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19 giugno 2008 anno I - n. 8 a r c i 5 0 @ l i b e r o . i t w w w . a r c i . i t / r e p o rt pausa La mattanza a r c i r e p o rt sicilia a cura dell’Arci Sicilia hanno collaborato: Anna Bucca, Teresa Campagna, Flavio Della Monica, Miriam Di Peri, Giovanna Pirrotta, Maria Luisa Rivilli, Carmen Scoglio. foto: Grazia Bucca redazione via Carlo Rao, 16 Palermo numero 8 Allegato al n.23 del 17 giugno 2008 di Arcireport [email protected] C ostituzione italiana, art. 35. La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni. Cura la formazione e l'elevazione professionale dei lavoratori. Promuove e favorisce gli accordi e le organizzazioni internazionali intesi ad affer - mare e regolare i diritti del lavoro. Secondo dati dell'Inail di Palermo, in Sicilia nel 2004 ci sono stati 76 incidenti mortali, dei quali 14 in itinere, cioè durante il tragitto per andare al lavoro o per rientrare dopo l'attivi- tà lavorativa. Undici sono stati i morti nell'agricoltura, gli altri nell'industria e nei servizi. Nel 2005 sono stati 78 gli incidenti mortali, (9 dei quali in itinere); 13 i morti nell'agricoltura. Nel 2006, dei 77 decessi denunciati e indennizzati dall'Inail, 11 sono stati in itinere, 5 in agricoltura. Il settore dove si registrano più morti bianche è l'edilizia. Il dato si discosta da quello nazionale, che vede al primo posto le attività estrattive. A Palermo e provincia, le morti bianche dal 2004 al 2006 sono state 49, a Catania i decessi sono stati 53. Mancano dati del 2007. Mercoledì 11 giugno 2008 a Mineo, in provincia di Catania, alla vigilia della Giornata Nazionale della Memoria delle vittime degli infortuni sul lavoro (!), una delle mat- tanze più tragiche lavoro in Italia. Sei gli operai che sono morti mentre stavano pulendo una vasca in un depuratore consortile: quattro lavoratori del Comune di Mineo, Giuseppe Zaccaria, responsabile della sicurezza, Giovanni Sofia, Giuseppe Palermo, e Salvatore Pulici, precario, ex articolo 23; e due dipendenti della ditta privata di espurgo, la Carfì di Ragusa, Salvatore Tumino e Salvatore Smecca. Un bollettino di guerra che mentre scri- viamo è già vecchio. Non si tratta più di un "problema", ma di vera e propria emergenza. Il governo Prodi aveva tentato di arginare le morti bianche varando un decreto, che ora è legge, che aveva suscitato le ire di Confindustria. Ma l'applicazione delle norme è anco- ra lontana. Dopo le morti dei sei uomini, è stato un susseguirsi di dichiarazioni di politici nazionali, regionali e locali, di centrosinistra e di centrodestra. Sono tutti indignati, tutti solidali con le famiglie, tutti vogliono capire il perché di queste morti, tutti vogliono che questa "guerra" finisca. A parole… Nei fatti, possiamo essere certi che, passata l'ondata emotiva, tutto rimarrà allo stato attuale. Niente controlli o pochi, altrimenti l'economia, già in crisi, ne risentirebbe. Multe alle imprese? Mi piacerebbe vederne una. Ed il presidente Berlusconi, intanto, si mobilita… ma per le intercettazioni, per la non punibilità delle più alte cariche dello Stato (lui). Tutto questo non solo è sconfortante ed avvilente, ma pro- fondamente offensivo e lesivo della dignità di ognuno di noi. "La mia vita spesso è affidata ad un foglio di giornale bruciato che mi consente di capire se in quella vasca o in quella cisterna ci si può infilare oppure no. Ed ogni mattina quan - do esco da casa, saluto mia moglie ed i miei figli che ancora dormono e mi faccio il segno della croce. Lo rifaccio ancora la sera quando ritorno a riabbracciare i miei cari, dopo una giornata di lavoro dove da un momento all'altro, se non stai molto attento, ti può accade - re quello che è accaduto ai miei due colleghi, Salvatore Smecca e Totò Tumino, morti con i quattro impiegati comunali in quella vasca maledetta". [email protected] MA LA QUESTIONE DELLA FUNZIONE DELLA SICUREZZA E DI CHI LA RAPPRESENTA VA IMPOSTATA IN TERMINI PIÙ AMPI, SPOSTANDOLA SUL PIANO DELLA FILOSOFIA POLITICA CHE HA DATO ORIGINE ALLA DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA AL POTERE LEGITTIMO, BASATO SUL CONSENSO DEMOCRAZIA COME CASA DI VETRO”, PER USARE UNA CELEBRE DEFINIZIONE DI NORBERTO BOBBIO.” (GIORGIO GALLI) W l’Italia foto Grazia Bucca

