laboratorio "a scuola di resilienza"

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Nelle classi terze di Pegognaga, Mantova, sono stati realizzati dei laboratori creativo-espressivi che hanno offerto ai bambini uno spazio sicuro e strutturato in cui contenere, esprimere e condividere i propri vissuti emotivi.

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A SCUOLA DI RESILIENZA

Laboratorio condotto con le classi terze della Scuola Primaria di Pegognaga -

Mantova

Anno scolastico 2012-2013

InsegnantiBeatrice FurgieriAngela Mazzali

In classe sono stati realizzati dei laboratori creativo-espressivi che hanno offerto ai bambini uno spazio sicuro e strutturato in cui contenere, esprimere e condividere i propri vissuti emotivi.

Gli obiettivi da raggiungere sono stati accordati dai docenti insieme agli operatori esperti, sulla base delle specifiche realtà delle classi:• Espressione e condivisione delle

proprie emozioni;• Ripristino del senso di

appartenenza e di convivenza attiva da parte dei bambini;

• Ridisegnare la propria continuità esistenziale e culturale.

I laboratori sono stati attinti dalla guida orientativa

“Tutori di resilienza. Guida orientativa per interventi

psico-educativi” a cura di Cristina Castelli,

uno strumento ideato e progettato dai ricercatori dell’Università Cattolica.

1° laboratorio

Condotto con il supporto degli operatori dell’Università.Gli operatori hanno coinvolto i bambini in un gioco di conoscenza reciproca:

“Il gioco di nomi”A turno, ognuno dice a voce alta il proprio nome, associandolo ad un gesto o giocando con le parole pronunciate, allungando le lettere o cambiando l’accento.

In seguito hanno somministrato i questionari ai bambini.

Vengono distribuiti dei fogli con disegnata la sagoma di

una valigia La consegna è: “riempi la tua valigia degli elementi/oggetti/persone che vorresti avere accanto a te nel tuo percorso di crescita”.

Viene chiesto a ciascuno di illustrare la propria valigia, spiegando i significati degli elementi rappresentati al suo interno.

Si chiede a ciascuno di scegliere un elemento della propria valigia ritenuto più importante e di disegnarlo sul cartellone che è stato preparato con la sagoma di una valigia grande. I ragazzi devono disegnare il loro elemento distintivo all’interno.

Alla fine gli educatori fanno emergere questi punti:• Raccontarsi è divertente, ma a

volte anche difficile.• Ognuno di noi appartiene a un

gruppo: famiglia, calcio, coro, scuola (questo gruppo!).

• Osservando gli altri impariamo delle cose su noi stessi.

2° laboratorio

L’insegnante propone l’attività

“Questo sono io”

L’obiettivo è rafforzare l’autostima del bambino mediante la valorizzazione di aspetti di sé positivi.

Viene distribuito a tutti i bambini un foglio di cartoncino sagomato, e viene chiesto loro di realizzare con il materiale a disposizione (pennarelli, matite, fogli colorati, giornali…)

una maschera che rappresenti le loro qualità, gusti, passioni, sentimenti, ecc.

Alla fine ogni bambino si presenta attraverso la propria maschera e l’educatore cerca di valorizzare il lavoro e le qualità rappresentate da ogni alunno.

3° laboratorio  Condotto con il supporto degli operatori dell’Università.

L’insegnante ha unito gli alunni in gruppi di cinque, ad ogni gruppo si è affiancato un operatore. L’attività si intitola

“La mano dei talenti”

Gli operatori hanno spiegato il significato della parola talento; lo scopo è di aiutare i bambini ad esplicitare le proprie qualità e scoprire i propri talenti attraverso lo sguardo dell’altro.

Viene chiesto ad ogni bambino di disegnare la sagoma della propria mano su un foglio bianco, poi vengono invitati a scrivere un proprio talento in corrispondenza del pollice. Si passa il foglio al compagno a destra in modo che ciascuno scriva un talento che pensa che il proprio compagno abbia. Si ripete la stessa operazione fino a che ogni bambino avrà nuovamente il suo foglio davanti e potrà leggere ciò che gli altri pensano di lui.

Al termine dell’attività le mani vengono decorate, ritagliate e incollate su un cartellone. Infine, ognuno legge i propri talenti e gli operatori stimolano una riflessione, fornendo feedback positivi.

Viene proposto un gioco finale

“Mosca cieca sonora”

Questo gioco aiuta i bambini ad imparare a riconoscere e ad ascoltare l’altro.

