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Consiglio dell’Ordine degli Architetti di Roma e Provincia (in carica per il biennio 2001/2003) Direttore Lucio Carbonara Direttore Responsabile Amedeo Schiattarella Hanno collaborato a questo numero i redattori: Luisa Chiumenti, Stefano Giuliani, Paolo Martegani, Giorgio Peguiron, Alessandro Pergoli Campanelli, Valentina Piscitelli, Carlo Platone, Christian Rocchi, Elio Trusiani, Massimo Zammerini Segreteria di redazione e consulenza editoriale Franca Aprosio Edizione Ordine degli Architetti di Roma e Provincia Servizio grafico editoriale: Prospettive Edizioni Responsabile: Claudio Presta www.edpr.it - [email protected] Direzione e redazione Acquario Romano Piazza Manfredo Fanti, 47 00185 Roma Tel. 06 97604560 Fax 06 97604561 http://www.rm.archiworld.it [email protected] [email protected] Progetto grafico e impaginazione Artefatto/ Manuela Sodani, Mauro Fanti Tel. 06 61699191 Fax 06 61697247 Stampa Ditta Grafiche Chicca s.n.c. Villa Greci - 00019 Tivoli Distribuzione agli Architetti iscritti all’Albo di Roma e Provincia, ai Consigli degli Ordini provinciali degli Architetti e degli Ingegneri d’Italia, ai Consigli Nazionali degli Ingegneri e degli Architetti, agli Enti e Amministrazioni interessati. Gli articoli e le note firmate esprimono solo l’opinione dell’autore e non impegnano l’Ordine né la Redazione del periodico. Spediz. in abb. postale 45% - art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Roma Aut. Trib. Civ. Roma n. 11592 del 26 maggio 1967 In copertina: Progetto per Tormarancia a Roma Tiratura: 13.000 copie Chiuso in tipografia il 5 aprile 2004 Presidente Amedeo Schiattarella Vice Presidenti Andrea Mazzoli Silvio Luigi Riccobelli Segretario Pietro Ranucci Tesoriere Alessandro Ridolfi Consiglieri Piero Albisinni Giovanni Bulian Lucio Carbonara Rolando De Stefanis Valter Macchi Mauro Mancini Maria Letizia Mancuso Fabrizio Pistolesi Luciano Spera Benedetto Todaro segue EDITORIALE L’Acquario Romano: nuova “casa” degli architetti 3 Amedeo Schiattarella ANNO XXXIX GENNAIO-FEBBRAIO 2004 51/04 BIMESTRALE DELL’ORDINE DEGLI ARCHITETTI DI ROMA E PROVINCIA ARCHITETTURA INTERVISTA Giardino e paesaggio: 4 spazi da inventare Intervista a Ippolito Pizzetti Valeria Caramagno a cura di Carlo Platone - IMPIANTI Controllo acustico in spazi per convegni 9 Cristina Aureli Voci e silenzi nell’Auditorium di Roma 13 Livio de Santoli, Marco Valerio Masci a cura di Giorgio Peguiron - NUOVE TECNOLOGIE Siti archeologici, siti digitali tra memoria e innovazione tecnologica 18 Serena Baiani EVENTI Architettura e città negli anni della seconda guerra mondiale 22 Massimo Zammerini La mostra dell’abitazione all’E42 23 Alessandra Capanna Mario Botta: luce e gravità 26 Luisa Chiumenti

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Consiglio dell’Ordine degli Architetti di Roma e Provincia

(in carica per il biennio 2001/2003)

DirettoreLucio Carbonara

Direttore ResponsabileAmedeo Schiattarella

Hanno collaborato a questo numero i redattori:

Luisa Chiumenti, Stefano Giuliani, Paolo Martegani, Giorgio Peguiron,

Alessandro Pergoli Campanelli, Valentina Piscitelli, Carlo Platone,

Christian Rocchi, Elio Trusiani, Massimo Zammerini

Segreteria di redazione e consulenza editoriale

Franca Aprosio

EdizioneOrdine degli Architetti

di Roma e ProvinciaServizio grafico editoriale:

Prospettive EdizioniResponsabile: Claudio Presta

www.edpr.it - [email protected]

Direzione e redazioneAcquario Romano

Piazza Manfredo Fanti, 4700185 Roma

Tel. 06 97604560 Fax 06 97604561http://[email protected]

[email protected]

Progetto grafico e impaginazioneArtefatto/

Manuela Sodani, Mauro FantiTel. 06 61699191 Fax 06 61697247

StampaDitta Grafiche Chicca s.n.c.

Villa Greci - 00019 Tivoli

Distribuzione agli Architettiiscritti all’Albo di Roma e Provincia, ai Consigli degli Ordini provinciali

degli Architetti e degli Ingegneri d’Italia, ai Consigli Nazionali

degli Ingegneri e degli Architetti, agli Enti e Amministrazioni interessati.

Gli articoli e le note firmate esprimono solo l’opinione dell’autore e non

impegnano l’Ordine né la Redazione del periodico.

Spediz. in abb. postale 45% - art. 2comma 20/b legge 662/96 - Roma

Aut. Trib. Civ. Roma n. 11592 del 26 maggio 1967

In copertina: Progetto per Tormarancia a Roma

Tiratura: 13.000 copieChiuso in tipografia

il 5 aprile 2004

PresidenteAmedeo Schiattarella

Vice PresidentiAndrea Mazzoli

Silvio Luigi Riccobelli

SegretarioPietro Ranucci

TesoriereAlessandro Ridolfi

ConsiglieriPiero Albisinni

Giovanni BulianLucio Carbonara

Rolando De StefanisValter Macchi

Mauro ManciniMaria Letizia Mancuso

Fabrizio PistolesiLuciano Spera

Benedetto Todaro

segue

EDITORIALE

L’Acquario Romano: nuova “casa” degli architetti 3Amedeo Schiattarella

ANNO XXXIXGENNAIO-FEBBRAIO 2004

51/04BIMESTRALE DELL’ORDINE DEGLI ARCHITETTI DI ROMA E PROVINCIA

A R C H I T E T T U R A

INTERVISTA

Giardino e paesaggio: 4spazi da inventare

Intervista a Ippolito PizzettiValeria Caramagno

a cura di Carlo Platone - IMP IANTI

Controllo acusticoin spazi per convegni 9

Cristina Aureli

Voci e silenzinell’Auditorium di Roma 13

Livio de Santoli, Marco Valerio Masci

a cura di Giorgio Peguiron - NUOVE TECNOLOGIE

Siti archeologici, siti digitali tramemoria e innovazione tecnologica 18

Serena Baiani

EVENTI

Architettura e città negli anni della seconda guerra mondiale 22

Massimo Zammerini

La mostra dell’abitazione all’E42 23Alessandra Capanna

Mario Botta: luce e gravità 26Luisa Chiumenti

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D E S I G N - a cura di Paolo Martegani

29 Due incontri sul design a RomaPaolo Martegani

U R B A N I S T I C A - a cura di Elio Trusiani

32 Da Machu Picchu a Orvietoe oltre ...

34 La città meravigliosa di Ludovico QuaroniMichele Nicola Ruggiero

L ’ O R D I N E

35 Tecnico del Comune:una professione nuovaLuigi Giamogante

C I T T À I N C O N T R O L U C E

37 HelsinkiCarmelo G. Severino

R U B R I C H E

42 LIBRI

45 FONDI E FINANZIAMENTI - a cura di Marina Cimato e Andrea NobiliAbitanti ERP: figli di un Dio minore?, Mario Spada

47 WEB & CAD - a cura di Stefano Giuliani

48 ARCHINFO - a cura di Luisa Chiumenti

MOSTRE:Gaudì e il modernismo catalano.«Architettura è scienza». Vincenzo Scamozzi, Alessandro Pergoli Campanelli.Ana Maria Laurent.Il Medioevo europeo di Jacques Le Goff.EVENTI: Siena, restaurata la vetrata del Boninsegna.Il terzo anello. L’area urbana.Santa Maria Antiqua, un sito archeologico accessibile a tutti, Valentina Piscitelli.La scena di Puccini.

56 SPAZIO ALL’ARTIGIANATO DI QUALITÀ - a cura di Valentina Piscitelli

59 INDICI PER AUTORI E ARGOMENTI 2003 - a cura di Claudia De Casa

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L’AcquarioRomano: nuova“casa” degliarchitetti

Editorialedi Amedeo Schiattarella

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La lenta trasformazionedell’Ordine degli Architetti,in corso da alcuni anni, hafatto un ulteriore passo in

avanti, un passo fondamentale cheha visto il trasferimento dei nostriuffici nei locali dell’AcquarioRomano.Si è trattato di un cambiamento cheha comportato scelte per alcuniversi difficili da compiere.Nei passati ottanta anni di vitadell’Ordine, più di trenta sono stati trascorsi a Viale Pilsudskie non posso nascondere di aver provato una certa emozionenel dover lasciare quegli uffici che ormai appartengono allastoria di tutti noi.D’altra parte le condizioni in cui siamo costretti ad esercitarela nostra professione ci impongono una politica più incisiva,in grado di scuotere l’opinione pubblica, gli amministratori, ipolitici, gli uomini di cultura, inducendoli a portare maggioreattenzione ai valori dell’architettura e della qualità della vitaurbana, di cui noi siamo i portatori principali.La creazione di un luogo simbolo di questi valori nella città ciconsente di innalzare il livello comunicativo e l’efficacia dellanostra azione politica, ma anche di rafforzare i segnidistintivi della nostra identità all’interno della nostra società.Con questo trasferimento abbiamo compiuto un passaggiodecisivo per la completa realizzazione di quello che noiabbiamo definito Progetto Casa dell’Architettura, luogofisico, ma anche mentale, strumento e messaggio verbale diuna nuova professione che vuole ritornare ad essereprotagonista.I primi risultati sono stati molto positivi: dalla straordinariaserata inaugurale nella quale, per ascoltare Veltroni,Wenders e Fuksas, oltre quattromila colleghi sono accorsiall’Acquario Romano, il ruolo della nostra “Casa” è

notevolmente cresciuto.Gli accordi con le struttureanaloghe di Parigi, Madrid eBerlino, la richiesta digemellaggio dell’Architects’Foundation di New York ciconsentono di definire strategiee di creare alleanze di carattereinternazionale, ma soprattuttodi trasformare l’AcquarioRomano in uno dei poliemergenti della Cultura

Architettonica Mondiale.I prossimi mesi saranno intensissimi ed interesseranno levarie anime della nostra professione: dalla cultura allaformazione, dal restauro alla legislazione, dall’urbanisticaall’architettura ed al paesaggio; le manifestazioni, le mostreed i convegni attraverseranno trasversalmente l’interoquadro della nostra cultura di settore, per far sì che questoedificio diventi per tutti i cittadini, romani e non, un luogo diriferimento costante ed insostituibile.L’Acquario sarà, inoltre, un luogo di incontro per tutti noi,una piazza dedicata a chi eserciti il nostro mestiere, dovetrovare i servizi dell’Ordine, gli eventi culturali, le attivitàformative ma anche una libreria specializzata e, più in lànel tempo, un bar dove leggere in tranquillità le ultimeriviste di architettura o consultare on line documenti riferitialla nostra storia (archivi, istituto Luce…) e/o al nostropresente (progettualità e cantieri in corso).Ora che la macchina è partita ci attende una fase diverifica e di messa a punto, che ci porterà ad un assettodefinitivo, riteniamo, tra qualche mese.Nel frattempo ci piacerebbe che tutti gli iscritti venissero avisitare la nostra nuova “casa” per meglio comprenderequanto sta accadendo.Credo che per molti sarà una gradita sorpresa.

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cente di Arte dei Giardini presso l’Univer-sità di Ferrara Facoltà di Lettere, autore disaggi, libri e articoli sul tema del giardino,progettista e restauratore di giardini.D. Professor Pizzetti, la sua attività è va-ria e quanto mai interessante: la costru-zione e il restauro dei giardini, l’insegna-mento universitario, la riflessione poeti-ca – penso al prezioso libretto “Robinsonin città, vita privata di un giardinierematto”– , la divulgazione manualisticasulle tecniche del giardino, il tutto intri-so da un’elegante ironia di una personavivace, schietta all’approccio umano. Come vive questi aspetti di un’arte –quella del Giardino – che è cresciuta e siè affermata come paesaggismo in Italiaproprio nell’arco della sua carriera?R. Quando io studiavo e mi sono laureatoin lettere, esisteva un corso di Arte delGiardino e dell’Ornamentazione. Ma og-

gi anche dire Arte dei Giardini è un grossoparadosso, non ha più senso perché i giar-dini privati sono ormai rarissimi e carissi-mi, pochi se li possono permettere, il giar-dino privato è diventato un fatto del sin-golo. Perché il privato nel proprio giardi-no lavora come gli ispira il suo estro, equindi non esiste alcuna regola. Invece quello che è diventato il paesaggi-smo, ha assunto una sempre maggiore im-portanza sia perché sono sorti dei nuoviquartieri e sia perché, mentre una volta ilgiardino pubblico era un luogo principe-sco, oggi è diventato un luogo, una neces-sità pubblica fondamentale, perché lagente va quindici giorni all’anno in vacan-za a Honolulu, ma poi ha bisogno di luo-ghi per i fine settimana e il tempo libero,quindi il problema sono diventati i parchipubblici e il loro uso.Come esempio cito sempre Disneyland,

Il tema di lavoro importante, e non soloper i paesaggisti, ma per gli architetti ingenerale, è quello di inventare deglispazi e delle funzioni, partendo da co-

se che attraggano il pubblico, in cui la gen-te possa riconoscersi e trovare un’espres-sione di identità del proprio patrimonioculturale. Questo il punto al centro del-l’intervista al Prof. Ippolito Pizzetti, Do-

Giardino e paesaggio: spazi da inventare

La sfida principale dell’architettura delpaesaggio, oggi e per il prossimo futuro,consiste nel creare una cultura diversa,una valenza sociale, un significato per lacollettività, inventando elementi chepermettano al pubblico di “vivere” lospazio aperto.

• Carl Theoder Sørensen, Allotment Colony ofNaerum, Danimarca. Tratta da Udo Weilacher,Between Landscape Architecture and Land Art,Birkhäuser, Basel 1999

Valeria Caramagno*

• Prof. Ippolito Pizzetti

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lizzato da Carl Theodor Sørensen. Il pae-saggista danese ha usato in tutta la vitaquasi solo querce, non solo, ma in questocampus ha piantato le querce che poi sonomorte tutte e Sørensen le ha ripiantate dasemi e da questi sono rinate le piante: og-gi è un’università bellissima. C’era un tea-tro all’aperto con tre o quattro ragazzi chesuonavano, ed era pieno di studenti chetranquillamente si godevano il luogo, vi-vevano il giardino. Delle ragazze si eranofatte delle orecchie da coniglio di carta egiocavano. Un’atmosfera bellissima, co-me da noi, che avremmo il clima più adat-to, non succede. Accade perché lì c’è unsenso della collettività che da noi non c’è.Quindi il tema dell’uso del giardino è unagrosso problema aperto.D. Oggi alcuni paesaggisti indagano suinuovi modi di vivere e reinventare lo spa-zio pubblico. Si possono vedere deglispazi pubblici possibili in porti, fabbri-che e aree abbandonate che vengono ri-colonizzati come spazi pubblici per con-certi, sports estremi, happenings, luoghidi incontro. E così in un articolo pubbli-

non perché sia da imitare, per nulla, maperché vi lavorano architetti chiamati datutto il mondo e ci va tantissima gente perdivertirsi, e ne paga il biglietto; quindi ilparco si mantiene, dunque ha una sua vi-ta. Se pensiamo ai parchi dei sovrani dellaFrancia di un tempo, come Versailles,questi erano vivi perché erano i luoghi perle feste da ballo, la caccia, le parate dell’e-sercito; oggi se visitiamo questi posti ve-diamo che sono contenitori bellissimi, manon c’è più il loro contenuto, la gente e lavita collettiva, come la Scala se non rap-presentassero le opere.Lo stesso succede con i giardini: non pos-siamo – come purtroppo avviene soprat-tutto in Italia – restare ancorati al fatto checi sono stati dei bellissimi giardini, nonpossiamo continuare a lavorare solo al re-stauro dei giardini storici; restauro del restonon significa fare di quei posti dei luoghiche più che nella visita non possono spera-re, solo da conservare e visitare: Villa Bor-ghese non è un posto dove la gente vive. Recentemente, in Danimarca, ho visitatoil Giardino dell’Università di Aarhus rea-

cato alcuni anni fa su Casabella , “Spazi-rifiuto, spazi-scoria, spazi-scarto”, Leiindividuava proprio nell’indetermina-tezza delle aree di risulta, o degli spaziabbandonati dalle attività industriali eproduttive, l’occasione di spazi apertidisponibili per attivare nuovi paesaggi.Ritiene che i “terrain vagues” dei nostriterritori urbani ed extraurbani possanodiventare paesaggi da ricolonizzare? R. Direi senz’altro. Ovviamente dipendeda dove si trovano. Per esempio la PianuraPadana un tempo era un’area di boschi, diquerceti, poi è successo che, per fatti stori-ci con l’avvento dell’agricoltura diffusa, èstata coltivata per frammenti. Ma inquanto zona agricola, tutta quest’area nonè stata mai progettata secondo un pianopremeditato, e tra i campi sono rimastidegli spazi di risulta non coltivati, che sivedono anche semplicemente attraver-sandola in macchina o in treno. Questisono diventati spazi per baracconi, depo-siti e oggetti non ben identificabili. Oggiun “paesaggio della Pianura Padana” nonesiste e non si può riconoscere: la Pianura

Progetto per Tormarancia a Roma

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le ha pensate ciascuna per un luogo “suo”.Le ha piantate in modo che ci si possa pas-seggiare in mezzo, ci si possa sedere sotto,si possa non vedere gli spazi tra i tronchi;c’è un teatro che non è che una serie discalini in uno scavo del terreno: eppure c’èuna vitalità, una presenza del pubblicoche è straordinaria. Io vorrei tanto vederequalcosa di simile qui e non lo vedo.D. Un intervento di paesaggio allora puòavere una valenza sociale, una sua etica ca-pace di avere un senso per la collettività?R. Certamente. Tornando al caso di Sø-rensen, nel quartiere residenziale di Nae-rum Vaenge, ha fatto anche degli schrä-bergärten (che sono dei piccoli giardiniinventati in Germania all’inizio del 900,pensati come orti e spazi esterni per le fa-miglie che abitano negli edifici sociali apiù piani senza spazi verdi), in cui ognunocoltiva le sue piante e può passare il tempolibero. Sørensen li ha disegnati come uninsieme di spazi a forma di losanga, cir-condati da alte siepi; tra una e l’altra ha la-sciato il prato e dentro ognuno va a tra-scorrere il sabato e la domenica; molti so-no kitch con i nanetti e tutto il resto, manon si vedono da fuori, tutti hanno la lo-ro libertà di farsi il proprio giardino, ma

l’insieme risulta straordinariamente omo-geneo.Poi ha progettato una sorta di canyon suun fiumiciattolo, portando dei grossimassi di granito che vengono dai ghiacciailungo il corso del fiume, e i contadini chevivono nei paraggi hanno potuto incideresu ogni masso i segni del loro territorio,come si è sviluppato sia quello agricoloche quello inutilizzato, e tutto questo spa-zio è coperto di erica ed è bellissimo; unpercorso tra i massi racconta così tutta lastoria di questo paesaggio.In Danimarca c’è una cultura collettiva, incui il senso del sociale è storicamente radi-cato. In Italia le cose sono più difficili, pe-rò bisogna avere il coraggio di inventare, diprovare qualcosa. Non si può continuaread andare avanti con il restauro. Perché ilrestauro non risolve i problemi del pubbli-co. La gente ha bisogno di luoghi da fre-quentare per fare “qualcosa” e divertirsi neifine settimana: un giardino storico offredegli spazi bellissimi, ma nulla di più. Il tema di lavoro importante, e non soloper i paesaggisti, ma per gli architetti ingenerale, è quello di inventare degli spazie delle funzioni. Ma il fatto è che gli architetti italiani sono

Padana non ha più un paesaggio che pos-sa essere inteso come identificativo delluogo: è un paesaggio rovinato. Poi ci sono degli spazi perduti, come quel-li delle cave dismesse per esempio, chepossono essere riqualificati e si possonoutilizzare, ma bisogna riqualificarli infunzione dei loro rapporti di connessionecon il territorio. Bisogna che abbiano di-verse possibilità di accesso da luoghi vici-ni, affinché servano ad una collettività peressere usati, ci deve essere qualcosa chefunzioni per richiamare la gente, devonoessere posti che in qualche modo attrag-gono. C’è, a Monaco, l’Olimpia Park che,nato per le Olimpiadi del 1978, è diventa-to qualcosa, ha trovato una forte identità,con le attività sportive che contiene: è“qualcosa” e come tale si riconosce.D. Allora è importante ritrovare e ricon-quistare l’identità di questi luoghi. Que-sta identità può essere inventata oggi dalpaesaggista?R. Certamente sì. Il guaio è che oggi quiin Italia i nostri architetti e paesaggistihanno poca fantasia. Nel caso di Søren-sen, lui ha inventato il luogo realizzando-lo tutto con le querce e rendendolo tuttofruibile: non le ha usate come moduli, ma

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scersi e trovare un’espressione di identitàdel proprio patrimonio culturale. Il narcisismo dei nostri architetti è morta-le! Tant’è vero che in questo campo non siè fatto praticamente nulla.Il problema èche gli architetti non inventano nulla conil paesaggio. Gli alberi sono stati usati da-gli architetti solo come moduli e filari perfare un viale, anche se non inizia e non fi-nisce da nessuna parte: è una mentalità tal-mente chiusa e modulare, geometrica chenon riesce a capire la finalità di un luogo. Ai miei studenti do il tema di un parco agrande scala, sono circa 1300 ha, e i ragaz-zi possono dispiegare tutta la fantasia pos-sibile per inventare questo grande parcoche va da Ferrara al Po.Tanti pensano che il paesaggismo sia unadisciplina astratta. Invece è all’interno delpaesaggio che ci devono essere queste co-se, che si deve creare un’attrazione di qual-che tipo.D. Negli ultimi venti anni, anche in Ita-lia, da una parte si è formata una co-scienza ecologica, dall’altra si sono affer-mati dei parametri estetici che attingonoil loro repertorio all’arte contempora-nea, alle visioni che il cinema o la foto-grafia restituiscono della realtà. Queste

presi solo da se stessi; e hanno progettatoquartieri come lo Zen di Palermo che og-gi è un problema sociale oltre che urbani-stico, prodotto di un’architettura raziona-lista ben lontana dalla cultura del paesag-gio che inizia a diffondersi solo adesso inItalia.Si può assumere come esempio il caso delTeatro d’Opera. Ho visto, vivendoci inmezzo, che il Teatro d’Opera ad un certopunto è finito, ma la gente non ha smessodi amare l’opera come spettacolo; e infat-ti “Notre Dame de Paris” ha poi avuto mi-gliaia di spettatori. E non è il cinema congli effetti speciali: lì c’è la musica, ci sono icostumi, le luci, il balletto, ci sono deglielementi che hanno costituito e continua-no a costituire dei fattori di attrazione. Analogamente se al pubblico non siamocapaci di dare qualcosa che richiami l’at-tenzione, i giardini e i parchi non possonotrovare una loro vita e identità. Facciamodelle cose che attraggano il pubblico! Come la gente va a vedere un musical co-me “Notre Dame de Paris”, oggi il pubbli-co vuole qualcosa d’altro.È proprio il punto di partenza che è diver-so: occorre partire da cose che attraggonoil pubblico, in cui la gente possa ricono-

cose in qualche modo ritornano nel pae-saggio, soprattutto nel lavoro dei paesag-gisti più giovani. Le capita di riscontrareun’attitudine progettuale più aperta chenei tempi passati?R. C’è, ma ancora molto debole in Italia.La Land Art è sorta in America, non ci so-no interventi del genere in Italia: qui sia-mo rimasti attaccati a fili del razionalismoormai quanto mai labili.Le discipline ambientali hanno un campodi azione importante e il risveglio all’am-bientalismo va benissimo, ma rimanespesso legato ad una condotta volta allaconservazione e al ripristino che non hasenso rispetto alla natura dinamica dellavita delle piante e del paesaggio. Di recente ho dato una mia relazione sulrestauro, a Parma, della Reggia di Colorno.C’era il giardino romantico, poi passato inmano al manicomio e dunque fortementemanomesso. Io volevo valorizzare queigrandi alberi che appartenevano al giardi-no romantico e che sono quelli che devonocostituire l’anima di questo giardino, vole-vo quindi eliminare tutte quelle piante sor-te in seguito accanto, e in questo sono sta-to osteggiato dai tecnici dalla Pro Loco. Vo-levano fare un bosco in un “giardino ro-

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viene in mente uno spazio limitato, pensosubito al giardino privato di una famiglia,ad un fatto privato, quasi personale, an-che perché è impossibile non associare ilgiardino all’idea della cura di un’attenzio-ne costante richiesta da un insieme di or-ganismi vivi che cambiano, si trasforma-no e invecchiano. Nel paesaggio inveceoperano tanto delle cose esistenti, che cisono, quanto degli elementi che noi met-tiamo nel paesaggio, o che vogliamo sal-vare. Per esempio adesso sto lavorando aSan Gimignano, dove stiamo abbattendotutti i Pinus pinea piantati nel tempo dalCorpo Forestale dello Stato, perché sonoestranei al paesaggio senese e coprono tut-te le mura della città. Ma ci vuole moltocoraggio per operare in maniera tanto ra-dicale.Poi c’è stata in Italia la Riforma Gentileche è stata molto importante, e tuttavia ascuola ai bambini non si insegna cosa siauna conifera o a distinguere tra un frin-guello e un passero. Io ho visto architetticon cui mi sono trovato a lavorare che nonriconoscevano un pioppo da un olmo, eanche le scuole di architettura a differen-za dai nuovi corsi specialistici di paesag-gio, non trasmettono questi semplici ele-menti che altrove si imparano da bambinialle elementari. Sapendo riconoscere lepiante, le si può usare secondo la loroidentità, a partire dalla quale si può lavo-rare e creare qualcosa di espressivo. Così si possono usare le componenti vege-tali del giardino non come moduli, macome elementi capaci di significare qual-cosa, e di trasmettere sensazioni.

D. Quale Le sembra che sia la sfida prin-cipale dell’architettura del paesaggio og-gi e per il prossimo futuro?La creazione di una cultura del paesaggio,da vivere. Di aprire dei parchi che attrag-gano la gente, per cui la gente si trovi be-ne, non è detto che debbano essere comel’Olimpia Park, sportivi; non è detto chedebbano essere, come Disneyland, un pu-ro divertimento di spettacolo, però devo-no dare qualcosa che attiri il pubblico. Come la caccia non c’è più, come le para-te non ci sono più… bisogna trovare qua-li siano oggi gli elementi che permettanodi “vivere” lo spazio aperto. Occorre in-ventare! Senza invenzione non si fa nien-te, dal giardino del singolo al paesaggio, lanecessità dell’invenzione è utile, sempre.

* Architetto - Dottore di Ricerca in Architettura deiParchi e dei Giardini e Assetto del Territorio(Dipartimento OASI, Università degli Studi

mantico”, che è quello che dava la sua iden-tità al luogo per la storia di quel parco.Un parco è importante per quelli che sonoi suoi elementi vegetali, che hanno un va-lore di elemento anche monumentale oscultoreo, che necessitano dello spazio ne-cessario per rispettare e valorizzare la loronatura specifica. Poi si incorre nell’equi-voco di ricorrere alla botanica. Ma la bo-tanica è una scienza. Il giardino non si facon la botanica. Il giardino si fa con losguardo e con i nostri sensi. Deve trasmet-tere delle sensazioni, con i suoi elementiartificiali e naturali.Da parte degli ambientalisti, poi, si pren-dono delle posizioni talvolta estreme, co-me nel caso delle pale eoliche, che posso-no in qualche modo essere elementi di unpaesaggio, anche colorati o disposti se-condo un progetto artistico, e rappresen-tano una risorsa energetica importanteper il futuro.Anche il singolo che fa il giardino, a parte inanetti e gli abeti di Natale, è libero diesprimersi nel suo spazio privato; ma inuna lettura globale del territorio, è l’unitàdel paesaggio, l’entità da progettare: il giar-dino è uno spazio in continua evoluzione.D. Per Lei dire giardino e dire paesaggioè la stessa cosa?R. No, non è la stessa cosa: intanto il pae-saggio è un cosa più vasta e più compren-siva. Di solito quando dico giardino mi

PROGETTO UNITARIO DEL PIANO DI LOTTIZZAZIONE CONVENZIONATAPLANIVOLUMETRICA IN LOCALITÀ TOR MARANCIA A ROMA

Committente: Consorzio Carpaccio, Consorzio Caravaggio, ConsorzioTormarancia, Roma Istituto Immobiliare Anno: 1996Progettisti: Urbanistica - arch. Susanna Menichini, arch. Francesco Capolei, Studio 3C+TInfrastrutture primarie - UNI-EL srlDirezione artistica: arch. Sergio Petrini, arch. Fabrizio Capolei, arch. GiancarloCapolei)

Progetto per il Parco Urbano di 76 ettari e peril verde di arredo urbanoStudio A&P Architettura del Paesaggio (Ippolito Pizzetti, arch. Flavio Trinca, AndreolaVettori, arch. Emanuele von Normann)

PROGETTO PER UN PIANO DI LOTTIZZAZIONE IN LOCALITÀ S. FRANCESCO A MATERA

Committente: Soc. Matera 90Anno: 1996Progettisti: Progetto planivolumetrico del Pianodi Lottizzazione - arch. Luca Bellinelli, arch.Flavio Trinca, arch. Emanuele von Normann

Progetto per il Parco Urbano di 36 ettari e per il verde di arredo urbano - Studio A&PArchitettura del Paesaggio (Ippolito Pizzetti,arch. Flavio Trinca, Andreola Vettori, arch. Emanuele von Normann)

• Progetto per Matera: planimetria generale diintervento con il sistema di raccolta delle acquemeteoriche in zona arida e il lago da realizzarsiin una cava

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Il crescente sviluppo negli ultimi annidi attività di servizi per il terziario hacondotto alla necessità di creare spaziad uso collettivo dedicati a riunioni econferenze multimediali all’interno

di edifici esistenti nei centri urbani.Nelle opere di restauro, riqualificazione eristrutturazione, in cui si devono salva-guardare in parte o totalmente le struttu-re, la realizzazione di ambienti confinatiper l’ascolto della parola e la visione com-porta un insieme di interventi per il con-trollo dei suoni indesiderati e desideratida prevedere fin dalla fase progettuale pre-liminare in quanto investono l’aspetto ar-chitettonico degli spazi. Queste sale, inol-tre, spesso devono essere caratterizzate daun’elevata flessibilità funzionale, per ri-spondere all’eventuale richiesta di localipolivalenti e, di conseguenza, da sistemiimpiantistici adeguati.La progettazione di spazi per convegni de-ve considerare diversi elementi, stretta-mente connessi tra loro, come le strutture

perimetrali, le geometrie, l’organizzazio-ne degli spazi destinati alle varie situazio-ni di comunicazione (per esempio la reci-proca localizzazione tra sorgente sonoraed ascoltatore), attività e funzioni presen-ti ed i componenti interni architettonicid’arredo.La complessità della progettazione acusti-ca di un tale ambiente, dovuta ai suddettimolteplici aspetti da considerare ed alladifficoltà di simulare in modo completo ilcomportamento reale della sala, richiedeuna ideazione architettonica organica cheintegri l’immagine e la funzione in unaunità inscindibile. A queste problematichesi aggiunge il carattere soggettivo del giu-dizio della qualità acustica di un ambienteconfinato da parte dei fruitori, in funzionedella destinazione d’uso, che deve porsi co-me punto di partenza per il progettista nel-la scelta degli interventi da realizzare.Anche all’interno di sale concepite perfunzionare esclusivamente con sistemielettroacustici, bisogna impostare un’e-

Controllo acustico

in spazi perconvegni

La complessità della progettazioneacustica di strutture per convegni, dovuta ai

molteplici aspetti da considerare e alla difficoltà di simulare inmodo completo il comportamento reale della sala, richiede una

ideazione architettonica organica che integri l’immagine e lafunzione in una unità inscindibile. L’esempio di due sale per

l’ascolto della parola in edifici nel centro storico di Roma.

Cristina Aureli*

I M P I A N T Ia cura di Carlo Platone

• Fig. 2 - Sala delle Colonne: percorso trasparentesospeso al solaio superiore dell’ambiente etrattamento delle superfici verticali della sala inelementi prismatici in legno, di diversadimensione e di spessore variabile, al cui internoè posto materiale poroso.

• Fig. 1 - Sala delle Colonne: vista della zonacentrale per le riunioni, individuata dalle 12colonne preesistenti, dal percorso sospesotrasparente a servizio delle salette traduttoridelimitate da componenti trasparenti e opachiche assicurano un adeguato isolamento acusticoe nello stesso tempo contribuisconoall’assorbimento della sala e degli stessi localiper la traduzione.

