relazione descrittiva cap5 - parco locale di interesse...
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Una ricognizione degli strumenti di pianificazione territoriale interessanti l’area del PLIS Agenda 21 locale L’agenda 21 è una sorta di manuale promosso dalla pubblica amministrazione locale che attraverso il coinvolgimento di tutti gli attori sociali vuole orientare ed indirizzare allo sviluppo sostenibile delle proprie realtà urbane. Si riferisce al processo che consente di definire gli obiettivi ambientali e consente le condizioni necessarie per il loro funzionamento, in maniera tale da realizzare un processo partecipativo e democratico che coinvolga tutti gli attori sociali. Operativamente l’Agenda 21 locale si basa sull’attivazione e gestione di un processo partecipato (Forum Ambientale) nonché sulla realizzazione del rapporto sullo stato dell’ambiente. Il tutto si svolge mediante gruppi di lavoro tematici che prevedono fasi di analisi, progettazione, attuazione e monitoraggio in una logica di miglioramento continuo. Il Forum è lo strumento che consente di attivare la partecipazione pubblica (cittadini, forze politiche e sindacali, amministrazioni, organizzazioni non governative, associazioni ambientaliste, agenzie di protezione ambientale) alle diverse fasi del processo, fino alla definizione, attuazione, valutazione e revisione del Programma d’Azione. Ad esso è assegnato innanzitutto il compito di individuare i principi generali dell’azione ambientale locale e di pervenire a una visione condivisa sul futuro della comunità locale, con la finalità di definire un Piano di Azione Ambientale per l’Agenda 21 Locale come documento di riferimento per la Provincia e gli altri attori coinvolti. Il Piano d’azione deve costituire, di fatto, un vero progetto di compatibilità ambientale dello scenario attuale e futuro del contesto urbano metropolitano in termini di uso del suolo, politica dei trasporti, politica della casa, disponibilità ad investire, servizi, sviluppo economico, zone periurbane ecc. Un piano che si articoli in un periodo ventennale con un progetto che deve individuare tempi e modi della crescita sociale ed economica, definire dove e come accentrare attività produttive e posti di lavoro, le diverse densità di insediamento, la localizzazione dei centri commerciali, il sistema di spazi aperti. Esso deve inoltre definire la politica dei trasporti, che deve porsi tre obiettivi: miglioramento della qualità ambientale, riduzione e mitigazione dell’inquinamento dell’aria e dell’acqua, promozione dell’efficienza energetica nel sistema di trasporto. L’Agenda 21 Locale rappresenta quindi un nuovo strumento d’innovazione per le politiche e i programmi di settore in campo pubblico, imprenditoriale e sociale, per la realizzazione di uno sviluppo sostenibile. Una partecipazione efficace e duratura nel tempo richiede periodi piuttosto ampi, negoziazione e concertazione fra i vari interessi in gioco; tale metodologia offre potenziali vantaggi in termini di valorizzazione di progetti esistenti, d’approcci ai problemi e di progetti e alleanze per ogni settore e ogni attore. Si tratta di un processo dinamico, articolato parallelamente su piccole iniziative e su progetti di lungo termine, che subisce continue correzioni di rotta in corso d’opera secondo una logica di continuo miglioramento, e la cui efficacia dipende da tutti gli attori coinvolti. Per questo deve immedesimarsi nelle realtà locali, per adattarsi alle peculiarità territoriali, amministrative e sociale. Gli orientamenti assunti da Agenda 21 Locale dovrebbero essere volti all’evoluzione interna delle amministrazioni, mediante la collaborazione “verticale” del personale e il coinvolgimento dell’inera struttura
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funzionali alla sperimentazione di forme innovative di collaborazione istituzionale tra regione, Provincia e Comuni e di partenariato pubblico/privato; ad accrescere la consapevolezza dell’intera comunità locale, stimolando l’impegno attivo dei cittadini e delle imprese affinché adottino modalità di produzione e di consumo di beni e stili di vita maggiormente orientati alla sostenibilità. Tale tipo d’approccio permette di accrescere l’efficienza e l’efficacia del processo, sia sul piano organizzativo per ciò che attiene all’acquisizione delle conoscenze ambientali, all’attivazione della partecipazione, del forum e della programmazione degli interventi, sia sul piano gestionale mediante la reale integrazione tra gli interventi, la riduzione degli ostacoli nonché all’attuazione e potenziamento degli impatti positivi sull’ambiente locale anche grazie ad una metodica di lavoro volta a sostenere il processo sul piano organizzativo. Le linee di progetto per Agenda 21 della Provincia di Bergamo nell’ambito della realizzazione del PTCP prevede un’organizzazione degli obiettivi per temi trattati all’interno dei tavoli di lavoro; nelle colonne sono riportate le azioni (quelle numerate in grassetto corrispondono alle priorità identificate dai tavoli), gli attori ritenuti necessari dai gruppi di lavoro del Forum per il raggiungimento degli obiettivi, i tempi che ci si può ragionevolmente dare