auguri di buon natale - s. giovanni battista … di buon natale agli ospiti della casa di riposo...
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AUGURI DI BUON NATALE
AGLI OSPITI DELLA CASA DI RIPOSO “LA FRATERNITA’” E AL C.D.A. (consiglio di Amministrazione)
Carissimi, si avvicinano le feste natalizie, come parroco e amministratore di questa
casa di riposo, sento il desiderio di formulare a tutti Voi gli auguri più belli e più
sinceri affinché possiate riscoprire e far riscoprire all’interno delle vostre mura
domestiche questo grande e profondo mistero del S. Natale che Dio ci ha donato:
“sentirci AMATI per poter AMARE”.
Questo Natale Cristiano non è uno sforzo umano dell’uomo verso Dio, ma è un gesto
straordinario per aprire le braccia ed accogliere questo dono che viene in mezzo a noi.
Le luci che in questi giorni illuminano le nostre case, le nostre piazze, accolgono
Gesù che è venuto incontro all’umanità proprio per donare la vera luce capace di
illuminare e dare senso al nostro esistere in maniera continua.
Infine in questi giorni di festa si percepisce maggiormente il vuoto delle persone care
che non sono più in questa vita terrena, ma anche la solitudine per le persone anziane
e ammalate , per quanto ci è possibile facciamo loro una visita, portiamo un bel
regalo: una parola di speranza, un sorriso, una carezza e allora anche per questi nostri
amici sarà Natale.
La Vergine Maria che mediante il Suo Si ha accolto il progetto di Dio e che noi
veneriamo come Madonna della vita, possa sempre aiutarci a difendere, amare,
custodire questo grande mistero della vita dall’inizio sino alla sua fine naturale.
Auguri vivissimi di buon Natale e di un felice e prospero anno 2016 a Voi tutti e al
Cda della Casa di Riposo.
Don GIANPIERO VALERIO
GLI EVENTI DI QUESTO ANNO INSIEME
GENNAIO: IL PRANZO DELL’EPIFANIA
Un momento di festa tutti insieme, gustando un buon pranzo in compagnia prima che l’Epifania tutte le feste si porti via!!
FEBBRAIO: LA VISITA DELLE MASCHERE DI CHIVASSO
Le maschere di Chivasso, la Bela Tolera e l’Abbà, sono venute con la loro Corte a far visita ai nostri ospiti. Come erano belli ed eleganti con i loro abiti! Ogni ospite aveva una mascherina e così anche il Carnevale è arrivato fin dentro la Casa della Fraternità!!
MARZO: IL PRANZO DI PASQUA
Un’occasione per riunire la direzione, i sacerdoti e i medici a noi vicini, gli ospiti, le famiglie, amici e collaboratori della Casa per festeggiare insieme la Santa Pasqua.
GIUGNO: L’INAUGURAZIONE DEL NUOVO GIARDINO
Dopo numerosi lavori, è stato inaugurato uno spazio all’aperto nuovo e bello a disposizione dei nostri ospiti e delle loro famiglie. Dopo la Santa Messa, c’è stato un momento di festa condiviso con le persone del paese e così con un bel rinfresco e la banda è stato aperto per la prima volta il nuovo giardino, con tavoli, sedie, dondolo, grandi ombrelloni, un bell’ulivo al centro e la statua della Madonna a proteggere tutti. Nell’estate, quando possibile, più volte gli ospiti hanno potuto sfruttare questo spazio per trascorrere qualche ora all’aperto in tranquillità.
LUGLIO: UN ANNO CON DON GIANPIERO
La direzione e il personale della casa della Fraternità hanno avuto il piacere di condividere un momento di festa, accompagnato da un ricco aperitivo per festeggiare l’anniversario dell’arrivo di Don Gianpiero nella nostra Parrocchia.
SETTEMBRE: IL PREMIO AVIS A NUNZIA CASARDI
Una delegazione dell’Avis è venuta alla casa della Fraternità a premiare Nunzia Casardi per il suo lungo percorso di donatrice di sangue. Ha ricevuto una pergamena e una medaglia, era presente anche una giornalista del settimanale locale che ha poi pubblicato un articolo. Abbiamo fatto delle fotografie ricordo e mangiato tutti insieme i pasticcini e i salatini per festeggiarla.
OTTOBRE: LA VISITA DEI BIMBI DELL’ASILO
I bimbi dell’asilo, ben 38 piccoli tesori dai tre ai cinque anni, sono venuti a farci visita una mattina, accompagnati dalle loro maestre. Sono arrivati tutti in fila con le loro giacche colorate e le loro vocine allegre hanno subito invaso il corridoio. In salone si sono seduti tutti in cerchio e hanno recitato per noi filastrocche e poesie. La più bella diceva: “Cari nonni, voi siete degli amici eccezionali, indispensabili come gli stivali durante i temporali, con tanta pazienza e infinito amore, ritornate bambini e state con me per ore. Con la vostra saggezza, mi sapete aiutare e le vostre bellissime fiabe mi fanno sognare. In questo giorno a voi dedicato, sono anch’io un po’ emozionato, proprio come voi miei cari nonnini, ai quali mando un mare di bacini!!” . Hanno poi portato in regalo e consegnato agli ospiti dei disegni fatti da loro e anche noi abbiamo ricambiato lasciando loro un piccolo lavoretto fatto da noi per ringraziarli della gioia che hanno portato con la loro visita. I
DICEMBRE
LO SPETTACOLO DELLE ALLIEVE DI DANZA
Abbiamo avuto il piacere di ricevere la visita e gli auguri di Natale delle allieve della scuola di danza “Evolution Dance” di Castelrosso. Queste bambine dai 4 ai 12 anni, accompagnate dalla loro insegnante Cinzia ci hanno presentato il loro spettacolo di danza con musiche natalizie.
