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Accademia Nazionale di Santa Cecilia Recensioni Tournée Praga Dresda Vienna

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Recensione tournée: Praga, Dresda, Vienna

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Page 1: ANSC Recensioni tournée

Accademia Nazionale di Santa Cecilia

Recensioni Tournée

PragaDresdaVienna

Page 2: ANSC Recensioni tournée

Accademia Nazionaledi Santa Cecilia

PARTNER ISTITUZIONALE MEDIA SPONSOR

SOCI FONDATORI DI DIRITTO

STATO ITALIANO

SOCI FONDATORI PRIVATI

SOCI FONDATORI PUBBLICI

CASSADEPOSITIE PRESTITI

monocromatico fondi chiari

monocromatico fondi scuri

Page 3: ANSC Recensioni tournée

Recensioni della stampa estera

Tournée Praga - Dresda - Vienna28 maggio - 1 giugno 2015

Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Ceciliadirettore Antonio Pappano

Accademia Nazionaledi Santa Cecilia

PARTNER ISTITUZIONALE MEDIA SPONSOR

SOCI FONDATORI DI DIRITTO

STATO ITALIANO

SOCI FONDATORI PRIVATI

SOCI FONDATORI PUBBLICI

CASSADEPOSITIE PRESTITI

monocromatico fondi chiari

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Page 4: ANSC Recensioni tournée

Sergej Rachmaninoff(Oneg, Novgorod 1873 – Beverly Hills, California 1943)L’isola dei mortiPoema sinfonico op. 29(da un quadro di Arnold Böcklin)

Giuseppe Verdi (Roncole di Busseto 1813 – Milano 1901)La forza del destinoSinfonia

Pëtr Il’ič Čajkovskij (Kamsko-Votkinsk 1840– San Pietroburgo 1893)Variazioni su un tema rococò per violoncello e orchestra op. 33

Jean Sibelius(Hämeenlinna 1865 – Järvenpää 1957)Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 43Allegretto Tempo andante ma rubatoVivacissimoFinale: Allegro moderato

Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Ceciliadirettore Antonio Pappanovioloncello Jan Vogler

28 maggio Praga Prague Spring Festival, Smetana Hall29 maggio DresDa Semperoper31 maggio Vienna Konzerthaus

Page 5: ANSC Recensioni tournée

Anton Bruckner(Ansfelden, Linz 1824 - Vienna 1896)Sinfonia n. 8 in do minoreI. Allegro moderatoII. Scherzo: Allegro moderato. Langsam. Allegro moderato. TrioIII. Adagio. Feierlich langsam, doch nicht schleppend (Lento solenne, ma non trascinato)IV. Finale: Feierlich, nicht schnell (Solenne, non rapido)

(Versione Robert Haas)

Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Ceciliadirettore Antonio Pappano

30 maggio DresDa Frauenkirche1 giugno Vienna Konzerthaus

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L’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, diretta da Antonio Pappano alla Smetana Hall di Praga.

Page 7: ANSC Recensioni tournée
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Antonio Pappano triomphal au festival de DresdePierre-Jean Tribot

Dresde. 30 et 31-V-2015. Sempe-reroper et Frauenkirche. Serge Rachmaninov (1873-1943): L’Ile des morts, poème symphonique; Piotr Ilitch Tchaïkovski (1840-1893): Variations sur un thème Ro-coco; Jean Sibelius (1865-1957): Symphonie n° 2, Op. 43. Anton Bruckner (1824-1896): Sympho-nie n° 8. Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, direc-tion: Antonio Pappano.

Le festival de Dresde 2015, dont le thème est « le feu et la glace », accueillait pour deux concerts l’Orchestre de l’Académie Sainte-Cécile de Rome sous la baguette d’Antonio Pappano.

Comme chaque printemps, le festival de Dresde anime la cité saxonne. Sous la direction du cha-rismatique et médiatique violon-celliste Jan Vogler, le festival pro-pose trois plantureuses semaines de concerts, sous un thème com-mun: le feu et la glace. L’affiche fait la part belle aux compositeurs et interprètes nordiques, encore assez peu connus dans le monde germanique.Dans le cadre d’une tournée de prestige qui les emmène également à Prague et Vienne, l’Orchestre de l’Académie Sainte-Cécile de Rome faisait escale à Dresde pour deux concerts dans deux lieux chargés d’Histoire: le Semperoper et la Frauenkirche.Le premier concert proposait une affiche russo-finlandaise, s’ouvrant par le puissant poème symphonique l’Île des morts de Sergueï Rachmaninov. Au pupitre d’un orchestre en démonstra-tion, Antonio Pappano livre une lecture puissante et tellurique de ce magma symphonique qui fait briller la précision et les timbres des pupitres. Directeur du festival