per il loro raggiungimento e le risorse a disposizione (queste ultime due indicazioni sostanzialmente solo per le azioni prioritarie) e gli indicatori di performance (compilati per le azioni che hanno preso l’avvio anticipatamente alla verifica del documento). Un documento che riporta ai partecipanti ai tavoli del Forum gli esiti del processo proponendo loro uno sguardo complessivo sugli obiettivi identificati e chiedendo loro di indicare rispetto alla loro specificità (Pubblici amministratori, Imprenditori, Associazioni di categoria, Associazioni della società civile, tecnici, ecc.) quelli su cui ritengono di poter prendere parte al raggiungimento degli obiettivi ma anche iniziando ad introdurne d’ulteriori. Ad esempio, l’agenda 21 promossa dai Comuni dell’isola Bergamasca con quelli del distretto di Zingonia fornisce indicazioni molto chiare su come si deve predisporre un progetto di così ampio respiro. Riportiamo solo alcuni passaggi che evidenziano con estrema trasparenza l’adozione di metodologie concertative e negoziali tra i diversi attori “Ad un anno dal Tavolo di lavoro sul tema biodiversità e agricoltura e con un percorso di lavoro svolto insieme alla Provincia e alle Associazioni di categoria è oggi possibile proporre ai soggetti interessati uno strumento in più per consolidare il rapporto tra Pubblica Amministrazione e Aziende agricole. La speranza è quella di poter contribuire, attraverso il progetto d’Agenda 21, alla permanenza e alla riqualificazione dell’ agricoltura dei nostri territori, innanzitutto identificando un’ulteriore possibilità di integrazione del reddito dell’Azienda. E’ peraltro esplicito l’interesse a continuare nell’azione di trovare delle strade per creare le condizioni affinché gli imprenditori agricoli assumano un ruolo più attivo e più consapevole nella difesa e valorizzazione del territorio; l’ipotesi di una nuova alleanza, di un nuovo patto, di nuove responsabilità, tra chi governa le trasformazioni, tra chi produce ricchezza e chi genera la domanda, per affrontare insieme la sfida della “qualità” sembra oggi un fatto ineludibile.”. Un secondo esempio d’Agenda 21 è quello relativo al Consorzio di Bonifica della Media Pianura. L’attuazione di tale progetto prevede la collaborazione degli enti locali, della Provincia, della Regione e di tutte quelle realtà che intendano collaborare. Si prevederà la realizzazione “di un Forum permanente con il compito di verificare il corretto adempimento del programma in cui si studierà la situazione ambientale attuale e quei provvedimenti di risanamento che si intendono compiere. Per comprendere meglio i problemi da affrontare e la strategia da attuare per risolverli, si procederà quindi alla
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stesura della Relazione sullo Stato dell’Ambiente riguardante in particolar modo l’acqua e il paesaggio naturale ad essa legata. Il progetto che il Consorzio intende portare a compimento riguarda un insieme d’interventi che hanno come fine ultimo la sistemazione naturalistica dei corsi d’acqua (sia delle sponde sia dell’alveo) e il loro riequilibrio idrogeologico per mezzo di vasche di pioggia che consentiranno di laminare le portate meteoriche in eccesso. Queste vasche saranno inoltre utilizzate in modo innovativo come laghetti intorno ai quali si svilupperanno delle aree verdi, delle piste ciclo-pedonali, degli allevamenti ittici, diventando così un luogo di forte interesse socio-ambientale. Il progetto sopra esposto prenderà in considerazione la zona che comprende l’Isola e Zingonia, dato che qui il processo di Agenda 21 è in uno stadio avanzato che permetterà in un immediato futuro la realizzazione del progetto”.
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Agenda strategica L’Agenda Strategica dell’area di Zingonia è un progetto che nasce dalla volontà di sette comuni della Bergamasca (Ciserano, Boltiere, Levate, Osio Sotto, Osio Sopra, Verdello, Verdellino) e si può definire come un quadro operativo delle trasformazioni in atto nel territorio, una guida per l’individuazione di progetti e azioni da svolgere congiuntamente e un percorso di riflessione articolato con gli attori che si sono fatti promotori dell’iniziativa. Questa agenda nasce con l’intento di rispondere ad una domanda di piano, articolata dai principali soggetti di rappresentanza, da raffigurarsi su tre livelli come mappa delle conoscenze, delle potenzialità e delle criticità locali. Oltre ad essere un’occasione per proporre progetti e politiche in un’ottica integrata l’attenzione è posta sui problemi di carattere territoriale, si concretizza così la necessità di sviluppare e ri-costruire un territorio delle politiche nel rispetto delle competenze comunali. In questo modo ci si comincia ad addentrare in una territorialità attiva (delimitare e descrivere un territorio definendolo e progettandolo dal punto di vista delle politiche attivabili sulla base di valori condivisi) facendo anche emergere il contributo di attori economici e gli enti locali possono fornire allo strumento strategico organizzato secondo un orientamento progettuale in grado di favorire l'identificazione di strategie praticabili per affrontarli.
