paolo diacono - liceo classico dettori

Post on 05-Jul-2022

7 Views

Category:

Documents

0 Downloads

Preview:

Click to see full reader

TRANSCRIPT

Paolo Diacono

Storia dei LongobardiStoria dei Longobardi

I Winnili, chiamati poi Longobardi, si erano stabiliti in Pannonia (sul Danubio, grosso modo nell’attuale Ungheria) tra la fine del

V e i primi anni del VI secolo a.C., muovendosi dalle sedi lungo il basso

corso dell'Elba, e da luoghi ancora piùlontani e forse leggendari, come la

Penisola scandinava

Durante la campagna di guerra condotta da Narsete, generale bizantino, contro i

Goti, vi erano, nell'armata bizantina in Italia 2300 guerrieri longobardi, che si

distinsero per valore e ferocia. Coloro

che rientrarono alle proprie sedi in Pannonia avevano bene impresse in

mente tutte le caratteristiche di quella terra meridionale, l’Italia, così ricca di

campi coltivati e coltivabili, di città ancora fiorenti, e allo stesso tempo così indifesa

e quindi facile da conquistare.

Erano rimasti in Pannonia per

quarantadue anni. La

lasciarono il giorno dopo la

Pasqua, che in quell'anno,

secondo il calcolo, era

caduta il 1 aprile, nell'anno

568.

Giunsero in Italia lungo la Via

Postumia e attraverso la Valle del

Vipacco; la leggenda narra che

Alboino si sia soffermato a

guardare il panorama della Terra

che si accingeva a conquistare

dalla vetta di un monte che da

allora fu chiamato Monte del

Re,ora meglio noto come Nanos,

nella accezione slovena.

Via Postumia

Giunti alle pendici meridionali delle

Alpi occuparono la Venezia Giulia.

Alboino affidò la città militarmente

più importante, Forum Julii,

Cividale, al migliore dei suoi

generali, Gisulfo, che divenne

Duca del Friuli, poi proseguì

l'avanzata, occupando tutti i

maggiori centri, ma trascurando le

città troppo ben difese e le regioni

costiere.

Cividale

Forum Iulii

L’Italia alla morte di Alboino

572

I nuovi venuti si ripartirono tra Langobardia Maior (l'Italia

settentrionale gravitante intorno alla capitale del regno, Pavia, da qui il

nome dell'odierna regione Lombardia) e Langobardia Minor (i ducati di Spoleto

e Benevento), mentre i territori rimasti sotto controllo bizantino erano chiamati

Romània (da qui il nome dell'odierna regione Romagna) e avevano come

fulcro l'Esarcato di Ravenna.

Nel 573 Alboino soccombe per una congiura ordita

dalla moglie Rosmunda, umiliata perché il marito,

ubriaco, l’avrebbe costretta a bere dal cranio del

padre, ucciso dallo stesso

Alboino in battaglia.

Gli succede Clefi

(572-574), alla cui

morte inizia un

periodo decennale

di autonomia dei

Duchi

I duchi

I duchi, sorta di condottieri con seguito personale di guerrieri,

nella più totale autonomia,

sottomisero territori, sterminarono popolazioni e

devastarono città

Autari

584-590

Dal punto di vista militare, Autari, figlio di Clefi, sconfisse sia i Franchi sia i Bizantini

e ne spezzò la coalizione. Nel 585respinse i Franchi nell'attuale Piemonte e indusse i Bizantini a chiedere, per la prima volta da quando i Longobardi erano entrati in Italia, una tregua. Allo scadere, occupò

l'ultimo bastione bizantino in Italia settentrionale: l'Isola Comacina nel Lago

di Como.

I Longobardi tuttavia non riuscirono mai a

realizzare l'unitàterritoriale della Penisola,

sia a causa della presenza bizantina lungo

le coste che dei

possedimenti della Chiesa nell'Italia centrale.

Essi portarono in Italia un tipo di dominazione ben diversa da quella

dei Goti, che godeva della legittimazione bizantina. La loro sovranità dipendeva unicamente

dalla forza delle armi ed era ispirata alle usanze ancora fortemente

"barbariche" che li caratterizzavano; gli appartenenti alla popolazione sottomessa erano considerati alla

stregua di schiavi e non possedevano, quindi, alcun diritto

oggettivo.