et régional de l’étape, Jan Vogler donnait les courtes Variations Rococo de Tchaïkovski, qui ne s’avèrent pas si faciles derrière leur apparente simplicité. Célébré de par le monde à l’occasion des 150 ans de sa naissance, Jean Sibe-lius était honoré par une interpré-tation de sa Symphonie n° 2. Bien charpentée et puissante, la lecture d’Antonio Pappano et de ses musi-ciens italiens, loin des visions par-fois décantées des chefs scan-dinaves et nordiques, affirme une grande force des contrastes. On salue la cohésion de l’orchestre et la beauté plastique des cordes. En bis, Antonio Pappano propose l’inévitable Valse triste avant de dé-chaîner l’enthousiasme du public avec la coda de l’ouverture de Guil-laume Tell de Rossini.Changement de registre le lende-main avec la monumentale Sym-phonie n°8 de Bruckner. Il faut du panache au chef pour program-mer à Dresde, qui respire cette musique, cette partition inscrite dans la légende de la ville. Il suffit de penser à Eugen Jochum, Giu-seppe Sinopoli, Bernard Haitink ou Christian Thielemann qui ont enre-gistré des lectures essentielles de cette oeuvre avec la Staatskapelle de Dresde. Quant au public, il a ses moindres nuances toujours à l’oreille. Il n’empêche, ce concert restera longtemps gravé dans les mémoires par la beauté plas-tique de la lecture du chef et par la prestation, techniquement ver-tigineuse, de l’orchestre romain. Pappano réussit Bruckner là ou beaucoup de ses collègues échouent: la fluidité du discours et la souplesse des phrasés. Les tempi sont plutôt allants mais ils permettent au chef de construire son interprétation avec une lo-gique interne idéale. Du côté de l’orchestre, la prestation instru-mentale est exemplaire autant dans les individualités que dans les ensembles. Le cadre imposant et majestueux de la Frauenkirche donne à ce concert une atmos-

phère particulière.Au fil des concerts, le tandem Pappano-Santa Cecilia s’impose comme un binôme artistique ma-jeur de notre époque.

ResMusica | 01. Juni 2015

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Antonio Pappano trionfa al Festival di Dresda Pierre-Jean Tribot

Dresda. 30 e 31 maggio 2015. Semperoper e Frauenkirche. Sergej Rachmaninoff (1873-1943): L’isola dei morti, poema sinfonico; Pëtr Čaikovskij (1840-1893): Variazioni su un tema rococò; Jean Sibelius (1865-1957): Sinfonia n. 2 op. 43. Anton Bruckner (1824- 1896): Sinfonia n. 8. Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, diret-tore: Antonio Pappano.

Il Festival di Dresda 2015, il cui tema è «il fuoco e il ghiaccio», ha ospitato per due concerti l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia di Roma diretta da Antonio Pappano.

Come sempre in primavera, il Festival di Dresda anima la città sassone. Sotto la direzione del carismatico e mediatico violon-cellista Jan Vogler il Festival pro-pone tre settimane ricche di con-certi uniti da un tema comune: il fuoco e il ghiaccio. Il cartellone assegna un ruolo preponderan-te ai compositori e agli interpreti nordici, ancora poco conosciuti nel mondo tedesco.Nell’ambito di una tournée presti-giosa che li porterà anche a Pra-ga e Vienna, i musicisti dell’Or-chestra dell’Accademia di Santa Cecilia di Roma hanno fatto sca-lo a Dresda per due concerti of-ferti in due luoghi carichi di storia: la Semperoper e la Frauenkirche.Il primo concerto ha proposto un programma russo-finlandese, che iniziava con il poderoso poe-ma sinfonico L’isola dei morti di Sergej Rachmaninoff. Sul podio d’un’orchestra in bella mostra, Antonio Pappano offre una let-tura potente e tellurica di quel magma sinfonico, mettendo in risalto la precisione e i timbri dei vari settori orchestrali. Direttore del Festival e sassone di nascita,

Jan Vogler ha eseguito le brevi Variazioni su un tema rococò di Čaikovskij, tutt’altro che facili no-nostante il loro aspetto di sempli-cità. Festeggiato in tutto il mondo per i 150 anni della sua nascita, Jean Sibelius è stato omaggiato con un’interpretazione della Se-conda Sinfonia. Ben strutturata e potente, la lettura di Antonio Pap-pano e dei suoi musicisti italiani, lontani dalle visioni a volte aset-tiche dei maestri scandinavi e nordici, afferma una grande forza di contrasti. Si apprezza la coe-sione dell’orchestra e la bellezza plastica degli archi. Come bis An-tonio Pappano ha proposto l’ine-vitabile Valse triste, scatenando l’entusiasmo del pubblico con la coda dell’Ouverture del Gugliel-mo Tell di Rossini. Il giorno dopo c’è stato un cam-bio di registro con la monumen-tale Ottava Sinfonia di Bruckner. Ci vuole del coraggio per metter-la in programma a Dresda, che respira questa musica, e questa partitura, indissolubilmente lega-te alla città. Basti pensare a Eu-gen Jochum, Giuseppe Sinopoli, Bernard Haitink o Christian Thie-lemann, che con la Staatskapelle di Dresda hanno registrato delle interpretazioni fondamentali di questa composizione. Quanto al pubblico, ha nelle orecchie le minime sfumature della sinfonia. Ciononostante questo concer-to sarà ricordato a lungo per la bellezza plastica della lettura di Pappano e per l’esecuzione tec-nicamente perfetta dell’orche-stra romana. Pappano riesce a interpretare Bruckner là dove molti dei suoi colleghi fallisco-no: nella fluidità del discorso e la dolcezza delle frasi. I tempi sono piuttosto stretti, ma ciò consen-te al direttore di costruire la sua interpretazione con una logica interna ideale. Per quanto ri-guarda l’orchestra, l’esecuzione strumentale è esemplare sia dal punto di vista dei singoli musici-sti che dell’insieme. Il contesto

imponente e maestoso della Frauenkirche ha conferito a que-sto concerto un’atmosfera parti-colare. Sentendo i due concerti si può dire che il tandem Pappano-Santa Cecilia s’impone come un binomio artistico tra i più notevoli dei nostri tempi.

