apiacenza, vincono gli studenti mr primi bilanci positivi ... festival diritto_120515040540.pdf ·...
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In alto, da destra: Stefano Rodotà, ex garante della pri-vacy, curatore scientifico del Festival del Diritto; il filo-sofo e sociologo Zygmunt Bauman, l’ospite d’onore che haconcluso la terza edizione della manifestazione; e il sinda-co Roberto Reggi: intervenuto dopo il pensatore polacco,ha stilato il bilancio dei quattro giorni che hanno portatoPiacenza sulla ribalta nazionale. Nelle altre immagini, mo-menti del Festival che ha coinvolto tutta la città
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Le radici del rapportotra libertà ed uguaglianza■ Il rapporto tra libertà ed u-guaglianza al centro dell’in-contro con Stefano Rodotà.
Un silenzio assordante haavvolto nel tardo pomeriggio diieri un’affollata Sala dei Teatini,segno di come queste due pa-role, che pervadono la Costitu-zione Italiana, siano ancora og-gi al centro dell’interesse del-l’opinione pubblica.
Il costituzionalista Rodotà èriuscito, prima con un detta-gliato excursus di quelle chesono le radici storiche delle dueparole, e poi con una riflessio-ne sulla portata valoriale deidue termini, a catturare l’atten-zione dei presenti. Ad introdur-re il relatore è stata l’assessorecomunale Anna Maria Fellega-ra, che ha aperto l’appunta-mento evidenziando come “larivoluzione dell’uguaglianzarappresenti un elemento cardi-ne della modernità”. Concettoquesto poco dopo ripreso edampliato dallo stesso Rodotà.
Il “dialogo” tra libertà ed u-guaglianza, “iniziato alla fineSettecento sulla sponda ameri-cana dell’Oceano Atlantico” è
un tema attuale proprio perché“siamo consapevoli delle dise-guaglianze che pervadono lacontemporaneità” ha spiegatoRodotà. “Oggi –ha proseguito ilcostituzionalista- dobbiamofare i conti con una realtà nellaquale le diseguaglianze stannodiventando se non la regola,qualcosa di fortemente presen-te nella quotidianità, ed è perquesto che dobbiamo tornarea riflettere sul significato di ta-le parola e ad accettare la sfidadella riconciliazione tra la li-bertà e l’uguaglianza. “
Una sfida che trova linfa vi-tale nella Costituzione italiana:“Testo che rimane ancora lalegge fondamentale di questopaese, capace di dare rispostealle situazioni nuove che sivengono a determinare neltempo, e che pertanto meritadi essere riletta continuamentee non cambiata”. L’interventodi Rodotà ha toccato svariatequestioni, dal pagamento delletasse, “fondamento della de-mocrazia rappresentativa”, allanascita ed allo sviluppo delconcetto di cittadinanza “che alsuo interno riesce ad essere, alcontempo, strumento di esclu-sione ed elemento di concilia-zione. “
Le sfide future del rapportotra libertà ed uguaglianza sonoper Rodotà tutto ciò che “noipossiamo ricondurre a quelloche viene dalla storia. Oggi adesempio il lavoro e la dignitàdel lavoro sono certamentemessi in discussione dalle dise-guaglianze e dalla deliberatavolontà di creare diseguaglian-ze. “ Per il costituzionalista cisono poi tutte le sfide legate al-l’innovazione scientifica e tec-nologica, davanti alle quali“dobbiamo essere messi incondizione di non perdere nélibertà né uguaglianza. “
Chiara Cecutta
INCONTRO CON STEFANO RODOTA’
Rodotà e la Fellegara
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■ Qual è il giudizio di Giusep-pe Laterza sull’edizione del Fe-stival appena conclusa? Il presi-dente della società di cui è re-sponsabile anche della divisio-ne varia (saggistica e università)è particolarmente soddisfatto.Una marcia costante di avvici-namento al pubblico questa e-dizione dedicata al tema delledisuguaglianze. E non è casuale,infatti partire dal 2006 GiuseppeLaterza ha ideato e promossoanche il Festival dell’Economiadi Trento, il Festival Città e Terri-torio a Ferrara e le Lezioni di sto-ria a Roma, Firenze e Milano, i-niziative culturali che hanno ot-tenuto un importante riscontrodi pubblico e di critica. Questigrandi eventi si affiancano ai li-bri di maggiore successo da luipubblicati: “Etica per un figlio”di Fernando Savater, “Camici epigiami” di Paolo Cornaglia Fer-raris, “Modernità liquida” diZygmunt Bauman, “Mala tem-pora” di Giovanni Sartori e “Néqui né altrove” di Gianrico Caro-figlio.
Un festival, quello appena
concluso, che ha visto l’affluen-za di un folto pubblico, una co-stante partecipazione ai vari e-venti che hanno caratterizzatola quattro giorni piacentina.
“Il Festival del Diritto è cre-sciuto in questi tre anni ed è im-portante la partecipazione dellacittà. Ho visto molti giovani, tan-ti ragazzi che ponevano doman-de con entusiasmo ma anchedonne e uomini che hanno pre-
so parte al dibattito seguendoanche i relatori meno noti: pen-so a Francesco Remotti, a GuidoBarbujani, a Tamar Pitch epide-miologica inglese che ha cattu-rato l’attenzione di un foltissimopubblico. Sui personaggi parti-colarmente noti al grande pub-blico non ho mai avuto dubbi:Gianfranco Fini, Simonetta A-gnello Hornby, Zygmunt Bau-man e Guliano Amato tanto per
fare qualche nome si presenta-no da soli. Il polso della situazio-ne lo hai quando il pubblico ènumeroso a tutti gli eventi e maicome quest’anno la stampa na-zionale ci è stata vicina dandoun grande risalto al festival”.
A proposito di personaggi delmondo della cultura partico-larmente noti al pubblico, co-me ha convinto Bauman a par-tecipare al festival?
“Lo conosco da diverso tem-po, ha pubblicato e pubblica inItalia suoi libri per la mia casa e-ditrice, inoltre c’è un rapporto dicordiale amicizia con lui e consua moglie che però è venuta amancare da poco. Temevo –quando l’ho invitato – che po-tesse qualche problema legatoal difficile momento che sta vi-vendo e invece mi ha accettatodi buon grado e la cosa mi hafatto particolarmente piacere”.
Qual è l’aspetto più significa-tivo di questa iniziativa?
“La forza del Festival del Dirit-to sta nel deposito i memoriaimmateriale che esso produce.In questi giorni ho notato le spe-cifiche valenze della comunica-zione verbale e il contatto diret-to del pubblico con gli ospitidella manifestazione. Ad esem-
pio Shirin Ebadi oltre a esprime-re l’esperienza forte di una don-na altrettanto forte, è statastraordinaria nel comunicare ilsenso della propria tragedia per-sonale e del Paese in cui ha vis-suto, ha saputo trasmettere ladrammaticità di una donna chevive sulla propria pelle il dram-ma dell’Iran. In questi giorni hoavuto modo di vedere un’uma-nità che si confronta ascoltandoi vari interventi, che sì’ incontraal bar tra un incontro e l’altro. Lagente si è scambiata opinioni esi è confrontata non via etere oattraverso il mezzo televisivo”.
Che impressione ha avuto diPiacenza?
“Una città aperta e curiosache ha voglia di esserci, di direla sua. Una città che rifiuta lechiusure localistiche che produ-cono alla lunga un impoveri-mento progressivo. La città si èconfrontata sui grandi temi delnostro Paese in relazione ai pro-blemi degli altri Paesi”.
Ma. Mol.
A sinistra: unprimo piano diGiuseppeLaterza,durante ilFestival delDiritto 2010. Adestra: unodegli ospiti piùimportanti, ilPremio NobelShirin Ebadi
«Piacenza,città aperta e curiosa che vuole dire la sua»Laterza promuove l’edizione appena conclusa: tanti giovani entusiasti, che ponevano domande
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Al tavolo da sinistra: Aldo Grasso, Giuliano Giubilei, Michele Polo ed Enzo Cheli. Nellafoto a sinistra, la Sala dei Teatini gremita
La Sala dei Teatini gremita diragazzi provenienti dai liceipiacentini ha accolto alle 12 di
ieri i partecipanti al forum “Sapere èpotere: le disuguaglianze informati-ve”. Coordinati da Giuliano Giubi-lei, giornalista del TG3, Aldo Gras-so, professore ordinario di Storia del-la radio e della televisioneall’Università Cattolica di Milano,Michele Polo, ordinario di Economiapolitica alla Bocconi e Enzo Cheli,professore di Diritto costituzionaleall’Università di Firenze, hanno af-frontato il controverso e sfaccettatotema dell’informazione, in un per-corso che ha toccato vari punti di vi-sta, dal diritto alla trasparenza delleinformazioniai mutamentinel mondomediatico conl’avvento diinternet.
«La disu-guaglianza, te-ma del Festi-val del Dirittodi quest’annoè molto sentitan e l l ’ a m b i t odell’informazione - ha detto Giubileinell’introdurre il forum - in questocampo si parla spesso di un uso di-storto dei mezzi di comunicazione edè particolarmente sentito il peso del-le disuguaglianze». «Dal punto di vi-sta giuridico esiste il diritto che ga-rantisce la libertà di pensiero e diespressione, nell’articolo 21 dellaCostituzione, mentre non è definitoil diritto alla corretta informazione -ha spiegato Cheli -. La libertà dipensiero può incidere sul diritto diuguaglianza di chi riceve l’informa-zione e la Magistratura, nel tempo,ha potuto allargare la regolamenta-zione del mondo mediatico grazieall’elasticità di questo articolo, ga-rantendo anche i diritti dei destinata-ri, in base al principio che al diritto
di informazione corrisponde un do-vere di completezza, imparzialità ecorrettezza». Tre doveri che faticanoperò a trovare applicazione. «Occorreun sistema pluralista - ha continuatoil professore - Agli inizi degli anni’60 il monopolio RAI cercava di ga-rantire un pluralismo interno, conl’avvento delle TV private si dovevaraggiungere un pluralismo esterno,che però non si è realizzato».
«Non sono tempi belli per l’infor-mazione - ha commentato Grasso -.Non c’è un regime, ma c’è in attouna forte disuguaglianza. In Italia lagrave ferita è che la RAI non fa piùun servizio pubblico, ma il plurali-smo interno è diventato lottizzazio-ne, la TV pubblica è il bottino diguerra di chi vince le elezioni. Un al-
tro grave problema è la deregulation:l’arrivo delle TV commerciali hascalzato il primato del servizio pub-blico, ma non ha portato pluralismoinformativo, anzi, la televisione pub-blica si è appiattita, in termini diproposte e di linguaggio, al livello diquella commerciale. La legge Ga-sparri, che doveva migliorare le cose,non ha sortito i risultati sperati. Coldigitale i canali sono aumentati, masono sempre RAI e Mediaset a dete-nere il maggior numero delle reti, ol-tre che essere padrone delle struttu-re».
«Alla base di tutto, sono le disu-guaglianze economiche - ha spiegatoPolo -. I media sono diventate impre-se e seguono le regole del mercato,che può essere guidato da vari attoriche agiscono sullo stesso piano, otendere alla concentrazione: il secon-do è il caso delle TV. Le scelte delpubblico si concentrano a loro voltasu poche reti, le scelte del palinsesto
infine seguono le leggi dell’odiens enon della qualità del servizio».
Un panorama inquietante, quellodescritto dai relatori: da un lato, letestate giornalistiche costrette aschierarsi politicamente in mododrastico, penalizzate dalla rapiditàdelle notizie diffuse dagli altri mezzi;dall’altra, una televisione che sembradestinata a diventare un contenitoresenza qualità. L’avvento di internetha aggiunto nuovi interrogativi. Cer-to, la rete ha permesso una maggiorediffusione delle informazione, a di-scapito però dell’approfondimento edella gerarchia d’importanza.Un’informazione trasversale, in ap-parenza facile da ottenere ma com-plessa da gestire per la sua superfi-cialità. Eppure, questa è diventata lascelta dai giovani che, stando allestatistiche, abbandonano sempre piùspesso lo schermo televisivo perquello del computer.
Antonia Romagnoli
Grasso: «La Rai non svolge più il ruolo di servizio pubblico»Così il critico televisivo nel corso del convegno sulle disuguaglianze informative
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«Il mio premio Nobel appartie-ne a tutte le donne che lotta-no per la libertà nel mio Pae-
se». Usa poche parole Shirin Ebadiper definire il significato di uno deiriconoscimenti più importanti almondo, di cui è stata insignita nel2003. Una frase breve ma intensa,perchè contiene due parole in nettocontrasto come “pace” e “lotta” eperché descr ive ilcontesto sociale nelquale vive chi l’hapronunciata. ShirinEbadi, nata ad Ha-madan in Iran, è unavvocato che hacombattuto nelle au-le dei tr ibunali diTeheran contro il si-stema giudiziar ioiraniano, pilastro sa-cro di un mondoconservatore figliodella r ivoluzioneislamica del 1979.
Temporaneamentein esilio dalla sua pa-tria, a Piacenza è ve-nuta in occasione delFestival del Dirittoper parlare di difesadella libertà controgli abusi di potere. E chi meglio dilei, iraniana come Sakineh Moham-madi Ashtiani, la donna che rischiala lapidazione con l’accusa di adulte-rio e omicidio, può raccontare comesi vive in uno Stato retto da leggi di-scriminatorie nei confronti del gene-re femminile, delle persone non alli-neate con le opinioni del governo,nel quale c’è il più alto condannatialla pena capitale dopo la Cina? Do-po la Rivoluzione islamica, sono statereintrodotte nel Paese pene come iltaglio della mano, la lapidazione lacrocifissione. La responsabilità pena-le si è anche notevolmente abbassata
«Il mio premio Nobel è di tutte le iraniane»
Shirin Ebadi, premio Nobel per la pace nel 2003, racconta il suo Iran: «Come Sakineh tante altre»
(9 anni per le femmine e 13 per imaschi), come l’età per sposarsi (13per le donne e 15 per gli uomini).
«Spero che Sakinè si salvi - ha det-to la docente universitaria nel corsodella conferenza stampa organizzataa Palazzo Mercanti - Come lei ci so-no tante altre persone che rischianola stessa pena, anche se non se neparla. Attualmente sono 15 le donne
in attesa di lapidazione. E’ impor-tante che una campagna mediaticacome quella per Sakineh venga fattaanche per i detenuti politici o pertutti quelli incarcerati ingiustamentein Iran. Ringrazio Piacenza a nomedel mio popolo per aver affisso l’im-magine di Sakineh sulla facciata delMunicipio». E proprio con gli ammi-nistratori comunali l’avvocato irania-no ha poi avuto un colloquio, nelquale è stata ribadita, da parte delprimo cittadino e degli assessori, lapiena disponibilità a sostenere l’im-pegno per la difesa dei diritti delledonne e dell’infanzia. Anche il presi-
dente della Provincia Massimo Tre-spidi ha Shirin Ebadi. «Le esprimouna forte solidarietà, sostegno e con-divisione per il grande impegno indifesa della dignità e della vita dellepersone - ha detto Trespidi-. Ha tut-to il nostro appoggio nella battagliache sta conducendo con coraggio edignità, affrontando anche grandi sa-crifici e subendo, lei come la sua fa-
miglia, restrizionialla liber tà». Ilpresidente Tre-spidi ha auspicatoche la Comunitàinternazionale in-tervenga conmaggiore convin-zione nel fare ri-spettare le sanzio-ni economiche acarico dell’Iran eha rivolto un sin-
cero augurio a Sharin per la sua ope-ra di ambasciatrice dei diritti del Po-polo iraniano.
Nel corso della conferenza stampain Comune, poi, la pacifista ha ancheparlato del burqua. «Il burqua non èlegale neppure per l’Islam - ha detto- Non è previsto dalla religione isla-mica, per la quale le donne, invece,durante le preghiere devono tenere ilvolto ben visibile. L’indossare il velointegrale fa parte della tradizione dialcune tribù dell’Afghanistan. Chi sicopre il volto non consente la propriaidentificazione, perchè è impossibile
vederle il viso. Chi vive in Europanon dovrebbe portare il burqa. Di-verso il discorso per l’hijab, che co-pre solo il capo e la nuca».
Questi stessi concetti sono stati ri-baditi dall’avvocato premio Nobelanche ieri sera a Palazzo Gotico. Da-vanti ad un salone gremito ed attentoShirin Ebadi ha rimarcato il concettoche nell’Iran di Ahmadinejad i dirittiumani vengono sistematicamenteviolati e la chiave per sconfiggere ilregime è la parola, temuta più diqualsiasi arma.
