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Marinai d’Italia 27 Dopo il disastro di Adua, il Corno d’Africa era interessato da un intrecciarsi di situazioni calde, dalla guerriglia esplosa nel 1899 a cavallo tra il Somaliland inglese e la Somalia italiana, e gui- data dal cosiddetto Mad Mullah, al traffico di schiavi e armi di contrabbando lungo le coste somale e verso lo Yemen, sino al- la pirateria. L’arrivo del Piemonte rafforzava la volontà italiana di controlla- re un’area considerata strategica per gli interessi nazionali, e fino ad allora controllata da una flottiglia di sambuchi armati; una squadriglia di queste imbarcazioni (unità da 15-90 tonnel- late), con pescaggio limitato e armate con cannoncini-revolver da 25 o 37 mm, facilmente mimetizzabili, fu affidata al Campe- rio, affiancato da sottufficiali anziani (generalmente un capo ti- moniere di 1 a classe, scelto tra i migliori marinai della Regia Marina, essendo il Mar Rosso estremamente infido), e da abi- li cannonieri, mentre il resto dell’equipaggio era formato da marinai indigeni, sorta di “ascari del mare” - dai 10 ai 28 effet- tivi, a seconda delle dimensioni del bastimento - agli ordini di un sottufficiale, il nakuda (“padrone”). Distaccato il 2 ottobre 1902 dallo Stato Maggiore del Piemonte, già il 28 ottobre Camperio, con le sue 4 unità, respinse l’attacco di un gruppo di pirati arabi nella baia di Medy, catturando tre tar- tane subito incorporate nella flottiglia, e ribattezzate Camoscio, Zebra e Capriolo. L’azione fu coronata dalla concessione di una Medaglia d’argento al Valor Militare “per aver dato prova di san- gue freddo e coraggio nella repressione della pirateria in Mar Rosso al comando di una squadra di sambuchi”. Un incarico per la verità più disagevole che rischioso, data la tranquillità che aveva fatto seguito alla rivolta dei Boxers:“La crudezza della temperatura mi sconsigliava spesso di limitare le ore destinate agli esercizi all’aria aperta, per sostituirvi in- vece un po’ d’istruzione elementare; provai così la soddisfazio- ne di non avere un solo analfabeta tra i miei marinai (...) In com- plesso noi stavamo bene, sebbene così lontani dalla patria: 45 giorni di distanza postale”. Le giornate passano così tra partite di caccia (non particolar- mente esaltanti, in luoghi tanto inospitali: nei dintorni, ironizza Camperio, c’è solo una lepre, ben presto passata dal rango di potenziale selvaggina a quello di mascotte, e ribattezzata Tere- sa) e rapporti di “buona amicizia e di camaraderie” con gli altri distaccamenti, francesi, inglesi, tedeschi, russi e giapponesi. A nche in un ambiente vivace come quello della Regia Marina a cavallo tra XIX e XX secolo, Filippo Camperio è un personaggio che spicca. D’altra parte, proviene da una famiglia milanese-brianzola tutt’altro che chiusa negli stretti confini della provincia italiana dell’800. Il padre Manfredo, soldato, viaggiatore e uomo politi- co, era stato un valoroso combattente milanese per l’indipen- denza sin dall’epoca delle Cinque Giornate. Dopo la sconfitta di Novara era andato in esilio a Costantinopoli, quindi si era im- barcato alla volta dell’Australia per fare il cercatore d’oro. Ar- ruolatosi nel 1859, promosso Capitano, si era dimesso dopo de- ludente campagna del 1866; e quindi, rieccolo in viaggio: in Norvegia, Egitto, Mar Rosso, Ceylon e India, occupandosi di questioni economiche e commerciali, sostenendo il potenzia- mento del porto di Brindisi per rilanciare i rapporti economici con l’Oriente, dopo l’apertura del canale di Suez. Sposatosi con la sorella di un uomo politico alsaziano, dall’u- nione nasce, il 27 novembre 1873, Filippo, detto Pippo, secon- dogenito della coppia, e che da subito respira l’aria cosmopo- lita di casa Camperio, tra una madre dalle vivaci curiosità in- tellettuali, e un padre impegnato sul fronte politico (fu eletto deputato nel 1874), ma soprattutto patrocinatore della Società Geografica Italiana, organizzatore di spedizioni esplorative in Africa settentrionale e orientale (1). Dei figli, Giulio (morto a soli 22 anni nel 1896) è amico e collabo- ratore di Guglielmo Marconi nel corso dei suoi primi esperimen- ti con la radio, mentre Sita sarà una pioniera delle infermiere di guerra. Ma è Filippo ad ereditare l’animo irrequieto del padre. Già allievo del Collegio Militare di San Celso a Milano, era sta- to ammesso nella Regia Accademia