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Page 1: Arcireportsicilia 8

19 giugno 2008anno I - n. 8

a r c i 5 0 @ l i b e r o . i tw w w . a r c i . i t / r e p o rt

pausa

L a m a t t a n z a

a r c ir e p o rtsicilia a c u r a d e l l ’ A r c i S i c i l i a

hanno collaborato:

Anna Bucca, Teresa Campagna, FlavioDella Monica, Miriam Di Peri, GiovannaPirrotta, Maria Luisa Rivilli, CarmenScoglio.foto: Grazia Buccaredazione via Carlo Rao, 16 Palermo

numero 8Allegato al n.23 del 17 giugno 2008 [email protected]

Costituzione italiana, art. 35. La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme edapplicazioni. Cura la formazione e l'elevazione professionale dei lavoratori.Promuove e favorisce gli accordi e le organizzazioni internazionali intesi ad affer -

mare e regolare i diritti del lavoro.Secondo dati dell'Inail di Palermo, in Sicilia nel 2004 ci sono stati 76 incidenti mortali, deiquali 14 in itinere, cioè durante il tragitto per andare al lavoro o per rientrare dopo l'attivi-tà lavorativa. Undici sono stati i morti nell'agricoltura, gli altri nell'industria e nei servizi. Nel2005 sono stati 78 gli incidenti mortali, (9 dei quali in itinere); 13 i morti nell'agricoltura.Nel 2006, dei 77 decessi denunciati e indennizzati dall'Inail, 11 sono stati in itinere, 5 inagricoltura. Il settore dove si registrano più morti bianche è l'edilizia. Il dato si discosta daquello nazionale, che vede al primo posto le attività estrattive. A Palermo e provincia, lemorti bianche dal 2004 al 2006 sono state 49, a Catania i decessi sono stati 53. Mancanodati del 2007. Mercoledì 11 giugno 2008 a Mineo, in provincia di Catania, alla vigilia dellaGiornata Nazionale della Memoria delle vittime degli infortuni sul lavoro (!), una delle mat-tanze più tragiche lavoro in Italia. Sei gli operai che sono morti mentre stavano pulendouna vasca in un depuratore consortile: quattro lavoratori del Comune di Mineo, GiuseppeZaccaria, responsabile della sicurezza, Giovanni Sofia, Giuseppe Palermo, e SalvatorePulici, precario, ex articolo 23; e due dipendenti della ditta privata di espurgo, la Carfì diRagusa, Salvatore Tumino e Salvatore Smecca. Un bollettino di guerra che mentre scri-viamo è già vecchio. Non si tratta più di un "problema", ma di vera e propria emergenza.Il governo Prodi aveva tentato di arginare le morti bianche varando un decreto, che ora èlegge, che aveva suscitato le ire di Confindustria. Ma l'applicazione delle norme è anco-ra lontana. Dopo le morti dei sei uomini, è stato un susseguirsi di dichiarazioni di politicinazionali, regionali e locali, di centrosinistra e di centrodestra. Sono tutti indignati, tuttisolidali con le famiglie, tutti vogliono capire il perché di queste morti, tutti vogliono chequesta "guerra" finisca. A parole… Nei fatti, possiamo essere certi che, passata l'ondataemotiva, tutto rimarrà allo stato attuale. Niente controlli o pochi, altrimenti l'economia, giàin crisi, ne risentirebbe. Multe alle imprese? Mi piacerebbe vederne una. Ed il presidenteBerlusconi, intanto, si mobilita… ma per le intercettazioni, per la non punibilità delle piùalte cariche dello Stato (lui). Tutto questo non solo è sconfortante ed avvilente, ma pro-fondamente offensivo e lesivo della dignità di ognuno di noi. "La mia vita spesso è affidata ad un foglio di giornale bruciato che mi consente di capirese in quella vasca o in quella cisterna ci si può infilare oppure no. Ed ogni mattina quan -do esco da casa, saluto mia moglie ed i miei figli che ancora dormono e mi faccio il segnodella croce. Lo rifaccio ancora la sera quando ritorno a riabbracciare i miei cari, dopo unagiornata di lavoro dove da un momento all'altro, se non stai molto attento, ti può accade -re quello che è accaduto ai miei due colleghi, Salvatore Smecca e Totò Tumino, morti coni quattro impiegati comunali in quella vasca maledetta". [email protected]