Antonella Larotonda
Sopra, Farian Sabahi e Shirin Ebadi ( a destra). A lato, un pri-mo piano dell’avvocato iraniano Ebadi. In alto a sinistra laplatea nel salone di Palazzo Gotico
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■ Se la disuguaglianza è partedella complessità del mondocontemporaneo, Piacenza sicandidata - nella “quattro giorni”del Festival del Diritto iniziato ie-ri - a svegliare le coscienze. Perdirla con le parole di Giorgio Na-politano a «suscitare il gusto del-l’uguaglianza». Piace a tutti l’im-magine evocata dal presidentedella Repubblica nel suo mes-saggio letto dal sindaco a Palaz-zo Gotico, là dove parla di “gusto”appunto, quasi un aroma, qual-cosa che non è mentale, non èarchitettura del pensiero, mapiuttosto un fatto istintivo, fisicopersino. Qualcosa che riguardala pancia e non solo la testa del-le persone. A Napolitano questogusto vitale appare oggi «un po’sopito» mentre sembra affer-marsi una cultura diffusa «cheaccetta vistose disuguaglianze direddito e di potere». Tutto que-sto deve rientrare nell’agendapolitica ma ancora prima, avver-te il Capo dello Stato, negli animidelle persone. E’ lì il suo posto.
E il sindaco Roberto Reggi,nell’aprire la kermesse, enfatiz-za questo aspetto: «In un mo-mento in cui la crisi sta minac-ciando la fiducia nel futuro, lacultura è uno straordinario stru-mento di promozione del terri-torio».
C’è il desideriopragmatico di tro-vare soluzioni o-perative per cor-reggere, ove possi-bile, quegli squili-bri che il festivalaiuta a capire me-glio.
Con questa for-te spinta eticaprende il largo la“barca” azzurradel Diritto, difronte al pubblicodi gala dell’inau-gurazione in pa-lazzo Gotico. Unevento che, nelcomplesso, se nonpuò dare facili ri-sposte, pone tut-tavia sul piattotanti stimoli perdecifrare le pieghe dei fenome-ni: dalle disuguaglianze di gene-re a quelle etniche, dai diritti delmalato a quelli della disabilità, aidiritti del lavoro cari a Napolita-
no che richiama i troppi morti diqueste ultime settimane.
Per il curatore scientifico delfestival, Stefano Rodotà - che aPiacenza confida di sentirsi or-mai come a casa propria - è giàun successo, in tempi di ristret-tezze, poter contare su un inve-stimento in riflessioni e in cultu-ra («E’ un miracolo aver un pro-gramma così ricco»). Il professo-re ieri ha voluto parlare di alcunidiritti che gli stanno a cuore inmodo speciale: l’accesso al cibo(«la disuguaglianza più radica-le»), il dialogo fra culture, la paridignità sociale dei cittadini, san-cita dall’articolo 3 della Costitu-zione: «Perché non si può riflet-tere sul futuro se non abbiamoradici, memoria e principi».
Rodotà difende la sua creaturacon passione, il festival piacenti-no è l’unico ad avere eventi par-tecipati, grandi e piccoli prota-
gonisti («c’è anche una scuola e-lementare che ha collaborato»),con un dialogo costante tra le di-verse discipline, ospiti stranieridi valore, grandi presenze, comeil premio Nobel per la pace Shi-rin Ebadi, che è avvocato, o il so-ciologo Zygmunt Bauman.
E dunque, Piacenza diventaper alcuni giorni «la città della le-galità» promette l’assessore An-na Maria Fellegara, a nome delcomitato promotore, con la fie-rezza di essere al centro di un av-venimento di portata nazionale.
Un avvenimento fortemente vo-luto proprio per i suoi contenutispecifici, dice Fellegara con unapunta più speziata diretta a chipensa al festival piacentino co-me ad un appuntamento di mi-nor appeal rispetto ad altri. Sarà
Romeo Astorri, preside della fa-coltà di Giurisprudenza dell’U-niversità Cattolica, a riconoscerein questi momenti occasioni cheaiutano a «non perdere la spe-ranza di costruire una società piùgiusta», mentre Renzo Marchesi,
presidente della sede piacentinadel Politecnico di Milano, lodaun’occasione formativa che nonsia chiusa in un’enclave di privi-legiati, il festival è anche questo.L’organizzatore Giuseppe Later-za cita l’economista Keynes,quando allude agli “uomini delfare” che ereditano idee pensatemolto prima, ma che non posso-no prescindere dal formarsi un’i-dea loro del mondo: la cultura al-lunga la visione, lo sguardo, ali-mentando una qualità del dibat-tito pubblico che in Italia «non è
buono». E ben venga la possibi-lità magnifica anche di cambiarele idee nel corso del festival.
Infine Reggi ha ringraziato Re-gione Emilia Romagna, Cameradi Commercio, Fondazione, Enele Veolia, Banca di Piacenza, ci-tando i numeri in crescita chevedono 270 volontari, 70 testategiornalistiche studentesche, 50eventi dell’associazionismo, de-gli istituti e dell’imprenditoria,35 conferenze e dibattiti.
Patrizia Soffientini-patrizia. soffientini@liberta. it
Il presidente Napolitanoe il «gusto dell’eguaglianza»Il messaggio del Capo dello Stato. Piacenza “promuove legalità”. Reggi:cerchiamo soluzioni operative per contrastare gli squilibri
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Se riemergono le disuguaglianze
Festival del Diritto
Il testo pubblicato in questa paginaè una sintesi della conferenza sultema «Le disuguaglianze nel mondoliquido», che Zygmunt Bauman (quisopra nella foto di LeonardoCendamo) tiene domani a Piacenza(ore 18), presso il salone di PalazzoGotico. L’incontro, introdotto daWlodek Goldkorn, si svolgenell’ambito della terza edizione delFestival del Diritto, promosso dal
Comune di Piacenza e organizzatodagli Editori Laterza con la direzionescientifica di Stefano Rodotà.«Disuguaglianze» è quest’anno iltema della manifestazionepiacentina, che termina nellagiornata di domani proprio conl’intervento di Bauman, del qualeLaterza ha appena pubblicato ilsaggio L’etica in un mondo diconsumatori (pp. 244, € 16).
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Il Capo dello Stato“benedice” la kermesse
Napolitano: «Il vostro festival pone domande fondamentali»Rodotà e Reggi: «Ricaveremo delle indicazioni operative»
«Il vostro Festival pone domande strategiche fonda-mentali per il presente e per il futuro e sottolinea ilruolo dell’Europa unita se davvero miriamo a produr-re maggiore uguaglianza. Tuttavia tornare a proporreun orizzonte d’uguaglianza, riportare nel dibattitopubblico l’obiettivo di contrastare pesanti disugua-glianze costituisce di per sé un risultato degno di no-ta. Il gusto dell’uguaglianza, il fastidio per disugua-glianze immeritate, prim’ancora che nell’agenda poli-tica dovrebbe tornare negli animi dei cittadini».
C’è la “benedizione” del Presidente della Repubbli-ca Giorgio Napolitano sulla terza edizione del Festivaldel Diritto che ha inaugurato ieri pomeriggio nel salo-ne di Palazzo Gotico alla presenza del sindaco Rober-to Reggi, del responsabile scientifico Stefano Rodotà,del presidente del comitato promotore Anna MariaFellegara, dell’editore Guseppe Laterza e dei rappre-sentanti delle due Università, Romeo Astorri (Cattoli-ca) e Renzo Marchesi (Politecnico). In apertura Reggi
ha letto il messaggo inviato dal Capo dello Stato allacittà, un messaggio imperniato sul tema dell’edizione,le disuguaglianze, salutato dal sentito applauso dellaplatea. Quindi il sindaco ha sottolineato l’importanzadi un evento «di grande livello culturale» ormai inseri-to a pieno titolo tra «i grandi festival d’Italia». «Nonera facile trovare le risorse necessarie in questo perio-do di crisi - ha aggiunto il primo cittadino - eppureabbiamo incontrato la risposta positiva di tante istitu-zioni e associazioni, a dimostrizone di come la culturasia uno strumento di promozione del territorio che vaoltre».
Impegnati in questa quattro giorni ci sono 270 vo-lontari (di cui 250 studenti), 70 testate studentesche e50 eventi dell’associazionismo. Ha concluso Reggi:«Da questa quattro giorni vogliamo ricavare indicazio-ni operative per il futuro». Un messaggio accolto an-che da Laterza: «Questo Festival raggiungerà il suoscopo se qualcuno di noi, durante gli incontri, potrà
cambiare idea e elaborare delle soluzioni». L’editorenon ha mancato di elogiare il programma in un pano-rama televisivo dove «la qualità del dibattito pubbliconon è buona, stereotipata». E dopo il saluto della Fel-legara, di Astorri e di Marchesi, è stato Rodotà a ri-cordare il lungo applauso che la platea del Festival tri-butò agli organizzatori l’anno passato quando fu rife-rito che il tema era quello delle disuguaglianze. «E’ unprogramma vivo e partecipato - ha detto Rodotà - cheha mobilitato molte persone, che vede il dialogo travarie discipline e che getta un occhio fuori dall’Italia».Rodotà ha ricordato come il tema delle disuguaglian-ze sia trattato anche dall’assemblea generale dell’Onu.«Neli ultimi tempi qualcosa è cambiato, le nuove po-tenze economiche India e Brasile hanno preso l’inizia-tiva per diminuire le differenze tra paesi poveri e ric-chi». Infine il ringraziamento alle istituzioni e allacittà, Piacenza, «dove mi sento davvero a casa».
Marcello Pollastri
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■ L’aspirazione all’uguaglian-za secondo Giuliano Amato e legrandi speranze di riuscire a tu-telare (senza cadere nel caos), idiritti dei minori raccontate daSimonetta Agnello Hornby sonoi temi delle prime due lezioniche tengono oggi a battesimo ilFestival del Diritto. Ma c’è spa-zio per discutere di disugua-glianza nei processi civili e pe-nali, di sicurezza sul lavoro, pri-ma di chiudere in platea, con glispettacoli “Dell’Opera Buffa” diLucia Vasini ai Filodrammatici e“C’era una piccola Butterfly aBirkenau” ai Teatini.
Sotto la guida del “guru”scientifico, Stefano Rodotà, s’al-za il sipario su una kermesse ric-ca e sempre più collaudata. Conottanta eventi i quattro giorni fe-stivalieri promettono di regalareoccasioni di riflessione e di cre-scita per tutti i palati e per ogniaspettativa, grazie al tradiziona-le mix di grandi personaggi e diproposte locali. Fra i primi, si vadal presidente della CameraGianfranco Fini più che mai al-l’attenzione della cronaca a Lu-
cio Caracciolo, dal premio NobelShirin Ebadi a Gino Strada, daArmando Spataro a ZygmuntBauman.Contenuti importanti. Le novitàlogistiche? Non mancano. La pat-tuglia dei volontari è diventataun piccolo esercito con duecen-
tosettanta presenze dalle scuolesuperiori piacentine (a cui si ag-giungono i venticinque dipen-denti del Comune mobilitati). Incampo anche gli istituti dellaprovincia: Mattei di Fiorenzuola,Volta di Castelsangiovanni eMarcora di Cortemaggiore. Per
non dire dell’intensa attività digiornalismo militante con i sitidelle scuole. L’istruzione locale siè ritagliata un ruolo da protago-nista in ben quattordici eventi. Inquanto al versante informativo“adulto”, sono stati accreditati u-na quarantina di giornalisti datutta Italia e già ieri sono apparsiarticoli su la Repubblica, Il Mes-saggero, La Stampa.
Quest’anno si è scelto di inve-stire in pubblicità sulle edizionilocali dei giornali nazionali, oltreche su tutti i media piacentini,spiega Renza Malchiodi, respon-sabile organizzativa per il Comu-ne. Dal Il Sole 24 Ore a Il Giornale,dall’Internazionale all’on-line deiprincipali quotidiani, si è adotta-ta una strategia comunicativache vede anche in Internet un ef-ficace trampolino di lancio: sicontano ad oggi diciassettemilavisite al sito del festival. Ancoranumeri: sono stati stampati ses-santamila depliant, i libricini az-zurri vademecum del festival. Lisi trova pure in tante librerie delnord Italia (particolarmente aMilano, Pavia, Parma e Cremo-
na). Tra i mezzi informativi cheseguono l’evento, si segnalano letrasmissioni in diretta di RadioRadicale e la trasmissione cultu-rale Fahrenheit di Radio Tre.
Intanto piazza Cavalli mostrail look festivaliero, con le tendeorientali montate in piazza perlasciare respiro al mercato incentro, mentre i luoghi della di-scussione si sono ampliati in nu-mero e in bellezza, includendoTeatini, Spazio Costa e S. Mariadella Pace. E c’è anche una mo-stra ricca di significato al Goticosulle terre confiscate alla mafia
I costi del Festival? Cinquecen-to mila euro, riferisce Malchiodi,tutti frutto di sponsorizzazioni, ilComune offre l’organizzazione.L’evento è promosso dal Comu-ne di Piacenza, appunto, da Re-gione Emilia Romagna, Cameradi Commercio, Università Catto-lica, Politecnico; ideazione Edi-tori Laterza e Gruppo24Ore; or-ganizzazione Comune e LaterzA-gorà. Partner: Enel e Tecnobor-go, sponsor Veolia.
Patrizia Soffientinipatrizia. soffientini@liberta. it
Piazza Cavalli trasformata dal festival:con le tende bianche un po’orientali cheoccupano la zona centrale anche per non interferire con il mercato (foto Cravedi)
Diritto,su il sipariocon Amato e HornbyE per il festival si mobilita un esercito di 270 volontari
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«L’irregolare, l’immigrato clandesti-no in Italia ha cessato di esistere. Nonha più diritti. Io non sono monsignorMarchetto, ma da laico chiedo: è onon è una persona?». A modo suo, sot-tile come è nei suoi modi codificatipersino in un soprannome nella Pri-ma Repubblica, Giuliano Amato nonlesina durezze sulle pecche della no-stra società così poco plurietnica e plu-riculturale. Né su chi la governa: «Ca-pita che un bambino studi qui dai 6 ai18 anni, poi se non ha un lavoro vieneespulso. Ma dovrebbe essere cittadi-no italiano a quel punto. È compatibi-le con la democrazia che chi governanon sia responsabile di chi ne subiscele decisioni? È ammissibile che i go-vernanti non rispondano ai governa-ti?». Questo, dice, è il problema che cirende «una democrazia a scartamen-to ridotto». E che priva chi attraversamezzo continente in cerca di futuroper sé e la propria famiglia dei più ele-mentari diritti umani.
Con un monito sull’altro versante:«Con la diversità si può convivere sesi pongono in essere politiche attivead hoc, altrimenti prevale la diffiden-za. Il volersi bene fine a se stesso èun'ideologia che non funziona». Ma«se la diversità consapevole si espri-me con un velo, che riconosciamo al-le nostre suore e alla Madonna, per-ché negarlo a chi viene da altre tradi-zioni?». Amato, ieri, ha inaugurato aPiacenza la terza edizione del Festi-val di Diritto dedicato alle «disugua-glianze» e curato da Stefano Rodotà.Tre giorni per «dare voce a chi non neha»: precari, migranti, donne e mino-ri, vecchi e nuovi poveri, Paesi afflittida un modello di sviluppo che li de-preda e li inquina. Un viaggio politi-co, giuridico e filosofico attraverso le
discriminazioni e le disparità di trat-tamento che tuttora si intersecanonelle pieghe delle moderne conqui-ste civili. E oggi, attesissimo, saràGianfranco Fini a indagare il compi-to delle istituzioni nei confronti dei"nuovi cittadini" di diverse etnie e re-ligioni, e soprattutto nella codifica-zione dei loro diritti.