IL PRANZO DI NATALE
Ancora una volta l’occasione per incontrarci tutti, stare insieme, scambiarci gli auguri e condividere questa importante festa.
OGNI GIORNO, INSIEME Come trascorriamo il nostro tempo nel quotidiano? Dedichiamo qualche pagina del
nostro giornalino a raccontarvi che cosa facciamo tutti i giorni, dal momento che
tenerci impegnati è, come per tutti, un modo per sentirci utili, vivi e stare allegri. Nel
corso di quest’anno abbiamo impegnato il nostro tempo in molti modi diversi,
cercando di divertirci ma anche di far funzionare la testa, per tenerci sempre allenati
e attivare la memoria.
Per diversi lunedì consecutivi abbiamo passato il tempo a raccogliere ricordi, eventi
del tempo che fu, aneddoti, barzellette e storie che trovate nelle prossime pagine.
Ognuno ha condiviso un pezzo della propria esperienza e della propria vita, spesso
insegnandomi cose che non sapevo e parte di questo materiale è servito a costruire
questo giornalino che oggi leggete. Ognuno a suo modo ha dato un contributo: ci è
sembrato bello includere anche alcuni ricordi di qualche ospite che non è più con
noi, come Marcella e Pina, perché ci pareva un modo per tenerle vive nel nostro
cuore.
Il nostro gruppo di ospiti è vario: ognuno ha il suo carattere e le sue specialità.
Conoscersi a poco a poco è stato bello. Ad oggi siamo una grande squadra in cui
ciascuno ha il suo ruolo. Alcuni dei nostri ospiti sono davvero sempre disponibili
(anzi, cogliamo qui l’occasione di ringraziarli!) e così su Gian Carlo e Primo si può
sempre contare: ti aprono la porta se passi con le mani piene, ti aiutano in qualsiasi
piccola cosa, ti raccontano l’ultima. Giancarlo legge riviste scientifiche e ogni tanto ci
stupisce raccontando qualcosa di interessante che non sappiamo, Primo sa piccoli
giochi divertenti e un giorno ci ha allietati con uno spettacolo degno di un cabaret!
Del resto stare in allegria ci piace e nei mesi ci siamo dedicati a vari tipi di
giochi…dopo aver lavorato una vita ci sembrava giusto anche rilassarci un po’!
Abbiamo così giocato innanzitutto
a tombola ogni venerdì, un gioco
che coinvolge molti ospiti e che
per questo è particolarmente
bello. Chi per problemi di vista non riesce a seguire sulle
tabelle collabora estraendo i numeri: la nostra Pietra è ormai ufficialmente
impegnata in questo compito di valletta, a volte sostituita da Severina o da
Leopolda. Per chi gioca abbiamo predisposto tabelle con i numeri di varia
grandezza, in base alle necessità. Segniamo i numeri che escono con i chicchi di
grano, come si faceva una volta e ci aiutiamo a vicenda: qualcuno non sente bene o
si distrae e allora il vicino gli suggerisce l’ultimo numero uscito. Alla fine chi vince si
mangia le caramelle o un dolcetto e tutti insieme passiamo il venerdì pomeriggio.
Durante questi mesi abbiamo anche provato altri giochi, come il domino, il gioco
dell’oca e un gioco a tessere per la memoria. Qualcuno gioca a carte e così qualche
volta Giovanna e Arturo fanno le loro partitelle a scopa e briscola…
Per tenerci attivi mentalmente in alcune giornate facciamo dei
cruciverba in gruppo…è bello vedere che in tanti partecipano e
quando a volte ci manca la parola c’è sempre qualcuno che alla fine la
trova. In questi momenti sappiamo di poter contare su Pasqualina,
su Dina che ricorda persino la letteratura antica e il latino, su
Giancarlo che è sempre informatissimo e, in casi estremi, anche chi
non partecipa mai, almeno una parola ce la dice, come Paolo, che ci
viene in aiuto con l’inglese!! Un giochino che ci ha fatto divertire
tante volte è una sorta di indovinello: a turno il partecipante pensa
una parola, ne dice la lettera iniziale e la finale e tutti, facendo domande, devono
scoprire di cosa si tratta. Sembra facile ma a volte ci tocca faticare, specie se le
parole le pensa Cesare, che ne sa una più del diavolo e pensa alle
cose più strane!!! In questa attività la nostra campionessa è Rosa
D., che insieme a Rosa A. e Giancarlo alla fine le indovina sempre
tutte!