“MA LA QUESTIONE DELLA FUNZIONE DELLA SICUREZZA E DI CHI LA RAPPRESENTA VA IMPOSTATA IN TERMINI PIÙAMPI, SPOSTANDOLA SUL PIANO DELLA FILOSOFIA POLITICA CHE HA DATO ORIGINE ALLA DEMOCRAZIARAPPRESENTATIVA – AL POTERE LEGITTIMO, BASATO SUL CONSENSO – DEMOCRAZIA COME “CASA DI VETRO”,PER USARE UNA CELEBRE DEFINIZIONE DI NORBERTO BOBBIO.” (GIORGIO GALLI)

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foto Grazia Bucca

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Nucleare. La parola stessa ci fa tornare in mente uno deimomenti più bui della storia. Ma il nucleare non è soltantoChernobyl, a detta di molti "esperti". Anzi. Gli stessi "esper-

ti" promuovono l'energia nucleare come la risposta ai cambiamen-ti climatici e all'incertezza energetica. Solo che questa rispostaproduce scorie radioattive e comporta costi complessivi che sfio-rano l'inestimabile. Per quanto riguarda i costi, va innanzitutto pre-cisato che, su scala mondiale, gli impianti nucleari sono intera-mente appaltati ad imprese private. Alle Pubbliche Amministrazionispetta invece l'onere di individuare un luogo idoneo e sostenere glienormi costi per la creazione dei siti e il successivo smaltimentodei rifiuti. Questi alcuni dei motivi per cui l'Italia nel 1987, all'indo-mani del disastro di Chernobyl, ha detto NO al nucleare, diventan-do il primo Paese industrializzato ad uscire dall'era dell'atomo. InEuropa sono oggi in funzione 197 reattori nucleari, mentre 12nuove unità sono in costruzione. Tra queste, una che ha fattomolto discutere è la centrale in costruzione in Finlandia, destinataad essere uno dei reattori nucleari più potenti al mondo. Questo èil primo impianto commissionato in Europa occidentale dall'inci-dente di Chernobyl e ha già sforato di oltre il 25% il budget inizia-le di 3 miliardi di euro, oltre ad aver lasciato ancora irrisolto il pro-blema dello smaltimento delle scorie radioattive. La nota positivaè invece la formazione di un consorzio di industrie consumatriciche garantiscono continuità alla produzione energetica.Ma qui non siamo in Finlandia, noi siamo il Bel Paese in cui unfatto di ordinaria amministrazione della Cosa Pubblica, come losmaltimento dei rifiuti urbani, diventa emergenza. Un'emergenzache a distanza di anni non è ancora stata risolta. Siamo il Bel