Navale di Livorno il 19 ot- tobre 1888. Nominato Guardiamarina nel Corpo di Stato Mag- giore il 2 luglio 1893, Camperio prese imbarco sull’incrociato- re Fieramosca, uno dei primi costruiti in Italia; quindi, inizia la normale routine dell’ufficiale di Marina dell’epoca, contrasse- gnata da continui cambi di destinazione, dovuti alla scarsità di quadri addestrati in un momento di forte espansione quantita- tiva e qualitativa della flotta. Sottotenente di Vascello il 1° agosto 1895, Tenente di Vascello il 1° ottobre 1898, dal 1° dicembre prende imbarco sull’incro- ciatore protetto Elba, una delle 7 unità classe “Liguria” costrui- te tra il 1888 e il 1901, e appositamente pensate per il servizio oltremare. L’incrociatore ai primi di marzo del 1899 raggiunge ad Hong Kong la Divisione Navale dell’Estremo Oriente, all’indomani del- la crisi diplomatica con la Cina per la concessione della baia di San-Mun, rifiutata da Pechino. Il Celeste Impero era scosso dai primi fremiti della rivolta nazionalista poi esplosa nel giugno del 1900, e conosciuta come “guerra dei Boxers”. Camperio non assisterà però a questi drammatici avvenimenti, che avrebbero largamente impegnato le forze navali e i reparti da sbarco ita- liani, con diverse perdite, compresa quella di un suo più giova- ne collega dell’Elba, il Sottotenente di Vascello Ermanno Carlot- to, caduto nella difesa di Tientsin il 19 giugno 1900, e Medaglia d’oro al VM. Rientrato in Italia, dopo una lunga licenza di viaggio (Australia, in Nuova Zelanda, America del Sud), il 1° settembre 1902 Cam- perio si imbarcò sull’incrociatore protetto Piemonte, destinato in Mar Rosso. 26 Marinai d’Italia Filippo Camperio Arruolati in Marina girerai il mondo Il contrammiraglio Filippo Camperio (1873-1945) Giuliano Da Fré Giornalista pubblicista (1) Ancora in tarda età, nel 1894-1895 compì un viaggio in Oriente per dare vita, al suo ritorno, al Consorzio Industriale Italiano per il Commercio con l’Estremo Oriente. Morì a Napoli il 29 dicembre 1899. Nel marzo 1893, ripreso al bordo il Camperio, il Piemonte ri- tornava in Cina. Qui, dopo aver contribuito a domare la rivol- ta dei Boxers, l’Italia aveva ottenuto la concessione di Tien Tsin. Inutile dirlo, quando si trattò di cercare un giovane uffi- ciale pieno d’iniziativa per svolgere un incarico autonomo (il comando di una compagnia di marinai distaccati di guarni- gione al forte di Shan-Kai-Kwan, sito dove la Grande Mura- glia tocca il mare), fu scelto il Camperio (7 agosto 1903). “Un vecchio forte cinese disarmato e in gran parte distrutto dopo la guerra del 1900 (...) su cui sventolava la bandiera italiana da guerra”, scrive Camperio nel suo libro di memorie. Questi ultimi, racconta Camperio, vedevano i rispettivi ufficiali fraternizzare (“Più volte assistetti all’interessante spettacolo di russi e giapponesi che trincavano insieme”), in barba alle noti- zie che giungevano, relative all’aggravarsi della crisi russo- giapponese. Infatti, il 9 febbraio 1904, “una fresca brezza da le- vante portava sino a noi il rumore sordo ed insistente del tiro di grosse artiglierie! (...) la guerra era scoppiata tra la Russia ed il Giappone”. Camperio avrebbe seguito quel celebre e importante conflitto al seguito dell’Esercito russo, cui fu aggregato quale osserva- tore militare presso il 3° Corpo d’Armata della Siberia. Un im- pegno che l’avrebbe portato sui principali campi di battaglia della Manciuria (2), più volte sotto il fuoco giapponese. Un’av- ventura raccontata in un Giornale di campagna (17 volumi per circa 4mila pagine complessive, conservato presso l’archivio dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito), e in un più agile libro di memorie, Al campo russo in Manciuria (Note di un marinaio), pubblicato nel 1907. Un testo divulgativo, ma preciso ed efficace nel dar conto degli eventi bellici, analizza- ti a caldo ma con la cultura del professionista di vaglia, e nel (2) Curiosamente, per errore nell’Estratto matricolare del Camperio si da conto di una destinazione quale “addetto militare presso l’Esercito russo in Macedonia durante la Guerra russo-giapponese dal 12 aprile 1904 al 3 dicembre 1905”. Filippo Camperio in Manciuria, nel 1904 L’incrociatore protetto Elba, una delle tante navi su cui imbarcò Camperio Lo yacht Rovenska, trasformato sotto la direzione del Camperio nella nave-laboratorio di Marconi, l’Elettra (1919-1920)