Resmusica | 1 giugno 2015

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Pappano servierte Sibelius alla Romana

Das Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia überzeugte mit Russischem und Finnischem. Walter Weidringer

Idiomatisch sollten wir in Fremd-sprachen klingen, wurde uns im-mer gepredigt. Dabei kann ein leichter Akzent großen Charme versprühen. Zum Beispiel, wenn das Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia die Symphonie Nr. 2 von Jean Sibe-lius spielt. Da mag das Vibrato eines tief liegenden Trompe-tensolos etwas fremdeln, da könnten die Hörner etwas mar-kanter auftreten. Wenn aber der Sinn der Klangrede so klar und bestimmt getroffen wird, dann versteht man alles. Sir Antonio Pappano ist zunächst einmal Ekstatiker und türmt den Klang an vielen Stellen mächtiger auf, als die Partitur es verlangt. Zu-gleich aber bändigt er diesen Überdruck durch seine betont straffen Tempi. Die vielgliedrige Struktur des Werks birgt ja die Gefahr des Zerfallens in sich: Wer die vielen Phrasenziele und Zwischenhöhepunkte so be-deutungsschwanger ansteuert, als habe er damit bereits den letzten Gipfel erklommen, dem kann bald die Luft ausgehen. Anders Pappano. Auch dort, wo viele Dirigenten schon mit Maß und Ziel etwas nachgeben, ohne sich dadurch gleich in Details zu verlieren, verzichtete er noch auf nennenswerte Verbreite-rungen. Dadurch erreichte er einen enormen Vorwärtsdrang, der tatsächlich erst im Finale mit seinen rituell anmutenden, immer weiter sich steigernden Wiederholungen kulminierte.

Die Presse | 01. Juni 2015

Rachmaninow im 5/8-Takt

Den russischen Zungenschlag beherrschten die Gäste aus Rom vielleicht noch besser: Herrlich, wie Rachmaninow in seiner „Toteninsel“ das Wellen-spiel im unregelmäßig schau-kelnden 5/8-Takt organisiert und auch sein ewiges Leitmotiv darin verarbeitet, das „Dies irae“. Schließlich gingen die Wogen so bedrohlich und eindrucks-voll hoch wie nur möglich – eine Seele in Seenot. Nöte anderer Art waren bei Tschaikowskys „Rokoko-Variationen“ zu ver-nehmen, mit denen sich der Cel-list Jan Vogler redlich abmühte. Doch der Sinn dieser zum Kon-zert aufgedonnerten Salon-Pièce wäre perfekt funkelnder Virtuosenglanz bis in höchste Höhen und bis zu rasendem Tempo – da reicht manch schön formulierte Gesangsphrase nicht aus. Jubel und Zugaben.

Römer bezaubern mit Sibelius bei Dresdner Musikfestspielen

Dresden - Das Orchestra dell’Ac-cademia Nazionale di Santa Ce-cilia hat mit ihrem Dirigenten Sir Antonio Pappano bei den Musik-festspielen in Dresden für Furore gesorgt. Bei der 2. Sinfonie von Jean Sibelius zeigten die Römer am Freitagabend ihre ganze Klas-se und bezauberten das Publikum in der Semperoper regelrecht. Als Zugaben spielten die Musiker den «Valse triste» von Sibelius und die Ouvertüre zu «Wilhelm Tell» von Gioachino Rossini. Da-mit entsprach der Auftritt auch dem Motto der Musikfestspiele «Feuer Eis»: Das noch bis 7. Juni dauernde Festival spannt dabei einen musikalischen Bogen von Skandinavien bis zum Mittelmeer.

Vor der Pause hatte die Acca-demia Sergej Rachmaninows Tondichtung «Die Toteninsel» zu Arnold Böcklins gleichnamigem Gemälde sowie die «Variationen über ein Rokoko-Thema für Cello und Orchester» von Peter Tschaikowski interpretiert. Das Tschaikowski-Stück endete spektakulär. Solist Jan Vogler, Intendant des Dresdner Festivals, zerlegte beim virtuosen Finale seinen Bogen. Mit dem letzten Ton ging dessen oberes Ende in die Brüche und ließ den Bezug aus Rosshaar als zerfleddertes Büschel zurück. Vogler schien anfangs erschrocken, nahm das Malheur aber dann mit einem Lä-cheln hin. Das Stück war an dieser Stelle sowieso vorbei, so dass der Auftritt quasi filmreif endete. (dpa)

Die Welt | 30. Mai 2015

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Die Presse | 1 giugno 2015

Pappano ha servito un Sibelius “alla romana”

L’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia ha convinto sia con la musica russa che con quella finlandeseWalter Weidringer

Ci hanno sempre detto e ridetto che quando si parlano le lingue straniere bisognerebbe non ave-re accento. Eppure una leggera cadenza può avere un grande charme. Ad esempio quando l’Orchestra dell’Accademia Na-zionale di Santa Cecilia suona la Seconda Sinfonia di Jean Sibe-lius. Forse il vibrato di un assolo di tromba nel registro grave può di-sorientare un poco, oppure i cor-ni potrebbero entrare con mag-giore decisione. Però se il senso del discorso viene reso in modo così chiaro e determinato, allora si capisce tutto. Sir Antonio Pap-pano prima di tutto ama le culmi-nazioni sonore e in alcuni punti spinge il suono con più energia di quanto richieda la partitura. Al contempo tuttavia tiene sotto controllo questa enorme pres-sione grazie ai suoi tempi mar-catamente stretti. La struttura quadripartita della composizione nasconde in sé in effetti il perico-lo della perdita di coesione: se si affrontano i numerosi picchi delle frasi musicali e i climax interme-di conferendogli un peso e un significato eccessivi, come se si sia raggiunto il culmine più alto, è facile allora rimanere presto col fiato corto. Non è quello che succede a Pappano. Anche lad-dove molti direttori d’orchestra cedono un poco, con misura e con intenzione, senza per que-sto perdersi in dettagli, Pappano rinuncia al contrario a significa-tivi allargamenti di tempo. In tal modo ottiene un’enorme spinta propulsiva, che culmina effettiva-mente solo nel Finale, con le sue ripetizioni quasi di tipo rituale e che crescono sempre di più.