Si sceglie la “mosca cieca” e viene bendata. Tutti i bambini si dispongono in cerchio e mantengono la posizione rimanendo fermi e in silenzio. L’educatore accompagna la “mosca cieca” vicino a un bambino a cui chiede di pronunciare una parola ad alta voce (per esempio: “ciao”). La “mosca cieca” deve indovinare chi ha pronunciato la parola. Il compagno riconosciuto diventa la nuova “mosca cieca”.

Per rendere l’attività più interessante e difficile, le parole pronunciate dovranno essere brevi (formate da due sillabe o addirittura una sola lettere) e potranno essere dette con una voce alterata (voce acuta, voce grave o profonda, voce modificata tenendo i denti stretti o le labbra chiuse).

4° laboratorio

Condotto dall’insegnante di classe.

Dopo aver ricordato l’attività della mano dei talenti, l’insegnante propone il gioco:

“Indovina di chi è la mano?”

Ognuno scrive i propri talenti su un foglietto, poi si dividono i bambini in due squadre e si ritirano i biglietti. Compito di ogni squadra è di indovinare il maggior numero possibile di bambini della squadra avversaria a cui appartengono i talenti letti dall’insegnante. Vince la squadra che indovina più compagni della squadra avversaria.

In seguito, l’insegnante propone il gioco:

“Rispecchiarsi”

Si chiede ai bambini di formare delle coppie e di posizionarsi uno di fronte all’altro, un membro propone un movimento e l’altro lo imita nel modo più preciso possibile.

L’ultimo gioco dell’unità laboratoriale si intitola “Muoversi come un corpo unico”Si lavora inizialmente a coppie, poi a gruppi di 4, poi, 8, infine tutti insieme. Si invitano le coppie a muoversi in sincronia, camminando insieme, uniti dal contatto del braccio tenuto lungo il fianco. Si ripete per i gruppi da 4 e da 8, infine si prova a muoversi tutti insieme come un corpo unico.

6° laboratorio

Condotto dall’insegnante di classe.

Viene proposta l’attività “SOS ho bisogno di te”

Si chiede ai bambini di disegnare su un cartoncino ritagliato a forma di cerchio una situazione in cui hanno avuto bisogno dell’aiuto di un compagno di classe e, dall’altra parte, una situazione in cui hanno aiutato un compagno di classe.

Al termine, ogni alunno ha descritto al gruppo gli episodi rappresentati, cercando di descrivere le emozioni provate nel ricevere e offrire aiuto. Infine, i cartoncini sono diventati delle medaglie da indossare.

Come gioco finale si propone

“Occhio al primo”

Un bambino esce dall’aula, gli altri in cerchio decidono chi sarà il primo che indicherà il movimento da fare eseguire al gruppo. Una volta rientrato in aula, il bambino deve capire chi è il primo.

7° laboratorio

Condotto con il supporto degli operatori dell’Università.

Gli operatori propongono un’attività di rilassamento e di abbandono all’altro: con il sottofondo di suoni dalla natura i bambini a coppie sono guidati a praticare diverse tecniche di rilassamento al proprio compagno.

Alla fine dell’attività viene chiesto quali emozioni hanno provato.

Viene avvitato, così, un dialogo sulle emozioni: • Cosa sono le emozioni? • Quali emozioni conoscete? • Quali emozioni avete vissuto?

A turno, ogni bambino racconta un paio di episodi in cui ha sperimentato emozioni positive (felicità, gioia) ed emozioni negative (rabbia, tristezza, spavento).

In seguito, i bambini sono messi di nuovo a coppie per:

“Il gioco delle statue”

Lo scultore modella la sua statua per rappresentare un’emozione e il gruppo deve indovinare l’emozione rappresentata. Poi si invertono i ruoli.

8° laboratorio

Condotto dall’insegnante di classe.

Per favorire la cooperazione all’interno del gruppo, le insegnanti propongono il gioco

“Memory a squadre”Prima si costruisce il gioco del memory con fogli e cartoncini, poi si formano due squadre.

La prima squadra gira due carte. Se queste formano una coppia vengano incassate dalla squadra che può scoprirne altre due. Se non formano una coppia vengono nuovamente coperte e rimesse nella loro posizione originale e il turno passa alla squadra successiva. Vince la squadra che ha raccolto più coppie di carte.

Al termine del gioco, si fanno riflettere i bambini su come la cooperazione all’interno della squadra abbia migliorato l’esito del gioco.