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Marinai d’Italia 27

Dopo il disastro di Adua, il Corno d’Africa era interessato da unintrecciarsi di situazioni calde, dalla guerriglia esplosa nel 1899a cavallo tra il Somaliland inglese e la Somalia italiana, e gui-data dal cosiddetto Mad Mullah, al traffico di schiavi e armi dicontrabbando lungo le coste somale e verso lo Yemen, sino al-la pirateria.L’arrivo del Piemonte rafforzava la volontà italiana di controlla-re un’area considerata strategica per gli interessi nazionali, efino ad allora controllata da una flottiglia di sambuchi armati;una squadriglia di queste imbarcazioni (unità da 15-90 tonnel-late), con pescaggio limitato e armate con cannoncini-revolverda 25 o 37 mm, facilmente mimetizzabili, fu affidata al Campe-rio, affiancato da sottufficiali anziani (generalmente un capo ti-moniere di 1a classe, scelto tra i migliori marinai della RegiaMarina, essendo il Mar Rosso estremamente infido), e da abi-li cannonieri, mentre il resto dell’equipaggio era formato damarinai indigeni, sorta di “ascari del mare” - dai 10 ai 28 effet-tivi, a seconda delle dimensioni del bastimento - agli ordini diun sottufficiale, il nakuda (“padrone”).Distaccato il 2 ottobre 1902 dallo Stato Maggiore del Piemonte,già il 28 ottobre Camperio, con le sue 4 unità, respinse l’attaccodi un gruppo di pirati arabi nella baia di Medy, catturando tre tar-tane subito incorporate nella flottiglia, e ribattezzate Camoscio,Zebra e Capriolo. L’azione fu coronata dalla concessione di unaMedaglia d’argento al Valor Militare “per aver dato prova di san-gue freddo e coraggio nella repressione della pirateria in MarRosso al comando di una squadra di sambuchi”.

Un incarico per la verità più disagevole che rischioso, data latranquillità che aveva fatto seguito alla rivolta dei Boxers:“Lacrudezza della temperatura mi sconsigliava spesso di limitarele ore destinate agli esercizi all’aria aperta, per sostituirvi in-vece un po’ d’istruzione elementare; provai così la soddisfazio-ne di non avere un solo analfabeta tra i miei marinai (...) In com-plesso noi stavamo bene, sebbene così lontani dalla patria: 45giorni di distanza postale”.Le giornate passano così tra partite di caccia (non particolar-mente esaltanti, in luoghi tanto inospitali: nei dintorni, ironizzaCamperio, c’è solo una lepre, ben presto passata dal rango dipotenziale selvaggina a quello di mascotte, e ribattezzata Tere-sa) e rapporti di “buona amicizia e di camaraderie” con gli altridistaccamenti, francesi, inglesi, tedeschi, russi e giapponesi.