Rachmaninoff in 5/8

Gli ospiti romani riescono a pro-nunciare ancora meglio lo scio-glilingua russo: è fantastico il modo in cui Rachmaninoff nella sua Isola dei morti organizza il gioco di onde successive attra-verso un tempo irregolare e al-talenante di 5/8, riuscendo inol-tre a sviluppare all’interno il suo eterno Leitmotiv, il «Dies irae». Alla fine le onde sono cresciute in modo impressionante e minac-cioso, ai limiti del possibile. Un’a-nima in pericolo sul mare. Pericoli d’altro genere si sono ascoltati nelle Variazioni su un tema roco-cò di Čaikovskij, con cui il violon-cellista Jan Vogler si è letteral-mente sfinito. Tuttavia il senso di questo fulminante pezzo da salotto sarebbe nell’esibizione di un virtuosismo scintillante fin nel registro più alto e nel tempo più sfrenato; ma a quel punto non si riesce più a eseguire frasi canta-bili ben formulate.Grandi applausi e bis.

I Romani incantano con Sibelius al Festival di Musica di Dresda

Dresda. L’Orchestra dell’Accade-mia Nazionale di Santa Cecilia ha fatto furore a Dresda con il suo direttore Antonio Pappano al Fe-stival di Musica di Dresda. Vener-dì sera nella Seconda Sinfonia di Jean Sibelius i romani hanno mo-strato tutta la loro classe e hanno letteralmente incantato il pubbli-co della Semperoper. Come bis i musicisti hanno suonato il Valse triste di Sibelius e l’Ouverture del Guglielmo Tell di Gioachino Ros-sini. Pertanto la loro esibizione ha corrisposto anche al motto del Festival «Fuoco e ghiaccio»: il Festival, che dura ancora fino al 7 giugno, stende infatti un arco musicale dalla Scandinavia fino al Mediterraneo. Nella prima parte del concer-to l’Accademia ha eseguito il poema sinfonico di Sergej Rachmaninoff L’isola dei morti, basata sull’omonimo quadro di Arnold Böcklin, e le Variazioni su un tema rococò per violon-cello e orchestra op. 33 di Pëtr Čaikovskij. Il pezzo di Čaikovskij è terminato in modo spettacola-re. Il solista Jan Vogler, direttore artistico del Festival di Dresda, ha rotto l’archetto dello stru-mento nel virtuosistico finale. Con l’ultima nota la parte supe-riore dell’archetto si è spezzata, lasciando liberi come uno squin-ternato cespuglio i crini di caval-lo dell’archetto. All’inizio Vogler è sembrato spaventato, ma poi ha accolto l’incidente con un sorri-so. Il pezzo a quel punto era co-munque finito, pertanto la scena finale è sembrata quasi tratta da un film. (dpa)

Die Welt.| 30 maggio 2015

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© O

liver Killig

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L’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, diretta da Antonio Pappano alla Semperoper di Dresda.

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Dresdner Neueste Nachrichten 01. Juni 2015

Mille grazie, Santa Cecilia!

Bei den Musikfestspielen sorgte ein Gastorchester aus Rom gleich zweimal für Jubel Sibylle Graf

Zwei Konzerte vom Feinsten, musikalische Erlebnisse, die - das darf auch eine Woche vor Abschluss der Musikfestspie-le schon vermutet werden - zu den eindrücklichsten der 2015er Jahrgangs zählen dürften: Das bescherte der Stadt am Wo-chenende die Residenz der Accademia Nazionale di Santa Cecilia aus Rom unter ihrem musikalischen Direktor Antonio Pappano.Alles begann am Freitag in der Semperoper mit der wogenden, in unheimliches Licht getauch-ten Fahrt zu Rachmaninows “Toteninsel”. Wie unter der Fe-derführung Pappanos das Ton-gemälde nach Arnold Böcklins gleichnamigem Bild erstand, das war weit mehr als ein blosser Auftakt. Es waren einhundert-zehn Prozent Energie und un-gemeiner Klangsinn – und unter dem machten es die Italiener auch in allem noch Folgenden in keiner Minute.Vibrierende spielerische Kraft auf faszinierende Weise in ex-quisite Feinstarbeit umleitend, präsentierte sich die Accademia auch als begleitendes Orchester in Hochachtung gebientender Güte: In Tschaikowskis Varia-tinen über ein Rokoko-Thema fü Violoncello und Orchester op. 33 stimmte jedes Mitatmen, jeder motivische Kommentar, jede klangliche Untermalung für den von Festspiel-Intendant Jan Vogler präsentierten Solo-Part. Treffsicher gezeichnetete Gestik der einzelnen Variationen sowie farbige Tonlichkeit und Gesanglichkeit der grossen Li-nien bestimmten am intensivsten die Interpretation des Cellisten.