9°laboratorio

L’insegnante di classe, in accordo con gli l’equipe di Milano, propone dei giochi con l’intento di guidare i bambini a identificare le emozioni: (gioia, tristezza, paura, rabbia, sorpresa…) e dimostrare che le emozioni possono essere riconosciute semplicemente osservando il volto, nel senso che l'uomo "parla" non solo con le parole ma

anche con il corpo.

A volte il linguaggio del corpo è molto più importante che le parole per esprimere gli stati d'animo.Poi, il riconoscimento delle emozioni, proprie e altrui, è anche un mezzo per agire sul ricordo dei vissuti traumatici.

L’obiettivo di queste attività è di promuovere la consapevolezza delle emozioni per ottenere il controllo del comportamento; il riconoscimento delle emozioni altrui per facilitare l'empatia, l'ascolto reciproco e lo sviluppo delle modalità appropriate per interagire adeguatamente con l’altro.

Dopo aver esplorato il significato della parola emozione e aver elencato tutte le emozioni che i bambini conoscevano, si propone il gioco:

“La voce delle emozioni”

Inizialmente si chiede ai bambini di provare, a turno, a pronunciare le parole:

“felicità” con voce felice; “tristezza” con voce triste; “rabbia” con voce arrabbiata; “paura” con voce spaventata.

Successivamente, si predispongono due contenitori con dei bigliettini: uno contenente delle parole neutre (esempio, cane, tavolo, gallo…), l’altro le parole delle emozioni. A turno, ogni bambino deve pescare una parola dal primo contenitore e un’emozione dal secondo contenitore. Bisogna provare a pronunciare la parola pescata con un’intonazione tale da comunicare la specifica emozione che è stata estratta.

Il resto del gruppo deve cercare di indovinare l’emozione espressa dal compagno.

Si procede in questo modo fino a quando ogni bambino ha provato a pronunciare almeno una parola.

10° laboratorio

Condotto dall’insegnante di classe.L’insegnante procede con le attività sul tema delle emozioni per raggiungere una maggiore consapevolezza del ventaglio di emozioni vissute nel corso della vita dei bambini e rafforzare le capacità di gestione dei propri vissuti emotivi.

Viene proposto “Il quadro delle emozioni”

Si fornisce ai bambini un foglio grande da piegare in quattro riquadri, in ognuno di essi si disegna una cornice che rappresenta un’emozione: felicità, tristezza, sorpresa, paura. Viene chiesto loro di disegnare (o eventualmente di scrivere) quattro avvenimenti in cui hanno provato rispettivamente le emozioni dei riquadri.

Al termine si descrive ai compagni cosa si è rappresentato, raccontando l’episodio illustrato con particolare attenzione alle emozioni provate e a cosa è stato fatto in risposta all’emozione.

11° laboratorio

Condotto con il supporto degli operatori dell’Università. Dopo un primo momento di socializzazione sulle attività e prodotti realizzati in classe, il gruppo dell’Università propone una nuova attività:

“La linea del tempo”

Come le precedenti attività proposte, l’obiettivo è di stimolare il processo di autoconsapevolezza dei vissuti individuali, in una cornice temporale ben definita:

l’ultimo anno di vita.

Ogni bambino fa la propria linea del tempo relativa all’ultimo anno di vita con un pezzo di spago o nastro che viene incollato sul un foglio A3.Si chiede d’individuare almeno 2 brutti ricordi che verranno segnati ciascuno con un sassolino, collocati sulla linea del tempo. Poi si chiede d’individuare almeno 2 momenti felici che verranno segnati ciascuno con un fiore di carta crespa, collocati sempre sulla linea del tempo.

Al termine ognuno descrive ai compagni quali eventi positivi e negativi ha scelto di rappresentare, segue un applauso per ogni bambino.

L’applauso è un’azione sempre presente dopo la dimostrazione

dell’elaborato da parte dell’alunno davanti alla classe.

12° laboratorio

Condotto dall’insegnante di classe. L’insegnante propone una nuova attività con la stessa finalità di miglioramento dell’autoconsapevolezza emotiva:

“Sotto un temporale”

Viene distribuito ad ogni bambino un foglio bianco A3 e si chiede di disegnare, nella parte superiore del foglio, il contorno delle sagome delle intemperie (saetta, goccia, vento) nuvola, e di scrivere all’interno di esse difficoltà e paure che considerano più minacciose (fattori di rischio).

Poi si disegnala sagoma di un grande ombrello nella parte inferiore del foglio. All’interno dell’ombrello dovranno scrivere cosa o chi li ha aiutati o li può aiutare ad affrontare le loro difficoltà e paure (fattori protettivi).

Al termine ognuno descrive ai compagni quali paure e quali aiuti ha scelto di rappresentare, segue un applauso per ogni bambino.