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guato potere fonoisolante in rapporto allesorgenti sonore disturbanti limitrofe oesterne, gli accorgimenti per l’eliminazio-ne dei rumori trasmessi per massa, le misu-re per assicurare la silenziosità dei sistemiimpiantistici meccanici, la composizionedella sala ed il trattamento fonoassorbentedelle superfici che la delimitano.Per la scelta degli interventi da effettuareal fine di controllare i suoni indesiderati,trasmessi sia per via aerea sia attraverso lestrutture, bisogna inizialmente stabilire illivello sonoro accettabile all’interno dellasala e nei locali adibiti alla traduzione si-multanea, ed individuare e analizzare lesorgenti di rumore presenti nell’ambienteesterno, in ambienti contigui e nell’am-biente stesso. Si possono, quindi, definirele caratteristiche acustiche dei compo-nenti edilizi che delimitano la sala ed i lo-cali di servizio, fissando il potere fonoiso-lante che devono possedere, come diffe-renza tra il livello sonoro disturbante equello che si vuole ottenere nell’ambientedisturbato. La scelta preliminare dellestrutture può essere effettuata in base acalcoli previsionali e misure di laborato-rio. È importante, comunque, sottolinea-re come l’isolamento acustico dovrà esse-re verificato in situ per la notevole influen-za su di esso della conformazione della sala e dei

divisori, dei collegamenti tra i diversi elementistrutturali, tra essi ed i componenti edilizi, tra glistessi divisori e tra i materiali che li costituiscono.Per poter ottenere valori elevati del potere fonoi-solante, con indice di valutazione ISO a 500 Hzfino anche a 70 dB, è opportuno realizzare strut-ture a doppia parete formanti intercapedine d’a-ria, nella quale viene inserito materiale assorben-te a cellule aperte. Particolare attenzione bisognaprestare alla scelta dei componenti trasparenti,dato il loro esiguo spessore, agli infissi ed al lorocollegamento con le strutture opache.Lo studio per il controllo dei suoni desi-derati in ambienti che affidano a sistemielettroacustici la trasmissione della parolaè affine alla più ampia e complessa acusti-ca architettonica di grandi sale per la qua-le una valutazione globale può essere ef-fettuata considerando grandezze che defi-niscono il campo riverberato ed il campodiretto ed il rapporto tra essi (T60 e T10, di-stanza critica, rapporti acustici, indice dichiarezza, indice di definizione) e valuta-no come l’individuo percepisce la sala in-torno a sé (tempo di prima riflessione T1,grado di impressione spaziale S.I., indicedi impressione globale, efficienza lateraleL.E., larghezza apparente della sorgentesonora A.S.W.). All’interno di sale dedi-cate all’ascolto della parola, in cui si pre-vede l’impiego di un impianto di diffusio-

quilibrata integrazione tra essi e l’acusticaarchitettonica. Nel contempo, la necessi-tà di attribuire a detti ambienti un note-vole grado di flessibilità dimensionale ed’uso conduce a considerare le problema-tiche legate alla trasmissione tradizionaledel messaggio dalla sorgente sonora in as-senza di sistemi elettroacustici, operandosul suono diretto e riverberato.Gli aspetti sostanziali, che caratterizzano laprogettazione acustica per il controllo deisuoni indesiderati e desiderati di una salain cui la trasmissione della parola è affidataa sistemi elettroacustici e che sono da af-frontare tramite una metodologia sulla ba-se degli obiettivi prefissati e delle prestazio-ni richieste, riguardano la scelta delle strut-ture perimetrali che devono avere un ade-

• Fig. 3 – Sala delle Colonne: sistema “leggero” ditamponamento delle salette traduttori; dettagli deicomponenti opachi multistrato costituitialternativamente da strati dotati di massa(pannelli di cartongesso di diverso spessore e inpiombo) e materiali a bassa densità (lana divetro) e di quelli trasparenti in lastre di vetrostratificato con interposta pellicola in PVB; lesuperfici verso la sala e i locali per la traduzionesono trattate con materiali fonoassorbenti; icollegamenti tra gli elementi rigidi sono realizzaticon l’inserimento di elastomero.

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la sala sia negli stessi locali per la traduzio-ne. I componenti opachi orizzontali e ver-ticali (Figg. 3 e 4) sono composti alterna-tivamente da strati dotati di massa (lastredi cartongesso e in piombo) e materiali abassa densità (lana di vetro). Le superficiverso la sala sono trattate con elementi fo-noassorbenti a risonatori multipli costi-tuiti da una lastra di alluminio microfora-ta, per il componente verticale, e da uncontrosoffitto in plexiglas con ampi fori,per il solaio di calpestio, entrambi provvi-sti di retrostante materiale poroso. All’in-terno della saletta le superfici opache sonorivestite da moquette e fasce metalliche didiverso spessore e discostate fra loro. Icomponenti trasparenti sono costituiti da

lastre in vetro stratificato con interpostapellicola in PVB per migliorarne le carat-teristiche isolanti, assicurando un indicedi valutazione ISO a 500 Hz di almeno 40dB. La massima cura è stata posta anchenella progettazione delle porte in legnod’accesso alle salette traduttori dal percor-so sospeso in vetro, a tripla battuta e coninterposizione di materiale poroso e lastrain piombo, e del sistema di distribuzionedell’aria con canali debitamente isolati. Tutti i collegamenti tra gli elementi rigidi

ne sonora, si deve ottenere il massimo as-sorbimento acustico delle superfici inter-ne e livelli adeguati di densità sonora uni-formemente distribuiti da una serie di al-toparlanti. Il trattamento fonoassorbentedei componenti che delimitano l’ambien-te, realizzato con materiali ad elevato co-efficiente di assorbimento e diffondenti,viene, quindi, determinato con una seriedi successive interazioni di calcolo per ot-tenere valori del tempo di riverberazionealle diverse frequenze più bassi di quellistatisticamente ottimali.Tra le possibili soluzioni a tali problemati-che sono brevemente illustrate le espe-rienze progettuali e realizzative di due saleper l’ascolto della parola, nell’ambito del-la ristrutturazione e riqualificazione diedifici nel centro storico di Roma.Nella Sala delle Colonne (Fig. 1), caratte-rizzata da una pianta centrale e dalla pre-senza di numerosi elementi di diffrazione,tra i diversi aspetti progettuali approfon-diti, di particolare interesse è il sistema“leggero” di tamponamento delle salettetraduttori (Fig. 2), sospese al solaio supe-riore dell’ambiente, che assicurano unadeguato isolamento acustico, necessarioallo svolgimento delle diverse funzionicompresenti, e nel contempo contribui-scono all’assorbimento sia all’interno del-

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• Fig. 4 – Sala delle Colonne: sistema “leggero” ditamponamento delle salette traduttori; dettaglidella porta d’ingresso e del collegamento tra lecabine ed il percorso trasparente sospeso.

SALA DELLE COLONNEPalazzo Marini in Via Poli, Roma Prof. M. Nicoletti, Arch. L. Campagna, Arch. C. TavaniStruttureIng. R. Vita ImpiantiIng. M. Cortellini, Ing. G. FioravantiIlluminotecnicaArch. A. GrassiaCromatismi e arredi mobiliG. FalconiCoordinamento e Direzione tecnica dei lavoriIng. V. Secci Acustica architettonicaProf. C. PlatoneArch. C. Aureli (2001-2002)

SALA CONFERENZEEdificio per uffici in Via Palestro, RomaECOSuolo C.D.P. S.r.l. Prof. L. Carbonara, Arch. G. Marucci, Arch. V. Gallo Acustica architettonicaProf. C. Platone,Arch. C. Aureli (2000-2001)

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(ambiente esterno, atrio, cucina, scale) eottenere elevati valori del potere fonoiso-lante per i componenti di separazione trala sala e i locali adibiti alla traduzione si-multanea (Fig. 6).Il controsoffitto sospeso è realizzato per as-sumere la doppia funzione di contenitoretecnologico degli impianti di condiziona-mento, illuminazione, diffusione sonora,proiezione, rivelazione incendi e di ele-mento fonoassorbente e diffondente l’on-da sonora. È composto da componenticurvilinei in doghe di legno con retrostan-te lana di roccia e da elementi piani che al-loggiano i terminali impiantistici. Il rive-

stimento delle superfici verticali è costitui-to da lastre in travertino con spessori e lar-ghezze diversi, distaccate dalla struttura re-trostante in modo da creare un’intercape-dine, all’interno della quale è posto mate-riale poroso, e separate tra loro per forma-re fessure, consentendo di assorbire l’ondasonora in un ampio campo di frequenze.Anche in sale per convegni concepite perfunzionare con sistemi elettroacustici, co-me si evince dalle esperienze riportate, ri-sulta fondamentale prevedere fin dallaprogettazione preliminare i sistemi tecno-logici per il controllo acustico in quantoincidono notevolmente sull’architettura esull’immagine degli spazi.

* Dottore di Ricerca in Fisica Tecnica, Docente a contrat-to di “Fisica Tecnica Ambientale” - Università degli studidi Roma “La Sapienza” - Facoltà di Architettura “Ludo-vico Quaroni”

sono realizzati con l’inserimento di elasto-mero per evitare la trasmissione sonoraper massa.Le superfici verticali della sala sono rive-stite da elementi prismatici in legno, didiversa dimensione e di spessore variabile,al cui interno è posto materiale poroso,distaccati tra loro per individuare fessureper la distribuzione dell’aria dell’impian-to di condizionamento.Nella Sala conferenze a pianta rettangola-re (Fig. 5) si è dovuto raggiungere un ade-guato assorbimento anche utilizzando su-perfici estese in pietra, isolare l’ambientestesso dalle attività rumorose contigue

• Fig. 6 – Sala Conferenze in un edificio per uffici:dettagli della zona del palco, dei componenti diseparazione tra i locali che accolgono le diversefunzioni e del trattamento delle superfici verticalidella sala realizzato con lastre in travertino dispessore e larghezza variabili, distaccate tra loroe dalla struttura retrostante.

• Fig. 5 – Sala Conferenze in un edificio per uffici:esempi di flessibilità della sala; le poltrone perconvegni su binari possono essere assemblate nellazona al di sotto del palco mobile rendendo possibilel’uso per piccole riunioni; la controsoffittatura èrealizzata con elementi in legno piani e curvilinei adoghe per il controllo della riverberazione e perl’alloggiamento dei sistemi tecnologici.(Simulazione: Arch. Giovanna Voltaggio)

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L’enfasi attribuita dai media all’e-vento urbanistico e architettoni-co dell’Auditorium di Roma haavuto il merito di evidenziare

quanto misterioso possa ancor oggi essereil rapporto tra architettura e acustica. Ca-ratteristica questa che ha lasciato non po-che perplessità tra gli addetti ai lavori piùaccreditati ad esprimere giudizi: i musici-sti che in quell’Auditorium hanno giàsuonato e gli utenti che hanno avuto mo-do di ascoltarne il funzionamento, [1].Queste note non vogliono analizzare le co-se (tante) dette e scritte in merito, quantopiuttosto soffermarsi sulle motivazioni diquelle (poche) non dette e non scritte, edin particolare sulle ragioni culturali di unaassenza che, risultando significativamentecostante in riferimento al panorama delletrattazioni sull’ambiente acustico (teatri,auditorium, sale conferenze, ecc…), pesa-no come macigni. Un silenzio assordante, èproprio il caso di dire.

Voci e silenzi nell’Auditorium

di Roma

Una corretta progettazione acustica èpossibile solo se il rapporto tra componenteacustica e componente architettonica risulta

verificato. In questo senso l’esempiodell’Auditorium non è indenne da critiche,e permette di sottolineare la fondamentale

necessità di un approccio multidisciplinare.

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Livio de Santoli*Marco Valerio Masci

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un’opera solo tecnologica, di una cameraanecoica o di uno studio di registrazione, siparla invece di un manufatto architettoni-co chiamato ad essere ben suonante. Lo studio Müller-BBM di Monaco di Ba-viera [2] ha curato analogicamente tuttala caratterizzazione acustica dell’Audito-rium, definendo, nel pieno rispetto del-l’input del progettista, forme e materiali.Allora perché non parlarne?

L’AuditoriumNonostante la consulenza internazionalesono state notate sull’aspetto acustico al-cune carenze progettali. La sala che pre-senta le maggiori perplessità è la sala gran-de, mentre la media mostra delle debolez-ze soprattutto per l’uso attivo. La sala pic-cola è ben suonante.La Muller-BBM non ha ritenuto utile ve-rificare con software di simulazione la ca-ratterizzazione delle sale dell’Auditorium,preferendo analizzare il comportamentoacustico dell’ambiente da caratterizzareattraverso un modello in scala. La meto-dologia si basa sull’analisi acustica in unrange di frequenze da 500 a 1000 Hz chesul modello sarà rappresentato da uno sti-molo acustico compreso tra 10.000 e20.000 Hz, e fornisce risultati ritenuti ac-cettabili, in funzione della corretta pro-gettazione del modello in scala, sostituen-do di fatto l’uso del computer. La certezzadi queste affermazioni però non trova ri-

scontro sulla qualità acustica delle tre sale,in particolare su quella grande.La metodologia che utilizza modelli inscala accetta necessariamente situazionidifficilmente realizzabili in pratica (mate-riali differenti, stimolo acustico diversoper estensione in frequenza, per modulodi risposta in frequenza, fase, e direttivi-tà), a fronte dell’invariabilità della forma,e offre – nel caso di un modello in scala1:20 (quello proposto da Müller) e nel ca-so di modelli di ambienti di lunghezza dicirca 3 m (caso della sala grande dell’Au-ditorium) – indicazioni strutturate nel-l’intorno delle sole frequenze medie dellospettro audio. Rispetto alla variabilità de-gli elementi al contorno e alla limitazionedel campo di verifica, l’emulazione (nonsimulazione, attenzione) comportamen-tale del modello descrive l’andamentogeometrico delle riflessioni, e pur consi-derando che geometria e comportamentodelle riflessioni dipendono dalla variabili-tà delle componenti suddette, non si puòin generale effettuare una scalatura tale dadescrivere in modo appropriato e senzasemplificazioni i reali apporti quantitativi.Vero è che il contenuto previsionale offer-to dalla tecnologia elettronica e digitaleattuale presenta certamente ancora note-voli limiti. Ma tali limiti alle personeesperte sono conosciuti e possono esserepesati e governati in funzione del dato diriferimento reale. Una volta calibrato il

Il problema non è solo una cosciente au-to-limitazione culturale che non conside-ra l’acustica ambientale tra le caratteristi-che architettoniche più significative. Nonè neppure solo mancanza di coraggio neldefinire in modo preciso la relazione tramovente architettonico e movente acusti-co. Non è solo assenza di comunicazioneo assenza progettuale. E’ tutte queste coseinsieme, connesse con un senso di suddi-tanza psicologica nei confronti di qualco-sa con la quale non ci si vuole confronta-re. Si ricorda infatti che un luogo acusticoè luogo di confine, in cui forma e struttu-ra si interscambiano le priorità. A volte, lalinea di confine può apparire come unaprofonda frattura, difficilmente superabi-le senza strumenti appropriati, quelli fisi-co-tecnici dell’acustica ambientale. Se la competenza progettuale richiesta aquest’opera è stata tanto architettonicaquanto acustica (forse prevalentementeacustica, visto il servizio chiamato a svolge-re), la competenza richiesta alla trattazionedi quest’opera deve essere, necessariamen-te, architettonica e acustica. Non si parla di

• Fig. 1 - Sala Santa Cecilia: vista dallagalleria laterale dell’alveo dell’orchestra. In evidenza le “lenti” acustiche

• Fig. 2 - Sala Santa Cecilia: vista dallaplatea dell’alveo dell’orchestra e dellagalleria posteriore

• Fig. 3 - Sala Santa Cecilia: vista dellegallerie terrazzate e delle “vele” del soffitto

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chiesta, ha ospitato concerti amplificati,acustici e misti, tutti avvicendati con al-terne fortune affiancando musicisti eascoltatori in dissenso comune. Le grandi dimensioni degli ambienti ren-dono difficile la gestione del dato acusti-co. Benché l’Auditorium di Roma non siané il primo né l’unico esempio di salagrande, ci si chiede che senso abbia dis-porre di una sala che diventa gigante per lasinfonica e piccola per il rock. La musicaclassica è stata concepita per spazi piùcontenuti e la partitura musicale è stata dasempre calibrata, unitamente alla quanti-tà degli elementi strumentali, in funzionedelle dimensioni dello spazio di destina-zione ed esecuzione. Né è possibile fare ri-corso per tale genere musicale ad ambien-ti via via più estesi poiché l’incrementodegli orchestrali nella realtà non può esse-re semplificato e ricondotto ad una som-ma di sorgenti puntiformi e omnidirezio-nali (unica semplificazione necessaria peresigenze di calcolo) perché non possonoesseri trascurati - soprattutto all’aumenta-re del numero delle sorgenti reali - i feno-meni di rotazione di fase propri di queste. Altro discorso, strettamente connesso alprecedente, è quello dei livelli sonori circo-lanti in ambiente attualmente non ritenutiadeguati, soprattutto nella galleria. In que-sto senso il palco dell’Auditorium non èsufficientemente grande per accogliere age-volmente orchestre composte da più di

100-120 elementi, ma qualora lo fossedovrebbe poterne contenere almeno ildoppio per poter apprezzare un sensibileincremento di livello che possa confron-tarsi adeguatamente con la grandezza del-l’ambiente.

Prove d’ascolto della sala grandeLe unità assorbenti delle poltrone e la dif-fondente conformazione architettonicadella sala modellano la risposta in fre-quenza dell’ambiente con forti attenua-zioni in bassa frequenza ed esaltazioni inalta frequenza (percepibili come induri-menti sull’emissione dei fiati), mentre ot-timale risulta l’emissione in media e me-dio-bassa frequenza, corposa e intelligibi-le. Il livello complessivo è molto contenu-to, e non si ha la sensazione del pieno or-chestrale [8], in particolare in bassa fre-quenza anche all’aumentare del livello,dove la risposta diventa lineare. Il conte-nimento del livello è dovuto al consisten-te apporto misto, assorbente e diffonden-te (operato dai materiali e dalla particola-re modellazione delle vele del soffitto edall’andamento terrazzato e perimetraledelle sala), reso necessario a fronte di tem-pi di riverberazione fisiologicamente lun-ghi negli ambienti grandi. Il dimensiona-mento di tale apporto appare fin troppocautelativo, dovuto forse alla difficoltàprevisionale in fase di progettazione. L’a-scolto migliora complessivamente in

modello virtuale, la possibilità di variarerapidamente i dati geometrici e struttura-li permette di ottimizzare dal punto di vi-sta acustico-architettonico sia la formadella sala che le tipologie dei materiali daadottare. Questi strumenti di simulazionesono presenti sul mercato già da un de-cennio [3], [4], [5], [6], [7].Nel caso in esame, l’adozione dell’elabora-zione numerica sarebbe stata un valore ag-giunto e avrebbe permesso di ampliare lapossibilità di gestire già in sede previsiona-le i comportamenti acustici dell’Audito-rium. Non aver sfruttato le potenzialitàdelle simulazioni significa dimensionare le“vele” del soffitto della sala grande sulla ba-se delle indicazioni offerte dal modello inscala 1:20, e quindi verificare il comporta-mento acustico solo rispetto ad un ristret-to intervallo di frequenze (500-1000 Hz).Un altro problema dell’Auditorium è rap-presentato dalla necessità di ampliare lasua destinazione d’uso all’acustica attiva(amplificata). In questo senso, a fronte diun’equalizzazione specifica delle sorgentiattive, è possibile correggere a monte ilproblema, modellando il segnale in mododa migliorare l’interfaccia con l’ambiente.Ma non è consueto per i fonici confron-tarsi con condizioni ambientali riverbe-ranti, opposte alla connotazione del cam-po libero e della condizione assorbente.La sala media, la più coinvolta dalla neces-sità di soddisfare la flessibilità d’uso ri-

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tere omnidirezionale. Le soluzioni adotta-te dal punto di vista acustico nell’Audito-rium non risolvono questo problema e,per di più, lo complicano visto l’inseri-mento di diaframmi riflettenti della po-stazione per il coro. La galleria posteriorerispetto ad altre soluzioni analoghe appa-re troppo profonda con il risultato di al-lontanare una già ridotta superficie poste-riore, ultima possibilità di riflessione del-l’energia acustica (figura 2). Il soffitto velato o “testudinato”, essendocomposto da sottoinsiemi del guscioesterno, svolge un importante reindirizza-mento diffusivo delle riflessioni in tutta lasala in funzione dell’orientamento dellevarie gallerie. Il prolungamento dei gu-sci fino alla parte posteriore dell’orchestraestende il comportamento diffondente inquesta zona dove si vorrebbe un compor-tamento più energetico attraverso rifles-sione diretta. In questo senso i gusci svol-gono un’azione di reindirizzamento “mi-sto” grazie alla loro conformazione a dop-pio raggio di curvatura. Si ottiene così unadistribuzione superficiale dell’energia conminori concentrazioni puntuali ma conminore intensità complessiva. Inoltre ideflettori sono orientati verso la platea enon guardano assolutamente verso le gal-lerie posteriori. Da un lato il loro orienta-mento è significativo dell’esigenza di au-mentare l’energia da indirizzare verso laplatea, sottintendendo ad un comporta-mento energetico debole, dall’altro lato illoro non coinvolgere la parte posterioreappare acusticamente irrispettoso verso imalcapitati spettatori posteriori, i qualiavrebbero la necessità di essere sollecitatiacusticamente a fronte del fisiologico ta-

glio della direttività al quale sono sottopo-sti (qualunque strumento ha una sua di-rettività di emissione, funzione della suaconformazione geometrica e della sua col-locazione rispetto al corpo del musicista). La figura 3 mostra la distribuzione dei gu-sci. Appare abbastanza chiaro il compor-tamento diffondente a fronte della loroconformazione geometrica. Ambientigrandi spingono la progettazione verso ilcontenimento delle riflessioni per abbas-sare il tempo di riverberazione (che po-trebbe arrivare al punto da distanziaretroppo la percezione del suono diretto daquello riflesso). Generalizzando, il conte-nimento delle riverberazione può essereottenuto attraverso le unità assorbenti deimateriali o attraverso elementi e geome-trie che diffondano l’energia in più dire-zioni in modo da abbassare il contenutoenergetico di ritorno attraverso allunga-menti delle incidenze e variazioni delle ro-tazioni di fase. La consulenza ha indirizza-to i progettisti verso la condizione diffon-dente con conseguente abbassamentodella riverberazione ma anche del livellocomplessivo. La soluzione alternativa,quella di lavorare con materiali altamenteassorbenti, avrebbe prodotto effetti com-portamentali analoghi; il suono sarebbeapparso comunque basso di livello ma sa-rebbe peggiorato rispetto alla focalizzazio-ne, con un comportamento più disconti-nuo della sala in termini di sollecitazioneacustica, meno intelligibile. Fermo re-stando che una sala di quelle dimensioni èacusticamente “rischiosa”, si può dire chesi sia scelta la strada giusta ma, calibrandocautelativamente le tolleranze di calcolo,si è ecceduto nell’attenuazione degli ap-

prossimità delle pareti laterali grazie alcontributo del fattore laterale (LateralEnergy Fraction, LF) che porta in carica-mento le basse frequenze che sono a pre-valente carattere omnidirezionale, “in-grandendo” il segnale diretto, anche se inquelle zone l’ascolto peggiora leggermen-te per l’eccessivo distacco tra segnale di-retto e segnale riflesso (effetto di prece-denza o di Haas). Questo fenomeno è piùevidente nell’intorno delle frequenze me-die e medio-alte non supportate dal cari-camento superficiale suddetto che inter-viene nel caso in esame entro i primi 10-15 ms. In prossimità delle pareti laterali sicrea un effetto dicotomico tra basse fre-quenze e alte frequenze, ma nonostanteciò tale effetto è comunque preferibile al-l’ascolto centrale ed intermedio.

L’analisi acustica e architettonicaLa figura 1 mostra il rapporto tra alveodell’orchestra, parete di caricamento po-steriore e soffitto con i deflettori. Tutti etre devono concorrere al consistente rein-dirizzamento dell’energia posteriore, inparticolare quella in bassa e medio-bassafrequenza che gode della condizione diomnidirezionalità e pertanto può essereriflessa e incrementata di livello (+ 6 dBteorici su emissione piana, 2π). Ci sonovari esempi di auditorium ben suonanticon gallerie posteriori [9], [10], [11], per-tanto la soluzione di per sé non rappresen-ta un problema, a patto di tenere contoche la platea posteriore costituisce un’uni-tà assorbente molto forte. In questo sensol’alveo deve presentare una superficie dicaricamento posteriore sufficiente al rein-dirizzamento dell’energia acustica a carat-

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• Fig. 4 - Ramsete:tridimensionale dellasimulazione del Leq dellaSala Santa Cecilia (sala2700)

• Fig. 5 - SimulazioneRamsete: indice LF “LateralEnergy Fraction” della SalaSanta Cecila

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lizzazione delle riflessioni. Tale valore ètanto più basso quanto l’ascoltatore è piùvicino alla sorgente e lontano dalle pareti(minore di 0,4). In presenza di riflessionilaterali prodotte dalle superfici vicine l’in-dice assume valori più elevati.Come esempio di progettazione assistitada simulazioni numeriche, la figura 6 rap-presenta il caso del Cinema-Teatro Eliseo,complesso ex-Gil di Avellino (arch. Enri-co Del Debbio; 1929), [12] in cui sono ri-portati i livelli Leq. La progettazione acu-stico-architettonica del recupero del Ci-nema-Teatro è stata condotta in chiavestorico-filologica privilegiando il mante-nimento della doppia destinazione d’uso.Le due funzioni, cinema e teatro, attual-mente in contrasto erano complementariall’epoca. Pertanto non si è operato in di-rezione anecoica mantenendo la possibili-tà di utilizzare la piccola fossa orchestraleanche per rare proiezioni d’epoca (filmmuto con commento musicale dal vivo).La figura 7 mostra un altro esempio, quel-lo del Teatro Politeama di Catanzaro,[13]. Le relazioni geometriche e dimen-sionali tra pianta circolare (Platea e Pal-chi) e Torre Scenica generano un rappor-to prossimo a 1; tale condizione è general-mente responsabile di effetti di focalizza-zione e interferenza del suono. In questocaso, le simulazioni numeriche hannoevidenziato tale effetto e reso possibile un

intervento correttivo sui materiali. L’im-pianto architettonico del Teatro Politea-ma, come da sua radice storica, prediligela riproduzione dell’opera lirica, fermo re-stando la giustapposizione degli elemential contorno (scenari, quinte, lenti acusti-che, movimentazione, ecc…) grazie aiquali è possibile rendere maggiormenteflessibile l’uso della sala.

ConclusioniTroppo spesso l’acustica è subordinata al-la forma e il suo raggio d’azione parzializ-zato al solo intervento sui materiali. Se laprogettazione acustica non può prescin-dere dal dato architettonico (e viceversa),è anche vero che l’aspetto progettualespesso non percepisce la fondamentalenecessità di un approccio realmente mul-tidisciplinare. Una corretta progettazione acustica è pos-sibile solo se il rapporto tra componenteacustica e componente architettonica ri-sulta verificato. In questo senso l’esempiodell’Auditorium di Roma non è indenneda critiche, e permette ancora una volta disottolineare l’importanza di un approcciointegrato ricordando che anche in Italiaesistono professionalità specifiche che co-prono entrambi gli aspetti.

* Prof. ing. Livio de Santoli, arch. Marco Valerio MasciDipartimento di Fisica Tecnica, Università di Roma“La Sapienza”.

porti riverberanti attraverso un eccessivoapporto diffondente. Più corretto sarebbestato adottare una diffusione differenzia-ta, maggiormente direttiva e canalizzata,che tenesse conto della necessità di carica-mento posteriore. La figura 4 rappresenta una possibile si-mulazione acustica del Leq della Salagrande (Santa Cecilia, sala 2700) effettua-ta con il programma Ramsete. Il modellotridimensionale è stato realizzato attraver-so rilievo fotogrammetrico. La distribu-zione dei livelli, in questo caso relativa alpiano platea, è leggibile attraverso scalacromatica bidimensionale funzione delrange minimo e massimo. Sull’ottimaledistribuzione dei livelli ci sono varie teorieche possono essere riassunte in due posi-zioni antitetiche: una ricerca la distribu-zione omogenea dei livelli equivalenti al-l’interno dell’intera superficie della sala;l’altra privilegia la linearità della rispostain frequenza nei singoli punti d’ascolto.La simulazione – la cui potenzialità risul-ta evidente – potrebbe ovviamente spin-gersi verso analisi più approfondite in re-lazione al risultato che si vuole ottenere.La figura 5 mostra l’indice LF, “LateralEnergy Fraction”, della Sala Santa Cecilaottenuto attraverso la simulazione conRamsete. L’indice rappresenta l’effetto di“enveloping” (inviluppo) all’interno delcampo sonoro dovuto all’effetto di foca-

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Bibliografia[1] Leonetta Bentivoglio; Piano: l’Auditorium? Violinoda accordare, La Repubblica, 29 marzo 2003[2] Marco Valerio Masci; I segreti dell’Auditorium diRoma, da AUDIO Review, n° 226 luglio-agosto 2002.[3] Ramsete (http://www.ramsete.com/Ramsete/ho-me.htm)[4] Odeon (http://www.dat.dtu.dk/~odeon/) [5] Catt Acoustic (http://www.netg.se/~catt/)

[6] RayNoise (http://www.enginsoft.it/attivita/soft-ware/acustica/raynoise.html) [7] Vnoise (http://www.sts-soft.com/)[8] Marco Cicogna; La “sinfonia dei Mille” al nuovo Au-ditorium di Roma, da AUDIO Review, n° 235 maggio2003.[9] Hans Scharoun, Werner Weber; Sala per concertidell’Orchestra Filarmonica di Berlino, Kenperplatz, Ber-lin – Tiergarten, 1963

[10] Russel Johnson, Royal Concert Hall, Nottingam,1982[11] Herman Erzberger, Muziekcentrum VredemburgUtrecht, 1977.[12] Progettazione del Cinema-Teatro Eliseo, com-plesso ex-Gil, Comune di Avellino, 2003[13] Paolo Portoghesi, Progettazione del Teatro Poli-teama di Catanzaro, 2002

• Fig. 6 - Cinema-TeatroEliseo, complesso dell’ex-Gil(Avellino); E. Del Debbio(1929). Progettazioneacustico-architettonica inchiave storico-filologica:simulazione del Leq inconfigurazione Teatro.

• Fig. 7 - Teatro Politeama diCatanzaro; P. Portoghesi.Caratterizzazione acustica:simulazione del Leq.