Il giovedì pomeriggio ci diamo alla lettura. Bruno, il nostro
volontario, viene spesso a leggere racconti, barzellette e ad aiutarci
a passare qualche momento in allegria e, altre volte, leggiamo insieme delle fiabe.
Abbiamo pescato nella nostra libreria un libro di leggende che vengono da un paese
lontano e una alla volta ce le siamo lette tutte! Ci piacevano perché per quanto
piene di peripezie finivano tutte bene e questo ci lasciava di buon umore. Ci siamo
poi letti anche antichissime favole di Esopo e Fedro e abbiamo scoperto che Dina ne
conosce una a memoria in latino (Lupus et Agnus, “Il lupo e l’agnello”) ed è in grado
di recitarla tutta correttamente!!
Poi leggiamo i quotidiani. Molti lo fanno per conto proprio ma c’è chi non ha voglia o
non ci vede e allora leggiamo insieme le notizie principali da “La Stampa” o dai
settimanali locali, così ci teniamo informati su quel che di bello o di brutto succede
nel mondo e non ci dimentichiamo dei fatti di fuori. Le notizie del posto poi ci
piacciono sempre, ognuno chiede del suo paese, della festa patronale che c’è stata,
di qualcosa che è successo, così Rosa D. sa le ultime di Montegiove e Rosa A. di
Verolengo.
Alcune delle nostre ospiti sono instancabili lavoratrici, con ago, ferri e uncinetto!
Chiunque entri in salone non potrà mai trovare Rosa A.
disoccupata: sempre alle prese con matasse, fettucce, ferri, ago e
filo, lavora instancabile producendo materiale che poi venderemo
nel nostro banchetto a Natale. Rosa T. è alle prese con una
leggendaria coperta bianca e azzurra, che la tiene impegnata da
moltissimo tempo; Lina a uncinetto ha preparato decorazioni per l’albero di Natale,
presine e bordure. Anche Rita si cimenta, anche se poi si stufa e disfa tutto!!
Con la collaborazione di Rosa D., Severina, Giovanna, Lina, Pasqualina, Cesare,
abbiamo intrecciato fili di cotone e utilizzato carta, stoffa, bottoni e oggetti di
recupero per realizzare semplici braccialetti e collane per il mercatino di
Natale.
Abbiamo poi scoperto che molti ospiti hanno una vena artistica. Come
abbiamo detto ai bimbi dell’asilo che sono venuti a trovarci, mettere
mano ai colori piace a grandi e piccoli e quindi abbiamo iniziato a
colorare disegni con cui poi abbiamo rallegrato gli ambienti. Il nostro
pittore più accanito è Cesare, che è talmente bravo che coi pennarelli non si trova,
perché non riesce a fare quelle magnifiche sfumature che solo le matite colorate gli
consentono. Nella sua stanza ha un vero e proprio armamentario per fare i suoi
lavori, un bel borsello con dentro tutti i colori e un tavolino apposta per il suo
atelier! Giù di sotto in salone invece si mescola alla folla e colora con gli altri. Nulia
ha trovato nei disegni un bell’impegno quotidiano e siamo stati felici di osservare
che da quando colora sorride molto più di un tempo. Si dà da fare alla grande e non
si può mai lasciarla senza disegni da colorare, altrimenti protesta!! Accanto a quanti
già nominati, collaborano a rendere allegra e bella la struttura coi disegni anche
Primo, Lina e Rosa T.. Si sono recentemente aggiunti al gruppo Severina, Michela,
Leopolda, Romano, Pasquale, Angelo, Alba e, quando le convinciamo, Rita e
Domenica. La cosa più incredibile è che tutti inizialmente rifiutano dicendo di non
esser capaci, e quando si buttano, alla fine il risultato è buono e quando si trovano
davanti al loro disegno appeso, di primo acchito dicono che non è il loro, venuto così
bene, e poi lo riconoscono!! Tutti i disegni che decorano i muri sono opera dei nostri
ospiti.
Con l’aiuto dei nostri artisti facciamo naturalmente anche tutti i cartelloni che
vedete in giro per la struttura: chi taglia, chi incolla, chi decora, c’è lavoro per tutti!!
Un altro bell’aspetto dei nostri momenti insieme sono i momenti
musicali . Un po’ di liscio e di vecchie canzoni da ascoltare
all’inizio, e poi ci siamo specializzati!! Usando il computer,
possiamo scegliere infiniti brani a richiesta e così mentre facciamo
attività abbiamo in sottofondo di tutto, da “Piemontesina bella”
per la gioia di Solidea che la canta tutti i giorni, ai cori degli alpini, al Sanremo del
1962 con Tony Renis, Modugno, Milva, all’intramontabile “La lontananza”….. Ogni
tanto a qualcuno viene in mente un pezzo del tempo che fu e dice: “Tanto questo
non lo trovi!” e invece abbiamo scovato di tutto, così capita che Romano attacchi a
cantare, che Dina ricordi delle parole, che si ripensi alle sale da ballo, alle canzoni
che cantavano mamma e papà, alla gioventù. In più da ottobre abbiamo iniziato ad
avere alcuni pomeriggi musicali in cui il figlio del nostro ospite Antonio C., che da
sempre si occupa di musica: è venuto attrezzato con casse, mixer e microfono per
portare allegria. Qualcuno si è convinto a ballare, come Pasquale, anche se non
trova mai la ballerina giusta, almeno fino a quando non si offre un’operatrice!
