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FACOLTÀ DI AGRARIA
Università degli Studi della Tuscia
Via S. Camillo de Lellis , Viterbo
Dipartimento per l’Innovazione nei sistemi Biologici,
Agroalimentari e Forestali
ELABORATO FINALE
CORSO DI LAUREA IN TECNOLOGIE ALIMENTARI
CARBON FOOTPRINT
DELL’ACQUA MINERALE NATURALE
EFFERVESCENTE NATURALE “CLAUDIA”
RELATORE: STUDENTE:
Prof. MAURO MORESI GIANLUCA PAONE
matr. 10118
Anno Accademico 2010 – 2011
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CARBON FOOTPRINT DELL’ACQUA MINERALE NATURALE EFFERVESCENTE NATURALE “CLAUDIA”
Riassunto In questo elaborato finale si è calcolato il Carbon Footprint (CF) della produzione e distribuzione di confezioni in PET da 1,5 l di Acqua minerale naturale effervescente naturale Claudia nell’anno 2010, reperendo tutti i dati di inventario e di trasporto direttamente presso l’impianto di imbottigliamento di Acqua Claudia Srl di Anguillara Sabazia (RM) ed applicando la metodologia PAS 2050. Attraverso l’analisi di inventario del ciclo di vita si sono stimati sia i consumi di materie prime e di energia che la formazione di effluenti e residui solidi. Sulla base dei relativi fattori di emissione (database del software SimaPro 7.2 con il metodo IPCC 2007), si è calcolata, al netto della gestione di tutti i rifiuti solidi, un’emissione di 270 g CO2e per ogni bottiglia in PET da 1.5 l di Acqua Minerale Claudia. Le materie prime e le fasi di produzione e trasporto rappresentano, rispettivamente, il 52, il 20 ed il 18% circa del CF. Tenendo conto della fase d’uso dell’acqua minerale da parte del consumatore, nonché della gestione di tutti i rifiuti solidi secondo lo scenario italiano, il CF aumenterebbe a circa 298 g CO2e per ogni bottiglia PET da 1.5 l. Sono state infine proposte alcune azioni per ridurre il CF del prodotto e migliorarne la performance ambientale.
Parole chiave: Impronta del Carbonio, Acqua Minerale Effervescente Naturale
Claudia, Analisi del Ciclo di Vita, Metodologia PAS 2050, bottiglia PET 1.5 l
CARBON FOOTPRINT of “Claudia” Natural Sparkling Mineral Water Abstract In this Dissertation the Carbon Footprint (CF) of the production and distribution of Claudia natural sparking mineral water bottled in 1.5-l PET bottles in the year 2010 was calculated, by extracting all the inventory and transportation data directly from the processing plant of Acqua Claudia Srl (Anguillara Sabazia, Rome, Italy) and applying the standard method PAS 2050. The Life Cycle Inventory Analysis allowed the consumption of raw materials and energy, as well as the formation of effluents and solid wastes, to be estimated. By referring to the emission factors (derived from the databases of the SimaPro 7.2 software according to the method IPCC 2007), the CF excluding waste disposal was of about 270 g CO2e per each PET bottle sized 1.5 l. The raw materials and production and transportation phases embodied about the 52, 20 and 18% of CF, respectively. By accounting for the consumer use, as well as the management of all solid wastes formed according to the current Italian disposal scenario, the CF increased to circa 298 g CO2e per 1.5-l PET bottle. Finally, a few actions were recommended to reduce the product CF and to improve its environmental performance.
Key words: Carbon Footprint, Claudia Natural Sparking Mineral Water, Life
Cycle Assessment, Standard Method PAS 2050, 1.5-l PET bottle
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A mia moglie Umberta e ai miei due figli Alice e Tommaso, i quali durante il mio percorso accademico mi hanno sostenuto con comprensione ed amore. Rinunciando l’una al mio aiuto ed alle mie attenzioni, e gli altri alla mia presenza negli eventi importanti per la loro crescita, hanno dimostrato di volermi bene; per questo dedico a loro questo elaborato finale, frutto della mia determinazione e del loro sacrificio.
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INDICE
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INTRODUZIONE……………………………………………………………………………………………. 9
1. Certificazione ambientale di prodotto…………………………………………………… 17
2. Descrizione sintetica della GUIDE TO PAS 2050 (BSI,2008b) per la stima del
carbon footprint di prodotto-servizio…………………………………………….. 33
2.1 Start-up……………………………………………………………………………………. 35
2.1.1 Setting objectives (definire gli obiettivi) …………………………. 35
2.1.2 Choosing products (selezionare i prodotti) …………………….. 35
2.1.3 Engaging suppliers (coinvolgere i fornitori) …………………….. 36
2.2 Product footprint calculation (calcolo del Carbon Footprint)…….. 36
2.2.1 Building process map (costruire lo schema di processo).…. 36
2.2.2 Checking boundaries and prioritisation (definire i confini
e le priorità) …………………………………………………………………… 37
2.2.3 Collecting data (raccogliere i dati).…………………………………… 38
2.2.4 Calculating the footprint (calcolare l’impronta ecologica) . 39
2.2.5 Checking uncertainty (optional) ( confermare le incertezze). 40
2.3 Next step (opzioni successive)…………………………………………………… 41
2.3.1 Validating result (validare i risultati) ……………………………….. 41
2.3.2 Redusing emissions (ridurre le emissioni) ……………………….. 41
2.3.3 Comminicating the footprint and claming reductions
(diffondere l’impronta ecologica e dichiararne la riduzione
prevista) ………………………………………………………………………. 42
3. Il caso di studio: Acqua minerale Claudia………………………………………….. 43
3.1 L’azienda………………………………………………………………………………….. 45
3.2 Area di busines…………………………………………………………………………. 46
3.3 Volumi di vendita……………………………………………………………………... 47
3.4 La normativa di riferimento………………………………………………………. 48
3.5 Il prodotto…………………………………………………………………………………. 49
8
3.6 Dichiarazione delle prestazioni ambientali………………………………… 50
3.6.1 Unità funzionale……………………………….…………………………… 50
3.6.2 Confini del sistema e processi…………….…………………………. 50
3.6.3 Sistema per il confezionamento del prodotto in PET … 51
3.6.4 Descrizione del processo di produzione di Acqua minerale
naturale Claudia in bottiglia di PET ……………………….……… 55
3.6.5 Descrizione del processo di produzione delle bottiglie
PET ……………………………………………………………………………… 59
3.6.6 Raccolta dati …………………………………………………………………. 62
3.6.6.1 Estrazione dell’acqua e miscelazione sorgenti ………………………… 63
3.6.6.2 Rimozione arsenico ………………………………………………………………… 64
3.6.6.3 Rilevazione dati per l’inventario dei materiali di imballaggio … 65
3.6.6.4 Rilevazione scarti dei materiali di imballaggio ………………………… 70
3.6.6.5 Bilancio di materia delle fasi di soffiaggio, lavaggio e
riempimento delle bottiglie …………………………………………………… 71
3.6.6.6 Bilancio di materia della fase di etichettatura e
confezionamento in fardelli …………………………………………………… 72
3.6.6.7 Bilancio di materia della fase di confezionamento in pallet … 74
3.6.6.8 Composizione del prodotto finito ………………………………………….. 79
3.6.6.9 Consumo detergenti e lubrificanti ………………………………………… 79
3.6.6.10 Consumi energetici ………………………………………………………………… 80
3.6.6.11 Gestione dei rifiuti …………………………………………………………………. 85
3.6.6.12 Trasporti ………………………………………………………………………………… 90
3.6.6.13 Fattori di emissione ……………………………………………………………….. 107
3.6.7 Calcolo del Carbon Footprint …………………………………………… 127
3.6.8 Discussione dei risultati ………………………………………………….. 129
CONCLUSIONI ……………………………………………………………………………………….. 133
Bibliografia …………………………………………………………………………………………… 145
9
INTRODUZIONE
10
11
Nell’ultimo decennio il problema dell’impatto ambientale delle attività umane è
entrato nelle agende politiche per le implicazioni di natura etica ed economica. È
sempre più percepito come una cattiva gestione dell’ambiente comporti
inevitabilmente crescenti costi sociali. Basti citare a titolo esemplificativo le spese
sanitarie per i soggetti che presentano manifestazioni asmatiche dovute
all’inquinamento da polveri sottili, come pure i costi sostenuti a causa dei disastri
ambientali dovuti ad eventi meteorologici inusuali, correlabili in qualche modo ai
cambiamenti climatici in atto.
Attualmente tutti i settori produttivi sono sempre più attenti all’impatto ambientale
delle loro attività e non fanno eccezione le attività agro-alimentari. Per giunta in alcuni
Paesi europei si sta affermando la tendenza di dichiarare l’impatto ambientale dei
prodotti alimentari mediante l’apposizione di etichette ambientali, onde consentire ai
consumatori di effettuare scelte ecosostenibili, analogamente a quanto già accade ad
esempio per gli elettrodomestici, ove sono recentemente entrate in vigore le nuove
energy labels (Direttiva 2010/30/UE:
http://www.casaeclima.com/index.php?option=com_content&view=article&id=8413:etichetta
tura-energetica-obbligatoria-in-tutta-europa&catid=924:latest-news&Itemid=171).
Lo studio sull’impatto ambientale dei prodotti e dei servizi utilizzati nella Comunità
Europea a 25 Paesi (EU25), eseguito da Tukker et al (2006), ha rilevato che il comparto
degli alimenti, bevande, tabacco e narcotici contribuisce per il 22-31% al riscaldamento
globale del Pianeta (Global Warming Potential, GWP). In particolare, le carni ed i
prodotti carnei contribuiscono in maniera prevalente, in quanto rappresentano il 12%
del GWP, il 24% del potenziale di eutrofizzazione (EP) ed il 10% del potenziale di
formazione di ozono fotochimico (Photochemical Ozone Creation Potential, PCOP) di
tutti i consumi. I prodotti lattiero-caseari concorrono al 5% di GWP, al 10% di EP ed al
4% di PCOP. I prodotti a base di cereali (pane, sfarinati, paste alimentari, etc.)
contribuiscono un poco più dell’1% di GWP e di PCOP ed al 9% circa di EP. Infine, la
frutta e le verdure (comprese quelle surgelate) danno un apporto del 2% circa di GWP,
EP e PCOP.
Nel 2007 in Italia le emissioni di gas-serra CO2e (pari a 553 Tg di anidride carbonica
equivalenti, CO2e) corrispondono ad un contributo emissivo pro-capite annuo di 9543
12
kg CO2e, il 18.8% del quale, ossia circa 1780 kg CO2e, è dovuto al settore agro-
alimentare (Castaldi et al., 2009).
Le emissioni di gas-serra potrebbero contrarsi anche con appropriati cambiamenti
nello stile di vita. Ad es., Eshel & Martin (2006) dimostrarono che le emissioni
specifiche di CO2 associate alla produzione di prodotti alimentari di origine animale
variano notevolmente e che la sostituzione delle carni rosse con pollame ed uova,
come pure la sostituzione degli alimenti di origine animale con quelli di origine
vegetale, può ridurre le emissioni dei singoli consumatori, come pure la scelta di
guidare un’automobile ibrida ultraefficiente in alternativa ad un SUV. In particolare,
l’adozione delle Linee guida per una sana alimentazione della Società Italiana di
Nutrizione Umana (www.inran.it/INRAN_LineeGuida.pdf), che si ispirano alla
cosiddetta dieta mediterranea, permetterebbe di ridurre le emissioni del sistema agro-
alimentare da 104 a ca. 57 Tg CO2e/anno, salvaguardando non solo la salute umana,
ma anche l’ambiente, in virtù di minori consumi energetici, minore impatto potenziale
sul riscaldamento globale e del miglioramento della qualità dell’ambiente stesso per le
minori emissioni in aria, acqua, suolo, etc. (Moresi & Valentini, 2010).
Tra i settori dell’industria alimentare e delle bevande quello delle acque minerali è
oggetto da tempo di estese campagne ecologistiche per limitare il consumo di acqua
imbottigliata e per promuovere l'uso degli acquedotti pubblici. Ad es., negli Stati Uniti
le amministrazioni di New York e San Francisco hanno vietato l'uso di acqua minerale
negli uffici pubblici, mentre a Bundanoon, un piccolo centro dell'Australia a circa 150
km da Sydney, si è arrivati a proibire le bottiglie di minerale per contrastare l'abuso di
bottiglie di plastica e i costi ambientali legati al loro trasporto (Gualerzi, 2009).
D’altra parte, il mercato mondiale delle acque minerali riguarda circa 154 miliardi di
litri di acqua minerale in bottiglie di PET (polietilene tereftalato), per la cui produzione
(1 kg) si impiegano poco meno di 2 kg di petrolio e 17 l di acqua, rilasciando
nell'atmosfera 2,3 kg di CO2e, oltre ad altre sostanze inquinanti
(www.scribd.com/doc/47833949/PET-bottle-Audit).
13
Nel 2010 in Italia il consumo pro-capite annuo si è collocato intorno ai 186 litri ed è
cresciuto del 296% dal 1980 (Fig. I.1).
186
0
50
100
150
200
250
1980 1985 1990 1995 2000 2005 2008 2009 2010
anno
l/a
Figura I.1 Evoluzione dei consumi pro-capite di acqua minerale in Italia dal 1980 al 2010
(fonte Beverfood-Mineralacqua).
In Fig. I.2 si raffrontano i consumi procapite di diversi Paesi nel 2009: l’Italia con 193
l/a (di poco superiore al dato rilevato nel 2010) si colloca tra i Paesi con i consumi più
elevati ed è seconda solo agli Emirati Arabi.
0
50
100
150
200
250
300
350
Au
stri
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krai
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USA
Figura I.2 Consumi pro-capite di acqua minerale in alcuni Paesi nel 2009 (fonte Beverfood-Mineralacqua).
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Tabella I.1 Mercato italiano delle acque minerali nel 2009 e 2010 (fonte Beverfood-Mineralacqua).
MERCATO ITALIA Unità di misura 2009 2010
Le società imbottigliatrici n° 168 165
Le marche di acque confezionate n° 292 290
Concentrazione mercato (primi 4 gruppi) % 52.2 52.0
Giro d'affari dei produttori M€ 2.200 2.100
Produzione
acque minerali Ml 12.200 11.900
altre acque confezionalte (boccioni e acque da tavola) Ml 200 200
Totale Ml 12.400 12.100
Consumi interni (minerali + altre confezionate) Ml 11.400 11.150
Consumi procapite (minerali + altre confezionate) litri 190 186
Mix consumi per tipo
- acque lisce naturali % 63 64
- acque frizzanti % 21 20
- acque effervescenti naturali % 16 16
Consumi per aree
- Nord-Ovest % 30 30
- Nord-Est % 19 19
- Centro + Sardegna % 26 25
- Sud e Isole % 25 26
Mix confezioni
- bottiglie in plastica % 78 79
- bottiglie in vetro % 20 18
- boccioni + brik % 2 2
Canali di vendita
- iper, super,superettes & discount % 70 71
- dettaglio tradizione + Door to Door % 10 10
- HoReCa, catering, vending % 20 19
La produzione complessiva del 2010 è stata operata da 165 società imbottigliatrici
(Tab. I.1), che complessivamente hanno imbottigliato un volume di 12,1 miliardi di litri
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a fronte di 11,1 miliardi di litri consumati (Fig. I.3), cui corrisponde in un giro di affari di
2,1 miliardi di euro. I consumi sono ripartiti tra le varie tipologie di prodotto e nello
specifico il 16% del consumo è dato dalle effervescenti naturali, il 20% dalle frizzanti ed
il restante 64% dalle acque lisce (Tab. I.1).
0
2000
4000
6000
8000
10000
12000
14000
1980 1985 1990 1995 2000 2005 2008 2009 2010
anno
Mil
iard
i di l
itri
anno
Figura I.3 Produzione () e consumi () di acque minerali in Italia nel periodo 1980-2010 (Fonte Beverfood- Minieralacqua)
Figura I.4 Indice di penetrazione delle bevande in Italia (fonte Beverfood:
http://www.beverfood.com/v2/modules/news/article.php?storyid=556).
16
Un’indagine ISTAT rileva che l’88,6% delle persone sopra i 14 anni dichiara di bere
acqua minerale; se a questo dato si aggiunge un indice di penetrazione (percentuale
famiglie acquirenti sul totale delle famiglie italiane) del 98%, è evidente come l’acqua
minerale sia la bevanda più diffusa ed acquistata dalle famiglie italiane (Fig. I.4).
In uno scenario economico così delineato si è ritenuto interessante studiare i danni
ambientali connessi alla produzione e distribuzione di acqua minerale. In effetti,
l’acqua minerale ha ormai sostituito il consumo dell’acqua proveniente dalla rete
dell’acquedotto e la crescita dei consumi procapite nell’ultimo trentennio, pur con la
lievissima flessione degli ultimi cinque anni, testimonia un mercato saturo, ma
consolidato. Con le continue esortazioni al consumo dell’acqua di rete (indicata come
meno dispendiosa in termini ambientali, sicura e sana, e, qualora sussistano poi dubbi
sulla salubrità dell’acqua di rubinetto, il cittadino è spesso oggetto di sollecitazioni
pubblicitarie per adottare trattamenti potabilizzanti domestici) è ragionevole pensare
che gli imprenditori del settore debbano adoperarsi per migliorare costantemente le
prestazioni ambientali per testimoniare di fatto l’eco-compatibilità della produzione,
se non vogliono vedere regredire, a fronte di una rinnovata consapevolezza ambientale
del cittadino italiano, il loro business.
Considerato che nel 2010 le confezioni più vendute, con il 79% di quota sul totale
prodotto in Italia (Tab. I.1), sono state le confezioni in PET, si è scelto in questo
elaborato di calcolare il Carbon Footprint della produzione e distribuzione di confezioni
in PET da 1,5 l di Acqua minerale naturale effervescente naturale Claudia nel l’anno
2010, reperendo tutti i dati di inventario e di trasporto direttamente presso l’impianto
di imbottigliamento di Acqua Claudia Srl di Anguillara Sabazia (RM).
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CAPITOLO 1
CERTIFICAZIONE AMBIENTALE DI PRODOTTO
18
19
Con la crescente attenzione della comunità internazionale per i cambiamenti climatici
dovuti alle emissioni di gas climalteranti (green house gases, GHG), ha preso forma e
consistenza il fenomeno del cosiddetto green consumering, tipico dei consumatori
interessati a conoscere il contributo fornito dai prodotti in uso alla salvaguardia del
clima. Ne consegue che oggi le attività a protezione dell’ambiente delle aziende
produttrici di servizi o prodotti possono avvantaggiarle significativamente rispetto ai
concorrenti.
Il termine Food miles è un indicatore che ha acquistato un’ampia diffusione in GB. È
stato coniato da Tim Lang, ora Professore di Food Policy alla City University di Londra,
per evidenziare in maniera semplice al consumatore tutte le conseguenze esplicite ed
implicite di natura ecologica, sociale ed economica della produzione alimentare.
Esprime la distanza che un alimento percorre dalla produzione al consumo finale,
indipendentemente dalla scala di produzione e delle modalità di trasporto (aereo,
nave, treno, Tir, camion, camioncino, auto privata, bicicletta, piedi).
In Fig. 1.1 si riporta una tipica etichetta (Food mileage label) applicata su numerosi
prodotti commercializzati nella catena di supermercati Waitrose in GB.
Figura 1 .1 Tipica etichetta ecologica (Food mileage label) applicata su numerosi prodotti commercializzati nella catena di supermercati Waitrose in GB.
Un altro sistema di etichettatura è rappresentato dal Carbon Footprint (impronta
ecologica o di CO2 od indice di carbonio), che è stato adottato da numerose catene
commerciali dapprima in Gran Bretagna (Tesco, Marks & Spencer, Sainsbury’s) e poi in
Francia (Casino), Sud Corea (Cool), etc. (Fig. 1.2). Attualmente, in Svezia, è stato
applicato sia da Lantmannen, il maggior marchio agricolo svedese, che da Max, la più
grande catena di burger-restaurants, per etichettare prodotti e pietanze, dal pollo alla
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pasta; quindi, in Svezia nei prodotti alimentari e nei menù nei ristoranti si riporta non
solo il valore energetico dell’alimento, ma anche le emissioni di CO2.
Figura 1.2 Tipiche etichette ecologiche (Carbon footprinting labels) applicate su numerosi prodotti commercializzati nelle catene di supermercati Tesco (GB), Cool (Sud Corea) e Casìno (F).
Analogamente, anche l’EPEA, associazione dei produttori ecologici dell’Andalusia, ha
deciso di riportare sugli alimenti in vendita in Spagna l’indicazione della quantità di
anidride carbonica generata per produrli e distribuirli.
Il Carbon Footprint fornisce informazioni sull’impatto climatico del prodotto ed indica
la somma delle emissioni di CO2 lungo l’intera filiera. Per stimare questo indicatore
occorre applicare la metodologia life cycle assessment (LCA), in italiano analisi del ciclo
di vita. Con questa metodologia si calcolano le emissioni che si realizzano durante tutto
il ciclo di vita di un prodotto, di un processo o un servizio: è la cosiddetta analisi dalla
culla alla tomba (cradle-to-grave analysis), dai punti di preproduzione (quindi anche
estrazione e produzione dei materiali), alla produzione delle materie prime (MP) e
degli ingredienti alla trasformazione, alla distribuzione, all’uso (quindi consumo, riuso e
manutenzione), al riciclaggio ed alla dismissione finale, tenendo conto di tutti i
trasferimenti subiti dalle MP, dai semilavorati (SL) e dai prodotti finiti (PF). Il risultato di
questa procedura è detto Carbon Footprint, ossia impronta di carbonio.
21
La LCA è riconosciuta a livello internazionale attraverso la famiglia delle norme ISO
(International Organization for Standardization) 14000 (Lee & Inaba, 2004) e considera
gli impatti ambientali del caso esaminato nei confronti della salute umana, della
qualità dell'ecosistema e dell'impoverimento delle risorse, valutando inoltre gli impatti
di carattere economico e sociale. Gli obiettivi della LCA sono quelli di definire un
quadro completo delle interazioni con l’ambiente di un prodotto o di un servizio,
contribuendo a comprendere le conseguenze ambientali direttamente o
indirettamente causate e, quindi, dare a chi ha potere decisionale (ossia chi ha il
compito di definire le normative) le informazioni necessarie per stabilire i
comportamenti e gli effetti ambientali di una attività e per identificare le opportunità
di miglioramento o le migliori soluzioni per intervenire sulle condizioni ambientali.
Questa metodologia può essere impiegata per ottimizzare la performance ambientale
sia di un singolo prodotto (ecodesign) che di un’industria.
Figura 1.3 Fasi di analisi degli studi di LCA secondo le norme ISO 14000 (Lee & Inaba, 2004).
Le procedure per condurre studi LCA si articolano in 4 fasi distinte, come
schematicamente illustrato in Fig. 1.3:
1. la definizione dell’obiettivo e del campo di applicazione (Goal and Scope
Definition - ISO 14041), stabilendo altresì un’appropriata unità funzionale FU, in
22
modo da poter agevolmente comparare i risultati dello studio a quelli ottenuti
seguendo processi alternativi;
2. l’analisi di inventario del ciclo di vita (Life Cycle Inventory Analysis - ISO 14041),
esaminando i consumi di MP, di energia, le emissioni in aria, acqua o suolo, la
formazione di effluenti e residui solidi, etc. Relativamente all’industria
alimentare gli studi LCA fanno spesso riferimento allo schema in Fig. 1.4, dove
vengono evidenziati i materiali e le risorse naturali in ingresso ed i prodotti, i
sottoprodotti, gli effluenti ed i residui delle trasformazioni effettuate.
Figura 1.4 Fasi di analisi degli studi di LCA inerenti l’industria alimentare.
3. la valutazione dell'impatto ambientale del ciclo di vita (Life Cycle Impact
Assessment - ISO 14042) tramite alcune categorie di impatto. Quelle prese in
considerazione riguardano il riscaldamento globale (dovuto ai gas serra), la
formazione di smog, l’assottigliamento dello strato di ozono, l’eutrofizzazione, la
produzione di contaminanti tossici a livello ambientale ed umano, la
desertificazione, l’uso della terra, come il depauperamento dei minerali e dei
combustibili fossili. Dette categorie possono essere combinate in modo da
stimare diverse categorie di danni con conseguenze sulla salute umana, sui
raccolti, sui pesci, etc., come illustrato in Fig. 1.5.
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Figura 1.5 Categorie di danni con conseguenze sulla salute umana, sui raccolti, sui pesci, sui materiali plastici.
4. l’interpretazione dei risultati (Life Cycle Interpretation - ISO 14043), tenendo
conto dei margini di incertezza nelle assunzioni di partenza e verificando la
sensitività dei risultati a prefissati intervalli di variazione..
Le norme permettono di definire il livello di dettaglio dello studio in funzione
dell’obiettivo da raggiungere, regolano la fase di inventario e le modalità di
conversione dei dati elaborati su materiali e relativi processi in potenziali danni
ambientali attraverso procedimenti tecnici e secondo la seguente sequenza di fasi:
definizione delle categorie di impatto, classificazione, caratterizzazione delle emissioni
e delle risorse nelle categorie di impatto, damage assessment o caratterizzazione delle
categorie di impatto nelle categorie di danno, normalizzazione, valutazione.
I limiti di questa tecnica di valutazione, che possono mettere in dubbio la scientificità
del risultato, stanno nella disponibilità dei dati iniziali e nella loro accessibilità.
Nel contesto italiano, dove non esiste una banca dati ufficiale, diventa necessario far
riferimento a banche dati straniere con inevitabili approssimazioni dovute alla verifica
di trasferibilità dei dati. Ciò, unitamente alla spesso scarsa disponibilità delle aziende a
diffondere dati diretti su consumo e produzione di rifiuti, può rendere molto faticosa la
fase di Life Cycle Inventory.
24
Le banche dati più facilmente reperibili sono quelle presenti all’interno dei softwares
per l’analisi LCA, come nel caso del software SimaPro 7 che contiene le seguenti
banche dati: Ecoinvent, ETH, BUWAL250, Industry Data, IDEMAT 2001, LCA Food DK,
ecc.
Per la quantificazione degli impatti ambientali provocati dal flusso di materia e energia
attraverso il sistema, SimaPro 7 fornisce una serie di metodi Europei, Nord-Americani
ed altri per realizzare questa fase, tra cui si citano:
• CML 2 baseline 2000
• Ecoindicator 99
• EDIP 203
• IPCC 2007 (Global Warning Potential a 100 anni)
In particolare, l’Ecoindicator 99 è un metodo damage-oriented, che esprime gli impatti
in tre macro-categorie di danno, che racchiudono differenti categorie di impatto e che
si riferiscono:
• alla salute umana (Human Health – HH);
• alla qualità degli ecosistemi (Ecosystem Quality – EQ);
• alle risorse (Resources – R).
I danni sulla salute umana sono espressi in DALY (Disability Adjusted Life Years). In
questa categoria sono modellati i danni causati da tutte le sostanze che abbiano un
impatto sulla respirazione (composti organici ed inorganici), sulla carcinogenesi, sui
cambiamenti climatici e sullo strato di ozono; sono comprese in questa categoria
anche le radiazioni ionizzanti.
I modelli utilizzati comprendono quattro stadi:
1) Fate analysis: lega le emissioni (espresse come massa) ad un cambiamento di
concentrazione nel tempo.
2) Exposure analysis: lega le concentrazioni alle dosi, cioè quantitativi assunti dagli
organismi.
3) Effect analysis: lega le dosi alla quantità di effetti prodotti, come, ad esempio, il
numero e la tipologia di neoplasie.
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4) Damage analysis: lega gli effetti sulla salute ai DALYs, utilizzando il numero di
Years Lived Disabled (YLD) e Years of Life Lost (YLL).
I danni alla qualità degli ecosistemi sono espressi come la percentuale di specie di
piante che si stima siano scomparse da una certa area a causa delle mutate condizioni
ambientali (PDF m2 yr, PDF = Potentially Disappeared Fraction of plant species). In
particolare, l’ecotossicità è espressa come la percentuale di specie che vivono in una
certa area in condizioni di stress.
L’acidificazione e l’eutrofizzazione sono trattate in una singola categoria di impatto e
vengono modellate utilizzando delle specie target (piante vascolari).
Gli impatti derivanti dall’utilizzo del suolo e dalle sue trasformazioni sono basati su dati
empirici relativi alla presenza/assenza di piante vascolari, che è funzione dell’utilizzo
del suolo e dell’ampiezza dell’area. Sono modellati sia gli impatti locali che quelli
regionali.
I danni sulle risorse comprendono l’estrazione e l’utilizzo di risorse minerarie e di
combustibili. L’estrazione di risorse è correlata a parametri che indicano la qualità delle
risorse minerarie e fossili che rimangono nei giacimenti. L’impatto su questa categoria
viene quantificato in termini di maggior energia necessaria per le estrazioni future (MJ
surplus energy).
L’Ecoindicator 99 è strutturato per un livello europeo; i danni sono normalizzati
rispetto al danno causato da un cittadino europeo in un anno.