Impresa che, ad ascoltare l'ex mi-nistro dell'Interno del centrosini-stra, è solo agli inizi. Ed ha un impor-tante contraltare nella coscienza diciascuno: «Le disuguaglianze au-mentano fuori perché crescono den-tro di noi. Oggi eguaglianza signifi-ca non pari trattamento ma pari li-bertà partendo da situazione impa-ri«. Ovvero, libertà di essere diversi.Ricordando come il primo emenda-mento della Costituzione Usa garan-tisce la libertà di religione e come le«drammatiche devianze« degli anni'20 e '30 («L'identificazione di diver-se razze umane è la disuguaglianzapiù obbrobriosa. Chi l'ha pensata è
all’inferno») abbiano prodotto la sta-gione delle dichiarazioni dei dirittiumani. Con un importante salto diqualità: dai diritti dei cittadini si pas-sa a quelli della persona. E dunque:«Abbiamo trionfato sul male? No,un dubbio che dilaga e ci avvelenala vita». Si chiede Amato: «A chi vie-ne qui spetta tutto il nostro welfare?Se è qui da 5 anni e guadagna menodi me, italiano da 5 generazioni, mipassa davanti per l'alloggio popola-re? Suo figlio entrerà all'asilo e ilmio no? Devo consentire a un mu-sulmano di erigere qui la sua mo-schea? Di segregare in casa sua mo-glie perché così dice il Corano? Diimpedire ai figli di convertirsi al cri-stianesimo?». La risposta, secondoil relatore, è in una duplice bussola.Da un lato, la Costituzione e le leggiper cui ogni diversità è accettata eprotetta purché non abbia comeprezzo i diritti essenziali di altri. Edunque «chi viene da società più ar-retrate deve capire che da noi le don-ne hanno uguale peso e i figli dirittoa scelte civili e morali». Dall’altro la-to, la coscienza del singolo: «Pensia-mo di costruire una società insiemeo chiuderci in noi e ridurre il feno-meno dell’immigrazione finché siestinguerà da solo?». �
Incongruenze
L’immigratoclandestino in Italia hacessato di esistere
Un bambino studia quie poi se non ha unlavoro viene espulso
L’irregolare
Amato e la lezionesull’immigrazione«Italia democraziaa scartamento ridotto»
INVIATAAPIACENZA
Il dottor Sottile ha parlato di im-migrazione e di valore della per-sonaa Piacenza la terza edizionedel Festival di Diritto dedicato al-le «disuguaglianze» e curato daStefano Rodotà. Tre giorni per«dare voce a chi non ne ha».
FEDERICA FANTOZZI
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«L’Europa è uno di queivalori che vale la penadiffondere e trasmettere
ai figli». Il giudice costituzionaleGiuseppe Tesauro ha incontratoquesta mattina in Sant’Ilario gli stu-denti piacentini, non dimenticandole proprie origini di avvocato gene-rale alla Corte di giustizia delle Co-munità europee.
«E’ bello comprendere quante co-se comuni abbiamo con le altre na-zioni europee. La carta dei dirittifondamentali entra a “gamba tesa”in un contesto favorevole nel siste-ma europeo, ancorando il principiodi uguaglianza alla “dignità umana”.Complessivamente il valore aggiun-to della carta va al di là di quellopsicologico della carta di Nizza. E’un fatto normativo importante cheaiuta a risolvere casi pratici che sonoancora problemi nella vita di tantipaesi».
Tesauro ha sottolineato la neces-sità di «far vivere le norme in basealle esigenze del corpo sociale: è unalettura che va fatta “in progress” al-trimenti si rischia di farne una lettu-ra statica. Le costituzioni modernehanno un approccio modernoall’uguaglianza. In Europa – ha con-tinuato il magistrato - l’obiettivo èrimuovere le disuguaglianze di na-zionalità: ecco perché non ci dob-biamo meravigliare che ci sia questoal centro del sistema. L’Europa habisogno di uguaglianza più di ognialtro stato, perché nasce per rimuo-
Sopra, l’auditorium Sant’Ilario gremito. A destra, Giuseppe Tesauro. In alto asinistra, Tobias Piller
«L’Europa è un valoreda trasmettere ai figli»
Così il giudice costituzionale Giuseppe TesauroTra i temi affrontati matrimoni gay e immigrazione
vere le disuguaglianze nazionali». Numerose le domande sottoposte
dal pubblico ai relatori. Tobias Pil-ler, corrispondente a Roma per laFrankfurter Allgemeine Zeitung hacosì posto a Tesauro una domandasul mancato riconoscimento delleUnioni civili. «Il problema delle cop-pie omosessuali – ha risposto Tesau-ro - dipende dall’evoluzione delletendenze del corpo sociale rispetto adeterminati passaggi. Sul problema
del matrimonio, in queste materie èpiù giusto che sia il Parlamento adavere la possibilità di fare scelte po-litiche importanti, evitando che sia ilgiudice a prendere queste decisioni.Spesso è il legislatore che scarica suigiudici la responsabilità di certi pas-saggi, ma è giusto che sia chi devefare le leggi a cogliere alcuni feno-meni sociali».
Secondo Tesauro «aver considera-to che “I diritti spettano a tutte le
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«Una formidabile occasione per tutti»Reggi soddisfatto, frecciate a Berlusconi.Rodotà annuncia il prossimo tema:“Umanità e tecnica”Il bilancio: oltre 16mila presenze “spalmate” su 83 interventi, 9 spettacoli e 14 eventi scolastici
FESTIVAL DEL DIRITTO
«L’umanità e la tecnica». E’lanciando quello chesarà il tema della prossi-
ma edizione del Festival del Diritto,che il curatore scientifico della mani-festazione Stefano Rodotà ha inizia-to il bilancio di chiusura dell’eventogiunto alla conclusione del suo terzoanno.
«Permettetemi di esagerare - haesordito l’ex Garante della privacy –l’edizione di quest’anno non solo hasegnato un progresso, ma ha rappre-sentato una formidabile occasioneper tutti noi». Per affrontare il temadelle disuguaglianze, filo conduttoredel Festival 2010, le discussioni sonostate portate avanti - secondo Ro-dotà - «senza intenzioni apologeti-che, con analisi a volte anche dram-matiche del mondo che ci circonda».
Le parole del patron della manife-stazione hanno poi elogiato «il gran-de lavoro di questa città e di questaamministrazione», per arrivare adannunciare il tema della quarta edi-zione con toni entusiastici. «Il suc-cesso di quest’anno ci ha spinto adosare di più, ad essere più audaci,esigenti e anche un po’ speri-colati - ha scherzato Rodotà- Nella prossima edizioneparleremo dell’uma-nità e della tecnica,prendendo in esa-me l’umanità co-me soggetto e latecnica intesacome pro-gresso chequasi arrivaa renderevano il di-ritto».
Applausiin sala,q u a n d ogran partedel pubbli-co ha giàabbandona-
to palazzoGotico dopola chiusurad’intervento delsociologo Zyg-munt Bauman. Ilmicrofono è poi pas-sato al sindaco Rober-to Reggi, raggiante per labuona riuscita di un festivalche «ancora più delle volte pre-cedenti è riuscito a coinvolgerel’intera città».
Fatta eccezione per le frasi cele-brative di rito («Un festival che con-solida il nostro successo») e per l’ine-vitabile sequenza di ringraziamentiche ha messo in luce i «250 giovanivolontari che hanno garantito la per-fetta riuscita dell’evento», il comitatoorganizzatore, il personale del Co-mune di Piacenza e gli sponsor «chehanno reso possibile il festival e cipermetteranno di poter replicare ilprossimo anno», a cominciare daGiuseppe Laterza, le conclusioni diReggi hanno preso un inatteso ri-svolto dal sapore decisamente politi-co. In primis, parafrasando il discor-so che pochi giorni prima aveva pro-nunciato Gianfranco Fini dallo stes-so tavolo dei relatori di palazzo Goti-co. «Il messaggio che è uscito daquesta edizione riporta al valore del-la legalità, del senso delle regole e diuna legge uguale per tutti - ha sotto-lineato il sindaco - Tutte cose chedovrebbero essere ovvie, ma che det-te ora appaiono rivoluzionarie». Eancora, con una velata allusione alla«politica del fare» leitmotiv del Go-verno di Silvio Berlusconi.
«Grazie a tutti questi dibattiti ab-
biamo capito come abbia poco sensoseparare l’uomo del fare dall’uomodel pensare - ha proseguito Reggi -Purtroppo la politica ha smesso datempo di nutrirsi di cultura. E inveceè proprio ascoltando parole di cultu-ra che sono emerse indicazioni per lapolitica». «Nei paesi ricchi come ilnostro, la coesione sociale e la feli-cità si raggiungono più con la redi-
stribuzione delle risorse che con losviluppo - ha sottolineato Reggi - at-traverso politiche che siano in gradodi contrastare eccessi come quellidella troppa ricchezza». Un Festivaldel Dir itto 2010 che - secondoquanto evidenziato dal sindaco - hasviluppato anche proposte concreteda sottoporre all’attenzione della po-litica, come «concentrare l’azione dicontrollo sul 30% di aziende chenon rispettano le norme di sicurezzasul lavoro, invece che produrre nuoviregolamenti», o la necessità di stabi-lire «un patto tra medici di famiglia eazienda sanitaria» per ridurre le listed’attesa della sanità.
In chiusura, il complimento piùbello ricevuto per voce di SimonettaAgnello Orbi. «Piacenza è una città
pulita - hariferito Reg-gi - nel sen-so che è unacittà di gen-te pulita». E’con questo«arrivederci»che si èchiusa un’e-dizione cheha fatto re-gistrare oltre16mila pre-senze, con83 interventiin calenda-rio di cui 37proposti nelca lendar ioprincipale e46 in quellopartecipatoche ha com-
preso 9 spettacoli e 14 eventi curatidalle scuole.
Bene anche i numeri online: il sitowww.festivaldeldiritto.it ha chiuso aquota 24mila accessi, di cui 7 milanei quattro giorni della manifestazio-ne con una media giornaliera, nelmese di settembre, di 922 visitatori.
Corrado Bongiorni
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Non esistono razze biologiche◗◗ Armando Massarenti e Guido Barbujani hanno tenuto uninteressante incontro sulle tematiche relative allo studio delledifferenze biologiche nell’umanità, rilevando come la geneticaabbia alla fine dimostrato che non esistono razze biologiche, inquanto persone di provenienza diversa hanno in comune oltre il99% del nostro DNA, e che la convinzione dell’esistenza di una baseereditaria ed immutabile per i nostri comportamenti non abbiaalcuna base scientifica.
Diritti negati a utenti e curanti◗◗ Gli studenti del liceo artistico “B. Cassinari” Elena Saltarelli,Edoardo Pivoni e Magda Rodriguez, con l’insegnante Anna Cerati e idottori Riccardo Cappa e Antonio Saginario, hanno tenuto unincontro multimediale sulle malattie mentali, nel corso del quale èstato proiettato il filmato “Alex”, frutto della collaborazione fra ilLiceo Artistico “Cassinari”, l’Istituto Tecnico Romagnosi e l’ISIIMarconi nell’ambito del laboratorio di cinema del progetto “Girello2010”
Contro ogni esclusione◗◗ Antonella Rampino ha introdotto le relazioni di Vittorio Lingiardi,Francesco Bilotta e Alessandra Facchi sulle tematiche dellediscriminazioni legate alla sessualità, la cui lotta mediante il dirittonon è una questione meramente giuridica bensì riguardantel’immaginario simbolico della nostra società. Attraverso l’artificiogiuridico è però possibile aprire la strada al riconoscimento di dirittioggi negati, tutelando la dignità di tutti i soggetti, col conseguentesuperamento di ogni forma occulta o palese di esclusione sessuale.
SESSUALITA’E DISCRIMINAZIONI DISUGUAGLIANZE GENETICHE
DISUGUAGLIANZE IN PSICHIATRIA
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EGUAGLIANZALA RIVOLUZIONEDELL’
COSÌ SI GARANTISCE IL LEGAME SOCIALE
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Simonetta Agnello Hornby ieri sera a Palazzo Gotico
Il Festival del Diritto ha ospitato,ieri sera, l’eccezionale testimo-nianza di Simonetta Agnello
Hornby, introdotta dalla giornalistaMaria Luisa Agnese, in una confe-renza che si è tenuta nel Salone diPalazzo Gotico. Il tema, “GrandiSperanze” doveva essere una guidaper un discorso sui diritti dei minori,di cui la dottoressa Agnello Hornbysi occupa in Inghilterra da parecchianni, ma è divenuta l’occasione per ipresenti di ascoltare l’esperienza diuna vita intensa e pienamente vissu-ta, di confrontarsi con un modellofemminile molto particolare e forte.
Siciliana d’origine, SimonettaAgnello vive da vent’anni in Inghil-terra, dove esercita la professioned’avvocato in uno studio che si occu-pa di diritto di famiglia, da lei fonda-to negli anni ’70 e da allora conside-rato pilota sui diritti dei minori. «Lostudio è ubicato a Brixton, in una zo-na di immigrati e costituisce un os-servatorio sulla vita reale delle fascepiù deboli» ha detto nell’introduzio-ne Maria Luisa Agnese. «Dal 2002,all’attività forense Simonetta ha af-fiancato anche quella di scrittrice: ilsuo romanzo d’esordio, La Mennula-ra, è stato tradotto in dodici lingue eha ricevuto il Premio Letterario For-te Village; dopo una trilogia ambien-tata nella sua Sicilia, ha lo scorso an-no cambiato registro e ha trattato,nella sua ultima opera, temi vicini al-la realtà che ha conosciuto nel lavo-ro».
Nelle parole di Simonetta AgnelloHornby si alternano i ricordi di unavita «in cui ha conosciuto molto benela disuguaglianza sulla propria pelle»,alle considerazioni sul diritto, suiproblemi che derivano dal’applica-zione di una legge, quella contenutanel Children Act del 1989, conside-rata la migliore al mondo, che peròpresa troppo alla lettera sta rischian-do di trasformare i minori in oggetti,per un’eccessiva tutela che finisce colnon tenere conto del loro essere per-sone. Tre le tematiche principali,quelle che all’Agnello Hornby stannopiù a cuore: il problema della violen-za «che c’è, ed è ovunque, nelle fami-glie abbienti come nelle povere e nonfa discriminazioni», quello legato allatutela dei minori e, in generale, deidiritti, e infine quello legato appuntoalle disuguaglianze.
La disuguaglianza, nelle paroledella Agnello Hornby, diventa un
«Tutto passa attraverso il rispetto»La “lezione” sui minori della Hornby
gioco di prospettive: lei stessa, emi-grata in Inghilterra, soggetta a discri-minazioni, a sua volta divenuta tutri-ce di un diritto che, pur nella sua po-sitività, diventa tuttavia sempre piùdifficile da gestire.
«Bisognerebbe mettersi nei pannidei minori per capire come è conve-niente muoversi nei loro confronti.Oggi si rischia che per rispettare il
colore della pelle i bambini venganomessi in famiglie affidatarie con usi eabitudini molto diversi dalle loro,pensando di usare una forma di ri-spetto». Il rispetto è una parola chericorre spesso. «Ho dovuto impararea rispettare i clienti, anche quando sitrattava di chi, come persona, non lomeritava. Eppure, il rispetto è fonda-mentale: chi ospita deve rispettare lo
straniero, ma anche chi emigra deveimparare a convivere con i costumidel Paese dove vive. Così ho dovutofare anch’io, in Inghilterra».
Un rispetto che ancora fatica a en-trare nella mentalità comune, cosìcome il legame fra diritto e dovere,che troppo spesso vengono scissi eprivati del loro valore originale.
Antonia Romagnoli
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gna,nell’ultimoventenniol’in-chiesta Lawrence ha rivelatorazzismo istituzionalizzatonella polizia londinese; questomese il rapporto di unaNGO,laMedicalJustice,hadescrittoil maltrattamento e le pietosecondizionidiminori,moltina-ti nel Regno Unito ma prividella cittadinanza, figli di rifu-giati politici o di immigrantiillegali,chevengonoincarcera-ti con le famiglie in edificisimili a prigioni in attesa delrimpatrio.
Il contrasto tra istinto eragionamentocontinuera’,mal’uguaglianza vincera’ perche’su questa si basa la dignita’dell’individuo, diverso e uni-co, eppure uguale agli altri neidiritti e nelle liberta’. E neidoveri.
APiacenza“Disuguaglianze”:tregiornididibattitosu immigrazione,pariopportunitàe l’articolo3dellaCostituzioneUguali
manonIdentici
Idoveridell’individuonelnuovomondomulticulturaleAPiacenza,dagiovedì23al26siparleràdi “Disuguaglianze” al 3˚ Festival delDiritto. Promosso dal Comune di Pia-cenza, ideato e progettato dagli EditoriLaterza, il Festival ospita anche que-st’anno un programma ricco di relazio-ni e partecipanti di rilievo tra i qualiGiuliano Amato, Simonetta AgnelloHornby, Zygmunt Bauman, Shirin Eba-di, Gianfranco Fini, Pietro Rescigno,
Marco Revelli, Armando Spataro, Giusep-peTesauro,oltreaStefanoRodotàdiretto-re scientifico del festival che rileggeràl’articolo 3 della Costituzione. Anticipiamoin questa pagina l’intervento di SimonettaAgnello Hornby, avvocato a Londra, spe-cializzata in Diritto dei minori ma anchescrittrice della quale è uscito quest’annoCamera Oscura per Skirà mentre è attesoper la finediSettembreLaMonacaper i tipidi Feltrinelli.