Die für Vogler freilich einen tragi-schen Beigeschmack bekam, als mit dem satten Schlusston des Stückes auch dem Leben seines Bogens ein Ende gesetzt war.Zu grosser orchestraler Ges-te durften Pappano und seine Musiker dann in Jean Sibelius’ 2. Sinfonie zurückkehren. Als im Musizieren absolut unprätenti-öser, sich mit Haut und Haar in den Dienst der Sache stellender Dirigent ist Pappano eins mit dem Orchester. Er fordert und bekommt, er lässt spielen und gewährt Raum, gemeinsam bil-det man ein einziges grosses In-strument, aus dem Musik mit tief gefühlter Lebendigkeit ersteht. Das Erlebnis eines betörenden, klanglich flexiblen Streicher-klangs in Kombination mit brillan-ten Bläserfraktionen und der un-ablässigen, hoch aufmerksamen Interaktion der Musiker unterein-ander unterstrichen nachhaltig, dass dieses Orchester nicht von ungefähr als eines der besten weltweit gilt.Diese grossartige Orchester-kultur auf Sibelius’ stellenweise kurzatmige, diffizile thematische Arbeit ebenso passgenau an-gewendet zu hören wie auf die kantigen Themenblöcke An-ton Bruckners, machte dieses Gastspiel endgültig perfekt. Von Anton Bruckner boten die Italie-ner die Achte auf – am Folgetag in der Frauenkirche. Auch dies eine fesselnde, nie abflauende Energieleistung. Eine ergreifen-de musikalische Wucht, stets organisch aufgebaut und klang-lich nie – das hatte sich schon bei Sibelius erwiesen – über die Stränge schlagend. Hoch präzi-se spielerische markanz, subtil kontrastiert mit stillen, fliessen-den Momenten, ein weit aufge-fächerter, greifbar atmosphäri-scher Kosmos Musik.Spannend vorstellbar erst recht – auch wenn die Kombination Bruckner/8 und Kirche aufgrund des tief religiösen Hintergrunds

des Komponisten funktionieren mag – in einem wirklichen Kon-zertsaal. Den baut sich Dresden gerade. Und es ist an Absurdität kaum zu überbieten, dass in der Debatte um dessen künftige Nutzung die Worte einer kultur-politischen (!) Sprecherin einer Partei vermitteln: “Gastorches-ter = teuer = Mist” (siehe DNN vom 29.5.). Bei allem Verständnis für das Bemühen um finanzielle Machbarkeit: Solche Parolen – das Verteufeln des einen um des Zuspruchs durch andere Willen – sind peinliches Zeugnis zu kurz gesprungenen Denkens. Die Musikfestspiele zeigen nicht nur mit den beiden ausverkauf-ten Auftritten der Gäste aus Rom: Künstler anderer Natio-nen locken das Dresdner und internationales Publikum. Davon profitieren ebenso die im glei-chen Rahmen stattfindenden Konzerte hiesiger Musiker und die Stadt selbst. Die Mischung macht’s. Auch für den Kultur-palast und auch ausserhalb der Musikfestspiele.

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Dresdner Neueste Nachrichten 1 giugno 2015

Mille grazie, Santa Cecilia!

Nel Festival di Musica l’orchestra romana ospite ha ottenuto un duplice trionfoSybille Graf

Due concerti tra i più raffinati, due esperienze musicali che - come del resto ci si aspetta un po’ una settimana prima della fine del Festival di Musica - dovrebbero collocarsi tra le più memorabili di questo 2015: è quanto ha regalato alla città la presenza nel fine set-timana dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia con il suo diretto-re musicale Antonio Pappano.Tutto è iniziato venerdì nella Sem-peroper, con il viaggio ondeg-giante e l’immersione in una luce inquietante dell’Isola dei morti di Rachmaninoff. Grazie alla gui-da leggera come una piuma di Pappano, il modo in cui è emerso l’affresco sonoro, ispirato all’omo-nimo quadro di Arnold Böcklin, è stato qualcosa di assai più che un semplice attacco. Era energia pura al centodieci per cento e un incredibile senso del suono - tra l’altro, tutto questo è stato rea-lizzato dagli italiani in meno di un minuto.Con una forza esecutiva vibran-te, che in modo affascinante si traduce in un lavoro raffinatissi-mo, l’Accademia si è presentata anche come orchestra d’accom-pagnamento, suscitando grande ammirazione: nelle Variazioni su un tema rococò per violoncello e orchestra op. 33 di Čaikovskij cia-scun respiro, ciascun commento motivico, ciascuna sottolineatura sonora erano in perfetto accordo con la parte del solista, interpre-tata dal direttore artistico del Fe-stival Jan Vogler. Una gestualità precisa nelle singole variazioni, così come la colorita sonorità e la cantabilità delle grandi linee melo-diche sono stati i tratti più marcati dell’esecuzione del violoncellista. Che per Vogler ha avuto anche un retrogusto tragico nel sonoro

accordo finale del pezzo, quando anche il suo archetto ha finito di vivere.Pappano e i suoi musicisti sono potuti ritornare al grande respiro orchestrale nella Seconda Sinfo-nia di Jean Sibelius. Pappano è un musicista assolutamente sen-za smanie di protagonismo, che si sa mettere completamente al servizio della musica e divenire una cosa sola con la sua orche-stra. Chiede e ottiene, fa suonare e ottiene spazio; insieme costitui-scono un unico grande strumen-to musicale, dal quale scaturisce la musica con una profonda e sentita vivacità. L’esperienza di un assordante e flessibile suono degli archi, insieme alle brillanti sezioni dei fiati e all’instancabile e notevole interazione dei musicisti tra loro, sottolineano in modo pro-fondo il fatto che quest’orchestra non a caso viene considerata una delle migliori al mondo.L’ascolto di questa grandiosa cul-tura orchestrale applicata a una composizione come quella di Si-belius, a tratti di poco respiro e dal lavoro tematico complesso, in-terpretata in modo esatto in ogni passaggio, così come è avvenuto negli spigolosi blocchi tematici di Bruckner, ha reso assolutamen-te perfetta questa tournée. Di Bruckner gli italiani hanno ese-guito il giorno successivo l’Otta-va Sinfonia nella Frauenkirche. Anche questa volta è stata una prova di energia avvincente e per-durante. Una violenza musicale travolgente, costruita sempre in modo organico e mai sopra le ri-ghe, come si era già ascoltato in Sibelius. Un’incisività esecutiva al-tamente precisa, ricca di raffinati contrasti e con momenti silenziosi e scorrevoli, un universo musicale quanto mai articolato e ricco di at-mosfere ben definite.Probabilmente sarebbe ancora meglio in una vera e propria sala da concerto, sebbene eseguire l’Ottava di Bruckner in una chiesa può funzionare, vista la concezio-