Franca sorride e scende in pista, da provetta ballerina dei tempi che furono, Cesare
maledice le gambe perché vorrebbe buttarsi nella mischia ma non se lo può
permettere, e con lui molti altri. Solidea batte le mani a tempo e qualcuno si ritrae
intimidito. Romano, in carrozzina da tempo, vuole alzarsi, insistendo che ce la può
fare, talmente grande è la voglia di ballare e, seppure a malincuore, ci tocca
fermarlo!
Insieme facciamo le feste di compleanno: ogni ospite che lo desidera
fa una festicciola e allora tutti insieme, coi familiari che vengono in
visita, passiamo un momento allegro in cui ascoltiamo musica,
spegniamo una simbolica candela, consegniamo un biglietto d’auguri
da parte del personale e della direzione e, ultimo ma non ultimo, ci
mangiamo insieme qualcosa di buono e facciamo qualche bella foto
ricordo.
Importanti per i nostri ospiti sono anche i momenti di preghiera: ogni
giorno alle 15 in salone Angelo e Rosa A. guidano la recitazione del rosario e spesso
è possibile ascoltare la Santa Messa in filodiffusione in tutta la struttura. Qualcuno,
come Rosa A. e Lucia non rinunciano a partecipare di persona e così si recano
insieme in Chiesa prima di cena per le celebrazioni. I momenti davvero belli per tutti
sono poi quelli in cui Don Gianpiero viene a celebrare direttamente in salone e allora
scendono gli ospiti del primo piano e arrivano persone dal paese, si uniscono a noi
anche alcuni parenti e facciamo davvero Comunità tutti insieme. Angelo legge le
preghiere dei fedeli, Primo è incaricato di suonare la campanella, chi ha voce canta e
insieme ci sentiamo davvero alla “Casa della Fraternità”.
Al primo piano gli ospiti hanno maggiori difficoltà e non è sempre facile tenerli attivi
e presenti, tuttavia anche con loro riusciamo a passare dei bei momenti. La musica,
per esempio li coinvolge e qualcuno di loro, come Lena e Romano, canta. Quasi tutti
hanno poi apprezzato il gioco con la palla di spugna, che permette di muoversi un
po’ anche a chi, stando in carrozzina è più limitato nei movimenti. Giocando a palla
abbiamo riso e sorriso e siamo tornati tutti un po’ bambini. Ci ha fatto piacere
notare che anche chi non riusciva proprio a lanciare la palla, partecipava a modo
proprio, anche solo afferrandola o spingendola a terra con la mano, con fatica
magari, ma con un po’ di soddisfazione! Giocare in cerchio ha inoltre permesso a
tutti di interagire e socializzare un po’. Per tenere allenata la memoria anche al
primo piano abbiamo letto insieme e fatto giochini, indovinelli semplici e ricordato
proverbi. Coi proverbi sono tutti bravi, quando si tratta di indovinare Maria F. è
fortissima e a volte anche qualcuno silenzioso e taciturno se ne esce con una
risposta a sorpresa! La sorpresa più grande però l’abbiamo avuta da Paolina, perché
durante un’attività di stimolazione cognitiva ha risposto ad una domanda in
francese. Andando un po’ oltre abbiamo scoperto che lo parla perfettamente e con
un vero accento francese…approfondendo la sua storia è emerso che è nata a Tunisi
e là è vissuta per molti anni. La chiamavano “Madame Paulette”, e così, ora che
l’abbiamo scoperto anche noi qualche volta la mattina la salutiamo così: “Bonjour,
madame Paulette!”.
Con questi ospiti più in difficoltà a volte non possiamo fare grandi cose ma abbiamo
capito che in certi momenti è prezioso anche solo prestare ascolto a Consolina che ci
racconta di quando era bambina, dare un bacio a Maria T. per farla sorridere,
scaldare le mani a chi le ha fredde e mettersi accanto a chi chiede aiuto.