Paese in cui il Nord industrializzato (che ha spedito i rifiuti dellasua industrializzazione al Sud) punta il dito contro un Meridioneincapace di gestirsi ed essere gestito, che sta annegando nellasua stessa monnezza (e in quella gentilmente donata dai fratelliadditatori del Nord). L'Italia della pizza e del mandolino, della cop-pola e la lupara, dei gondolieri e dei gladiatori, sarebbe in grado digestire le scorie nucleari?Una montagna di rifiuti che necessitano di un sicuro sito di smalti-mento definitivo, che il governo Berlusconi e la Sogin (SocietàGestione Impianti Nucleari spa) alla fine del 2003 avevano pensa-to bene di collocare a Scanzano Jonico, in Basilicata. Sbagliandonel merito (il sito non era stato studiato con rilievi sul campo, masolo attraverso indagini bibliografiche) e nel metodo (non coinvol-gendo enti locali e cittadini). Tutto questo con costi elevatissimi etempi di ritorno di circa 20 anni. Quindi, come promette l' attualegoverno Berlusconi, le centrali potrebbero essere pronte intorno al2020 e il ritorno dei costi slitterebbe invece al 2040. In un Paesein cui mancano gli asili nido, in cui un'intera generazione è cristal-lizzata in un presente precario e non è messa nelle condizioni dicostruirsi un futuro, in un Paese in cui la sicurezza sul lavorodiventa una pretesa del lavoratore e non un suo diritto inalienabi-le, è davvero utile destinare tanti soldi pubblici al nucleare, piutto-sto che investire in impianti per la produzione di energia rinnova-bile, come l'eolico e il solare?Diceva Wilsawa Szymborska, nella poesia "Scorcio di Secolo","Da capo e allo stesso modo di sempre, come si è visto sopra, nonci sono domande più pressanti delle domande ingenue"[email protected]

arcireportsicilia

Sarà colpa dello stress elettoraleeccessivo. Sarà colpa del centrali-smo veltroniano e degli elenchi di

candidature stilati al caminetto del loft dipiazza Sant'Anastasia. Sarà. Di certo c'èsoltanto che oggi i vertici del Pd si interro-gano sul disastroso risultato ottenuto il 15 e16 giugno per il rinnovo di otto Province e147 Comuni dell'isola e che il calo dei con-sensi potrebbe portare perfino ad un azze-ramento dei dirigenti locali, chiesto da piùparti. Il tonfo, per il Partito democratico, è palesa-to dai numeri delle elezioni provinciali. A dEnna, un tempo definita la roccaforte rossadell'isola, nel 2003, Ds e Margherita otten-nero il 35%. Oggi, insieme, arrivano appenaal 15%, facendo segnare un drammatico -20. Alle falde dell'Etna i risultati sono ugual-mente sconfortanti. Catania, infatti, passadal 20,03% delle precedenti provinciali al12,86. Idem a Caltanissetta dove il bilanciosi traccia segnando -11 ottenuto passandodal 29% di cinque anni fa al 18% di questigiorni. Le tre bandierine in passato piazzatedal Pd sui palazzi delle Province diCaltanissetta, Siracusa ed Enna sonoammainate. In tutte, infatti, lo scettro del