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di SIMONETTAAGNELLO HORNBY
«STUDIA», mi disse miopadre quando iniziai la
prima elementare, “da grandetu non devi sposare e averefigli. Tu devi lavorare: e’ undiritto e un dovere, « - e loripete’ fino alla mia prima di-sobbedienza: il matrimonio.
Nata e allevata in una Sici-lia in cui si credeva che ledisuguaglianze sociali, di ran-go, di potere, di sapere, pernonparlarediquelle tra uomi-ni e donne, erano e sarebberosempreesisite,noncapii ilpar-lare di mio padre. Lui nonavevaavutolaforzadiribellar-si all’etica del non-lavoro delceto a cui apparteneva, e vole-va un vita migliore e piu’ giu-sta perme. La conclusione deiprocessi di Norimberga e lascoperta di ulteriori obbrobridell’antisemitismo - non sol-tantodellaGermania nazista -coincisero con le lezioni delcatechismo. Mi fu insegnatoche gli ebrei, per le colpe deiloro padri, erano stati punitidallagiustiziadivinaconl’eter-no esilio. Per questo vagavanodi posto in posto. Lo rigettaicon la stessa forza con cuimiopadreavearigettato il“privile-gio” di non lavorare. Il miofuturo era gia’ segnato. Daadulta ho creduto e lavoratoper la giustizia e i minori.
Viviamo in una democra-zia basata sulla uguaglianza,nelcuinomesonostateottenu-te legrandiconquistedelmon-domoderno: lapartecipazionepolitica, le liberta’civili, idirit-tisociali.ConlanostraCostitu-zone e il suffraggio universalemolti credetterodiaverchiusoilcerchio: l’uguaglianzaerasta-ta raggiuntae sarebbe rimasta.Ma non fu cosi’.
Guardo al passato. L’istin-to fondamentale dell’indivi-duo e’ quello della sopravvi-venza e del piacere: la ricercadella propria felicita’. La vitasocialee’digranlungasuperio-re inqualita’aquelladel singo-lo, e i nostri antenati formaro-no piccole comunita’ basatesulla figura di un unico capo -sciamano-sacerdote-guaritore- giudice- guerriero. Nel corsodei secoli queste comunita’ sisono ripetute ed allargate ininnumerevoli ordinamenti so-ciali, sostenuti da gerarchiecheeranoconsiderate imiglio-ri collanti e le uniche forze che
FESTIVALDEL DIRITTO
Nella foto tonda in basso,Simonetta Agnello Hornby
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Tanti studenti, molti giorna-listi, relatori ed esperti digrido e così accade che a ri-
manere un po’ in secondo piano alFestival del diritto sia la gente co-mune. Il bilancio ufficiale della ter-za edizione dell’appuntamento nel-la nostra città promosso da Il Sole24 ore e da Laterza sarà illustratosolo oggi, in occasione dell’ultimoincontro delle 18 a Palazzo Gotico,quando il filosofo Zygmunt Bau-man parlerà delle “Disuguaglianzenel mondo liquido”. Tradizional-mente il sindaco Roberto Reggi e ilcuratore del Festival Stefano Ro-dotà, prima di annunciare il temaper il prossimo anno, elencherannoi numeri dell’edizione attuale.
Il dato che emerge maggiormen-te è quello degli studenti, presentiin maggior numero rispetto agli al-tri anni: intere classi hanno cosìpartecipato agli incontri, attraversouna programmazione precisa daparte dell’organizzazione. In alcunicasi però, forse per il timore di unascarsa adesione da parte dei nor-mali spettatori, le sale si sono pre-sentate già colme, dissuadendo co-sì a partecipare agli incontri. In al-cuni casi, com’è accaduto adesempio per l’incontro a cui hapartecipato Gianfranco Fini nel sa-lone di Palazzo Gotico, in moltihanno affollato anche i corridoi la-terali e il fondo del salone. Moltigli studenti in sala anche in questocaso: forse in questo caso i timoridi avere mezza platea vuota pote-
OGGI LA GIORNATA CONCLUSIVA
In attesa del bilanciovincono gli studentiSale gremite soprattutto dalle tante scolaresche
Oggi Reggi e Rodotà annunceranno il prossimo tema
vano essere facilmente accantonati.In questi primi giorni i relatori
vip non sono mancati: oltre allostesso Fini, Giuliano Amato haaperto la prima giornata. Ieri seraa causa di un’imprevista e impro-rogabile trasferta all’estero, legataai suoi impegni umanitari, GinoStrada non ha potuto partecipareal Festival del diritto quando era
previsto il suo intervento. Il salonedi Palazzo Gotico dove si sarebbedovuto svolgere l’incontro con ilfondatore di Emergency ha ospita-to così un forum aperto a cui han-no partecipato il premio NobelShirin Ebadi, il responsabile scien-tifico del Festival Stefano Rodotà,Simonetta Agnello Hornby, che hapartecipato come relatrice nella
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27/09/2010 - PAG. 2
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Piacenza,una città aperta ai “grandi”della storia Intellettuali e statisti di fama mondiale, un lungo elenco di personalità che hanno incontrato i piacentinidi MAURO MOLINAROLI
on è piaggeria, è solo lapiacevolezza di un pome-riggio da ricordare, di una
giornata particolare da consegna-re al futuro. Erano anni che Zyg-munt Bauman, dei più noti e in-fluenti pensatori al mondo,socio-logo e filosofo cui si deve la folgo-rante definizione della “modernitàliquida” di cui è uno dei più acutiosservatori, non tornava nel no-stro Paese.Ha scelto Piacenza e hascelto il Festival del Diritto.A guar-darlo vengono in mente certi filo-sofi e grandi intellettuali del pas-sato, penso ad Theodor Adorno,Herbert Marcuse, ma anche aJean Paul Sartre, Eric Hobsbawm,Ludwig Wittengstein, tutti grandipensatori del secolo scorso chehanno resistito al tempo e allastoria.Bauman nelle sue teorie haparagonato il concetto di moder-nità e postmodernità allo statosolido e liquido della società. Isuoi studi più recenti si sono spin-ti fino alle trasformazioni della sfe-ra politica e sociale derivati dallaglobalizzazione.
Provo a tornare indietro nel
Ntempo e a fare ricorso alla memo-ria.Penso a Bauman e faccio eser-cizio di memoria,un tuffo nel pas-sato e allora non ricordo intellet-tuali di questo spessore che ab-biano regalato alla nostra città unpo’ del loro tempo e della lorogrande cultura. Penso allora allepresenze di personaggi del mon-do istituzionale e politico: i presi-denti della Repubblica Luigi Ei-naudi, Sandro Pertini, Oscar Luigi
UNA PRESENZA DI PRESTIGIO CHE ELEVA IL TERRITORIO
Scalfaro, Francesco Cossiga e Car-lo Azeglio Ciampi;nell’ambito del-lo spettacolo mi viene in mente unconcerto di Luciano Pavarotti nel1982 in occasione del 2200 annidalla fondazione della città. E an-
cora: il leader sovietico MichailGorbaciov nei primi anni Novanta.Non pare cosa buona e giusta mi-schiare il sacro con il profano maquel maggio del 1988 in cui PapaGiovanni Paolo II venne in visita a
Piacenza resta una delle giornatepiù belle che io ricordi nonostantela pioggia incessante. Ci sono nel-la mia memoria Rita Levi Montalci-ni premio Nobel per la Medicina,alla Fondazione di Piacenza e Vi-gevano e il Summit internazionaledelle Madri della Terra con i premiNobel premi Nobel Betty Williams,Rigoberta Menchu Tum, Shirin E-badi (presente anch’essa in questigiorni al Festival del Diritto) e JodyWilliams.C’è inoltre il grande mae-stro Riccardo Muti con l’Orchestra“Luigi Cherubini”. Grandi persona-lità, figure di primo piano, è vero.
Ma quando mai abbiamo avutol’opportunità di ascoltare a Pia-cenza una “lectio magistralis” diUmberto Eco, Fernand Braudel,Norberto Bobbio o di Woody Al-len? Bauman - che per fama egrandezza appartiene ai grandimaestri del pensiero del Terzo mil-lennio, ieri ci ha fatto volare alto.La sua presenza autorevolissima ecarismatica ha fatto riflettere. Vie-ne da pensare che dobbiamo por-ci sfide difficili come se dovessimosempre tentare la scalata all’im-possibile. E l’impossibile, nella piùampia accezione del termine, èstata ieri pomeriggio la presenzapiacentina di questo grande intel-lettuale polacco di origine ebrai-ca. Da ricordare e da consegnareagli archivi della nostra memoria.
Il pubblico che riempiva anche ilMedia Center in Sant’Ilario perascolatre Bauman (nella foto sopra)
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COOPERATIVA SOCIALE
Alla Magnana l’agricoltura aiutaa riscoprire la vita
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VOLLEY - IL LIBERO DEL COPRA MORPHO SI RACCONTA
Un piacentino ai MondialiMarra al settimo cieloMarchetti a pagina 19
LACRONACA“Poste Italiane spa spedizione in a.p. D.L. 353/03(conv. L. 46/04) art. 1 comma 1, DCB Cr”
PIACENZAEdizione diwww.cronaca.it
Con
E’ il Festival del boomReggi politico: la leggeè uguale per tuttiDIRITTO. Il sindaco fa un affondo: la ricchezza va re-distribuita, no alla troppa ricchezza. Bauman applaudi-tissimo. Pubblico a quota 16mila in quattro giorni e nel2011 si parlerà di “Umanità e tecnica”. Servizi alle pagg. 4-6
Ziano
Torna dall’Argentinadopo 60 anniLo festeggiano in trenta
Aradelli a pagina 10
Calcio dilettanti
Sfida in famigliaIl bomber fa 3 golal cognato portiere
Servizio a pagina 27
BASKET AL’ESORDIOÈ AMAROIl Copra MorphoBakery esce scon-fitto dalla trasfer-ta di Perugia (74-68). Piazza criti-co: «Sbagliatol’approccio»
Lezoli a pagina 21
Anno XVII n° 266
Lunedì27 Settembre 2010€ 1,00€ 3,90 con la Piccola Enciclopedia del Gusto€ 9,90 con Ritratti di Donne Indimenticabili
9771973
720004
00927
PROVINCIA. DOPO LE DIMISSIONI
Allegri, Lega all’attacco«Vertice con Trespidi e Foti»
La pattuglia leghista inProvincia esce allo sco-perto e fa quadrato. Iconsiglieri Dosi, Varani ePedretti con il presiden-te Pasquali chiedono unincontro urgente e “chia-rificatore” con Trespidi econ Foti per «ristabilireun clima di leale colla-borazione». Il Carrocciodice no anche al «trita-carne mediatico».
Ramenzoni a pagina 11
SAN GIORGIO
Il Palio del fungaiolonel nome di Moreschi
La tradizionale sagrasangiorgina di inizio au-tunno ha registrato il so-lito successo, ma que-st’anno si è svolta conun po’ di commozione,per la scomparsa delsuo fondatore, Luigi Mo-reschi. E il Palio, ieri, siè svolto nel suo nome.Una giornata da tuttoesaurito, grazie anche albel tempo.
Terzoni a pagina 12
27/09/2010 - PAG. 3
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moni? «Persone che hanno mes-so competenza e umanità». E perdirla con Bauman, alla luce diquesto fermento c’è sempre lapossibilità che nella «jungla na-sca qualcosa». E il sindaco ritieneche sia un bene che la politicaoggi si alimenti di cultura, chel’uomo del fare e del pensare sia-no una cosa sola. Un insegna-mento? «Che nei paesi ricchi co-me il nostro la coesione sociale ela felicità si raggiungono più checon lo sviluppo, ridistribuendoreddito e opportunità». Ma il sin-daco sottolinea anche due risul-tati a suo giudizio rilevanti emer-si da alcuni dibattiti: la consape-volezza che per avere più sicurez-za sul lavoro ci si debba concen-
■ (p. s.) Il Festival del Diritto2011 si misurerà sul tema “l’uma-nità e la tecnica”, un argomentoche il direttore scientifico, Stefa-no Rodotà, annuncia subito do-po l’incontro con Zygmunt Bau-man e che definisce «ambiziosis-simo e difficile». L’umanità comesoggetto, la tecnica come prota-gonista dei nostri giorni, che an-nichilisce anche il ruolo del dirit-to.
Rodotà è molto soddisfattodell’edizione del festival che si èappena chiusa (la terza), i primibilanci parlano di sedicimila pre-senze, mille in più dello scorsoanno. E anche gli operatori del-l’informazione hanno avuto l’im-pressione di una maggior condi-visione da parte dei cittadini epiù presenze da fuori provincia.
Il professore ricorda le princi-pali testimonianze, rese nei gior-ni della kermesse, l’assenza di to-ni apologetici, per contro la ric-chezza di strumenti di riflessio-ne e di discussione. Una paroladi ringraziamento la riserva aPiacenza: «per il grande lavoro diquesta città che ha fatto corpocon il diritto».
Per il sindaco Roberto Reggi,l’edizione consolida e sancisce ilsuccesso delle precedenti e mo-stra un maggior coinvolgimentodella città. «Volevamo recuperareil senso della legalità, il rispettodelle regole, cose che sono patri-monio di tutti ma che oggi sem-brano una rivoluzione». I testi-
L’umanità e la tecnica,sfidaper il Festival del Diritto 2011Primi bilanci positivi: 16mila visitatori nella “quattro giorni”Reggi: risultati concreti su sicurezza e liste d’attesa sanitarie
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23/09/2010 - PAG. 38
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Scompare una parola-chiave della modernità: tra le élite globalie il popolo delle “anime morte” locali la distanza si fa siderale
L’Eguaglianza uccisa dal Progresso
APiacenza,Festival del diritto
Marco Revelli, ordinariodi Scienza della politica
nell’Università del PiemonteOrientale, è stato allievo di
Norberto Bobbio, di cui ha curatole Opere per iMeridiani
Mondadori. Il testo che quianticipiamo è un estratto della
relazione su «La crisidell’Eguaglianza» che terrà
domani a Piacenza (ore 18, Saladei Teatini) al Festival del Diritto,
organizzato da Laterza e inprogrammada oggi a domenica
MARCO REVELLI
PAGINA AD USO ESCLUSIVO DEL DESTINATARIO PAG 1
24/09/2010 - PAG. 31
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Nuove forme di disugua-glianza stanno emer-gendo nella societàsommandosi a quelletradizionali che sono
tutt’altro che superate. Su questo te-ma, al centro del Festival del Diritto,e che prima che «nell’agenda politi-ca» dovrebbe tornare «negli animidei cittadini» è intervenuto il presi-dente della Repubblica che ha volu-to ribadire quello che per lui è dasempre un problema aperto e che ap-pare marginalizzato, nonostante lasua dolorosa gravità: la sicurezza sullavoro. «Quello degli incidenti morta-li è un dramma, che si è ripresentatoanche in questo mese di settembre,nel quale abbiamo visto cadere trop-pe vittime e assistito al dolore profon-do delle loro famiglie». Ed un altrotema su cui il presidente ha volutorichiamare l’attenzione è «il dirittodei disabili ad avere quanto più possi-bile uguale accesso ad una vita nor-male». Il problema è più complessi-vo, va oltre, ad una strategia del pre-sente che non può prescindere dauno sguardo verso il futuro, e che siail migliore possibile per ognuno. Losi può fare cercando di dare rispostealle domande non certo retoriche,quindi «come combattere all’internodelle nostre democrazie benestantipovertà e carenze di diritti che, benlungi dal declinare, si stanno espan-dendo. Come conciliare competitivi-tà economica, tutela dei lavoratori egiustizia sociale. Come valorizzare ilmerito, senza ignorare la dimensio-ne dell’uguaglianza, delle opportuni-
tà e della solidarietà. Quale tipo diistruzione pubblica ci serve, se vo-gliamo che essa funzioni come unefficace motore di uguaglianza.Con quali strumenti possiamoestendere i dirittianche al di là del-le frontiere del nord del mondo. Co-me conciliare il rispetto di antiche enuove minoranze». Il tutto mentre«una cultura diffusa sembra accet-tare vistose disuguaglianze di red-dito e di potere».