Una rete aggiornabile delle conoscenze
locali
una territorialità attiva
una struttura continua di coordinamento
l’attivazione delle risorse fisiche e relazionali locali
progetti integrati per il territorio
Un ripensare al territorio, a partire dalle potenzialità sociali
AGENDA
STRATEGICA
Idea condivisa
di sviluppo
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Il Mosaico informatizzato degli strumenti urbanistici comunali Il Mosaico degli strumenti urbanistici comunali rappresenta l’assemblaggio delle previsioni dei Piani Regolatori Generali vigenti. Tale mosaico costituisce uno strumento informativo capace di gestire sia dati alfanumerici sia dati cartografici consentendo inoltre la comparazione tra i diversi piani comunali. L’importanza di tale strumento è talmente elevata che la Regione Lombardia lo ha inserito come “strumento strategico” per l’attivazione di corrette politiche di sviluppo territoriale. Mosaico dei PRG in corrispondenza del basso corso del fiume Brembo<
Tale strumento è costituito da due tavole distinte: i) Tavola d’Azzonamento; ii) Tavola dei Vincoli di Piano; entrambe le tavole utilizzano come supporto la carta tecnica regionale. La pluralità dei progetti che riguardano le grandi infrastrutture e la riconfigurazione dei modelli di sviluppo delle realtà urbane devono tenere conto delle peculiarità espresse dal territorio ai livelli comunale e provinciale: solo ricomponendo la frammentazione delle conoscenze ambientali, e disponendo di un piano provinciale è possibile elaborare uno strumento di lavoro capace di governare le trasformazioni ambientali. Tale strumento, che si configura metodologicamente come un piano, deve essere capace di individuare le relazioni tra differenti fattori quali, ad esempio, le trame insediative (definite dalla morfologia dell’edificato residenziale e industriale), cogliendo le cause che hanno portato alla scelta di tali modelli; i contrasti e le compatibilità che
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essi esprimono nei confronti delle componenti ambientali; i rischi e le opportunità che derivano da processi di sviluppo futuri, sulla base di simulazione dei risultati attesi. La suddivisione operata nel campo dell’allestimento dei sistemi informativi e delle banche dati è strettamente correlata alla frammentazione dei piani di settore che si occupano dello studio dei fattori e dei fenomeni ambientali: il maggiore elemento di rischio, in tal senso, è costituito dalla ridondanza delle sorgenti informative (esplicitate nel solo caso del sistema informativo ambientale). Per ovviare a tale situazione, il mosaico degli strumenti urbanistici potrebbe favorire un processo valutativo delle informazioni a disposizioni atte a favorire l’alleggerimento del sistema complessivo, costituendo un “ambiente di pensiero” orientato alla comprensione dei processi di pianificazione in atto (mediante l’individuazione delle scelte strategiche in tema ambientale espresse dalle amministrazioni) e alla valutazione delle migliori strategie di intervento future. La possibilità di avere a disposizione tutti gli strumenti relativi al governo del territorio di una determinata zona consente,come nel caso del PLIS del Fiume Brembo, di individuare nel modo più corretto possibile sia il perimetro del parco sia le successive espansioni urbanizzative che ogni singolo comune dovrà eventualmente predisporre per rispondere alla domanda di abitazioni che nel corso di questi ultimi anni ha assunto livelli ragguardevoli.
Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) Il nuovo metodo di pianificazione introdotto autorevolmente in primis dalla legge 8 giugno 1990, n. 142 ”Ordinamento delle autonomie locali”e in secondo luogo dalla L.r 5 gennaio 2000, n. 1 “Riordino del sistema delle autonomie in Lombardia. Attuazione del D.lgs 31 marzo 1998, n. 112” individua come uno degli strumenti principe della pianificazione il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale. Il Piano Territoriale di Coordinamento deve assolvere la funzione di “cuscinetto” tra le indicazioni programmatiche elaborate a livello regionale, e le indicazioni provenienti dall’amministrazioni comunali, nonché dai privati, costituendosi in questa maniera come l’ago della bilancia tra i due livelli di pianificazione. L’entrata in vigore di questo nuovo strumento, ha reso possibile una rivalutazione del concetto di territorio, non più vincolato alle singole trasformazioni, da attuarsi sul territorio, e comunque non più vincolato alle sole funzioni antropiche, ma che abbraccia una pluralità di elementi che spaziano dal patrimonio culturale, a quello ambientale e sociale. La nuova normativa inoltre impone che l’elaborazione dello strumento provinciale sia risultato di uno sforzo comune da parte di tutte le amministrazioni locali, le quali materializzano con lo strumento pianificatorio linee comuni di sviluppo. Gli obiettivi che un piano territoriale di coordinamento rivendica, sono relativi ad alcune questioni che ovviamente trovano la loro più completa realizzazione a tale scala, senza naturalmente interferire con il le sfere di competenza dei Comuni interessati e con gli enti gestori parco che si presentano all’interno del territorio provinciale.
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1.1. Le Norme tecniche del PTCP In questo paragrafo si è voluto prendere in esame gli articoli che costituiscono le Nta del Ptcp di Bergamo e considerare le analisi e quindi le rappresentazioni cartografiche più idonee per rispondere alla prescrizione normativa. La cartografia a seguire riporta le 4 carte realizzate ed allegate al PTCP di Bergamo. 1.1.1. La tavola delle infrastrutture Carta delle infrastrutture e della mobilità
L’immagine qui a fianco riportata mette in evidenza lo schema delle infrastrutture esistenti e di progetto relative ai Comuni interessati dalla realizzazione del PLIS del basso corso del fiume Brembo. Tale schema infrastrutturale persegue obiettivi di efficienza ed efficacia come più dettagliatamente evidenziati dall’art. 77. Tale sistema infrastrutturale è composto da tutte quelle infrastrutture che consentono il movimento di persone o cose sia privatamente che collettivamente. Tale sistema è descritto per singoli componenti all’art. 78.
Prima di tutto riportiamo il testo integrale dell’art. 77 riguardante gli obiettivi e le finalità della rete infrastrutturale.
