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Cultura Spettacoli&Cultura Spettacoli&

di Claudia PRESICCE

C’è un grande castello chesovrasta un piccolo borgo, unpalazzo di città che, tra i tantisegreti, custodisce al suo inter-no un’ariosa Galleria seicente-sca con le volte affrescatecon le stelle del più grande ci-clo astrologico dell’Italia me-ridionale. Non solo. A rappre-sentare l’arte barocca nellasua essenza, puntando all’ef-fetto meraviglia, qui c’è an-che un sontuoso apparato scul-toreo di Carlo D’Aprile, arti-sta palermitano, che va a rical-care un’atmosfera già altiso-nante così come contempla

ogni luogodi rappre-s e n t a n z acome que-sto che sirispetti.

Al suointerno que-sta Galle-ria acco-glie dun-que, daquasi quat-trocento an-

ni, un dialogo immaginificotra arti diverse, un colloquiosilenzioso tra personaggi del-la mitologia e ritratti di uomi-ni e donne delle antiche fami-glie che commissionarono i la-vori. Mentre quarantotto co-stellazioni stanno a guardare,si confrontano Saturno, Vene-re, Mercurio con Verità, Sa-pienza, Clemenza, Fortuna, etanti altri simboli legati all’uo-mo, alle virtù e al suo sentire.

Pur essendo degno di una“capitale” del Sud, questo luo-go non è né a Napoli né a Pa-lermo, ma in un piccolo comu-ne insospettabile, un po’ piùin là di Lecce: nella piazza diquello che un tempo era notocome feudo di Cavallino.

“La Galleria di Palazzo inetà barocca dall’Europa al Re-gno di Napoli” (40 euro; Ma-rio Congedo editore) è il tito-lo di un grosso volume curatoda Vincenzo Cazzato che, par-

tendo dallo studio di questospecifico luogo, analizza ilruolo stesso delle “gallerie”nei coevi grandi palazzi sei-centeschi d’Italia ed Europa.Le “gallerie dei palazzi” ari-stocratici vengono indagate inmodo trasversale nel loro ma-nifestarsi in Europa, dall’Ita-lia alla Francia e all’Imperoasburgico, nelle loro “forme”e peculiarità, nella percezionedella propria essenza che han-no lasciato nella letteratura,nella documentaristica, nellaStoria più in generale.

Il libro infatti raccoglie gliAtti del convegno internazio-nale “Galleria di Palazzo nelRegno di Napoli in età baroc-ca”, promosso dal Centro Stu-di “Sigismondo Castromedia-no e Gino Rizzo”, dal Comu-ne di Cavallino e dal Diparti-mento di Beni Culturalidell’Università del Salentoche si è svolto nel 2015 nelPalazzo Castromediano di Ca-vallino su questi temi, conl’attenzione dei curatori Vin-cenzo Cazzato, Marcello Fa-giolo e Massimiliano Rossipuntata sulle “gallerie” dal Ri-

nascimento all’età baroccanel Regno di Napoli, parten-do da questa di Cavallino. Lagalleria come luogo simbolodell’ostentazione delle classiaristocratiche, ma anche comecornucopia di arte e collezio-nismo, di sfarzo e di estetica,diventa luogo di narrazione,anche in un territorio “lonta-no” come il nostro.

Inutile dire che da sempresono queste le occasioni perterritori come il Salento permostrare i gioielli di famiglia,per aprirsi a studi eclettici dilivello internazionale che (peril ruolo periferico che ci è sta-to assegnato dalla storia e chestiamo in un certo senso cer-cando di cambiare) difficil-mente passerebbero da qui.Sono i primi i salentini a nonconoscere le proprie bellezze,come possono farlo studiosi oturisti di altre zone del mon-do e d’Italia che solo da po-chi anni hanno contezzadell’esistenza di questa minu-scola penisola tra Ionio eAdriatico? C’è da dire ancheche Cavallino in quanto a po-litiche culturali di richiamo

mostra da sempre una certa at-tività, rispettando quello chegià nei secoli scorsi gli stessiCastromediano, la famiglia lo-cale più rappresentativa, han-no fatto.

In particolare in questo ca-so ci si trova di fronte ad unatestimonianza dovuta allacommittenza di Francesco ICastromediano (1598-1663)con sua moglie Beatrice Ac-quaviva d’Aragona. Comespiega Antonio Lucio Gianno-ne, presidente del Centro Stu-di “Sigismondo Castromedia-no e Gino Rizzo”, la Galleriadel Palazzo Ducale di Cavalli-no «si può considerare davve-ro un “unicum” in tutto il Me-

ridione per la ricchezza deco-rativa, l’abbondanza di scultu-re e il grande ciclo astrologi-co».

Ma non è un caso. Dopoche nel 1628 la Corona spa-gnola concesse a Cavallino ladignità di Marchesato (ancheper le nozze che portarono uncongiungimento tra i Castro-mediano e la famiglia Acqua-viva d’Aragona), l’antico ca-stello fortificato diventò ele-gante residenza nobiliare, daaggiornare nel gusto e nelleforme di quell’epoca fastosa.La “Galleria” del palazzo diCavallino diventò allora il luo-go in cui il fervido Seicentosalentino dette il meglio disé.