La valutazione del danno nelle tre categorie è poi aggregata in un unico indice (single
score) che permette di dare un “punteggio” agli scenari. Quanto più elevato è il valore
del single score, tanto maggiore è il danno causato dal processo in esame.
Il contributo relativo delle tre categorie alla definizione dell’indice è stabilito secondo
tre diversi modelli che rappresentano diversi “approcci culturali” rispetto alle
problematiche ambientali.
In sintesi, i possibili modelli di attribuzione di peso sono tre:
1. Individualistico (Individual perspective – I): questo approccio considera solo le
sostanze i cui effetti dannosi, sul breve periodo (100 anni al massimo), sono
dimostrati; assume inoltre che l’adozione di opportune tecnologie e lo sviluppo
26
economico possano risolvere tutti i problemi ambientali. La differenza eclatante
rispetto alle altre due prospettive è l’assunzione secondo cui i combustibili fossili
non sono esauribili: la categoria di impatto relativa è, infatti, lasciata fuori dalla
fase di attribuzione dei pesi. I pesi attribuiti alle categorie di danno per
l’individuazione dell’indicatore sono: HH 40% - EQ 40% - R 20%
2. Gerarchico (Hierarchical perspective – H): questo approccio considera tutte le
sostanze sui cui effetti dannosi c’è consenso, anche se non sono dimostrati, e che
si esplicano sul medio periodo; assume inoltre che i problemi ambientali possano
essere risolti attraverso adeguate scelte politiche. I pesi attribuiti alle categorie di
danno per l’individuazione dell’indicatore sono: HH 30% - EQ 50% - R 20%
3. Egalitario (Egalitarian perspective – E): questo approccio considera tutte le
sostanze che possono provocare effetti dannosi, anche se su tali effetti non c’è
consenso, e li considera sul lungo periodo. È un approccio molto conservativo in
quanto è basato sul presupposto che i problemi ambientali siano difficilmente
risolvibili e possano portare a catastrofi. I pesi attribuiti alle categorie di danno
per l’individuazione dell’indicatore sono: HH 25% - EQ 55% - R 20%
Infine, nella norma ISO 14040 (2006) la fase di Interpretazione e miglioramento è
definita come “Fase di una LCA in cui i risultati dell’inventario e/o dell’analisi degli
impatti sono elaborati in accordo con l’obiettivo e lo scopo dello studio in modo tale
da raggiungere conclusioni e raccomandazioni.” È pertanto la fase conclusiva di una
LCA ed ha lo scopo di proporre i cambiamenti necessari a ridurre l’impatto ambientale.
Con riferimento al Carbon Footprint la rendicontazione è effettuata secondo le norme
ISO 14064 (2006) e 14065 (2007).
La norma ISO 14064 Standard internazionale per la misurazione, il monitoraggio, la
rendicontazione e la verifica delle emissioni e delle rimozioni di gas ad effetto serra, a
livello di organizzazioni o di progetto, intende fornire ai governi e al mondo industriale
uno strumento comune di riferimento per quantificare, gestire e ridurre le emissioni di
gas ad effetto serra
La norma ISO 14064 è stata adottata e ora pubblicata come norma nazionale UNI ISO
14064, è suddivisa in tre parti che possono essere utilizzate separatamente o come
27
utile insieme di strumenti integranti per rispondere ai diversi bisogni in materia di
dichiarazione e verifiche delle emissioni dei gas ad effetto serra.
La parte 1 dell'ISO 14064 (2006) specifica i requisiti verificabili delle organizzazioni per
progettare, sviluppare, gestire, rendicontare e verificare l’inventario di GHG, questa
servirà alle organizzazioni che partecipano alle registrazioni volontarie e non, di
progetti, programmi o schemi di GHG.
La parte 2 dell’ ISO 14064 (2006) specifica i requisiti verificabili, per i proponenti dei
progetti di GHG, nella progettazione, controllo, quantificazione, documentazione e
rendicontazione delle prestazioni dei progetti, essa servirà alle organizzazioni che
partecipano ai programmi volontari o agli schemi di accreditamento volontari e o
amministratori che progettano tali programmi o schemi di GHG.
La parte 3 dell'ISO 14064 (2006) specifica i requisiti per selezionare i validatori
/verificatori di gas ad effetto serra, per stabilire il livello di assicurazione, gli obiettivi, i
criteri ed il campo di applicazione, per determinare l’approccio della
validazione/verifica, per valutare i dati relativi ai gas ad effetto serra, le informazioni, i
sistemi informativi ed i controlli, per valutare le asserzioni relative ai gas ad effetto
serra e per preparare le dichiarazioni di validazione/verifica.
Con riferimento alla Carbon Footprint di prodotto/servizio, mancano ancora degli
standard internazionali condivisi, anche se il principale riferimento esistente è
rappresentato dalla metodologia British Standard Publicly Available Specification (PAS
2050) (BSI, 2008a) e dalla Guide to PAS 2050 (BSI, 2008b), entrambi disponibili on-line
(http://www.bsigroup.com/en/Standards-and-Publications/How-we-can-help-
you/Professional-Standards-Service/PAS-2050/).
Con riferimento al metodo IPCC (2007), nelle fasi di inventario, di contabilizzazione e
reporting occorre considerare le emissioni dei 6 gas serra coperti dal Protocollo di
Kyoto (anidride carbonica, CO2; metano, CH4; protossido di azoto, N2O; idrofluorocar-
buri, CnH2n+2-jFj; perfluorocarburi, CnF2n+2; esafluoruro di zolfo, SF6), che concorrono alla
stima delle emissioni espresse come anidride carbonica equivalente. L’anidride
carbonica equivalente è una grandezza che descrive, per una determinata miscela
e quantità di gas serra, la quantità di CO2 che avrebbe lo stesso potenziale di
28
riscaldamento globale (GWP), se misurato in un determinato lasso di tempo
(generalmente 100 anni). L'equivalenza in anidride carbonica per un gas clima-
alterante si ottiene moltiplicandone la massa per il corrispondente GWP. Ad esempio,
il GWP per il metano oltre 100 anni è di 25 e per il protossido d'azoto è di 298. Ciò
significa che le emissioni di 1 kg metano o protossido di azoto sono rispettivamente
equivalenti alle emissioni di 25 o 298 kg di CO2.
Tra gli obiettivi centrali della PAS 2050 si può considerare l’aspetto della
comunicazione: la norma PAS dichiara apertamente che la valutazione del carbon
footprint ha un approccio LCA thinking ed assume come riferimento le norme ISO
14040 (Gestione ambientale - Valutazione del ciclo di vita - Principi e quadro di
riferimento) e ISO 14044 (Gestione ambientale - Valutazione del ciclo di vita - Requisiti
e linee guida) a garanzia complessiva del rigore della LCA effettuata per calcolare il
Carbon Footprint associato ad un determinato prodotto/servizio.
L’analisi LCA è una tecnica quantitativa che determina fattori d’ingresso e d’uscita dal
ciclo di vita di ciascun prodotto, valutandone i conseguenti impatti ambientali ed
evidenziando alcuni aspetti altrimenti non visibili che consentano di rivedere e
ottimizzare i processi migliorando le prestazioni ambientali e creando le premesse per
la Dichiarazione Ambientale di Prodotto.
Nell’ambito della comunicazione relativa al Carbon Footprint è da segnalare
l’istituzione da parte dell’Authority inglese Carbon Trust di due marchi, uno legato alle
organizzazioni ed uno ai prodotti:
o Il marchio Carbon Trust Standard (per le organizzazioni)
o Il marchio Carbon Reduction Label (per i prodotti/ servizi)
Il riferimento metodologico per il marchio Carbon Trust Standard è costituito dalle
Carbon Trust Standard Rules, che fanno riferimento alla norma ISO 14064.
Il marchio Carbon Reduction Label (per i prodotti/servizi) comunica la quota di CO2 e
altri gas-serra emessi lungo l’intero ciclo di vita di un prodotto e l’impegno delle
aziende che lo adottano a ridurre il loro Carbon Footprint. Il riferimento metodologico
per tale certificazione è rappresentato dalla PAS 2050 (BSI, 2008a).
29
Altro strumento utilizzabile per la comunicazione della Carbon footprint è la
Dichiarazione Ambientale di Prodotto, uno strumento di comunicazione sviluppato in
Svezia ma di valenza internazionale, in applicazione della norma ISO 14025 (2006)
“Etichette e dichiarazioni ambientali - Dichiarazioni ambientali di Tipo III - Principi e
procedure”.
Sono stati finora sviluppati numerosi EPD in diverse categorie: prodotti agricoli,
forestali e della pesca; minerali; energia; alimenti e bevande; prodotti tessili e mobilia;
carta e legno; elettrodomestici; materiali da costruzione; servizi, etc.
(www.environdec.com/).
Nel settore degli alimenti e delle bevande sono stati elaborati 37 dichiarazioni
ambientali, tra cui si citano la pasta alimentare Barilla; la birra Carlsberg & Tuborg in
bottiglia e keg; il vino Lambrusco in bottiglia da agricoltura biologica e non Grasparossa
- C.I.V. consorzio interprovinciale vini s.c.agr.; il latte pastorizzato di alta qualità, il latte
da agricoltura biologica ed il latte più giorni Granarolo S.p.a; la farina Lantmännen e le
acque minerali Cerelia e San Benedetto.
In Francia il governo ha demandato ad ADEME (Agenzia dell’ambiente e dell’energia) e
AFNOR (Agenzia per la standardizzazione) l’incarico di predisporre gruppi di lavoro sia
su tematiche orizzontali (metodologie, format etichette, packaging) sia su altri specifici
per settori di attività. Le proposte elaborate sono state discusse in tavoli di
partenariato ed hanno condotto al disegno di due leggi nazionali programmatiche,
Grenolle 1 e Grenolle 2. In particolare, la legge Grenolle 2 fissava l’obbligatorietà
dell’etichetta ecologica a gennaio 2011, attualmente rinviata, e imponeva che la
valutazione dell’impronta di carbonio dovesse basarsi sulla metodologia definita nelle
norme ISO 14040 e 14044 (2006).
Per quantificare le emissioni di GHG di ogni entità industriale, amministrativa o
individuale, ADEME ha sviluppato il metodo di calcolo Bilan Carbone, che è compatibile
con la norma ISO 14064, l'iniziativa GHG Protocol e la Direttiva n° 2003/87/CE relativa
al sistema di scambi di quote di CO2, ed è disponibile in 2 versioni: a) la versione
«imprese» (versione n° 4), che consente di valutare le emissioni necessarie al
funzionamento di un’attività industriale o terziaria, e b) la versione «collettività»
30
(versione n° 5) che si scompone in 2 moduli: il modulo «patrimonio & servizi», che
valuta le emissioni di funzionamento della collettività per le proprie attività, ed il
modulo «territorio», che valuta le emissioni di tutte le attività (industria, terziario,
residenziale, agricoltura, trasporto) che sono presenti sul territorio della collettività
(Kerner, 2010).
Il metodo consiste:
a) nella raccolta dati
b) nella loro integrazione in un calcolatore (foglio Excel che esprime i risultati in
base ad una singola unità di CO2e)
Per il calcolo delle emissioni devono essere presi in considerazione 3 distinti ambiti:
a) Interno
- Uso energia (combustibili, elettricità, gas)
- Uso anidride carbonica esogena
- Perdite di fluidi di refrigerazione
b) Intermedio, che considera tutti i materiali che vengono acquisiti, il rinnovo
annuale del materiale dell’impianto, i prodotti enologici e di pulizia,
l’imbottigliamento, i materiali da imballaggio ed i movimenti di persone e tutti gli
acquisti di servizi e merci.
c) Globale, che esamina il trasporto di tutti i materiali acquisiti, lo smaltimento di
rifiuti ed acque reflue e l’ammortamento immobili ed attrezzature.
I risultati conseguiti sono classificati in base alla tipologia di cantina, del tipo di vino e
della densità degli impianti.
In Australia il governo ha predisposto un sistema nazionale per il controllo dell’effetto
serra e dell’energia ed in particolare la normativa, approvata il 29 settembre 2007,
istituisce un sistema aziendale obbligatorio di segnalazione delle emissioni di GHG e di
controllo della produzione e del consumo di energia (Battaglene, 2010).
La legge australiana stabilisce:
1. l’obbligo di comunicare le emissioni di GHG, le produzioni e i consumi energetici
per le grandi aziende;
31
2. la diffusione verso il pubblico di informazioni sul livello delle emissioni di GHG e
del bilancio energetico nazionale;
3. La produzione di dati coerenti e comparabili al fine di facilitare il processo
decisionale all’interno delle strategie aziendali, e in particolare, lo sviluppo del
“Protocollo di riduzione delle emissioni inquinanti” (Cprs).
Utilizzando i dati dell’inventario nazionale per i GHG e l’energia del governo
australiano, è stato realizzato dalla Winemakers’ Federation of Australia (WFA) e dal
South Australian Wine Industry Association (SAWIA) l’Australian Wine Carbon
Calculator (AWCC), uno strumento per il calcolo delle emissioni di gas serra nel settore
vitivinicolo.
In Italia si è raggiunto un accordo con la Winemakers’ Federation of Australia e si è
rielaborato ed adattato l’IWCC, inserendo alcuni parametri specifici del sistema Italia,
tra cui ad esempio il rapporto tra energia consumata e CO2 prodotta, i gas inquinanti
prodotti dai veicoli e dai motori usati nelle aziende italiane, mettendo a punto il
metodo Ita.ca, il calcolatore di emissioni per il settore vitivinicolo italiano (Tonni et al.,
2010).
Nel nostro Paese, esiste a livello governativo un ritardo almeno decennale nella scelta
di un sistema di certificazione ambientale.
La metodologia PAS 2050 (BSI, 2008a), successivamente implementata nella PAS 2060
(BSI, 2010), è stata messa a punto attraverso una lunga discussione a livello sia
scientifico che degli stakeholders e presuppone due livelli di analisi: B2C (Business-to-
Consumer) e B2B (Business-to-Business). Quest’ultima può essere limitata al farm gate
e riguardare solo la produzione primaria.
Sul procedimento PAS 2050 (BSI, 2008a) si basano con alcune semplificazioni i metodi
AWCC (Australian Wine Carbon Calculator), Bilan Carbone®, ed Ita.Ca, nei quali in
primis si prevede il semplice computo dei consumi di energia elettrica, combustibili,
carburanti ed idrocarburi alogenati sia nella fase di produzione agricola che di
trasformazione industriale.
Dal momento che i sistemi di produzione in Italia delle materie prime di origine
agricola e zootecnica a destinazione alimentare sono nettamente diversificati per le
32
condizioni idro-geologiche e climatiche e per le modalità di coltivazione/allevamento
(convenzionale o biologico), si rende necessaria un’analisi accurata del loro impatto
ambientale.
Nel prosieguo di questo elaborato finale si farà riferimento alla procedura dettagliata
nella Guide to Pas 2050 (BSI, 2008b) e si svilupperà un procedimento semplificato, su
foglio Excel, per rielaborare l’inventario delle materie prime e dei componenti e per
pervenire, una volta definita la logistica di distribuzione e le modalità di consumo, alla
stima delle emissioni di CO2 equivalenti (Carbon Footprint).
33
CAPITOLO 2
DESCRIZIONE SINTETICA DELLA GUIDE TO PAS 2050 (BSI, 2008b)
PER LA STIMA DEL CARBON FOOTPRINT
DI PRODOTTO-SERVIZIO
34
35
Con riferimento alla metodologia PAS 2050 (BSI, 2008a) ed alla Guide to PAS 2050 (BSI,
2008b), si possono individuare le seguenti sezioni:
2.1) Start-up
2.1.1) Setting objectives (definire gli obiettivi)
Oltre all’obiettivo di ridurre le emissioni di GS, un’organizzazione se ne potrebbe
proporre altri più specifici diretti a:
- controllare in maniera efficiente ed efficace il processo produttivo;
- perfezionare il sistema di raccolta dati per la stima dell’impronta ecologica;
- individuare i metodi per la verifica dei dati raccolti ed elaborati, al fine di renderli
pubblici.
2.1.2) Choosing products (selezionare i prodotti)
Le aziende alimentari dovrebbero conoscere il Carbon Footprint dei propri prodotti in
modo da valutare le opzioni atte a massimizzare la riduzione di emissioni.
Ciò richiede un confronto tra:
- specifiche di prodotto,
- processi di trasformazione,
- alternative sui sistemi ed i materiali di confezionamento,
- analisi dei sistemi di distribuzione.
Una volta selezionato il prodotto, occorre specificare la più appropriata unità
funzionale (functional unit), la quale dovrebbe essere rapportata al modo di impiego
da parte del consumatore finale (end user).
36
2.1.3) Engaging suppliers (Coinvolgere i fornitori)
Un appropriato rapporto con i fornitori è fondamentale per comprendere il ciclo di vita
del prodotto e per raccogliere i dati necessari a valutarne il Carbon Footprint. In
genere, le industrie di trasformazione sono a conoscenza dei processi impiegati, ma
ignorano più delle volte i processi, i materiali, le forme ed i consumi di energia dei
fornitori e dei distributori.
2.2) Product footprint calculations (calcolo del Carbon Footprint)
La metodologia PAS 2050 (BSI, 2008a) utilizza un approccio del tipo LCA (life-cycle
assessment) per valutare le emissioni di GS associate alla produzione di un prodotto o
di un servizio e per individuare come minimizzarle nell’intero ciclo produttivo.
Questa fase si articola in 5 fasi, come schematizzato di seguito:
2.2.1) Building a process map (costruire lo schema di processo)
Per costruire uno schema a blocchi del processo occorre sapere se il prodotto è
destinato ad un consumatore finale (Business-to-consumer, B2C) o ad un altro
trasformatore (Business-to-business, B2B).
Nel primo caso (B2C), lo schema a blocchi deve includere i seguenti stadi: materie
prime, trasformazione, distribuzione fino al dettagliante, uso da parte del consumatore
e smaltimento finale o riciclo.
37
Nel secondo caso (B2B), la valutazione si conclude al cancello dell’azienda di seconda
trasformazione.
2.2.2) Checking boundaries and prioritisation (definire i confini e le priorità)
I confini del sistema definiscono le finalità della stima del Carbon Footprint del
prodotto, ossia gli stadi del ciclo di vita con tutti i flussi di materia e di energia in
entrata ed in uscita.
Se per il prodotto in esame sono state definite le cosiddette Product category rules
(PCRs) è bene utilizzarle, in quanto forniscono un approccio riconosciuto a livello
internazionale per stabilirne il ciclo di vita.
Il numero di prodotti inclusi in PCRs è ancora limitato, come si può verificare nella
sezione PCR del sito www.environdec.com.
Il principio chiave per stabilire i confini del sistema è quello di includere tutte le
emissioni generate direttamente od indirettamente durante il ciclo di vita del
prodotto/ servizio.
La metodologia PAS 2050 (BSI, 2008a) consente di escludere qualsiasi fonte di
emissioni che rappresenti meno dell’1% delle emissioni totali. In ogni caso, la
proporzione totale di queste emissioni “immateriali” non può eccedere il 5% del
Carbon Footprint del prodotto/servizio in esame.
I confini del sistema di solito non includono:
- le fonti di emissioni immateriali (<1% del carbon footprint);
- il contributo dell’uomo ai processi di trasformazione;
- il trasporto del consumatore ai supermercati od altri dettaglianti;
- il contributo degli animali nel trasporto o nei lavori agricoli.
38
Stabilire a priori quali fasi del ciclo di vita siano “immateriali” non è immediato, anche
se si può ricavare dall’analisi della letteratura tecnica.
Occorre procedere con diversi livelli di approssimazione, trascurando di raccogliere in
prima istanza dati relativi a fasi a priori ritenute poco influenti sulle emissioni totali.
2.2.3) Collecting data (raccogliere i dati)
Come richiesto da PAS 2050-Section 7.2 (BSI, 2008a), occorre valutare la qualità dei
dati utilizzati. In particolare, occorre:
- dichiarare il periodo temporale dei dati utilizzati;
- specificare la rilevanza geografica del prodotto;
- indicare se le tecnologie di produzione sono appropriate od obsolete;
- precisare il grado di accuratezza dei dati utilizzati;
- indicare la variabilità dei dati utilizzati (essenziale per la fase 5: Checking
uncertainty);
- segnalare quanto il ciclo di vita del prodotto in esame sia rappresentativo di tutte
le categorie merceologiche dello stesso prodotto;
- riportare la percentuale dei dati estratti da un database;
- descrivere le fonti bibliografiche utilizzate.
Due sono i tipi di dati necessari per calcolare il carbon footprint:
a) dati di attività: sono relativi a tutte le quantità di materia ed energia coinvolte nel
ciclo di vita del prodotto (materie prime ed ingredienti in entrata, semilavorati,
prodotti finiti, residui ed effluenti in uscita, consumi energetici, trasporto, etc.).
Si distinguono in primari, se misurati all’interno dell’azienda o ad hoc rilevati
lungo la catena di distribuzione, oppure secondari, se derivati da altre fonti, che
non sono specifici del prodotto, ma che rappresentano un dato medio per
processi o prodotti similari. In ogni caso, è opportuno verificarne la consistenza.
b) fattori di emissione per convertire i dati di attività in emissioni di GS e calcolare le
emissioni specifiche (es., kg CO2e per kg o per kWh consumato).
39
Ad es., i metodi AWCC (Australian Wine Carbon Calculator) e Bilan Carbone® fanno
riferimento ai fattori di emissione riportati rispettivamente nel National GreeenHouse
Accounts e nella Emission Factors Guide.
2.2.4) Calculating the footprint (calcolare l’impronta ecologica)
Per stimare il Carbon Footprint di un prodotto si effettua la somma di tutte i dati di
attività relativi ai materiali e all’energia consumati ed agli scarti prodotti durante il
ciclo di vita, ciascuno dei quali moltiplicato per il corrispondente fattore di emissione.
Una volta calcolate le emissioni associate a ciascuna fase del ciclo di vita, si può
ricavare il carbonio sequestrato nel prodotto stesso e, quindi, pervenire al Carbon
Footprint finale del prodotto, espresso in kg CO2e per kg di prodotto.
Nel caso degli alimenti o dei mangimi la PAS 2050 – Section 5.4 (BSI, 2008a) non
prevede alcun contributo negativo dovuto al cosiddetto carbon storage nel prodotto.
Nel caso in cui il ciclo di vita di un prodotto comporti la formazione di sottoprodotti e
scarti da smaltire occorre allocare tra questi le emissioni prodotte.
Secondo la norma PAS 2050 (BSI, 2008a), si dovrebbe suddividere il processo di
trasformazione in sottoprocessi che singolarmente diano origine ad un unico prodotto
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finale. In questo modo, si può stimare l’impatto dei sottoprodotti in termini di energia
elettrica non consumata, etc. Quando l’applicazione di questo procedimento è troppo
complicata, se non impossibile, si possono allocare le emissioni di GS
proporzionalmente al valore economico di tutti i sottoprodotti (economic allocation).
2.2.5) Checking uncertainty (optional) (confermare le incertezze)
L’analisi delle incertezze, per quanto non sia disposta nella metodologia PAS 2050 (BSI,
2008a), rappresenta un’opportunità per rilevare il grado di precisione raggiunto nella
stima del Carbon Footprint. In particolare,
- aumenta il livello di confidenza quando si confrontano diversi prodotti,
soprattutto nella fase decisionale;
- consente di identificare quali dati debbano essere rilevati con maggiore
accuratezza;
- contribuisce a comprendere meglio il modello di calcolo del Carbon Footprint e,
quindi, a migliorarlo e renderlo più affidabile. In particolare, si può ridurre
l’approssimazione stabilendo di
• convertire i dati secondari in primari tramite misurazioni dirette dei
consumi elettrici, delle portate degli effluenti, della concentrazione degli
effluenti, etc.
• utilizzare dati secondari più specifici, più recenti, più affidabili e/o più
completi;
• stimare il tipo di variazione con la relativa distribuzione delle singole stime;
• ricorrere ad una revisione esterna accurata (peer review) e/o alla
certificazione del Carbon Footprint.
- permette di indicare il livello di affidabilità del risultato sia all’interno che
all’esterno dell’azienda.
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2.3) Next steps (opzioni successive)
Una volta stimato il Carbon Footprint del prodotto, sono diverse le opzioni che una
azienda può intraprendere:
a) identificare le alternative per ridurre le emissioni;
b) verificare il metodo di calcolo, l’affidabilità dei dati inseriti, nell’ottica di attivare
un processo decisionale;
c) dichiarare ufficialmente il Carbon Footprint del prodotto.
2.3.1) Validating results (validare i risultati)
La norma PAS 2050-Section 10.3 (BSI, 2008a) prevede 3 livelli di verifica a seconda
dell’impiego del carbon footprint:
1. Certificazione da parte di enti indipendenti accreditati a livello internazionale
(come lo United Kingdom Accreditation Service, UKAS). In questo caso, un
auditore revisionerà il procedimento utilizzato per stimare il carbon footprint,
controllerà l’affidabilità dei dati utilizzati e i calcoli effettuati e certificherà se la
norma PAS 2050 è stata correttamente applicata e se i risultati sono conformi.
Ciò è fortemente suggerito nel caso in cui il carbon footprint debba essere
divulgato; in ogni caso, ciò assicura che le eventuali decisioni verranno prese
sulla base di una corretta informazione.
2. Verifica, come nel caso precedente, dell’osservanza della metodologia da parte
di enti non accreditati; ovviamente, questo approccio non offre il livello di
affidabilità di un ente certificatore.
3. Auto-verifica secondo il metodo specificato nella norma ISO 14021 (1999).
2.3.2) Reducing emissions (ridurre le emissioni)
La stima del Carbon Footprint fornisce un punto di riferimento per misurare l’impatto
di un’eventuale riduzione di emissioni e per identificare le migliori opportunità per
ridurre le emissioni lungo tutto il ciclo di vita del prodotto.
Risparmi significativi possono essere conseguiti riducendo i consumi di energia e la
formazione di scarti.
42
Occorre in primis valutare gli investimenti richiesti e il corrispondente incremento dei
costi operativi associato alle strategie di contenimento delle emissioni, valutando
altresì come le opzioni per limitare le emissioni saranno percepite dal consumatore in
termini di qualità del prodotto e del servizio fornito.
Le principali opzioni per ridurre le emissioni riguardano:
• la forma di energia utilizzata (es., il passaggio dal riscaldamento elettrico a quello
a CH4 o l’incremento della percentuale di energia prodotta da fonti rinnovabili).
• il processo di trasformazione in modo da ridurre le quantità di scarti, aumentare
la scala di produzione, ridurre le operazioni unitarie oppure migliorarne
l’efficienza.
• la catena di distribuzione in modo da ridurre il condizionamento termico/
frigorifero durante lo stoccaggio ed il trasporto oppure le distanze percorse.
• altri aspetti generali, quali l’adozione di criteri basati sui consumi energetici o
sulle emissioni per scegliere i fornitori di materie prime, di materiali di
confezionamento, di sistemi di confezionamento biodegradabili e basso impatto
ambientale e di tecnologie di trasformazione a maggior efficienza energetica.
2.3.3) Communicating the footprint and claiming reductions (diffondere
l’impronta ecologica e dichiararne la riduzione prevista)
La norma PAS 2050 (BSI, 2008a) non prevede alcun vincolo alla comunicazione del
Carbon Footprint o dei proponimenti di riduzione delle emissioni; tuttavia, si può far
riferimento a:
a) il Code of Good Practice for product GHG emissions and reduction claims (2008),
elaborato dal Carbon Trust & Energy Saving Trust e disponibile on-line
(www.carbontrust.co.uk).
b) la guida Green Claims – Practical Guidance, How to Make a Good Environmental
Claim (2003), (www.defra.gov.uk/environment/consumerprod/pdf/genericguide.pdf),
che è stata elaborata dal British Standards Institution per aiutare le aziende a
comunicare ai consumatori l’impatto ambientali dei propri prodotti.
43
CAPITOLO 3
IL CASO DI STUDIO: ACQUA MINERALE CLAUDIA
44
45
3.1 L’AZIENDA
Acqua Claudia Srl opera nel settore della produzione di acque minerali e bibite
analcoliche. La sede dello stabilimento di imbottigliamento è ad Anguillara Sabazia in
provincia di Roma entro i confini della concessione mineraria, denominata Sorgenti
dell’Acqua minerale Claudia.
Le origini dell’azienda risalgono al 1909, quando venne creata la Società Anonima
Italiana Acque e Terme, che nel 1932 conferì le proprie azioni alla Società Italiana
Acque e Terme (SIAT) Spa, divenendo così titolare della concessione mineraria.
Nel 1956 la proprietà passò all’azienda Sanpellegrino Spa, che ne restò titolare fino al
2009. Nel 2004 la concessione mineraria venne trasferita alla neo-costituita società
Acqua Claudia Srl, che rimase di proprietà di Sanpellegrino Spa fino a quando venne
ceduta a Tione Srl, una società di Orvieto di proprietà della B.S.E. di Monterotondo
(RM), che il 20 gennaio 2009 perfezionò l’acquisto della totalità del pacchetto
azionario.