La seconda attività è:

“I luoghi delle emozioni”

Ad ogni bambino si chiede di individuare i 4 luoghi per lui più importanti e di disegnarli sul un foglio A4 diviso in 4 parti, ciascuna per ogni spazio. Per ogni luogo scelto si chiede di associare una persona e un momento/ricordo relativo a quello spazio e di scriverla.

Una volta realizzati i 4 luoghi viene chiesto di ritagliarli e di incollarli sul foglio A3 collocandoli in una posizione da lui scelta. Ogni bambino dovrà rappresentare se stesso sul foglio A3 e da li collegare sé ai diversi luoghi disegnati mediante delle frecce, linee.

Al termine ognuno presenta il proprio elaborato.

13° laboratorio

Condotto con il supporto degli operatori dell’Università. Nell’attesa dei “ragazzi” (così li chiamano i bambini in modo amichevole), ogni bambino disegna una pietra preziosa per arricchire lo scrigno dei desideri che l’insegnante ha costruito con una scatola di cartoncino.

Al loro arrivo, viene svelata l’attività dello scrigno: ad ognuno viene distribuito un foglio su cui scrivere o disegnare i propri desideri per il futuro.

Al termine, il foglio viene arrotolato e infiocchettato e poi riposto nello scrigno.

Gli educatori hanno portato con loro una conchiglia costruita con due fogli di polistirolo, essa rappresenta

“La metafora dell’ostrica”

una storia che narra il concetto di resilienza. 

“Quando un granello di sabbia penetra in un’ostrica, aggredendola, l’animale reagisce producendo la madreperla, che si deposita intorno al granello e lo trasforma in una perla piccola. L’aspro granello è modellato fino ad assumere la forma nuova di una perla preziosa”. (Cyrulnik, 1999)

Questa metafora, raccontata ai bambini come una storia, spiega il concetto di resilienza: di fronte a esperienze avverse o potenzialmente traumatiche, certe persone sviluppano capacità, fino a quel momento sconosciute e latenti, che permettono di affrontare questi vissuti e uscirne vincitori.

Perciò, in classe abbiamo rappresentato il granello di sabbia con un foglietto bianco e la perla con un foglietto colorato, su cui scrivere rispettivamente l’evento triste e come si è trasformato in un’occasione positiva, di crescita.

Il granello è stato arrotolato e messo dentro al palloncino/ostrica e le perle sono state incollate sulla conchiglia.

Ogni momento di quest’ultimo incontro con l’equipe è stato pervaso da una frenetica gioia, un adeguato epilogo immortalato con una foto di gruppo!

14° laboratorio

Condotto dall’insegnante di classe.L’insegnante avvia una riflessione finale sulle attività fatte insieme, stimolando una soluzione per poter ordinare gli elaborati raccolti.

Insieme si costruisce il libro sul progetto resilienza.

OSSERVAZIONI D’EQUIPE

Insieme agli educatori universitari si decide la modalità di assemblaggio di tutti gli elaborati. Essi verranno rilegati in forma di quaderno seguendo un ordine temporale:

PASSATO: le attività che hanno indagato i ricordi ( La finestra delle emozioni, Sotto a un temporale, I luoghi dei miei ricordi, La linea del tempo, SOS ho bisogno di te);PRESENTE: le attività sui talenti e sulle emozioni ( Le mani dei talenti, la valigia del sé, Questo sono io);FUTURO: le attività sui desideri per il futuro (Lo scrigno dei desideri).

Educatori e insegnanti sono concordi nella valutazione positiva di tutto il progetto.

Per le insegnanti, esso ha rappresentato un momento significativo del fare scuola, in cui gli alunni hanno trovato uno spazio per esprimersi e stare bene con i compagni.

Per gli esperti dell’Università, lavorare nelle classi terze di Pegognaga è stato proficuo e di grande soddisfazione. Infine, essi hanno evidenziato il valore aggiunto della collaborazione con le insegnanti, che ha permesso la buona riuscita del progetto e la realizzazione dei risultati attesi.

Grazie alla dott.ssa Francesca Giordano

Marta ColomboClaudia FilippiGiacomo FiordiGiada Perazzi

Domenico RagnaneseCinzia SolazziGiorgia Terli

Agnese Veneroni

Grazieai “RAGAZZI” che hanno collaborato

Il laboratorio “A scuola di resilienza”si è realizzato

grazie alla collaborazione

dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano

con laAssociazione Francesco Realmonte ONLUS

e la Prof.ssa Cristina Castelli

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