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La dialettica tra conservazione ed in-novazione è tematica nodale nelladisciplina progettuale, poiché ilprocesso formativo e trasformativo

dell’ambiente costruito pone di fronte aduna situazione in continua evoluzione,caratterizzata da instabilità ed incessantemodificazione. Il dibattito culturale, sviluppatosi in am-bito scientifico internazionale negli anniNovanta attorno al tema della convergen-za tra diversità culturale, società dell’in-formazione e trasformazione sostenibile,pone il progetto di conservazione nell’ot-

Siti archeologici, siti digitali tra memoria e innovazione tecnologica

Il riferimento è alle tematiche di ricerca esperimentazione che mirano ad individuarel’interrelazione tra processi di tutela,conservazione e fruizione del patrimonioculturale e le potenzialità delle tecnologiedella memorizzazione e della comunicazione.

a cura di Giorgio Peguiron

Serena Baiani*

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tica dello sviluppo umano sostenibile: ciòsignifica comprendere la realtà nel suo di-venire, trasformando la visione statica inun approccio dinamico che consideri il ci-clo di vita fondamento teorico-metodolo-gico con un approccio articolato in tre li-velli integrati quali l’oggetto-reperto, l’in-terfaccia oggetto/utente-visitatore-fruito-re ed il contesto. L’affermazione di approc-ci contestuali, in cui oggetti e processi diprotezione/conservazione/valorizzazioneappaiono inscindibili, permette, infatti,di definire la conservazione integrata comecondizione per uno sviluppo sostenibile

connesso alla gestione culturale delle risor-se, con l’obiettivo di determinare le condi-zioni e definire gli strumenti per una cul-tura tecnologica della conservazione. In tale scenario, l’interpretazione del sitoarcheologico, vettore della storia del territo-rio e dell’ambiente, configurato dalla strati-ficazione di elementi naturali (in terminidi ecofatti) ed azioni antropiche (che han-no lasciato la propria impronta interpreta-tiva nel sistema degli artefatti) conduce aduna innovata nozione di bene ecoculturale. Il rapporto con l’antico implica il problemadella sopravvivenza del patrimonio tra-

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sibili livelli di interesse e comprensione.È, quindi, fondamentale un approcciomultidisciplinare al progetto che operi al-l’interno delle preesistenze attraverso il con-trollato equilibrio tra stabilizzazione e in-novazione, somiglianza e diversità, tra ciòche esiste e ciò che viene aggiunto, secon-do un’ottica che coniughi le opposteistanze determinate dalla necessità dimantenere la memoria inalterata nel tem-po consentendone, allo stesso modo, lacomprensione e la fruizione consapevoleda parte di un’utenza sempre più allargatae fortemente differenziata.Il riferimento è alle tematiche di ricerca esperimentazione che mirano ad indivi-duare l’interrelazione possibile tra proces-si di tutela, conservazione e fruizione delpatrimonio culturale da un lato e le po-tenzialità delle tecnologie della memoriz-zazione e della comunicazione dall’altro.Conservazione ambientale e conservazio-ne differita; fruizione estetica e fruizionesensoriale; trasmissione, interpretazione ecomunicazione multimediale, si pongonocome le nuove condizioni del processo dimusealizzazione che ampliano il rapportospazio-temporale nello sviluppo della co-noscenza. La compresenza della duplicecondizione materiale-immateriale permet-te, quindi, di operare un’integrazione tra leopposte esigenze definite dalla conserva-

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2 - COPERTURA, CHIUSURA, INVOLUCRO. LE CONDIZIONI DELLA CONSERVAZIONE- L’Arena di Nîmes, Il velarium N. Michelin,

F. Geipel 1996- The Iris Dome Iris Dome Retractable Roof

C. Hoberman 1991-1992- Basilica Iulia, Foro Romano, Roma, La

temporaneità delle protezioni, SoprintendenzaArcheologica di Roma

- L’archeologia coperta sull’isola di Pianosa, Livorno Membrane tessili sulla villa di Agrippa M. Giachetti, Studio Tensoforma 1993

- Sito archeologico di Akrotiri, Thera (Santorini), Le coperture bioclimatiche N. Fintikakis 1994-96

- Interventions in the excavated city, Pompei Ilmuseo mobile Renzo Piano Building Workshop1987

3 - IL CONTENITORE DELLA STORIA- Museo di Arte Romana, Merida Costruire

dentro. Costruire sopra R. Moneo 1980-1986- Museo dei Fori Imperiali, Roma I mercati di

Traiano e le aree archeologiche all’apertoSovraintendenza ai Beni Culturali, Assessoratoalle Politiche Culturali del Comune di Roma1999-2000

- Complesso delle Terme di Diocleziano, RomaL’Aula Ottagona, le Olearie, le Grandi AuleG. Bulian, Soprintendenza Archeologica di Roma1980

- Museo Nazionale Romano, Crypta Balbi, RomaArcheologia urbana SoprintendenzaArcheologica di Roma, M.L. Conforto (restauro),F. Ceschi (allestimento) 1999-2000

- Museo di Arte Romana, Merida Costruiredentro. Costruire sopra R. Moneo 1980-1986

mandato: la conservazione dell’oggetto e deisuoi significati “di per sé” è regola indero-gabile nella sistemazione di contesti ar-cheologici, finalizzata a garantirne la so-pravvivenza e la trasmissione al futuro e diutilizzarne opportunamente il messaggiocon metodi e strumenti di comunicazioneidonei, efficaci ed appropriati ai vari pos-

1 - CONTESTI REALI, RESTI SIMULATI- Progetto “Museo Virtuale” Multimedia e

ricostruzioni F. Antinucci, CNR Istituto diPsicologia, ENEL Direzione della Comunicazione,Infobyte 1996

- Nuova luce sui “teatri”, Pompei La città“interna” Soprintendenza Archeologica diPompei, So.l.e. Enel, progetto A. Grassia 1999-2001; 6 ottobre 2000 Inaugurazione I zonad’intervento

- Teatro Romano, Sagunto La rovina artificialeG. Grassi 1985; 1990-1993

- Museo Nazionale Romano, Crypta Balbi, RomaArcheologia urbana SoprintendenzaArcheologica di Roma, M.L. Conforto (restauro),F. Ceschi (allestimento) 1999-2000

- Complesso delle Terme di Diocleziano, RomaL’Aula Ottagona, le Olearie, le Grandi AuleG. Bulian, Soprintendenza Archeologica di Roma1980

- Il tempio di Apollo, Portonaccio, Veio Apollo aVeio: rievocazione di un santuario etruscoSoprint. Arch. per l’Etruria Meridionale; Ist. Naz.Studi Etruschi ed Italici; Dip. Scienze dell’Antichità-Univ. Roma; Regione Lazio; Provincia di Roma;progetto F. Ceschi 1993; 2000

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ne conformano l’archeologia virtuale, cherappresenta, forse, lo stadio ultimo dellaricerca attuale, in ragione del fatto che siprefigge di realizzare spazi e ambientiscientifico-informativi, altrimenti nonperlustrabili, configurando innovati pae-saggi, siti e musei virtuali.È possibile individuare gli aspetti fonda-mentali in termini di:

- Definizione dell’oggetto dell’interventonella duplice condizione materiale ed im-materiale. La traccia, emersa o celata, pos-siede un carattere duplice: mostra unaspetto o realtà sostanziale e tangibile (l’og-getto reale) ed un aspetto informativo orappresentativo. I due aspetti interagisco-no con modalità tali da permettere di defi-nire il bene culturale come “flusso di co-municazioni su supporto fisico”, in basealla relazione che si determina tra l’ogget-to, naturale o artificiale, ed il fruitore. Lemodalità dell’inclusione, della contami-nazione e dell’evocazione si delineano co-me presupposti del processo di musealiz-zazione che si realizza ovunque si attui l’i-stanza della conservazione sull’oggetto e sipredispongano contesti ambientali fina-lizzati a realizzarne una corretta letturastorico critica.

- Definizione delle condizioni dell’interven-to ai due distinti livelli della materia e del-l’informazione, per la definizione di am-biti d’intervento specifici connessi allecondizioni del sito. La conservazione del significato dell’og-getto archeologico nelle diverse condizio-ni di paesaggio, traccia emersa e stratifica-zione, implica l’intervento conservativo sulmateriale, finalizzato alla trasmissionedelle risorse alle generazioni future e la de-finizione delle modalità di percezione,condizione prioritaria di una conoscenzaincentrata sull’utente. La duplice istanza,

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zione dell’esistente e le peculiarità dellafruizione fisico-sensoriale dell’utente.Si realizzano, quindi, due livelli di realtàin cui si esplicano condizioni diverse, macontemporanee: lo spazio fisico, caratte-rizzato dalla stratificazione temporale, incui il “contenitore della storia” assume lostatus di luogo, spazio e processo; lo spazioimmateriale, caratterizzato dalla stratifi-cazione discontinua e interconnessa deiflussi, in cui la percezione e l’informazio-

4 - EMERSO E SOMMERSO. LA STRATIFICAZIONE RIVELATA- Museo di Arte Romana, Merida Costruire

dentro. Costruire sopra R. Moneo 1980-1986- Area archeologica a Feltre (BL), L’archeologia

sommersa C. Scarpa, F. Franzoia,Soprintendenza Archeologica per il Veneto(SAV), 1975-78; apertura 1995

- Musée des Egoûts, Parigi Paris Souterrain. Sottole strade di una città magica Municipio di Parigi1995

- Museum of Cycladic Art, Syntagma, Atene Thecity beneath the city Ministero della Cultura,Museum of Cycladic Art, N.P. GoulandrisFoundation Febbraio 2000-Dicembre 20015 - LA CONTAMINAZIONE DEI FENOMENI

- Villa dei Quintili, Roma: Inaugurazione degliinterventi di restauro Fondali dell’incanto StudioFesti, Compagnia Kant, SoprintendenzaArcheologica di Roma 26 giugno 2000

- Mercati Traianei, Roma Arte Solare ambientale,New Light on Rome 2000 P. Erskine, ISES Italia,Sovraintendenza ai Beni Culturali del Comune diRoma 21 giugno 2000 - 1 gennaio 2001

- Museo dei graffiti, Grotta di Niaux Il percorsodella conoscenza M. Fuksas, J.L. Fulcrand, G.Jordan, J. Capia, F. Zagari 1988-1993

- Colosseo 2000 Progetto Sofocle, Roma, Glispettacoli nell’Anfiteatro Flavio, Ministero deiBeni e delle Attività Culturali e SoprintendenzaArcheologica di Roma, 19 luglio-6 agosto 2000

- Una facciata effimera, Givors Scenografieurbane M. Berghinz, L. Pasquini, F. Tranfa 1991

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protezione-comunicazione, trova nel pro-cesso di musealizzazione il presuppostodell’interazione tra luogo stratificato espazio interconnesso, ovvero tra realtà fi-sica e condizione immateriale, tra repertomateriale e reperto virtuale.

- Definizione delle strategie di intervento intermini di conservazione, fruizione, tra-smissione-comunicazione. È, dunque,possibile individuare tre livelli differenziati:

a. la conservazione ambientale si delineacome fondativa delle strategie specifiche,in termini di conservazione scientifica,fruizione estetica, trasmissione ed inter-pretazione, per la definizione dell’inter-vento su oggetti e siti archeologici, in rela-zione alla peculiare condizione dello statotransitorio, caratterizzato dal cambiamen-to dinamico continuo verso un equilibriotra l’evoluzione dell’artificiale e le condi-zioni di trasformazione del naturale. Pro-tezione e valorizzazione, pertanto, si rea-lizzano all’interno dei contenitori della sto-ria, che dall’ambito ristretto (luogo-mu-seo, teca, involucro) si aprono alla defini-zione di contesto esteso e diffuso (sistemadei siti, riserva e parco archeologico), at-tuando il superamento della condizionedi museo come contenitore di opere d’arteesposte per essere godute, verso l’idea di pro-cesso di musealizzazione innescato dallapresenza di oggetti del passato, determinatodalle condizioni ambientali contestuali.b. la percezione si pone come condizioneprioritaria nella definizione delle modali-tà di fruizione di oggetti e luoghi archeo-logici, attraverso processi di conservazio-

ne differita, fruizione sensoriale e comu-nicazione multimediale, che realizzanouna pluralità di luoghi compresenti, carat-terizzati da paesaggi simulati ed ambientiinterattivi e virtuali: dall’introduzione dielementi di virtualità nel processo di mu-sealizzazione si evolve alla definizione dimuseo virtuale, punto di partenza e di ri-torno di percorsi non confinati al perime-tro interno del museo, né alla sola disci-plina o al genere cui appartiene.c. si delineano come presupposti emer-genti dell’intervento la ricostruzione, evo-cazione effimera e manifestazione materi-ca; la comunicazione, condizione fonda-mentale della conservazione per la tra-smissione al futuro; l’esposizione-presenta-zione, fortemente connessa alla materialuminosa, medium tra lo spazio e l’ogget-to. La possibilità di coesistenza di condi-zioni di intervento materiali ed immate-riali, pone il problema delle interrelazionireciproche, aprendo un ampio campo dipossibilità e soluzioni in cui le corrispon-denze ed i rimandi tra reale e virtuale defi-niscono la condizione intermedia di cuil’effimero – il temporaneo – è manifestazio-ne evidente, che trova nell’allestimento –tecnica del mostrare connessa all’evento,codice mediale e supporto espositivo, ele-mento di mediazione tra il sistema dellacomunicazione e lo spazio museograficodell’oggetto – i presupposti per il museo-mostra, condizione prioritaria nella mu-sealizzazione del sito, finalizzata alla con-servazione, motivata dalla raccolta (ovverodalla presenza di oggetti materiali-imma-teriali) ed intessuta di informazioni.

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ASPETTI MATERIALI

Protezione dalla pianificazione dello scavo allaprotezione temporanea, fino allaconservazione preventiva e curativa ed allaconservazione a lungo termine

Trasmissione e interpretazione attraverso le modalità della comunicazione,i media dell’informazione ed i sistemi dipresentazione

Esposizione dal processo di musealizzazione indooralla musealizzazione all’aperto

CONDIZIONI IMMATERIALI

Conservazione virtuale dall’acquisizione ed analisi dei dati allacatalogazione con la digitalizzazionedell’informazione, alla ricostruzione erestituzione in RV per la pre-visualizzazionedi interventi fino al restauro virtuale

Comunicazione multimediale attraverso la consultazione di archivimultimediali, la visualizzazione diesposizioni interattive, l’apprendimentomultisensoriale

Presentazione immersiva con la navigazione all’interno di paesaggivirtuali, parchi archeologici tridimensionali,fino al museo archeologico virtuale,attraverso il museo-on-line ed i WebMuseums

È possibile, quindi, realizzare “musei de-gli oggetti e delle informazioni” in cui av-venga la contestualizzazione delle preesi-stenze, la ricostruzione di luoghi perduti,la comprensione di eventi storici, comuni-cando con completezza di conoscenze ilsignificato di ogni bene ecoculturale.

* Dottore di ricerca in Progettazione Ambientale, svolge -presso il Dipartimento ITACA della Prima Facoltà di Ar-chitettura, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”- attività di ricerca nell’ambito dei beni culturali su tema-tiche inerenti l’innovazione tecnologica nel progetto diconservazione sostenibile e valorizzazione dei siti archeo-logici.

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In un’intervista del 22 dicembre del1955 Enrico Roda chiede ad AnnaMagnani: “A quale età ritiene di averlasciato l’infanzia?” Lei risponde: “L’8

settembre del ’43, quando i tedeschi occupa-rono Roma!” (L. Cantatore, G. Falzone,“La signora Magnani”, 2002).Dai fatti dell’8 settembre del ’43 prendeavvio la ricerca, finanziata dall’Universitàdi Roma “La Sapienza”, sul tema “Roma.Architettura e città negli anni della secondaguerra mondiale. La transizione tra fasci-smo e democrazia”, curata dal LaboratorioQuart diretto da Piero Ostilio Rossi ecomposto da Andrea Bruschi, AlessandraCapanna, Francesca Romana Castelli eLaura Iermano.Le vicende di quegli anni sono state cono-sciute dalle generazioni più giovani so-prattutto attraverso il cinema. Chi ha vis-suto quei fatti in prima persona li ricordacome fosse ieri, ogni qual volta riemergo-no parole ed immagini, ogni qual volta lamemoria ricostruisce i luoghi vissuti. Ed èproprio a partire dalla ricostruzione di

una mappa di questi luoghi significatividella città di Roma in quel periodo che laricerca prende avvio. La giornata di studio ha illustrato attra-verso numerosi interventi lo stato dell’ar-te di una ricerca che si configura nel suoprogetto generale come una sorta di gran-de affresco. Lucio Barbera ne sottolinea ilcarattere “popolare”, il senso immanentedi un coinvolgimento e di un rapportoforte con la storia. “Geografia di una cittàoccupata” è la prima fase del lavoro, ed èinnanzitutto una mappa mentale, comedice Rossi, una mappa che i cittadini inquegli anni hanno della loro città, una cit-tà occupata appunto, che si percorre a pie-di, dove i luoghi trasformati di fatto, mu-tano di significato e diventano inediti“punti di vista”. Ecco allora la chiave dilettura di questo lavoro dove la storia si ri-percorre attraverso la geografia della città,secondo una tecnica rapsodica che per-mette di ricostruire i luoghi che sono edi-fici, piazze, brani di quartieri o strade, le-gati tra loro da un nuovo e inauspicato

Architettura e città negli anni dellaseconda guerramondialeUna giornata di studio ha fatto il puntosulla ricerca, curata dal LaboratorioQUART, che si configura come una sortadi grande affresco, dove la storia siripercorre attraverso lageografia della città.

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senso, secondo una rete di percorsi veri eideali dove la vita quotidiana si trasforma.Luoghi carichi di intensità e spessore del-la cui fisicità la storia stessa ha bisogno,come ha sottolineato Pietro Scoppola, perimprimersi nella memoria con maggioreincisività e verosimiglianza. Lo stato diemergenza mette in risalto, secondo LidiaPiccioni, punti deboli e punti di forza del-la struttura della città, caratterizzata dauna natura urbana frammentata per areefisiche ma anche culturali e sociali. UnaRoma che assume in questa circostanza ilcarattere di un arcipelago con destini se-parati ma comunque protetta dal “grandeombrello” della Chiesa. Nell’ambito del-la ricerca sui temi della variante al Pianoregolatore del 1942 viene sottolineato daAndrea Bruschi il respiro delle pianifica-zioni urbane pensate nell’ottica di “Romaal mare”, mentre Laura Iermano ci rac-conta le trasformazioni del Foro Mussoli-ni nell’area della Farnesina. Del capolavoro realizzato con il Mausoleodelle Fosse Ardeatine si occupa Francesca

Romana Castelli, attraverso una puntualee appassionata ricostruzione storica chemette in luce la complessità di tutta l’ope-razione che portò alla realizzazione dell’o-pera. E poi L’’E42 con la Mostra dell’abi-tazione dove Alessandra Capanna (il cuiintervento è pubblicato nelle pagine se-guenti) ci svela immagini di archivio digrande interesse, dalle quali emerge tra lealtre un meraviglioso acquarello di DelDebbio che ritrae in prospettiva centraleuna villa mai realizzata alle pendici dellachiesa dei SS. Pietro e Paolo, dove si con-densa quel particolare connubio tra spiri-to classico, idea del Moderno e spirito me-diterraneo che caratterizzò le opere più fe-lici del ventennio fascista. Interventi di Alessandra Muntoni, Vitto-rio Vidotto, Giorgio Ciucci e Carlo Melo-grani.

Dall’alto:• Tor di Nona, il centro della borsa nera a Roma

durante i mesi dell’occupazione tedesca• Plastico del quartiere Mostra dell’Abitazione

all’E42

I nquadrata nel complesso delle operedurature dell’E42, la Mostra dell’Abi-tazione nacque come germe dell’e-

spansione residenziale di Roma verso ilmare e doveva esprime la particolareconcezione del regime fascista a proposi-to del sistema corporativo. Per la celebrazione del ventennale dellamarcia su Roma la Federazione Nazio-nale dei Proprietari di Fabbricati offrì lapropria collaborazione all’Ente Esposi-zione fin dall’11 ottobre 1936. Nel quadro urbanistico di Roma impe-riale, il primo nucleo residenziale nondoveva quindi costituire un semplicecampionario di abitazioni moderne, masi configurava come un complesso uni-tario, urbanisticamente completo e inte-grato con l’intera struttura dell’E42.Una specie di Prater viennese in gigante-sche proporzioni, come fu definito daPlinio Marconi nel 1940 nei “Quadernidella Roma di Mussolini”, ove l’abita-zione, forse ancora di più dei grandi in-terventi collegati ai concorsi, si ponevacome tema di verifica urbanistica e an-dava affermando un principio di “politi-ca architettonica” per la quale un’unicaenergia coordinatrice metteva in rap-porto più personalità per ottenere l’e-spressione di una città che voleva legare

La mostradell’abitazioneall’E42

Alessandra Capanna*

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Come deposito cauzionale si doveva ver-sare, all’atto dell’adesione al Consorzio,un congruo anticipo sull’acquisizione dellotto, pari a 10.000 lire dell’epoca.L’Ente Esposizione avrebbe concesso i ter-reni e regolato la lottizzazione, garantitola qualità dell’architettura per mezzo diuna Commissione esaminatrice dei pro-getti e realizzato le strade, gli impianti e iservizi del nuovo quartiere. Quale ele-mento di novità veniva istituita la pubbli-ca erogazione dell’energia termica per l’u-so domestico: riscaldamento, condiziona-mento degli ambienti, disponibilità di ac-qua calda corrente. La Mostra dell’Abitazione sarebbe sortasulla testata occidentale del lago artificia-le: era composta da 31 lotti, poi aumenta-

ti fino a 40 prevalentemente per l’inclu-sione della Collina Belvedere, il margineSud del quartiere modello ove ora si troval’Istituto Massimo.Sulla sommità della collina erano previstele costruzioni a carattere estensivo: 7 caseunifamiliari e 11 ville dispose su due filefino alla chiesa dei Santi Pietro e Paolo; inasse con quest’ultima, una scalea monu-mentale divideva in due parti disuguali lazona delle palazzine, originariamenteconsistente in 7 lotti, divenuti 6 per l’ori-ginale proposta progettuale degli architet-ti Brusa e Sterbini di considerare due par-ticelle confinanti come un’unica area diintervento; tra queste e il teatro all’apertosi innestava un’area verde ove erano previ-ste 3 case con patio e una a gradoni, che fuprogettata da Giò Ponti.Completavano il Piano del quartiere: unacasa a ville sovrapposte, progettata da Ma-rio Ridolfi nel lotto compreso tra la colli-na Belvedere e la zona delle ville; 4 case al-te, a carattere semiestensivo, a valle dellascalea che si dipartiva dalla chiesa, proget-tate da Luigi Piccinato per i Beni Stabili,da Michele Busiri Vici le due case perl’I.N.A. e ancora da Ridolfi, per l’impresa

la propria immagine all’idea di modernitàpropagandata dal regime.In via XX Settembre 1 venne aperto un uf-ficio speciale per la costituzione del Con-sorzio dei proprietari e per la raccolta delleadesioni. A tal fine era stato pubblicato unalbum intitolato “La Mostra dell’Abitazio-ne all’E42” che dava ampia eco all’iniziati-va; vi erano descritte le caratteristiche cheavrebbero dovuto avere gli edifici ed eranoillustrati i tipi costruttivi, caratterizzati daelementi di novità figurativa e tipologica.Il sistema di assegnazione delle aree preve-deva la presentazione di una domandanella quale fosse espressa un’indicazionedel lotto prescelto, della somma che siprevedeva di investire, del progettista difiducia e le credenziali di garanzia.

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Rech e Festa, che ne aveva ottenuto l’asse-gnazione oltre all’edificio a ville sovrappo-ste; infine 3 lotti per case affiancate pro-gettate da Mario De Renzi.Per l’assegnazione provvisoria occorrevapresentare il progetto di massima e poiquello definitivo secondo scadenze preci-se, a seguito delle quali la commissioneapprovava, richiedeva modifiche o respin-geva, decidendo conseguentemente di as-segnare ad altri i lotti ridivenuti disponi-bili, seguendo una graduatoria redattasulla base delle proposte di adesione econtinuamente aggiornata. L’ultimoelenco, conservato presso l’Archivio Cen-trale dello Stato, è del 16 febbraio 1943 ecomprende 307 nominativi; 34 soggettierano stati dichiarati idonei dei quali 7erano enti pubblici o privati e 27 persone.Tutte le costruzioni, in base alla conven-zione, avrebbero dovuto essere terminateentro la fine del ‘41, per rimanere a dispo-sizione dell’Esposizione per tutto il ‘42,anno durante il quale il pubblico avrebbepotuto visitarle, eventualmente arredate acura dell’EnteIl tema della casa modello fu affrontato inquesta occasione dagli architetti romanipiù stimati, molti dei quali erano contem-poraneamente impegnati nella realizza-zione degli edifici simbolo dell’E42. Iprogetti per la Mostra dell’Abitazione piùnoti sono quelli di Ridolfi e la casa-studioper sé di Libera, entrambi, pur nella diver-sità tipologica, elaborati come un manua-le tematico della progettazione. Meno co-nosciuti o inediti sono invece: la villa diLibera per Elena Salinos, la villa Masini di

Giorgio Calza Bini, la villa di Paolo RossiDe Paoli per il conte Aluffi, la villa di Gui-do Viola e Giuseppe Samonà, quelle diMario Loreti per Umberto Natali e Gia-cinto Bosco, i due progetti dell’ingegnerTommaso Garavini, le due case con patiodi Enrico Del Debbio per Simen e Brizzi edi Ludovico Quaroni per Paolo Tuccimeie quelle immerse nel verde della CollinaBelvedere progettate da Franco Petrucci,Gino Franzi, Vittorio Ballio Morpurgo,ancora Quaroni e Rossi De Paoli.Il tema della casa unifamiliare, oscillavatra la vocazione alla monumentalità clas-sica e l’adozione del lessico razionalista,mentre appare più orientato verso un lin-guaggio moderno il tema della palazzina edelle case aggregate.La guerra non rese possibile la realizzazionedi queste opere, nonostante il senatore Ci-ni avesse più volte assicurato che al rinviodell’Esposizione universale non dovevacorrispondere un’interruzione dei lavoridelle opere permanenti dell’E42 e che ilMinistro dei Lavori Pubblici avesse confer-mato che le costruzioni della zona, ivi com-preso il quartiere Mostra dell’Abitazione,

non erano soggette al divieto sancito conLegge 19 giugno 1940 n.953, che all’art. 5vietava di dare inizio alla costruzione diedifici privati, consentendo lavori edili neisoli centri che non fossero capoluoghi diprovincia, con popolazione inferiore a50.000 abitanti e purché non si impiegas-sero ferro e altri metalli non autarchici.Infatti le opere di urbanizzazione, neces-sarie per rendere accessibili i singoli lotti,andavano avanti anche nel 1943, come ri-sulta dalle note riassuntive dell’ufficio ar-chitettura dell’Ente Esposizione che elen-cava periodicamente i lavori svolti nei sin-goli cantieri aperti dell’E42.Oggi la vocazione residenziale dell’areache fu assegnata alla Mostra dell’Abitazio-ne è confermata e l’impianto stradale pra-ticamente coincide con quello del pianoparticolareggiato del quartiere mostra. So-prattutto nell’area compresa tra la chiesa el’Istituto Massimo la doppia fila di edifici,oggi palazzine di un certo livello, ieri ville,corrisponde anche nel numero dei lotti alprogramma del quartiere modello.

*Dottore di Ricerca in Composizione architettonica (Teo-rie dell’architettura)

Dall’alto:• Paolo Rossi de Paoli, Villa per il conte

Aluffi• Giorgio Calza Bini, Villa Masini

Nella pagina a fianco, dall’alto:• Enrico Del Debbio, Casa Brizzi Simen• Studio prospettico per i lotti di case con

giardino interno• Ludovico Quadroni, Casa Tuccimei

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La mostra sull’attività di Mario Bot-ta, nata da una felice intesa fral’Ordine degli Architetti di Padovae l’Amministrazione comunale e

curata dallo stesso architetto, in un inte-ressante dialogo fra architettura con-

temporanea e una storica ambienta-zione com’è quella del Palazzo della

Ragione, riesce subito a comunica-re al visitatore quella che si mani-festa come una delle fondamen-

tali peculiarità dell’operaredell’architetto, ossia la spon-tanea quanto eccezional-

mente vasta passione creativae comunicativa con cui, nel

corso degli anni (dagli esordi,alla maturità, al successo), il pro-

gettista ha lavorato, sempre conlo spirito fervido di un artista

entusiasta che ha veramente“trasformato la professionein missione”.Mario Botta è nato a Men-

drisio nel 1943, in una terra, com’è quelladel Canton Ticino, che tanti grandi archi-tetti ha dato all’Italia e all’Europa, primofra tutti Borromini, che Botta ha evocatonell’anno borrominiano, con il suggestivomodello ligneo ( v. “AR” n. 27/00) del SanCarlino sul lago di Lugano.E il suo esordio, dopo un periodo d’ap-prendistato presso lo studio degli archi-tetti Carloni e Camenisch a Lugano, lafrequentazione del liceo artistico di Mila-no e la laurea, nel ’69, con Carlo Scarpa eGiuseppe Mazzariol, all’Istituto Universi-tario d’Architettura di Venezia, avvieneproprio vicino a Lugano, a Genestrerio,dove costruisce la Casa Parrocchiale.Il suo lavoro si è sviluppato autonoma-mente attraverso una forte capacità in-ventiva e una originale ricerca, ma pro-prio durante il periodo trascorso a Vene-zia, importanti furono le occasioni di in-contro e poi anche di lavoro con profes-sionisti di spicco quali Le Corbusier eLouis I. Kahn, incontri e conoscenze che

Mario Botta:luce e gravità

Una grande mostra alPalazzo della Ragione aPadova sull’attività neglianni 1993-2003dell’architetto.

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ebbero molto peso sulla sua formazioneintellettuale e professionale.La sempre più intensa attività ha portatoMario Botta ad ottenere moltissimi rico-noscimenti dovuti alla forza della suacreatività, ma anche alla sua grande capa-cità di innestare, la propria opera nel con-testo sociale e territoriale, in cui veniva ri-chiesto il suo intervento. Infatti, studi ap-passionati sul luogo (per il MART di Ro-vereto, furono ben 13 gli anni in cui con-tinuò a compiere visite ed effettuare ap-profondimenti “in loco”, cfr. AR 46/03, p.22) hanno sempre condotto Botta ad ade-

rire al luogo, cercando al massimo l’equili-brio e le giuste relazioni con l’esistente.Ciò gli fu particolarmente congeniale nel-la originaria sua terra ticinese, così ricca distoria fatta da un lato, da gente umile esemplice, che fu spesso costretta ad emi-grare, ma dall’altro anche da complessiurbani di notevole ricchezza e qualifica-zione culturale.La progettualità di Mario Botta si esprimein tal modo ovunque con la massima li-bertà, per la spontaneità appunto con cuiorganizza ogni suo approccio con nuovisiti, anche se prima sconosciuti e certa-mente il suo “segno” energico e scattante,approda a quella “qualità dell’architettu-ra”, che affonda le radici nell’entusiasmodella “conoscenza”, nella consapevolezzadelle radici culturali e nella sicurezza del“segno”, che deriva da tutto ciò.Il lavoro di Botta si è sviluppato in un rag-gio molto ampio, con incarichi di largoimpegno non solo in Europa, ma negliStati Uniti, in Sud America, in Asia ed

Dall’alto:• Biblioteca Municipale, Dortmund, Germania,

1999• Centro Swisscom, Bellinzona, Svizzera, 1999

Nella pagina a fianco, da sinistra:• San Carlino, rappresentazione lignea della

Chiesa di S. Carlo alle Quattro Fontane diRoma, Lugano, 1999

• Tour de Moron, Mallerey, Giura, Svizzera,2003

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Africa: praticamente in tutto il mondo,mostrando l’evoluzione crescente del suoiter progettuale, dalla formazione alla ma-turità. Questo nel campo soprattutto diuna edilizia pubblica posta a servizio diuna società in evoluzione: Musei, Biblio-teche, Chiese, Uffici, ma anche nelle resi-denze e abitazioni di cui sono esposti nu-merosi esempi in mostra. Ma se i suoi lavori sono conosciuti in tuttoil mondo e pubblicati attraverso articoli,libri, interviste, CD-Rom e filmati, a lui vaanche un grande merito di “comunicazio-ne” ai giovani, attraverso l’impegnativoprogetto, che ha realizzato e porta avantida anni: quello della nuova scuola di archi-tettura in Ticino (professore ordinario dal1996, ha svolto poi l’incarico di direttoreper l’anno accademico 2002/03), che eglisembra davvero intendere come assolutocompletamento della propria professio-nalità. Con la scuola egli ha infatti sentito,pregnante e appassionante, la vocazionedi calarsi tra gli studenti, per cercare di tra-smettere loro le proprie esperienze, le pro-

prie conoscenze, in ultima analisi: ilmestiere. Ed è così che Mario

Botta si immerge quo-

tidianamente nella realtà e l’affronta nellasua interezza, coraggiosamente consape-vole del fatto che, in un mondo in cui nul-la viene accettato come “certezza”, fare ar-chitettura in modo corretto debba signifi-care migliorare e in qualche modo modifi-care comunque la vita stessa. Il segretosembra comunque consistere, nella suaetica dell’architettura (che Botta peraltronon proclama, ma persegue come egidadel suo progettare), nell’accettare le coseper quello che realmente sono e in seguito,con il proprio appassionato lavoro, nel mi-gliorarne le relazioni reciproche per dareloro un significato, un’immagine e, in ulti-ma analisi, un’essenza più positiva perl’uomo. Ed è così che egli al tempo stessoaccetta, ma anche “sfida” il passato, traen-do dalla “memoria” tutta la ricchezza chepuò vivificare lo scatto propositivo versola contemporaneità. Molto forte è la volumetria affermata neisuoi progetti e segnata da geometrie, lineerette, angolari, curve spezzate, rinviate co-munque alla naturalezza della forma, dellastruttura, dei materiali, della spazialità che

raccoglie le tensioni sottese dal paesag-gio in una erosione continua di pia-

ni, superfici, muri, sempre nelfilone della “luce” intesa

come “generatore e co-struttore dello

spazio chefluisce in

narrazioni continue espandendosi daldentro al fuori e viceversa”.La ragione e la necessità finale dell’edifi-cio sollecitano l’invenzione dell’architettospingendolo a relazionarsi con i bisognidelle cose, come “genesi dell’architettu-ra”, strettamente legata alle esigenze dellavita dell’uomo.La Mostra di Padova, ha inteso portare aconoscenza del grande pubblico le opererealizzate negli ultimi dieci anni fino allerecentissime realizzazioni del MuseoMART di Rovereto (TN), alla ristruttura-zione ed ampliamento del Teatro dellaScala di Milano ancora in corso e agli stu-di per l’ospedale del Bambino della cittàdi Padova.Cultore del “disegno”, quale fondamenta-le matrice progettuale, Botta predilige lacarta pergamena, usata in “fogli” tratti daun “rotolo” e dimensionati con una lar-ghezza pressoché costante, di un metrocirca, per una lunghezza commisurata allavoro da sviluppare di volta in volta.La mostra di Padova ha evidenziato moltobene i valori fondamentali che rendonofra l’altro la sua architettura “inimitabile”e “riconoscibile”: dalla “luce”, spesso zeni-tale, alla “parete staccata” portata come “aconfine“ nel paesaggio, alle aperture concui ritrova il senso della “fenêtre tableau”,così come sottolinea G. Gresleri nel sag-gio “Bottiana” presente nel catalogo dellamostra, curato da G. Cappellato ed editoda Editrice Compositori, al quale rinvia-mo i lettori per ogni approfondimento.

Per informazioni: Ordine degli Architetti, P.P. e C. della Provincia di Pa-dova, Piazza Salvemini, 20 - 35131 Padova

Dall’alto e da sinistra:• MART Museo di Arte Moderna e

Contemporanea, Rovereto, 2002• Cantina Petra, Suvereto, Livorno, 2003• Pensilina, Lugano, 2001

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a cura di Paolo Martegani - [email protected]

Due incontri sul design

a RomaDefinire le strategie e avviare

iniziative per rilanciare il madein Italy e vincere la sfida della

globalizzazione.

Una stagione fortunata per il de-sign la fine del 2003, che ha vi-sto a Roma due importanticonvegni nazionali.

