano tassi di assentei-smo più che giapponesi: chemanifestano insomma un’e-tica del lavoro - ecco il punto- che potrebbe addiritturasembrare paradossale, serapportata a determinatestorie di vita.

    Ora io vorrei fosse chiarocome tutto questo non abbiasemplicemente a che fare colcielo dei valori o dei buonisentimenti. Si tratta invece diuna questione che investeimmediatamente ed inmodo operativo il problemadella sicurezza nelle nostrecittà. Poco fa rimarcavo iltasso nullo di recidiva cheabbiamo riscontrato in que-sto primo anno di lavoro:credo costituisca un dato sucui ragionare seriamente esenza preconcetti. Il fatto èche la dimensione pura-mente retributiva della pena- l’espiazione della condannain carcere - può senz’altro ri-spondere parzialmente allasacrosanta domanda di giu-stizia che sale dalla società:quella domanda che chiedeche il reato venga punito,venga sanzionato. Ed è in

    grado di rispondere a questadomanda, la pena detentiva,perché il quid di aflittivitàche la reclusione porta consé va immediatamente adimplementare quella normadi reciprocità - bene al benee bene al male, per capirci -che rappresenta uno dei pila-stri culturali su cui si reggonoda sempre le società umane.Mentre concorre attivamentea produrre giustizia, tuttavia,l’aspetto retributivo dellapena è in quanto tale struttu-ralmente incapace di rispon-dere con una qualche effica-cia all’esigenza di sicurezzache pure la realtà della con-vivenza civile mette conenergia all’ordine del giorno:quell’esigenza che pretendeche il reato non venga com-messo, venga commesso dimeno, non venga ri-com-messo. Su questo punto oc-corre essere chiari, a costo disfatare qualche comodoluogo comune: in caso con-trario il rischio è quello di diadottare politiche inutili oaddirittura criminogene.

    Chiedere più sicurezza -tecnicamente parlando -NON significa chiedere piùcarcere. Non significa chie-dere più carcere perché latemporanea esclusione dallasocietà di una persona – o diun milione di persone, ovemai fosse economicamentee socialmente sostenibile -non va e non può andare adincidere significativamentesu quel vasto retroterra di di-sagio socioambientale e dimarginalità subculturale cherappresenta il brodo di col-tura della stragrande mag-gioranza dei reati che ven-gono e che verrannocommessi: il brodo di col-tura, in particolare, di queireati “di strada” - la cosid-detta “microcriminalità” - cheoggi destano il maggiore al-larme sociale. Di conse-

    guenza non vi sono scorcia-toie: quella della sicurezzacollettiva costituisce una pro-blematica affrontabile so-prattutto in via effettiva-mente preventiva, attraversopolitiche sociali capaci te-nere alti i livelli di consensoe di integrazione: capaci diridurre, cioè, quelle sacchedi esclusione materiale eculturale da cui i comporta-menti antisociali traggonoobiettivamente alimento.Parliamo di politiche da im-plementare prima dell’inter-vento dell’istituzione peni-tenziaria, naturalmente: maanche durante l’esecuzionedella pena e dopo il terminedella pena stessa. Politiche -in una parola - che sappianocostruire una sicurezza dure-vole proprio perché fondatesull’inclusione e la condivi-sione, anziché su di unatemporanea esclusione le-gale che vada ad aggiungersiad una precedente esclu-sione sociale.

    Ecco perché investire inpromozione umana e socialenon costituisce soltanto undoveroso omaggio ai principidella nostra Carta costituzio-nale, e neppure un semplicecomportamento degno sulpiano etico o una mera con-venienza economica. È tuttequeste cose insieme, natural-mente, ma rappresenta an-che e soprattutto una buonapolitica per la sicurezza col-lettiva: la strada migliore cheabbiamo a disposizione perrisolvere nella misura delpossibile il problema dela si-curezza. Questa è la stradache abbiamo cominciato apercorrere: possiamo solopromettere che continue-remo a batterla. Con tutta ladeterminazione del mondo.