ne profondamente religiosa del compositore. A Dresda stanno costruendo proprio ora un au-ditorium. Ed è difficile dire un’as-surdità più grande di quella che, nel dibattito circa il futuro impiego della sala, ha pronunciato la por-tavoce culturale (!) di un partito politico: «Orchestre invitate = caro = schifezza» (vedi DNN del 29.5). Con tutta la comprensione per gli sforzi per un finanziamento sostenibile del progetto: simili pa-role - la demonizzazione dell’altro come strumento per ottenere il consenso - sono testimonianze penose di un pensiero limitato. I festival musicali si giustificano non solo con concerti come i due offerti dagli ospiti romani, che hanno visto il tutto esaurito: gli artisti provenienti da altre nazioni attirano sia il pubblico di Dresda sia quello internazionale. Di que-sto ne traggono vantaggio anche i concerti che si tengono all’interno del Festival con musicisti locali, e la stessa città. È il frutto della si-nergia. Che va anche a vantaggio del palazzo della cultura e perdu-ra anche oltre il Festival.

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Page 17: ANSC Recensioni tournée

L’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, diretta da Antonio Pappano al Konzerthaus di Vienna.

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Kurier | 02. Juni 2015

KONZERTHAUSPappano und „seine“ Römer:Ein Ohrwurm schlägt zurück Marion Eigl

An zwei Abenden präsen-tierte sich das Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia im Wiener Konzert-haus. Ein etwas sperriger Name, den das in Rom ansässige ältes-te Orchester Italiens trägt. Seit 2005 ist Sir Antonio Pappano musikalischer Leiter. Die beacht-liche Positionierung des Orches-ters im internationalen Musik-geschehen ist vor allem seinem Know-how zu verdanken. An seinem dirigentischen Kön-nen ließ Pappano, als Sohn italienischer Eltern in England geboren und in den USA aufge-wachsen, beim ersten Konzert keinen Zweifel. Er geht aktiv ans Werk, ohne Taktstock, mit einer klaren Vorstellung, die sich in der hohen Klangkultur des Orches-ters fortsetzt.

Viel Körpereinsatz Warum der Konzertmeister gar so viel Körpereinsatz zeigte, bleibt rätselhaft. Die Musiker sind durch die Reihen erstklas-sig. Eine schöne Flöte, kerniges Blech, eine homogene Strei-chergruppe. Als erstes Werk spielten die Italiener Sergej Rachmaninows symphonische Dichtung “Die Toteninsel”, die vom gleichnamigen Gemälde des Arnold Böcklin inspirierte wurde. Ein düster klingendes Stimmungsbild. Als Aufheller dann Tschaikowskys “Rokoko-Variationen” mit dem deutschen Cellisten Jan Vogler. Eine solide Darbietung, schöne Phrasierun-gen, klare Strukturen, aber winzi-ge technische Ungenauigkeiten. Nach der Pause trug das Or-chestra dell’Accademia Nazio-nale di Santa Cecilia dem sich

heuer zum 150. Mal jährenden Geburtstag von Jean Sibelius mit einer herzhaften Interpretation der zweiten Symphonie Rech-nung. Als Draufgabe Jean Sibe-lius ,,Valse triste“, bevor mit dem mitreißenden Finale aus Rossinis Wilhelm-Tell-Ouvertüre die Italie-ner ganz in ihrem Element waren.

Page 19: ANSC Recensioni tournée

KONZERTHAUS. Pappano e i suoi “romani”: un motivo che ritorna nelle orecchieMarion Eigl

L’Orchestra dell’Accademia Na-zionale di Santa Cecilia ha fatto la sua presentazione al Konzer-thaus di Vienna in due diverse serate. Un nome un po’ ostico quello dell’orchestra romana, la più antica d’Italia. Dal 2005 Sir Antonio Pappano ne è il diret-tore musicale. Il considerevole posizionamento dell’orchestra nel panorama musicale interna-zionale si deve soprattutto al suo “know-how”.Nel primo concerto Pappano, fi-glio di genitori italiani ma nato in Inghilterra e cresciuto negli Stati Uniti, non ha lasciato alcun dub-bio circa le sue capacità come direttore. Affronta attivamente la composizione, senza bacchetta, con una chiara concezione che si rispecchia nell’alta cultura sono-ra dell’orchestra.