Il “Primo Incontro Nazionale con il De-sign” ha avuto luogo il 7 e l’8 novembrenella Casa dell’Architettura. Le motiva-zioni programmatiche riportate sulla lo-candina promozionale recitano: “Il de-sign italiano contribuisce da cinquant’an-ni allo sviluppo economico, all’equilibriodella bilancia commerciale e all’afferma-zione internazionale di un’immagine mo-derna del nostro Paese. Oggi, in più, il de-sign può e vuole contribuire fortemente acontrastare ogni rischio di declino indu-striale. Insieme tutte le componenti deldesign italiano, progettisti, imprenditori,ricercatori, distributori, operatori della

comunicazione si incontrano a Roma epropongono un dialogo alle istituzioniper rispondere ai problemi sociali, econo-mici e culturali dell’Italia. I grandi temidel ruolo del design nelle strategie di cre-scita del Paese verranno sviluppati in duegiornate di convegno attraverso sei dialo-ghi pubblici tra operatori del design eoperatori della politica dell’economia edella cultura”.Il Convegno è stato organizzato dall’ADIAssociazione per il Disegno Industriale,dal CNAD Consiglio Nazionale delle As-sociazioni per il Design e dal CUNDICoordinamento Universitario Nazionale

Disegno Industriale, con il patrociniodella Regione, della Provincia, del Comu-ne e dell’Ordine.Preceduti dal saluto ben augurante delPresidente dell’Ordine Amedeo Schiatta-rella, con la moderazione di Giovanna Ta-locci e di Antonio Calabrò, gli interventisi sono succeduti con la formula del dialo-go, il ritmo è stato serrato ed incalzante,l’uditorio qualificato ed attento. Partico-larmente vivace il contributo di RenatoBrunetta che si è contrapposto a RiccardoSarfatti e che, se da un verso ha elogiato lecapacità imprenditoriali e la tendenza amigliorare ulteriormente il concetto di di-stretto industriale attraverso l’ibridazione

Nobody’s perfect, collezioned’arredo. Progetto Gaetano

Pesce con Giuliano Carturan.Produzione Quattrocchio

In Forma Azione è attiva nel nostroterritorio e parte del CNAD

Vademecum, workstation. ProgettoAntonio Citterio and Partners.Produzione Vitra AG

Paolo Martegani

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di più marchi, dall’altro ha raffreddatodecisamente le speranze di un interventopubblico nel settore, invitando gli opera-tori a puntare esclusivamente sulle pro-prie forze ed a introdurre valore nel brandper contrastare la globalizzazione.Profonde e filosofiche le considerazioni diMassimo Cacciari con Ezio Manzini sulsignificato di design. Interessanti e artico-lati gli interventi degli altri oratori dialo-ganti: da Benedetto Todaro a RaffaeleBernardo, che con Andrea Mazzoli, Toni-no Paris e Stefano Salvi hanno contribui-to alla focalizzazione del panorama com-plesso e multiforme del design.Non sono mancati i politici come Gian-franco Fini e Massimo D’Alema. Moltopropositivo l’intervento di Urso che per ladifesa della creatività italiana ha eviden-ziato l’esigenza della definizione precisadel “made in Italy” e, contemporanea-mente, l’opportunità della creazione diun’agenzia europea per esercitare il con-trasto legale, nei confronti delle nazioniche copiano.Veltroni si è dimostrato interessato ad af-fiancare al museo degli audiovisivi, quellodel Design Italiano, nella sede del Palazzodella Civiltà del Lavoro all’EUR.Tutti i politici hanno insistito sulla neces-sità di sostenere questo comparto, di svi-

luppare la ricerca e di favorire la formazio-ne. Quest’ultimo aspetto è stato sviluppa-to particolarmente da Tonino Paris che haproposto, con il generale consenso, di in-dire una grande riunione in questo 2004per festeggiare i primi 10 anni dell’esi-stenza delle Facoltà di Industrial Designnell’Università italiana.

L’altro evento si è svolto in una delle salepiù ampie e prestigiose della sede del Mi-nistero degli Affari Esteri. Le finalità e gliobiettivi sono ben descritte nel comuni-

cato ufficiale: “Lunedì, 24 novembre allaFarnesina sarà presentata alla stampa laquarta edizione dell’annuario dell’Asso-ciazione del design industriale (ADI).Nell’occasione sarà illustrato il progettoitaliano di un osservatorio internazionaledel design per lo studio delle tendenzeemergenti nel settore. Alla presentazioneinterverranno il sottosegretario di Statoagli Affari Esteri Mario Baccini, il diretto-re generale delle relazioni culturali Fran-cesco Aloisi, il presidente dell’ADI CarloForcolini e il presidente della fondazionedell’Associazione Giulio Castelli. L’inizia-tiva testimonia l’importanza attribuita dalMinistero degli Affari Esteri a settori cheattraverso l’espressività artistica, valoriz-zano la presenza imprenditoriale italiananel mondo. In quest’ottica nelle attivitàdegli istituti italiani di cultura all’esterotrovano ampio spazio il design, l’architet-tura e la moda”. Gli interventi brevi, interessanti e concisihanno riempito una mattinata di lavoroche si è anche giovata della proiezione diun filmato: una ricca retrospettiva del de-sign italiano ambientato in parallelo aimomenti più interessanti del nostro cine-ma. Ne è risultato un connubio di indub-bio interesse, fonte per tutti gli addetti ailavori di rinnovata motivazione a svilup-

Sirio, vettura tramviaria.Progetto Pininfarina Studi eRicerche. ProduzioneAnsaldo Breda 2000

193/194,colonnaattrezzata percabina doccia.Progetto PaoloD’ArrigoDesign.ProduzioneTeuco Guzzini

Run Excite, tapis-roulant.Progetto Cristiano Mino

(Focus Design).Produzione Technogym

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comitanza del cinquantesimo anno dellaistituzione dell’Associazione una mostraa Roma su “Il design tra passato e futu-ro”. Ma a fianco agli eventi di grandevisibilità è da segnalare la paziente operain progress: il contatto con le varie istitu-zioni locali dalle Regioni, alle Provincie,dai Comuni agli Enti, dall’ICE alle Uni-versità; nell’intento di individuare inizia-tive ed azioni da svolgere insieme per ilcomune interesse. Maggiori informazio-ni sul sito dell’ADI: www.adi-design.org

In conclusione: il design italiano ha con-quistato nel mondo una posizione premi-nente; ma la spinta propulsiva si è affievo-lita mentre cresce di continuo la concor-renza, specie nei settori dove il costo dellamano d’opera è importante. Difendere eripotenziare la posizione è ora l’obiettivo.Le nuove opportunità delineate dallo svi-luppo dell’Information CommunicationTechnology vanno investigate con deci-sione e coraggio. L’Italia ha una produzio-ne riconoscibile e riconosciuta nel cinemaed è in grado di accettare la sfida innovati-va del multimediale e del virtuale. È necessario un colpo d’ala e i convegni,gli incontri, le iniziative sono importanti,specialmente quando riescono a definirela strategia generale. Fondamentale è tro-

vare il metodo e il modo per mettere in re-ciproca e positiva interazione le numeroseentità che a qualunque titolo si interessa-no al design. Le energie disponibili devo-no essere coordinate in azioni di sinergiapiuttosto che consumate in negative con-trapposizioni. Infine, per tutti, è opportuna la quotidia-na applicazione della famosa formula del-la creatività: 5% di inspiration e 95% ditranspiration.

pare al meglio questo patrimonio nazio-nale le cui radici sono profonde e univer-salmente riconosciute.L’ADI Associazione per il Disegno Indu-striale, che è stata tra le entità protagoni-ste dei due incontri, rappresenta un patri-monio culturale dall’indiscusso valore ecostituisce quindi il punto di riferimentoper ogni sviluppo. È suddivisa in delegazioni territoriali,strutture autonome, che sono preposte acogliere gli aspetti più specifici e rilevantidi ogni singola realtà, per individuarne lespecifiche potenzialità e favorirne lo svi-luppo. Si intende così garantire la diffu-sione della cultura e lo sviluppo delle atti-vità connesse al design su tutta l’estensio-ne del Paese, senza togliere all’area mila-nese il primato, ma riducendone la ten-denza all’esclusiva.L’ADI Centro, comprende diverse Regio-ni, Lazio, Toscana, Umbria e Campania;presidente è l’architetto Stefano Salvi e vi-ce l’arch. Stefania Bedoni. È ospitata nel-

la prestigiosa sede della Federlegno-arre-do in prossimità di via Veneto.Le iniziative in agenda sono numerose:in primavera un convegno sul tema delladistribuzione da tenersi nella prossimaedizione di Casaidea; in autunno in con-

Pagina iniziale dellapresenza dell’ADI inInternet ed estensionegeografica dellaDelegazione ADI Centro

ADI Design Indexè nelle principalilibrerie italiane epuò essererichiestodirettamenteall’ADI

Ravello, sedia/poltroncina. Progetto AntonioRicardo (Oscar Niemeyer Studio). ProduzionePoltrona Frau

MediaMente, sigla televisiva. ProgettoConvertino & Designers. ProduzioneRAI/RAI Educational

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12dicembre 1977: in Su-damerica, sulle cime diuna tra le più antiche ci-viltà, davanti all’Inti-

huatana, avendo come scenario l’immen-sità della catena montuosa delle Ande, da-vanti alla pietra sacra cerimoniale degliInca, è stata letta e sottoscritta la Carta delMachu Picchu. A più quarant’anni dall’e-laborazione della Carta di Atene nellaquale furono sviluppati i principi dell’ur-banistica moderna, un nuovo documento– la Carta di Machu Picchu – fu redattoda Bruno Zevi, con l’intento di costituireun momento di riflessione per sviluppareuna discussione allargata “su basi interdi-sciplinari, tra intellettuali, professionisti,istituti di ricerca e università di tutti i pae-si”, avendo come campo di interesse privi-legiato, la continuità del movimento mo-derno in urbanistica e in architettura.

a cura di Elio Trusiani

Da Machu Picchu a Orvieto e oltre...

Dal recente passato alfuturo: note in margineal Convegnointernazionale “La Carta del MachuPicchu: storia, attualità,prospettive”.

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28-29 novembre 2003: a Orvieto, esem-pio straordinario di equilibrio ed integra-zione tra risorse storiche, architettoniche,artistiche, paesistiche e territoriali, nellasplendida cornice del Palazzo del Capita-no del Popolo, si è svolto un Convegnointernazionale – promosso dalla Fonda-zione Bruno Zevi in collaborazione con laFondazione per il Centro Studi Città diOrvieto – con l’obiettivo di condurre unaapprofondita riflessione sulla validità deiprincipi enunciati nella Carta del MachuPicchu, valutandone l’attualità e le pro-spettive attraverso la presentazione di casiesemplari, inerenti nuovi modi di inter-vento nel campo del rinnovo e della ri-qualificazione di sistemi urbani e della va-lorizzazione paesistico-ambientale.Le relazioni presentate hanno analizzatola complessità delle trasformazioni terri-toriali, proponendo approcci e punti divista anche molto diversificati tra loro,che però hanno testimoniato non solo illoro contributo innovativo, ma anche lapluralità delle proposte e la ricchezza del-le diverse esperienze. Il dato comune di tutti i contributi, pre-sentati nell’arco di due intense giornate,può essere colto nel riconoscimento, daparte dei relatori, della necessità di operare,nei diversi contesti territoriali ed alle diver-se scale di intervento, mediante un approc-cio integrato capace di coniugare, metten-do “a sistema”, i diversi saperi disciplinari. Il filo conduttore che si è sviluppato duran-te lo svolgimento dei lavori del convegno èrintracciabile nella consapevolezza dellanecessità di ricercare e ricostruire nel terri-torio, il sistema delle relazioni tra le parti,della esplicitazione delle interdipendenze

tra luoghi e spazi, tra territorio e architettu-ra. Progettare la trasformazione del territo-rio vuol dire riconoscere da una parte i se-gni della storia, ma anche individuare rego-le morfologiche e insediative attraverso lequali sviluppare il processo di trasforma-zione ricostruendo in forma integrata il si-stema delle relazioni spazio-temporali tramanufatto architettonico, città e territorio,all’interno dei singoli specifici contesti.In relazione con queste tematiche, sonostati illustrati alcuni progetti e realizzazio-ni che si sono distaccati per il loro caratte-re innovativo, forza espressiva e implica-zioni concettuali: tali sono risultati, adesempio, i progetti illustrati dall’architet-to paesaggista Shlomo Aronson lungo ladirettrice stradale che collega l’aeroportoBen Gurion a Gerusalemme ed il percor-so che sinuosamente si snoda fino allespiagge del Mar Morto; così pure le realiz-zazioni illustrate dall’architetto José Ma-ria Llop lungo il corso del fiume Segre cheattraversa la città di Lleida, con i progettidi sistemazione delle sponde, degli arginifluviali, dei percorsi pedonali, delle areeverdi lungo il centro urbano e le connes-sioni con i parchi naturali a monte e a val-le della città; ed ancora, la rassegna deiprogetti di recupero e riqualificazione ur-bana di Terni presentati dall’arch. Tarqui-ni e quelli, di analoga natura, illustratidall’architetto Hellquist ed in corso direalizzazione nell’area di West Harbournella città di Malmö, dove, con l’obiettivodi garantire la coesistenza di una pluralitàdi attività urbane con il sistema residen-ziale, si è operato attraverso una forte in-tegrazione tra le aree verdi e la presenzadell’acqua qui declinata in tutte le sue

possibili manifestazioni. In quest’ultimocaso è stato progettato un modello orga-nizzativo del tessuto urbano pensato perminimizzare gli spostamenti automobili-stici, privilegiando l’uso della bicicletta edincentivando la fruibilità dei percorsi pe-donali. L’architetto brasiliano Cristina deAraujo Lima ha illustrato le problemati-che connesse allo sviluppo territoriale edall’uso delle risorse nella città di Curitiba.I professori Sara Rossi e Maurizio Cartahanno proposto una lettura storico-criti-ca della Carta del Machu Picchu in rela-zione alla Carta di Atene, mentre una te-stimonianza diretta del clima intellettualee della collegialità delle proposte formula-te nel 1977 a Lima e Cuzco allorché fusottoscritta la Carta del Machu Picchu, haavuto per protagonista l’estroverso archi-tetto Francisco Carbajal de la Cruz il qua-le, con grande generosità e sentimento, hadonato alla Fondazione Bruno Zevi il do-cumento originale della Carta. Infine i proff. Alberto Clementi, Salvato-re Dierna e Aldo Loris Rossi hanno af-frontato nei loro interventi le possibiliprospettive aperte dalle enunciazioni del-la Carta del Machu Picchu, alla luce deinuovi processi di trasformazione territo-riale. Un primo risultato concreto dei la-vori del Convegno, che ha visto anche unalarga partecipazione di studenti delle Uni-versità di Napoli e Roma, è stata la propo-sta di verificare la validità e attualità delleenunciazioni proposte dalla Carta, all’in-terno di alcuni corsi di architettura e ur-banistica, approfondendone caratteri especificità.È prevista la pubblicazione degli Atti.

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• Bruno Zevi firma la Carta Urbanistica del Machu Picchu, 1977

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sa, dalla città fisica a Roma (la sua città) edal lontano Oriente.Oltre ai Presidi delle tre Facoltà di Archi-tettura romane (Salvatore Dierna, che hapassato nell’occasione il testimone al nuo-vo Preside Lucio V. Barbera, Roberto Pa-lumbo e Francesco Cellini), erano presen-

ti numerosi esponenti del pensiero archi-tettonico italiano e internazionale, quaro-niani ed antiquaroniani, vicini e lontani alMaestro romano.Si è discusso di un architetto colto e com-plesso, maestro del dubbio e dell’incertez-za ma capace di leggere ed interpretare lacittà, di fare sempre interagire storia eprogetto, di andare al di là dei problemidella progettazione e del ruolo stesso del-l’architetto, capace di mettere in primopiano il “processo” della progettazione edi ascoltare le tante voci che concorronoalla configurazione formale. La Torre di Babele è il calco dei Sassi diMatera, unità urbana dove tutti si parlanoe si vedono, le Barene, il Casilino, il Ti-

burtino, sono i grandi luoghi di concen-trazione poetica, immagini della sua me-ravigliosa città. Cosa rimane agli uditori di un convegno atratti emozionante ed indimenticabile ol-tre alla lezione, tutta quaroniana, sulla“qualità diffusa” e sulla “cultura del pro-getto”?Cosa rimane oltre alla straordinaria attua-lità di temi quali l’uso della storia sociale edella dimensione temporale come com-ponenti del progetto urbano?Rimangono, vive, le “immagini” di unafigura vibrante che amava l’architettura edell’architettura aveva fatto un filtro at-traverso il quale osservare la vita.L’immagine di un L. Quaroni che battesolo l’indice della mano destra sulla mac-china da scrivere Olivetti e compone tuttii suoi (numerosissimi) scritti.L’immagine della frase all’ingresso del suostudio romano “le idee sono di tutti”.L’immagine di un intellettuale che ha cre-duto ad un disegno d’architettura inseritoin un disegno di società.L’immagine di una città meravigliosa co-me luogo di lavoro e di un’architettura co-me percorso esistenziale, tra stili e storia,tra testo e contesto, una meravigliosa cittàcome luogo asintotico al quale tutti noidovremmo tendere sempre.

*Architetto, dottorando presso il Dipartimentointerateneo di Pianificazione Territoriale edUrbanistica, Università “La Sapienza” - Roma.

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L a Prima facoltà di Architettura “Lu-dovico Quaroni” si è data il nomedel grande Maestro della Scuola Ro-

mana e per onorare il proprio impegnoformativo, ha organizzato dal 29 al 31ottobre 2003, nell’Aula Magna del Ret-torato dell’Università degli Studi di Ro-ma “La Sapienza”, un Convegno inter-nazionale dal titolo “La città meraviglio-sa di Ludovico Quaroni”.La tre giorni ha ripercorso la storia delpersonaggio Quaroni, dal fascismo aldopoguerra fino agli anni Ottanta, la suaopera teorica, architettonica ed urbani-stica, il suo iter disciplinare e transdisci-plinare che ne hanno fatto una delle fi-gure centrali nella storia dell’architettu-ra italiana della seconda metà del 1900.Sono state ricordate le sue proposte in-novative e la sua tensione verso l’innova-zione, l’ampio orizzonte degli interessi edei temi progettuali, dalla casa alla chie-

La cittàmeravigliosa di LudovicoQuaroni

Michele Nicola Ruggiero*

Dall’alto:• Borgo La Martella, Matera• Quartiere Ina-casa Tiburtino, Roma• Palazzina La Tartaruga, Roma

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Ci sono alcune cose che ci danno novello vigo-re e ci spingono ad andare avanti al di là degliostacoli e dei buchi nello stomaco. Una di que-ste bolle d’ossigeno, nell’arco dell’attività delloSportellogiovani, ufficio dell’Ordine di Ro-ma, è l’esperienza che due nostri colleghi,l’Arch. Giulia Iurcotta e l’ Arch. Simone Bran-di, stanno realizzando dopo essere stati selezio-nati direttamente dal Comune di Campagna-no. A scrivere è l’intero ufficio tecnico del Co-mune diretto dall’Arch. Luigi Giamogante, inuna forma tanto simpatica quanto intelligen-te. Spero possa questa testimonianza servire arigenerare le speranze dei molti che ancora nonhanno trovato la propria via professionale.

Christian Rocchi Resp. Uff. Sportellogiovani

T ecnico del Comune…A quanti di voinel leggere questa parola sarà venutauna specie di orticaria? Ripensando al-

le noiose file fatte, alle telefonate andate avuoto, alle domande rimaste troppo spessosenza risposta, alle interminabili attese nellasperanza che il dinosauro burocratico si ri-svegliasse dal suo torpore?Tecnico del Comune…La controparte, lapersona che con una semplice firma puòmandare in porto il lavoro di anni…oppurefarlo naufragare per lungo tempo.Tecnico del Comune…Studiare tanti anniper poi finire con i piedi sotto una scrivania,condannato al timbro del cartellino e allamonotona routine quotidiana.Nell’immaginario collettivo alla figura di“Tecnico del Comune” corrisponde la mise-ra immagine di Monsieur Travet. Certocombattere queste convinzioni radicate neltempo sembra un’impresa titanica, un’im-presa che da solo non mi azzarderei mai adaffrontare. Vorrei soltanto rendervi parteci-pi di un’esperienza. Lavoro da due anni al Comune di Campa-gnano di Roma come responsabile dell’Uf-ficio Tecnico e vi assicuro che la descrizioneche ho fatto è un vestito che mi va stretto. Lemotivazioni possono essere due: potrebbeessere merito mio in quanto persona ecce-zionale, oppure potrebbe essere merito delComune. Fermo restando che il giudiziosulla mia persona non desidero metterlo indiscussione in questa occasione, vi parleròdel Comune. Non vi voglio annoiare par-landovi della storia di Campagnano, dellesue bellezze storico-artistiche, dei suoi pae-saggi mozzafiato, dei suoi mercatini, dellasua vita quotidiana, queste sono tutte noti-zie che accomunano molti dei Comuni checircondano la Capitale.

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Tecnico del Comune:unaprofessionenuova

Grazie all’attività delloSportellogiovanidell’Ordine due colleghiraccontano la loroesperienza presso unComune molto speciale:Campagnano.

Luigi Giamogante

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La seconda domanda all’arch. SimoneBrandi:D. Avete iniziato questo stage insieme, an-che se vi occupate di cose molto diverse,quali sono per te le considerazioni su que-sta esperienza?R. Mi sto occupando di un progetto moltoconcreto, la realizzazione di una sede tem-poranea per i bambini che frequentano l’asi-lo nido, e devo dire che in questi due mesiho potuto constatare quanto sia difficile farcoincidere le mille e più esigenze diverse.L’esperienza sul campo che sto vivendo mipermette di confrontarmi ogni giorno con iproblemi più svariati, ma soprattutto con leloro soluzioni che a volte si trovano dietrol’angolo, altre volte sono un po’ più nasco-ste, ma che, come sto imparando qui, si pos-sono e si riescono sempre a trovare.

Queste le opinioni dei nostri “giovani archi-tetti”, giovani professionisti sui quali il Co-mune ha deciso di investire per poter cresce-re sempre di più, per non rimanere indietro,per essere sempre all’altezza del mercato chenon sta certo fermo ad aspettare che noi ci siadegui.

Forse dopo questo mio raccontare sulla vitaprofessionale vista “dall’altra parte” vi sareteun po’ annoiati, o forse sarete rimasti un po’increduli e sospettosi. Queste poche righenon pretendono certo di avervi fatto cam-biare idea…la mia era solo la voglia di rac-contare un’esperienza positiva…

La prima domanda all’arch. Giulia Iurcotta:D. Non è molto che lavori qui con noi, magià ti sarai fatta un’idea di come funziona ilComune e tutto il suo entourage. Comedefinisci questa tua esperienza?R. Lavoro a Campagnano da poco più didue mesi, e la cosa che mi fa più piacere èconstatare che anche nelle strutture pubbli-che è possibile lavorare con la stessa fluiditàche mi è capitato di trovare negli studi pri-vati. I progetti da portare avanti sono molti,tutti interessanti e impegnativi, ma vengo-no affrontati con una gestione delle risorse(umane e non ) che non avrei mai pensato di

trovare in un’organizzazione pubblica. La-vorare nella Pubblica Amministrazione mipermette di vedere e capire come funzionala “controparte”, l’altro lato della mia pro-fessione, quello oscuro, quello che troppospesso viene accusato ingiustamente di fun-zionare poco e male. Forse questo Comuneè davvero un po’ speciale come mi dicono,forse non tutte le Amministrazioni Pubbli-che funzionano così, fatto sta che questaesperienza è da valutarsi in modo decisa-mente positivo.

Vorrei invece soffermarmi sul perché questoè un Comune speciale. Un Comune specia-le perché con tanta fatica e duro lavoro daparte di tutti noi è riuscito ad abbandonarela vecchia struttura medievale per lanciarsinella realtà del XXI secolo e diventareun’impresa. Un’impresa moderna con unorganigramma strutturato proprio comequello delle grandi aziende, con tanto dipresidente (il sindaco), di vice-presidente (ilvice-sindaco), di consiglieri (gli assessori),dell’apparato amministrativo e di tutto unostaff di tecnici (leggi Ufficio Tecnico) che siimpegnano a far funzionare ogni giornol’Impresa Comune. Questo nuovo modo di vedere l’organizza-zione comunale ci ha consentito di prestareattenzione alle esigenze dei cittadini, consi-derati non solo come tali, ma come veri epropri clienti; una struttura più snella e ve-loce che ha permesso di trovare soluzionivalide ai mille problemi della realtà del terri-torio. Perché questa struttura possa operareal meglio è indispensabile che guardi sem-pre avanti, al nuovo, con un occhio di ri-guardo verso le nuove tecnologie e le nuovegenerazioni. Ecco perché l’Ufficio Tecnicosi è dotato delle migliori tecnologie (nuovicomputer, intranet, plotter…), ma per esse-re davvero “sul mercato”, il Comune ha in-

serito nel suo organigramma anche dei gio-vani, linfa vitale per poter essere sempre unpasso avanti. Proprio come fanno le grandiaziende abbiamo invitato due giovani archi-tetti a svolgere uno stage presso di noi. Gra-zie all’Ordine degli Architetti di Roma in-fatti il Comune di Campagnano è potutoentrare in contatto con l’ufficio della For-mazione Professionale del XIV Diparti-mento del Comune di Roma, da questa col-laborazione sono emersi i nomi dell’Arch.Simone Brandi e dell’Arch.Giulia Iurcotta.Ad una mia domanda queste sono le loro ri-sposte.

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Helsinki, in un Rapporto pubblicatodalla Global Consulting WilliamM.Mercer Company - che ha analiz-

zato 215 grandi città mondiali sulla base diindicatori economici, ambientali e socio-politici - è risultata una delle migliori cittàin assoluto, prima in Europa e terza nelmondo intero (dopo Calgary, in Canada, eHonolulu) e sesta per qualità della vita, ec-cellendo, e con standard elevati, in ognicampo del vivere associato, dalla sicurezzasociale ai diritti civili, dall’istruzione alla sa-nità, dalle attività culturali e del tempo li-bero ai trasporti urbani. Il recente Rapporto sullo stato dell’Ambienteconferma che grazie all’uso crescente di gasnaturale al posto del carbone ed allo svilup-po del riscaldamento urbano centralizzato,che interessa il 90% degli immobili e garan-tisce l’elettricità cittadina, la qualità dell’ariaè migliorata. La tutela dell’ambiente rimanein ogni caso uno degli obiettivi prioritaridell’amministrazione comunale, che desti-na alla sua protezione quasi il 3% del bilan-cio cittadino e punta sullo sviluppo dellebio-tecnologie e sul riciclaggio dei rifiuti so-lidi urbani, che una recente disposizione hareso obbligatorio per tutta l’area metropoli-tana.Uno degli elementi chiave del sistema poli-tico finlandese è il decentramento ammini-strativo che assegna all’autonomia munici-pale compiti nel campo dell’assistenza so-ciale, dal settore socio-sanitario all’istruzio-ne; e per queste funzioni, cui Helsinki dedi-ca più della metà delle sue risorse, imponen-do anno per anno una specifica tassa cheoscilla intorno al 16,50%, la città può con-tare su quasi 40 mila dipendenti comunali(di cui il 70% donne). Nonostante Helsinki eccella in ogni campo,la città subisce il fenomeno della povertà ur-bana, insediata nella zona industriale, ad

est, intorno alla baia,che colpisce esclusiva-mente la popolazione extracomunitaria diimmigrazione più recente, che non conosceil finlandese ed ha una occupazione precariae marginale. L’immagine triste della vitanella periferia orientale di Helsinki è stataresa nota al grande pubblico dal regista AkiKaurismaki nel film “L’uomo senza passa-to”, che ha vinto il Grand Prix al Festival diCannes. Fino agli anni ’80, infatti, l’immi-grazione è stata piuttosto contenuta (il 2 permille della popolazione), ma dopo la cadutadel Muro e l’impennata del 1991 (21 permille), si è attestata sul 10 per mille, con unforte afflusso di immigrati dai Paesi dell’Est.Attualmente è in corso una ricerca sullamarginalità e segregazione urbana per cono-

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Helsinki

A Helsinki tutta l’architetturaesprime grande vitalità, perla costante di razionalitàcompresente nella culturafinlandese che, nella formageometrica pura, nella lineapulita, nell’attenzione allascala degli edifici e deglispazi interposti mostra tuttala sua forza. L’impressioneche si percepisce è infatti diuna elevata qualità mediadella produzionearchitettonica, e non solo peril valore personale deiprogettisti quanto per l’altolivello raggiunto dallacomune pratica edilizia.

Carmelo G. Severino

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Dall’alto e da sinistra:• L’area metropolitana di Helsinki• Il porto di Helsinki in inverno• La baia di Etelasatama. Al centro Senaatintori, la

rettangolare piazza del Senato e la scacchiera distrade principali (la Unionkatu e la Mariankatu,in direzione nord-sud, l’Aleksanterinkatu e leEsplanaden, in senso trasversale). In alto il parcourbano di Kaivopuisto

• la nuova città satellite di Vuosaari, nella partenord-orentale del territorio comunale

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lione e mezzo e l’intera Finlandia appena5,2 milioni.Helsinki, con la linearità della sua storia diprovincia svedese sino a Napoleone e di cit-tà granducale zarista sino al 1917, è stretta-mente connessa alla storia di tre paesi, Sve-zia, Russia e Finlandia. Il re di Svezia Gusta-vo Wasa, infatti, l’ha fondata nel 1550 comerivale economica di Tallin, situata sull’altroversante del Golfo di Finlandia, e la città, fa-cendo parte integrante del mondo svedese,ha vissuto una forma di moderato coloniali-smo fino alla pace di Hamina tra Svezia eRussia. L’impero russo ne prese il controllonel 1809, ed Helsinki, sino al 1917, si è le-gata direttamente agli zar ed ai destini dellagrande Russia, ma con autonomia ammini-strativa, riuscendo a mantenere la sua animafinnica, nonostante i diversi tentativi di rus-sificazione e l’azione repressiva dei cosacchi.E dopo la Rivoluzione d’Ottobre, la cittàconquista la sua indipendenza politica, gra-zie al principio leninista di autodetermina-zione dei popoli, e da allora Helsinki è la ca-pitale della repubblica di Finlandia, sededelle principali istituzioni governative delpaese. La recente adesione all’Unione euro-pea, nel 1995, ha inserito la città baltica nelcontesto europeo, rafforzandosi in tal modoi suoi legami internazionali di città dell’Eu-ropa occidentale. Helsinki è città di fondazione neoclassicaperché, distrutta quasi completamente dalfuoco nel 1808, viene ricostruita ed amplia-

scandinavi. Dal 1945 al 1952, per far fronteal debito nazionale e pagare all’Unione so-vietica i 300 miliardi di dollari, la Finlandiasi è impegnata in un tale sforzo da diventarein poco tempo un paese industrializzato ca-pace di imporsi, nei mercati esteri, in posi-zione concorrenziale, grazie ai suoi prodottidi alto valore aggiunto. Oggi la Finlandia èil paese con il tenore di vita tra i più alti del-l’Unione europea, alla quale ha aderito nel1995, e nel 2000 Helsinki, festeggiando ilsuo 450° anniversario di fondazione, haavuto il privilegio di essere una delle capita-li culturali d’Europa. Helsinki è situata sulla costa nord del Golfodi Finlandia,nel Mar Baltico, alla foce delfiume Vantaa, su una penisoletta circondatada tre lati dal mare, in un tratto di costa fit-tamente articolata e fronteggiata da isole edisolotti, risultato di un lento processo diemersione. Posta oltre il 60° parallelo la cit-tà, nonostante i benefici effetti della Cor-rente del Golfo e un clima meno rigido ri-spetto ai paesi di pari latitudine, è fredda inautunno, ricoperta da un mantello nevosoda gennaio a maggio, ed il suo porto è ghiac-ciato per cinque mesi l’anno durante l’in-verno.Il comune di Helsinki si estende per 686chilometri quadrati, (ma soltanto 185 kmqsono terre emerse), occupando tutte le isoleche circondano il nucleo storico di Viron-niemi, con uno sviluppo costiero di oltre 50km, 315 isole, 3.800 ettari di foreste e 1.600ettari di parchi e giardini pubblici.Polo urbano, economico ed amministrati-vo, Helsinki è il capoluogo della provinciadi Uudenmann, istituita nel 1965 aggre-gando 10 comuni con 10.404 kmq di su-perficie. La sua area metropolitana, più ri-dotta, ha una estensione di 4.693 kmq, (dicui sono acque 1.602 kmq e terre emerse3.091 kmq) ed è formata dai quattro comu-ni di Helsinki, Espoo,Vanta e Kauniainen,che costituiscono lo YTV.La popolazione di Helsinki conta 565.000abitanti, l’area metropolitana quasi un mi-

scere la distribuzione sul territorio di un fe-nomeno che inquina il tradizionale benesse-re cittadino.Helsinki ha raggiunto tardi, rispetto alle al-tre capitali nordiche, questo elevato livellodi benessere e di prosperità perché la Finlan-dia è uscita stremata dalla II°guerra mon-diale, con un forte debito ed una economianon in grado di reggere alla competizione deipaesi capitalistici, fuori dal piano Marshall elegata all’Unione sovietica da un Trattato diamicizia e cooperazione. Ma essa ha anche sa-

puto superare questo gap iniziale ponendo-si come paese cerniera tra est ed ovest, trapaesi socialisti ed Europa occidentale, grazieall’indubbia capacità di equilibrismo politi-co dei suoi presidenti, che hanno saputosciogliere la tradizionale diffidenza dei russinei confronti dei finlandesi, passando dauna iniziale politica di neutralità passiva aduna attiva azione di collaborazione e di pa-ce. Impostando un programma economicovolto a trarre vantaggi dalla posizione dicomplementarietà con i paesi dell’Est, la suapolitica ha privilegiato il mercato socialistacui era strutturalmente connessa, senza tra-scurare la vasta area Cee né i vicini paesi

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Dall’alto e da sinistra:• Il Museo di Arte Contempranea del Kiasma,

progetto Steven Holl (1998)• Lasipalatasi, l’edificio funzionalista degli anni

Trenta riconvertito in mediateca-centromultimediale, internet café e cyberbar, nelquartiere Kamppi

• Il Finlandia-Talo, progetto di Alvar Aalto (1971)

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ta per meglio svolgere il suo ruolo di capita-le sulla base del nuovo piano urbanisticoelaborato negli anni 1814-16 da Johan Al-brecht Ehrenstrom, il finno-svedese diretto-re del Comitato di ricostruzione. La nuovaHelsinki, memore della vicina San Pietro-burgo, nasce quindi come città degli zar, se-condo l’idea di un centro rappresentativomonumentale, ma non soltanto per i valoridimensionali che esso esprime, quanto perla gerarchia degli spazi, la scelta dei luoghi, ilrigoroso disegno della rete stradale. Un or-dine nuovo, basato sui preesistenti tracciati,si delinea secondo tre diverse direzioni, equali “nordici assi sistini”, essi si sovrappon-gono alle emergenze rocciose affioranti dalterritorio. Senaatintori, la piazza del Senatoadagiata in leggero declivio, polo politico,amministrativo, religioso e civile della nuo-va Helsinki, viene individuata all’internodella maglia ortogonale nella quale vengonodefinite le componenti del piano, la scac-chiera di strade principali e la gerarchia del-le strade minori. Per la prima volta, quindi,vengono fissati i caratteri distintivi della cit-tà, prefigurandone quasi il destino urbano.Nel breve svolgere di pochi decenni, tra il1818 ed il 1858, grazie alle costruzioni delrusso-berlinese Carl Ludwig Engel, l’archi-tetto preferito dallo zar, già attivo a Tallin eda San Pietroburgo, che riesce a tradurre ilpiano urbanistico di Ehrenstrom in un’ideacompiuta di architettura, Helsinki assumequella fisionomia di città neoclassica che co-stituisce oggi il volto distintivo e caratteri-stico del suo nucleo storico che si specchianell’insenatura di Etelasatama.Il piano urbanistico di Ehrenstrom ha dota-to la città di un tessuto urbano efficiente sulquale Helsinki è potuta crescere ed espan-dersi sino ai primi anni del Novecento, pas-sando dai 16 mila abitanti del 1840 ai 100mila del 1900, conservando i caratteri del-l’impianto originario. Helsinki si è svilup-pata secondo due direzioni principali, versoN.O. e verso N.E., fino a che il disordinatoaccrescimento industriale non ha obbligato

l’amministrazione comunale a dotarsi di unnuovo piano regolatore. Eliel Saarinen, nel1919, progetta la grande Helsinki incentra-ta su decentramento residenziale e città-sa-telliti ma il piano, inattuato, verrà recepitosoltanto nel 1949, prima da Lindegren e poida Krakstrom, in sede di redazione del nuo-vo piano per l’area centrale della città. La felice esperienza di Tapiola che, per pri-ma, a partire dagli anni ’50 realizza l’ideadella città-giardino completamente autono-ma, localizzata fuori dai sicuri dintorni diHelsinki, a 10 chilometri dal centro città, suun terreno boscoso in aree prive di infra-strutture, avvia lo sviluppo urbanistico percentri satelliti. E dopo Tapiola, altre newtowns vengono realizzate: Kivenlahti, nellacosta sud-occidentale e poi Murala Lappo-vaara, sino alla recente Vuosaari, oggi in fasedi completamento.Attualmente è in vigore il Master Plan2002, approvato nel gennaio 1998 dal CityPlanning Committee che, con il Piano fi-nanziario, l’Housing Programme ed il Pro-gramma di politica economica, costituisce lostrumento più importante di pianificazionedi cui dispone l’amministrazione per il con-trollo dello sviluppo urbano. Master Plan2002 studia le alternative localizzative ed ildimensionamento delle varie funzioni urba-ne, rinviando ai town plans, che definisconozooning e normativa dell’uso del suolo, laprogettazione particolareggiata degli inter-venti.