Questo è il nostro stare insieme ogni giorno, fatto di piccole più che di grandi cose,
fatto del “buongiorno per tutto il giorno” con cui mi accoglie Rosa A. ogni mattina,
fatto dei sorrisi, delle storie, della condivisione del quotidiano, con i momenti
migliori e quelli peggiori. Si da e si riceve e in questo complicato meccanismo che
richiede il vivere insieme, con le sue fatiche, le sue bellezze e la grande pazienza che
a ognuno è chiesta, si compie il rinnovato miracolo quotidiano di cercare, sempre e
comunque, un senso alla vita. L’animatrice Stefania
CONDIVIDIAMO I NOSTRI RICORDI
I giochi che facevamo da piccoli Cesare “Uno dei miei giochi preferiti da bambino era il gioco dei birilli. Venivano posizionati in piedi dodici birilli di legno e uno un po’ più grande: l'abilità consisteva nell’abbatterli colpendoli con una boccetta, sempre di legno. Ogni birillo valeva un punto e quello più grande doppio; vinceva chi riusciva a buttare giù più birilli e faceva più punti. Spesso poi si giocava alle biglie. Bisogna ricordare che a quei tempi la bevanda più bevuta dai ragazzi era la gazzosa. Questa bevanda era contenuta in una bottiglietta senza tappo, o meglio la chiusura consisteva in una biglia di metallo incastrata nel collo della bottiglietta che la pressione della bevanda spingeva in alto fino a chiuderla ermeticamente. I ragazzi toglievano queste biglie, le conservavano e le usavano per giocare in vari modi. Per esempio si giocava a cercare di far entrare la biglia in un buco che si era fatto nel terreno. Le biglie potevano essere anche di vetro o di terracotta. Ogni giocatore aveva una piccola borsa di tela che serviva per contenere le biglie: “la sacocia d'le bie”. Chi vinceva si prendeva le biglie dell'avversario oppure, quando ce n'erano, si giocava a soldini. Altre volte al posto dei soldi si vincevano dei bottoni. Un altro gioco molto conosciuto era “ciri-mela”. Era praticato sopratutto dai maschietti, ma talvolta anche dalle persone adulte. Il gioco consisteva nel colpire un oggetto di legno con la forma di un cilindretto, lungo circa venti centimetri, appuntito alle estremità, farlo saltare in aria e ricolpirlo al volo mandandolo il più lontano possibile. Chi lo mandava più lontano vinceva, e se prima che ricadesse in terra uno degli avversari riusciva a prenderlo con il cappello, provocava la squalifica del battitore. Potremmo dire che era il baseball di quei tempi! Anche il gioco “pila o crus”, testa o croce con le monete, era un gioco molto in voga. Veniva tracciata una riga in terra. I giocatori avevano una moneta ciascuno, il giudice di gara aveva una manciata di monetine in mano. Le monete potevano essere da 5 centesimi (an sold), 10 centesimi (dui sold), 20 centesimi (quat sold). Tutti i giocatori tiravano la moneta verso la riga. Chi si avvicinava di più alla riga aveva il diritto di chiamata della testa o croce e vinceva tutte quelle cadute in terra con la faccia scelta. A seguire il giudice rilanciava le monetine rimaste e il secondo più vicino richiamava.” Ines “Io ricordo che si giocava a nascondino; a palla in buca, che consisteva nel centrare con una palla un buco fatto nella terra, al fondo del cortile e a “paracher” (paracarro), che consisteva nel mettere quattro pietre a terra e cercare di prendere il posto dei compagni, facendosi l'occhiolino per accordarsi negli spostamenti.”
Marcella “Noi giocavamo alla settimana: disegnavamo per terra un riquadro con i sette giorni della settimana e saltellavamo da uno all’altro spostando una piccola pietra.” Rosa A. “Noi facevamo il salto della corda. Due ragazze tenevano la corda ai lati, una saltava con entrambi i piedi e vinceva chi riusciva fare più salti senza inciamparsi. Questo gioco lo facevamo all'oratorio con le suore. Giocavamo anche a colpire con una sfera dei birilli posati a terra”. Pina “Ai miei tempi le femmine giocavano spesso alla bella lavanderina: veniva bendata una ragazza che doveva cantare la canzone della lavanderina, poi doveva correre e cercare di prendere una delle altre giocatrici. I maschietti invece giocavano molto con la trottola, facendola saltare e girare a terra tirando una cordicella avvolta su di essa”. Severina “Ai miei tempi le bambine erano molto abili a realizzare bamboline (pigotte) con materiali di recupero. Il busto era sostenuto da un bastone. Il vestito era una calza riempita di paglia, ricoperta di vestiti ricavati da stracci colorati rubati alla mamma, la testa era fatta con un'altra calza su cui coloravamo gli occhi, la bocca e il naso. I capelli erano fatti con i fili di lana. Alcune per fare i vestiti utilizzavano le foglie della pannocchia del granoturco (spiass)”. Teresa C. “In famiglia oltre ai miei genitori c'eravamo io e sei fratelli. I giochi erano prevalentemente da maschi. Spesso giocavamo a cavallina, uno si appoggiava piegato con il capo rivolto al muro, gli altri saltavano sulla sua schiena, ma ovviamente non ci stavano tutti ed allora cadevamo tra le risate generali”. Rosa D. “Denaro per i giocattoli non ce n’era, così si giocava con le piccole cose semplici che si trovavano, magari anche solo con le pietre. A noi piaceva giocare a far da mangiare. A quei tempi avere delle pentoline per giocare era impossibile e così ci facevamo dare le scatolette vuote delle sardine, ci appoggiavamo su un asse fingendo fosse il ripiano della cucina e raccoglievamo nel giardino foglie, arbusti, bacche e quel che si trovava, con cui fingevamo di preparare dei buoni pietanzini.” Gian Carlo “ Io e altri ragazzi della mia zona giocavamo a “tirascartoc”: si formavano due bande rivali, ogni componente aveva una cerbottana, si soffiava e ogni volta che un