Al mondo del lavoro, in tutti isuoi aspetti, Napolitano ha semprededicato particolare attenzione. Loha fatto anche quando rinviò alleCamere, alla fine di marzo, la leggesul lavoro «troppo eterogenea».Erano almeno tre punti su cui il pre-sidente ritenne fosse necessario unmaggiore approfondimento, a co-minciare dalla procedura di conci-
liazione ed arbitrato che di fatto in-cideva su quanto previsto dall’arti-colo 18 e metteva «i più deboli» inuna condizione di evidente difficol-tà. Ieri il nuovo testo è approdato alSenato dopo essere stato approva-to dalla Camera. Le questioni pre-giudiziali di Pd e Idv sono state re-spinte ed è cominciata la discussio-ne. Per Stefano Fassina, responsabi-le economico del Pd, il testo contie-ne ancora «una pesante regressio-ne dei diritti dei lavoratori».�
VINYLSAPALAZZOCHIGI
Sbarcano a Roma gli operaidellaVinylsdamesiautoreclu-sinel carceredell’Asinaracon-tro la chiusura dello stabili-mento. Una delegazione saràricevuta oggi da Berlusconi.
ROMA
Napolitano: «Moriresul lavoro segnaunadiseguaglianza»Il presidente torna su un doloroso problema sempre apertoAl Senato è cominciata la discussione sul disegno di leggerinviato alle Camere a finemarzo. Il Pd: «Una regressione»
La denuncia
MARCELLA CIARNELLI
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23/09/2010 - PAG. 12
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R. C.
Èdedicata al tema «Disuguaglianze» laterza edizione del festival del diritto inprogramma a Piacenza da oggi a dome-
nica. L’inaugurazione del festival è stata affi-data a Giuliano Amato che terrà alle 18 un in-tervento dedicato all’uguaglianza e alla «sfi-da delle differenze». Tra i partecipanti a que-sta edizione ci sono il presidente della came-ra Gianfranco Fini, Zygmunt Bauman, ShirinEbadi, Francesco Remotti e Gino Strada. «Lastoria dell’umanità – afferma Stefano Rodo-tà, direttore scientifico del festival – è una sto-ria di uguaglianze e di disuguaglienze, ma ècon la modernità che si afferma l’idea che gliesseri umani possono e devvono essere consi-derati uguali nei diritti e nelle libertà». Con-cetto da sempre accompagnato alla gemellafratellanza tra gli uomini (ma non delle don-ne), l’uguaglianza si distingue per la forzacon la quale ha soddisfatto la domanda di li-bertà civili, di partecipazione politica e dei di-ritti sociali. Ancora oggi essa costituisce l’ele-mento ricorrente di ogni rivendicazione perla giustizia sociale e per affrontare le disugua-glianze legate al genere, all’accesso al saperee alle tecnologie e ai diritti di cittadinanza.
Tra gli interventi previsti si segnala quellodi Marco Revelli sul tema della «crisi del-l’uguaglianza», quello di Lucio Caracciolo in-terverrà sull’«utopia geopolitica del mondouguale» e di Stefano Rodotà che rileggerà asuo modo l’articolo 3 della Costituzione Ita-liana. È prevista inoltre una sezione dedicataalle parole chiave «Razza, Genere e Solidarie-tà». Nutrita è anche la partecipazione di giuri-sti come Guido Alpa per il Consiglio Naziona-le Forense, Luca Palamara per l’AssociazioneNazionale Magistrati e Giancarlo Laurini peril Consiglio Nazionale del Notariato. Anchequest’anno il festival del diritto viene promos-so dagli enti locali (il comune di Piacenza e lalocale camera di commercio, la Regione Emi-lia Romagna, oltre al Politecnico di Milano),mentre l’organizzazione è curata dalla casaeditrice Laterza insieme con il «gruppo 24ore». Occasione di markenting territoriale edi rilancio dell’economia della conoscenza ilfestival conta su otto supporter (tra i qualiUnicredit), quattro sostenitori (tra i quali laFondazione di Piacenza e Vigevano e l’Eni) euno sponsor (Veolia).
Al consolidato format quest’anno è stataaggiunta una serie di tipologie di incontri chevanno dai dialoghi in cui esperti e professio-nisti del diritto dibattono su questioni contro-verse ai forum e alle intersezioni dove ci saràspazio per confronti interdisciplinari. Nonmancano gli spettacoli serali, come quello diLucia Vasini e la compagnia degli attori«Diurni e Notturni» che metteranno in scenal’Opera da tre soldi di Brecht. Per il program-ma completo: www.festivaldeldiritto.it.
INCONTRI
Le diseguaglianzein piazza. Da oggiil Festival del diritto
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25/09/2010 - PAG. 8
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«Il mio premio Nobel appartie-ne a tutte le donne che lotta-no per la libertà nel mio Pae-
se». Usa poche parole Shirin Ebadiper definire il significato di uno deiriconoscimenti più importanti almondo, di cui è stata insignita nel2003. Una frase breve ma intensa,perchè contiene due parole in nettocontrasto come “pace” e “lotta” eperché descr ive ilcontesto sociale nelquale vive chi l’hapronunciata. ShirinEbadi, nata ad Ha-madan in Iran, è unavvocato che hacombattuto nelle au-le dei tr ibunali diTeheran contro il si-stema giudiziar ioiraniano, pilastro sa-cro di un mondoconservatore figliodella r ivoluzioneislamica del 1979.
Temporaneamentein esilio dalla sua pa-tria, a Piacenza è ve-nuta in occasione delFestival del Dirittoper parlare di difesadella libertà controgli abusi di potere. E chi meglio dilei, iraniana come Sakineh Moham-madi Ashtiani, la donna che rischiala lapidazione con l’accusa di adulte-rio e omicidio, può raccontare comesi vive in uno Stato retto da leggi di-scriminatorie nei confronti del gene-re femminile, delle persone non alli-neate con le opinioni del governo,nel quale c’è il più alto condannatialla pena capitale dopo la Cina? Do-po la Rivoluzione islamica, sono statereintrodotte nel Paese pene come iltaglio della mano, la lapidazione lacrocifissione. La responsabilità pena-le si è anche notevolmente abbassata
«Il mio premio Nobel è di tutte le iraniane»
Shirin Ebadi, premio Nobel per la pace nel 2003, racconta il suo Iran: «Come Sakineh tante altre»
(9 anni per le femmine e 13 per imaschi), come l’età per sposarsi (13per le donne e 15 per gli uomini).
«Spero che Sakinè si salvi - ha det-to la docente universitaria nel corsodella conferenza stampa organizzataa Palazzo Mercanti - Come lei ci so-no tante altre persone che rischianola stessa pena, anche se non se neparla. Attualmente sono 15 le donne
in attesa di lapidazione. E’ impor-tante che una campagna mediaticacome quella per Sakineh venga fattaanche per i detenuti politici o pertutti quelli incarcerati ingiustamentein Iran. Ringrazio Piacenza a nomedel mio popolo per aver affisso l’im-magine di Sakineh sulla facciata delMunicipio». E proprio con gli ammi-nistratori comunali l’avvocato irania-no ha poi avuto un colloquio, nelquale è stata ribadita, da parte delprimo cittadino e degli assessori, lapiena disponibilità a sostenere l’im-pegno per la difesa dei diritti delledonne e dell’infanzia. Anche il presi-
dente della Provincia Massimo Tre-spidi ha Shirin Ebadi. «Le esprimouna forte solidarietà, sostegno e con-divisione per il grande impegno indifesa della dignità e della vita dellepersone - ha detto Trespidi-. Ha tut-to il nostro appoggio nella battagliache sta conducendo con coraggio edignità, affrontando anche grandi sa-crifici e subendo, lei come la sua fa-
miglia, restrizionialla liber tà». Ilpresidente Tre-spidi ha auspicatoche la Comunitàinternazionale in-tervenga conmaggiore convin-zione nel fare ri-spettare le sanzio-ni economiche acarico dell’Iran eha rivolto un sin-
cero augurio a Sharin per la sua ope-ra di ambasciatrice dei diritti del Po-polo iraniano.
Nel corso della conferenza stampain Comune, poi, la pacifista ha ancheparlato del burqua. «Il burqua non èlegale neppure per l’Islam - ha detto- Non è previsto dalla religione isla-mica, per la quale le donne, invece,durante le preghiere devono tenere ilvolto ben visibile. L’indossare il velointegrale fa parte della tradizione dialcune tribù dell’Afghanistan. Chi sicopre il volto non consente la propriaidentificazione, perchè è impossibile
vederle il viso. Chi vive in Europanon dovrebbe portare il burqa. Di-verso il discorso per l’hijab, che co-pre solo il capo e la nuca».
Questi stessi concetti sono stati ri-baditi dall’avvocato premio Nobelanche ieri sera a Palazzo Gotico. Da-vanti ad un salone gremito ed attentoShirin Ebadi ha rimarcato il concettoche nell’Iran di Ahmadinejad i dirittiumani vengono sistematicamenteviolati e la chiave per sconfiggere ilregime è la parola, temuta più diqualsiasi arma.
Antonella Larotonda
Sopra, Farian Sabahi e Shirin Ebadi ( a destra). A lato, un pri-mo piano dell’avvocato iraniano Ebadi. In alto a sinistra laplatea nel salone di Palazzo Gotico
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«Il mio premio Nobel appartie-ne a tutte le donne che lotta-no per la libertà nel mio Pae-
se». Usa poche parole Shirin Ebadiper definire il significato di uno deiriconoscimenti più importanti almondo, di cui è stata insignita nel2003. Una frase breve ma intensa,perchè contiene due parole in nettocontrasto come “pace” e “lotta” eperché descr ive ilcontesto sociale nelquale vive chi l’hapronunciata. ShirinEbadi, nata ad Ha-madan in Iran, è unavvocato che hacombattuto nelle au-le dei tr ibunali diTeheran contro il si-stema giudiziar ioiraniano, pilastro sa-cro di un mondoconservatore figliodella r ivoluzioneislamica del 1979.
Temporaneamentein esilio dalla sua pa-tria, a Piacenza è ve-nuta in occasione delFestival del Dirittoper parlare di difesadella libertà controgli abusi di potere. E chi meglio dilei, iraniana come Sakineh Moham-madi Ashtiani, la donna che rischiala lapidazione con l’accusa di adulte-rio e omicidio, può raccontare comesi vive in uno Stato retto da leggi di-scriminatorie nei confronti del gene-re femminile, delle persone non alli-neate con le opinioni del governo,nel quale c’è il più alto condannatialla pena capitale dopo la Cina? Do-po la Rivoluzione islamica, sono statereintrodotte nel Paese pene come iltaglio della mano, la lapidazione lacrocifissione. La responsabilità pena-le si è anche notevolmente abbassata
«Il mio premio Nobel è di tutte le iraniane»
Shirin Ebadi, premio Nobel per la pace nel 2003, racconta il suo Iran: «Come Sakineh tante altre»
(9 anni per le femmine e 13 per imaschi), come l’età per sposarsi (13per le donne e 15 per gli uomini).
«Spero che Sakinè si salvi - ha det-to la docente universitaria nel corsodella conferenza stampa organizzataa Palazzo Mercanti - Come lei ci so-no tante altre persone che rischianola stessa pena, anche se non se neparla. Attualmente sono 15 le donne
in attesa di lapidazione. E’ impor-tante che una campagna mediaticacome quella per Sakineh venga fattaanche per i detenuti politici o pertutti quelli incarcerati ingiustamentein Iran. Ringrazio Piacenza a nomedel mio popolo per aver affisso l’im-magine di Sakineh sulla facciata delMunicipio». E proprio con gli ammi-nistratori comunali l’avvocato irania-no ha poi avuto un colloquio, nelquale è stata ribadita, da parte delprimo cittadino e degli assessori, lapiena disponibilità a sostenere l’im-pegno per la difesa dei diritti delledonne e dell’infanzia. Anche il presi-
dente della Provincia Massimo Tre-spidi ha Shirin Ebadi. «Le esprimouna forte solidarietà, sostegno e con-divisione per il grande impegno indifesa della dignità e della vita dellepersone - ha detto Trespidi-. Ha tut-to il nostro appoggio nella battagliache sta conducendo con coraggio edignità, affrontando anche grandi sa-crifici e subendo, lei come la sua fa-
miglia, restrizionialla liber tà». Ilpresidente Tre-spidi ha auspicatoche la Comunitàinternazionale in-tervenga conmaggiore convin-zione nel fare ri-spettare le sanzio-ni economiche acarico dell’Iran eha rivolto un sin-
cero augurio a Sharin per la sua ope-ra di ambasciatrice dei diritti del Po-polo iraniano.
Nel corso della conferenza stampain Comune, poi, la pacifista ha ancheparlato del burqua. «Il burqua non èlegale neppure per l’Islam - ha detto- Non è previsto dalla religione isla-mica, per la quale le donne, invece,durante le preghiere devono tenere ilvolto ben visibile. L’indossare il velointegrale fa parte della tradizione dialcune tribù dell’Afghanistan. Chi sicopre il volto non consente la propriaidentificazione, perchè è impossibile
vederle il viso. Chi vive in Europanon dovrebbe portare il burqa. Di-verso il discorso per l’hijab, che co-pre solo il capo e la nuca».
Questi stessi concetti sono stati ri-baditi dall’avvocato premio Nobelanche ieri sera a Palazzo Gotico. Da-vanti ad un salone gremito ed attentoShirin Ebadi ha rimarcato il concettoche nell’Iran di Ahmadinejad i dirittiumani vengono sistematicamenteviolati e la chiave per sconfiggere ilregime è la parola, temuta più diqualsiasi arma.
Antonella Larotonda
Sopra, Farian Sabahi e Shirin Ebadi ( a destra). A lato, un pri-mo piano dell’avvocato iraniano Ebadi. In alto a sinistra laplatea nel salone di Palazzo Gotico
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se». Usa poche parole Shirin Ebadiper definire il significato di uno deiriconoscimenti più importanti almondo, di cui è stata insignita nel2003. Una frase breve ma intensa,perchè contiene due parole in nettocontrasto come “pace” e “lotta” eperché descr ive ilcontesto sociale nelquale vive chi l’hapronunciata. ShirinEbadi, nata ad Ha-madan in Iran, è unavvocato che hacombattuto nelle au-le dei tr ibunali diTeheran contro il si-stema giudiziar ioiraniano, pilastro sa-cro di un mondoconservatore figliodella r ivoluzioneislamica del 1979.
Temporaneamentein esilio dalla sua pa-tria, a Piacenza è ve-nuta in occasione delFestival del Dirittoper parlare di difesadella libertà controgli abusi di potere. E chi meglio dilei, iraniana come Sakineh Moham-madi Ashtiani, la donna che rischiala lapidazione con l’accusa di adulte-rio e omicidio, può raccontare comesi vive in uno Stato retto da leggi di-scriminatorie nei confronti del gene-re femminile, delle persone non alli-neate con le opinioni del governo,nel quale c’è il più alto condannatialla pena capitale dopo la Cina? Do-po la Rivoluzione islamica, sono statereintrodotte nel Paese pene come iltaglio della mano, la lapidazione lacrocifissione. La responsabilità pena-le si è anche notevolmente abbassata
«Il mio premio Nobel è di tutte le iraniane»
Shirin Ebadi, premio Nobel per la pace nel 2003, racconta il suo Iran: «Come Sakineh tante altre»
(9 anni per le femmine e 13 per imaschi), come l’età per sposarsi (13per le donne e 15 per gli uomini).
«Spero che Sakinè si salvi - ha det-to la docente universitaria nel corsodella conferenza stampa organizzataa Palazzo Mercanti - Come lei ci so-no tante altre persone che rischianola stessa pena, anche se non se neparla. Attualmente sono 15 le donne
in attesa di lapidazione. E’ impor-tante che una campagna mediaticacome quella per Sakineh venga fattaanche per i detenuti politici o pertutti quelli incarcerati ingiustamentein Iran. Ringrazio Piacenza a nomedel mio popolo per aver affisso l’im-magine di Sakineh sulla facciata delMunicipio». E proprio con gli ammi-nistratori comunali l’avvocato irania-no ha poi avuto un colloquio, nelquale è stata ribadita, da parte delprimo cittadino e degli assessori, lapiena disponibilità a sostenere l’im-pegno per la difesa dei diritti delledonne e dell’infanzia. Anche il presi-
dente della Provincia Massimo Tre-spidi ha Shirin Ebadi. «Le esprimouna forte solidarietà, sostegno e con-divisione per il grande impegno indifesa della dignità e della vita dellepersone - ha detto Trespidi-. Ha tut-to il nostro appoggio nella battagliache sta conducendo con coraggio edignità, affrontando anche grandi sa-crifici e subendo, lei come la sua fa-
miglia, restrizionialla liber tà». Ilpresidente Tre-spidi ha auspicatoche la Comunitàinternazionale in-tervenga conmaggiore convin-zione nel fare ri-spettare le sanzio-ni economiche acarico dell’Iran eha rivolto un sin-
cero augurio a Sharin per la sua ope-ra di ambasciatrice dei diritti del Po-polo iraniano.