La strategia urbanistica in atto si muovelungo due direzioni: da una parte continuala politica di decentramento, per ristabilireil tradizionale contatto casa-natura com-promesso dall’indiscriminato ampliamentodella città storica, dall’altra salvaguarda ul-teriormente il centro storico ottocentescopreservandone il carattere residenziale, am-pliando l’area di localizzazione delle funzio-ni centrali urbane, completando il progettodel nuovo centro città redatto da Alvar Aal-to nel 1961. Il consiglio comunale ha infat-ti approvato il nuovo piano urbanistico del-la baia di Toolo e del quartiere Kamppi, cheprevede il completamento della sistemazio-ne della riva sud del lago e attività commer-ciali e uffici lungo via Mannerheimintie. AKamppi, che costituisce il polo terziario diespansione, punto terminale di questo nuo-vo centro urbano, vengono previste attivitàcommerciali, uffici, residenze, servizi per iltempo libero, ristoranti e caffè, al posto del-l’attuale bus-terminal, spostato nel sotto-

suolo. I lavori, iniziati nell’agosto 2002, sa-ranno ultimati nel 2006.Sempre per migliorare la funzionalità dell’a-rea centrale è attualmente in fase di comple-tamento l’operazione West Harbour, inizia-ta negli anni’80 con la decisione di rilocaliz-zare ad est, a Vuosaari, le attività portuali diRuoholahti,Jatkasaari e Munkkisaari, tra-sformando l’area dei docks, quasi 200 ettari,in un quartiere residenziale per 22 mila abi-tanti, con verde, servizi pubblici ed attivitàculturali a servizio di tutta l’area centrale. Lasistemazione di Ruoholahti è oggi quasi ter-minata mentre per Jatkasaari e Munkkisaarii lavori dovrebbero essere ultimati nel 2005.

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Dall’alto e da sinistra:• Tennispalatsi, una costruzione del 1938,

trasformata in un complesso di musei, cinema,sale espositive, ristoranti e bar

• Il Parco scientifico di Viikki, centro pilotaall’avanguardia della biotecnologia europea

• Il complesso dell’Opera nazionale, realizzatonegli anni ‘90 nell’ambito della sistemazionedella riva del lago di Toolo, progetto degliarchitetti eero Hyvamaki, Jukka Karhunen e RistoParkkinen

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vello e la cooperazione tra imprese ed univer-sità ha creato una base favorevole alla crescitadi imprese specializzate nel campo, con pos-sibilità di sviluppo notevoli per l’economianazionale. Il Parco scientifico di Viikki è unodei centri pilota della biotecnologia europea. Superato il periodo di crisi economica deiprimi anni ’90, conseguenza della disgrega-zione dell’Unione sovietica, l’economia fin-landese si è ripresa centrando tutti i parame-tri macro-economici di Maastricht, ed oggiil tasso di disoccupazione si è attestato al4,9%.L’ossatura dei trasporti è costituita dalle fer-rovie e dalla metropolitana, ma anche la re-te degli autobus – molti autobus funziona-no a gas naturale – è molto efficiente soddi-sfacendo oltre 209 milioni di passaggi-an-no, mentre la rete ferroviaria, con tre grandilinee, ne effettua più di 40 milioni: il 70%dei trasporti urbani nel centro città avvienesu mezzi pubblici, grazie anche al bigliettounico che facilita i diversi modi di trasporto.Il porto, che ha avuto, al 2000, un movi-mento navi di oltre 11 mila unità, ha untraffico commerciale internazionale di oltre10 milioni di tonnellate e 9 milioni di pas-seggeri, ed è uno dei più frequentati d’Euro-pa dalle navi da crociera.Il turismo, con 1,4 milioni di turisti, è inforte crescita, soprattutto quello congres-suale con 110 convegni internazionali, nel2000, e oltre 30 mila partecipanti. La strut-tura ricettiva si avvale di 44 alberghi (quasi 7mila camere e oltre 113 mila posti letto) e827 ristoranti.Helsinki, con una considerevole densità in-tellettuale ed una elevata produzione e do-manda culturale, che dispone di 13 teatri ol-tre all’Opera Nazionale, di 58 sale cinemato-grafiche e 58 biblioteche, e di 84 musei – eper il 2006 è previsto anche il Museo dell’Ar-chitettura – è una delle capitali dell’arte con-temporanea, uno dei centri artisticamentepiù vivaci d’Europa. Dappertutto vengono

recente processo di rinnovo urbano; nell’a-rea centrale è anche previsto il potenzia-mento dei servizi ed una torre per uffici a in-tegrazione del Columbus Shopping Centere del nucleo direzionale di Delfiini.Nel quadro della politica di decentramentoassume grande importanza l’operazioneViikki avviata, tra il 1998 ed il 2000, con unprogetto sperimentale di edilizia residenzia-le pubblica per 13mila abitanti e finanzia-mento statale. Il progetto denominato Eco-community projet, interessa un’area naturaleprotetta, situata a nord-est, a servizio delParco della Scienza, il centro internazionalespecializzato in biologia e bio-tecnologiadell’Università di Helsinki.Helsinki è una delle capitali dell’alta tecnolo-gia, con l’high-tech che cresce al ritmo del47,9% annuo. Motore di tanta prosperità èla Nokia, indiscussa leader della telefoniamobile, con il 35,6% del mercato mondiale.Da qualche anno la politica governativa staprivilegiando la ricerca e la produzione an-che in altri settori, diversi dalle telecomuni-cazioni ma altamente specializzati, favoren-do lo sviluppo delle biotecnologie, sia quelletradizionali che quelle moderne miranti allosfruttamento dei processi biologici per laproduzione di beni e servizi, che rappresen-tano ormai il settore economico più avanza-to. Helsinki è al 6°posto in Europa nei setto-ri trainanti della medicina, diagnostica, bio-materiali, farmaceutica e materiali medici edenzimi industriali. La ricerca è al massimo li-

Il comune di Helsinki, che possiede il 18%del patrimonio edilizio cittadino in lottizza-zioni che vanno da 1000 a 3500 abitanti,porta avanti una significativa politica resi-denziale, avvalendosi della progettazionepartecipata, grazie ad una legge del 1991che consente il coinvolgimento degli inqui-lini nei comitati di gestione. E poiché dal1995 la città ha smesso di crescere si investemolto negli interventi di recupero, nel qua-dro di una politica di rinnovo urbano, voltaal miglioramento delle condizioni abitative,avviata dal governo con l’operazione Projet-banlieu.Herttoniemi Waterfront e Vuosaari, lungola costa orientale e nord-orientale, costitui-scono due delle aree di espansione dellanuova Helsinki ben servite dalla metropoli-tana. A Herttoniemi, di più recente impian-to (1992), il completamento, per 9,5milaabitanti, è previsto nel 2004. A Vuosaari, in-vece, dove la popolazione insediata ammon-ta a 24 mila unità (previsti 39mila abitanti al2010), il primo nucleo ad essere completa-to, tra il 1989 ed il 1994,è stato Meri-Rasti-la, per 5mila abitanti, mentre nel 2001 è sta-to ultimato Rastilonkallio, un quartiereestensivo per 2mila abitanti. Sono previsti, aKallahti, sull’area della fabbrica dismessaSaseka, una lottizzazione residenziale per 7mila abitanti ed a Kallahdennem case-va-canze e attività per il tempo libero. La zonacentrale di Vuosaari, Keskivuosaari, una lot-tizzazione degli anni ’60, è interessata da un

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Dall’alto:• Il Bioparco a Viikki• L’Helsinki Gardenia, il Centro Info al Parco

scientifico di Viikki

Nella pagina a fianco, dall’alto:• La sistemazione dei docks di West Harbour

(Ruoholathi, Jatkasaari e Munkkisaari)• La Kaapelitehdas-la Cable Factory, il centro

culturale ricavato dentro lo stabilimento dismessodella Nokia, a Ruoholahti-West Harbour

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costruiti musei, centri espositivi e culturali ealtri luoghi multimediali, ex novo o ristrut-turando vecchi spazi. A partire dagli anni ‘90si è affermata la tendenza alla ristrutturazio-ne funzionale dei manufatti industriali, tra-sformati in spazi per attività del tempo liberoe della creatività: così Lasipalatsi, un edificiofunzionalista degli anni ’30 è stato riconver-tito in mediateca-centro multimediale ecyberbar; Tennispalatsi, una vecchia costru-zione del 1938, è stata trasformata in musei esale di esposizione, con cinema, ristoranti ebar; l’isolato lungo la via Frederik, del 1895,è stato ristrutturato in nuove funzioni collet-tive, sauna e sala conferenze, dalla Compa-gnia di assicurazioni Elake-Sampo e l’ArabiaFactory, recentemente dismessa, è stata ri-strutturata nel Mediacenter Lume, a serviziodell’University of Art and Design, architettiSarlotta Narjus e Markku Puumale. E a Ruo-holahti, dentro la fabbrica dismessa dellaNokia, è stato ricavata la Kaapelitehdas, unimportante centro culturale con ateliers, spa-zi espositivi e sale per concerti e spettacoliteatrali per tutta la città.Tra gli edifici di nuova costruzione, il museoKiasma, di Steven Holl e Juhani Pallasmaa,aperto al pubblico nel 1998, caratterizzatoda una molteplicità di forme artistiche se-condo il concetto di museo aperto; il com-plesso dell’Opera nazionale, realizzato nel-l’ambito della sistemazione della riva del la-go di Toolo, su progetto di Eero Hyvama-ki,Jukka Karhunen e Risto Parkkinen; ilMustakivi Community Centre, completatonel 1998 su progetto dell’ARK-House Ar-chitects, per il Dipartimento dell’Educazio-ne e dei servizi sociali; la Torre Mc Donald,posta in Pikki Huolpalahti, progettata daJanne Kentola, che ricrea l’atmosfera anniCinquanta dei primi McDonald americani;gli Studi video-cine-tv Angel, nella periferiaindustriale, progettati da Antti Kononen; ilCentro Piscine Itakeskus, per attività sporti-ve e saune, realizzato tra il 1989 ed il 1993,su progetto dello studio Hyvamaki-Karhu-nen-Parkkinen Architects.A Helsinki tutta l’architettura esprimegrande vitalità, per la costante di razionalitàcompresente nella cultura finlandese, chenella forma geometrica pura, nella linea pu-lita, nell’attenzione alla scala degli edifici edegli spazi interposti mostra tutta la sua for-za. L’impressione che si percepisce è infattidi una elevata qualità media della produzio-ne architettonica, in misura maggiore diquanto succede altrove, e non solo per il va-lore personale dei progettisti quanto per

l’alto livello raggiunto dalla comune praticaedilizia. Alvar Aalto, però, resta a tutt’oggi ilpiù importante rappresentante finlandesedella modernità architettonica di livello in-ternazionale, che nella linea sinuosa che nascedai laghi ha trovato la sua ispirazione piùprofonda interpretando in modo grandiosoil senso dell’identità della Finlandia e facen-do della sua architettura l’espressione piùautentica della natura finlandese. Ma Aaltonon è soltanto nel grande progetto per la si-stemazione del nuovo centro di Helsinki,lungo la riva del lago di Toolo, né nelle suearchitetture tanto ammirate – il Finlandia-Talo il Kultuuritalo l’Akateminen kirjaknpp,il Ruotatalo,… – perché Aalto, grazie allacontinuità morfologica e di metodo tra il di-segno delle sue architetture e quello dei suoimobili e dei suoi oggetti, è dappertutto incittà: da Artek, che Aalto fondò nel 1935 enei negozi che espongono i mobili di legnocurvato ed i celebri vetri da lui disegnati, nelristorante Savoy che porta la sua firma negliinterni e negli arredi, nell’eredità lasciata aidesigner venuti dopo di lui, grazie alla qualeHelsinki riesce ad essere un immenso labo-ratorio dove si inventano, si creano, si idea-no, e si costruiscono quegli oggetti che poi siritroveranno nelle case, negli uffici, nei mu-sei della città. Helsinki deve il suo indubbio fascino ancheall’ambiente naturale che la circonda, che larende gradevole durante l’estate quando ilchiarore del giorno, per la latitudine, acqui-

sta un fascino tutto speciale ed il suo centrostorico assume una vaga somiglianza con leatmosfere pietroburghesi. Ma nel lungo einterminabile inverno, nel lungo buio nor-dico, anche una società compatta ed armo-niosa come quella finlandese che la lonta-nanza geografica, l’esiguità della popolazio-ne, la solitudine etnica e l’isolamento lin-guistico hanno preservato dal degrado ideo-logico delle moderne società, sembra oggivivere una condizione di limite, pur senzaquella irrequietezza e quella contestazioneche altrove accompagnano il passaggio alpost-moderno. La diminuzione della lucesolare per buona parte dell’anno comportainfatti depressione e instabilità emotiva, eduna specie di epidemia psicologica stagiona-le si diffonde. Ed allora forse anche la cittàva vista sotto diversa luce per evitare che tut-to venga letto sulla base di quella visionecollettiva, largamente condivisa, che identi-fica Helsinki, e la Finlandia, come un’isolaincantata“che sa di boschi e di terra”; ed allo-ra luci, atmosfere ed architetture ritrovanoquel senso ambivalente ed inquietante, me-no idilliaco e quindi più vero che le rendepiù seducenti, ponendole più vicine allarealtà contemporanea, come sembrano vo-ler dire le performances artistiche di Eija-Lii-sa Ahtila, acuta e tagliente artista finlandese,che nelle sue opere scruta con lucidità gliaspetti della quotidianità, mettendo in gio-co i concetti di normalità ed identità acriti-camente condivisi.

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Marcella MorlacchiColore e architettura.Il linguaggio del colore neldisegno delle superficiarchitettonicheGangemi Editore, Roma 2003

Nell’introduzione l’A. dichiara:“Questo volume, nato comerisultato della esperienzadidattica svolta, finalizzata inparticolare alla trasmissione dellaconoscenza della tecnicadell’acquarello “per l’architetto”,rappresenta anche un invito voltoagli studenti delle Facoltà diArchitettura perché rivolgano illoro interesse e la loro attenzionenon solo verso la conoscenzadelle tecniche cromatichenecessarie per l’architetto, maanche verso la conoscenza dellessico, della grammatica e della

sintassi dell’architettura delpassato; un invito a guardare conocchi nuovi le architetture checompongono le nostre città, perleggere nel loro disegno il giustocolore da applicare,eventualmente, sui muri antichidegli edifici storici daritinteggiare”.L’A., docente presso la Scuola diSpecializzazione in Restaurodell’Università degli Studi diRoma “La Sapienza” e nellaFacoltà di architettura di Pescara,prende pertanto spunto dallapresentazione di alcuneesperienze didattiche significative– sedici palazzi nobiliari a Romatra cui Palazzo Borghese, VillaMedici, Palazzo Spada, VillaBorghese e dieci a Pescara – perricordare e sottolinearel’importanza per la formazionedell’architetto restauratore disaper ‘leggere’ direttamente erestituire i colori dei fabbricati e

di proporre quando possibile,saggi restitutivi storicamentefondati e la necessità di saperliriprodurre nel loro stato attuale,per coglierne i toni, letrasparenze, la variabilità sotto laluce.L’approfondimento delle leggi edelle norme per gli interventi diritinteggiatura nell’edilizia storicaa Roma, le interessanticonsiderazioni sulle conseguenzedi una legislazione inadeguata eun’attenta nota sui riferimentibibliografici essenziali dei raritesti che trattano espressamentedell’uso del colore nell’ediliziastorica nei diversi periodi e degliscritti che possono testimoniare lediverse tendenze relative allafilosofia dell’intervento in questospecifico campo, completanoesaustivamente questo libro cherisulta, pertanto, di particolareinteresse per tutti gli architetti.

Lucio Carbonara

Massimiliano Severino, Giacomo Di PasqualeProcedure per la ricostruzionepost-sisma: analisi e propostePresidenza del Consiglio deiMinistri - Dipartimento dellaProtezione Civile, Roma 2002,Alinea Editrice

Il Servizio Sismico Nazionale, peri suoi compiti istituzionali, è statoimpegnato in molte attivitàconnesse con il post-terremoto equesto libro vuole sintetizzarequeste esperienze direttamentematurate a partire dal sismadell’Irpinia del 1980, al fine diottimizzare l’intervento dellaProtezione Civile per leoperazioni connesse con lagestione dell’emergenza post-terremoto e con la ricostruzione.Esperienze oggi rilette anche infunzione di possibili nuovemodalità per il futuro.Il volume è articolatoconcettualmente in tre parti. Laprima parte contiene l’analisidegli impianti procedurali dellericostruzioni avviate in Italia pergli eventi sismici maggiormentesignificativi degli ultimi 20 anni, apartire dal terremoto del 1980 inIrpinia fino a quello del 1998 alconfine fra Basilicata e Calabria.Gli Autori si sono inoltre avvalsianche di alcuni contributi diesperti direttamente coinvolti nellaconcreta predisposizione oattuazione di procedure relative atali aspetti.La seconda parte del volume

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Prova di colore di F. Pace

Villa Giammaria. Disegno a matita semidura (acquerello di M. Di Giovanni)

Villino Paparello. Acquerello su cartoncino cianografico di E. Crisolini Malatesta

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contiene una sintesi di alcuniaspetti caratteristici efondamentali delle ricostruzioniesaminate ed alcune proposte peruna normativa tecnico-procedurale per la ricostruzioneorganica, sostanzialmentecoerente con i criteri generalistabiliti dalle Leggi nazionali piùrecenti (L. 61/1998 e L.226/1999) ed in grado diconsentire il raggiungimento diobiettivi tecnicamente edeconomicamente sostenibili. Nella terza parte del volume ètrattato il tema della prevenzionesismica che rappresenta lostrumento potenzialmente ingrado di ridurre in modo drasticol’impatto del terremoto sulterritorio e la popolazione. In talecontesto appare interessantel’analisi delle proposte di leggeper l’estensione delle polizzeassicurative contro le calamitànaturali.Gli argomenti trattati dal volume,coprono tutti i campi d’interventodella ricostruzione post-sisma: siva dagli interventi su beni privati,pubblici, monumentali, di ediliziaresidenziale pubblica, alledisposizioni specifiche per i centristorici ai problemi del dissestoidrogeologico, fino ad arrivareagli incentivi per particolarisettori produttivi, alrafforzamento degli ufficipubblici, alle disposizioni per ildifferimento di alcune imposteetc. Particolare attenzione è statadata alle problematiche inerentil’edilizia privata e l’ediliziapubblica strategica.Il volume (non in vendita) èdisponibile, su richiesta, pressol’Ufficio Servizio SismicoNazionale di Via Curtatone, n.3 -00185 Roma. È inoltre possibileeffettuare il download dell’interaversione informatica, realizzatain formato pdf, presso l’indirizzointernet http://ssn.protezionecivile.it/RT/ALTRE_PUB/ricostruzionepostsisma/abstract.html

L.C.

Ufficio stampa della EPPI,Ente di previdenza dei peritiindustriali e dei periti industrialilaureati (a cura di)Villa DuranteLa vita e l’architettura di unedificio nella Roma tra Ottocentoe Novecento.Roma 2003, EDUP srl

La lunga e accurata operazionedi restauro della Villa Durante,affidata dall’EPPI che ne ha fattola propria sede allo studioSchiattarella, è stata l’occasioneper restituire alla città – comesottolinea l’Assessore allepolitiche culturali del Comune diRoma – un brano importante edimenticato della storia di Roma.Collocata a ridosso del Ministerodei Trasporti, originariamente “inmezzo di una selva e ad unbosco ove gareggiano dibellezza alberi e piante dibosco”, la villa oggi è visibile ericonoscibile solo con moltaattenzione. Questo libro,pertanto, corredato di unostraordinario apparatoiconografico, contribuisce arestituire la conoscenza di unedificio che, soprattuttoall’interno, aveva subito pesantialterazioni che ne avevanonascosto l’altissima qualitàdell’apparato decorativocaratterizzato tra l’altro, dabellissimi dipinti di GiuseppeSciuti, di Giuseppe Ferrari e diEnrico Coleman e uno dei puntipiù alti della produzione

dell’architetto Giulio Podesti.La prima parte del testo èdedicata alla figura illuminata delsuo primo proprietario efondatore Francesco Durante,garibaldino, medico dei reali diSavoia e senatore.Segue quindi, a cura di RenatoNicolini, un saggio su GiulioPodesti e la generazione degliarchitetti – Basile, Piacentini,Bernich, Kock, De Angelis,Sacconi – “ai quali latrasformazione di Roma in cittàcapitale d’Italia non solo forniràle prime occasioni di cimentoprofessionale, ma si porrà comeorizzonte di riferimento culturalee ideale”.Sono di seguito ricostruite levicende storiche delledestinazioni d’uso della casasignorile divenuta prima – neglianni Venti – sededell’Ambasciata dellaConfederazione svizzera, poisede dell’Accademia di artedrammatica (1938) e infine sededi rappresentanza dell’ImpresaCastelli che l’aveva comprata nel1937.La descrizione della qualitàdell’organismo architettonico edei magnifici ambienti si deve adA. Schiattarella nel saggioL’architettura di Villa Durante. Lacasa come rappresentazionedella borghesia post-unitaria,mentre quella iconografica edelle opere di Coleman, Sciuti ePrinzi è affidata ai saggi di P.A.De Rosa e P.E. Trastulli (Arte ecommittenza nella Romaumbertina) e di A.M.Damigella(Natura e scienza, arte e storia). La descrizione del progetto direstauro e degli interventi divalorizzazione e recupero è acura del progettista che, condovizia di particolari, descrive lefasi di preparazione del progetto(indagini storiche, conoscitive ericognitive), i primi risultati e lemotivazioni delle scelteprogettuali effettuate.

L.C.

Giuseppe Strappa, Matteo Ieva,Marina Di MatteoLa città come organismoEdizioni Mario Adda, Bari 2003

Il libro coglie l’occasione dellalettura della città di Trani perindagare il più generale legame dinecessità che unisce il patrimonioarchitettonico di un organismourbano, il territorio fisico nel qualeè insediato, l’organismo edilizioche la compone.In altri termini, la città viene lettaalle differenti scale che non sonosolo le scale del mondo fisico, masono anche le scale del tempo,laddove lo sguardo che si dilatainnalzandosi al territorio per poicalarsi nuovamente nella cittàcostruita e nei suoi edifici, osservae riconosce i fenomeni in undivenire nel quale le successivetrasformazioni vengonointerpretate non come occasionalicapricci del destino, ma comemutazioni dello spazio antropicoche si evolvono secondo unprocesso riconoscibile. La città,dunque, che racconta la propriastoria come un palinsesto.Lo strumento è quello dellaindividuazione dei processi chel’hanno generata formando ilsostrato sul quale si è evoluta, e sievolve ancora oggi, secondo unastoria operante che appartiene agliuomini che la abitano primaancora che agli edifici che essi sicostruiscono. L’analisi tipologica,lungi dall’avere un fineclassificatorio, diventa così

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strumento per la comprensionedegli organismi architettonici edurbani, in ragione delle attivitàche gli uomini vi svolgono: deiloro movimenti e commerci nelterritorio, del loro modo diprodurre beni, ricchezze ecommercio, del loro amministrarsie governarsi, in altre parole inragione della loro storia. A partireda questi principi, il libroanalizza, in tre differenti capitoli,la nozione di organismo, dallascala del territorio a quelladell’aggregato urbano fino aquella dell’organismo edilizio.La visione unitaria ed organica delcostruito nasce dall’osservazionedel territorio fisico nelle suedifferenti fasi di strutturazione,attraverso cicli di consolidamento(in epoca romana), di crisi (apartire dall’alto medioevo), e direcupero (periodo normanno esvevo) dove le antiche strutturediventano“sostrato” del nuovoimpianto, in continuità con lapropria storia, fino a giungereall’epoca moderna dove lapresenza di nuovi assi viarigenera nuovi sistemi, imponendocicli di ristrutturazione cheproducono nuovi assetti. E dove laframmentazione delle città e delterritorio non è letta solo comeperdita di valori, ma come fertilefase di crisi.Alla scala urbana, l’organismoviene indagato a partire dallanozione di tessuto che si strutturagerarchicamente sulla base deipercorsi originati dalla presenzadi “poli” territoriali, inducendol’insediamento e l’aggregazione astrutturarsi secondo gerarchielegate da un rapporto di necessitàcon l’uso del suolo. La nascita dellacittà, la sua vita e le trasformazioneche le danno forma, seguono,dunque, i principi riconoscibili dellacrescita spontanea e di quellapianificata. Seguendo questi criterimetodologici, gli autori,nell’analizzare l’area della cittàmurata, giungono a riconoscere lastruttura tipica di un insediamentopianificato di origine antica,ponendo così le basi per una

inedita lettura della città.La nozione di organismo vienequindi utilizzata, alla scala delsingolo manufatto architettonico,che non può non corrisponderealla cultura materiale ed arealeche lo ha prodotto, permettendodi riconoscere, nelle forme delleabitazioni, il rapporto solidale diderivazione che lega l’ediliziaspecialistica (i palazzi, i conventi)alla casa d’abitazione.In questo senso questo nuovostudio si pone in continuità con ilprecedente saggio di G. StrappaUnità dell’organismoarchitettonico (Dedalo, Bari 1995)che ne costituisce in qualchemodo la logica premessa.

Alessandro Franchetti Pardo

Milano la città più città d’ItaliaEd. FMRcon introduzione storica di Gianni Guadalupi

Il volume edito nella collana“Grand Tour” mette a fuoco unaMilano “città d’arte e di cultura”,di cui si apprezza in definitivanon solo la monumentalità piùnota ed evidente (dal Duomo alTeatro alla Scala, alla Galleria),ma anche il tessuto storico-archeologico e le successivestratificazioni urbane che si sonosuccedute dall’ originario nucleoromano, ai giorni nostri.La città affonda infatti le sueradici in epoca forse anche pre-

romana, se i legionari, “inoltratisifra boschi e paludi di là dalgrande fiume Padus, si eranoimbattuti, nel 532 ab UrbeCondita (ossia il 222 a.C. delnostro calendario), in uninsediamento, ritenuto allora la“capitale degli Insubri”.In ogni caso l’antica Mediolanumha dato testimonianza di sé fin dalsecolo V a.C., attraverso alcuniframmenti di ceramica grecaattica, mentre la vera e propria“Forma Urbis”, documentata dallaposizione dell’originario fulcrocentrale del tessuto urbano diepoca romana, posto all’ incrociofra cardo e decumanus, sipotrebbe percorrere, insinuandosial di sotto della attuale BibliotecaAmbrosiana. È il saggio di Gabriele Reina, daltitolo “Forma Urbis”, che introduceabilmente alla articolata “lettura”di quell’antico tessuto e attraversole secolari stratificazioni, conducein un interessantissimo itinerarioche permette di inoltrarsi a manoa mano nella consistenza urbana,dapprima dell’area del contadosituata a nord-ovest”, e poi finonel cuore della città stessa. Equesta viene così “riconosciuta” eindividuata nel suo tessuto viarioanche se spesso ormai nascostodalle successive stratificazioni edalle emergenze monumentalisuccessive.E gli itinerari si succedono,percorrendo la Milano storica, frale vie della città contemporaneaincontrando la Milano Sacra, conle sue certose, abbazie e chiese:dalle notissime Sant’Ambrogioall’Abbazia San Pietro aViboldone e alla fabbrica delDuomo al cimitero Monumentale ealle tante altre chiese più nascostee meno note, ma di alto livellomonumentale.E si viene anche così a conoscerebene anche una “Milano laica egentilizia”, accanto alla città dimusei e della cultura, facendoscaturire, attraverso oculatipercorsi, con una scrittura agile emoderna, ma al tempo stessoanalitica e capillare, il vero spirito

di Milano, città che vive il propriotempo con grande vivacità,lavorando nei secoli per la propriaaffermazione, non solo economicae politica, ma anche estetica eculturale. Le splendide fotografie del volumedi grande formato fanno dasfondo al racconto ed evocanobrillantemente la vita di ciascunperiodo storico.Possiamo entrare ad esempio inuno dei luoghi più cari alla vitaartistica e mondana dei Milanesi:il “Teatro alla Scala” e leggerne lestratificazioni urbane. E ancora proseguendo negliitinerari, non lontano dal centrostorico, ecco il fascino cosìparticolare della Stazione Centralecon le sue grandiose strutture e lepossenti sculture. Inaugurata nel1931 (ma progettata quasivent’anni prima da UlisseStacchini), in uno stile fra il libertye il tardo eclettismo, l’edificio siimpone ancora per lastraordinaria ricchezza delle suedecorazioni.E proseguendo nel tempo, nelmutamento del profiloarchitettonico della città,delineatosi appunto negli anni ’50,ecco stagliarsi quel GrattacieloPirelli che, progettato dall’équipedi Gio Ponti, Antonio Fornaroli,Alberto Rosselli, GiuseppeValtolina ed Egidio dell’Orto, fu ilprimo edificio che “osò essere piùalto della Madonnina del Duomo”.Analogamente “forte”, ecco il“segno” sul panorama cittadino,impresso, negli anni ’50, dallaTorre Velasca, eretta fra il 1956 eil 1958 da Gianluigi Banfi,Ludovico Barbiano di Belgiojoso,Enrico Peressutti ed ErnestoNathan Rogers (Studio BBPR).La “lettura” della “città più cittàd’Italia”, si svolge, accompagnatada analitiche schede poste acorredo di immagini stupende, inun avvicinamento alla città che,approfondendo la sequenza dellediverse stratificazioni, ne haeffettivamente riportato alla luce ilpiù profondo tessuto connettivo.