comando è passato al centrodestra.Complessivamente, rispetto al 2003 il Pdregistra la perdita di 180mila voti. E non vameglio alle comunali. La sconfitta più bru-ciante è sicuramente quella di Messina,dove Francantonio Genovese, leader regio-nale del partito e candidato sindaco, perdela sfida per Palazzo Zanca. Nemmeno inuna della 40 città con più di diecimila abi-tanti al voto vince il candidato del centrosi-nistra alla carica di primo cittadino. In 25comuni si andrà al ballottaggio, ma soltantoin 13 di questi è ancora in corsa un espo-nente dell'opposizione. A tutto questo siaggiunga che alle regionali il Pd aveva giàsubito un'allarmante batosta, totalizzandoun 21% di consensi piuttosto lontano dal26% del 2006. Ecco perché il caso-Sicilia venerdì sarà unodegli argomenti principali dell'assembleanazionale del Pd mentre per lunedì prossi-mo è stata fissata a Palermo una riunionedei vertici provinciali del partito e le convo-cazioni dei circoli sono già cominciate.Nel frattempo, il segretario regionaleGenovese non nasconde il "risultato negati-vo" ma ritiene che non si tratti "di un proble-ma di uomini" quando del "doversi cimenta-

re, ad appena otto mesi dalla nascita delpartito, in tre campagne elettorali condizio-nate da un trend positivo per il centrodestra"e conclude affidandosi alla necessità di una"riflessione profonda". Di responsabilitàromane dello tsunami elettorale parla inve-ce l'ex viceministro Angelo Capodicasa edin coro alza la voce anche Tonino Russo,vicesegretario regionale appena sbarcato aRoma con la carica di deputato: "Abbiamosubito fin troppo il centralismo di Roma. Ladirigenza del partito si è concentrata ingiu-stamente sui problemi del nord-est".Pensano piuttosto alla gestione locale delpartito altri esponenti del Pd, dal deputatoregionale Gaspare Vitrano al collega PinoApprendi. Mario Filippello a nome dellaCna, la confedereazione degli artigiani vici-na al centrosinistra, chiede ai vertici di assu-mersi la responsabilità della sconfitta men-tre Italo Tripi, segretario regionale della Cgil,pensa "sia arrivato il momento di un'autocri-tica del Pd sui contenuti della loro propostapolitica, sul perché il centrosinistra nonriesce ad esprimere un'alternativa credibi-le". Cambierà tutto perché nulla cambi?

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COMPAGNI CHE SBAGLIANO

Nuclear symphony...Senti che aria!

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Grande successo nel mondoarabo. In Egitto, una leggeapprovata dal Parlamento stabili-

sce che le mutilazioni femminili sonoreato, punibile con una pena da tre mesia due anni di reclusione o una multa(compresa tra i 118 e i 590 euro), allar-gando così il provvedimento dello scorsoanno che già vietava la pratica negliospedali e nelle cliniche private delPaese. Novità rilevante anche l'introdu-zione di una norma che permette allemadri nubili di registrare i figli all'anagra-fe. La nuova legge arriva dopo una lungabattaglia in Parlamento; osteggiata dalmovimento dei Fratelli musulmani - ilmaggiore gruppo di opposizione marisultano registrati come indipendenti - inquanto, secono loro, "mina i fondamen-ti della famiglia egiziana".Tuttavia la nuova norma può essere con-siderata una vittoria parziale da chi sibatte contro le mutilazioni. Lascia, infat-ti, aperta una finestra, stabilendo che l'e-scissione può essere praticata in caso di"necessità medica": un cavillo che può

aprire la via ad interpretazioni cherischiano di ridurne di molto la portata.Ma la strada che ha portato al risultato disabato 7 giugno è molto più lunga: èdalla fine degli anni '90 che la praticadelle mutilazioni è in discussione inEgitto, grazie alla pressioni fatte dalleassociazioni non governative europee,al lavoro dell'ex ministro Emma Bonino edella moglie del presidente egizianoMubarak. L'azione delle due donneaveva portato negli anni scorsi alla con-danna delle mutilazioni sia da parte delpatriarca copto che delle autorità di AlAzhar, l'università del Cairo consideratail cuore dell'Islam sunnita.Già lo scorso anno, una prima legge -approvata sull'onda delle polemichegenerate dalla morte di un'undicenne -aveva provato a bandire le mutilazioniproibendole negli ospedali e nelle clini-che, ma di fatto gli interventi erano con-tinuati. La morte di una seconda ragazzi-na poche settimane dopo l'entrata invigore della norma aveva spinto ilParlamento a tornare sui suoi passi e a