Art. 77 Obiettivi generali dell’organizzazione del sistema infrastrutturale per la mobilità 1. Il PTCP, con riferimento alle diverse componenti del sistema della mobilità, persegue i seguenti obiettivi : a - il sistema della mobilità, deve assicurare la migliore accessibilità territoriale delle diverse aree geografiche della provincia ed il collegamento delle reti provinciali del trasporto con quelle regionali e nazionali, a supporto dello sviluppo socio economico dell’intera provincia; b - l’integrazione tra i diversi sistemi di trasporto e le differenti reti infrastrutturali è elemento essenziale per l’organizzazione complessiva della mobilità delle persone e delle merci nel territorio provinciale e per favorire il riequilibrio modale ferro-gomma, mezzo privato-mezzo pubblico; c - lo sviluppo delle infrastrutture su ferro (ferrovie e tramvie) deve tendere alla realizzazione di un sistema portante del trasporto pubblico, con il quale deve integrarsi il trasporto privato tramite lo sviluppo delle aree di interscambio; d - gli interventi di adeguamento e di potenziamento della rete viaria devono
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garantire il miglioramento della qualità urbana, la sicurezza, la fluidificazione del traffico, favorendo l’organizzazione gerarchica della rete in relazione alle funzioni assegnate a ciascuna strada; e - le nuove infrastrutture e l’adeguamento di quelle esistenti devono essere realizzate considerando anche gli spazi e le attrezzature complementari atte a soddisfare le esigenze connesse alla piena funzionalità della rete, l’accessibilità delle aree servite, l’inserimento ambientale anche tramite interventi di riqualificazione territoriale coordinati; f - la rete infrastrutturale, esistente e di previsione, deve essere protetta con adeguate fasce di rispetto per mantenere nel tempo le proprie caratteristiche di funzionalità e di compatibilità territoriale; g - la rete viaria principale, esistente e di previsione, deve essere protetta anche con la limitazione delle intersezioni con la viabilità di livello inferiore; h - la rete delle piste ciclabili intercomunali deve favorire gli spostamenti casa-lavoro-servizi e la fruibilità dei luoghi con elevate qualità paesistico-ambientali.
Nel territorio interessato dal PLIS del Brembo esistono solo 2 infrastrutture che tagliano trasversalmente l’area del Parco. La prima infrastruttura, partendo da nord, è la gronda ferroviaria nord-est tratto Carnate, Filago, Dalmine, Levate; Verdello. Tale infrastruttura determina, ai sensi e per forza dell’art. 81 un corridoio di tutela della larghezza massima di 100 m (50m dall’asse). Parallelamente alla realizzzazione di questa percorso si costruiranno due nuovi poli di interscambio (stazioni), uno tra il comune di Osio Sopra e Mariano di Dalmine, l’altro in corrispondenza del comune di Filago. Sono strutture molto importanti che consentono di potenziare l’accessibilità delle aree con il trasporto pubblico rendendo il PLIS più visitabile e valorizzabile. La seconda infrastruttura, ma certamente non meno importante in quanto attesa e discussa da ormai 40 anni, è la pedemontana che trova inizio nel Comune di Osio Sotto per poi proseguire a sud tramite il raccordo autostradale tra Pedemontana, Bre-Be-Mi, nuova sede della SS 42 /525 fino alla tangenziale sud. Anche la Pedemontana determina dei corridoi di tutela di dimensioni dell’ordine dei 200 m (100 m dall’asse). Questa infrastruttura tuttavia ha determinato e determina tuttora molti malcontenti che hanno comportato la ridefinizione del tracciato. Molto importante è la realizzazione di un adeguato sistema di infrastrutture ciclo-pedonali che consentirà a tutti di potersi muovere in sicurezza e su tutto il territorio del basso corso del Fiume Brembo. Già nel 1997 è stato realizzato uno studio di pista ciclo-pedonale per tutti i comuni del Brembo, ma è necessario trovare i fondi, la volontà e l’impegno per materializzare tutto quanto è stato progettato. In modo particolare sottolineiamo la pista ciclo-pedonale che partendo dalla “rasica “ collega Osio Sotto con Osio Sopra per poi proseguire rispettivamente per Boltiere, Verdello, Levate e per Mariano di Dalmine, Dalmine, nonché la pista ciclo-pedonale che collega Trezzo sull’Adda, Brembate per poi seguire il corso del fiume Brembo collegando i vari comuni che vi si affacciano.
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1.1.1 Carta “Paesaggio ed Ambiente” La carta del “Paesaggio ed Ambiente” mette in evidenza le caratteristiche nonché i valori ambientali e paesaggistici del territorio. In modo particolare poniamo la nostra attenzione ai comuni che ricadono all’interno del basso corso del fiume Brembo evidenziando le peculiarità dell’area. Nell’area considerata si capisce il grande valore che ha l’attività agricola nell’area. Anche se non si tratta più di lavorazioni estensive di grande dimensione, tale attività serve non solo per la produzione di materie alimentari, ma anche per presidiare il territorio. L’attenzione a questo ambito sottolinea l’importanza che il piano territoriale di coordinamento attribuisce alle aree agricole compromesse e/o marginali e riconosce, anche se non esplicitamente, la necessità di realizzare un inventario su tutte quelle aree che sono soggette a fenomeni di degrado. La catalogazione delle aree deve avvenire in modo da comprendere anche la natura del degrado, nonché i fattori che hanno contribuito e che contribuiscono tuttora a determinare lo stato di degrado, in modo da predisporre strumenti idonei a ripristinare la situazione originale. Carta del paesaggio e ambiente
L’immagina qui a fianco rappresentata mette in evidenze le emergenze ambientali e paesaggistiche in prossimità dei comuni costituenti al PLIS del Brembo. In particolare mettiamo in evidenza alcuni articoli del PTCP che pongono l’accento sull’importanza del sistema agricoli (1 e 2) , sugli ambiti da istituire a PLIS (3) e sulle zone di particolare interessa paesaggistico (4 e 5).