La struttura di produzione si estende su un territorio di 74.564 m2 (coincidente con
l’area in concessione mineraria), mentre la superficie coperta si estende per 11.000
m2. I dipendenti in servizio sono attualmente 15, di cui 4 impiegati negli uffici
(amministrazione, acquisti, qualità, sicurezza ed engineering) e gli altri nei reparti di
imbottigliamento e logistica.
Le operazioni di pulizia, pest-control, carico e scarico e gestione del parco sono
appaltati a quattro distinte ditte esterne.
Nei periodi di alta produttività (primavera-estate) Acqua Claudia Srl fa ricorso a
personale stagionale proporzionalmente alle esigenze produttive.
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3.2 AREA DI BUSINESS
L’attività esclusiva di Acqua Claudia Srl è rappresentata dalla produzione e
distribuzione di Acqua Minerale attraverso i due marchi di proprietà: le sorgenti
Claudia e Giulia, relative a due distinte concessioni minerarie. In particolare, la prima
sorgente costituisce la fonte storica, mentre la seconda (la cui area di concessione è
pari a 3.027 m2) è stata imbottigliata fino al 1995 e non è attualmente sfruttata.
La produzione attuale di Acqua Minerale è dunque incentrata sul marchio Claudia che
viene commercializzato nelle due tipologie:
a) Acqua minerale naturale effervescente naturale Claudia;
b) Acqua minerale naturale frizzante Claudia,
ciascuna delle quali viene imbottigliata in
i) vetro a rendere (VAR) nei formati 75, 92 e 100 cl. In particolare, per la
presentazione in elegante bottiglia di vetro trasparente con tappo a vite, i
formati 75 e 100 cl sono destinati all’alta ristorazione, mentre la classica bottiglia
Vichy da 92 cl è destinata alla ristorazione non esigente, quali trattorie e simili.
ii) polietilentereftalato (PET) nei formati 0,5 e 1,5 l, destinati rispettivamente al
canale Vending ed alla Grande Distribuzione Organizzata (GDO).
In Fig. 3.1a si evidenziano i formati e le tipologie commerciali di Acqua minerale
naturale Claudia, mentre in Fig. 3.1b la confezione commemorativa del centenario.
Figura 3.1 I formati e le tipologie di vendita dell’Acqua minerale naturale Claudia (a) e la confezione commemorativa del centenario (b).
a
)
b)
47
3.3 VOLUMI DI VENDITA
In Tabella 3.1 si riportano i volumi di Acqua minerale naturale Claudia venduti nel
2010, differenziati per formato e tipologia. Si evidenzia la vocazione di vendita per i
formati in PET che, oltre a rappresentare il 79% del mercato italiano delle acque
minerali (Tab. I.1), costituiscono il formato preponderante di Acqua Claudia,
soprattutto nella tipologia effervescente naturale (Tab. 3.1).
Per questo motivo si studierà l’impatto ambientale associato alla produzione ed alla
distribuzione di Acqua minerale effervescente naturale Claudia nelle confezioni PET da
1,5 l, quale quella più rappresentativa delle diverse tipologie di confezionamento
utilizzate.
Tabella 3.1 Volumi in bottiglie (btg) e litri (l) di Acqua minerale naturale Claudia venduti nel 2010 e differenziati per formato e tipologia.
Volume di vendita
Tipologia Formato
effervescente naturale (btg)
Frizzante (btg)
Totale (btg)
Volume totale (l)
PET 1,5 l 20.874.169 1.077.750 21.951.919 32.927.879
PET 0,5 l 12.103.310 709.236 12.812.546 6.406.273
Subtotale PET 32.977.479 1.786.986 34.764.465 39.334.152
VAR 0,92 l tappo corona 1.221.900 118.476 1.340.376 1233146
VAR 1,0 l tappo a vite 581.415 68.772 650.187 650187
VAR 0,75 l tappo a vite 539.901 42.600 582.501 436876
Subtotale VAR 2.343.216 229.848 2.573.064 2.320.209
TOTALE 35.320.695 2.016.834 37.337.529 41.654.360
48
3.4 LA NORMATIVA DI RIFERIMENTO
La normativa di riferimento nella quale è inquadrata l’attività di Acqua Claudia Srl è
complessa ed articolata.
Per quanto concerne la normativa orizzontale Acqua Claudia rientra nelle aziende
agro-alimentari; pertanto, i riferimenti normativi principali sono:
a) il Regolamento comunitario n. 178/2002, che stabilisce i requisiti generali della
legislazione alimentare, istituisce l’Autorità europea per la sicurezza alimentare e
fissa procedure nel campo della sicurezza alimentare;
b) il Regolamento comunitario n. 852/2004 inerente l’igiene dei prodotti alimentari.
A queste norme generali, si affiancano una serie di norme verticali sulle acque
minerali.
Nello specifico si individuano:
i) una prima norma di riferimento nel D.L. 25 gennaio 1992, n. 105 (attuativo della
Direttiva 80/777/CEE), relativo alla utilizzazione e alla commercializzazione delle
acque minerali;
ii) il D.L. 12 novembre 1992, n. 542 sui criteri di valutazione delle caratteristiche
delle acque minerali, così come modificato dal D.L. 29 dicembre 2003 (attuativo
la direttiva 2003/40/CE) e
iii) il D.L. 11 settembre 2003 (attuativo direttiva 2003/40/CE) nella parte relativa
all’etichettatura delle acque minerali.
Per completare il quadro normativo di riferimento, si citano una serie di norme
nazionali orizzontali relative all’etichettatura ed alle indicazioni nutrizionali dei
prodotti alimentari, tra cui va segnalato per importanza il D.L. 27 gennaio 1992, n. 109
(attuativo delle Direttive 89/395/CE e 89/396/CE), concernente l’etichettatura, la
presentazione e la pubblicità dei prodotti alimentari ed, infine, la normativa
riguardante lo sfruttamento delle miniere (il D.P.R. del 9.04.1959 n. 128 ed il D.L. del
25.11.1996 n. 624).
49
3.5 IL PRODOTTO
L’Acqua minerale effervescente naturale Claudia è un’acqua con proprietà chimico-
fisiche legate alla particolare geofisica della zona di estrazione, ricca di minerali e dal
sapore gradevole per l’effervescenza naturale.
Si riportano in Tabella 3.2 le principali proprietà chimico-fisiche, rilevate il 14 dicembre
2010 dall’Agenzia Regionale Protezione Ambientale del Lazio (ARPA LAZIO) e riportate
attualmente in etichetta.
Il Decreto Legislativo del 25.01.1992 n. 105 prevede, infatti, l’obbligo di procedere
all’aggiornamento delle analisi riportate in etichetta almeno una volta ogni 5 anni e di
darne preventiva comunicazione ai competenti organi regionali. Parallelamente, è
fatto obbligo ai titolari dei decreti di riconoscimento di acqua minerale di far
effettuare, da un laboratorio autorizzato dal Ministero della salute, un’analisi annuale
sulle singole sorgenti, sulla eventuale miscela, nonché a monte ed a valle delle
cosiddette operazioni consentite (Decreto 12.11.1992, n. 542 – art. 17 comma 3) da
inviare al Ministero della Salute, onde consentire al Consiglio superiore della Sanità e
all’Istituto Superiore di Sanità di valutare annualmente la conformità della
certificazione analitica.
Tabella 3.2 Principali proprietà chimico-fisiche, determinate da ARPA LAZIO il 14.12.2010.
PROPRIETA' CHIMICO-FISICHE
Temperatura dell'acqua alla sorgente 21,9 °C Residuo fisso a 180 °C 536 mg/l pH 6,0
Conducibilità elettrica a 20 °C 939 S/cm Anidride carbonica libera alla sorgente 1120 mg/l
Elementi caratterizzanti
Bicarbonato HCO3- 405 mg/l
Silice SiO2 94 mg/l
Calcio Ca2+ 86 mg/l
Potassio K+ 67 mg/l
Sodio Na+ 56 mg/l
Cloruri Cl- 51 mg/l
Solfati SO42- 36 mg/l
Magnesio Mg2+ 17 mg/l
Nitrati NO32- 8 mg/l
Nitriti NO22- <0,02 mg/l
Fluoro F- 1 mg/l
50
3.6 DICHIARAZIONE DELLE PRESTAZIONI AMBIENTALI
3.6.1 Unità funzionale
L’unità funzionale (UF) prescelta è rappresentata da 1000 litri di Acqua minerale
naturale effervescente naturale Claudia imbottigliata in PET da 1,5 l.
3.6.2 Confini del sistema e processi
L’Acqua minerale naturale effervescente naturale Claudia è destinata ad un
consumatore finale (Business-to-consumer, B2C) e lo schema a blocchi analizzato
includerà i seguenti stadi: materie prime, trasformazione, distribuzione
prevalentemente via strada in Italia (autotreno e motrice) fino ai centri di
distribuzione/ punti vendita della Grande Distribuzione Organizzata (GDO) e lo
smaltimento dei rifiuti prodotti in impianto e nei centri di distribuzione della GDO.
La fase d’uso è stata esclusa, mentre il fine vita dei vari imballi dell’Acqua Minerale
Naturale effervescente naturale Claudia (riciclo, incenerimento, discarica) è stato
ricavato da dati statistici nazionali (ONR 2008: Osservatorio Nazionale Rifiuti e CONAI
2007: Consorzio Nazionale per il Recupero degli Imballaggi, per descrivere la situazione
italiana). Da sottolineare che il 99,999% del prodotto è distribuito in Italia; pertanto,
secondo lo scenario italiano, il 28,4% dei rifiuti è destinato al riciclo (CONAI 2007), il
10,1% è destinato all’incenerimento (ONR 2008) e il rimanente 61,5 % va in discarica
(ONR 2008).
Come espresso dalle PCR del “Natural Mineral Water” (PCR 2006:07), nella LCA non
sono inclusi i seguenti processi: la costruzione degli edifici dell’azienda e le
infrastrutture; la produzione delle attrezzature di lavoro; la manutenzione e la
produzione di pezzi di ricambio che hanno un ciclo di vita superiore a 3 anni;
l’imballaggio delle materie prime e le attività del personale. Inoltre, la fase d’uso del
prodotto finito presso i consumatori dovrebbe essere esclusa; ma in questo elaborato
è stata anche considerata per valutarne il contributo.
Il trattamento dei rifiuti del processo produttivo sono stati inclusi nella LCA,
unitamente al trasporti dei rifiuti nella fase di produzione. Per la fase di trasporto
relativa alla distribuzione finale del prodotto sono stati considerati dati primari. I
51
crediti di CO2 nella materia prima rinnovabile (legno) sono stati esclusi dalla LCA,
includendo anche la carta per quanto concerne la fase di riciclo.
3.6.3 Sistema per il confezionamento del prodotto in PET
Il processo di imbottigliamento e confezionamento in bottiglie di PET da 1,5 l
dell’Acqua Claudia si articola nelle seguenti fasi:
1) Estrazione dell’acqua e miscelazione sorgenti
2) Rimozione arsenico
3) Riempimento e tappatura bottiglie
4) Etichettatura e confezionamento in fardelli
5) Confezionamento in pallet
6) Immagazzinamento e stoccaggio.
Queste fasi sono illustrate nel diagramma di flusso in Fig. 3.2, che riporta peraltro le
materie prime in ingresso e gli scarti delle stesse formatesi durante la lavorazione. Le
operazioni di estrazione dell’acqua sono vincolate alla ubicazione topografica delle
singole sorgenti, mentre le fasi di miscelazione e rimozione arsenico sono effettuate in
uno stabile separato e distante dai locali di produzione.
52
Figura 3.2 Diagramma di flusso del processo di produzione di Acqua minerale naturale Claudia in bottiglie di PET da 1.5 L. Per la simbologia usata si rinvia alla Tabella 3.3.
53
Tabella 3.3 Simbologia dei principali materiali e scarti del processo di produzione di Acqua minerale naturale Claudia in bottiglie di PET da 1.5 L.
Simbolo Materiale/Corrente
AB Acqua minerale da imbottigliare
AC Anidride carbonica
AE Acqua emunta di esubero
AI Acqua per usi industriali
AM Acqua minerale
AO Acqua ozonizzata
AR acqua minerale utilizzata per i risciacqui
AS Acque di scarico
BC Bottiglie chiuse
BF Fardello da 6 bottiglie
BS Bottiglie sterilizzate
BT Bottiglie
C Capsule in HDPE
CO Colla Hot melt
E Etichette
EP Etichetta per pallet
FF Film termoretraibile per i fardello
FP Film plastico estensibile per pallet
GH Materiale adsorbente
GAs Materiale adsorbente saturo di As
I Inchiostro
IC Interfalda in cartone
MA Maniglia fardello
NT Nastro inchiostro termico
P Pallet in legno
PF Prodotto Finito
PL Pallet da 504 bottiglie
PN Reintegro Pedane per pallet
PR Preforme
PER Pedane riciclate
REP Etichette per Pallet Dismesse
RFP Film plastico estensibile Pallet dismesso
RIC Interfalde in cartone dismesse
RPG Pedane dismesse
RPL Rifiuti plastici (BT, C, ST, E, FF, MA)
SAC Scarto anidride carbonica
SAO Scarto acqua ozonizzata
SAR Scarto acqua di risciacquo
SBs Scarto bottiglie BS
SBT Scarto bottiglie BT
54
SC Scarti capsule
SE Scarti etichette
SEP Scarti etichette x pallet
SFF Scarto film fardello
SFP Scarto film estensibile pallet
SIC Scarto interfalda di cartone
SMA Scarto maniglia fardello
SNIT Scarto nastro termico x pallet
SOR1 SORGENTE 1
SOR2 SORGENTE 2
SP Scarto Pallett
SPR Scarto preforme
SST Scarto Scotch fardello
ST Scotch fardello
Le fasi 3, 4 e 5 sono effettuate nei locali di produzione. In particolare, la fase 3 di
riempimento e tappatura viene effettuata nella sala riempimento, che, essendo
climatizzata ed in leggera sovrappressione, è di classe igienica superiore a quella dello
stabilimento di produzione.
In azienda si producono autonomamente le bottiglie di PET a partire da preforme.
Figura 3.3 Diagramma di flusso del processo di produzione delle bottiglie in PET. Per la simbologia usata si rinvia alla Tabella 3.3.
55
In Fig. 3.3 si riporta il relativo diagramma di flusso, che prevede le seguenti operazioni:
1) Soffiaggio bottiglie
2) Produzione acqua ozonizzata
3) Lavaggio e sterilizzazione bottiglie
4) Equalizzazione acque di scarico.
3.6.4 Descrizione del processo di produzione di Acqua minerale naturale
Claudia in bottiglie di PET
Relativamente al diagramma di flusso in Fig. 3.2, si descrivono le principali operazioni.
a) Miscelazione
L’Acqua Claudia viene captata da due diverse sorgenti, ossia da due pozzi, denominati
Claudia e Claudia2, della profondità rispettivamente di 34 e 51 m, prelevando da
ciascun pozzo 600 l/min. Le due correnti vengono opportunamente miscelate e poi
frazionate in 4 correnti, di cui la corrente AM viene inviata alla linea di
imbottigliamento, la porzione AI all’impianto di ozonizzazione, l’aliquota AR viene
utilizzata per i risciacqui delle bottiglie in PET ed infine la quota residua AE viene
restituita nell’alveo del fiume Arrone.
b) Rimozione arsenico
Dato che l’Acqua Claudia, per le caratteristiche geologiche del luogo di captazione
presenta una concentrazione di arsenico media di 16 g/l, per poterla mettere in
vendita occorre ridurre la concentrazione di As al di sotto del valore limite di 10 g/l,
previsto dal Decreto del 29.12.2003 – attuativo della Direttiva EU n. 2003/40/CE.
Pertanto, come autorizzato dalla Regione Lazio con Determinazione n. D1221 del
5.04.2007, l’acqua destinata all’imbottigliamento viene sottoposta ad un processo di
dearsenificazione mediante adsorbimento selettivo su sabbie a base di idrossidi di
ferro (nome commerciale GEH), aventi una densità di 1,12 kg dm-3 ed una capacità
adsorbente di circa 2,7 g di As per litro di materiale filtrante.
56
L’impianto di rimozione è stato realizzato dalla società Bernardinello Engineering S.p.A.
(Cadoneghe, PD, Italia) ed è stato concepito in modo da rimuovere completamente
l’arsenico, così come rilevato delle analisi annuali obbligatorie.
L’impianto è costituito da due recipienti, posti in serie e riempiti ciascuno con 3000 kg
di sabbie filtranti, attraverso i quali solo l’acqua destinata all’imbottigliamento viene
forzata. Considerate le caratteristiche chimiche dell’Acqua Claudia, il volume filtrante
di ogni recipiente potrebbe depurarne un volume pari a
3363
3dm 0452.000.00)dm (gAs)/16x10dm As 2.7(g
)dm (kg 1.12
(kg) 3000
In realtà, le sabbie GEH vengono sostituite, per ragioni di sicurezza, prima
dell’esaurimento della attività adsorbente, ossia quando si è trattato un volume di
acqua pari al 50% (circa 200.000 m3) di quello teoricamente depurabile. In realtà, di
questo volume 60.000 m3/anno vengono effettivamente imbottigliati, mentre circa
20.000 m3/anno vengono utilizzatati per i risciacqui delle linea prima
dell’imbottigliamento ed altri 40.000 m3/anno costituiscono il flusso minimo di
esercizio.
Le sabbie esaurite ed arricchite in As sono smaltite come rifiuto speciale (GAs).
c) Riempimento e chiusura
L’acqua (AB), una volta rimosso l’arsenico, viene addotta tramite condutture in acciaio
inox AISI 304 in un serbatoio di stoccaggio intermedio in acciaio inox AISI 316 della
capacità di 6 m3, dal quale tramite una pompa centrifuga da 22 kW viene convogliata
alla riempitrice isobarometrica mod. Eurostar 100/20 (Simonazzi, ora acquisita da Sidel
– Parma, Italia). Trattasi di una macchina rotativa, attrezzata con piattelli e martinetti
per il sollevamento della bottiglia nella fase di riempimento, avente una capacità
produttiva di 20.000 bottiglie (btg)/h sia in PET che in vetro. Nel caso in esame, detta
riempitrice è alimentata con bottiglie in PET (BS), prodotte dalla linea di soffiaggio,
sterilizzate con acqua ozonizzata e risciacquate con acqua minerale. Una volta
effettuato il riempimento, le bottiglie vengono chiuse ermeticamente tramite capsule
(C) in polietilene ad alta densità (HDPE). Un controllo automatico di livello verifica il
57
corretto riempimento delle bottiglie, scartando quelle (SBs) non conformi al volume di
riempimento prefissato.
Durante il confezionamento primario, si registrano anche altri scarti relativi alle
capsule (SC), inadatte per una corretta chiusura, ed all’anidride carbonica in eccesso
(SAC) rispetto a quella richiesta (AC) per il funzionamento dalla riempitrice automatica.
Le bottiglie (BC), correttamente riempite e tappate, vengono trasportate su nastri in
polipropilene (PP) e raggiungono l’etichettatrice.
d) Etichettatura e confezionamento in fardelli
Questa fase prevede più operazioni che vengono effettuate automaticamente in
successione.
Tramite un’etichettatrice rotativa modello Canmatic (Krones - Garda, VR, Italia) della
capacità di 24.000 btg/h si provvede ad applicare con colla a caldo (CO) su ciascuna
bottiglia un’etichetta (E) del tipo avvolgente. Successivamente, una stampante ad ink-
jet trascrive ad inchiostro (I) sul collo della bottiglia il lotto ed il termine minimo di
conservazione (TMC). In questo stadio, si riscontra un certo scarto di etichette (SE) per
mancato incollaggio.
Le bottiglie così etichettate vengono trasportate su nastri in PP, lubrificati con prodotti
specifici, alla fardellatrice mod. APET 243E – doppia pista (SMI - San Giovanni Bianco,
VR, Italia) della capacità operativa di 28.000 btg/h. In tal modo, le bottiglie vengono
confezionate in fardelli (confezionamento secondario), avvolgendo le 6 bottiglie con un
film termoretraibile (FF), che viene saldato e sagomato alle bottiglie, facendo
transitare il fardello in un forno riscaldato a 120 °C. In uscita dalla fardellatrice, una
manigliatrice marca TWINPACK applica a ciascun fardello una maniglia in scotch (ST) e
cartone stampato (MA) per il trasporto domestico. Anche in questo stadio, si registra
un certo scarto dei materiali utilizzati, ossia scotch (SST), maniglie (SMA) e film
termoretraibile (SFF).
Completato l’imballaggio secondario, il fardello (BF) viene trasportato fino al
palletizzatore (confezionamento terziario).
58
e) Confezionamento in pallet
Per questa fase si impiega un palletizzatore con capacità operativa di 43 pallet/h nel
caso di bottiglie da 1,5 l, che viene alimentato dal basso con una doppia pista di fardelli
in ingresso. Nel caso delle bottiglie in PET da 1,5 l, il pallet viene preparato
sovrapponendo 4 strati composti da 21 fardelli, per un totale di 4x21x6=504 bottiglie
per pallet. Il primo strato viene appoggiato su una pedana in legno (P); tra uno strato
ed il successivo viene interposta una falda in cartone (IC); poi, il pallet viene chiuso
superiormente con un’ultima falda in cartone. Infine, una macchina fasciatrice mod.
Estenpal 84R (FIS – Cassina de Pecchi, MI, Italia) avvolge il pallet con un film plastico
estensibile (FP) di spessore 23 m grazie ad un braccio rotante che sottopone a
trazione (prestiro) il film estensibile prima dell’applicazione.
Al pallet, prima che venga caricato sui muletti per essere trasportato ai magazzini di
stoccaggio, vengono applicate 2 etichette (EP) stampate con nastro inchiostro termico
(NT) che riporta, in chiaro e tramite bar-code, il lotto di produzione ed il TMC, nonché il
codice a barre SSCC (Serial Shipping Container Code, che consta di 18 caratteri: la
posizione 1 indica il tipo di imballaggio, le posizioni da 2 a 8 – o da 2 a 10 - indicano il
prefisso EAN, le posizioni da 9 a 17 – o da 11 a 17 - rappresentano un numero seriale
assegnato dall'azienda che crea l'unità logistica; la posizione 18, infine, è riservata a un
carattere di controllo), che permetterà di contrassegnare univocamente ed
individualmente ogni singolo pallet rendendone possibile la
tracciabilità/rintracciabilità.
Anche in questa fase si registrano scarti di produzione relativamente alle falde in
cartone (SIC), al film estensibile (SFP) e ad una certa quantità di pedane (SP) che
vengono allontanate dalla linea di produzione poiché rotte o comunque inutilizzabili.
Terminato il confezionamento terziario, il pallet (PL) viene caricato dal fine-linea
tramite muletti a motore diesel e portato nei magazzini adiacenti la linea di
produzione.
59
f) Immagazzinamento pallet
Il pallet (PL) viene stoccato nei magazzini in maniera tale da favorire la rotazione
temporale dei lotti secondo il criterio del first in/first out (FIFO).
3.6.5 Descrizione del processo di produzione delle bottiglie in PET
Relativamente al diagramma di flusso in Fig. 3.3, la produzione delle bottiglie inizia con
l’arrivo in stabilimento delle preforme in polietilentereftalato (PET). Queste si
ottengono a partire da PET in granuli, i quali vengono fusi a circa 285 °C ed iniettati in
un apposito stampo. Ogni preforma è caratterizzata dal diametro e dalla tipologia di
filetto del cosiddetto finish (o collo della bottiglia), in quanto determinano la possibilità
di avvitamento ad un ben definito tipo di tappo e l'impiego stesso della bottiglia (per
acqua piatta, frizzante, olio, latte). Questi elementi non verranno modificati in fase di
soffiaggio, mentre il tipo di stampo conferirà alla bottiglia le caratteristiche finali
(diametro, lunghezza e forma), determinandone la grammatura, ovvero il peso in
grammi del contenitore soffiato. Il PET non ha una colorazione propria, essendo
pressoché trasparente, ma può essere opportunamente premiscelato con additivi
coloranti per assumere le tonalità di colore più varie.
Acqua Claudia Srl acquista pertanto preforme con finish idoneo per le capsule dedicate
ai prodotti gassati e nella grammatura e nella colorazione tipiche per il prodotto finito
in esame, utilizzando un contenitore, alternativo al box-pallet, a forma di prisma a base
ottagonale denominato OCTABIN, ciascuno dei quali contiene 8.784 preforme.
Con riferimento al diagramma di flusso in Fig. 3.3, si descrivono di seguito le principali
operazioni.
a) Soffiaggio bottiglie
Il reparto di soffiaggio include una soffiatrice mod. SBO10 (SIDEL – Parma, Italia) della
capacità produttiva di 12.000 btg/h, che consta di 10 cavità, ciascuna in grado di
trattare 1200 btg/h. Le preforme (PR) vengono caricate nella tramoggia di carico della
soffiatrice, riscaldate a 110 °C in un forno di condizionamento termico di tipo lineare
60
ad U riscaldato con lampade con emissione nell’infrarosso, e sagomate in appositi
stampi mediante soffiatura ad alta pressione (35 bar).
Le bottiglie appena soffiate (BT) vengono inviate alla linea di produzione, se questa in
esercizio; in alternativa, durante il turno notturno, vengono immagazzinate in 10 silos
in acciaio inox AISI 304 in attesa di essere impiegate in produzione.
Durante i due turni di produzione giornaliera, le linee di imbottigliamento vengono
alimentate contemporaneamente dalla soffiatrice (12.000 btg/h) e dai silos (12.000
btg/h), raggiungendo una capacità operativa di 24.000 btg/h.
In questa fase viene registrato uno scarto costituito da preforme non correttamente
soffiate (SPR).
b) Produzione acqua ozonizzata
Le bottiglie prima di essere riempite vengono lavate e sterilizzate. Questa operazione
prevede l’impiego di getti di acqua ozonizzata in pressione, che lambiscono la parte
interna della bottiglie.
L’acqua ozonizzata viene prodotta in un ozonizzatore, che consta di un generatore di
ozono e di un gruppo idraulico di miscelazione con acqua. L’aria viene filtrata,
deumidificata e poi fatta transitare tra due elettrodi separati da un materiale
dielettrico, in modo da far avvenire successive scariche elettriche e trasformare la
molecola di ossigeno in ozono (O3). L’aria arricchita in ozono viene quindi aspirata per
effetto Venturi in una corrente di acqua (AI), arrivando così a produrre fino a 20.000
l/h di acqua ozonizzata (AO) con un tenore di ozono disciolto pari a 0,4 mg/l.
c) Lavaggio e sterilizzazione bottiglie
Il lavaggio delle bottiglie prevede due fasi: una prima fase consiste nel trattare le
bottiglie in ingresso alla riempitrice con acqua ozonizzata (AO), mentre la seconda fase
consiste nel risciacquare le bottiglie con acqua minerale (AR).
La prima macchina sciacquatrice riceve le bottiglie (BT) che sopraggiungono dal
reparto di soffiaggio su nastri aerei a spinta pneumatica (aria). La macchina è del tipo
rotativo e per ogni bottiglia in PET viene impiegato circa 1 litro di acqua ozonizzata (0,4
61
mg/l ozono disciolto) a 2,5 bar. Dopo un contatto con AO di circa 6 s (nel caso di una
potenzialità operativa di 24.000 btg/h), si effettua un breve sgocciolamento;
dopodiché le bottiglie entrano in una seconda macchina sciacquatrice per essere
risciacquate con acqua minerale (AR), mantenendo inalterati le modalità, i volumi ed i
tempi di contatto del risciacquo della prima sciacquatrice in quanto queste sono
macchine gemelle.
Il moto alle sciacquatrici viene trasmesso da un albero doppio cardano che ingrana
sull’ingranaggio principale della riempitrice ed è accoppiato con gli organi di moto della
riempitrice tramite una frizione disinseribile dall’operatore. In questa maniera, il moto
delle macchine sciacquatrici è sincronizzato con quello della macchina riempitrice ed
con quello del tappatore, che in queste condizioni possono essere identificati come
una sola macchina operatrice.
In questa fase risultano possibili scarti di bottiglie (SBT), a causa di problemi di presa al
volo tra nastri aerei e sciacquatrici. Inoltre, si raccolgono i reflui del trattamento (SAO e
SAR) che vengono captati da pozzetti muniti di sifone e convogliati verso il
Neutralizzatore/Equalizzatore.
La produzione acqua ozonizzata e la sterilizzazione delle bottiglie sono effettuate nel
reparto di produzione, ed in particolare nella sala riempimento.
d) Equalizzazione acque di scarico
Le acque di scarico (derivanti dalle operazioni di lavaggio e sterilizzazione bottiglie)
vengono raccolte in una vasca di neutralizzazione all’esterno dello stabilimento di
produzione e poi alimentate in una vasca di equalizzazione, per regolarne i parametri
chimico-fisici e rendere possibile lo scarico in acque superficiali (v. tab. 3 dell’allegato 5
del D.L. 152/99). L’acqua in uscita dall’equalizzatore (AS) viene quindi scaricata nel
fiume Arrone, un effluente del lago di Bracciano.