studiare una legge più dura.Sono almeno 40 i paesi in cui è diffusa lapratica delle mutilazioni sessuali sullebambine: ogni anno, due milioni di pic-cole vittime vanno ad aggiungersi ai 130milioni di donne che vivono col marchiodi questa ferita. In Italia vivono alcunedecine di migliaia di donne infibulate e,ogni anno, numerose bambine con geni-tori provenienti soprattutto dai paesidell'Africa sub-sahariana rischiano diessere sottoposte a questo rituale. In Italia la legge che stabiliva il reato diinfibulazione è stata approvata dal pre-cedente governo Berlusconi nel 2005,ma non concede asilo a chi fugge dalsuo paese per sottrarsi ad un rito che ènato prima dell'Islam, non affonda radiciin alcun credo religioso e massacra ilsesso e la sessualità delle donne.Bisogna evidenziare che il nostro Paeseè al primo posto in Europa per presenzadi donne immigrate infibulate: sono circa40mila, mentre sono 5mila le bambineche la [email protected]

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Un freno alle mutilazioni

Qualcuno utilizza il termine minatori per descriverli,altri invece associano semplicemente la parola CallCenter come un sinonimo di lavoro ad usura, più

semplicemente in uno sguardo d'insieme è possibile giun-gere al minimo comune denominatore di sfruttamentolegalizzato di agent telefonici. Parliamo della diffusione diuna delle più sofisticate strategie di vendita di lavoro perlo sfruttamento di risorse umane di primissimo livello, ingran parte laureati o laureandi, che stringono la cinghiarispondendo al telefono ed assicurando servizi telefonici.Luogo emblematico di questa disfatta della società moder-na a Palermo, è l'Alicos, azienda leader in Italia da quan-do è riuscita a battere il mercato aggiudicandosi l'appaltoper la gestione di uno dei servizi più ambiti, la prenotazio-ne e la vendita dei voli Alitalia. L'Alicos fa parte infatti delgruppo Almaviva, vera multinazionale nello schiaccianteruolo di sfruttatore dei lavoratori a progetto, interinali,Co.co.co, e part-time. Una situazione tipica qui in Italia,che vede i sindacati agevolarsi nei propri rapporti con diri-genti sfaccendati e pronti a lasciare briciole di potere purdi mantenere il timone della baracca azienda. In basso purie semplici vassalli alla mercè di improbabili vittorie sinda-cali, il popolo dei lavoratori, in gran parte ragazzi, tra iventi ed i trentacinque anni che in terra di disoccupazionee, hainoi, di mafia, abbassa la testa sapendo che non c'èniente di meglio e quindi: "va bene così". Inutile lamentar-

si tanto c'è il mare che ci bagna, ed il sole che ci asciuga. Costume vuole, che alla fine la vita sia un lento defluire daun contenitore all'altro di disoccupazione, prima la scuolapoi l'università ed alla fine il call center, ed il futuro chepesa come un cielo plumbeo in una giornata di gita in cam-pagna. Nessuna possibilità di carriera, nessuna speranzadi un mondo migliore, ma solo la certezza di cercare edover trovare un'altra soluzione per la propria vita. Stranoche il titolo dell'ultimo film di Paolo Virzì che tratta propriola vita dei ragazzi che lavorano nei Call center, sia con ter-mine un po' tragico "Tutta la vita davanti", a voler signifi-care l'incertezza che domina nella prospettiva dei giovanidi oggi. Un plauso da parte mia va a chi ancora oggi trovail coraggio di mettere al mondo dei figli, a chi trova l'entu-siasmo nel provare esperienze nuove, a chi vive pur cono-scendo la realtà dei fatti. Da un'altra angolazione c'è chi siazzarda a sventolare un po' di ottimismo, perché anche selavori in uno Call center, sei un lavoratore in regola, contanto di busta paga e di tredicesima. Ma proprio a chi sacome campare e andare avanti con 600 € al mese è rivol-ta l'ammirazione perché alla fine la vita va avanti, anche separafrasando un romanzo di Dostoevskij (Le notti bianche)"Dapprima osserviamo i sogni come foglie sugli alberi, poicol trascorrere del tempo le foglie ingiallite cadono, e noicamminando le calpestiamo senza accorgercene". f l a v i o d e l l a m o n i c a 1 @ f r e e m a i l . i t