avversario era colpito veniva eliminato. Qualcuno poi alla punta dello scartoccio (proiettile) riempito di inchiostro metteva un ago e lo sparava verso le lenzuola stese. Il cartoccio restava infilato nel lenzuolo e rovesciandosi lo sporcava irrimediabilmente. Qualche volta si mettevano i petardi sulle rotaie del tram. Dopo averle messe ci nascondevamo ed aspettavamo il suo arrivo. Quando il tram ci passava sopra, il petardo scoppiava rumorosamente e il tranviere a volte fermava il tram e scendeva a vedere: fortunatamente non ci beccava mai! In voga tra i ragazzi, c’era poi la raccolta delle figurine. Le più ricercate erano quelle dei calciatori ma c'erano anche quelle che raffiguravano attori e altri personaggi dello sport. Per possederne di più, spesso ce le giocavamo tra di noi: a turno si tiravano una per una contro il muro e chi riusciva a buttarne una sopra a quella dell'avversario le vinceva entrambe. Altre volte se ne ammucchiavano un buon numero, si posavano in terra dentro un cerchio che si era tracciato precedentemente e contro il mucchio si lanciava un ferro da cavallo o una pietra piatta: quelle che uscivano dal cerchio venivano vinte.” Domenica “Con le mie amiche giocavo alla settimana, al pallone e nascondino, ma il mio passatempo preferito era giocare con le bambole. Mi ricordo che un anno alla festa patronale i miei genitori me ne regalarono una bellissima. Passavo ore intere a giocare con lei, ma un giorno litigai con mia sorella e tira di qui, tira di là, la bambola si ruppe. I miei genitori allora, arrabbiati mi dissero che non ne avrei più avuta un’altra e che se la volevo, potevo farmene una di stracci!” Primo “Mio papà mi aveva comprato due trottole (sotule o miriule) di legno al mercato e con queste giocavamo intere giornate. La trottola era legata ad una cordicella lunga anche un metro (più grande era la trottola più lunga era la cordicella), si arrotolava tutta la corda sulla trottola e tenendone un capo la si lanciava più forte che si poteva. Vinceva quello che riusciva farla girare per più tempo”.
Storie vissute Le nozze di Angelo “Il 14 aprile 1955 io e la mia amata Assunta ci sposammo, la cerimonia religiosa si tenne in chiesa alle sei del mattino, celebrata da Don Caserio ed erano presenti solo gli sposi ed i testimoni. Al termine del matrimonio rientrammo a casa accompagnati dai famigliari e il giorno stesso partimmo per il viaggio di nozze. Ci facemmo portare con il taxi alla stazione ferroviaria di Torino Porta Nuova dove salimmo sul treno delle 7,30 per recarci a S. Remo. Giunti alla stazione di S. Remo, appena scendemmo dal treno, fummo assaliti da persone che, riconosciutici come novelli sposi, per guadagnarci, a tutti i costi volevano farci le fotografie e consigliarci un ristorante e un posto dove dormire. Un nostro amico però ci aveva dato un indirizzo dove andare in albergo, e ci trovammo talmente bene che lasciammo pure 500 £ di mancia. Noi non avevamo mai visto prima il mare e ci piacque molto, di giorno facevamo delle lunghe passeggiate nel centro di San Remo e lungo il mare. Al ritorno dal viaggio di nozze organizzammo una cena a casa nostra invitando tutti i rispettivi parenti. In seguito non potemmo mai più fare viaggi perché essendo contadini non potevamo abbandonare i lavori nei campi e soprattutto le mucche nella stalla. Durante il nostro viaggio di nozze mia sorella Teresina era andata a Chivasso a “far scrivere” le pubblicazioni di matrimonio: anche lei si sarebbe sposata di lì a pochissimo: il 3 maggio.”
A ballare Pina ricorda: “In tutte le frazioni e borgate esisteva un locale a disposizione degli abitanti e veniva chiamato “dopolavoro” : lì il sabato sera si ballava. Nella sala da ballo i ragazzi erano separati dalle ragazze, che erano accompagnate dalle mamme. Spesso proprio nella sala da ballo si incontrava quello che sarebbe diventato il fidanzato. I ragazzi prima che l'orchestra iniziasse suonare chiedevano “l'impegno” alla ragazza che gli sarebbe piaciuto far ballare e se lei accettava, per tutta la sera avrebbero ballato insieme. A quei tempi si ballava il valzer, la mazurca, il tango e il fox-trot. C'erano ragazzi che erano dei veri ballerini ma molti invece non se la cavavano troppo bene. Ci si divertiva, ma alle undici bisognava rientrare di corsa a casa.” Cesare ricorda: “Al tempo che fu, io ero un gran ballerino, tanto che se incontravo la ragazza giusta non smettevo più per tutta la sera. Ricordo un sacco di belle serate e in particolare mi viene in mente una volta. Una sera io e altri tre o quattro ragazzi decidiamo di andare a ballare a Gassino, che dista da Chivasso 12 chilometri. Ad inizio serata, con un segno chiedo di ballare ad una ragazza che mi piaceva molto, ma questa era già impegnata. Ecco che se ne alza
un’altra, che era seduta vicino e che probabilmente aveva interpretato il mio gesto come un invito rivolto a lei. Per non essere scortese accettai e iniziammo a ballare insieme ma notai che si sorreggeva al mio braccio e presto mi accorsi che zoppicava vistosamente. La “impegnai” per il ballo successivo e per tutta la serata non l'abbandonai più. Al termine della serata perfino la mamma volle ringraziarmi per averla fatta ballare, cosa che purtroppo capitava raramente a causa del suo problema. Quella sera dovetti rientrare a casa da solo in bicicletta perché di ballo in ballo si era fatto tardi e i miei amici non mi avevano aspettato. Durante il viaggio di ritorno forai pure una ruota e dovetti ripararla. Quella volta bucai per pura sfortuna, ma bisogna sapere che visto che il ballo era anche terra di conquista bisognava fare attenzione: se un ragazzo chiedeva di ballare ad una ragazza che era già impegnata, era sicuro che all'uscita dalla sala da ballo avrebbe trovato le ruote della bicicletta bucate per punizione!