Luisa Chiumenti

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Abitanti ERP:figli di un Diominore?Mario Spada*

Prima di parlare nello specificodelle mie esperienze sui contrattidi quartiere ritengo utilesoffermarsi sul termine“contrattidi quartiere” perché esso è lasomma di un insieme diriflessioni ed esperienze che èopportuno ricordare.C’è da qualche anno un ritornoin auge del “contratto con icittadini”che, al di là degli usipiù o meno demagogici che sipossono fare o delleinterpretazioni pansindacali chepuò evocare, riportaopportunamente alle originidella democrazia moderna.Ricordiamo il contratto sociale diRousseau. Peraltro, ai giorninostri, tutta la PubblicaAmministrazione è alle prese conuna trasformazione ineludibiledal Government allaGovernance. In altri termini chigoverna non è il decisore forte eautoritario che concede servizima è uno degli attori che ha ilcompito di indirizzo degliinteressi generali della comunitàe stabilisce un rapporto diconfronto e possibilecollaborazione con gli altriattori. Ho pensato opportunoquesto breve excursus perchécredo che inquadrare i contrattidi quartiere in termini diautentico contratto sociale traamministrazione e cittadini,come programma strategicocondiviso, flessibile eincrementale, possa darecontributi teorici ancora tutti daesplorare.

Il primo bando così denominatofu lanciato dall’allora Ministerodei Lavori pubblici con lo scopodi estendere ai soggetti deboli edai quartieri degradati leopportunità dei programmi

complessi. Ricordiamo che i pattiterritoriali e i contratti d’areaappartengono, assieme aiprogrammi di recupero urbano,alla famiglia dei cosiddettiprogrammi complessi erappresentano l’urbanisticanegoziata o contrattata. Senzaentrare nel merito dei risultati,talvolta discutibili, deiprogrammi complessi, dal puntodi vista del metodo lacontrattazione è avvenuta trainvestitori e PubblicheAmministrazioni, in alcuni casicon l’intermediazione delleOrganizzazioni Sindacali. Iquartieri più svantaggiati, che disolito corrispondono adinsediamenti di EdiliziaResidenziale Pubblica, sonogeneralmente esclusi dallacontrattazione perché hanno lasfortuna di non essere appetibiliagli investitori privati. L’idea deicontratti di quartiere nasce inquesto contesto: necessitàd’interventi di risanamento deiquartieri più degradati, volontàdi connotare i programmi direcupero urbano con una piùaccentuata sensibilità al welfaree agli aspetti sociali. Ilprogramma europeo Urbanfaceva testo con le sueindicazioni tese versoprogrammi integrati,accompagnati da misure disostegno economico e sociale, epartecipati. Si aggiunga a ciòl’esperienza francese dei“contrat de ville”. Il primo bandoera sostenuto da un consistenteresiduo finanziario utilizzabilesolo per ERP (le risorse eranorigidamente ripartite: 70%riservata agli alloggi ERP e il30% per servizi strettamentelegati agli alloggi) e coltivaval’aspirazione ad aprire la stradaa tanti programmi Urban, inversione nazionale. Senzarisorse per i programmi disostegno economico e socialeche tuttavia davano punteggioqualora inseriti nel programma.È emerso da una valutazioneconclusiva dell’esperienza che i

migliori interpreti del bandosiano stati i comuni medio-piccoli per i quali uninsediamento ERP costituisceeffettivamente un quartiere. Piùdifficile per i comunimetropolitani per i quali il“contratto di quartiere” è statopiù propriamente un contratto di“condominio”. Tuttavia il datopositivo è stato l’avvio diun’ipotesi di lavoro interessante,nella quale i “figli di un Diominore” (gli abitanti ERP)possono partecipare ad unprocesso di risanamento di queiterritori che, guarda caso, oltread essere poco appetibili per gliinvestitori sono anche il coagulodei conflitti sociali più forti. E,per quanto timidamente, si èaffacciato per la prima volta ilconcetto di programma integratonon solo come integrazione trarisorse private e pubbliche(versione riduttivadell’urbanistica contrattata) masoprattutto come integrazione dimisure urbanistiche, edilizie esocio-economiche, configurandoil contratto di quartiere come unabbozzo di programma disviluppo locale integrato. ARoma il bando nazionale hafinanziato il solo contratto diquartiere di Pietralata Vecchia,la Regione Lazio ne ha poifinanziato altri cinque a Romadei quali due (Centocelle Vecchiae Tor Bella Monaca) sonoprossimi all’affidamento delleopere in appalto.

Nel 2001 la legge 10,finanziaria della Regione Lazio,inserisce con l’art. 142 uncontributo regionale di 15miliardi di lire al Comune diRoma per programmi direcupero urbano denominati“contratti di quartiere”. Ilcontributo è erogato per il 60%per opere ed urbanizzazioni,non strettamente riguardanti ERP,il 20% per il sostegno ad attivitàeconomiche locali ed il 20% perattività di sostegno sociale. Loschema è aperto, non ha vincoli

particolari, ed è molto semplice.Finanziando anche attività ditipo socio-economico sottolineala volontà di avviare, pur conun’evidente scarsità di risorse,programmi integrati di sviluppolocale in grado di coniugare levarie componenti di uno svilupposostenibile. Grazie a questocontributo la IV U.O. delDipartimento XIX –Sviluppolocale sostenibile partecipato- haavviato, redatto e portato inapprovazione in ConsiglioComunale quattro contratti diquartiere (Pigneto, Canale deiPescatori, Garbatella, TorSapienza) per un impegno dicirca 16 milioni di euro in opere(13 a finanziamento comunale,3 a finanziamento regionale) e 2milioni di euro regionali per ilsostegno ad attività socio-economiche. Sono state giàsvolte le prime conferenze diservizi con la Regione per laconclusione degli accordi diprogramma.Si è tentato e, ritengo, in buonaparte riuscito, di disegnare unfuturo condiviso dai cittadini edagli stakeholders locali,proiettato nei prossimi 15-20anni, si sono gettate le basi,attraverso il visioning, di unapianificazione strategica a scalalocale, e si realizzeranno, sullabase dei fondi disponibili, leopere e le iniziative individuatecome prioritarie, che sono oraoggetto di progettazionedefinitiva ed esecutiva.Nel merito e nel metodo di questicontratti è possibile consultare ilsito www.comune.roma.it/uspel.

Il nuovo bando “contratti diquartiere II” promosso dalMinistero delle Infrastrutture edalle Regioni rappresenta unpasso avanti rispetto al primo.Già nella divisione delle risorse:40% per urbanizzazioni, 60%per urbanizzazioni di prossimitàe per alloggi ERP, di cui il 25%per sperimentazione. I fondi adisposizione della Regione Lazio(65% statali e 35% regionali)

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a cura di M. Cimato e A.Nobili

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sono cospicui: circa 138 milionidi euro. Il massimale difinanziamento è decisamenteappetibile: 10 milioni di euro.Sono premiati tra l’altro iprogrammi che inserisconocofinanziamenti di attività socialie di promozionedell’occupazione locale. Lasperimentazione può riguardareattività ed opere rivolte allasostenibilità ambientale, allaqualità morfologica e fruitiva. Èpremiato il processopartecipativo. Viene ribaditapertanto l’intenzione di attivareun programma di sviluppo localesostenibile e partecipato. Il bando della Regione Laziopresenta, rispetto al bandonazionale, qualche sorpresa nondel tutto inaspettata. Anzituttoestende ai 19 Municipi e alloIACP(ora ATER) l’opportunità dipresentare autonomamente iprogrammi. Ed in secondo luogoindica, come assoluta priorità diintervento, gli insediamentiATER. Sono un fortepropugnatore del decentramentoamministrativo, ma ritengoquesta opportunità, per come èformulata, un fattore diconfusione nel già difficilequadro istituzionale della città. Èin corso una serie di incontri tratutti i soggetti istituzionali perinserire i contratti di quartiere inun quadro di accordi e inteseche rendano plausibili e validi iprogrammi che presenterà lacittà di Roma, circa uno per ogniMunicipio.

Per concludere, auspico traqualche anno un bando“contratti di quartiere III” cheabbia caratteristiche un po’francesi, gestito a livellonazionale da una commissioneintergovernativa che decida difar convergere risorse ecompetenze sulle periferiedegradate. Una commissionecomposta da rappresentanti delMinistero delle infrastrutture,delle politiche sociali,dell’economia, della cultura,

dell’ambiente, della scuola. Innuce c’erano alcuni accordi diquesto tipo nel primo bando manon hanno avuto la forza disvilupparsi. Una commissioneintergovernativa con unamissione orientata alle periferieurbane, che promuova i contrattidi quartiere come programmistrategici e integrati di sviluppolocale, dando una quota difinanziamento per le opere, perle attività di sostegno economico,per quelle sociali, per quelleculturali e così via. Potrebberoessere anche le Regioni acostituire una commissioneinterassessorile. Insomma chequalcuno lo faccia. Solo allorasarà possibile gestire i contrattidi quartiere come veri contrattitra la società civile ed i governilocali indirizzati ad uno sviluppocondiviso e sostenibile deiquartieri urbani periferici e arischio di esclusione sociale.Infine va rivolta una particolareattenzione ai processi dicoinvolgimento dei cittadini edegli stakeholders locali. Un veroprocesso di partecipazioneprogettuale richiede, oltre aduna forte volontà politica, risorseprofessionali e competenzespecifiche interdisciplinari. Ingenerale tutti i programmicomplessi richiedono unaverifica degli scenari possibiliche si profilano tramite indicatoridi varia natura. È interessante aquesto proposito il dibattito cheha acceso il nuovo PRG sugliarticoli 16 e 17: progetti urbanie programmi integrati diintervento. Troppo spesso sipensa che il programmacomplesso sia un mix diarchitettura e urbanistica unitodalla qualità progettuale efinanziato con risorse private. Inrealtà è tutto più complesso e laqualità del programma sarà ilfrutto di un processo flessibile,incrementabile, modificabile neltempo, concertato e partecipato,che richiede verifiche di varioordine: di sostenibilitàeconomica, ambientale, sociale,

di efficacia sotto il profilourbanistico e di qualità deglispazi pubblici. Per garantirequalità di processo occorreinserire nelle diverse fasi diprogettazione e consultazionediverse figure professionali: dalsociologo all’esperto dieconomia, dal comunicatore alfacilitatore di processipartecipati, oltre naturalmenteagli urbanisti e agli architetti.Peraltro l’Unione Europea con ladirettiva 42/01 dà indicazionichiare su cosa intende per pianie programmi: la traduzionetecnica delle indicazioni sta nellaVAS (Valutazione AmbientaleStrategica).La partecipazione non èun’opzione culturale degliarchitetti ed urbanisti che hannoa che fare con le povertàurbane, mal tollerate da coloroche hanno per clienti influentiinvestitori, salvo nel caso diparare i colpi della sindromeNIMBY (nothing in my backyard). Partecipazione è un mododi conoscere e di fare che ha lesue regole che, ben applicate,dimostrano tutta l’efficacia delmetodo. Per concludere, credo che leFacoltà di Architettura eIngegneria siano molto indietronella formazione di coloro chedovranno essere protagonistidelle future trasformazioniurbane. E che l’Ordine dovrebbefavorire l’acquisizione di unanuova consapevolezzaprofessionale orientata allaprogettazione e gestione diprogrammi complessi sostenibilie partecipati.

*Direttore IV U.O. DipartimentoXIX - Sviluppo locale sostenibilepartecipato - Comune di Roma

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Pubblicare i progetti su WEB. 3Sviluppare un lavoro per il WebIl flusso di lavoro nello sviluppoper il Web inizia con il processodi definizione di una strategia daadottare e degli obiettivi del sito,prosegue con la progettazione(aspetto futuro del sito) e infinearriva la fase di produzione osviluppo.Per poter gestire al meglio leproprie pagine è opportuno fareuna precisa pianificazione eorganizzazione del sito.Il termine sito può essere riferitoad un sito Web o ad un’area diarchiviazione locale deidocumenti appartenenti ad unsito Web.

Definizione di un sito localeQuando si definisce un sitolocale, si specifica dove sidesidera archiviare tutti i file diun determinato sito. Per utilizzareefficacemente DreamWeaver, èopportuno definire sempre unsito locale per ciascun sito Webche si desidera creare.1. Crearsi una cartella

Nome_sito2. Aprire DreamWeaver (verrà

aperto un documento vuoto);3. Scegliere Sito > Nuovo sito;4. Nella finestra di dialogo

Definizione sito, verificare chenell’elenco Categoria siaselezionata la voceInformazioni Locali;

5. Nel campo Nome del sito,digitare il nome che si vuoledare al proprio sito;

6. Fare clic sull’icona dellacartella visualizzata a destradel campo Cartella principalelocale e ricercare la cartellaprecedentemente creataNome_sito;

7. Cliccare su abilita Cache percreare un file di cache per ilsito;

8. Fare clic su Ok per chiuderela finestra.

Quando si apre il messaggiorelativo alla cache fare clic su Ok.A questo punto si aprirà lafinestra Sito che conterrà tutti i filee tutte le cartelle da inserire nelsito locale.

Creazione della Home Page eProprietà di PaginaUna volta impostata la strutturadel sito per l’archiviazione dellepagine è possibile creare laprima pagina: la Home Page.Prima di tutto bisogna distinguerele pagine del sito tramite unTitolo. Il titolo aiuta i visitatori adidentificare una pagina durantela navigazione, poiché essocompare nella barra di Titolo delBrowser.All’interno di questa home pagesaranno presenti dei collegamentiad altre pagine precedentementecreate e salvate nel sito locale.Il collegamento si effettuaselezionando una parola ecliccando sulla cartella postaaccanto al campo Collegamentonella Finestra di IspezioneProprietà; si aprirà la finestra didialogo Selezionare file che cipermetterà di ricercare il file dacollegare.Una volta ottenuto il collegamentosarà necessario scegliere, sempredalla finestra di ispezioneProprietà, la Destinazione, ossiala rappresentazione dellavisualizzazione di tale pagina. Leopzioni da prendere inconsiderazione sonoprincipalmente due:

1. blank, vuol dire che la paginacollegata sarà visibile su unanuova finestra del browser;

2. parent, vuol dire che la nuovapagina sostituirà laprecedente.

Una volta effettuato ilcollegamento la parolaprecedentemente selezionatacambierà colore e verràsottolineata. Se si voglionocambiare i colori deicollegamenti è necessarioentrare nelle Proprietà di Pagina(pulsante destro del mouse in unpunto qualsiasi della finestra deldocumento).

Collegamenti: colore effettivo delcollegamentoCollegamenti visitati: colore delcollegamento dopo averlovisitato almeno una volta

Collegamenti attivi: colore delcollegamento nell’istante in cui siclicca con il mouse si di esso.Per quanto riguarda le altreopzioni, troviamo:Titolo: è il titolo che viene dato aldocumento e che, come abbiamogia detto, verrà visualizzato sullaBarra di titolo del BrowserImmagine di sfondo: è lapossibilità di inserire una sorta dipavimentazione con un’immagineprecedentemente selezionata ecopiata nella cartella del sitolocaleSfondo: è il colore di sfondodella paginaMargine sinistro: determina ladistanza dal bordo sinistro dellapagina per l’inserimento di testoe oggettiMargine superiore: determina ladistanza dal bordo superioredella paginaLarghezza margine e Altezzamargine: sono analoghi almargine sinistro e al marginesuperiore ma si utilizzano con lapiattaforma MacintoshCodifica documento: si riferisceal carattere standardImmagine di ricalco: èun’immagine che viene utilizzatacome campione ma non vienevisualizzata nel BrowserTrasparenza immagine diricalco: permette di renderel’immagine di ricalco più o menotrasparente.

Stefano Giuliani

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M O S T R E

Gaudì e ilmodernismocatalanoUna esposizione, quella di“Gaudì e il modernismocatalano”, al Chiostro delBramante in Roma, che simanifesta come la più vasta mairealizzata in Italia sulla creativitàcatalana e in particolare sullagenialità di Gaudì.In tal senso fra l’altro è utilesottolineare come il progettoculturale che il “Chiostro delBramante” sta portando avantida qualche tempo, si incentri suitemi relativi alle correnti ed aimovimenti che, attraversandol’arte contemporanea, hannomesso in luce le diverseconnessioni insite nelle relazioniartistiche internazionali.Protagonista di un periodo digrande fervore culturale nellaSpagna della fine dell’800,Gaudì ne interpreta il progressivoespandersi verso le innovazionidel XX secolo, attraverso le sueforme fantasiose, che appaionoin mostra in alcuni suoi disegni

progettuali, come negli oggetti enei mobili.Come sottolinea il DirettoreArtistico del Chiostro delBramante, Fabio Benzi, dopoaver ospitato l’EsposizioneUniversale del 1888, Barcellonasi era manifestata come “la cittàpiù dinamica della Spagna ecome capitale del modernismo” emassimo fulcro di quella che sipresentava come“l’interpretazione locale“ delmovimento internazionale notocome “Art nouveau”. Ed è proprio Barcellona cheaccoglierà infatti, particolarmenteattraverso l’opera di Gaudì, learchitetture che, fra le prime inEuropa, segneranno quellacadenza radicalmente innovativa,che avrebbe segnato una svoltain tutta Europa.La mostra, allestita incollaborazione con il MuseuNacional d’Art de Catalunya diBarcellona e con la FondazioneGaudì, si riconnette all’altragrande mostra, accolta dalmedesimo “Chiostro delBramante” sul “Liberty in Italia”ed anticipa la prossimaesposizione che accoglierà leopere relative al “Decò in Italia”.È così che la creatività di Gaudìsi inquadra anche in quel

“vivace contesto modernista diBarcellona” (cfr. F. Benzi inCatalogo Electa) “formato daarchitetti come Josep MariaJujol, Rafael Masò, Josep Puig iCadaphalch, da ebanisti comeGaspar Homar e Joan Busquets”e da artisti “scapigliati” cheamavano riunirsi presso il locale“Els Quatre Gats”.Il “modernismo catalano” fuinfatti un movimento assai riccoe forse anche più complessodegli analoghi movimenti diSecessione, Liberty e Art Decòche, superando l’arte e laletteratura, si rivolgeva ad unasorta di modernizzazione totaledella società e della culturacatalana, in un momento digrande potere della borghesia.Gli artisti che iniziarono ilmovimento erano peraltro quelliche, formatisi a Parigi, avevanoportato a Barcellona gli aneliti diun naturalismo che mescolavanocon gli esiti di un certoimpressionismo latente.La mostra, con 116 opereesposte, di cui ben 103provenienti dal MuseoNazionale d’Arte dellaCatalogna, mentre le altre sonostate prestate da altre prestigiosecollezioni, quali ad esempioquelle della stessa FondazioneGaudì o del Museo Picasso, si èproposta di fissare lo sguardo suun periodo poco valutato econosciuto fino ad ora, cheannovera invece artisti di livellointernazionale, assolutamentedegni di essere riscoperti.Da un ricchissimo contestointellettuale nascono quindi lepersonalità, da cui emergequella di Gaudì, in questaesposizione di grande fascino,che fa parte di una approfonditaricerca di un gruppo di studiosi,da cui il visitatore èaccompagnato attraverso ipreziosi saggi in Catalogo, fracui segnaliamo ad esempioquello di Mireia Freixa:”L’architettura del Modernismo inCatalogna”.

L.C.

«Architetturaè scienza».VincenzoScamozzi A Vicenza, il ciclo iniziato conSebastiano Serlio è proseguitocon una mostra internazionalededicata a Vincenzo Scamozzi(1548-1616), da molticonsiderato in passato a tortoun epigono del Serlio e delPalladio, molto probabilmentel’ultimo dei grandi architetti delCinquecento. La mostra e soprattutto lapregevole pubblicazione chel’accompagna, intendevademolire questo pregiudizio,riscoprendo un grandearchitetto che, a partire dalPalladio, propone una propriapersonalissima idea diarchitettura fondata nonsull’estro individuale, o sullapratica di cantiere, ma sullasolida base teorica diun’enorme quantità diconoscenze scientifiche etecniche, che alla fine della vitariunirà nei due poderosi volumide L’Idea della ArchitetturaUniversale, pubblicati a Venezianel 1615. Un architetto poco indagato emalamente liquidato anche daeminenti storici (Peter Murray,ad esempio nel suo ‘Architetturadel Rinascimento’ lo definisce unsemplice esecutore dellescenografie del Palladio per ilteatro Olimpico) mentreVincenzo Scamozzi realizzapalazzi, ville, chiese, teatri epersino “musei”. Le stessescenografie del palladianoTeatro Olimpico (1585), sonooggi considerate a ragione disua invenzione in quanto moltoprobabilmente il Palladioimmaginava una scena piattaall’uso antico; il Teatro diSabbioneta (oggi con le nuovescenografie di restauro adopera dei colleghi romani Di

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Antoni Gaudì, casa Calvet, 1898-1900, facciata

Antoni Gaudì, sedia di casa Calvet,1900-1901 ca

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Noto-Montuori), realizzato perVespasiano Gonzaga nel1588, primo teatro autonomoe non di corte, è un esempiopoco conosciuto di grandearchitettura: al suo interno loScamozzi tenta di realizzareun’idea organica di città dovescenografie e edificio reale sifondono alla perfezione. È diScamozzi quella che vienedefinita “la più bella casa delmondo”: la villa Rocca Pisanisui colli di Vicenza (1574), unageniale rilettura critica dellaRotonda di Palladio. AScamozzi dobbiamo il disegnodella quinta meridionale dipiazza San Marco a Venezia,le famose Procuratie nuove(1587). Sempre Scamozzi èautore di uno dei primi “musei”moderni, quando allestiscenella Libreria Marciana diVenezia la grande collezionedi statue romane antichedonate alla Repubblica dallafamiglia Grimani (1593).La rassegna, realizzata dalCentro Internazionale di Studidi Architettura Andrea Palladionel Museo Palladio di palazzoBarbaran da Porto a Vicenza,grazie al sostegno dellaFondazione Cassa diRisparmio di Verona, Vicenza,Belluno e Ancona, ha espostocirca 200 opere originali, framodelli, quadri, sculture,disegni, stampe e libri,provenienti da oltre trentamusei europei e USA: dalcorpus completo dei suoidisegni di progetto a preziosidipinti di Paolo Veronese, bustidi Alessandro Vittoria,manoscritti e antiche edizioni,anche se risulta molto difficilecontenere e soprattutto esporrel’idea scamozzianadell’architettura nello spaziolimitato di una mostra. La“riscoperta” di Scamozzi èstata completata da unitinerario fra i 20 principali sitiscamozziani nel Veneto e aSabbioneta.Alessandro Pergoli Campanelli

Ana MariaLaurent

Presso Palazzo Valentini si èsvolta la personale di Ana MariaLaurent, pittrice argentina dilivello internazionale che vive aRoma dal 1989.L’influsso dell’ambiente artisticoromano ha arricchito la Laurentdalle già straordinarie capacitàespressive unite ad una sensibilitàtutta particolare per il colore. Ipunti di osservazione dei suoiquadri sono simili a scattifotografici portati sulla tela,espressione di un’interioritàcombattiva nella quale simanifestano sentimenti,sensualità, e senso estetico dellavita.Tori, abbracci e baciappassionati, visioni dinamichedel quotidiano sono i temiricorrenti in questa artista digrande impatto che ama ledescrizioni in bianco e nero dellesue impressioni inondate dicolore e rivestite di luci istantaneecon costanti riferimenti al colorerosso. Presentato alla mostra un cd-rommultimediale che illustra ilpercorso artistico degli ultimiquattro anni di lavoro della

Laurent insieme ad un catalogodi 118 pagine edito daInternational Publishing ecorredato da testi di LucianoCaprile, Duccio Trombadori edAnna Maria Tarantino.

[email protected]

Il MedioevoEuropeo diJacques LeGoffIn un percorso articolato, validoa far luce sull’idea di una Europaunita, eppure diversificata percaratteristiche e consuetudini dalmondo arabo ed ebraico, Parmaha realizzato recentemente lagrande mostra: “Il Medioevo diJacques Le Goff” .Allestita nei Voltoni delGuazzatoio del Palazzo dellaPilotta, parte integrante dellaGalleria Nazionale, l’esposizioneè stata promossa dallaSoprintendenza per il PatrimonioStorico Artistico eDemoantropologico di Parma ePiacenza, insieme con laProvincia di Parma e il Comitatoper la promozione della cultura edelle residenze farnesiane.Si è trattato certamente di ungrande omaggio reso alla figuradello storico, che ha messo apunto in particolare una suaprecisa visione della città

europea, nella consapevolezzadelle profonde radici storiche chene costituiscono quasi sempre lanervatura essenziale. E Parma si èpresentata veramente come“cornice ideale”, date le presenzemedievali che la città offre: dalDuomo, al battistero, al palazzodel vescovo, al palazzo delGovernatore, significative delcontrasto dei poteri civile edecclesiastico, caratteristicodell’epoca medievale.E del resto appare evidente,percorrendo la storia, come siastato proprio il Medioevo ilmomento in cui si andòdelineando la figura della cittàappunto come “luogo diaggregazione politica, economicaed artistica”. E se la cittàmedievale, turrita e circondata damura non aveva in sé quelfondamentale collegamento che

avrebbe determinato poi laconnessione tra le mura stesse e lavita che si svolgeva al suo interno,ecco tuttavia incunearsi latrasformazione di quelle “fortezzedi pietra” in veri e propri centriurbani, in cui il tessuto connettivoera finalmente costituito dallacomunicazione fra gli uomini. E senelle fortezze dominava la paura,all’interno di quelle cinte murarie,“prive di anima”, in cui l’uomocercava invano stimoli per la suasicurezza, la religione e quindi laChiesa tendono a convogliareverso di sé “l’idea di città”. È ciòche si può osservare ad esempio,nelle monete e bolle imperiali daCarlo Magno in poi, poiché gliimperatori cristiani tendono ad

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Ana Maria Laurent nel suo studio

Ana Maria Laurent, "Senza Titolo", tecnica mista su tela, 2001

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assumere sul popolo il valoredella difesa e della sicurezzaspirituali, in luogo di quellamateriale assente. Ne è unachiara manifestazione, adesempio, una Bolla di Enrico IVconservata allo Staatarchiv diHannover in cui appare la scritta“Roma caput mundi” (1065),evidenziata su una chiesa turritamunita di un atrio.Ma quando la campana (simboloreligioso) , passerà invece a farparte della Torre comunale, e poisulle facciate dei Palazzi comunaliappariranno gli orologi, avverrà ilpassaggio dalle “ore segnatedalla preghiera” a “quellesegnate dal lavoro” e il tempo ,da “tempo di Dio”, diventerà“tempo degli uomini”. Diconseguenza, un altro passo nelconcetto moderno di città siavverte nel momento in cuil’individuo, appropriatosi deltempo, non ne fa più un elementolegato a concetti liturgici. E così lacittà si popolerà di tutti queimestieri che la rendonoeffettivamente popolata di uomini:mercanti, banchieri, giuristi, notai,medici, insegnanti e non piùsoltanto le tre classi codificate deisacerdoti, guerrieri e lavoratori.Ed acquistano valore e creano lavera fama le opere di pace, come,ad esempio “costruire i propripalazzi in città”, come Rucellai,che diceva di aver trovatofinalmente gioia “più nello

spendere, che nel guadagnare!”Ed è significativo far notare comela mostra di Parma abbiagiustamente scelto a propriosimbolo proprio la colomba dellaPace.Una cinquantina di opere distraordinario impatto visivo hannoillustrato la visione storiografica

dello studioso: un medioevo dallalunga durata in cui l’identitàeuropea appare identificata dallacombinazione di variecomponenti etniche e culturali,fuse insieme sotto il segno delCristianesimo.Un prezioso Catalogo, aperto dauna introduzione del prof. LeGoff, ed edito da SilvanaEditoriale, ha accompagnato laMostra, con una serie di saggi,firmati da specialisti e studiosidelle tematiche sottese dallaesposizione, fra cui lo stesso LeGoff, e la Soprintendente LuciaFornari Schianchi.Una sezione della mostra è statadedicata a fotografie di grandeformato di particolariarchitettonici di alcune cattedralieuropee (inserite nel territorioattraverso grandi mappe) congrande impatto sul valoresimbolico, ma anche sullaimportanza di alcuni materialiricorrenti. Una seconda sezione èstata poi dedicata ad una serie dioggetti, scelti dal prof. Le Goff,provenienti da Musei di tuttaEuropa e validi per una chiararappresentazione della sua “ideadi Europa”.

L.C.Per informazioni:0521 521538Comitato [email protected]

E V E N T I

Siena:restaurata lavetrata delBoninsegna

La grande vetrata del coro delDuomo di Siena, identificata daEnzo Carli nel 1956 (sulla basedi importanti documenti), comequella commissionata all’Artista,nel 1287-88, dal Comune diSiena e dall’Opera del Duomo,mostra oggi con evidenza ancoramaggiore, dopo il restauro, icaratteri stilistici tipici dell’arte diDuccio da Boninsegna, il piùimportante pittore attivo a Sienatra la fine del Duecento ed i primidecenni del Trecento.Il restauro dell’ opera è stato resopossibile dalla munificenza di variEnti, ma particolarmente dal fortecontributo dato dallo “sponsor”principale, la Ditta Calp,azienda che ha inserito questa“committenza” nell‘ambito di unastrategia aziendale volta ad uneffettivo e sempre crescenteimpegno di tutela econservazione dell’arte nel

comprensorio senese, uno degliambienti più affascinanti e ricchidi cultura della Toscana.Alla base del restauro si è postol’ importante lavoro di unComitato consultivo costituito dapersonalità di rilievo nel campodel restauro e, intorno al restaurodella vetrata, come ha sottolineatoil Soprintendente di Siena eGrosseto prof. Bruno Santi, si èsviluppata poi tutta una serie diinteressanti iniziative volte a farconoscere Duccio, con attività disupporto alla Mostra duccesca,per la particolare competenza edimpegno della dott.ssa DonatellaCapresi, nell’ambito appuntodella Soprintendenza di Siena.È stato così preventivamenteaccumulato quell’indispensabilebagaglio di conoscenza e dianalisi sul manufatto e tutto quelcomplesso di documentazionefondamentale che è costituitodalle coordinate storiche, leanalisi storico-critiche e lespecifiche tipologie del restauro:tutte iniziative specifiche, che sonocomunque da vedersi nell’ambitodi una corretta politica generaledi conoscenza del patrimonioartistico su piano nazionale.Come ha sottolineato ilrestauratore, il M.o CamilloTarrozzi, l’operazione di restauro

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La creazione di Eva di Andrea Pisano

Arazzo di vita signorile

Volto femminile

Duccio, la vetrata del Duomo di Siena

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(partita nell’ottobre 1996), moltocomplessa fin dall’inizio, ha vistotuttavia un percorso molto piùagevole e notevolmentesemplificato, dal momento in cuila CALP, sponsor ufficiale, hamesso a disposizione il propriolaboratorio specialistico, conmicroscopio atomico, nonché isuoi migliori tecnici, per ladiagnostica e lo studio dellediverse tipologie ed interventi.La grande vetrata circolare delcoro del Duomo di Siena sidifferenzia dalle molte vetrated’oltralpe dalla intensa gammacromatica, spesso anche adiscapito di una più immediataleggibilità del “testo”rappresentato, proprio perché lavetrata di Siena mantiene fermala specifica funzione di forniregrande luce all’interno,mostrando con chiarezza lapittura in trasparenza.Nonostante la differenza ditecnica e di formato, tuttavia lavetrata ha mostrato agli studiosiche ne hanno studiato il restauro,una profonda coerenza con lapiccola “Maestà” del Museo diBerna e con la “Madonna deifrancescani” della Pinacoteca diSiena, opere attribuite ormai concertezza all’epoca giovanile diDuccio.

La “rosa” del Duomo di Siena,preziosissima testimonianzadell’arte vetraria del periodogotico e ritenuta giustamente unadelle più antiche vetrate italiane,raffigura tre scene di gloria dellaVergine (la Sepoltura,l’Assunzione e la suaIncoronazione), i Santi protettoridi Siena nel Duecento(Bartolomeo, Ansano,Crescenzio, Savino) e i quattroEvangelisti seduti in trono. Dopol’ultimo intervento, resosinecessario tra il 1946 e il 1948,in seguito ai danneggiamentiprovocati dagli ultimi eventibellici, le Soprintendenze senesihanno sempre tenuto la vetratasotto costante osservazione,mettendo a mano a mano inevidenza segni di degrado, adesempio in alcune parti dellaintelaiatura, che avevanoprovocato “spanciature piuttostogravi nei pannelli della zonacentrale“ (A. Bagnoli).La pulitura data dal restauroattuale ha ridonato vita allamagia dei colori, che, com’eraprevisto originariamente, mutanodi intensità e vivezza, a secondadel modo con cui la luce si posasu ciascun elemento: dallo“zaffiro dei fondi, al rosso rubinodelle vesti, dai gialli oro a

qualche violetto pervinca o verdepistacchio” (v. A. Bagnoli in “Lavetrata del Duomo di Siena e ilsuo restauro” a cura di A. Bagnolie C. Tarozzi, Silvana Editoriale,Milano 2003 ).Operazioni conservative epuliture dei vetri sono seguite aduna serie di analisi cliniche efisiche, rilevazioni grafiche efotografiche, che, in una sorta di“cartella clinica”, hanno costituitoun dossier che sarà poi sempreritenuto la base di consultazioneper ogni futuro intervento dimanutenzione.La grande vetrata restaurata èstata recentemente esposta neiluminosi saloni al VI livellodell’ex-Ospedale di Santa Mariadella Scala, per l’allestimento diGuido Canali. Ed è qui che ilvisitatore ha potuto osservare davicino alcuni particolaridell’intervento; sono stati infattiriadagiati delicatamente in piano

i pannelli deformati e “ricuciti”nelle parti difettose tutti gli altri,fino a che ogni pannello è statoreinserito in una intelaiatura inacciaio inossidabile, contenenteall’interno un “reticolo di acciaiosottile che corre di costa lungopercorsi privilegiati delleimpiombature”, costituendo cosìun traliccio su cui, in modocapillare , è stata ancoratal’impiombatura, mediante filo dirame.Una controvetrata apribile,renderà più agevole, quando lavetrata sarà ricomposta in situ,ogni intervento di manutenzione.