I l dedalo dei cal l center

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Se la vostra concezione di turismo vi proietta in paradisocaraibico, stesi al sole schifosamente unti di crema sola-re, con la bava alla bocca per quel bagnino o ballerino

ultrapalestrato, ultralucidato che a pensarci bene sembra unesperimento andato a male di transgenetica... beh sappiateche qui si parla d'altro. Niente a che vedere con pacchetti diviaggi organizzati da grandi tour operator internazionali;dimenticatevi i villaggi turistici impiantati nei luoghi più remotidel mondo che poco si differenziano gli uni dagli altri e nei qualinon esiste una corretta caratterizzazione locale del paese incui sono stati impiantati. Il turismo responsabile è una tipologia di turismo sconosciutaai più ma presente da tempo nelle azioni di alcuni singoli viag-giatori desiderosi di realizzare un incontro paritetico con genti,culture e modi di vivere del paese ospitante e nel contempovalorizzarne le specificità. Solo intorno agli anni Novanta, que-sta visione sostenibile di turismo, strutturata in associazioni emovimenti con lo scopo di valorizzare i paesi di destinazione,opera una equa e solidale collaborazione tra l'industria turisti-ca, le comunità locali e i viaggiatori. In altre parole, si favorisceun approccio turistico-cognitivo più attento ai territori, alle eco-nomie e alle forme di società delle comunità ospitanti.L'AITR (Associazione Italiana Turismo Responsabile), in lineacon i principi definiti dall'Agenda 21 dell'ONU sull'ambiente e losviluppo, rappresenta una struttura che ha tra i soci tutte leprincipali organizzazioni che operano in Italia nel settore del

turismo eticamente responsabile. Frutto di un lavoro costantenel tempo della collaborazione tra i soci AITR (tra i quali Arci),la carta d'identità per viaggi sostenibili propone il superamen-to degli impatti fortemente negativi che l'industria turistica pro-duce nelle sue manifestazioni di massa e nel settore dellevacanze di lusso. L'associazione intende coinvolgere gruppi esingoli desiderosi di entrare in contatto con le realtà locali e diportarsi a casa un bagaglio di conoscenze ed esperienzeumane e sociali, al fine di attivare nel contempo dinamicheeconomiche di sviluppo che permettano l'emancipazione delpaese visitato. In tale ottica di promozione di un turismo responsabile opera ilprogetto di servizio civile "Arciturismo in Sicilia", in collabora-zione con strutture associative dell'isola, in particolare con i cir-coli Arci che da anni propongono modalità nuove di conoscen-za territoriale, sociale e culturale. Nello specifico, il progetto sioccupa, tramite il proprio sportello informativo, di incoraggiaree divulgare iniziative nate in Sicilia all'insegna dell'integrazionetra realtà sociali ed economiche. Promuove inoltre particolariitinerari, tra i quali va citato "A...come Albergheria": un percor-so che coniuga l'interesse storico-culturale verso uno dei quar-tieri più popolari di Palermo alla volontà di comprendere ledinamiche socioeconomiche e conoscere le attività di volonta-riato e le antiche realtà artigianali ancora presenti.

[email protected]

“ Touristòs” fai da te? No A r c i !

n. 8 19 gi ugno 2 0 0 8

In marcia per il clima. Milano 7 giugno 2008

foto Grazia Bucca