Questi contesti territoriali trovano un riscontro immediato nelle norme tecniche di attuazione del Ptcp. Per facilità di lettura riportiamo i testi integrali di tali articoli riservandoci successivamente un commento.
“Art.60 Contesti a vocazione agricola caratterizzati dalla presenza del reticolo irriguo, dalla frequenza di presenze arboree e dalla presenza di elementi e strutture edilizie di preminente significato storico culturale: Queste zone sono caratterizzate da un sistema naturale e agrario e da un sistema idroregolatore che trova la sua
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espressione nella fascia di affioramento (risorgive) e di conseguenza nell’afflusso delle acque irrigue nella bassa pianura. Valgono le seguenti prescrizioni: 1. Le azioni di tutela devono essere indirizzate su elementi di riconosciuta rilevanza paesistica, dovranno affiancarsi ad azioni di reintegrazione arborea e del reticolo colturale storico, ed a una mirata ridefinizione del sistema, anche in termini sovracomunali, delle aree verdi. Sono inoltre da attuare le seguenti direttive: 1. Vanno mantenuti il più possibile i solchi e le piccole depressioni determinate dallo scorrimento dei corsi d’acqua minori che, con la loro vegetazione di ripa sono in grado di variare l’andamento uniforme della pianura. 2. Deve essere valorizzata la matrice rurale degli insediamenti che costituisce inoltre un segno storico in via di dissoluzione per la tendenza generalizzata alla saldatura tra gli abitati; pertanto vanno evitate le conurbazioni, anche attraverso il mantenimento delle aree libere da edificazione, e potenziando gli aspetti naturalistici e agrari presenti e potenziali delle aree”.
“Art. 65 Aree agricole con finalità di protezione e conservazione: esse sono configurate le seguenti funzioni: a) Ambiti di conservazione di spazi liberi interurbani e di connessione Per tali aree individuate alla tavola E2. 2 i PRG prevederanno una forte limitazione dell’occupazione dei suoli liberi, anche nel caso di allocazione di strutture al servizio dell’ agricoltura. I PRG dovranno quindi individuare, ai sensi degli art. 1 e 2 della L.R. 1/2001 le funzioni e le attrezzature vietate, dovranno essere indicati specifici parametri edilizi e previste adeguate indicazioni e modalità localizzative per le strutture ammissibili. I perimetri delle aree sono indicativi e potranno quindi subire modificazioni, alle condizioni di cui all’art. 93, comma3, mentre sono prescrittive la continuità delle fasce e il mantenimento degli spazi liberi interurbani. b) Zone a struttura vegetazionale di mitigazione dell’impatto ambientale e di inserimento paesaggistico delle infrastrutture. La tav. E2.2 indica i corridoi e spazi verdi finalizzati all’inserimento ambientale dei tracciati infrastrutturali, da effettuarsi con una progettazione specifica e con eventuale riqualificazione paesaggistica. Ove necessario dovrà essere armonicamente inserita una fascia – diaframma vegetazionale per la mitigazione degli inquinamenti prodotti dai traffici. Tali fasce si integrano al sistema dei corridoi ecologici e paesistici e agli areali di particolare valore ambientale individuati dalla tavola E2.2 del PTCP.”
Tali articoli mettono bene in evidenza la necessità di valorizzazione dell’ambiente agricolo, soprattutto nei confronti dei suoi caratteri storici. La storia di un luogo rappresenta la base per poter indirizzare le scelte del domani, mantenendo saldo le peculiarità l’area offre. La valorizzazione di tali zone è garantita mediante la tutela di alcuni elementi caratteristici delle zone agricole sia essi di carattere naturalistico o antropico. Tutti gli interventi di salvaguardia e valorizzazione devono comunque confrontarsi con la produttività agricola dell’area agricola. Il mantenimento dell’attività primaria rappresenta un presidio fondamentale per la salvaguardia del territorio e tale presidio può essere mantenuto nel tempo solo se si offrono delle condizioni vantaggiose al lavoratore agricolo. Molte direttive della comunità europea sono orientate al sostegno economico dei proprietario fondiario che, decidendo di attuare politiche per
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migliorare il sistema ambientale nel contesto agricolo, può attingere a fondi economici europei. Una cosa è comunque certa : il territorio agricolo non può più essere considerato come un semplice contenitore dell’urbanizzato, sempre pronto ad accogliere le sue espansioni, ma deve essere considerato allo stesso livello di un territorio antropizzato, che segue regole differenti, ma che necessità di una sua organicità. Inoltre l’art. 60 mette in evidenza l’importanza del sistema idrico superficiale. La necessità di rappresentare cartograficamente il reticolo idrografico, principale e secondario, mettendo bene in evidenza il sistema delle rogge e dei cavi irrigui e identificando tra di loro una gerarchia sia di portata che temporale (valenza storica), permette di capire la reale quantificazione di questa importantissima risorsa. Oltre ad identificare il sistema dei canali e delle rogge è possibile cartografare anche la presenza di fontanili, ancora numerosi nella pianura irrigua