A nche in un ambiente vivace come quello della RegiaMarina a cavallo tra XIX e XX secolo, Filippo Camperioè un personaggio che spicca.

D’altra parte, proviene da una famiglia milanese-brianzolatutt’altro che chiusa negli stretti confini della provincia italianadell’800. Il padre Manfredo, soldato, viaggiatore e uomo politi-co, era stato un valoroso combattente milanese per l’indipen-denza sin dall’epoca delle Cinque Giornate. Dopo la sconfittadi Novara era andato in esilio a Costantinopoli, quindi si era im-barcato alla volta dell’Australia per fare il cercatore d’oro. Ar-ruolatosi nel 1859, promosso Capitano, si era dimesso dopo de-ludente campagna del 1866; e quindi, rieccolo in viaggio: inNorvegia, Egitto, Mar Rosso, Ceylon e India, occupandosi diquestioni economiche e commerciali, sostenendo il potenzia-mento del porto di Brindisi per rilanciare i rapporti economicicon l’Oriente, dopo l’apertura del canale di Suez. Sposatosi con la sorella di un uomo politico alsaziano, dall’u-nione nasce, il 27 novembre 1873, Filippo, detto Pippo, secon-dogenito della coppia, e che da subito respira l’aria cosmopo-lita di casa Camperio, tra una madre dalle vivaci curiosità in-tellettuali, e un padre impegnato sul fronte politico (fu elettodeputato nel 1874), ma soprattutto patrocinatore della SocietàGeografica Italiana, organizzatore di spedizioni esplorative inAfrica settentrionale e orientale (1).Dei figli, Giulio (morto a soli 22 anni nel 1896) è amico e collabo-ratore di Guglielmo Marconi nel corso dei suoi primi esperimen-ti con la radio, mentre Sita sarà una pioniera delle infermiere diguerra. Ma è Filippo ad ereditare l’animo irrequieto del padre.Già allievo del Collegio Militare di San Celso a Milano, era sta-to ammesso nella Regia Accademia Navale di Livorno il 19 ot-tobre 1888. Nominato Guardiamarina nel Corpo di Stato Mag-giore il 2 luglio 1893, Camperio prese imbarco sull’incrociato-re Fieramosca, uno dei primi costruiti in Italia; quindi, inizia la

normale routine dell’ufficiale di Marina dell’epoca, contrasse-gnata da continui cambi di destinazione, dovuti alla scarsità diquadri addestrati in un momento di forte espansione quantita-tiva e qualitativa della flotta.Sottotenente di Vascello il 1° agosto 1895, Tenente di Vascelloil 1° ottobre 1898, dal 1° dicembre prende imbarco sull’incro-ciatore protetto Elba, una delle 7 unità classe “Liguria” costrui-te tra il 1888 e il 1901, e appositamente pensate per il serviziooltremare. L’incrociatore ai primi di marzo del 1899 raggiunge ad HongKong la Divisione Navale dell’Estremo Oriente, all’indomani del-la crisi diplomatica con la Cina per la concessione della baia diSan-Mun, rifiutata da Pechino. Il Celeste Impero era scosso daiprimi fremiti della rivolta nazionalista poi esplosa nel giugno del1900, e conosciuta come “guerra dei Boxers”. Camperio nonassisterà però a questi drammatici avvenimenti, che avrebberolargamente impegnato le forze navali e i reparti da sbarco ita-liani, con diverse perdite, compresa quella di un suo più giova-ne collega dell’Elba, il Sottotenente di Vascello Ermanno Carlot-to, caduto nella difesa di Tientsin il 19 giugno 1900, e Medagliad’oro al VM.Rientrato in Italia, dopo una lunga licenza di viaggio (Australia,in Nuova Zelanda, America del Sud), il 1° settembre 1902 Cam-perio si imbarcò sull’incrociatore protetto Piemonte, destinatoin Mar Rosso.