603

I Longobardi occupavano gran parte dell’Italia

settentrionale e i ducati

di Spoleto e Benevento.

Possessi bizantini

• Il dominio bizantino si articolava tra una serie di territori tra loro discontinui:

• l’Esarcato, corrispondente alla zona intorno a Ravenna(l’odierna Romagna).

• Il Ducato romano

• La Pentapoli, costituita da cinque città della costa adriatica tra Rimini e Ancona e cinque cittàdell’entroterra marchigiano e umbro, tra Urbino e Gubbio.

• Il litorale veneto e del Friuli

• Il litorale ligure

• La Puglia centro-meridionale, parte della Calabria, il ducato di Napoli

Lentamente, ma inesorabilmente,

i possessi bizantini vennero

erosi dai Longobardi.

Del resto i Bizantini erano

impegnati a contrastare nel

mediterraneo orientale la

crescente espansione araba

L’arrivo dei Longobardi comportò la definitiva scomparsa dell’antica

classe dei proprietari terrieri romani;

essi si mantenevano separati dai vinti anche negli insediamenti: la città costituiva per essi un luogo fortemente insicuro e preferivano quindi risiedere in campagna o in

quartieri ad essi riservati, fortemente difesi e muniti di

sotterranei

La violenza e il saccheggio erano

per essi prassi quotidiana,

facevano parte della loro

"cultura", come anche la

considerazione del ruolo

femminile, in cui la donna era

vista come procreatrice di eredi e

totalmente soggetta prima al

padre, poi al marito.

Un addolcimento di tali

caratteri bellicosi e violenti si ebbe tuttavia con la

progressiva conversione al cattolicesimo, che fu

promossa da Teodolinda,

moglie di Autari

Teodolinda

Teodolinda,

vedova

di Autari,

sposò

Agilulfo

Il rafforzamento dei poteri regi,

avviato da Autari prima e

Agilulfo poi, segnò anche il

passaggio ad una nuova

concezione territoriale basata

sulla stabile divisione del

regno in ducati.

Ogni ducato era guidato da un duca, non più solo capo di una fara ma funzionario regio, depositario dei

poteri pubblici.

Le sedi dei ducati venivano stabilite in centri strategicamente importanti,

favorendo quindi lo sviluppo di molti nuclei urbani posti lungo le principali

vie di comunicazione del paese

Nella gestione del potere pubblico i duchi erano

affiancati da funzionari

minori, detti sculdasci e da gastaldi, che

gestivano le grandi aziende rurali.

La nuova organizzazione del

potere, segnò una tappa

fondamentale del

consolidamento del regno

longobardo in Italia, che

progressivamente perse i

caratteri di un'occupazione

militare pura.

L'inclusione dei vinti (i Romanici) era

un passaggio inevitabile e Agilulfo

compì alcune scelte simboliche volte al

tempo stesso a rafforzare il proprio

potere e ad accreditarlo presso la

popolazione di discendenza latina.

La cerimonia di associazione al trono del figlioletto Adaloaldo, nel 604, seguì un rito

bizantineggiante; scelse come capitale non più Pavia, ma l'antica metropoli

romana di Milano e definì se stesso, in una corona votiva, Gratia Dei rex totius

Italiae

In questa direzione mosse

anche la forte pressione, svolta soprattutto da

Teodolinda, verso la conversione al cattolicesimo

dei Longobardi, fino a quel momento ancora in gran

parte pagani o ariani.

Rotari

636-652

Rotari condusse numerose

campagne militari, che portarono

quasi tutta l'Italia settentrionale sotto

il dominio del regno longobardo.

L’Editto di Rotari

643Era scritto in lingua latina nonostante fosse rivolto

soltanto ai Longobardi.

I Romanici, infatti, restavano soggetti al diritto romano.

L'Editto ricapitolava e codificava le norme e le usanze germaniche, ma introduceva anche

significative novità, segno del progredire dell'influsso latino sugli usi longobardi.

L'Editto proibì la faida (vendetta privata) a favore del guidrigildo (risarcimento in denaro) e

conteneva anche drastiche limitazioni all'uso della pena di morte.