nonostante la loro caduta di importanza dovuta alle grandi opere irrigue, il loro interesse rimane alto in quanto mantengono la stessa temperatura per tutto l’anno. La valorizzazione del reticolo irriguo avviene in molte maniere, da una pulitura del sistema stesso, ad una messa in sicurezza mediante opere di ingegneria naturalistica di alcune sponde soggette a pericoli improvvisi Oltre agli aspetti legati al settore primario, la cartografia mette in evidenza gli ambiti che possono accogliere l’istituzione di un PLIS ossia di un Parco Locale di Interesse Sovracomunale. Come si evince dalla parola stessa, in quel area si manifestano caratteristiche ambientali meritevoli di essere considerate di interesse sovracomunale e non solo limitate alla popolazione del comune in cui insistono. Queste aree sono identificate con il numero 3 e corrispondono all’ art. 65
“Art. 71 Ambiti di opportuna istituzione dei P.L.I.S. (Parchi Locali di Interesse Sovracomunale) Il P.T.C.P. individua alcuni ambiti di particolare significato naturalistico, ambientale e paesistico di dimensione sovracomunale e con caratteri di interesse provinciale per i quali viene ritenuta opportuna la promozione l’istituzione di PLIS., al fine di garantire una maggiore valorizzazione del patrimonio naturale e paesistico e una progettazione degli interventi, sia sotto il profilo delle opportunità di utilizzo delle risorse a fini di miglioramento della qualità dell’offerta ambientale e paesistica, sia sotto il profilo della gestione degli interventi per la salvaguardia e la valorizzazione dei luoghi e delle loro peculiarità. 2. A tal fine la Provincia potrà promuovere iniziative opportune per la formazione dei PLIS di cui al comma 1. 3. Fino all’approvazione dei PLIS i suddetti ambiti sono soggetti alla disciplina dell’art. 54 e seguenti, in rapporto alla classificazione delle aree in essi comprese, come individuata nella tavola allegato E5.4. In particolare le aree individuate nel sistema del “Paesaggio della naturalità” sono soggette alla disciplina dell’art.54. Le aree interne al sistema del “Paesaggio agrario e delle aree coltivate” e appartenenti alla “fascia prealpina”, sono soggette alla disciplina dell’art.58. Le aree interne al medesimo sistema e appartenenti alla “fascia collinare”, sono soggette alla disciplina dell’art. 59. Le aree della “fascia della pianura” sono soggette, nell’ordine, alla disciplina degli art. 60, 61, 54, 64, 57. Gli strumenti urbanistici comunali dovranno specificamente individuare tutti i “sistemi ed elementi di rilevanza paesistica” definiti alla Tav. E5.4, prevedendone specifica disciplina e valorizzazione. 4. Il PTCP recepisce inoltre i PLIS istituiti anche se non specificamente rappresentati nella
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cartografia di Piano. 5. Qualora venissero istituiti da parte di Enti locali nuovi PLIS successivamente all’adozione del Piano, le previsioni e le prescrizioni a contenuto ambientale, paesistico e naturalistico saranno considerati come elementi di maggiore definizione, ai sensi degli articoli 3, 3° comma e 6, del PTPR e, come tali, saranno prevalenti immediatamente sulla disciplina del PTCP, fatti salvi gli elementi prescrittivi relativi al quadro infrastrutturale.”
Nella cartografia inoltre vengono identificate alcune aree che presentano un elevato valore naturalistico e paesaggistico, nonché aree soggette a valorizzazione, progettazione e riqualificazione paesaggistica. Concentrare l'attenzione sul paesaggio deve servire anche per ripensare l'insieme delle politiche che riguardano il territorio. Il tema è infatti da un lato estremamente complesso perché implica un salto di qualità rispetto alle tradizionali categorie di analisi e di intervento ma dall'altro è particolarmente utile perché è l'approccio che meglio si adatta a comprendere la dimensione articolata e stratificata nelle forme fisiche, sociali, economiche e culturali del territorio italiano. Un utile esempio ci viene dall'esperienza realizzata con il sistema dei Parchi e delle aree protette che oggi rappresenta un marchio di qualità e un segno ben comprensibile nell'immaginario locale e nazionale. Una sfida a costruire nuovi immaginari partendo dalla forza comunicativa dei paesaggi italiani. L'obiettivo deve essere quello di costruire progetti di valorizzazione che contribuiscano a sviluppare caratteri, identità e qualità. Disegnare nuovi immaginari paesistici, originali "segni di riconoscibilità Il "modello istituzionale" che sarebbe auspicabile proporre assegna un ruolo centrale al Piano Paesistico Regionale che rappresenta il fondamentale riferimento per l’individuazione e la tutela dei beni di rilevanza storica, ambientale e paesistica, anche per aspetti non precedentemente sottoposti a vincolo dalle procedure delle Leggi 1497/39 e 431/85. Il PTC provinciale dovrebbe rappresentare invece il luogo dove avviene l'incontro tra le indicazioni di pianificazione territoriale, paesistica e ambientale. Tale strumento riassume così le indicazioni dei Piani di Bacino, Paesistici, dei Parchi fornendo una lettura unitaria dei diversi piani di settore. Solo infatti con una pianificazione integrata degli aspetti infrastrutturali, insediativi, ambientali e paesistici si può determinare uno sviluppo sostenibile del territorio. Tali aree, localizzate principalmente in prossimità di nuove infrastrutture, sono poste a ovest dell’autostrada A4 e nella parte meridionale dell’Isola Bergamasca. I riferimenti normativi per tali aree sono l’art. 54 e l’art. 66:
“Art. 54 Contesti di elevato valore naturalistico e paesistico :prescrizioni 1. Gli ambiti di cui al presente articolo sono caratterizzai da uninsieme articolato di elementi di valenza ambientale e paesisticacon presenze di interesse storico, geomorfologico e naturalistico tali da determinare situazioni di particolare interesse in ordine alla necessità di azioni di tutela e valorizzazione. In tali ambiti è da perseguire la conservazione, la valorizzazione e il recupero di tutti gli elementi costitutivi del paesaggio e la salvaguardia delle presenze significative della naturalità. Ogni tipo di attività o di intervento deve avvenire avendo cura anche della valorizzazione dei percorsi storici presenti, delle presenze edilizie e dei nuclei di antica formazione e di tutti gli elementi di rilevanza paesistica, avendo come riferimento per la loro individuazione e
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disciplina le indicazioni inerenti le componenti dei “sistemi ed elementi di rilevanza paesistica” così come individuati alla tav. allegato E.5.4. 2. In tali zone potranno essere ammessi interventi che prevedano trasformazioni edilizie e urbanistiche del territorio solo se finalizzate alle attività necessarie per la conduzione agricola e agro-silvo-pastorale. Sono altresì ammesse trasformazioni edilizie finalizzate all’organizzazione dell’attività turistica laddove queste siano previste dai Piani di Settore di cui al precedente art. 17. È di massima esclusa la previsione d’ambiti insediativi, salvo interventi da subordinare a preventiva variante al PTCP. I Comuni, in fase di adeguamento dello strumento urbanistico o di formazione di un nuovo strumento o di sue varianti, verificano e individuano i perimetri degli ambiti di cui al presente articolo e possono proporre eventuali modifiche degli stessi che potranno essere recepite previa variante al PTCP. 3. Gli interventi ammessi dal presente articolo dovranno essere sottoposti a specifiche intese con la Provincia finalizzate alla verifica di coerenza con gli indirizzi del PTCP. Sono fatti salvi interventi edilizi necessari all’esercizio dell’attività agricola, per i quali i Regolamenti Edilizi comunali dovranno comunque definire precise indicazioni in ordine all’uso dei materiali e delle tecniche costruttive.”
“Art.66 Ambiti di valorizzazione, riqualificazione e progettazione paesistica 1. Il PTCP si pone come obiettivo quello di individuare già alla scala territoriale – e promuovere alla scala locale – la realizzazione di un sistema d’aree e ambiti di “continuità del verde”, anche nella pianura e nelle zone di più modesto pregio con particolare attenzione agli elementi di continuità delle preesistenze e delle fasce già in formazione sempre con attenzione alla varietà e alla diversità biologica. 2. Allo stesso modo il PTCP si pone di tutelare il paesaggio nei suoi caratteri peculiari, promuoverne la riqualificazione dei sistemi più degradati e promuovere la formazione di “nuovi paesaggi” ove siano presenti elementi di segno negativo o siano previsti nuovi interventi di trasformazione territoriale. 3. A tal fine individua ambiti, areali e corridoi territoriali che, pur nell’ambito della loro utilizzabilità anche a fini agricoli, sono volti a finalità di caratterizzazione ambientale e paesistica con interventi di conservazione, di valorizzazione e/o di progettazione paesistica. 4. I P.R.G. comunali dovranno prevedere nell’ambito dei rispettivi azzonamenti, d’intesa con la Provincia, la definizione e la perimetrazione delle aree di cui al presente articolo come individuate alla tav. E2. 2 del PTCP, con la possibilità di meglio definire i contorni, fermo restando l’ordine di grandezza dimensionale delle fasce e/o degli areali. 5. Le aree interne a questi ambiti potranno essere utilizzate a fini agricoli e/o per finalità di interesse e uso pubblico connesso con gli interventi di riqualificazione ambientale e paesistica. 6. Sono escluse altre forme di insediamento e di edificazione”.
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1.1.3. Tavola del suolo e delle acque Tavola del suolo e delle acque
Nell’immagine qui a fianco riportata, si mette in evidenza il sistema del suolo e delle acque con l’indicazione delle fasce di perimetrazione del Piano di Assetto Idrogeologico (P.A.I.) (art. 38) e una classificazione dei suoli in relazione alle caratteristiche idrogeologiche delle varie zone. Come riportato nelle Norme tecniche di attuazione , tale tavola mette in evidenza i perimetri delle indicazioni delle aree di criticità in ambito di pianura soggette a rischi conseguenti a: i) fattori naturali di vulnerabilità idrogeologica; ii) fattori di eventi esondativi dei corsi d’acqua naturali; iii) fattori dovuti ad elevata densità dei pozzi di captazione; iv) fattori dovuti ad inquinamenti e alla presenza di cave e discariche.