Se non è certa l’identitàdel l ’autoredelle pitturea fresco del-la volta, è pe-rò indubbioil valore diquesto enor-me apparatoscenico, a co-m i n c i a r edall’arditez-za degli argo-menti trattati(per i riferi-menti mitolo-gico-pagani)all’apparato

simbolico di cui sono portato-ri. Dello stesso tenore anchele trentanove statue a figuraintera del D’Aprile e i novebusti che accompagnano l’an-damento delle pareti sonomaestosa testimonianzadell’opera dello scultore paler-mitano, la più importante cherimane del suo lavoro. Questeopere in pietra leccese venne-ro richieste esplicitamenteall’artista “straniero” di livel-lo per poter competere con leGallerie delle principali cortieuropee che già dal ‘500 sierano andate formando pro-prio intorno a sontuosi appara-ti scultorei.

Il Regno di Napolie l’arte barocca

Un viaggio nelle galleriedei palazzi aristocratici,

partendo da quelladei Castromediano

a Cavallino. in un libroedito da Congedo

“Chi vuol apprendere la verità sullavita immediata - è la premessa diTheodor Adorno - deve scrutare lasua forma alienata”. In tal senso,l’ultimo lavoro del sociologo Stefa-no Cristante si può considerare il tac-cuino di uno scrutatore, nell’accezio-ne dell’attento e profondo indagato-re e ricercatore, che mette in praticauna “sociologia in presa diretta”. Èun taccuino che copre le osservazio-ni di un arco temporale di sei anni,dal 2011 al 2017; indagini settima-nalmente pubblicate su queste colon-ne e poi riconfigurate in una formasaggistica organica per l’editore Mi-mesis, con il titolo di “Società lowcost”. L’incontro di venerdì alla Cit-

tà del Gusto di Lecce per la presen-tazione del libro ha fornito lo spuntoper un’estensione della ricerca, inun dialogo molto denso cui hannocontribuito, insieme all’autore, dueintellettuali che hanno una lunga mi-litanza in quel discorso sulla realtàche è il miglior giornalismo, Clau-dio Scamardella e Carlo Formenti.La base comune di un panel che hamostrato nel suo sviluppo vivaci dif-ferenze è comunque costituita dallapremessa adorniana: scrutando larealtà sociale immediata, se ne co-glie la condizione patologica. Nessu-no dei presenti pensa che si stia vi-vendo nel migliore dei mondi possi-bili.

L’ultimo ciclo di finanziarizzazio-ne dell’economia ha strategicamentecostruito una società “low cost”, ca-ratterizzata da un falso accesso ai be-ni; la crisi della democrazia rappre-

sentativa ha evidentemente determi-nato un falso accesso ai poteri deci-sionali; il basso costo della tecnolo-gia produttiva e distributiva delle no-tizie ha fatto dilagare il fenomenodella postverità. Siamo evidentemen-te di fronte a nuove potenze del fal-so; sulla possibilità di individuaredelle solide forze contrarie, Cristan-te, Scamardella e Formenti concorda-no solo in parte. Il direttore del Quo-tidiano sente la necessità di una rico-struzione di autorevolezza degli atto-ri sociali che attraversano una fasedi delegittimazione: la politica e imedia tradizionali dovrebbero inqualche modo riappropriarsi dellacredibilità perduta, stringendo unnuovo patto con quei cittadini che at-tualmente non attribuiscono valoreall’expertise. Per Formenti, autore diuno studio molto controverso e dibat-tuto, “La variante populista”, la frat-

tura con la tradizione non soltanto èinevitabile, ma è la sola opportunitàdi riorganizzare forme partecipative.

L’autore di “Società low cost”constata, in merito a questi fenome-ni di transizione, la necessità di unsuperamento dei precedenti modelliinterpretativi, e auspica un salto diparadigma; in politica, la contrappo-sizione tra destra e sinistra è ancorauna falsa pista, incomprensibile allenuove generazioni. Si tratta di schie-ramenti che hanno esaurito la lorofunzione storica, così come probabil-mente il conservatorismo e il pro-gressismo non sono più ideologiema atteggiamenti che hanno rove-sciato il segno del loro originarioorizzonte valoriale: conservare il pia-neta e le sue risorse è fondamental-mente più etico che continuare a mo-dificarne e a sfruttarne i patrimoni.In generale, Cristante sembra auspi-care un rilancio forte di una delle

tre parole-chiave della rivoluzionefrancese: l’uguaglianza.

La narrazione contemporaneadell’egualitarismo di remota ispira-zione illuminista potrebbe opporsi al-la narrazione fortemente elitaria cuiassistiamo e cui in fondo contribuia-mo attualmente: quello del presenteè un mondo narrativo in cui pochissi-mi hanno tantissimo, molti si accon-tentano del pacchetto sociale low co-st e tutti gli altri non hanno niente.Come sostiene lo storico Yuval Ha-rari, spesso citato da Stefano Cristan-te, “nel 1938 gli esseri umani poteva-no scegliere fra tre narrazioni globa-li, nel 1968 le opzioni si erano ridot-te a due, nel 1998 sembrava prevale-re una singola narrazione, nel 2018non ne è rimasta alcuna”. Riempirequesto vuoto di storia ci appare nonsoltanto un’opportunità, ma un dove-re.

Luca Bandirali

~Affrescate sulla volta

le stelle del più grandeciclo astrologico

dell’Italia meridionale

DALLA PRIMA PAGINA

MITOLOGIA ESTORIAINSIEME INGALLERIA

La copertina

La Galleria di PalazzoCastromediano e, sopra,un particolare degli affreschidella volta. Sotto, a sinistra il latosud della Galleria e a destrail monumento funebredi Francesco Castromedianoe Isabella Acquaviva d’Aragonache si trova nella chiesadi San Domenico a Cavallino

LE CURE POSSIBILI

CONTRO LE PATOLOGIE...

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