62
3.6.6 Raccolta dati
Come richiesto da PAS 2050-Section 7.2 (BSI, 2008a) occorre
- dichiarare il periodo temporale dei dati utilizzati: 2010;
- specificare la rilevanza geografica del prodotto: Europa occidentale, Centro Italia
- indicare le tecnologie di produzione utilizzate: usuali;
- precisare il grado di accuratezza e la variabilità dei dati utilizzati: i consumi di MP
sono stati rilevati mediante campionature e si dispone dei valori medi e delle
deviazioni standard. I consumi di gasolio sono stati desunti da quelli registrati nel
2010, mentre quelli di energia elettrica sono stati stimati sulla base delle potenze
nominali delle macchine ed attrezzature e del tempo di funzionamento. .
- il ciclo di vita dell’Acqua Minerale Claudia può essere ritenuto rappresentativo
dell’acqua minerale in bottiglia di PET.
- riportare la percentuale dei dati estratti da un database:
I dati primari sono stati raccolti presso lo stabilimento Acqua Claudia srl ad
Anguillara Sabazia (RM), mentre i dati secondari provengono dai database
BUWAL 250, Ecoinvent v2, etc. del software SimaPro 7.2 (Prè Consultants, 2010).
In particolare, sono stati utilizzati dati primari per l’estrazione dell’acqua; la
produzione della bottiglia in PET; i processi di sanificazione, risciacquo e
riempimento; il confezionamento; la distribuzione ai Centri e Punti Vendita GDO
e il fine vita dei vari imballaggi. All’interno dei processi di trasporto per la
distribuzione del prodotto finito sono state utilizzate le emissioni di CO2e per Mg
x km della banca dati del software anzidetto per i carichi dei mezzi reali utilizzati
per le spedizioni. Il mix di energia elettrica usato da Acqua Claudia Srl è quello
italiano presente nel software SimaPro 7.2.
I dati secondari sono stati usati per i fattori di emissione dei materiali di
imballaggio, della colla ed inchiostro per l’etichettatura e dei sanificanti.
- descrivere le fonti bibliografiche utilizzate: database del software Simapro 7.2.
Con riferimento agli schemi a blocchi illustrati nelle Figg. 3.2 e 3.3, si riportano di
seguito i seguenti dati:
63
3.6.6.1) Estrazione dell’acqua e miscelazione sorgenti
Dai due pozzi si estraggono due correnti (600 l/min = 36000 l/h di acqua minerale
ciascuna), che vengono miscelate e poi frazionate in 4 correnti, di cui la corrente AM
viene inviata alla linea di imbottigliamento, la porzione AI all’impianto di
ozonizzazione, l’aliquota AR viene utilizzata per i risciacqui delle bottiglie in PET ed
infine la quota residua AE viene restituita nell’alveo del fiume Arrone.
Con riferimento alla capacità media della linea di imbottigliamento, pari a 16.000
btg/h, sapendo che la prima macchina sciacquatrice utilizza in media 1 l di acqua
ozonizzata (0,4 mg/l ozono disciolto) a 2,5 bar per ogni bottiglia, si ricava che AI=AO=
16.000 l/h. Dal momento che nella seconda macchina sciacquatrice si risciacquano le
bottiglie con 1 l di acqua minerale per ogni bottiglia, si stima AR=16.000 l/h.
Una volta rimosso l’arsenico, la portata di acqua (AB) da addurre alla riempitrice
isobarometrica sarà AM=AB=16.000 (btg/h) x 1,5 (l/btg)= 24.000 l/h.
Dal bilancio di materia dell’acqua minerale (Fig. 3.2):
SOR1+SOR2=36.000+36.000=72.000 l/h=AI+AR+AM+AE=16.000+16.000+24.000+AE
da cui
AE = 16.000 l/h
Nel caso in esame, per preparare un’unità funzionale UF (1000 l 1000 kg) di Acqua
Minerale Claudia), la linea di capacità media pari a 16.000 btg/h impiegherà un tempo
tUF= 1000 (l)/[16.000 (bgt/h) x 1,5 (l/bg)]= 0.042 h = 2.5 min.
Proporzionalmente, le quantità di acqua dello schema a blocchi saranno pari a:
SOR1= SOR2= 36.000 (l/h) x 0.042 (h) = 1500 l
AI = AR = AE = 16.000 (l/h) x 0.042 (h) = 666,67 l
AM = 24.000 x 0.042 (h) = 1000 l
Si riporta di seguito il bilancio di materia di questa fase riferito ad 1 Unità funzionale
(1000 l)
64
MISCELAZIONE E DISTRIBUZIONE ACQUA MINERALE
Corrente SOR1 SOR2 AI AE AM AR
Componenti kg kg kg kg kg kg
Acqua 1500.00 1500.00 666.67 666.67 1000.00 666.667
Arsenico 0.000024 0.000024 0.000011 0.000011 0.000016 0.000011
Totale 1500.00002 1500.00002 666.66668 666.66668 1000.00002 666.66668
3.6.6.2) Rimozione arsenico
Un’UF di Acqua Claudia conterrà una quantità di arsenico pari a
1000 (l) x 16x10-6 (g/l) = 0.016 g As
Le sabbie utilizzate nel processo di dearsenificazione (GEH), aventi una densità di 1,12
kg dm-3, hanno una capacità adsorbente di circa 2,697 g di As per litro di materiale
filtrante. Pertanto, per trattare un’UF ne serviranno
0.016 (g As)/[2.697 (g As/l)] 0.00593 l GEH = 0.006645 kg GEH
Per ragioni di sicurezza, si assume di sostituire le resine quando si è raggiunto un grado
di saturazione del 50%; quindi, la quantità di resine utilizzate per rimuovere l’arsenico
ad un’UF sarà pari a 0.01329 kg.
Si riporta di seguito il bilancio di materia di questa fase riferito ad 1 Unità Funzionale
(1000 l)
RIMOZIONE ARSENICO
Corrente GH GAs
Componenti kg % p/p kg % p/p
Acqua 0.00598 45 0.005981 44.95
Arsenico 0 0 0.000016 0.12
Ossi/idrossidi di Ferro 0.00731 55 0.007310 54.93
Totale 0.01329 100 0.013307 100.00
65
3.6.6.3) Rilevazione dati per l’inventario dei materiali di imballaggio
Per rilevare la massa dei diversi materiali di confezionamento utilizzati negli imballaggi
primario, secondario e terziario, si è determinata la massa di 20 campioni di ogni
componente, in modo da determinarne il valore medio e la corrispondente deviazione
standard, come riportato di seguito.
a) caratteristiche dei componenti dell’imballaggio primario
Con riferimento alla Fig. 3.1, I componenti dell’imballaggio primario sono:
I.1) preforma (PET)
I.2) capsula (HPDE)
I.3) etichetta (carta)
I.4) Colla termica
1.5) Inchiostro.
La misurazione diretta della massa di colla utilizzata per applicare l’etichetta alla
bottiglia è risultata difficile, poiché è stato pressoché impossibile rimuovere tutta la
colla spalmata. Si è pertanto pesata la bottiglia interamente vestita, previo
svuotamento del contenuto, e si è stimata la massa della colla applicata, sottraendo
alla massa della bottiglia quella della capsula, della preforma e dell’etichetta.
La massa dell’inchiostro necessario per la scrittura del Lotto e del TMC è stata ricavata
sulla base del consumo rilevato (circa 0,5 kg) per produrre 1.000.000 di bottiglie,
essendo praticamente impossibile misurare la quantità utilizzata in ciascuna
applicazione: si rileva un consumo unitario di 0.5 mg/btg.
Si riportano in Tabella 3.4 le determinazioni effettuate su 20 campioni con il valore
medio e la deviazione standard.
66
Tabella 3.4 Misure della massa dei principali componenti dell’imballaggio primario (bottiglie di PET da 1.5 l).
N° Campione Massa (g)
Preforme Capsule Etichette Colla Termica
1 33.297 2.164 1.534 0.683
2 33.479 2.148 1.637 0.501
3 33.292 2.149 1.621 0.507
4 33.310 2.145 1.673 0.469
5 33.188 2.139 1.629 0.854
6 33.322 2.154 1.611 0.690
7 33.332 2.157 1.600 0.579
8 33.214 2.158 1.616 0.618
9 33.672 2.152 1.556 0.209
10 33.284 2.162 1.641 0.593
11 33.288 2.154 1.622 0.486
12 33.345 2.159 1.607 0.611
13 33.405 2.144 1.641 0.433
14 33.256 2.149 1.589 0.629
15 33.227 2.145 1.600 0.748
16 33.400 2.151 1.623 0.399
17 33.653 2.154 1.534 0.247
18 33.123 2.152 1.607 0.815
19 33.310 2.135 1.618 0.569
20 33.311 2.136 1.666 0.502
Val. medio 33.34 2.150 1.611 0.56
Dev.std 0.14 0.008 0.037 0.17
b) caratteristiche dei componenti dell’imballaggio secondario
Con riferimento alla Fig. 3.4, i componenti dell’imballaggio secondario sono:
II.1) film termoretraibile (politene)
II.2) maniglia fardello (cartone)
II.3) scotch per maniglia (polipropilene MOPP + gomma resina sintetica)
Si riportano in Tabella 3.5 le determinazioni effettuate su diversi campioni dei
componenti del fardello con il valore medio e la deviazione standard.
67
Figura 3.4 Imballaggio secondario (fardello).
Tabella 3.5 Misure della massa dei principali componenti dell’imballaggio secondario (fardello da 6 bottiglie di PET da 1.5 l).
N° Campione Massa (g) Film termoretraibile maniglia fardello scotch per maniglia
1 21.0 0.954 0.754
2 21.2 0.953 0.762
3 21.6 0.967 0.777
4 21.7 0.970 0.710
5 21.5 0.954 0.721
6 21.7 0.967 0.766
7 21.4 0.972 0.777
8 21.2 0.962 0.700
9 21.3 0.960 0.724
10 21.5 0.971 0.747
11 21.3 0.953 0.796
12 21.5 0.953 0.754
13 21.3 0.971 0.733
14 21.3 0.964 0.765
15 21.9 0.956 0.754
16 21.6 0.966 0.761
17 21.0 0.952 0.710
18 21.5 0.960 0.734
19 21.5 0.951 0.724
20 21.3 0.953 0.757
Val. medio 21.42 0.960 0.746
Dev.std 0.23 0.007 0.026
68
Figura 3.5 Imballaggio terziario (pallet).
c) caratteristiche dei componenti dell’imballaggio terziario
- dimens. imballaggio terziario: pallet EPAL 80x120 cm La 80 cm x Lu 120 cm x h 160 cm
- n° fardelli/piano (nfp): 21
- n° piani/pallet (npP): 4
- n° interfalde/pallet (nIFP): 5
- n° etichette/pallet (nEP): 2
- n° bottiglie/pallet (nBP): 6x21x4= 504
Con riferimento alla Fig. 3.5, i I componenti dell’imballaggio terziario sono:
III.1) interfalda (cartone)
III.2) pedana pallet EPAL (legno)
III.3) film estensibile (Polietilene – butene – esene – ottene)
III.4) Etichetta adesiva per pallet (carta + gomma resina sintetica)
III.5) Nastro inchiostro
69
La massa del nastro inchiostro è stata determinata su due spezzoni (in due posizioni
diverse della bobina nastro) di lunghezza pari a quella necessaria per stampare 10
etichette, ottenendo la massa di nastro inchiostro per stampare un’etichetta sul pallet.
Si riportano in Tabella 3.6 le determinazioni effettuate su diversi campioni dei
componenti del pallet con il valore medio e la deviazione standard.
Tabella 3.6 Misure della massa dei principali componenti dell’imballaggio terziario (pallet da
84 fardelli = 504 bottiglie di PET da 1.5 l).
N° Campione Massa (g)
Interfalda pedana pallet
film estensibile
etichetta adesiva per pallet
Nastro Inchiostro etichetta x pallet
1 382.1 21500 424.10 2.863 0.2926
2 380.4 20900 425.70 2.876 0.2826
3 382.2 23600 430.40 2.818
4 381.6 21600 428.50 2.876
5 381.6 22600 417.60 2.844
6 382.2 23100 413.80 2.878
7 384.7 20200 403.70 2.841
8 382.2 20600 400.60 2.863
9 382.2 21000 392.70 2.858
10 382.0 22100 407.20 2.871
11 383.1 2.888
12 2.879
13 2.913
14 2.882
15 2.850
16 2.825
17 2.858
18 2.876
19 2.857
20 2.846
Val. medio 382.21 21720 414.43 2.863 0.288
Dev.std 1.05 1110 12.97 0.022 0.007
70
3.6.6.4) Rilevazione scarti dei materiali di imballaggio
I consumi dei diversi materiali di imballaggio, rilevati in magazzino ed immessi nel
sistema gestionale, sono riferiti ad una bottiglia da 1.5 l (Tabella 3.7) e sono stati
utilizzati per ricavarne gli scarti rispetto alla massa rilevata nel §3.6.6.3 .
Tabella 3.7 Scarti percentuali dei diversi componenti degli imballaggi primari, secondari e terziari
Consumo dei materiali di imballaggio magazzino effettivo scarto
(g/btg) (g/btg) (%)
Imballaggio primario
Preforma (SPR) 33.731 33.335 1.188
Capsula (SC) 2.176 2.150 1.184
Etichetta (SE) 1.629 1.611 1.107
Anidride carbonica 6.671 6.671 100.0
Imballaggio secondario
Film termoretraibile (politene) (SFF) 3.600 3.569 0.864
Maniglia fardello (cartone) (SMA) 0.165 0.160 3.200
Scotch fardello (MOPP) (SST) 0.126 0.124 0.888
Imballaggio terziario
Interfalda cartone (SIC) 3.822 3.792 0.800
Scarto pallet in stabilimento (SP) 0.158
Film estensibile pallet (PE) (SFP) 0.851 0.822 3.493
Etichetta adesiva x pallet (SEP) 3.188
Nastro inchiostro (SNT) 3.188
In particolare, lo scarto pallet in stabilimento (SP) è rappresentato dai pallet che si
rompono durante il confezionamento terziario, mentre lo scarto delle preforme (SPR)
sarà attribuito per 1/3 alle preforme nella fase di soffiaggio, per 1/3 alle bottiglie
soffiate in fase di lavaggio-sterilizzazione e per il terzo residuo alle bottiglie sterilizzate
durante il riempimento.
Per le etichette per pallet, si è monitorata la linea di produzione per 3 giorni
consecutivi, rilevando il n° di etichette corrette ed il n° di quelle scartate:
giorno N° etichette corrette N° etichette scartate scarto (%)
1 850 22 2.6
2 1026 33 3.2
3 984 37 3.8
Totale 2860 92
71
Si è pertanto rilevato uno scarto del 3.19±0.6%.
Dal momento che per applicare un’etichetta si ha un pari svolgimento del nastro
termico, si è ritenuto che lo scarto percentuale del nastro inchiostro termico coincida
con quello delle etichette.
3.6.6.5) Bilancio di materia delle fasi di soffiaggio, lavaggio e riempimento delle
bottiglie
Nel confezionare un’unità funzionale UF (1000 l 1000 kg) di Acqua Minerale Claudia,
si utilizza una quantità di preforme pari a: 33.34 (g/btg) x 1000 (l)/(1.5 l/btg) = 22.224 g
= 22,224 kg, maggiorata dello scarto dell’1.188 % = 0.264 kg (Tabella 3.7), che è
ripartito equamente fra le fasi di soffiaggio (SPR=0.088 kg), lavaggio-sterilizzazione
(SBT=0.088 kg) e riempimento delle bottiglie (SBs=0.088 kg).
In questa fase si utilizzano:
- Acqua Minerale Claudia dearsenificata (1000 kg);
. capsule in HDPE (ciascuna da 2.15 g) per una quantità pari a: 2.15 (g/btg) x 1000
(l)/1.5 (l/btg) = 1433 g, maggiorata dello scarto dell’1.184 % 17 g (Tabella 3.7);
- anidride carbonica in quantità pari a: 6.671 (mg/btg) x 1000 (l)/1.5 (l/btg) = 4477
g, che viene utilizzata per la garantire la contropressione richiesta dalla
riempitrice isobarometrica al posto del gas inerte normalmente utilizzato per le
acque lisce. Questa quantità viene persa durante gli sfiati della riempitrice
(Tabella 3.7);
Si riporta di seguito lo schema a blocchi ed il bilancio di materia di queste fase riferito
ad 1 Unità funzionale (1000 l).
72
Corrente SOFFIAGGIO LAV. STERILIZZ. RIEMPIMENTO E TAPPATURA
Componenti PR BT SPR BS SBT AB AC C BC SBs SAC SC
Acqua (kg) 1000.0 1000.000
PET (kg) 22.488 22.400 0.088 22.312 0.088 22.224 0.088
HDPE (kg) 1.450 1.433 0.017
CO2 (kg) 4.447 4.447
Totale 22.488 22.400 0.088 22.312 0.08799 1000.0 4.447 1.450 1023.657 0.088 4.447 0.017
3.6.6.6) Bilancio di materia della fase di etichettatura e confezionamento in
fardelli
Per etichettare e confezionare in fardelli un’unità funzionale UF (1000 l 1000 kg) di
Acqua Minerale Claudia, si utilizzano:
- Acqua Minerale Claudia imbottigliata (BC=1023,657 kg);
- etichette (ciascuna da 1.61 g) per una quantità pari a: 1.61 (g/btg) x 1000 (l)/[1.5
(l/btg)]= 1074,23 g, maggiorata dello scarto dell’1.107 % 11.89 g (Tabella 3.7);
- inchiostro (I) per una quantità pari a 0.5 (mg/btg)x 1000 (l)/[1.5 (l/btg)]= 0.33 g;
- colla termica (CO) per una quantità pari a: 0.557 (g/btg) x 1000 (l)/[1.5 (l/btg)] =
371,431 g (Tabella 3.4);
- maniglie fardello in cartone (MA) (ciascuna da 0.96 g) per una quantità pari a:
0.96 (g/fard) x 1000 (l)/[1.5 (l/btg) x 6 (btg/fard)]= 106,72 g, maggiorata dello
scarto del 3.2 % 3.41 g (Tabella 3.7);
73
- scotch fardello in PP (ST) (ciascuno da 0.746 g) per una quantità pari a: 0.746
(g/fard) x 1000 (l) )/[1.5 (l/btg) x 6 (btg/fard)]=82,93 g, maggiorata dello scarto
dello 0.888% 0.74 g (Tabella 3.7);
- film termoretraibile in PE (FF) (ciascuno da 21,415 g) per una quantità pari a:
21.415 (g/fard) x 1000 (l)/[1.5 (l/btg) x 6 (btg/fard)] = 2379,44 g, maggiorata dello
scarto dello 0.864 % 20.56 g (Tabella 3.7);
Si riporta di seguito lo schema a blocchi ed il bilancio di materia di queste fase riferito
ad 1 Unità funzionale (1000 l).
Corrente ETICHETTATURA E CONFEZIONAMENTO IN FARDELLI
Componenti E I CO MA ST FF BF SFF SE SST SMA
Acqua (kg) 1000.000
PET (kg) 22.224
HDPE (kg) 1.433
Carta (kg) 1.086 1.074 0.012
Colla (kg) 0.371 0.371
Inchiostro(kg) 0.00033 0.00033
PE (kg) 2.400 2.379 0.021
PP (kg) 0.084 0.083 0.0007
Carta (kg) 0.110 0.107 0.003
Totale 1.086 0.00033 0.371 0.110 0.084 2.400 1027.672 0.021 0.012 0.0007 0.003
74
3.6.6.7) Bilancio di materia della fase di confezionamento in pallet
Per etichettare e confezionare in pallet un’unità funzionale UF (1000 l 1000 kg) di
Acqua Minerale Claudia, si utilizzano:
- Acqua Minerale Claudia confezionata in fardelli (BF=1027,672 kg);
- interfalda in cartone (IC) ciascuna da 382.21 per una quantità pari a: 5 (IC/pal) x
382.21 (g/IC) x 1000 (l)/[1.5 (l/btg) x 504 (btg/pal)] = 2527,838 g, maggiorata
dello scarto (SIC) dello 0.8 % 20,223 g (Tabella 3.7);
- pedana pallet EPAL in legno (P) (ciascuna da 21,72 kg) per una quantità pari a:
21.72 (kg/pal) x 1000 (l)/[1.5 (l/btg) x 504 (btg/pal)]= 28,730 kg, maggiorata dello
scarto (SP) del 0.158 % 0.0454 kg (Tabella 3.7). in particolare, lo scarto SP non
viene avviato al recupero direttamente da Acqua Claudia, ma viene reso al centro
di distribuzione dei pallet EPAL (CHEP Italia, Milano, Italia), ove viene
recuperato.
In realtà, la pedana in legno è riutilizzata in media 6 volte prima di essere
sostituita. Pertanto, nel bilancio di materia, si è ipotizzato che presso la GDO o le
piattaforme di distribuzione del prodotto in pallet si invii in discarica 1/6 delle
pedane ricevute (SPG=1/6 PL=4.788 kg), mentre i 5/6 rimanenti (PER=5/6 PL=
23.942 kg) vengono rispediti al CHEP Italia, ove si produrranno le pedane
necessarie al confezionamento terziario dell’Acqua Minerale Claudia (PN=P-PER-
SP=4,788 kg), secondo lo schema a blocchi di seguito indicato:
75
- film estensibile in polietilene-butene-esene-ottene (FP) (414,43 g) per una
quantità pari a: 414.43 (g/pal) x 1000 (l) )/[1.5 (l/btg) x 504 (btg/pal)] = 548,188
g, maggiorata dello scarto del 3.493 % 19.146 g (Tabella 3.7);
- Etichetta adesiva per pallet (EP) in carta e gomma resina sintetica (ciascuna da
2,863 g) per una quantità pari a: 2 (EP) x 2.863 (g/pal EP) x 1000 (l)/[1.5 (l/btg) x
504 (btg/pal)] = 7,574 g, maggiorata dello scarto del 3.188 % 0.241 g (Tabella
3.7);
- Nastro inchiostro termico (NIT) per una quantità pari a 2 (EP) x 0.2876 (g/Pal EP)
x 1000 (l)/[1.5 (l/btg) x 504 (btg/pal)] = 0,761 g, maggiorata dello scarto del 3.188
% 0.024 g (Tabella 3.7).
Si riporta di seguito lo schema a blocchi ed il bilancio di materia di queste fase riferito
ad 1 Unità funzionale (1000 l).
76
77
Corrente CONFEZIONAMENTO IN PALLET E RICICLO PEDANE
Componenti (kg) EP NIT P IC FP PL SP SIC SFP SEP SNIT SPG PER PN
Acqua 1000.000
PET 22.224
HDPE 1.433
Carta 1.074
Colla 0.371
Inchiostro 0.000
PE 2.379
PP 0.083
Carta P 0.107
Cartone 2.548 2.528 0.020
Legno 28.776 28.730 0.045 4.788 23.942 4.788
PE P 0.567 0.548 0.019
Nastro inchiostro 0.00079 0.0008 0.00002
Etichetta 0.0078 0.0076 0.00024
Totale 0.0078 0.0079 28.776 2.548 0.567 1059.487 0.045 0.020 0.019 0.00024 0.00002 4.788 23.942 4.834
78
Tabella 3.8 Composizione del prodotto Acqua Minerale Claudia per ogni bottiglia in PET da 1.5 l, per ogni pallet da 504 btg e per l’unità funzionale UF prescelta (1000 l).
DESCRIZIONE PRODOTTO E MATERIALE BOTTIGLIA PET 1,5 l UF PALLET %
Prodotto Acqua minerale naturale 1500.0 g 1000.000 kg 756.00 kg 96.5633
Imballaggio primario Preforma per bottiglia in PET 33.335 g 22.224 kg 16.80 kg 2.1460
Capsula 2.150 g 1.433 kg 1.08 kg 0.1384
Etichetta di carta 1.611 g 1.074 kg 0.81 kg 0.1037
Colla 0.557 g 0.371 kg 0.28 kg 0.0359
Imballaggio secondario Film termoretraibile 3.569 g 2.379 kg 1.80 kg 0.2298
Scotch trasparente 0.124 g 0.083 kg 0.06 kg 0.0080
Inchiostro per TMC 0.001 g 0.0003 kg 0.0003 kg 0.0000
Maniglia fardello 0.160 g 0.107 kg 0.08 kg 0.0103
Imballaggio terziario Interfalda in cartone 3.792 g 2.528 kg 1.91 kg 0.2441
Pallet in legno 7.183 g 4.788 kg 3.620 kg 0.4624
Film estensibile 0.822 g 0.548 kg 0.41 kg 0.0529
Nastro inchiostro 0.001 g 0.001 kg 0.0006 kg 0.0001
Etichetta adesiva per pallet 0.011 g 0.008 kg 0.0057 kg 0.0007
TOTALE 1553.32 g 1035.54 kg 782.872 kg 100.000
79
3.6.6.8) Composizione del prodotto finito
Nella Tabella 3.8 si riporta la composizione del prodotto Acqua Minerale Claudia per
ogni bottiglia in PET da 1.5 l, per ogni pallet da 504 btg e per l’unità funzionale
prescelta (1000 l di Acqua Minerale Claudia in PET da 1,5 l).
3.6.6.9) Consumo di detergenti e lubrificanti
Per la sanificazione delle linee di imbottigliamento si utilizzano alcune sostanze
detergenti e sanificanti. In questa tesi si sono rilevate le quantità acquistate durante
tutto l’anno 2010.
Tabella 3.9 Consumi dei principali detergenti e sanificanti utilizzati nel 2010 nelle diverse linee di imbottigliamento e loro attribuzione al prodotto Acqua Minerale Claudia Effervescente Naturale imbottigliato nel formato PET 1,5 l, con stima del consumo specifico annuo riferito ad un’unità funzionale (UF=1000 l).
Consumo annuo
Area di utilizzo Prodotto Principali componenti Totale PET 1,5L x UF
[kg/a] [kg/a] [kg/(UF a]
Sanificazioni P3-N 421 Sodio Idrossido 30% 7200 5412 0.173
Sanificazioni P3-OXONIA ACTIVE
Perossido di idrogeno 20% - Acido acetico 10% - Acido Peracetico 5%
4340 3262 0.104
Sanificazioni P3-ULTRASIL 75 Ac. Nitrico 30% - Ac. Fosforico 25%
4800 3608 0.115
Sanificazioni superfici P3-TOPACTIVE DES
Perossido di idrogeno 15% - Tensioattivo non ionico 5%
400 301 0.010
Detergente pavimenti P3-CLINT KF Sodio silicato, sodio cumensolfonato, Lauriletere solfato sodico, Alcol grasso, ammina grassa alcossilato 5%,Sodio Nitrilotri-acetato 15%
308 232 0.007
Sanificazioni superfici P3-TOPAX 52 Acido fosforico 50% 264 198 0.006
Sanificazioni impianto REI P3-OXONIA Perossido di idrogeno 50%
2120 1594 0.051
Lubrificazione nastri P3-LUBOSTAR CP Polisilossano 15% 1200 955 0.031
Clorazione acqua ind. Sodio Ipoclorito Ipoclorito di sodio 15% 7500 5638 0.180
80
Dette quantità sono state poi ripartite sui diversi formati prodotti, tenendo conto che il
volume venduto nel formato PET 1.5 l di Acqua Minerale Claudia Effervescente
Naturale è stato pari a 31.311.254 l a fronte di una vendita complessiva pari a
41.654.360 l (Tabella 3.1), ad eccezione del prodotto P3-Lubostar CP, che è stato
interamente attribuito ai formati in PET in quanto esclusivo di questa tipologia.
Si riportano in Tabella 3.9 i consumi dei principali detergenti e sanificanti utilizzati per il
formato PET da 1,5 l, indicando altresì i principali costituenti chimici.
Utilizzando gli stessi criteri di ripartizione sopra indicati, si sintetizzano in Tabella 3.10 i
consumi degli oli e lubrificanti, indicando altresì il consumo annuo per unità funzionale.
Tabella 3.10 Consumi degli oli e lubrificanti utilizzati nel 2010 nelle diverse linee di imbottigliamento e loro attribuzione al prodotto Acqua Minerale Claudia Effervescente Naturale imbottigliato nel formato PET 1,5 l, con stima del consumo specifico annuo riferito ad un’unità funzionale (UF=1000 l).
Consumo annuo
Prodotto Totale PET 1,5L x UF
[kg/a] [kg/a] [kg/(UF a]
Oli 450 338 0.0108
Grassi 69 52 0.0017
3.6.6.10) Consumi energetici
Le risorse energetiche utilizzate da Acqua Claudia Srl per produrre l’Acqua Claudia
Effervescente Naturale nel formato PET 1,5 l sono: energia elettrica e gasolio.
L’energia elettrica è acquistata dalla società AceaElectrabel Elettricità Spa, mentre il
gasolio viene acquistato da Eridis srl (TOTAL).
a) Energia elettrica
Per stimare i consumi di energia elettrica si sono rilevate le potenze nominali delle
singole macchine impiegate per l’estrazione e la produzione, che sono state
moltiplicate per il tempo di funzionamento giornaliero per determinare i consumi
energetici in kWh dell’impianto di produzione (Tabella 3.11).
