diventereste come dio…
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Diventereste
come Dio …
C’è una pagina interessantissima
nella Sacra Scrittura.
È una delle prime pagine,
che descrive una
delle nefaste conseguenze
del peccato dei progenitori:
«Poi il Signore Dio disse:
"Ecco, l'uomo è diventato
come uno di noi
quanto alla conoscenza
del bene e del male.
Che ora egli non stenda la mano
e non prenda anche
dell'albero della vita,
ne mangi e viva per sempre!".
Il Signore Dio lo scacciò
dal giardino di Eden …
e pose a oriente
del giardino di Eden
i cherubini
e la fiamma
della spada guizzante,
per custodire
la via all'albero della
vita»
(Gen 3,22-24).
«Diventereste come Dio … »
aveva perfidamente
sussurrato il serpente
quando aveva spinto
i nostri progenitori
a cogliere il frutto dell’«albero
della conoscenza
del bene e del male».
Non c’è espressione
più impressionante di questa
per significare
la perenne tentazione dell’uomo:
credersi onnipotente
e mettersi al posto di Dio!
La mitologia greca
esprime questo antagonismo
tra l’uomo e Dio
con la figura di Prometeo.
Oggi siamo giunti all’acme
della sfida che l’uomo
da sempre ha lanciato contro Dio:
mettere le mani
sull’«albero della vita»
in modo da farsi
contemporaneamente
creatore della vita ed eterno!
Ma l’uomo che vuol perseguire
questa strada non può che
diventare orgoglioso,
presuntuoso, rabbioso,
e, ultimamente,
violento e disperato.
Quanto sarebbe più umano,
più vero, più rassicurante
seguire un'altra strada:
accogliere il frutto
dell’albero della vita
come dono supremo
che Dio fa all’uomo,
in un rapporto
di fiducia e di obbedienza:
«Il Signore Dio diede
questo comando all'uomo:
"Tu potrai mangiare
di tutti gli alberi del giardino
(compreso l’«albero della vita»
che era «in mezzo al giardino» ndr),
ma dell'albero della conoscenza
del bene e del male non devi mangiare,
perché, nel giorno in cui tu ne mangerai,
certamente dovrai morire"»(Gen 2,16-17).
Gesù è venuto per insegnarci
la strada vera della felicità
e del compimento
che non è quella di sfidare il cherubino
con «la fiamma della spada guizzante»,
ma è quella di lasciarsi amare da Dio:
«Io sono venuto perché abbiano la vita
e l'abbiano in abbondanza!» (Gv 10,10b).
E per riportarci sulla strada giusta
Dio è stato disposto
a pagare il prezzo supremo:
«Dio, infatti,
ha tanto amato il mondo
da dare il Figlio Unigenito,
perché
chiunque crede in Lui
non vada perduto,
ma abbia
la vita eterna»(Gv 3,16).
L’articolo che vi propongo dice
fino a che punto sta arrivando
la presuntuosa follia dell’uomo
contemporaneo
che usa la scienza come mezzo
per affermare la sua pretesa onnipotenza …
e per fare lauti guadagni
(perché alla base di tutte le pratiche descritte
dall’articolo
si celano ingenti interessi economici).
Infatti, anche le sfide che si presentano
come le più ammantate
di ragioni ideali e di princìpio,
quelle animate dalle più buone intenzioni,
quelle che si perorano per voler rispondere
amorevolmente ai casi più pietosi …
se non riconoscono anzitutto
che «è il Signore che dà la sapienza,
dalla sua bocca esce scienza e prudenza»
(Pr 2,6),
ultimamente nascondono
il germe velenoso della menzogna,
della falsità, dell’egoismo,
della malvagità, del guadagno.
Come ci ricorda Eliot nel VII coro
dei bellissimi «Cori da “La Rocca”»:
«Sembra che qualcosa sia accaduto
che non è mai accaduto prima …
Gli uomini hanno abbandonato Dio
non per altri dei, dicono, ma per nessun dio;
e questo non era mai accaduto prima.
Che gli uomini negassero gli dèi
e adorassero gli dèi,
professando innanzitutto la Ragione.
E poi il Denaro,
il Potere, e ciò che chiamano Vita,
o Razza, o Dialettica».
Penso
di poter
concludere
prendendo
in prestito le
parole illuminanti
di un uomo di Dio
quale fu
don Luigi Giussani :
“Dice Gesù nel Vangelo:
«Ti ringrazio, Padre,
perché hai svelato queste cose ai semplici
e le hai trattenute nascoste a coloro
che si credono di sapere.
Sì, Padre, così piacque a te»
(«Ti rendo lode, Padre,
Signore del cielo e della terra,
perché hai nascosto queste cose
ai sapienti e ai dotti
e le hai rivelate ai piccoli» – Mt 11,25).
Mi viene in mente un brano
della liturgia ambrosiana:
«In simplicitate cordis mei
laetus obtuli universa»
(nella semplicità del mio cuore
Ti ho dato tutto, ho riconosciuto
che sono Tuo tutto);
o un'altra frase di quella stessa liturgia:
«Notam faciam gloriam nominis mei
in laetitia cordis eorum»
(renderò evidente la Mia presenza
dalla letizia del loro cuore).
Che immensa semplicità può cacciar via
l'accusa di presunzione da una simile pace!
Infatti, la letizia è proprio un lascito di Gesù:
«Vi ho detto queste cose perché
la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena»
(Gv 15,11) ...
La letizia può esser data
solo da una chiarezza,
da qualcosa che
al cuore appare chiaro,
cui il cuore può accedere
con umiltà,
riconoscendo i propri limiti;
questi non diventano
obiezione al pensare,
al vedere, al sentire
e al fare cose che,
senza questa compagnia
che da Cristo proviene,
è impossibile reperire altrove
... letizia e gioia
sono solo nella speranza.”
Don Fabio Giovenzana
Da…
brivido!!!
NASCITE CREATIVE. PICCOLO CATALOGO DEL MONDO NUOVO
Nicoletta Tiliacos, Il Foglio, 01 Marzo 2015
Produrre bambini e quali bambini produrre. L’epoca della
“genitorialità” come tecnoscienza comanda, quando non si
nasce più perché mamma e papà hanno fatto l’amore. Nella
generazione di un bambino possono essere implicate
cinque persone: coppia committente, donatore di sperma,
donatrice di ovocita, madre surrogata…
Vai alla pagina web dell’articolo cliccano qui
SIAMO
IMPAZZITI
TUTTI!!!
Ma
per quanto tempo
ancora
terremo la benda
sugli occhi?
Passa parola, se lo credi…opportuno.
Grazie Suor Piera
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