26 Marinai d’Italia

Filippo Camperio

Arruolati in Marinagirerai il mondo

Il contrammiraglioFilippo Camperio(1873-1945)

Giuliano Da FréGiornalista pubblicista

(1) Ancora in tarda età, nel 1894-1895 compì un viaggio in Oriente per dare vita, al suoritorno, al Consorzio Industriale Italiano per il Commercio con l’Estremo Oriente. Morìa Napoli il 29 dicembre 1899.

Nel marzo 1893, ripreso al bordo il Camperio, il Piemonte ri-tornava in Cina. Qui, dopo aver contribuito a domare la rivol-ta dei Boxers, l’Italia aveva ottenuto la concessione di TienTsin. Inutile dirlo, quando si trattò di cercare un giovane uffi-ciale pieno d’iniziativa per svolgere un incarico autonomo (ilcomando di una compagnia di marinai distaccati di guarni-gione al forte di Shan-Kai-Kwan, sito dove la Grande Mura-glia tocca il mare), fu scelto il Camperio (7 agosto 1903). “Unvecchio forte cinese disarmato e in gran parte distrutto dopola guerra del 1900 (...) su cui sventolava la bandiera italianada guerra”, scrive Camperio nel suo libro di memorie.

Questi ultimi, racconta Camperio, vedevano i rispettivi ufficialifraternizzare (“Più volte assistetti all’interessante spettacolo dirussi e giapponesi che trincavano insieme”), in barba alle noti-zie che giungevano, relative all’aggravarsi della crisi russo-giapponese. Infatti, il 9 febbraio 1904, “una fresca brezza da le-vante portava sino a noi il rumore sordo ed insistente del tiro digrosse artiglierie! (...) la guerra era scoppiata tra la Russia ed ilGiappone”.Camperio avrebbe seguito quel celebre e importante conflittoal seguito dell’Esercito russo, cui fu aggregato quale osserva-tore militare presso il 3° Corpo d’Armata della Siberia. Un im-pegno che l’avrebbe portato sui principali campi di battagliadella Manciuria (2), più volte sotto il fuoco giapponese. Un’av-ventura raccontata in un Giornale di campagna (17 volumi percirca 4mila pagine complessive, conservato presso l’archiviodell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito), e in unpiù agile libro di memorie, Al campo russo in Manciuria (Notedi un marinaio), pubblicato nel 1907. Un testo divulgativo, mapreciso ed efficace nel dar conto degli eventi bellici, analizza-ti a caldo ma con la cultura del professionista di vaglia, e nel

(2) Curiosamente, per errore nell’Estratto matricolare del Camperio si da conto di unadestinazione quale “addetto militare presso l’Esercito russo in Macedonia durante laGuerra russo-giapponese dal 12 aprile 1904 al 3 dicembre 1905”.

Filippo Camperioin Manciuria, nel 1904

L’incrociatore protetto Elba, una delle tante navisu cui imbarcò Camperio

Lo yacht Rovenska,trasformato sotto la direzionedel Camperionella nave-laboratoriodi Marconi, l’Elettra(1919-1920)