81
In particolare, la linea di imbottigliamento della capacità nominale di 18.500 btg/h nel
2010 ha operato mediamente su due turni giornalieri (16 h/d) alla capacità di 16.000
btg/h (in base alle quantità ricevute in magazzino), mentre la linea di soffiaggio della
capacità nominale di 12.000 btg/h nel 2010 ha operato mediamente su tre turni
giornalieri (24 h/d) alla capacità media di 11.700 btg/h (in base alle quantità di bottiglie
soffiate conferite ai silos). Per contro, alla fine dei due turni le linee di
imbottigliamento vengono sanificate sia a freddo per un tempo medio di 4 h/d che a
caldo per altre 1.5 h/d e poi risciacquate con acqua minerale per altre 3 h/d. Pertanto,
il tempo di funzionamento complessivo delle pompe di estrazione è stato di 16 + 3= 19
h/d, che include i tempi di funzionamento della linea di produzione, di impiego
giornaliero per il risciacquo di inizio turno delle tubazioni e di lavaggio settimanale in
controcorrente dell’impianto di rimozione dell’arsenico.
Anche i tempi di utilizzo dell’illuminazione e del condizionatore (presente solo nella
sala riempimento) sono stati stimati sulla base dei stessi tempi operativi dei reparti
serviti.
Per quanto riguarda la pompa centrifuga da 22 kW, che alimenta la riempitrice
attraverso un serbatoio polmone, si rileva un funzionamento intermittente, legato alla
velocità della linea. Per l’imbottigliamento in bottiglie di PET da 1,5 l (nei due turni
giornalieri), si stima in media che operi per ¾ del tempo, ossia 12 h, sia inattiva per il
residuo ¼, ossia 4 h.
In toto, il consumo energetico dell’impianto di produzione ammonta a 25,8 MWh
(Tabella 3.11).
Per stimare i consumi di energia elettrica per produrre un’unità funzionale di prodotto
finito, si è stabilita una proporzione fra i consumi corrispondenti alla produzione
giornaliera di prodotto imbottigliato [16.000 (btg/h) x 16 (h/d) x 1,5 (l/btg) = 384.000
(l/d)] oppure di bottiglie soffiate [11.700 (btg/h) x 24 (h/d) x 1,5 (l/btg) = 421.200 (l/d)],
ricavando un consumo energetico globale di 63 kWh/UF (Tabella 3.11).
82
Tabella 3.11 Potenza nominale delle macchine ed attrezzature dell’impianto di produzione, tempo di utilizzo, consumo dell’energia elettrica (EE), consumo specifico di EE per UF e consumo totale per fase di lavorazione.
Fase lavorazione Potenza Nominale
Tempo operazione
Consumo EE
Consumo EE/UF
Consumo EE fase/
UF (kW) (h/d) (kWh/d) (kWh/UF) (kWh/UF)
Estrazione Acqua
Pompa pozzo 1 13 19 247 0.64
1.31 Pompa pozzo 2 13 19 247 0.64
Computer e PLC 0.5 19 9.5 0.02
Operazioni Preliminari
Prod. Aria compressa 15 16 240 0.63
0.77 Impianto rimozione Ferro/Arsenico 3 16 48 0.13
Computer e PLC 0.5 16 8 0.02
Soffiaggio-Trasporto alle Linee Produz.
Prod. Aria compressa 332 24 7968 18.92
44.16
Sistem. Raffreddamento (gruppo frigo) 167 24 4008 9.52
Soffiatrice 220 24 5280 12.54
Sistema di trasporto bottiglie 50 24 1200 2.85
Raddrizzatori per 1,5l 3 24 72 0.17
Illuminazione reparto soffiaggio 3 24 72 0.17
Lavaggio Bottiglie
Produzione ozono 1 16 16 0.04 0.04
Riempimento-Tappatura Bottiglie
Serbatoio polmone + pompa 22 12 264 0.69
3.35 Riempitrice + sciacquatrici 18.5 16 296 0.77
Saturatore 43 16 688 1.79
Tappatrice 2 16 32 0.08
Ispettore livelli 0.5 16 8 0.02
Etichettatura-Marcatura
Etichettatrice 17 16 272 0.71
0.74 Ink JET 0.2 16 3.2 0.01
Stampa Laser 0.2 16 3.2 0.01
Espulsore 0.3 16 4.8 0.01
Confezionamento
Fardellatrice 92 16 1472 3.83
4.85 Manigliatrice 5 16 80 0.21
Palettizzatore 16.5 16 264 0.69
Fasciatrice 3 16 48 0.13
Sistema di Trasporto a Nastri
Motori ed inverter 50 16 800 2.08 2.08
83
Utilities - Produzione
Prod. Aria Compressa 90 16 1440 3.75
5.63 Impianto di condizionamento 30 16 480 1.25
Illuminazione magazzini e produzione 15 16 240 0.63
Sanificazioni
Impianto CIP 4 4 16 0.04 0.04
TOTALE 1230.2 25826.7 62.98
b) Gasolio
Il gasolio è impiegato come:
i) carburante per i muletti che trasportano i pallet al magazzino;
2) combustibile per la caldaia che fornisce vapore allo scambiatore di calore
dell’impianto CIP costruito dalla SAP Italia S.r.L. (Melegnano, MI, Italia), utilizzato
per la sanificazione delle tubazioni, serbatoi e riempitrice.
Sulla base degli acquisti di carburante per autotrazione effettuati nel corso dell’anno
2010 e tenendo conto delle ore di utilizzo complessivo, si è stimato un consumo medio
di 1,12 kg/h di gasolio (densità 0.835 kg/l). A fronte di una produzione giornaliera di
prodotto imbottigliato di 384.000 l, si è determinato il consumo di gasolio per UF (1000
l) come riportato in Tabella 3.12.
Tabella 3.12 Consumo orario e giornaliero di gasolio per ciascuna fase di diversa durata e consumo relativo e totale di gasolio per UF.
Fase di lavorazione Consumo Gasolio
Durata operazione
Consumo Gasolio giornaliero o annuale
Consumo gasolio/UF
(kg/h) (kg/UF)
Movimentazione Prodotto Finito
Muletti 1.12 16 (h/d) 17.9 (kg/d) 0.047
Sanificazioni
Impianto CIP (clearing-in- place) 22.04 1.5 (h/d) 33.16 (kg/d) 0.086
Riscaldamento
6 aerotermi da 26.570 kcal/h cad. 17.35 16 (h/d) x 80 (d) 22207,7 (kg/a) 0.533
Totale 0.666
L’unità CIP (cleaning-in-place) è collegata alla rete di distribuzione dell’acqua minerale
ed è gestita tramite PLC; consta di
84
- un serbatoio di miscelazione, dove vengono dosati e miscelati i prodotti chimici
necessari alla detergenza ed alla disinfezione,
- una piccola pompa dosatrice,
- una pompa di ricircolo verso le linee di potenza nominale 4 kW,
- uno scambiatore di calore con capacità termica di 180.000 kcal/h,
- una serie di valvole elettro-pneumatiche,
- una valvola di regolazione della portata di ricircolo, e
- sensori di temperatura e conducibilità.
A fronte di una erogazione termica di 180.000 kcal/h, tenendo conto che il potere
calorifico inferiore (Pci) del gasolio è pari secondo la Norma UNI 10389 a 10210 kcal/kg
(http://it.wikipedia.org/wiki/Potere_calorifico) e che il rendimento globale del sistema
caldaia-scambiatore di calore sia dell’ordine dell’80%, si è stimato il seguente consumo
orario di gasolio:
kg/h 22.04/kg)x0.810210(kcal
al/h)180.000(kc.
Dal momento che la fase di sanificazione a caldo viene effettuata per una durata di 1,5
h per ogni giornata produttiva, il consumo giornaliero di gasolio è stato rapportato la
produzione giornaliera di acqua imbottigliata (384.000 l/d), ricavando il consumo per
UF (Tabella 3.12).
Nel periodo invernale (dal 15 novembre al 15 marzo) le caldaie sono impiegate anche
per il riscaldamento dei locali di produzione tramite 6 aerotermi alimentati con vapore,
ciascuno della potenzialità di 26.570 kcal/h. Il corrispondente consumo orario di
gasolio è stato stimato, analogamente a quanto illustrato per il consumo dell’impianto
CIP, assumendo che l’efficienza del sistema caldaia-aeriforme sia pari al 90%:
kg/h 17,350.9 x (kcal/kg) 10210
)(aerotermi 6 x (kcal/h) 26.570.
Detto consumo si svolge per 16 h/d per 80 d/a, risultando pari a 17,35 (kg/h) × 16 (h/d)
× 80 (d/a) = 22.207 kg/a, che viene rapportato (16.693 kg/a) al volume venduto nel
formato PET 1.5 l di Acqua Minerale Claudia Effervescente Naturale (31.311.254 l) a
fronte di una vendita complessiva pari a 41.654.360 l (Tabella 3.1) e poi riferito all’UF
(Tabella 3.12).
85
In toto, il consumo di gasolio necessario per la produzione dell’unità funzionale
ammonta a circa 0,666 kg/UF (Tabella 3.12).
3.6.6.11) Gestione dei Rifiuti
Le attività di recupero dei rifiuti possono essere suddivise in:
attività di recupero di materia
attività di recupero di energia.
In particolare, il recupero di materia comprende diverse tipologie di recupero a
seconda della natura merceologica del rifiuto, come indicato nell’elenco delle
operazioni R dell’allegato C alla parte IV del D.Lgs. 152/06:
R1 utilizzazione principale come combustibile o altro mezzo per produrre energia
R2 rigenerazione/recupero di solventi
R3 riciclo/recupero delle sostanze organiche non utilizzate come solventi (comprese le operazioni di compostaggio e altre trasformazioni biologiche)
R4 riciclo/recupero dei metalli o dei composti metallici
R5 riciclo/recupero di altre sostanze inorganiche
R6 rigenerazione degli acidi o delle basi
R7 recupero dei prodotti che servono a captare gli inquinanti
R8 recupero dei prodotti provenienti dai catalizzatori
R9 rigenerazione o altri reimpieghi degli oli
R10 spandimento sul suolo a beneficio dell’agricoltura
R11 utilizzazione di rifiuti ottenuti da una delle operazioni indicate da R1 a R10
R12 scambio di rifiuti per sottoporli a una delle operazioni indicate da R1 a R11
R13 messa in riserva di rifiuti per sottoporli a una delle operazioni R1-R12 (escluso il deposito temporaneo, prima della raccolta, nel luogo in cui sono prodotti)
La classificazione delle attività di trattamento-smaltimento dei rifiuti attualmente si
basa sull’elenco delle operazioni D dell’allegato B alla parte IV del D.Lgs. 152/06:
D1 Deposito sul o nel suolo (es. discarica)
D2 Trattamento in ambiente terrestre (es. biodegradazione di rifiuti liquidi o fanghi nei suoli)
D3 Iniezioni in profondità (es. iniezioni dei rifiuti pompabili in pozzi, cupole saline o faglie geologiche naturali)
D4 Lagunaggio (e. scarico di rifiuti liquidi o di fanghi in pozzi, stagni o lagune, ecc.)
D5 Messa in discarica specialmente allestita (es. sistematizzazione in alveoli stagni separati, ricoperti o isolati gli uni dagli altri e dall'ambiente)
D6 Scarico dei rifiuti solidi nell'ambiente idrico eccetto l'immersione
D7 Immersione, compreso il seppellimento nel sottosuolo marino
D8 Trattamento biologico non altrove, che dia origine a composti o a miscugli che vengono eliminati secondo uno dei procedimenti D1-D12
86
D9 Trattamento fisico-chimico non altrove specificato che dia origine a composti o a miscugli eliminati secondo uno dei procedimenti D1-D12 (es. evaporazione, essiccazione, calcinazione, ecc.)
D10 Incenerimento a terra
D11 Incenerimento in mare
D12 Deposito permanente (a esempio sistemazione di contenitori in una miniera, ecc.)
D13 Raggruppamento preliminare prima di una delle operazioni D1-D12
D14 Ricondizionamento preliminare prima di una delle operazioni D1- D13
D15 Deposito preliminare prima di una delle operazioni D1-D14 (escluso il deposito temporaneo, prima della raccolta, nel luogo in cui sono prodotti)
Detto elenco comprende :
operazioni di trattamento dei rifiuti, ossia di trasformazione per favorirne lo
smaltimento, quali trattamenti preliminari di raggruppamento e
ricondizionamento e trattamenti fisici, chimici, biologici;
operazioni di smaltimento definitivo, quali il deposito in discarica e
l’incenerimento.
Si riporta in Fig. 3.6 il diagramma di flusso della formazione di residui solidi ed effluenti
gassosi durante il processo di produzione dell’Acqua minerale Claudia, durante la
gestione dei pallet nei centri di distribuzione e punti vendita della GDO e durante la
fase di uso.
In particolare, i rifiuti prodotti in impianto verranno smaltiti come di seguito indicato:
- sabbie ferrose arricchite in As (G-As) come rifiuti speciali D1;
- preforme e bottiglie di PET scartate nelle fasi di soffiaggio, sterilizzazione e
riempimento verranno raccolte (R13) e riciclate per la produzione di altri
manufatti in PET.
- maniglie dei fardelli ed interfalde scartate durante il confezionamento II e III
verranno raccolte (R3) e riciclate per la produzione di altri manufatti in carta;
- etichette delle bottiglie, nastro termico ed etichetta per pallet scartate durante il
confezionamento I e III verranno raccolte (rifiuti misti a base carta e cartone: R3)
e riciclate per la produzione di altri manufatti in carta;
- le pedane in legno scartate verranno raccolte e rispedite al CHEP per il loro
recupero;
87
- gli oli ed i grassi lubrificanti (Tab. 3.10) verranno raccolti ed avviati
all’incenerimento (D10).
Per contro, l’anidride carbonica utilizzata per la contropressione nella riempitrice verrà
smaltita nell’atmosfera.
I rifiuti prodotti presso i centri di distribuzione ed i punti vendita della GDO verranno
smaltiti come di seguito indicato:
- le pedane in legno scartati verranno raccolte e avviate in discarica;
- le etichette dei pallet marcate con l’inchiostro termico e le interfalde verranno
raccolte e riciclate per la produzione di altri manufatti in carta;
- il film estensibile utilizzato per confezionare il pallet verrà raccolto e riciclate per
la produzione di altri manufatti in PE.
Dal momento che il prodotto è distribuito esclusivamente in Italia, si sono utilizzati i
dati statistici nazionali (ONR 2008: Osservatorio Nazionale Rifiuti e CONAI 2007:
Consorzio Nazionale per il Recupero degli Imballaggi, per descrivere la situazione
italiana) per ipotizzare lo scenario di fine vita di detti imballi (riciclo, incenerimento,
discarica) in analogia a quello dei rifiuti italiani, ossia il 28,4% dei rifiuti è destinato al
riciclo (CONAI 2007), il 10,1% all’incenerimento (ONR 2008) e il rimanente 61,5 % è
smaltito in discarica (ONR 2008).
Per quanto concerne la fase d’uso del prodotto finito presso i consumatori si è
ipotizzato che tutti i materiali di imballaggio (bottiglia in PET, capsule in HDPE,
etichetta, film, scotch e maniglia fardello) vengano raccolti, originando un rifiuto
plastico (RPL), per il quale si può ipotizzare lo stesso scenario di fine vita dei rifiuti
italiani. Secondo le Product Category Rules per le acque minerali naturali (PCR
2006:07) e/o effervescenti (PCR, 2010:11) la fase d’uso andrebbe esclusa. Nel
successivo calcolo del Carbon Footprint si opterà per entrambe le ipotesi di lavoro.
Infine, i crediti di CO2 nelle materie prime rinnovabili (legno, carta) sono stati esclusi
dalla LCA.
Si riporta di seguito lo schema a blocchi (Fig. 3.6) ed il bilancio di materia della
formazione di rifiuti solidi ed effluenti gassosi riferito ad 1 Unità funzionale (1000 l).
88
Figura 3.6 Diagramma di flusso della formazione di residui solidi ed effluenti gassosi durante il processo di produzione dell’Acqua minerale Claudia, durante la gestione dei pallet nei centri di distribuzione e punti vendita della GDO e durante la fase di uso. Per la simbologia usata si rinvia alla Tabella 3.3.
89
Corrente RIFIUTI IMPIANTO Centro Distribuzione GDO
Consumatore
Componenti (kg) SAC GAs PET PLAST CARTA LEGNO SPG REP RIC RFP RPL
Acqua 0.00598
PET 0.26396 22.224
HDPE 0.017 1.433
Etichetta carta 0.01189 1.074
hot melt 0.371
Inchiostro 0.0003
PE (kg) 0.02056 2.379
Scotch PP 0.00074 0.083
Maniglia Carta (kg) 0.00341 0.107
Interfalda cartone 0.020 2.528
Pallet legno 0.045 4.788
Film estens. PE 0.019 0.548
Nastro inch. termico 0.00002 0.0008
Etichetta carta ades. 0.00024 0.0076
CO2 4.447
Arsenico (kg) 0.00002
Ossi/idrossidi Fe 0.00731
Totale peso 4.447 0.01331 0.264 0.057 0.0358 0.045 4.788 0.008 2.528 0.548 27.672
90
3.6.6.12) Trasporti
a) Prodotti finiti
Per stimare l’impatto del trasporto dell’Acqua Minerale Claudia Effervescente Naturale
si sono trascritte in Tabella 3.13 le vendite del prodotto finito in bottiglie (PET 1,5 l)
registrate dall’Ufficio Vendite di Acqua Claudia Srl, indicando sia l’acquirente che la
destinazione finale. Dato che un pallet consta di 504 btg da 1.5 l e pesa 801 kg, si è
stimato il n° di pallet trasportati e la relativa massa in Mg. Dopodiché per ciascuna
consegna, si è stimata la distanza percorsa in km dalla sede dello stabilimento di
imbottigliamento (Anguillara Sabazia, RM) al punto di consegna, utilizzando il sito web
http://www.viamichelin.it. Infine, si è moltiplicata la quantità trasportata per i km
percorsi, quale dato essenziale per stimare le emissioni di CO2e sulla base dei mezzi di
trasporto utilizzati (Tabella 3.13).
Acqua Claudia Srl utilizza in pratica i due mezzi di trasporto seguenti
Autotreno 34 pedane Portanza: 27.2 Mg
Motrice 17 pedane Portanza: 13.6 Mg
che vengono prescelti a seconda se il numero di pallet da trasportare è
rispettivamente superiore od inferiore a 34 pallet (Tabella 3.13).
Come si evince dalla Tabella 3.13, nel 2010 è stato anche effettuato un piccolo
trasporto aereo di 12 btg a scopo pubblicitario durante la manifestazione sportiva
Football World Cup 2010, svoltasi a Cape Town in Sud Africa.
Dalla Tabella 3.13 si rilevano emissioni di CO2e pari a 1039,95 Mg CO2e/a,
corrispondenti a 33.21 kg CO2e/UF ed una distanza media di percorrenza del prodotto
finito pari a 6.549.422,4 (Mg km)/[33.174 Mg/a]= 197.4 km.
91
Tabella 3.13 Quantità di prodotto finito venduta nel 2010 con indicazione della piattaforma distributiva o della GDO con relativa località, distanza percorsa, quantità x km, modalità di trasporto ed emissioni di CO2e, stimate tramite i fattori di emissione indicati nel §3.6.6.13.
Piattaforma o GDO Destinazione Quantità venduta Massa pallet Distanza Quantità x km Tipo Emiss. CO2
(btg) (l) (pallet) (Mg) (km) (Mg km) camion (kg CO2e)
ONE Price Italia srl Monterotondo 164.808 247.212 327 261.9 42 11000.5 Autotreno 1738.1
ONE Price Italia srl Viterbo 11.088 16.632 22 17.6 61 1074.9 Motrice 253.7
ONE Price Italia srl Guidonia 16.128 24.192 32 25.6 63 1614.8 Motrice 381.1
ONE Price Italia srl Monterotondo 28.224 42.336 56 44.9 42 1883.9 Autotreno 297.7
ONE Price Italia srl Latina 21.168 31.752 42 33.6 103 3465.0 Autotreno 547.5
ONE Price Italia srl Foligno 6.048 9.072 12 9.6 141 1355.2 Motrice 319.8
Aff. One Price Acilia 26.712 40.068 53 42.5 54 2292.4 Autotreno 362.2
Aff. One Price Aprilia 7.056 10.584 14 11.2 78 874.7 Motrice 206.4
ONE Price Italia srl Rieti 20.664 30.996 41 32.8 98 3218.3 Autotreno 508.5
ONE Price Italia srl Aprilia 5.040 7.560 10 8.0 78 624.8 Motrice 147.4
Aff. OPI Cerveteri Cerveteri 21.168 31.752 42 33.6 28 941.9 Autotreno 148.8
Aff. One Price Silvi 504 756 1 0.8 244 195.4 Motrice 46.1
Aff. One Price Maddaloni 4.032 6.048 8 6.4 239 1531.5 Motrice 361.4
Aff. One Price Civita Castellana 9.072 13.608 18 14.4 37 533.4 Motrice 125.9
Aff. One Price Sutri 504 756 1 0.8 28 22.4 Motrice 5.3
Aff. One Price Luco dei Marzi 3.024 4.536 6 4.8 140 672.8 Motrice 158.8
92
ONE Price Italia srl Rieti 3.528 5.292 7 5.6 98 549.5 Motrice 129.7
ONE Price Italia srl Cermone 14.112 21.168 28 22.4 155 3476.2 Motrice 820.4
Aff. One Price Torrice 7.560 11.340 15 12.0 123 1477.8 Motrice 348.8
ONE Price Italia srl Monterotondo 14.617 21.926 29 23.2 42 975.7 Motrice 230.3
ONE Price Italia srl Terni 6.048 9.072 12 9.6 89 855.4 Motrice 201.9
Aff. One Price La Rustica 5.040 7.560 10 8.0 42 336.4 Motrice 79.4
Aff. One Price Trasacco 3.024 4.536 6 4.8 147 706.5 Motrice 166.7
ONE Price Italia srl Nettuno 21.168 31.752 42 33.6 97 3263.2 Autotreno 515.6
ONE Price Italia srl Ceccano 6.048 9.072 12 9.6 123 1182.2 Motrice 279.0
ONE Price Italia srl Anzio 7.560 11.340 15 12.0 93 1117.4 Motrice 263.7
ONE Price Italia srl Pontecorvo 2.016 3.024 4 3.2 153 490.2 Motrice 115.7
ONE Price Italia srl Pontecorvo 2.520 3.780 5 4.0 153 612.7 Motrice 144.6
ONE Price Italia srl Sezze 3.528 5.292 7 5.6 125 700.9 Motrice 165.4
ONE Price Italia srl Roma 10.080 15.120 20 16.0 51 817.0 Motrice 192.8
ONE Price Italia srl Tagliacozzo 2.520 3.780 5 4.0 117 468.6 Motrice 110.6
ONE Price Italia srl Roma 2.520 3.780 5 4.0 51 204.2 Motrice 48.2
Fratelli Ghedin sas Latina 4.536 6.804 9 7.2 103 742.5 Motrice 175.2
Cardinali primo Leone Melezzole 16.632 24.948 33 26.4 99 2616.8 Motrice 617.6
Tione srl Orvieto 174 261 0 0.3 106 29.3 Motrice 6.9
Tione srl Orvieto 120 180 0.24 0.2 106 20.2 Motrice 4.8
93
Claudia Gemme Bianchi Alessandria 24 36 0.05 0.0 574 21.9 Motrice 5.2
Biodue Tavarnelle 168 252 0.33 0.3 277 74.0 Motrice 17.5
Grupp. Made in Italy Casciana Terme 36 54 0.07 0.1 315 18.0 Motrice 4.3
DORECA Roma 504 756 1 0.8 51 40.8 Motrice 9.6
Cedi Sisa Centro Nord Mosciano S. Angelo 6 9 0.01 0.0 221 2.1 Motrice 0.5
Francesca Vari Roma 156 234 0.31 0.2 51 12.6 Motrice 3.0
Patrizia Violini Roma 468 702 0.93 0.7 51 37.9 Motrice 9.0
Billa AG Standa Milano 12 18 0.02 0.0 559 10.7 Motrice 2.5
De Paola Roberto Viareggio 12 18 0.02 0.0 359 6.8 Motrice 1.6
Francesca Vari Roma 312 468 0.62 0.5 51 25.3 Motrice 6.0
Carabinieri Lazio Roma 360 540 0.71 0.6 51 29.2 Motrice 6.9
Carini Giancarlo Reggello 6 9 0.01 0.0 241 2.3 Motrice 0.5
Detercarta srl Rieti 1.008 1.512 2.00 1.6 98 157.0 Motrice 37.0
Monaco e Riccio srl Maccarese 42.840 64.260 85 68.1 31 2110.6 Autotreno 333.5
Bevande spa Roma 96.768 145.152 192 153.8 51 7843.1 Autotreno 1239.2
Super Elite spa Pomezia 580.608 870.912 1,152 922.7 62 57208.6 Autotreno 9039.0
Chiappini Nunzio Tolfa 36.792 55.188 73 58.5 43 2514.3 Autotreno 397.3
Eurodrink 92 Nettuno 19.152 28.728 38 30.4 97 2952.4 Autotreno 466.5
CA.GI. Chirico Cardito 8.064 12.096 16 12.8 241 3088.5 Motrice 728.9
Penny Market Italia Marciano della Chiana 1.335.600 2.003.400 2,650 2,122.6 185 392676.5 Autotreno 62042.9
94
Penny Market Italia Altopascio 2.193.912 3.290.868 4,353 3,486.6 319 1112235.2 Autotreno 175733.2
Penny Market Italia Desenzano 965.664 1.448.496 1,916 1,534.7 515 790351.0 Autotreno 124875.5
Penny Market Italia Arborio 1.230.768 1.846.152 2,442 1,956.0 632 1236175.2 Autotreno 195315.7
Penny Market Italia Quattordio 811.440 1.217.160 1,610 1,289.6 588 758264.1 Autotreno 119805.7
Maiorana Roma 78.120 117.180 155 124.2 51 6331.7 Autotreno 1000.4
Maiorana Roma 111.888 167.832 222 177.8 51 9068.6 Autotreno 1432.8
Maiorana Guidonia 445.536 668.304 884 708.1 55 38943.3 Autotreno 6153.0
Maiorana Commercity Ponte Galeria 494.928 742.392 982 786.6 42 33035.3 Autotreno 5219.6
Ditta Paolini Paolo Cori 13.608 20.412 27 21.6 96 2076.1 Motrice 490.0
Ortofrutta sas Doganella di Ninfa 6.048 9.072 12 9.6 107 1028.4 Motrice 242.7
Domer Roma 10.584 15.876 21 16.8 51 857.8 Motrice 202.5
Cedis Izzi Sabaudia 110.376 165.564 219 175.4 130 22803.7 Autotreno 3603.0
Panta Market Fondi 1.008 1.512 2 1.6 161 257.9 Motrice 60.9
Guandalini Marcella Terni 18.648 27.972 37 29.6 89 2637.6 Autotreno 416.7
Fonti General Frutta Civitavecchia 2.016 3.024 4 3.2 61 195.4 Motrice 46.1
Valentini distribuzione Rocca di papa 3.024 4.536 6 4.8 69 331.6 Motrice 78.3
Ranucci srl Anzio 36.288 54.432 72 57.7 93 5363.3 Autotreno 847.4
Birimport Roma 10.584 15.876 21 16.8 51 857.8 Motrice 202.5
Bevi Roma Roma 319.536 479.304 634 507.8 51 25898.6 Autotreno 4092.0
Bevi Roma Roma 290.304 435.456 576 461.4 51 23529.4 Autotreno 3717.6
95
Gastaldi Giampaolo Montecchio 7.710 11.565 15 12.3 105 1286.6 Motrice 303.6
L'Abbondanza Città di castello 616.392 924.588 1,223 979.6 207 202774.9 Autotreno 32038.4
Roma Nord Bevande Roma 7.056 10.584 14 11.2 51 571.9 Motrice 135.0
Bevande di Brunetti A. Grottaferrata 3.528 5.292 7 5.6 60 336.4 Motrice 79.4
Erre Tre Roma 15.624 23.436 31 24.8 51 1266.3 Motrice 298.9
Mastrantoni Bevande Roma 23.184 34.776 46 36.8 51 1879.1 Autotreno 296.9
G.D.A. service San Cesareo 19.152 28.728 38 30.4 67 2039.3 Autotreno 322.2
Easycup Roma 504 756 1 0.8 51 40.8 Motrice 9.6
Monteferri Savino Morena 97.776 146.664 194 155.4 53 8235.6 Autotreno 1301.2
DI.BE. Roma 19.656 29.484 39 31.2 51 1593.1 Autotreno 251.7
DORECA Roma 99.792 149.688 198 158.6 51 8088.2 Autotreno 1277.9
De Palma Ladispoli 28.224 42.336 56 44.9 35 1569.9 Autotreno 248.0
Cassia Bevande Roma 64.008 96.012 127 101.7 51 5187.9 Autotreno 819.7
La Salvia Carlo Roma 7.560 11.340 15 12.0 51 612.7 Motrice 144.6