Nel corso della conferenza stampain Comune, poi, la pacifista ha ancheparlato del burqua. «Il burqua non èlegale neppure per l’Islam - ha detto- Non è previsto dalla religione isla-mica, per la quale le donne, invece,durante le preghiere devono tenere ilvolto ben visibile. L’indossare il velointegrale fa parte della tradizione dialcune tribù dell’Afghanistan. Chi sicopre il volto non consente la propriaidentificazione, perchè è impossibile
vederle il viso. Chi vive in Europanon dovrebbe portare il burqa. Di-verso il discorso per l’hijab, che co-pre solo il capo e la nuca».
Questi stessi concetti sono stati ri-baditi dall’avvocato premio Nobelanche ieri sera a Palazzo Gotico. Da-vanti ad un salone gremito ed attentoShirin Ebadi ha rimarcato il concettoche nell’Iran di Ahmadinejad i dirittiumani vengono sistematicamenteviolati e la chiave per sconfiggere ilregime è la parola, temuta più diqualsiasi arma.
Antonella Larotonda
Sopra, Farian Sabahi e Shirin Ebadi ( a destra). A lato, un pri-mo piano dell’avvocato iraniano Ebadi. In alto a sinistra laplatea nel salone di Palazzo Gotico
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Temporaneamentein esilio dalla sua pa-tria, a Piacenza è ve-nuta in occasione delFestival del Dirittoper parlare di difesadella libertà controgli abusi di potere. E chi meglio dilei, iraniana come Sakineh Moham-madi Ashtiani, la donna che rischiala lapidazione con l’accusa di adulte-rio e omicidio, può raccontare comesi vive in uno Stato retto da leggi di-scriminatorie nei confronti del gene-re femminile, delle persone non alli-neate con le opinioni del governo,nel quale c’è il più alto condannatialla pena capitale dopo la Cina? Do-po la Rivoluzione islamica, sono statereintrodotte nel Paese pene come iltaglio della mano, la lapidazione lacrocifissione. La responsabilità pena-le si è anche notevolmente abbassata
«Il mio premio Nobel è di tutte le iraniane»
Shirin Ebadi, premio Nobel per la pace nel 2003, racconta il suo Iran: «Come Sakineh tante altre»
(9 anni per le femmine e 13 per imaschi), come l’età per sposarsi (13per le donne e 15 per gli uomini).
«Spero che Sakinè si salvi - ha det-to la docente universitaria nel corsodella conferenza stampa organizzataa Palazzo Mercanti - Come lei ci so-no tante altre persone che rischianola stessa pena, anche se non se neparla. Attualmente sono 15 le donne
in attesa di lapidazione. E’ impor-tante che una campagna mediaticacome quella per Sakineh venga fattaanche per i detenuti politici o pertutti quelli incarcerati ingiustamentein Iran. Ringrazio Piacenza a nomedel mio popolo per aver affisso l’im-magine di Sakineh sulla facciata delMunicipio». E proprio con gli ammi-nistratori comunali l’avvocato irania-no ha poi avuto un colloquio, nelquale è stata ribadita, da parte delprimo cittadino e degli assessori, lapiena disponibilità a sostenere l’im-pegno per la difesa dei diritti delledonne e dell’infanzia. Anche il presi-
dente della Provincia Massimo Tre-spidi ha Shirin Ebadi. «Le esprimouna forte solidarietà, sostegno e con-divisione per il grande impegno indifesa della dignità e della vita dellepersone - ha detto Trespidi-. Ha tut-to il nostro appoggio nella battagliache sta conducendo con coraggio edignità, affrontando anche grandi sa-crifici e subendo, lei come la sua fa-
miglia, restrizionialla liber tà». Ilpresidente Tre-spidi ha auspicatoche la Comunitàinternazionale in-tervenga conmaggiore convin-zione nel fare ri-spettare le sanzio-ni economiche acarico dell’Iran eha rivolto un sin-
cero augurio a Sharin per la sua ope-ra di ambasciatrice dei diritti del Po-polo iraniano.
Nel corso della conferenza stampain Comune, poi, la pacifista ha ancheparlato del burqua. «Il burqua non èlegale neppure per l’Islam - ha detto- Non è previsto dalla religione isla-mica, per la quale le donne, invece,durante le preghiere devono tenere ilvolto ben visibile. L’indossare il velointegrale fa parte della tradizione dialcune tribù dell’Afghanistan. Chi sicopre il volto non consente la propriaidentificazione, perchè è impossibile
vederle il viso. Chi vive in Europanon dovrebbe portare il burqa. Di-verso il discorso per l’hijab, che co-pre solo il capo e la nuca».
Questi stessi concetti sono stati ri-baditi dall’avvocato premio Nobelanche ieri sera a Palazzo Gotico. Da-vanti ad un salone gremito ed attentoShirin Ebadi ha rimarcato il concettoche nell’Iran di Ahmadinejad i dirittiumani vengono sistematicamenteviolati e la chiave per sconfiggere ilregime è la parola, temuta più diqualsiasi arma.
Antonella Larotonda
Sopra, Farian Sabahi e Shirin Ebadi ( a destra). A lato, un pri-mo piano dell’avvocato iraniano Ebadi. In alto a sinistra laplatea nel salone di Palazzo Gotico
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«Il mio premio Nobel appartie-ne a tutte le donne che lotta-no per la libertà nel mio Pae-
se». Usa poche parole Shirin Ebadiper definire il significato di uno deiriconoscimenti più importanti almondo, di cui è stata insignita nel2003. Una frase breve ma intensa,perchè contiene due parole in nettocontrasto come “pace” e “lotta” eperché descr ive ilcontesto sociale nelquale vive chi l’hapronunciata. ShirinEbadi, nata ad Ha-madan in Iran, è unavvocato che hacombattuto nelle au-le dei tr ibunali diTeheran contro il si-stema giudiziar ioiraniano, pilastro sa-cro di un mondoconservatore figliodella r ivoluzioneislamica del 1979.
Temporaneamentein esilio dalla sua pa-tria, a Piacenza è ve-nuta in occasione delFestival del Dirittoper parlare di difesadella libertà controgli abusi di potere. E chi meglio dilei, iraniana come Sakineh Moham-madi Ashtiani, la donna che rischiala lapidazione con l’accusa di adulte-rio e omicidio, può raccontare comesi vive in uno Stato retto da leggi di-scriminatorie nei confronti del gene-re femminile, delle persone non alli-neate con le opinioni del governo,nel quale c’è il più alto condannatialla pena capitale dopo la Cina? Do-po la Rivoluzione islamica, sono statereintrodotte nel Paese pene come iltaglio della mano, la lapidazione lacrocifissione. La responsabilità pena-le si è anche notevolmente abbassata
«Il mio premio Nobel è di tutte le iraniane»
Shirin Ebadi, premio Nobel per la pace nel 2003, racconta il suo Iran: «Come Sakineh tante altre»
(9 anni per le femmine e 13 per imaschi), come l’età per sposarsi (13per le donne e 15 per gli uomini).
«Spero che Sakinè si salvi - ha det-to la docente universitaria nel corsodella conferenza stampa organizzataa Palazzo Mercanti - Come lei ci so-no tante altre persone che rischianola stessa pena, anche se non se neparla. Attualmente sono 15 le donne
in attesa di lapidazione. E’ impor-tante che una campagna mediaticacome quella per Sakineh venga fattaanche per i detenuti politici o pertutti quelli incarcerati ingiustamentein Iran. Ringrazio Piacenza a nomedel mio popolo per aver affisso l’im-magine di Sakineh sulla facciata delMunicipio». E proprio con gli ammi-nistratori comunali l’avvocato irania-no ha poi avuto un colloquio, nelquale è stata ribadita, da parte delprimo cittadino e degli assessori, lapiena disponibilità a sostenere l’im-pegno per la difesa dei diritti delledonne e dell’infanzia. Anche il presi-
dente della Provincia Massimo Tre-spidi ha Shirin Ebadi. «Le esprimouna forte solidarietà, sostegno e con-divisione per il grande impegno indifesa della dignità e della vita dellepersone - ha detto Trespidi-. Ha tut-to il nostro appoggio nella battagliache sta conducendo con coraggio edignità, affrontando anche grandi sa-crifici e subendo, lei come la sua fa-
miglia, restrizionialla liber tà». Ilpresidente Tre-spidi ha auspicatoche la Comunitàinternazionale in-tervenga conmaggiore convin-zione nel fare ri-spettare le sanzio-ni economiche acarico dell’Iran eha rivolto un sin-
cero augurio a Sharin per la sua ope-ra di ambasciatrice dei diritti del Po-polo iraniano.
Nel corso della conferenza stampain Comune, poi, la pacifista ha ancheparlato del burqua. «Il burqua non èlegale neppure per l’Islam - ha detto- Non è previsto dalla religione isla-mica, per la quale le donne, invece,durante le preghiere devono tenere ilvolto ben visibile. L’indossare il velointegrale fa parte della tradizione dialcune tribù dell’Afghanistan. Chi sicopre il volto non consente la propriaidentificazione, perchè è impossibile
vederle il viso. Chi vive in Europanon dovrebbe portare il burqa. Di-verso il discorso per l’hijab, che co-pre solo il capo e la nuca».
Questi stessi concetti sono stati ri-baditi dall’avvocato premio Nobelanche ieri sera a Palazzo Gotico. Da-vanti ad un salone gremito ed attentoShirin Ebadi ha rimarcato il concettoche nell’Iran di Ahmadinejad i dirittiumani vengono sistematicamenteviolati e la chiave per sconfiggere ilregime è la parola, temuta più diqualsiasi arma.
Antonella Larotonda
Sopra, Farian Sabahi e Shirin Ebadi ( a destra). A lato, un pri-mo piano dell’avvocato iraniano Ebadi. In alto a sinistra laplatea nel salone di Palazzo Gotico
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Scompare una parola-chiave della modernità: tra le élite globalie il popolo delle “anime morte” locali la distanza si fa siderale
L’Eguaglianza uccisa dal Progresso
APiacenza,Festival del diritto
Marco Revelli, ordinariodi Scienza della politica
nell’Università del PiemonteOrientale, è stato allievo di
Norberto Bobbio, di cui ha curatole Opere per iMeridiani
Mondadori. Il testo che quianticipiamo è un estratto della
relazione su «La crisidell’Eguaglianza» che terrà
domani a Piacenza (ore 18, Saladei Teatini) al Festival del Diritto,
organizzato da Laterza e inprogrammada oggi a domenica
MARCO REVELLI
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Quando, alla fine delSettecento, sulle duesponde del LagoAtlantico le dichiara-zioni dei diritti pro-
nunciano le parole «tutti gli uomi-ni nascono liberi e eguali», si ma-nifesta pubblicamente la fonda-zione di un’altra società e d’un al-tro diritto, e “la rivoluzione dell’e-guaglianza” diviene un trattocaratteristico della modernità.Per l’eguaglianza comincia unanuova storia, nella quale si rico-noscono riflessioni millenarie ediffidenze mai sopite, con una ri-tornante contrapposizione dellalibertà all’eguaglianza. È una vi-cenda che attraversa due secoli,non è conclusa, nel Novecento haconosciuto tragedie, ma ha puregenerato una promessa che anco-ra ci sfida e attende d’essereadempiuta.
Con questi dilemmi si misura-no, nel momento fondativo dellaRepubblica, i costituenti italiani.Riconciliare libertà e eguaglianzaè tra i loro obiettivi. E nasce un ca-polavoro istituzionale, l’art. 3 del-la Costituzione, frutto di un in-contro tra consapevolezza politi-ca e maturità culturale oggi im-pensabile. Muovendo da qui, sipossono indicare sinteticamentealcuni itinerari da seguire perchédavvero si possa essere liberi eeguali.
1) Un esercizio di memoria, an-zitutto. La triade rivoluzionaria«libertà, eguaglianza, fraternità»vede precocemente dissolto il le-game tra libertà e eguaglianza dalruolo attribuito alla proprietà(Napoleone, nel proclama del 18Brumaio, parlerà di «libertà,eguaglianza, proprietà»). La pro-prietà si presenta come presidiodella libertà: solo il proprietario èdavvero libero, e così torna il ger-me della diseguaglianza che saràall’origine delle tensioni dei de-
cenni successivi.2) Proprio il tema delle disegua-
glianze economiche, e più in ge-nerale “di fatto”, caratterizza l’art.3 della Costituzione, dove si pre-vede che compito della Repubbli-ca sia quello di rimuoverle. Inquesto riconoscimento dell’e-
guaglianza sostanziale, che seguequello dell’eguaglianza formale,si sono visti «due modelli contrap-posti di struttura socio-economi-ca e socio-istituzionale», «l’unoper rifiutarlo, l’altro per instaurar-lo». Ma non possiamo più dire chesi tratta di una norma a due facce,l’una volta verso la conservazionedell’eredità, l’eguaglianza forma-le; l’altra rivolta alla costruzionedel futuro, l’eguaglianza sostan-ziale. Già l’inizio dell’art. 3, cheparla di dignità sociale, dà eviden-za a un sistema di relazioni, al con-testo in cui si trovano i soggettidell’eguaglianza, poi esplicita-mente considerato dalla secondaparte della norma. Questa letturaunitaria dell’articolo non ne de-
potenzia la forza “eversiva”, madice che la stessa ricostruzionedell’eguaglianza formale non puòessere condotta nell’indifferenzaper la materialità della vita dellepersone. E la concretezza dell’e-guaglianza ha trovato riconosci-mento nella versione finale dellaCarta dei diritti fondamentali del-l’Unione europea, dove il riferi-mento astratto “tutti” è stato so-
stituito da “ogni persona”.3) Il riferimento alla dignità dà
ulteriori indicazioni. Descriven-do il tragitto che ha portato all’e-mersione dell’eguaglianza comeprincipio costituzionale, si è par-lato di un passaggio dall’homo
hierarchicus a quello aequalis.Ora quel tragitto si è allungato, ciha portato all’homo dignus e la ri-levanza assunta dalla dignità in-
duce a proporne una lettura che lavede come sintesi di libertà eeguaglianza, rafforzate nel loroessere fondamento della demo-crazia. L’antica contrapposizionetra libertà e eguaglianza è respin-ta sullo sfondo dalla loro esplicitaassociazione nell’art. 3. A questosi deve aggiungere l’«esistenza li-bera e dignitosa» di cui parla l’art.36. Dobbiamo concludere che l’i-
neliminabile associazione con lalibertà è la via che immunizza da-gli eccessi dell’eguaglianza e dalleambiguità della dignità, che tantoavevano inquietato nel secolopassato e che proiettano ancoraun’ombra sulle discussioni di og-gi?
4) L’eguaglianza oggi è alla pro-va delle diversità, e più radical-mente della differenza di genere.
La Carta dei diritti fondamentali«rispetta la diversità culturale, re-ligiosa e linguistica» e stila l’elen-co fino a oggi più completo dei di-vieti di discriminazione. Il rispet-to delle diversità diventa così fon-damento dell’eguaglianza, in pa-lese connessione con il libero svi-luppo della personalità, dunquecon una rinnovata affermazionedel nesso tra eguaglianza e libertà.E l’eguaglianza si dirama in duedirezioni. Da una parte, si presen-ta come rimozione delle causeche producono diseguaglianza;dall’altra, come accettazione/le-gittimazione delle differenze,rendendo esplicita la sua vocazio-ne dinamica, “inclusiva”.
5) Si distingue tra eguaglianzadelle opportunità o dei punti dipartenza e eguaglianza dei puntidi arrivo. Negli ultimi tempi, po-nendo l’accento sulla difficoltàdelle politiche redistributive, si èquasi cancellato il momento deirisultati con un riduzionismo im-proponibile. Un solo esempio:per la tutela della salute si può pre-scindere dall’effettiva disponibi-lità dei farmaci? Altrimenti si ri-schia di consegnare al cittadino“eguale” una chiave che apre solouna stanza vuota.