Filippo Camperio

rievocare il “clima” che si respirava nell’ultimo grande conflit-to combattuto tra Stati modernamente armati, prima delloscoppio della guerra del 1914-1918.Dopo 14 mesi di tribolazioni, tra guerra guerreggiata e guerra os-servata, Camperio rientrò in Italia via mare partendo da Vladivo-stok il 1° ottobre 1905. Per alcuni mesi restò a disposizione delministero per compilare le sue relazioni, tenendo alcune confe-renze sul conflitto.Il 21 giugno 1906 re Vittorio Emanuele III conferiva al Campe-rio, motu-proprio, il titolo di Cavaliere dei Ss. Maurizio e Lazza-ro; tre settimane dopo si reimbarcava, come ufficiale in secon-da, sul cacciatorpediniere Zeffiro, dove sarebbe rimasto sinoal 1° aprile 1908. Dal 1° novembre 1908 assumeva l’incarico diaddetto navale presso l’Ambasciata italiana a Washington, do-ve conobbe Eleonor Terry, sposata il 1° dicembre 1910 (3).Camperio aveva nel frattempo cessato dall’incarico diplomati-co (16 ottobre 1910), per riprendere la girandola degli imbarchi,questa volta quale comandante, a partire dal luglio 1910, di tor-pediniere: l’Avvoltoio, le T-60 e T-88, il Falco.Sul Centauro, invece, Camperio - imbarcatosi il 26 settembre1911, alla vigilia dell’ultimatum alla Turchia -, avrebbe visto pas-sare i primi mesi della guerra di Libia, conclusasi per lui il 27gennaio 1912, quando venne sbarcato e “collocato in posizio-ne ausiliaria di autorità, ed iscritto nella riserva navale dal20/2/1912, per Regio Decreto del 1° febbraio 1912»», come re-cita il suo Estratto Matricolare.Con l’esplodere, nell’estate 1914, della prima guerra mondiale,anche la Regia Marina iniziò a mobilitare le proprie forze; Cam-perio fu richiamato in servizio il 23 agosto 1914 come Capitanodi Corvetta, e posto al comando della nave da trasporto Gari-gliano, dal 26 agosto 1914 al 17 giugno 1915.

Dal 18 giugno al 30 settembre 1915 gli fu affidata la difesa diGrado, occupata una settimana prima e presidiata da una com-pagnia del Battaglione San Marco, avendo quale ufficiale insubordine Luigi Rizzo, il futuro affondatore di corazzate austria-che, poi conte di Grado e di Premuda (4).Dal 5 dicembre 1915 al 4 novembre 1918 Camperio fu addettonavale presso l’Ambasciata italiana a Madrid, e ufficiale di col-legamento con gli alleati inglesi a Gibilterra. Aiutante di cam-po onorario di re Vittorio Emanuele III dal 22 aprile 1917, Capi-tano di Fregata il 5 maggio 1918, il 16 luglio 1919 veniva smobi-litato, e promosso Capitano di Vascello nella Riserva Navale,per merito di guerra, il 20 ottobre 1919.Nel 1919-1920 diresse i lavori per trasformare uno ex yacht mi-litarizzato dalla Royal Navy, il Rovenska (costruito in Scozia nel1904 come panfilo per l’arciduca d’Austria Carlo Stefano, uffi-ciale della Marina imperialregia), nella nave-laboratorio diMarconi, l’Elettra, definita da D’Annunzio “candida nave chenavigava nel miracolo e animava i silenzi”.Mentre lavorava per alcune aziende del settore tecnologico emilitare, come la Sperry Gyroscope Company, nel 1922 Campe-rio creò il Museo Navale di Milano, con sede inizialmente a Pa-lazzo Reale: nel 1932 il museo sarà donato al Comune che lotrasferì al Castello Sforzesco e, dal 1952, in alcune sale del Mu-seo della Scienza e della Tecnica; in quegli anni Camperio fuanche presidente della sezione milanese della Lega NavaleItaliana. Continuava poi la sua opera per la Marina dalle filadella Riserva, mentre il 19 agosto 1927 fu promosso al grado diContrammiraglio.Nuovamente richiamato senza competenze a datare dal 15 giu-gno 1935, mentre il Paese si mobilita in vista della guerra inEtiopia, viene nominato Ispettore di zona per la preparazionepre-marinara e post-militare della Nazione per la Zona Lombar-da (2 luglio 1935). La Marina restava nel suo cuore: il 19 ottobre 1940 presiedet-te al varo della motonave militarizzata Carlo Del Greco, nei can-tieri di Monfalcone. Muore il 21 aprile 1945, mentre il fascismo conosce gli ultimi sus-sulti, nella casa avita di Villasanta, al cui Comune aveva donato iterreni utilizzati per la costruzione del monumento ai caduti.

n

(3) Figlia di un Contrammiraglio della U.S. Navy, Silas Wright Terry (1841-1911).(4) Una via di Grado è intitolata al Camperio.

Filippo Camperio in divisa

da Contrammiragliodella riserva

Il forte diShan-Kai-Kwan,

difeso da Camperionel 1903-1904