Mancini Antonio Mentana 12.600 18.900 25 20.0 47 941.1 Motrice 222.1
Segretarioato Gen. Roma 5.544 8.316 11 8.8 51 449.3 Motrice 106.0
Nini Renato S. Vito Romano 21.672 32.508 43 34.4 85 2927.6 Autotreno 462.6
G.M.F. Ponte S.Giovanni (PG) 196.560 294.840 390 312.4 152 47481.6 Autotreno 7502.1
G.M.F. Viterbo 41.832 62.748 83 66.5 61 4055.3 Autotreno 640.7
Giemme distr. Cave (RM) 10.584 15.876 21 16.8 84 1412.9 Motrice 333.4
96
PRO-TECH Roma 7.056 10.584 14 11.2 51 571.9 Motrice 135.0
Partesa Roma 53.928 80.892 107 85.7 51 4370.9 Autotreno 690.6
Partesa Viterbo 2.016 3.024 4 3.2 61 195.4 Motrice 46.1
Conad Civitavecchia 426.384 639.576 846 677.6 61 41335.0 Autotreno 6530.9
S.B.S. srl Roma 13.104 19.656 26 20.8 51 1062.1 Motrice 250.7
Mengozzi express Santarcangelo Rom. 7.560 11.340 15 12.0 339 4072.9 Motrice 961.2
C.A.S.A. Monterotondo 13.608 20.412 27 21.6 42 908.3 Motrice 214.4
Azzurra 98 Capodrise 504 756 1 0.8 228 182.6 Motrice 43.1
CE.DI.GROS Roma 296.856 445.284 589 471.8 51 24060.4 Autotreno 3801.5
Stella 2006 Roma 60.984 91.476 121 96.9 51 4942.8 Autotreno 781.0
Pewex Roma 29.232 43.848 58 46.5 51 2369.3 Autotreno 374.3
Pewex Roma 148.176 222.264 294 235.5 51 12009.8 Autotreno 1897.5
Caffè trombetta Pomezia 81.648 122.472 162 129.8 62 8045.0 Autotreno 1271.1
Buscaini Angelo Roma 47.880 71.820 95 76.1 51 3880.7 Autotreno 613.2
Buscaini Angelo Roma 183.960 275.940 365 292.4 51 14910.1 Autotreno 2355.8
SGM Supermercati Roma 60.984 91.476 121 96.9 51 4942.8 Autotreno 781.0
CE.DI. Gross Roma 427.392 641.088 848 679.2 51 34640.4 Autotreno 5473.2
CE.DI. Gross Collefiorito 6.048 9.072 12 9.6 117 1124.6 Motrice 265.4
CE.DI. Gross Roma 7.056 10.584 14 11.2 51 571.9 Motrice 135.0
Sirio 2003 Roma 8.568 12.852 17 13.6 51 694.4 Motrice 163.9
97
Idromarket Roma 10.584 15.876 21 16.8 51 857.8 Motrice 202.5
Effepiù Ostia 3.528 5.292 7 5.6 59 330.8 Motrice 78.1
Desa Pomezia 50.904 76.356 101 80.9 62 5015.7 Autotreno 792.5
Anselmi Argeo Fiumicino 1.512 2.268 3 2.4 54 129.8 Motrice 30.6
Doreca Roma 12.096 18.144 24 19.2 51 980.4 Motrice 231.4
Cinthyanum Ariccia 32.760 49.140 65 52.1 66 3436.2 Autotreno 542.9
La Giara Campagnano Roma 5.544 8.316 11 8.8 18 158.6 Motrice 37.4
Superconti Terni 514.080 771.120 1,020 817.0 89 72712.2 Autotreno 11488.5
F.lli Diventura Monterotondo 504 756 1 0.8 42 33.6 Motrice 7.9
Mariani Danilo Capranica 129.528 194.292 257 205.8 33 6793.0 Autotreno 1073.3
Mariani Danilo Bracciano 10.080 15.120 20 16.0 14 224.3 Motrice 52.9
F.lli Papi Anguillara Sabazia 1.644.048 2.466.072 3,262 2,612.8 1 2612.8 Autotreno 412.8
Andrink's Guidonia Montecelio 16.632 24.948 33 26.4 63 1665.2 Motrice 393.0
Corsi Franco Narni scalo 4.536 6.804 9 7.2 77 555.1 Motrice 131.0
Auchan Pratica di mare 17.640 26.460 35 28.0 64 1794.2 Autotreno 283.5
Auchan Roma 74.088 111.132 147 117.7 51 6004.9 Autotreno 948.8
Auchan Roma 7.056 10.584 14 11.2 51 571.9 Motrice 135.0
Auchan Fiumicino 16.128 24.192 32 25.6 54 1384.1 Motrice 326.6
Torres snc Montelibretti 34.272 51.408 68 54.5 67 3649.2 Autotreno 576.6
Giemme store Bagnoregio 504 756 1 0.8 88 70.5 Motrice 16.6
98
Sabelli Tetti Palestrina 1.008 1.512 2 1.6 74 118.5 Motrice 28.0
DE.CA. Corato 1.512 2.268 3 2.4 421 1011.6 Motrice 238.7
Marr spa Roma 504 756 1 0.8 51 40.8 Motrice 9.6
B & C Bisceglie 22.176 33.264 44 35.2 429 15119.1 Autotreno 2388.8
Nwater service Ardea 18.648 27.972 37 29.6 72 2133.8 Autotreno 337.1
Door to Door Roma 24.696 37.044 49 39.2 51 2001.6 Autotreno 316.3
Dea Food Morlupo 3.024 4.536 6 4.8 32 153.8 Motrice 36.3
Mithenty S. Maria delle Mole 3.024 4.536 6 4.8 57 273.9 Motrice 64.6
RDS Cape Town 12 18 0 0.0 8446 161.1 Aereo 174.0
Noi Frutta Formello 15.120 22.680 30 24.0 19 456.6 Motrice 107.7
Alimentari di ciccio Roma 1.512 2.268 3 2.4 51 122.5 Motrice 28.9
Scipa Drink Velletri 1.512 2.268 3 2.4 78 187.4 Motrice 44.2
Sup. SMA Fiumicino 636.048 954.072 1,262 1,010.8 54 54584.6 Autotreno 8624.4
Circolo C.R.A.B.B. Capranica 4.032 6.048 8 6.4 33 211.5 Motrice 49.9
Isotonica Lariano 504 756 1 0.8 88 70.5 Motrice 16.6
Cialoni Marco Roma 6.048 9.072 12 9.6 51 490.2 Motrice 115.7
Moretti's distribuzione Roma 27.216 40.824 54 43.3 51 2205.9 Autotreno 348.5
Pacchera Andrea Mentana 14.112 21.168 28 22.4 47 1054.1 Motrice 248.8
Terzoli Massimiliano Soriano del Cimino 1.008 1.512 2 1.6 82 131.4 Motrice 31.0
Distribuzione di M. Brunetti Grottaferrata 5.040 7.560 10 8.0 60 480.6 Motrice 113.4
99
UNICoop San Miniato (PI) 67.536 101.304 134 107.3 302 32413.7 Autotreno 5121.4
Ass. Culturale vita serena Cerveteri 504 756 1 0.8 28 22.4 Motrice 5.3
CRAI Tirreno Monterotondo 8.064 12.096 16 12.8 42 538.3 Motrice 127.0
SGTT Frosinone 504 756 1 0.8 121 96.9 Motrice 22.9
ITACA Valmontone 504 756 1 0.8 78 62.5 Motrice 14.7
ALBA service Roma 1.008 1.512 2 1.6 51 81.7 Motrice 19.3
F.lli Ambrosino Nettuno 504 756 1 0.8 97 77.7 Motrice 18.3
PAC 2000 Ponte Felcino 633.024 949.536 1,256 1,006.0 161 161969.3 Autotreno 25591.2
PAC 2000 Fiano Romano 1.512.504 2.268.756 3,001 2,403.7 54 129800.7 Autotreno 20508.5
Le Clerc Pianeta Terni 154.224 231.336 306 245.1 89 21813.7 Autotreno 3446.6
IPER Le Clerc Viterbo 119.952 179.928 238 190.6 61 11628.5 Autotreno 1837.3
PAC 2000 Carinaro 479.808 719.712 952 762.5 247 188343.7 Autotreno 29758.3
Multicedi srl Pastorano (CS) 941.472 1.412.208 1,868 1,496.2 214 320190.1 Autotreno 50590.0
Penny Market Italia Marciano della Chiana 119.448 179.172 237 189.8 185 35118.6 Autotreno 5548.7
Penny Market Italia Gioia del colle 68.544 102.816 136 108.9 487 53050.0 Autotreno 8381.9
Penny Market Italia Altopascio 153.720 230.580 305 244.3 319 77930.6 Autotreno 12313.0
Penny Market Italia Desenzano 102.816 154.224 204 163.4 515 84150.1 Autotreno 13295.7
Penny Market Italia Arborio 99.792 149.688 198 158.6 632 100230.4 Autotreno 15836.4
Penny Market Italia Quattordio 99.792 149.688 198 158.6 588 93252.4 Autotreno 14733.9
Totale 20.874.169 31.311.254 41,417 33,174 28,982 6549422.4 1039946.1
100
b) Materiali di Imballaggio e di processo
Per stimare l’impatto del trasporto dei materiali di imballaggio e di processo utilizzati
per l’Acqua Minerale Claudia Effervescente Naturale in bottiglie PET da 1,5 l si sono
trascritti in Tabella 3.14 gli acquisti registrati dal sistema di ordinazione nel 2010,
indicando sia il fornitore che la sede dello stabilimento di produzione e, quindi,
individuando per ciascun materiale le percentuali di approvvigionamento dai diversi
fornitori. Le quantità acquistate nel 2010 non coincidono con quelle effettivamente
consumate in base all’inventario, in quanto si utilizzano le quantità disponibili in
magazzino e che spesso sono acquistate in eccesso rispetto alla produzione.
Ripartendo le quantità necessarie alla produzione del formato PET 1,5 l secondo le
percentuali di approvvigionamento sopra menzionate, si sono determinate le quantità
acquistate nel 2010 da ciascun fornitore. Dopodiché per ciascun acquisto, si è stimata
la distanza percorsa in km dalla sede del fornitore allo stabilimento di
imbottigliamento (Anguillara Sabazia, RM), utilizzando il sito web
http://www.viamichelin.it. Infine, si è moltiplicata la quantità trasportata per i km
percorsi, quale dato essenziale per stimare le emissioni di CO2e sulla base dei mezzi di
trasporto utilizzati (Tabella 3.14). Le forniture descritte in Tabella 3.14 sono state
effettuate con i due mezzi di trasporto seguenti
Autotreno Portanza: 28 Mg
Camion Portanza: <3.5 Mg
a seconda se la quantità trasportata è rispettivamente superiore od inferiore a 28 Mg
(Tabella 3.14).
In particolare, le pedane di legno utilizzate nella preparazione dei pallet vengono
recuperate presso i centri di distribuzione e vendita della GDO e da qui trasportate al
CHEP (Centro di distribuzione Europallet) di Pomezia (RM), ove vengono revisionate e
ritrasportate allo stabilimento di produzione di Acqua Claudia Srl ad Anguillara Sabazia
(RM). Dal momento che la distanza media di percorrenza del prodotto finito è risultato
dell’ordine di 197 km, si è ipotizzato che le pedane riciclate (PER=23.942 kg/UF)
percorrano la stessa distanza prima di raggiungere il centro CHEP.
101
Dalla Tabella 3.14 si rilevano emissioni di CO2e pari a 97,319 Mg CO2e/a, corrispondenti
a 3,11 kg CO2e/UF ed una distanza media di percorrenza di detti materiali pari a
512.319,1 (Mg km)/[2.014,856 Mg/a] 254 km.
102
Tabella 3.14 Quantità di materie prime acquistate nel 2010 con indicazione del fornitore con relativa località, distanza percorsa, consumi ed acquisti rilevati tramite inventario, quantità x km, modalità di trasporto ed emissioni di CO2e, stimate tramite i fattori di emissione indicati nel §3.6.6.13.
Acquisti 2010 Consumi&Acquisti Inv. Distanza Capienza Ponderazione Emissioni CO2e
Materiale Fornitore Provenienza (kg) (%) (kg) (kg) (km) camion (Mg km) (kg CO2e)
Preforma Plasco Anagni 594.689 88.5 704.113 622.830 100 Autotreno 62283.0 9840.7
Plastipak Italia Preforme Verbania 77.611 11.5 81.284 664 Autotreno 53972.4 8527.6
Capsula Obrist Italia Milano 5.032 6.9 45.416 3.145 559 Camion 1758.1 991.6
Novemballimballaggi Sedazzio 67.625 93.1 42.270 579 Autotreno 24474.6 3867.0
Etichetta La Prensa Etichette Italia S.Giuliano Milanese 31.845 100.0 34.008 34.008 549 Autotreno 18670.2 2949.9
Colla Leuenberger+C Milano n.d. 100.0 11.630 11.630 559 Camion 6501.2 3666.7
Inchiostro Cicrespi Milano n.d. 100.0 10 10 559 Camion 5.8 3.3
Film Termoretraibile Plastotecnica Bagnoli di Sopra 5.,91 6.5 75.147 4.898 469 Camion 2297.1 1295.6
Crocco Cornedo Vicentino 80.191 93.5 70.249 537 Autotreno 37723.8 5960.4
Scotch fardello ALIMAC Gerenzano 624,1 (km) 100.0 2.620 2.620 591 Camion 1548.2 873.2
Maniglia fardello La Prensa Etichette Italia S.Giuliano Milanese 2.908 100.0 3.448 3.448 549 Camion 1893.1 1067.7
Interfalda Cartiera Fornaci Fagnano Olona 81.672 100.0 79.783 79.783 602 Autotreno 48029.3 7588.6
Pallet Chep Pomezia n.d. 100.0 151.351 900.999 62 Autotreno 55861.9 8826.2
GDO-CHEP GDO-Pomezia - - - (749.648) 197 Autotreno 147680.6 23333.5
Film estensibile x pallet Crocco Cornedo Vicentino 36.462 100.0 17.764 17.764 537 Camion 9539.2 5380.1
Nastro termico x pallet Eidos Chieri 24,0 (km) 100.0 24 24 637 Camion 15.2 8.6
Etichetta ades.x pallet Eidos Chieri 298 100.0 237 237 637 Camion 151.1 85.2
Anidride carbonica Siad Bergamo 52.000 19.6 139.241 27.233 587 Camion 15985.6 9015.9
Itac Ponticino 215.522 80.4 112.008 208 Autotreno 23297.8 3681.0
Sabbie GEH GEH Wasserchemie D 49076 Osnabruck n.d. 100.0 416 416 1516 Camion 630.9 355.8
Totale 2.014.856 10.501 512.319,1 97.318,6
103
c) Detergenti e sanificanti
Per stimare l’impatto del trasporto dei detergenti e dei sanificanti utilizzate per l’Acqua
Minerale Claudia Effervescente Naturale in bottiglie PET da 1,5 l si è fatto riferimento
alle quantità acquistate nel 2010, che sono state utilizzate per produrre il prodotto nel
formato PET 1.5 l (Tabella 3.9), individuando per ciascun prodotto chimico il fornitore e
la sede dello stabilimento di produzione. Dopodiché per ciascun acquisto, si è stimata
la distanza percorsa in km dalla sede del fornitore allo stabilimento di
imbottigliamento (Anguillara Sabazia, RM), utilizzando il sito web
http://www.viamichelin.it. Infine, si è moltiplicata la quantità trasportata per i km
percorsi, onde stimare le emissioni di CO2e nell’ipotesi che il loro trasporto sia
avvenuto con camion di portanza: <3.5 Mg.
Dalla Tabella 3.15 si rilevano emissioni di CO2e pari a 4,99 Mg CO2e/a, corrispondenti a
0,16 kg CO2e/UF ed una distanza media di percorrenza di detti materiali pari a 8.850,7
(Mg km)/[21,2 Mg/a]= 417,5 km.
Tabella 3.15 Quantità di detergenti e sanificanti consumati nel 2010 con indicazione del fornitore con relativa località, distanza percorsa, quantità x km ed emissioni di CO2e, stimate tramite i fattori di emissione indicati nel §3.6.6.13.
Materiale Fornitore Provenienza Consumi Distanza Ponderazione Emissioni CO2e
(kg/a) (km) (Mg km) (kg CO2e)
P3-N 421 Ecolab srl Rozzano (MI) 5412 557 3014.6 1700.2
P3-OXONIA ACTIVE Ecolab srl Copiano (PV) 3262 545 1778.0 1002.8
P3-ULTRASIL 75 Ecolab srl Copiano (PV) 3608 545 1966.4 1109.1
P3-TOPACTIVE DES Ecolab srl Copiano (PV) 301 545 163.9 92.4
P3-CLINT KF Ecolab srl Copiano (PV) 232 545 126.2 71.2
P3-TOPAX 52 Ecolab srl Copiano (PV) 198 545 108.2 61.0
P3-OXONIA Ecolab srl Copiano (PV) 1594 545 868.5 489.8
P3-LUBOSTAR CP Ecolab srl Copiano (PV) 955 545 520.6 293.6
Ipoclorito di sodio Zage Prod. Chim. Roma (RM) 5638 54 304.4 171.7
Totale 21.200 4.426 8.850,7 4.991,8
104
d) Rifiuti solidi
Per stimare l’impatto del trasporto dei rifiuti prodotti nello stabilimento di Acqua
Claudia Srl per produrre l’Acqua Minerale Claudia Effervescente Naturale in bottiglie
PET da 1,5 l, si è individuata per ciascun rifiuto la ditta di smaltimento e si è stimata la
distanza percorsa in km dallo stabilimento di imbottigliamento (Anguillara Sabazia,
RM), utilizzando il sito web http://www.viamichelin.it. Infine, si è moltiplicata la
quantità trasportata, relativa alla produzione del prodotto finale nel 2010, per i km
percorsi, onde stimare le emissioni di CO2e nell’ipotesi che il loro trasporto sia
avvenuto in pratica con i due mezzi di trasporto seguenti:
Motrice Portanza: 13.6 Mg
Camion portanza <3.5 Mg
che vengono prescelti a seconda se la quantità di rifiuti trasportata è rispettivamente
superiore od inferiore a 3,5 Mg (Tabella 3.16).
Dalla Tabella 3.16 si rilevano emissioni di CO2e pari a 1651.2 kg CO2e/a, corrispondenti
a 0,053 kg CO2e/UF ed una distanza media di percorrenza dei rifiuti pari a 5.412,6 (Mg
km)/[13,4 Mg/a]= 403,6 km.
105
Tabella 3.16 Quantità di rifiuti prodotti durante la produzione di Acqua Minerale Claudia in bottiglie di PET da 1,5 l con indicazione della ditta di smaltimento,della tipologia del rifiuto, della distanza percorsa e delle modalità di trasporto, quantità x km ed emissioni di CO2e, stimate tramite i fattori di emissione indicati nel §3.6.6.13.
Materiale Tipologia e Desti- Ditta di Luogo consegna Quantità Distanza * Mezzo # Emissioni CO2e
nazione Rifiuto smaltimento del rifiuto (kg/UF) (km) (kg) Trasporto (Mg km) (kg CO2e)
preforma Imballaggi in plastica- Messa in Riserva (R13)
ALIPLAST s.p.a. Ospedaletto di Istrana (TV)
0.2640 517 8264.9 Motrice 4272.9 1008.411
capsula Imballaggi in plastica- Messa in Riserva (R13)
ALIPLAST s.p.a. Ospedaletto di Istrana (TV)
0.0170 517 531.4 Camion 274.7 154.949
etichetta Imballaggi materiali misti – Recupero (R3)
MATTUCCI srl Civitavecchia (RM) 0.0119 61 372.3 Camion 22.7 12.810
colla Imballaggi materiali misti – Recupero (R3)
MATTUCCI srl Civitavecchia (RM) 0.0000 61 0.0 Camion 0.0 0.000
Inchiostro Imballaggi materiali misti – Recupero (R3)
MATTUCCI srl Civitavecchia (RM) 0.0000 61 0.0 Camion 0.0 0.000
Termoretraibile Imballaggi in plastica- Messa in Riserva (R13)
ALIPLAST s.p.a. Ospedaletto di Istrana (TV)
0.0206 517 643.6 Camion 332.8 187.672
scotch Imballaggi in plastica- Messa in Riserva (R13)
ALIPLAST s.p.a. Ospedaletto di Istrana (TV)
0.0007 517 23.1 Camion 11.9 6.726
Maniglia fardello Imballi carta e cartone – Recupero (R3)
MATTUCCI srl Civitavecchia (RM) 0.0034 61 106.9 Camion 6.5 3.679
106
Interfalda Imballi carta e cartone – Recupero (R3)
MATTUCCI srl Civitavecchia (RM) 0.0202 61 633.2 Camion 38.6 21.785
pallet Imballaggi in legno
CHEP Pomezia (RM) 0.0454 62 1421.3 Camion 88.1 49.701
estensibile Imballaggi in plastica- Messa in Riserva (R13)
ALIPLAST s.p.a. Ospedaletto di Istrana (TV)
0.0191 517 599.5 Camion 309.9 174.798
nastro termico x pallet Imballaggi materiali misti – Recupero (R3)
MATTUCCI srl Civitavecchia (RM) 0.000024 61 0.8 Camion 0.0 0.026
etichetta adesiva x pallet Imballaggi materiali misti – Recupero (R3)
MATTUCCI srl Civitavecchia (RM) 0.000241 61 7.6 Camion 0.5 0.260
Sabbie GEH Rif. solidi prodotti da filtrazione e vaglio primari -Smaltimento al suolo (discarica) (D1)
MATTUCCI srl Loc. Cupinoro (Bracciano, RM)
0.0133 14 416.7 Camion 5.8 3.290
Oli e grassi lubrificanti esausti
Scarti oli sintetici per motori, ingranaggi, lubrificazione - Incenerimento al suolo (D10)
Consorzio Oli esausti
Viscolube- Ceccano (FR)
0.0125
123 390.1 Camion 48.0 27.1
TOTALE 0.4283 3211 13411.3 5412.6 1651.2
* Quantità di rifiuti prodotti nel 2010
# Quantità x Distanza percorsa
107
3.6.6.13) Fattori di emissione
Per la stima dei fattori di emissione, espressi in kg CO2e emessi in un periodo
temporale di 100 anni, dei materiali di imballaggio, processo ed ausiliari, delle fonti
energetiche (energia elettrica e gasolio), dei mezzi (autotreno, motrice, camion)
utilizzati per il trasporto dei materiali anzidetti, del prodotto finito in pallet e degli
scarti di produzione, si è utilizzato il software SimaPro 7.2 con il metodo IPCC 2007,
sviluppato da l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC, 2007).
Si riportano nella Tabella 3.17 i fattori di emissione sopra indicati con riferimento al
progetto da cui sono stati estratti ed alle caratteristiche salienti.
108
Tabella 3.17 Fattori di emissione delle fonti energetiche, dei mezzi di trasporto utilizzati e dei materiali di imballaggio, di processo ed ausiliari, estratti dai diversi progetti presenti nel database del software SimaPro 7.2 con il metodo IPCC (2007).
Fonti energetiche Progetto Caratteristiche salienti Fattore Emissione
UdM
Electricity, medium voltage, at grid/kWh/IT
Ecoinvent Medium voltage (1-24kV) electricity use Italy, including imports from other countries, the transmission network and direct SF6-emissions to air. Electricity losses during medium-voltage transmission and transformation from high-voltage are accounted for.
0.582 kg CO2e/ kWh
Electricity, medium voltage, at grid/kWh/IT
ETH-ESU 96 Domestic electricity supply (including imports) on medium voltage (1-24kV) electricity production. Transport and transformation losses (1.8%) as well as material and construction requirements for transmission and distribution are included. Country mixes are established using a five years average (1990-1994) to flatten meteorological singularities and to get average shares of hydroelectric power.
0.714 kg CO2e/ kWh
Electricity, medium voltage, production IT, at grid/IT U
Ecoinvent Included are the electricity production in Italy, the transmission network and direct SF6-emissions to air. Electricity losses during medium-voltage transmission and transformation from high-voltage are accounted for.
0.65 kg CO2e/ kWh
Electricity medium voltage Italy B250
BUWAL 250 Model for production of electricity in Italy, including production and transport of primary energy sources, excluding the infrastructure of the energy systems. Medium Voltage, average efficiency 33.6% including 1,8% grid losses. 1.3% electricity from non-defined sources.
0.623 kg CO2e/ kWh
Electricity MV use in I S ETH-ESU 96 Medium voltage electricity use Italy. Domestic electricity supply (excluding imports) on medium voltage (1-24kV) electricity production. Transport and transformation losses (1.8%) as well as material and construction requirements for transmission and distribution are included. Country mixes are established using a five years average (1990-1994) in order to flatten
0.818 kg CO2e/ kWh
109
meteorological singularities and to get average shares of hydroelectric power.
Fuel oil (low sulphur) from stock Europe
ETH-ESU 96 Fuel oil (low sulphur) from stock Europe (Lower Heating Value=42.7 MJ/kg). Regional distribution includes storage in large stocks and the supply to the customer (households, companies and filling stations).
0.621
kg CO2e/kg
Fuel oil LCA Food DK Fuel oil (low sulphur) from stock Europe (Lower Heating Value=42.7 MJ/kg) , original German title: Heizoel EL ab Regionallager Euro.
0.622 kg CO2e/kg
Oil light B 300 BUWAL 250 Light oil precombustion; source EMPA (BUWAL 300) 0.492 kg CO2e/kg
Mezzi di trasporto Road transport by diesel-truck (40 Mg)
BUWAL 250 Average load 50%. Source ESU-ETHZ (1994). Production of fuels is included.
0.096 kg CO2e /(Mg km)
Truck 40t ETH ETH-ESU 96 Truck 40t ETH (50%-efficiency). Inventory tables include construction of the infrastructure (roads, bridges and tunnels), manufacturing of the truck, direct energy and working material consumption and emissions during operation. End of life and production waste are included as well
0.147 kg CO2e /(Mg km)
Road transport by diesel-truck (28 Mg)
BUWAL 250 0.158 kg CO2e /(Mg km)
Truck 28t ETH S ETH-ESU 96 Truck 28t ETH (40%-efficiency). 0.223 kg CO2e /(Mg km)
Road transport by diesel-truck (16 Mg)
BUWAL 250 0.236 kg CO2e /(Mg km)
Truck 16t ETH S ETH-ESU 96 Truck 16t ETH (40%-efficiency). 0.372 kg CO2e /(Mg km)
Road transport by diesel-truck (<3.5 Mg)
BUWAL 250 Road transport by delivery van(<3.5t); 20% diesel transport. Average load 50%.
0.564 kg CO2e /(Mg km)
Delivery van <3.5t ETH ETH-ESU 96 Delivery van <3.5t ETH (30%-efficiency). Inventory tables include construction of the infrastructure (roads, bridges and tunnels), manufacturing of the van, direct energy and working material consumption and emissions during operation. End of life and
1.66 kg CO2e /(Mg km)
110
production waste are included as well.
Air Transport, Intercontinental Ecoinvent The module calls the modules addressing: operation of aircraft; production of aircraft; construction and land use of airport; operation, maintenance and disposal of airport. Remark: Inventory refers to the entire transport life cycle. Airport infrastructure expenditures and environmental interventions are accounted for using the yearly transport performance at unique airport in Zurich (2'020'000'000 Mg km/a).
1.080 kg CO2e /(Mg km)
Air traffic (intercontinental) IDEMAT 2001 LCA for air transport of 1 tonne.km cargo on non-stop intercontinental fligths. Average data over 1991. Loading efficiency 53%.
1.21 kg CO2e /(Mg km)
Materiali PET Bottle grade BUWAL 250 Production of bottle grade Poly-ethylene Terephtalate in Europe
according to APME. Bottle grade PET is mostly used for production of bottles. Data account for production in 3 companies (1989-1991). The energy use of the production processes including feedstock is 83.8 MJ/kg (66-98 MJ/kg). Transports for imports of polymers into Switzerland are not included.
2.39 kg CO2e/kg
PET Bottle grade I IDEMAT 2001 LCA for the production of 1 kg bottle grade PET granulate in Europe. Average data 1989-1991.
2.33 kg CO2e/kg
PET ETH S ETH-ESU 96 PET 0% recycled. Materials and energy use for the production of PET from glycol and di-methylphthalate. Methanol is produced as by-product (unaccounted for). Energy use taken from Tellus, 1.55 MJ steam, 0.72 MJ electricity.
3.77 kg CO2e/kg
PET (bottle grade) E Industry data 2.0
Production of PET resin, bottle grade. Typical uses: PET bottles (by injection moulding or stretch blow moulding).
3.4 kg CO2e/kg
PET Bottles Franklin USA 98 Data for the material and energy requirements and process emissions for the production of 1000 lb of PET bottles. Average USA technology, late 1990's.
4.07 kg CO2e/kg
PET Bottles from Recycled PET
Franklin USA 98 Data for the material and energy requirements and process emissions for the production of 1000 lb of PETbottles from recycled PET bottles. Average USA technology, late 1990's.
