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AMBIENTE E LEGALITA’
Nel 1994 Legambiente, attraverso il neonato Osservatorio nazionale ambiente e legalità, scrisse il primo
rapporto sul fenomeno della criminalità ambientale in Italia e coniò il neologismo Ecomafia, termine che poi
è entrato nell’uso comune e poi nel vocabolario Zingarelli.
Da allora sono state date alle stampe venti edizioni del Rapporto Ecomafia, con cui è possibile tracciare la
storia dell’illegalità ai danni del territorio e delle azioni che sono state messe in campo per combatterla.
Un’attenta attività di ricerca, analisi e denuncia condotta in stretta collaborazione con le Forze dell’ordine,
la magistratura, i giornalisti e i circoli della Legambiente sparsi sul territorio, un supporto imprescindibile di
dati, approfondimenti e verifiche che consente ogni anno di fotografare l’Ecomafia con buon margine di
approssimazione e di elaborare proposte e indicazioni per migliorare tecniche e strumenti di contrasto.
Il 20 maggio 2015, dopo 21 anni di lotte, finalmente i reati ambientali sono entrati nel codice penale. Cinque
sono i delitti codificati: inquinamento ambientale, disastro ambientale, traffico e abbandono di materiali ad
alta radioattività, impedimento del controllo e omessa bonifica. Legambiente ha contribuito alla redazione
del Ddl, negli ultimi mesi ha seguito l’iter legislativo del provvedimento e ha stimolato il Parlamento
attraverso manifestazioni, attività di lobbying, campagne mediatiche e social così da arrivare alla sua rapida
approvazione. Fino a ieri, chi inquinava una falda, avvelenava un terreno agricolo o l’aria mettendo a
repentaglio la salute di migliaia di cittadini o persino provocandone la morte, rischiava come chi ruba una
mela o addirittura rimaneva impunito. Introdurre i delitti contro l’ambiente nel codice penale significherà
non ripetere più vicende orribili come quella dell’Eternit a Casale Monferrato, come la Terra dei fuochi in
Campania o come l’Ilva di Taranto. E’ un risultato importantissimo, una grande vittoria dell’ambientalismo,
che permetterà di condannare le aziende che provocano danni all’ambiente e alla salute umana. E’ un passo
fondamentale che sancisce che le persone e l’ambiente vengono prima del profitto.
Per eco reati intendiamo un insieme di reati che rappresenta ancora oggi una vera piaga nazionale: traffici
illeciti di rifiuti, abusivismo edilizio e ciclo illegale del cemento, agromafia, archeomafia, racket di specie
protette e incendi boschivi. Ma anche infiltrazioni criminali nelle energie rinnovabili, uso dissennato del
suolo, inquinamento industriale. Attività che incrociano molto spesso il fenomeno della corruzione, che si
alimentano grazie alla mala politica, agli interessi di affaristi senza scrupoli, allo scarso senso civico dei
cittadini.
I crimini ai danni dell’ambiente accertati nel 2014 sono stati 29.293 e hanno alimentato un business che
sfiora i 22 miliardi di euro. Ma si tratta della classica punta dell’iceberg, perché questi numeri rappresentano
solo l’emerso, le attività che sono state smascherate dalle indagini. A oggi i Comuni sciolti per infiltrazioni
mafiose sono stati 246, una media di 10 all’anno, da Reggio Calabria e Caivano (Na) fino a Bordighera (Im),
Buccinasco e Sedriano (Mi): perché la criminalità nel ciclo dei rifiuti e in quello del cemento non conosce
confini, dilaga al Sud come nel profondo Nord. E non è un’attività appannaggio esclusivo dei clan: su 123
inchieste per traffico illecito di rifiuti aperte tra il 2012 e il 2013, solo 4 coinvolgono famiglie mafiose.
Legambiente è fermamente convinta che l’Ecomafia sia, oltre che un problema ambientale e sociale, un
problema economico. E che, quindi, per essere affrontato efficacemente, richieda soluzioni economiche.
Combattendo la corruzione e l’economia illecita, ma soprattutto facendo crescere l’economia sana e
rispettosa delle leggi, perché scacci dal mercato l’economia in nero. Per questo, accanto alla costante e
puntuale attività di denuncia, svolge una altrettanto importante azione di promozione delle buone pratiche
e delle buone politiche presenti sul territorio, come quelle dei comuni virtuosi nella raccolta differenziata
dei rifiuti, nel risparmio energetico, nella cura delle aree verdi, nel controllo dell’edilizia selvaggia e nella
concreta affermazione dei principi della legalità.
Tra gli altri compiti dell’Osservatorio c’è da sempre la redazione di documenti e dossier e la realizzazione di
campagne su temi specifici: Mare monstrum che si occupa dell’illegalità ai danni del mare e della costa;
Abbattilabuso, che punta alla demolizione degli immobili abusivi; Terra dei fuochi sullo smaltimento di veleni
nei terreni in Campania; il progetto Civic (finanziato dall’Unione Europea e realizzato insieme al Corpo
Forestale dello Stato e all’Agenzia delle dogane e dei monopoli) per l’analisi dei mercati illegali a livello
globale; i report sugli pneumatici fuori uso o sui Raee; il business della ricostruzione post terremoto in
Abruzzo; le cosiddette Navi dei veleni inabissate nel Mediterraneo.
Legambiente si occupa inoltre di raccogliere e verificare, attraverso la rete dei circoli locali e gli enti preposti
al controllo del territorio, le segnalazioni che provengono dai cittadini.
Parte integrante dell’Osservatorio è il Centro di azione giuridica (Ceag), una rete di avvocati attivi in tutte le
regioni che si occupano delle questioni legali e delle vertenze giudiziarie promosse da Legambiente.
Ecomafia 2015 da quest’estate diventa multimediale: sarà raccontata nelle pagine del rapporto, attraverso
alcuni video reportage, con un portale web aggiornato e da un inedito spettacolo teatrale.
www.noecomafia.it