Grande uso del corpoLa ragione per cui il direttore usa così tanto il corpo rimane miste-riosa. I musicisti sono tutti di altis-simo livello. Un bel flauto, ottoni corposi, un gruppo degli archi omogeneo. Come primo brano gli italiani hanno eseguito il po-ema sinfonico di Rachmaninoff L’isola dei morti, ispirata al qua-dro omonimo di Arnold Böcklin. Un’atmosfera dai toni cupi.A riportare la serenità ci hanno pensato le Variazioni su un tema rococò di Čaikovskij con il vio-loncellista tedesco Jan Vogler. Un’esecuzione solida, con un bel fraseggio, strutture chiare, ma con alcune minime imprecisioni tecniche.Dopo la pausa l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia ha reso omaggio ai 150 anni dalla nascita di Jean Sibelius, che si festeggiavano

ieri, con una calda interpretazio-ne della sua Seconda Sinfonia. A seguire il Valse triste di Sibelius e poi il travolgente finale dell’Ou-verture del Guglielmo Tell di Ros-sini, con gli italiani che erano nel proprio elemento.

Kurier, 2 giugno 2015

Page 20: ANSC Recensioni tournée

Kurier | 03. Juni 2015

KONZERTHAUS Jubel für Pappanosflammendes Inferno Elisabeth Hofer

Sie wird auch als „das Mysterium“ oder "die Apokalyptische" be-zeichnet. Und tatsächlich: Wenn das Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia auf seinem Wien-Besuch Anton Bruckners achte Symphonie erschallen lässt, scheint das Konzerthaus zu erzittern, schei-nen die apokalyptischen Reiter gewissermaßen schon vor den Türen zu stehen. Wie aus ihren Beinamen bereits ersichtlich, geht es in Bruckners Kaiser Franz Joseph gewidme-ter Symphonie darum, einen mitreißenden Spannungsbogen zu erzeugen. Unter der Leitung von Antonio Pappano gelingt es den Gästen aus Rom, diese Spannung aufzubauen und sie mit rasanten Tempi und heftigem Tremolo weiter zu steigern. Nach zwei pointiert gespielten Sät-zen und einem wunderbar flie-ßenden Adagio entlädt sich die Spannung schließlich in einem furiosen Finale. Verstärkt wird die Weltuntergangsstimmung durch präzise gesetzte Pauken-schläge und den „höllischen“ Galopp der Blechbläser. Pappa-no dirigiert das Werk straff und lässt nur kürzeste Pausen zwi-schen den Sätzen zu. Als ihn das jubelnde Publikum nicht vom Pult lassen will, ist ihm die Erschöp-fung anzusehen.

Kronen Zeitung (Wien)03. Juni 2015

37. Musikfest: Pappano, Santa Cecilia

Großes KlangtheaterKarlheinz Roschitz

Zwei Abende des Orchestra Nazionale di Sta. Cecilia unter seinem Chef Antonio Pappa-no im Konzerthaus: Mit hoher Klangkultur, die von Pappano souverän beschworen wird, prä-sentierten die Musiker Rachma-ninow, Tschaikowsky, Sibelius und Bruckner. Seit 2005 hat Pappano seine Sta.-Cecilia-Musiker auf seinen Musizierstil getrimmt - und hat ihnen einen Platz im internationa-len Musikgeschehen erkämpft. Mit klarer, sachlicher Zeichen-gebung spannt Pappano Bögen, baut kühne theatralische Stei-gerungen - wie etwa bei Bruck-ners „Achter“ -, kostet aber auch lyrische Passagen mit farblicher Delikatesse aus - wie er in der Zugabe von Sibelius „Valse triste“ demonstrierte. Das Programm sollte wohl die Vielfalt im Repertoire des Or-chesters demonstrieren: Sergej Rachmaninows „Toteninsel“ (nach Arnold Böcklins Gemäl-de) stand Tschaikowskys „Ro-koko-Variationen“ gegenüber, in denen der deutsche Cellist Jan Vogler (seit 2008 Chef der Dresdner Musikfestspiele) zwar durch Musikalität, aber auch eini-gen Schlampereien auffiel. Klanggewaltig, aber in den hel-len Farben sehr italienisch klang Sibelius 2. Symphonie, bei der Pappano ebenso wie bei Bruck-ners „Achter“ hochdramatisch auftrumpfte und großes Klang-theater beschwor. Was mir da fehlte, waren Verinnerlichung, Mystik und der Ausdruck tiefer Gläubigkeit. Nach viel Jubel Ros-sinis „Tell“- Ouvertüre.

Beseelte Musikarchitektur

Nezet-Seguin und Pappa-no mit Orchestern in Wien

Wien - [...] Musikdirektor Yannick Nezet-Seguin gilt für viele als einer der derzeit interessantes-ten Dirigenten - und gemeinsam gelang bei der 5. Symphonie von Peter Iljitsch Tschaikowsky eine Interpretation, bei der schier alles zu stimmen schien. [...]

Glühende ArchitekturFast könnte man den Eindruck gewinnen, Nezet-Seguin und der italienische Dirigent Anto-nio Pappano wären ästhetische Verwandte. Pappano hat mit sei-nem Klangkörper, dem Orches-tra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, im Wiener Kon-zerthaus am zweiten Abend des Gastspiels Anton Bruckners 8. Symphonie umgesetzt. Und bei aller Klarheit der vermittelten Rie-senarchitektur wurden Struktu-ren tendenziell glühend und also singend umgesetzt. Ein Bruckner quasi mit romantischem Antlitz. Pappano liebt die große Geste, aber nie setzt er auf billigen Ef-fekt. Sein impulsives Gestalten bewahrt Überblick und sucht, Kontraste durch nie unverbind-lich klingende Ausdrucksvaleurs pointiert herzustellen. Bei Bedarf klingt es ganz fahl in den Strei-chern (dritter Satz), dann plötzlich fiebrig. Das Prachtvoll-Festliche (tolle Hörner) wird ebenso über-zeugend erweckt wie das Sanfte (etwa des zweiten Satzes). Ein tolles, homogenes Orchester be-schert einen tollen Abend.