L.C.

Per approfondimenti einformazioni: Sezione didattica dellaSoprintendenza per i BeniArtistici e Storici per le provincedi Siena e GrossetoTel. 0577 286143.

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Duccio, Maestà, Berna, Kunstmuseum

Duccio, la vetrata del Duomo di Siena, particolare

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Il terzo anello. L’era urbana

RAI Tre, in una sorta di sfida, omeglio nella consapevolezza chela curiosità sia lo stimolobasilare, nei riguardi poi dellasuccessiva ricerca, ha propostouna serie di conversazioni-interviste (in 20 puntate, dallunedì al venerdì, dal 1° marzo2004, dalle 14.00 alle 14.30 ),su un tema di grande attualità: lacittà.La proposta riguarda in effetti il

modo stesso di vivere di ogniuomo e si pone come obiettivo unorizzonte lontano, considerandol’attuale “era urbana” a partiredalla situazione presente, in cuil’Uomo, per la prima voltasembra essersi “chiuso” nellacittà, da cui esce soloapparentemente per raggiungerealtre sedi, ma sempre chiusoall’interno di un treno o di unaereo e comunque per immettersidi nuovo in una città, che èeffettivamente il luogo in cuil’Uomo vive di più.Se la città e quindi l’architettura è“come un iceberg” (come haavuto l’occasione di dire l’arch.Foster), si tratta di cercare dicapire che cosa sia effettivamentela città del XXI secolo!L’intento di questo programmaradiofonico è quello di“comunicare l’architettura e i suoi

valori ai cittadini”, ritornando alconcetto vasariano di “bellezza”delle città come “qualità” dellesue architetture. È così che la storica dell’arteMarta Francocci, insieme conl’antropologo regista egiornalista Giorgio De Finis, hadedicato ben due anni di lavorointenso ad una serie di interviste(circa ottanta), mirate adapprofondire tutto ciò cheprecede il lavoro vero e propriodell’architetto, che deve per lapropria stessa professione,ragionare sul futuro e progettaretenendo conto dei tempi lunghi,

particolarmente interessatoproprio al momento in cui stavivendo, ma con lo sguardo alfuturo, nell’arco di un grandepassaggio. Sono stati cosìcontattati personaggi comeDaniel Libeskind, Norman Foster,Paul Virilio, Marc Auge’, RemKoolhaas, Zaha Hadid eMassimiliano Fuksas.Come ha affermato l’arch.Raffaele Sirica, presidente delConsiglio Nazionale degliArchitetti, la cultura della cittàrappresenta un segno importantetra cultura, economia e società eciò è addirittura evidente anchenei simboli che appaiono sullacarta moneta. Se infatti sui taglidi minor valore appaiono simboliarchitettonici che si rifanno alpassato, a mano a mano i valoripiù importanti sono identificati dasegni architettonici più recenti

fino alla banconota di 500 euroche ha un’immagine del futuro! Èquindi evidente come sia statasempre l’architettura che si èproposta come indicatore pervalutare il grado di sviluppo di unPaese ed ora, allorché, dopomezzo secolo di quella che è statadefinita una sorta di “architetturainterrotta”, ad Assisi, con ilgrande Forum che ha vistopresente un numero elevatissimodi architetti, è ricominciatal’ascesa di questo settore della vitadi ogni cittadino, è risultato vitale

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essersi avviati ad un passaggiofondamentale nella progettazionearchitettonica. Si tratta delpassaggio, come ha sottolineatosempre il presidente Sirica, dalla“concorrenza dannosa” a quella“virtuosa”, ossia dall’affidamentodegli incarichi progettuali sullabase del lavoro già svoltodall’architetto, oltre che del costoe tempo minore, all’affidamentodegli incarichi attraverso i bandidi concorso con il vantaggioinnegabile di un miglioramentodella qualità e di uninnalzamento dei livelli diprogettazione.

Fu infatti in occasione del Forumdi Assisi che, dopo avereosservato che in Italia non eranostati banditi che pochissimiconcorsi, di fronte ai 1.000 chenello stesso periodo erano statibanditi in Francia, è nato quelForum Europeo che, con leorganizzazioni degli Ordini edella cultura, ha gradualmenteportato alla formulazione dellaLegge per la Qualitàdell’architettura appenaapprovata. Essa è ora infatti allapresidenza del Consiglio deiMinistri, nella formulazioneallargata (rispetto alla precedenteLegge Melandri) che vede ancheil coinvolgimento dei Ministeridelle Infrastrutture, RicercaScientifica e Beni Culturali,ricevendo anche l’appoggio dellaConferenza Stato-Regioni, in cuiqueste ultime hanno condiviso e

rafforzato la legge stessa.Si è quindi finalmente fatto luceanche in Italia su quel concetto di“Democrazia Urbana” (coniato inFrancia), che si occupadell’impatto ambientale nonsoltanto dalla consuetaangolazione prettamentenaturalistica o paesaggistica, maanche da quella sociale,economica e culturale.A novembre (a chiusura dellaBiennale) una nave, partendo daVenezia, toccherà i porti diAncona, Messina, Livorno eCivitavecchia, per raggiungereGenova, obiettivo finale, come

“Capitale della cultura” per l’annoin corso. In ciascuno dei portitoccati, sarà accolto un particolareevento, legato al territorio (sipensi ad esempio al Ponte sulloStretto), dando vita a momenti didiscussione e confronto coordinatida una “Commissione diDemocrazia Urbana”, cuiparteciperanno Assessori,Amministratori, progettisti ecomuni cittadini interessati, nelricordo di quel famoso quartoCIAM che aveva visto a bordo diuna analoga nave architetti comeLe Corbusier. In tal modopotranno essere stilati importantidocumenti relativi al paesaggio(“parola-chiave” di questa nostraItalia, che è stata definita in modotanto suggestivo come “unagrande mensola incastrata nelleAlpi”), con gli incontri organizzatida un prestigioso Comitato

Scientifico, che vedrà, insieme conl’Università, le Istituzioni, il DARC,la segnalazione di temi dialtissimo livello culturale escientifico.E come ha sottolineato proprio ilDirettore del DARC, l’arch. PioBaldi, è veramente di estremointeresse il fatto che finalmente laRAI si sia occupata di architettura,tenuto conto che appuntol’architettura determina la vitastessa di ciascuno di noi ed il“buon modo di vivere”.E la Legge per la Qualitàdell’Architettura potrà così esserecompresa dal cittadino, uscendodal linguaggio aulico, parlandonein termini semplici, accattivanti,comprensibili, contribuendo così a“travasare i desideri della gente,all’interno della città costruita”. Il coordinatore scientifico delprogetto, prof. arch. RenataBizzotto (Consigliere CNA), che,come ha sottolineato MartaFrancocci, ha ideato e resoagevole il percorso (non certofacile) dell’intera e così rilevanteoperazione, è riuscita a portareavanti un approfondito discorso di“comunicazione dell’architettura”,attraverso le 20 trasmissioniradiofoniche, puntandosull’obiettivo generale di parlarefinalmente di architettura in modocorretto. Ha così coinvolto, oltre alConsiglio Nazionale, i due Ordinipiù grandi (per numero di iscritti)ossia quello di Milano e quello diRoma, cercando di fare lucesull’importanza del discorsocomunicativo per far comprendereal comune cittadino la differenzasostanziale tra il concetto del“vivere nell’architettura” e del“vivere nell’edilizia” per portareciascuno alla consapevolezza didover “pretendere” di viveresempre all’interno di opere di“architettura”!E come ha messo in luce l’arch.Purini, finalmente con questabrillante iniziativa si affrontanoefficacemente i temi fondamentalidella condizione urbana attuale:dal confronto tra globalità elocalità; al contrasto fra spettacolo

e realtà, nella città odierna, chetende a fare di se stessa un vero eproprio “parco tematico”; alcontrasto fra il progetto urbano el’architettura vista come fenomenoartistico.A cura di Paola Tagliolini, le primedieci puntate hanno avuto pertema i seguenti argomenti: “Lametropoli del XX secolo”; “Orientee Occidente”; “Il pericolo e lapaura”; “Monumenti e simboli”;“Quartieri e confini”; “Centristorici, vecchio e nuovo”; “Leperiferie interne”; “La periferiaesterna”; “Le strade”; ”Lestazioni”.

L.C.Per informazioni:[email protected]

Santa MariaAntiqua,un sitoarcheologicoaccessibile a tutti

La “Classificazione internazionaledelle menomazioni” propostadall’Organizzazione Mondialedella Sanità ha definito ladisabilità come l’incapacità disvolgere le normali attività dellavita quotidiana a seguito di unamenomazione e l’handicap comelo svantaggio sociale derivante

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dalla disabilità (Disabilità eHandicap -1980).Queste definizioni chiarisconoinequivocabilmente comel’individuo disabile divengahandicappato a causa dellapreclusione indotta, nei varisettori della vita sociale, dallebarriere create dall’uomo stesso.Realizzato per la SoprintendenzaArcheologica di Roma il sitointernet di Santa Maria Antiqua(http://www.archeorm.arti.beniculturali.it/sma/) si prefigge loscopo di combattere la nascitadelle barriere elettroniche,costituendo, per vari aspetti, unesempio di “best practice” dovela tecnologia si adatta all’uomo enon viceversa.L’incarico, nato per la raccoltadella documentazione relativa diun’area archeologica, si avvaledei fondi per i lavori messi adisposizione dalla Samuel H.Kress Foundation (New York) edal World Monument Fund (NewYork), in collaborazione conl’Istituto di Norvegia in Roma, ilSigval Bergesen d.y. og HustruNanki’s almennyttige Stiftelse(Oslo), l’ICCROM (CentroInternazionale per lo Studio dellaConservazione e del Restauro deiBeni Culturali - Roma), la Facoltàdi Conservazione dei BeniCulturali dell’Università dellaTuscia (Viterbo), l’ENEA (Ente perle Nuove Tecnologie, Energia eAmbiente - Roma), e laSoprintendenza Archeologica diRoma, insieme ad alcuni privati.Realizzato dalla società SATELs.r.l., il sito è allineato allerichieste del piano Europe 2005in materia di maggioredisponibilità dei contenuti deiservizi pubblici su diversepiattaforme tecnologicheinterattive (1), inoltre risultacomplessivamente nondiscriminante né per la diversaabilità delle persone che siaccingono a consultarlo, né perla tecnologia utilizzata (possibilile connessioni con WebTV,computer palmare (PDA), Apple,Unix, e programmi Open

Source). La preparazione del sito ha tenutoin debito conto i concetti baseprevisti dalle proposte di leggesull’accessibilità del web, nonchéle linee guida del consorzio W3C,che hanno indirizzato l’interolavoro di preparazione. Al fine di ottenere miglioririsultati, sono state coinvolte, dasubito, le associazioni di personecon disabilità, le uniche in gradodi indirizzare i programmatoriverso le esigenze di un’utenzaallargata. Fondamentali gliapporti della Dott. Marina Vriz(non vedente, esperta diinformatica dell’A.S.P.H.I. -Associazione per lo Sviluppo diProgetti Informatici per gliHandicappati), Alessandro Baldi(non vedente, esperto diinformatica dell’UIC - UnioneItaliana Ciechi), Mario Sartorelli(non vedente, presidente delConsiglio Regionale UIC eI.Ri.Fo.R. - Istituto per la Ricerca,la Formazione e laRiabilitazione), Germano Carella(non vedente, FUB - FondazioneUgo Bordoni, Ministero delleComunicazioni), nonché dellepersone con altre disabilità che sisono prestate ai “test” di usabilità. Possono essere apprezzate datutti, soprattutto dai“normodotati”, le ricadute positivein termini di architettura

dell’informazione.Almeno tre le differenze rispettoai siti tradizionali:1) Visualizzazione Ridimensionando la finestra ilcontenuto viene riadattato inmodo dinamico e può essereconsultato senza la necessità discorrere con la barraorizzontale.2) StampaUn sito “normale” taglia icontenuti rendendo incompletala stampa, il sito in questioneoltre ad adattare i contenuti alformato della carta, elimina didefault le informazioni “inutili”nella stampa (menu dinavigazione, banner, colori disfondo, grafica di ornamento,ecc.).Ogni documento stampatocontiene al suo interno tutte leinformazioni ma nulla di nonrichiesto. I caratteri di stampa,inoltre, seguono l’esattavisualizzazione della grandezzadei contenuti sullo schermo.3) La navigazioneUn sito normale, pur essendoteoricamente navigabile, risultamolto pesante al caricamento,nonché ingestibile con unoschermo di ridotte dimensioni. Lalarghezza dei contenuti rimaneinalterata e quindi lanavigazione deve avvenire sia inorizzontale sia in verticalemettendo a dura proval’orientamento dell’utente ancheall’interno della singola pagina.Santa Maria Antiqua inveceriorganizza i contenutiottimizzandoli sia alle ridottecapacità di resa grafica deldispositivo sia alle dimensionidello schermo, evitando semprelo scroll orizzontale. Estremamente contenuto, ilmaggior costo per ottenerequesto sorprendente risultato.

Valentina Piscitelli

Per ulteriori informazioni circanuove realizzazioni:www.satelsrl.it - [email protected].

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In evidenza, Santa Maria Antiqua trale strutture che la circondano: asinistra l'Oratorio dei XL Martiri, adestra il cosiddetto Tempio diAugusto. Sullo sfondo, le pendici delPalatino

Particolare dell'area centrale dellaparete

L'atrio che conserva importantiframmenti di pittura e di intonacistorici, probabilmente è sempre statolasciato senza copertura

La veduta d'assieme delle tre navate;in fondo, il presbiterio e l'abside

Veduta generale dell'atrio e dellaChiesa

Pianta di Santa Maria Antiqua edelle strutture archeologicheadiacenti: A) Atrio; B) Presbiterio; C) Abside; D) Cappella di Teodoto; E) Cappelladei Santi Medici; F) Navata centrale;G) Navata sinistra; H) Navata destra;I) Tempio di Augusto; L) Rampa alPalatino; M) Oratorio dei XL Martiri

(1) punto I A 4.3 e punto IV 9.3

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La scena di Puccini

Le diverse abitazioni dove Puccinivisse, i paesaggi che amòfrequentare, le vie, i caffè,costituiscono senza dubbio uninsieme di memorie che evocanoad ogni passo quella splendidaunità di “immagine – suono –canto“, che è stata creata eimmortalata dalla musica delgrande Artista. Un “rapportosensitivo”– così come vienespecificato dagli studi svolti sulletematiche pucciniane da MichelLacroix, tra la musica e la“spettacolarità” dell’eventonarrato ha determinato unaunione inscindibile tra suono evisione, in modo che i personaggirappresentati nell’opera simuovono in modo profondamenterealistico, nell’ambito di unpaesaggio reso con estremaefficacia.Il contenuto sonoro e il contenutofonico-acustico si offrono quindiad una visibilità totale, interattiva,inscindibili l’uno dall’altro in unavisione moderna dello spettacolo.E Puccini, in modo molto innovativoper i tempi, ha sempre dato, nelcorso della sua carriera, precise edettagliate indicazioni sul relativoprogetto scenografico e del resto ilcompositore aveva nel cuore ilmonito dei musicisti francesi suoicontemporanei, che così siesprimeva: “écouter avec les yeux!”.

Ed infatti la fantasia creativa di uncompositore eccelso come Puccini,non può essere avulsadall’immagine, e del resto anche ilpubblico non può non collocarlain una ben precisa “dimensionevisiva” ricordando in effettisempre le diverse melodie diTosca, di Madame Butterfly, diManon o di Turandot, sullo sfondodi immancabili, suggestivescenografie, peraltro inscindibilidal contesto musicale.Si affacciano così ”grandiosi ericonoscibili paesaggi urbani,ambienti naturali mai generici,interni fastosi di ricchi palazzi,come pure angusti spazi di vitadomestica “che, fra storia, realtà efiaba“, indicano, fra oggettiminimi del vivere quotidiano,l’adesione ad un realismo moltonitido ed emotivamentesottolineato (cfr. Vittorio Fagone,“La scena di Puccini.L’immaginario visuale e l’opera” inCatalogo della Mostra, “La scena

di Puccini”, a cura di VittorioFagone e Vittoria Crespi Morbio,ed. Maria Pacini Fazzi, Lucca,recentemente allestita a Lucca,Fondazione Ragghianti).E in particolare va sottolineatocome la città di Lucca occupi unruolo centrale quale custode dellamemoria della “scenapucciniana”, ciò che è anche

sottolineato dal fatto che ilSindaco della città, per Statuto,riveste anche la carica diPresidente della FondazioneGiacomo Puccini.Puccini descriveva personalmentenon solo le architetture, gliambienti e le suppellettili, dellescene delle sue opere, ma anchela luminosità in cui dovevanoessere più o meno immerse.Ed è interessante ricordare comeegli non “lasciasse al caso”neppure il momento precisodell’apertura o della chiusura delsipario ed è nota la sua frase: “Unsipario chiuso troppo presto otroppo tardi significa spesso

l’insuccesso dell’opera”.E tuttavia, nonostante, come si èdetto, siano sempre state moltoprecise le indicazioni date dalcompositore, fu inevitabile che lapersonalità degli scenografi, perlo più pittori e scultori, le abbianopoi attuate solo in parte, dandoinvece libero sfogo alla propriapersonale intuizione creativa. Bastipensare ai grandi nomi chefirmarono le scene di Puccini: daGalileo Chini a Gianni Vagnetti,da Primo Conti ad ArdengoSoffici.Desideriamo particolarmentesegnalare come l’Esposizione,allestita per la FondazioneRagghianti di Lucca dallo StudioArrigoni Architetti (con un nutritogruppo di specialisti e studiosi), sisia avvalsa, per la prima volta inItalia, di apparecchiaturerealizzate da Sensing Places eoriginariamente sperimentate al

MIT Media Lab dall’ing. FlaviaSparacino (esperta di museografiainformatizzata presso lo stessocentro), tali da rendere possibile alpubblico cogliere, lungo i percorsidella mostra, “la coerenza traimmagini figurative ed ariepucciniane”. Inoltre, particolariologrammi (realizzati secondotecnologie innovative) hannoconsentito ai visitatori di “avereuna visione tridimensionale deibozzetti di alcune scenografiepucciniane”.

L.C.Per informazioni: www.fondazione ragghianti.itinfo@fondazione ragghianti.it

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Angelo Parravicini, “La Fanciulla del West”, Atto1, 1910

Mario Sironi, “Tosca”, Atto1, 1934-35

Primo Conti, “Il Trittico: Suor Angelica”, scena unica, 1955

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T I P O L O G I ELABORATORI

- Apparecchi illuminanti- Arazzerie/tappezzerie––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––– - Cartotecnica carta/cartone- Ceramiche/vasi/terracotta- Cererie- Corniciai/doratori––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––– - Decoratori/trompe l’oeil––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––– - Ebanisteria/falegnameria––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––– - Fusione in bronzo/altri metalli––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––– - Galvanica- Gessisti/stuccatori- Gomma /resine naturali––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––– - Imbottiti /tappezzieri- Impagliatori (giunco, midollino, paglia di Vienna)- Infissi (legno, ferro, acciaio, P.V.C)–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––- Laccatura/lucidatura- Lavorazione cuoio e pelle––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––– - Marmisti- Marmi e pietre- Metalli vari/Metallari- Metalli preziosi/oreficeria/avorio/pietre dure- Mosaicisti––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––– - Resine sintetiche- Restauratori/varie categorie––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––– - Tappeti e moquettes––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––– - VARIE–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––LAVORAZIONI IN OPERA (posatori)

- Carpenteria in legno/ferro––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––– - Decoratori- Doratori––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––– - Gessisti––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––– - Manifattura tessuti/pittura/decorazione- Mosaicisti––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––– - Parati- Posatori di rivestimenti a parete/pavimento- Posatori di moquette- Posatori/realizzatori di cemento gettato, mosaici,

piastrelle––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––– - Vetrerie/lavorazioni artistiche del vetro- VARIE–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––

Scheda da compilare per l’artigiano

TipologiaDi laboratorio o di lavorazione in opera

Città / Provincia /Area geografica di appartenenza

Riferimenti(nome e cognome

del titolare o della ditta,indirizzo, telefono,

fax, e-mail)

Riconoscimenti(Premi, menzioni,

pubblicazioni)

Numero di persone che lavorano + il titolare/i

Anno di inizio dell’attività

Stimola l’idea di aprire una finestra di dialogo con gli artigiani che si sono distintiper aver realizzato prodotti innovativi attraverso tecnologie più o meno avanzate,

o semplicemente per aver confezionato, nel corso della loro attività, oggetti la cui fat-tura risulta complessivamente pregevole.Abbiamo ritenuto importante dotare la rivista di uno strumento di catalogazione perampliare il raggio di conoscenza di una categoria di persone davvero preziose per lanostra attività di architetti. Dedicare uno spazio agli artigiani significa riconoscerglivalore, comunicare loro la nostra stima, aggiornare le nostre informazioni su un mon-do in continua evoluzione.La curiosità che anima questa professione non può che essere accresciuta e stimolatadal rapporto con gli artigiani, inoltre il risultato di una felice collaborazione rende i no-stri progetti più interessanti.Materiali, tempo, esclusività distinguono il prodotto artigianale da quello industriale. Il tempo dedicato alle scelte accurate è il mezzo per esaltare la natura dei materiali.Doppio se non triplo, rispetto alla lavorazione di tipo industriale, il tempo fa dilatare laconsegna del lavoro e fa lievitare il prezzo, ma è anche lo strumento che assicura l’u-nicità della realizzazione.Come in tutti i rapporti c’è bisogno di reciproca permeabilità e di capacità di ascoltoper arrivare a trovare quelle soluzioni che fanno la bravura di chi progetta e di chi rea-lizza.Un artigiano attento interpreta e perfeziona le idee, può essere un tramite per acqui-stare abilità e competenza nel disegno. È possibile che l’interscambio realizzi un reci-proco cambiamento dell’atteggiamento verso il progetto. L’ultra specializzazione nongiova a questo tipo di dialogo esattamente come un artigiano che non ama il propriolavoro scoraggia la creatività. Possedere gli strumenti per poter lavorare è liberatorioper chi progetta; di Carlo Scarpa si dice fosse un ottimo artigiano prima di essere unbravo architetto. I suoi progetti nascevano dalla conoscenza dei materiali, delle tecni-che di lavorazione e poi diventavano disegno di architettura.Non è difficile lasciarsi attrarre da ciò che emoziona; non si ha mai la sensazione diperdere tempo quando si conosce qualcuno che ci lascia un bel ricordo, ci piacerebbese questa rubrica riuscisse a collezionarne qualcuno creando un ambito di approfon-dimento e di crescita.

Invitiamo tutti a mettere in comune il patrimonio di conoscenze comunicando, attra-verso segnalazione, gli “artigiani di qualità” del territorio di Roma e Provincia. Il ma-teriale potrà essere inviato alla Redazione di AR - Rubrica Artigianato di qualità - Or-dine degli Architetti di Roma, piazza Manfredo Fanti 47, 00185 Roma - [email protected]

A breve la rubrica sarà consultabile anche attraverso il servizio telematico dell’Ordinedegli Architetti di Roma e Provincia all’indirizzo:www.architettiroma.it/quaderni/artigiani

Valentina Piscitelli

SPAZIO ALL’ARTIGIANATO DI QUALITÀ

Le schede pubblicate alle pagine 57 e 58 sono di Valentina Piscitelli.

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Nuove idee nascono da problemi nuovi o danuovi mezzi per risolverli.

L’avvento dei materiali plastici ha segnato l’ini-zio di una rivoluzione tecnica e formale simile aquella avviata il secolo scorso con la produzioneindustriale dell’acciaio e del cemento armato. Per il progettista le materie plastiche stannosempre più riscuotendo la stessa importanza efamiliarità dell’acciaio, del cemento o del vetro.Attualmente in produzione sono una sessantinadi famiglie che comprendono ognuna una no-tevole varietà di prodotti. Essenzialmente deri-vano dal metano e dal petrolio. Le varietà com-merciali delle resine artificiali, dei prodotti ag-giuntivi, dei semilavorati e dei manufatti in ma-teria plastica oggi in commercio sono circa6000. La divisione più importante di questi pro-dotti è in termoindurenti e termoplastici; ter-moindurenti sono le resine che in fase di stam-paggio subiscono trasformazioni irreversibili ditipo chimico; termoplastiche sono le resine chesotto l’effetto del calore cambiano il loro stato fi-sico in modo reversibile: riscaldandole rammol-liscono, raffreddandole induriscono. Le resinetermoplastiche possono essere formate su stam-pi da lastre previo riscaldamento o direttamen-te da polveri di stampaggio. La tecnica di stam-paggio si estende da operazioni puramente ar-tigiane fino a procedimenti industriali con pres-se a caldo. Tra queste le resine acriliche (plexi-glass, perspex), il cloruro di polivinile (pvc), ilpolipropilene (moplen), il nailon.Dal 1950 Ubaldo Franci svolge la sua attività diartigiano del polimetilmetacrilato con passionee dedizione “quando ancora non c’erano lescuole che insegnavano a lavorarlo”, nel suo la-boratorio prima al quartiere Appio tuscolano diRoma, poi a Monteverde. Da allora la “Ubalplex” continua a produrre ca-polavori di artigianato realizzando oggetti diarredo, allestimenti, scenografie, inglobamentie piccole grandi realizzazioni, ma soprattuttocollaborando creativamente con architetti, sce-nografi e designers.

DA UNA LASTRA DI POLIMETILMETACRILATO AL “COCCODRILLO” DI UBALPLEX

NOTE TECNICHE SUL POLIMETILMETACRILATO (PMMA)

Composizione/struttura - È una resina acri-lica a base di estere metacrilato, un compo-sto polimerico termoplastico ottenuto perpolimerizzazione del metacrilato di metile. Caratteristiche tecniche - La proprietà piùinteressante di questo materiale è la traspa-renza, e l’alta resistenza, sebbene sia fragi-le e facile alla rottura anche a bassi allunga-menti: ha una superficie molto dura ed èdiscretamente resistente alla graffiatura; lasua durezza superficiale è tra le più alte pre-senti nei materiali termoplastici; è molto re-sistente ai raggi UV e al deterioramentocausato dagli agenti atmosferici; è colorabi-le. È però facilmente infiammabile; è solubi-le con solventi polari, compresi l’alcol, i che-toni e gli idrocarburi clorurati. Il modulo dielasticità di tutte le materie plastiche è basso(circa 1/20 di quello dell’acciaio), quellodel perspex è di 0,3 x 105 kg/cm2.Impiego - Viene utilizzato nell’industria deitrasporti, dell’illuminazione, delle costruzio-ni, per chiusure trasparenti, coperture, cu-pole e grandi superfici vetrate, per gli elet-trodomestici come per gli oggetti di arredo.Note storiche - Risalgono agli anni ‘30 leprime produzioni di materiali termoplastici(PVC e polietilene). È però nel dopoguerrache il comparto produttivo dei materiali po-limerici esplode raggiungendo presto il 30%di tasso di crescita e diventando competitivorispetto a quello dei materiali tradizionali. Acavallo di quegli anni, grazie all’impegnodella ricerca, si compirono le principali sco-perte sui polimeri e sui processi di polime-rizzazione che consentirono di ottenere lemacromolecole base, tuttora impiegate nel-la produzione di materiali sintetici. Del1936 è l’invenzione del polimetilmetacrilatoin lastra.L’impiego delle materie plastiche in edilizia,secondo i dati relativi all’anno 2000 ripor-tati in un noto quotidiano italiano, ha avutoil suo massimo sviluppo tra il 1970 ed il1985.

“Il coccodrillo” (1971), macchina teatrale ideata dallo scenografo Gianfranco Baruchello, artista,realizzata in collaborazione con Ubaldo Franci

Ubaldo Franci insieme ad una scultura di sua ideazione e realizzazione

Seghe, mole, smerigli, frese, pantografi, puli-mentatrici e mole smeriglio trasformano sempli-ci lastre in oggetti straordinari come “Il cocco-drillo”, macchina teatrale raffinatissima realiz-zata da un disegno dello scenografo Gianfran-co Baruchello per l’opera omonima di ValentinoBucchi e Mauro Pezzati messa in scena nel1971. Una serie di premi conferiti ad Ubaldo Franci edai suoi collaboratori segnano il lavoro di una vi-ta: 1970, Firenze, il Ministero dell’industria, delcommercio e dell’artigianato conferisce allaUbalplex la medaglia d’oro per gli oggetti espo-sti alla mostra dell’artigianato di Firenze; 1980,gran targa delle nazioni dell’International Busi-ness Corporation per l’alto grado di prepara-zione raggiunto nel proprio ramo imprendito-riale, e ancora, premio “progresso regioni” peri meriti acquisiti attraverso il significativo contri-buto al paese, settore delle lavorazioni e tra-sformazioni di lastre acriliche colate.

UBALPLEXVia Guido Guinizelli, 16 - 00152 Romatel./fax 06 58 180 41

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Ènata nel 1995 dalle radici dell’ebanisteriaGismondi l’azienda CODICE-A-BARRE di

Civitavecchia. Insieme a tre dipendenti ed uncollaboratore Alessio Gismondi gestisce l’atti-vità con un’esperienza lavorativa ventennaletramandata dall’abilità del padre. Gli ultimi 3anni hanno visto l’azienda incrementare del30% il fatturato annuo, a riprova di una totaleaffidabilità unita ad uno standard di produzio-ne di altissima rifinitura che coniuga le piùmoderne tecnologie di macchinari ed accessoriall’esperienza e alla cultura di settore. Il campo d’azione predilige la costruzione ed ilmontaggio di opere di ebanisteria e falegna-meria. Di particolare interesse i complementi diarredo a tiratura limitata completamente rifinitia mano. Fornitori nazionali ed esteri consentono la scel-ta di una larga scala di essenze di legno tratta-te tra cui essenze rare, pannelli lignei di varispessori, tecnologie di montaggio d’avanguar-

lità del prodotto finito, ma soprattutto renden-dosi disponibile a realizzare le sperimentazio-ni più audaci.CODICE-A-BARRE indirizza la propria ricercaal settore delle rifiniture: tinteggiature a colorivivaci con effetto sfumato, trattamenti di super-ficie naturali e chimiche con effetti particolariche vanno dalle finiture tipo legno grezzo finoalle laccature più particolari sia in effetto liscioche goffrato (varie grane), che gommoso o vel-lutato al tatto.La ditta vanta una forte esperienza nell’arredodi sale pubbliche realizzato con materialilignei trattati nell’assoluto rispetto delle norma-tive antincendio (classe 1 di reazione al fuoco).Tra le realizzazioni ricordiamo il teatro comu-nale “Traiano” di Civitavecchia ed il teatrocomunale “Astra” di Forlì.CODICE-A-BARRE offre i propri prodotti sia acommittenza privata che ad Enti Pubblici, pro-muove, all’occorrenza, alleanze con altre

imprese in forma consortile o in associazionetemporanea di imprese, indifferentemente investe di mandataria o di mandante, allo scopodi acquisire commesse, che, per ragioni parti-colari, capacità tecniche o economiche, dispo-sizioni geografiche, non sarebbero accessibilialla singola azienda, ampliando così lo spa-zio di partecipazione a gare e lavori.

EBANISTERIA E FALEGNAMERIA CODICE-A-BARRE

CODICE-A-BARRESede: V.le G. Baccelli 154, 00053 - Civitavecchia (RM)Unità organizzativa e laboratorio: Via L. Galvani 18, 00053 - Civitavecchia (RM)Tel. +39 0766 580071 Fax +39 0766 25976www.codiceabarre.come-mail: [email protected]

dia, complementi in metallo sia classici chemoderni che CODICE-A-BARRE realizzaanche su progetto eseguendo lavorazioni par-ticolari come l’intarsio e l’intaglio (artistico otecnologico), la costruzione in legno lamellaredi pareti curvate, le giunzioni tramite fresaturefinger join ad elevata tenuta nel tempo e stabi-

Teatro Astra: progettazione studio Cazzaniga

Cuore Solitario: progettazione Alessio Gismondi eGiuseppe Cerasoli

Tavolo Morbus e sedia Virus: progettazione AlessioGismondi e Giuseppe Cerasoli

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ARCHITETTURAAnalisi storico-criticaNuove tecnologiePaesaggioProgetti ed interventiRestauroTeoria e pratica del restauro

ATTIVITÀ DELL’ORDINE

CONCORSI E GARE

DESIGN

EDILIZIAImpiantiSicurezza

EDITORIALI

FONDI E FINANZIAMENTI

FORMAZIONEScuola secondaria superioreUniversità

INFORMATICA

INTERVISTE

ISTITUZIONI

LETTERE

MANIFESTAZIONIConvegni, Seminari e CorsiMostre, itinerari ed eventi

PROFILI

RECENSIONI DI LIBRI E RIVISTE

URBANISTICA E PROGETTAZIONE URBANA

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INDI

CI

AR

INDICIPER AUTORI E ARGOMENTI

2003a cura d i C laudia De Casa

Legenda dell’IndiceIl primo e il secondo numero traparentesi si riferiscono al fascicolodella rivista e all’anno di uscita, il terzo al numero di pagina.