2.81
kg CO2e/kg
111
PET preforme 0% recycled IDEMAT 2001 Produzione di preforme in PET (0% recycled) mediante stampaggio e riciclo del 2% del prodotto scartato.
4.25 kg CO2e/kg
PET preforme recycled IDEMAT 2001 Produzione di preforme in PET (recycled) mediante stampaggio e riciclo del 2% del prodotto scartato.
2.85 kg CO2e/kg
HDPE BUWAL 250 Average production of High Density Polyethene in Europe according to APME data from 10 companies, producing 1,3 Mton HDPE. HDPE, with a density of 0.96 kg/dm3, is produced at normal atmospheric pressure and temperatures between 20 and 75 °C. HDPE is a practically unbranched polymer and therefore it has a higher degree of cristallisation than LDPE. The average energy-use of the production processes including feedstock is 81.0 MJ/kg (range 69-102). Transports for imports of polymers into Switzerland are not included.
2.15 kg CO2e/kg
HDPE resin E Industry data 2.0
High-density polyethylene is produced in a low pressure process and contains fewer side branced than LDPE. Typical uses: food containers, automobile fuel tanks, bottles, pipes, film.
1.92 kg CO2e/kg
PE (HDPE) I IDEMAT2001 LCA for the production of 1 kg HDPE granulate in Europe. Average data for 1992-1994
0.94 kg CO2e/kg
HDPE caps BUWAL 250 Produzione di tappi in HDPE mediante stampaggio e riciclo del 2% del prodotto scartato.
3.49 kg CO2e/kg
HDPE caps IDEMAT2001 Produzione di tappi in HDPE mediante stampaggio e riciclo del 2% del prodotto scartato.
2.25 kg CO2e/kg
Paper ETH S ETH-ESU, Zurich, CH
Paper ETH. Data based on 1991 data (BUWAL 132) and is outdated. Included are cutting wood, transport, cellulose production and paper production. Land use is not included.
0.449 kg CO2e/kg
Paper newsprinting B250 BUWAL 250 Production of printing paper (94% dry matter) from de-inked recycling paper pulp and thermo-mechanically produced wood pulp in 1 factory in Switzerland (1993/1994). This paper is mainly used for printing newspapers. The wood pulp production, de-inking and paper production are integrated into one process.
0.306 kg CO2e/kg
Paper, recycling, with Ecoinvent This module includes the European recycling paper production with 1.35 kg CO2e/kg
112
deinking, at plant/kg/RER deinking. Not included is the transport of waste paper to the mill, this being included in the used waste paper datasets.
Newspaper 100% recycled FAL
Franklin USA 98 Data for the material and energy requirements and process emissions for the production of 1000 lb of Newspaper, 100% from recycled newspapers. Average USA technology, late 1990's.
1.68 kg CO2e/kg
Kraftpaper bleached BUWAL 250 Production of bleached Kraftpaper (92% dry matter) from bleached sulphate cellulose in 1 factory in Switserland. This paper is used as packaging paper.
0.972 kg CO2e/kg
Kraft Bleached Paper FAL Franklin USA 98 Data for the material and energy requirements and process emissions for the production of 1000 lb of Bleached Kraft Paper and Paperboard, no recycled content. Average USA technology, late 1990's.
4.86 kg CO2e/kg
Kraft Unbleached 100% recycled FAL
Franklin USA 98 Data for the material and energy requirements and process emissions for the production of 1000 lb of Unbleached Kraft Paperboard with 100% recycling. Average USA technology, late 1990's.
2.33 kg CO2e/kg
Kraft Paper unbleached BUWAL 250 Production of Kraftpaper (92% dry matter) from unbleached sulphate cellulose in 1 factory in Switzerland. This paper is used as packaging paper.
1.15 kg CO2e/kg
Printing ink USA Input Output database 98
Establishments primarily engaged in manufacturing printing ink, including gravure ink, screen process ink, and lithographic ink.
1.45 kg CO2e/kg
LDPE film from recycled LDPE FAL
Franklin USA 98 Data for the material and energy requirements and process emissions for the production of 1000 lb of LDPE Film, from recycled LDPE. Average USA techn., late 1990s
1.74 kg CO2e/kg
LDPE film FAL Franklin USA 98 Data for the material and energy requirements & process emissions for the production of 1000 lb of LDPE Film. Average USA techn., late 1990s.
2.45 kg CO2e/kg
Packaging film, LDPE, at plant, RER S
Ecoinvent This process contains the plastic amount and the transport of the plastic from the production site to the converting site as well as the dataset "extrusion, plastic film"
2.6
kg CO2e/kg
113
PP granulate BUWAL 250 Average production of PP in Europe according to APME, its average energy-use being 80 MJ/kg. Transports for imports of polymers into Switzerland are not included.
1.89 kg CO2e/kg
PP granulate, at plant/kg/RER
Ecoinvent Data are from the Eco-profiles of the European plastics industry (PlasticsEurope). Not included are the values reported for: recyclable wastes, amount of air / N2 /O2 consumed, unspecified metal emission to air and to water, mercaptan emission to air, unspecified CFC/HCFC emission to air, dioxin to water.
1.97 kg CO2e/kg
PP scotch BUWAL 250 Extrusion-Recycling 2%. 2.37 kg CO2e/kg
PP scotch Ecoinvent Extrusion-Recycling 2%. 2.45 kg CO2e/kg
EUR-flat pallet/p/RER Includes only the materials and not the process of construction. The examined system is from gate to gate and as in most cases the pallets have a long life-span the waste treatment is not included. It must be included in the packing module.
-35.1 kg CO2e/pallet
NaOH 50% in H2O, production mix, at plant/RER U
Ecoinvent Process establishing an average European NaOH production from the three different electrolysis cell technologies (mercury, diaphragm, membrane).
1.12 kg CO2e/kg
Acetic acid, 98% in H2O, at plant/kg/RER
Ecoinvent Included processes: production including refining. Technology: The process stands for the Monsanto process in which methanol reacts with CO under the influence of a rhodium catalyst. It is assumed that 50% of the off-gas is burned as fuel, thus VOC emissions are reduced and CO2 is higher.
1.58 kg CO2e/kg
H2O2, 50% in H2O,at plant/ RER S
Ecoinvent This module contains material and energy input, production of waste and emissions for the production of H2O2 by the anthrachinone process. Transport and infrastructure have been estimated.
1.21 kg CO2e/kg
Phosphoric acid, industrial grade, 85% in H2O, at plant /RER S
Ecoinvent Included processes: Raw materials, processing chemicals and processing energy, direct emissions to water from process, disposal of solid process waste to landfill and of spent solvent to incineration, estimations on of raw materials transport to the plant, approximation process for infrastructure. Average phosphoric acid production from wet phosphate rock with the dihydrate process in
1.46 kg CO2e/kg
114
the United States (Florida) and from dry phosphate rock with the dihydrate process in Morocco as resource considered. Production volume: Capacity in Europe 0.3 Mt in 1990
Nitric acid ETH ETH-ESU, Nitric acid is produced in three stages: oxidation of NH3 to NO; further oxidation of NO to NO2; NO2 absorption in water gives HNO3. 0.27 kg NH3 is needed to produce 1 kg nitric acid (98% efficiency). Emission data from various sources. No capital goods included.
0.616 kg CO2e/kg
Nitric acid, 50% in H2O, at plant RER S
Ecoinvent The inventory includes the oxidation of NH3; absorption steps and final dilution of the acid. Manufacturing process starting with NH3 is considered, plus consumption of auxiliaries, energy, infrastructure and land use, as well as generation of wastes and emissions into air and water. Transport of the raw materials, auxiliaries and wastes is included, transport and storage of the final product nitric acid are not included. No byproducts or coproducts are considered. Emissions to air are considered as emanating in a high population density area. Emissions into water are assumed to be emitted into rivers. Solid wastes are assumed to be sent to landfill. Average values, based on Patyk 1997 and others (see report). Inventory refers to 1 kg 100% nitric acid.
3.2 kg CO2e/kg
Sodium hypochlorite, 15% in H2O, at plant RER U
Ecoinvent Includes all precursor compounds except for Cl2, which is treated as process air emissions, transports and infrastructure. Production of NaOCl from Cl2 emissions captured in 50% sodium hydroxide solution.
0.922 kg CO2e/kg
lubricating oil, at plant RER U
Ecoinvent The functional unit represent 1 kg of liquid lubricating oil. Technology: Production out of diesel by hydrocracking, followed by distillation and dewaxing. The overall process yield is assumed to be 75%. Inventory bases on theoretical reflexions. The emissions to air are rough estimates.
1.07 kg CO2e/kg
Lubricating oils and greases USA Input Output database 98
Establishments primarily engaged in blending, compounding, and re-refining lubricating oils and greases from purchased mineral, animal, and vegetable materials.
2.49 kg CO2e/kg
115
CO2 BUWAL 250 Production of NH3 from natural gas and water in the steam-reformer process. CO2 is formed as a co-product. No emissions to water or waste is specified. Data are taken from Coray (1993).
0.266 kg CO2e/kg
soap,at plant/kg/RER Ecoinvent
This module contains material and energy input, production of waste and emissions for the production of soap out of fatty acids from palm and coconut oil. Transports and infrastructure have been estimated. No water consumption included.
0.0356 kg CO2e/kg
Soaps & other detergents USA Input Out Database 98
Establishments primarily engaged in manufacturing soap, synthetic organic detergents, inorganic alkaline detergents, or any combination thereof, and establishments producing crude and refined glycerin from vegetable and animal fats and oils. Detergents, synthetic organic and inorganic alkaline. Dishwashing compounds
1.12
kg CO2e/kg
Smaltimento rifiuti DISCARICA
PET packaging waste disposal in a landfill
BUWAL 250 Final disposal of PET packaging waste in a landfill for municipal waste according to present technology (1995). The inventory includes waste collection, waste water treatment, sludge treatment by land-farming and sludge incineration and energy recovery from biogas.
0.328 kg CO2e/kg
PET, 0.2% water, disposal to sanitary landfill/kg/CH
Ecoinvent Share of carbon in waste that is biogenic 0%. Overall degradability of waste during 100 years: 1%. Technology encountered in Switzerland in 2000. Landfill includes base seal, leachate collection system, treatment of leachate in municipal wastewater treatment plant.
0.08 kg CO2e/kg
PE packaging waste disposal in a land fill (updated)
BUWAL 250 The inventory is derived from the Swiss scenario for waste disposal in a landfill according to present technology (1995).
0.491 kg CO2e/kg
PE, 0.4% water, disposal to sanitary landfill/kg/CH
Ecoinvent Overall degradability of waste during 100 years: 1%. Technology: Swiss municipal sanitary landfill for biogenic or untreated municipal waste.
0.113 kg CO2e/kg
Paper packaging waste BUWAL 250 The inventory includes waste collection, waste water treatment, 0.0207 kg CO2e/kg
116
disposal in a landfill sludge treatment by landfarming and sludge incineration and energy recovery from biogas. It is based on the average composition of packaging paper in municipal waste in Switzerland, according to present technology (1995)
packaging paper, 13.7% water, disposal to sanitary landfill/kg/CH
Ecoinvent Burdens from treatment of short-term leachate (0-100a) in wastewater treatment plant (including WWTP sludge disposal in municipal incinerator). Long-term emissions from landfill to groundwater (after base lining failure). Share of carbon in waste that is biogenic 100%. Overall degradability of waste during 100 years: 27%.; Geography: Technology encountered in Switzerland in 2000.
1.34 kg CO2e/kg
Cardboard packaging waste disposal in a landfill
BUWAL 250 The inventory is derived from the Swiss scenario for waste disposal in a landfill according to present technology (1995).
0.0199 kg CO2e/kg
Packaging cardboard, 19.6% water, Disposal, to sanitary landfill/CH U
Ecoinvent Included processes: Waste-specific short-term emissions to air via landfill gas incineration and landfill leachate. Burdens from treatment of short-term leachate (0-100a) in wastewater treatment plant (including WWTP sludge disposal in municipal incinerator). Long-term emissions from landfill to groundwater (after base lining failure). Share of carbon in waste that is biogenic 100%. Overall degradability of waste during 100 years: 32.44%. Technology encountered in Switzerland in 2000.
1.73 kg CO2e/kg
Wood untreated, 20% water, disposal, to sanitary landfill/kg/CH
Ecoinvent Inventoried waste contains 100% natural wood; upper heating value 15.36 MJ/kg; lower heating value 13.99 MJ/kg. Share of carbon in waste that is biogenic 100%. Overall degradability of waste during 100 years: 1.5%. Technology encountered in Switzerland in 2000.
0.0857 kg CO2e/kg
INCENERIMENTO
Incineration of PET packaging waste in a MWI (2000)
BUWAL 250 Incineration of PET packaging waste in a Municipal Waste Incinerator (MWI) according to future technology (2000).
2.06 kg CO2e/kg
117
Incineration of PET packaging waste in a MWI (2000) (avoided)
BUWAL 250 The inventory is based on the average composition of PET packaging in municipal waste Incineration of PET packaging waste in a Municipal Waste Incinerator (MWI) in Switzerland according to future technology (2000). Future technology includes an advanced flue gas treatment with acid and alkaline treatment and catalytic removal of NOx. This process is adapted by PRé to include avoided emissions, which are not taken into account in the BUWAL study.
1.69 kg CO2e/kg
PET, 0.2% water, disposal to municipal incineration/kg/CH
Ecoinvent Inventoried waste contains 100% PET; upper heating value 23.13 MJ/kg; lower heating value 22.95 MJ/kg. Share of carbon in waste that is biogenic 0%. Net energy produced in MSWI: 2.46MJ/kg waste electric energy and 5.03MJ/kg waste thermal energy One kg of this waste produces 0.0106 kg of slag and 0.003547 kg of residues, which are landfilled. Additional solidification with 0.001419 kg of cement. Well applicable to modern incineration practices in Europe, North America or Japan.
2.03 kg CO2e/kg
Incineration of PE packaging waste in a MWI (updated) avoided
BUWAL 250 This is a modification of the original BUWAL 250 report ! Incineration of PE packaging waste in a Municipal Waste Incinerator (MWI) according to present technology (1995). The inventory is based on the average composition of PE packaging in municipal waste in Switzerland, This proces is adapted by PRé to include avoided emissions, which are not taken into account in the BUWAL study.
2.41 kg CO2e/kg
Incineration of PE packaging waste in a MWI (updated)
BUWAL 250 Incineration of PE packaging waste in a Municipal Waste Incinerator (MWI) according to present technology (1995). The inventory is based on the average composition of PE packaging in municipal waste in Switzerland, Updated December 1998 according to BUWAL corrigenda September 1997.
3.09 kg CO2e/kg
PE, 0.4% water, disposal to municipal incineration/kg/CH
Ecoinvent Inventoried waste contains 100% PE; upper heating value 42.82 MJ/kg; lower heating value 42.47 MJ/kg. Share of carbon in waste that is biogenic 0%. Net energy produced in MSWI: 5MJ/kg waste electric energy and 10.02MJ/kg waste thermal energy. One kg of this waste produces 0.01917 kg of slag and 0.005762 kg of residues,
3.00 kg CO2e/kg
118
which are landfilled. Additional solidification with 0.002305 kg of cement. Specific to the technology mix encountered in Switzerland in 2000. Well applicable to modern incineration practices in Europe, North America or Japan.
Incineration of paper packaging waste in a MWI (2000)
BUWAL 250 Incineration of paper packaging waste in a Municipal Waste Incinerator (MWI) according to future technology (2000). Future technology includes an advanced flue gas treatment with acid and alkaline treatment and catalytic removal of NOx. The inventory is based on the average composition of paper packaging in municipal waste in Switzerland,.
0.0259 kg CO2e/kg
Packaging paper, 13.7% water, disposal to municipal incineration/kg/CH
Ecoinvent Inventoried waste contains 100% packaging paper; upper heating value 16.77 MJ/kg; lower heating value 14.12 MJ/kg. Share of carbon in waste that is biogenic 100%. Net energy produced in MSWI: 1.32MJ/kg waste electric energy and 2.77MJ/kg waste thermal energy. One kg of this waste produces 0.08005 kg of slag and 0.01256 kg of residues, which are landfilled. Additional solidification with 0.005023 kg of cement. Specific to the technology mix encountered in Switzerland in 2000. Well applicable to modern incineration practices in Europe, North America or Japan.
1.48 kg CO2e/kg
Incineration of cardboard packaging waste in a MWI (2000)
BUWAL 250 Incineration of cardboard packaging waste in a Municipal Waste Incinerator (MWI) according to future technology (2000). Future technology includes an advanced flue gas treatment with acid and alkaline treatment and catalytic removal of NOx. The inventory is based on the average composition of cardboard packaging in municipal waste in Switzerland,
0.0203 kg CO2e/kg
Packaging cardboard, 19.6% water, disposal to municipal incineration/kg/CH
Ecoinvent Inventoried waste contains 100% cardboard; upper heating value 17.91 MJ/kg; lower heating value 15.92 MJ/kg. Share of carbon in waste that is biogenic 100%. Net energy produced in MSWI: 1.55MJ/kg waste electric energy and 3.23MJ/kg waste thermal energy One kg of this waste produces 0.006637 kg of slag and 0.00345 kg of
1.60 kg CO2e/kg
119
residues, which are landfilled. Additional solidification with 0.00138 kg of cement. Specific to the technology mix encountered in Switzerland in 2000. Well applicable to modern incineration practices in Europe, North America or Japan.
Wood untreated to Municipal Waste Incinerator
ETH-ESU 96 Wood untreated to Municipal Waste Incinerator. Data are specifically created for use in the ETH-ESU 96 study on energy systems and should not be used as such in other projects. Describes the emissions during waste treatment.
1.45 kg CO2e/kg
Wood untreated, 20% water, disposal to municipal incineration/kg/CH
Ecoinvent Remark: Inventoried waste contains 100% natural wood; upper heating value 15.36 MJ/kg; lower heating value 13.99 MJ/kg. Share of carbon in waste that is biogenic 100%. Net energy produced in MSWI: 1.3MJ/kg waste electric energy and 2.74MJ/kg waste thermal energy. One kg of this waste produces 0.004126 kg of slag and 0.001698 kg of residues, which are landfilled. Well applicable to modern incineration practices in Europe, North America or Japan.
1.47 kg CO2e/kg
Waste oil to special waste incinerator U
ETH-ESU 96 Waste oil to special waste incinerator. Unit inventory with links to other processes. Waste oil is a mixture of various contaminated oils used in car engines and other machinery. It is collected from garages and municipal collection. Apart from 10-20 % the oil contains nitrite, zinc, lead, copper and various additives. The heating value is estimated at 40 MJ/kg.
2.88 kg CO2e/kg
Used lubricating oils (ULO) Kanokkantapong et al (2009)
LCA of ULO used to generate energy using a small boiler, a vaporizing burner boiler, or an atomizing burner boiler.
3.4-3.5 kg CO2e/kg
RICICLAGGIO
Recycling of PET BUWAL 250 Recycling of plastic household waste. -0.321 kg CO2e/kg
Recycling of PET Ecoinvent This is an empty process because of the cut-off at recycling. The recycling benefit and costs are allocated to the production of the recycled PET. PET granulate, bottle grade should be used as avoided product and 0,6 kWh electricity medium voltage should be used as input from technosphere.
0 kg CO2e/kg
Recycling of PE BUWAL 250 Recycling of plastic houshold waste. -0.332 kg CO2e/kg
120
Recycling of Polyethylene Ecoinvent The recycling benefit and costs are allocated to the production of the recycled PE. PE, HDPE, granulate should be used as avoided product and 0,6 kWh electricity medium voltage should be used as input from technosphere.
0 kg CO2e/kg
Recycling of paper BUWAL 250 Inputs/outputs are taken from the material process Recycling paper D B250 (1998). Avoided product is Paper woody U B250.
-0.0635 kg CO2e/kg
Recycling of paper Ecoinvent The recycling benefit and costs are allocated to the production of the recycled paper. Sulphate pulp, average, at regional storage should be used as avoided product and paper, recycling, with deinking should be used as input from technosphere.
0 kg CO2e/kg
Recycling of cardboard Ecoinvent The recycling benefit and costs are allocated to the production of the recycled cardboard. Core board should be used as avoided product and corrugated board, recycling fibre, single wall should be used as input from technosphere.
0 kg CO2e/kg
Recycling of wood Ecoinvent The recycling benefit and costs are allocated to the production of the recycled cardboard. Core board should be used as avoided product and corrugated board, recycling fibre, single wall should be used as input from technosphere.
0 kg CO2e/kg
121
Una volta completato l’inventario relativo alla produzione di un’UF, la stima del Carbon Footprint dipende fortemente dai valori attribuiti ai fattori di emissione dei materiali, detergenti, fonti energetiche e mezzi di trasporto.
Si riassumono nella Tabella 3.18 i valori minimi e massimi, nonché quelli più probabili sulla base di altre applicazioni o del database più recente, di ciascuno dei fattori di emissione che verranno utilizzati per individuare il valore più attendibile ed il campo di variazione min-max del CF di un’UF di Acqua Minerale Effervescente Naturale in bottiglie di PET da 1,5 l.
122
Tabella 3.18 Valori minimi e massimi e di target (sulla base del database più recente) dei fattori di emissione delle fonti energetiche, dei mezzi di trasporto utilizzati e dei materiali di imballaggio, di processo ed ausiliari, rilevati dall’analisi dei dati in Tabella 3.16.
Fonti emissioni Fattore di Emissione UdM
Min-Max Target Nota
Fonti energetiche
Electricity, medium voltage, at grid/kWh/IT 0.582-0.818 0.623 BUWAL 250- Barilla kg CO2e/ kWh
Fuel oil (low sulphur) 0.492-0.622 0.622 LCA Food DK kg CO2e/ kg
Mezzi di trasporto
Truck (40 Mg) 0.096-0.147 0.096 BUWAL 250 kg CO2e /(Mg km)
Truck (28 Mg) 0.158-0.223 0.158 BUWAL 250 kg CO2e /(Mg km)
Truck (16 Mg) 0.236-0.372 0.236 BUWAL 250 kg CO2e /(Mg km)
Truck (<3.5 Mg) 0.564-1.66 0.564 BUWAL 250 kg CO2e /(Mg km)
Air Transport, Intercontinental 1.080-1.210 1.08 Ecoinvent kg CO2e /(Mg km)
Materiali
PET preforme 2.85-4.25 3.77 ETH-ESU 96- PET 0% recycled kg CO2e/ kg
HDPE caps 2.25-3.49 2.87 Media kg CO2e/ kg
Etichetta (carta) 0.306-4.86 1.35 Ecoinvent kg CO2e/ kg
PP scotch 2.37-2.45 2.41 Media
Printing ink 1.45 1.45 USA Input Output database 98 kg CO2e/ kg
Packaging LDPE film 1.74-2.6 2.6 Ecoinvent kg CO2e/ kg
EUR-flat pallet/p/RER -35.1 kg CO2e/ pallet
NaOH 50% in H2O, 1.12 1.120 Ecoinvent kg CO2e/ kg
Acetic acid, 98% in H2O, 1.58 1.580 Ecoinvent kg CO2e/ kg
H2O2, 50% in H2O, 1.21 1.210 Ecoinvent kg CO2e/ kg
Phosphoric acid, industrial grade, 85% in H2O 1.46 1.460 Ecoinvent kg CO2e/ kg
Nitric acid 50% 0.308-3.20 3.2 Ecoinvent kg CO2e/ kg
Sodium hypochlorite, 15% in H2O 0.922 0.922 Ecoinvent kg CO2e/ kg
Lubricating oils and greases 1.07-2.49 1.07 Ecoinvent kg CO2e/ kg
CO2 0.266 0.266 BUWAL 250 kg CO2e/ kg
Soaps & other detergents 0.0356-1.12 1.12 USA Input Out Database 98 kg CO2e/ kg
123
Smaltimento rifiuti
Discarica
PET 0.08-0.328 0.08 Ecoinvent kg CO2e/ kg
PE 0.113-0.491 0.113 Ecoinvent kg CO2e/ kg
Paper packaging waste 0.0207-1.34 1.34 Ecoinvent kg CO2e/ kg
Cardboard packaging waste 0.0199-1.73 1.73 Ecoinvent kg CO2e/ kg
Wood untreated 0.0857 0.086 Ecoinvent kg CO2e/ kg
Incenerimento
PET 1.69-2.06 2.03 Ecoinvent kg CO2e/ kg
PE 2.41-3.09 3 Ecoinvent kg CO2e/ kg
Paper packaging waste 0.0259-1.48 1.48 Ecoinvent kg CO2e/ kg
Cardboard packaging waste 0.0203-1.60 1.6 Ecoinvent kg CO2e/ kg
Wood untreated 1.45-1.47 1.47 Ecoinvent kg CO2e/ kg
Oli e Grassi lubrificanti 2.88-3.4 2.88 ETH-ESU 96 kg CO2e/ kg
Riciclaggio
PET -0.321-0 0 Ecoinvent kg CO2e/ kg
PE -0.332-0 0 Ecoinvent kg CO2e/ kg
Paper packaging waste -0.0635-0 0 Ecoinvent kg CO2e/ kg
Cardboard packaging waste 0 0 Ecoinvent kg CO2e/ kg
Wood untreated 0 0 Ecoinvent kg CO2e/ kg
124
Tabella 3.19 Calcolo del Carbon Foorprint di una UF (1000 l) di Acqua minerale Claudia in bottiglie di PET da 1,5 l, utilizzando i valori target dei fattori di emissione indicati in Tabella 3.18.
Consumi specifici
Fasi del Ciclo di Vita Materiale Materiali Gasolio Elettricità Fatt. Emissione Emissioni CO2
kg/UF kg/UF kWh/UF kg CO2/kg kg CO2e/UF %
Materie Prime
Preforme PET PET 22.488 3.77 84.778 42.72
Capsule HDPE 1.450 2.87 4.163 2.10
Etichette carta 1.086 1.35 1.466 0.74
Colla 0.371 0.00 0.000 0.00
Inchiostro 0.0003 1.45 0.000 0.00
Film termoretraibile fardello PE 2.400 2.60 6.240 3.14
Scotch fardello PP 0.084 2.41 0.202 0.10
Maniglia fardello carta 0.110 1.35 0.149 0.07
Interfalda carta 2.548 1.35 3.440 1.73
Pedana x pallet Legno 4.834 0.00 0.000 0.00
Film estensibile pallet PE 0.567 2.60 1.475 0.74
Nastro Inchi. term. x pallet 0.001 1.45 0.001 0.00
Etichetta ades. x pallet carta 0.008 1.35 0.011 0.01
GEH Ossi/idrossidi Ferro 0.013 0.00 0.000 0.00
CO2 CO2 4.447 0.27 1.183 0.60
P3-N 421 Tab. 3.8 0.173 0.67 0.116 0.06
P3-OXONIA ACTIVE Tab. 3.8 0.104 0.73 0.076 0.04
P3-ULTRASIL 75 Tab. 3.8 0.115 2.35 0.271 0.14
P3-TOPACTIVE DES Tab. 3.8 0.010 0.42 0.004 0.00
P3-CLINT KF Tab. 3.8 0.007 1.12 0.008 0.00
P3-TOPAX 52 Tab. 3.8 0.006 0.86 0.005 0.00
125
P3-OXONIA Tab. 3.8 0.051 1.21 0.062 0.03
P3-LUBOSTAR CP Tab. 3.8 0.031 0.00 0.000 0.00
Ipoclorito di sodio Tab. 3.8 0.180 0.92 0.166 0.08
Oli 0.011 1.07 0.012 0.01
Grassi 0.002 1.07 0.002 0.00
Subtotale MP 103.8 52.32
Trasformazione
Energia Elettrica 0 62.98 0.62 39.2 19.77
Gasolio 0.67 0.62 0.41 0.21
Subtotale trasformazione 39.7 19.98
Trasporti
MP 3.11 1.57
Detegenti e sanificanti 0.16 0.08
PF 33.21 16.74
Rifiuti 0.05 0.03
Subtotale Trasporti 36.5 18.41
Smaltimento scarti
Impianto SAC 4.447 1.00 4.447 2.24
Impianto GEH-s 0.013 0.00 0.000 0.00
Impianto PET - riciclaggio 0.264 0.00 0.000 0.00
Impianto PLASTICA - riciclaggio 0.057 0.00 0.000 0.00
Impianto CARTA - riciclaggio 0.036 0.00 0.000 0.00
Impianto Oli e Grassi Lubr. – incen. 0.0125 2.88 0.036 0.02
GDO LEGNO 4.788
riciclaggio -28.4% 1.360 0.00 0.000 0.0
incenerimento - 10.1% 0.484 1.47 0.711 0.36
discarica - 61.5 2.945 0.09 0.252 0.13
GDO CARTA 2.536
riciclaggio -28.4% 0.720 0.00 0.000 0.00
incenerimento - 10.1% 0.256 1.480 0.379 0.19
126
discarica - 61.5 1.560 1.340 2.090 1.05
GDO PLASTICA 0.548
riciclaggio -28.4% 0.156 0.00 0.000 0.00
incenerimento - 10.1% 0.055 3.00 0.166 0.08
discarica - 61.5% 0.337 0.11 0.038 0.02
Subtotale Smaltimento Scarti 8.1 4.09
Fase di uso PLASTICA INDIFFER. 27.672
riciclaggio -28.4% 7.859 0.00 0.000 0.00
incenerimento - 10.1% 2.795 3.00 8.385 4.23
discarica - 61.5% 17.018 0.11 1.923 0.97
Subtotale fase d’uso 10.3 5.19
TOTALE 198.44 100.00
127
3.6.7 Calcolo del Carbon Footprint
Per stimare il Carbon Footprint dell’Unità Funzionale (1000 l) si sommano le emissioni
che derivano dalla produzione dei materiali, dai consumi di energia, dai trasporti e
dagli scarti prodotti durante il ciclo di vita, ottenute moltiplicandoli per i corrispondenti
fattori di emissione.