Der Standard | 03. Juni 2015

Page 21: ANSC Recensioni tournée

KONZERTHAUS Entusiasmo per l’inferno fiammeggiante di PappanoElisabeth Hofer

Viene detta anche “il mistero” o “l’apocalittica”. E in effetti mentre l’Orchestra dell’Accademia Na-zionale di Santa Cecilia esegui-va l’Ottava Sinfonia di Bruckner, durante la sua visita a Vienna, la sala del Konzerthaus sembrava tremare e si sarebbe quasi detto che i cavalieri dell’apocalisse fos-sero alle porte.Come si comprende già dal nome, la Sinfonia che Bruckner ha dedicato all’imperatore Franz Joseph vuole creare un grande arco drammatico. Diretti da An-tonio Pappano, i musicisti romani riescono a ottenere questa ten-sione e ad accrescerla ulterior-mente, grazie a tempi strettissi-mi e a potenti tremoli. Dopo due movimenti eseguiti con grandi picchi d’intensità e un Adagio meravigliosamente scorrevole, la tensione si scarica finalmente in un furioso Finale.Quest’atmosfera apocalittica viene rafforzata da colpi di tim-pano collocati con precisione e dall’“infernale” galoppo degli ottoni. Pappano dirige la com-posizione senza allentare mai la presa, lasciando solo brevissime pause tra i movimenti. Quando il pubblico in estasi non lo voleva più lasciar andare via dal podio gli si leggeva sul volto la sfinitezza.

Kurier | 3 giugno 2015

XXXVII Festival di Musica: Pappano, Santa Cecilia

Grande teatro sonoroKarlheinz RoschItz

Due serate dell’Orchestra dell’Ac-cademia Nazionale di Santa Ce-cilia con il loro direttore Antonio Pappano al Konzerthaus. Con grande cultura sonora, evocata in modo impeccabile da Pappano, i musicisti hanno eseguito Rach-maninoff, Čaikosvkij, Sibelius e BrucknerDal 2005 Pappano ha plasmato i suoi orchestrali di Santa Cecilia secondo il proprio stile musicale e li ha portati alla ribalta del panora-ma musicale internazionale. Con i suoi gesti chiari e concreti Pap-pano crea arcate sonore e co-struisce ardite impennate teatrali, come nell’Ottava di Bruckner, ma al contempo cesella anche i pas-saggi lirici con preziosismi croma-tici, come ha dimostrato nel Valse triste di Sibelius, offerto come bis.Il programma era concepito in modo da dimostrare la duttilità di repertorio dell’orchestra romana: L’isola dei morti di Rachmaninoff (ispirata al quadro di Arnold Böc-klin) ha fatto da contraltare alle Variazioni su un tema rococò di Čaikovskij, nelle quali il violoncelli-sta Jan Vogler (dal 2008 direttore artistico del Festival di Musica di Dresda) si è distinto per la sua musicalità ma anche per qualche imprecisione. La Seconda Sinfonia di Sibelius è risultata di grande potenza sono-ra e dall’accento italiano, per via dei colori accesi; Pappano, come nell’Ottava di Bruckner, ha scel-to anche qui un tono altamente drammatico, evocando il grande teatro musicale. Quello che a mio avviso è mancato era un tono inti-mo, mistico e un’espressione pro-fonda e credibile.Dopo molti applausi l’Ouverture del Guglielmo Tell di Rossini.

Kronen Zeitung | 3 giugno 2015

Un’architettura dotata di anima

Nézet-Séguin e Pappano con due orchestre a Vienna

Wien - [...] Il direttore Yannick Nézet-Séguin è considerato da molti uno dei più interessanti diret-tori d’orchestra dei nostri tempi e insieme alla sua orchestra ha dato un’interpretazione della Quinta Sinfonia di Pëtr Il’ič Čaikovskij nel-la quale praticamente tutto era convincente. [...]

Architetture incandescentiSi ha quasi l’impressione che Nézet-Séguin e il direttore d’or-chestra italiano Antonio Pappano condividano la stessa estetica. Insieme al suo ensemble, l’Orche-stra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Pappano ha ese-guito l’Ottava Sinfonia di Bruckner nella seconda delle due serate della tournée viennese al Konzer-thaus. Nonostante la chiarezza con cui è stata resa l’architettura gigantesca, le strutture sono sta-te trasformate tendenzialmente in materiale incandescente e pertanto lirico. Un Bruckner quasi con un volto romantico.Pappano ama i gesti ampi, ma non mira mai a ottenere effetti scontati. La sua interpretazione impulsiva conserva la visione d’in-sieme e mira a produrre contrasti accentuati tramite fattori espres-sivi che non risultano mai gratuiti. Se necessario il suono degli archi può essere spento (terzo movi-mento) e poi improvvisamente febbrile. L’elemento solenne e pomposo (fantastici i corni) viene richiamato in modo altrettanto convincente che l’aspetto delica-to (ad esempio nel secondo movi-mento). Un’orchestra fantastica e omogenea, che ci ha regalato una serata fantastica.

Der Standard | 3 giugno 2015

Page 22: ANSC Recensioni tournée

Accademia Nazionale di Santa CeciliaUfficio StampaResponsabile Annalisa RinaldiCollaborazione Daniele Battaglia, Antonio Di Bartolo

Traduzioni Marco Marica

Foto a cura degli uffici stampa delle istituzioni ospitanti

RedazioneEmanuela Floridia, Clemens Wolken

Progetto grafico originale Venti caratteruzziImpaginazione Ripalta CicconeStampa Rodorigo Editore

www.santacecilia.it

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