    Francesco Pagani CesaSocio della “Luna dal pozzo”

    e della coop. “Multidea”

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    atti del convegno - prima parte

    L’aspetto retributivodella pena è incapace

    di rispondere all’esigenza disicurezza che pure la realtàdella convivenza civilemette con energia al-l’ordine del giorno.

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  • ■ A volte, svegliandomi,provo un senso di inquietu-dine e quasi di paura. Non viè un motivo preciso o,almeno, non riesco ad indi-viduarlo. Sta di fatto che nonmi sento a mio agio, sonoimbarazzato. Apro il gior-nale, ascolto la televisione emi pare di leggere un bollet-tino di guerra. Le notizie siaccavallano, a volte, si con-traddicono.

    L'inquietudine aumenta econ essa la confusione edanche la rabbia, perché mirendo conto come sia sem-pre più difficile isolare gli ele-

    menti essenziali in base aiquali elaborare un'opinione.Mi sembra di essere su Inter-net (strumento per memisterioso) dove ho a dispo-sizione un numero infinito didati che non riesco ad ordi-nare e quindi utilizzare.

    Mi piacerebbe rifletterecon serenità sugli argomentiche caratterizzano la vita dellasocietà in cui vivo. Accade chequando cerco di affrontare itemi che ritengo importanti ecioè della politica (vorreiusare la p maiuscola, ma nonme la sento), della scuola,della sanità, della giustizia, misembra di non essere piùcapace di ragionare.

    Assisto ad un festival digeneralizzazioni, di luoghicomuni, di scarico di respon-sabilità. Ad ogni critica,anche la più costruttiva sirisponde con il verbo delegit-timare. Molto spesso assisto

    a dibattiti in cui il confrontotra idee è relegato ai margini.Così, ad esempio, la criticaal politico, al medico, allopsicologo, al magistrato, algiornalista viene liquidatacon l'affermazione che sistia delegittimando la cate-goria, naturalmente bene-merita, minandone l'indi-pendenza e l'autonomia.Non vale che l'interlocutorerisponda che, semplice-mente, disapprovava undeterminato episodio ocomportamento, rimanel’accusa di delegittimare.

    Sempre più raramente,d’altra parte, mi capita diascoltare assunzioni diresponsabilità: la "colpa" èsempre di qualcun altro. Pernon parlare di quante pochevolte ho assistito all’analisi diun problema ed ai conse-guenti ipotizzabili, ma reali-stici rimedi. Mi viene inmente quel lavoro nero checoinvolge in maggior misura- pur essendo sempre piùgeneralizzato - gli emarginatie gli immigrati: è un feno-meno di cui si prende triste-mente atto ma che viene,magari obtorto collo, accet-tato di fatto come male ine-vitabile. Nessuna, o pocheparole, o richiami alla

    responsabilità, nei confrontidi chi specula sulle altruinecessità abitative o dilavoro.

    Allora mi difendo allonta-nandomi dal problema o,peggio, cercando di convin-cermi che tutto ciò cheaccade è sottratto alla miaresponsabilità. A volte provovergogna, altre rassegna-zione ed il distacco aumenta.

    Mi rendo conto, confastidio, che molte mie opi-nioni sono il frutto di rea-zioni impulsive, quindisuperficiali. Continuo ariflettere, malgrado l’acca-vallarsi delle idee.

    Dopo molte esitazioni, hodeciso di sottoporre al giudi-zio altrui alcune brevi consi-derazioni molto personali

    contributo

    È solo un problema mio?Una riflessione del dottor Angelo Cantoni, psicologo

    la gazza ladra • numero 4 • dicembre 2007

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    giornale dei detenuti di novara • approfondimenti, notizie, eventi ed iniziative sul carcere e dintorni

    Non mi sento a mioagio, sono imbaraz-

    zato. Apro il giornale,ascolto la televisione e mipare di leggere un bollet-tino di guerra. Le notizie siaccavallano, a volte,si contraddicono.