La festa della Consegna Angelo “Come in tanti paesi dalle nostre parti, anche a Castelrosso, i ragazzi quando raggiungevano l'età di 18 anni facevano qualche giorno di festa insieme ai coscritti. Era la Festa della Consegna. A mezzogiorno si andava mangiare in trattoria e la sera si ballava nei cortili. Una di quelle sere a ballare c'era anche un'amica di mia sorella che si chiamava Assuntina. A me in quel momento non piaceva molto ma lei insistette tanto che dovetti farla ballare. Le cose cambiano e così, da che all’inizio non ero interessato, col tempo cambiai idea del tutto. Infatti quella ragazza a 25 anni finii addirittura per sposarla!” Rosa A. “Nel mio paese, “la consegna” consisteva in tre o quattro giorni di festa per il gruppo dei diciottenni. I giovanotti maschi festeggiavano con un pranzo, poi giravano per il paese accompagnati da musicanti con l'organetto, l’armonica ed il clarinetto. Uno dei ragazzi portava un bastone su cui era stato legato un mazzo di fiori e i bambini uscivano dalle case per farsi regalare i dolci che i coscritti tenevano in tasca. Durante il giorno si fermavano a far festa a turno nei cortili dei vari festeggiati, mentre la sera si ballava. In quella occasione era usanza che le mamme dei coscritti preparassero i canestrelli e altri dolci fatti in casa. Quando si arrivava ai vent'anni si facevano poi altri giorni di festa, che erano ancora più importanti, perché nei giorni seguenti si sarebbe dovuti andare alla visita di leva per il servizio militare. Al pranzo venivano invitati anche gli amici ed i genitori .”
Vent’anni in tempo di guerra Cesare “Avrei compiuto 20 anni il 7 giugno 1943, il 2 gennaio venni chiamato a Borgofranco di Ivrea per il servizio militare nel genio ferrovieri, essendo già dipendente delle ferrovie dello stato. Sarei dovuto essere inquadrato nello SME, una compagnia di servizi con destinazione Iugoslavia. Per motivi ignoti fui inviato invece in Sicilia, in servizio presso la stazione di Castelvetrano, in provincia di Palermo. Il personale civile era scappato per paura dei bombardamenti degli alleati. Ogni giorno suonava l'allarme e dovevamo scappare nei rifugi. Ricordo che durante un bombardamento rimase uccisa una giovane mamma. Per fortuna almeno la bambina si salvò e io la tenni in braccio finchè non arrivò il papà a prendersene cura. Tra i ricordi più allegri invece c’è il mio incontro laggiù in Sicilia con il capitano Tonengo di Chivasso, fratello dell'onorevole Tonengo. Saputo che ero di Chivasso quel giorno a pranzo mi fece portare da uno dei suoi soldati una gavetta di buonissima pastasciutta e fu una festa perché in genere ci toccava solo una minestra leggera. Un giorno invece fummo comandati come frenatori ad un convoglio composto di cisterne piene d'acqua da portare alle stazioni vicine. Fummo intercettati da aerei inglesi e prima che iniziassero il bombardamento riuscimmo a scappare, con un collega che si chiamava Mario Caciotta. Per fuggire prendemmo una bicicletta tandem che poi rivendemmo per 500 lire ciascuno. Dopo una quindicina di giorni tornai a casa.”
Ricordi d’infanzia Rosa T. “Da piccola passavo molto tempo con la mia nonna materna, molte volte la accompagnavo a pascolare le pecore nei prati, la vita era grama e spesso in casa scarseggiava anche il pane. Quando andavamo a pascolare, se trovavamo qualche noce, mia nonna invece di mangiarle le metteva in tasca e le portava a casa per poterle poi mangiare con il pane per cena. Mia nonna (la “granda”) tutte le mattine mi diceva: “ Rusin, non muoverti che vado cercare la farina per fare la polenta”. Io a volte le domandavo: “Ma nonna e se non la trovi cosa facciamo?”. Lei mi rassicurava che in qualche modo la polenta l'avremmo fatta. Infatti ogni giorno la farina non mancava. Per poterne avere di più non la setacciava e la sera quella che era rimasta si faceva intiepidire sul mattone che si era scaldato sulle braci del caminetto, si metteva nella scodella (sieta) di terracotta con il latte e si mangiava “pulenta e lac”. Il caffè lo facevamo una volta la settimana e serviva per il caffelatte. In un pentolino (casarolin o raminot) si metteva il rimasuglio di caffè (poco) di quel che era rimasto dalla settimana precedente, si aggiungeva un po’ di “ulandeis” e tanta acqua. Si faceva bollire e serviva per tutta la settimana.”