In Tabella 3.19 si riporta il valore stimato del CF, utilizzando i valori di riferimento dei
fattori di emissione indicati in Tabella 3.18, pari a 198.44 kg di CO2e/UF (ossia 297.8 g
CO2e per ogni bottiglia PET da 1.5 l).
Come riferimento alla Fig. 3.7, ove si riporta il contributo percentuale delle diverse fasi
del ciclo di vita di un’UF (1000 l) dell’Acqua minerale Claudia in bottiglie di PET da 1,5 l,
si nota che le materie prime rappresentano il 52% circa del CF, di cui il 43% circa è
rappresentato dalle preforme di PET, seguito dal 3.9% del film di PE, dal 2.1% dei tappi
in PE e dall’1.7% dall’interfalda di carta.
Le fasi di produzione e trasporto contribuiscono per il 20 ed il 18% circa del CF. In
particolare, le emissioni della fase di imbottigliamento e confezionamento derivano
per 99% circa dai consumi di energia elettrica delle macchine operatrici.
CF=198.44 kg CO2e/(1000 l Acqua Minerale)
19.98 18.41
4.09 5.19
52.32
0
20
40
60
80
100
MP Trasf Trasp SSI&GDO SSC
%
Figura 3.7 Contributo percentuale delle diverse fasi del ciclo di vita al Carbon Footprint di un’UF (1000 l) di Acqua minerale Claudia in bottiglie di PET da 1,5 l.
128
Per quanto concerne i trasporti, il 91% circa delle emissioni derivano dai trasporti del
prodotto finito dallo stabilimento di imbottigliamento ai punti di vendita della GDO e
per l’8.5% dal trasporto delle materie prime utilizzate per il processo (soprattutto
preforme di PET, etc.)
Infine, lo smaltimento degli scarti e dei rifiuti prodotti presso l’impianto di
imbottigliamento e la GDO incide per 4.1% del CF. Va rilevato che la sola dispersione
della CO2 richiesta per il funzionamento dalla riempitrice automatica rappresenta il
55% delle emissioni dovute a questa fase; pertanto, il solo recupero di questo gas di
servizio permetterebbe di ridurre le emissioni da 8.1 a 3.7 kg di CO2e/UF. Inoltre, un
peso rilevante (25.7%) è rappresentato dallo smaltimento in discarica dell’interfalda e
delle etichette x pallet ed un loro riciclo sarebbe dunque auspicabile.
La fase di uso dell’acqua minerale da parte del consumatore dà origine a significative
quantità di plastica indifferenziata, il cui smaltimento secondo lo scenario di fine vita
(riciclo, incenerimento, discarica) dei rifiuti italiani (CONAI 2007; ONR 2008) comporta
l’emissione di 10.3 kg di CO2e/UF, equivalenti al 5.2% del CF. Trascurando la fase di uso,
in accordo con le certificazioni EPD dell’acqua minerale Cerelia e San Benedetto, il CF si
ridurrebbe a 188.14 kg di CO2e/UF.
Ripetendo il calcolo con i valori max e min dei fattori di emissione indicati in Tabella
3.18, il CF dell’UF prescelta varierebbe da 160 a 259 kg CO2e/UF (Tabella 3.20).
Tabella 3.20 Valori minimo e massimo del Carbon Foorprint di una UF (1000 l) di Acqua minerale Claudia in bottiglie di PET da 1,5 l, utilizzando l’intervallo di variazione min-max dei fattori di emissione indicati in Tabella 3.18.
Fasi Carbon Footprint
min Max
kg CO2e/UF % % (escluso SSC)
kg CO2e/UF % % (escluso SSC)
MP 75.57 47.07 50.1 128.71 49.72 59.9
Trasf 36.98 23.04 24.5 51.93 20.06 24.2
Trasp 36.53 22.76 24.2 53.03 20.49 24.7
SSI&GDO 5.41 3.37 3.6 8.22 3.17 3.8
SSC 6.05 3.77 0.0 16.99 6.56 0.0
TOTALE 160.5 100.00 100.0 258.9 100.00 100.0
129
3.6.8 Discussione dei risultati
Analizzando le Dichiarazioni Ambientali di Prodotto dell’Acqua Minerale Naturale
Cerelia (2008) e San Benedetto (2010) in bottiglie di PET da 1,5 l, si rileva che la loro
composizione non differisce significativamente da quella delle bottiglie in PET da 1,5 l
di Acqua Minerale Effervescente Naturale Claudia (Tab. 3.21).
Tabella 3.21 Composizione del prodotto Acqua Minerale Claudia, S. Benedetto e Cerelia per ogni bottiglia in PET da 1.5 l.
DESCRIZIONE PRODOTTO Claudia S. Benedetto Cerelia
E MATERIALE g % g % g %
Prodotto Acqua minerale 1500.000 96.568 1500.00 96.4612 1500.00 96.7817
Imballaggio primario Preforma per bottiglia in PET
33.335 2.1461 31.36 2.0167 37 2.3873
Capsula 2.150 0.1384 2.11 0.1357 2.5 0.1613
Etichetta di carta 1.611 0.1037 1.91 0.1228 2.02 0.1303
Colla 0.557 0.0359 0.07 0.0045 0.3 0.0194
Imballaggio secondario Film termoretraibile 3.569 0.2298 4.24 0.2727 4.0 0.2581
Scotch trasparente 0.124 0.0080 0.0000 0.0000
Inchiostro per TMC 0.001 0.0000 0.0000 0.0000
Maniglia fardello 0.160 0.0103 0.25 0.0161 0.17 0.0110
Imballaggio terziario Interfalda in cartone 3.792 0.2441 3.22 0.2071 2.1 0.1355
Pallet in legno 7.183 0.4624 10.65 0.6849 0.59 0.0381
Film estensibile 0.822 0.0529 1.20 0.0772 1.2 0.0774
Nastro inchiostro 0.001 0.0001 0.0000 0.0000
Etichetta adesiva per pallet
0.011 0.0007 0.02 0.0013 0.0000
TOTALE 1553.317 100.00 1555.03 100.00 1549.88 100.00
Per quanto concerne il riscaldamento globale a 100 anni (GWP 100), le Dichiarazioni
Ambientali di Prodotto dell’Acqua Minerale Naturale Cerelia (2008) e San Benedetto
(2010) in bottiglie di PET da 1,5 l, presentano dati con diverso dettaglio senza peraltro
indicare i valori dei fattori di emissione utilizzati per la stima del CF, che varia da ca.
158 a 179 kg CO2e/UF, ossia da 237 a 268 g CO2e/bottiglia PET 1,5 l.
Va tuttavia rilevato che l’EPD dell’Acqua minerale Cerelia si limita ad indicare un
GWP100 per la produzione (131.65 kg CO2e/UF) ed un GWP100 per la fase d’uso
130
escluso il contributo dovuto ai consumatori (26.29 kg CO2e/UF), senza specificare il
contributo del trasporto. Per contro, l’EPD dell’Acqua minerale S. Benedetto indica il
contributo dei trasporti, dei materiali utilizzati, dell’energia elettrica e del fine vita
escusa la fase d’uso (Tabella 3.22).
Il GWP100 dell’acqua minerale S. Benedetto, al netto della fase di uso, è dell’ordine di
268 g CO2e/bottiglia, di PET 1,5 l, mentre il CF dell’acqua minerale effervescente
naturale Claudia, al netto della fase d’uso, è risultato pari a 282,2 g CO2e/bottiglia di
PET 1,5 l.
Sebbene il maggiore valore del CF per Acqua Claudia rispetto al CF dell’Acqua minerale
S. Benedetto possa essere giustificato sia sulla base della maggiore scala produttiva
dell’impianto di imbottigliamento di Acqua Minerale San Benedetto Spa che sul fatto
che in quest’ultimo la produzione di preforme di PET viene effettuata in situ a partire
dai granuli di PET, l’incremento rilevato del 5.3% è molto probabilmente trascurabile se
si tiene conto della intrinseca variabilità dei fattori di emissione utilizzati per la stima
del CF.
Infatti, considerando il campo di variazione min-max dei fattori di emissione utilizzati
per la stima del CF si è stimato che il CF dell’Acqua minerale effervescente naturale
Claudia variava da 224 a 351 g CO2e/bottiglia di PET 1,5 l.
In Tabella 3.22 si riporta anche il CF dell’acqua minerale in bottiglie di PET da 1,5 l di 6
marche di piccola (Cerelia), media (Lurisia, Nerea) e grande (Montecimone, Sangemini
e Gaudianello) capacità produttiva aventi una diversa distribuzione a livello macro-
regionale o nazionale, come recentemente stimato da Botto (2010), assumendo che:
1) il trasporto delle preforme avvenga con camion diesel che consumano 1/3 l/km e
che percorrono una distanza media di 200 km, mentre il trasporto del prodotto
in pallet avviene per l’82% con detti camion e per il 18% a mezzo ferrovia per una
distanza media imprecisata, ma riferita al mercato di riferimento di ciascuna
delle 6 marche considerate;
2) il trasporto del prodotto finito in fardelli dalla GDO al consumatore è stato
ipotizzato sulla base di 3 fardelli per volta, trasportati per una distanza media di
131
10 km con un’autovettura a benzina oppure diesel, i cui consumi specifici medi
sono stati assunti pari a 12 o 15 l/km.
Come si evince dalla Tabella 3.22 il CF, non inclusivo del fine vita, oscilla da 238 a 300 g
CO2e/bottiglia di PET 1,5 l, con un trend decrescente all’aumentare della capacità
produttiva dell’impianto di imbottigliamento. In media, il CF di una bottiglia in PET da
1.5 l di acqua minerale è risultato pari a 261±21 g CO2e, in pratica coincidente con
quello stimato in questo elaborato finale al netto della gestione di tutti i rifiuti solidi
prodotti durante l’intero ciclo di vita (270 g CO2e).
Va tuttavia rilevato che, pur nella incertezza dei fattori di emissione disponibili e non
certificati da un ente terzo, come nel caso dell’Australian Wine Carbon Calculator
(AWCC), questa stima del CF è da ritenersi più attendibile dal momento che i consumi
di materiali e detergenti, energia elettrica e gasolio, nonché il contributo dei trasporti
delle materie prime, del prodotto finito e dei rifiuti generati nell’impianto di
imbottigliamento, sono dati primari ricavati dal funzionamento dell’impianto
produttivo di Acqua Claudia Srl ad Anguillara Sabazia (RM) nell’anno 2010.
132
Tabella 3.22 Comparazione tra i valori di CF di diverse acque minerali riferito all’UF ed alla bottiglia in PET 1,5 l.
Volume Carbon Footprint (kg CO2e)
Marca Prodotto Località Produz. (106 l) Mercato (l) Trasporti Materiali Energia Gestione Rifiuti Totale Riferimento
Impianto e GDO Consumatore
Claudia Centro Italia 31 Macro-regionale 1.5 0.0548 0.1557 0.0595 0.0121 0.0155 0.298 Questo elab.
1000 36.53 103.83 39.65 8.1 10.3 198.44
San Benedetto Nord Italia ? Nazionale 1000 44.90 89.22 35.24 9.24 - 178.60 EPD (2010)
1.5 0.067 0.134 0.053 0.014 - 0.268
Cerelia Nord Italia 8 Macro-regionale 1000 131.65 26.29 - 157.94 EPD(2008)
1.5 0.197 0.039 - 0.237
Cerelia Nord Italia 8 Macro-regionale 1.5 0.0116 0.194 0.0576 - - 0.263 Botto (2010)
Lurisia Nord Italia 40 Macro-regionale 1.5 0.0118 0.195 0.0936 - - 0.300 Botto (2010)
Nerea Centro Italia 50 Nazionale 1.5 0.0134 0.202 0.0378 - - 0.253 Botto (2010)
Montecimone Centro Italia 150 Nazionale 1.5 0.0136 0.203 0.0343 - - 0.251 Botto (2010)
Sangemini Centro Italia 300 Nazionale 1.5 0.0132 0.186 0.0392 - - 0.238 Botto (2010)
Gaudianello Sud Italia 400 Nazionale 1.5 0.0136 0.210 0.0334 - - 0.257 Botto (2010)
Media 0.0129 0.1983 0.0493 - - 0.2605 Botto (2010)
133
CONCLUSIONI
134
135
Nell’ambito del crescente interesse verso l’apposizione di etichette ambientali per i
prodotti alimentari, onde consentire ai consumatori di effettuare scelte ecosostenibili,
analogamente a quanto già accade ad esempio per gli elettrodomestici, e delle sempre
più numerose campagne ecologistiche per limitare il consumo di acqua imbottigliata e
per promuovere l'uso degli acquedotti pubblici (Botto, 2010; Gualerzi, 2009; Lena e
Pirollo, 2011), tenendo anche conto del rilevante mercato nazionale delle acque
minerali (12,1 miliardi di litri nel 2010, il 79% dei quali in confezioni in PET, con un
consumo pro-capite annuo intorno ai 186 litri), in questo elaborato si è calcolato il
Carbon Foot-print della produzione e distribuzione di confezioni in PET da 1,5 l di
Acqua minerale naturale effervescente naturale Claudia nell’anno 2010, reperendo
tutti i dati di inventario e di trasporto direttamente presso l’impianto di
imbottigliamento di Acqua Claudia Srl di Anguillara Sabazia (RM) ed applicando la
metodologia del Life Cycle Assess-ment secondo la procedura PAS 2050 (BSI, 2008a).
Con riferimento ad un’unità funzionale (UF), pari a 1000 litri di Acqua minerale
naturale effervescente naturale Claudia imbottigliata in PET da 1,5 l, si sono definiti i
confini del sistema analizzato, includendo i seguenti stadi: materie prime,
trasformazione, distribuzione prevalentemente via strada in Italia (autotreno e
motrice) fino ai centri di distribuzione/punti vendita della Grande Distribuzione
Organizzata (GDO) e lo smaltimento dei rifiuti prodotti in impianto e nei centri di
distribuzione della GDO.
In accordo con le Product Category Rules for Natural Mineral Water (PCR, 2006:7), la
fase d’uso è stata esclusa, anche se si sono stimate le emissioni dovute allo
smaltimento del materiale prevalentemente plastico che il consumatore raccoglie a
fine uso, ipotizzando che il fine vita dei vari imballi dell’Acqua Minerale Naturale
effervescente naturale Claudia coincida con lo scenario italiano, ove il 28,4% dei rifiuti
è destinato al riciclo (CONAI 2007), il 10,1% è destinato all’incenerimento (ONR 2008) e
il rimanente 61,5 % va in discarica (ONR 2008). Inoltre, i crediti di CO2 nelle materie
prime rinnovabili (legno, carta) sono stati esclusi dalla LCA.
Attraverso l’analisi di inventario del ciclo di vita (Life Cycle Inventory Analysis - ISO
14041), si sono stimati i consumi di MP, di energia, la formazione di effluenti e residui
136
solidi, etc. In particolare, la massa di un’UF di Acqua minerale Claudia imbottigliata in
bottiglie di PET da 1,5 l è risultata pari a 1035,54 kg, essendo il contributo del PET pari
a 22.224 kg, seguita dal film di PE (2,927 kg), dall’interfalda di carta (2.528 kg) e dalle
capsule di HDPE (1.433 kg), etc. (Tab. 3.8). Detta composizione non differisce
significativamente da quella di un’UF di Acqua Minerale Naturale Cerelia (2008) e San
Benedetto (2010), come riportato nelle rispettive Dichiarazioni Ambientali di Prodotto
(Tab. 3.21).
Per produrre detta unità funzionale di prodotto finito, si sono stimati sia il consumo di
energia elettrica ( 63 kWh/UF) delle attrezzature e macchine operatrici dell’impianto
di imbottigliamento (Tabella 3.11), sia il consumo di gasolio (0,666 kg/UF) necessario
per azionare i muletti che trasportano i pallet al magazzino e per la caldaia che fornisce
il vapore utilizzato per sanificare le tubazioni, i serbatoi e la riempitrice (Tabella 3.12).
L’impatto del trasporto dell’Acqua Minerale Claudia Effervescente Naturale è stato
stimato sulla base dei dati registrati dall’Ufficio Vendite di Acqua Claudia Srl (Tabella
3.13), determinando un livello di emissioni di CO2e pari a 33.21 kg CO2e/UF ed una
distanza media di percorrenza del prodotto finito di circa 200 km. L’impatto del
trasporto dei materiali di imballaggio e di processo (Tabella 3.14) è risultato di un
ordine di grandezza inferiore (3,11 kg CO2e/UF), mentre la distanza media di
percorrenza di detti materiali è stata leggermente superiore (254 km). Nettamente
inferiore l’impatto del trasporto dei detergenti e dei sanificanti utilizzati (Tabella 3.15)
e dei rifiuti prodotti nello stabilimento di Acqua Claudia Srl (Tabella 3.16), pari
rispettivamente a 0,16 e 0,053 kg CO2e/UF, nonostante loro distanza media di
percorrenza oscilli da 418 a 404 km.
Una volta completato l’inventario relativo alla produzione di un’UF, la stima del Carbon
Footprint è risultata fortemente condizionata dai valori attribuiti ai fattori di emissione,
espressi in kg CO2e emessi in un periodo temporale di 100 anni, dei materiali di
imballaggio, processo ed ausiliari, delle fonti energetiche (energia elettrica e gasolio),
dei mezzi (autotreno, motrice, camion) utilizzati per il trasporto dei materiali anzidetti,
del prodotto finito in pallet e degli scarti di produzione. Utilizzando il software SimaPro
7.2 con il metodo IPCC 2007, sviluppato da l’Intergovernmental Panel on Climate
137
Change (IPCC, 2007), si sono recensiti i valori disponibili e si sono riassunti in Tabella
3.18 i valori minimi e massimi, nonché quello più probabile sulla base di altre
applicazioni o del database più recente. Trascurando la gestione dei rifiuti solidi
formatisi durante la fase d’uso da parte del consumatore, in accordo con le
certificazioni EPD dell’acqua minerale Cerelia e San Benedetto, il CF di un’UF di Acqua
Minerale Claudia è risultato pari a 188.1 kg di CO2e/UF, 282.2 g CO2e per ogni bottiglia
PET da 1.5 l.
Con riferimento alla Fig. 3.7, le materie prime rappresentano il 52% circa del CF, di cui
il 43% circa è rappresentato dalle preforme di PET, il 3.9% dal film di PE, il 2.1% dai
tappi in PE e l’1.7% dall’interfalda di carta. Per contro, la fase di produzione
rappresenta il 20% del CF, derivando per il 99% circa dal contributo dei consumi di
energia elettrica. La fase di trasporto copre il 18% circa del CF, scaturendo per il 91%
circa dal trasporto del prodotto finito dallo stabilimento di imbottigliamento ai punti di
vendita della GDO e per l’8.5% dal trasporto delle materie prime utilizzate per il
processo (soprattutto preforme di PET, etc.). Infine, lo smaltimento degli scarti e dei
rifiuti prodotti presso l’impianto di imbottigliamento e la GDO incide per 4.1% del CF
ed è dovuto per il 55% alla dispersione della CO2 richiesta per il funzionamento dalla
riempitrice automatica e per il 25.7% allo smaltimento in discarica dell’interfalda e
delle etichette.
Tenendo conto della fase d’uso dell’acqua minerale da parte del consumatore, la
gestione dei rifiuti secondo lo scenario italiano comporterebbe ulteriori emissioni per
10.3 kg di CO2e/UF, aumentando il CF a 198.44 kg di CO2e/UF, ossia 298 g CO2e per ogni
bottiglia PET da 1.5 l (Tabella 3.19).
Ripetendo il calcolo con i valori max e min dei fattori di emissione indicati in Tabella
3.18, il CF dell’UF prescelta varierebbe da 160 a 259 kg CO2e/UF (Tabella 3.20).
Dette stime sono in linea con il cosiddetto riscaldamento globale a 100 anni (GWP
100), riportato nelle Dichiarazioni Ambientali di Prodotto dell’Acqua Minerale Naturale
Cerelia (2008) e San Benedetto (2010) in bottiglie di PET da 1,5 l, equivalenti
rispettivamente a 237 e 268 g CO2e/bottiglia PET 1,5 l (Tabella 3.22).
138
Sebbene il maggiore valore del CF per Acqua Claudia rispetto al CF dell’Acqua minerale
S. Benedetto possa essere giustificato sia sulla base della maggiore scala produttiva
dell’impianto di imbottigliamento di Acqua Minerale San Benedetto Spa che sul fatto
che in quest’ultimo la produzione di preforme di PET viene effettuata in situ a partire
dai granuli di PET, l’incremento rilevato del 5,3% è da ritenersi non significativo alla
luce della intrinseca variabilità dei fattori di emissione utilizzati per la stima del CF.
Detti dati concordano anche con il CF medio (261±21 g CO2e/bottiglia di PET da 1.5 l)
stimato da Botto (2010) per l’acqua minerale in bottiglie di PET da 1,5 l di 6 marche di
piccola (Cerelia), media (Lurisia, Nerea) e grande (Montecimone, Sangemini e
Gaudianello) capacità produttiva aventi una diversa distribuzione a livello macro-
regionale o nazionale (Tabella 3.22).
Tenendo conto dei valori min (161 kg CO2e/UF) e max (259 kg CO2e/UF) del CF di
un’UF di acqua minerale in bottiglie di PET da 1.5 l e dell’attuale mercato dell’acqua
minerale (12.1x109 l nel 2010), le emissioni di CO2e oscillerebbero da 1.943 a 3.133
TgCO2e, pari allo 0.35-0.57% delle emissioni italiane di gas-serra nel 2007 (pari a 553
TgCO2e: ISPRA, 2009), equivalenti ad un contributo emissivo pro-capite annuo di 33.5-
54.0 kg CO2e a fronte di un contributo emissivo complessivo di 9543 kg CO2e/(pro-
capite x anno). Tenendo conto che il 18.8% [ossia 1780 kg CO2e/(pro-capite x anno)] di
dette emissioni è ascrivibile al settore agro-alimentare (Castaldi et al., 2009), il
contributo delle acque minerali ne rappresenterebbe l’1.9-3.0%, che appare eccessivo
se comparato al contributo dei prodotti carnei (12%), dei prodotti lattiero-caseari (5%),
dei prodotti a base di cereali (1%) e della frutta e verdure, comprese quelle surgelate
(2% circa) (Tukker et al., 2005.
In questo ambito trovano giustificazione le continue esortazioni al consumo dell’acqua
di rete, anche se si dovrebbe indagare a fondo sulla reale potabilità di quest’ultima alla
luce dei ben noti problemi connessi all’eccesso di arsenico e di fluoruri senza
trascurare i dubbi sanitari circa la pratica della clorazione dell’acqua di rete, che
notoriamente induce la formazione di quella classe di composti chiamata trialometani
potenzialmente cancerogeni. A tal fine, le stime di Botto (2010) relative all’acqua di
rete nel comune di Siena, che è prelevata da 10 sorgenti distinte, distribuita con una
139
rete di 110 km di tubazioni primarie e addotta ai consumatori finali attraverso un
sistema di tubature aventi una lunghezza totale di 220 km, indicano, pur in maniera
grossolana, un CF dell’acqua di rete di 0.91 g CO2e/1.5 l, attribuibile per il 95.9% ai
consumi di energia elettrica per il pompaggio del prodotto.
In queste condizioni, il CF dell’acqua minerale in bottiglie di PET da 1.5 l risulterebbe da
176 a 284 volte superiore a quello dell’acqua di rete.
È ovvio che in queste circostanze gli imprenditori del settore debbano adoperarsi per
migliorare nettamente l’eco-compatibilità della produzione, se non vogliono vedere
regredire il loro business a fronte di una rinnovata consapevolezza ambientale del
cittadino italiano, ovviamente a patto che l’acqua di rete risponda ai requisiti di
potabilità imposti dalla normativa.
Tra le azioni in grado di ridurre il CF del prodotto si possono includere:
1) la sostituzione del PET non riciclato con quello riciclato fino ad un massimo del
50% della massa della preforma (Decreto Ministero della Salute - 18 maggio 2010
n° 113). In tal modo, il fattore di emissione del PET vergine, pari a 4.25 (Tabella
kg CO2e/kg (Tab. 3.16) o 4.7 kg CO2e/kg (Botto, 2010), potrebbe ridursi
significativamente a (4.25x0.5+2.85x0.5) a 3.55 kg CO2e/kg;
2) ridefinire la composizione del fardello utilizzando bottiglie da 2 l in luogo di
quelle da 1.5 l, in modo da ridurre la massa di PET necessaria per UF, come
testimonia il CF (135 kg CO2e/UF) dell’acqua minerale S. Benedetto in bottiglie di
PET da 2 l (EPD, 2010). In tal caso, si dovrà tener conto della politica del
marketing, che solitamente identifica nel formato 2 litri un prodotto di primo
prezzo incoerente con l’attuale collocazione commerciale dell’Acqua minerale
Claudia, che è meglio rappresentata dal formato 1,5l. In ogni caso, non è affatto
auspicabile l’utilizzo del formato in vetro a rendere da 1 l (notoriamente ed
inspiegabilmente percepito nell’opinione pubblica come meno inquinante) in
sostituzione di quello in PET da 1,5 l, in quanto detto formato presenterebbe un
Carbon Foot-print ( 616 Kg CO2e/UF) molto più elevato del prodotto in bottiglie
di PET, come rilevabile nell’ EPD di Cerelia (2008).
140
3) eliminare la dispersione in atmosfera della CO2 utilizzata per la contropressione
nella riempitrice;
4) ottimizzare la rete di distribuzione del prodotto finito in modo da minimizzare la
distanza percorsa, massimizzando la portanza dei mezzi di trasporto su gomma e
prevedendo altresì il ricorso al trasporto ferroviario o via mare;
5) prevedere il riciclo delle bottiglie in PET presso i punti di vendita della GDO per
minimizzarne le frazioni conferite in discarica od incenerite.
Altre opzioni per ridurre le emissioni riguardano:
• la forma di energia utilizzata (es., il passaggio dal riscaldamento a gasolio a quello
a CH4 o l’incremento della percentuale di energia prodotta da fonti rinnovabili);
• il processo di trasformazione in modo da aumentare la scala di produzione per
ridurre li consumi specifici e migliorare l’efficienza energetica;
• il processo di produzione delle bottiglie in PET a partire dai granuli anziché da
preforme prodotte altrove.
In conclusione, la stima del CF dell’Acqua minerale effervescente naturale Claudia qui
effettuata permetterà ad Acqua Claudia Srl di richiedere l’etichetta EPD, analogamente
ai concorrenti Cerelia e San Benedetto, e di comunicare informazioni dettagliate,
credibili e verificate da un ente terzo, sui potenziali impatti ambientali del prodotto
lungo l’intero ciclo di vita, promuovendo un confronto tra il prodotto in esame e gli
altri funzionalmente equivalenti.
Ulteriore sviluppo sarà costruire un modello di calcolo LCA con il software SIMAPRO
7.2, in modo da utilizzare sia i dati del database che le informazioni specifiche sul
prodotto in esame rilevate per la stima del CF e pervenire non solo alla stima delle
emissioni di CO2 equivalenti secondo il metodo IPCC 2007 GWP 100a, ma anche delle
categorie di impatto ambientale (potenziali di depauperamento abiotico, ADP; di
acidificazione, AP; di ecotossicità dell’ambiente marino, MAETP; di assottigliamento
dello strato di ozono, ODP; di formazione di ozono fotochimico, POCP; di ecotossicità
dell’ambiente terrestre, TETP; di uso dell’energia, EU), previste da altri metodi (es. CML
2001, Eco-indicator 99, etc.) e necessarie per la preparazione della dichiarazione EPD®
141
Infine, l’introduzione delle incertezze (deviazioni standard, livelli minimo-massimo,
etc.) nei parametri di processo permetterà di effettuare un’analisi del tipo Montecarlo
per stimare la significatività statistica delle diverse categorie di impatto.
142
143
Ringraziamenti:
Ringrazio la società Acqua Claudia nella persona del Rappresentante Legale Alberto
Cataldi per aver acconsentito all’utilizzo di tutti i dati aziendali che sono stati necessari
per stesura di questo elaborato.
Ringrazio altresì il direttore di stabilimento Fabio Fioravanti, il responsabile di
produzione Maurizio Angelone, il responsabile tecnico di stabilimento Eugenio Palo,
per la diponibilità dimostrata nell’ illustrarmi alcuni aspetti tecnico/operativi
relativamente ai processi aziendali di loro competenza.
144
145
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