E L E N C O D E L L E V O C I

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Altarelli Lucio – Allestimenti e spazi espositivial Teatro India (48/03, 61); Il Progettoitaliano degli allestimenti (50/03, 9)

Altomonte Sergio – Chiusure trasparenti:nuovi materiali e tecnologie (47/03, 22)

Anselmi Alessandro – Opere pubbliche earchitettura (45/03, 21)

Aureli Cristina – Tetti a falda: architettura etecnologia (49/03, 18)

Bellanca Augusto M. – L’Architetto diQuartiere nuova figura professionale nelleamministrazioni locali? (46/03, 59)

Berio Luciano – Auditorium. Altri interventi(45/03, 20)

Bianchi Francesco – Le categorie della“intelligenza domestica” (49/03, 44)

Borroni Laura – Meier e la chiesa di Tor TreTeste (46/03, 8)

Campos Venuti Giuseppe – PRG: no allacontroriforma urbanistica (46/03, 44). Letteraal Sindaco Walter Veltroni (46/03, 46)

Cangelli Eliana – Qualità ambientale dellestrutture turistiche (48/03, 33)

Cao Umberto – Un’architettura monumentalema vivibile (45/03, 34)

Carbonara Giovanni – Villa Gregoriana aTivoli. Dal F.A.I. una concreta speranza direstauro e valorizzazione (47/03, 29);Conservare l’antichità e accrescere labellezza (50/03, 40)

Carbonara Lucio – Architetti in crisi diidentità (45/03, 5); Un nuovo Piano perRoma (46/03, 7); Archeologia, urbanistica erestauro a Roma (47/03, 5); La qualitàdell’architettura per legge (48/03, 5); I costidel condono edilizio (49/03, 5); Il premio“Vivai Torsanlorenzo” (49/03, 37); Machinesà exposer... (50/03, 5)

Carosi Catia – Piccoli Comuni: un patrimonioda valorizzare (47/03, 51)

Carovana Rosanna – Una ricerca construmenti informatici (46/03, 58)

Carratù Roberto – La chiave elettronica(49/03, 45)

Centioni Vittorio – Tre parcheggi di scambio(48/03, 54)

Chiumenti Luisa – Inaugurato il “NuovoMART” a Rovereto (46/03, 22); Presentato aRoma il “Progetto Ville d’Italia” (46/03, 61);Brixia Romana. Le “Domus dell’Ortaglia”(46/03, 61); I Faraoni costruttori (46/03, 63);Il Nuovo Auditorio dell’Accademia dei Lincei(47/03, 13); Premio alla Committenza diArchitettura (47/03, 25); Necropoli etruschedi Tarquinia e Cerveteri candidateall’inserimento nella lista del patrimoniomondiale dell’Unesco (47/03, 59); Rocche ecastelli nel Parmense (47/03, 60); Parma:inaugurata la Casa della Musica (47/03, 61);Cortili aperti al pubblico (47/03, 62);Restaurato a Camaiore il Teatro dell’Olivo(47/03, 62); Arte e architettura all’Accademiadi San Luca (47/03, 63); L’Appia attraverso lefotografie di Ashby (47/03, 64); Hotel Exedra(48/03, 14); Hotel dei Consoli. Relais duSilence anche in città? (48/03, 20); CacciaDominioni: case e cose da abitare (48/03,63); Vedute della campagna romana (48/03,63); Battery Park City (49/03, 24); VicenzaSerenissima. Storia di un’avventura urbana(49/03, 58); Restaurato il complesso dell’Isoladi San Clemente (49/03, 60); Invito a Palazzo(49/03, 61); Merano: “art drive in” (49/03,61); Roma: riaperto il “Passetto” di Borgo(49/03, 62); S. Pietroburgo e l’Italia (49/03,63); Premio Anima per l’Architettura (49/03,64); Nuovi musei nei palazzi storici restaurati(50/03, 11)

Cimato Marina – The European Journal ofPlanning Online (48/03, 57)

Cupelloni Luciano – Architetturedell’industria: piani e progetti. Intervista aRoberto Morassut (47/03, 8); Macro alMattatoio / Città delle Arti (50/03, 28)

Dardi Domitilla – Parchi di scultura a cieloaperto (50/03, 39)

De Casa Claudia – Indici per autori eargomenti 2001-2002 (45/03, 57)

Del Zoppo Cinzia – Architettura e spazi perla sanità (45/03, 53)

De Martino Umberto – Una Precisazione(47/03, 52)

De Sessa Cesare – Uno spazio elementare(45/03, 30)

Di Blasi Carlo – La risposta acustica degliambienti (45/03, 38)

Di Camillo Ugo – Auditorium: ilcoordinamento della sicurezza in fase diesecuzione (45/03, 42)

Di Lucchio Loredana – A scuola diecosostenibilità (49/03, 14)

Garano Stefano – Adottato il nuovo PRG(46/03, 39); Nuovo PRG di Roma: si cambiarotta (47/03, 44)

Garofalo Francesco – L’ampliamento dellaGNAM (50/03, 23)

Gatti Alberto – Un po’ più di accessibilità perl’Auditorium (45/03, 36)

Giuliani Stefano – Pubblicare i progetti sulweb 1 (47/03, 58); Pubblicare i progetti sulweb 2 (48/03, 59)

Gruttadauria Ezio Maria – Auditorium: ladirezione dei lavori (45/03, 39)

Guccione Margherita – Spazialitàcontemporanee (50/03, 19)

Iacobacci Tiziana – Suggestioni colorate(48/03, 37)

Irace Fulvio – Auditorium. Altri interventi(45/03, 20)

Karrer Franco – Note a margine dellaconferenza (48/03, 43)

Lenci Ruggero – Sui due testudinati minoridell’Auditorium (45/03, 28); La rinascita diGround Zero (45/03, 46); La nuvola sopral’EUR (50/03, 34)

Locci Massimo – Auditorium: torna a Roma lagrande architettura (45/03, 9); Gli spazi perl’ospitalità (48/03, 6); ES Hotel. Un segnourbano (48/03, 10); I nuovi spazi per laristorazione (48/03, 26); Un designerromano a Bali (48/03, 32); Architetturad’avanguardia al Quartaccio (49/03, 6);Libreria Dedalo: dove si incontrano gliarchitetti (49/03, 58); Arte e architettura:nuovi spazi a confronto (50/03, 6); VicendaGNAM (50/03, 21)

Lucarini Chiara – La luce negli spazi dellaricezione (48/03, 39)

Ludovisi Riccardo – Programmadecentramento 2003 (47/03, 53)

Mancuso Maria Letizia – Le SSIS e la riformadella docenza (45/03, 55)

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Martegani Paolo – La Regione Lazio per ildesign (46/03, 31); L’Officina delle Arti(46/03, 32); Interattività (47/03, 38);“Atmosfere” (48/03, 36); Casa Intelligente(39/03, 41)

Mazzoli Andrea – Ufficio ideale. Per un nuovorapporto istituzione/cittadino (48/03, 49)

Menichini Susanna – Note a margine dellaconferenza (48/03, 46)

Montenegro Riccardo – Diventare designer aRoma (46/03, 33); La rivista che non c’e(47/03, 42)

Morassut Roberto – Auditorium. Altriinterventi (45/03, 19)

Nardini Marco – Il media-ambiente (46/03, 18)

Neri Cristina – Clima, popolazione e crisienergetica (46/03, 20)

Nicolini Renato – L’ampliamento della GNAM(50/03, 25)

Nieri Luigi – Pratiche partecipative a Roma(49/03, 53)

Nobili Andrea – The European Journal ofPlanning Online (48/03, 57)

Oliveri Dimitri – Edu-tainment, cinema eaudiovisivi (50/03, 52)

Panunzi Stefano – Prove per una cittàimminente (47/03, 40)

Pascali Giulio – Il nuovo PRG: uno strumento“aperto”. Intervista all’on. Giuseppe Mannino(45/03, 6)

Passaseo Gina – Beni Culturali e RisorseComunitarie. Intervista a Ruggero Martines(46/03, 56); Associazionismo intercomunale -Unioni di Comuni. Intervista a GiuseppeRinaldi (47/03, 55)

Pergoli Campanelli Alessandro – S. Agnese inAgone (46/03, 25); Parmigianino e ilmanierismo europeo (46/03, 62); VillaGregoriana a Tivoli (47/03, 28); Studi aperti(48/03, 62); Biennale d’arte a Venezia(49/03, 22); Cuba: risparmiare conservando(49/03, 27); Mirò: opere grafiche dal 1960 al1981 (49/03, 63); Conservare l’antichità eaccrescere la bellezza (50/03, 40)

Piano Renzo – Auditorium. Il Piano pensiero(45/03, 17)

Pica Ciamarra Massimo – Bilbao-Roma: duemodi di affermare il rapporto fra spaziourbano e architettura (45/03, 36)

Pisani Mario – I nuovi ingressi dei MuseiVaticani (50/03, 17)

Piscitelli Valentina – Due domande a MassimoAlvisi. (Intervista a cura di) (45/03, 16);Accessibilità dell’Isola Tiberina (47/03, 63);L’evoluzione degli spazi alberghieri (48/03,8); Hotel Aleph (48/03, 8); L’evoluzioneinformatica degli spazi museali (50/03, 47)

Pizza Sonia – Salvaguardia dei valori storicoambientali della Tuscia (47/03, 52)

Platone Carlo – Tetti a falda: architettura etecnologia (49/03, 18)

Prestinenza Puglisi Luigi – Una scommessavinta per l’architettura italiana (45/03, 35)

Purini Franco – Un modello cosmico (45/03,26)

Reale Luca – Un’opera a valenza urbana(45/03, 28); Quattro piccoli musei (50/03,58)

Rizzo Biancamaria – PRG e Agro Romano(47/03, 34)

Rocchi Christian – Il nuovo PRG: uno strumento“aperto”. Intervista all’on. Giuseppe Mannino(45/03, 6); Network chiamato Europa (49/03,51)

Rossi Paola – Ufficio ideale. Un temacomplesso ed attuale (48/03, 51); TreParcheggi di scambio: una sfida riuscita, anchese... (48/03, 56)

Russo Maurizio – La Domus Sessoriana(48/03, 22).

Samperi Piero – Prime considerazioni sulnuovo PRG (47/03, 48)

Scalvedi Luca – La metropoli romana e la cittàdella musica (45/03, 31)

Schiattarella Andrea – Network chiamatoEuropa (49/03, 51)

Sette Maria Piera – Gaetano Miarelli Mariani(45/03, 50)

Sgandurra Monica – Nuove nature urbane(49/03, 30); Una piazza giardino a Caserta(49/03, 36)

Soprani Lidia – La cultura del giardino(46/03, 36); Un giardino speciale (39/03,33)

Strappini Roberta – Riflessioni sui nuoviordinamenti (48/03, 42)

Talia Michele – Per un rilanciodell’urbanistica romana (46/03, 50)

Tavani Cristiano – Natura, architettura emusica: un trinomio vincente (45/03, 30)

Trusiani Elio – Tre domande a Silvia Cioli(49/03, 48)

Valentin Nilda – Il nuovo Palazzo delleEsposizioni (50/03, 30)

Veltroni Walter – Auditorium. Altri interventi(45/03, 18)

Ventura Lucilla – Accessibilità dell’IsolaTiberina (47/03, 63)

Verazzo Clara – Salvaguardia dei valoristorico ambientali della Tuscia (47/03, 52)

Vescovo Fabrizio – La casa agevole (49/03,43)

Visalli Irma – Progetto “Caro Sindaco...”(49/03, 47)

Vitale Flavia – Ufficio ideale. Una ricerca diimmagini (48/03, 53)

Vittoria Eduardo – Una precisazione (48/03,41)

Zagari Franco – Architettura e paesaggio insimbiosi (45/03, 24)

Zammerini Massimo – Meier e l’Ara Pacis(46/03, 14); Valorizzazione e recupero delMuseo della Civiltà Romana (50/03, 56)

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Page 62: ANNO XXXIX GENNAIO-FEBBRAIO 2004 (in carica per il biennio ... · Lucio Carbonara Direttore Responsabile Amedeo Schiattarella Hanno collaborato ... Manuela Sodani, Mauro Fanti Tel

ARCHITETTURAAnalisi storico-critica- Opere pubbliche e architettura, Alessandro

Anselmi (45/03, 21)- Architettura e paesaggio in simbiosi, Franco

Zagari (45/03, 24)- Un modello cosmico, Franco Purini (45/03, 26)- Un’opera a valenza urbana, Luca Reale

(45/03, 28)- Sui due testudinati minori dell’Auditorium,

Ruggero Lenci (45/03, 28)- Natura, architettura e musica: un trinomio

vincente, Cristiano Taviani (45/03, 30)- Uno spazio elementare, Cesare De Sessa

(45/03, 30)- La metropoli romana e la città della musica,

Luca Scalvedi (45/03, 31)- Un’architettura monumentale ma vivibile,

Umberto Cao (45/03, 34)- Una scommessa vinta, Luigi Prestinenza

Puglisi (45/03, 35)- Arte e architettura: nuovi spazi a confronto,

Massimo Locci (50/03, 6)- Il progetto italiano degli allestimenti, Lucio

Altarelli (50/03, 9)- Vicenda GNAM, Massimo Locci (50/03, 21)- L’ampliamento della GNAM, Francesco

Garofalo (50/03, 23)- L’ampliamento della GNAM, Renato Nicolini

(50/03, 25)- L’evoluzione informatica degli spazi museali,

Valentina Piscitelli (50/03, 47)- I musei a Roma (50/03, 62)- I musei dell’iperconsumo (50/03, 64)Nuove tecnologieA cura di Giorgio Peguiron- Il media-ambiente, Marco Nardini (46/03, 18)- Chiusure trasparenti: nuovi materiali e

tecnologie, Sergio Altomonte (47/03, 22)- Qualità ambientale delle strutture turistiche,

Eliana Cangelli (48/03, 33)- A scuola di ecosostenibilità, Loredana Di

Lucchio (49/03, 14)PaesaggioA cura di Lidia Soprani- La cultura del giardino, Lidia Soprani

(46/03, 36)Dal n. 47/03 a cura di Lucio Carbonara eLidia Soprani- PRG e Agro Romano, Biancamaria Rizzo

(47/03, 34)Dal n. 49/03 a cura di Lucio Carbonara eBarbara Pizzo- Nuove nature urbane, Monica Sgandurra

(49/03, 30)- Un giardino speciale, Lidia Soprani (49/03,

33)

- Una piazza giardino a Caserta, MonicaSgandurra (49/03, 36)

- Il Premio “Vivai Torsanlorenzo”, LucioCarbonara (49/03, 37)

Progetti ed interventi - Auditorium: torna a Roma la grande

architettura, Massimo Locci (45/03, 9)- Due domande a Massimo Alvisi, Valentina

Piscitelli (intervista a cura di) (45/03, 16)- Il Piano Pensiero, Renzo Piano (selezione di

interviste) (45/03, 17)- Altri interventi, Walter Veltroni (selezione di

articoli) (45/03, 18)- Altri interventi, Roberto Morassut (45/03, 19)- Altri interventi, Luciano Berio (45/03, 20)- Altri interventi, Fulvio Irace (45/03, 20)- Altri interventi, Luca Zevi (45/03, 20)- Opere pubbliche e architettura, Alessandro

Anselmi (45/03, 21)- Architettura e paesaggio in simbiosi, Franco

Zagari (45/03, 24)- Un modello cosmico, Franco Purini (45/03, 26)- Un’opera a valenza urbana, Luca Reale

(45/03, 28)- Sui due testudinati minori dell’Auditorium,

Ruggero Lenci (45/03, 28)- Natura, architettura e musica: un trinomio

vincente, Cristiano Taviani (45/03, 30)- Uno spazio elementare, Cesare De Sessa

(45/03, 30)- La metropoli romana e la città della musica,

Luca Scalvedi (45/03, 31)- Un’architettura monumentale ma vivibile,

Umberto Cao (45/03, 34)- Una scommessa vinta per l’architettura

italiana, Luigi Prestinenza Puglisi (45/03, 35)- Bilbao-Roma: due modi di affermare il

rapporto tra spazio e architettura, MassimoPica Ciamarra (45/03, 36)

- Un po’ più di accessibilità per l’Auditorium,Alberto Gatti (45/03, 36)

- La risposta acustica degli ambienti, Carlo DiBlasi (45/03, 38)

- Auditorium: la direzione dei lavori, EzioMaria Gruttadauria (45/03, 39)

- Auditorium: il coordinamento della sicurezzain fase di esecuzione, Ugo Di Camillo(45/03, 42)

- La rinascita di Ground Zero, Ruggero Lenci(45/03, 46)

- Meier e la chiesa Tor Tre Teste, Laura Borroni(46/03, 8)

- Meier e l’Ara Pacis, Massimo Zammerini(46/03, 14)

- Inaugurato il “Nuovo MART” a Rovereto,Luisa Chiumenti (46/03, 22)

- Il Nuovo Auditorio dell’Accademia dei Lincei,

Luisa Chiumenti (47/03, 13)Dal n. 48/03 a cura di Massimo Locci- Gli spazi per l’ospitalità, Massimo Locci

(48/03, 6)- L’evoluzione degli spazi alberghieri,

Valentina Piscitelli (48/03, 8)- Hotel Aleph, Valentina Piscitelli (48/03, 8)- ES Hotel. Un segno urbano, Massimo Locci

(48/03, 10)- Hotel Exedra, Luisa Chiumenti (48/03, 14)- Hotel dei Consoli. Relais du Silence anche in

città? Luisa Chiumenti (48/03, 20)- La Domus Sessoriana, Maurizio Russo

(48/03, 22)- I nuovi spazi per la ristorazione, Massimo

Locci (48/03, 26)- Un designer romano a Bali, Massimo Locci

(48/03, 32)- Architettura d’avanguardia al Quartaccio,

Massimo Locci (49/03, 6)- Arte e architettura: nuovi spazi a confronto,

Massimo Locci (50/03, 6)- Nuovi musei nei palazzi storici restaurati,

Luisa Chiumenti (50/03, 11)- I nuovi ingressi dei Musei Vaticani, Mario

Pisani (50/03, 17)- Spazialità contemporanee, Margherita

Guccione (50/03, 19)- Vicenda GNAM, Massimo Locci (50/03, 21)- L’ampliamento della GNAM, Francesco

Garofalo (50/03, 23)- L’ampliamento della GNAM, Renato Nicolini

(50/03, 25)- Macro al Mattatoio / Città delle Arti, Luciano

Cupelloni (50/03, 28)- Il nuovo Palazzo delle Esposizioni, Nilda

Valentin (50/03, 30)- La nuvola sopra l’EUR, Ruggero Lenci

(50/03, 34)- Parchi di scultura a cielo aperto, Domitilla

Dardi (50/03, 39)- Edicola notte (50/03, 50)- Edu-tainment, cinema e audiovisivi, Dimitri

Olivieri (50/03, 52)- Valorizzazione e recupero del Museo della

Civiltà Romana, Massimo Zammerini (50/03,56)

- Quattro piccoli musei, Luca Reale (50/03, 58)Restauro- La Domus Sessoriana, Maurizio Russo

(48/03, 22)- Restaurato il complesso dell’Isola di San

Clemente, Luisa Chiumenti (49/03, 60)- Conservare l’antichità e accrescere la

bellezza, Giovanni Carbonara e AlessandroPergoli Campanelli (50/03, 40)

Teoria e pratica del restauro

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Page 63: ANNO XXXIX GENNAIO-FEBBRAIO 2004 (in carica per il biennio ... · Lucio Carbonara Direttore Responsabile Amedeo Schiattarella Hanno collaborato ... Manuela Sodani, Mauro Fanti Tel

A cura di Giovanni Carbonara e AlessandroPergoli Campanelli:- S. Agnese in Agone, Alessandro Pergoli

Campanelli (46/03, 25)- Villa Gregoriana a Tivoli, Alessandro Pergoli

Campanelli (47/03, 28)- Dal F.A.I. una concreta speranza di restauro

e valorizzazione, Giovanni Carbonara(47/03, 29)

- Cuba: risparmiare conservando, AlessandroPergoli Campanelli (49/03, 27)

ATTIVITÀ DELL’ORDINE - Architettura e spazi per la sanità, Cinzia Del

Zoppo (45/03, 53)- La Casa dell’Architettura è una realtà!

(Intervista a Amedeo Schiattarella) (47/03,6)

- Programma decentramento 2003, RiccardoLudovisi (47/03, 53)

- Ufficio ideale. Per un nuovo rapportoistituzione/cittadino, Andrea Mazzoli(48/03, 49)

- Ufficio ideale. Concorso nazionale di idee: irisultati (48/03, 49)

- Ufficio ideale. Un tema complesso edattuale, Paola Rossi (48/03, 51)

- Ufficio ideale. Una ricerca di immagini,Flavio Vitale (48/03, 53)

- Tre parcheggi di scambio, Vittorio Centioni(48/03, 54)

- Tre parcheggi di scambio. Concorsonazionale di progettazione: i risultati(48/03, 54)

- Tre parcheggi di scambio: una sfida riuscitaanche se... Paola Rossi (48/03, 56)

- Network chiamato Europa, Christian Rocchie Andrea Schiattarella (49/03, 51)

CONCORSI E GARE- Il Nuovo Auditorio dell’Accademia dei

Lincei, Luisa Chiumenti (47/03, 13)- Premio alla Committenza di Architettura,

Luisa Chiumenti (47/03, 25)- Accessibilità dell’Isola Tiberina, Valentina

Piscitelli e Lucilla Ventura (47/03, 63)- Rubrica “I Concorsi” a cura di Paola Rossi- Ufficio ideale. Per un nuovo rapporto

istituzione/cittadino, Andrea Mazzoli(48/03, 49)

- Ufficio ideale. Concorso nazionale di idee: irisultati (48/03, 49)

- Ufficio ideale. Un tema complesso edattuale, Paola Rossi (48/03, 51)

- Ufficio ideale. Una ricerca di immagini,Flavio Vitale (48/03, 53)

- Tre parcheggi di scambio, Vittorio Centioni

(48/03, 54)- Tre parcheggi di scambio. Concorso

nazionale di progettazione: i risultati (48/03,54)

- Tre parcheggi di scambio: una sfida riuscitaanche se... Paola Rossi (48/03, 56)

DESIGNA cura di Paolo Martegani- La Regione Lazio per il design, Paolo

Martegani (46/03, 31)- L’Officina delle Arti. Rassegna dell’high Craft

(46/03, 32)- Diventare designer a Roma, Riccardo

Montenegro (46/03, 33)- Le scuole di design in Italia (46/03, 34)- Interattività, Paolo Martegani (47/03, 38)- Prove per una città imminente, Stefano

Panunzi (47/03, 40)- La rivista che non c’è, Riccardo Montenegro

(47/03, 43)- “Atmosfere”, Paolo Martegani (48/03, 36)- Suggestioni colorate, Tiziana Iacobacci

(48/03, 37)- La luce negli spazi della ricezione, Chiara

Lucarini (48/03, 39)- Una precisazione, Eduardo Vittoria (48/03, 41)- Casa Intelligente, Paolo Martegani (49/03, 41)- La casa agevole, Fabrizio Vescovo (49/03, 43)- Le categorie della “intelligenza domestica”,

Francesco Bianchi (49/03, 44)- La chiave elettronica, Roberto Carratù

(49/03, 45)- Nuove identità architettoniche per l’edilizia

residenziale pubblica (49/03, 46)

EDILIZIAImpiantia cura di Carlo Platone- Clima, popolazione e crisi energetica,

Cristina Neri (46/03, 20)- Tetti a falda: architettura e tecnologia,

Cristina Aureli e Carlo Platone (49/03, 18)Sicurezza - Auditorium: il coordinamento della sicurezza

in fase di esecuzione, Ugo Di Camillo(45/03, 42)

EDITORIALILucio Carbonara- Architetti in crisi di identità (45/03, 5)- Un nuovo Piano per Roma (46/03, 7)- Archeologia, urbanistica e restauro a Roma

(47/03, 5)- La qualità dell’architettura per legge (48/03, 5)- I costi del condono edilizio (49/03, 5)- Machines à exposer... (50/03, 5)

FONDI E FINANZIAMENTIA cura di Marina Cimato e Andrea Nobili- Beni Culturali e Risorse Comunitarie. Intervista

all’arch. Ruggero Martines, Gina Passaseo (acura di) (46/03, 56)

- Associazionismo intercomunale Unioni diComuni, Gina Passaseo (a cura di) (47/03, 55)

- The European Journal of Planning Online(Intervista a Pietro Elisei) (48/03, 57)

FORMAZIONEScuola secondaria superiore- Le SSIS e la riforma della docenza, Maria

Letizia Mancuso (45/03, 55)Università- Riflessioni sui nuovi ordinamenti, Roberto

Strappini (48/03, 42)- Note a margine della Conferenza, Franco

Karrer (48/03, 43)- Note a margine della Conferenza, Susanna

Menichini (48/03, 47)

INFORMATICA- Una ricerca con strumenti informatici, Rosanna

Carovana (46/03, 58)- Pubblicare i progetti sul WEB 1, Stefano

Giuliani (47/03, 58)- Pubblicare i progetti sul WEB 2, Stefano

Giuliani (48/03, 59)

INTERVISTE- Il nuovo PRG: uno strumento “aperto”, Giulio

Pascali e Christian Rocchi (a cura di) (45/03, 6)- Due domande a Massimo Alvisi, Valentina

Piscitelli (a cura di) (45/03, 16)- Il Piano Pensiero, Renzo Piano (selezione di

interviste) (45/03, 17)- Beni Culturali e Risorse Comunitarie. Intervista

all’arch. Ruggero Martines, Gina Passaseo (acura di) (46/03, 56)

- La Casa dell’Architettura è una realtà!(Intervista a Amedeo Schiattarella) (47/03, 6)

- Architetture dell’industria: piani e progetti,Luciano Cupelloni (47/03, 8)

- The European Journal of Planning Online(Intervista a Pietro Elisei) (48/03, 57)

- Tre domande a Silvia Cioli, Elio Trusiani(49/03, 48)

ISTITUZIONIRubrica a cura di Sergio Rossetti- L’Architetto di Quartiere nuova figura

professionale nelle Amministrazioni locali?Augusto M. Bellanca (46/03, 59)

- Pratiche partecipative a Roma, Luigi Nieri(49/03, 53)

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Page 64: ANNO XXXIX GENNAIO-FEBBRAIO 2004 (in carica per il biennio ... · Lucio Carbonara Direttore Responsabile Amedeo Schiattarella Hanno collaborato ... Manuela Sodani, Mauro Fanti Tel

LETTERE - Lettera al Sindaco Walter Veltroni dopo

l’abolizione del Piano Regolatore di Roma,Giuseppe Campos Venuti (46/03, 46)

- Una precisazione, Umberto De Martino(47/03, 52)

MANIFESTAZIONIConvegni, Seminari e Corsi- Architettura e spazi per la sanità, Cinzia Del

Zoppo (45/03, 53)- Arte e architettura all’Accademia di San Luca,

Luisa Chiumenti (47/03, 63)- Riflessioni sui nuovi ordinamenti, Roberto

Strappini (48/03, 42)- Note a margine della Conferenza, Franco

Karrer (48/03, 43)- Note a margine della Conferenza, Susanna

Menichini (48/03, 47)Mostre, itinerari ed eventi- Inaugurato il “Nuovo MART” a Rovereto, Luisa

Chiumenti (46/03, 22)- Presentato a Roma il “Progetto Ville d’Italia”,

Luisa Chiumenti (46/03, 61)- Brixia Romana. Le “Domus dell’Ortaglia”,

Luisa Chiumenti (46/03, 61)- Manfredi Nicoletti Membro dell’Académie

d’Architecture de France (46/03, 62)- Parmigianino e il manierismo europeo,

Alessandro Pergoli Campanelli (46/03, 62)- I Faraoni costruttori, Luisa Chiumenti (46/03, 63)- Premio alla Committenza di Architettura, Luisa

Chiumenti (47/03, 25)- Necropoli etrusche di Tarquinia e Cerveteri

candidate all’inserimento nella lista delpatrimonio mondiale dell’Unesco, LuisaChiumenti (47/03, 59)

- Rocche e castelli nel Parmense, LuisaChiumenti (47/03, 60)

- Parma: inaugurata la Casa della Musica,Luisa Chiumenti (47/03, 61)

- Cortili aperti al pubblico, Luisa Chiumenti(47/03, 62)

- Restaurato a Camaiore il Teatro dell’Olivo,Luisa Chiumenti (47/03, 62)

- L’Appia attraverso le fotografie di Ashby, LuisaChiumenti (47/03, 64)

- Allestimenti e spazi espositivi al Teatro India,Lucio Altarelli (48/03, 61)

- Studi aperti, Alessandro Pergoli Campanelli(48/03, 62)

- Caccia Dominioni: case e cose da abitare,Luisa Chiumenti (48/03, 63)

- Vedute della campagna romana, LuisaChiumenti (48/03, 63)

- Biennale d’arte a Venezia, Alessandro PergoliCampanelli (49/03, 22)

- Battery Park City, Luisa Chiumenti (49/03, 24)- Libreria Dedalo: dove si incontrano gli

architetti, Massimo Locci (49/03, 58)- Vicenza Serenissima. Storia di un’avventura

urbana, Luisa Chiumenti (49/03, 58)- Restaurato il complesso dell’Isola di San

Clemente, Luisa Chiumenti (49/03, 60)- Invito a Palazzo, Luisa Chiumenti (49/03, 61)- Merano: “art drive in”, Luisa Chiumenti

(49/03, 61)- Roma: riaperto il “Passetto di Borgo”, Luisa

Chiumenti (49/03, 62)- Mirò: opere grafiche dal 1960 al 1981,

Alessandro Pergoli Campanelli (49/03, 63)- S. Pietroburgo e l’Italia, Luisa Chiumenti

(49/03, 63)- Premio Anima per l’architettura, Luisa

Chiumenti (49/03, 64)

PROFILI- Gaetano Miarelli Mariani, Maria Piera Sette

(45/03, 50)

RECENSIONI DI LIBRI E RIVISTE - Attilio Nesi (a cura di), Normativa Tecnica

Locale per il progetto dell’esistentepremoderno, Lucio Carbonara (46/03, 53)

- Giorgio Muratore, Studio Transit Architetture,Benedetto Todaro (46/03, 53)

- Paolo Perrone, In giardino non si è mai soli,Lidia Soprani (46/03, 54)

- Ovidio Guaita, La Villa in Italia. Unatradizione di civiltà XV-XX secolo, RiccardoMontenegro (46/03, 54)

- Rossana Mancini, Le Mura Aureliane diRoma. Atlante di un palinsesto murario,Fulvio Ebner (46/03, 54)

- Rachele Nunziata, La porta di Atlante. Unapproccio semiologico al linguaggiocartografico, Roberta Strappini (46/03, 55)

- Marzio dell’Acqua, Ducati dell’Emilia.Signorie di Romagna, Luisa Chiumenti(46/03, 55)

- La rivista che non c’è, Riccardo Montenegro(47/03, 43)

- Claudio Gianini, La progettazione strutturalecon il calcolatore, Fulvio Ebner (47/03, 54)

- Manlio Lilli, Ariccia. Carta Archeologica,Luisa Chiumenti (47/03, 54)

- Agostino De Rosa, Anna Sgrosso e AndreaGiordano, Geometria dell’immagine. Storiadei metodi di rappresentazione, RiccardoMontenegro (47/03, 54)

- Michele Talia, La pianificazione del territorio:conoscenze, politiche, procedure e strumentiper il governo delle trasformazioniinsediative, Roberta Strappini (49/03, 54)

- L’Architettura in copertina, Massimo Locci(49/03, 54)

- Roberto Cassetti e Marcello Fagiolo (a curadi), Roma - il verde e la città, Luisa Chiumenti(49/03, 54)

- Federico Bilò, Mecanoo, Domitilla Dardi(49/03, 55)

- Scalia, A. Germani, F. Lilli (a cura di), Nuovescuole e progetti della Provincia di Roma1999-2002, Luca Reale (49/03, 55)

- Riccardo Migliari, Geometria dei modelli,Maurizio Russo (49/03, 56)

- Camillo Botticini, Mansilla +Tuñòn. Architetturadella sintesi, Luca Reale (49/03, 56)

- Michele di Sivo (a cura di), I Cenci. Nobiltà disangue, Luisa Chiumenti (49/03, 57)

URBANISTICA E PROGETTAZIONE URBANA- Il nuovo PRG: uno strumento “aperto”, Giulio

Pascali e Christian Rocchi (a cura di) (45/03,6)

- Architetture dell’industria: piani e progetti,Luciano Cupelloni (47/03, 8)

- PRG e Agro Romano, Biancamaria Rizzo(47/03, 34)

- The European Journal of Planning Online(Intervista a Pietro Elisei), Marina Cimato,Andrea Nobili (48/03, 57)

Rubrica “Urbanistica” a cura di Elio Trusiani- Adottato il nuovo PRG, Stefano Garano

(46/03, 39)- PRG: no alla controriforma urbanistica,

Giuseppe Campos Venuti (46/03, 44)- Lettera al Sindaco Walter Veltroni dopo

l’adozione del Piano Regolatore di Roma,Giuseppe Campos Venuti (46/03, 46)

- Per un rilancio dell’urbanistica romana,Michele Talia (46/03, 50)

- Nuovo PRG di Roma: si cambia rotta, StefanoGarano (47/03, 44)

- Prime considerazioni sul nuovo PRG, PieroSamperi (47/03, 48)

- Piccoli Comuni: un patrimonio da valorizzare,Catia Carosi (47/03, 51)

- Salvaguardia dei valori storico ambientalidella Tuscia, Sonia Pizzo, Clara Verazzo(47/03, 52)

- Riflessioni sui nuovi ordinamenti, RobertaStrappini (48/03, 42)

- Note a margine della Conferenza, FrancoKarrer (48/03, 43)

- Note a margine della Conferenza, SusannaMenichini (48/03, 46)

- Progetto “Caro Sindaco...”, Irma Visalli(49/03, 47)

- Tre domande a Silvia Cioli, Elio Trusiani(49/03, 48)

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