6) L’eguaglianza riguarda l’ac-cesso ai beni della vita. Alla cono-scenza, superando ogni “diva-rio”, e non solo quello digitale. Al-la salute e al cibo, che non posso-no essere affidati alle disponibi-lità finanziarie. Al lavoro, che nonpuò subire le esigenze della glo-balizzazione fino a cancellare ladignità della persona. Altrimenti,il peso delle diseguaglianze, asso-ciato alla pura logica di mercato,fa rinascere la cittadinanza censi-taria. E la disponibilità crescentedi opportunità tecnologiche, l’av-vento del post-umano, impongo-no una attenzione forte per egua-glianza e dignità, insieme a una li-
bertà declinata come autodeter-minazione.
7) L’associazione di eguaglian-za, libertà e dignità può metterci alriparo dal rischio dell’eguaglian-za assoluta o estrema, che dissol-ve la società e attenta ai diritti del-le persone. Ma le difficoltà anti-che e nuove delle politiche eguali-tarie, la pressione delle identitàpossono indurre ad un pericolosorealismo che accantoni l’egua-glianza come inservibile. Errorepolitico e culturale clamoroso. Lacostruzione infinita della personaeguale rimane tema ineludibile.L’eguaglianza non significa solodivieto di leggi ad personam, magaranzia del legame sociale. Pro-prio quando è negata, è lì ad am-monirci, a inquietare le coscien-ze. Rimane un potente strumentodi azione culturale e lotta politica,“eversivo” rispetto a ogni tentati-vo di restaurare gerarchie sociali edi distorcere la democrazia.
STEFANO RODOTÀ
Resta un concettocentrale rispettoad ogni tentativodi distorcerela democrazia
Le diversitàculturalireligiosee di genere sonoun banco di prova
Per difendereuno dei principifondamentalibisogna capirecome si è evoluto
Di questo temasi discuteda domani al terzoFestival del dirittodi Piacenza
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Quando, alla fine delSettecento, sulle duesponde del LagoAtlantico le dichiara-zioni dei diritti pro-
nunciano le parole «tutti gli uomi-ni nascono liberi e eguali», si ma-nifesta pubblicamente la fonda-zione di un’altra società e d’un al-tro diritto, e “la rivoluzione dell’e-guaglianza” diviene un trattocaratteristico della modernità.Per l’eguaglianza comincia unanuova storia, nella quale si rico-noscono riflessioni millenarie ediffidenze mai sopite, con una ri-tornante contrapposizione dellalibertà all’eguaglianza. È una vi-cenda che attraversa due secoli,non è conclusa, nel Novecento haconosciuto tragedie, ma ha puregenerato una promessa che anco-ra ci sfida e attende d’essereadempiuta.
Con questi dilemmi si misura-no, nel momento fondativo dellaRepubblica, i costituenti italiani.Riconciliare libertà e eguaglianzaè tra i loro obiettivi. E nasce un ca-polavoro istituzionale, l’art. 3 del-la Costituzione, frutto di un in-contro tra consapevolezza politi-ca e maturità culturale oggi im-pensabile. Muovendo da qui, sipossono indicare sinteticamentealcuni itinerari da seguire perchédavvero si possa essere liberi eeguali.
1) Un esercizio di memoria, an-zitutto. La triade rivoluzionaria«libertà, eguaglianza, fraternità»vede precocemente dissolto il le-game tra libertà e eguaglianza dalruolo attribuito alla proprietà(Napoleone, nel proclama del 18Brumaio, parlerà di «libertà,eguaglianza, proprietà»). La pro-prietà si presenta come presidiodella libertà: solo il proprietario èdavvero libero, e così torna il ger-me della diseguaglianza che saràall’origine delle tensioni dei de-
cenni successivi.2) Proprio il tema delle disegua-
glianze economiche, e più in ge-nerale “di fatto”, caratterizza l’art.3 della Costituzione, dove si pre-vede che compito della Repubbli-ca sia quello di rimuoverle. Inquesto riconoscimento dell’e-
guaglianza sostanziale, che seguequello dell’eguaglianza formale,si sono visti «due modelli contrap-posti di struttura socio-economi-ca e socio-istituzionale», «l’unoper rifiutarlo, l’altro per instaurar-lo». Ma non possiamo più dire chesi tratta di una norma a due facce,l’una volta verso la conservazionedell’eredità, l’eguaglianza forma-le; l’altra rivolta alla costruzionedel futuro, l’eguaglianza sostan-ziale. Già l’inizio dell’art. 3, cheparla di dignità sociale, dà eviden-za a un sistema di relazioni, al con-testo in cui si trovano i soggettidell’eguaglianza, poi esplicita-mente considerato dalla secondaparte della norma. Questa letturaunitaria dell’articolo non ne de-
potenzia la forza “eversiva”, madice che la stessa ricostruzionedell’eguaglianza formale non puòessere condotta nell’indifferenzaper la materialità della vita dellepersone. E la concretezza dell’e-guaglianza ha trovato riconosci-mento nella versione finale dellaCarta dei diritti fondamentali del-l’Unione europea, dove il riferi-mento astratto “tutti” è stato so-
stituito da “ogni persona”.3) Il riferimento alla dignità dà
ulteriori indicazioni. Descriven-do il tragitto che ha portato all’e-mersione dell’eguaglianza comeprincipio costituzionale, si è par-lato di un passaggio dall’homo
hierarchicus a quello aequalis.Ora quel tragitto si è allungato, ciha portato all’homo dignus e la ri-levanza assunta dalla dignità in-
duce a proporne una lettura che lavede come sintesi di libertà eeguaglianza, rafforzate nel loroessere fondamento della demo-crazia. L’antica contrapposizionetra libertà e eguaglianza è respin-ta sullo sfondo dalla loro esplicitaassociazione nell’art. 3. A questosi deve aggiungere l’«esistenza li-bera e dignitosa» di cui parla l’art.36. Dobbiamo concludere che l’i-
neliminabile associazione con lalibertà è la via che immunizza da-gli eccessi dell’eguaglianza e dalleambiguità della dignità, che tantoavevano inquietato nel secolopassato e che proiettano ancoraun’ombra sulle discussioni di og-gi?
4) L’eguaglianza oggi è alla pro-va delle diversità, e più radical-mente della differenza di genere.
La Carta dei diritti fondamentali«rispetta la diversità culturale, re-ligiosa e linguistica» e stila l’elen-co fino a oggi più completo dei di-vieti di discriminazione. Il rispet-to delle diversità diventa così fon-damento dell’eguaglianza, in pa-lese connessione con il libero svi-luppo della personalità, dunquecon una rinnovata affermazionedel nesso tra eguaglianza e libertà.E l’eguaglianza si dirama in duedirezioni. Da una parte, si presen-ta come rimozione delle causeche producono diseguaglianza;dall’altra, come accettazione/le-gittimazione delle differenze,rendendo esplicita la sua vocazio-ne dinamica, “inclusiva”.
5) Si distingue tra eguaglianzadelle opportunità o dei punti dipartenza e eguaglianza dei puntidi arrivo. Negli ultimi tempi, po-nendo l’accento sulla difficoltàdelle politiche redistributive, si èquasi cancellato il momento deirisultati con un riduzionismo im-proponibile. Un solo esempio:per la tutela della salute si può pre-scindere dall’effettiva disponibi-lità dei farmaci? Altrimenti si ri-schia di consegnare al cittadino“eguale” una chiave che apre solouna stanza vuota.
6) L’eguaglianza riguarda l’ac-cesso ai beni della vita. Alla cono-scenza, superando ogni “diva-rio”, e non solo quello digitale. Al-la salute e al cibo, che non posso-no essere affidati alle disponibi-lità finanziarie. Al lavoro, che nonpuò subire le esigenze della glo-balizzazione fino a cancellare ladignità della persona. Altrimenti,il peso delle diseguaglianze, asso-ciato alla pura logica di mercato,fa rinascere la cittadinanza censi-taria. E la disponibilità crescentedi opportunità tecnologiche, l’av-vento del post-umano, impongo-no una attenzione forte per egua-glianza e dignità, insieme a una li-
bertà declinata come autodeter-minazione.
7) L’associazione di eguaglian-za, libertà e dignità può metterci alriparo dal rischio dell’eguaglian-za assoluta o estrema, che dissol-ve la società e attenta ai diritti del-le persone. Ma le difficoltà anti-che e nuove delle politiche eguali-tarie, la pressione delle identitàpossono indurre ad un pericolosorealismo che accantoni l’egua-glianza come inservibile. Errorepolitico e culturale clamoroso. Lacostruzione infinita della personaeguale rimane tema ineludibile.L’eguaglianza non significa solodivieto di leggi ad personam, magaranzia del legame sociale. Pro-prio quando è negata, è lì ad am-monirci, a inquietare le coscien-ze. Rimane un potente strumentodi azione culturale e lotta politica,“eversivo” rispetto a ogni tentati-vo di restaurare gerarchie sociali edi distorcere la democrazia.
STEFANO RODOTÀ
Resta un concettocentrale rispettoad ogni tentativodi distorcerela democrazia
Le diversitàculturalireligiosee di genere sonoun banco di prova
Per difendereuno dei principifondamentalibisogna capirecome si è evoluto
Di questo temasi discuteda domani al terzoFestival del dirittodi Piacenza
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IL BILANCIO - Stefano Rodotà parla di passato e futuro della manifestazione e promuove lo sforzo organizzativo
■ Stefano Rodotà non ha man-cato a un appuntamento in que-sti giorni. Tra incontri, conferen-ze, dibattiti è stato onnipresen-te. L’età per questo uomo di dirit-to sembra essere un fatto secon-dario. A Piacenza ha dimostratodi possedere l’elisir di lunga vita.Cortese, disponibile tanto coi ra-gazzi di “Radio Shock” quantocon gli studenti che gli hanno ri-volto alcune domande sul Festi-val del Diritto, l’altra sera al ter-mine della “lectio” di ZygmundBauman, ha annunciato a Palaz-zo Gotico quale sarà il tema del-la prossima edizione: umanità etecnica nel Terzo millennio. Unargomento interessante, che cat-turerà certamente addetti ai la-vori e uomini di cultura, gentecomune e specialisti del settore.Perché il Festival del Diritto è at-to un momento di confronto im-portante. Ci ha messo dinanzi airelatori, ha dato al pubblico lapossibilità di intervenire ai di-battiti. Per qualche giorno sonostati archiviati gli approfondi-menti mediati dalla tivù e abbia-mo interpretato direttamentequali sono i problemi del nostrotempo. Le disuguaglianze diun’epoca, la nostra che ha biso-gno di confronto e di soluzioni.Perché tutto corre velocementeed è già tempo di guardare avan-ti.
Professore,un suo commentosu questa edizione del Festivaldel Diritto che ha registrato cir-ca 16mila presenze e che ha ap-profondito un tema sul quale sidovrà discutere anche in futuro.
“Non può che essere positivo.A partire dal messaggio augura-le del Presidente della Repubbli-ca Giorgio Napolitano c’è statauna grande attenzione da partedel pubblico e da parte degli or-gani di informazione locali masoprattutto della stampa nazio-nale che ha dato ampio risalto alFestival del Diritto. Una manife-stazione, questa, che si sta radi-cando nel territorio e che sem-bra stia trovando il giusto asset-to per consolidarsi nel tempo.Penso poi alla partecipazione di
grandi personalità di spicco. Ol-tre a Bauman preme sottolinea-re la generosità di Shirin Ebadiche è rimasta a Piacenza per tregiorni e che ha dimostrato unagrande sensibilità sui temi cheabbiamo trattato. Aggiungo an-che che la presenza del presiden-te della Camera Gianfranco Finiè stata concordata tra la fine di
febbraio e i primi di marzo,quando non era ancora scoppia-ta la bufera della casa di Monte-carlo. Volevamo, come del restosi è verificato anche nelle dueprecedenti edizioni, personalitàdi spicco, alte cariche dello Statoper legittimare il Festival. InoltreGianfranco Fini sui temi di cuiabbiamo discusso in questi gior-
ni aveva già dimostrato la piùampia sensibilità. Voglio aggiun-gere anche che abbiamo affron-tato argomenti partecipati con larealtà piacentina quali la sicurez-za sul lavoro e li liste di attesa perle visite ospedaliere ponendo inmodo critico, attraverso una ri-flessione profonda e autentica”.
Lei ha già annunciato quale
«Bauman-Ebadi i fiori all’occhielloma tutto l’evento si sta radicando»Il “padre” del Festival annuncia: porteremo nelle librerie un volume con le relazioni. «E nel2011 ci chiederemo: il diritto può dare certezze se la tecnica scompiglia le carte in tavola»?
sarà il tema del prossimo anno.Si parlerà di umanità e tecnica.Un argomento di grande attua-lità.
“Un tema difficile, ambiziosoe centrale per capire come l’u-manità si pone oggi nei confron-ti della tecnica e delle tecnologie.Mi domando e ci chiederemonella prossima edizione: il dirit-to può dare certezze quando latecnica scompiglia le carte in ta-vola? Viviamo in un sistema incui il mondo di comunicare ècambiato radicalmente rispettoa vent’anni fa quando comuni-cavamo soltanto attraverso i librie i giornali, quando la tivù eraancora definita generalista el’informazione era alquanto eli-taria. Mi chiedo oggi cosa rap-presenti il mondo di Facebook e
che umanità ci sia dietro a que-sto mondo. Qual è la frontiera,qual è il rapporto tra umanità etecnica e come può il diritto in-serirsi in questa complessità ti-pica del Terzo millennio? Do-mande cui daremo risposte con-crete nella prossima edizione”.
Ha mai pensato di trarre unvolume edito da Laterza che ab-bia come titolo il tema del Festi-val e che annoveri le relazionipiù significative?
“Sarà questo il nuovo traguar-do, l’obiettivo che ci poniamo:portare nelle librerie di tutt’Ita-lia un volume con le relazioniche abbiamo avuto modo di a-scoltare in questi giorni per ave-re nuovi importanti riscontri insede nazionale”.
Mauro Molinaroli
Terza edizioneDISUGUAGLIANZE
Piacenza23-26 settembre
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■ Qual è il giudizio di Giusep-pe Laterza sull’edizione del Fe-stival appena conclusa? Il presi-dente della società di cui è re-sponsabile anche della divisio-ne varia (saggistica e università)è particolarmente soddisfatto.Una marcia costante di avvici-namento al pubblico questa e-dizione dedicata al tema delledisuguaglianze. E non è casuale,infatti partire dal 2006 GiuseppeLaterza ha ideato e promossoanche il Festival dell’Economiadi Trento, il Festival Città e Terri-torio a Ferrara e le Lezioni di sto-ria a Roma, Firenze e Milano, i-niziative culturali che hanno ot-tenuto un importante riscontrodi pubblico e di critica. Questigrandi eventi si affiancano ai li-bri di maggiore successo da luipubblicati: “Etica per un figlio”di Fernando Savater, “Camici epigiami” di Paolo Cornaglia Fer-raris, “Modernità liquida” diZygmunt Bauman, “Mala tem-pora” di Giovanni Sartori e “Néqui né altrove” di Gianrico Caro-figlio.
Un festival, quello appena
concluso, che ha visto l’affluen-za di un folto pubblico, una co-stante partecipazione ai vari e-venti che hanno caratterizzatola quattro giorni piacentina.
“Il Festival del Diritto è cre-sciuto in questi tre anni ed è im-portante la partecipazione dellacittà. Ho visto molti giovani, tan-ti ragazzi che ponevano doman-de con entusiasmo ma anchedonne e uomini che hanno pre-
so parte al dibattito seguendoanche i relatori meno noti: pen-so a Francesco Remotti, a GuidoBarbujani, a Tamar Pitch epide-miologica inglese che ha cattu-rato l’attenzione di un foltissimopubblico. Sui personaggi parti-colarmente noti al grande pub-blico non ho mai avuto dubbi:Gianfranco Fini, Simonetta A-gnello Hornby, Zygmunt Bau-man e Guliano Amato tanto per
fare qualche nome si presenta-no da soli. Il polso della situazio-ne lo hai quando il pubblico ènumeroso a tutti gli eventi e maicome quest’anno la stampa na-zionale ci è stata vicina dandoun grande risalto al festival”.
A proposito di personaggi delmondo della cultura partico-larmente noti al pubblico, co-me ha convinto Bauman a par-tecipare al festival?
“Lo conosco da diverso tem-po, ha pubblicato e pubblica inItalia suoi libri per la mia casa e-ditrice, inoltre c’è un rapporto dicordiale amicizia con lui e consua moglie che però è venuta amancare da poco. Temevo –quando l’ho invitato – che po-tesse qualche problema legatoal difficile momento che sta vi-vendo e invece mi ha accettatodi buon grado e la cosa mi hafatto particolarmente piacere”.
Qual è l’aspetto più significa-tivo di questa iniziativa?