    “”

    Allora mi difendoallontanandomi dal

    problema o, peggio, cer-cando di convincermi chetutto ciò che accade è sot-tratto alla miaresponsabilità.

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    Sempre più rara-mente, d’altra parte,

    mi capita di ascoltareassunzioni di responsabi-lità: la "colpa" è sem-pre di qualcun altro.“

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  • che, assieme, tendono a for-mare il quadro.

    La prima riguarda il fattoche vedo svilupparsi unasituazione nella quale con-vergono un’innumerevolequantità di sollecitazionialle quali si è portati a dareuna risposta immediata, ilpiù delle volte emotiva. Laquantità degli stimoli portaalla necessità di essere

    rapidi per cui sempreminore è il tempo dedicatoalla riflessione. Da qui ildesiderio di omologazioneattraverso un’immaginecondivisa. Tale desiderio di

    condivisione, di per sé utile,quando viene esasperatopuò provocare un appiatti-mento su valori, o pseudotali, che si basano sull’accet-tazione superficiale, piutto-sto che su convincimentivissuti.

    Questa riflessione intro-duce il tema dell’informa-zione. Aprendo un giornaleo ascoltando la radio o latelevisione mi sembra che latrasmissione delle notizie siacaratterizzata dalla ricercadel sensazionale. I fatti poli-tici o di cronaca vengonopresentati in modo da solle-citare non solo l’interesse,ma anche la curiosità. E'proprio sulla curiosità chevorrei soffermarmi perchéessa, se da un lato ha unforte potere di attrazione,dall’altro ha una durata assaibreve. Il titolo forte, laricerca di particolari, a voltesolo suggestivi, possonoostacolare la riflessione.Tutto mi appare orientato,innanzitutto, a favorire l’e-motività piuttosto che larazionalità. Vi è certamentel’intento di trasmettereun’informazione corretta ecompleta, ma essa deverispondere anche alle esi-genze di mercato a cui lanotizia deve rendere conto.Un antico aforisma recitava:il cane che morde un uomo

    non fa notizia, l’uomo chemorde un cane la fa.

    Si chiude un cerchio incui, a mio avviso, prevale laricerca del funzionale. Mafunzionale a chi o a cosa?Alla mia apparente tranquil-lità, al legittimo desiderio disicurezza, intesa come cer-tezza, o al mantenimentodello statu quo? Vi è di tuttoun po'. Le mie sono parole inlibertà che spero siano lettee criticate.

    Vorrei concludere, pernon apparire cinico, con unasperanza che sembra con-

    traddire l’apertura di questomio dire. Sono profonda-mente convinto che l’unicostrumento nelle mani di unuomo comune per miglio-rare la propria ed altrui con-dizione sia la modificazionecostante e paziente dei pic-coli comportamenti. Talemodificazione se avvertita,diventa contagiosa, tanto cheil piccolo sogno individualepuò divenire realtà.

    dott. Angelo Vittorio CantoniPsicologo presso

    la Casa Circondarialedi Novara

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    la gazza ladra • intervistarifle

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    Vedo svilupparsi unasituazione nella quale

    convergono un’innumere-vole quantità di sollecita-zioni alle quali si è portati adare una risposta imme-diata, il più dellevolte emotiva.

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    Sono profondamenteconvinto che l’unico

    strumento nelle mani di unuomo comune per miglio-rare la propria ed altruicondizione sia la modifica-zione costante e pazientedei piccoli comportamenti.Tale modificazione seavvertita, diventa conta-giosa, tanto che il piccolosogno individualepuò divenire realtà.

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    con il contributo di

    Cari amici, da qualche mese abbiamo cominciato araccogliere gli abbonamenti della Gazza. Versando 30,00euro vi assicurerete i prossimi quattro numeri della rivista.In alternativa potete scegliere di sostenerci con uncontributo libero, richiedere una copia omaggio del giornaleo indicare qualche altro amico interessato allapubblicazione.

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    Provincia di Novara

    CARCERE E TERRITORIO:la strana coppia