Curiosità varie dai nostri ospiti Una leggenda Rosa T. La leggenda della Ninfa Albaluce narra che un tempo le colline della zona di Caluso, lasciate libere dai ghiacciai, fossero abitate da ninfe dei laghi, dei boschi e delle sorgenti. Un giorno la dea Alba in riva ad un ruscello incontrò il Sole, si innamorarono ma il loro amore era impossibile perché non si incontravano mai: quando arrivava Sole, Alba doveva partire. In loro aiuto intervenne la Luna che un giorno decise di non lasciare il cielo in modo che il Sole nascondendosi dietro di lei potesse raggiungere la sua amata Alba. Da quella eclissi nacque Albaluce, una ninfa bellissima. Gli abitanti di Caluso colpiti dalla sua bellezza le offrirono doni bellissimi. Commossa per l'affetto che le dimostravano, Albaluce non riuscì trattenere le lacrime che, cadute sul terreno, originarono il vitigno denominato in suo onore Erbaluce, che ancora oggi permette di produrre il buon vino tipico di queste zone.
Poesia Marco La memoria a volte conserva nei suoi cassetti cose di tanto tanto tempo fa. Marco ci ha recitato a memoria questa poesia, imparata nei primi anni di scuola. Dicono che le cose che il bambino ama rimangono nel regno del cuore fino alla vecchiaia. La cosa più bella della vita è che la nostra anima rimanga ad aleggiare nei luoghi dove una volta giocavamo!
“L'anno vecchio se ne va e mai più tornerà gli ho dato una valigia di capricci e disobbedienza e gli ho detto, porta via tutta questa roba mia anno nuovo avanti avanti fanno festa tutti quanti e la gioia e la salute sia per voi, o cari genitori”
Una canzone Luciano Luciano ci ha cantato questa canzoncina in onore del suo paese, Crescentino “Nen distant da la culina an sla strà ca va Turin ie na béla sitadina, Crescentin al nost pais! Pei cun la nosta reginetta suma sempri ad bunimur fuma vegghi che i papetta sun pi fort d'ogni disgrasiia e d'ogni dulur” (Non distante dalla collina, sulla strada che va a Torino, c’è una bella cittadina, Crescentino, il nostro paese! Poi con la nostra reginetta (maschera di Carnevale) siamo sempre di buon umore, facciamo vedere che quelli del paese, sono più forti di ogni disgrazia e ogni dolore)
Proverbi e detti Rosa D. Sa pi an fol a ca sua, che an furb a ca dn'aut (Sa più uno stupido a casa sua che un furbo a casa di un altro) Se al giuu saveisa e al vei podeisa (Ah, se il giovane sapesse ed il vecchio potesse!) La vulp a pèrd al pèi ma nèn al visi (La volpe perde il pelo ma non il vizio) Cesare La speranza è la regina del domani Michela Chi vive di speranza, di speranza muore Dapueto Risus abundat in ore stultorum (il riso abbonda sulla bocca degli sciocchi)
Indovinelli Primo
1. Va giù sorridendo e vien su piangendo 2. Lo freghi una volta e poi non lo freghi più 3. Quando va via guarda a casa e quando viene a casa guarda via 4. Sono due sorelle gemelle che si rincorrono e non si prendono mai
(soluzioni: Il secchio nel pozzo, il fiammifero, la schiena, le ruote della bicicletta)
Rosa A. 1.C'è una sala ornata di seggiolini e seggioloni bianchi e la ballerina in mezzo 2.C'è un lenzuolo tutto puntinato ma in esso nessun ago è mai stato piantato (soluzioni: la bocca, il cielo stellato) Una Barzelletta Cesare B. “Alcuni amici dovendo fare un lungo viaggio per la prima volta, salgono su un aereo.
Durante il volo si imbattono in una perturbazione e le forti correnti d'aria fanno
traballare paurosamente l'aereo. Uno dei viaggiatori si lamenta commentando ad
alta voce “Speriamo vada tutto bene e che l'aereo non cada!” ma immediatamente
gli risponde un compagno di viaggio “Di che ti lamenti? Chi se ne frega se cade,
l'aereo mica è nostro!!”
E ORA, PER CONCLUDERE, I NOSTRI AUGURI….
Semina, semina l'importante è seminare:
un po', molto, tutto il grano della speranza.
Semina il tuo sorriso, perché tutto splenda intorno a te.
Semina la tua energia, la tua speranza
per combattere e vincere la battaglia quando sembra perduta.
Semina il tuo coraggio per risollevare quello degli altri.
Semina il tuo entusiasmo per infiammare il tuo prossimo. Semina i tuoi slanci generosi, i tuoi desideri, la tua fiducia,
la tua vita. Semina tutto ciò che c'è di bello in te,
le piccole cose, i nonnulla. Semina, semina e abbi fiducia,
ogni granellino arricchirà un piccolo angolo della terra.
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