Distinzioni sociali

1. Arimanni: godono della pienezza dei diritti

2. Aldii: semiliberi; sono la massa dei coloni e artigiani italici i quali, pur non

potendo né possedere terra, népartecipare alla vita politica, né portare le

armi, sono personalmente liberi

3. Servi

Liutprando: l'apogeo del regno

712-744

Il suo regno, il più lungo di tutti quelli

longobardi in Italia, fu caratterizzato

dall'ammirazione quasi religiosa che

veniva tributata al re dal suo popolo, che riconosceva in lui

audacia, valentìa e lungimiranza politica

A questi valori tipici della stirpe germanica Liutprando, re di una nazione ormai in stragrande maggioranza cattolica, unì

quelle di piissimus rex (nonostante avesse tentato più volte di impadronirsi di Roma). In due occasioni, in Sardegnae nella regione di Arles (dove era stato chiamato dal suo alleato Carlo Martello)

si contrappose con successo ai pirati Saraceni, accrescendo la sua

reputazione di re cristiano.

La sua alleanza con i Franchi,

coronata da una simbolica

adozione del giovane Pipino il

Breve, e con gli Avari, ai confini

orientali, gli consentì di avere

le mani relativamente libere in

Italia, anche se presto arrivò a

uno scontro con i Bizantini e

con il Papato.

Liutprando fu l'ultimo sovrano longobardo a poter contare

sulla coesione del suo regno; dopo di lui nessun re riuscì a eliminare le opposizioni e a regnare indisturbato, anzi

varie defezioni dei duchi e i continui tradimenti avrebbero

portato alla sconfitta definitiva.

L’iconoclastia

• Nel 726 l’imperatore di Bisanzio, Leone III Isaurico, emanò un decreto che proibiva il culto delle immagini sacre.

• Il Papa Gregorio II si oppose alle decisioni dell’imperatore.

• Liutprando sostenne il Papa e si impossessò di vari territori bizantini, impensierendo non poco lo stesso Papa.

Donazione di Sutri: 728

• Liutprando donò al papa il castello di Sutri, atto con cui si fa tradizionalmente

iniziare la storia dello Stato della Chiesa.

Astolfo

749-756

Astolfo fu espressione della

corrente più aggressiva dei

duchi, che rifiutava un ruolo

attivo alla componente

romanica della popolazione

Per la sua politica espansionistica dovette riorganizzare l'esercito in modo da includervi, seppur nella posizione subalterna di fanteria

leggera, tutte le componenti etniche del regno.

Ad essere soggetti agli obblighi di levaerano tutti i liberi del regno, sia quelli

di origine romanica sia quelli di origine longobarda

Inizialmente Astolfo colse notevoli successi, culminati nella conquista di Ravenna nel 751; qui il re, risiedendo

nel Palazzo dell'esarca e battendo moneta di tipo bizantino, espose il suo

programma: raccogliere sotto il suo potere tutti i Romanici fino ad allora

soggetti all'imperatore, senza necessariamente fonderli con i

Longobardi.

Proprio nel momento in cui Astolfo

pareva ormai avviato a vincere

tutte le opposizioni sul suolo

italiano, nelle Gallie Pipino il

Breve, riuscì a rovesciare

definitivamente la dinastia

merovingia deponendo

Childerico III e divenendo re

anche de jure

Pipino il Breve

741-752

• Figlio di Carlo Martello,

vincitore a Poitiers, depose

Childerico III, ultimo dei

merovingi e fu incoronato re

dei Franchi.

Nel 754 Papa Stefano si

recò in Francia per

chiedere l’aiuto contro Astolfo, che aveva

occupato l’Esarcato, la Pentapoli e minacciava la

stessa Roma

Pipino il Breve fu

consacrato dal Papa e la

cerimonia suggellò

anche l’alleanza militare

fra i Carolingi ed il

papato contro i

Longobardi

Nel 754 e nel 756

Pipino scese in Italia,

sconfisse i Longobardi e donò al Papa

l’Esarcato e la Pentapoli

Donazione di Costantino

Forse fu in seguito a questa seconda grande donazione che avvenne la fabbricazione della cosiddetta Donazione di Costantino. Secondo il documento, falso, l’imperatore Costantino avrebbe donato alla Chiesa di Roma, retta da papa Silvestro I (314-335) la sovranità su Roma, sull’Italia e su tutta

la parte occidentale dell’impero.

La falsità del documento fu

comprovata su basi filologiche in età umanistica

da Lorenzo Valla nel

Discorso sulla falsa e menzognera donazione di

Costantino, del 1440

top related