Nell’ambito del basso corso del fiume Brembo interessato dalla realizzazione del PLIS insistono due classi di pericolosità e/o criticità. In particolare tutto il corso del fiume Brembo, oltre ad essere inserito nelle fasce fluviali individuate dal PAI (A e B), è interessato da un’area, di larghezza variabile, nella quale gli interventi di trasformazione territoriale devono essere assoggettati a puntuale verifica di compatibilità geologica ed idraulica. Riportiamo il testo delle nta che si riferisce a questo particolare ambito:
(art 44 c. 1) Ambiti di pianura nei quali gli interventi di trasformazione territoriale devono essere assoggettati a puntuale verifica di compatibilità geologica ed idraulica. Si tratta di ambiti sui quali si rileva la presenza di valori bassi di profondità della falda rispetto al piano campagna e la mancanza, o il limitato spessore, dello strato di impermeabilità superficiale. In tali aree ogni intervento che possa potenzialmente alterare le condizioni chimico-fisiche delle acque presenti nel sottosuolo (esemplificativamente: insediamenti agricoli; insediamenti industriali giudicati pericolosi, trivellazione di nuovi pozzi) dovrà essere sottoposto ad un approfondito studio di compatibilità idrogeologica ed idraulica che ne attesti l’idoneità.
Il secondo ambito interessa una fascia che partendo dal comune di Dalmine si propaga in direzione sud fino a Boltiere e oltre. Tale ambito ingloba in modo particolare il “villaggio della Dalmine”, l’abitato di Mariano, di Osio Sopra, la parte occidentale di Osio Sotto e la quasi totalità del Comune di Boltiere. Un’area di tali caratteristiche si
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evidenzia anche in prossimità dell’abitato di Brembate, Trezzo d’Adda e Filago con quantità e modalità differenti. In questa fascia gli interventi di trasformazione territoriale devono mantenere come soglia minimale le condizioni geologiche ed idrauliche esistenti.
Ambiti di pianura nei quali gli interventi di trasformazione territoriale devono mantenere come soglia minimale le condizioni geologiche ed idrauliche esistenti. Si tratta di ambiti con presenza della coltre superficiale di contenuta potenzialità ma con falda profonda rispetto al piano campagna e caratterizzati da una elevata densità di pozzi che vengono a costituire zone di connessione per le acque contenute in strati acquiferi, determinando il miscelamento e quindi la variazione dell’originaria composizione idrochimica della falda determinando una elevata vulnerabilità idrologica. In tali aree dovranno comunque essere effettuati, per ambiti, analisi e studi che diano indicazione atti a garantire interventi che non riducano le condizioni di assetto idrogeologico vigenti. Qualora si volessero realizzare pozzi per uso agricolo, industriale o potabile, si dovrà documentare in modo approfondito la effettiva necessità dell’intervento in particolare nelle aree ad elevata vulnerabilità idrogeologica. Qualora questa fosse avvallata da riscontri oggettivi, si dovrà imporre la realizzazione dell’opera di captazione a regola d’arte, in modo da preservare la qualità dell’acqua delle falde più profonde e protette, impedendo il loro miscelamento con quelle più superficiali e contaminate. Per quanto attiene la gestione e la salvaguardia del pozzo si rimanda al D.L. 258/2000.
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1.1.4. Carta del territorio e dei sistemi insediati Sistemi insediativi
La cartografia a fianco riportata mette in evidenza i sistemi insediativi (urbanizzazione, infrastrutture) con la rete del verde e dei parchi regionali. I sistemi insediativi vengono tratti dal PTCP dall’articolo 89 all’art. 102. Gli obiettivi di una corretta politica insediativa sono evidenziati dall’art. 89, mentre gli articoli successivi pongono l’attenzione sui singoli componenti che strutturano l’assetto insediativo.
Riportiamo il testo relativo agli obiettivi della politica degli insediamenti.
Art. 89 Obiettivi per l’organizzazione, la riqualificazione e lo sviluppo del sistema insediativi 1. Il PTCP in ordine agli assetti insediativi si propone i seguenti obiettivi: a . Potenziare e valorizzare i riferimenti di centralità e di erogazione di servizi di scala sovracomunale relativi al territorio provinciale e agli ambiti individuati ed elencati al precedente art. 11, all’interno dei quali dovrà essere previsto un adeguato equilibrio tra funzioni residenziali, commerciali e di servizio che devono essere presenti e garantite; b. Subordinare le nuove previsioni di quantità insediative e l’espansione delle aree urbane all’effettiva possibilità di assicurare a ciascun sistema urbano una dotazione sufficiente di servizi essenziali e condizioni di adeguata accessibilità a tutti i servizi che sono presenti o previsti negli ambiti di riferimento; c. Promuovere la tutela del patrimonio architettonico di interesse storico, artistico, culturale e ambientale mantenendo i rapporti consolidati tra i beni storico- architettonici, le loro pertinenze, e il contesto agricolo e ambientale nel quale si trovano collocati e i coni percettivi; d. Rapportare l’attività di espansione degli insediamenti a un corretto e reale soddisfacimento delle necessità abitative esistenti e di previsione attraverso il prioritario recupero dei centri storici e gli interventi di riqualificazione dell’esistente, tenuto conto anche della opportunità di promuovere progetti di ristrutturazione urbanistica per le aree più degradate;e .
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Evitare l’espansione incontrollata degli aggregati urbani e la formazione di insediamenti lineari lungo gli assi della viabilità interurbana contrastando qualsiasi forma di saldatura; f. Privilegiare il completamento e la ricucitura delle zone di frangia e dei bordi degli aggregati urbani; g. Promuovere e stimolare tutte le precauzioni necessarie a garantire un attento rapporto tra le esigenze dell’espansione e la necessità della massima conservazione dei suoli agricoli produttivi, intesi come elemento di importanza strategica, economica, paesistica e ambientale.
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