“La forza del Festival del Dirit-to sta nel deposito i memoriaimmateriale che esso produce.In questi giorni ho notato le spe-cifiche valenze della comunica-zione verbale e il contatto diret-to del pubblico con gli ospitidella manifestazione. Ad esem-
pio Shirin Ebadi oltre a esprime-re l’esperienza forte di una don-na altrettanto forte, è statastraordinaria nel comunicare ilsenso della propria tragedia per-sonale e del Paese in cui ha vis-suto, ha saputo trasmettere ladrammaticità di una donna chevive sulla propria pelle il dram-ma dell’Iran. In questi giorni hoavuto modo di vedere un’uma-nità che si confronta ascoltandoi vari interventi, che sì’ incontraal bar tra un incontro e l’altro. Lagente si è scambiata opinioni esi è confrontata non via etere oattraverso il mezzo televisivo”.
Che impressione ha avuto diPiacenza?
“Una città aperta e curiosache ha voglia di esserci, di direla sua. Una città che rifiuta lechiusure localistiche che produ-cono alla lunga un impoveri-mento progressivo. La città si èconfrontata sui grandi temi delnostro Paese in relazione ai pro-blemi degli altri Paesi”.
Ma. Mol.
A sinistra: unprimo piano diGiuseppeLaterza,durante ilFestival delDiritto 2010. Adestra: unodegli ospiti piùimportanti, ilPremio NobelShirin Ebadi
«Piacenza,città aperta e curiosa che vuole dire la sua»Laterza promuove l’edizione appena conclusa: tanti giovani entusiasti, che ponevano domande
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moni? «Persone che hanno mes-so competenza e umanità». E perdirla con Bauman, alla luce diquesto fermento c’è sempre lapossibilità che nella «jungla na-sca qualcosa». E il sindaco ritieneche sia un bene che la politicaoggi si alimenti di cultura, chel’uomo del fare e del pensare sia-no una cosa sola. Un insegna-mento? «Che nei paesi ricchi co-me il nostro la coesione sociale ela felicità si raggiungono più checon lo sviluppo, ridistribuendoreddito e opportunità». Ma il sin-daco sottolinea anche due risul-tati a suo giudizio rilevanti emer-si da alcuni dibattiti: la consape-volezza che per avere più sicurez-za sul lavoro ci si debba concen-
■ (p. s.) Il Festival del Diritto2011 si misurerà sul tema “l’uma-nità e la tecnica”, un argomentoche il direttore scientifico, Stefa-no Rodotà, annuncia subito do-po l’incontro con Zygmunt Bau-man e che definisce «ambiziosis-simo e difficile». L’umanità comesoggetto, la tecnica come prota-gonista dei nostri giorni, che an-nichilisce anche il ruolo del dirit-to.
Rodotà è molto soddisfattodell’edizione del festival che si èappena chiusa (la terza), i primibilanci parlano di sedicimila pre-senze, mille in più dello scorsoanno. E anche gli operatori del-l’informazione hanno avuto l’im-pressione di una maggior condi-visione da parte dei cittadini epiù presenze da fuori provincia.
Il professore ricorda le princi-pali testimonianze, rese nei gior-ni della kermesse, l’assenza di to-ni apologetici, per contro la ric-chezza di strumenti di riflessio-ne e di discussione. Una paroladi ringraziamento la riserva aPiacenza: «per il grande lavoro diquesta città che ha fatto corpocon il diritto».
Per il sindaco Roberto Reggi,l’edizione consolida e sancisce ilsuccesso delle precedenti e mo-stra un maggior coinvolgimentodella città. «Volevamo recuperareil senso della legalità, il rispettodelle regole, cose che sono patri-monio di tutti ma che oggi sem-brano una rivoluzione». I testi-
L’umanità e la tecnica,sfidaper il Festival del Diritto 2011Primi bilanci positivi: 16mila visitatori nella “quattro giorni”Reggi: risultati concreti su sicurezza e liste d’attesa sanitarie
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La rassegna
DALLA COSTITUZIONEA GIULIANO AMATO E BAUMANPIACENZA — “Disuguaglianze” è il titolo del terzo Festival delDiritto di Piacenza, di cui Stefano Rodotà è il responsabilescientifico. La manifestazione si apre domani pomeriggiocon Giuliano Amato che si occuperà di “Uguaglianza e la sfi-da delle differenze”. Sempre domani, alle 20, ecco SimonettaAgnello Hornby, avvocato dei minori e scrittrice. Il giorno do-po interverrà il Presidente della Camera Gianfranco Fini cheillustrerà il rapporto tra “Istituzioni e Disuguaglianze”. Tra gliospiti Armando Spataro, Lucio Caracciolo, Marco Revelli, ilPremio Nobel per la Pace,la giurista iraniana Shirin Ebadi. Sa-bato 25 settembre da segnalare gli interventi dello stesso Ro-dotà che rileggerà l’articolo 3 della Costituzione Italiana (ilsuo intervento è qui in parte anticipato) e di Gino Strada.
Parole chiave di questa terza edizione del festival: Razza,Genere e Solidarietà, curate da Tamar Pitch, Maria RosariaMarella e Mauro Magatti. Domenica 26 giornata conclusivacon Guido Barbujanni e Umberto Romagnoli. La chiusura èaffidata a Zygmunt Bauman con “Le disuguaglianze nel mon-do liquido”.
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Piacenza,una città aperta ai “grandi”della storia Intellettuali e statisti di fama mondiale, un lungo elenco di personalità che hanno incontrato i piacentinidi MAURO MOLINAROLI
on è piaggeria, è solo lapiacevolezza di un pome-riggio da ricordare, di una
giornata particolare da consegna-re al futuro. Erano anni che Zyg-munt Bauman, dei più noti e in-fluenti pensatori al mondo,socio-logo e filosofo cui si deve la folgo-rante definizione della “modernitàliquida” di cui è uno dei più acutiosservatori, non tornava nel no-stro Paese.Ha scelto Piacenza e hascelto il Festival del Diritto.A guar-darlo vengono in mente certi filo-sofi e grandi intellettuali del pas-sato, penso ad Theodor Adorno,Herbert Marcuse, ma anche aJean Paul Sartre, Eric Hobsbawm,Ludwig Wittengstein, tutti grandipensatori del secolo scorso chehanno resistito al tempo e allastoria.Bauman nelle sue teorie haparagonato il concetto di moder-nità e postmodernità allo statosolido e liquido della società. Isuoi studi più recenti si sono spin-ti fino alle trasformazioni della sfe-ra politica e sociale derivati dallaglobalizzazione.
Provo a tornare indietro nel
Ntempo e a fare ricorso alla memo-ria.Penso a Bauman e faccio eser-cizio di memoria,un tuffo nel pas-sato e allora non ricordo intellet-tuali di questo spessore che ab-biano regalato alla nostra città unpo’ del loro tempo e della lorogrande cultura. Penso allora allepresenze di personaggi del mon-do istituzionale e politico: i presi-denti della Repubblica Luigi Ei-naudi, Sandro Pertini, Oscar Luigi
UNA PRESENZA DI PRESTIGIO CHE ELEVA IL TERRITORIO
Scalfaro, Francesco Cossiga e Car-lo Azeglio Ciampi;nell’ambito del-lo spettacolo mi viene in mente unconcerto di Luciano Pavarotti nel1982 in occasione del 2200 annidalla fondazione della città. E an-
cora: il leader sovietico MichailGorbaciov nei primi anni Novanta.Non pare cosa buona e giusta mi-schiare il sacro con il profano maquel maggio del 1988 in cui PapaGiovanni Paolo II venne in visita a
Piacenza resta una delle giornatepiù belle che io ricordi nonostantela pioggia incessante. Ci sono nel-la mia memoria Rita Levi Montalci-ni premio Nobel per la Medicina,alla Fondazione di Piacenza e Vi-gevano e il Summit internazionaledelle Madri della Terra con i premiNobel premi Nobel Betty Williams,Rigoberta Menchu Tum, Shirin E-badi (presente anch’essa in questigiorni al Festival del Diritto) e JodyWilliams.C’è inoltre il grande mae-stro Riccardo Muti con l’Orchestra“Luigi Cherubini”. Grandi persona-lità, figure di primo piano, è vero.
Ma quando mai abbiamo avutol’opportunità di ascoltare a Pia-cenza una “lectio magistralis” diUmberto Eco, Fernand Braudel,Norberto Bobbio o di Woody Al-len? Bauman - che per fama egrandezza appartiene ai grandimaestri del pensiero del Terzo mil-lennio, ieri ci ha fatto volare alto.La sua presenza autorevolissima ecarismatica ha fatto riflettere. Vie-ne da pensare che dobbiamo por-ci sfide difficili come se dovessimosempre tentare la scalata all’im-possibile. E l’impossibile, nella piùampia accezione del termine, èstata ieri pomeriggio la presenzapiacentina di questo grande intel-lettuale polacco di origine ebrai-ca. Da ricordare e da consegnareagli archivi della nostra memoria.
Il pubblico che riempiva anche ilMedia Center in Sant’Ilario perascolatre Bauman (nella foto sopra)
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In alto, da destra: Stefano Rodotà, ex garante della pri-vacy, curatore scientifico del Festival del Diritto; il filo-sofo e sociologo Zygmunt Bauman, l’ospite d’onore che haconcluso la terza edizione della manifestazione; e il sinda-co Roberto Reggi: intervenuto dopo il pensatore polacco,ha stilato il bilancio dei quattro giorni che hanno portatoPiacenza sulla ribalta nazionale. Nelle altre immagini, mo-menti del Festival che ha coinvolto tutta la città
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In alto, da destra: Stefano Rodotà, ex garante della pri-vacy, curatore scientifico del Festival del Diritto; il filo-sofo e sociologo Zygmunt Bauman, l’ospite d’onore che haconcluso la terza edizione della manifestazione; e il sinda-co Roberto Reggi: intervenuto dopo il pensatore polacco,ha stilato il bilancio dei quattro giorni che hanno portatoPiacenza sulla ribalta nazionale. Nelle altre immagini, mo-menti del Festival che ha coinvolto tutta la città
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Non esistono razze biologiche◗◗ Armando Massarenti e Guido Barbujani hanno tenuto uninteressante incontro sulle tematiche relative allo studio delledifferenze biologiche nell’umanità, rilevando come la geneticaabbia alla fine dimostrato che non esistono razze biologiche, inquanto persone di provenienza diversa hanno in comune oltre il99% del nostro DNA, e che la convinzione dell’esistenza di una baseereditaria ed immutabile per i nostri comportamenti non abbiaalcuna base scientifica.
Diritti negati a utenti e curanti◗◗ Gli studenti del liceo artistico “B. Cassinari” Elena Saltarelli,Edoardo Pivoni e Magda Rodriguez, con l’insegnante Anna Cerati e idottori Riccardo Cappa e Antonio Saginario, hanno tenuto unincontro multimediale sulle malattie mentali, nel corso del quale èstato proiettato il filmato “Alex”, frutto della collaborazione fra ilLiceo Artistico “Cassinari”, l’Istituto Tecnico Romagnosi e l’ISIIMarconi nell’ambito del laboratorio di cinema del progetto “Girello2010”
Contro ogni esclusione◗◗ Antonella Rampino ha introdotto le relazioni di Vittorio Lingiardi,Francesco Bilotta e Alessandra Facchi sulle tematiche dellediscriminazioni legate alla sessualità, la cui lotta mediante il dirittonon è una questione meramente giuridica bensì riguardantel’immaginario simbolico della nostra società. Attraverso l’artificiogiuridico è però possibile aprire la strada al riconoscimento di dirittioggi negati, tutelando la dignità di tutti i soggetti, col conseguentesuperamento di ogni forma occulta o palese di esclusione sessuale.
SESSUALITA’E DISCRIMINAZIONI DISUGUAGLIANZE GENETICHE
DISUGUAGLIANZE IN PSICHIATRIA
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Promotori e sponsor dell’Edizione 2010
Quarta EdizioneUMANITÀ E TECNICA
PIACENZA22•25 settembre 2011
UMANITÀ E TECNICAFestival del Dirittodi Piacenza
Chi oserebbe oggi dichiararsi contro l’umanità? Eppure, a fronte di questo senso comune umanitario – che ha trovato nell’affermazione dei diritti umani il suo corrispettivo giuridico – tanti segnali ci dicono che la tutela effettiva dei valori dell’umanesimo stanno regredendo, anche nelle società occidentali.
Alla retorica umanitaria corrispondono sempre più spesso nuove gerarchizzazioni dell’umano, che si esprimono nella stigmatizzazione delle varie figure dell’Altro: migranti, “diversi”, stranieri, tutti coloro che sono portatori di stili di vita, culture e religioni differenti dalla nostra devono essere confinati entro muri – materiali e simbolici – che li separino dalla “nostra” umanità, rendendoli il più possibile invisibili.
Questo quadro critico non deve però farci rimuovere le conquiste che, innanzitutto grazie alla razionalizzazione dei sistemi giuridici e all’affermazione della cultura dei diritti, sono state realizzate nell’epoca dello stato democratico. Così come non deve impedirci di vedere le grandi opportunità che offre lo sviluppo scientifico e tecnologico, che ha un impatto potentissimo sull’idea stessa di umano. Ci consegna, ad esempio, strumenti che permetterebbero di migliorare le condizioni di vita dell’umanità, combattendo fame e malattie, e potenti mezzi di diffusione dell’informazione e di connessione “democratica”.
L’umanità non è immutabile, non esprime una “natura umana” ma artificiale, che muta e si rinnova a seconda dei contesti e delle epoche, producendo “tecniche” che trasformano il mondo.
Anche il diritto è a suo modo una tecnica. Gli stessi diritti umani sono – come ha insegnato Bobbio – diritti “costruiti”, “storici”, che si sono affermati e arricchiti grazie a idee, bisogni, lotte e volontà degli esseri umani. Queste tecniche e protesi che l’umanità produce rappresentano straordinari strumenti per progredire, ma anche una “potenza” che può determinare dei rischi e che ha perciò bisogno di essere orientata a fini etici.
Dall’architettura alla medicina, dal territorio allo sport, dalla qualità del lavoro al volontariato, dall’ecologia ai diritti umani, dal cinema alla letteratura, il Festival del Diritto 2011 affronterà il rapporto tra umanesimo, regole e tecnologia con spirito critico, cercando di ragionare sui problemi che il nostro tempo ha di fronte, senza paura del futuro e del progresso scientifico. La tecnica propone tanto sfide quanto opportunità per il diritto. Dalla sua capacità di risposta dipenderà se saremo in grado di governare le trasformazioni dell’umanità e di garantire un maggior rispetto della dignità umana.
Stefano RodotàResponsabile scientifico
www.festivaldeldiritto.it
Quarta EdizionePIACENZA22•25 settembre 2011
Forte della partecipazione di prestigiosissimi relatori nazionali e internazionali, del sostegno delle istituzioni, dell’attenzione
della stampa e di un pubblico entusiasta che ha seguito gli oltre 80 eventi in calendario, la passata edizione del Festival del Diritto (23-26
settembre 2010) ha tagliato il traguardo delle 16 mila presenze.
La manifestazione è entrata ormai a far parte della ristretta rosa dei grandi eventi culturali apprezzati dagli appassionati
del sapere e dell’attualità ed è capace di attrarre un pubblico diverso per età, genere e interessi culturali.
La formula di questo indiscutibile successo, confermato anno dopo anno – dalla prima edizione dedicata a “Questioni di vita”,
alla seconda con “Pubblico / Privato” fino, appunto, alle “Disuguaglianze” dell’edizione 2010 – si risolve nell’integrazione
feconda della prospettiva giuridica con quella filosofica, artistica, sociologica, politica dando vita a una combinazione
di approfondimento e intrattenimento, rigore scientifico e divulgazione, che ha suscitato l’interesse degli addetti ai lavori così
come di tanti cittadini comuni.
Un approccio che caratterizzerà anche la quarta edizione del Festival del Diritto, in programma dal 22 al 25 settembre 2011 a Piacenza, dedicata al
cruciale rapporto fra UMANITÀ E TECNICA. Nuove forme di umanità sembrano definirsi all’orizzonte del
tumultuoso affermarsi della globalizzazione come nella crescita di conoscenze realizzate – o anche solo promesse - dalle biotecnologie, dall’ingegneria genetica, dall’informatica,
dallo studio dei nuovi materiali.
Il Diritto non può che interrogarsi per tempo sul futuro della condizione umana.
A Piacenza, dal 22 al 25 settembre 2011, lo farà con l’apertura intellettuale e la consapevole responsabilità che gli appartengono.